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Dettaglio seduta n.305 del 10/01/80 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Questioni internazionali

Conclusione del dibattito sui problemi dell'aggravamento della situazione internazionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico le decisioni della riunione dei Capigruppo, che ha esaminato la possibilità di conclusione del dibattito svoltosi in mattinata in termini possibili ed in ogni caso produttivi. Sono stato incaricato di redigere una sintesi non già delle posizioni politiche espresse, che presentano una loro autonomia e varietà, ma una sintesi dei punti di convergenza e delle iniziative che si possono suggerire, proporre, avanzare in varie direzioni.
Il testo della mia dichiarazione è un tentativo di tener conto delle conclusioni dei Capigruppo ed è il seguente: Al termine del dibattito svoltosi oggi in Consiglio regionale sui problemi dell'aggrava- mento della situazione internazionale nel corso del quale i singoli Gruppi hanno espresso specifiche, autonome e differenti valutazioni, sono tuttavia emerse concordi opinioni che condannano l'intervento sovietico in Afghanistan e gli atti che, attraverso la spinta al riarmo, possono costituire in questo momento gravi minacce alla pace.
Analoga convergenza è emersa sulla necessità di intraprendere a livello nazionale ed europeo iniziative per concrete proposte alternative al processo in corso, al fine di ripristinare la distensione e salvare la pace. In particolare tali iniziative possono trovare nella Presidenza italiana della CEE il momento propulsivo di un'azione comune dei nove Paesi europei per fare dell'Europa un fattore di distensione, riequilibrio e di collaborazione internazionale.
L'obiettivo deve essere quello, tramite i negoziati, di fermare la escalation reciproca delle ritorsioni, di ottenere il ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan, intese concrete per il controllo e la riduzione degli armamenti e atti specifici per la ripresa della distensione internazionale.
Nel dibattito sono anche State avanzate alcune proposte, che accolgo per iniziative concrete del Consiglio regionale del Piemonte e in particolare: l'indirizzo di un messaggio di adesione alla manifestazione indetta dalle organizzazioni sindacali per il 21 gennaio a favore della pace e della distensione internazionale la riunione il 9 febbraio della Consulta regionale del Piemonte per i problemi dell'unificazione europea la quale, alla presenza dei parlamentari europei del Piemonte, esaminerà le possibili iniziative del Parlamento europeo contro l'aggravarsi della situazione internazionale l'intensificazione dell'azione già avviata dal Consiglio regionale con il concorso delle forze politiche e delle organizzazioni sociali culturali e giovanili di diversa ispirazione ideale, per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità del disarmo come base insostituibile per assicurare la pace e per risolvere i grandi problemi della fame, del sottosviluppo e della progressiva riduzione del solco che separa i Paesi a differenti livelli di sviluppo.
Nessuno chiede dl intervenire? Passiamo al punto successivo all'ordine del giorno.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Proseguimento esame progetto di legge n. 416 sulle IPAB


PRESIDENTE

Prosegue l'esame del progetto n. 416 sulle IPAB sul quale era già stata svolta in Consiglio la relazione, ma non si era aperto il dibattito.
La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

La relazione di maggioranza sul d.d.l. n. 416 ("Prime norme attuative del DPR 24/7/1977 n. 616, concernenti il trasferimento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza ai Comuni singoli o associati od a Comunità montane nonché utilizzo dei beni e del personale da parte degli Enti gestori") è stata letta al Consiglio regionale dalla relatrice signora Fabbris, il 21 dicembre scorso.
Da tale relazione ci sembra opportuno iniziare le nostre considerazioni sul complesso problema in esame, cogliendo, in particolare, l'invito al ragionamento ed alla conseguente obiettività delle argomentazioni.
La relazione puntualizza, anche se in termini concisi, l'excursus giuridico-istituzionale concernente il trasferimento delle IPAB in adempimento dell'art. 25 del DPR 24/7/1977, n. 816: dalla presentazione, in data 13 dicembre 1978, del d.d.l. della Giunta regionale n. 367 all'emanazione, in tempi successivi, da parte del Governo, del Decreto legge n. 113 del marzo 1979 e del Decreto legge n. 209 del giugno 1979 (decreti non convertiti in legge e pertanto decaduti, nonostante gli accordi politici che, secondo quanto ci risulta, erano stati raggiunti a livello nazionale), sino alla presentazione del nuovo d.d.l. della Giunta regionale n. 416, oggi all'esame del Consiglio.
Si tratta, in effetti, di provvedimenti cronologicamente susseguenti gli uni agli altri e non risolutivi del problema, con le inevitabili incertezze a livello d'interpretazione e di conseguenti scelte operative cui si fa cenno nella stessa relazione di maggioranza. Non possiamo sottovalutare che oggi, in carenza di legge-quadro sull'assistenza e di una normativa regionale ad essa conforme, possono determinarsi, in casi specifici, incertezza e disorientamento sia da parte degli utenti, sia da parte degli Enti e delle istituzioni. Constatiamo infatti il permanere di una certa frammentarietà nelle prestazioni, nella discrezionalità degli interventi, nella sovrapposizione delle competenze e della loro differenziazione in rapporto alle categorie degli assistiti: il tutto da evidenziare in correlazione con l'incertezza derivante dalla destinazione finale dei servizi esistenti tuttora indefinita.
Per la realizzazione di un organico sistema di sicurezza sociale, è oggi in atto un rilevante impegno civile delle forze sociali, culturali e politiche; ma un radicale rinnovamento nel settore dei servizi socio assistenziali, in connessione con i servizi sanitari, sarà attuabile, a nostro parere, soltanto con l'approvazione, da parte del Parlamento, della riforma dell'assistenza, in contestuale attuazione della riforma sanitaria.
Soltanto tale legge di principio potrà infatti assicurare organicità e coordinamento delle iniziative, l'utilizzo di tutte le energie disponibili adeguati finanziamenti ai Comuni e alle Comunità montane, sino alla realizzazione di un sistema integrato dei servizi sanitari e socio assistenziali che costituisca la base per un adeguato sistema di sicurezza sociale.
Problema vero non è quello su cui potrebbe impropriamente spostarsi l'odierno dibattito, cioè: se concedere o meno la prosecuzione dell'esistenza a certe istituzioni senza adottare specifici criteri di individuazione né, conseguentemente, se concedere o meno eventuali contributi. Sarebbe, questa, una limitazione assurda e forzata. Piuttosto il problema vero (art. 38 della Costituzione) consiste: 1° - nel diritto al mantenimento e all'assistenza sociale da garantire ad ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari 2° - nel diritto, per tutti i lavoratori, alle provvidenze ed ai mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria 3° - nel diritto, per gli inabili ed i minorati, all'educazione e all'avviamento professionale.
Organi ed istituti predisposti od integrati dallo Stato sono designati ad assolvere i compiti previsti dall'art. 38 della Costituzione, che si conclude con l'asserzione della libertà riconosciuta all'assistenza privata.
Al centro del problema noi collochiamo dunque l'uomo, il cittadino in difficoltà, che si trova in particolari situazioni di debolezza, spesso solo, abbandonato, indifeso.
Al di là di una certa sbrigativa impostazione che oggi potrebbe anche tornar comoda (chi trova oggi, ancora, il tempo di meditare e riflettere?) ci sia consentito rilevare che, accanto ai deboli ed agli indifesi, anzi a servizio di essi, le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza riconosciute dalla legge Crispi (17 luglio 1890, n. 6972) o realizzate successivamente nell'ambito di tale legge, dette comunemente Ipab soprattutto nella realtà piemontese, sono da tenere in doverosa considerazione non soltanto, come taluno potrebbe pensare, per motivi di testimonianza cristiana, ma anche e soprattutto per l'intera cultura cristiana e popolare che esse rappresentano, nell'assolvimento di un servizio spesso ignorato, ma pur sempre utile alla comunità, in situazioni di carenza o di rinuncia, quasi sempre di delega da parte dei pubblici poteri.
Per tali motivi, di ordine morale e civile, noi consideriamo il provvedimento oggi proposto all'esame del Consiglio regionale con tutta l'attenzione possibile e con il massimo senso di responsabilità, dopo che ripetutamente, in varie occasioni, in particolare dopo l'emanazione del DPR 616/1977, ne abbiamo discusso in Commissione.
Vogliamo prendere atto della disponibilità dell'Assessore Vecchione a contenere il problema entro certi limiti, al fine di evitare possibili squilibri nell'erogazione di servizi essenziali. Ci sembrerebbe fuori luogo, in questo momento, non accogliere il suo invito a "ragionare" sul complesso problema. Tuttavia, nell'ambito del ragionamento, dobbiamo ribadire che il problema dell'individuazione delle Ipab da trasferire o meno agli Enti locali deve essere affrontato tenendo presenti criteri generali di indirizzo e coordinamento che soltanto una legge-quadro nazionale potrebbe dare e, in tale contesto, valutando accuratamente gli elementi caratterizzanti, quali l'efficienza, la qualità del servizio l'esperienza acquisita e anche l'economicità, sulla base di principi e valori essenziali, quali: il rispetto della persona, la libertà di scelta da parte dell'utente, il pluralismo delle istituzioni, la valorizzazione del volontariato e, in generale, di tutte le energie e risorse disponibili.
Tutto questo affermiamo non in termini di conservazione dell'esistente, ma in senso promozionale, in una continua ricerca, revisione ed aggiornamento qualitativo del servizio secondo caratteristiche originali, vive dinamiche, rispondenti a precise proposte progettuali di solidarietà umana e di impegno civile.
Può essere opportuno rivedere la situazione attuale delle Ipab del Piemonte e trarne le conseguenze ai fini di una riorganizzazione sistematica e razionale dei servizi. Ma è necessario procedere secondo alcune direttrici fondamentali: 1° - Occorre rispettare la volontà dei donatori, secondo quanto risulta dalle tavole di fondazione, nello spirito di quanto precisato sia dall'art. 70 della succitata legge Crispi e, in termini più recenti, dallo stesso DPR 616/1977, cioè occorre provvedere all'utilizzo del patrimonio eventuale salvaguardando le finalità specifiche dell'istituzione, con particolare riferimento all'assistenza.
2°- Occorre riorganizzare i servizi "assistenziali" e non soltanto quelli "sociali" (termine ambiguo e generico, anche se di moda); cioè è indispensabile la difesa di chi è debole od inabile, in una società in cui è evidente la tendenza all'egoismo, alla violenza, al materialismo.
3°- I Comuni singoli od associati e le Comunità montane siano i protagonisti responsabili di scelte autonome, sia per quanto concerne le finalità, sia per quanto si riferisce alla gestione finanziaria; ma contemporaneamente si tenga nella dovuta considerazione, da parte degli Enti pubblici, il parere dei Consigli di amministrazione degli Enti, che per lo più sono costituiti da cittadini che dedicano a tale attività gran parte del proprio tempo libero (ivi comprese, spesso, anche le proprie risorse finanziarie).
4° - Sia favorita, sollecitata (se necessario) la partecipazione dei cittadini in termini costruttivi, per una comunità operante in spirito di solidarietà e di servizio (gli uni con gli altri, gli uni per gli altri).
5 - Nel caso in cui i Comuni singoli od associati e le Comunità montane debbano provvedere direttamente all'erogazione di servizi, in sostituzione di Ipab preesistenti, siano assicurati finanziamenti regionali adeguati, a integrazione di fondi comunque reperibili in sede locale.
Nutriamo forti dubbi circa la garanzia che quanto siamo andati enucleando possa essere realizzato attraverso l'attuazione di un provvedimento che, secondo un'interpretazione letterale, non apre la strada a considerazioni approfondite, ma piuttosto sembra tendere sbrigativamente a "sgombrare il terreno" nella convinzione che soltanto una pubblicizzazione sistematica dei servizi socio-assistenziali possa assicurare qualità ed efficienza.
Per quanto ci concerne, riteniamo indispensabile difendere valori e diritti che hanno il loro fondamento nella Costituzione, al di là o al di sopra di pretese rivincite anti-storiche. Prima dei patrimoni e degli interessi degli Enti si impone, a nostro avviso, la tutela dei diritti dell'assistito, cioè dell'uomo in difficoltà nella sua dimensione umana e sociale, con la sua storia personale e le sue libere scelte. Non possiamo accettare la tendenza ad assegnare una funzione totalizzante all'istituzione pubblica, nella convinzione che essa possa far fronte ad ogni esigenza. E contemporaneamente riteniamo indispensabile non soffocare la dedizione, lo slancio volontaristico; altrimenti la società si inaridirebbe, mentre andrebbero perdute preziose potenzialità.
Stiamo vivendo un periodo di transizione, di profondi mutamenti sociali: la gradualità, non disgiunta da prudenza, è indispensabile nell'esame dei problemi e nelle decisioni da assumere. Occorre non distruggere aprioristicamente, ma salvaguardare ciò che è valido e utile non emarginando né i singoli né i gruppi, nella fallace illusione di poter capovolgere drasticamente problemi e situazioni.
E' in corso, presso le sedi parlamentari competenti, l'esame comparato di alcune proposte di legge di riforma dell'assistenza: esiste dunque, in sede nazionale, la volontà politica di avviare a soluzione l'annoso problema che condiziona, di fatto, l'organica attuazione dei servizi in sede regionale. Al fine di evitare decisioni affrettate, limitative ed anche unilaterali, con conseguenze imprevedibili a danno della comunità ancora una volta il nostro Gruppo sottolinea l'opportunità di attendere le decisioni del Parlamento, nell'ambito delle quali il problema piemontese potrebbe essere affrontato con maggiore obiettività, secondo una soluzione univoca, a tutto vantaggio degli utenti.
Qualora, però, tale proposta non fosse accolta, sarebbe nostro dovere affrontare il contenuto del disegno di legge n. 416 per evidenziarne alcuni equivoci od incertezze. Anzitutto ci sembra, dunque, apparente, non sostanziale, il rispetto del pluralismo, inteso come coesistenza di valori diversi, di ideologie diverse e della loro possibilità di tradursi in autonome esperienze concrete, in connessione con un modello di società, con il suo grado di sviluppo e con un'effettiva democrazia. Permane in noi il dubbio che la maggioranza intenda utilizzare i servizi validi, presenti sul territorio, solo in funzione di "supplenza" e non per garantire un autentico sistema pluralistico nel settore dei servizi socio-assistenziali valorizzando il volontariato (del quale peraltro qualche volta abbiamo sentito fare menzione verbale, da parte della maggioranza), assicurando l'autonoma realizzazione del progetto originale delle istituzioni, nonch la loro autonomia gestionale ed educativa, pur nel doveroso controllo dei risultati conseguiti.
Si aggiunga, nel disegno di legge in esame, l'assoluta carenza di garanzie, da parte della Regione, ai Comuni ed alle Comunità montane in termini di contributi finanziari per la gestione dei servizi ad essi trasferiti con inevitabile aggravio di spese, specialmente per quanto concerne il personale.
L'esclusiva attribuzione di compiti e funzioni agli Enti locali senza un adeguato finanziamento integrativo, finirebbe infatti per costituire un aggravio notevole in termini di risorse, senza una corrispettiva garanzia di continuità nell'erogazione del servizio, a tutto svantaggio degli utenti. Per quanto, poi, concerne il contenuto specifico del disegno di legge 416, all'art. 1, primo comma, il processo di liquidazione e soppressione pare riferirsi, in termini limitativi, a tre tipi di Ipab cioè: quelle che siano state concentrate od amministrate dai disciolti Eca quelle che abbiano la maggioranza dell' organo di amministrazione di nomina dei Comuni, delle Province, della Regione o di altri Enti pubblici salvo quelle in cui il Presidente sia, per disposizione statutaria un'autorità religiosa od un suo rappresentante quelle che non esercitino le attività previste dallo statuto od altre attività assistenziali.
Al successivo terzo comma dello stesso articolo vengono poi, di fatto poste in liquidazione e soppresse tutte le altre Ipab, fatta eccezione per quelle indicate al secondo comma, cioè per quelle che gestiscono scuole materne o seminari o case di riposo per i religiosi. Né vale, al riguardo l'affermazione fatta dall' Assessore Vecchione circa l'osservanza, da parte della Giunta regionale, di quanto risulta indicato nel decreto-legge 29 marzo 1979, n. 113 e successivamente nel decreto-legge 19 giugno 1979, n.
209 (entrambi decaduti).
Tali decreti-legge escludono dal trasferimento ai Comuni, in sede preliminare le Ipab comprese in tre categorie dettagliatamente illustrate e precisamente: 1) che si tratti di istituzione avente struttura associativa 2) che si tratti di istituzione promossa ed amministrata da privati ed operante prevalentemente con mezzi di provenienza privata 3) che si tratti di istituzione di ispirazione religiosa.
Nell'ambito di tali categorie, vengono quindi analizzati casi specifici opportunamente richiamati.
Nel testo presentato dalla Giunta regionale, all'art. 1, senza alcun limite, tutto l'esistente è posto in liquidazione (con qualche riserva per le istituzioni di ispirazione religiosa e per quelle che gestiscono scuole materne), ivi comprese persino le Ipab che hanno autonomia organizzativa e finanziaria e che sono in grado di continuare a svolgere una concreta funzione sociale.
Analogamente costituisce per noi motivo di perplessità, in prospettiva e per le conseguenze che ne deriveranno, il giudizio tuttora pendente presso il TAR del Lazio circa la sorte delle Ipab incluse negli elenchi compilati a cura della Commissione Chieppa, operante presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ai sensi dell'art. 25 del DPR 616/77.
A nome del Gruppo D.C., esprimo pertanto forti riserve sul progetto in esame, pur auspicando che, attraverso il dibattito, sia possibile chiarire almeno gli aspetti più significativi di un problema che rappresenta un ricco patrimonio umano, culturale e civile della nostra comunità. Di fronte a ciò che, in termini di servizio, questa comunità ha già espresso o pu ancora esprimere, non si sottovaluta, da parte nostra, l'opportunità di una riforma che coordini l'esistente o corregga eventuali errori o distorsioni ma riteniamo doveroso chiedere che tale riforma non assuma toni scoraggianti o punitivi; piuttosto in un quadro chiaro di riferimento e di integrazione reciproca, valorizzi in senso costruttivo tutte le risorse disponibili a servizio dell'uomo.



BELLOMO EMILIO



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Vorrei sapere se l'Assessore Vecchione intende sviluppare un'introduzione al testo, perché se così intende fare, allora è opportuno che gli interventi avvengano in un secondo tempo.
Comunque prendo soltanto la parola per dire che il progetto di legge mi pare arrivi opportunamente all'esame del Consiglio regionale, perché il trasferimento delle Ipab ai Comuni è bene che a un certo punto avvenga, è un adempimento di legge. Capisco, naturalmente, il significato di una tradizione, che possiamo anche chiamare una grande tradizione in alcuni momenti della storia di alcune delle Ipab, e che però, effettivamente, è venuto a poco a poco perdendo incisività nella struttura della stessa Regione: molte volte le Ipab rappresentano, più che un'attività vera e propria, un grosso patrimonio che nella maggior parte dei casi resta inutilizzato. Non mi riferisco in questo caso a patrimoni culturali religiosi, ecc., bensì a patrimoni nel senso comune della parola. Ritengo sia bene, sia giusto che questi patrimoni inutilizzati vengano recuperati alla comunità, vengano gestiti ed usufruiti con un sempre maggior controllo e anche doverosamente con una programmazione della Regione, su quello che bisognerà farne e sul modo in cui bisognerà farlo, cosicché i Comuni non facciano quello che purtroppo accade sovente, lo vediamo soprattutto nel campo urbanistico, non commettano degli errori madornali che purtroppo sono una realtà. Semmai c'è da sperare che la Regione operi più compiutamente di quanto non fa nei confronti dei Comuni, trincerandosi dietro un falso, a mio avviso, senso dell'autonomia degli Enti locali.
Comunque, voglio aggiungere che siamo favorevoli, in via generale, a questo progetto di legge, però abbiamo qualche piccolissima osservazione di carattere formale da avanzare e che svilupperemo durante la discussione sull'articolato. In realtà abbiamo da lamentare, la mia interpretazione al testo presentatoci è diversa da quella data dalla signorina Soldano, che le sole Ipab che diventano pubbliche sono quelle che erano già pubbliche quindi la sola osservazione che posso avanzare è esattamente opposta a quella fatta dalla D.C. fino ad oggi.
Mi riservo eventualmente di intervenire in seguito, volevo per anticipare queste brevissime osservazioni, perché mi pare che la legge che ci è stata presentata sia il minimo dovuto alla comunità regionale.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Il disegno di legge n. 416 consente di avviare l'attuazione concreta del DPR 616, nel rispetto di una normativa di principio che ha già ottenuto il consenso e l'approvazione delle forze politiche, e - a livello istituzionale - dello stesso Governo nazionale con l'emanazione del decreto legge 19 giugno 1979, n. 209, sia pure non convertito in legge, e ancora con atto politicamente significativo con l'emanazione, in pari data, del DPR 348 di trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione autonoma della Sardegna, tra le quali, appunto, quelle concernenti la materia dell'assistenza e della beneficenza pubblica, e quindi anche le Ipab.
Non mi sembrano quindi né ipotizzabili, né tanto meno fondati, rilievi che si appuntassero sulla correttezza politica dell'iniziativa legislativa regionale o sulla sua legittimità giuridica Istituzionale.
Il DPR 616, ed in particolare l'art. 26 esplicitamente richiamato dall'art. 1 del disegno di legge, non offre dubbi interpretativi di sorta e poiché il criterio primo dell'interpretazione di una norma consiste nel riferimento al suo significato letterale, non può essere seriamente contestato il fatto che quando al quinto comma dell'art. 25 si dice che "le funzioni, il personale ed i beni delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza operanti nell'ambito regionale sono trasferite ai Comuni singoli o associati sulla base e con le modalità delle disposizioni contenute nella legge sulla riforma dell'assistenza pubblica e, comunque, a far tempo dal 1° gennaio 1979", o quando al settimo comma dello stesso articolo si dice: "Ove, entro il termine del 1° gennaio 1979, non sia approvata la legge di riforma, la legge regionale disciplina la materia oggetto del trasferimento", non si dice cosa diversa da quello che letteralmente esprimono le parole usate dal legislatore statale. Con buona pace anche delle connesse proroghe regolarmente disattese.
Ed è tanto vero questo che il Governo - rendendosi ampiamente conto del grave ritardo a livello nazionale nella predisposizione e nell'attuazione degli adempimenti previsti dal DPR 616 - ha sentito l'urgenza e la necessità di emanare due successivi disegni di legge, che - benché non convertiti in legge - contengono tuttavia una normativa quadro, recepita appunto nel DPR 209 per la Sardegna, che consentisse alle Regioni e ai Comuni, e agli altri Enti locali, di operare nel settore.
Il d.d.l. 416 non contiene nulla di più di quanto la legislazione nazionale o i rilevanti atti pubblici di provenienza governativa già non contengano. Esso si propone di colmare una lacuna, di riempire il vuoto amministrativo che si è determinato in assenza di un quadro di riferimento che provvedimenti approvati nella passata legislatura hanno prefigurato.
Esiste inoltre la concorrente urgenza e necessità di impedire che nel frattempo una serie di atti possano arrecare pregiudizio al patrimonio delle Ipab, oggetto del trasferimento ai Comuni.
L'individuazione delle Ipab poste in liquidazione e da sopprimere è del tutto corretta, e non può certamente creare perplessità.
A parte la trasposizione letterale del testo dei decreti legge nel disegno di legge regionale, mi sembra che in ogni caso non sia contestabile che questi soggetti non rientrino comunque in quella categoria di Ipab che svolgono in modo precipuo attività inerenti la sfera educativo-religiosa sia per essere state concentrate o amministrate dai disciolti ECA, sia per avere un'amministrazione a maggioranza pubblica, sia per non esercitare le attività previste dallo Statuto o altre attività assistenziali.
Le previste eccezioni rientrano nella logica del DPR 616 e non violano in nessun caso quel principio di tutela della libertà di assistenza privata che è sancito dall'art. 38 della Costituzione.
Ampie garanzie sono offerte nella proposta normativa regionale affinch la liquidazione e la soppressione delle Ipab avvenga senza l'uso di poteri discrezionali da parte di nessun organo regionale o locale. La pluralità dei soggetti che intervengono nelle diverse procedure consente l'acquisizione di elementi, di conoscenze e di puntualizzazioni molto precise, ed assicura una corretta attuazione della legge.
Tutto questo ha un senso, e vale, se ci si pone seriamente nell'ottica della riforma dell'assistenza, per dare un chiaro assetto sull'intero territorio regionale a quei servizi che convergono verso l'unico obiettivo di migliorare il benessere del cittadino all'interno della comunità operando su diverse esigenze.
Si tratta di dare risposte adeguate al bisogno di assistenza per i minori, per gli anziani, per gli handicappati, per le famiglie, con un sistema di servizi integrati nei presidi sanitari già esistenti o che si stanno realizzando in modo più completo.
Dopo l'accordo che era stato raggiunto a livello nazionale sulla base di un compromesso, e successivamente "protestato", non vorremmo che ora ci si apprestasse o si pretendesse di estendere a tutte le Ipab (quando una Commissione ha già individuato, con criteri discutibili, un lungo elenco di questi istituti ed opere pie che dovrebbero sopravvivere alla riforma) il diritto alla sopravvivenza o ritardarne al massimo il passaggio alle Regioni.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Non avevo in programma di intervenire, tuttavia, vedendo l'andamento della discussione su questo tema mi corre l'obbligo di alcune precisazioni e valutazioni.
Innanzitutto questo: non basta appellarsi al decreto 616, per procedere alla soppressione delle Ipab e al trasferimento delle strutture e del personale; esistono dei fatti politici incontrovertibili, ad esempio i due decreti legge di cui abbiamo sentito fare riferimento, questo vuol dire che il Governo, d'accordo con le forze politiche, ha creduto bene di emanare delle linee interpretative del DPR 616, proprio per non cadere nel rischio di applicare indiscriminatamente un trasferimento finalizzato alle Ipab, a realtà veramente diverse per consistenza, per funzionalità, per validità di servizio. C'è questo grosso fatto politico da tenere presente a cui converrebbe in ogni caso riferirsi quando si parla in materia di trasferimenti.
Il secondo fatto politico importante riguarda il fatto che attualmente alla Camera sono in discussione tre disegni di legge sulla necessità di una legge quadro di tutta la materia, il che vuol dire che se si vuol procedere costruttivamente alla soppressione di Ipab e al trasferimento del loro personale, di quelle Ipab il cui trasferimento è ritenuto necessario occorre operare per ottenere una riforma sostanziale del servizio, ed è questo che preoccupa e interessa, ma occorre operare alla luce di riferimenti di carattere generale che garantiscano il trasferimento e la funzionalità, cioè la messa in moto del personale e delle strutture e delle risorse economiche adeguate per portare rapidamente il servizio assistenziale ai livelli necessari. Ora mi sembra che questi siano veramente due fatti politici importanti e che non possono non riguardare il dibattito attuale. L'operare fuori da questa ottica di riferimento significa fare politicamente un passo indietro e in qualche modo smentire tutte le ragioni che hanno posto in essere gli accordi e i decreti relativi e comunque la volontà di arrivare ad una legge quadro, per poter adeguatamente ristrutturare tutto il settore. Ora, mi sembra che questo problema vada opportunamente considerato.
Aggiungo un'altra considerazione.
Il dibattito su un settore così importante, riguarda anche la questione patrimoniale di cui non abbiamo dati ma stime concernenti valori consistenti: il dibattito su questo punto si svolge nella più totale disinformazione, per esempio non mi sono stati forniti dati, se non estremamente sommari, per poter esprimere una valutazione. Era sufficiente fare riferimento a questo nella relazione introduttiva, per poter prendere dei provvedimenti che occorre confrontare, documentare adeguatamente perch si sappia quale tipo di operazione nel concreto si va a porre in essere.
Ora, in questo caso non mi pare vi siano punti di riferimento, o cose del genere. Tra l'altro, ci troviamo di fronte ad un provvedimento la cui operatività andrà a cadere proprio durante il periodo più delicato delle Amministrazioni totali, cioè in prossimità o addirittura nel vivo dei rinnovi delle assemblee amministrative, con tutti gli annessi e connessi che sappiamo per quel che riguarda questo problema.
Ora, in tutto questo quadro, è legittimo aspettarsi un grosso disorientamento, anche da parte dei Comuni stessi, i quali sono i principali destinatari di quest'operazione, atteso che, tra l'altro, non avranno risorse adeguate per poter integrare i bilanci, e comunque per fronteggiare oneri che in ogni caso un trasferimento di questo genere comporterà, si tratterà di oneri aggiuntivi. Naturalmente per il personale rimane tutto come prima, così come è scritto nella legge,ma si avrà una crisi in quelle forze che non saranno certamente così cospicue e così incisive come per il passato, ma che comunque esistono ancora nell'area piemontese, e cioè le forze di partecipazione, di volontariato, di concorso anche finanziari ed economici, infatti ci sono ancora dei lasciti, le possibilità in questo senso ci sono. In questo caso finiremo con il congelare completamente, con il mettere in crisi queste disponibilità di buona volontà, procedendo ad un'operazione che, secondo me, non è così ridotta come forse ad una prima valutazione sembrerebbe. Mi associo in pieno a quanto è stato detto dalla collega Soldano, per esempio rilevando come l'art. 1 in pratica, con quel famoso terzo comma, pone in liquidazione e sopprime le Ipab, la cui attività consiste nella gestione di convitti istituti di ricovero, orfanotrofi. Il numero delle Ipab non è poi così ridotto come si crede, è veramente un blocco massiccio; non ho dati di fronte a me, possiedo solo informazioni incomplete, tuttavia ritengo che l'operazione abbia una sua consistenza.
Ora, tutto questo va messo in conto, va valutato, nel procedere ad adottare un provvedimento di tale genere.
Certo, la soluzione ideale sarebbe quella di sollecitare l'adempimento delle leggi quadro in Parlamento, cosicché sia possibile procedere realmente ad una sostanziosa riforma del settore dell'assistenza e non semplicemente accontentarsi di trasferimenti che, nel breve tempo, non si sa quale risultati positivi possano produrre, nei confronti di una legge quadro in materia di assistenza. Parecchie Ipab sono già state sciolte, mi pare che da circa 1500 siamo scesi a 1200; ci occorrerebbero anche i dati relativi a queste Ipab; in ogni caso la Regione può procedere in base alla legge Crispi, laddove esistono delle Ipab che non abbiano il patrimonio finalizzato per gli scopi a cui furono istituite, o comunque può procedere indipendentemente da questa legge, può farlo benissimo, quindi, alla preoccupazione, che condivido, espressa dalla rappresentante del Gruppo repubblicano, si può porre rimedio, ma non riesco a capire nel concreto quali sensibili risultati positivi si possano ottenere attraverso riforme in assenza di una legge quadro nazionale, in assenza di una normativa regionale in materia, a meno che si intenda dirottare, ma questo non credo sia l'intenzione della Giunta, il patrimonio di opere di assistenza per altre attività coperte, magari, dalla dizione di attività sociali, pur importanti, ma comunque non più finalizzate allo scopo specifico per cui questi patrimoni furono accumulati.
Mi sembra, quindi, da considerare e anche da valutare la convenienza di procedere all'esame e alla votazione dell'articolato. Io non propongo nulla di preciso, non avanzo nessuna proposta, né di ordine del giorno, né di mozione, tuttavia mi sento di dover richiamare l'attenzione del Consiglio regionale su questo argomento, perché una volta che si sia proceduto, non solo con risultati positivi di acquisizione, non ci si trovi di fronte ad una realtà che impedisca successivamente di poter procedere in presenza di una valida legge quadro nazionale in materia di assistenza sociale.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Il mio intervento sarà molto breve. Il nostro partito non soltanto è stato favorevole alla legge nazionale da cui questo provvedimento deriva ma si è battuto per essa, ritenendo indubbiamente un fatto di corretta democrazia l'eliminazione di Enti aventi carattere pubblico o para pubblico, che svolgono le loro funzioni o svolgono funzioni inutili. Quindi non vogliamo certamente difendere Enti che sono considerati inutili. Per il problema che ci poniamo è se veramente siano tutti inutili, o non esistano, tra le migliaia e migliaia di Enti, alcuni che svolgono funzioni utili, necessarie alla comunità e se non esistano dei rischi in prospettiva per l'esercizio di queste funzioni. Quindi, ripeto, siamo favorevoli alla legge, al concetto generale, ci rammarichiamo semmai di alcuni aspetti riduttivi che sono emersi poi in conseguenza di certi compromessi, in sede parlamentare all'atto dell'approvazione finale della legge e nutriamo serie preoccupazioni per quanto riguarda alcuni piccoli Enti che, a nostro avviso, svolgono in piccoli Comuni della nostra comunità regionale delle funzioni utili. Ci auguriamo che i Comuni, cui dette funzioni passeranno in conseguenza della liquidazione delle Ipab, dello scioglimento dell'assorbimento del patrimonio degli stessi, ci auguriamo che i Comuni siano in grado di svolgere, almeno in misura uguale, queste funzioni necessarie alla comunità, ma qualche preoccupazione e qualche dubbio in proposito lo nutriamo.
Ci troviamo tra l'altro di fronte a patrimoni che sono spesso derivati da lasciti di privati cittadini, che hanno voluto dotare il loro Comune, la loro comunità di un servizio che ritenevano utile: non vorremmo che questi patrimoni fossero destinati a funzioni, ad attività di carattere diverso.
In particolare, esistono, cito un caso abbastanza diffuso nella nostra Regione, nei Comuni degli istituti di ricovero per anziani. Come sono nati questi Istituti? Sono nati perché delle persone, alla loro morte o addirittura quando erano ancora in vita, hanno destinato un certo lascito a questa attività, si sono costituite delle fondazioni che spesso fruiscono anche di attività a carattere volontario o semivolontario, e svolgono, con un costo abbastanza limitato, una funzione, che è quella di ricovero per anziani, di assistenza per anziani, certamente indispensabile e necessaria alla quale è difficile, e ne sa qualche cosa l'Assessore, soprattutto per quanto riguarda Torino, sopperire con un'attività di carattere domiciliare ove manchi la collaborazione da parte delle famiglie, e spesso l'intervento pubblico attraverso il personale degli Enti pubblici risulta particolarmente oneroso.
Questi problemi, il mantenimento dei servizi necessari alla comunità e l'evitare lo spreco di lasciti di cittadini destinati a certe funzioni, ci hanno portato a elaborare alcuni emendamenti a questa legge che abbiamo presentato e che sosterremo, evidentemente, nel corso della votazione dell'articolato.
Al di là di questo, evidentemente, oltre a valutare la buona volontà che verrà manifestata nei confronti di problemi che noi abbiamo sollevato rinnoviamo ancora la preoccupazione della quale dovrà farsi carico l'Assessore regionale incaricato, di fare in modo che neppure una piccola parte delle funzioni esercitate dalle Ipab che vengono sciolte, possano andare perdute per la comunità, siano funzioni utili alla comunità stessa siano funzioni riguardanti pochi cittadini, che possano trovarsi in tal modo privati da diritti all'assistenza essenziali al loro benessere, alla loro felicità.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il materiale pervenuto sui nostri tavoli non ci fa comprendere la questione in tutta la sua pienezza e l'intervento dei colleghi democristiani ha destato qualche preoccupazione sull'oggetto del dibattito in corso, soprattutto come si intende in definitiva chiudere questa vicenda.
Ci pare che la Regione, con questo atto, si innesti in un processo di modifica istituzionale, nella vicenda del 616, e tutto sommato in una volontà di riforma nazionale del settore dell'assistenza sanitaria e quindi di attività connesse e collaterali. In questo quadro sembra alla parte politica che rappresento necessaria una verifica, che la proposta della Giunta sia in armonia con il processo che, bene o male, tutti a livello nazionale abbiamo voluto. Seguirò con la dovuta e doverosa attenzione l'argomentazione degli amici democristiani e le risposte che ne verranno dall'Assessore, per valutare se questo raccordo, questa armonizzazione tra l'ipotesi regionale e i limiti della legge nazionale sono stati rispettati per esprimere poi un giudizio definitivo sul progetto di legge della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore per la replica.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Credo che la replica a questo dibattito non debba tanto porre l'attenzione delle forze politiche, e lo si è dimostrato negli interventi di alcuni, su problemi strettamente di etichetta o istituzionali, quanto e soprattutto su cosa vuol dire nel settore dei servizi sociali e dell'assistenza pubblica, un inizio di trasformazione istituzionale del nostro sistema, avendo al centro di questo discorso soprattutto l'uomo e in questo ho trovato la concordanza degli interventi del Consigliere Calsolaro, del Consigliere Soldano, le attenzioni del Consigliere Vera e le richieste del Consigliere Marchini.
Il modo giusto di affrontare un problema di questa natura è quello di sapere che cosa è avvenuto nel nostro Piemonte in questi quattro anni, in un lungo processo di trasformazione, di richiesta di riforme volute dalle Regioni, rispettando il quadro complessivo della nostra stessa mentalità del nostro modo di essere.
Io credo che nel nostro Piemonte non si possa tacere del fatto che si è tentato per più parti e da più parti di avviare un processo che guardasse di più ai problemi della gente, al tipo di servizi ed ai problemi di carattere istituzionale.
Su questo punto dobbiamo farci un esame di coscienza tutti, come forze politiche e vedere se siamo riusciti a superare quella separatezza che ha contraddistinto fino a oggi l'intervento assistenziale da quello sanitario se siamo riusciti a stabilire nel territorio, nei Comuni, nelle comunità locali i giusti accordi fra l'Ente locale e le Ipab; se siamo riusciti a colmare sostanzialmente lacune, indifferenze, ignoranza di problemi. Io credo che su questo punto tutti non abbiamo raggiunto la punta massima l'obiettivo che si voleva perseguire. Però non si può certo dire o affermare o pensare all'interno del Consiglio regionale, che qualsiasi tipo di processo o di proposta di servizio fatta alla Giunta regionale, se collocata in un modo corretto nelle linee di piano e rapportata ai Comuni non abbia trovato nella nostra Regione non solo un elemento positivo di giudizio ma anche un impulso alla realizzazione. Direi che questo è il grande passo compiuto nella terza legislatura, anche per l'attenzione che si è voluta porre ai problemi delle singole persone, delle centinaia di cittadini che sono in condizioni di difficoltà o che sono in condizioni di sofferenza e di bisogno: è un'attenzione che ha sempre avuto più riguardo agli aspetti di carattere reale e sostanziale del servizio rispetto a quelli meramente istituzionali. Ciò però non vuol dire, e non ha voluto dire che la Regione Piemonte con altre Regioni, non ha aperto e portato a termine nei confronti dello Stato alcuni processi di rivendicazione e di riforma che passano, e necessariamente passano, anche per la via istituzionale. E allora, il disegno di legge che noi abbiamo oggi di fronte, e che rappresenta una piccola parte di una tormentatissima vicenda passa anche attraverso i rapporti che hanno trovato, e occorre dirlo, una resistenza costante da parte dei Governi che si sono succeduti in Italia nell'affrontare il discorso di fondo della riforma dell'assistenza nell'affrontarlo con le risorse necessarie. Infatti io sono particolarmente sensibile al considerare che è difficile per un Comune ricevere una Ipab in posizione deficitaria. Però mi si deve dire perché e come mai, in questo settore, la volontà politica del Governo e delle forze politiche che hanno espresso il Governo, non dia avvio (dopo quattro legislature in cui tre disegni di legge, collega Conti, sono stati presentati per quattro volte ma non hanno varcato la soglia del Comitato ristretto) all'effettiva soluzione del problema. In queste condizioni è stato promulgato il decreto 616 attuativo della 382, e noi ne diamo un giudizio positivo quale legge di trasformazione e di riforma dell'ordinamento statuale nel suo complesso.
Evidentemente, ed è questo un giudizio che non ho nessuna difficoltà a esprimere perché è un giudizio noto nell'ambito delle forze politiche che si occupano di questa materia, evidentemente nel 616 il riferimento all'educativo religioso è stato, così come è impostato, un elemento di difficoltà di gestione del DPR. Lo è stato per una quantità di motivi: nella nostra Regione 400 Ipab sono state dichiarate tali. La Giunta è stata costretta ad impugnare questi decreti, per il semplice motivo che moltissime di queste non avevano neanche una lontana parvenza di raccordarsi a questa determinata posizione. Viceversa molte altre sono magari state escluse ma la gestione di questa legge, del DPR 616, pur con queste difficoltà non può voler dire in nessun caso che si debba abbandonare o si debba accantonare, anche per un sol momento, il quadro generale di riferimento, di autentica riforma dello Stato che costituisce nella seconda legislatura regionale uno dei punti più qualificanti e più avanzati del processo di riforma. Vorrei dire al collega Conti, che quando in quest'aula, nel mese di dicembre, si è votata la legge sugli organi delle USL e si sono posti i problemi dell'integrazione dei servizi sociali abbiamo introdotto in un meccanismo di costruzione dell'organo di governo così complesso in parte anche perché ci è stato chiesto, ed è giusto che così fosse. Purtroppo però manca ancora la legge quadro, e infatti in quella stessa giornata il Consiglio regionale approvò un ordine del giorno nel quale si diceva come la Regione, con anticipazione di cassa, avesse sostenuto nel 1979 l'onere relativo alla maggior parte dei servizi, in quanto lo Stato ancora non aveva trasferito i fondi. Detto questo occorre ancora dire che questo Consiglio deve riferirsi alla necessità dei punti di certezza e di chiarezza e deve premere perché il testo di riforma dell'assistenza, già pronto sostanzialmente sul tavolo della Commissione già in una fase, per cui può andare in aula, costituisca sostanzialmente il punto di riferimento per il nostro lavoro, per il lavoro di tutti. Perch questo in fondo è stato chiesto da tutte le forze che si sono espresse su questo disegno di legge e trova nella Giunta una posizione sicuramente solida.
Inoltre, io apprezzo cosa si è detto in questo Consiglio, mi pare lo dicesse Calsolaro, su quanto le singole Regioni hanno dovuto fare in attesa dei disegni generali dello Stato per introdurre gli elementi di riforma nel tessuto regionale. Ed è avvenuto sempre così; io credo che dal '72 in avanti è avvenuto così, non è soltanto una caratteristica della II legislatura. In questi giorni la Giunta ha deliberato un disegno di legge di riorganizzazione di tutta la materia assistenziale, che costituisce la testimonianza di sintesi della II legislatura ed è rassegnato al Consiglio perché se ne apra il dibattito. Vorrei soltanto toccare alcuni argomenti che riguardano poi nello specifico alcune osservazioni che sono fatte o che vengono suggerite dalla presentazione degli emendamenti. Il Gruppo della D.C. presenta un primo emendamento che sostanzialmente, al 70-80 riproduce l'art. 1 dei noti decreti legge 113 e 209.
Noi riteniamo come Giunta, e credo che le forze politiche si possano esprimere in questo senso, che l'accordo che le Regioni raggiunsero con il Governo nel mese di marzo del '79 e che fu alla base dell'emanazione di questo decreto legge, questo sia un accordo politico che non vada smentito ma non può essere introdotto nella legge regionale, in quanto la possibilità di modificare il 616 non tocca alla Regione. La possibilità di modificare il 616 spetta al Governo. Se noi avviassimo una posizione di questa natura, comincerebbe un'opera simile a quella dei topi che rosicchiano il formaggio dall'interno del 616 e questo quadro di riferimento ci verrebbe a mancare. Io allora non respingo nel merito l'emendamento che è stato proposto, ne accolgo la sostanza politica e richiedo che nell'ordine del giorno che può accompagnare la votazione della legge, le forze politiche si esprimano richiamando il Governo a uscire fuori, sostanzialmente, da questa situazione di ambivalenza nella quale si è posto presentando decreti leggi e non convertendoli.
Per quanto attiene alla preoccupazione del Consigliere Conti, in ordine all'ampiezza del disegno che abbiamo davanti agli occhi, io credo che in Commissione non siano sorti problemi sulle tre categorie che sono oggi colpite dal provvedimento estintivo, attraverso una procedura che è abbastanza tranquillizzante per tutte le forze politiche del Consiglio.
Le categorie estinte infatti sono solo tre: quelle concentrate o amministrate dagli ECA che abbiamo disciolto con legge regionale nel 1978 quelle che non svolgono più nessuna attività e quelle che hanno la maggioranza del Consiglio di amministrazione di nomina pubblica, ad eccezione del caso in cui il Presidente, per norma statutaria è nominato da un'autorità religiosa. Questo è un particolare che abbiamo estrapolato sostanzialmente dal decreto, rimandando ad una data successiva la definizione di tutto il resto.
Del resto, una ragione politica, che consente di non accogliere questo emendamento (sulla cui sostanza si può però anche convenire) è rappresentata dal fatto che soltanto una parte del decreto viene presentata in quest'aula; non poteva essere diversamente. Il decreto contiene infatti anche un articolo 2 che rappresenta un altro degli impegni politici che le forze politiche stabilirono attraverso i Presidenti delle Giunte regionali con il Governo Andreotti, quando si disse: "si rimetta in discussione, si riveda attraverso una procedura corretta di rapporto fra Consiglio regionale, Comuni, Istituzioni (perché il modo corretto è questo e non un altro) si riveda anche tutta la partita delle Ipab dichiarate educativo religiose". Fu detto così ed è scritto così nel decreto, e quindi anche questa è una partita ancora aperta, e noi come Regione non possiamo introdurre una norma di questa natura perché vorrebbe dire sostituirci allo Stato.
Risollecito l'attenzione dei Consiglieri sul problema del censimento sulla supposta non conoscenza o per lo meno mancanza di dati in ordine alle istituzioni e alle Ipab nel Piemonte.
Io ho fornito per lo meno tre comunicazioni scritte: una riguarda i primi due volumi relativi al censimento delle Ipab, poi abbiamo fornito un elenco di quelle che non erano funzionanti nel Piemonte, e poi ancora abbiamo fornito anche delle informazioni per quanto riguarda le altre Ipab.
Sapete anche che il progetto Ipab è alla sua conclusione, nel senso che il censimento è finito. Questo censimento non è stato fatto dagli uffici regionali ma è stato fatto dai Comuni e dalle Ipab stesse, in modo tale che si aprisse una reale conoscenza, un rapporto dialettico. Nel mese di febbraio, non più in là, sarà consegnato a tutti i Consiglieri un volume di classificazione e di catalogazione delle istituzioni, per quanto riguarda i servizi, per quanto riguarda i patrimoni, per quanto riguarda le funzioni per quanto riguarda i Consigli di amministrazione. Tutto questo è collegato al sistema informativo regionale tramite il centro di calcolo in modo tale da poter condurre anche questo tipo di processo. Sarà quella la sede nella quale anche i lavori di Commissione troveranno lo strumento portante che è la conoscenza sicuramente necessaria per poter intervenire.
Al Consigliere Vera, che nella presentazione del suo emendamento dà un'illustrazione corretta di un problema reale, quando fa riferimento alla piccola comunità o alla piccola istituzione, io devo dire che nel merito la questione la si può affrontare nei termini di proposta. Con lo strumento legislativo non si può intervenire, perché costituirebbe una classificazione, e una classificazione la Regione nell'ambito del 616 non può farla.
Abbiamo attivato degli strumenti per esercitare la funzione di cui a questa legge, che sono strumenti di una complessità incredibile, perch l'elenco delle Ipab che saranno sottoposte a estinzione deve essere pubblicato sul Bollettino Ufficiale sentita la Commissione, quindi si procederà per gruppi. Sarà dunque una procedura che consentirà, per gruppi di istituzioni o per gruppi di enti - togliendo ogni questione che possa determinare delle incomprensioni fra le forze politiche - determinare la gestione politica dell'art. 25 del DPR 616. Riteniamo che questo è lo sbocco che le leggi regionali stanno proponendo: trovare una via d'uscita seria tramite un rapporto che riporti nella comunità la discussione sulle istituzioni, sollecitando di pari tempo il Governo in sede centrale a risolvere problemi che sono di competenza del Governo e del Parlamento e che non sono problemi che possono ricadere sulle Regioni.
Io credo che vi sia il modo di gestire questa riforma da parte di tutte le forze politiche del Consiglio. Ho letto i resoconti della stampa in relazione all'ultima seduta e credo che sia stata molto misurata. Questo è un bene per la collettività. Perché quando si aprissero delle strumentalizzazioni su questo terreno, queste strumentalizzazioni finirebbero soltanto per mettere in agitazione o in allarme gli assistiti e questo è un fatto di una gravità assoluta, perché vorrebbe dire premere su persone che non comprendono il processo legislativo nel suo complesso senza invece tentare un'operazione che è quella di avvicinare i diversi interlocutori. Voglio ancora dire che ci sono anche delle richieste, sia ai Comuni che alla Regione, di istituire servizi attraverso cooperative e attraverso associazioni di volontariato. Tali richieste trovano nella Giunta regionale e in questo Assessore un giudizio positivo e anche la possibilità di finanziamento. Le manifestazioni di pluralismo, le manifestazioni di esperienze originali sul territorio, di raccordo con l'attività del Comune sono scelte che da quest'amministrazione sono state operate fin dal 1975-76 e possono quindi tranquillamente svolgersi nel nostro territorio.
Dico soltanto che per questo occorrerebbe un maggior impulso da parte delle forze politiche nei confronti degli Enti e delle stesse istituzioni.
In questa chiave io credo che per questa ragione l'articolo presentato con l'emendamento sostitutivo dall'art. 1 debba essere respinto ma possa essere recuperato nell'ambito dell'ordine del giorno come valutazione politica.
Per gli altri emendamenti darò una spiegazione molto rapida volta a volta alcuni saranno accolti, altri sostanzialmente no, per le ragioni che verr ad esprimere.
Il grosso discorso era sull'art. 1, io credo di averlo concluso e di rassegnare quindi alla comunità come testo finale della Giunta, un disegno di legge di carattere istituzionale richiamando tutti all'attenzione sui problemi di merito, che sono i principali e sui quali occorre maggiormente prestare l'attenzione.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione dell'articolato, su richiesta del Consigliere Bianchi e dell'Assessore Vecchione sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 16,50, riprende alle ore 17,15)



PRESIDENTE

Possiamo procedere all'esame e alla votazione degli articoli del progetto di legge n. 416 sulle Ipab.
"Articolo 1 - Liquidazione Ipab. Nella prima attuazione dell'art. 25 del DPR 24 luglio 1977, n. 616, sono poste in liquidazione e soppresse le Ipab, con sede legale nella Regione: che siano state concentrate od amministrate dai disciolti ECA che abbiano la maggioranza dell'organo di amministrazione di nomina dei Comuni, delle Province, della Regione o di altri Enti pubblici, salvo quelle il cui Presidente sia, per disposizione statutaria, un'autorità religiosa od un suo rappresentante che non esercitino le attività previste dallo Statuto od altre attività assistenziali.
Non rientrano nelle disposizioni di cui al comma precedente le Ipab che svolgono prevalentemente attività di istruzione, compresa quella prescolare e le Ipab che gestiscono seminari e case di riposo per religiosi.
Sono altresì poste in liquidazione e soppresse le Ipab, l'attività delle quali consiste nella gestione di convitti istituti di ricovero orfanotrofi, anche se all'interno si svolgono attività scolastiche e le Ipab che svolgono attività di istruzione professionale.
La Giunta regionale, sentito il Comune ove ha sede legale od insista la struttura dell'Ipab, su conforme parere della Commissione consiliare competente, individua le Ipab di cui al primo e terzo comma entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
Le deliberazioni della Giunta sono pubblicate per esteso sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Per tutte le Ipab non poste in liquidazione e soppresse ai sensi della presente legge si provvederà a regolare la posizione giuridica a partire dal 1° novembre 1980." Il Gruppo D.C. ha presentato numerosi emendamenti.
Emendamento sostitutivo: tutto l'articolo è sostituito dal seguente: "Le Ibap operanti nell'ambito regionale sono soppresse entro il 30 settembre 1980, salvo quanto previsto dai successivi commi.
Sono escluse dal trasferimento ai Comuni le Ipab comprese in una delle seguenti categorie: 1) che si tratti di istituzione avente struttura associativa. Tale struttura sussiste allorché ricorrano le seguenti condizioni: a) che la costituzione dell'Ente sia avvenuta per iniziativa volontaria dei soci o promotori privati b) che l'amministrazione ed il governo dell'istituzione siano, per disposizione statutaria, determinati dai soci, nel senso che gli stessi eleggano almeno la metà dei componenti l'organo collegiale deliberante c) che l'attività dell'Ente si esplichi prevalentemente sulla base di prestazioni volontarie e personali dei soci e con mezzi derivanti da atti di liberalità o da contributi dei soci. Le prestazioni volontarie e personali dei soci non possono consistere in mere erogazioni pecuniarie d) che il patrimonio risulti prevalentemente formato da beni derivanti da atti di liberalità o da apporti dei soci 2) che si tratti di istituzione promossa ed amministrata da privati, ed operante prevalentemente con mezzi di provenienza privata. Tale circostanza sussiste allorché concorrono i seguenti elementi: a) che l'atto costitutivo o la tavola di fondazione dell'istituzione siano stati posti in essere da privati b) che almeno la metà dei componenti l'organo collegiale deliberante debba essere designata da privati e che, in tal caso, il Presidente non sia per Statuto scelto tra i componenti di designazione pubblica c) che il patrimonio risulti quasi esclusivamente costituito da beni provenienti da atti di liberalità privata o dalla trasformazione dei beni stessi e che il funzionamento sia avvenuto, nell'ultimo quinquennio antecedente al 31.12.1979, in prevalenza con contributi, redditi, rendite ed altri mezzi patrimoniali o finanziari di provenienza privata, e che comunque l'istituzione non abbia beneficiato di finanziamenti pubblici a qualsiasi titolo in misura superiore al 10% delle entrate complessive dell'Ente nel quinquennio, né abbia percepito rette a carico di pubbliche amministrazioni in misura superiore alla metà delle entrate complessive dell'ente nel quinquennio 3) che si tratti di istituzione di ispirazione religiosa. Tale circostanza sussiste quando ricorrono i seguenti elementi: a) che l'attività istituzionale attualmente svolta persegua indirizzi e finalità religiosi b) che risulti collegata ad una confessione religiosa mediante la designazione negli organi collegiali deliberanti, in forza di disposizioni statutarie, di ministri del culto o di appartenenti a istituti religiosi o di rappresentanti di autorità religiose, e mediante la collaborazione di personale religioso come modo qualificante di gestione del servizio.
Sono in ogni caso soppresse: a) le Ipab il cui organo collegiale deliberante sia composto, a norma di statuto, in maggioranza da membri designati dai Comuni, Province Regione od altri Enti pubblici, salvo che il Presidente non sia, per disposizione statutaria, un'autorità religiosa o un suo rappresentante.
Sono altresì esclusi i seminari e le case di riposo per religiosi, le cappelle e le istituzioni di culto b) le Ipab già concentrate o amministrate dagli ECA c) le Ipab che non esercitano attività previste dallo statuto o altre attività assistenziali.
Sono altresì escluse dal trasferimento ai Comuni le Ipab che svolgono prevalentemente attività di istruzione ivi compresa quella prescolare.
Non rientrano nella disposizione di cui al comma precedente le Ipab l'attività delle quali consiste nella gestione di convitti, istituti di ricovero od orfanotrofi anche se all'interno svolgono attività scolastiche ovvero le Ipab che svolgono attività di istruzione professionale per le quali valgono, in quanto applicabili, le altre disposizioni del presente articolo.
Entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il legale rappresentante o altro componente dell'organo collegiale deliberante delle Ipab interessate all'esclusione del trasferimento presenta alla Regione e ai Comuni interessati domanda per l'applicazione della presente legge, fornendo gli elementi utili ai fini della esclusione.
Entro i successivi 30 giorni i Comuni interessati fanno pervenire le proprie osservazioni alla Regione.
Entro i successivi 60 giorni la Giunta regionale, anche in assenza delle comunicazioni dei Comuni di cui al precedente comma, presenta al Consiglio regionale le proposte di esclusione dal trasferimento o di soppressione con riferimento alle domande presentate.
Ove non sia stata presentata la domanda di esclusione, le Ipab sono soppresse e trasferite ai Comuni, ai sensi del primo comma del presente articolo.
Il trasferimento ai Comuni dei beni, delle funzioni e del personale per le Ipab sono soppresse e decorre dalla data di emanazione del decreto del Presidente della Giunta regionale, ai sensi di quanto stabilito nel presente articolo".
La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Vorrei soltanto fare una precisazione all'emendamento all'intero articolo che abbiamo presentato. In risposta all'Assessore, vorremmo soltanto far notare che elementi interpretativi del DPR 616 sono introdotti, dall'art. 1, proposto dalla maggioranza, e non si vede come mai, dopo aver introdotto elementi interpretativi ed essersi detto sostanzialmente d'accordo su quello che proponiamo noi, l'Assessore non riesca ad accettare le nostre osservazioni all'interno di un articolo così come è formulato, anche perché questo lascia aperto il campo; è possibile con successivi provvedimenti, di fronte ad una legge quadro nazionale che precisi meglio questa materia, perfezionare eventualmente, se fosse il caso, la spinosa questione del trasferimento delle altre Ipab che in qualche modo venissero ancora contemplate, quindi non comprendiamo le argomentazioni dell'Assessore, proprio perché ha già introdotto lui stesso elementi di modifica nell'articolato.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
Emendamento sostitutivo presentato dal Gruppo D.C. Al primo comma sostituire "poste in liquidazione e soppresse" con: "trasferite ai Comuni singoli o associati o alle Comunità montane". Chi è favorevole alzi la mano. L' emendamento è respinto.
Emendamento sostitutivo presentato dal Gruppo D.C. Al primo punto del primo comma sostituire "siano state concentrate od amministrate dai disciolti ECA" con: "risultavano concentrate od amministrate dagli ECA all'atto del loro scioglimento". Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
Emendamento sostitutivo presentato dal Gruppo D.C. Sostituire il secondo comma con: "Sono escluse dal trasferimento ai Comuni singoli od associati o alle Comunità montane le Ipab che svolgano o promuovano attività di scienza, di arte, di cultura, di istruzione compresa quella prescolare - ovvero di religione o di culto o che gestiscano seminari o case di riposo per religiosi".
La parola al Consigliere Soldano.



SOLDANO Albertina

Per ragioni di coerenza e di correttezza, in rapporto con il lavoro che la D.C. sta svolgendo attualmente, in sede parlamentare, noi abbiamo, a questo punto, espresso letteralmente quanto è asserito nella proposta di legge del Gruppo D.C. a livello nazionale. D'altra parte riteniamo che questa formulazione sia più comprensiva e più completa dell'esistente tenendo conto di tutte le articolazioni mediante le quali le Ipab attualmente segnano una presenza qualificata, anche in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Nel respingere gli altri due emendamenti democristiani, la Giunta ha motivato che si trattava di emendamenti non accoglibili in quanto specificazioni e classificazioni non introdotte all'interno del disegno di legge. Questo comma, tratto pari pari dai due decreti, presenta anch'esso lo stesso vizio di classificazione e quindi sarebbe un'incoerenza da parte della Giunta accettare questo emendamento mentre ha respinto i precedenti.
Ovviamente, l'interpretazione che doveva essere data all'inizio era quella che quest'articolo era subordinato ai primi tre casi: cioè se si ricadeva nelle ipotesi dei primi tre casi. Ciò non vuol dire, e per questo ho voluto prendere la parola, che l'eliminazione dal testo di legge di questa norma possa costituire interpretazione di esclusione di queste Ipab, ma è un problema che vedremo successivamente.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento D.C. alzi la mano. E' respinto.
Emendamento aggiuntivo al secondo comma presentato dal Consigliere Vera: "Le Ipab che svolgono attività di ricovero di anziani il cui patrimonio risulti prevalentemente costituito da beni derivanti da lasciti e che si autofinanzino".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo presentato dal Gruppo D.C.: "Il terzo comma è soppresso". La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Devo rilevare che malgrado le preoccupazioni e i chiarimenti dell'Assessore, questo terzo comma di cui proponiamo la soppressione avrebbe introdotto sicuramente un contenzioso di compatibilità con la prima parte dell'articolo.
Apprezziamo il passo fatto e dichiariamo che in relazione all'approvazione del nostro emendamento ci asterremo nella votazione su tutto l'articolo.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità. Emendamento aggiuntivo al terzo comma, seconda riga presentato dal Consigliere Vera: "Istituti di ricovero, esclusi quelli del comma precedente".
Viene ritirato.
Emendamento presentato dal Gruppo D.C. Al quarto comma, seconda riga dopo "dell' Ipab" aggiungere: "previo parere motivato del Consiglio di amministrazione dell'Ente".
L'Assessore Vecchione propone di usare la seguente dizione, su cui anche la D.C. concorda: "La Giunta regionale, sentiti i pareri delle Ipab e del Consiglio comunale del luogo ove ha sede legale...".
Chi è favorevole alzi la mano. L'emendamento è approvato.
Emendamento al quarto comma, seconda riga, presentato dal Consigliere Vera: "struttura dell'Ipab ed accertata la possibilità del Comune di subentrare nelle funzioni finora svolte dall' Ipab".
Emendamento sostitutivo presentato dal Gruppo D.C. Al quarto comma terza riga, sostituire "60" con "90".
Emendamento sostitutivo presentato dal Gruppo D.C. All'ultimo comma sostituire "non poste in liquidazione e soppresse" con: "trasferite ai Comuni singoli od associati o alle Comunità montane".
La parola alla prof.ssa Soldano.



SOLDANO Albertina

Non vorremmo essere accusati di eccessiva insistenza. In realtà, noi abbiamo constatato che, nei documenti in mano nostra, esiste il termine "soppressione" soltanto nei decreti-legge 113 e 209, regolarmente decaduti.
A cominciare dalla legge Crispi sino al decreto 616, si parla sempre di "trasferimento" delle Ipab ai Comuni singoli o associati o alle Comunità montane. E' dunque per coerente analogia con quanto è asserito nel decreto 616, che abbiamo insistito su questa formulazione. Dal punto di vista psicologico si può cogliere qualche sfumatura diversa; ma è soprattutto per ragioni di correttezza anche terminologica che abbiamo proposto un'espressione diversa.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta è d'accordo sui primi due emendamenti. Bisognerebbe trovare solo una giusta formulazione, perché già nel testo della Giunta è prevista la destinazione del patrimonio ai servizi socio-assistenziali. Il Gruppo della D.C. sottolinea "assistenza sociale". L'emendamento del Consigliere Vera prevede la stessa destinazione: cioè mantenere questi patrimoni, anche in caso di trasformazione, a quella destinazione.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento del Consigliere Vera alzi la mano. E' approvato.
Chi è favorevole al primo emendamento del Gruppo D.C. alzi la mano. E' approvato.
Chi è favorevole al secondo emendamento del Gruppo D.C. alzi la mano.
E' respinto.
Emendamento aggiuntivo al penultimo comma presentato dalla signora Castagnone Vaccarino: ". e notificate nelle forme di legge delle Ipab interessate".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Procediamo alla votazione dell'articolo 1.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 51 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri si sono astenuti n. 18 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Voglio ricordare ai Consiglieri che non partecipano alla riunione dei Capigruppo, che è stato presentato un progetto di legge per il funzionamento dell'Ufficio legislativo del Consiglio regionale in termini diversi dall'attuale, molto più complessi e più puntuali; il funzionamento dovrebbe permetterci anche di risolvere problemi come quelli attuali, al fine di arrivare alla votazione delle leggi, in condizioni tali da essere certi che il Governo possa farci eventualmente opposizione per ragioni di carattere giuridico di incompatibilità, ma non perché si scrivono delle cose che poi non reggono alla luce del comune criterio del buon senso.
Dico questo per dire che l'attuale è un caso classico, nel senso che qui si vota e non si capisce bene che cosa si vota. Se per caso il coordinamento non è in grado di interpretare le volontà politiche, potrà esserci un motivo di rinvio della legge.
"Articolo 2 - Organi liquidatori. A decorrere dalla data di pubblicazione della deliberazione della Giunta regionale di cui al precedente articolo 1, gli organi amministrativi delle Ipab restano in carica unicamente: 1) per gli adempimenti di cui al successivo art. 3 2) per la chiusura della contabilità e la presentazione del relativo rendiconto 3) per assicurare la continuità dei servizi e la gestione economica e patrimoniale.
Nei casi in cui non risulti possibile individuare neppure mediante l'istituto della prorogatio i componenti degli organi amministrativi delle Ipab, il Presidente della Giunta regionale provvede - su conforme deliberazione di Giunta e sentita la Commissione consiliare competente - a nominare un Commissario nella persona del Sindaco del Comune in cui l'Ipab ha sede legale, o di un suo delegato".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento: all'ultimo comma, dopo "su conforme deliberazione di Giunta" aggiungere "e sentita la Commissione consiliare competente". Il Gruppo D.C. lo ritira perché è già previsto nell'articolo.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 51 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri si sono astenuti n. 18 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - Adempimenti degli organi liquidatori. Gli organi amministrativi delle Ipab di cui all'art. 1, primo e terzo comma della presente legge provvedono, entro 60 giorni dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della deliberazione di cui all'art. 1, mediante apposito atto deliberativo e sulla base di modelli forniti dalla Regione alla rilevazione: a) dei beni mobili b) dei beni immobili (evidenziando quali strutture siano adibite a servizi o sede dell'Ente) c) dei rapporti giuridici pendenti d) del personale comunque in servizio alla data del 31 dicembre 1979 mediante un elenco nominativo da cui risultino: natura e decorrenza del rapporto, qualifica, orario di lavoro settimanale, trattamento economico e previdenziale in atto.
Gli organi liquidatori provvedono a trasmettere la deliberazione di cui sopra alla Giunta regionale per i provvedimenti di cui ai successivi articoli e contestualmente al Comune nel cui territorio ha sede legale l'istituzione.
In caso di inadempienza dell'Organo liquidatore dell'Ipab l'espletamento dei suddetti adempimenti viene assicurato a cura dell'Amministrazione comunale".
La dottoressa Castagnone Vaccarino presenta i seguenti emendamenti: Emendamento sostitutivo: dopo "entro 60 giorni dalla" sostituire "notificazione di cui al terzo comma dell'art. 1".
Emendamento aggiuntivo. All'ultimo comma dopo "in caso di inadempimento" aggiungere "anche parziale". Chi è favorevole al primo emendamento alzi la mano. E' approvato.
Il secondo emendamento viene ritirato.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 51 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri si sono astenuti n. 18 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Articolo 4 - Attribuzione patrimoniale. I beni mobiliari ed immobiliari delle Istituzioni di cui all'art. 1 nonché i residui beni mobiliari compresi il numerario ed i titoli di credito sono assegnati in proprietà ai Comuni di norma ove le stesse hanno sede legale.
Nel caso in cui le strutture destinate ai servizi socio-assistenziali siano ubicate in più Comuni o in Comune diverso dalla sede legale, si provvede all'attribuzione di detti beni anche in difformità a quanto stabilito dal comma precedente, sentite le Amministrazioni interessate.
Tutti gli altri beni immobiliari sono attribuiti ai Comuni secondo criteri idonei a favorire un riequilibrio territoriale dei servizi e delle risorse patrimoniali esistenti.
Il patrimonio mobiliare ed immobiliare attribuito ai Comuni ai sensi della presente legge conserva la destinazione a servizi socio-assistenziali anche in caso di trasformazione patrimoniale, ai sensi dell'art. 25 ultimo comma del DPR 24 luglio 1977, n. 616".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento sostitutivo. All'ultimo comma sostituire "destinazione a servizi sociali" con "destinazione a servizi di assistenza sociale".
Emendamento presentato dal Consigliere Vera. Ultimo comma, terza riga "la stessa destinazione".
Emendamento aggiuntivo all'ultimo comma presentato dalla dottoressa Castagnone Vaccarino: "e comunque in correlazione agli scopi e alle finalità delle tavole di funzione delle Ipab".
La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Da parte nostra esiste viva preoccupazione che il "sociale" prevalga sull'"assistenziale".
Nella formulazione nostra abbiamo ricopiato fedelmente quanto si asserisce nel decreto 616. Non è che si rifiuti il "sociale", ma non vorremmo che, in sede operativa, il "sociale" finisse per soffocare l'"assistenziale".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta non può esprimersi in un senso così drastico di contrarietà o meno su un articolo di questa natura.
Le tavole di fondazione nascono in un determinato momento storico, con una determinata finalità, con certi obiettivi. Nel tempo la persecuzione di certe finalità si trasforma e pertanto si deve consentire l'elasticità dell'utilizzazione di questi beni. 50 anni fa, decedeva una persona e per testamento istituiva un Ente perché facesse un collegio per ragazzi e destinava a ciò il suo patrimonio, oggi invece tutte le forze sociali e politiche hanno maturato l'inten-dimento e la convinzione che magari è meglio costituire delle comunità per ragazzi. A questo punto l'obiettivo è trovare una soluzione che sia in favore di questi ragazzi. Lo strumento individuato nella tavola di fondazione è uno strumento rigido; cerchiamo invece la possibilità di avere uno strumento elastico, pur rispettando e comprendendo il significato reale dell' emendamento; d'altra parte, signora Castagnone Vaccarino, nell'ordine del giorno presentato in Consiglio c'è un riferimento preciso al rispetto delle volontà dei testatori, ma nella possibile modificazione dei loro intendimenti secondo i tempi, quindi consentiamo quest'elasticità, altrimenti saremo troppo chiusi e rigidi.
Nell'ordine del giorno ho voluto proprio porre questo riferimento come una valutazione politica in questo senso.



PRESIDENTE

L'Assessore Vecchione presenta un proprio emendamento all'ultimo comma: "conserva la stessa destinazione per servizi sociali ed assistenziali".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Gli altri tre emendamenti vengono ritirati. Si proceda alla votazione dell'art. 4.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 51 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri si sono astenuti n. 18 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
"Articolo 5 - Attribuzione del personale. Il personale di ruolo e con rapporto di lavoro a tempo indeterminato in servizio presso le Istituzioni soppresse è assegnato al Comune al quale sono stati attribuiti i beni destinati all' erogazione dei servizi e allo svolgimento delle funzioni, a norma del precedente art. 4, primo e secondo comma, con effetto dalla data di soppressione dell'Ipab.
Il personale di cui al comma precedente viene utilizzato e dipende funzionalmente dai Consorzi di Comuni o dall'Amministrazione comunale di Torino ed opera secondo quanto disposto dalla legge regionale 8.8.1977 n.
39 nell'ambito dei servizi socio-assistenziali.
Fino all'inquadramento nell'Ente di destinazione, a tale personale continueranno ad applicarsi le norme in vigore alla data del provvedimento di soppressione presso l'Ente di provenienza relativo allo stato giuridico ed al trattamento economico di attività, quiescenza, previdenza ed assistenza.
Per i rapporti di lavoro subordinato di natura diversa da quelli indicati al primo comma del presente articolo, i Comuni subentrano nella relativa titolarità già facente capo alle Istituzioni soppresse, e agli adempimenti relativi a tali rapporti di lavoro provvedono gli Organi amministrativi di cui all'art. 2.
Le modalità di inquadramento nei ruoli organici dell'Ente destinatario che avrà decorrenza dalla data di soppressione dell'Ipab e che terrà conto della posizione giuridica ed economica acquisita dal personale presso l'istituzione di provenienza alla data del provvedimento di soppressione saranno determinate con legge regionale".
Vengono presentati alcuni emendamenti: Dal Gruppo D.C., al secondo comma, dopo "viene utilizzato", aggiungere: "salvi i diritti acquisiti".
Dalla dottoressa Castagnone Vaccarino, emendamento sostitutivo ai penultimo comma: a "Organi amministrativi" sostituire "Organi liquidatori".
La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Per quanto riguarda i diritti acquisiti, non ho nessuna preclusione a che venga accolto questo emendamento. Però, vorrei chiarire bene il mio pensiero: è superfluo nel campo del rapporto di lavoro, perché i diritti acquisiti sono disciplinati in qualsiasi contratto, in qualsiasi settore sia del pubblico impiego sia dell'impiego privato. Quindi scriviamo una cosa che è già nell'ordinamento.
La mia preoccupazione, e questa è una preoccupazione di carattere politico legata al punto in cui si dice che il personale di cui al comma precedente viene utilizzato e dipende funzionalmente dai consorzi dei Comuni, salvi i diritti acquisiti, può essere interpretata che nessuno si muove dal proprio Comune e noi non riusciamo a far passare neanche per una briciola la mobilità. Teniamo presente che per l'assistenza psichiatrica le Province non riescono a spostare i dipendenti che operano nel settore proprio per una serie di problemi simili, quindi, la mia preoccupazione non è tanto di dire no, in quanto non avrebbe senso, poiché i diritti acquisiti entrano nel nostro ordinamento, ma è che su questo punto si possa aprire una contestazione di carattere sindacale in base alla quale si dice: "dovevo lavorare in quel Comune, rimango lì anche se non ho niente da fare" mentre bisogna lavorare in un ambito consortile al fine di operare un servizio.
Questa è la ragione per la quale ritengo di dover esprimere la mia perplessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Riterrei che la preoccupazione dell'Assessore avrebbe materia e consistenza, se invece di dire "diritti acquisiti" si dicesse "situazioni o condizioni acquisite", cioè un'oggettività generale. I diritti acquisiti attengono al trattamento, al ruolo e così via; è una definizione giuridicamente rilevante, l'obiezione che l'ordinamento giuridico, il diritto del lavoro in Italia prevede che i diritti acquisiti non siano comprimibili può non sempre essere specificamente applicabile, specie in una materia come questa, dove il personale è di varia natura, di varia provenienza, e con varia condizione e situazione giuridica, per cui l'aggiunta non suona una mera superfetazione, ma è un momento di chiarezza che non richiederà dei momenti interpretativi ed equivoci sull'argomento.
Credo peraltro che la preoccupazione specifica dell'Assessore e cioè che si possa dire: "io stavo a Quincinetto e a Quincinetto resto", non sia rilevante, perché non è questo che si dice con l'emendamento.



FABBRIS Pierina

Ritengo che la preoccupazione dell'Assessore sia valida, per cui io non sono d'accordo su questo emendamento.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento della D.C. alzi la mano. E' respinto.
Chi è favorevole all'emendamento del PRI alzi la mano. E' approvato.
La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Vorrei che mi venisse spiegato che cosa significa l'ultimo comma dell'art. 5 cioè "le modalità di inquadramento nei ruoli organici dell'Ente destinatario" saranno determinate con legge regionale".



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Effettivamente la domanda che fa il Consigliere Alberton è pertinente: quest'articolo è stato formulato anche dopo gli opportuni contatti con le Organizzazioni sindacali dei dipendenti di queste istituzioni, che hanno richiesto l'introduzione di questo riferimento. E' vero che il decreto di trasferimento di per sé trasferisce il personale dell'Ente e lo trasferisce a seconda delle modalità di quel personale, però, così come è avvenuto per le leggi sanitarie che prevedono all'art. 47 della 833 che vi siano leggi regionali di inquadramento, davanti al Comitato ristretto della riforma dell'assistenza c'è una normativa analoga che demanda alle Regioni, quando sarà operante la riforma dell' assistenza, la possibilità di emanare norme regolamentari per il passaggio di questi dipendenti.
Allora, sono perfettamente d'accordo che così come è scritta, la norma non è operante, ma al momento della riforma dell'assistenza operante, la Regione avrebbe, perché l'ha richiesto sia in sede di riforma sanitaria sia in sede di riforma dell'assistenza, il potere di disciplinare con legge tutte le normative del personale.
C'è un terzo argomento che non è ancora stato affrontato dal Consiglio regionale. In tutte le materie trasferite dal DPR 616, la riorganizzazione dei servizi, non solo sociali ma di tutte le altre materie, consente, ad interpretazione di gran parte dei regionalisti, alla Regione di emanare norme che riguardano anche il personale. Quindi, è una questione sotto questo profilo ancora aperta. Abbiamo tre argomentazioni: primo, che allo stato attuale, in mancanza della riforma dell'assistenza, noi trasferiamo il personale ai Comuni e i Comuni provvedono con la propria normativa e il proprio ordinamento a collocarlo nel proprio ruolo organico; secondo appena ci fosse la riforma dell'assistenza, con una disposizione analoga a quella prevista nella legge sanitaria, la Regione ha l'obbligo di costituire i quadri di riferimento del personale dell'Ipab e del personale del Comune; terzo, in mancanza dell'una e dell'altra questione, rimane aperta la possibilità di arrivare con legge regionale al trasferimento. La Giunta regionale ha approvato una leggina per quanto riguarda il personale delle Province che esercita funzioni di fatto trasferite ai Comuni, leggina che aveva più un significato di proposta politica e disciplinava il rapporto di questo personale nei confronti dei Comuni.
Per questa ragione la norma è stata così elaborata.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'art. 5.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri hanno risposto NO n. 18 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere L'art. 5 è approvato.
"Articolo 6 - Estinzione Ipab. La Giunta regionale, sentiti gli Enti locali interessati e la Commissione consiliare competente, con distinti provvedimenti, dispone l'estinzione di ciascuna Ipab ed attribuisce ai Comuni singoli o associati o alle Comunità montane il personale e la proprietà dei beni secondo i criteri di cui ai precedenti articoli.
Con il medesimo provvedimento si individuano i Comuni singoli o associati e le Comunità montane che subentrano nelle situazioni patrimoniali attive e passive, nei rapporti pendenti a qualsiasi titolo inerenti ai beni e alle loro pertinenze, oltreché in tutti gli altri rapporti giuridici preesistenti.
I Comuni singoli e associati e le Comunità montane, qualora particolari ed eccezionali situazioni lo richiedano, possono costituire particolarmente nella fase transitoria, Commissioni finalizzate alla gestione delle funzioni svolte dalle esistenti Ipab".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri si sono astenuti n. 19 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
"Articolo 7 - Norme di salvaguardia. Gli Organi amministrativi delle Ipab non possono compiere attività diverse da quelle previste dall'art. 2 e in ogni caso non possono senza espressa autorizzazione della Giunta regionale: 1) assumere nuovo personale, anche nell' ambito dei posti previsti dalle vigenti piante organiche 2) assumere temporaneamente personale in sostituzione di dipendenti collocati in aspettativa o in congedo.
L'autorizzazione è concessa, sentiti i pareri dei Comuni interessati al fine di garantire servizi indispensabili alla comunità locale e sempre che non sia stato possibile provvedere ai sensi dell'art. 31, secondo comma, della legge 17 luglio 1890, n. 6972.
L'autorizzazione non è richiesta per la sostituzione temporanea prevista dall'art. 11 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204 e per congedo militare.
Gli Organi amministrativi non possono altresì, senza espressa autorizzazione della Giunta regionale, procedere ad alienazioni o trasformazioni di destinazione di beni immobili o di titoli, alla costituzione di diritti reali sugli stessi, alla stipulazione di contratti di locazione o di affitto superiore a quella minima prevista dalla legislazione vigente".
Viene presentato il seguente emendamento dal Gruppo D.C.: all'ultimo comma, dopo "della Giunta regionale" aggiungere: "sentita la Commissione consiliare competente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Si proceda alla votazione dell'art. 7.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 52 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
"Articolo 8 - Ipab classificate infermerie. Fino a quando non verrà approvato il piano socio-sanitario di cui all'art. 56 della legge 23.12.1978 n. 833, nulla è innovato per quanto attiene le Ipab-Infermerie che fruiscono di finanziamento ai sensi dell'art. 8 della legge regionale 30.12.1974, n. 43.
Le Ipab di cui al primo e terzo comma della presente legge per le quali venga meno, per qualsiasi causa il finanziamento regionale, di cui all'art.
8 della legge regionale 30.12.1974 n. 43, ovvero non sia prevista l'utilizzazione nell'ambito del piano socio-sanitario, saranno soggette alla normativa di cui alla presente legge.
Le stesse saranno messe in liquidazione secondo quanto previsto dalla presente legge".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento: al secondo comma, dopo le parole "di cui al primo comma", aggiungere: "dell'articolo 1".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Si proceda alla votazione dell'art. 8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri si sono astenuti n. 19 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
"Articolo 9 - Procedure d'urgenza. La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Pie- monte".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri si sono astenuti n. 19 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Per dichiarazione di voto la parola al Consigliere Soldano.



SOLDANO Albertina

Riteniamo che la nostra posizione sia stata già ampiamente illustrata è comunque opportuno fare ancora qualche precisazione. Apprezziamo la conclusione meno inquietante per l'accoglimento di un nostro emendamento all'art. 1, presentato in subordine ad un precedente emendamento non accolto. Tuttavia la nostra posizione rimane di viva preoccupazione e perplessità.
La nostra preoccupazione deriva dalla carenza della legge-quadro di riforma dell'assistenza, nell'ambito della quale ripetiamo che tutto il complesso problema sarebbe stato organicamente affrontato e risolto meglio in sede regionale.
Le nostre perplessità si riferiscono a quella che sarà, in sede attuativa, l'effettiva destinazione dei beni, nel quadro delle funzioni e dei compiti che verranno assegnati ai Comuni, ai Consorzi di Comuni e alle Comunità montane. Analogamente, restano tali preoccupazioni in relazione alle mancate garanzie di carattere finanziario che abbiamo richiesto per i Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane e circa la soluzione dei problemi relativi al personale. Sia per quanto riguarda l'inquadramento sia per il riconoscimento dei diritti acquisiti noi insistiamo per evidenziarne l'importanza e perché non si sono approfondite convenientemente le effettive richieste, al riguardo, sia delle organizzazioni sindacali, sia praticamente, degli interessati. Occorre tener presente che si tratta di personale indispensabile per assicurare la continuità e la qualità dei servizi.
Per tutte queste ragioni non ci sentiamo di avallare la proposta di legge quale risulta dal testo finale. Pertanto il nostro voto sarà negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Avevamo presentato alcuni emendamenti, dei quali alcuni sono stati respinti, altri accolti, ma non stiamo a fare la conta aritmetica degli emendamenti.
Ci pare invece molto importante che l'Assessore condivida la nostra preoccupazione che attraverso questa legge non siano impoverite le Comunità montane e le comunità regionali delle importanti funzioni di carattere assistenziale e sociale finora svolte dalle Ipab sciolte e trasferite ai Comuni.
Per questa ragione, così come abbiamo votato gli articoli, votiamo favorevolmente la legge nel suo complesso.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Mi sia consentito, come premessa alla dichiarazione di voto, di fare un'osservazione conseguente alle dichiarazioni precedentemente fatte dal Consigliere Conti, il quale, oltre a parlare di ignoranza dei termini della questione, ribadiva l'importanza del carattere precipuo di alcune istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza.
Molte di esse, ancorché non abbiano più un carattere strettamente religioso in senso proprio, hanno ancora un'impronta di carattere strettamente cattolico. Debbo dire che, laddove esistono istituzioni di questo tipo e non istituzioni pubbliche, il cittadino non ha scelta e questo è un condizionamento che va contro il pluralismo di cui molte volte si parla.
Nel nostro Paese i battezzati sono molti, ma non è detto che i cattolici siano altrettanti. Il pluralismo sembra inteso nel senso che si debbano sempre e soltanto rispettare alcune componenti e non altre, che nel nostro Paese sono assai ampie.
In conseguenza di quanto ho detto, noi approveremo questa legge sperando che sia l'attuale Giunta, sia quella che la sostituirà nella prossima legislatura, applichi il complesso di questa legge in modo che come già è stato detto dal Consigliere Vera, non accadano degli iati fra la situazione attuale e quanto dovrà essere messo in atto dai Comuni e dalle Comunità montane.
Lo spirito della legge corrisponde alle intenzioni del nostro Gruppo la sua gestione, evidentemente, è affidata alla maggioranza.
Il nostro voto è pertanto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il dibattito generale sulla legge, l'illustrazione degli emendamenti la conclusione dell'Assessore mi confortano nell'esprimere voto favorevole.
Non mi pare che si siano verificate quelle condizioni che avrebbero dovuto preoccupare l'opposizione, nel senso che la Giunta assumesse un tipo di provvedimento fuori dagli schemi minimi accettabili dall'opposizione, la quale ha il dovere di controllare ma, tutto sommato, deve, nella specie soltanto testimoniare che si innesta un processo, verificare che questo armonizzi secondo logiche di tipo istituzionale più o meno rapportabili con le convinzioni politiche di ogni esponente in quest'aula.
La riforma, nelle sue linee generali, è molto vicina alla nostra posizione politica. E' una legge che è in questa linea di principio e di impegno politico. La parte non notarile del nostro lavoro si apre proprio con l'impegno assunto dall'Assessore sulla gestione di questa fase. E' un banco di prova della realizzazione in concreto di tutta una serie di enunciazioni: la verifica sul piano concreto darà la possibilità di realizzare quell'iniziativa che è stata a cuore della dottoressa Castagnone Vaccarino.
E' un impegno estremamente rilevante e confidiamo che questa Giunta fin quando rimarrà in carica, sappia assolverlo. Come forza di opposizione saremo vigilanti, affinché lo assolva, e ci auguriamo che la futura opposizione, qualunque sarà, si garantirà perché la maggioranza persegua questo obiettivo e questi scopi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

Ci troviamo in una situazione nella quale la potestà legislativa delle Regioni, sancita dal decreto 616, non ha trovato il necessario o quanto meno l'opportuno conforto nella volontà politica della maggioranza parlamentare. In questa situazione si è operata, credo positivamente un'uniformità di impostazione tra le Regioni più attente e più sensibili a questi problemi. Credo che anche nella Regione Piemonte si sia correttamente operato, come nelle altre Regioni che hanno provveduto in questa direzione.
E' una questione sostanziale e non formale, quindi, come tale, va politicamente giudicato quel complesso di valutazioni che sono emerse negli interventi di altre forze politiche.
La potestà legislativa regionale non può essere diminuita rispetto al quadro legislativo esistente da un cattivo esercizio del potere centrale.
La continuità del servizio nei confronti di quanti fruiscono delle Ipab è l'elemento fondamentale, sapendo, e su questo vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi, che, al di là delle operazioni di carattere giuridico sugli Enti, le condizioni economiche connesse all'erogazione di alcuni servizi, soprattutto di quelli assistenziali, sono diventate ormai così gravose che difficilmente è pensabile, al di fuori di un intervento sempre più massiccio dei contribuenti attraverso le tasse dello Stato e attraverso i contributi, garantire tale continuità.
La questione fondamentale della continuità del servizio è legata all'operazione giuridica sugli Enti - in questo caso le Ipab - ed è molto legata alla caratteristica dei servizi, alla loro riorganizzazione e quindi all'impegno che lo Stato deve assumersi per coprire gli oneri via via crescenti che la collettività giustamente richiede.
Questa è la difficoltà più consistente ed è la ragione per la quale da parte nostra non c'è stata e non ci sarà nessuna intenzione di caricare una materia così delicata di intonazioni ideologiche contro opzioni di fede o di convincimento individuale. Vi possono semmai essere delle questioni politiche anche di scontro sul ruolo che i partiti hanno giocato, giocano o intendono giocare in futuro nella società, ma questo non tocca né la libertà delle coscienze né le questioni di carattere confessionale.
L'impegno nostro, nel momento in cui si legifera, è di tentare di risolvere in modo coordinato e coerente il problema.
Riteniamo che questa legislazione regionale venga tempestivamente a colmare a livello nazionale eventuali discrasie e lacune nella ripartizione dei fondi: Sappiamo quindi che si tratta di votare un atto molto parziale rispetto alla dimensione complessiva dei problemi sull'assistenza, che riteniamo almeno per gli anni futuri, essere sempre più legata alla civiltà industriale e produttiva e che conterrà interrogativi assai più inquietanti rispetto a quelli del passato in forme ed organizzazioni economico-sociali quindi anche culturali e civili diverse da quelle che si vanno preparando.
Mi chiedo che cosa succederà, al di là della questione delle Ipab all'anziano dopo un'attività produttiva, ad esempio, in una fonderia, nel momento in cui questo diventa il dato sempre più prevalente. Difficoltà ben grosse si porranno.
Con senso di umiltà e di modestia riteniamo che la legge debba essere giustamente votata, anche se non sarà la panacea di tutti i problemi.
La chiarezza della nostra posizione mi pare non possa essere messa in discussione, neppure in questa sede. E' per questo che il nostro Gruppo non è intervenuto nel dibattito generale, lasciando all'Assessore, come mi sembra corretto, il collocarsi a nome suo e della Giunta rispetto agli emendamenti presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Vorrei fare una precisazione sul significato del nostro voto e del nostro comportamento, che mi pare non sia stato totalmente compreso, senza nessuna accentuazione polemica.
Le motivazioni che ci hanno mosso sono state tutte di carattere generale: nessuno di noi ha fatto uno sforzo per nascondere qual è la realtà obiettiva e quali sono le verità storiche, molte delle quali, credo sono di carattere meritorio come è stato riconosciuto e non può essere contestato.
Con la proposta di emendamento sostitutivo dell'art. 1, al di là del merito, avevamo ulteriormente accentuato una posizione che abbiamo cercato di fare emergere in tutta questa delicata fase di elaborazione e discussione della legge, cioè che la tutela, oggettivamente doverosa, delle presenze anche di carattere educativo-religiosa, scaturiva per noi a monte da una tutela della generalità delle iniziative di carattere associativo privato e pluralistico. Credo che non sia consentita nei nostri riguardi un'accentuazione polemica rispetto a questo argomento. La D.C., che ha ispirazione cristiana, si è comportata in questa materia come partito squisitamente laico; la materia dell'assistenza deve ancora prevedere una disciplina compiuta e possiamo associarci nelle sollecitazioni perch l'abbia ma, all'interno di questa situazione, che non ha ancora tutti i suoi sbocchi, non possiamo, nei confronti della realtà, dare delle soluzioni improprie o ingiuste, solo perché ci sono dei dati quantitativi in discussione che sono quelli che sono.
Noi abbiamo messo sullo stesso piano di tutela tutte le posizioni quali che siano le motivazioni, le ispirazioni che le hanno portate ad assumere responsabilità e impegno nel campo dell'assistenza.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 51 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 20 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Prima di passare ad un altro punto, l'Assessore Vecchione vi darà lettura dell'ordine del giorno relativo alla legge testé approvata.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

"In occasione della votazione del disegno di legge relativo alle prime norme attuative del DPR 24/7/1977 n. 616, concernenti il trasferimento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza ai Comuni singoli o associati od a Comunità montane, nonché utilizzo dei beni e del personale da parte degli Enti gestori rilevato che il disegno di legge ha recepito alcune osservazioni emerse nel corso della consultazione e da parte della stessa Commissione consiliare che le fasce politiche confermano gli accordi politici che originarono i d.d.l.
113 e 209 considerato che assume particolare rilievo la destinazione ai servizi socio assistenziali dei patrimoni mobiliari ed immobiliari in quanto tali beni vanno conservati per quei servizi socio-assistenziali per i quali vennero destinati considerato che per il perseguimento delle finalità e degli scopi suddetti va considerato il rispetto, come momento di continuità, della volontà dei testatari e dei fondatori considerato che necessita definire, con specifica interrelazione, le funzioni del personale dei servizi socio-assistenziali con quello dei servizi sanitari e che, pertanto, è indispensabile che la legge quadro di riforma dell'assistenza provveda a disciplinare questa materia considerato che la stessa legge quadro di riforma dell'assistenza sia sostenuta da congrui stanziamenti finanziari che consentano una corretta erogazione dei flussi a favore delle Associazioni dei Comuni impedendo ogni decadimento dei servizi considerato che la stessa legge di riforma dell'assistenza deve fornire indicazioni e fissare precise norme sul ruolo del volontariato come elemento importante del manifestarsi delle varie esperienze che in questo campo sono presenti esprime nello spirito di collaborazione e di sostegno, l'esigenza che il Governo provveda ad assumere l'impegno della riforma dell'assistenza come prioritario ed invita le forze politiche a superare i residui punti di contrasto in modo che la riforma abbia finalmente ingresso nell'ordinamento statale e regionale".



PRESIDENTE

Chi è favorevole a quest'ordine del giorno alzi la mano. E' approvato all'unanimità dei 50 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Iniziamo le nomine con l'elezione di 10 membri con voto limitato a 6 nominativi nella Consulta regionale per i beni culturali.
Chiede di parlare il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Siccome la legge che prevede la nomina della Consulta regionale per i beni culturali ha ormai qualche anno di vita, vorrei sapere se è veramente necessaria ed impellente questa votazione all'approssimarsi delle elezioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione e cultura

Al momento in cui era stata votata questa legge, avevo fatto presente che ci sarebbero state alcune difficoltà, in particolare queste difficoltà si sono verificate per le designazioni dei Consigli di istituto e per quelle degli Istituti storici. Tuttavia, era stato accettato l'emendamento proposto dalla D.C. di inserire anche questi rappresentanti, perché, tutto sommato, era giusto. In effetti, sono nate proprio le difficoltà che ci hanno impedito tali nomine, perché né i Consigli di distretto, né i relativi Comprensori, né l'Università di Torino hanno designato i propri membri fino a pochi giorni fa. Ultimamente, c'è stato il problema del Consiglio regionale: io ho fornito nomi, e ieri li ho portati per la seconda volta alla riunione dei Capigruppo.
La designazione è necessaria, anche per la richiesta di un tuo collega di Gruppo, che in un'interpellanza presentata recentemente ha fatto presente che questa Commissione non era ancora stata nominata: in ogni caso, io voglio essere coperto, perché le erogazioni che devono essere fatte quest'anno, dato che la legge prevede che vengano esaminate dalla Consulta, sono al momento ferme, ed io ritengo si debba rispettare la legge. Ora, nel passato ho portato in Commissione il piano delle erogazioni, ma ritengo sia venuto ormai il momento che venga nominata la consulta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Visto che l'Assessorato era stato incaricato di chiudere queste votazioni almeno un anno fa, per coerenza con questa interpretazione non partecipo alla votazione.



PRESIDENTE

Possiamo allora procedere alla nomina della Consulta regionale per i beni culturali.
I nominativi proposti sono: Fubini Enrico - Perinetti Giorgio - Maestri Delmo - Soggia Bruno - Tamagnone Anna - Calsolaro Corrado - Lupo Maurizio Benedetto Enrico - Garavini Roberto - Ragionieri Piero.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno ottenuto voti: FUBINI Enrico n. 21 PERINETTI Giorgio n. 21 MAESTRI Delmo n. 21 SOGGIA Bruno n. 21 TAMAGNONE Anna n. 27 CALSOLARO Corrado n. 21 LUPO Maurizio n. 12 BENEDETTO Enrico n. 12 GARAVINI Roberto n. 13 RAGIONIERI Piero n. 13 schede bianche n. 1 I signori Fubini Enrico - Perinetti Giorgio - Maestri Delmo - Soggia Bruno - Tamagnone Anna - Calsolaro Corrado - Lupo Maurizio - Benedetto Enrico - Garavini Roberto - Ragionieri Piero sono eletti nella Consulta regionale per i beni culturali.
Proseguiamo sempre per la Consulta regionale per i beni culturali, con l'elezione di 5 rappresentanti dei Distretti scolastici scelti dal Consiglio regionale con voto limitato a 3 nominativi.
I nominativi proposti sono: Pizzigoni Gianni - Bo Giuseppe - De Stefanis Silvio - Burzio Lorenzo - Gasco Mario.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno ottenuto voti: PIZZIGONI Gianni n. 21 BO Giuseppe n. 21 DE STEFANIS Silvio n. 21 BURZIO Lorenzo n. 19 GASCO Mario n. 13 schede bianche n. 1 I signori Pizzigoni Gianni - Bo Giuseppe - De Stefanis Silvio - Burzio Lorenzo - Gasco Mario, rappresentanti dei Distretti scolastici, sono eletti nella Consulta regionale per i beni culturali.
Infine, per il Consiglio di amministrazione della RAI-TV dobbiamo votare 3 nominativi. Sono proposti i signori Adamo Vecchi, Roberto Salvio e Leone Davide Mellano.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno ottenuto voti: Adamo VECCHI n. 22 Roberto SALVIO n. 23 Leone Davide MELLANO n. 12 scheda bianca n. 1 I signori Adamo Vecchi - Roberto Salvio - Leone Davide Menano sono eletti nel Consiglio di amministrazione della RAI-TV.
Le nomine sono così esaurite.


Argomento: Trattamento economico dei membri del Comitato di controllo

Esame proposta di deliberazione "Liquidazione spese sostenute da componenti Co.Re.Co, e Sezioni decentrate in occasione di missioni compiute in dipendenza del mandato - Provvedimenti"


PRESIDENTE

Il punto sesto all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione "Liquidazione spese sostenute da componenti Co.Re.Co, e Sezioni decentrate in occasione di missioni compiute in dipendenza del mandato - Provvedimenti".
Ve ne do lettura: " - Vista la deliberazione della Giunta regionale del 6/11/1979, n.
5/24589 visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione in data 17/12/1979 Il Consiglio regionale delibera che ai componenti del Co.Re.Co e sue Sezioni decentrate sia riconosciuto il diritto alla liquidazione delle spese incontrate, in occasione delle missioni effettuate in dipendenza del mandato, sulla base dell'equiparazione fra la qualifica di componente e quella di Consigliere comprensoriale, e quindi in base alla legge regionale 12.6.1978, n. 34.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 50 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione presentata dai Consiglieri Bellomo, Benzi Castagnone Vaccarino, Fabbris Dazzi, Paganelli, Petrini e Sanlorenzo: "Costituzione e funzionamento di un Comitato regionale di solidarietà"


PRESIDENTE

Propongo al Consiglio di esaminare la proposta di deliberazione presentata dai Consiglieri Bellomo, Benzi, Castagnone Vaccarino, Fabbris Dazzi, Paganelli, Petrini e Sanlorenzo: "Costituzione e funzionamento di un Comitato regionale di solidarietà".
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale delibera 1) è istituito il Comitato regionale di solidarietà che ha sede presso la Presidenza del Consiglio regionale 2) il Comitato è composto dal Presidente del Consiglio regionale che lo presiede, dal Presidente della Giunta regionale e dagli Assessori competenti designati dalla Giunta regionale e da un rappresentante per ciascun Gruppo consiliare 3) compito del Comitato è quello di coordinare, servendosi delle strutture dell'Ente Regione, gli interventi decisi o proposti da Enti locali, organizzazioni economiche e sociali, privati in occasione di avvenimenti, anche di carattere internazionale, che sollecitino l'intervento concreto della comunità regionale. A tal fine il Comitato promuove le opportune iniziative per la raccolta di mezzi a favore delle popolazioni colpite. In particolare il Comitato può: decidere circa l'utilizzazione delle somme e delle cose in tal modo raccolte e di quelle comunque elargite o messe a disposizione del Comitato da parte di privati e da Enti e organi anche pubblici. Tali utilizzazioni possono consistere tanto nell'erogazione di contributi finanziari, quanto in aiuti di qualsiasi altra forma, come prestazioni di servizi, fornitura di assistenza ed altri interventi che il Comitato ritenesse opportuni accogliendo le richieste degli interessati avanzare proposte agli organi regionali circa l'utilizzazione di quanto eventualmente stanziato da tali organi 4) il Comitato presenta relazioni trimestrali sul proprio operato al Consiglio regionale che le approva. Tali relazioni sono accompagnate dai relativi rendiconti".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 50 Consiglieri presenti in aula.
Vi ricordo che il Consiglio è convocato per i giorni 22 e 23 gennaio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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