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Dettaglio seduta n.302 del 20/12/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Bilanci preventivi

Prosecuzione esame progetto di legge n. 481: "Bilancio di previsione per l'anno 1980"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue l'esame del progetto di legge n. 481: "Bilancio di previsione per l'anno 1980".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La presentazione del bilancio preventivo per il 1980 rappresenta l'occasione per un giudizio complessivo su questi cinque anni di gestione della Regione caratterizzati dall'esistenza di una maggioranza di sinistra.
Il governo regionale si era presentato nell'estate del '75 all'insegna del nuovo modo di governare ed all'insegna di lungimiranti obiettivi programmativi. Di questo è rimasto, secondo noi, ben poco. Notevoli carenze si sono registrate nel tradurre in realtà concrete gli obiettivi che ci siamo posti.
In questi anni abbiamo avuto un consistente accrescimento delle dichiarazioni, delle interviste; una produzione notevole di convegni e di seminari, ma non si è assistito che in minima parte ad un effettivo mutamento dei metodi di gestione del governo regionale e ad una maggiore efficienza dell'azione regionale.
Se si prescinde dall'introduzione di innovazioni nell'organizzazione regionale, conseguenti principalmente alla crescita delle dimensioni dell'Ente regionale oppure alla natural evoluzione della sua attività (si pensi ad esempio all'introduzione dell'informatica nell'attività amministrativa, alla creazione della Finpiemonte), i risultati conseguiti non possono che essere giudicati estremamente limitati. Per anni si è girato attorno ad alcuni problemi senza giungere ad un'effettiva soluzione degli stessi. Si pensi, ad esempio, al problema del finanziamento delle opere pubbliche, che ha visto aumentare a dismisura il volume dei residui passivi ed il ritardo nella realizzazione delle opere, senza che si introducessero quelle misure necessarie ad accelerare i tempi di esecuzione delle opere stesse.
Si pensi alla politica di riequilibrio regionale arenatasi contemporaneamente alla politica per le aree industriali per le quali già nella passata legislatura si era approvata una legge che è rimasta praticamente inutilizzata, senza che si giungesse ad utilizzare i fondi stanziati e quindi senza realizzare le opere previste e senza che si procedesse ad un suo riesame funzionale. Si pensi ancora alla politica per l'occupazione, che era stata uno dei cavalli di battaglia dei primi mesi dell'amministrazione, che ha visto la totale sconfitta dell'attuazione amministrazione. Infatti situazioni come quelle della Singer, Venchi Unica e Montedison si sono lasciate incancrenire con perdite notevoli per l'erario, con il solo ed impossibile obiettivo della passiva difesa del posto di lavoro, senza favorire quegli elementi di mobilità necessari a garantire la formazione di validi posti di lavoro, senza quindi attuare la politica di realizzazione di infrastrutture per l'industria necessarie per le aree colpite da fenomeni di crisi industriale e da esigenze di ristrutturazione quali il Vercellese, il Verbano e da ultimo il Canavese.
E' stato questo un sintomo della visione limitata dell'economia, tipica di questa Giunta e della sua totale incapacità di intendere le esigenze ed a gestire i problemi di una società industriale avanzata, inserita nell'Europa. Questo tipo di società richiede, a nostro avviso, una visione dinamica dei problemi ed esige mobilità. L'attuale Giunta al contrario ha da sempre e solo avuto del Piemonte una visione statica e si è dimostrata capace solo di gestire una realtà stagnante. Seguendo quest'ottica l'azione dell'attuale amministrazione ha cercato sempre più di irrigidire la realtà socio-economica piemontese per adeguarla alle proprie esigenze ed alle proprie visioni ideologiche, piuttosto che adeguarsi essa stessa alle esigenze produttive e civili della nostra collettività.
Di questa visione stagnante sono una chiara espressione l'opposizione iniziale all'autostrada del Frejus, al raddoppio della Torino-Savona, al completamento della Voltri-Sempione, alla metropolitana torinese che, per inciso, per qualche collega intervenuto ieri, incomincia ad esserci anche qui il dibattito veramente curialesco, se si debba trattare di una metropolitana leggera o di una tramvia pesante; questo sarà il grosso nodo da sciogliere alle elezioni amministrative per i cittadini torinesi; al potenziamento dell'aeroporto torinese. Su questi temi vi è stata ultimamente una parziale inversione di tendenza; in conseguenza dei precedenti atteggiamenti la Regione Piemonte sopporta però pesanti conseguenze in termini di disagi per i cittadini e per gli operatori economici, soprattutto in termini di isolamento verso il resto del Paese e verso il resto dell'Europa.
Di questa visione statica e stagnante del Piemonte è una chiara espressione la legge 56 che ha praticamente portato ad una totale paralisi dell'attività edilizia (ci sono le tabelle parametriche pubblicate che possono essere esaminate con quel minimo di diligenza che certamente ha l'Assessore competente), non solo di quella residenziale ma anche di quella produttiva.
Passando all'esame dell'attuale bilancio di previsione, notiamo ancora una volta come si tenti di scaricare le inefficienze della Regione sulla carenza dello Stato e sulla scarsa attenzione dei poteri centrali nei confronti delle autonomie regionali e locali. E' questa una tattica assai frequente che però non basta a coprire le responsabilità delle Amministrazioni regionali, soprattutto quando queste, come nel caso del Piemonte, continuano a detenere ingenti somme inutilizzate presso la Tesoreria. Avremmo preferito in questa occasione una puntuale relazione sui risultati di quattro anni e mezzo di governo, sui risultati raggiunti e magari sulle difficoltà incontrate.
Ci rendiamo peraltro conto che è assai difficile relazionare sui risultati raggiunti quando questi sono assai limitati.
Questi anni sono trascorsi all'insegna della programmazione che, ad avviso dei liberali, è stata più verbale che concreta e questa mattina il collega Rossi utilizzava le sue ultime riserve dialettiche per celebrare il compimento di questo processo. Essa non è infatti stata intesa come un metodo di governo, ma piuttosto come un obiettivo stesso dell'azione regionale. La programmazione è, a nostro avviso, uno strumento di governo attraverso il quale, fissati determinati obiettivi, si opera per il loro raggiungimento. Così non è stato e la programmazione si è così ridotta ad essere un fine a se stessa, un paravento del quale ci si è serviti per nascondere una serie di interventi straordinari fra loro a carattere assistenziale, oppure per mascherare un tentativo di controllo politico sulle attività economiche e sulla realtà sociale della Regione.
Dall'esame delle indicazioni del piano di sviluppo e del programma pluriennale di attività e di spesa, che già noi giudicammo estremamente carenti dal lato della finalizzazione degli obiettivi e delle scelte operative, e dal loro confronto con la realtà risultante dai bilanci avutisi nel periodo considerato, si evince un totale abbandono delle indicazioni contenute nel piano a favore di scelte occasionali tipiche di una politica attuata all'insegna del giorno per giorno. Un pur timido tentativo di programmazione attuato con il piano di sviluppo si è tradotto in una serie di spese tra loro scoordinate, sovente a carattere assistenziale, quando addirittura non si è tradotto in spese sulle cui utilità noi liberali riteniamo che si debba esprimere un giudizio estremamente riservato. Ci riferiamo in particolare alle spese per gli immobili, per l'acquisto di mobili e di attrezzature, per la pubblicazione di volumi di ogni genere, alcuni di livello quanto meno discutibile e in numero certamente superiore a quello dei Consiglieri e dei lettori.
Per dimostrare l'abbandono degli obiettivi del piano di sviluppo, basti considerare gli stanziamenti previsti nello schema di bilancio pluriennale per il periodo 1978-1980 allegato al piano di sviluppo. A questo riguardo si sono presi in considerazione: il consuntivo per il 1978 ed i preventivi per il 1979 ed il 1980, depurati delle duplicazioni rappresentate dai reinserimenti e dagli slittamenti.
Rispetto alle previsioni contenute nello schema di bilancio pluriennale con allegato il piano di sviluppo, le risorse a disposizione della Regione sono aumentate nel triennio 1978-1980 da 2.139,9 a 4.590,3 miliardi, al netto delle spese sanitarie, le risorse a disposizione sono passate da 728,9 miliardi a 2.197,2 miliardi. Le sole entrate di cui al Titolo I da 486,6 miliardi a 574 miliardi.
Passando all'esame delle spese, in particolare di quelle che più dipendono dalle autonomie decisionali della Regione, possiamo notare le seguenti variazioni tra le previsioni programmatiche e gli stanziamenti effettivi: il personale è passato da 49.300 milioni a 67.018 milioni le spese per acquisto beni e servizi da 41.099 milioni a 80.689 milioni (in conseguenza di un forte aumento per l'acquisto ed il risanamento di immobili) per le aree industriali si è passato da 6.000 a 1.160 milioni per la viabilità da 32.565 milioni a 29.681 milioni per la promozione degli strumenti urbanistici da 18.491 a 11.248 milioni nonostante si siano effettuati consistenti stanziamenti per l'acquisto di macchinari occorrenti all'Istituto Cartografico regionale; noi abbiamo già espresso le nostre riserve non tanto sull'Istituto Cartografico in sé, ma sul mancato riconoscimento, che sarebbe un atto di onestà politica, che certe strutture richiedono un salto di qualità della struttura regionale e non possono essere una specie di isola nel deserto; questo significa che le spese più qualificanti, quali quelle occorrenti per la redazione degli strumenti urbanistici, hanno subito un vero e proprio tracollo le infrastrutture sono passate da 30.400 milioni a 45.548 milioni le spese per la protezione e risanamento acque da 55.750 milioni a 23.143 milioni.
A tutto questo, che già dimostra come la programmazione e la redazione del piano di sviluppo siano state solamente un'esercitazione verbale, si deve aggiungere che, ad eccezione delle spese per il personale, si sono formati ovunque consistenti residui passivi, per cui gli stanziamenti si sono per lo più dimostrati formali e non sostanziali. Queste differenze che vedono aumentare le spese di funzionamento e diminuire quelle per investimenti soprattutto in quelle aree che più avrebbero qualificato l'azione regionale - quali quelle per le aree industriali, per la promozione degli strumenti urbanistici, per il risanamento delle acque sono una dimostrazione del fallimento della programmazione. Programmazione che era stata il vanto dell'attuale maggioranza e l'emblema e l'obiettivo del nuovo modo di governare.
L'ammontare del bilancio supera quest'anno i 2.000 miliardi. Lo sforzo dello Stato nel trasferire nuove risorse e competenze alle Regioni risulta quindi essere notevole. Cade, quindi, uno degli alibi tipici della polemica della sinistra nei confronti del governo centrale.
Questo anche se buona parte delle risorse trasferite risultano essere a destinazione vincolata, in buona parte per la gestione sanitaria, in parte però anche per il finanziamento di investimenti, si pensi, tanto per fare un esempio, ai fondi per l'agricoltura ed a quelli per gli investimenti. I vincoli di destinazione irrigidiscono la struttura del bilancio e quindi anche la possibilità, da parte della Regione, di finalizzare la propria spesa verso il raggiungimento di nuovi obiettivi. La Regione ha contribuito però, per parte sua, in questi anni ad irrigidire in parte anche le risorse non vincolate, basti pensare alle spese per il personale, per l'acquisto di beni e servizi, per il pagamento di annualità. In parte queste sono spese obbligate sulla cui utilità possono esistere notevoli dubbi quali, ad esempio, quelle per l'acquisto e la ristrutturazione di immobili, per l'acquisto di mobili ed attrezzature, per le pubblicazioni. Per gli immobili erano stanziati nell'attuale bilancio 19 miliardi di lire, per il 1980 si prevedono 5 miliardi, ma non si esclude un incremento dello stanziamento in relazione a nuove possibilità di acquisto e di ristrutturazione.
Non si nega certo la necessità della Regione di dotarsi di un patrimonio immobiliare in relazione alle esigenze dei propri uffici. Mi pare però che il fenomeno stia raggiungendo livelli preoccupanti di cattivo utilizzo del denaro pubblico soprattutto se si considera che i nuovi immobili porteranno in futuro ad incrementi delle spese di gestione e manutenzione certamente superiori in relazione a quelle che potrebbero essere le normali spese di affitto.
In ogni caso l'attività immobiliare sembra essere diventata una delle principali funzioni della Regione e questo va a scapito delle funzioni istituzionali. Come è stato giustamente rilevato durante le consultazioni delle categorie economiche, solo più 1/8 del bilancio è utilizzabile per i fini programmatici e quindi per la ragione d'essere della nostra istituzione; questo basso livello raggiunto, aggiungiamo noi, non è totale responsabilità dell'attuale maggioranza ma è responsabilità dell'ideologia politica che è alla base di questa stessa maggioranza nelle sue scelte attuali e passate.
Il bilancio sul quale discutiamo è un bilancio estremamente provvisorio e poco rispondente alle realtà. L'esperienza degli anni passati, e per tutti vale a titolo di esempio il 1979, ha visto un vero e proprio stravolgimento delle iniziali previsioni di spesa: infatti il bilancio risultante dalle previsioni finali è molto diverso da quello risultante dalle previsioni iniziali. Questo è stato in parte determinato dall'afflusso di nuove risorse statali a destinazione vincolata che hanno accresciuto il volume delle risorse a disposizione, in parte, e questo è molto grave, è stato determinato da variazioni apportate nel corso dell'anno alle previsioni di spesa derivanti da autonome decisioni della Giunta regionale.
Così per il 1979 gli stanziamenti per l'acquisto di immobili sono aumentate da 10 a 19 miliardi, mentre si sono ridotte da 3.500 a 1.000 quelle ben più qualificanti per la realizzazione delle aree industriali attrezzate. Si sono ridotti da 18.853 milioni a 16.022 milioni gli stanziamenti per la viabilità, da 22.907 milioni a 18.909 milioni quelli per le infrastrutture. Questo nonostante che le voci già comprendessero consistenti cifre reimpostate e quindi gli stanziamenti netti effettivi relativi a quel bilancio fossero più bassi rispetto a quelli indicati formalmente.
Questo senza considerare ancora il formarsi di ingenti residui passivi nei settori più qualificati delle attività di spesa della Regione che rendono alla fine il bilancio politico di questa gestione, effettivamente risultante dal consuntivo, estremamente diverso dalle stesse previsioni modificate da una serie continua di note di variazione.
Anche quest'anno il bilancio sul quale si sono svolte le consultazioni arriva in Consiglio accompagnato da una prima nota di variazione, il che dimostra non solo quanto detto fino ad ora, ma anche l'incapacità da parte della Giunta di organizzare a livelli decenti l'attività dell'Amministrazione regionale. Crediamo che con lo strumento delle note di variazione e con la legge di assestamento del bilancio si farà ricorso nel corso dell'anno a notevoli variazioni nella parte di spesa del bilancio.
Come sempre si sono sovrastimate le possibilità di spesa della Regione, ai fini propagandistici, tanto più importanti se si considerano le prossime scadenze elettorali. Di questa sovrastima è una chiara dimostrazione la voce di entrata riguardante i mutui a pareggio del bilancio, che ammonta a 187,5 miliardi, il massimo rispetto al nuovo indebitamento consentito.
Questo quando fino ad ora si sono stipulati mutui per soli 72,7 miliardi dei quali solo 50 utilizzati.
Sulla questione dei mutui desidero soffermarmi un attimo. Il tasso di interesse al 14% e la possibilità di contrarre mutui rimborsabili a 25 anni, sembrano ipotesi troppo ottimistiche che non tengono conto dell'attuale situazione congiunturale e dell'aumento dei tassi di interesse in atto in questi ultimi mesi che si protrarrà con ogni probabilità per tutto il 1980. Fino ad ora si sono contratti ed utilizzati mutui per 50 miliardi. Questi portano naturalmente ormai il loro ammortamento che è presente nelle voci di spesa. Ciò nonostante ingenti somme siano depositate presso la Tesoreria statale oppure presso Istituti bancari. Ci rendiamo conto che buona parte di queste somme si riferiscono a fondi con destinazione vincolata, ma pensiamo che in parte si riferiscono a fondi a piena disposizione della Regione. Su questo aspetto desidereremmo avere dei chiarimenti conoscendo l'entità delle somme depositate presso la Tesoreria statale, presso gli Istituti bancari, quale parte di queste somme è utilizzabile senza vincolo, ed infine quali siano i tassi di interesse applicati. Appare infatti illogico che tra le voci dell'entrata risultino ingenti entrate per interessi attivi (senza che nel bilancio venga fatta menzione dei tassi applicati su queste somme) mentre sulle voci di spesa compaiono gli oneri per l'indebitamento.
Infine il discorso sui residui passivi che sono una dimostrazione dell'inefficienza dell'attuale maggioranza. In una recente dichiarazione di stampa il Presidente Viglione ha affermato come questi in pratica siano scomparsi. Al contrario esistono, nonostante il tentativo di mascheramento attuato con la reiscrizione di fondi statali e con le leggi di slittamento operazioni conformi alla legge sulla contabilità regionale, ma che sono state scorrettamente utilizzate dall'attuale maggioranza per nascondere la propria inefficienza. L'anno scorso i residui ammontavano ufficialmente a 316,2 miliardi, però quando si ebbe a disposizione il consuntivo si scoprì che comprendendo i residui cancellati e quelli reimpostati, il loro ammontare superava i 630 miliardi.
Quest'anno, secondo delle nuove forme di contabilità, in assenza di tutti gli elementi che sono a disposizione della Giunta, sarà più difficile valutare le somme non spese per il sommarsi di cancellazioni e di reiscrizioni. A questo proposito dobbiamo giudicare come scorretto il comportamento della Giunta nel non fornire in merito sufficienti informazioni, in nome di quella politica di informazione e partecipazione richiamata dall'attuale maggioranza ad ogni momento.
Restando ai residui ufficiali dobbiamo rilevare come questi ammontino a 333,2 miliardi. Se a questi si aggiungono i fondi reimpostati o slittati (che devono a nostro giudizio essere considerati residui passivi a tutti gli effetti) si raggiungono i 583 miliardi, cifra questa superiore al totale netto a disposizione della Regione (depurato cioè delle reiscrizioni e del Fondo sanitario).
Il fatto più grave dei residui è che questi si concentrano là dove le spese sono più produttive, là dove le spese sono finalizzate al raggiungimento degli obiettivi programmatici, là dove esistono maggiori stanziamenti per la realizzazione di investimenti. Così nell'area di investimento relativa all'agricoltura i residui aumentano a 83,5 miliardi ai quali si devono aggiungere 67,9 miliardi, somme reimpostate per un totale di 151,4 miliardi, le nuove somme nette aumentano a 157,9 miliardi i residui eguagliano quasi gli stanziamenti. Nelle spese per l'agricoltura nel programma per l'ammodernamento delle aziende agricole si è proceduto a reimpostare quasi totalmente la somma iscritta nel 1979 comprensiva già di reinserimento dei precedenti anni.
Ingenti residui passivi si trovano anche per la zootecnia, per il potenziamento delle colture pregiate, per l'irrigazione e la bonifica, per l'assistenza ed il sostegno delle aziende.
Così nell'area di intervento n. 3 i residui ammontano a 127,9 miliardi ed i fondi reimpostati a 106,3 miliardi per un totale di 234 miliardi rispetto ad uno stanziamento netto di 113,7 miliardi: i soli residui ufficiali e palesi sono in questo settore superiori ai nuovi stanziamenti netti.
In questo settore alle fine del 1979 non si sarà spesa una lira per quanto riguarda i fondi provenienti dal piano decennale per l'edilizia.
L'impostazione burocratica data dalla Regione alla gestione di questi fondi, lo scollamento esistente tra la Regione ed i Comuni per lo più con maggioranza di colore affine a quello regionale, le difficoltà che ancora frappongono i Comuni, hanno portato a questo stato di blocco nonostante l'esteso fabbisogno di nuove abitazioni esistenti all'interno della Regione; fabbisogno che, occorre rilevarlo, è in gran parte aggravato dagli effetti della legge urbanistica regionale che ha portato ad un blocco totale delle nuove iniziative. Questo stato di immobilismo della spesa dei fondi per l'edilizia pubblica dipende anche, a nostro avviso, da carenze della Regione nella fase successiva all'utilizzazione dei fondi ed all'emanazione del piano di localizzazione. Ingenti residui continuano ad accumularsi in altri settori di particolare importanza quali il risanamento delle acque ed il pronto intervento. Anche se l'attuale Giunta tenta di mascherare la reale portata dei residui palesi ed occulti e quindi delle somme non utilizzate, un tentativo per stabilire l'entità totale delle somme non utilizzate può essere fatto. Ai 583 miliardi rappresentati dai residui passivi palesi e dalle reiscrizioni si aggiungano 175 miliardi rappresentati da economie di spese (cioè somme cancellate) accumulate al 31 dicembre 1978 e a circa 100 miliardi che si possono ipotizzare in via prudenziale quali economie del corrente esercizio e si ottiene così una cifra di 860 miliardi, ben superiore a quella del 1978, che sono un'ulteriore dimostrazione dell'incapacità di gestione di questa Amministrazione.
Per concludere dobbiamo giudicare negativamente questo bilancio che ci viene presentato ed il giudizio negativo si estende a tutta l'attività dell'attuale Giunta. Da questo bilancio, come già si rilevava all'inizio traspare un chiaro abbandono di ogni indirizzo programmatorio di attività a favore di una dispersione a pioggia di interventi. Ma ciò che più è grave a nostro avviso, è l'impostazione chiaramente elettoralistica risultante dall'esame delle spese in determinati settori, si pensi solo a questo proposito agli stanziamenti relativi al settore artigiano, che dopo essere stato a lungo ingiustamente dimenticato nella ripartizione delle risorse vede aumentare in modo cospicuo gli stanziamenti, forse per il consistente numero di artigiani esistente in Piemonte. Si pensi ancora agli stanziamenti per infrastrutture dove lo sforzo si è indirizzato nella concessione di contributi in conto interesse, per aumentare il volume degli investimenti, si dice nella relazione e, diciamo noi, per aumentare i benefici, ben sapendo che molto difficilmente i fondi potranno essere utilizzati per le strutturali difficoltà nel reperire il credito necessario da parte dei Comuni, difficoltà che certamente per il prossimo anno determineranno un'ulteriore irrigidimento di spesa in considerazione di una ben presumibile ulteriore stretta creditizia.
La gestione dell'attuale maggioranza ha cercato di far dimenticare la propria inefficienza, di far dimenticare le promesse mancate. Noi respingiamo questo tentativo come riteniamo lo respingano tutti i cittadini piemontesi e di fronte alle prospettive mancate rimangono le somme stanziate e non spese che sopra abbiamo elencato. Questo nostro giudizio che è estremamente critico e negativo, ha trovato riscontro nei verbali delle consultazioni, laddove, e questo è quanto ci preme segnalare, si sta andando al di là di un giudizio sulla gestione di questa maggioranza e si incomincia ad esprimere un giudizio sull'istituzione regionale, laddove si dice in primo luogo che, in considerazione dei tempi troppo stretti per la consultazione, di fatto la partecipazione richiamata dal nostro Statuto è diventata una pura formalità. Dall'altro canto è stato rimproverato a noi come istituzione coinvolgendo quindi anche l'opposizione, che la Regione Piemonte non ha saputo creare e gestire i propri spazi di competenza e ha consumato le sue lacrime in una pretestuosa e continua querelle tra una pretesa prevaricazione dello Stato e le sue funzioni.
Il voto negativo su questo bilancio è un voto contro questa maggioranza e questa Giunta. Peraltro il livello di incapacità dell'istituzione di raggiungere gli obiettivi per i quali l'istituzione stessa è nata ha trovato espressione palmare e chiara nella consultazione. E' un giudizio che va al di là della maggioranza, al di là del Governo e coinvolge tutte le istituzioni e in questo senso rende ancora più impegnata l'opera che l'opposizione andrà a fare in questi mesi per cercare di recuperare all'esterno credibilità, non per la maggioranza, ma per l'istituzione nel suo complesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Petrini. Ne ha facoltà.



PETRINI Luigi

Commentando il bilancio 1979, il cui iter consiliare fu alquanto diverso dati i tempi, si ebbe modo di osservare come per lo specifico settore delle opere pubbliche di interesse regionale la Regione Piemonte avesse accumulato residui passivi che mediamente si aggiravano sui tre quarti delle somme stanziate. Si osservò che dietro questa sostanziale paralisi dell'operatività regionale stavano molti fattori, in una Regione che aveva adottato un proprio piano di sviluppo: da un lato la difficoltà di tradurre le enunciazioni programmatiche in scelte concrete, dall'altro una carenza organizzativa nei confronti dell'apparato regionale, forse mai messo nella condizione di espletare sollecitamente le incombenze burocratiche.
Oggi ci troviamo di fronte all'ultimo bilancio di legislatura e obiettivamente, pur se talune cifre che indicavano una capacità di spesa zero sono diventate meno sconfortanti, siamo costretti a riprendere l'argomento. E lo facciamo mutando concetti e impostazioni e adattandoli alla situazione, partendo da un'interpellanza presentata al Governo nazionale da due senatori socialisti: così facendo si elimina il rischio di un'impostazione strumentale.
Le perplessità dei due parlamentari sono le nostre, talché applicando i quesiti alla nostra Regione potremmo domandarci se non siano eccessivi gli importi da noi depositati presso il sistema bancario al 31 dicembre 1978.
Da 636 miliardi a 588 miliardi di somme non spese non è davvero un gran progresso. Diciamo questo però sollecitando, anzi cercando di fare, come ricordava il collega Paganelli, qualcosa di concreto prima che il Governo come richiesto dagli autorevoli interroganti socialisti, assuma iniziative per evitare che lo stesso fenomeno si aggravi nel nostro Paese ed in particolare nella nostra Regione.
Perché questa premessa? 588 miliardi di somme non spese, oltre il 25 dell'intero bilancio, sono ancora troppi, sia perché la riduzione rispetto ai dati precedenti è ancora assai esigua, sia perché vediamo quotidianamente la capacità di spesa regionale esprimersi in prevalenza e vistosamente in settori poco produttivi, tipo quelli della rappresentanza delle consulenze, dell'informazione a scapito di quei comparti come l'agricoltura, le opere pubbliche, l'urbanistica, il territorio che meglio sono atti a qualificare la spesa stessa. La mia ottica particolare vuole fermarsi sul settore delle opere pubbliche, o meglio sul settore che concerne trasporti, urbanistica, territorio, tutela ambientale, lavori pubblici propriamente detti.
Sotto lo specifico aspetto della capacità di spesa della Regione vogliamo appunto sottolineare alcuni dati. Se per ciò che riguarda gli impegni sugli stanziamenti, e cioè il grado di attuazione dei programmi e dei progetti previsti nel bilancio, abbiamo una media percentuale dell'80 con punte negative del 53% sulla cartografia e del 69% per il risanamento delle acque, informazioni molto meno lusinghiere provengono dai pagamenti effettuati. Qui la punta è del 56% per i trasporti pubblici, ma contro una media del 34% dei nove comparti esaminati, trasporti, viabilità pianificazione territoriale, strumenti urbanistici, acquedotti sistemazione idrogeologica, risanamento delle acque, smaltimento dei rifiuti solidi e pronto intervento; ben quattro sono al di sotto del 32 tra stanziamenti e pagamenti, con punte bassissime del 18-19% per il risanamento delle acque, per lo smaltimento dei rifiuti solidi e stranamente, è anche su questa media il pronto intervento.
La conclusione sinteticamente espressa è una sola e porta ad accentuare il senso di insufficienza dell'apparato regionale nel suo funzionamento concreto e pratico, pur nella consapevolezza di molteplici fattori che sono all'origine degli impegni e dei pagamenti.
Il bilancio che andiamo ed esaminare è quello di fine legislatura.
L'ovvia osservazione di un nuovo impulso nella capacità della Regione Piemonte di utilizzare sollecitamente sul territorio le proprie risorse tiene conto della pausa elettorale di metà anno, ma al contempo è stimolo per vecchi e nuovi legislatori, alla ricerca degli inconvenienti del meccanismo e di un'applicazione più solerte, più attenta e responsabile del capitale umano costituito appunto dall'apparato regionale. Ciò vale sul piano generale ma, nella fattispecie, per ogni singolo settore che ora vedremo molto schematicamente.
Per la tutela ambientale è opportuno ribadire le critiche già avanzate negli anni passati, per quanto concerne il grado di realizzazione degli interventi previsti, i ritardi nella richiesta e nella concessione dei contributi e i residui passivi anche se molti di tali ritardi non paiono imputabili esclusivamente della Regione, ma anche agli Enti locali.
Il settore della sistemazione idrogeologica e del pronto intervento denotano ancora una contraddizione di fondo nell'esiguità degli stanziamenti previsti in bilancio per la sistemazione ragionata del territorio, rispetto alle ingenti somme che annualmente vengono spese per azioni di soccorso e ripristino in occasione di eventi calamitosi, i quali si verificano anche e sovente in mancanza degli interventi che ricordavo.
Pare quindi opportuno che la Regione, operando anche in anticipo sugli interventi che sono di competenza dello Stato, incrementi in modo considerevole gli stanziamenti per la sistemazione idrogeologica.
Per i trasporti e la viabilità i due fatti nuovi dell'approvazione del piano dei trasporti e della legge finanziaria danno modo di ritenere che superato il sistema del rifinanziamento delle leggi preesistenti, si riesca a migliorare l'attuale ridotta capacità di spesa e quindi a ridurre le quote di risorse non utilizzate nell'anno di competenza.
In dettaglio, poi, rispetto al 1979, occorre rilevare la riduzione delle risorse destinate agli investimenti in materiale rotabile e agli interventi complessivi sulla viabilità, mentre crescono le previsioni di spesa per i contributi dell'esercizio destinati al settore delle autolinee in concessione.
Per quest'ultimo settore, poi, a favore del quale vengono indirizzati la quasi totalità degli interventi della Regione nel settore dei trasporti credo che occorra riprendere alcuni temi circa l'importanza di valorizzare il ruolo delle imprese private concessionarie di autolinee, le quali erogano il servizio a costi chilometrici nettamente inferiori a quelli sopportati dalle aziende pubbliche. Ricordavamo ieri, nell'intervento sul piano dei trasporti, le 710 lire al chilometro della media delle aziende private contro le 1.625 lire al chilometro della media delle aziende pubbliche. Pure ieri si evidenziava l'importanza del settore del trasporto merci; a partire dal 1980 la Regione dovrà anche intervenire con proprie risorse finanziarie per la realizzazione di alcuni centri merci, primo fra tutti il centro doganale di Susa e il centro intermodale di Orbassano. Pare quindi opportuno insistere con l'argomento, con invito ad accentuare ulteriormente l'intervento in questo settore al fine di consentire la realizzazione, il più possibile completa, delle infrastrutture per il trattamento delle merci, contenendo al tempo stesso le quote di capitale da remunerare, in quanto gli oneri finanziari comporterebbero prezzi di utilizzo delle infrastrutture stesse troppo elevati per l'utenza.
Per l'urbanistica e l'assetto del territorio c'è da segnalare subito che destano particolare preoccupazione i notevoli ritardi, nell'avvio del servizio cartografico regionale e nell'erogazione di contributi ai Comuni per la predisposizione dei propri strumenti urbanistici, soprattutto a causa della lentezza delle procedure di cui si è dotata la Regione, che non sono in grado di rispettare i tempi imposti ai Comuni dalla legge regionale sulla tutela ed uso del suolo.
Identiche preoccupazioni si nutrono per quanto concerne la gestione di spesa relativa all'edilizia scolastica. La situazione infatti sta peggiorando pur in presenza di diffuse esigenze nei Comuni di interventi di questo tipo. Chiaramente le carenze negli uffici tecnici comunali, la lentezza delle procedure di spesa regionale non permettono di utilizzare le pur cospicue disponibilità.
Due dati, che invece paiono di segno positivo, rischiano di attenuare la loro validità. Occorre infatti dare atto alla Regione della tempestiva attribuzione dei fondi avuti dallo Stato per l'edilizia agevolata (legge 457): infatti gli 11 miliardi sono stati assegnati; e, più in generale per quanto riguarda il settore urbanistico e opere pubbliche, va riconosciuta la vitalità di tre settori di spesa, in modo particolare, quelli che prevedono contributi per gli strumenti urbanistici, per gli uffici tecnici comunali, anche consortili e per la predisposizione delle cartografie su cui fare i piani regolatori generali.
Ma esiste pur sempre un limite a valle del processo amministrativo.
L'operatività di tale spesa resta infatti largamente subordinata allo snellimento delle procedure, in mancanza del quale diventa pressoch inutile iscrivere le suddette somme in bilancio in quanto esse finiscono per rimanere inutilizzate.
Giova ancora ricordare un elemento di novità che si spera foriero di miglioramenti della capacità di spesa regionale.
Due recenti disegni di legge sulle aree industriali attrezzate e sul sistema autoportale nel Comprensorio di Torino introducono un nuovo sistema di spesa fondato su apposite "società di intervento", a capitale misto cioè pubblico e privato. In tal modo i beneficiari dei contributi per la realizzazione degli interventi previsti in tali leggi verranno ad essere non solamente i Comuni ma anche queste società. L'innovazione è sostanziale: il contributo regionale viene concesso anche a soggetti che si muovono in campo privato, con una capacità di spesa diversa e senz'altro stimolante per l'Ente pubblico di qualunque livello.
Ai temi puramente di bilancio non credo tuttavia possa sfuggire un aggancio al modo di formazione della volontà di spesa regionale, oggetto da parte nostra di seria critica e di interventi a livello istituzionale.
Mi riferisco ai riparti di spesa per infrastrutture importantissime opere igieniche, acquedotti, fognature. Per evitare che il problema venga sommerso da una prassi contro legge subita dai soggetti di programmazione (Comprensori) e di gestione (Comuni), e cada quindi nel dimenticatoio vorrei riprendere alcune osservazioni, anche in assenza dell'Assessore interessato, che non mi è stato sinora possibile esprimere e che introducono seri dubbi sulla correttezza dell'impostazione di assegnazione delle risorse regionali.
Poco tempo fa, infatti, abbiamo presentato, come Gruppo democristiano un'interpellanza sui metodi adottati dall'Assessorato all'urbanistica per la ripartizione dei fondi regionali per opere igieniche, che offre l'opportunità di una più accurata riflessione sulle motivazioni che sono state all'origine di quell'iniziativa, motivazioni che per la loro evidenza portano a conclusioni assai poco lusinghiere sull'operato dell'esecutivo in questo particolare frangente.
Dico subito che se sono rimasto sconcertato dalle circolari di Astengo (la n. 979 del 9 agosto 1979 per le sedi municipali e la n. 928 del 27 luglio 1979 per opere igieniche), lo sono ancora di più dalla risposta all'interpellanza a suo tempo pronunciata in quest'aula.
Infatti, nonostante ciò che abbiamo scritto, la questione rimane da "romanzo giallo regionale" in quanto tutte le circolari che interpretano leggi regionali, e questa addirittura modifica una legge regionale, trovano pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, mentre per queste due circolari non risulta, a tutt'oggi, dallo scorso mese di luglio alcuna pubblicazione. Colgo poi nella risposta dell'Assessore Astengo, nel punto in cui egli desidera far presente che non si tratta di circolari, ma di lettere, l'espressione di un modo di intendere la certezza del diritto addirittura allarmante. Ebbene, lettere, non circolari. Nessun dubbio che siano difformi in più punti, e anticipo ciò che illustrerò più avanti dalla legge regionale 28. Allora vuol dire che le modifiche alle leggi non hanno più nemmeno "i fasti" della circolare, e quindi del Bollettino Ufficiale della Regione, ma possono passare tranquillamente, alla chetichella, se è possibile, senza che nessuno se ne accorga.
Se le circolari non mi trovavano d'accordo, ma imponevano pur sempre un'assunzione di responsabilità da parte di chi le emanava, contesto energicamente che simili operazioni possano avvenire per lettera.
La singolarità della procedura tuttavia non è che lo specchio di serie perplessità in ordine alla sostanza. Innanzitutto le circolari sono contrastanti con la legge 28: in particolare con l'articolo 5 che recita: "La Giunta regionale, in occasione della presentazione del bilancio preventivo, sottopone ogni anno al Consiglio per l'approvazione i criteri generali per la formazione dei programmi di intervento in materia di opere pubbliche".
Qui i criteri vengono dettati dall'Assessore.
L'articolo 4 afferma che "entro il 31 gennaio" di ciascun anno deve essere presentata la domanda di contributo al Presidente della Giunta regionale, mentre la circolare fissa il 15 ottobre per l'inoltro delle domande e chiede che le stesse siano formulate con una prospettiva biennale.
Il problema non è solo di date o di spostamento di scadenze: al di là della mancata ottemperanza alla legge, c'è veramente il problema concreto.
Spostando i termini si viene a porre sullo stesso piano il Comune, che puntualmente osserva la legge, rispetto a quello che otto mesi dopo, senza nulla aver fatto in precedenza, è particolarmente vigile ed attento in un periodo (quello feriale), sempre assai prolifero di circolari, bandi "lettere".
In tempi di inflazione al 20% annuo pensiamo che cosa sono otto mesi (che sono pur sempre di ritardo regionale) nell'economia di un Comune che vuole impostare correttamente, secondo legge, la propria politica infrastrutturale.
La circolare 928 delle opere igieniche, oltre alla consueta identificazione di criteri assessorili e non consiliari, introduce un elemento che, se non esaminato e discusso a fondo, rischia di trasformarsi in un pericoloso strumento di discriminazione. Nella scala di priorità infatti si parla di programma poliennale di attuazione con riferimento alla legge 56. Ma chi lo dice che il programma poliennale di attuazione deve essere un criterio esclusivo, prevalente per l'assegnazione dei contributi? Se un Comune ha urgente necessità di un acquedotto o di una fognatura e non ha il programma poliennale di attuazione, non lo si finanzia? L'aspetto organizzativo infine ha il suo posto di rilievo. Sono stati infatti affidati ai Presidenti dei Comprensori (e non ai Comitati comprensoriali) compiti organizzativi gravosi in relazione alle note carenze di personale, senza però dar loro nessuna capacità decisionale in quanto il compito degli organismi periferici non è stato quello di operare sulla scorta di dotazioni finanziarie prestabilite, come avviene per le strade, bensì di portare un elenco di priorità sul quale interverrà l'Assessorato o l'Assessore a discrezione.
Se sul piano della critica abbiamo dunque dei rilievi piuttosto evidenti da far emergere, non di meno ci sentiamo di far proposte in positivo al fine di far sì che l'intera materia delle opere pubbliche venga affrontata meno disordinatamente nella Regione Piemonte.
Noi siamo infatti convinti che l'intero problema delle infrastrutture finanziate dalla Regione, compresi gli acquedotti, le fognature, gli edifici municipali che fanno capo all'Assessorato all'urbanistica, gli interventi per le opere idrauliche di competenza regionale che fanno capo all'Assessorato all'ambiente, debba essere affrontato a livello di un unico Assessorato. Che senso ha, infatti, che esista un Assessorato ai lavori pubblici che si occupa di tutte le opere pubbliche tranne quelle citate? Che senso ha che i tecnici e le strutture siano collocati nell'Assessorato dei lavori pubblici, quando sono altri Assessorati che decidono ed erogano i fondi? Senza contare che, avendo un unico Assessorato in materia, si raggiungerebbe il non disprezzabile risultato di unicità di comportamento di più rapida decisione ed erogazione dei fondi, di un più efficace controllo sulle necessità degli Enti locali e sulle opere in corso soprattutto di una più organica politica in una materia così delicata.
C'eravamo già posti il problema dell'accelerazione delle procedure per l'esecuzione di opere pubbliche e il 25 maggio 1978, più di un anno fa abbiamo votato all'unanimità in Consiglio regionale un ordine del giorno che invitava la Giunta ad adeguare entro luglio la legislazione regionale a quanto previsto dalla legge statale n. 1 del 1978 relativa alla semplificazione delle procedure nelle opere pubbliche cogliendo l'occasione per procedere ad una verifica più generale delle procedure.
Pare evidente che la strada dettata dal Consiglio regionale era quella di proposte di legge, non certo quella di circolari. Gli interpellanti a suo tempo avevano anche richiesto la revoca delle circolari in questione.
Mi pare che la risposta dell'Assessore sia consistita nel convocare il 6 novembre scorso, prima ancora della risposta in aula, e poi ancora successivamente, i Presidenti dei Comprensori per definire gli ulteriori particolari conseguenti alle disposizioni da lui emanate, contenute nelle due circolari.
Ho la sensazione che andando avanti così si finisca di dare la sensazione vera di quale considerazione certi Assessori hanno per il Consiglio o per una parte consistente di esso. Né mi sembra che vi sia alcun segnale positivo in ordine alla proposta di affrontare l'intero problema delle opere pubbliche regionali a livello di un unico Assessorato ribadendo ancora che in questo modo si giungerebbe alla razionalità e rapidità di decisioni anche a livello periferico, essendo gli uffici del Genio Civile sotto il controllo diretto dell'Assessorato ai lavori pubblici.
Per evitare che la questione sollevata finisca per rivelarsi improduttiva per la manifesta intenzione di un interlocutore di non stare a sentire (non sente neanche oggi che discutiamo il bilancio), vorrei fare due proposte. I Gruppi rappresentati in Consiglio si pronunciano nella Commissione competente sul problema, chiarendo così le rispettive posizioni politiche. Si rediga una mozione che impegni la Giunta regionale al rispetto, di qui in avanti, delle norme di legge in materia di opere pubbliche fissando termini ragionevolmente ravvicinati per l'emanazione di norme regionali in materia di accelerazione delle procedure e demandando alla competente Commissione consiliare, con l'impegno di portare le conclusioni in Consiglio, il compito di operare nel merito della fissazione di criteri e priorità cui attenersi sin dal prossimo anno, cioè dal 1980.
Non che l'intera vicenda ci abbia lasciati soddisfatti, per le implicazioni non solo di contenuto ma anche di carattere politico, soprattutto per la sensazione di una certa sufficienza con cui i nostri rilievi sono stati accolti. Non è retorica ripetere che l'argomento non è di secondaria importanza e che da un lato ci sono richieste degli Enti locali insoddisfatte e dall'altra una non corretta assegnazione delle risorse regionali.
Non credo che la comunità piemontese possa apprezzare il fatto che i primi a non tenere in soverchio conto la legislazione regionale sono proprio coloro che, come partito politico responsabile anche allora a livello di esecutivo, ne sono stati gli artefici.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche dall'esame del settore delle opere pubbliche così convenzionalmente definito vengono seri motivi di perplessità e di diniego sul bilancio regionale dell''80. Un diniego non preconcetto, come è provato dai suggerimenti, dalle proposte in positivo che sempre accompagnano ogni nostro rilievo critico, ma un diniego che ha la sua ragion d'essere nelle carenze del testo di bilancio, ora dovute ad oggettive insufficienze come il problema generale dei residui passivi, ora a cattiva volontà di mettere in atto una programmazione e la gestione della spesa regionale, vedi il caso degli acquedotti e delle fognature, che rispetti le regole che noi stessi ci siamo dati in quest'aula.
Mi auguro che la scadenza elettorale non sia richiamo e spinta a generalizzate e non credibili ricerche di consenso mediante un uso distorto delle risorse regionali, in questo richiamando un esempio di comportamento che la prima legislatura regionale ha senz'altro saputo dare, non solo nel campo delle infrastrutture pubbliche. La comunità regionale credo sappia adottare, in ciò mostrando capacità di sintesi, un metro di giudizio che guardi ad un consuntivo di bilancio pluriennale.
Per questo il nostro atteggiamento odierno, e quello su molti atti regionali che l'hanno preceduto, vanno nel senso di fare chiarezza soprattutto sulle cose che, in casa della Regione Piemonte, funzionano o non funzionano. Dicendolo senza polemica, ma con cifre ed argomenti alla mano, ritengo che il Gruppo democristiano renda un servizio alla comunità regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il bilancio che stiamo esaminando, alla vigilia natalizia, è il bilancio di chiusura della seconda legislatura regionale - lo hanno già ricordato alcuni Consiglieri in una sorta di Te Deum laico cantato in quest'aula fredda e da disco volante - e per la continuità d'azione che ha caratterizzato tutta l'attività di questa Amministrazione, si inserisce anch'esso in quella politica di programmazione che, iniziata nel 1975, ha raccolto successi e consensi dalla comunità piemontese che ha partecipato, nelle sue diverse espressioni istituzionali, alla sua impostazione e alla sua realizzazione in questi anni che definiamo interessanti e densi di problematiche economiche e sociali.
Certamente - lo sappiamo tutti - le condizioni finanziarie in cui la Regione è costretta ad operare, non sono le più favorevoli all'attuazione di una politica di programmazione, sia per quanto riguarda la limitatezza delle risorse che per il carattere vincolativo che caratterizza oltre due terzi delle risorse medesime.
E' pur vero che le risorse a disposizione della Regione aumentano di anno in anno; per esempio, nel 1980 si incrementeranno del 15% circa rispetto all'anno in corso, ma in periodi di inflazione selvaggia come qualcuno ha ricordato e di costo del denaro inesorabilmente crescente questo incremento delle risorse non può obiettivamente tradursi in un corrispondente aumento degli interventi.
D'altra parte, il carattere vincolativo di gran parte di queste risorse limita fortemente, come più volte abbiamo sottolineato, l'autonomia operativa della Regione, che è la condizione prima ed insostituibile per una politica di scelte programmate e proiettate nel medio e nel lungo periodo. Voglio dire che le risorse a destinazione vincolata tolgono alla Regione quel potere discrezionale, anzi, quel potere autonomo e diretto di procedere a quelle scelte che l'attuazione di una politica di programmazione richiederebbe. Valga, per tutte, la considerazione sul fondo sanitario che, se non ho letto male, tocca i 1300 miliardi e la cui gestione, così com'è stato obbligatorio fare, si sottrae per certi versi a qualsiasi possibilità di scelta programmatoria. Le cose in questo settore muteranno con il prossimo esercizio, perché attraverso l'azione delle U.L.S., si darà vita ad un processo democratico di scelte di spesa e di controllo della sua produttività.
L'incertezza delle risorse che lo Stato deve assegnare alle Regioni deriva anche dalla mancata approvazione della legge finanziaria, dalla mancanza di un quadro di riferimento costituito dalla programmazione nazionale e dalla mancata approvazione delle leggi di riforma delle autonomie e della finanza locale: anche questi sono elementi concreti che ostacolano realmente una politica di programmazione.
In questo contesto è più che evidente che i residui passivi continuino a permanere nel bilancio della Regione e il solo fatto che essi ammontino a 333 miliardi costituisce un merito preciso di questa Amministrazione se è vero, come è vero, che una delle principali fonti dei residui passivi sono i residui attivi che ammontano a 484 miliardi, di cui però 354 circa, pari al 73%, sono rappresentati da somme che la Regione deve ricevere dallo Stato e sono somme costituite, quasi tutte, da assegnazioni a destinazione vincolata.
Per questa ragione tali somme non solo rappresentano limiti all'autonomia operativa della Regione, ma sono anche una sorta di freno e di rallentamento della spesa regionale.
Il bilancio di previsione per il 1980 raggiunge la dimensione complessiva di 2.050 miliardi sulla base di previsione di entrate che sono stimabili, alla data di oggi, e ciò potrebbe anche voler dire presumibilmente che questo bilancio è destinato ad aumentare ancora nei corso degli ultimi giorni che ci separano dalla fine dell'anno, visti i ritardi con i quali da parte del governo centrale vengono effettuati e comunicati i riparti di entrate a favore delle Regioni.
E' l'ultimo bilancio della seconda legislatura regionale e può, per questa ragione, prestarsi ad alcune considerazioni di carattere più generale, quasi una sorta di esame a consuntivo, che, tra l'altro, qualcuno ha tentato di fare, di quanto la Regione è riuscita a fare nel quinquennio dal 1975 ad oggi. In effetti ad una domanda bisognerà pur rispondere, si deve rispondere, e cioè se la Regione è stata in grado di svolgere meglio i propri compiti, se il ruolo della Regione sia cresciuto, se il suo peso politico sia aumentato.
A queste domande è possibile dare una risposta positiva: avviandosi al 1980 la Regione Piemonte, ma in generale tutto il sistema delle Regioni italiane, copre indubbiamente spazi operativi e politici decisamente superiori a quelli che era possibile individuare cinque anni fa.
Questa mattina l'Assessore Simonelli ha dato cento e cento risposte ad altrettante domande poste dai colleghi.
Non solo, sono notevolmente aumentate le dimensioni del bilancio, che oggi ammonta a 2.050 miliardi. Sono aumentate le competenze attraverso il processo di redistribuzione alla periferia delle sostanze, realizzato con la legge 382 e il D.P.R. 616. E' aumentata la capacità della Regione di organizzarsi per fronteggiare questo aumento di poteri, questo aumento di competenze. La Regione Piemonte che, prima fra tutte, si è data il piano di sviluppo fin dal 1977, ha operato perciò in questi anni all'interno di binari che, per quanto elastici e continuamente modificabili, sono sempre quelli dell'impostazione programmatoria della propria attività.
In effetti abbiamo potuto registrare in questi anni la rispondenza degli orientamenti concreti di attività della Regione ai criteri di programmazione, anche se naturalmente su questo terreno non erano e non sono da attendersi nemmeno per il prossimo futuro risultati miracolosi. Non siamo in grado di fare i miracoli. E' stata però tracciata una strada ben precisa, un canale direzionale dal quale, al di là dei risultati delle prossime elezioni e delle formule politiche che scaturiranno e che saranno chiamate a reggere questa Regione, da questo canale non sarà possibile discostarsi.
La programmazione, cioè, non è più soltanto un'esigenza o un'aspirazione, ma è diventata una realtà e la Regione Piemonte si è data a questo proposito delle strutture capaci, idonee, valide a reggere questo processo di programmazione. Basta pensare ai lavori di elaborazione, di studio, di proposizione che è stato compiuto non soltanto per i documenti di piano, ma via via per gli altri documenti che arricchiscono e completano il quadro della programmazione regionale. Basta fare queste considerazioni per renderci conto che le stesse strutture regionali si stanno ormai sostanzialmente modificando per rispondere a queste esigenze di tipo programmatorio.
Si sono realizzati su questo terreno risultati importanti significativi. Non a caso la Regione Piemonte è la prima a realizzare interventi, anche in attuazione di leggi dello Stato. Esemplari sono i casi a questo proposito dell'edilizia residenziale e dell'edilizia scolastica nei quali la Regione Piemonte, in qualche caso, è stata la sola a fare i piani di riparto ed a consentire la distribuzione dei fondi e l'appalto delle opere.
Non a caso la Regione ha coperto, o sta coprendo, con piani di settore gran parte delle sue attività e delle sue competenze istituzionali. Basti pensare ai piani per l'assetto idrogeologico e forestale, ai piani per il risanamento dell'ambiente, al piano regionale dei trasporti, per avere un'idea della vastità degli interventi programmati.
L'area delle risorse utilizzate al di fuori di progetti e programmi tende a ridursi sempre più e questo dimostra il prevalere di scelte di programma sull'ordinaria gestione.
Naturalmente il discorso sarebbe monco se ci si limitasse ad esaminare i problemi visti dall'Ente Regione e non si affrontasse invece la complessa realtà dei rapporti tra Regione e comunità locali, anche perché il bilancio della Regione è in grandissima parte un bilancio di trasferimento, che prevede cioè di trasferire le risorse ad altri Enti che sono quelli che le utilizzano direttamente.
Il rapporto Regione - Enti locali e il rapporto Regione - Comprensori ha conosciuto in questi cinque anni dei punti di svolta estremamente significativi.
I Comprensori che erano stati individuati come momento istituzionale sul finire della prima legislatura, sono diventati una realtà operante nella seconda e questa realtà ha dimostrato e sta dimostrando, in questi giorni, di operare effettivamente, cioè di essere vitale, di avere un ruolo e di saperlo svolgere.
Si stanno concludendo in tutti i Comprensori del Piemonte i piani socio economici e i piani territoriali; la sfida che era stata lanciata, di dar vita ad un arricchimento e ad una verifica della programmazione attraverso l'elaborazione comprensoriale, è una sfida che stiamo vincendo. I Comprensori si stanno rivelando all'altezza del compito che è stato loro attribuito; i primi documenti che stanno arrivando sono documenti validi documenti ampi, documenti che consentono di far fare alla programmazione un significativo passo in avanti.
Attraverso i piani comprensoriali sarà quindi possibile un'ulteriore revisione-aggiornamento del piano regionale di sviluppo che consentirà quindi la traduzione anche in termini finanziari per il prossimo quinquennio di tutte le modifiche, le novità, gli arricchimenti predisposti attraverso i piani comprensoriali. Naturalmente una parte di questi risultati sarà già possibile vederli nel corso dei prossimi mesi; la Giunta ha manifestato l'intenzione di dibattere in un apposito convegno, o in un'apposita sessione del Consiglio regionale, i documenti della programmazione e della pianificazione comprensoriale e questo potrà avvenire nei prossimi mesi, cioè prima ancora della chiusura della legislatura in modo tale che possa avere anche ripercussioni su un'eventuale legge di variazione del bilancio 1980; consentendo perciò di realizzare dei risultati già a breve termine. L'esperienza dei Comprensori piemontesi resta quindi valida ed offre un elemento importante di meditazione alle forze politiche e agli addetti ai lavori che a livello nazionale si stanno adoperando per mettere a punto, all'interno della nuova legge sulle autonomie, il ruolo dell'Ente intermedio. Ruolo che, al di là del nome che l'Ente intermedio dovrà assumere, certamente non potrà essere molto dissimile da quello che l'esperienza dei nuovi istituti ha mostrato nel Piemonte.
Per queste rapide considerazioni diventa chiara la posizione di sostegno del mio Gruppo a favore di questo documento previsionale. Potrei articolare più dettagliatamente il consenso del Gruppo socialista attraverso una precisa analisi della politica della spesa e delle sue significative dislocazioni nelle cinque aree di intervento del piano.
Potrei appunto sottolineare l'eloquenza e la significatività di alcune somme iscritte a bilancio. Non l'ho fatto poiché sono certo che ognuno di voi lo ha fatto leggendo il documento che abbiamo ricevuto.
Al mio Gruppo interessa osservare che siamo in presenza di una serie di interventi organicamente collegati e coordinati in un unico disegno programmatorio che coinvolge tutta la realtà socio-economica della nostra Regione. Per questa ragione sosteniamo il documento di previsione 1980.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Franzi. Ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Signor Presidente, in occasione delle consultazioni più volte abbiamo sentito ripetere che trattasi dell'ultimo bilancio di previsione della seconda legislatura. Sarebbe stato opportuno poter disporre di una puntuale ed approfondita analisi sui raccordi con le linee della programmazione e più in particolare, come la Regione è stata in grado di dare pratica attuazione al piano di sviluppo regionale.
E' appena il caso di dire che queste osservazioni le facciamo nostre anche se siamo in un momento di previsione anziché di consuntivo. Questa nostra adesione è giustificata dalla semplice motivazione che allorquando si predispone il programma della spesa, questa, affinché sia veramente comprensiva e produttiva, deve potersi raccordare ad iniziative già avviate e dimostratesi positive. La verifica sullo stato di attuazione del piano di sviluppo si rende perciò indispensabile per giustificare la validità degli impegni assunti, del tipo di amministrazione, la validità del tipo di gestione politica e quindi, nel complesso, la validità della programmazione annuale e pluriennale collegata alla spesa.
Questa verifica gli Enti consultati non sono stati in grado di effettuare per mancanza di una specifica informativa da parte dell'esecutivo. E' così venuta meno quella condizione qualificante della partecipazione e del confronto e non è infatti sufficiente arroccarsi sul piedistallo del potere per acquisire la certezza del giusto.
Il bilancio non è soltanto un documento di politica amministrativa, ma è anche documento capace di rispondere alle attese della società regionale da predisporre ed attuare tenendo conto dei suggerimenti che emergono dalla base, dalle forze sociali, imprenditoriali ed istituzionali.
Ebbene, anche in mancanza di una più ampia documentazione capace di far capire il bilancio, si sono avute indicazioni di grande importanza, il che dimostra la vitalità, la genuina volontà di partecipare al governo della Regione da parte delle strutture che operano e lavorano in Piemonte.
Quasi tutti i consultati hanno fatto proposte costruttive, senza polemiche ed astiosità, anche se in rappresentanza di forze, chiamiamole anche politiche, diverse da quelle della Giunta. Questo dimostra la serietà della nostra società regionale, responsabilizzata soltanto a proporre suggerire soluzioni per migliorare lo sviluppo della Regione.
Mai come in quest'ultima tornata di consultazioni peraltro abbiamo verificato tanta responsabilità ed impegno per proporre soluzioni capaci di concorrere al superamento delle attuali difficoltà economiche e sociali.
Non a caso la Federazione degli industriali, nel commentare l'analisi dei dati di bilancio, esprime la preoccupazione che su un totale di spesa autonoma prevedibile del bilancio 1980 di 250 miliardi emerge che molto probabilmente soltanto 100 miliardi saranno spesi, mentre i restanti 150 miliardi, qualora non si correggano scelte ed indirizzi, saranno destinati a tradursi in residui passivi o in economie di spesa. Questo è quanto riportato testualmente nella memoria dell'Unione Industriale.
Sempre nel corso delle consultazioni abbiamo ascoltato le richieste quasi generali, di un maggiore collegamento fra la Regione e gli Enti locali, fra la Regione e le strutture professionali e produttive al fine di poter meglio raccordare il momento politico della programmazione con quello della sua realizzazione sul piano operativo.
Queste osservazioni, richiamate seppure in modo molto schematico, si ricollegano al discorso, vecchio peraltro, ma che l'Assessore considera ormai largamente noto e dibattuto dei residui passivi.
Ritornare su questo tema può apparire quanto meno ozioso. Tuttavia una breve considerazione è doverosa a commento di quanto viene precisato, che l'entità dei residui contenuti nel bilancio 1978, poco più di 330 miliardi è prova della consolidata capacità di spesa della Regione. Dalla comparazione dei dati riportati nel quadro generale dello stato di previsione della spesa (pag. 22 della relazione) pare che tale dichiarazione sia alquanto semplicistica, perché a fronte di previsione 1979 di 2.260 miliardi i residui figurano per 316 miliardi, pari al 14 mentre per il 1980 su una spesa di 2.100 miliardi figurano residui per 333 miliardi, pari al 16,55%. Se la tematica deve avere una logica, si deve escludere che l'entità dei residui passivi tenda a diminuire anziché ad aumentare, il che contraddice l'asserita consolidata capacità di spesa della Regione.
Se poi si dovesse calare più in profondità l'analisi sui residui passivi, stralciando le spese sanitarie da tutti i consultati considerate alla stregua di una partita di giro, si rileva che l'entità delle percentuali sui residui passivi nel 1980 rispetto al 1978 sono destinate ad aumentare dal 18,20% al 40%.
Queste percentuali sono state calcolate scorporando tutte le voci di spesa ed i residui passivi riguardanti l'esercizio sanitario. Se poi si dovessero stralciare i 256 miliardi circa per fondi reimpostati, i 236 miliardi (slittati per 19 miliardi) ed ugualmente stralciati, il rapporto fra competenze e residui passivi sarebbe ancora più negativo.
Queste considerazioni vogliono dimostrare non soltanto che la capacità di spesa della Giunta non risponde alle dichiarazioni di consolidata capacità, com'è scritto nella relazione di bilancio, ma che non si pu accettare tutta la serie di addebiti mossi in sede di relazione al Governo ed al Parlamento. Sono addebiti che acquistano carattere di copertura, così come si faceva da bambini, quando per giustificare se stessi, si addebitava ad altri le proprie colpe. Essendo ormai tutti maggiorenni, sarebbe stato più simpatico leggere che anche la Regione ha quanto meno una parte di responsabilità.
Non sono certamente io a disconoscere che sia a livello parlamentare che a livello di governo le cose non sempre vanno bene e che troppi politici di "serie A" non hanno ancora compiutamente compreso il significato della Regione. Tuttavia essere obiettivi serve ad avvalorare il sistema politico-amministrativo della Regione.
L'obiettività infatti non è da considerare debolezza, ma virtù degli uomini forti e tutti noi sappiamo quanto il Presidente Viglione e gli Assessori siano uomini forti.
Farò ancora alcune considerazioni sull'area che riguarda l'agricoltura non foss'altro che per rendermi interprete delle osservazioni formulate dalle organizzazioni professionali agricole e per raccomandare di compiere il massimo sforzo per sostenere l'impegno dei produttori che sono stati in grado di migliorare la produttività anche in condizioni di estrema difficoltà.
Nella relazione al bilancio si legge che il programma pluriennale riconferma ed amplia gli indirizzi della prima stesura della programmazione stessa. Nulla da eccepire su questa dichiarazione per la semplice ragione che noi della minoranza non abbiamo alcuna possibilità di poter provare il contrario. Non poniamo in dubbio che l'attuazione del programma sia puntuale e precisa, che l'applicazione delle leggi agricole sia tempestiva e sollecita, tuttavia dalla realtà, almeno così come è da noi conosciuta nei continui contatti con i produttori agricoli, un grosso dubbio emerge.
Le lamentele che ogni giorno ascoltiamo paiono contraddire la sicurezza che viene espressa dalla Giunta. Ma, al di là di tutto, resta il fatto che oggi non siamo in condizione di poter esprimere una qualsiasi valutazione.
A tale riguardo gradirei sapere perché nello stilare il documento sulle prime indicazioni per una ripartizione territoriale della spesa 1979 e previsione 1980/1981 non si è ritenuto di allegare al bilancio un documento esplicativo della spesa, delle previsioni e dei risultati che si possono conseguire.
Ieri o l'altro ieri è stata consegnata da parte dell'Assessore una ponderosa documentazione, sette documenti, 120 pagine di dati e di numeri e oggi la relazione sulla situazione socio-economica regionale aggiornata al 1979. Con questa tardiva informazione non è stato possibile analizzare convenientemente i dati perché i numeri, per una giusta interpretazione e valutazione, debbono essere attentamente interpretati ed interpolati. Non si può - mi spiace doverlo dire - accettare per buono tutto quanto è scritto in questa documentazione.
Apprezziamo perciò quanto è scritto circa l'esigenza di uno scadenzario più frequente ed apprezziamo anche che per l'agricoltura si stiano impostando sul calcolatore dati relativi alla spesa, così da poter fornire delle comunicazioni e dei dati trimestrali. Auguriamoci che questa promessa sia mantenuta, perché di promesse ne abbiamo già avute tante negli anni passati.
Il documento sopra richiamato, almeno per il settore agricolo, non serve molto perché i dati indicati nella relazione sono riferiti al 1978 quando oggi si discute sul bilancio 1980. Riguardano poi la sintesi finale di due sole voci: strutture cooperative e miglioramenti fondiari e non tutti i programmi su cui si articola il bilancio. Una corretta informazione dovrebbe invece contenere il numero delle domande presentate, quelle definite, quelle in istruttoria, le spese erogate, ecc.
Concordo con il collega Rossi quando dice che il bilancio non si deve leggere soltanto in termini di cifre, ma considerando quale impatto esso realizza nei confronti della società. L'aspetto di fondo sta proprio in questo: vedere se la spesa, così come è realizzata, promuove iniziative nuove, realizza risultati diversi e modifica situazioni di appesantimento allo sviluppo economico e sociale.
Quali benefici si è potuto conseguire, come ha migliorato l'agricoltura piemontese, quali aree territoriali sono state privilegiate? Mancano queste indicazioni, per cui sulla programmazione del 1980 il giudizio non può che essere di attesa, non dico negativo totalmente, perch il tutto si traduce in una semplice analisi didascalica, senza indicazioni di dati capaci di quantificare non soltanto la spesa, ma anche gli obiettivi finali che si intende conseguire.
Non è sufficiente dire che si intende lavorare su sette direttrici l'ammodernamento delle aziende, la zootecnia, il potenziamento delle culture pregiate, ecc., quanto è necessario indicare quello che si potrà realizzare. Per poter correttamente programmare gli interventi è necessario disporre di precisi riferimenti sull'attività pregressa. Ma è proprio per l'esistenza di questo vuoto che non è possibile fare adeguate previsioni.
Forse è anche questo uno dei motivi per cui i capitoli di spesa restano in parte inutilizzati trasformandosi in residui passivi o in economia come abbiamo più volte avuto modo di constatare con i bilanci degli anni passati.
E' inutile parlare di programmazione a medio e lungo termine quando non si è in grado di poter programmare la spesa di un solo esercizio. Non è giustificazione attendibile poi criticare il Parlamento e il Governo che non ha una linea operativa programmata, quando nella dimensione molto più ristretta della Regione non si è capaci di prevedere, almeno a grandi linee, quello che si potrà realizzare. Programmare in agricoltura è estremamente difficile a causa di tanti fattori esterni che condizionano le scelte. Tuttavia all'inizio di un anno l'amministratore deve essere in grado di quantificare non solo la dimensione ma anche la quantità dell'attività del suo settore.
Non ha alcuna importanza scrivere che per l'ammodernamento aziendale si spenderanno 17 miliardi se non si dice quante potranno essere le aziende che ne beneficeranno, le aree ove si svilupperà il programma del settore.
E' stato citato questo programma soltanto a titolo esemplificativo, ma eguale considerazione si potrebbe fare per gli altri programmi. Tutti i settori quindi presentano una grave carenza di informazione soprattutto sul breve termine dell'esercizio che riguarda il 1980.
Per quanto riguarda specificamente alcuni capitoli: l'ammodernamento delle aziende, l'irrigazione, il credito agrario, si possono fare le seguenti considerazioni: ammodernamento delle aziende, a parte la genericità delle indicazioni riportate sul libro verde che ci è stato consegnato la scorsa settimana, il documento a cui ci siamo rifatti per queste considerazioni comuni a tutti i programmi, dobbiamo rimarcare l'errore giuridico allorquando si scrive che "il metodo per il piano di sviluppo aziendale e la tenuta della contabilità aziendale sono stati generalizzati dalla legge regionale 63/1978, anche per consentire un maggior rimborso da parte della CEE".
Se la Giunta è veramente convinta di poter ottenere un rimborso di spese per aver generalizzato il piano di sviluppo aziendale e la contabilità, dimostra di non aver compreso quanto il Commissario di Governo ha scritto con la lettera del 16 gennaio 1979, oppure di volerne volutamente ignorare l'esistenza per mascherare, di fronte alla comunità agricola piemontese, la non corretta applicazione delle direttive comunitarie. Infatti la Comunità scrive testualmente: "Sotto il profilo della sua compatibilità con le direttive 159/72 e 268/75 e tenuto conto degli obiettivi delle direttive predette, la Commissione conclude che non è possibile constatare la compatibilità della legge con le direttive predette".
E' bene anche ricordare che l'articolo 20 della direttiva 159/72 precisa che gli Stati membri possono beneficiare dell'intervento comunitario soltanto se le disposizioni abbiano ottenuto parere favorevole.
Parere che non è stato ottenuto.
Non è oggi l'occasione per fare una verifica più approfondita, tuttavia l'inciso sopra indicato di un maggior rimborso da parte della CEE è quanto meno semplicistico. E ciò anche perché la Giunta, in risposta ad una nostra interrogazione, il 18 maggio 1979 ha scritto che per le parti non conformi alle direttive la sanzione consiste nel mancato rimborso del 25% della spesa, cioè quanto appunto previsto quale rimborso dall'articolo 19 della direttiva 159 ove si precisa: "La Comunità rimborsa agli Stati membri il 25% delle spese imputabili".
Quanto meno non si doveva scrivere nella relazione che aver generalizzato la contabilità e il piano di sviluppo aziendale serve per ottenere maggiori rimborsi da parte della Comunità, quando poi questi rimborsi non ci saranno.
Zootecnia. In riferimento a tale settore giustamente le organizzazioni professionali agricole hanno richiesto che sia riverificata la validità e la rispondenza del piano alle reali situazioni che si stanno sviluppando nell'area piemontese. E' infatti convinzione dei rappresentanti agricoli che si stia consolidando una tendenza ad un'inversione a sostituire gli allevamenti di bestiame da carne con bovini da latte. Nulla di grave perché non siamo deficitari soltanto di carne, ma anche di latte; però di fronte a queste tendenze è necessario che la Giunta dia puntuale risposta alle scelte degli allevatori piemontesi con specifici finanziamenti e contributi.
Irrigazione. Indubbiamente gli interventi costituiscono uno dei più importanti e vitali impegni per realizzare condizioni di agricoltura più moderna, più economicamente valida. Da sempre, infatti, sosteniamo che solo con un'efficiente irrigazione si può produrre di più e in condizioni di più ampia competitività. L'impegno del Parlamento e del Governo, con la legge Quadrifoglio, risponde puntualmente a queste esigenze. Il piano novennale di intervento, dopo il lungo e travagliato iter, è stato definitivamente approvato, per cui non resta che attendere la realizzazione della spesa. A questo riguardo però se abbiamo una puntuale indicazione degli interventi di interesse nazionale, non altrettanto possiamo dire per quanto riguarda quelli regionali.
Anche se la Regione Piemonte potrà disporre della rilevante cifra di oltre 45 miliardi, non conosciamo quali saranno gli interventi che si intende attuare.
Non siamo molto d'accordo con l'indicazione riportata a pagina 59 della relazione, ove si precisa che per le spese di interesse regionale si procederà secondo programmi annuali. Sta bene assumere impegni sulla base dei programmi predisposti dai Consorzi, tuttavia sarebbe preferibile predisporre un preciso programma, almeno triennale, così da porre i Consorzi in condizione di realizzare i lavori con la dovuta tempestività senza dover attendere l'espletamento delle procedure burocratiche per ogni lavoro e per ogni anno.
Concordiamo invece con l'impegno di affrontare la ristrutturazione dei canali esistenti, ripristinare le opere di canalizzazione deteriorate finanziando lavori di manutenzione straordinaria al fine di ridurre la dispersione delle acque per una loro più razionale ed economica utilizzazione. Tale iniziativa vale anche per contenere e ridurre l'incidenza del costo delle acque i cui canoni per l'irrigazione hanno raggiunto livelli quasi di insopportabilità, tant'è vero che non sono pochi gli agricoltori tentati a rinunciarvi.
Per quanto riguarda l'impegno di razionalizzare l'attuale normativa delle utenze irrigue, cui si fa riferimento con la relazione al bilancio ritengo che, conoscendo bene le complesse norme di legge che regolano le derivazioni delle acque pubbliche, non so come la Regione potrà attuarla.
Infatti la materia, com'è noto, ai sensi del D.P.R. 616, è riservata alla competenza dello Stato (articoli 90 e 91) e le Regioni avranno soltanto la delega in conformità delle direttive statali sia generali che di settore, che non ci sono ancora; per di più la delega è limitata ai seguenti punti: piano generale degli acquedotti, costruzione e gestione degli impianti e servizi di acquedotto, imposizione e determinazione delle tariffe di vendita delle acque derivate o estratte nell'ambito delle direttive statali, ricerca, estrazione, utilizzazione delle acque pubbliche, pulizia delle acque.
Quindi su tutti gli altri temi che riguardano la derivazione delle acque pubbliche la Regione non ha alcuna competenza.
Nel capitolo dell'irrigazione avremmo anche gradito leggere qualche cosa circa il grosso problema tuttora irrisolto riguardante i canali demaniali.
Risulta che la Regione Piemonte, oltre a non aver ancora definito la questione relativa alla gestione provvisoria dei canali ex demaniali contesti allo Stato la legittimità di consentire che il Demanio gestisca per proprio conto i canali stessi e pare anche che la Regione Piemonte voglia dare all'articolo 12 della legge 984 un'interpretazione, per quanto riguarda la consegna dei canali ai Consorzi, quanto meno restrittiva e questo, evidentemente, tornerebbe di danno non solo ai Consorzi stessi, ma agli utenti produttori agricoli. A tale proposito chiediamo che la Giunta voglia informare il Consiglio in merito.
Credito di conduzione e sostegno aziende. Sostenere le aziende agricole significa sostenere il reddito dei nostri coltivatori e più in generale la stessa economia agricola. Al riguardo vale la pena di citare quanto è scritto nella relazione sulla situazione socio-economica regionale, ove si dice che il settore agricolo contribuisce con il 5% alla formazione del reddito regionale, mentre ad esso risultano addetti il 10% degli occupati.
Questo significa che gli agricoltori, i coltivatori diretti, coloro che lavorano in agricoltura hanno metà del reddito degli altri lavoratori.
E' necessario perciò sostenere l'agricoltura se veramente vogliamo eliminare questa situazione anomala ed inaccettabile.
La Regione deve compiere quindi il massimo sforzo, sia finanziario che procedurale perché i tempi economici che i produttori dovranno affrontare non saranno certamente dei più tranquilli.
La fase di recessione impone a tutti i livelli di assumere iniziative immediate per sostenere la produzione soprattutto nei comparti più deboli.
La costante svalutazione della nostra moneta, non compiutamente recepita nella determinazione dei prezzi dei prodotti agricoli, causa la debolezza contrattuale del settore, esige un rigido contenimento dei costi di produzione per evitare di dover produrre in perdita.
Ma ridurre i costi è un problema di difficile soluzione soprattutto per la continua lievitazione dei prezzi dei beni strumentali, macchine concimi, mangimi, ecc. E' di ieri infatti la notizia che i concimi potranno subire un altro aumento del 19% e sarebbe il secondo nel giro di un anno tant'è vero che nel giro di dodici mesi i concimi toccherebbero la non lieve lievitazione del 30%.
Il recente aumento del tasso di sconto sicuramente porterà a un'ulteriore lievitazione dei prezzi. Già oggi si parla dell'aumento delle macchine, degli antiparassitari, oltre che dei concimi come ho già ricordato.
Sono aspetti che devono essere tenuti presenti proprio nel momento in cui si programmano gli interventi che si intendono poi attuare. Sulla scorta delle indicazioni del bilancio riteniamo che per alcune voci sia necessario uno sforzo aggiuntivo. Capisco che oggi possa essere difficile apportare modifiche, tuttavia questa richiesta è valida per le prossime variazioni, sulle quali desidereremmo avere subito una puntuale risposta da parte della Giunta. Indicherò alcune voci per le quali chiediamo maggiori stanziamenti necessari per sostenere lo sforzo che stanno compiendo i nostri produttori: contributi per anticipazioni ai produttori conferenti. E' previsto un miliardo e 600 milioni. Approviamo lo sforzo per il raddoppio dell'impegno di spesa rispetto al 1979, ma è ancora poco se vogliamo veramente sollecitare una più ampia risposta da parte dei produttori organizzare la vendita attraverso gli ammassi volontari è sempre stata una delle indicazioni delle organizzazioni professionali sia per assicurare ai produttori agricoli maggior forza contrattuale sia per avvicinare la produzione al consumo ed evitare la pletorica intermediazione, principale causa dell'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli al momento del consumo.
Favorendo gli ammassi volontari si possono pertanto conseguire due risultati di enorme importanza, quale la difesa dei produttori agricoli da una parte e la difesa dei consumatori dall'altra. Due risultati altamente sociali cui la Giunta non può restare insensibile.
E' ancora poco l'impegno di un miliardo e 600 milioni perché in tal modo si potranno soltanto raddoppiare le anticipazioni previste per il 1979 che, per la verità, sono state deliberate in misura veramente molto limitata.
Affinché le anticipazioni siano stimolanti, sarebbe opportuno che le stesse, magari ad un tasso leggermente superiore, siano fissate sui prezzi di intervento o di riferimento stabiliti dalla CEE.
Credito di conduzione, credito agrario in genere. Anche per questa voce la somma stanziata di L. 4 miliardi e 350 milioni è poco anche se vede l'aumento di 900 milioni rispetto al 1979. Si deve tener conto dell'aumento del costo del denaro, degli aumenti dei beni strumentali per l'agricoltura che sicuramente scatteranno già con i primi mesi del 1980.
Eguali considerazioni si devono fare per i contributi a favore della meccanizzazione previsti in L. 3 miliardi pari allo stanziamento del 1979.
Apprezziamo invece la variazione apportata al capitolo 3510 che dispone lo stanziamento di 6 miliardi e 23 milioni per anticipazioni di somme urgenti conseguenti alle avversità atmosferiche.
Sarebbe stato infatti grave errore ignorare questa esigenza sia per la particolare natura degli interventi stessi, sia perché si tratta di opere che in molti casi richiedono immediate sistemazioni per assicurare l'irrigazione nella prossima primavera e non ultimo per poterle eseguire immediatamente e quindi spendere di meno.
Farò una brevissima considerazione sulle garanzie fidejussorie. Tra le garanzie fidejussorie disposte dalla Regione negli anni passati esiste quella di 800 milioni per la Cooperativa Latte Verbano di Novara. Siamo venuti a conoscenza che la Giunta in questi ultimi giorni ha approvato una deliberazione che prevede un ulteriore finanziamento di 93 milioni.
Evidentemente, quando approveremo questa deliberazione, mi farò carico di chiedere quali sono le condizioni operative della Cooperativa Latte Verbano, quanti sono i soci, quanto latte italiano e quanto latte francese e tedesco lavora. Abbiamo sempre criticato duramente quegli operatori industriali che importavano latte dalla Francia e dalla Germania a danno della produzione lattiero-casearia italiana e qui abbiamo una cooperativa finanziata dalla Regione che lavora latte di importazione in quantità superiore al latte italiano. E' un discorso che riprenderemo, essendo quella una delibera che dovrà essere approvata dal Consiglio regionale.
Queste sono le considerazioni in negativo e in positivo che si è ritenuto di fare. Il Presidente e l'Assessore si chiederanno come mai, a differenza degli anni passati, non mi sono soffermato a fare un discorso critico sul volume degli investimenti globali e dei residui passivi in particolare.
La risposta è molto semplice. Anche quest'anno dovrei ripetere il discorso fatto negli anni passati, infatti, mentre gli stanziamenti aumentano da L. 214 miliardi a 235 miliardi, la cassa si mantiene sugli stessi livelli dello scorso anno (212 miliardi) e i residui passivi passano da 67 miliardi a 83 miliardi e mezzo.
Se poi dovessimo stralciare i fondi reimpostati e slittati il saldo sarebbe ancora più negativo, perché a fronte di una percentuale del 40,9 di residui nel 1979 si passerebbe al 72,7% per il 1980.
Questi dati si commentano da soli ed un'eventuale più meditata valutazione la potremo fare soltanto quando saremo in grado di esaminare tutti i dati relativi al bilancio. A questo riguardo dire qualcosa di più sarebbero soltanto induzioni perché, come già precisato, non siamo stati posti nella condizione materiale di poter approfondire l'analisi degli allegati.
Signor Presidente della Giunta e signor Assessore, anche se il giudizio globale è negativo, tuttavia per obiettività abbiamo apprezzato alcune significative iniziative che ci auguriamo siano tempestivamente realizzate così come i coltivatori diretti si attendono.
Ultimo bilancio per questa legislatura - si è detto - e per me doppiamente ultimo perché sicuramente nel corso della prossima legislatura non siederò più su questi banchi, per cui al di là del giudizio che si pu esprimere su questo documento e sulle diversità di carattere politico resta comunque il corretto rapporto democratico instaurato nell'istituto regionale, merito di tutte le componenti politiche, ma anche e soprattutto dei singoli Consiglieri che in ogni occasione hanno saputo salvaguardare corretti rapporti umani e personali. Proprio con questo spirito auguro a quelli che ritorneranno di saper portare avanti questi rapporti di cordialità e di amicizia ed in particolare auguro ai miei amici di Gruppo di trovarsi fra un anno a discutere il prossimo bilancio di previsione in posizione diversa da quella attuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

La maggioranza degli interventi sulle questioni inerenti all'approvazione della legge di bilancio della Regione Piemonte si misurano direttamente con il problema, contenuto nel bilancio ma che va al di là del bilancio, di una valutazione complessiva dell'intera legislatura e delle prospettive che si aprono o si chiudono per gli anni futuri; in sostanza mi pare che più di quanto non si sia parlato di un bilancio finanziario si sia parlato piuttosto di un bilancio politico.
Credo che su questo tema le forze politiche all'interno di quest'aula ma soprattutto al di fuori, avranno molto più spazio, più tempo e maggiore libertà di espressione di quanto non ci sia consentito all'interno di una discussione che ha una motivazione abbastanza definita. Credo, però, che alcuni giudizi qui dati siano quanto meno sommari. Mi riferisco soprattutto alla discussione che ormai si ripropone in forme diverse, ieri sul piano dei trasporti, oggi in occasione del bilancio, in passato sulla sanità sull'operatività o meno del complesso delle attività di carattere finanziario, politico e legislativo che la Regione ha messo in opera per far sì che non soltanto l'intervento pubblico, ma il complesso delle attività economiche e produttive vedesse nell'impostazione di questa maggioranza un elemento di sviluppo e non invece un elemento di freno.
Mi pare di dover prendere atto con soddisfazione che viene da tutti riconosciuto come in questa legislatura presupposti fondamentali per svolgere ragionamenti, considerazioni, battaglie politiche in un clima che fosse certamente di franchezza, ma anche di collaborazione, vi siano stati.
Non credo che siano state soltanto questioni di rapporti personali, anche se queste hanno un peso in tutte le attività dell'uomo, quindi anche nella politica; ma credo che in Consiglio e nelle Commissioni vi sia stato un complesso di dibattiti che non ha precedenti. Forse dipende dai maggiori ruoli e dal maggiore peso che la Regione e le Regioni hanno assunto nella seconda legislatura rispetto a quanto non fosse nella prima. Certamente sono il presupposto di un ragionamento di programmazione, che mai si pu racchiudere ne gli atti esecutivi di un organo della Regione, la Giunta anche se supportata da una maggioranza forte, stabile, anche se la maggioranza fosse plebiscitaria. Non può mai essere soltanto in un'assemblea legislativa un organo esecutivo ad esprimere come complesso dei suoi atti quell'insieme di attività che va sotto il nome di programmazione.
Il fatto quindi che in Consiglio regionale la discussione vi sia stata in questo mi ricollego al Consigliere Franzi, penso che sia una questione che abbia avuto valore, sia stata positiva e quindi debba anche essere riproposta e ripresa al di là delle considerazioni, che ormai si fanno pressanti, di competizioni elettorali e quindi di collocazione delle diverse forze politiche. Anzi, da questo punto di vista, vorrei rassicurare il Consigliere Paganelli che noi riteniamo l'approvazione di un bilancio definitivo e non di un bilancio provvisorio una delle caratteristiche che dovrà connotare sempre l'attività della Regione, almeno nei margini di incertezza che la situazione nazionale consente alle cifre, se non all'impianto politico, che un bilancio definitivo non sarà certamente da questa maggioranza speso tutto in questi pochi mesi perché si creerebbe una situazione imbarazzante nel dover concludere l'esercizio con la stessa maggioranza o con una maggioranza allargata; quindi è di gran lunga nostro interesse evitare di trovarci dopo le elezioni con penuria finanziaria.
Questo per rispondere alle preoccupazioni che altri Consiglieri hanno fatto. Consumare rapidamente le risorse o la preoccupazione che altri lo facciano presuppone la convinzione che non si sia in grado di proiettare nel futuro la propria attività, cosa della quale noi siamo assolutamente certi, anche perché, come il Consigliere Paganelli sa, le caratteristiche particolari di un'assemblea legislativa sono quelle di permettere comunque a tutte le forze di pesare nell'impostazione programmatica e legislativa molto di più di quanto non sia possibile in un'assemblea che abbia meramente compiti amministrativi, nella misura in cui le forze politiche hanno delle opinioni valide da sostenere e sono quindi in grado di sostenere civilmente, ma con argomenti, la battaglia e la discussione.
Finita questa premessa, vorrei entrare in alcune questioni più specifiche sulle quali forse si sono marcate delle differenze di vedute che sono abbastanza strutturali, non sono occasionali.
Le questioni più specifiche che mi pare opportuno rilevare sono questioni che emergono con grande forza da documenti nazionali e da discussioni che anche qui abbiamo fatto e che marcano una differenza di opinioni tra le forze politiche; probabilmente una differenza di opinioni anche nel concepire e nel valutare le cifre all'interno del bilancio.
Per intanto non posso che ritenere largamente positivo il fatto che la seconda legislatura regionale si concluda con un più rilevante quantitativo di risorse concentrato nelle mani del complesso delle autonomie locali. In sostanza il complesso delle autonomie locali si trova oggi a disporre di un ambito di poteri e di potestà e quindi anche di un ambito di risorse finanziarie più generale. Questo di per sé non è né positivo né negativo implica soltanto che un bilancio dello Stato, cresciuto sulla base di certe logiche nazionali, viene diversamente ripartito tra soggetti istituzionali.
E' chiaro che do un giudizio estremamente positivo di questo fatto perché non dobbiamo dimenticare che la maggioranza delle leggi di riforma e di trasferimento che sono state realizzate in questa legislatura non nascevano in un clima di indifferenza organizzativa, ma nascevano dalla valutazione che le forze politiche, in alcuni casi addirittura concordemente attraverso un'intesa di maggioranza a livello nazionale, che non era più gestibile, non era riorganizzabile un livello adeguato di prestazioni da parte dello Stato nelle condizioni preesistenti. Voglio ricordare che solo qualche anno fa la discussione era quella di ritenere assolutamente inadeguato il meccanismo organizzativo proprio nell'erogazione di grandi attività da parte dello Stato e non vi era al momento alcuna alternativa possibile.
Il discorso del decentramento è positivo, a mio avviso, perché, nel caso della Regione Piemonte può anche essere dimostrato con cifre, ha permesso il superamento di una situazione che non vorrei venisse mitizzata.
Ricordiamoci tutti quali sono state le motivazioni politiche che hanno portato all'approvazione del D.P.R. 616, della legge di riforma sanitaria e di una serie di altre attribuzioni alle Regioni.
Mi pare quindi strano che non venga valutata positivamente un'attività che in alcuni casi è stata anche sviluppata in modo unitario dalle forze politiche. Mi sembra, allora, da questo punto di vista, la discussione un ritorno ad altre impostazioni e concezioni: in sostanza un uso delle difficoltà che le Regioni hanno, e la Regione Piemonte in particolare, per vagheggiare una sorta di ritorno, tra l'altro organizzativamente impossibile, ad una situazione che ha dato di sé una prova così cattiva che leggi stesse del Parlamento hanno cercato di migliorare, almeno parzialmente, con la politica del decentramento.
La questione vede nelle forze politiche un dibattito serio. Non è facile risolvere in modo manicheo una questione del genere. Voglio per ricordare ai critici delle Regioni che nelle zone meridionali del Paese non credo siano state le Regioni, attraverso i residui passivi, a dimostrare la loro incapacità ad agire, perché situazioni paragonabili, se non peggiori si avevano anche in assenza delle Regioni. La Cassa del Mezzogiorno vale come emblema e simbolo dell'impossibilità non soltanto di migliorare la situazione del Mezzogiorno, ma addirittura di spendere in settori nei quali tra l'altro era abbastanza strutturata e, in termini di agenzia, avrebbe dovuto produrre risultati rilevanti. Non mi pare quindi che alle Regioni possano essere attribuite queste responsabilità, ma semmai alla carenza alla debolezza generale di una classe dirigente. Su questo una discussione seria potrebbe essere fatta attribuendo meriti e responsabilità, se si vuole guardare al passato, cercando di trovare delle soluzioni nuove se più utilmente si vuole guardare al futuro.
Anche nel caso della Regione Piemonte vorrei che venisse fatto il confronto in alcuni settori tra quelle che sono le modalità ed i meccanismi di spesa troppe volte ancora presenti in strutture che non sono dipendenti da Enti locali, l'edilizia e le attività che vengono sbrigativamente definite come investimenti e quelli che sono stati i tempi che la presenza di una volontà politica, la strutturazione dei Comprensori e un metodo democratico e partecipato hanno permesso di conseguire.
Questo tipo di ragionamento, il bilancio più rilevante, il vantaggio del decentramento, la presenza di questa maggioranza come parte attiva in questo processo, i risultati politici ed economici positivamente conseguiti, non mi pare che possano essere comunque cancellati al di là delle discussioni che si possono fare in certe contingenze politiche. Mi pare che debbano essere riproposti comunque anche come elementi caratterizzanti la politica futura da parte dell'Ente Regione.
Più nel merito, però, ho l'impressione che questi discorsi paiono essere generici, fumosi e generali, e so che l'opinione diffusa anche all'interno di questo Consiglio è sicuramente di questo tipo, perch probabilmente nella stessa impostazione e nella nomenclatura tecnica delle voci del bilancio ci sono delle differenze di opinioni sostanziali.
Il Consigliere Paganelli questa mattina diceva che in realtà all'interno della rilevante spesa regionale soltanto una piccola parte di questa può essere considerata davvero una spesa della Regione perché le altre sono spese che nascono da destinazioni vincolate, da fonti speciali da individuazioni di settori particolari e che quindi in sostanza ragionamenti diversi debbono applicarsi ai diversi settori.
E' chiaro che su questo non siamo d'accordo in quanto non vedo perch si debba ragionare per la spesa sanitaria come una spesa comunque già definita e per gli altri miliardi come una cosa invece che la Regione pu liberamente spendere. Non credo che le cose stanno così. Se si vuole fare una considerazione generale va detto che giustamente l'unico Ente (ho qualche dubbio sul modo con cui concretamente lo fa e sul non decentramento) che con le tasse e altre forme di imposizione può ottenere dei quattrini dai cittadini è lo Stato. Quindi è evidente che qualunque altro soggetto non fa niente altro che indirizzare e governare la spesa all'interno di un sistema di finanza derivata. Se questo è il discorso, non capisco perché 1.100 miliardi della sanità o i fondi della legge 1044 sugli asili nido o i soldi dell'agricoltura sono dei fondi vincolati, mentre invece le spese libere della Regione sono un'altra quota a parte. Non ci sono spese libere della Regione, tutti i fondi sono vincolati o non vincolati. Dipende dalla politica concreta che si fa all'interno di quei volumi di spesa. La stessa cosa si applica sulla valutazione delle parole "spese correnti" o "spese di gestione" e "investimenti".
Non sono d'accordo di considerare le spese per pagare degli stipendi delle spese correnti e quindi in quanto tali delle spese che non producono alcunché, mentre invece tutte le volte che si mettono sui muri si compie un investimento che è produttivo per la società. Primo: perché la maggioranza delle spese per i muri sono anch'esse spese per stipendi, l'unica differenza è che sono delle imprese private, invece di essere di pubblici dipendenti.
Dal mio punto di vista, non c'è niente al mondo che si modifichi al di là dei rapporti dell'imperialismo e della politica dei prezzi sulle materie prime, sulle quali non mi voglio soffermare, se non attraverso la valorizzazione delle merci a fronte del lavoro dell'uomo. Quindi, tutte le spese che si fanno sono, al di là della clausola particolare sui prezzi internazionali delle materie prime, sostanzialmente delle spese di gestione, spese correnti, perché sono soldi che vanno a pagare della gente che con il proprio reddito si mantiene e - si spera - produce un po' di più di quello che costa.
Credo che gli investimenti e le spese correnti siano distinguibili soltanto rispetto alle finalità. Ritengo, ad esempio, gli investimenti nella formazione professionale spese che hanno un carattere fortemente strutturante sulla società, produttivo, moltiplicatore di ricchezza a tempi medi e a tempi lunghi, che sono quelli che interessano alla prospettiva e al futuro di un Paese, quindi, anche se sono tutte spese per stipendi, non sono disposto a considerare questa cosa negativa.
E' il problema della produttività e quindi dell'efficienza con cui è organizzato il servizio e dell'efficacia e del risultato che questo servizio introduce in termini di produttività.
Questa considerazione deve però portarci a considerare l'effetto pernicioso che alcuni investimenti hanno provocato nel passato come effetto di consumo di risorse sottratte ad altre politiche di reali investimenti che hanno prodotto un elemento distorcente della nostra società. Qualunque statistica degli anni passati sui bilanci degli Enti locali del Piemonte rivelano un segno netto di inversione di tendenza. Le voci rilevanti nei bilanci comunali, in entrata e in uscita, dimostrano sostanzialmente due parametri: uno sulle entrate da debiti e le spese per mutui, quindi il processo di indebitamento degli Enti locali, l'altro sulle uscite l'asfalto e i muri, soprattutto il primo.
Questo tipo di politica è stata di trasferimento netto di risorse dal settore pubblico al settore privato introducendo un sistema di lievitazione dei prezzi e di distorsione all'interno del settore privato. Non sono d'accordo con quelle tabelle che vengono fatte, anche dalla Banca d'Italia che dicono a ogni lira spesa l'effetto economico indotto a seconda dei settori. Da quelle tabelline risulta infatti che gli investimenti nel settore edilizio sono quelli che hanno il maggiore effetto traente nell'economia, perché sulla base di quelle considerazioni, mi pare, a una lira di investimento corrisponde una lira e 57 nel settore complessivo dell'economia, come effetto moltiplicatore dell'economia, poi vengono il settore dei trasporti privati e poi tutti gli altri settori che non produrrebbero nessun effetto.
Usare parole come "investimenti" e "spese correnti", "gestione", ecc.
è tanto facile e culturalmente produttivo se lo si lega ad una concezione culturale della programmazione, che non possiamo negare sia stata in qualche misura sconfitta alla fine della passata legislatura e con questa legislatura in termini culturali, tanto che sosteneva che un certo tipo di sviluppo era l'unico sviluppo possibile. Se si esce da questo ragionamento edilizia-investimento e spesa del personale uguale cose da tagliare, e mi pare che questo discorso culturalmente continua a riecheggiare, e si fa come giustamente diceva il Consigliere Bianchi in quel garbato suggerimento che mi dava, un discorso di che cosa producono questi soldi, la discussione cambia sostanzialmente di qualità e assumerebbe tutt'altro tono.
Per intanto nascono grossi problemi, e cito il documento Giannini, su due questioni: la qualità del lavoro di questi dipendenti in termini di capacità di organizzazione ma anche in termini di risultati e i problemi dell'informatica. Devo dire allora che le cose che a livello nazionale vengono scritte da un insigne giurista, da poco ministro, che si è occupato, dal punto di vista culturale e di ricerca, della pubblica amministrazione, sono cose che nella Regione Piemonte si sono pensate ed avviate in realizzazioni anni fa e i problemi che oggi troviamo in Regione sono di qualità radicalmente diversa da quello che è oggi la proposta avanzata da un ministro nuovo a livello nazionale. Le cose che lì sono contenute sono, grosso modo, allo stadio in cui potevano essere le cose in questa sede all'inizio della legislatura. I problemi e le difficoltà che ci troviamo sono conseguenti a quel tipo di scelta. A livello nazionale c'è ancora della gente che va discutendo se queste cose sono vere o non sono vere. Anche questo è una valutazione che dobbiamo dare. Voglio dire che l'anagrafe tributaria non ha funzionato, è costata molti soldi, continua a non funzionare. Non riesco a capire chi sarà quello che la farà funzionare e quali sono le ipotesi che riusciranno a venir fuori da quel tipo di cose e mi sembra che siano lontani dal pensare alle ipotesi politiche per venirne a capo, ebbene, signori, i nostri strumenti in settori del genere funzionano da anni bene, meglio di quelli che ha messo in piedi il Governo.
Che non funzionino perfettamente, che ci siano rischi di disfunzione queste sono questioni che si possono fare. Le persone che ci criticano forse farebbero bene, nel momento in cui criticano e discutono, anche ad imparare. Qualunque funzionario del Consiglio, qualunque Consigliere, sulla base di certe procedure, ha pieno accesso, o l'avrà appena la SIP fornirà una scatolina, sui dati del bilancio nella loro interezza, con tutte le possibili operazioni perché l'Ufficio di Presidenza del Consiglio ha deliberato una procedura di gestione del bilancio che è assolutamente trasparente. Nella maggioranza delle nostre amministrazioni pubbliche la discussione fondamentale non è nemmeno sulla valutazione politica, ma è sui numeri, cioè se sia vero o non sia vero che le cose stanno in un certo modo.
La discussione sindacale sui contratti avviene a livello nazionale con pareri sui costi dei contratti, che va dal semplice a quattro volte. La Regione Piemonte è una piccola cosa, non è lo Stato italiano, non è il Governo, non è il Parlamento, però mi pare che si debba dare atto che le difficoltà che sono intervenute nel dotarsi di strumenti adeguati per reggere una politica di programmazione sono difficoltà di qualità non comparabile con le flebili opinioni che paiono essere rivoluzionarie a livello nazionale. Esiste una differenza, questa deriverà dalla comunità regionale, deriverà dalla maturazione complessiva di un gruppo di cittadini, però ricordiamoci che nel momento in cui questo viene sostenuto si riconosce anche che chi ha governato quel processo lo ha governato. La semplicità con cui si addossano responsabilità di vincolismo, di limiti è pur sempre uno stimolo critico utile, ma deve essere commisurata con la situazione che in altre zone è ancora oggi presente.
In sostanza, non si è vissuto di rendita, ma si è cercato di utilizzare le situazioni esistenti per andare avanti.
La discussione su questo piano non si può fare in questa sede, ma ho l'impressione che, messe a punto queste cose, per molti aspetti di sostanziale unità, non mi spiego il tono di certi interventi che su questi argomenti ancora generali hanno voluto vedere contrapposizioni che io non vedo. La discussione potrebbe arrivare anche a contrapposizioni molto nette nel momento in cui, ad esempio, si giudicasse quale deve essere l'organizzazione per la gestione del bilancio. Qui non si può fare, ma io ad esempio ho l'opinione che gli uffici di ragioneria centrali dovrebbero essere sostanzialmente soppressi sulla base di una serie di considerazioni.
Non ritengo positivi gli effetti sviluppati all'interno della nostra Regione da un insieme di uffici tecnici decentrati. Ho l'impressione che il meccanismo dei residui passivi non sia imputabile agli atti di programmazione, ma sia imputabile alla debolezza complessiva del nostro Paese, che si è anche riflessa all'interno della nostra Regione in modo negativo nell'incidere e nel rompere dei meccanismi consolidati negli anni che hanno la loro radice nel 1800 e che non hanno più concreta operatività nei giorni nostri. Non sono così sicuro che la gestione finanziaria debba essere in eterno separata dalla gestione di competenza. Sono convinto che nel momento in cui una deliberazione va in Giunta, questa potrebbe anche comportare automaticamente l'impegno e che non necessariamente debbano passare giorni e giorni tra la deliberazione e l'impegno. Penso che un insieme di competenze finanziarie potrebbero essere direttamente attribuite a quelli che sono gli uffici che hanno la responsabilità nella gestione delle opere: per questa via si potrebbero non dico eliminare i residui passivi, ma rendere più trasparente il sistema di bilancio.
Non sono sicuro che nel settore dell'agricoltura ci sia qualcuno qui che sappia dire quanti sono esattamente i residui passivi. Se non sbaglio nonostante gli sforzi di questa maggioranza e di molte altre persone di buona volontà, quello che per noi è il residuo passivo è quello che non è stato liquidato dagli uffici centrali di ragioneria, che è cosa diversa da quanto è stato erogato agli agricoltori: c'è di mezzo un meccanismo di uffici decentrati che non è ancora completamente trasparente. Non dico che debba essere soppresso e ricondotto alla centralità, magari deve essere accentuato il decentramento. Questi problemi non si possono risolvere tanto semplicemente: comportano delle concezioni organizzative.
I Consiglieri debbono riconoscere, almeno dal punto di vista della strumentazione pubblica, qualche coerenza, pur nelle difficoltà di questa maggioranza. Quando questa maggioranza, in occasione della legge delle strutture, aveva proposto per i comandati dagli altri Enti certe condizioni di partecipazione ai concorsi e quindi aveva posto in quel modo un meccanismo che facilitasse e agevolasse l'integrazione della pubblica amministrazione e quando il Governo ha deciso per ragioni, secondo me, di carattere politico, prova ne sia il modo in cui vanno uscendo decreti in materia di sanità a partire da quello sull'articolo 47 e ad altri accordi sui comandati delle mutue, che non doveva essere possibile per una persona con 10-15 anni di esperienza nella pubblica amministrazione di veder riconosciuta questa sua anzianità e che quindi doveva essere considerata al pari di una persona che non aveva nessun rapporto di lavoro, nel momento in cui ci sono queste cose, capite che la discussione comincia a diventare più interessante e più ricca. I problemi della riorganizzazione e della maggiore efficienza degli apparati pubblici dipendono dalla volontà politica che si esprime nel bilancio, ma dipendono anche da un complesso di condizioni organizzative che si giocano su molti tavoli sui quali si pu avere compiuto degli errori, ma almeno deve essere riconosciuta una coerenza nel definire una strumentazione per la parte pubblica efficace.
Vorrei illustrare brevemente queste questioni generali a partire da questioni puntuali che sono contenute all'interno del bilancio, che riguardano il settore della sanità che curo di più. E' stato detto che 100 miliardi di investimenti sono pochi, che la spesa corrente è troppo alta all'interno del settore sanitario e che quindi deve essere visto un aumento degli investimenti rispetto alla spesa corrente.
A prescindere dal fatto che una buona spesa sanitaria dovrebbe essere uguale a zero, tendenzialmente dovrebbe diminuire, una società dovrebbe produrre dei meccanismi di prevenzione che tendenzialmente provochino la diminuzione di certe patologie: questo problema riguarda i rapporti tra le forze politiche e le istituzioni e altri settori economici che non sono pubblici. In sostanza uno dei meccanismi con i quali lo Stato assiste il settore privato, oltre a quelli dell'acciaio a prezzo ridotto dell'IRI oltre al meccanismo di commesse pubbliche anche quando non necessarie oltre al pagamento della Cassa integrazione, che vengono anche richieste da imprenditori capaci come condizione sine qua non per non licenziare 4.500 persone (non tanto lontano da qui), oltre a tutte queste cose, ci sono anche fenomeni che si chiamano silicosi, asbestosi e pneumoconiosi in generale che poi provocano bronchiti croniche, cardiopatie e tanti ospizi tanti ospedali, tante spese. In questo settore l'investimento sarebbe quello di evitare che la gente a cinquant'anni sia nelle condizioni in cui sono i minatori della Val Chisone o quelli che escono dalle catene di montaggio di alcune primarie aziende torinesi. Sarà interessante studiare dal punto di vista demografico e sanitario quali saranno i problemi che chi ci seguirà, fra cinque o dieci anni, dovrà affrontare nell'assistenza agli anziani per effetto di scelte che si sono dette essere "trainanti" per lo sviluppo e che ancora oggi alcuni ritengono essere prive di conseguenze per la società.
Come i Consiglieri sanno, il fondo sanitario viene determinato con un incremento annuo medio del 7%, che viene considerato il tasso di svalutazione annuo. Salto il discorso tecnico perché in realtà il meccanismo di svalutazione è più complicato. Comunque, il piano sanitario nazionale prevede per i farmaci un incremento di spesa del 12%. Il Comitato interministeriale prezzi, quindi un organismo dello stesso Governo, che ha fissato nel 12% l'aumento della spesa dei farmaci, ha deciso che chi vende i farmaci avrà un aumento medio del 21% sulla spesa farmaceutica. Lo Stato nel suo piano dice che le convenzioni con le case di cura private devono crescere del 14,5%; la stessa parte pubblica a livello nazionale ha definito un accordo nazionale per le case di cura convenzionate che aumenta la spesa del 26%.
In sostanza, a fronte di un aumento del 14% previsto dal Governo, lo stesso Governo ha costruito una valutazione che ritiene realistica superiore al 20% delle spese.
Siamo in sede di bilancio, e non vi voglio infliggere quanti milioni di prescrizioni all'anno ci sono nella Regione. Lasciamo stare questi discorsi.
In una situazione di questo genere, è chiaro che non è possibile fare altrimenti che presentare dei conti di esercizio che non quadrano perché in ogni modo, in qualche misura, al Governo bisogna dar torto; o gli si dà torto sul 14%, o gli si dà torto sulle altre aliquote. La somma di molte voci che sono cresciute ciascuna di una certa percentuale deve crescere per la percentuale media, non può crescere di un'altra percentuale.
Questo ragionamento mi porta a considerare l'opportunità che le spese di investimento vengano considerate, nella misura di 100 miliardi eccessive e non insufficienti. Perché spese di investimento nel settore della sanità possono voler dire, grosso modo, due cose: muri e macchine automatiche e strumentazioni di laboratori. A parte il fatto che il macchinario non è un grande investimento perché dopo pochi anni ha finito il suo ciclo. Al di là di questa considerazione vorrei far presente che nuovi muri vogliono dire nuovi letti, nuovi medici, nuovi paramedici, nuovi infermieri e quindi un aumento della spesa corrente; che nuovi macchinari di analisi vogliono dire un abbattimento del posto unitario, ma vogliono dire un aumento complessivo del costo sanitario.
Ad esempio, non sarei così convinto nel caso del fondo sanitario che la categoria, meccanicamente applicata, in spese di gestione, spese di investimento, troppa gestione, poco investimento, aumentare i 100 miliardi diminuire gli altri, sia un ragionamento che abbia un fondamento economico in termini di efficacia e di costo nel settore sanitario.
Ho citato questo esempio ma sarebbe interessante verificare altri settori per dimostrare qualche fragilità, dal punto di vista teorico, delle critiche che con tanta sicurezza vengono mosse nei confronti di questa maggioranza.
Nel caso della sanità l'unico discorso serio che può essere fatto è quello del controllo democratico, elettivo, effettivo sui meccanismi complessivi di spesa che altrimenti non si può ottenere se non con un processo di applicazione rapida e tempestiva della riforma.
Il meccanismo dell'articolo previsto dalla legge finanziaria nazionale sull'utilizzo delle Tesorerie provinciali e sull'attribuzione diretta da parte del Governo alle U.L.S. dei fondi sia il peggio che qualche mente poteva inventare, che sia un modo volgare e grossolano di rimangiarsi gli accordi politici di due anni fa, in occasione dell'approvazione del D.P.R.
616, di scegliere la strada del rapporto diretto Stato-Comuni che escluda le Regioni da qualunque discorso legislativo di programmazione e di intervento. Quindi, nel momento in cui ci vengono fatti in questo Consiglio stimoli per procedere, per andare più avanti nel significato più generale della programmazione, non solo per i soggetti pubblici, ma anche per gli stessi soggetti privati, pare strano che a livelli diversi viene invece proposto un meccanismo di sostanziale vanificazione dei modesti contributi che la Regione Piemonte, assieme ad altre Regioni, ha dato nel contenimento della spesa ospedaliera che, non va dimenticato, è cresciuta meno di quanto non siano cresciuti altri comparti della spesa che sono rimasti alle dipendenze dirette o indirette degli organi nazionali.
Mi scuso per la parzialità dell'intervento e per la spropositata lunghezza rispetto alle poche cose dette. Non sta a me, che non sono esperto e competente del bilancio e che non ho nemmeno partecipato alle discussioni in I Commissione, pur essendo membro, il tentare delle sintesi più ambiziose e generali. Pare, però, che le considerazioni che svolgeva questa mattina l'Assessore Simonelli introducendo il dibattito non siano dettate da interesse politico di parte, ma mi pare debbano essere considerate delle conseguenze abbastanza necessarie di un ragionamento rigoroso e, se mi passate il termine, scientifico. E questo va a merito della maggioranza e della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Non farò un intervento di così ampio respiro come quello del collega Ferrero, anche se troppo modestamente lo ha definito limitato e parziale.
Mi limiterò a fare alcune considerazioni tecniche sul settore dell'agricoltura.
Intanto devo dire che il materiale che ci è stato dato è un buon materiale di studio e statistico che ha però due difetti: di essere arrivato solo in questi giorni da costringere il sottoscritto, come altre volte, a passare la notte per esaminarlo e di essere parziale.
Esso ci dà la situazione statistica sulla legge regionale n. 63 e non dà il consuntivo delle altre leggi regionali che hanno operato fino all'entrata in vigore della legge 63, pertanto il paragone tra le disponibilità finanziarie e le necessità mi pare che non sia esatto. Per esempio, già al 27 ottobre 1978, le necessità nei vari settori erano superiori agli stanziamenti previsti dalla legge 63, come avevo già osservato nella precedente discussione sul bilancio, quando avevo ricordato che per la zootecnia vi erano 2.500 milioni stanziati e ne erano necessari 3.200; per le infrastrutture 4.400 stanziati contro 7.000 necessari.
La tabella che ci viene fornita oggi dimostra che ci sono delle percentuali di copertura, che sono inferiori del 50%. Secondo me le domande sulle leggi 45 e 51 non sono state scaricate sulla legge 63; ma anche se così fosse rimane il fatto che le percentuali di copertura sono molto basse. La colonna 2 lo dimostra.
Intanto vedo che vengono fatti molti confronti: uno è relativo alle necessità e alle disponibilità attuali, ed è quello corretto; l'altro è relativo alle attuali necessità e alle somme che saranno disponibili con il bilancio 1980 che non è più corretto. E' chiaro che in questo modo la colonna successiva dà la copertura quasi totale. Mi chiedo: utilizzando i fondi del 1980 per soddisfare le domande già pervenute, che fine faranno le domande che perverranno nel corso del 1980? Secondo il mio parere vale la colonna n. 2, che fa il raffronto fra le attuali necessità e le attuali disponibilità, dal quale rileviamo che soltanto il 50% delle stalle può essere finanziato, che nessuna stalla sociale potrà essere finanziata perché le somme disponibili non sono sufficienti per finanziare le vecchie domande.
Per quanto riguarda le case rurali la percentuale è al 22% e in questo caso, per fortuna, la legge statale viene a sopperire alle deficienze.
Con questo voglio dire che l'apporto finanziario del bilancio della legge 63 è sproporzionato rispetto alle esigenze.
Certamente l'analisi sul numero delle domande presentate e su quelle finanziate è sempre limitato, d'altra parte non ci è mai stata data una relazione economica e di merito sulla produttività degli interventi in agricoltura. Quando nel 1975 abbiamo approvato le leggi 45 e 51, il Consigliere Berti mi aveva fatto osservare, giustamente, che non occorre sempre e soltanto fare il bilancio dei soldi spesi, ma occorre analizzare anche i vantaggi per la collettività.
In questi ultimi anni quanti sono i vitelli nati grazie ai contributi per la fecondazione artificiale? Il risanamento a che punto è? I capi di bestiame sono aumentati in conseguenza di questi aiuti, oppure sono aumentati per altri motivi? Il parco macchine a che punto è? Qual è la capacità delle nostre stalle? Le case di abitazione sono migliorate? Quanti ettari di terra irrighiamo in più e in quale modo rispetto ai sistemi precedenti? In definitiva, la produttività dell'agricoltura piemontese quale giovamento ha avuto dai massicci interventi che Stato e Regione hanno attuato e quali benefici hanno avuto i consumatori? Poiché gli stanziamenti non sono sufficienti, i casi sono due: o gli obiettivi sono troppo ampi e allora dobbiamo ridurli oppure gli obiettivi sono giusti e allora mancano i fondi. La programmazione ha un senso se si stanziano i mezzi necessari per raggiungere i suoi obiettivi: oggi, su obiettivo "cento" le disponibilità sono "cinquanta". Il nostro parere è che sarebbe più serio ridimensionarli, facendoli coincidere il più possibile con le possibilità finanziarie della Regione.
Questa mattina il collega Rossi diceva che la percentuale degli impegni in agricoltura è attorno al 35-38%. I dati dimostrano il contrario: i documenti di bilancio portano l'uno 222 miliardi, l'altro 235 miliardi (l'Assessorato all'agricoltura pareggia i conti attorno ai 222 miliardi quello alla programmazione pareggia attorno ai 235). Probabilmente sono aggiustamenti dell'ultimo momento. In realtà questi fondi non sono somme spendibili ed operative, ma sono somme globali che si portano dietro vecchie pendenze, debiti per mutui accesi negli anni passati. Mentre i miliardi operativi che incideranno nel 1980 sono 115. Il rapporto in percentuale "a modo mio", secondo una battuta che ho raccolto questa mattina, è del 13,3% del bilancio totale, esclusa la spesa per la sanità, a fronte del 22% del 1974, del 9% del 1978.
C'è un miglioramento rispetto all'anno scorso, grazie, però, come l'Assessore ammette, al notevole apporto statale della legge 984 del Quadrifoglio, che contribuisce per il 9%, per cui l'impegno regionale vero è solo del 4,2%. Se paragoniamo il "peso specifico" dei miliardi stanziati per il 1980 con quelli stanziati nel 1975 e 1976 dobbiamo fare due valutazioni: una sulla svalutazione della lira (12% annuo, quindi più che onesta) e l'altra sulla capacità di investimento del contributo in conto capitale rispetto al contributo in conto interessi. Finanziare 5 miliardi per contributi in conto interesse vuol dire realizzare opere di 10/12/15 volte tanto.
Siccome c'è una fluttuazione del contributo in conto interessi rispetto al contributo in conto capitale, l'incidenza dell'investimento è molto diversa da un anno all'altro, per cui sommando il contributo in conto capitale con il contributo in conto interesse e moltiplicando per la potenzialità dell'investimento, si ha la seguente tabella: nonostante che i miliardi impegnati quest'anno salgano a 115, la capacità di investimento è scesa; rapportato a cento il 1974, scendiamo a 72 nel '75, a 54 nel '76, a 42 nel '77, a 40 nel '78, a 42 nel '79, a 51 nell"80, abbiamo quindi una capacità di intervento del 50% rispetto agli anni passati.



RASCHIO Luciano

Siamo su rapporti metrici diversi.



CHIABRANDO Mauro

Ti ringrazio di questa osservazione. I 132 miliardi che sono forse rapportati ai 235, per me sono 222 in base ai dati delle tabelle e sono scorporati in questo modo: 115 miliardi operativi vari, 4.390 milioni per danni alluvionali (fondi dello Stato che la Regione distribuisce agli aventi diritto). L'Ente di sviluppo dai 3 miliardi e 900 milioni dell'anno scorso passa a un miliardo e 655 milioni; 61 miliardi di annualità passive e ammortamento mutui e 40 miliardi di fondi che ci siamo portati dietro che abbiamo calcolato negli anni passati e quindi sono reimpostati.
Vorrei inoltre far notare una differenza notevole: la relazione Simonelli dà 77 miliardi di fondi reimpostati, le tabelle di Ferraris ne indicano 40. Non ne faccio una questione, ma vorrei sapere qual è il dato giusto.
A complicare questa situazione finanziaria ci sono i residui passivi per i quali l'agricoltura è notevolmente interessata. Abbiamo ripetuto fino alla noia che le procedure delle leggi agricole sono così lunghe e complicate da contribuire in modo sproporzionato alla formazione dei residui passivi. Queste procedure poi sono state ancora allungate con la legge 63. Mi dispiace di dover ripetere quello che da anni andiamo dicendo.
La legge 63, lo ammettono tutti, è complicata e difficile da gestire.
Ogni società che si rispetti a fine anno fa un rendiconto finanziario e un rendiconto morale. Io lo vorrei proporre per il capitolo che riguarda le stalle sociali. Risultano finanziate 54 stalle sociali con impegni di spesa regionali attorno ai 15 miliardi. Quante di queste 54 stalle sociali hanno iniziato l'attività? Quanti capi di bestiame allevano? Questo bestiame corrisponde con le dichiarazioni, con le tabelle, con gli impegni e le relazioni? E' bestiame da latte? Dove viene comprato e dove viene venduto? I soci sono tutti presenti,oppure c'è il socio numero uno e gli altri si dileguano? Quante unità lavorative sono impegnate nel settore? Sono rispettati gli impegni statutari? Girando nelle campagne ci vengono fatte osservazioni imbarazzanti come questa: una stalla sociale che è stata finanziata con mezzo miliardo e che non dà i frutti desiderati e altre 10 o 20 stalle che stanno aspettando da due-tre anni i contributi.
Siamo lieti di prendere atto che la Giunta, seppure con ritardo, sta predisponendo le modifiche alla legge 63, che sono molte, il che dimostra quanta ragione avevamo quando dicevamo che la legge non era funzionante.
Sono 56 modifiche, alcune delle quali modificano articoli interi della legge. Prendiamo atto con soddisfazione di questo anche se temiamo che alcune modifiche complichino ulteriormente la situazione perché altre priorità vengono ad aggiungersi alle priorità già esistenti. Ma non voglio dare giudizi negativi in anticipo e aspetto il momento dell'esame in Commissione.
Il Consigliere Rossi questa mattina diceva che i Comprensori non si toccano. Invece con una di quelle proposte i Comprensori si toccano e si toccano malamente. Si lascia alle Commissioni comprensoriali di decidere sul loro ruolo, se devono continuare a funzionare o se devono essere sciolte: si offre loro la corda perché si possano suicidare anzich decretare con legge regionale che le Commissioni comprensoriali sono soppresse. Ma questo non si può dire perché non bisogna parlare male delle Commissioni comprensoriali.
Ci sono poi alcuni brevi problemi marginali.
Farmaceutica. Abbiamo snobbato gli agricoltori, abbiamo promesso l'assistenza farmaceutica, abbiamo fatto una legge che già si sapeva che non passava, in sostanza, siamo arrivati alla fine della legislatura e la farmaceutica ai lavoratori autonomi non è stata rifinanziata.
Trasporto dei coltivatori anziani. Il provvedimento è stato invocato, è stato promesso, però la promessa non è stata mantenuta.
In conclusione, anche l'ultima occasione che la Giunta aveva per dare delle risposte al settore dell'agricoltura è sfumata. In cinque anni la Giunta ha fatto qualche cosa, ma non è riuscita a dare soddisfazioni alle aspettative del mondo agricolo che, in sostanza, erano due: fissare pochi obiettivi che potessero essere rispettati. Invece si è promesso sempre tutto e non si è mantenuto riduzione delle procedure, ciò che si tenterà, con la modifica della legge 63, di fare.



PRESIDENTE

Il Consigliere Besate comunica che rinuncia a parlare.
Il dibattito è così concluso. Passiamo alla replica degli Assessori e alla votazione degli articoli.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Prendo atto del tono generale degli interventi dei colleghi Franzi e Chiabrando che sono intervenuti in modo specifico sui problemi dell'agricoltura, con un tono che è stato questa volta assai diverso da altre occasioni, secondo lo spirito dell'intervento pronunciato dal Vicepresidente Paganelli, il quale ha svolto l'intervento generale del Gruppo D.C. sul bilancio 1980. I colleghi hanno riconosciuto inoltre, sia pure in ritardo, indipendentemente dal materiale fornito presentato dall'Assessorato alle finanze per conto dell'intera Giunta, che l'Assessorato all'agricoltura si è premurato di far pervenire ai Consiglieri una documentazione appropriata, adeguata a consentire un dibattito che affrontasse i problemi del bilancio, come deve essere soprattutto in fine legislatura. Riconosco che manca ancora un documento che non è stato possibile presentare, ma che verrà presentato al più presto e che sarà oggetto quindi di discussione in un dibattito, già annunciato questa mattina dall'Assessore Simonelli, sullo stato di attuazione del Piano regionale di sviluppo. Per affrontare subito uno dei problemi posti dal collega Chiabrando, devo dire che sia i colleghi della Commissione, sia quelli del Consiglio hanno ricevuto ripetutamente informazioni, tramite la relazione dell'anno scorso che trattava gli interventi realizzati negli anni precedenti e disaggregati a livello di Comprensorio e di Comunità montana e più recentemente ai primi di giugno di quest'anno, tramite un documento consegnato a tutti i colleghi, quando esprimemmo le nostre osservazioni alle proposte del Ministero dell'agricoltura per il programma agricolo nazionale, recentemente approvato dal CIPAA, di cui dovremo osservare alcuni adempimenti nel corso dei prossimi 30 giorni, ebbene in quella occasione, se quel materiale fosse stato letto dai membri della Commissione all'agricoltura e dai Consiglieri tutti, sarebbe emersa una risposta. Del resto il Consigliere Cardinali, che è stato il primo, tre anni fa, a chiedere una soluzione del tipo, lo ha riconosciuto anche stamattina nel suo intervento, che si sarebbe trovato e potuto stabilire un raccordo sia pure non meccanico, perché non credo che l'aumento della produzione e dello sviluppo dell'allevamento dipenda unicamente dall'intervento regionale: devono coincidere e l'intervento regionale per le strutture e per l'acquisto del bestiame e devono realizzarsi altre condizioni che sono poi quelle di mercato con riferimento ai prezzi e ai costi di produzione.
Comunque, in quei documenti si dava conto di una serie di fattori che consideriamo positivi, anche se è presente la preoccupazione di cui ha parlato Franzi, sia per quanto riguarda lo sviluppo della zootecnia, sia il patrimonio complessivo, sia il fatto dei bovini. Del resto chi stanotte ha potuto leggere il volume riguardante l'aggiornamento delle situazioni socio economiche regionali al 1979, sia pur limitata al solo '77, trova che i dati che vengono qui forniti o, comunque sia, i dati delle tabelle, ma in particolare la relazione, sottolineano che abbiamo avuto un incremento per quanto riguarda la produzione e la produttività in agricoltura maggiore a quello nazionale, in certi settori pari a quello nazionale, in ogni caso superiore alle Regioni Nord occidentali che sono le grandi regioni agricole italiane: Lombardia, Veneto, Emilia, oltre la Val d'Aosta e altre minori che evidentemente partivano da dati e da una situazione meno grave della nostra. I dati riguardano il '70, il '71 e il '76.
Comunque dai dati che ho dato, dalla situazione che del resto si conosce, la risposta alla domanda fatta qui da Chiabrando, ma è vero che la poneva sempre l'attuale senatore Berti, nostro ex Capogruppo, è positiva. E visto che è stato citato, ogni volta che lo incontro Berti continua a pormi la domanda che faceva a Chiabrando e continuo a dargli la risposta che sto dando qui che è una risposta positiva.
Detto questo non voglio addentrarmi in una polemica, che avrei anche fatto volentieri, ma non lo faccio perché il collega Chiabrando ha saputo ridimensionare la questione e fare confronti diversi da quelli che sta facendo sui giornali non soltanto della Coldiretti, ma anche sulla Stampa e sulla Stampa Sera. Devo dire che i dati, le percentuali non si presentano in quel modo, perché è proprio come confrontare le patate con le rape. Non si può andare a stabilire la percentuale, visti i finanziamenti della Regione nel '74 e nel '75, in rapporto ai bilanci di allora, che non prevedevano determinate funzioni, che non tenevano in considerazione nessun fondo sanitario..



CHIABRANDO Mauro

E' stato tolto.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Adesso è stato tolto, ma non sui dati apparsi sulla stampa, tant'è vero che risulta che lo stanziamento dell'attuale Amministrazione si è ridotto al 2/3%. Ti dirò che è meno, se si fa il confronto, ma evidentemente i confronti si fanno con dati omogenei, proprio per dimostrare la massima obiettività ed oggettività ho presentato i conti che il collega Chiabrando ha adoperato per la stampa e tutta una serie di altri parametri che si possono fare di carattere obiettivo dai quali emerge una situazione assai differente, per intanto che era vero quanto dicemmo, che con la legge 63 si venivano a rendere disponibili per il triennio per l'agricoltura piemontese una massa di risorse pari a 300 miliardi. Ci sbagliammo per difetto, in quanto le risorse messe a disposizione, e parlo di risorse operative senza i limiti di impegno, senza i reimpostamenti, senza gli slittamenti, le risorse messe a disposizione fra il '78, il '79 e l''80 arrivano complessivamente a 304 miliardi.
Bilancio 1980 - In base all'ultima variazione, che negli stessi miei documenti non è compresa in tutti, ma soltanto nell'ultimo, le risorse operative del bilancio arrivano quindi a 132 miliardi, se vogliamo fare la disaggregazione 90 dallo Stato, e 42 da fondi regionali. E' chiaro che a carico del bilancio della Regione non ci sono i 42 miliardi, perché ci saranno anche tutte le annualità che il bilancio dovrà sopportare. Queste sono le reali risorse a disposizione. Con queste risorse non si riesce a far fronte a tutte le domande presentate da tempo, in parte istruite, in parte in corso di istruttoria, situazione che è stata data e che il collega Chiabrando ha riconosciuto essere adeguata, chiara, precisa. Evidentemente siamo di nuovo di fronte a un bilancio pluriennale, sta per finire il primo triennio della legge 63, si inizia un secondo. Abbiamo le risorse del Quadrifoglio che valgono ancora per un triennio e altre risorse invece a scadenza inferiore. Da questo quadro viene fuori che con le risorse del bilancio attuale e del prossimo anno il monte di pratiche è pressoch coperto? Torno ad insistere su un concetto che a me pare fondamentale: non è che perché si fa una legge che prevede 1, 2, 3, 10 interventi che tutte le domande che vengono presentate devono essere soddisfatte. Ci sono alcuni interventi che quando si fanno, essendo rivolti alla generalità delle aziende, devono coprire l'intera iniziativa. E sono la fecondazione artificiale, che si ritiene valida e congrua, sono la monticazione l'indennità compensativa in montagna, che continuiamo anche se le risorse ripartite e assegnate alla Regione dallo Stato non sono adeguate, non sono sufficienti.
Invece, ad esempio, per le stalle sociali deve valere la selezione.
Sappiamo tutti benissimo, e ne abbiamo discusso anche in Commissione, se era giusto o meno favorire, sviluppare ad ogni costo la meccanizzazione quando vediamo che diminuisce, e questo è un dato negativo, il consumo di carburante per macchina e non credo che questo sia determinato dalla crisi perché ci sono più macchine di quanto siano necessarie se si riduce il consumo di carburante. Quindi il problema in questo senso era di inventare qualcosa di nuovo e di diverso, era il discorso dell'associazionismo e della cooperazione, cioè le domande siano presentate da tutti e poi siano inquadrate e selezionate. Ecco allora la legge 63 che viene qui chiamata la legge delle priorità, quali che siano le conseguenze che questo comporta, e certo qualche conseguenza la comporta sul piano del rallentamento, ma è merito e vanto l'aver fatto una legge che stabilisce le priorità e la selezione. Altrimenti non c'era bisogno di niente, altrimenti bastava andare avanti con la legge del piano verde, senza mettere la priorità o l'esclusività come nelle leggi regionali riservate esclusivamente a favore dell' imprenditore agricolo e con priorità a favore del coltivatore diretto, si davano soldi finché ce n'erano.
La legge 63 è la legge delle priorità, è la legge della selezione, è la legge che cerca di orientare tutte le risorse pubbliche nelle scelte fondamentali e del piano a livello territoriale, non a caso privilegia la collina e la montagna, quindi le zone più disagiate, l'agricoltura più arretrata, e privilegia i settori produttivi in maggiore difficoltà.
Possiamo dire che in base ai dati che abbiamo, anche in base ai dati che ho visto stanotte per la prima volta, che alcuni risultati in quella direzione si sono ottenuti per la zootecnia, per il blocco della degradazione che andava avanti nella zona viticola e così per alcuni altri settori. Certo un bilancio più complessivo lo potremo fare più avanti, fra un mese, due mesi, quando ci saranno i dati di cui ho detto, nel contesto, se vogliamo farlo, del dibattito sull'attuazione del piano e ho detto prima che i finanziamenti in percentuale sono andati maggiormente e sono stati finalizzati alla collina e alla montagna.
E lo stesso discorso riguarda la cooperazione.
Esaminiamo più attentamente tutta la serie di questioni che il collega Chiabrando ha posto per quanto riguarda le stalle sociali. Per arrivare al finanziamento c'è la Commissione consultiva che si rileva, a mio avviso importante per una serie di suggerimenti, ma a volte anche motivo di pause e di ulteriori verifiche, per cui si inviano gli stessi funzionari. Non credo però ci sia altra via per salvare tutto ciò che è partecipazione tutto ciò che è consultazione. Non vedo altra via per garantirci soprattutto in presenza di finanziamenti consistenti, importanti per cui l'esame dovrà essere sempre più rigoroso e severo, ma anche per questo sono più che disponibile ad un esame più ravvicinato nel tempo. Per quanto riguarda invece il complesso degli investimenti del solo bilancio di quest'anno, abbiamo fatto un esame non limitato sui complessivi 132 miliardi, ma soltanto sui 111: credo che il collega l'abbia confrontato ebbene dall'esame dei fondi meglio orientabili (perché è chiaro che i fondi della legge 364 vanno dove ci sono state le calamità), ebbene questi fondi (come risulta dalla documentazione presentata) consentiranno un investimento nel corso dell'anno di 205 miliardi, ai quali se aggiungiamo altri investimenti indotti o prodotti da leggi ancora operanti che devono andare a completamento, come i fondi della legge 15 o 17 o gli stessi fondi della 364, destinati alla ricostruzione o al riattamento di fabbricati o anche al reimpianto di vigneti franati, o i fondi dei progetti FEOGA risulta da questi dati che si tratta di altri 100 miliardi di investimento per cui il totale degli investimenti sale a questo punto a 305 miliardi, a cui occorre ancora aggiungere gli 8 miliardi della legge sul fondo di erogazione per la meccanizzazione, ed i 20 miliardi per le irrigazioni gestite nazionalmente, ma che fanno parte della quota assegnata alla Regione Piemonte per cui non c'era problema di distinzione fra l'essere gestiti dal centro o l'essere gestiti dalla Regione. Era sempre una questione di prerogative nostre che dovevamo con più coraggio rivendicare l'assegnazione interamente alla Regione, quindi ecco che nel bilancio 1980 le risorse adeguate o meno, ma certo consistenti, più le altre risorse cui ho fatto riferimento, consentiranno una massa di investimenti pari a 340 e oltre miliardi.
Non è tempo adesso di individuare perché tutto è già individuato in quale direzione fondamentale sono stati dirottati i fondi. Certo, tenendo conto anche della domanda, ma non esclusivamente, tenendo conto invece delle finalità della legge, tenendo conto delle priorità della legge tenendo conto delle priorità programmatiche che ci siamo dati. Le modifiche alla legge 63 non mi pare vadano nella direzione indicata dal collega Chiabrando, cercano di snellire fin tanto che è possibile l'iter, nella consapevolezza che è sempre difficile coniugare la partecipazione e la consultazione con l'efficienza, ma è necessario compiere il massimo sforzo possibile aprendo la discussione e in Commissione e in Consiglio; si tratta di vedere insieme quale e quanta strada è possibile fare, tenendo presente che la causa fondamentale dei ritardi non sta tanto in quel mese o in quei due mesi che vanno ridotti oppure no, ma stanno in una serie di altre condizioni che abbiamo posto, ad esempio presentare la domanda e poi il progetto, il che comporta come minimo 6 mesi di ritardo e quindi non consente un investimento di tipo fondiario nell'anno. Di qui l'esigenza di guardare sempre con un'ottica al minimo triennale per poter impegnare, come più volte ha sostenuto Paganelli, oggi non per l"80, ma per l"81 e nel corso semmai impegnare per l"82, così si creerà quel giro che fa coincidere lo stanziamento dei fondi a cassa e la realizzazione dei lavori e un passo avanti in tale direzione è stato fatto nel corso del 1979.
Sui residui prendo atto che non si è ripetuta l'enfatizzazione avvenuta nel corso dei dibattiti precedenti, qualcuno l'ha fatto rilevare, in particolare il compagno Rossi, ma mi pare anche altri, se con il '78 già era stato fatto un grosso passo avanti, con il '79 si è fatto un ulteriore passo avanti sulla strada dello smaltimento dei residui passivi, nel senso che per le nostre stime, che sono ancora diverse da quelle dell'Assessorato alle finanze, noi saremmo arrivati al pagamento di circa 71 miliardi contro i 54 dell'anno scorso, ma sono stati assunti impegni per 120 miliardi dai vari uffici decentrati. Merita a questo punto una riflessione ciò che ha detto prima il collega Ferrero, agli uffici decentrati sono stati assegnati 97 miliardi e più. Si tratta di vedere alla fine del prossimo mese di gennaio quale strada hanno fatto e di capirne anche le ragioni, se a quel momento dovranno restituire i fondi, perché quest'anno cambia qualcosa rispetto agli altri anni.
Gli altri anni tutto quello che era stato accreditato era dato per pagato, così figurava nel consuntivo. Quest'anno invece i dati coincideranno con quelli che facevamo noi come Assessorato a livello proprio dei conti della serva, cioè di quelli realmente pagati.
Credo che, nonostante questo, il consuntivo confermerà questo notevole passo in avanti. I problemi di fondo ancora ardui sono l'adeguamento degli uffici, delle strutture, della meccanizzazione in corso e poi spero di doverlo dire per l'ultima volta, nel senso che non succeda più, non soltanto per non parlarne più, ma che non succeda il fatto, non possiamo dimenticare che in questi 3 anni la nostra Regione è stata travolta e stravolta da cinque alluvioni, tra cui tre principali, alcune intermedie e varie grandinate. Tutto ciò ha provocato ben 35.238 mila domande per un importo di 176 miliardi e altre 1664 domande per opere collettive, per un importo di 35 miliardi. In complesso quindi 36.902 pratiche per una richiesta di 211 miliardi, esclusi i danni dell'ultima alluvione dell'Ossola.
Si sono portate avanti queste domande, a scapito evidentemente dei piani di sviluppo, delle pratiche ordinarie, perché ritengo sia stato giusto dare precedenza assoluta a questo tipo di pratiche e di domande ebbene, nel corso di meno di 15 mesi, se si considera il tempo dato per presentare le domande, sono state esaminate 30.260 domande e ne restano purtroppo ancora 6.642 con tutto ciò che è avvenuto nel frattempo, fondi inadeguati stanziati dallo Stato, fondi che abbiamo poi dovuto anticipare con le variazioni di bilancio, fondi che quasi certamente rimarranno a carico del bilancio fino a non poter più anticipare fondi, ma saremo poi costretti, come il collega sa bene, a modificare le norme per passare una parte di queste domande sulla legge 63. Quindi, nell'esaminare i residui passivi e i vari ritardi nell'istruzione delle domande, occorrerà tener conto anche della situazione congiunturale, occorrerà tener conto dell'adeguamento, occorrerà tener conto di tutte le misure che possono snellire l'iter, senza scontrarsi né con il rigore né con la selezione, e neppure con la partecipazione della consultazione.
Una serie di problemi sono stati posti dal collega Franzi che è entrato nel merito dei singoli settori e rapidissimamente vorrei dirgli che confermo, per quanto riguarda il primo settore di intervento l'ammodernamento aziendale, che a mio parere e anche del Ministero abbiamo buon titolo per ottenere il rimborso per ora dei piani che raggiungono il 100% del reddito comparabile e che hanno le stesse caratteristiche di quelli previsti sulla legge 15. Per il resto è una questione di contenzioso. Vorrei ricordare al collega Franzi che le osservazioni della CEE sono soltanto interlocutorie, perché siamo ancora in regime di proroga tant'è vero che proprio domani c'è una riunione a livello ministeriale per riprendere e portare a soluzione la questione della revisione delle direttive comunitarie. Nulla osta se i colleghi sono d'accordo, ne potremo discutere in Commissione, e credo che sarebbe giusto varare il piano pluriennale delle irrigazioni almeno per i prossimi tre anni. Sono perfettamente d'accordo, solo così si potrà dare garanzie e avere un programma organico per quanto riguarda le irrigazioni. Del resto il Quadrifoglio ce lo consente, mi pare anzi che ci obbliga a farlo oltre i tre anni, ma avendo noi un bilancio pluriennale soltanto triennale dovremo fare un programma triennale.
Concordo pienamente sul fatto che non abbiamo molte competenze per quanto riguarda la ristrutturazione delle utenze irrigue, si tratta di una azione politica che non può essere realizzata direttamente da noi. Per i canali demaniali si attendeva il trasferimento in stato di consistenza e ora mi pare che finalmente ci siamo e si affronterà nelle prossime settimane questo grosso e importante problema. Per quanto riguarda il sostegno delle aziende agricole del Credito, va bene, mi pare che debba essere riconosciuto il fatto che siano stati raddoppiati i finanziamenti li abbiamo aumentati notevolmente per il credito di conduzione e su questo punto del problema del credito di miglioramento e di conduzione e soprattutto del credito agevolato e non agevolato mi avvio alla conclusione.
La nostra Regione, se la situazione non si è modificata, secondo i dati del '79 è al settimo posto e resta al settimo posto con qualche avanzamento per quanto riguarda la produzione lorda vendibile, nei confronti delle regioni più grandi. Per quanto riguarda invece il credito agrario totale eravamo al nono posto nel '75, nel '78 siamo passati al sesto posto. Per quanto riguarda il credito agevolato eravamo all'ottavo posto, e siamo passati al quarto posto: è segno che la nostra è una delle Regioni che hanno raddoppiato, rispetto a quel periodo, il volume di agevolazioni al credito. Potrei continuare esaminando il credito agevolato, dove siamo passati dall'ottavo posto al secondo. C'è solo più una Regione davanti a noi, eppure siamo sempre la Regione che occupa il sesto-settimo posto per quanto riguarda la produzione lorda vendibile. Questi i dati che figureranno più articolati nella situazione.
Potrei continuare, disaggregando ulteriormente o arrivando a vedere per ogni mille lire di produzione lorda vendibile qual è stato il concorso della Regione Piemonte. Non posso prendere altri impegni in questo momento il bilancio è quello che è, si tratterà di vedere attraverso successive variazioni di bilancio se altre esigenze richiederanno ulteriori interventi. Chiudo sul latte Verbano non per riaprire polemiche, ma per ricordare che meglio di noi conoscono il problema i Vercellesi e i Novaresi, e quindi, Franzi per primo, in quale situazione si trovava, di chi fu l'iniziativa, si trattava di un consorzio agrario già in amministrazione controllata che doveva fallire, con tutta una serie di problemi è stato assunto da una cooperativa con il concorso della Regione se no non poteva assumere una tale situazione disastrata; si tratta di costruire e di realizzare un piano di risanamento che lo faccia diventare un organismo solido e valido, al fine della tutela degli interessi dei produttori del latte di quelle zone e anche nel complesso della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e alla programmazione

Signori Consiglieri, cercherò di dare alla replica il taglio che si costuma alla Camera dei Comuni.
Le minoranze hanno presentato due ordini del giorno che riassumono gli argomenti che hanno fatto oggetto del dibattito. Uno di essi invita la Giunta a presentare, entro il mese di febbraio 1980, una serie di documenti con il riaccorpamento delle voci di bilancio, con la distinzione delle risorse destinate al finanziamento di opere già decise e i nuovi interventi, e distinguendo residui passivi, slittamenti, reimpostazioni di assegni statali, residui perenti; lo stato di attuazione del Piano di sviluppo; la relazione del rendiconto del 1979 e la relazione sui risultati di cassa al 31 dicembre 1979 con i dati aggregati in cassa, pagamenti e depositi.
La Giunta si impegna a discutere questi argomenti nel mese di febbraio.
Nell'ambito della discussione dell'aggiornamento del Piano di sviluppo troverà posto l'esame di merito delle questioni qui aperte, come quella della Promark.
Il secondo ordine del giorno riguarda il programma Finpiemonte in relazione alle trattative in corso in ordine alle rilocalizzazioni. La Giunta non condivide l'ordine del giorno, così come è stato scritto, perch non è esatto dire che le iniziative di rilocalizzazione alle quali la Finpiemonte sta lavorando, relative a possibili rilocalizzazioni a Rivoli Moncalieri, Settimo e Orbassano vadano contro il processo di riequilibrio regionale.
E' invece d'accordo di discutere in Consiglio lo stato di attuazione della convenzione quadro e la politica delle localizzazioni industriali.
L'unico caso che avrebbe agevolato il processo di riequilibrio della Regione era quella dell'Ipra, che ha visto contrapposte le forze di maggioranza e quelle di minoranza nel senso che le indicazioni che la Giunta dava erano diverse dalle indicazioni delle forze di minoranza.
Riteniamo che quello sia un caso di indirizzare nelle aree attrezzate e confidiamo che in questo senso si indirizzi.
I casi di aziende di poche decine o poco più di un centinaio di addetti con problemi di rilocalizzazione non possono essere vincolati alla rilocalizzazione in aree attrezzate o in aree con un salto di centinaia di chilometri dalla sede attuale perché questo non è economicamente realizzabile per le piccole unità.
La Giunta accoglie la richiesta che di queste cose si discuta evidentemente prima che vengano diversamente decise, ma non accoglie la lettera dell'ordine del giorno.
Gli interventi dei Consiglieri di maggioranza, Rossi, Ferrero, Bellomo mi esimono dal ripetere le cose che hanno citato. I Consiglieri di minoranza hanno portato una serie di elementi estremamente utili. Il Consigliere Paganelli ha dato un taglio che raccoglieva indicazioni di politica economica generale che meriterebbe ben altri confronti. Mi scuso se talora non continuo il confronto in questa sede.
Mi preme di dare una risposta al Consigliere Petrini.
Concordo sulla necessità di discutere in Commissione e in Consiglio i criteri sulla priorità e sull'erogazione dei contributi per opere pubbliche agli Enti locali. Non si dimentichi però che la legge 56 detta precise disposizioni in ordine al finanziamento delle opere pubbliche dei Comuni.
Le critiche rivolte all'Assessore Astengo non sono, a mio avviso, fondate nel senso che la politica intesa a ricondurre la realizzazione di opere pubbliche nell'ambito dei programmi pluriennali di attuazione non solo è corretta, ma è impostata dalla legge.
Ciò non esclude la necessità di valutare i criteri nell'ambito della Commissione. In verità, non si tratta tanto di far rivivere le procedure della legge 28, quanto di realizzare la nuova legge che deve essere in armonia con la legge 56, quindi di creare un sistema integrato che affronti gli aspetti del finanziamento delle opere pubbliche che sono legati alla disponibilità dei Comuni.



PETRINI Luigi

Non si può disattendere la legge 28.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e alla programmazione

Ma nemmeno la legge 56. Se ci sono leggi con norme disorganiche tra loro occorre trovare un'armonia. La legge 56 stabilisce che i Comuni devono dotarsi di p.p.a. e non possono avere i finanziamenti se le opere non rientrano tra quelle comprese nei p.p.a., norma estremamente rigida che d'altra parte l'Assessorato non ha eseguito alla lettera perché nel riparto dei fondi si tiene conto della realtà del funzionamento.



PETRINI Luigi

La legge 28 chiede che i criteri siano votati dal Consiglio.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e alla programmazione

Non parlo di criteri. Ho detto che la discussione deve avvenire in Consiglio, non disattendendo però la norma di legge. Non possiamo per un verso introdurre normative che correttamente impostano la programmazione finanziaria pluriennale, l'unica che garantisce la copertura degli interventi, e, dall'altro verso, mantenere il sistema tradizionale del contributo su domanda, sistema che abbiamo visto non essere adeguato perch contribuisce ad aumentare i residui passivi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, con questo ultimo bilancio si chiude praticamente la legislatura regionale iniziata nel 1975. Affrontare un documento contabile in una realtà di questo genere sembra un sogno, quasi un fatto irreale quando alle spalle premono problemi di eccezionale importanza, tali da modificare i rapporti istituzionali nel Paese, se preventivamente non vengono analizzati, combattuti, rifiutati e respinti.
In questi cinque anni siamo cresciuti un poco tutti. Com'era la Regione nel 1975? Certo, dopo il periodo dello Statuto, delle prime leggi, si sono moltiplicate competenze, funzioni, organizzazione. Con la legge 382 inizi la riorganizzazione della mappa dei poteri, e nonostante la situazione politica all'interno del Paese, qualche risultato nella definizione della mappa dei poteri del Paese lo abbiamo dato. Successivamente, non soltanto il governo, ma anche parte del Parlamento, hanno contribuito ad un'opera riappropriativa delle competenze; molte leggi infatti scavalcano le competenze o funzioni già definite alle Regioni e fanno riacquistare ad altri organi, al potere centrale, dei compiti decisionali che nella nuova mappa della 382 ed ulteriori attribuzioni avevano perduto. Questo avviene ancora nella legge dell'agricoltura, il Quadrifoglio, questo è avvenuto nella legge finanziaria e in tanti altri momenti che non sto qui a ricordare.
Ci eravamo proposti di essere governo e non Ente di mera amministrazione, ci eravamo proposti di coprire degli spazi vuoti che nella società esistono, di non essere soltanto forze che vanno a dolersi perch certi fatti non avvengono, cioè di fare delle autentiche scelte per la crescita delle comunità, di assurgere a momento di governo. Credo che tutti possiamo dire che questo periodo ha rappresentato il primo momento di scelte nel campo dei beni fondamentali della vita dell'uomo che restano e che resteranno ancora per lunghissimi decenni meritevoli di attenzione come la sanità, l'occupazione, l'agricoltura, il governo del territorio, la casa, le scuole, il trasporto pubblico. Nessuna forza politica potrà sfuggire a questa logica e a queste scelte, quand'anche esse possano collocarsi in modo diverso. Credo che anche sotto questo aspetto il governo regionale, ha realizzato gran parte delle linee programmatiche che nel documento del 1 agosto 1975 erano stati offerti alla comunità regionale.
Ma, se mi permettete, il punto più importante che abbiamo attuato è stata una grande civile convivenza all'interno del Consiglio regionale perché tutti insieme abbiamo raggiunto la maturazione su tanti problemi.
L'altro dato comune che insieme abbiamo portato innanzi è la nostra unità nel combattere le forze eversive, non solo nel riaffermare costantemente i principi costituzionali ma anche nel cercare di superare gli ostacoli che si frapponevano per la realizzazione dei punti ancora oggi inattuati della carta costituzionale. Anche sotto questo aspetto ci siamo posti all'offensiva non certo alla difensiva.
Posso dire che quanto ci eravamo proposti, sostanzialmente lo abbiamo raggiunto. Un cavallo di battaglia ricordo sempre, e il Consigliere Paganelli puntualmente mi ricorda che non è ancora stato raggiunto: la spesa. Ho parlato a volte di grandi legislatori dell'800 facendo riferimento a questo Consiglio, però se dobbiamo dare un senso a tutto questo e se dobbiamo tirare le somme, è certo che, fatte le scelte, la spesa ne rappresenta l'attuazione. In questo campo è indubbio il risultato raggiunto. Sappiamo perfettamente cosa vuol dire la spesa sanitaria ospedaliera, che cosa vuol dire spesa corrente e gestionale, anzi ci sono delle spese correnti, come ha spiegato anche il Consigliere Ferrero, che sono di autentico investimento.
Dobbiamo riconoscere che c'è stata una indubbia accelerazione: partendo dai dati del 1974, abbiamo una spesa di 94 miliardi raggiungiamo al 1 febbraio 1980 consentendo la legge di considerare residui quelle somme che al 31 gennaio non hanno avuto pagamento, non per l'accelerazione della spesa in se stessa, ma per le opere che stanno dietro e che ne rappresentano il vero obiettivo, condizioni tali per cui vengono rimessi in tesoreria e trovano, a quel punto, dei nodi difficilmente scioglibili proprio per la globalità dell'intervento attuato.
Oggi non abbiamo difficoltà a dire che la spesa si è attuata in misura se non ottimale quanto meno buona. Piuttosto si debbono sciogliere dei nodi a valle, nel momento dell'autentica erogazione, nodi che avremmo potuto sciogliere meglio se il Governo avesse approvato la legge regionale sulle strutture.
In sostanza dai 94 miliardi del '74 siamo ai 1500/1600 miliardi. Il momento erogativo ha raggiunto cifre talmente alte da porre dei problemi bisogna riconoscerlo con tutta franchezza, abbiamo ritardi non dovuti ai momenti di intervento, ma ai momenti meramente erogativi perché vi è una debolezza che dobbiamo correggere, e che a volte crea quelle difficoltà che tutti hanno riscontrato.
La Regione è divenuta governo, ha stabilito, in un modo inimitabile nel Paese, una convivenza di confronto fra le forze politiche, ha ipotizzato nel documento del 1975 il Piano di sviluppo che ha formalizzato nel '77.
Il Consigliere Paganelli sotto questo aspetto, ha avuto una uscita forse che ha destato interesse nel Consiglio: sereni ci rimettiamo al giudizio dell'elettore. Questo è un termine democratico che appartiene a tutti noi. Noi non faremo nulla per provocare consensi al di fuori dei consensi che giungono attraverso i programmi che andremo a esporre attraverso la rappresentazione della realtà che abbiamo vissuto e che insieme abbiamo formato, ma credo che neppure l'opposizione vorrà usare armi non corrette, dello scandalo, perché chiunque facesse uso dell'arma del potere da un lato o dello scandalo dall'altro, evidentemente provocherebbe conseguenze negative che non potrebbero che ricadere su di tutti.
Per il dovere che riteniamo di aver compiuto andiamo incontro al 1980 che rappresenta il termine democratico di una legislatura e che deve vedere l'elettore giudice ed arbitro della prossima. Colgo l'occasione per ringraziare tutti e per formulare molti auguri per il 1980.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 - Stato di previsione dell'entrata - "Il totale generale delle entrate della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1980 è approvato in L. 2.050.623.000.000 in termini di competenza e in L. 2.168.193.000.000 in termini di cassa.
Sono autorizzati, secondo le leggi in vigore, l'accertamento e la riscossione dei tributi istituiti dalla Regione, ed il versamento, nella cassa della Regione, delle somme e dei proventi dovuti nell'anno finanziario 1980".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Stato di previsione della spesa "Il totale generale delle spese della Regione Piemonte, per l'esercizio finanziario 1980 è approvato in L. 2.050.623.000.000 in termini di competenza ed in L. 2.168.193.000.000 in termini di cassa.
E' autorizzata l'assunzione di impegni di spesa entro i limiti degli stanziamenti di competenza dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980.
E' autorizzato il pagamento delle spese della Regione entro i limiti degli stanziamenti di cassa dello stesso stato di previsione della spesa per l'anno 1980, in conformità delle disposizioni di cui alla legge regionale 14 marzo 1978, n. 12".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Quadro generale riassuntivo " E' approvato il quadro generale riassuntivo del bilancio per l'anno finanziario 1980 con gli allegati prospetti 1 e 2 di cui all'art. 31 secondo e terzo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - Bilancio pluriennale "E' approvato il bilancio pluriennale della Regione per il periodo 1980 1982, allegato alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - Riclassificazione della spesa "Sono approvati, ai sensi dell'art. 30, penultimo ed ultimo comma della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, i quadri di riclassificazione e di riassunto delle spese, allegati allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - Spese obbligatorie e d'ordine - "Sono considerate spese obbligatorie e d'ordine, ai sensi e per gli effetti dell'art. 36 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, quelle descritte nell'elenco n. 1 allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - Variazioni di bilancio "Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, ai sensi dell'art. 15, primo comma, della legge 19 maggio 1976, n. 335 e su conforme deliberazione della Giunta regionale, le variazioni al bilancio dell'esercizio in corso per l'istituzione di nuovi capitoli di entrata, per l'iscrizione di somme derivanti da assegnazioni dello Stato destinate a scopi specifici e per l'iscrizione delle relative spese quando queste siano tassativamente regolate dalle leggi statali o regionali in vigore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 - Garanzie prestate dalla Regione - "E' approvato ai sensi dell'art. 49, terzo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, il prospetto delle garanzie principali e sussidiarie prestate dalla Regione a favore di Enti e di altri soggetti, di cui all'elenco n. 2, allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 - Pagamenti mediante aperture di credito "E' approvato, ai sensi dell'art. 61, primo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, il prospetto dei capitoli delle spese alla cui gestione si può provvedere mediante aperture di credito a favore di funzionari delegati della Regione, di cui all'elenco n. 3, allegato allo stato di previsione della spesa".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 - Fondi globali "Ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 39 e 40 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, è autorizzata l'iscrizione, nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980: a) del capitolo n. 12500 denominato: 'Fondo occorrente per far fronte ad oneri dipendenti da provvedimenti legislativi che si perfezioneranno dopo l'approvazione del bilancio, recanti spese di parte corrente attinenti alle funzioni normali' (elenco n. 4, allegato allo stato di previsione della spesa) b) del capitolo n. 12600 denominato: 'Fondo occorrente per far fronte ad oneri dipendenti da provvedimenti legislativi che si perfezioneranno dopo l'approvazione del bilancio, recanti spese per investimenti attinenti ad ulteriori programmi di sviluppo' (elenco n. 5, allegato allo stato di previsione della spesa)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 - Fondo di riserva di cassa "Il fondo di riserva di cassa di cui all'art. 38 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, destinato a far fronte al maggior fabbisogno di cassa che si manifesti nel corso dell'esercizio finanziario 1980, sui singoli capitoli di spesa, è determinato in L. 17.584.053.254 ed è iscritto al capitolo n. 12900".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Art. 12 - Autorizzazione a contrarre mutui a ripiano del disavanzo "Per far fronte al disavanzo esistente fra il totale delle spese di cui si autorizza l'impegno e il totale delle entrate che si prevede di accertare nel corso dell'esercizio finanziario 1980 è autorizzata, ai sensi dell'art. 47 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, la contrazione di mutui per un importo complessivo di L. 187.555 milioni.
I mutui saranno stipulati ad un tasso massimo del 15 % annuo, oneri fiscali esclusi, e per la durata massima dell'ammortamento di 35 anni.
La Giunta regionale è autorizzata a provvedere alla stipulazione dei mutui predetti nei limiti, alle condizioni e con le modalità previste dal presente articolo.
Agli oneri derivanti dall'ammortamento dei mutui di cui al presente articolo si provvede, per l'anno finanziario 1980, con le disponibilità iscritte in corrispondenza dei capitoli n. 13030 e n. 13040 del bilancio per l'anno finanziario medesimo, e per gli anni finanziari successivi, con le somme che sono iscritte, nell'ambito delle disponibilità esistenti alla voce 'Oneri non ripartibili' del bilancio pluriennale 1980-1982".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri.
hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Art. 13 - Organizzazione e partecipazione a convegni "La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli articoli 1 lettera a), e 2 della legge regionale 14 gennaio 1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 750 milioni ed è iscritta al capitolo n.
520.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli articoli 1 lettera b) e 3 della legge regionale 14 gennaio 1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 250 milioni ed è iscritta al capitolo n.
760.
La spesa per la concessione dei contributi di cui agli articoli 1 lettera c), e 4 della legge regionale 14 gennaio 1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n.
780".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Art. 14 - Contributo all'Istituto di Ricerche Economico-sociali del Piemonte "La spesa per la concessione all'Istituto di Ricerche Economico-sociali (IRES) del contributo di cui all'art. 12, lettera b), della legge regionale 2 settembre 1974, n. 29, è determinata, per l'anno finanziario 1980 in 950 milioni ed è iscritta al capitolo n. 1300".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Art. 15 - Contributo all'Ente regionale di sviluppo agricolo del Piemonte "La spesa per la concessione all'Ente regionale di sviluppo agricolo del Piemonte (ESAP) del contributo per la realizzazione degli interventi di cui all'art. 2, della legge regionale 24 aprile 1974, n. 12, modificata dalla legge regionale 25 ottobre 1977, n. 51, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in L. 1.910.400.000, ed è iscritta al capitolo n. 1355".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Art. 16 - Contributo al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione "La spesa per la concessione al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione del contributo di cui all'art. 9 della legge regionale 15 marzo 1978, n. 13, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 1400. E' altresì autorizzata, per lo stesso anno finanziario, la spesa di 250 milioni per la concessione, al Consorzio medesimo, di un contributo per le spese di sorveglianza, ed è iscritta al capitolo n. 1405, nonché la spesa di 50 milioni per la concessione al Consorzio stesso di un contributo per l'attività di formazione di dipendenti regionali nelle tecniche informatiche, che è iscritta al capitolo n. 2180".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Art. 17 - Contributi alle Comunità montane per le attività divulgative di cultura e informazione televisiva "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge 10 dicembre 1979, n. 72 è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 500 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 1790".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Art. 18 - Provvedimenti a favore del movimento cooperativo "La spesa per la concessione dei contributi alle sezioni regionali delle Associazioni nazionali di rappresentanza e tutela del movimento cooperativo, di cui alla legge regionale 15 maggio 1978, n. 24, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 250 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 2320".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Art. 19 - Promozione e diffusione del verde ambientale "La spesa per gli interventi, di cui alla legge regionale 16 maggio 1979, n. 24, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 70 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 2340".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
Art. 20 - Funzioni amministrative esercitate dalle Camere di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura del Piemonte "La spesa per il rimborso degli oneri finanziari relativi alla utilizzazione delle Camere di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura, di cui alla legge regionale 3 aprile 1979, n. 16, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 310 milioni ed è iscritta al capitolo n. 2350".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
Art. 21 - Premi di insediamento e permanenza per giovani agricoltori "La spesa per la concessione del premio di cui all'art. 22 della legge regionale 22 febbraio 1977, n. 15 e all'art. 38 della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 2.500 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 2510".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Art. 22 - Oneri generali connessi all'attuazione della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63 "La spesa relativa agli oneri di carattere generale connessi all'attuazione degli interventi in materia di agricoltura e foreste, di cui all'art. 61, lettera z), della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 650 milioni ed è iscritta al capitolo n. 2630".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Art. 23 - Autorizzazione di limiti d'impegno ai sensi della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63 e dell'articolo 18 della legge 27 dicembre 1977, n. 984 "La spesa per la concessione dei contributi in conto interessi di cui all'art. 14 (strutture per l'allevamento zootecnico) è determinata, per l'esercizio finanziario 1980, in 2.300 milioni ed è iscritta al capitolo n.
2675.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interessi di cui agli art. 14 e 39, lettera a), (strutture collettive di allevamento e strutture di trasformazione) è determinata per l'anno finanziario 1980, in 850 milioni ed è iscritta al capitolo n. 2715.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interessi di cui all'art. 18 (sostituzione colture frutticole, reimpianto di vigneti, ecc.) è determinata per l'anno finanziario 1980, in 400 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3010.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interessi, di cui all'art. 39, lettere b) e c) (acquisto, realizzazione, ampliamento e ammodernamento di strutture ed attrezzature ecc.) è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 550 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3130.
La spesa per la concessione di contributi negli interessi di cui all'art. 24, lettera b), (strutture per la prima lavorazione dei prodotti del bosco e del sottobosco) è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3260.
La spesa per la concessione dei contributi negli interessi, di cui all'art. 33, (formazione, ampliamento e arrotondamento di aziende nelle zone collinari e montane) è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 700 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3555.
La spesa per la concessione dei contributi negli interessi, di cui all'art. 35 (recupero, ristrutturazione, risanamento di fabbricati ad uso abitazione, ecc.) è determinata per l'anno finanziario 1980, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3585".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
Art. 24 - Autorizzazione di contributi in capitale, di contributi negli interessi attualizzati e di spese dirette ai sensi della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63 "La spesa per la concessione di contributi in capitale di cui all'art.
14, primo comma, (strutture per l'allevamento zootecnico), è determinata per l'anno finanziario 1980, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n.
2690.
La spesa per la concessione di contributi in capitale di cui agli articoli 14, 39, lettera a), e 45 (strutture per la produzione zootecnica e ripiano o trasformazione di passività onerose), è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 4.500 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 2735.
La spesa per la concessione di contributi, di cui all'art. 21 (operazioni antiparassitarie realizzate in forma associata), è determinata per l'anno finanziario 1980, in 700 milioni ed è iscritta al capitolo n.
3100.
La spesa per l'accrescimento di boschi e pascoli, le riserve naturali ecc. di cui all'art. 23, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3220.
La spesa per la propaganda forestale, la lotta fitosanitaria l'assistenza tecnica, ecc., di cui all'art. 25, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3290.
La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 29 (realizzazione delle opere irrigue, ecc.) è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 2.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3410.
La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 30 (ricerca raccolta e la distribuzione di acque a scopo irriguo, ecc.), è determinata per l'anno finanziario 1980, in 1.100 milioni ed è iscritta al capitolo n.
3460.
La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 31 (realizzazione e sistemazione di strade interpoderali e vicinali, di acquedotti e di elettrodotti rurali), è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 800 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3480.
La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 34 (riordino agrario, ecc.) è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 1.100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3560.
La spesa per la concessione dei contributi, di cui agli artt. 31 e 36 (realizzazione e sistemazione di strade interpoderali e vicinali, ecc.) è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 2.681 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3650.
La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 41 (realizzazione programmi assistenza tecnica, ecc.), è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n.
3750.
La spesa di cui agli articoli 47 e 48 (studi, indagini, ricerche e programmi di sperimentazione agraria applicata, ecc.) è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 2.200 milioni ed è iscritta al capitolo n.
3790".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
Art. 25 - Infrastruttura di trasporto del metano nel Comprensorio di Mondovì per l'area industriale attrezzata "La spesa per gli interventi di cui alla legge regionale 24 aprile 1979, n. 60, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5001".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
Art. 26 - Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate " La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. I della legge regionale 9 aprile 1975, n. 21, integrata dalla legge regionale 11 agosto 1978, n. 50, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 850 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 5020".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 26 è approvato.
Art. 27 - Contributi agli Istituti di Patronato e di Assistenza sociale "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 21 maggio 1975, n. 31, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 350 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 5070".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 27 è approvato.
Art. 28 - Interventi regionali in materia di migrazioni "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 6 luglio 1978, n. 42, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 300 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 5080".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 28 è approvato.
Art. 29 - Interventi per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato "Per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 28 luglio 1978, n. 47, sono autorizzate, per l'anno finanziario 1980, le seguenti spese: 400 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 13 (iscritti al capitolo n. 5100) 300 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 15 (iscritti al capitolo n. 5155) 10 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 11 (iscritti al capitolo n. 5165) 60 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 12 (iscritti al capitolo n. 5170) 150 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 17 (iscritti al capitolo n. 5175) 700 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 4 (iscritti al capitolo n. 5190) 1500 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 9, primo comma, (iscritti al capitolo n. 5200) 400 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 9, secondo comma, (iscritti al capitolo n. 5205)".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 29 è approvato.
Art. 30 - Costituzione di aree attrezzate per insediamenti artigiani "La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui alla legge regionale 14 novembre 1979, n. 64, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 3.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5285".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 30 è approvato.
Art. 31 - Interventi per lo sviluppo della rete distributiva "Le spese per la concessione dei contributi di cui all'art. 3 e all'art. 6, lettere a), b) e c), della legge regionale 4 giugno 1975, n.
47, sono determinate per l'anno finanziario 1980, rispettivamente in 3.000 milioni, 100 milioni, 200 milioni e 15 milioni, e sono iscritte ai capitoli n. 5300, n. 5340, n. 5380 e n. 5420.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui all'art. 6 lettera d) della legge regionale 4 giugno 1975, n. 47, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 400 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5430".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 31 è approvato.
Art. 32 - Funzioni subdelegate in materia di distribuzione automatica di carburanti ad uso di autotrazione "La spesa per l'esercizio delle funzioni subdelegate, di cui alla legge regionale 10 dicembre 1979, n. 69, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5535".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 32 è approvato.
Art. 33 - Contributi per l'acquisto di materiale rotabile "La spesa per la concessione dei contributi in capitale, di cui al disegno di legge approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 29 novembre 1979, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 7.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5650.
La spesa per la concessione dei contributi in annualità, di cui al disegno di legge approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 29 novembre 1979, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo 5660".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 33 è approvato.
Art. 34 - Contributi nelle spese di esercizio di autoservizi di linea "La spesa per la concessione dei contributi, di cui al disegno di legge approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 29 novembre 1979, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 31.400 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5855".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 34 è approvato.
Art. 35 - Sovvenzioni per l'esercizio di tranvie, filovie extra-urbane ecc.
"Per il finanziamento di ulteriori oneri relativi all'esercizio finanziario 1979, è autorizzata, per l'anno finanziario 1980, la spesa di 1.326 milioni iscritta al capitolo n. 5860".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 35 è approvato.
Art. 36 - Contributi negli oneri di esercizio alle imprese concessionarie di autoservizi di linea "Per il finanziamento di ulteriori oneri relativi all'esercizio finanziario 1979, è autorizzata, per l'anno finanziario 1980, la spesa di 400 milioni, iscritta al capitolo n. 5870, relativa alla concessione dei contributi di cui alla legge regionale 20 agosto 1973, n. 23, modificata dalla legge regionale 31 ottobre 1978, n. 64".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 36 è approvato.
Art. 37 - Contributi straordinari alle imprese private concessionarie di autoservizi di linea in dipendenza della perequazione contrattuale dei dipendenti del settore "Per il finanziamento di ulteriori oneri, relativi all' esercizio finanziario 1979, è autorizzata, per l'anno finanziario 1980, la spesa di 672 milioni, iscritta al capitolo n. 5890, relativa alla concessione dei contributi di cui alla legge regionale 24 novembre 1975, n. 56".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 37 è approvato.
Art. 38 - Contributi alle imprese esercenti autoservizi di linea per il rinnovo del materiale rotabile "Per il finanziamento di ulteriori oneri relativi all'esercizio finanziario 1979, è autorizzata, per l'anno finanziario 1980, la spesa di 950 milioni, iscritta al capitolo n. 5910, relativa alla concessione dei contributi di cui alla legge regionale 20 agosto 1973, n. 22, modificata dalla legge regionale 31 ottobre 1978, n. 64".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 38 è approvato.
Art. 39 - Formazione dei piani comprensoriali di trasporto e per la redazione dei programmi d'esercizio "Le spese di cui agli articoli 14 e 20 della legge regionale 22 agosto 1977, n. 44, sono determinate, per l'anno finanziario 1980, in 230 milioni 30 milioni e 60 milioni e sono rispettivamente iscritte ai capitoli n.
5810, n. 5820 e n. 5830".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 39 è approvato.
Art. 40 - Albi provinciali degli autotrasportatori di merci "Gli oneri derivanti dall'applicazione della legge regionale 5 giugno 1978, n. 30 sono stabiliti, per l'anno finanziario 1980, in 150 milioni e sono iscritti al capitolo n. 5935".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 40 è approvato.
Art. 41 - Museo ferroviario Piemontese "Il contributo per il funzionamento del Museo ferroviario Piemontese istituito ai sensi della legge 26 luglio 1978, n. 45, è determinato, per l'anno finanziario 1980, in 25 milioni ed è iscritto al capitolo n. 5940".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 41 è approvato.
Art. 42 - Contributi per lo sgombero della neve "La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 6, lettera b), della legge regionale 4 settembre 1979, n. 59, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5840.
La spesa per la concessione dei contributi in annualità di cui all'art.
6, lettera a), della legge regionale 4 settembre 1979, n. 59, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 400 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5845".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 42 è approvato.
Art. 43 - Interventi per l'esecuzione di opere pubbliche ai sensi della legge regionale 16 maggio 1975, n. 28 "La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'art. 3, lettera d), (costruzione, ampliamento e sistemazione di strutture commerciali e di mercati ) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5470.
La spesa per la concessione alle Province dei contributi di cui all'art. 2 (manutenzione ordinaria strade) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 3.350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 6000.
Le spese per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2, n. 3 e n. 4 (costruzione e sistemazione strade) sono determinate per l'anno finanziario 1980 rispettivamente in 1.000 milioni e 2.300 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 6010 e n. 6020.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'art. 3, lettera a), (costruzione e sistemazione strade) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 2.000 milioni ed è iscritta al capitolo n.
6075.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'art. 3, lettera g), (costruzione, completamento e adeguamento delle opere occorrenti per il rifornimento di energia elettrica) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n.
6230.
La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2, n. 1 e 2 (costruzione, ricostruzione, ampliamento e potenziamento acquedotti e fognature) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 5.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7260.
La spesa per la concessione dei contributi in interesse di cui all'art.
3, lettera a), (costruzione, ricostruzione, ampliamento e potenziamento di acquedotti e fognature) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 7.300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7450.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'articolo 3, lettera d), (costruzione, ampliamento, ristrutturazione e consolidamento di sedi municipali) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 2.400 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7550.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'art. 3, terzo comma, (costruzione, ampliamento o completamento o ristrutturazione di case di riposo per anziani o di edifici destinati all'assistenza ai minori) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 700 milioni ed è iscritta al capitolo n. 10260.
La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'art. 3, primo comma, lettera c), (costruzione, sistemazione o ampliamento di cimiteri, mattatoi, ambulatori ed altri presidi sanitari) è determinata per l'anno finanziario 1980 in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11135".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 43 è approvato.
Art. 44 - 'Piani di coordinamento territoriale "La spesa per la predisposizione dei piani di coordinamento territoriale di cui all'art. 80 della legge regionale 5 dicembre 1977, n.
56 è stabilità per l'anno finanziario 1980 in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7050".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 44 è approvato.
Art. 45 - Cartografia regionale "La spesa per l'attuazione della legge regionale 12 ottobre 1977, n. 48 è stabilita per l'anno finanziario 1980, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7110".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 45 è approvato.
Art. 46 - Contributi per la formazione di strumenti urbanistici "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 23 maggio 1975, n. 34, modificata dalla legge regionale 7 giugno 1976, n.
31, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 650 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7140".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 46 è approvato.
Art. 47 - Funzionamento del Comitato Urbanistico Regionale "La spesa di cui alla legge regionale 19 dicembre 1978, n. 77, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 400 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7160".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 47 è approvato.
Art. 48 - Acquisizione di complessi residenziali di interesse storico e culturale "La spesa per la concessione dei contributi di cui al Titolo I della legge regionale 17 maggio 1976, n. 27, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 1.200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7610".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 49 è approvato.
Art. 50 - Contributo all'azienda regionale per la gestione della tenuta "La Mandria" "La spesa per la concessione del contributo di cui all'art. 12 della legge regionale 25 giugno 1976, n. 32, è stabilita, per l'anno finanziario 1980, in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7920".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 50 è approvato.
Art. 51 - Interventi per i parchi e le riserve naturali "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 17 agosto 1977, n. 42 è stabilita, per l'anno finanziario 1980, in 550 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7930.
La spesa per l'attuazione della legge regionale 20 marzo 1978, n. 14 (istituzione del Parco Naturale dell'Alpe Veglia) è stabilita per l'anno finanziario 1980 in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7940.
La spesa per la gestione della riserva naturale speciale del bosco del Vaj è stabilita per l'anno finanziario 1980, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7950.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Valle del Ticino è stabilita per l'anno finanziario 1980, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7960.
La spesa per la gestione del Parco regionale La Mandria è stabilita per l'anno finanziario 1980 in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7970.
La spesa per la gestione del Parco Naturale delle Lame del Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'isolone di Oldeniga e della Garzaia di Villarboit è stabilita per l'anno finanziario 1980 in 60 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7980.
La spesa per la gestione del Parco Naturale dell'Alta Valle Pesio è stabilita, per l'anno finanziario 1980, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7990.
La spesa per la gestione del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo è stabilita, per l'anno finanziario 1980, in 250 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8000.
La spesa per la gestione del Parco Naturale Alta Val Sesia è stabilita per l'anno finanziario 1980, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n.
8010.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Garzaia di Valenza è stabilita, per l'anno finanziario 1980, in 20 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8020.
La spesa per la gestione della riserva naturale del bosco e dei laghi di Palanfrè è stabilita, per l'anno finanziario 1980, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8040".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 51 è approvato.
Art. 52 - Interventi per la sistemazione di bacini montani e opere idraulico-forestali "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 9 novembre 1975, n. 54, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 10.000 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 8900".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 52 è approvato.
Art. 53 - Interventi per la promozione della domanda turistica "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 26 giugno 1979, n. 35, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 1.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8230".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 53 è approvato.
Art. 54 - Contributi per l'incentivazione turistico-ricettiva "Le spese per la concessione dei contributi di cui all'art. 3, lettera c), lettera d), lettera e), lettera a), lettera b), della legge regionale 31 agosto 1979, n. 56, sono determinate, per l'anno finanziario 1980, in 500 milioni, 355 milioni, 150 milioni, 480 milioni, 80 milioni e 10 milioni e sono rispettivamente iscritte ai capitoli n. 8370, n. 8380, n. 8390, n.
8430, n. 8450 e n. 8460".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 54 è approvato.
Art. 55 - Contributi per il completamento e il recupero di impianti sportivi "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 1 marzo 1979, n. 10, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 3.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8610".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 55 è approvato.
Art. 56 - Contributi per l'incentivazione dell'attività degli Enti di promozione sportiva "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 1 marzo 1979, n. 9, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8680".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 56 è approvato.
Art. 57 - Contributi per la programmazione sportiva in Piemonte "La spesa per la concessione dei contributi di cui al Titolo II della legge regionale 1 marzo 1979, n. 10, per l'anno finanziario 1980, è determinata in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8690".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 57 è approvato.
Art. 58 - Disciplina degli scarichi delle attività produttive "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 8 novembre 1974, n. 32, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 400 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8950".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 58 è approvato.
Art. 59 - Provvedenze speciali per il risanamento delle acque "La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2 della legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, modificata con la legge regionale 10 maggio 1979, n. 22, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 4.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8960.
La spesa per la concessione dei contributi in annualità di cui alla legge regionale 29 aprile 1975, n. 23 e all'art. 3 della legge regionale 10 maggio 1979, n. 22, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 5.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8965".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 59 è approvato.
Art. 60 - Interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi "La spesa per la concessione dei contributi in conto interesse di cui all'art. 3, primo comma, della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9050.
La spesa per la concessione dei contributi in conto capitale di cui all'art. 3, secondo comma, della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 1.800 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9100.
La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art.
2, lettera a), della legge regionale 5 giugno 1979, n. 28, è determinata per l'anno finanziario 1980, in 400 milioni ed è iscritta al capitolo n.
9130.
La spesa relativa alla concessione dei contributi per l'integrazione dei costi annui di gestione, di cui all'art. 2, lettera b), della legge regionale 5 giugno 1979, n. 28, è determinata, per l'anno finanziario 1980 in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9140".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 60 è approvato.
Art. 61 - Prevenzione e controllo dell'inquinamento atmosferico e acustico "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 21 agosto 1978, n. 52, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 1.100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9150".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 61 è approvato.
Art. 62 - Conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 6 novembre 1978, n. 68, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 240 milioni ed è iscritta per 70 milioni al capitolo n. 9170 e per L. 170 milioni al capitolo n. 9180".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 62 è approvato.
Art. 63 - Pronto intervento "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui all'art. 2, lettera a) e b) della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 6.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9300.
La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 2, lettera c) della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38 è determinata per l'anno finanziario 1980 in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9310.
La spesa per la partecipazione a fondi di cui all'art. 2, lettera e) della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38 è determinata per l'anno finanziario 1980 in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9302".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 63 è approvato.
Art. 64 - Riorganizzazione e gestione dei servizi socio-sanitari "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 8 agosto 1977, n. 39, è stabilita, per l'anno finanziario 1980, in 1.960 milioni ed è iscritta ai capitoli n. 10070, n. 10180 e n. 10405, nella rispettiva misura di 260 milioni, di 600 milioni e di 1.100 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 64 è approvato.
Art. 65 - Gestione e controllo dei servizi consultoriali "Il contributo integrativo regionale di cui all'art. 18 della legge regionale 9 luglio 1976, n. 39, è determinato, per l'anno finanziario 1980 in 50 milioni ed è iscritto al capitolo n. 10050".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 65 è approvato.
Art. 66 - Fondo di solidarietà Roberto Crescenzio - Emanuele Jurilli e Carmine Civitate "La spesa per gli interventi previsti dall'art. 1 della legge regionale 22 agosto 1979, n. 46 è stabilita per l'anno finanziario 1980 in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 10836".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 66 è approvato.
Art. 67 - Interventi per la formazione, sperimentazione e ricerca fra i settori tessili e meccanotessili "Ai fini dell'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 12 giugno 1978, n. 33 è autorizzata, per l'anno finanziario 1980 l'ulteriore spesa di 1.700 milioni che è iscritta al capitolo n. 11400".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 67 è approvato.
Art. 68 - Formazione professionale degli operatori degli asili-nido "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui all'art. 17 della legge regionale 15 gennaio 1973, n. 3, è determinata, per l'anno finanziario 1980 in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11600".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 68 è approvato.
Art. 69 - Insegnamento dello sci in Piemonte "La spesa per gli interventi di cui all'art. 15 della legge regionale 13 agosto 1979, n. 41 è determinata per l'anno finanziario 1980 in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11620".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 69 è approvato.
Art. 70 - Museo Regionale di Scienze Naturali "Le spese per l'attuazione della legge regionale 29 giugno 1978, n. 37 sono determinate, per l'anno finanziario 1980, in 1.750 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11660, n. 11670, n. 11690 e n. 11695, nella rispettiva misura di 50 milioni, 200 milioni, 1.400 milioni e 100 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 70 è approvato.
Art. 71 - Promozione della tutela e dello sviluppo delle attività e dei beni culturali "Le spese per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 28 agosto 1978, n. 58, sono determinate, per l'anno finanziario 1980, in 2.100 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11810 e n. 11830 nella rispettiva misura di 2.000 milioni e di 100 milioni.
Le spese per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 28 agosto 1978, n. 58, sono determinate, per l'anno finanziario 1980, in 800 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11820 e n. 11840 nella rispettiva misura di 500 milioni e di 300 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 71 è approvato.
Art. 72 - Contributi per l'istituzione ed il funzionamento delle biblioteche pubbliche "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 19 dicembre 1978, n. 78, è determinata in 700 milioni, per l'anno finanziario 1980 ed è iscritta al capitolo n. 11880".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 72 è approvato.
Art. 73 - Interventi per favorire la promozione della lettura e la discussione dell'informazione piemontese "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 22 agosto 1979, n. 48, per l'anno finanziario 1980 è determinata in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11890".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 73 è approvato.
Art. 74 - Trasferimento al 1980 di somme già impegnate in precedenti esercizi "Lo stanziamento di 2000 milioni iscritto al capitolo n. 5010 del bilancio per l'anno finanziario 1979 ai sensi dell'art. 12 della legge regionale 22 gennaio 1979, n. 2, è trasferito per 1300 milioni al capitolo n. 5010 del bilancio per l'anno finanziario 1980.
Lo stanziamento di L. 15.248.400.000 iscritto al capitolo n. 10110 del bilancio per l'anno finanziario 1979 ai sensi dell'art. 23 della legge regionale 22 gennaio 1979, n. 2, è trasferito per L. 4.969.537.338 al capitolo n. 10110 del bilancio per l'anno finanziario 1980.
Gli impegni assunti sugli stanziamenti di cui ai precedenti commi mantengono la loro efficacia giuridica".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 74 è approvato.
Art. 75 - Limiti d'impegno autorizzati ai sensi di precedenti leggi regionali la cui decorrenza è trasferita all'esercizio finanziario 1980 "Al fine di consentire l'osservanza delle disposizioni di cui all'art.
24, primo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, è trasferita all'anno finanziario 1980 la decorrenza dei limiti d'impegno iscritti ai capitoli: 6040, 6065, 6070, 6150, 6180, 6220, 7320, 7360, 7405, 7440, 7530 7540, 7650, 8290, 8305, 8345, 9010, 9030, 9380, 10200, 10220, 10250, 11010 11030, 11070, 1110, 11120".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 75 è approvato.
Art. 76 - Annualità pregresse "Al fine di consentire il pagamento di rate di ammortamento riferite ai limiti di impegno trasferiti ai sensi del precedente articolo nel bilancio per l'anno finanziario 1980 sono iscritti i seguenti capitoli: n. 6031, 6060, 6069, 6145, 6175, 7315, 7355, 7391 7485, 7525, 7650, 8295, 9385, 10205, 10230, 11015, 11040, 11075, 11105 11125".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 76 è approvato.
Art. 77 - "E' approvato il Bilancio di previsione della Azienda Regionale per la gestione della Tenuta 'La Mandria' per l'anno finanziario 1980, allegato alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'art. 77 è approvato.
Prima di passare al voto sull'intero progetto di legge, do la parola al Consigliere Bianchi per dichiarazione di voto.



BIANCHI Adriano

La mia brevissima dichiarazione di voto, signor Presidente, trae direttamente la sua motivazione critica dagli interventi che i colleghi del mio Gruppo hanno spiegato, da Paganelli, efficace, sereno, costruttivo tecnico e insieme ispirato a ragioni e preoccupazioni politiche di alta responsabilità; agli apporti puntuali di Franzi, Petrini e Chiabrando, che si sono collegati a riferimenti concreti, perché non ci si attenesse soltanto a sintesi e valutazioni di carattere generale, ma si compissero verifiche, anche per campione, rispetto alla vasta realtà che l'istituzione Regione ha finito per rappresentare.
Il Presidente ha richiamato indirettamente motivi di fiducia ed insieme di grande apprensione. Credo che la Regione potrà, in una fase di grande crisi, di transizione, di modificazione di rapporti e forse di culture adempiere ad una funzione mediatoria, di interpretazione e di difesa dei valori essenziali che devono stare a cuore a tutti ed a ciascuno di noi.
Noi abbiamo dato e daremo il nostro contributo in piena buona fede, non ricercando effetti strumentali, ma avendo cura di esercitare un ruolo che riteniamo (anche i dibattiti di questi giorni lo hanno rivelato) essenziale, costruttivo, ineliminabile per la vita di una istituzione democratica. Abbiamo una Regione tanto impegnata politicamente da essere nello stesso tempo un segno di contraddizione, come se ne trovano in tutta la vita nazionale. Una Regione che appare per certi aspetti ricchissima doviziosa, troppo carica di denaro per il fatto che, invece di pagare interessi, ne incassa in misura spropositata, perché nel suo "tenore di vita" appare doviziosa, mentre, per altri aspetti, appare priva di sufficienti risorse per affrontare con tempestività i vasti compiti e i problemi che le si parano davanti. E così sono possibili i paradossi, in ciascuno dei quali vi è una grande parte di verità: quello della spesa corrente, come spesa produttiva, utile ed irrinunciabile sebbene da controllare, e della spesa detta di investimento che può invece diventare scarsamente produttiva e di spreco.
In queste esercitazioni dialettiche tutto è possibile dire per dimostrare il contrario. Credo che il futuro ci dovrà richiamare ad un estremo rigore nella verifica del rapporto tra le elaborazioni e i fatti tra gli atti amministrativi e le loro dirette conseguenze.
Dovremo così più rigorosamente verificare la coerenza tra i documenti le dichiarazioni, le volontà programmatorie, sui quali ci siamo già pronunciati e la prassi, la concretezza della spesa, degli interventi degli atti amministrativi, della loro tempestività e produttività. Si è detto che il giudizio è all'elettore. Io, per parte mia, formulo l'augurio che l'elettore possa essere sufficientemente attento a questa realtà, non stravolto per il sopravvenire di altri fatti emergenti, che toccano la vita di ogni giorno, né sia influenzato in termini diseguali di insufficiente informazione. Lo stesso nostro dibattito, pur in una atmosfera, anch'io concordo, di grande responsabilità e di civile convivenza, ha degli aspetti di schizofrenia che non possono essere recepiti, con sconcerto dall'opinione pubblica.
Ebbene, credo che dobbiamo fare tutti un grande sforzo e a ciascuno tornerà la parte di merito che gli spetta, un grande sforzo per dissolvere questa cortina che appanna tutto e rende incomprensibile il flusso degli avvenimenti, l'influenza degli atti, il loro valore intrinseco, la loro portata per il futuro e per la vita della comunità.
Io credo che la Regione Piemonte ha il titolo per proseguire in questa direzione, in un rapporto fermo, sereno, nel quale l'amicizia, la comprensione e la stima personale non fanno velo, ma anzi da elemento esaltante rispetto all'esercizio di un ruolo politico che è dialettico, che è di lotta e di impegno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, vi chiedo scusa se nella mia dichiarazione di voto utilizzerò appieno i minuti che mi verranno concessi ma credo che il dibattito generale che ha riguardato il bilancio meriti da parte del mio Gruppo alcune considerazioni di fondo. Il voto positivo sul bilancio, le motivazioni di questo voto sono già state ampiamente espresse dai miei compagni di Gruppo che sono intervenuti e nelle risposte della Giunta, ed io non entrerò nel merito.
Cercherò, invece, proprio perché, credo opportunamente, se ne è parlato soprattutto negli interventi dell'opposizione, di trattare il bilancio politico di questi cinque anni, ne ha parlato anche il Presidente della Giunta e in apertura di dibattito l'Assessore Simonelli opportunamente ha dato questo taglio al suo intervento.
Nella mia dichiarazione di voto vorrei supportare il voto positivo del mio Gruppo con le considerazioni generali su questi anni. L'esperienza di questi cinque anni: l'abbiamo detto, è diverso il panorama dell"80 rispetto a quello del '75, credo che ai caratteri più propriamente economici della crisi gravissima, inflazione e disoccupazione, si sono venuti via via aggiungendo altri elementi di novità, l'esplodere di una crisi internazionale di grande rilievo e portata, la minaccia di una guerra, che non è più solo a questo punto uno slogan ricorrente, è un pericolo reale.
La crisi del Paese si è aggravata anche nelle sue connotazioni morali etiche, soprattutto il vuoto di certezze, di prospettive, ha reso molto più difficile l"80 che non il '75, più difficile per tutti, l'abbiamo misurato nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni. Il terrorismo, questo fenomeno aberrante che ha colpito soprattutto la nostra città, ha posto anche a noi doveri, emergenze, risposte, ha messo anche noi dentro questo clima cambiato in negativo, che non potevamo certo prevedere allora, sono tutti elementi di novità in cui dobbiamo collocare oggi l'analisi di questi anni.
E' stato quindi un periodo duro e difficile, in cui siamo cambiati un po' tutti, e non possiamo dimenticare che siamo cambiati soprattutto perch si è aggravata la situazione. E' una sfida che abbiamo dovuto affrontare tutti insieme, certo, ma io parlo qui a nome della maggioranza, parlo di questa Giunta, che pur con i suoi limiti, ha operato con continuità. I termini, ripeto, di questa sfida sono stati nuovi e gravi anche per gli altri. Credo che possiamo dire di aver raccolto senza ambiguità e senza timidezze questa sfida, ci siamo impegnati a fondo fin dall'inizio della legislatura, in quella fase che vorrei ricordare e definire di grande valore, anche per i frutti che ha prodotto in tre direzioni diverse ma strettamente concatenati.
In primo luogo, per frenare gli effetti più gravi della crisi, come già si manifestava allora e comunque per ridare in quel momento, ricordiamolo nel '75 c'era questo problema, per ridare legittimità, dignità, ruolo alle istituzioni. In secondo luogo, ci siamo impegnati per costruire una strumentazione istituzionale ed amministrativa adeguata a governare la crisi verso una nuova soluzione positiva e con carattere di novità e di cambiamento. In terzo luogo, ci siamo impegnati appunto per introdurre alcuni primi concreti elementi di cambiamento che dessero il segno concreto e tangibile ai lavoratori, ai cittadini che dalla situazione di difficoltà di incertezza e di malessere era possibile uscire, coniugando con grande sforzo la volontà di cambiamento delle istituzioni democratiche con la partecipazione e la lotta dei cittadini.
Di qui dunque siamo partiti, in questi anni abbiamo cercato di tener fede a questi tre obiettivi. Abbiamo avuto delle difficoltà, certo le abbiamo avute ed è bene registrarlo, è bene dirlo con molta franchezza. Le difficoltà sono state, signori Consiglieri, esterne ed interne, quelle esterne le hanno ricordate molto bene Simonelli e Rossi questa mattina, ma non entro nei particolari, mi basta ricordare questo dato: un Governo che non è riuscito al suo livello ad assicurare l'avvio di una politica di programmazione. Ci sono state difficoltà dei centri di potere separati, io non posso dimenticare che ad esempio un Ente come la Camera di Commercio con tutta la sua strumentazione, nei suoi periodici rapporti di consultazione con la Regione è stata spesso e volentieri usata in senso critico antistituzionale, nei confronti di questa maggioranza, piuttosto che come un centro che si raccordasse, con la dialettica corretta, con le istituzioni. Ricordo questo perché non si deve mai dimenticare che noi non siamo stati sempre maggioranza nelle istituzioni, complessivamente nel potere piemontese, ci sono stati anche gli altri, c'è stata la Democrazia Cristiana ed altri Partiti, tutti insieme dobbiamo fare i conti dei risultati che abbiamo ottenuto, ognuno dichiarando i propri progetti, le proprie aspirazioni e le proprie coerenze. E' bene ricordare che in Consiglio soprattutto il Gruppo della D.C. ha tenuto un comportamento tale per cui non ha mai abbandonato l'aula, e questo è stato indice profondo di un comportamento corretto nei confronti delle leggi e dei provvedimenti.
Certo è stato svolto un altro ruolo, ma complessivamente noi riconosciamo che c'è stato uno sforzo e un comportamento costruttivo.
Fuori, diciamolo però chiaro, non sempre è stato così e ci sono stati esempi sempre magari chiaramente localizzabili in una forza politica, ed anche clamorosi tentativi di boicottaggio con le cose decise dalle istituzioni.
Allora mi sia permesso solo un inciso. Rispetto all'ordine del giorno che qui è stato presentato riguardo ai problemi della rilocalizzazione concordo totalmente, come Gruppo, sulla posizione espressa a nome della Giunta dall'Assessore Simonelli di arrivare a questo confronto. Non possiamo però dimenticare che su casi che avevano alto valore emblematico per la riuscita (e sappiamo che i segni in politica costituiscono anche condizione per portare avanti numerosi effetti) e ricordo il caso IPRA di Peveragno, come emblematico, piccolo certo, come uno degli elementi in cui a mio avviso, lo dico, sotto la mia responsabilità, ci sono state volontà non concorrenti, ma volontà opposte anche strumentali.
Queste le difficoltà esterne. Poi ci sono state anche le difficoltà interne, cosiddette proprie. Credo che diremmo bugie, non diremmo la verità se non riconoscessimo che gli sforzi di dare carattere di collegialità e di completo coordinamento all'azione complessiva di governo non sempre hanno prodotto tutti i risultati. Secondo me ci vorranno altri anni e anche per questo chiederemo, sulla base dei risultati che abbiamo introdotto e prodotto, agli elettori di continuare su questa strada, ma certo dobbiamo anche rilevare come difficoltà di coordinamento ci sono pur state e in qualche caso hanno prodotto degli effetti negativi anche se, mi sia permesso, collega Petrini (e devo dire che ho apprezzato il suo intervento perché ha posto in rilievo dei problemi reali), devo anche dire al collega Petrini che nel complesso questa Giunta e questa maggioranza ha instaurato un metodo del tutto nuovo, al punto che voi stessi ne chiedete in tutti i casi la rigorosa applicazione: già in questo senso si è riportato un grosso successo e quindi tutti i momenti devono andar ricondotti a questo metodo che è stato quello del confronto, dell'informazione.
Noi non accettiamo le menzogne di chi mente sapendo di mentire e l'ha fatto in quest'aula dicendo che la Giunta non informa e non dà i dati, in certi casi possono essere mancati, ma il senso complessivo dell'azione di governo è stato invece improntato con il metodo dell'informazione.
Per quanto riguarda altri elementi, credo abbiano avuto un gran peso alcune difficoltà, per esempio, i ritardi che abbiamo registrato e che una decisione del Governo ha contribuito ad aggravare sul problema del personale, i problemi che lo stesso Bianchi poco fa ricordava, la difficoltà tra l'approvazione delle leggi e l'applicazione delle leggi stesse, ben sappiamo che tutto ciò comporta grandi elementi di omogeneità di coerenza in tutte le parti amministrative e sociali.
Ebbene, credo che queste difficoltà vadano riconosciute, ma proprio partendo da queste difficoltà è possibile oggi riconoscere il peso dei risultati che si sono acquisiti. Questi risultati, credo con troppa disinvoltura, anche oggi nel dibattito, da parte di alcuni intervenuti sono stati sottovalutati o addirittura completamente dimenticati. Intanto la governabilità, io credo che il primo obiettivo sia assicurare una governabilità al Paese in un momento di grave crisi, è uno degli scopi che complessivamente con il contributo delle altre forze politiche, per attraverso le nostre proposte e la nostra guida, si è riusciti ad ottenere.
Sembrano cose ovvie, sembrano cose dovute però non lo erano prima, però non lo sono normalmente nella realtà del Paese. Invece questo grosso risultato è stato raggiunto. Avevamo anche detto che bisognava creare strumenti che allargando la partecipazione dei cittadini, rendessero più efficienti le amministrazioni ed in grado di introdurre anche nel lavoro quotidiano il metodo della programmazione.
Bene, al di là di un ovvio riconoscimento, che di avvio si tratta e non di completamento, per avviare questo si tratta di modificare profondamente a cominciare da tutti i comportamenti singoli, ma più complessivamente gli elementi di grande cambiamento culturale nella società, elementi di pianificazione reali, leggi decise e concrete nel senso di una inversione della qualità e degli obiettivi dello sviluppo e del governo generale come il Piano dei trasporti, la legge urbanistica, il Piano di sviluppo, la legge delle procedure ed ancora, piani territoriali di coordinamento da parte dei Comprensori, un altro elemento importante, così come lo sono i Comprensori e gli Enti strumentali che hanno operato.
A tal proposito, vorrei dire che rispetto a questi elementi, per esempio, la programmazione, mi sembra che dall'intervento di Marchini uscisse una valutazione di condanna di tutti gli elementi di vincolismo o di dirigismo improduttivo che fossero contenuti in questa politica.
Il problema vero è proprio questo ma non dobbiamo assolutamente, al di là di tutte le variazioni, allontanarci dal terreno concreto, che è un terreno che accettiamo, lo accettiamo per la legge agricola, abbiamo dimostrato di accettarlo per la legge urbanistica; vedremo di arrivare a dei risultati di approfondimento, però, al di là di questo, il segno della programmazione, che contiene anche dei vincoli ma non deve solo contenere dei vincoli, è proprio quello di orientare verso finalità diverse dello sviluppo, e, allora, lasciatemi dire che per rilanciare uno sviluppo armonico ed equilibrato nella nostra Regione noi siamo coscienti di aver privilegiato in questi anni i temi del risanamento, della ricomposizione del contenimento degli effetti distorti che lo sviluppo degli anni precedenti aveva indotto nella Regione, è stata una operazione necessaria che qualcuno, ripeto, ha anche cercato di strumentalizzare per far apparire questa Giunta come portatrice del vincolismo o addirittura nemica dello sviluppo economico. Però noi sappiamo che senza questa azione di fondo nessuna forza politica e sociale sarebbe oggi in grado di proporre un progetto di crescita senza arrestarne gli effetti distorti, non si potrebbe ripartire per un nuovo sviluppo: noi questo lavoro lo abbiamo compiuto e abbiamo introdotto degli elementi nuovi e oggi dobbiamo soprattutto confrontarci su questo, sugli appuntamenti che ci attendono, sul decollo delle aree industriali attrezzate, sul decollo del riequilibrio, ma in rapporto al sud. Per quanto riguarda i discorsi che abbiamo fatto ieri, di misurarci concretamente sulle nostre idee dello sviluppo, vorrei qui ricordare che non si può disinvoltamente dire che non ci sono stati risultati sotto questo profilo, perché è già stato un grande risultato non aver fatto passare una serie di cose, che noi giudicavamo e che continuiamo a giudicare negative e di aver invece introdotto strumenti e condizioni per iniziative nuove. Mi auguro, soprattutto se ci sarà un rapporto più profondo con la comunità, che anche all'interno delle forze politiche entri in vigore una specie di codice di comportamento che parta dalle leggi, che in fondo abbiamo tutti approvato o su cui ci siamo astenuti, ma che poi sono diventate leggi dello Stato, per riuscire a centrare questi obiettivi.
Avevamo infine detto che bisognava introdurre dei primi segni concreti di cambiamento, i primi elementi che potessero dimostrare che le cose cambiano e potevano cambiare. Qui non mi dilungo. Le realizzazioni di questi anni sono state enormi, non tutte certamente hanno la stessa importanza, però credo che il ritmo con cui si è lavorato, anche come Consiglio, e in questo senso il rapporto che vorrei ricordare a livello di Consiglio è stato anche dato dalle varie forze politiche, ha permesso di arrivare a migliorare complessivamente l'efficienza dell'istituzione regionale e ha permesso di arrivare coniugando programmazione ed efficienza anche a dei risultati che ci pongono all'avanguardia, guardate le altre Regioni, i paragoni non sono elementi solo elettorali, se volete li usiamo così, ma credo che dobbiamo pure riflettere su certi argomenti. La nostra è stata la prima Regione che ha approvato il Piano dei trasporti, il Piano di sviluppo, ha ragione nel dire Marchini che ci sono grosse difficoltà con i Comuni, ma tu sai che questo non è un piccolo problema, sono le coerenze anche dei rapporti tra operatori economici ed amministrazioni: bisogna anche intervenire di più, sono pienamente d'accordo, però siamo riusciti prima di tutti gli altri ad utilizzare dei soldi, a mettere in moto gli effetti degli investimenti, sull'edilizia residenziale, ma anche sulla spessa spesa. Do atto che lo stesso Paganelli ha riconosciuto pur portando con le sue argomentazioni una serie di critiche che accettiamo, che siamo pronti a discutere anche sui residui passivi che ha trovato la Giunta in una impegnata lotta continua, sforzandosi al limite dei nostri poteri, o comunque fin dove il nostro funzionamento ci poteva permettere e allora si è migliorato anche qui negli elementi di efficienza e di cambiamento, ma soprattutto, se mi permettete, qualche altra componente nuova è uscita in questi anni. Quando parlavo della qualità dello sviluppo, e qui mi rivolgo a tutti, non si può oggi dimenticare il tentativo che abbiamo compiuto di mettere assieme le leggi, dalla legge urbanistica agli strumenti della programmazione, cercando di comporre una idea dello sviluppo in cui si introducono nuovi valori rispetto alle questioni oggi di grande interesse presso l'opinione pubblica sulla qualità della vita, sulla tutela del patrimonio agricolo, delle risorse agricole.
Credo che in questo senso le leggi che abbiamo approvato, e l'attuazione di tali leggi, abbiamo portato dei risultati obiettivi. Le 41 aree a parco, al di là delle 10/12 leggi approvate, e ne vorremmo fare ancora di più, portano ad una percentuale non piccola, non indifferente del nostro territorio vincolata a parco e sappiamo quanto, combinando questo con gli effetti dinamici ed attivi di una politica di investimento in quelle zone (ne abbiamo parlato più volte per le destinazioni agricole e per lo sviluppo), quanto questo possa portare al cambiamento di una concezione che vede lo sviluppo solo come antitesi, invece della conservazione dei valori naturali e dei valori culturali di una certa zona o di una certa regione.
Credo che abbiamo, tutto sommato, in questi anni governato avendo presente certe coordinate, cercando di fare dei passi e ottenendo dei risultati anche consistenti e allora non possiamo, ripeto mai, dimenticare questo, dobbiamo semmai partire di qui, dai rilievi critici, per vedere gli affinamenti, le migliori definizioni, ma in un cammino senza tornare indietro. Allora siamo consapevoli di aver operato il massimo possibile non certo senza errori, ma comunque in una direzione che ha impedito un crollo che pur era possibile in questi anni di durissima stretta soprattutto rispetto alle stesse condizioni psicologiche in cui negli ultimi mesi ci siamo trovati ad operare; abbiamo affrontato con coerenza e con rigore, con testardaggine anche, il presente non così semplice da modellare, vista la condizione che, per esempio, non dava come acquisiti tutti questi elementi di novità della programmazione nel comportamento concreto amministrativo, ma anche per aver cominciato a costruire il futuro.
Chiudo, con un richiamo alla situazione. I pericoli esistono e sono molto gravi, lo sappiamo, per la convivenza civile, per la democrazia, per una crescita della collettività nazionale in senso armonico e per il raggiungimento di obiettivi più generali di cambiamento e di trasformazione in senso positivo e diffuso; ma noi non vogliamo fermarci a questa constatazione e chiediamo a tutti di non fermarsi qui. Non vogliamo assolutamente rinchiuderci in cittadelle costruite dalle poche certezze che paiono esserci rimaste, non vogliamo chiudere la porta in faccia a nessuno e non solo per ragioni tattiche, ma perché siamo convinti che, oggi più di ieri, vi siano in questo Paese condizioni per cambiare qualità di vita e di lavoro alla popolazione, in strati assai ampi di popolazione, e anche all'interno di quegli strati sociali che sembrano essere i più distanti da una prospettiva di cambiamento, di partecipazioni democratiche e di battaglia per lo sviluppo della democrazia.
E' compito delle forze politiche, dico segnatamente anche delle forze politiche della sinistra, di fare emergere questa volontà, queste energie.
Per farlo occorre avere sempre chiari e saldi alcuni principi di fondo alcune linee strategiche che non devono mai essere abbandonate e che dobbiamo sempre innalzare con coraggio e con forza. Al tempo stesso, per occorre scavare a fondo nei mutamenti di questi anni, non pretendere mai di avere la risposta pronta per tutto, non rinunciare mai a capire e a confrontarsi con i fenomeni nuovi, per quanto essi si possano presentare a volte anche in forme contraddittorie.
Gli spazi ed i tempi che la crisi consente non sono ampi. Il crinale fra ricomposizione politica e culturale della società e degradazione corporativa localistica di gruppi ristretti è molto stretta. Chiudendo il mio intervento da questa tribuna, ritengo che il nostro compito, come Gruppo comunista, sia di dover chiamare tutte le forze e comunque noi vorremmo portare ostinatamente avanti il compito di lavorare per la ricomposizione, di lavorare per sostenere, per costruire un blocco sociale soprattutto capace di sostenere e di dar forza ad una politica di trasformazione democratica e progressista nel Paese.
Non faccio auguri per la campagna elettorale; so che sarà aspra, lo sarà necessariamente perché alcuni termini della situazione generale debbono rendere, in questa campagna elettorale, con la debita chiarezza, le cose che si sono fatte, le coerenze alle dichiarazioni dei comportamenti.
Però credo che dentro all'asprezza della campagna elettorale, noi se ci rapporteremo correttamente e credendo a questi temi di fondo, a questi temi che si prospettano anche sulla realtà nazionale, noi come forze politiche questo è l'appello che rivolgiamo, potremo compiere una operazione non vana, non cioè destinata a scomparire nello spazio di una breve stagione elettorale. In questo senso è anche la nostra proposta a livello nazionale: credo che per le cose che abbiamo fatto come partito e come Gruppo, per gli elementi che abbiamo recato in collaborazione con i compagni socialisti e con l'ULD nella maggioranza, ma anche nel confronto che abbiamo cercato con le altre forze politiche e di cui abbiamo ricevuto i contributi, il Paese oggi a livello nazionale abbia più che mai bisogno di un contributo di una forza come la nostra.
Qui abbiamo dimostrato di saperlo anche fare, non di farlo del tutto perché abbiamo bisogno di altri cinque anni, però abbiamo dimostrato di poter rispondere a quelle tre domande che richiamavo all'inizio.
Per questo credo che nel votare il bilancio, non sia inutile richiamare a questo impegno e a questa riflessione le forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Nel seguire con fatica particolare gli interventi dei colleghi e degli Assessori per una non grave ma certo non perfetta condizione fisica, mi aspettavo di dover disporre ancora di energie a quest'ora perché, come spesso avviene, il fulcro del dibattito sul bilancio è sulle dichiarazioni di voto, quando finalmente l'opposizione con i suoi interventi stana dai comportamenti ambigui la Giunta e vengono fuori le motivazioni politiche le argomentazioni, le prospettive, gli indirizzi e gli obiettivi.
I rappresentanti dei partiti supportano e contrastano le enunciazioni politiche e finalmente quest'aula non è più destinata a essere conosciuta per i problemi di congiuntivite che può determinare, ma diventa un momento di vita palpitante della realtà della nostra Regione. Allora, nel fare il bilancio di una legislatura e di una Giunta, diciamo che questa è una legislatura speciale e che questa è una maggioranza speciale, quindi questa è una occasione speciale e caratteristica per molti versi.
Non mi pare corretto che la Giunta presentando il suo consuntivo cerchi di fare dimenticare come si è proposta a questa realtà. Qui non stiamo esaminando il consuntivo di una Giunta moderata con qualche indipendente socialista, qui stiamo valutando i risultati di una ipotesi politica estremamente interessante e significativa che si è iniziata nell'anno 1975 e, in definitiva, la capacità di governo del Partito comunista in una società industriale avanzata, in una conurbazione dove ha collocazione la più moderna e più attrezzata imprenditoria del nostro Paese e probabilmente una delle più grosse concentrazioni imprenditoriali private europee.
Questo per quanto di positivo e per quanto di negativo ha portato nelle contraddizioni il "miracolo", che non è stato fatto dai santi, ma dal lavoro degli uomini e dall'intuizione dei loro cervelli. Ricordiamo che lo "sviluppo distorto" ha anche significato quel salto di qualità della vita che nessuna rivoluzione marxista ha mai portato. Guardiamoci indietro e queste cose ce le possiamo testimoniare, l'un l'altro! Allora, prima di parlare leggermente di sviluppo distorto, ricordiamoci che i grattacieli disseminati nella nostra periferia senza servizi, in una città senza vita danno pur sempre ospitalità ai fratelli che sono venuti di lontano che hanno fatto salti di secoli nel loro modo di vivere individuale e delle famiglie.
Voglio vedere se mi si può contestare questo, voglio vedere se si vuol dire che questo sviluppo distorto non ha riscattato dalla miseria, dalla paura, dal bisogno centinaia di migliaia di individui e se la nuova libertà nelle realtà (dichiarazione di Oxford del '69) non ha esportato nelle altre regioni e non ha insegnato qualche cosa anche all'Europa. Orbene, questa vicenda caratteristica, originale, unica, questa sperimentazione in vivo di come un Partito comunista si collocasse in una realtà di questo tipo, è una esperienza che tutti, in posizioni diverse, abbiamo vissuto e osservato con interesse critico, ma non pregiudizievole. Il bilancio è su questo. Non si tratta di giudicare l'amministrazione moderata con qualche indipendente socialista, ma si tratta di valutare come il Partito comunista ha affrontato questa realtà, come si è rapportato con essa, che cosa vi ha significato, che tipo di conseguenze ha tratto. Questo non è il bilancio dei residui passivi, cari amici, questo è il bilancio che avete voluto trarre dalla discussione sui residui passivi. Allora andiamo fino in fondo.
Il ringhiare di qualche rappresentante della maggioranza perché certi Enti esterni non vengono alle consultazioni coperti di cenere e con il saio strappato, è indicativo di un modo di concepire i rapporti con gli Enti esterni. La prosa di coloro che vengono consultati non è da consultando, ma da clientes romani, che venivano a inginocchiarsi sullo scalino del potere: questo è il tipo di rapporto che si è instaurato in questa Regione non quello che voi dite di aver instaurato.
Ci aspettavamo dalla maggioranza di sinistra che gli spazi nuovi dati alle Regioni in 517 miliardi all'anno venissero utilizzati con intelligenza e con fantasia, tanto per usare termini che la sinistra e i comunisti rivendicano. Che tipo di competenze vi siete conquistati? Come avete gestito i 517 miliardi? Qual è la novità del Partito comunista che gestisce una realtà di questo tipo? Per ciò che riguarda la spesa vincolata, tutto sommato, potrei anche non farne una polemica perché indubbiamente c'è il problema di creare una struttura di distribuzione e di spesa per tutte le contraddizioni del sistema statale che va rifondato e rigovernato. Ma, da parte di coloro ai quali avete lanciato il messaggio, vi si chiede, amici della maggioranza come li avete gestiti, perché la sfida del 1975 non l'avete fatta né alla D.C. né al PLI, né al PSDI, né al PRI, ma l'avete fatta a questa Torino, a questo Piemonte, a questo tipo di civiltà del lavoro che qui ha le sue radici, le sue testimonianze, i suoi monumenti e già i suoi martiri.
Questa sfida, amici comunisti, l'avete persa e non lo dice il PLI, ma lo dice Amendola e il bilancio è ormai nelle cifre.



ROSSI Luciano

Amendola ha anche detto che non si può governare il Paese senza il contributo dei comunisti.



MARCHINI Sergio

Adesso veniamo alla governabilità di questa Giunta: l'altro cavallo di battaglia. Ricordiamoci che questa Giunta non ha la maggioranza legale, ci nonostante ha governato sulla responsabilità globale del Consiglio. Allora il merito della governabilità del Piemonte non è della maggioranza, ma è di tutti che si sono resi conto, alla tedesca e nello spirito dello Statuto che nella misura in cui l'opposizione non poteva fare maggioranza organica non giocava sulle debolezze anche numeriche della maggioranza ma riconosceva nel ruolo corretto tra opposizione e maggioranza, la funzione del governo.
E' stato un merito totale, ma, nella specie, soprattutto dell'opposizione; avrei voluto vedere se ci fosse stato il Consigliere Berti, questo fantasma che ogni tanto si sente riecheggiare nelle aule (dopo aver parlato di Minosse e del Babau i miei zii un giorno parleranno di Berti); se noi avessimo avuto una maggioranza che non faceva numero legale, se avessimo avuto un tracollo elettorale come è stato quello del 3 e del 10 giugno che ha tolto alla maggioranza la rappresentanza reale della Regione, che cosa sarebbe avvenuto? Allora, mi sembra completamente fuori luogo il salto logico che fa il Capogruppo comunista quando viene a dire che l'esperienza piemontese dimostra, una volta di più, la necessità della vostra presenza al Governo.
Questo argomento è stato già fatto nella discussione sul terrorismo, la cui valutazione sul tatto lascio a chi l'ha fatta. Questo discorso è stato rifatto adesso, ma mi pare che è invece la dimostrazione contraria della battaglia sul terrorismo. Nella battaglia per migliorare la nostra Regione abbiamo lavorato tutti insieme e non abbiamo preteso di essere in maggioranza.
Quando il PCI dice che soltanto con la sua presenza al governo si vince la guerra al terrorismo, rifletta, invece, se a livello nazionale non potrebbe collocarsi in una posizione più corretta e più producente agli effetti generali. Comunque, su questo argomento, ci troveremo sulle piazze.
L'ha detto il Presidente della Giunta, non ho aperto io la polemica su questo: siamo cresciuti tutti, abbiamo maturato e abbiamo riflettuto cinque anni della nostra vita sono trascorsi qui, comunque mi pare che questo "miracolo piemontese" di una Giunta che, non avendo il numero legale, governa senza crisi, senza abbandoni di aula, senza ordini del giorno....



ROSSOTTO Carlo Felice

Il numero legale ce l'ha.



MARCHINI Sergio

Non parlo del 31° voto che fa maggioranza, caro Rossotto. Comunque il miracolo piemontese della governabilità di questa Regione è forse il fatto più positivo che è nato e questa è una valutazione che condivido soprattutto perché questa dimensione umana fa crescere, al di là delle divergenze politiche, programmatiche ed ideologiche, quanto più di genuino e di positivo esiste in ognuno di noi: la volontà, sia pure su posizioni diverse, di lavorare perché la nostra società possa proseguire.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la dottoressa Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Cercherò di essere breve anche se l'appassionata difesa dell'operato di questa Giunta da parte del Capogruppo del PCI deve per forza avere qualche piccola puntualizzazione. Siamo lieti, come repubblicani, di sapere che il metodo della programmazione, che noi abbiamo indicato sin dal '63 non solo per il governo regionale ma per il governo del Paese, sia il metodo che è stato sposato così appassionatamente dai comunisti che per dieci anni e più ci hanno combattuti su questo piano, così come ci hanno sempre combattuti sulla politica dei redditi che abbiamo sempre inteso come la politica della ridistribuzione dei redditi e non, come i comunisti hanno sempre fatto credere, la politica del taglio delle paghe.
Visto e considerato che la programmazione è stata sposata, abbiamo presentato un ordine del giorno insieme ad altri Consiglieri della minoranza, con il quale chiediamo che questa programmazione sia il più possibile reale e che le leggi e le deliberazioni che sono state votate dal Consiglio all'unanimità vengano rispettate riconoscendo tutti che il metodo della programmazione è l'unico che ci può far andare avanti nella gestione politica della Regione.
E' chiaro che si è governato a maggioranza e a minoranza. Sembra strano che la maggioranza sia così irritata quando le presenze politiche e istituzionali della Regione non sono concordi con la sua indicazione: questo è sempre successo. Al Partito repubblicano è avvenuto di essere stato molte volte al Governo e le opposizioni non erano molto tenere nei suoi confronti né si mettevano nella posizione di aiutare il governo in carica.
L'altra osservazione di carattere generale che intendo fare ricorda quel tipo di discussione che il Consigliere Bianchi ha definito schizofrenica. La Regione Piemonte è prettamente industriale: nel settore dell'industria la Regione può influire non tanto dal punto di vista finanziario, quanto sul piano politico. Tuttavia, se dovessi fare un rapporto tra quanto si è detto sui problemi dell'agricoltura, questo sarebbe di 10 contro 90, tanto che, se fossi un ascoltatore esterno dedurrei che questa è una Regione esclusivamente agricola nella quale ha poca o quasi nulla importanza il settore della industria. Sembrerebbe quasi che il terrorismo avvenga nelle campagne anziché nelle città, che sembrano di tipo boliviano. Debbo sottolineare questo aspetto perché ritengo che il senso del presente che si vive debba sempre essere fotografato nel Consiglio dove siamo coinvolti tutti.
Sono del parere che una solidarietà politica, che non vuol dire governo fatto insieme, nel nostro Paese sia assolutamente necessaria. Quindi tralascio ogni asprezza.
Ringrazio la Giunta per aver accettato l'o.d.g. presentato dal nostro Gruppo e per aver portato al dibattito il problema delle rilocalizzazioni che, in realtà, non vuole essere solo riferito alle rilocalizzazioni di quelle poche aziende che devono trasferirsi nella cintura, ma deve essere riferito al problema in generale, al modo in cui si presenta la struttura industriale in Piemonte e al modo in cui pensiamo debba svilupparsi in avvenire sia per ragioni esterne al nostro Paese, sia per ragioni interne che dobbiamo saper programmare; senza cadere nell'errore che invece di programmare si voglia pianificare.
Nel tono generale del mio discorso c'è, evidentemente, il senso del voto negativo del Partito repubblicano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Questa legislatura sta andando a ritmo accelerato verso la sua conclusione, se corrispondono al vero le voci di un vistoso anticipo della sua chiusura, alle quali ne fanno da contrassegno altre secondo le quali il dibattito dell'Ente intermedio e la riforma delle autonomie locali dovrebbero fare slittare la scadenza, cosa che non ci auguriamo per rispetto verso le istituzioni elettive del Paese. Queste discussioni su di un documento, che nonostante tutto continua a conservare caratteristiche contabili, hanno ormai assunto la forma di un mero rituale, come abbiamo constatato ancora una volta in questa occasione.
La riforma istituzionale, a nostro avviso, passa anche attraverso le innovazioni sulle vetustà procedurali ottocentesche, come questa, che costituiscono gli aspetti deteriori delle nostre istituzioni e che invece nella "italietta" dei tempi andati erano considerate sinonimo di democrazia e di libertà. Tanto è vero questo che noi abbiamo tentato di scimmiottare nel nostro Paese una forma di istituzione parlamentare che è tipica della cultura inglese, dimenticandoci che la nostra cultura democratica si riferisce piuttosto all'Italia dei Comuni. Ma noi abbiamo ritenuto invece di impostare la nostra democrazia sul piano delle istituzioni storiche inglesi, con i risultati che tutti ci ritroviamo nel nostro Paese.
Non vorrei che queste mie affermazioni fossero considerate paradossali ma mi sembra difficilmente contestabile il fatto che, per esempio, i dibattiti che si sono svolti in queste ultime settimane nel nostro Consiglio regionale, e che hanno avuto per oggetto, per esempio, il Piano dei parchi, il Piano dei trasporti, l'avvio della riforma sanitaria abbiano avuto interventi ben più pregnanti ed impegnativi in ordine alla politica di piano della Regione rispetto al dibattito che si è svolto oggi in Consiglio su di un documento che (non vorrei venire accusato di patriottismo di partito) è stato valorizzato dalla vivacità culturale dell'intervento di Simonelli che, facendolo uscire dalla sua immobilità "sepolcrale" e burocratica come solitamente avviene per il bilancio, gli ha conferito invece dignità di documento politico e programmatico. L'Assessore Simonelli ha fatto riferimento alla politica di piano, al vigoroso tentativo delle Regioni di attuare il lungamente promesso e progettato loro decollo alla nuova collocazione della Regione nell'ambito del rinnovamento istituzionale. L'Assessore Simonelli si è anche lamentato, penso con sottile umorismo, per il fatto che il Governo non ha mai letto il Piano regionale di sviluppo. Ma il Governo lo ha letto il Piano: quando ha approvato la deliberazione del Consiglio regionale con il quale si approv il Piano regionale di sviluppo! Il Governo ha risolto i suoi problemi in questo modo; non era tenuto a leggerlo, era tenuto a leggere la deliberazione, magari a rinviarla, e mi stupisco che l'Assessore Simonelli si sia lamentato di questo problema. Che cosa voleva di più l'Assessore Simonelli? In quale Paese crede di vivere? In un Paese, se mi si consente in cui il Governo non riesce a fare approvare il bilancio dello Stato, anzi deve ritirare il documento sulla legge finanziaria che era l'unica innovazione di rilievo introdotta per il controllo della spesa pubblica; in un Paese nel quale il fallimento dei tentativi di programmazione di settore, sui quali si era impegnato con roboanti intenzioni la maggioranza cosiddetta di unità nazionale, riesce a far rimpiangere addirittura i tentativi di programmazione degli anni '60.
In una realtà di questo tipo, le Regioni rischiano nel migliore dei casi, di fare una semplice testimonianza di come si dovrebbero gestire le risorse pubbliche, e quindi di avviare un processo di rinnovamento dell'organizzazione della pubblica amministrazione, temi che appunto il collega Simonelli ha svolto stamattina.
L'essenziale, a nostro avviso, è di non perdere di vista il nostro ruolo, di non adagiarci nella routine della ordinaria amministrazione, ma di continuare ad esercitare lo stimolo della critica e della immaginazione.
Su questa impostazione culturale, noi consentiamo come Gruppo socialista, ritenendo che si sia risposto in modo chiaro e preciso alle domande che sono state presentate nel corso di questo dibattito alla Giunta; risposte che sono state date dalla Giunta e sulle quali noi esprimiamo il nostro pieno consenso e la nostra piena approvazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Non farò un discorso da apertura dei comizi elettorali anche perch ritengo che questi pochi mesi di lavoro, che ancora ha davanti a sé il Consiglio, non debbano essere sprecati con anticipazioni del genere di cui giustamente la legge attribuisce i termini.
Cercherò di sintetizzare le ragioni del nostro voto contrario che, del resto, ha già anticipato nel suo intervento il compagno Cardinali e che erano state esposte l'anno scorso nella analoga occasione dal Gruppo socialdemocratico. Le ragioni attengono non soltanto al bilancio, oggetto dell'odierna discussione, ma alla valutazione del quadro politico, sia in senso di spazio che di tempo. Sia coloro che nel 1975 avevano voluto un cambiamento, sia coloro che questo cambiamento non volevano e attendevano dalla nuova legislatura regionale la soluzione dei problemi della Regione e avevano cominciato a guardare con attesa alle nuove amministrazioni nate dalle elezioni del '75. Anche il nostro Gruppo ha guardato con attesa tant'è vero che per metà di questa legislatura il nostro voto era di astensione che noi avevamo etichettato con "attenzione critica".
Attenzione critica però che, a metà di questa legislatura, abbiamo dovuto mutare in voto negativo per manifestare il senso di delusione e quindi di attesa disattesa che avvertivamo in tanta parte della popolazione nei confronti di grandi temi che avrebbero dovuto permettere lo sviluppo economico e sociale della Regione, che avrebbero dovuto incidere sulla qualità umana della vita di questi abitanti. Non basta la polvere dorata dell'animazione culturale, dei Punti verdi, dei parchi, che può essere lodevole, ma che copre male le crepe, i vuoti, le assenze che stanno dietro di essa, né può bastare quella partecipazione che è attuata attraverso una serie di organismi, e che poi, attraverso questi stessi organismi, viene mistificata e strumentalizzata talché gli stessi rappresentanti della maggioranza che fanno parte di questi organismi di partecipazione mal nascondono la delusione per le possibilità perdute.
Il nostro voto vuole interpretare questa delusione. Naturalmente non pretendiamo di anticipare il giudizio di tutta la popolazione, ma sappiamo che attorno a noi molti, moltissimi sono profondamente delusi nei confronti, di attese che non sono state ripagate.
Questa è la motivazione e il significato politico del nostro voto negativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Devo dichiarare il mio voto negativo in ordine al bilancio per il 1980 per le seguenti sintetiche considerazioni: 1) perché il potere centrale persiste da un canto nel denegare adeguati mezzi alle Regioni ai fini di concretamente operare e d'altro canto non provvede al varo della legge sulle autonomie locali 2) perché l'ammontare in bilancio di residui passivi, dichiarati in 333 miliardi, dimostra di per sé l'esistenza di un distacco fra interventi previsti e interventi realizzati 3) perché non si riscontra nel bilancio del 1980 la realizzazione di tutte le prospettive che erano contenute nel Piano di sviluppo.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri.
Il testo della legge è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Interventi per calamita' naturali

Esame di proposta di deliberazione "Legge regionale 29 giugno 1978, n. 38 Partecipazione alla costituzione di fondi da utilizzare per la concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti accordati dagli istituti di credito alle imprese danneggiate dalle alluvioni del 14 e 15 ottobre 1979. Proposta di deliberazione al Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione: "Legge regionale 29 giugno 1978, n. 38 - Partecipazione alla costituzione di fondi da utilizzare per la concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti accordati dagli istituti di credito alle imprese danneggiate dalle alluvioni del 14 e 15 ottobre 1979. Proposta di deliberazione al Consiglio regionale".
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 29 giugno 1978, n. 38 e, in particolare, gli art. 2, lett. e), 8, 9 e 17; visto che, al fine di sopperire alle necessità derivanti dall'alluvione del 14 e 15 ottobre 1979, con la legge di approvazione del bilancio preventivo per l'esercizio finanziario 1980 approvata dal Consiglio regionale nella riunione 20 dicembre 1979 è stata autorizzata la spesa di 350.000.000 da destinare agli interventi di cui agli artt. 2 lett. e) e 8 della sopra richiamata legge regionale n.
38/1978; vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 528 - CR 8384 del 6/12/1979 con la quale è stata dichiarata la gravità dell'evento calamitoso in argomento e sono stati indicati i territori sinistrati ai fini e per gli effetti dell'art. 9 della già citata legge n. 38/1978; vista la proposta della Giunta regionale per la partecipazione, con un contributo una tantum, ai fondi in corso di costituzione presso le Camere di commercio I.A.eA, di Vercelli e di Novara da utilizzare per la concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti accordati dagli istituti di credito alle imprese commerciali, industriali, artigiane e turistiche danneggiate delibera 1 - di partecipare, con un contributo una tantum, ai fondi in fase di costituzione presso le Camere di commercio I.A.eA, di Vercelli e di Novara da utilizzare per la concessione di contributi in conto interesse sui finanziamenti accordati dagli istituti di credito a favore delle imprese commerciali, industriali, artigiane e turistiche danneggiate dall'alluvione del 14 e 15 ottobre 1979 nei territori dei Comprensori di Biella Borgosesia, Novara, Verbano - Cusio - Ossola e Vercelli riconosciuti sinistrati con deliberazione n. 528 - CR 8384 del 6/12/1979 - del Consiglio regionale 2 - di demandare alla Giunta regionale l'incarico: di partecipare, sentiti i competenti Comitati comprensoriali, alla definizione delle caratteristiche dei fondi suddetti, provvedendo per la loro costituzione, nonché per la definizione delle convenzioni da stipularsi con gli istituti di credito di determinare, sentita la competente Commissione consiliare, e nel limite dello stanziamento appositamente iscritto nel bilancio 1980 l'entità del contributo - una tantum - di partecipazione a ciascun fondo provvedendo con formale deliberazione per i relativi impegni di spesa sul cap. 9302 del bilancio 1980 3 - di incaricare il Presidente della Giunta regionale di provvedere per la designazione di un proprio rappresentante in seno ai costituendi Comitati di gestione dei fondi in questione.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e del penultimo comma dell'art. 17 della legge regionale n. 38/1978 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.


Argomento:

Esame di proposta di deliberazione "Legge regionale 29 giugno 1978, n. 38 Partecipazione alla costituzione di fondi da utilizzare per la concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti accordati dagli istituti di credito alle imprese danneggiate dalle alluvioni del 14 e 15 ottobre 1979. Proposta di deliberazione al Consiglio regionale"

Argomento:

Ordini del giorno


PRESIDENTE

Sono stati presentati vari ordini del giorno.
Il primo, a firma dei Consiglieri Alberton Castagnone Vaccarino e Bianchi, recita: "Il Consiglio regionale preso atto di quanto contenuto nella relazione previsionale per l'esercizio 1979/1980 della Finpiemonte S.p.A., circa 'le trattative oggi in corso per rilocalizzare un primo gruppo di aziende (pari di massima a circa 100.000 mq di superficie coperta) nei Comuni di Rivoli, Moncalieri Settimo e Orbassano' ribadita la volontà e la necessità di procedere nel senso del riequilibrio regionale impegna la Giunta regionale a riferire al Consiglio regionale entro un mese sullo stato di attuazione della Convenzione-quadro per la rilocalizzazione industriale e dei processi in atto generalmente connessi agli insediamenti industriali e ad adoperarsi perché nel frattempo non avvengano compromissioni".
Chi è favorevole alzi la mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.
Il secondo ordine del giorno è a firma dei Consiglieri: Castagnone Vaccarino, Marchini, Paganelli, Cardinali, e recita: "Il Consiglio regionale, vista la legge regionale 4 marzo 1978, n. 12 'Legge di contabilità regionale' ed in particolare gli artt. 3, 5, 69 vista la legge regionale 19 agosto 1977 n. 43 'Le procedure della programmazione' ed in particolare gli artt. 20, 22 e 23; in base alle valutazioni emerse nel corso del dibattito sul bilancio di previsione 1980 invita la Giunta regionale a: predisporre una stesura del bilancio di previsione 1980 che operi una netta distinzione, nell'ambito delle sue articolazioni programmatiche e progettuali, tra risorse destinate al finanziamento di nuovi interventi e risorse già vincolate alla realizzazione di interventi precedentemente decisi in particolare raggruppando gli stanziamenti relativi a slittamenti operati con le leggi regionali n. 8/78 e n. 2/79, residui propri e impropri, reimpostazione di assegnazioni statali, annualità passive e residui presenti agli effetti amministrativi, in appositi capitoli a fianco o al di fuori dei singoli programmi e progetti.
Presentare al Consiglio regionale entro e non oltre il mese di febbraio 1980 lo stato di attuazione del Piano di sviluppo per l'anno 1979 e gli aggiornamenti relativi accompagnato dalla relazione al rendiconto generale 1979 di cui all'art. 69 della legge di contabilità regionale, che costituisce punto di riferimento essenziale per l'aggiornamento dei programmi di intervento in quanto momento di verifica e di controllo politico-amministrativo.
Presentare al Consiglio regionale anche ai sensi di quanto disposto al punto 6 della deliberazione del Consiglio regionale n. 264-134 approvata all'unanimità il 9 febbraio 1979, entro un mese dall'approvazione del bilancio di previsione 1980, una relazione sui risultati di cassa dell'Amministrazione regionale al 31/12/1979 contenente anche i dati aggregati relativi agli incassi ed ai pagamenti effettuati e che indichi la consistenza globale dei depositi regionali specificando l'ammontare di quelli presso la Tesoreria centrale dello Stato, di quelli presso la Tesoreria regionale, nonché dei fondi accreditati ai funzionari delegati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità.
Il terzo ordine del giorno, a firma dei Consiglieri Rossotto Calsolaro, Bontempi, recita: "Il Consiglio regionale in occasione del dibattito sul bilancio di previsione per l'anno 1980: constata che il Governo ancora non ha provveduto a ripartire le somme da destinare al finanziamento delle funzioni di competenza regionale ed attribuite ai Comuni dal D.P.R. 25/7/77 n. 616, nonostante che detta ripartizione dovesse avvenire entro il 20/1/79 rileva che conseguentemente a tale inadempienza la Regione Piemonte, al fine di garantire la continuità delle prestazioni assistenziali, ha dovuto anticipare ai Comuni per l'anno 1979 la somma di L. 4.889.280.000 constata che, in violazione di quanto disposto dall'art. 1 bis della legge 21/10/78 n. 641, lo Stato ancora non ha provveduto ad assegnare alle Regioni ed ai Comuni le risorse finanziarie relative alle attività già esercitate dai disciolti Enti nazionali di assistenza (ENAOLI - ONPI - ONIG



ANMIL - ANMIC - UIC - ENS ecc.) creando con ciò grave pregiudizio alla

continuità delle prestazioni.
Rilevato che anche in questo caso, stante l'inerzia degli organi centrali dello Stato, la Regione Piemonte ha disposto per l'anno 1979 anticipazioni a favore dei Comuni per L. 7.325.000.000 constata ancora che per errori di imputazione da parte del Ministero del Tesoro in sede di attuazione della legge 689/75 non sono state attribuite alle Regioni le quote relative agli interventi assistenziali a favore degli illegittimi e che ciò ha comportato una esposizione finanziaria da parte delle Amministrazioni provinciali del Piemonte pari a L. 4.796.000.000 ribadisce che tali ingiustificate ed inammissibili inadempienze da parte degli organi centrali dello Stato possono creare grave ed irreparabile pregiudizio ai diritti degli assistiti ed all'attività stessa degli Enti locali rileva inoltre che tale situazione costringe la Regione e gli Enti locali ad onerose esposizioni finanziarie che pregiudicano gravemente la possibilità di investimenti da parte degli stessi impegna la Giunta regionale a prendere tutte le iniziative necessarie nei confronti del Governo affinché venga rapidamente sanata la situazione in atto richiama il Governo al rispetto puntuale e rigoroso della normativa vigente soprattutto per quel che concerne l'attribuzione alle Regioni ed agli Enti locali delle relative risorse finanziarie".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno viene approvato a maggioranza con il seguente esito: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
Vi do lettura di un quarto ordine del giorno a firma del Consigliere Ferrero.
"Il Consiglio regionale del Piemonte Sentita la relazione della V Commissione consiliare sulla proposta di legge n. 347 di iniziativa popolare relativa a 'Riorganizzazione dei servizi sanitari e assistenziali e costituzione delle unità locali di tutti i servizi' Preso atto che tale proposta è stata oggetto di ampio esame da parte della predetta Commissione nonché di consultazione anche a livello decentrato e preso altresì atto di quanto emerso nel corso dell'incontro intervenuto tra la Presidenza del Consiglio e i primi firmatari della proposta stessa Valutate positivamente le indicazioni contenute nella proposta per una gestione organica e partecipata dei servizi sociali in una visione integrata e finalizzata alle esigenze dell'utente Considerato che la legge regionale recentemente approvata dal Consiglio regionale in attuazione della legge nazionale 23/12/1978 n. 833 'Istituzione del servizio sanitario regionale' relativa agli ambiti territoriali e alle forme di legge di iniziativa popolare e che altri aspetti della stessa proposta sono già disciplinati dalla legislazione regionale vigente in materia di attività sportive e da quella in corso di approvazione per il settore della formazione professionale Vista la legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4 decide di non passare all'esame degli articoli della proposta di legge n. 347 si impegna a tener conto dei principi contenuti nella proposta di legge di iniziativa popolare per quanto attiene al settore dell'assistenza nel corso dell'esame del disegno di legge di prossima presentazione al Consiglio da parte della Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno viene approvato a maggioranza con il seguente esito: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri.


Argomento: Problemi energetici

Esame proposta di deliberazione "Legge regionale 24/4/79 n. 20: realizzazione infrastrutture trasporto del metano nel Comprensorio di Mondovì per l'area industriale attrezzata. Approvazione del progetto 20/11/79 predisposto dalla SNAM S.p.A., e concessione di contributo regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione "Legge regionale 24/4/79 n. 20: realizzazione infrastrutture trasporto del metano nel Comprensorio di Mondovì per l'area industriale attrezzata. Approvazione del progetto 20/11/79 predisposto dalla SNAM S.p.A., e concessione di contributo regionale".
Chiede la parola il Consigliere Martini. Ne ha facoltà.



MARTINI Mario

Superate alcune obiezioni che in un primo tempo il Gruppo della D.C.
aveva sostenuto in sede di Commissione, diamo il nostro voto favorevole.
Naturalmente l'impegno da parte della Giunta a seguire questa convenzione con rapporti costanti con la SNAM deve rimanere fermo, perché le clausole della convenzione stessa non vengano interpretate come pretesto per un eventuale ritardo dei lavori.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Ci siamo mossi sin dall'inizio con questo impegno. Questa è la garanzia.



PRESIDENTE

Vi do lettura della proposta di deliberazione.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 24 aprile 1979, n. 20 recante 'Realizzazione infrastrutture di trasporto del metano nel Comprensorio di Mondovì per l'area industriale attrezzata' vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale del 29/11/79 preso atto che, a seguito degli accordi intercorsi con la Giunta regionale la SNAM S.p.A. ha predisposto e presentato alla Regione il progetto datato 20/11/79 - per la realizzazione del metanodotto 'derivazione per la zona industriale di Mondovi' preso atto inoltre che, a richiesta della stessa Giunta regionale, la SNAM ha predisposto anche il progetto per l'estensione del suddetto metanodotto fino al confine del Comune di Ceva dove è prevista la realizzazione, ai sensi della legge regionale n. 21/75, del secondo nucleo dell'area industriale attrezzata del Monregalese preso atto altresì che tale estensione sarà, peraltro, oggetto di ulteriori accordi tra la Giunta regionale e la SNAM S.p.A., e quindi di successivi provvedimenti regionali visto il progetto 20/11/79 ed i singoli elaborati che lo compongono: relazione tecnica, corografia in scala 1:25.000 e programma avanzamento lavori considerato che la spesa per la realizzazione dell'opera fino alla zona industriale prevista nel Comune di Mondovì ammonta a L. 1.712 milioni considerato che, per rendere realizzabile tale infrastruttura, è indispensabile l'intervento finanziario della Regione ai sensi della legge regionale n. 21/79, mediante la concessione alla SNAM S.p.A. di un contributo a fondo perduto di L. 1.200 milioni visto lo schema di convenzione da stipulare con la SNAM S.p.A. per la determinazione delle modalità e dei tempi di realizzazione e gestione del metanodotto, nonché di erogazione del contributo regionale accertato che la realizzazione del metanodotto così come definita nel progetto SNAM del 20/11/79 è conforme alle finalità indicate all'art. 2 secondo comma, della legge regionale 24/4/79 n. 20 sentite le competenti Commissioni consiliari delibera di approvare, ai sensi dell'art. 2 della legge regionale 24/4/79, n. 20 il progetto di massima, datato 20/11/79 predisposto dalla SNAM S.p.A. per la realizzazione del metanodotto 'derivazione per la zona industriale di Mondovi' , dell'importo di L. 1.712 milioni di approvare lo schema di convenzione, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante, destinata a disciplinare i reciproci impegni tra la SNAM S.p.A. e l'Amministrazione regionale del Piemonte in ordine alla realizzazione dell'opera di cui trattasi con l'autorizzazione al Presidente alla stipula dell'atto medesimo di impegnare la somma di L. 1.200 milioni per l'erogazione alla SNAM S.p.A. del contributo regionale a fondo perduto previsto dall'art. 6 della convenzione medesima.
La spesa di L. 1.200 milioni è impegnata per L. 1.000 milioni sul capitolo 5001 del bilancio per l'esercizio finanziario 1980 e rispettivamente per L. 200 milioni sul corrispondente capitolo del bilancio relativo all'anno 1981.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e del penultimo comma dell'art. 17 della legge regionale n. 38/1978 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione: "Integrazione alla deliberazione del Consiglio regionale n. 502 - 7143 del 31/10/79 'Attuazione della legge 5 agosto 1978 n. 457 per l'art. 26 sull'edilizia rurale. Programma della Regione Piemonte'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione: "Integrazione alla deliberazione del Consiglio regionale n. 502 - 7143 del 31/10/79 'Attuazione della legge 5 agosto 1978 n. 457 per l'art. 26 sull'edilizia rurale. Programma della Regione Piemonte' ".
La proposta di deliberazione ha ottenuto l'approvazione della III Commissione.
Vi do lettura della proposta di deliberazione: "Vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 502 - 7143 in data 31/10/79 con la quale è stata approvata la proposta di programma regionale di attuazione dell'art. 26 sull'edilizia rurale della legge 5/8/78 n. 457 ritenuto necessario, ai fini di una sollecita attuazione del programma stesso, demandare alla Giunta regionale l'individuazione dei beneficiari per le agevolazioni creditizie, nel rispetto dei criteri, già indicati nella deliberazione suddetta, che potranno eventualmente essere integrati con ulteriori disposizioni attuative, dalla Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare per l'agricoltura il Consiglio regionale delibera di demandare alla Giunta regionale l'individuazione dei beneficiari per le agevolazioni creditizie sull'abitazione rurale previste dall'art. 26 della legge 5/8/78 n. 457, in attuazione del programma regionale, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 502 CR. 7143 in data 31/10/79, nel rispetto dei criteri, già indicati nella suddetta deliberazione che saranno eventualmente integrati con disposizioni attuative dalla Giunta regionale sentita la Commissione consiliare per l'agricoltura.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/53 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti in aula.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione: "Integrazione alla deliberazione del Consiglio regionale n. 502 - 7143 del 31/10/79 'Attuazione della legge 5 agosto 1978 n. 457 per l'art. 26 sull'edilizia rurale. Programma della Regione Piemonte'"

Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Per decidere il prosieguo dei lavori si riuniscano i Capigruppo in una delle salette adiacenti all'aula.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20,40, riprende alle ore 20,50)



PRESIDENTE

La conferenza dei Capigruppo ha deciso di sospendere i lavori e di convocare il Consiglio per domattina alle ore 9,30, per il proseguimento dei punti all'ordine del giorno.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,55)



(La seduta ha termine alle ore 20,55)



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