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Dettaglio seduta n.294 del 06/12/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Esame proposta di deliberazione della Giunta regionale relativa a: "Riconoscimento di calamità grave dell'alluvione abbattutasi in Piemonte nei giorni 14 e 15 ottobre 1979"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Vi è una proposta del Vicepresidente della Giunta regionale Bajardi che ora la illustrerà.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Ai colleghi Capigruppo, non essendo stato possibile distribuirla a tutti quanti i Consiglieri, è stato distribuito il testo della deliberazione adottata stamani dalla Giunta regionale dopo essere stato posto il problema all'attenzione ieri nella II Commissione, relativamente alle procedure in applicazione della legge 38 conseguenti all'evento alluvionale dei giorni 14 e 15 ottobre, eventi sui quali più volte il nostro Consiglio ha posto la sua attenzione.
Debbo dire, per fornire ai colleghi un quadro della situazione che è venuta a determinarsi, che a conseguenza dell'invito anche del Consiglio di procedere ad un puntuale e rigoroso accertamento della situazione, l'entità complessiva dei danni è la seguente: complessiva intendo delle competenze regionali per quanto riguarda le opere pubbliche per i danni all'agricoltura che sono di competenza statale ma gestita tramite la 364 dalla Regione e le competenze regionali, intendendo per regionali il complesso delle competenze comunali, provinciali sulle quali pu intervenire la Regione. La massa complessiva dei danni sulla quale è a disposizione un quadro dettagliato con schede Comune per Comune, opera per opera, firmata dal Sindaco, dal Presidente della Comunità montana, dai funzionari del Genio Civile e in molti casi dal Presidente del Comprensorio, risultato quindi di un lavoro collegiale che dovrebbe fornirci il massimo delle garanzie, ci porta ad una massa complessiva di danni e di esigenze di intervento per il loro ripristino, ma per una soluzione anche migliore della situazione precedente, pari ad una necessità di investimento di 115 miliardi, ripartiti in 17-18 di competenza statale 11,4 dell'Anas e 6,3 del Magistrato del Po, 15 miliardi di danni ai privati, così ripartiti: 4,8 all'industria commercio artigianato di competenza statale, privati all'agricoltura circa10 miliardi di competenza statale, alle strutture turistiche di 200 milioni, alle abitazioni private un miliardo e 300 milioni, residuano ancora quindi 80 miliardi alla cifra di 115, pari a opere di 5 miliardi, 1 provinciali, 16,5 comunali, 59 regionali; per 59 regionali intendiamo anche quella parte di intervento finanziabile con la legge 364 di danni all'agricoltura per quella parte che si riferisce non ai danni ai frutti pendenti dell'agricoltura, quindi danni ai privati, ma danni invece all'assetto ambientale, quindi opere idrogeologiche. Consegue dall'elencazione di questa situazione che pu essere fornita dettagliatamente per il momento ai Capigruppo in una tabella descrittiva per tipo di opere e per competenza istituzionale e poi la stessa ripartizione di queste opere Comprensorio per Comprensorio, per tipo di opere, ne consegue una linea di comportamento articolato per fronteggiare la situazione che punti all'utilizzazione anche della legge finanziaria attualmente in Parlamento per quanto potrebbe riguardare le opere idrauliche. Vi è un'iniziativa che tende a considerare l'intervento in qualche area particolarmente disagiata, particolarmente colpita, questa potrebbe essere l'Ossola, un'area nella quale direttamente la stessa legge finanziaria può mettere a disposizione del Ministero dei lavori pubblici della Regione a prescindere dai danni risorse per una sistemazione di tutto quanto l'assetto idraulico.
La possibilità di usare altri provvedimenti in legame ad altri eventi calamitosi, ricordo il drammatico terremoto in altre parti d'Italia, ma altri fenomeni che si sono determinati e che potrebbero permettere di inserire un eventuale stanziamento per la nostra Regione come è capitato a suo tempo in occasione dell'evento del '78 dove in quella occasione si sono determinati stanziamenti per altre zone. Si tratta ancora di utilizzare risorse ordinarie degli Enti statali del Magistrato del Po e dell'Anas; ho avuto comunicanzione proprio ieri dal Presidente del Magistrato del Po di voler affrontare alcune situazioni con il bilancio ordinario che si sovrappongono in parte, non del tutto, a questi fatti calamitosi. Si tratta ancora di vedere quale sbocco avrà la richiesta già avanzata dalla Regione di anticipazione di risorse in conto della 364, ricordo che abbiamo una legge che ci permette di anticipare le erogazioni delle risorse. Il documento preparato, già inviato al Ministero dell'agricoltura, enuncia un danno all'agricoltura in termini di infrastrutture e di danni agli agricoltori di 34 miliardi inclusa in quella cifra di 115; in questo senso si spiega l'incremento dai 65 iniziali su cui si era discusso a cui sono stati sommati i danni di competenza statale, i danni dell'agricoltura oltreché tutti i danni ai privati. Finora abbiamo speso 8 miliardi per il pronto soccorso sulla legge 38, dai resoconti tecnici paiono indispensabili almeno 14 miliardi per gli interventi urgenti, è necessario provvedervi subito per questi senza attendere altre strade quali quelle che ho elencato da esplorare, si tratterà, in ragione delle possibilità che abbiamo a disposizione nel bilancio preventivo del 1980, di lavorare su queste cifre e la Giunta si propone di avanzare una proposta di emendamento ai testi presentati sul preventivo '80 in modo da poter fronteggiare questa situazione. Si verificherà tra qualche settimana, in ragione delle iniziative che potranno e dovranno essere assunte, quali saranno le ulteriori determinazioni da assumere determinando l'entità dell'intervento regionale che in ogni caso deve coprire largamente parte delle esigenze che dalle cifre sono evidenziate. Lunedì prossimo saranno convocati presso la Giunta regionale tutti i Gruppi parlamentari del Piemonte per affrontare assieme ad altre questioni gli aspetti del rapporto con il Parlamento, sia in relazione all'utilizzo della legge finanziaria sia in relazione all'assunzione di appositi o della partecipazione nostra a provvedimenti assunti dal Parlamento per altre situazioni.
Vorrei invitare i rappresentanti dei Gruppi a intervenire anche essi nei confronti dei rispettivi parlamentari affinché si assicurino le presenze a questo incontro; ho già avuto assicurazione dai parlamentari dei principali Gruppi politici con i quali ho avuto la possibilità di collegarmi in questi giorni che la presenza sarà garantita; volevo informare il Consiglio di quanto sopra. La deliberazione che andiamo ad assumere si innesta in questa complessiva situazione e tende a dare attuazione all'art. 9 della legge regionale n. 38 che impone un provvedimento di Consiglio per quanto riguarda l'adozione dei provvedimenti di cui all'art. 2, lettera c), per lavori di ripristino e sistemazione delle opere pubbliche di competenza regionale, per la lettera d) contributi per il ripristino o ricostruzione di fabbricati urbani di civile abitazione e la lettera e) concessione di contributi a fondi operanti a favore delle aziende danneggiate.
Sono cose note a tutti i colleghi, la deliberazione si conclude approvando la delimitazione territoriale dell'evento e quindi fornendo l'elenco di tutti i Comuni che sono stati danneggiati ed era un altro vincolo richiesto alla legge 38. Questo è tutto; la Giunta si riserva nel prossimo Consiglio di presentare la proposta di deliberazione per dare attuazione al punto e), partecipazione della Regione alla costituzione di fondi per erogare anticipazioni a quelle aziende industriali commerciali e artigiane i cui contributi di indennizzo derivano da leggi dello Stato e la cui nostra erogazione fornisce delle anticipazioni per il tempo di erogazione dello Stato dei contributi ai singoli privati. Nel corso della settimana, in attuazione della presente deliberazione, gli uffici potranno intrattenere i rapporti e definire l'importo delle quote di nostra spettanza per la costituzione di questi fondi che da notizie anche note a una parte dei Consiglieri sono già stati avviati nella loro costituzione per quanto riguarda il Biellese e la Val Sesia, si tratta di vedere per quanto riguarda l'Alto Novarese se si tratta di costituire un nuovo fondo o di agganciarsi al meccanismo esistente nel precedente evento alluvionale del '78 e quindi non creare nuovi organismi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Voglio ribadire che, come avevamo richiesto in aula e in Commissione, è al nostro esame, e d'altro canto lo ricordava l'Assessore Bajardi, la deliberazione di applicazione della legge 38 per il riconoscimento di calamità gravi, per l'applicazione soprattutto dell'art. 9 per l'evento alluvionale del 14 e 15 ottobre scorso che ha toccato gravemente il Piemonte, e in particolare i territori dell'Ossola, del Biellese, della Val Sesia, procurando ancora una volta purtroppo morti, feriti e 115 miliardi di danni al nostro territorio.
Raccomandiamo oggi un'unica cosa: celerità di esecuzione di tutti quegli adempimenti ora di competenza della Giunta e soprattutto un interessamento a livello centrale per i necessari fondi, ricordando che oltre ai parlamentari, che, abbiamo sentito, saranno convocati lunedì, è necessario anche interessare il Governo e non escluderei anche la richiesta di un intervento presso la Comunità Economica Europea, che già in altre occasioni era intervenuta a favore del Piemonte. Chiediamo altresì procedure d'urgenza per i lavori di ripristino e di sistemazione delle opere pubbliche danneggiate e altrettanta sollecitudine per la concessione di contributi a fondi operanti a favore di aziende danneggiate, che purtroppo sono numerose nel nostro Piemonte. Ed infine, se mi è consentito sarebbe opportuno anche il necessario coordinamento a livello comprensoriale per interventi solleciti ed efficaci. Tempestività e coordinamento li richiediamo oggi, dati i gravi disastri che i danni dell'alluvione hanno portato alle persone, alle strutture pubbliche e produttive del nostro territorio.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione: "L'evento alluvionale dei giorni 14 e 15 ottobre 1979 ha presentato carattere di eccezionalità anche alla luce dei danni che si sono verificati e che, da una prima valutazione, ammontano a complessivi 115.000 milioni circa.
L'evento ha interessato gran parte del territorio piemontese ed in particolare modo la Val d'Ossola, la Val Sesia ed il Biellese. Considerato che, a termini dell'art. 9 della legge regionale 29 giugno 1978 n. 38 le provvidenze previste all'art. 2, lettera c) (lavori di ripristino e di sistemazione delle opere pubbliche di competenza regionale), d) (contributi per il ripristino o ricostruzione di fabbricati urbani di civile abitazione) ed e) (concessione di contributi a fondi operanti a favore di aziende danneggiate) della legge stessa sono disposte nel caso di eventi calamitosi dichiarati gravi con deliberazione del Consiglio regionale, che provvede altresì, su proposta della Giunta regionale, alla delimitazione delle zone disastrate.
Il Consiglio regionale vista la legge regionale 29 giugno 1978 n. 38 preso atto della proposta della Giunta regionale per dichiarare grave l'evento alluvionale dei giorni 14 e 15 ottobre 1979, che ha interessato gran parte del Piemonte e precisamente i territori dei Comuni di cui all'elenco predisposto dalla Giunta stessa delibera 1) è dichiarato grave l'evento alluvionale dei giorni 14 e 15 ottobre 1979 abbattutosi sui territori di cui all'elenco che alla presente deliberazione si allega per farne parte integrante 2) nell'ambito dei predetti territori si applicano le disposizioni dell'art. 9 della legge regionale n. 38 del 29 giugno 1978.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 e del penultimo comma dell'art. 17 della legge regionale n. 38".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Procediamo nei lavori effettuando la seguente nomina: "Consiglio di amministrazione dell'Ente ospedaliero S. Giovanni Battista: sostituzione di Girolamo Alabiso".
Il nominativo proposto è quello del signor Carlo Stellato.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 32 ha riportato voti: STELLATO Carlo n. 21 schede bianche n. 11 Il signor Carlo Stellato è eletto nel Consiglio di amministrazione dell'Ente ospedaliero S. Giovanni Battista.
Si deve ancora procedere all'immediata esecutività della deliberazione per alzata di mano.
All'unanimità dei presenti la nomina è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Ordine del giorno a conclusione del dibattito sulla riforma del sistema delle autonomie e sulla finanza locale


PRESIDENTE

Vi do lettura dell'ordine del giorno nel testo concordato a conclusione del dibattito sulla riforma del sistema delle autonomie e sulla finanza locale: "Il Consiglio regionale del Piemonte, rilevato l'avvenuta piena maturazione e l'urgenza della riforma degli Enti locali, quale condizione per una risposta efficace alla domanda di autonomia, di partecipazione e di efficienti servizi sociali riconosciuto che il rinnovo delle rappresentanze democratiche nelle assemblee regionali e degli Enti locali, fissato per la primavera del 1980 rende opportuna e necessaria la preventiva approvazione della riforma preso atto, anche per quanto è emerso dalle più recenti indagini dell'ANCI e dell'UPI, che i provvedimenti legislativi in materia di finanza locale approvati nel 1977 e 1978 hanno realizzato un processo positivo di risanamento delle finanze dei Comuni e delle Province, assicurando loro una disponibilità più consistente di mezzi finanziari sottolineato che tali provvedimenti legislativi hanno al contempo avviato, in termini significativi e reali, un processo di riequilibrio nella ripartizione delle risorse finanziarie tra le comunità locali richiamata, infine, l'imminente scadenza dell'attuale disciplina transitoria della finanza locale ed il mancato versamento, nei termini previsti per legge, del contributo per il pareggio dei bilanci dei Comuni e delle Province per l'anno 1979 con le conseguenti difficoltà per gli Enti locali di far fronte agli adempimenti di fine anno rivolge un pressante invito alle forze politiche, al Parlamento e al Governo di far convergere il loro impegno affinché le leggi di riforma e riordino delle autonomie locali e per la finanza locale siano approvate in un organico contesto prima della scadenza elettorale amministrativa del prossimo anno chiede inoltre al Parlamento e al Governo di adottare con urgenza gli specifici provvedimenti finanziari necessari per dare la possibilità agli Enti locali di formulare i bilanci per il 1980 al Governo di procedere al versamento dei contributi spettanti per il pareggio dei bilanci comunali e provinciali auspica altresì che tutte le autonomie locali del Piemonte assumano specifiche iniziative al fine di esercitare, sulla base di autonomi contributi, il massimo di pressione per ottenere le leggi di riforma".
Chiede la parola il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, il mio Gruppo esprime voto favorevole all'ordine del giorno in tutte le sue premesse e in tutte le istanze che rivolge alle forze politiche, al Governo e al Parlamento in ordine al problema che abbiamo dibattuto questa mattina. Si astiene sull'ultimo capoverso per due ragioni.
La prima perché nella materia specifica, in questa fase, sembra a noi ed è materia opinabile, si eserciti ulteriormente un'azione paternalistica nel momento in cui gli Enti locali, autonomamente e attraverso le loro associazioni, sono già fortemente sollecitati ad assumere le iniziative che ritengono opportune in materia. La seconda è che si rischia di essere in contraddizione, dando l'impressione di sollecitare l'apertura di un dibattito con l'urgenza dalla fase conclusiva e finale che in sede legislativa e parlamentare deve portare all'approvazione della riforma nel suo insieme o di quella parte significativa che abbiamo auspicato. Per questo sull'ultimo comma ci asteniamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Il nostro Gruppo ravvisa favorevolmente nell'ultimo punto dell'ordine del giorno l'accoglimento della proposta che abbiamo avanzato in mattinata a che fosse avviato un dibattito nell'ambito di tutti i vari livelli degli Enti locali del Piemonte perché i maggiori interessati alla riforma delle autonomie locali possano esprimere un proprio contributo, una propria capacità di proposta nei confronti della riforma stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Faccio mie le osservazioni del collega Bianchi. Vorrei dire, non per spirito polemico, all'amico socialdemocratico che qui non stiamo chiedendo che si apra un dibattito, perché se si apre effettivamente arriviamo a tempi lunghi di decisione e quindi di lavoro. Mi pare che si tenda a far sì che questo tipo di determinazione, fatta propria dal Consiglio regionale venga in definitiva supportata da una pressione degli organismi locali sul Parlamento e sul Governo, quindi ritengo debba essere sottolineata la motivazione del collega socialdemocratico, che evidentemente è rispettabile, proprio perché mette in difficoltà l'interpretazione della motivazione di astensione mia, che è quella illustrata dal Capogruppo della D.C., avv. Bianchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Il Gruppo comunista, considerato lo spirito dell'ordine del giorno vota a favore. La parte che si rivolge agli Enti locali non la riteniamo pleonastica o di pressione, ma un momento di riflessione continua da parte del movimento delle autonomie locali.



PRESIDENTE

Votiamo l'ordine del giorno per parti.
Chi è favorevole alla prima, seconda e terza parte dell'ordine del giorno alzi la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.
Chi è favorevole alla quarta parte dell'ordine del giorno alzi la mano.
E' approvata con 19 voti favorevoli e 16 astenuti.
L'ordine del giorno è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Inizio esame della disciplina regionale attuativa della legge 833/78 "Istituzione del servizio sanitario nazionale - Disciplina degli organi istituzionali del servizio sanitario regionale e relative norme transitorie"


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: Inizio esame della disciplina regionale attuativa della legge 833/78 "Istituzione del servizio sanitario nazionale - Disciplina degli organi istituzionali del servizio sanitario regionale e relative norme transitorie".
La discussione si apre con la relazione del Presidente della V Commissione, Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'ordine del giorno del Consiglio reca quale titolo dell'argomento che mi accingo ad illustrare "Inizio esame della disciplina regionale attuativa della legge 833/78 'Istituzione del servizio sanitario nazionale - Disciplina degli organi istituzionali del servizio sanitario regionale e relative norme transitorie' ". Risulta evidente dal titolo dell'argomento all'ordine del giorno che vi è una sorta di duplicità: il Consiglio regionale deve da una parte pronunciarsi su un complesso di adempimenti conseguenti alla legge nazionale 833 e all'interno di questi pronunciamenti la V Commissione ha licenziato un primo testo di legge attuativo della legge 833 che riguarda gli aspetti territoriali ed istituzionali della materia. Questa duplicità di pronunciamenti, che ora mi accingo brevemente ad illustrare, spiega anche il perché, al di là dell'approvazione a maggioranza del testo di legge sul quale il Consiglio dovrà pronunciarsi, sia stata ravvisata quasi naturalmente l'opportunità che fosse il sottoscritto, in quanto Presidente della Commissione, ad effettuare l'illustrazione in oggetto.
Il quadro della legge 833 è sostanzialmente sintetizzabile in quattro ordini diversi di adempimenti: il primo ordine di adempimenti è di tipo istituzionale e territoriale, il secondo ordine di adempimenti riguarda gli aspetti finanziari relativi all'esercizio dei poteri, il terzo ordine di problemi riguarda le questioni del personale e l'organizzazione concreta della risorsa principale del sistema sanitario, cioè gli uomini da esso dipendenti o con esso convenzionati, giova ricordare che la stragrande maggioranza della spesa è appunto quella del personale attraverso il quale si esplica l'attività di carattere sanitario; il quarto ordine di questioni tocca la pianificazione, la programmazione dei servizi sanitari l'integrazione con i servizi sociali e con gli altri servizi previsto dalla legge 833. I disegni di legge approvati dalla Giunta regionale in data 26 giugno 1979, riguardavano infatti le materie istituzionali e territoriali la materia finanziaria e quella del personale.
La situazione che ci troviamo di fronte oggi è differenziata per questi diversi aspetti che sono ovviamente suddivisi in un modo arbitrario, ma che mi sembrava opportuno sintetizzare anche per mettere tutti i Consiglieri che non hanno seguito dall'interno questo tipo di materia, nelle condizioni di comprendere il ragionamento politico in base al quale poi si arriva alla presentazione di un testo di legge. Per la materia istituzionale e territoriale la legge 833 prevede piena potestà legislativa alle Regioni nell'ambito della legge nazionale, in sostanza è la legge 833 che demanda alle Regioni il compito di legiferare in materia e non vi sono quindi frapposti altri atti del Parlamento, o del Governo in delega del Parlamento, sulle altre materie, vi sono degli adempimenti in base alla legge 833 che attengono al livello nazionale indispensabili perché la legge regionale possa normare a pieno titolo le questioni pur così rilevanti. Non si tratta, quindi, se mi è permesso un inciso, tanto di dire che le leggi sono 4, o sono 2, come molti hanno detto, sono 23, non è il numero delle leggi che qui si discute, è la corposità della materia, e quindi la necessità di accorpare in modo organico la materia, tenendo anche conto della legislazione regionale pregressa e in qualche misura richiamata dalla stessa legge nazionale n. 833.
Accanto quindi ai quattro provvedimenti della Giunta che toccano questi punti vi è stata, come caratteristica regionale e credo anche come effetto dell'attività legislativa che è stata effettuata da questo Consiglio nel 1976 con la legge sulla zonizzazione e nel 1977 con la legge sui consorzi anche una certa vivacità, una certa discussione rilevante, questa è l'opinione che la Commissione ha potuto esprimere, formulare, fare sulla base anche delle ultime consultazioni, attraverso la vivacità di dibattito di impegno e di discussione che ha portato, tra l'altro, alla formalizzazione di una proposta di legge di iniziativa popolare che reca il n. 347 ed è anch'essa inerente, nel suo nucleo centrale, alla materia sanitaria e che per quanto presentata prima dell'entra in vigore della legge nazionale di riforma sanitaria, è comunque da valutare, da discutere contestualmente ai provvedimenti che prima ho citato.
Ora, se questo è il complesso delle materie che ci attende, le determinazioni in merito a queste materie sono, per opinione (credo di poterlo dire) unanime della V Commissione ed anche, per quanto mi è stato riferito, per la parte di competenza, della I Commissione, e se così non è prego i Consiglieri di scusarmi, ma credo che la sostanza di quello che dico sia condivisa e faccia parte di un programma di lavoro proposto al Consiglio da chi ha lavorato più attentamente e con maggior tempo su queste materie, le determinazioni in merito ai diversi provvedimenti debbano essere diversamente organizzate nei lavori del Consiglio regionale, quindi l'unicità della legge nazionale 833, proprio per le considerazioni che svolgevo prima, non debba portare necessariamente ad una contestuale approvazione da parte del Consiglio regionale di tutte le attività legislative inerenti alla legge 833, ma debba essere invece prevista una priorità, non che le al tre materie siano meno rilevanti, ma sicuramente ve n'è una, quella istituzionale - territoriale, che è pregiudiziale prioritaria rispetto a tutto il resto dell'impianto organizzativo della riforma.
La V Commissione - e qui illustrerò molto brevemente il progetto di legge n. 347 - ha effettuato in due riprese delle consultazioni intercalate da incontri con il Comitato organizzatore e promotore della raccolta delle firme, consultazione prima in sede istituzionale e poi invio a tutti i Comuni del materiale relativo, in modo che fosse possibile raccogliere notizie ed informazioni anche su tale provvedimento in occasione e in concomitanza con le consultazioni generali che abbiamo fatto sull'applicazione della legge 347. Non sta a me in questa sede formulare un giudizio compiuto, mi tocca però rilevare che nella discussione generale che seguirà questa mia breve comunicazione il Consiglio regionale deve definire l'iter e la procedura all'interno della quale il provvedimento deve collocarsi e quindi formalizzare anche, almeno in termini di volontà politica, un mandato per definire con una votazione perché questo è un suggerimento che mi pare di poter sommessamente avanzare, mi sembra l'unica soluzione possibile, una votazione di questo tipo di provvedimento. Dicevo appunto, che non voglio entrare nel merito, la discussione dovrà essere fatta nel momento in cui saranno definiti date e tempi per la definizione di questa materia ed anche gli orientamenti politici di larga massima su un testo che tocca molto da vicino questioni di principio e che, provenendo prima della legge 833, non reca invece una serie di agganci puntuali legislativi che noi dovremmo fare.
In materia finanziaria i Consiglieri sanno che esiste una disciplina finanziaria prevista dalla legge 833 sia transitoria sia definitiva che demanda alla legge finanziaria e alla legge regionale la regolazione di quel complesso di meccanismi di competenza e di cassa annuali e pluriennali che rappresentano l'ossatura finanziaria e contabile, quindi di gestione delle risorse in materia. Va però rilevato come la presentazione della proposta di legge finanziaria dello Stato da parte governativa contenga al suo interno almeno due punti rilevanti per caratterizzare l'atteggiamento delle Regioni: il primo è l'ammontare globale del fondo sanitario, la cui entità sarà definita nel momento in cui il Parlamento voterà questa legge e che quindi non è dato conoscere al momento, al di là delle dichiarazioni politiche non sempre uniformi ed univoche e che porta quindi con s un'incertezza, che sarà sicuramente sciolta rapidamente, ma un'incertezza a tutt'oggi in materia di volume di spesa, ma soprattutto, e questa è la parte più rilevante, le procedure stesse di erogazione della spesa che vengono previste nella proposta di legge finanziaria dello Stato sono differenti rispetto a quelle previste dalla legge 833, non solo, ma hanno degli elementi in una concordanza generalissima e delle differenze rilevanti rispetto alle stesse normative emanate in sede nazionale per la compilazione dei bilanci degli Enti locali, per cui non dobbiamo dimenticare che sono pur sempre trasferite anche le funzioni in materia di sanità, ancorché le modalità di esercizio delle funzioni trasferite siano dalla legge 833, disciplinate nelle forme associative e decentrate che la legge prevede. Per questa ragione si ritiene opportuno non procedere alla formalizzazione di un testo che avrebbe dubbia operatività e qui non voglio aprire il problema tanto della legittimità, quanto del realismo e della concretezza, se il testo viene approvato in questa fase dal Consiglio regionale riteniamo che la discussione possa, a tempi sia pure stringati procedere in parallelo nelle Commissioni consiliari, sempre che il Consiglio sia di questo avviso, nelle Commissioni consiliari della Regione e in sede nazionale, in modo tale che non appena a livello nazionale saranno chiariti orientamenti, criteri e procedure, la Regione possa presentarsi con una legge applicativa ed attuativa al suo interno di questa materia. In questo senso quindi la consultazione, che pure è stata effettuata sul complesso dei provvedimenti, ha avuto un iter di discussione nella V Commissione, ma ancor più nella I Commissione, di intensità differente rispetto ad altri provvedimenti.
Vi è la questione del personale che è certamente legata - chiedo scusa per quei Consiglieri che probabilmente questa materia ormai la conoscono benissimo, ma solo per dare un quadro di che cosa si discute - alla definizione da parte del Governo dei decreti di cui all'art. 47 della legge 833: la Regione deve pronunciarsi in data odierna o, se non è possibile, in una data immediatamente successiva, in Commissione non avevamo definito e formalizzato quale dovesse essere la proposta della data. Certo sono assai brevi i tempi entro i quali il Consiglio regionale deve dare il parere sullo schema, sulla bozza di decreto avanzato dal Governo, decreto che, al di là di ogni giudizio di merito, anche qui pare risultare nei confronti delle categorie interessate alquanto spigoloso, a giudicare anche dalle reazioni che puntualmente si sono verificate nel nostro Paese. E' vero quindi che i provvedimenti in materia di personale, cioè la costituzione dei ruoli regionali, l'inquadramento, ecc., sono legati all'approvazione da parte del Governo dei decreti e alla fase di contrattazione che immagino seguirà, perché qui è il punto delicato, quale che sia la materia dei decreti e quale che sia invece la materia della contrattazione. Ciò non toglie che la maggioranza della Commissione ravvisi l'opportunità di procedere a tempi brevi all'approvazione della proposta di legge presentata dalla Giunta regionale, anche se di questo non si è ancora discusso specificamente in Commissione, perché l'approvazione tempestiva di questo provvedimento è, a giudizio della maggioranza dei presenti in Commissione un modo per accelerare i tempi della complessissima operazione di inquadramento successiva ai decreti governativi e che dovrà quindi avere luogo nei mesi prossimi. E' abbastanza evidente che se la Regione è in grado di predefinire e predeterminare le informazioni necessarie, queste possono rendere, anche nei confronti delle categorie, meno complessa la gestione della fase transitoria, ma, ripeto, questa è valutazione di tipo politico e non nel merito del provvedimento presentato, perché di questo provvedimento in Commissione non si è arrivati all'esame dell'articolato.
All'interno di questo quadro, quindi, si colloca un testo licenziato martedì scorso dalla V Commissione che unifica le materie precedentemente contenute nei disegni di legge n. 439 e n. 440 presentati dalla Giunta regionale, approvato a maggioranza dalla Commissione e del quale, non essendovi adempimenti di tipo nazionale che si frappongono, si pu procedere all'approvazione, nella misura in cui il Consiglio lo ritenga opportuno.
Ho trascurato la questione del piano nazionale e regionale, che dovrà essere approvato con legge e che è materia di per sé assai complessa e che quindi meriterebbe una discussione a parte e che non è ancora presentato in Consiglio, in Commissione sotto forma di elaborato, se non nelle linee di piano presentato due anni or sono dalla Giunta regionale e quindi sul quale non c'è bisogno di pronunciarsi, perché non vi è materia concreta e definita sul quale oggi pronunciarsi, ma che sicuramente, come i Consiglieri che hanno letto il progetto unificato 439-440 avranno rilevato interagisce e si interseca in modo non marginale con gli stessi aspetti istituzionali. Di fronte a questa determinazione in merito è forse opportuno ancora brevissimamente ricordare l'attività di consultazione che è stata svolta dalla Commissione. I disegni di legge approvati dalla Giunta regionale il 26 giugno e trasmessi al Consiglio il 2 luglio hanno subito un processo complesso di consultazione nel mese di ottobre, e precisamente dal 15 al 29, con un impegno notevole dei Commissari, anche perché si è imposto loro di lavorare tutti i giorni consecutivamente e per tutto il giorno su questo argomento, oltre ad altri, dicevo, dal 15 al 29 sono state effettuate le consultazioni degli enti e delle associazioni di carattere regionale, o comunque di rappresentanza centrale, mentre nei giorni successivi furono effettuate le consultazioni di nuovo degli Enti locali territoriali e delle associazioni, in quanto elementi concreti e decentrati attraverso accorpamenti in sedi provinciali dei diversi ambiti comprensoriali operanti e quindi dei Comitati comprensoriali, degli Enti locali interessati e delle forze sindacali associative, ecc., espressione delle comunità locali.
Credo di poter risparmiare ai Consiglieri, perché chi ha seguito le consultazioni lo ricorda sicuramente, agli altri forse interessa poco l'elenco abbastanza corposo e ponderoso degli Enti che sono stati consultati in sede centrale e della partecipazione alle riunioni decentrate, in sede appunto di ambiti provinciali. Le consultazioni hanno dimostrato - come dicevo all'inizio - una vivacità considerevole della comunità regionale e le opinioni non univocamente convergenti sulle stesse proposte hanno anche portato in rilievo almeno un dato che qui mi preme ricordare: il fatto cioè che la consapevolezza e la responsabilità l'interessamento e la conoscenza di queste materie da parte di una molteplicità notevole di amministratori comunali, di soggetti di Enti pubblici, di Enti privati, di associazioni ecc. dimostra come in questi anni il processo di maturazione, che nazionalmente ha portato alla legge di riforma 833, ha avuto nella nostra Regione un elemento non certo secondario, sarei tentato di dire in qualche misura propulsivo, in alcune fasi salienti della stessa discussione nazionale. Il problema che si poneva era quindi di raccogliere il significato letterale e sostanziale di queste consultazioni, tenendo anche conto che in materie come queste il moltiplicarsi degli incontri a livello interregionale tra le diverse Regioni e il lavorio intenso, di cui non sta a me riferire, di gruppi tecnici, ma lo stesso modificarsi del quadro nazionale, lo stesso arricchirsi da parte del Governo e delle forze politiche nazionali via via di nuovi contributi non poteva non portare a delle considerazioni ulteriori rispetto alle considerazioni di tipo critico e propositivo che erano emerse dalla consultazione. Per questa ragione si è ritenuto opportuno riformulare un testo che ha delle caratteristiche differenti rispetto ai testi presentati dalla Giunta regionale nel giugno e d'altra parte la stessa Giunta regionale, durante le consultazioni e negli incontri in Commissione aveva manifestato la disponibilità e l'opportunità di dimostrare aperture.
Parliamo solo di una materia e apertura e disponibilità sono manifestate diversamente sugli altri provvedimenti in ordine alle questioni finanziarie, alle questioni del personale. Credo che, senza addentrarmi troppo in questo punto nella cronistoria dei fatti e del processo di maturazione intervenuto su queste materie che deve essere giustamente attribuito ai Consiglieri, ai Gruppi e alla Giunta, si possa rapidamente illustrare il significato e la portata del provvedimento che è stato approvato dalla Commissione e che si sottopone al Consiglio per l'approvazione.
Questo provvedimento ricalca, attua, attraverso una disciplina che ha per certi versi, se non lo si intende nel senso giuridico stretto, una caratteristica quasi regolamentare, almeno in alcune sue parti, il disposto della legge nazionale 833 e del decreto del Presidente della Repubblica n.
616, quindi a questi due provvedimenti nazionali e alla loro impostazione alla loro struttura interna si deve fare riferimento per comprendere la soluzione che viene adottata e che viene proposta al Consiglio. In sostanza ci troviamo di fronte ad una legge che distingue un ruolo transitorio da un ruolo a regime, che nel meccanismo di gestione a regime applica le procedure previste dalla 833, con uno sforzo, che vorrei fosse pienamente compreso nella sua portata politica da tutti i Consiglieri, di costruire la normativa più ampia, completa e dettagliata possibile, in carenza di un'ampia dettagliata e complessa legislazione nazionale in materia di riforma delle autonomie locali, quindi un provvedimento che cerca, nella misura dell'indispensabile e del necessario per il funzionamento, di tratteggiare quali saranno le connotazioni a regime degli organi istituzionali e le procedure per l'aggiornamento degli ambiti territoriali nella nostra Regione e che nel contempo fissa un termine alle fasi preparatorie per giungere alla gestione a regime.
Il secondo elemento contraddistintivo di questo provvedimento, che ha aspetti di continuità ed aspetti di analogia con il dibattito a livello nazionale, come si è via via andato definendo con la partecipazione anche della Regione Piemonte, è quello di evitare, utilizzando l'esperienza e le cose realizzate in sede regionale, gli aspetti anche istituzionali realizzati in sede regionale, la presenza di fasi burocratiche amministrative, cioè di fasi commissariali od altro, come intercapedine o barriera tra la questione degli Enti nazionali e la gestione del sistema sanitario con l'attribuzione delle funzioni ai Comuni, con l'esercizio in forma associata, attraverso l'Unità Sanitaria Locale, del complesso degli uffici e dei servizi in cui si articola il servizio sanitario nazionale.
Questo è un elemento di principio di notevole rilievo, perché evita una situazione che non facilmente si concilierebbe con le impostazioni e con l'impianto di crescita del ruolo delle Amministrazioni locali perché nel momento in cui si affermasse e si afferma con la riforma sanitaria un ruolo crescente della Regione, delle autonomie locali, del sistema delle autonomie locali, il meccanismo del commissariamento e i meccanismi burocratici sarebbero nei fatti la negazione di questo processo. Non viene quindi recuperata una continuità delle soluzioni istituzionali precedenti viene recuperata una gestione transitoria che si può avvalere di strumenti esistenti. Questo porta con sé delle implicazioni di ordine politico, ma anche legislativo per quanto riguarda i Consigli di amministrazione degli ospedali e per quanto riguarda il carattere specifico che nella nostra Regione potrà avere la processualità di realizzazione e di concretizzazione della riforma sanitaria. Io, forse con qualche anomalia rispetto a quanto il relatore dovrebbe fare, ho volutamente accentuato una sorta di parte preliminare all'articolato che dobbiamo esaminare e volutamente rinuncio ad una illustrazione dettagliata del testo, vuoi perché ritengo il testo nella sua sostanzialità, nella sua totalità molto facile da intendere e pertanto non richieda la ripetizione in parole diverse di quanto è già scritto; in secondo luogo perché credo che tocchi in questa sede al pronunciamento delle forze politiche realizzare quanto per ragioni sicuramente di tempo in Commissione è stato assai difficile realizzare, cioè un confronto che permettesse al relatore di evidenziare i confini, ad esempio, della posizione di maggioranza e gli elementi invece di autonomia e di dissenso dell'opposizione o di alcune forze politiche. Non mi sembra quindi, per queste due considerazioni, il caso di addentrarmi nei particolari dell'articolato. Credo anche che quanto ha detto il Presidente del Consiglio poco prima che incominciassi a parlare, cioè che nell'ordine dei lavori a questa mia breve introduzione avrebbero dovuto seguire delle illustrazioni, delle introduzioni da parte del dipartimento e quindi dei due Assessori qui presenti rafforzi ancora l'opportunità che io non dica cose che immagino saranno illustrate e dette e saranno l'elemento centrale di quanto la Giunta ci vorrà illustrare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta vuole richiamare l'attenzione del Consiglio sull'avvio del dibattito sulla legge applicativa della legge 833 e su alcuni profili di carattere politico. Recenti dichiarazioni del Ministro della sanità e le agitazioni nell'ambito della sfera del sistema sanitario nazionale mettono in luce come una riforma sofferta per anni trovi ancora una forte vischiosità nel momento della sua attuazione.
Il dibattito culturale attorno a questo argomento affonda le radici in periodi lontani, gli anni '72 e '73, quando venne presentata una legge di iniziativa dei Comuni per l'organizzazione territoriale di queste funzioni.
Quella legge incontrò in Consiglio regionale un fermo ostacolo da parte della maggioranza di allora che ne impedì il passaggio alla discussione degli articoli. Il processo successivo ha però visto la convergenza complessiva delle forze politiche sul progetto di riforma che abbiamo di fronte e si è talmente rafforzato che ha trovato nel corso della seconda legislatura strumenti legislativi e amministrativi vitali di attuazione. La scelta della zonizzazione nel 1976, la legge 39, che sono un primo tentativo di riorganizzazione dei servizi sociali e sanitari sul territorio hanno sostanzialmente dimostrato che si stava realizzando una breccia nel sistema tradizionale.
In questo contesto è giunta la legge 833. Manca però ancora la riforma delle autonomie locali. Dobbiamo avere presenti le difficoltà istituzionali nei rapporti tra Stato, Regioni e Comuni, quindi tutti dobbiamo contribuire a definire il nuovo quadro istituzionale.
Con questo processo si sono avviati i consorzi. Va considerato il collegamento tra questa esperienza e la normativa della legge 833 che ha fatto sì fare dei passi politici importanti, ma che ha introdotto alcune riforme e mezza strada come, ad esempio, la questione dei servizi sociali che in prospettiva devono integrarsi con i servizi sanitari, ma alla quale sostanzialmente non si dava avvio.
La Giunta, nel proporre nel mese di luglio 1979 questi disegni di legge, non poteva non considerare che alcune scadenze importanti non erano state rispettate dal Governo. Il quadro legislativo si è a mano a mano modificato e si è così avviata la consultazione sui disegni di legge che in Piemonte, ha determinato una verifica in positivo non solo della vivacità della discussione, ma della profondità che su alcuni argomenti la consultazione è riuscita a suscitare. Su alcuni punti e nodi politici non risolti o sospesi la consultazione ha richiesto chiarimenti: la Giunta, la V Commissione e le forze politiche si sono collocate di fronte a questi problemi in posizione aperta.
Nel disegno di legge licenziato dalla Commissione ci sono scelte precise, ad esempio la presenza nelle assemblee dei Consiglieri comunali la obbligatorietà dei consorzi, che rappresentano la strada a regime. Si è approfondito il rapporto fra i servizi sociali e i servizi sanitari.
Saranno presentati degli emendamenti, ma io ritengo che su un impianto così delicato ed importante, che lega un'esperienza politica sul territorio e una prospettiva, siano necessarie ancora delle riflessioni.
Invito i Consiglieri a presentare gli emendamenti in modo tale da dare alla Commissione e alla Giunta la possibilità di riflessione che è indispensabile perché lo strumento che il Consiglio regionale si appresta a votare sia equilibrato e gestibile sotto tutti i profili. Nella consultazione non ho colto nessun atteggiamento di schematica contrarietà o di contrapposizione. C'é stata una collocazione collaborativa delle forze sociali, delle forze politiche, dei Comuni, dei consorzi in ordine a questa proposta. La Giunta e la maggioranza saranno attente a comprendere dagli interventi dei Gruppi i punti che dovranno essere ancora elaborati per assumere magari posizioni diversificate.
La Giunta rassegna queste dichiarazioni di carattere politico e generale ed è aperta e disponibile a qualsiasi esito che possa essere positivo nel quadro che via via è stato definito con la consultazione.



PRESIDENTE

Potremmo proseguire il dibattito, tenendo però presente gli altri punti iscritti all'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

Si potrebbe anche sospendere il dibattito. Tocca all'assemblea e al Presidente decidere. Vorrei però sapere se la convocazione della Commissione nel periodo intercorrente tra la data odierna e il 13 avverrà o non avverrà. Il giorno 13 arriveremo con questo testo senza aver acquisito le opinioni politiche dei Gruppi?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il dibattito può continuare e può non esaurirsi. Il problema posto dal Consigliere Ferrero rimane comunque aperto.



PRESIDENTE

La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

In sede di Commissione si era concordato che l'approfondimento sulla materia sarebbe avvenuto in Consiglio in quanto, nell'ambito della Commissione, incalzano ormai tali e tanti problemi da approfondire che prima del 13 dicembre, mi sia concesso almeno a titolo personale, sarebbe piuttosto complicato riprendere e approfondire tutto il discorso. A questo punto, si dovrebbe soprassedere per meglio conoscere gli argomenti sui quali tuttavia il Consiglio dovrebbe essere posto nelle condizioni di decidere con coerenza e chiarezza.
Faccio presente che nell'ordine del giorno per la seduta della Commissione stabilita per domani, questo argomento non figura più, perch la Commissione ha ormai concluso il lavoro in proposito.



PRESIDENTE

Sentiamo il parere dell'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

La Commissione ha svolto il suo lavoro e ha presentato una relazione.
La posizione della Giunta è aperta. A questo punto, visto che via via i giornali pubblicano opinioni e osservazioni, sarebbe opportuno formalizzare un documento e utilizzare questo tempo per arrivare comunque al 13 con una conclusione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Unisco la mia voce a quella dell'Assessore Enrietti, perché si arrivi con profitto al 13 dicembre. Sarebbe opportuno però che le osservazioni della Giunta che abbiamo letto sui giornali fossero formalizzate nei tempi più brevi possibili, comunque prima del 13 dicembre.



PRESIDENTE

La conferenza dei Capigruppo aveva deciso di dare avvio alla discussione nella giornata di oggi; abbiamo ascoltato la relazione del Presidente della V Commissione, abbiamo ascoltato l'esposizione di un Assessore, un altro Assessore si è dichiarato disponibile a replicare; la Giunta e la Commissione sono pronte a sostenere il dibattito in aula.
Questo è il classico caso in cui una materia viene presentata in modo corretto dal punto di vista della procedura e del contenuto. Si sono esposte delle posizioni, che ora possono essere meditate.
Chi intende intervenire sull'argomento? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

C'è una discussione preliminare e procedurale sulla quale vorrei intervenire. Se, invece, si deve aprire la discussione, sul merito per il Gruppo D.C. parlerà il Consigliere Beltrami.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, signori Consiglieri, sono grato al Presidente della Commissione, Ferrero e all'Assessore Vecchione che hanno illustrato e puntualizzato la posizione della maggioranza attorno a questa tormentata vicenda delle leggi pendenti dalla legge di riforma sanitaria. Sono grato anche per il richiamo fatto a tutto quel patrimonio di studi, a quel lavoro di ricerca che era intervenuto nella prima legislatura e che aveva visto anche l'animarsi di iniziative in taluni Comuni della fascia torinese (ricordo Settimo, Nichelino, ecc.) che con intuizioni felici, o con un processo di anticipazione sui tempi, processo che poi è stato fatto proprio dalla Giunta regionale nella seconda legislatura, hanno tentato di precorrere i tempi e di offrire un quadro di strutture, di modi di essere e di intervenire attorno a questo argomento.
Evidentemente l'Assessore Vecchione ha dato dei giudizi su come fu o non fu accolta questa animazione, questa iniziativa, che poteva essere valida per un certo aspetto, nel senso di dare la possibilità ai molti di ritrovarsi attorno ad argomenti così interessanti; noi sottolineavamo allora che mancava, essendo in corso i trasferimenti, non essendo definita la legge quadro di riforma che a livello nazionale era ancora in gestazione, una gestazione per la verità assai lunga, mancava la possibilità di calare nella realtà operativa tutto quanto apparteneva ai momenti teorici, alle linee di filosofia teoretica che le parti potevano portare avanti su una materia che era di per sé avvincente, provocatoria nei confronti di chi promuoveva l'iniziativa, ma che così non avrebbe consentito il passaggio a livello operativo.
Successivamente, ripeto, con l'iniziativa della Giunta regionale e con la nostra (ricordo i disegni di legge 104 e 154 tradotti poi nella legge 39) il discorso venne avviato qualche anno più tardi, nel '77, ed allora tentammo, senza voler porci dalla parte di chi non voleva consentire il decollo di ogni migliore iniziativa, di suggerire di indulgere un po' meno alle soluzioni di fantasia e, stando con i piedi per terra con la legislazione in atto nel Paese, cercare nella gradualità di perfezionare il sistema. Stavamo votando la legge 39 e nella stessa notte il Parlamento nazionale licenziava la legge 349 (noi consigliavamo di andare un po' cauti, per riuscire a conciliare l'uno e l'altro provvedimento); già alle spalle avevamo la 386 con il trasferimento del servizio ospedaliero alle Regioni e si stava iniziando il discorso delle mutue, mentre la 382 e il 616 aprivano nuovi orizzonti nel settore socio-sanitario. Accettavamo allora il discorso di guardare avanti, suggerivamo di non giocare eccessivamente d'anticipo, perché un giorno o l'altro avremmo dovuto ricominciare tutto da capo, quel che si sta puntualmente verificando oggi.
Già una prima serie degli Statuti dei consorzi socio-sanitari era stata bruciata in tal senso, la seconda è comunque alle porte ed è nella condizione di essere ridiscussa. Non sto a ricordare quanto ci impedì allora di votare la legge, ne ho riletto ieri sera le motivazioni estremamente calzanti con quanto, oggi è oggetto delle nostre attenzioni in attuazione della legge 833. Si è verificata puntualmente la difesa del progetto legislativo, senza intenzione di diminuire lo sforzo fatto allora del marchio di fabbrica, per cui guai ad ammettere che il gioco d'anticipo vuoi per forza maggiore, vuoi per un diverso orientamento delle forze politiche, potesse nei risultati contrastare con quanto la Regione Piemonte aveva legiferato. Per cui dalla fine di giugno ad oggi ci siamo confrontati su dei disegni di legge della Giunta regionale tirati per i capelli, a mio avviso, per questo tipo di difesa e che potevano - lo dissi già allora essere ritenuti più opera di acrobati che non di produttori di un momento legislativo, dando luogo ad una vera e propria commistione di vecchio con il nuovo, con duplicazione di presenze di livelli gestionali, con una certa confusione, tutto in chiave transitoria e con lo scrupolo di voler dimostrare che la legge 39 era stata anticipatrice della legge di riforma sanitaria, anzi, addirittura l'aveva condizionata, ne aveva comunque anticipato i tempi, gli indirizzi e gli orientamenti. Nella sostanza - è stato detto, e da qualche parte è stato anche scritto - abbiamo l'impressione che come impostazione si tendeva non già ad adeguare la legislazione regionale a quella statale, bensì il contrario, per cui c'era il prevalere della cosiddetta legislazione spontanea su quella obbligatoria. Infatti, le prime due leggi, la 439 in particolare, della quale vediamo adesso una proposta che ha stravolto addirittura la precedente, offrivano la possibilità di trattare non pochi argomenti lasciandone alcuni in sospeso, proprio per il carattere di transitorietà carattere che individuiamo anche in questo disegno di legge unificato, che rinviava a dopo la soluzione del problema. Mentre la legge dello Stato, per esempio, proponeva in termini di estrema chiarezza che la Regione doveva offrire norme comuni, omogenee a tutto il territorio per la costruzione di queste U.L.S., la legge n. 39 della riforma queste cose non le avvertiva le prendeva molto alla lontana proprio perché avrebbe dovuto - intaccare quanto appena iniziato nella costruzione; la stessa coesistenza nel tentativo di gestire dall'una parte i servizi assistenziali, dall'altra quelli sanitari, dava luogo alla coesistenza di un comitato di gestione che era legato alla legge 833 e dei consigli direttivi che erano il prodotto della legge regionale 39. Il Presidente era eletto, con la legge n. 39 dall'assemblea, con la 833 era eletto dal comitato di gestione; era poi assente tutta la disciplina delle votazioni, della maggioranza dell'incompatibilità, ecc. Queste cose abbiamo avuto l'occasione di dirle in aula quando dovevamo approvare gli Statuti consortili in base alla legge 39. E' accaduto che l'Assessore alla sanità - non so se lo ha fatto da solo o altri glielo hanno suggerito - ha fatto violenza sulla Giunta - lo disse in Commissione - ha tirato fuori il cosiddetto, coniglio dal cappello proponendo un nuovo disegno di legge in chiave relativamente privatistica per motivi che sappiamo, che abbiamo anche capito, intuito, quale contributo di studio della Giunta ai lavori della Commissione senza paternità.
Il contributo che la Commissione ha adottato è stato autorevolmente detto dal Consigliere Ferrero poco fa nella relazione di maggioranza.
L'iniziativa in sé - l'abbiamo detto anche in Commissione - ci ha spiazzati, ha spiazzato sei mesi di approfondimenti, di lavori da parte nostra, lavoro che non poteva che tendere allo smantellamento dei due primitivi, disegni di legge regionali perché in contrasto con la legge statale. Ora abbiamo un testo che potremo anche non condividere in alcune parti dell'articolato, ma che però sa già più di riforma, si sforza di interpretare il dettato della 833, potenza della consultazione è stato detto da parte di alcuni, resipiscenza, folgorazione o pentimento tardivo non è il caso di approfondire veramente le cause che hanno portato a questi risultati.
Prendiamo atto che esistono delle difficoltà obiettive nel muoversi in questa materia, la mancanza della legge di riforma delle autonomie (l'abbiamo detto anche stamani, lo si è sentito da più parti) è certamente un grosso condizionamento in questa direzione. La mancanza della legge quadro di riforma dell'assistenza è certamente una grossa palla al piede per cui posso pensare che chi si era mosso in tempo allora, certamente lo aveva fatto in totale buona fede nell'intenzione di salvare, in un momento nel quale però tentando di salvare l'un aspetto o un momento che rappresentava il 5-10% dell'intervento nel settore dell'U.L.S., per ipotecava l'altra parte. Abbiamo ripetuto molte volte che per il decollo della riforma sanitaria sono indispensabili tre cose: l'approvazione del piano sanitario nazionale, chiaro ed applicabile la definizione del varo delle norme delegate per l'inquadramento dei 700 mila dipendenti provenienti da Enti vari, ma confluenti tutti nell'istituendo servizio sanitario nazionale l'istituzione delle Unità Sanitarie Locali e leggi regionali di funzionamento.
E' vero, lo Stato non ha assolto a taluni di questi compiti, anche se riusciamo, non dico a trovare una corretta giustificazione, ma intuirla nel fatto che le vicende politiche dei primi otto mesi del '79 hanno paralizzato ogni attività del Parlamento e del Governo attorno ai problemi del piano socio-sanitario, attorno ai problemi legati all'art. 47, sul quale saremo chiamati ad esprimere un parere la settimana entrante.
Effettivamente si è aperta una grossa discussione nel Paese, con il risultato che specie per l'ultima parte si arriverà a scontentare tutti e non ad accontentare anima viva. E' altrettanto vero che però anche da parte delle Regioni, che pur avevano pienezza di poteri, non si è dato luogo a compiuti adempimenti previsti dalla legge 833 e per i quali avevano avuto anche un anno di tempo. Questo fatto del ritardo esiste, è sottolineabile siamo disponibili ad addebitare al Governo la parte di omissione sua dobbiamo necessariamente dire che la Regione è ugualmente in difetto perch con il 21 giugno 1979 dovevano essere licenziate queste leggi che andiamo a trattare oggi e bisogna pur prendere atto che il ritardo c'è, non è solo nell'aria e forse non produrrà niente di sconquassante o di gramo, proprio perché, sommato agli altri ritardi, propone inquietanti interrogativi che talvolta il Ministro e lo stesso Sottosegretario addetti al settore avvertono in chiave contraddittoria, dicendo l'uno che la riforma decollerà dal primo e l'altro che la riforma non decollerà.
Volendo fare del 1° gennaio 1980 semplicemente una data liturgica, la Regione Piemonte è costretta a chiedere per circa un anno, come risulta nell'art. 29 della legge, la gestione straordinaria e transitoria che, a nostro avviso, è contraria allo spirito e al merito della legge 833 istitutiva del servizio sanitario nazionale. Abbiamo però visto, e risottolineo quanto ho affermato prima, con soddisfazione che nell'ultimo testo unificato è stato accettato il principio di adeguare, com'è giusto del resto, la legislazione regionale preesistente con la legge dello Stato contemporaneamente a quanto accadeva con il primitivo progetto. Direi che cogliendo un po' fior da fiore, perché non possiamo pensare di entrare nell'articolato e i tempi stretti addirittura ci costringeranno ad una galoppata in curva finale, attorno a questo grosso tema di cui potremo soltanto sfiorare, visto che è stato anche richiesto dalla Giunta, taluni degli argomenti che interessano alla discussione e sui quali riteniamo che in tempi brevi, ma comunque in tempo utile produrremo gli opportuni emendamenti.
Per quanto si riferisce alla zonizzazione, l'art. 12 della 833 prevede il parere obbligatorio delle Province in merito alla delimitazione territoriale delle U.L.S. Questa non deve intendersi pura formalità, ma esigenza di esaltare la potestà di un Ente intermedio, proprio quale organismo di mediazione tra interessi generalizzati Regione e Comuni. Per tali motivi non si può quindi accettare quanto è espresso e manifestato dalla legge che relega il parere delle Province in sede di formazione dei piani, dei piani sanitari regionali successivi al primo, in ci dimenticando che l'art.12 della 833 è diviso in due parti, la prima di approvazione della localizzazione dei servizi-presidi, la seconda di parere sulla delimitazione territoriale. La prima è essenzialmente tecnica, la seconda particolarmente politica. Né è pensabile di rinviare al tempo della formazione dei piani sanitari regionali gli adempimenti del caso, senza prendere atto che talune realtà socio-territoriali sono state modificate ad esempio, dalle intervenute modifiche dell'assetto delle stesse Comunità montane, modifiche che sono state recepite dal Consiglio regionale. Siccome la legge in questa direzione è sufficientemente chiara e manifesta indirizzi non equivoci, è evidente che avendo la Comunità montana poteri di sovranità comunque sostitutivi o rappresentativi dell'Ente che deve intervenire nel settore, noi dobbiamo registrare queste variazioni e non rinviarle, sono variazioni tecniche, ma è il caso comunque di introdurle.
Un argomento interessante è quello che a nostro avviso l'U.L.S. deve essere composta dai rappresentanti di tutti i Comuni interessati. La legge 833 in nessuna parte stabilisce che i componenti dell'assemblea generale del comitato di gestione debbono essere Consiglieri comunali, così come in nessuna parte si afferma la necessità che componenti dei due organi siano soggetti estranei ai Consigli comunali. C'è silenzio su questo argomento da parte della 833, ricordo che lo stesso discorso lo abbiamo portato avanti allora, quando venne approvata la legge 39 e sino all'ultimo la Giunta regionale propose una certa resistenza al nostro incalzare in questa direzione, ma alla fine mi ricordo che fu proprio il Presidente Viglione ad intervenire e si riuscì a scoprire e battere la strada giusta. Riteniamo quindi che si possa essere anche non Consiglieri comunali, argomento che ci dividerà evidentemente, ma che noi promuoveremo in sede di discussione dell'articolato con la presentazione degli appositi emendamenti. Potrebbe anche accadere che in un Comune non esistano Consiglieri che abbiano preparazione ed esperienza per gestire l'Unità Sanitaria Locale, potrebbe anche accadere il contrario. Le ragioni del silenzio della legge 833 vanno cercate nel fatto decisivo delle attribuzioni al Comune delle funzioni concernenti l'assistenza sanitaria. La determinazione delle forme, dei modi di esercizio delle funzioni che la legge vuole che avvengano attraverso le U.L.S., costituiscono parte essenziale dell'autonomia comunale. D'altra parte la potestà legislativa regionale in materia di organizzazione comunale può essere soltanto di tipo integrativo rispetto alla legislazione statale, non già concorrente, ne consegue che le leggi regionali non possono comprimere le autonomie comunali che il legislatore statale ha ritenuto di rispettare in pieno. E' dunque ai singoli Consigli comunali che viene rimessa o che a nostro avviso deve essere rimessa in sostanza la decisione sulla scelta delle persone chiamate a rappresentare il Comune nell'assemblea dell'U.L.S. La legge statale tace, parla solo di criteri di proporzionalità, è quindi preoccupata che le minoranze possano essere rappresentate: proprio per questo principio di rispetto verso le autonomie dei singoli Comuni, per non vanificare il momento della partecipazione riteniamo che i componenti dell'assemblea possano essere indifferentemente Consiglieri comunali o non. Il discorso lo approfondiremo in sede di articolato, ma dovremo riproporre le stesse cose dette allora, riteniamo che i Consiglieri comunali che operano nelle Comunità montane, Giunta o Commissioni che operano nel Comprensorio, Giunta o Commissioni che operano nei diversi consorzi costruiti attorno alle autonomie locali, ecc., si troverebbero a dover procedere ad un processo di moltiplicazione personale di duplicazione, quanto meno, per poter intervenire in tutti i livelli lavorando a tempo pieno e in questo caso noi avremmo la certezza che a tempo pieno possono solo lavorare i funzionari di partito, forse sarà solo egoistica la nostra presa di posizione, siamo anche magari piuttosto scarsi di funzionari di partito, ma riteniamo di non poter portare avanti fino in fondo quest'altro tipo di discorso.
L'altra questione attiene al Comitato di gestione, che deve essere eletto dall'assemblea, anche qui non è precisato se devono essere Consiglieri comunali o non. Naturalmente l'assemblea generale è composta non di soli Consiglieri comunali, il comitato di gestione potrebbe anche essere eletto nel suo seno, qualora l'assemblea venisse costituita dai soli Consiglieri comunali è indispensabile che il comitato di gestione venga eletto anche dall'esterno.
Un altro discorso che dovremo approfondire in quella sede è il ruolo delle Comunità montane e il contrasto che abbiamo visto all'interno della legge tra l'art. 10, laddove si dice che il Presidente della Comunità montana, detto anche Presidente dell'organo di gestione, e l'art. 12 dove si sottolinea che c'è incompatibilità tra il Presidente dell'organo di gestione e il Presidente dell'assemblea, ponendo seri problemi di duplicazione intorno alla presenza del Presidente della Comunità montana.
Fra i principi della legge 833 e l'art. 1 sta scritto che deve essere garantita la partecipazione dei cittadini all'attuazione del servizio sanitario nazionale. L'ordine del giorno votato all'unanimità dal Senato della Repubblica invita il Governo a rendersi interprete presso i Comuni affinché dalla designazione dei componenti degli organi dell'Unità Sanitaria Locale si recepisca in misura adeguata tutto il patrimonio di provate esperienze nel campo dell'assistenza socio-sanitaria.
Alla luce di quanto ho detto, appare in contrasto con lo spirito ispiratore della riforma l'art. 16 del disegno di legge unificato, che fissa rigide norme di incompatibilità, escludendo di fatto dalla gestione dell'Unità Sanitaria Locale tutti i 700 mila dipendenti di essa. Riteniamo che sia doverosa una regolamentazione in materia, ma riteniamo che questo articolo debba essere modificato oggi, oppure debba essere soppresso rinviando il tutto a quanto è oggetto di dibattito all'interno del Parlamento. Altrimenti creeremo dei grossi motivi di contrasto anche nei confronti di altri livelli operativi, all'interno del Paese quando pensiamo che, per esempio, negli stessi distretti scolastici gli interessati, coloro che sono veramente parte attiva di un processo all'interno del distretto scolastico, addirittura nominano i loro rappresentanti all'interno del distretto stesso; al limite potrebbe essere fatta una riserva per chi svolge un ruolo direttivo all'interno dell'U.L.S. E' un discorso attorno ai distretti di base, che sono aree elementari nelle quali vengono prestati servizi di base ancora non definiti e bisognerà stabilire qualche punto interrogativo e forse bisognerà valutare se è il caso di procedere con immediatezza all'individuazione dei distretti o attendere il contenuto di indirizzo del piano sanitario nazionale. Sorvolo su altre osservazioni e chiedo scusa se ho tediato il Consiglio, visto che è stato richiesto da qualche parte di far conoscere almeno preventivamente certi orientamenti penso che cogliendo fior da fiore qualche cosa sia riuscito a consegnare come memoria a quest'ultima fase del Consiglio regionale.
Un aspetto che mi pare sarà oggetto ugualmente di contrasto, comunque di difformità di giudizio, di visione e con adozione di proposte di emendamento è quello che attiene al periodo di transitorietà e provvisorietà, che non è un periodo assolutamente previsto dalla legge di riforma, anzi l'art. 61 della 833 fissa inequivocabilmente i termini a disposizione affinché le Regioni nell'anno '79 procedano a taluni adempimenti. L'ultimo aspetto è quello che riguarda il periodo di gestione straordinaria. I poteri dell'U.L.S. verrebbero assunti dagli attuali consorzi socio-sanitari, è nel testo unificato. Riteniamo che sia assurdo perché i consorzi sono qualche cosa di totalmente diverso dalle associazioni dei Comuni. Nel primo caso i Comuni consorziati secondo la legge regionale 39 sostanzialmente cedono ogni e qualsiasi funzione agli organi consortili e nel secondo caso l'associazione dei Comuni di cui alla legge 833, la legge di riforma che si rifà all'art. 25 del 616, è un consorzio sui generis, è stato scritto e affermato da più parti ad autorevoli livelli, da tutte le parti politiche, in quanto le costituende U.L.S. sono dichiarate dalla legge complesso di presidi, uffici, servizi di Comuni singoli associati e non Enti autonomi come sono gli organi consortili previsti dall'attuale legge. E' vero che l'U.L.S. gode di autonomia funzionale, ma è un riferimento di iniziative e di coordinamento.
Rimangono i Comuni, i quali sono divenuti titolari di funzioni fondamentali e lo saranno ancora di più in virtù delle deleghe che la Regione dovrà dare nel quadro del piano sanitario nazionale dei piani regionali sanitari.
Altri argomenti potrebbero toccare le strutture multizonali, e su queste noi intendiamo intervenire in sede di emendamenti all'articolato, altri ancora il controllo sull'U.L.S.
Signor Presidente, signori Consiglieri, noi siamo in dirittura d'arrivo, in fase finale, e anche se il traguardo è decisamente vicino lo sentiamo ancora tanto lontano per quel che è stato detto e per questo gioco dei ritardi che, con addebito o meno all'una e all'altra parte, è nell'aria e condizione essenziale a questi lavori è il perfezionamento del lavoro stesso. La proposta è stata definita aperta. Ci misureremo nell'articolato per constatare se veramente la Giunta è animata da questi intendimenti e se la proposta è da ritenersi veramente tale, certamente non assumeremo atteggiamenti preconcetti, pregiudiziali, ci auguriamo che altrettanto avvenga dall'altra parte con la quale si dialoga, non il muro né dall'una né dall'altra parte, non possediamo certamente la verità rivelata, ma siamo convinti che neppure la Giunta la possieda, anche e soprattutto perché la Giunta ha avuto la possibilità di migliorare e di perfezionare la sua proposta in quest'ultima fase della nostra galoppata. Allora, con la legge 39 avevamo suggerito taluni atteggiamenti, taluni indirizzi, puntualmente non per dire che avevamo ragione, perché c'erano parecchie fasce di zona d'ombra e larghe fasce di torto, ma puntualmente talune delle previsioni di allora si sono verificate oggi. L'interesse di tutti è di costruire assieme un qualche cosa che sia di grossa utilità per la Regione Piemonte e, in questo senso, lungo questa direttrice, noi intendiamo condurre perfezionare i lavori dell'assemblea attorno a questi argomenti.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Prima di concludere la seduta, possiamo ancora procedere all'elezione del Consiglio di amministrazione dell'Istituto Piante da legno (IPLA): nomina di otto rappresentanti con voto limitato a cinque. I nominativi proposti sono: Giovanni Del Tin, Carlo Socco, Bruno Giau, Carla Spagnuolo Giuseppe Candellero, Maggiorino Passet Gros, Luigi Castellani e Giovanni Luigi Boienti.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno riportato voti:



DEL TIN Giovanni n. 18

SOCCO Carlo n. 18 GIAU Bruno n. 17 SPAGNUOLO Carla n. 17 CANDELLERO Giuseppe n. 18



PASSET GROS Maggiorino n. 10

CASTELLANI Luigi n. 9



BOIENTI Giovanni Luigi n. 8

schede bianche n. 3 I signori Giovanni Del Tin, Carlo Socco, Bruno Giau, Carla Spagnuolo Giuseppe Candellero, Maggiorino Passet Gros, Luigi Castellani e Giovanni Luigi Boienti sono eletti nel Consiglio di amministrazione dell'Istituto Piante da legno (IPLA).
Anche per quest'ultima deliberazione deve essere approvata l'immediata esecutività per alzata di mano.
All'unanimità dei presenti tale nomina viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62.
Convoco la conferenza dei Capigruppo per definire l'ordine dei lavori delle successive riunioni consiliari.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18)



(La seduta ha termine alle ore 18)



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