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Dettaglio seduta n.291 del 29/11/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Alberton, Ariotti Astengo, Castagnone Vaccarino, Cerchio, Debenedetti, Enrietti, Minucci Oberto Tarena e Valetto.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 479: "Provvedimenti a favore della realizzazione di infrastrutture per il trattamento delle merci, per operazioni doganali e per l'interscambio fra sistemi di trasporto", presentato dalla Giunta regionale in data 14 novembre 1979 ed assegnato alla II Commissione in sede referente ed alla I in sede consultiva in data 19 novembre 1979 N. 480: "Interventi per allestimenti di aree attrezzate per il tempo libero", presentato dalla Giunta regionale in data 14 novembre 1979 ed assegnato alla V Commissione in sede referente ed alla I in sede consultiva in data 19 novembre 1979 N. 481: "Bilancio di previsione per l'anno 1980", presentato dalla Giunta regionale in data 22 novembre 1979 ed assegnato alla I Commissione in data 23 novembre 1979 N. 482: "Modificazioni ed integrazioni alle leggi regionali 12/5/1975 n. 27 e 23/1/1979 n. 4 - Albo professionale degli imprenditori agricoli" presentato dalla Giunta regionale in data 23 novembre 1979 ed assegnato alla III Commissione in data 28 novembre 1979.


Argomento:

c) Ricorso alla Corte Costituzionale


PRESIDENTE

Comunico che l'Avvocatura generale dello Stato ha proposto, per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ricorso contro la riadozione da parte del Consiglio regionale del Piemonte della legge regionale approvata il 10 ottobre 1979 relativa a: "Classificazione delle aziende alberghiere".
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Colombino e Chiabrando relativa al collegamento automobilistico tra il Comune di Villafranca Piemonte e Pinerolo


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni ed interpellanze. Iniziamo con l'interrogazione dei Consiglieri Colombino e Chiabrando relativa al collegamento automobilistico tra il Comune di Villafranca Piemonte e Pinerolo.
Risponde il Vice Presidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

Il centro di Villafranca Piemonte è attualmente collegato con Pinerolo con tre corse feriali nel periodo scolastico più due corse feriali annuali.
L'esigenza di istituire i suddetti servizi è stata posta dal Comune di Villafranca Piemonte a seguito dell'avvenuta soppressione della scuola agraria di Villafranca Piemonte, con conseguente spostamento della medesima nel Comune di Osasco a decorrere dall'anno scolastico 1977/78.
Per quanto concerne il contributo erogato dal Comune di Villafranca Piemonte alla Società Cavourese, si fa presente che l'entità di tale contributo è stata stabilita tra il Comune in questione e la Soc. Cavourese (come da delibera n. 161 del 9.12.1977).
Sul problema del potenziamento del servizio, questo Assessorato, con apposito provvedimento, ha autorizzato la Società Cavourese ad intensificare il programma di esercizio a decorrere dal 10.6.1978, a seguito di richiesta avanzata dal Comune di Villafranca Piemonte, cioè ad estendere per 3 corse il periodo di esercizio dal 20/9 al 30/6 più 2 corse tutto l'anno.
Per quanto riguarda il problema di un eventuale ulteriore potenziamento del servizio, allo stato attuale non esistono dati di traffico certi che possano consentire di stabilire un nuovo programma di esercizio considerato i dati di traffico riguardante l'utenza trasportata che attualmente non superano i 20 viaggiatori per corsa.
Per quanto riguarda il problema contributivo a carico del Comune di Villafranca alla Società Cavourese sarà cura di questo Assessorato convocare al più presto le parti interessate al fine di risolvere la questione.
In seguito alla decisione che il Consiglio regionale adotterà oggi in relazione alla legge finanziaria, all'adozione da parte del Comprensorio di Pinerolo della nuova proposta di organizzazione delle autolinee e alla costituzione del Consorzio di Comuni nel bacino di Pinerolo, sorgeranno le condizioni istituzionali per il totale trasferimento di funzioni amministrative e finanziarie che permetteranno un sollecito adeguamento del servizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Colombino.



COLOMBINO Michele

Ringrazio l'Assessore Bajardi per questa puntualizzazione che mi pare sufficientemente chiara e positiva. Quando noi parliamo di mantenimento o di potenziamento, parliamo di necessità di continuare, migliorandolo, un servizio di pubblica utilità e come tale riconosciuto, non soltanto dagli utenti, ma anche dai pubblici poteri e ciò senza costringere le Amministrazioni comunali a sborsare soldi e impegnarne altri del già dissestato bilancio anche se costrette da situazioni di fatto. Prendo atto di quanto ha dichiarato l'Assessore Bajardi, ma chiedo anche che compatibilmente con le esigenze di bilancio, la Regione, che già opera nel tempo dei trasporti, si faccia carico di questi impegni accollandosi le spese, quando ciò è ritenuto necessario, utile e sociale.
Ringrazio l'Assessore e rimango in attesa di conoscere quali provvedimenti concreti verranno presi dopo gli incontri presso l'Assessorato competente fra le parti interessate.
Grazie.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Martini e Soldano, relativa ai collegamenti ferroviari tra Cuneo-Torino e la Liguria


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione dei Consiglieri Lombardi Martini e Soldano, inerente ai collegamenti ferroviari fra Cuneo-Torino e la Liguria.
Risponde il Vice Presidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

L'Assessorato regionale ai trasporti è a conoscenza dei problemi prospettati, dovuti soprattutto alle ben note carenze strutturali dell'azienda F.S., si è più volte interessato onde addivenire a soluzioni in grado di eliminare o quanto meno di attenuare i disagi causati all' utenza.
Per la soluzione di queste complesse esigenze il servizio ferrovie dell'Assessorato è stato appositamente organizzato in modo tale da garantire quotidiani contatti con le F.S. e lo sbocco alle molte richieste che in tal senso vengono. Alle note richiamate carenze strutturali si sono aggiunte nel corso di questi ultimi mesi - a seguito dell'inizio dei lavori di potenziamento in vari punti e particolarmente nell' accesso a Torino nel tratto Trofarello-Moncalieri che le conseguenze di questi lavori di potenziamento, che comportano, da una parte, sospensioni di esercizio in certe ore della giornata, per permettere i lavori di triplicamento dei binari e, contemporaneamente, la riduzione della velocità commerciale nei binari di corsa. Tutto ciò comporta problemi non semplici da risolvere comporta per tutto quanto l'esercizio delle condizioni tali di carenza rilevanti rispetto gli orari che di norma vengono considerati normali (quando cioè i ritardi si aggirano sui 10 minuti), ma che possono, ed è stato accertato, anche raggiungere per ragioni tecniche limiti superiori. I nostri interventi riguardano, in principal modo, la modificazione degli orari nelle singole linee e, in questo caso, ci si riferisce alle nuove esigenze dell'utenza, l'eliminazione delle situazioni che determinano i ritardi, quando esse sono determinate da disfunzionamenti nell'utilizzo del personale, la risoluzione dei problemi strutturali delle linee e ci si sta operando in relazione ai passaggi a livello.
Le proposte del piano dei trasporti relative alle linee del Cuneese tengono conto delle necessità evidenziate, prospettando soluzioni adeguate.
Ciò premesso, sono comunque disponibile ad incontrare, anche in presenza dei Consiglieri firmatari dell'interrogazione, l'associazione dei pendolari di cui è stata segnalata l'esistenza e di cui ero venuto a conoscenza da articoli sui giornali, per approfondire il problema degli orari e delle difficoltà di servizio. Più in generale vorrei assicurare il Consiglio che la Giunta ha proposto alle Ferrovie dello Stato compartimento piemontese, la creazione di una sede permanente e istituzionale per l'esame collegiale di queste questioni tra Regioni e Ferrovie dello Stato, mettendo anche in discussione il concreto modo di organizzare le periodiche conferenze orarie che le Ferrovie dello Stato indicono ogni anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Anche stamattina venendo da Saluzzo a Torino ho dovuto constatare che le motivazioni delle interrogazioni avevano una grossa validità, perché il treno è arrivato a Torino con parecchie decine di minuti di ritardo. Direi che sono in parte soddisfatto della risposta datami dal Vice Presidente e mi dichiaro parzialmente soddisfatto, soprattutto perché nell'ultima parte è stata fatta una proposta accettabile di un incontro fra l'associazione dei pendolari, credo sia l'unica esistente in Piemonte, sono gli stessi cittadini utenti del servizio che hanno ritenuto di dover associarsi per affrontare questo problema, cercando di affrontarlo discutendone con le Ferrovie dello Stato ed in questo caso la presenza dell'Assessorato e della Regione è importante appunto per trovare quell'equilibrio tra chi il servizio dà e chi il servizio riceve,che forse altrimenti è impossibile raggiungere. Direi però che in questa situazione sarebbe anche opportuno valutare, attraverso l'Assessorato, la possibilità di proporre delle modifiche di orari, perché è inutile continuare a lasciare scritti sugli orari delle F.S. delle ore che poi non vengono mai rispettate, quindi il problema della modifica degli orari è un problema urgente perché il cittadino possa conoscere realmente quali sono i tempi di percorrenza e anche le possibili coincidenze; modifica di orari che vale anche e soprattutto per le coincidenze con le linee che fanno capo alla linea principale Torino-Savona, perché molto spesso vi sono delle linee secondarie che perdono la coincidenza su questa linea per questioni di pochi minuti, quindi credo che, in un incontro fra Regione, Ferrovie dello Stato e cittadini utenti del servizio, sia possibile andare a scovare tutti quelli che sono i limiti di questi orari e trovare le opportune soluzioni.
Saremo grati all'Assessore se nel momento in cui ci saranno questi incontri gli interroganti saranno invitati e potranno essere presenti.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione dei Consiglieri Bertorello, Chiabrando, Franzi, Lombardi e Menozzi relativa ad alcune circolari emanate dall'Assessorato all'agricoltura


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Bertorello, Chiabrando, Franzi, Lombardi e Menozzi relativa ad alcune circolari emanate dall'Assessorato all'agricoltura.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

In merito all'interrogazione dei Consiglieri Domenico Bertorello, Mauro Chiabrando, Pierino Franzi, Emilio Lombardi, Stanislao Menozzi, relativa all'emanazione di circolari da parte dell'Assessorato agricoltura e foreste riguardanti l'applicazione della l.r. n. 63/78 e l.r. n. 15/77 senza aver acquisito i prescritti pareri, si precisa che la Giunta regionale ha rispettato l'obbligo di sentire la competente Commissione III del Consiglio regionale tutte le volte che ha emanato istruzioni modificative o integrative alle istruzioni già approvate.
A tale scopo si ritiene necessario prendere in esame tutte le circolari citate dagli interroganti per le quali, a giudizio degli interroganti stessi, non sarebbe stata sentita la Commissione III del Consiglio regionale.
1) Legge regionale n. 63/78 A) Circolare n. 16697 del 27/9/1979.
La circolare riguarda il premio di insediamento e permanenza. Tratta di un problema urgente prospettato dalle Organizzazioni professionali, Centri di contabilità e dagli Ispettorati relativo a scadenze (fissate nelle istruzioni) che gli imprenditori non avevano rispettato per obiettivi e provati motivi.
Si fa osservare che senza tale urgente circolare gli IPA avrebbero dovuto considerare decedute le richieste di premio; di qui la necessità della circolare medesima.
D'altra parte si fa notare che siamo in presenza di deroghe eccezionali e transitorie. Inoltre la circolare anticipa modificazioni da effettuarsi nelle istruzioni relativamente a scadenze interessanti gli anni 1980/1981 comunicando che nelle prossime edizioni delle istruzioni saranno apportate le modifiche di conseguenza.
L'Assessorato agricoltura e foreste nel contempo ha avviato, prima della stessa interrogazione, la procedura prevista dalla legge per acquisire prima il parere del Comitato tecnico consultivo regionale di cui all'art. 28 della legge regionale n. 15/77 e poi della Commissione III del Consiglio regionale.
A tale fine vedasi la lettera n. 19054 del 29/10/1979 di richiesta di parere al Consiglio regionale. Comunque gli argomenti della circolare hanno ricevuto il prescritto parere della Commissione III in data 27.11.1979.
B) Circolare n. 10497 del 14/6/1979.
La circolare interessa la contabilità aziendale ed i piani di sviluppo.
Trattasi di precisazioni e chiarimenti che non richiedono e non implicano modificazioni od integrazioni alle istruzioni e di conseguenza non è richiesta l'acquisizione del parere della Commissione III.
Tuttavia la circolare è stata inviata per conoscenza alla Commissione III.
2) Legge regionale n. 15/77 A) La circolare assessorile 16.2.1978 "Legge regionale 22.2.1977 n. 15 art. 29, modificata con legge regionale 17.1.1978 n. 6 indennità compensativa - istruzioni" porta a conoscenza delle Comunità montane la legge regionale n. 6/78 che modifica l'art. 29 della legge regionale n.
15/77 (proroga termine presentazione domande) e chiarisce semplicemente le istruzioni applicative approvate dalla Giunta regionale con deliberazione n. 163 del 29/12/1977, senza apportare alcuna innovazione o modificazione.
Sulla deliberazione è stata sentita la Commissione III del Consiglio regionale il 20/12/1977.
B) La circolare 6/6/1978 n. 8480 "Legge regionale n. 15/77 e successive variazioni art. 29 Indennità compensativa - Determinazione importo" illustra e chiarisce la deliberazione della Giunta regionale 13/3/1978 n.
104, facendo seguito alla precedente circolare sopraindicata. Nelle istruzioni è demandato alla Giunta regionale tale determinazione senza l'obbligo di sentire la Commissione III.
Segnala inoltre il Regolamento C.E.E. 178/78 (esecutivo) che modifica il tasso di cambio di conversione dell'U.C., in lire; richiede dati e precisa la situazione delle nuove zone considerate montane non ancora recepite dalla C.E.E. quale variazione del precedente Regolamento C.E.E.
75/273. Copia della circolare è stata trasmessa per conoscenza alla Commissione III.
C) La circolare 5/2/1979 n. 2040 "Legge regionale 22/2/1977 n. 15 art.
29 - Indennità compensativa 1979 (terzo anno di applicazioni)" richiama la precedente normativa e le istruzioni applicative a suo tempo approvate dalla Giunta regionale, fornendo chiarimenti in ordine alla presentazione di diversi modelli relativi al 1979. Copia della circolare è stata trasmessa per conoscenza alla Commissione III.
D) Circolare n. 7365 del 18/5/1978 Copia di detta circolare è stata a suo tempo trasmessa alla competente Commissione consiliare, tramite la segreteria dell'Assessore, nel rispetto della procedura impartita ai Servizi dell'Assessorato.
Si fa comunque notare che la circolare in questione, nella maggior parte dei punti trattati, non altera lo spirito delle istruzioni per l'applicazione della legge regionale 15/77, ma ne precisa taluni aspetti operativi e contingenti.
Le uniche innovazioni alle dette istruzioni sono contenute al punto n.3 ed in parte del punto n. 4 della circolare interessata. Nel caso dell'anonimato dei bilanci (punto 3), come precisato nella stessa circolare, si è trattato, per di più, di rimediare ad un errore tipografico contenuto nelle istruzioni della legge 15/77.
In ogni caso le dette innovazioni sono state successivamente approvate con deliberazione della Giunta regionale n. 135 del 28/12/1978 quali modificazioni alle istruzioni per l'applicazione della legge regionale 22/2/1977, n. 15, sulla quale è stata sentita la Commissione III in data 19/12/1978.
E) Circolare n. 4698 del 29/5/1978 Trattasi della lettera di accompagnamento con la quale viene trasmessa ai Comitati comprensoriale ed alle Comunità montane copia della deliberazione della Giunta regionale n. 59 del 7/3/1978 del seguente oggetto: "Legge regionale n. 15/77 artt. 57-63. Indirizzo e coordinamento da parte della Giunta regionale relativo ai compiti affidati alle Comunità montane ed ai Comitati comprensoriali. Inizio esercizio compiti Comitati comprensoriali".
La legge regionale n. 15/77 non prescrive l'acquisizione del parere da parte della Commissione III. Comunque copia della lettera e della deliberazione sono state inviate per conoscenza alla Commissione III.
F) Circolare n. 6383 del 2/5/1978.
Interessa la metodologia dei piani di sviluppo aziendali e la relativa modulistica. Tale materia, come è previsto in modo specifico dalle istruzioni stesse, è demandata all'Assessorato agricoltura e foreste senza pertanto l'obbligo di sentire la Commissione III. Comunque copia della circolare è stata inviata per conoscenza alla Commissione III.
G) Circolare n. 6215 del 28/4/1978 Con tale circolare la Giunta regionale comunica ai Comitati comprensoriali ed alle Comunità montane i limiti di disponibilità finanziarie loro concesse per l'approvazione dei Piani di sviluppo. La ripartizione fondi rappresenta un normale atto di gestione della legge, e pertanto, poiché non si tratta di istruzioni applicative, la Giunta regionale non è tenuta ad acquisire il parere della Commissione III.
Comunque copia della circolare è stata inviata per conoscenza alla Commissione III.
H) Circolare n. 9363 del 21/6/1978 Trattasi dello stesso argomento della circolare n. 6215 del 28/4/1978 e quindi vale quanto detto alla lettera G.
I) Circolare n. 19128 del 22/12/1978 In parte la circolare è dello stesso argomento della circolare n. 9363 del 21/6/1978 e della circolare n. 6215 del 28/4/1978, per cui si rimanda a quanto detto alle lettere H e G.
Per un'altra parte la circolare porta a conoscenza le modificazioni che sono state apportate alle istruzioni con deliberazione della Giunta regionale n. 135 del 28/12/1978 sulla quale è stata regolarmente sentita la Commissione III nella seduta del 19/12/1978.
L) Circolare n. 1689 del 1/2/1979 Riguarda in parte aspetti tecnici relativi all'incremento prezzi nel programma di investimenti del Piano di sviluppo, nonché delle quote di spese generali e quindi di temi che non formano oggetto delle istruzioni.
In parte trattasi della comunicazione dei valori dei redditi comparabili stabiliti dallo Stato, nonché trattasi di altri argomenti che rappresentano precisazioni tecniche. Gli argomenti della circolare, data la loro natura non vanno perciò ad incidere sulle istruzioni già emanate e pertanto la Giunta non è tenuta ad acquisire il parere della Giunta regionale.
Copia della circolare è comunque stata inviata per conoscenza alla Commissione III.
M) Circolare n. 6796 del 18/4/1979 Trattasi di una risposta al quesito avanzato dall'Ispettorato di Asti con delle precisazioni relative al cambiamento degli Istituti di credito da parte degli imprenditori agricoli che hanno presentato un piano di sviluppo.
L'argomento della circolare, data la propria natura, non incide sulle istruzioni già emanate e pertanto la Giunta regionale non è tenuta ad acquisire il parere della Commissione III. Copia della circolare comunque è stata inviata per conoscenza alla Commissione III.
N) Circolare n. 7971 del 9/5/1977 Trattasi dello stesso argomento della circolare n. 6215 del 28/4/1979 e della circolare n. 9363 del 21/6/1979 e della circolare 19128 del 22/12/1978, per cui si rimanda a quanto detto alle lettere H-G-D.
3) Conclusioni. Pertanto la Giunta regionale non ha effettuato alcuna prevaricazione poiché ha sentito la Commissione III del Consiglio regionale in tutti quei casi per i quali ne viene fatto specifico obbligo della legge, cioè quando vengono effettuate modificazioni od integrazioni alle istruzioni già emanate. In alcuni casi per motivi di estrema urgenza nell'interesse degli operatori agricoli, la Giunta regionale ha ritenuto opportuno ed utile anticipare alcune modificazioni, tra l'altro eccezionali e transitorie, chiedendo nel contempo alla Commissione III il prescritto parere.
Infine per molte circolari segnalate dagli interroganti, trattasi di precisazioni tecniche di istruzioni già emanate oppure di normali atti di gestione della legge, per i quali non è previsto uno specifico preventivo parere da parte della Commissione III. Si precisa che la normale gestione della legge rientra tra le prerogative e responsabilità della Giunta regionale che ne risponde a norma dello Statuto regionale di fronte al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

L'interrogazione ha come primo firmatario il collega Chiabrando che è più competente in materia di quanto lo sarò io, ma comunque ritengo che sostanzialmente l'Assessore ci abbia detto che non esistono irregolarità che tutto va bene o perché la Giunta non è tenuta ad acquisire il parere o perché c'erano delle questioni di urgenza la Commissione di questi problemi non ne poteva essere interessata, salvo a posteriori: posso anche condividere alcune motivazioni, ma mi tocca anche però sottolineare alcuni aspetti: il primo è che ci sono troppe circolari, evidentemente se le istruzioni richiedono precisazioni continue è perché non sono istruzioni chiare e quindi richiedono questo continuo stillicidio di precisazioni che mettono in difficoltà l'Assessore, ma mettono in difficoltà anche i Consiglieri dell'opposizione, i Consiglieri che si interessano della materia, perché è impossibile seguire tutto quello che avviene, tutte le circolari che vengono emanate, le precisazioni, spesso il Consigliere non ne viene a conoscenza e qui sottolineo quello che ho già detto nell'altra interrogazione dalla quale ho avuto risposto dal Presidente, se è vero che i Consiglieri non sono competenti e la Giunta non è tenuta ad acquisire il parere, però è importantissimo che i Consiglieri vengano informati, perch molto spesso vengono mandate le circolari agli uffici della Regione ed i Consiglieri non vengono informati, quindi questo è un aspetto al di là delle competenze, credo che la competenza, la responsabilità delle informazioni ai Consiglieri sia da tutti riconosciuta. C'é il discorso che questi problemi non è che non siano mai esistiti, ci sono stati anche degli errori, ci sono state anche delle manchevolezze, perché non possiamo dimenticare agli atti della Commissione che una delibera nella quale la Commissione aveva competenza è stata approvata in Giunta il giorno prima che fosse portata in Commissione, quindi evidentemente non è che noi abbiamo posto un problema inesistente, il problema esiste, ci sono stati dei momenti di incomprensione, perché evidentemente l'Assessorato non ha provveduto a seguire quelle che erano le disposizioni di legge, anche se come dico, posso anche capire che in determinati momenti l'urgenza sia tale per cui l'Assessore deve assumersi delle responsabilità e deve dare delle indicazioni, perché preferisco alla fine che qualche volta si arrivi in ritardo a discutere un determinato problema, ma che il cittadino, il coltivatore, riceva in tempo i quattrini e comunque i benefici che le leggi prevedono.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Interventi fondiari

Interrogazione dei Consiglieri Bertorello, Chiabrando, Franzi, Lombardi e Menozzi relativa all'applicazione della legge 63/78


PRESIDENTE

In ultimo, interrogazione dei Consiglieri Bertorello, Chiabrando Franzi, Lombardi e Menozzi relativa all'applicazione della legge 63/78.
L'Assessore Ferraris risponde all'interrogazione.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

L'art. 3, quarto comma delle legge regionale 12/10/1978, n. 63, prevede che "possono altresì essere ammesse ai benefici previsti dalla presente legge, le domande presentate ai sensi delle leggi regionali di cui al successivo art. 67, non ancora finanziate alla data di entrata in vigore della presente legge".
Di conseguenza le domande di prestito agevolato appoggiate sul "Fondo per lo sviluppo della meccanizzazione in agricoltura" e non finanziate per insufficienza di assegnazioni, non dovrebbero addirittura essere finanziate con i fondi della legge regionale 63/78, in quanto il detto "Fondo di rotazione" è stato istituito con legge dello Stato ed è tuttora alimentato dalle sole assegnazioni statali.
Tuttavia, in considerazione dell'ingente quantità di domande in attesa di finanziamento sul "Fondo", si è ritenuto opportuno prevedere la possibilità che almeno parte di dette domande potessero essere finanziate con i fondi della 63/78 per le macchine agricole.
A tale fine le istruzioni per l'applicazione della richiamata legge regionale 63/78 contengono un apposito capitolo (vedi punto 8.4.7.0).
Nondimeno, al fine di evitare che la detta possibilità di finanziare le istanze giacenti sul "Fondo di rotazione" statale con i fondi della 63/78 potesse limitare il finanziamento delle domande di prestito per acquisto di macchine ed attrezzature agricole appoggiate sulla legge regionale, che deve essere prioritario, le richiamate istruzioni prevedono che le domande giacenti sul "Fondo" statale possano essere finanziate con la quota di concorso in interessi assegnata agli I.P.A. e non utilizzata in ciascun esercizio finanziario, dopo aver evaso tutte le domande loro pervenute (nello stesso esercizio) ai sensi della legge regionale 63/78, art. 15, 20 e 51.
Per quanto sopra esposto non è possibile rispettare il criterio del finanziamento secondo l'ordine cronologico di presentazione delle domande per l'acquisto di macchine ed attrezzature agricole, come richiesto dagli interroganti, se in dette domande sono comprese anche quelle appoggiate sul "Fondo di rotazione" statale, le quali, come già detto dovrebbero essere addirittura escluse dai finanziamenti con fondi della legge regionale 12/10/1978, n. 63.



PAGANELLI ETTORE



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

La risposta dell'Assessore mi soddisfa parzialmente, perché pur soddisfacente nell'ultima parte, i presupposti non lo sono, nel senso che trattandosi di due leggi del potere pubblico tendenti a migliorare la meccanizzazione della nostra agricoltura, veniva creata una ingiustizia perché chi aveva presentato la domanda sulla legge regionale otteneva i finanziamenti in un anno, chi invece aveva presentato la domanda su fondo di rotazione nazionale aspettava magari 2 o 3 anni. Quindi ritengo che quando ci sono i mezzi a disposizione, bisogna che le domande vengano portate avanti secondo una data di presentazione. Avevamo anche già detto in Commissione, ma anche in questo Consiglio, che quando ci sono i mezzi finanziari bisogna dare la possibilità informando il coltivatore informando il beneficiario che ci sono queste possibilità. Ritengo di poter condividere in parte quelle che sono state le indicazioni dell'Assessorato ritengo però che sarebbe stato opportuno informare i produttori coltivatori, i richiedenti di questa possibilità, del fatto di poter passare la domanda dalla legge nazionale dal fondo di rotazione, sulla legge regionale. Questo invece non è stato fatto, di conseguenza chi per motivi diversi ha avuto la possibilità di conoscere questa realtà ha potuto usufruirne, chi invece, per motivi diversi non ha avuto questa possibilità si è trovato handicappato, quindi ritengo che quando ci sono di queste situazioni, il bollettino, e ritorno sempre a questo famoso bollettino di informazione socioeconomica, che dà tante notizie, dovrebbe dare anche questo tipo di notizia, dovrebbe dire ai produttori agricoli: guardate che questa legge manca di finanziamenti, ci sono su quest'altra, passate le domande sulla legge che ha i mezzi finanziari, cosa che non è stata fatta creando secondo me delle incomprensioni, perché il coltivatore, il produttore agricolo che vede il vicino, che ha presentato domanda su un'altra legge, ricevere i finanziamenti, anche presentandola un anno dopo questo crea delle incomprensioni che non aumentano la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
Quindi invito l'Assessore, considerato che succederà altre volte essendoci ancora leggi di competenza nazionale che funzionano nel nostro settore, quando succedono questi fatti, ad informare la gente in maniera che ciascuno responsabilmente possa fare le proprie scelte.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Le interrogazioni sono così esaurite.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Informazioni della Giunta regionale sulla situazione Montedison-Montefibre e sulle risultanze dell'incontro con il sen. Medici - Federpiemonte Organizzazioni sindacali e rappresentanze dei Comuni avvenuto il 16/11/1979


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Punto quarto all'ordine del giorno: "Informazioni della Giunta regionale sulla situazione Montedison-Montefibre e sulle risultanze dell'incontro con il sen. Medici - Federpiemonte - Organizzazioni sindacali e rappresentanze dei Comuni avvenuto il 16/11/1979".
La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Vi avevamo informati, signori Consiglieri, e da tempo, che unitamente ai Sindaci di Vercelli e di Rivarolo, cioè di due delle realtà più significative Montedison, almeno per molti aspetti e per molti versi, non ultima il valore anche di rappresentanza politica, stavamo lavorando per avere un incontro con la Presidenza Montedison onde poter affrontare la complessità dei problemi che sono aperti negli stabilimenti del gruppo (circa una ventina in Piemonte) in tutta l'area della nostra Regione.
Devo ricordare preliminarmente che ho lavorato per avere la riunione più utile possibile, con le presenze necessarie, evitando al contempo ogni carattere assembleare, dispersivo di questa riunione. Devo ricordare che dopo numerose riunioni, che ci sono costate non poco lavoro (addirittura 4), la riunione con il Senatore Medici ha già avuto luogo il 16 novembre il Senatore Medici è Presidente della Montedison, vi era metà della nostra Giunta, il Presidente Viglione, vi erano numerosi dirigenti Montedison, vi era l'ing. Frignani, Presidente della Federpiemonte e il Prof. Terna della Federpiemonte stessa ed i Sindaci di Rivarolo e di Vercelli e la Federazione regionale Cgil Cisl.
Vi chiedo scusa, colleghi Consiglieri, se vi ho rubato alcuni minuti in questo preambolo che può apparire solo un dettaglio di carattere organizzativo e che invece non lo è, per le ragioni che adesso cerco di spiegare. La cura che abbiamo posto in questa preparazione che è durata, e non per colpa nostra, da maggio a novembre e la cura che abbiamo posto in queste presenze corrispondeva e corrisponde ad esigenze molteplici di avere vari interlocutori e varie forze sociali a fronte di una situazione di crisi che non comporta solo delle ristrutturazioni interne o delle riorganizzazioni produttive e della mobilità interna ai vari stabilimenti sempre dello stesso gruppo, ma ha anche problemi di eccedenza, lo riconosciamo, di mobilità esterna, come si suol dire extraaziendale, di ricerche difficili e dirò poi quali, di nuovi partners, di nuovi assetti proprietari produttivi. Di qui la cura che abbiamo posto nella preparazione della riunione. La Giunta deve dare atto per l'importanza che la cosa ha, e non certo per fare un cerimoniale, deve dare atto alla Federpiemonte di aver dichiarato da sempre e di aver precisato anche con una lettera fin dal maggio quando si prevedeva rapido l'incontro con Medici di aver dichiarato da sempre la sua disponibilità, il suo interesse a partecipare a questi incontri non volendo la Federpiemonte stessa sottrarsi alle conseguenze che derivano dalla crisi Montedison che è pure un gruppo non associato.
Come voi ricorderete per le precedenti informazioni che ho dato, la Federpiemonte era stata presente fin dagli incontri che avevamo promosso purtroppo infruttuosi, che erano stati avviati qui da noi con il Sottosegretario on. Pumilia per affrontare i problemi di mobilità. Credo che l'importanza di questa dichiarata disponibilità della Federpiemonte risulterà dalle cose che sto per illustrare.
La riunione con la Montedison alla quale ha partecipato larga parte della nostra Giunta, ci ha confermato grosso modo il quadro della situazione che conoscevamo per rapporti, contatti, iniziative che abbiamo in corso, che non abbiamo mai lasciato cadere con gli uffici Montedison e Montefibre del Piemonte e con gli uffici di Foro Bonaparte e ci ha confermato questa riunione, alcune notizie che conoscevamo solo da anticipazioni giornalistiche. Cerco di essere il più breve possibile in questa materia e cercando di raggruppare queste situazioni secondo categorie di interesse e di scelte Montedison. Parto dalle aziende in liquidazione. Avevo già avuto modo dopo le ferie, su un'interrogazione del collega Raschio, di esporvi la situazione ed il nostro giudizio sulle iniziative in corso per la IMES di Alessandria. Sono lieto di annunciarvi (un po' in ritardo) in Consiglio che la vicenda si è conclusa positivamente con la cessione alla Sight-Sound di Torino e con la garanzia per l'intera occupazione per l'IMES di Alessandria. Rilevo il fatto, perché come ricorderete avevo riferito, subito dopo le ferie, come lo stesso curatore dr. Camoni, prevedeva possibile solo una soluzione al 50% dell'occupazione della IMES. La conclusione dimostra che le nostre valutazioni che avevamo fatto circa gli impianti, la qualità di questa manodopera, la capacità e la potenzialità complessiva dell'azienda, l'ubicazione dell'azienda stessa vicino alle ferrovie, erano tutte fondate; ma non è per attribuirci dei meriti di preveggenza o altre cose che rilevo il fatto, lo rilevo, anche perché questa conclusione dimostra che le operazioni di passaggio, che pur in questo Gruppo si rendono necessarie per assetti proprietari diversi, e a volte diversi assetti anche di ordine produttivo vanno seguite con meticolosità e impegno da più parti, e se rilevo il fatto non è nemmeno per risollevare una questione felicemente chiusa, ma perché il discorso torna particolarmente a proposito della Mossi e Ghisolfi altra azienda del gruppo, altra azienda dell'Alessandrino in liquidazione. La situazione della Mossi e Ghisolfi sta in questi termini. Sul tavolo della Regione e della Montedison ci sono due offerte: quella dei signori Gamba e Boldrini di Brescia e quella del signor Ghisolfi.
Non ripeterò, colleghi Consiglieri, che noi non privilegiamo pregiudizialmente alcuna soluzione, la Regione non corre certamente per la casa x o y e dobbiamo, come abbiamo sempre fatto in tutte queste vicende metterle in pista tutte, cercando fra le proposte quella che pare offrire maggiori garanzie e dal punto di vista della stabilità produttiva e dal punto della consistenza occupazionale e sino a questo momento l'orientamento, devo dire unanime, della Regione, della Montedison, delle organizzazioni sindacali è per la soluzione Gamba e Boldrini che offre 150 occupati contro i 50 che sono proposti dalla ipotesi Ghisolfi. La soluzione è vicina a decollare, ma vanno definiti parecchi problemi. Stamattina verso le 11 avremo un incontro ad Alessandria per vedere la cosa, dopo una richiesta che è venuta da parte del gruppo Gamba e Boldrini nell'ambito dei suoi progetti; noi già abbiamo esaminato con gli uffici dell'Assessore Fiorini e con l'Assessore Fiorini, la possibilità di un corso di formazione professionale per 70 donne e abbiamo dichiarato a Gamba e Boldrini, qualora decolli l'ipotesi complessiva, la nostra piena disponibilità. Ma resta colleghi Consiglieri, il grosso problema dell'esubero rispetto a questa proposta che pure è migliore dell'altra, un esubero di circa 100 lavoratori. Montedison sarebbe disposta a vedere il reinserimento nel gruppo dei soli uomini; pare delinearsi una disponibilità, ho a mie mani una lettera della Federpiemonte per altro generica e pare delinearsi una disponibilità dell'Unione Industriale per la collocazione in un raggio di 20 km della residua eccedenza di lavoratrici; pare delinearsi, ma lo verificheremo stamattina, una disponibilità Boldrini a mantenere il rapporto di lavoro, solo ai fini di consentire l'erogazione della cassa integrazione ma senza oneri a suo carico. Questa questione è all'esame stamani con l'Unione Industriale di Alessandria e con le parti interessate.
Per la Lidman di Vercelli ho avuto il 23 novembre la conferma di un interesse imprenditoriale; prima di dire qualcosa di più certo voi capite che si dovranno fare parecchie verifiche, anche perché l'aspetto più preoccupante è costituito dal fatto che l'ipotesi in parola, di cui si sta discutendo, darebbe una soluzione solo parziale al problema occupazionale e questo nell'area vercellese, un'area che è così provata e che ha peraltro altri problemi aperti all'interno dello stesso Gruppo.
Altro capitolo aperto e che abbiamo sottoposto all'attenzione del sen.
Medici e dei dirigenti della Montedison è quello degli stabilimenti ex CVS.
Come sapete, si è risolto bene il problema di Collegno con l'accordo che abbiamo sottoscritto in Regione un anno fa con il gruppo Tacchella che garantisce l'intera occupazione; vi ho dato informazione di questo a suo tempo e non ci ritorno sopra; rimangono aperti però altri problemi anche gravi, che rapidamente vi riassumo.
Per gli stabilimenti che hanno già avuto una soluzione in combinazione (parlo di Susa e di Perosa) il Gruppo Comrosa e Roncoroni (parlo di Mathi con il Gruppo Paganini, parlo di Collegno con accordo Tacchella e Testil) Montedison, in sostanza conferma che non ci sono problemi particolari e che non ha alcun interesse a rimanere anche come partner di minoranza all'interno di questi gruppi. Montedison dice che quando si defilerà questo avverrà con il consenso dei soci e noi ne abbiamo preso atto. Per Rivarolo invece si sta lavorando ad una parziale soluzione produttiva e occupazionale per la tintoria; la prossima settimana (il 4/12) avremo un incontro in Regione per esaminare la questione con le parti interessate.
Nessuna prospettiva aperta per Lanzo, se non un residuo di un vecchio interesse di un gruppo di cui non faccio nome che peraltro mi si dice si va sempre più raffreddando con il passare del tempo. La Montedison sostiene che l'eventuale soluzione di Lanzo è legata e condizionata alla soluzione di Rivarolo.
Nell'incontro che abbiamo avuto il 16/11 con il sen. Medici, dal momento che la Montedison ha detto e scritto in tutti questi mesi, l'ha fatto pubblicare sui giornali, ha fatto delle dichiarazioni di volersi disimpegnare dai settori non chimici, abbiamo cercato di capire nei corso della riunione che cosa capiterà e se capiterà qualcosa (perché non sappiamo nemmeno questo) alla Ferroleghe di Domodossola e alla Smiel di Novara che produce cristalli di silicio. Le risposte non precise a questo proposito mi fanno pensare, fanno ritenere che si dovrà ancora riflettere in sostanza la Montedison dice che non esistono al momento (vi prego di prendere in considerazione queste ultime parole) perché siamo di continuo di fronte a sorprese, non esistono al momento problemi per Domodossola e che per quel che riguarda la Smiel questa azienda avrà dei problemi, ma che opera in un settore con un avvenire non certo per quel che riguarda l' azienda.
Detto questo, vengo alla più grave e più complessa vicenda della Montefibre con un'avvertenza che l'incontro con il sen. Medici aveva segnato un certo quadro, ma dopo questo incontro vi sono stati ulteriori sviluppi gravi tuttora in corso, particolarmente a Pallanza in questi giorni e sui quali la Giunta deve esprime re alcuni giudizi e dare dei chiarimenti. Qui nelle Fibre siamo interessati a Verbania, a Vercelli ed a Ivrea.
Montedison nel corso della riunione ha sostanzialmente confermato gli esuberi di manodopera dei quali già sì discuteva con cifre e apprezzamenti che in fondo aggravano queste previsioni. La Montefibre che cosa ha? La Montefibre ha attualmente 4330 dipendenti in Piemonte. Si trova a Pallanza con 2100, a Ivrea con 1186, a Vercelli con 1000; attualmente è in amministrazione controllata, è in amministrazione controllata fin dal luglio del '79. A fronte di questo quadro dell'organico gli esuberi previsti, almeno quelli già dichiarati (sono esuberi assai consistenti), vi prego, colleghi Consiglieri, di prendere anche con beneficio d'inventario queste cifre, perché qui viviamo in un mondo continuamente opinabile comunque gli esuberi previsti sarebbero per l'intera maestranza a Vercelli quindi parlo di oltre 1000, esclusa la Lidman, per 686 a Pallanza e per 350 a Ivrea, restando nel settore Fibra. Ora, colleghi Consiglieri, voglio dire con franchezza una cosa: ipotizzare processi di mobilità extraaziendale per questi livelli e in queste situazioni, cioè del Verbano-Cusio-Ossola con la caduta produttiva di numerose fabbriche come ci ha confermato ancora il convegno della scorsa settimana su a Villa e come potete vedere dal bollettino che vi ho distribuito stamattina sui punti di crisi.
Situazione di Ivrea: con la situazione che si è aperta dopo le preannunciate operazioni della Olivetti e dopo che la Lancia di Chivasso che con noi aveva discusso ai tempi in cui effettuò circa 600 assunzioni quindi assunzioni consistenti rifiutando peraltro di riciclare anche una sola di queste donne da Ivrea a Chivasso e venendoci a dire dopo la metà dell'anno che in conseguenza della crisi petrolifera e tutto quello che sappiamo il gruppo Fiat, etc., nella migliore delle ipotesi ora effettuerà il rimpiazzo parziale del turn-over; nella situazione di Vercelli, lo sappiamo tutti, è stata denunciata molte volte in quest'aula, la caduta occupazionale nelle industrie, in questi anni, è stata una delle più pesanti dell'intera Regione e dove è del tutto incerto anche il destino della Lidman, e stando alle ipotesi che abbiamo sul tavolo sarà comunque un'ipotesi parziale porre in queste situazioni problemi di mobilità extraaziendale, credo onestamente che sia un problema arduo per tutti, per non dire impossibile a quei livelli e tuttavia, perché so che questo è un rilievo che è venuto molte volte dai banchi del Consiglio, desidero dire che sia noi, che le organizzazioni sindacali, non abbiamo mai rifiutato e non rifiuteremo nemmeno questa strada almeno in parte, per le ragioni che spiegherò poi, ma purché ci siano delle soluzioni garantite. Devo ricordare per inciso e dico per inciso non perché la cosa non sia importante, perch l'ho già ricordata altre volte qui, quindi non sto a ripetere che la Regione non è solo andata a chiedere chiarimenti alla Montedison, ma che la Regione ha cercato di attuare (peraltro per quello che dalla Regione dipende) una serie di strumenti a sostegno di questa situazione, le aree attrezzate con Vercelli in una fase avanzata con l'estensione l'anno scorso dell'area nel Verbano, le indicazioni del credito agevolato sulla 902 per il quale attendiamo una risposta dal Governo fin dal febbraio; avevate mutato, colleghi,in quest'aula le nostre indicazioni e per ciò il collega Simonelli ed io avremo da proporre un'iniziativa promossa da tutte le Regioni del Centro Nord che si trovano in un'analoga situazione; prenderemo un'iniziativa, credo a Torino l'11 dicembre. Abbiamo fatto una ricerca paziente con iniziative politiche per sbloccare la questione dei fondi CEE su Davignon, che a quanto pare (e lo ricordo ancora una volta) ammontano a 15 milioni di unità di conto, cioè 15 miliardi già stanziati per il '78 ripetentesi nel '79 che sono bloccati da un veto tedesco; ci siamo mossi abbiamo convocato i parlamentari europei presenti in Piemonte, abbiamo parlato con questi signori; la cosa, una volta sbloccata, pare che dovrebbe operare prevalentemente nelle aree di caduta della Fibra e quindi sono importanti proprio per tutta la vicenda Montefibre; infine la formazione professionale essendo in grado già prima della legge, ma ora in un modo più organico, di intervenire in quei punti di crisi ove gli sbocchi ipotizzati richiedono la formazione e la riqualificazione di manodopera.
Ricordava la collega Marchiaro introducendo il dibattito sulla legge che per i punti di crisi le operazioni formative sono state fatte per circa 1500 lavoratori negli ultimi tempi e poi per tutti sia chiaro, per tutte quelle situazioni nelle quali ci sia stata richiesta compresa Montedison con la condizione naturalmente che la formazione non sia assistenza, ma abbia uno sbocco occupazionale. Solo alcune settimane fa l'Assessore Fiorini per Pallanza ha risposto positivamente ad una richiesta di Montefibre ed era già prevista una spesa di 82 milioni per un corso di 70 lavoratrici Montefibre e solo naturalmente gli ultimi sviluppi hanno indotto Fiorini a bloccare la deliberazione e a sospenderla momentaneamente perché non diamo danaro pubblico al buio, al vuoto; non si fa la formazione quando poi intervengono altri provvedimenti che sono contraddittori. Ma anche al di là di queste considerazioni, a noi pare che sia da discutere la situazione complessiva e la prospettiva della fibra. Do per scontato quello che altre volte ho richiamato e cioè l'obiettiva eccedenza di produzione fibra in Europa, il fatto di doverci fare carico è un problema anche nostro delle situazioni del Mezzogiorno con gli stabilimenti di Ottana e di Acerra; ma detto questo ci sono da fare dei rilievi molto precisi a proposito della fibra in Piemonte.
La Montedison punta, come ha dichiarato nel corso della riunione il sen. Medici, e come si sapeva dai giornali, alla costituzione del Consorzio nella convinzione dice che per questa strada Montefibre è risanabile. Il sen. Medici insiste, e giustamente credo, sull'esigenza di realizzare un equilibrio fra costi e ricavi e ha soggiunto che senza voler fare affermazioni categoriche - questo l'ha detto nel corso della riunione che abbiamo avuto con la Giunta - si può ritenere anche in relazione al fatto che c'è già stato un consistente ridimensionamento dopo l'accordo europeo della fibra, e che ci sono crescenti prospettive di mercato tessile nel Terzo Mondo potenzialmente consumatori di fibra; si può ragionevolmente prevedere un assestamento, se non addirittura una certa ripresa nel 1981/'82.
Credo, colleghi, che queste considerazioni meritino la nostra attenzione, anche al fine di giudicare gli interventi immediati e anche ai fini di giudicare gli ulteriori drastici tagli che Montefibre avanza.
Intanto va ricordato che la liquidazione (perché di questo purtroppo si parla) di Vercelli avrebbe una certa tempistica; sono già in esubero oggi oltre 500 lavoratori a cassa integrazione ed a questi si aggiungerebbero altri 504 con il decollo di Acerra, che è previsto - ci dice Montedison con un certo slittamento, verso l'81. Ci permettiamo di mettere in discussione tutta questa impostazione e vogliamo farlo nell'occasione giusta, cioè quella dell'elaborazione del piano fibre che è stato preannunciato dal Ministro Lombardini. Cosa voglio dire? Voglio dire che ferma la priorità che noi diamo per Acerra, ricordiamo che ad Acerra si produce il poliestere, mentre a Vercelli se c'è una linea di poliestere c' anche e soprattutto la produzione di acetato di cellulosa e queste considerazioni del rapporto con il Sud non valgono per Pallanza, dove la produzione del 6/6 non è una produzione in concorrenza con alcun stabilimento del Sud.
Vorrei ricordarvi, colleghi Consiglieri, che il Ministro delle partecipazioni statali Lombardini, che abbiamo contattato sabato scorso a Pallanza, parlando alla Commissione bilancio della Camera (il 14 novembre del 1979) ha fatto alcuni rilievi che vale la pena di ricordare per esteso.
Dice Lombardini: "Le cause della crisi dell'industria delle fibre chimiche sono il crollo del mercato delle fibre sintetiche concomitante con programmi di forte espansione degli investimenti e la mancata politica di programmazione nel settore". Pertanto dice ancora nella relazione ufficiale al bilancio il Ministro: "Se l'uso incauto della leva finanziaria ha la responsabilità più diretta della crisi, sono poi le discutibili scelte manageriali e gli orientamenti produttivi assunti in passato dal gruppo ad aver determinato le condizioni di uno sviluppo industriale incompatibile con realistiche esigenze del mercato".
Lascio a voi ogni commento, colleghi Consiglieri; è una critica severa pesante, che non risparmia né il Governo né la direzione del Gruppo. Il Ministro dopo aver sottolineato la portata europea della crisi, ricorda che c'é stato un accordo fra i produttori europei per il ridimensionamento della capacità produttiva, ma dice che nei confronti dei produttori italiani l'accordo europeo ha accettato un contenimento dello sviluppo mediante la sospensione di alcuni grossi programmi di investimenti, ma non una riduzione netta delle proprie capacità. Richiamo questi aspetti particolarmente per Pallanza, ma non solo per Pallanza. Il Ministro ricordando come si va alla costituzione del Consorzio con le Banche, diceva testualmente: "la soluzione caso per caso rappresentata dai piani aziendali di ristrutturazione non può assicurare risultati positivi", anche questo lo rilevo in relazione alle vicende di Pallanza di questi giorni, e sottolinea il Ministro "che nel piano fibre dovrà essere definito un ruolo adeguato che Montedison dovrà continuare a svolgere in questo settore e che i Consorzi saranno approvati contestualmente in connessione con la formulazione del piano fibre e che la predisposizione del piano fibre deve quindi realizzarsi in termini molto brevi".
A me pare che questo proposto iter, che questo ragionamento, sia del tutto condivisibile. La Giunta lo sottoscrive per intero e crede che da esso derivino alcune conseguenze: prima fra tutte quella di non pregiudicare con degli atti unilaterali un quadro produttivo che dovrà definirsi a Consorzio costituito e nell'ambito del piano del settore nazionale fibre, perché quel che questo piano conferirà ad ogni singolo Consorzio, altrimenti non ci comprendiamo più, siamo fuori del mondo.
Questo è stato il senso anche dell'intervento che ha fatto il Ministro Scotti di fronte alle massicce nuove messe a cassa integrazioni di questi giorni a Pallanza. A questo proposito vorrei essere anche chiaro dal momento in cui noi siamo quelli che secondo un vecchio proverbio dicono "Piove Governo ladro".
Quando concordiamo su un aspetto lo diciamo e chiaramente. Sabato scorso, mentre eravamo tutti in riunione dal Prefetto di Novara (Regione Organizzazioni sindacali, Comprensorio, Sindaco, parlamentari ed i rappresentanti della DC, del PCI, del PSI, del PSDI e del PRI), il Ministro Scotti ha fatto pervenire il testo di una sua richiesta inequivocabile alla Montefibre. Ecco il testo: "Il Ministro invita la Montefibre (trasmesso alle 13,30, alle 13,45 Montefibre lo conosceva) a soprassedere alle sospensioni per gravi ripercussioni che avrebbero dal punto di vista sociale e tenuto conto altresì che il problema generale della Montefibre è in discussione a livello di Governo".
Noi condividiamo totalmente questa presa di posizione e la condividiamo non solo per la richiesta di sospensiva della Cassa Integrazione, ma la condividiamo soprattutto per un'altra ragione; la condividiamo soprattutto per la motivazione che l'on. Scotti dà, avendo noi sostenuto correttamente che il discorso va fatto a piano fibre elaborato ed a Consorzio costituito.
Cari colleghi, la Montefibre non ha voluto accogliere l'invito del Ministro Scotti e solo a tarda sera di sabato mentre eravamo a Pallanza dopo un'ordinanza del Prefetto, si acconciava a sospendere la pubblicazione degli elenchi di messa a cassa integrazione. Il problema veniva ripreso su mandato del Ministro martedì 27 in una riunione presso l'Ufficio regionale del lavoro con il suo direttore dr. Scollica, al quale devo dare atto di essersi adoperato con molto senso di responsabilità, mentre Scotti faceva già sapere con testo scritto di aver invitato il Presidente Cossiga ed i Ministri del bilancio, del tesoro e delle partecipazioni statali, cioè quel gruppo interministeriale interessato alla vicenda, al rapido esame della questione che avverrà in sede interministeriale domani pomeriggio, dr.
Scollica e il sottoscritto assieme abbiamo ribadito che per noi la riunione della quale avevamo avuto mandato non è chiusa e che una riunione indetta dal Ministro non può essere turbata da atti unilaterali. E' una vecchia regola di convivenza e di civiltà che mentre si tratta non si spara. Vi risparmio, colleghi, la cronaca della giornata; la Montefibre sostiene che i tempi del Consorzio non saranno quelli che dice il Governo; ma questa è una sua opinione e che intanto operando l'amministrazione controllata ha il problema di assicurare condizioni di approvvigionamento, Ma la Montefibre non dice però che ha fatto a luglio un accordo con quei carichi di lavoro è un visto che non derivava da un accordo di carattere politico generale al quale si potrebbe fare rimprovero della solita genericità degli accordi politici; ma da una contrattazione del carico di lavoro in azienda, in loco.
Vi risparmio la cronaca di tutta quella giornata. Ricordo solo che nella sera e anche qui dopo varie schermaglie e alterne vicende, il dr.
Scollica, direttore dell'Ufficio generale del lavoro ed il sottoscritto abbiamo ricevuto dal Presidente della Montefibre non l'impegno a soprassedere ai provvedimenti, ma quanto meno a considerare il nostro invito che derivava tra l'altro da un invito più autorevole che era quello del Ministro. C'era comunque l'impegno a comunicarci entro la mattinata di ieri, e preventivamente all'assemblea aperta, la decisione di Montefibre.
Devo dire che questa decisione l'Ufficio regionale del lavoro ed io l'abbiamo saputa alle 11,30 dal Consiglio di fabbrica e solo un quarto d'ora dopo quando già gli operai bruciavano le liste che erano state affisse (hanno fatto bene, desidero dirlo da questa tribuna a bruciarle) la Presidenza Montefibre ci ha graziosamente dato la sua comunicazione.
Lascio a voi colleghi giudicare questo comportamento, come lascio a voi considerazioni più generali di ordine politico che tra l'altro mi piacerebbe fare, perché questo non interviene una campagna di vetro abbiamo abbastanza occhio per capire cosa capita alla Olivetti, alla Fiat alle 13 aziende GEPI. Voglio solo dire che abbiamo conosciuto in tutti questi anni la tracotanza della razza padrona; ma non avevamo ancora visto un così aperto dispregio nei confronti di un Ministro in carica, da parte di un'azienda che pure ha dentro una quota di capitale pubblico. Non so quale significato, quale conseguenze più generali può avere tutto questo.
Ieri sera siamo stati a Pallanza, c'é un impegno lodevole di tutte le forze locali, la democrazia cristiana, il partito comunista, il partito socialdemocratico, il partito socialista, il partito repubblicano, il PDUP i parlamentari del Novarese, il Comprensorio, il Sindaco. Noi porteremo oggi pomeriggio a Roma la richiesta unanime, che è venuta da questi signori, di avanzare in termini pregiudiziali oggi a questa riunione per poter poi discutere seriamente la richiesta che venga accolta la sollecitazione di Scotti e venga revocato il provvedimento, e questo non è per parte nostra (e per le forze che mi hanno dato questo mandato), non è un atteggiamento di chiusura; siamo pronti a discutere in qualunque momento qualsiasi cosa almeno per quel che riguarda la Regione; ma discussione non è se intanto unilateralmente si pregiudica il quadro; perché, poi si andrà a discutere del piano fibre e del Consorzio con un quadro già pregiudicato questa non è più azione programmatoria. Queste sono le informazioni che la Giunta vi doveva, sarei lieto di conoscere le vostre opinioni e di essere confortato anche da un giudizio, se lo credete, da un voto del Consiglio per poter oggi nel pomeriggio riprendere l'esame al tavolo del Ministro Scotti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Brevemente per una nota di approfondimento delle cose dette dall'Assessore, che ringrazio unitamente alla Giunta per aver posto in evidenza il grosso problema di Montefibre, che è stato tratteggiato dall'Assessore minutamente in particolari estremamente importanti; quello che intendo rilevare non è tanto l'aspetto più generale, ben evidenziato dall'Assessore Alasia, né gli altri aspetti più generali della politica industriale, di cui si trovano note molto interessanti e concrete nel fascicolo che ci è stato distribuito stamattina; relativamente alla 902 alla 675 e alle situazioni varie che interessano il Piemonte e non solo il Piemonte, ma anche altre Regioni.
Per quanto riguarda più strettamente Vercelli, abbiamo sentito come il sen. Medici, Presidente della Montedison, sia pervenuto ad annunciare il requiem per Montefibre Vercelli ex Chatillon. Intendo rilevare che sono sei anni e mezzo che nella città si lotta per salvare Montefibre, dal 1972/73 in cui si è iniziata quella vicenda, sono 6 anni che quei lavoratori, quel Comune, quella città e, permettetemi, la Regione, prima del '75 e dopo il '75, senza far distinzioni di periodi, non foss'altro perché il convegno sull'industria chimica e le fibre venne tenuto proprio in questa che è oggi l'aula del Consiglio regionale, dicevo si lotta da 6 anni e mezzo e non è che si sia lottato ciecamente, puramente e semplicemente muro contro muro nel senso di rifiutare la cosiddetta mobilità, di rifiutare gli spostamenti, di rifiutare anche riduzioni di manodopera, le cosiddette esuberanze, le cosiddette eccedenze che rendono i costi insostenibili.
Erano 3018 a quel tempo i dipendenti della Montefibre di Vercelli, oggi sono 1019, cioè 2000 in meno, ma di questi 1019, 500 sono in, esubero altri 500 lavorano una settimana e stanno 3 settimane in cassa integrazione. Altri 300 sono finiti nella ITV Industria Tessile Vercellese che non è poi altro che un reparto della stessa Montefibre ricavato come ditta a sé stante elevando un muricciolo, ma soltanto per ridurre le paghe al contratto tessile, cioè lucrare 80 mila lire al mese con un trucco ignobile, perché poi lo stesso stoccaggio viene ancora effettuato nello stesso stabilimento Montefibre, altri 100 sono alla Taban, altri 55 in altre industrie, in tutto quindi siamo sull'ordine dei 1800 occupati compresi i 300 della Lidman che è sorta come industria con attività sostitutiva con l'intervento della Montedison.
Sulla Lidman ha già parlato l'Assessore Alasia, intendo solo sottolineare che la Lidman è una fabbrica nuova dalle fondamenta al parafulmine, è sorta 3 anni fa, nessuno ha imposto alla Montefibre di scegliere le confezioni per questa nuova fabbrica di 300 dipendenti, poteva scegliere occhiali, sedie, bottoni, quindi ha fatto una scelta previsionale di mercato, non una fabbrica nuova soltanto nelle murature, ma anche nei macchinari a schede elettroniche, ecc. modernissima, quindi ha sbagliato interamente le previsioni, oppure c'è un'incapacità totale nella gestione manageriale di una fabbrica; è un anno che è ferma,totalmente bloccata.
Intendo dire ancora che oltre alla riduzione reale di occupati, che si preannuncia per il 1980, c'é la riduzione dovuta al non rinnovo del turn over, a licenziamenti e ad altri motivi, quindi non è che si tratti di problemi di esubero, di aumento dei costi, di costi insopportabili a causa della manodopera, ecc.
Siamo di fronte ad una situazione per la quale ci dovrebbe essere anche una Commissione d'inchiesta, ci sono sprechi, che sono stati descritti, ad esempio quando si è chiuso il reparto del fiocco, 15 giorni prima sono arrivati materiali per il fiocco in una quantità enorme e a costi impossibili che poi sono stati buttati nei rottami.
Allora bisognerebbe accertare che tutto il materiale che non è stato ancora catalogato, registrato, non venisse buttato tra i rottami, perch sono successe cose di questo tipo che si pagano con il denaro pubblico, non soltanto con la disoccupazione, che colpisce una città, colpisce una Regione. Ancora oggi in fabbriche come l'ITV, lo denuncio pubblicamente ed ufficialmente, si fanno progetti a getto continuo che vengono realizzati vengono dati in appalto e poi vengono distrutti e se ne fanno degli altri un menefreghismo completo; l'operaio non solo se ne frega di Medici e di noi tutti, questa atmosfera si ripercuote sui tecnici, i quali sono convinti anche loro di essere in una barca che va a fondo e lasciano che le cose se ne vadano a ramengo. E' una situazione di cui è necessario conoscere l'esistenza, uno spreco, una dissipazione di risorse economiche tecniche, umane e di fiducia nell'insieme della convivenza civile. Questo intendevo dire. Per concludere, stando così le cose, è evidente che il disimpegno della Montefibre, oltre a quello che sta avvenendo a Pallanza ed è stato l'ultimo colpo, inaccettabile anche per il modo e giusta è stata la reazione degli operai di Pallanza, non può essere accettato, così come per la Lidman, così come per altre aziende, il Comune aveva dato un'enorme area per gli insediamenti e le attività sostitutive, c'è un'area industriale attrezzata, Montefibre-Montedison, nella generale difficoltà di far decollare le aree industriali attrezzate, devono avere la loro responsabilità diretta, perché sono in gran parte, se non quasi esclusivamente, la causa della situazione occupazionale che si è determinata in quelle zone e, guarda caso, sono zone come quella di Vercelli o come quella dell'Alto Novarese, Verbano-Cusio-Ossola, che sono zone terribilmente colpite da situazioni economiche occupazionali in via di aggravamento.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarei estremamente curioso di conoscere che cosa è costato l'insieme degli interventi che hanno riguardato il gruppo Montedison in fatto di cassa integrazione dal 1975 in poi, quando per la prima volta in termini concreti abbiamo affrontato in Consiglio regionale il problema della crisi e della ristrutturazione di questo importante settore. Dico questo perché in quella circostanza, a nome del Gruppo, demmo un suggerimento ai sindacati, ed anche a coloro che trattavano da parte della Regione, pur sapendo i limiti scarsi di incidenza che aveva l'intervento regionale, un suggerimento che portasse ad una situazione di stasi, di blocco di qualsiasi licenziamento, nell'attesa che la ristrutturazione presentata dal gruppo potesse essere esaminata valutata in termini di programmazione nazionale e poi trasferita in una realtà che sapevamo avrebbe implicato certamente delle decurtazioni di personale, dei tagli nell'occupazione, ma che sarebbe comunque avvenuta nell'ambito di una visione generale, di una ristrutturazione effettiva.
Dicemmo allora una espressione che certamente aveva dell'ingenuo dicevamo "costerebbe molto meno bloccare ogni forma di cassa integrazione ogni forma di licenziamento e provvedere alla collocazione politica della produzione", usammo questa espressione, perché entro due anni, se faremo i conti, la cassa integrazione sarà costata certamente di più di ogni altro tipo di operazione; era ingenuità, certamente, la nostra, ma rilevava come ci aggrappassimo fiduciosi ad una ipotesi di programmazione, che fatta sia pure in contraddittorio con il gruppo Montedison, sia pure basata sulla feroce difesa dei livelli occupazionali, presupponesse comunque l'arrivo ad una conclusione valutabile in termini economici, valutabile in termini di prospettiva e in termini soprattutto di ripresa. Questo non è avvenuto per ragioni che possiamo tutti valutare, è avvenuta la sola cosa che temevamo e cioè il numero degli addetti di cui veniva minacciata l'occupazione, in realtà, si è rilevato forse superiore a quello che era ipotizzato in quel momento. Credo che nella relazione dell'Assessore Alasia, di cui condividiamo l'impostazione, di cui apprezziamo soprattutto la tenacia con cui viene portata avanti l'azione regionale in questo tipo di situazioni sia significativa l'ammissione del Ministro per quel che riguarda la reale causa che sta alla base di questa grave situazione, ed è una causa che innestandosi in una crisi generale di livello europeo, forse di livello mondiale, nel campo soprattutto della produzione delle fibre sintetiche vede il nostro Paese ancora una volta del tutto scoperto per quella programmazione che abbiamo sempre detto non essere mai decollata, non decolla e che in realtà non rappresenta la tecnica con la quale un governo serio procede per arrivare a dei risultati apprezzabili. Do atto all'Assessore Alasia, magari non condivido alcune delle sue espressioni, ma certamente do atto che la Regione in realtà si è inserita nella disputa in termini assolutamente accettabili, difendiamo le situazioni occupazionali ma non con la mentalità di qualche anno fa, per cui non accettavamo insieme con i sindacati nessuna restrizione, nessuno spostamento. Abbiamo quella mobilità che ci porta a fare delle valutazioni evidentemente più aderenti alla realtà. Il mio serio timore è che, indipendentemente dalle cose che diceva il collega Besate circa fatti, sprechi, assurdità che sono certamente all'ordine del giorno e non soltanto in quel settore, ci troviamo di fronte in realtà all'inconsistenza di un gruppo dirigente aziendale e all'incapacità di chi ha invece il dovere di provvedere, di proporre o comunque guidare delle serie alternative, ci troviamo nelle condizioni di quei generali italiani sul fronte albanese che erano convinti di difendere le linee e non si erano ancora resi conto che queste linee erano già state aggirate e che occorreva arretrare su posizioni più difendibili.
La mia preoccupazione in questo momento va a tutti coloro che sono minacciati nel loro posto di lavoro ancora una volta da crisi che passano sulla loro testa e che non hanno nulla a che vedere con il loro impegno di lavoratori, non faccio qui distinzioni tra una località e l'altra e mi guardo bene, come Consigliere regionale di una Provincia, di sottolineare la gravità di una situazione in un settore piuttosto che in un altro. Credo che questo quadro generale sia effettivamente preoccupante e sia un quadro generale sul quale io richiamo ancora un punto, che mi pare emerso in alcune parole dell'Assessore Alasia, e cioè che di fronte ad un interlocutore di questo tipo, un interlocutore che anche se è espresso dal sen. Medici non dà la sensazione di essere un interlocutore serio e fidato manchi da parte sindacale, da parte certamente del Governo, da parte forse anche della Regione, salvo, ripeto, alcune affermazioni emerse dalla relazione dell'Assessore Alasia, manchi un processo, un progetto alternativo, occorre saper dire che cosa e in che direzione può essere diretto lo sforzo, altrimenti da questa situazione non usciremo mai.
Quello che voglio sottolineare è l'aspetto serio dell'impegno regionale, credo di dover dare atto all'Assessore Alasia, se non altro, di un certo metodo, quello che mi spaventa, mi terrorizza in questo momento è una serie di interventi che possono essere fatti in maniera pazzesca pensiamo che nei Comprensori, nelle città, nelle località dove sono situate queste fabbriche, ci sono compagni, ci sono persone che presumono che ricorrendo al Ministro A, al Ministro B e al suo interessamento si possa risolvere il problema in maniera più efficace e ancora oggi viene persa questa unità di guida, questa unità di quadro, evidentemente non posso che essere terrorizzato dalle prospettive per il futuro. Pur riconoscendo in sostanza i limiti del nostro tipo di intervento, credo di poter esprimere da parte del mio Gruppo l'apprezzamento per il modo con cui l'Assessore e la Giunta, perché credo che sia una politica fatta in senso solidale e comune, ha condotto questo tipo di azione, invito a proseguire su questa strada, a non cedere a suggestioni di facile demagogia e soprattutto a preoccupazioni che magari potrebbero intervenire di tipo elettorale o ad altro, ma puntando essenzialmente sull'individuazione di tutti quegli elementi di carattere tecnico, di carattere conoscitivo che possono rappresentare, nel momento delle trattative con gruppo come quelli della Montedison, un'offerta di un quadro alternativo serio, soprattutto impostato su chiare prospettive di ripresa di attività del Gruppo e quindi di un rasserenamento per le possibilità di occupazione degli addetti che in questo Gruppo lavorano.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, sul tema della Montedison, sulla crisi del settore delle fibre, su tutta questa vicenda, si potrebbe scrivere un romanzo con toni forti, con tinte fosche, cosa che non facciamo. Però è chiaro che ci troviamo, secondo il mio modo di vedere, che stiamo andando verso il collo della bottiglia, verso l'imbuto, vorrei dire che stiamo per andare verso l'ultimo atto dopo 5 o 6 anni di tormentosa vicenda. In effetti ha ragione il collega Besate quando dice che parlando di Vercelli, ma sottintendendo tutta quanta la politica portata avanti dalla Montedison, le prime avvisaglie le abbiamo avute già negli anni 1970/1972, qualcuno già in quel momento giurava che tutta quanta la vicenda sarebbe andata in malora; non è andata ancora del tutto in malora, ma è chiaro che siamo in una situazione estremamente difficile, se ci voltassimo indietro con il pensiero a guardare le vicende di Vercelli, quelle di Verbania, Pallanza e di Ivrea avremmo la sensazione esatta che tutti questi momenti sono stati delle tappe negative che hanno segnato, contrassegnato l'involuzione politica economica di tutto quanto il problema, sono state delle tappe che dimostrano, che riflettono quella che un attimo fa riconosceva anche il collega Cardinali, l'incapacità del gruppo dirigente, di quel gruppo che era stato posto alla testa di questo colosso per risolvere concretamente il problema, ma risolverlo definitivamente, radicalmente, non risolverlo con le toppe che non risolvono niente. Da una parte abbiamo visto montagne di miliardi di investimenti che non hanno dato nessun risultato, al di là di queste modestissime cravatte che ci attorcigliamo attorno al collo per sostenere il consumo delle fibre sintetiche, dall'altra parte però abbiamo visto migliaia di lavoratori, anche a Vercelli, angosciati per una sorte che giorno per giorno si andava consolidando a loro danno, contro di loro contro la loro legittima richiesta di lavorare per progredire e siamo arrivati a questa vicenda dove la Regione, con la sua linea di condotta politica che tutti noi apprezziamo, sulla quale tutti noi convergiamo concordiamo, tutti noi, ognuno nel proprio ambito di località, cerca di supportare non con risultati specifici perché evidentemente la controparte è quella che è. Del resto ieri, un operaio di Pallanza diceva: "cosa dobbiamo aspettarci da una situazione che vede il Governo da due mesi reiteratamente assente alla richiesta di un incontro con i sindacati per i punti cruciali che caratterizzano la situazione economica del Paese in questo momento? ".
L'assenza della controparte alla richiesta di incontro, di esame, non dico sia un modo di ammettere, ma certamente un non modo di tollerare, che ad un determinato momento le ristrutturazioni aziendali, che anziché farsi nella chiave della programmazione che non c'é, ha ragione Cardinali, si fanno tagliando il personale e quindi le ristrutturazioni si fanno in chiave negativa, cioè sulla pelle dei lavoratori. Queste ristrutturazioni non le accettiamo.
L'Assessore Alasia, la Giunta, il Consiglio respingono tali ristrutturazioni, però noi dobbiamo procurarci delle alternative alternative che francamente non so prevedere in questo momento, anche se il mio Gruppo si impegna a sostenere, oggi forse più di ieri, se è possibile se mi è concesso di esprimermi in questo modo, la linea della Giunta, ma è chiaro che dobbiamo chiamare in causa il Governo, è chiaro che il Governo non può più essere latitante davanti a questo problema, il Governo deve essere in prima persona in mezzo al problema, risolvendolo concretamente secondo alcune indicazioni emerse nell'incontro con il Sen. Medici. In questo senso, forse sul piano strettamente personale, conservo ancora un'oncia di speranza, è chiaro che è una speranza che si fa più pallida di giorno in giorno, non vorrei ritornare a trovarmi a fianco di quell' operaio di Vercelli che 7 anni fa diceva, dopo la prima avvisaglia: "vuoi scommettere, caro compagno Bellomo, che fra 5 anni la Chatillon non esisterà più? ". Siamo alla vigilia del collasso, ci sono 400 persone che lavorano e 400 che non lavorano, al di là di questo ce ne sono già 2000 che non lavorano più da qualche anno.
Le 3000 e più persone che erano l'organico del '73 si sono ridotte praticamente a 400, proviamo un po' a tirare le conclusioni, mettiamoci un po' nello stato d'animo di questi lavoratori, che hanno visto erodere la loro possibilità di sopravvivere dentro la fabbrica, sono stati espulsi dalla fabbrica e non hanno altre risorse economiche alternative. Questo è il vero problema e davanti a questo problema, per l'ennesima volta facciamo un atto di fiducia in noi stessi, ma è un atto di fiducia che impallidisce sempre più, almeno per quanto mi riguarda, e con questo non sottintendo che la soluzione può passare per le misure che prenderebbe un Khomeini italiano, se spuntasse domani mattina inopinatamente da qualche banco o da qualche anfratto della giungla politica nazionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Ci troviamo nuovamente a discutere di vicende che certamente non erano previste quando questa istituzione è nata e preliminarmente si deve ribadire, e non è un fatto rituale, il nostro sostegno all'attività della Giunta là dove tende a rimediare alle situazioni che ci vengono descritte peraltro non possiamo certamente consentire, convenire sui giudizi politici che sono stati dati di questa vicenda. Non sembra sufficiente quanto detto da un altro Gruppo laico che dissente da argomentazioni senza sottolinearle. Mi pare che certe argomentazioni vadano sottolineate; in quest'aula stamattina mi è sembrato di rileggere certi libretti che una volta erano ascritti al vecchio liberalismo superato e che adesso non si traducono in italiano e si chiamano: "Les nouveaux economistes ", si è sentito un inno al senso dello Stato, ma se ben ricordo, alcuni anni fa nelle vignette umoristiche dei giornali di partito, ve n'era una particolarmente efficace, in cui la Montedison era rappresentata da un cocuzzolo, simile a quello che disegnavamo noi da bambini, con su un bellissimo forte ben difeso in cima sovrastato dalla bandierina Montedison e poi tutta una serie di piccoli fanti armati soltanto di frecce e alabarde che difendevano la roccaforte Montedison e poi arrivava il drago che si mangiava tutti i piccoli azionisti e finalmente andava ad assidersi nella roccaforte Montedison.
Non possiamo dimenticare queste vicende, le forze politiche che questo hanno voluto e hanno permesso, non si devono scandalizzare se adesso i risultati, ahimè! sono in un certa linea e proprio perché non piace a nessuno dover dire di avere previsto (ci sono già i repubblicani che lo dicono, sono loro ad aver previsto tutto anche prima di Cassandra, c'era già qualcuno di loro vivo quando Cassandra doveva ancor nascere) non stiamo comunque noi qui a menar vanto di certe previsioni. Dobbiamo peraltro sottolineare la miopia con cui da questi banchi, anche della Giunta, si son voluti ribadire dei concetti retrivi in termini di politica economica. Si è per esempio continuato a far riferimento alla programmazione nazionale come al limite invalicabile al di qua del quale tutto è giusto, tutto è produttivo, tutto è efficace, tutto è recuperatore di posti di lavoro, di produttività e dall'altra parte ci sarebbe il caos, la dispersione, non parliamo poi se saltiamo le barriere europee andiamo a finire addirittura nella palude dove vivono soltanto i mostri che sono le Multinazionali, che in un altro linguaggio si chiamano anche organizzazione internazionale di lavoro.
Assessore Alasia, non mi sembra corretto che il dibattito in Consiglio abbia riproposto per bocca sua e quindi del governo della Regione una omogeneizzazione tra situazioni così diverse, mi sembra culturalmente inesatto, politicamente pericoloso ed anche poco onesto mettere sullo stesso piano la vicenda Fiat, la vicenda Olivetti e la vicenda Montedison.
La vicenda Montedison è una chiara vicenda politica, in cui un certo settore, che in certi anni sembrava produttivo, è stato ceduto ad un gruppo privato e allo Stato per chiudere un' operazione che era poi quella della nazionalizzazione dell'energia elettrica; siamo andati indietro di 5 anni torniamo indietro di molto tempo, ricordiamoci certi processi fatti alle sette e mezzo di sera, al Tribunale fallimentare di Torino, per chiudere la possibilità che certe aziende tessili venissero date, smembrate spezzettate nella loro capacità produttiva e nella loro dimensione economica alla Montedison, non dimentichiamoci le cose avvenute. Non riesco a capire come possiamo mettere sullo stesso piano l'incapacità di una classe padronale che non è padronale, perché la razza padrona non vuol dire imprenditore, la razza padrona è una cosa ben diversa. Cefis non è il "padrun" in piemontese, la razza padrona in piemontese non si traduce con padrun si traduce in ben altro modo. Visto che il termine "padrun" è il termine che piace al sindaco Novelli, che lo usa molto di frequente, Cefis non fa parte della categoria dei padrun. Quindi la razza padrona non è la razza dei "padrun", è una cosa diversa. Quindi mi sembra scorretto politicamente mettere sullo stesso piano vicende come quella della Montedison, che hanno le loro radici lontane in errori politici e vicine in incapacità di riconoscere i limiti di una riconversione industriale che non tende sufficientemente a quello che deve essere lo sbocco primo, cioè la produttività e passa attraverso situazioni demagogiche di pura copertura di posizioni di potere. Faccio l'esempio dell'Olivetti, che sconta probabilmente una questione di tipo paternalistico dei quali tutti quanti ci siamo beati per qualche anno, tant'é che adesso si confonde il salvatore con il salvato e non si capisce più bene chi dei due sia stato il salvatore e il salvato, perché oltretutto il salvatore, come alcuni mesi fa veniva definito, sarebbe l'attuale persecutore dell'Olivetti, e se non fosse arrivato il salvatore l'Olivetti chiudeva integralmente, quando salvare l'Olivetti significa anche prendere dei provvedimenti impopolari, perché è difficile tirare fuori dal fiume qualcuno asciutto, quando lo si tira fuori probabilmente è bagnato.
Quando poi questo tipo di discorso si allarga alla vicenda Fiat - mi consenta, Assessore - mi sembra veramente un argomento che tende a recuperare per lei, per la forza politica che rappresenta in ogni momento la paternità e l'iniziativa in una vicenda di questo genere. La vicenda Fiat in questo momento è una questione di gestione interna di rapporto di lavoro che non ha niente a che fare con problemi di produttività, di capacità di governare i fenomeni economici, di capacità di sapere fare scelte a livello nazionale, internazionale, in coerenza con la programmazione. Quindi mi pare che l'invito che lei ci ha rivolto di chiedere a questo Consiglio regionale il consenso all'azione che intende svolgere a difesa di quei lavoratori così provati nel bene primario, nella vita moderna, cioè il lavoro, ci deve trovare ovviamente tutti consenzienti, conché evidentemente il consenso a che la sua iniziativa sia la più edificante, la più produttiva possibile nelle sedi che lei riterrà opportune, non si carica di argomentazioni di tipo politico ed economico che evidentemente ci troverebbero molto divisi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Prendo atto con compiacimento della soluzione del problema della IMES di Alessandria, che sta a significare che quando un'azienda ha elementi di autentica e reale validità le soluzioni auspicate, accompagnate e sollecitate dai vari livelli e gradi della responsabilità pubblica si trovano per i canali e per le vie giuste, cioè quelle dell'impegno dell'intervento imprenditoriale autentico. Mi auguro che la Mossi e Ghisolfi trovi i migliori sbocchi, riaffermando che gli sbocchi migliori sono quelli che garantiscono congiuntamente la sopravvivenza o la costituzione di un'azienda valida nelle sue prospettive, il massimo dell'occupazione ed il migliore impiego delle risorse per essere coerenti con i discorsi che si fanno a livelli più elevati. Quanto al problema generale della Montefibre, che conosco limitatamente e sul quale interverrà tra poco il collega Beltrami, non ho che da sollecitare ogni sforzo delle responsabilità pubbliche, quindi anche dalla Regione, e mi pare che questa sostanzialmente sia la linea tenuta, al di là delle valutazioni, degli apprezzamenti, dei dibattiti sulle questioni di fondo che sono state riprese, e che in buona misura condivido per vari aspetti, dai colleghi Cardinali e Marchini. Non possiamo che auspicare la continuità degli sforzi volti a ricondurre ad impostazioni realistiche unitarie e globali, evitando le pseudo soluzioni, i colpi di forza, i fatti compiuti che riguardano questa o quella realtà di fronte a problemi che hanno possibilità di soluzione soltanto in cospetto di un serio responsabile realismo, in cospetto di un'organizzazione, programmazione, impostazione generale del problema, con il concorso di tutte le energie e di tutte le forze, di tutte le risorse, ecco, in questo senso non possiamo non sollecitare l'Assessore a concordare con il Ministro, con gli apprezzamenti e con le valutazioni che ha fatto e chiedere che gli interventi siano volti ad assicurare i tempi degli interventi pubblici, tali da non offrire nuove dilazioni a chi ha dei problemi gravissimi sulle braccia e che non può attendere prospettive a tempi quali noi in campo politico siamo purtroppo abituati a considerare.



PRESIDENTE

E' iscritto il Consigliere Bono. Ha facoltà di parola.



BONO Sereno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esaminare la situazione che si è venuta a determinare negli stabilimenti Montedison-Montefibre per un Consigliere che è stato eletto in provincia di Novara e più specificatamente nell'Alto Novarese, senza avere presente la più generale situazione occupazionale che esiste in quell'area della nostra Regione sarebbe senz'altro un'analisi imperdonabile. Solo una decina di giorni fa si è tenuto a Villadossola, promosso dal Comprensorio, in accordo con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, in accordo con tutte le forze politiche, un convegno sulla situazione occupazionale dell'Alto Novarese. Ebbene, da quel convegno sono emersi dei dati tragici pesanti, dei dati che debbono fare meditare tutti.
Dal 1950 ad oggi l'Alto Novarese ha già perso oltre 10 mila posti di lavoro, la situazione attualmente presente è di gravità estrema, abbiamo un elenco pauroso di fabbriche in crisi, ad esempio la Pietro Maria Ceretti di Pallanzeno che ha 900 dipendenti, una fabbrica costruita ex novo due o tre anni fa che è completamente chiusa. L'azienda ha chiesto al Tribunale di Verbania l'amministrazione controllata, per i 900 dipendenti c'è una prospettiva di lavoro buia e preoccupante. Poi le fonderie dell'Ossola che attualmente hanno 150 dipendenti, ma soltanto l'anno scorso ne avevano oltre 200. In data 28 luglio 1979 è stata dichiarata la procedura di concordato preventivo della società, con conseguente proposta di cessione di tutte le attività patrimoniali ai creditori. Nel settore prodotti per l'industria abbiamo la Montedison di Domodossola con 115 dipendenti, erano 170 qualche anno fa, la fabbrica ha impianti nuovi, ma la direzione aziendale denuncia pericoli internazionali di mercato e la sua vocazione solamente al settore chimico, per cui anche per questa si prevede la chiusura. La Fiasa di Domodossola, 145 dipendenti, qualche anno fa erano 198, attrezzatura in parte sì obsoleta, però è l'unica fabbrica in Italia che produce corindone, ed è anch'essa sull'orlo della chiusura.
La Montefibre di Pallanza, della quale stiamo discutendo, è arrivata a poco più di 2000 dipendenti, perdendone altri 2000 dal 1975 ad oggi. La Montedison di Villadossola, 808 dipendenti, due reparti, vengono chiusi: l'acetilene e l'acetato di vinile, perché si dice che questa produzione dovrebbe essere realizzata nello stabilimento di Porto Marghera, ma i lavoratori sono convinti che la chiusura di questi 2 reparti sia la premessa per la chiusura totale dello stabilimento.
La Rumianca a Piè Vergonte, la Sisma di Villadossola, tutte fabbriche che sono in uno stato di estrema precarietà, senza parlare di fabbriche minori, però sempre con un numero consistente di dipendenti e la Clifford di Villadossola, 231, l'Albaitalia di Verbania, con 140, la Rondinella di Lesa, con 35, la Inox di Omegna, la Gemelli sempre di Omegna, la Faco Plastica di Omegna, fabbriche che hanno decine, in alcuni casi centinaia di dipendenti, che hanno chiuso i battenti nell'ultimo anno. Ho voluto richiamare brevemente questi dati, perché senza una visione complessiva non si ha la percezione esatta della gravità della situazione che sta vivendo l'Alto Novarese.
Qualcuno ha definito la lettura di questi dati da parte del Presidente del comprensorio dell'Alto Novarese, la signora Olmi, come un bollettino della disfatta per l'Alto Novarese. Certo, dalla lettura di questi dati emerge la disfatta per gli operai, che sono quelli costretti a sopportare il peso maggiore, ma soprattutto, mi spiace che il collega Marchini sia assente, emerge la disfatta, per incapacità, di una classe imprenditoriale e questo lo diciamo con dispiacere e non con piacere, una classe imprenditoriale che sta buttando a mare un patrimonio prezioso costruito con decenni, in alcuni casi, come quello della Pietro Mario Ceretti, con secoli di lavoro, ma da questa disfatta non si salva nemmeno il Governo oggi si stanno pagando in queste aree, definite marginali, le conseguenze di una politica sbagliata e miope, di supina condiscendenza alle più grette pretese padronali, di una politica che ha rinunciato alla programmazione.
In conclusione, colleghi, ci troviamo in un'area importante del Piemonte, in uno dei 15 Comprensori interamente investito dal caos, la situazione Montedison-Montefibre, già altri colleghi sono intervenuti, ha parlato l'Assessore Alasia, il collega Besate, il collega Cardinali, il collega Bianchi; tutti ci rendiamo conto che è una situazione molto grave questo stabilimento rappresentava per Verbania un po' quello che la Fiat rappresenta per Torino, perché 4000 dipendenti su meno di 40.000 abitanti corrispondono ai 100.000 sul milione. Lo stabilimento sta subendo uno smantellamento progressivo, ormai da alcuni anni, fino al punto che dei 4200 o 4300 occupati del 1975 oggi siamo a poco più di 2.000. Noi registriamo ha fatto bene il Consigliere Cardinali a denunciarlo - in un periodo che ormai investe un arco di tempo di 20/25 anni, il malgoverno di questo stabilimento e nel gruppo e le dichiarazioni del Ministro delle partecipazioni statali, Lombardini, sono particolarmente significative in proposito, perché si potrebbe dire che provengono da una fonte non sospetta.
Non solo registriamo 20/25 anni di malgoverno, che stanno portando una tra le più importanti industrie del nostro Paese allo sfacelo, ma stiamo assistendo, anche da parte dei dirigenti di questo complesso a degli atteggiamenti di disprezzo, di arroganza nei confronti dei lavoratori e nei confronti delle pubbliche amministrazioni, nei confronti dello stesso Governo. Atteggiamenti di disprezzo e di arroganza, ad esempio la risposta in concreto data adesso da Montefibre con l'affissione degli elenchi dei sospesi in contrapposizione ad una richiesta precisa del Ministro atteggiamenti di arroganza, che si richiamano anche agli anni passati quando nel '74, '75, non sono stati mantenuti impegni solennemente sottoscritti, certo vi sono delle responsabilità marginali in tutta questa faccenda, però vi sono, e bisogna dirlo con estrema chiarezza, anche delle grosse responsabilità governative e politiche perché i Valerio, i Cefis, i Medici sono stati messi in quel posto di direzione non da una forza politica qualsiasi, ma sono stati messi a quei posti di direzione dai governi che sono sempre stati presieduti e diretti dalla DC, e per raggiungere la massima unità, su questo, bisogna avere la massima chiarezza; sono stati tutti uomini scelti con il medesimo metodo della clientela, con il medesimo metodo della tessera di partito, ed hanno guidato coscientemente o no un professo di decadenza di uno dei complessi produttivi più importanti del nostro Paese. Lo sforzo che sta compiendo la Regione e gli Enti locali per cercare di salvare tutto il salvabile senza posizioni settarie e preconcette, è indiscutibilmente il massimo che si pu fare, però dico che bisogna che riusciamo a fare ancora di più, a mobilitare ancora di più, sono state predisposte delle aree attrezzate per trovare una soluzione anche sostitutiva ai problemi che si pongono.
E' stato portato avanti con la necessaria sollecitudine il discorso sulla 902, quindi per il credito agevolato, si sta facendo un discorso serio per togliere l'Alto Novarese e altre zone marginali del Piemonte da quello che era definito lo stato di isolamento attraverso un programma preciso di trasporti e di viabilità. Però a che cosa servono tutte queste cose, tutte queste iniziative, a che cosa serve costruire strade nuove, se prima che le strade vengano costruite le aziende smantellano e portano la disoccupazione? Bisogna essere molto severi, in questo momento, bisogna essere molto severi e molto seri, bisogna essere molto impegnati e affrontare questi problemi non con discorsi che possono al massimo essere fatti al caffè, come abbiamo sentito fare questa mattina in Consiglio da parte di un solo Consigliere, ma affrontare i problemi nella loro reale dimensione. Mi pare giusto quello che è stato proposto dall'Assessore Alasia di portare avanti in modo ragionato la vertenza complessa che abbiamo di fronte. Però il padronato ed il Governo devono fare la loro parte e mi pare che in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane qualche Ministro ha incominciato a presentarsi in modo diverso. Vi sono stati telegrammi del Ministro Scotti che promuove una riunione interministeriale con il Ministero dell'industria, delle partecipazioni statali, del lavoro, la stessa posizione viene assunta in Commissione bilancio della Camera dal Ministro delle partecipazioni statali Lombardini, tutto questo è un indice che qualche cosa si muove, per bisogna fare di più, bisogna chiedere il blocco di qualsiasi provvedimento sia di sospensione, sia di licenziamento, se vogliamo veramente affrontare con la dovuta serenità tutto il discorso sulla ristrutturazione Montedison Montefibre, tutto il discorso che, almeno da quanto dichiarato dai vari Ministri che ho citato, è nelle intenzioni del Governo di portare avanti bisogna promuovere, e in questo campo la Federpiemonte può avere una funzione importante, delle attività sostitutive per Montefibre, perché già ci sono 2000 lavoratori in meno rispetto a due o tre anni fa, 2000 lavoratori in meno che devono trovare un'occupazione, ma anche per i lavoratori di tutte le altre aziende in crisi, che ho cercato molto rapidamente di elencare.
Bisogna promuovere un insieme di misure che, avendo presenti gli obiettivi di riequilibrio, che noi comunisti in modo particolare ci poniamo per il nostro Paese tra il Nord ed il Sud, questo equilibrio non si realizzi meridionalizzando anche parti importanti del vecchio Piemonte che sono state industrializzate nei secoli scorsi, non si promuove il benessere e lo sviluppo del Sud attraverso, l'accettazione supina di licenziamenti di disinvestimenti industriali al Nord. Manteniamo gli attuali livelli di occupazione senza aumentarli nell'alta Italia e portiamo avanti un discorso di potenziamento industriale nel Sud. Però, per fare i discorsi che suggerivo e che mi sembra dovrebbero essere accolti unanimemente, bisogna avere la coscienza che se non si creeranno rapidamente serie prospettive di lavoro e di vita in quelle zone, si svilupperà una lotta durissima di quelle popolazioni che non sono nuove a questi tipi di battaglia, una lotta che certamente non sarà breve.
Noi le lotte non le andiamo ad inventare, perché sappiamo che rappresentano dei grossi sacrifici per il mondo del lavoro, però quando sono necessarie per difendere il proprio posto di lavoro, il pane, le prospettive delle proprie famiglie, le lotte diventano dei momenti sacrosanti di vita che devono essere sorretti con il massimo di unità ed è questa l'espressione che mi auguro emerga anche da questo dibattito in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto il Consigliere Beltrami. Ha facoltà di parola.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, signori Consiglieri, dovrei in parte, ridire le stesse cose testè dette dal Consigliere Bono, collega dell' Alto Novarese ovviamente sfrondate da quella zona un pochino pesante sulla quale magari varrebbe la pena di stabilire dei più utili approfondimenti, per cui semplicemente il mio è un apporto non dico conclusivo,ma ad integrazione di altri interventi molto più aperti, molto più approfonditi, molto più analitici.
Trascuro quindi l'aspetto che investe il momento retrospettivo attorno alla storia che ha investito questo gigante che era stato definito dal piede di argilla, tale era la Montedison e le sue derivate, allorquando si fece la nota fusione tra le due società, l'una derivante dal settore elettrico, l'altra dal settore chimico, in epoca non lontana, né mi sento di tratteggiare, di toccare le grosse linee di intervento attorno al piano di intervento nel settore delle fibre, nel settore chimico, perché mi pare che siano state trattate con intelligenza da altri colleghi che mi hanno preceduto. Vivo in luogo un'esperienza, così come la vive il collega Bono e gli altri colleghi del Novarese, e questo fatto tragico con risvolti veramente pesanti della Montefibre di Verbania quasi si ripresenta con prepotenza, con crudeltà, periodicamente, ciclicamente e investe la comunità del nord della Provincia di Novara in termini di vera angoscia con interrogativi inquietanti per le popolazioni del Verbano-Cusio-Ossola.
Già nel 1972 si era accennato ad un trasferimento di 800-900 persone da un capo all'altro della provincia per dar luogo ad una soluzione che rilanciasse la Montefibre, intervenimmo allora anche come parte politica direi con violenza, con reazione dura nei confronti della Presidenza del Consiglio, nei confronti dell'allora amministratore delegato della Montefibre, che se non erro si chiamava dr. Gritti, questo per quel che ricordo di quei momenti che furono tanto impegnativi, certo che allorquando si tratta il tema della Montefibre,nasce un senso di smarrimento, nasce un senso di angoscia, lo stesso modo di sostituire la dirigenza ha determinato parecchie perplessità anche nel periodo più recente e ci sono stati dei momenti di crollo anche da parte della classe politica, che evidentemente giocava un ruolo di una certa rilevanza: l'esperimento di trasferire tutto il complesso aziendale a Mergozzo ha ridicolizzato il gruppo dirigente della Montefibre, ma ha anche ridicolizzato la classe politica che propugnava quel tipo di soluzione, per cui se, da un lato, è giusto legnare tutti coloro i quali si sono succeduti nella dirigenza del settore della Montedison, della Montefibre, anche negli anni più recenti, direi che varrebbe la pena di aprire una parentesi quanto meno la rinvio per memoria, attorno ad una certa miopia che talvolta anche localmente ha caratterizzato un modo di muoversi degli stessi Enti locali che erano chiamati a seguire molto più da vicino il discorso, che investe a fondo, della mono industria e che penso sia presente anche in altre zone.
Concludo dicendo che non solo parole di solidarietà bisogna riversare in questo momento attorno a questo grosso problema, ma occorrerà stabilire nella sede politica più appropriata, invocando la giusta calma e un periodo di respiro per coloro che hanno delle grosse responsabilità nel settore.
Non dimentichiamo che ad esempio la Montefibre di Verbania è già sotto amministrazione controllata, per cui non possono né debbono saltare i nervi né alla classe politica né alla classe sindacale, posto anche fossero saltati già alla classe dirigente del settore, perché uno sbaglio ritengo possa pregiudicare lo sbocco finale del problema, per cui bene ha fatto il Prefetto di Novara ad intervenire con il noto provvedimento di innovazione nel tradizionale modo di essere della dirigenza burocratica statale entro il nostro territorio. Direi che bisognerà battersi e mi pare questo l'indirizzo proposto dall'Assessore Alasia, proprio perché possano essere bloccate o sospese queste immissioni nella cassa integrazione, sino all'approvazione o comunque all'approfondimento del piano di settore. Mi auguro che l'incontro odierno con il Ministro Scotti possa essere risolutivo di un certo modo di muoversi, di un certo orientamento, non dimenticando il fatto che l'azienda è sotto amministrazione controllata con procedure che non possono essere ignorate; occorrerà, da parte di chi ha responsabilità nel settore, e di chi pone attenzione di carattere giudiziario all'evolversi della situazione, e l'ha sottolineato Bono affrontare il discorso delle soluzioni alternative e dell'industria sostitutiva, è un discorso che da sempre va avanti e che però non dà luogo alla possibilità di intaccare una volta per tutte questo gigante della mono industria, che se da un lato è ricchezza per il territorio, dall'altra è una grossa manifestazione di povertà e preclude sbocchi finali e certamente condiziona le risorse.
Auspico che questa battaglia che vede, per fortuna di tutti, tranne qualche piccola defezione, associate tutte le forze politiche e sindacali della zona o delle zone interessate al crollo della Montefibre, possa dare i risultati che invochiamo a salvaguardia dei livelli occupazionali, ma proprio in quest'ottica di aggressione, di riequilibrio della presenza della mono industria, spero si aprano orizzonti nuovi, spazi nuovi per l'occupazione giovanile, per superare il periodo di stagnazione che purtroppo circonda in un clima di vera asfissia il gigante della Montefibre.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Borando. Ne ha facoltà.



BORANDO Carlo

Tre anni fa, il sottoscritto, nella sua qualità di piccolo risparmiatore, acquistò 2000 azioni della Montedison al prezzo di 1800 lire. Poi avvenne quel che avvenne ed una settimana fa, stanco di aspettare che quelle azioni riprendessero almeno la quotazione primitiva che sarebbe stato indice di miglioramento generale, le vendette per ben 260 lire. Credo con questo di aver dato il contributo di cittadino; adesso cercherò di dare quello di Consigliere regionale, dicendo questo: che non posso che essere solidale con quanto detto da Bono prima e da Beltrami poi, circa il blocco della liquidazione degli operai o della messa in cassa integrazione, ma ad un patto, che è necessario stabilire dei tempi, è necessario che tutte le forze politiche si muovano per ottenere dal governo la proposta delle cosiddette strutture alternative per consentire di collocare della gente là dove è possibile collocarla, se viene verificato che un tipo di stabilimento, un tipo di produzione è perdente. Ricordo che 2 anni fa l'Assessore Alasia ed io ci recammo a Castelletto Ticino, dove c'era un setificio, che, condotto ad un certo modo, per l'obsolescenza degli impianti, per sovrabbondanza di manodopera, andò in crisi e ricordo quella mattina, caro Alasia, perché discutemmo sul fatto di licenziare 20 unità lavorative in più o 20 in meno, mentre i nostri amici sindacalisti dicevano che assolutamente dovevano essere mantenuti tutti i posti di lavoro; in conseguenza, mi domandavo; è mai possibile che in una zona industriale non sia possibile collocare con relativa facilità 20 persone? Si volle resistere e purtroppo il setificio fallì. Oggi quel setificio ripartendo da zero, è risorto e viaggia a gonfie vele con strutture manodopera e attrezzature adeguate al tipo di produzione, e a Castelletto Ticino di disoccupati non ce ne sono. Ho voluto citare questo piccolo esempio, naturalmente le cose sono più complicate, però un po' di buon senso pratico ad un certo punto è necessario imporlo, bisogna imporlo altrimenti è chiaro che ci sono delle forze locali,e mi riferisco in particolare ai Sindacati, i quali hanno il dovere, il diritto, l'interesse di difendere i lavoratori del posto, che però non devono non tenere conto delle esigenze di ordine economico, questo è il compito delle forze politiche.
Volevo limitarmi a dire questo, sperando di avere espresso il mio pensiero.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, il governo regionale, come credo tutti voi che lo avete or ora manifestato, è vivamente preoccupato della situazione che si è venuta a creare negli ultimi tempi della vicenda Montedison.
Questa non è che una conseguenza di tutta la vicenda che dagli anni '70 in poi, tutte le aziende Montedison in Piemonte hanno dovuto affrontare, a cominciare dal vecchio "Valle di Susa", successivamente alla Montefibre agli altri stabilimenti chimici dell'Alto Novarese e Vercellese e infine la vicenda del Tortonese con la "Mossi e Ghisolfi".
Dobbiamo dire che fino ad ora tutti gli sforzi condotti - di questo dobbiamo ringraziare l'Assessore Alasia, che da lunghi mesi dedica buona parte della sua attività a questa vicenda - hanno per ora soltanto sortito l'effetto di risolvere il problema della "Mossi e Ghisolfi" di Tortona almeno esiste una promessa di soluzione. Tutto il resto invece è una realtà di crisi quasi permanente. La Montefibre ha subito un autentico tracollo le sue perdite hanno toccato vertici e livelli clamorosi. Negli altri stabilimenti collegati comunque all'impresa Montedison si sono aperti spiragli di possibilità nella nostra Regione.
Non voglio in questa sede ricordare le responsabilità, perché già i Consiglieri ne hanno individuato esattamente i termini.
Voglio soltanto dire due cose. Questo problema non ci spetta di certo istituzionalmente, perché nessuna legge ci ha attribuito le materie dell'industria e del lavoro. Eppure, dobbiamo dire che la Regione, senza termini giuridici, senza competenze esattamente fissate, anche quando il Governo viene a contestarci l'ultima norma, come in alcune leggi recenti perché minaccia di invadere sfere di competenze statali, pur tuttavia, di fronte al problema industriale e occupazionale, non ha mai visto sottratta questa sua competenza dal Governo che anzi ha sempre avviato un dialogo e un discorso tale da ricondurre sulle spalle delle Regioni, delle disponibilità che alle Regioni stesse non competono.
Se termini di responsabilità quindi vi sono nella vicenda Montedison come nella vicenda Olivetti e di altre vicende di carattere industriale e occupazionale, queste ricadono esclusivamente sul Governo, perché non vi è alcuna competenza della Regione.
Ma la Regione non per questo rimane inattiva, non per questo si trincera dietro mere affermazioni di non competenza o di non responsabilità o comunque di non capacità di funzioni o di istituzioni competenti nella materia, ma ha sempre svolto e sta svolgendo la sua opera, come è ben informato il Consiglio stesso che si preoccupa costantemente di affrontare e discutere i problemi generali dell'industria e dei livelli occupazionali della nostra Regione.
Noi riteniamo che questo sia veramente il compito che una Regione deve affrontare, non condursi come ci consigliava un illustre economista promosso recentemente Ministro: ahimè! guardiamoci da quegli economisti tecnici che vengono ricondotti nei governi quasi a salvaguardia delle istituzioni, guardiamocene bene. Questo economista diceva che "le Regioni devono fare della buona, sana....", ed io avevo aggiunto: "coraggiosa amministrazione". E allora dobbiamo dire che fare della buona, sana e coraggiosa amministrazione è un principio che credo tutti debbano avere della pubblica amministrazione, credo che sia il dato di fondo dell'amministrazione di una società e non l'obiettivo che uno va a cogliere.
Ma l'essere governo come noi intendiamo, l'aver formato questo impianto di governo e il fatto di essere in questo palazzo che significa "il Parlamento subalpino" (bene aveva fatto il Ministro Sarti a ricordare nel suo telegramma, quando non poté essere presente all'inaugurazione, perch impegnato alla Camera, a parlare del Parlamento subalpino e quindi di un governo che oggi noi abbiamo tutti quanti faticosamente messo in piedi), ci impegna ad occuparci a fondo della realtà della situazione piemontese, come stiamo facendo oggi nella vicenda dell'industria, ripeto, pur non avendo mai avuto una delega da nessuno, ma diventando governo perché ce ne siamo fatti carico, scindendo ovviamente le responsabilità, perché noi non vogliamo attribuirci responsabilità che certamente non gravano su di noi ma diventando parte attiva del contributo che dobbiamo dare per la crescita del Paese.
Quindi il dibattito di oggi è stato interessantissimo per il contributo che tutti i Gruppi politici hanno dato, evidentemente sta a dimostrare che vi è in ciascuno di noi l'antico spirito di tanti e tanti decenni fa, che partì da un piccolo Stato per ricondurre a tutto il Paese ed oggi questo piccolo Stato riformato nel senso della Regione dà questo contributo perch il Paese cresca, sempre nei limiti, ripeto, delle responsabilità che gravano su di noi per tutta questa vicenda.
Ma ora, che fare? Conosco bene, Consiglieri Bono, Borando, Beltrami, la situazione dell'Alto Novarese, perché l'ho vissuta in questi anni, anche attraverso drammatiche vicende alluvionali. Si sono costituiti in quella zona dei, chiamiamoli, movimenti di protesta e che però hanno dato modo di evidenziare la drammaticità della situazione ossolana e del Cusio-Verbano Ossola.
Dobbiamo anche farci carico di questo, dobbiamo continuare la nostra battaglia in quella direzione, laddove cade un'impresa e non riusciamo a ricondurla a delle realtà, quale essa dovrebbe essere, ad esempio la Montedison, dobbiamo dire che tutte le nostre risorse sono e debbono essere rivolte in quella direzione. L'Alto Novarese è il più colpito, il Vercellese pure, la zona del Canavese non è da meno, da ormai dieci anni c'è lo stillicidio continuo dei gruppi che si rifanno al Valle di Susa e alle fabbriche che sono state chiuse; migliaia di operai per anni interi sono stati in cassa integrazione e oggi vedono il licenziamento avvicinarsi sempre di più; tutti questi motivi devono muoverci non a definire competenze e attribuzioni, ma a essere parte diligente di governo della realtà del nostro Paese.
In questo senso la Giunta continuerà a dare il suo contributo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alasia per la replica.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Mi rivolgo al Presidente del Consiglio ed a tutti voi, se dopo le precisazioni fatte dal Presidente della Giunta dedico ancora qualche minuto per alcune precisazioni rispetto agli interventi dei colleghi che hanno preso la parola e che ringrazio di cuore per i contributi dati.
Prendo la parola per rispetto dei colleghi intervenuti anche se non sono tutti presenti in questo momento. Alcune cose però debbono essere dette e intendo partire da quella che mi pare il cuore della questione.
Condivido totalmente l'esigenza che il Consigliere Cardinali sottolineava quando poneva il problema dell' esigenza di un progetto alternativo; credo di aver anche trovato nelle parole di Cardinali una preoccupazione che è anche mia, cioè che dopo tutte le battute polemiche che si fanno, questo non avvenga; è una preoccupazione legittima. Voglio però ricordare al collega Cardinali che la questione della crisi del settore fibre e la questione più particolare dell'elaborazione del piano fibre, così come ho ricordato nella relazione, e le messe a punto del Ministro Lombardini alla Commissione bilancio della Camera, questo è un impegno nazionale e noi non assumeremo mai, né abbiamo assunto, la rocambolesca posizione di credere che problemi che hanno dimensioni super regionali e super nazionali quantomeno investono l'area europea, possano definirsi in una sede regionale.
Il problema della crisi fibre e le soluzioni che si devono dare (ripeto, condivido l'esigenza di arrivare al progetto nazionale), deve tener conto il Consigliere Cardinali di molte compatibilità comprese quelle del mezzogiorno, aggiungendo che anche qui condivido il richiamo che faceva il Consigliere Bono, che non potremo mai assumere delle posizioni di meriodionalismo "da straccioni" per dire un termine in voga e del resto la presa di posizione che abbiamo avuto a suo tempo della legge 902 lo dimostrano, anche se devo dire che certe forze politiche a Roma hanno poi proposto di dare un tetto di 80.000 abitanti al Piemonte. Questa non è la nostra posizione meridionalista e siamo convinti che un processo serio di decollo nel mezzogiorno non può avvenire a spese e con una situazione dell'economia forte del Nord che vada in caduta.
Tuttavia questo piano fibre deve tener conto di queste compatibilità perché Acerra è un problema anche nostro, perché il problema della Sir è anche nostro e il problema della Sardegna è un problema anche nostro. E deve tener conto in secondo luogo di compatibilità che vanno oltre queste dimensioni e che sono a livello dell'accordo comunitario che è intervenuto sulla fibra. Ho ricordato stamani i termini di questo accordo, non aggiungo altro; l'indicazione per l'Italia è già stata definita e plafonata chiediamo di scrivere entro questo il nostro progetto fibre.
In questo senso c'é l'impegno nostro ma c'è un impegno che è soprattutto del Governo nazionale, non per giocare a scaricabarile ma perché le cose hanno queste dimensioni. Di qui è prevista la riunione già per venerdì dei quattro Ministri interessati. Questa riunione a livello interministeriale deve affrontare il progetto fibre.
Consigliere Cardinali (non so se c'erano accenni pesantemente polemici nella mia relazione), ma torno a ribadirli tutti e non per un atteggiamento di impazienza perché so essere paziente; ma perché le cose che sono capitate in questi giorni sono di estrema gravità. Non si prende a pesci in faccia un Ministro da parte di un'azienda che al suo interno ha una partecipazione statale. Comunque voglio assicurarti che c'é così poca preoccupazione elettorale, per riferirmi ad un tuo termine, che questa Giunta ha rifiutato di fare l'incontro con la Montedison a maggio, proprio per evitare i polveroni e perché avevamo paura che da qualunque parte si strumentalizzasse la questione, in termini elettorali.
Abbiamo voluto invece andare al merito delle singole situazioni. Mi darete atto che stabilimento per stabilimento, nei 17 stabilimenti della Montedison noi siamo intervenuti, stiamo intervenendo; vi ho ricordato il calendario di scadenze stamattina, del 4 dicembre, dell'11 dicembre, della conclusione della Imes, della conclusione di Collegno, di che cosa abbiamo in pista per la Mossi e Ghisolfi,per dimostrare che non abbiamo alcuna intenzione e alcun interesse a fare generici polveroni ma abbiamo tutto l'interesse a risolvere i problemi.
Vorrei dire al collega Marchini di non farmi dire quello che io non ho detto. Non ho molta dimestichezza con la lingua italiana, ma credo di essermi espresso bene; ho l'impressione che tu non abbia capito o in quel momento non eri in aula. Mi guardo bene sul piano produttivo di fare degli accostamenti meccanici fra la vicenda Montedison e Montefibre e la situazione Fiat, la situazione Olivetti e tante altre situazioni e di arrivare a questa rozza semplificazione, dico "rozza" per parte mia, se è questo che hai colto; noi non facciamo queste rozze comparazioni anche perché vogliamo andare al merito del problema. Se Marchini mi ha ascoltato io ho incominciato a parlare dando atto e non formalmente per fare delle sviolinate (ma perché la cosa mi sta a cuore, perché avrà un seguito) all'impegno ammesso dalla Federpiemonte ed ho ricordato che Collegno l'abbiamo risolto con la Federpiemonte, che la Imes è stata risolta con l'intervento di un gruppo imprenditoriale torinese; ho ricordato che stamattina, spero, forse chiuderemo la vicenda della Mossi e Ghisolfi sempre del gruppo Montedison con un impegno singolo e di imprenditori associati.
Quindi non ho messo né metto sullo stesso piano da un punto di vista di giudizio, di conduzione aziendale, di gestione, di carattere produttivo l'un gruppo con l'altro ma tengo a sottolineare però - e Marchini deve dimostrarmi il contrario - che non posso prescindere da un certo significato politico che tutte queste vicende hanno; perché vi è pure un pesante attacco ai livelli occupazionali nel momento in cui la Olivetti viene a porci sul piatto 4.500 licenziamenti e nel momento in cui nella stessa Ivrea, mi si dice: ricicla le operaie della Montefibre alla Olivetti, ma mi dici tu cosa riciclo in un'azienda che sta licenziando? E quando mi rivolgo nell'area della Lancia di Chivasso, a poca distanza da Ivrea, mi sento dare la risposta che ho ricordato prima. Non posso dimenticare che questo interviene in un momento in cui (non parlo solo dei 61) parlo di un blocco delle assunzioni Fiat, che hanno un grave e pesante significato sociale e politico. E' questo che intendevo richiamare.
Vorrei assicurare il collega Bianchi quando parlava di soluzioni valide e si riferiva alla Mossi e Ghisolfi, affermando che sono soluzioni valide quelle che assieme alla garanzia massima di occupazione danno anche una garanzia di serietà e di assetto serio e stabile dal punto di vista imprenditoriale, produttivo, ecc. Io ho avuto occasione di parlare con Bianchi di questa vicenda, anche perché segue in modo particolare la situazione dell'Alessandrino, desidero dargliene atto, voglio dire che questa è anche la nostra preoccupazione, perché troppe volte si sono fatte delle operazioni che poi si sono dimostrate nel tempo non valide o solo parzialmente valide. Io porto la corresponsabilità di una di queste operazioni, amici carissimi, nella penultima vicenda Venchi Unica, nel senso che con il Ministro e con il Governo abbiamo deciso quell'operazione ma la vicenda è servita comunque a garantire per altri sei mesi diversamente non c'era prospettiva, la riassunzione di 1580 persone che dal 14 febbraio dell'anno scorso sarebbero rimaste disoccupate.
Io credo che la soluzione che abbiamo in esame oggi nell'Alessandrino per la Mossi e Ghisolfi, per la varie valutazioni fatte, e Bianchi non tocca solo a noi fare queste valutazioni, perché io ho riunito ad Alessandria sei Istituti di Credito con i signori che fanno la proposta tocca anche agli Istituti di credito garantirsi e cautelarsi con gli strumenti che essi e non noi, hanno.
Credo che abbia fatto molto bene il Consigliere Bono a richiamare il quadro della pesantezza locale. Noi abbiamo detto più di una volta che non vogliamo indulgere nessun particolarismo ma certo è, colleghi, che la situazione del Verbano-Cusio-Ossola descrittavi da Bono e mi pare anche da Beltrami, che del resto risulta dalla documentazione fornitavi stamani, è venuta fuori pesantemente nel convegno del Comprensorio della scorsa settimana. Ora parliamoci chiaro: siamo per attività sostitutive, siamo per gli interventi sulle aree, siamo per il credito, siamo per dare impegni formativi che si rendono necessari (ricordavo l'accordo degli 80 milioni della Montefibre per la formazione professionale) siamo per sbloccare il credito ma davanti ad un esubero di quell'ampiezza, io sfido chiunque a dimostrarmi che 700 persone nell'anno di grazia del Signore che viviamo sono rapidamente riciclabili nel Verbano-Cusio- Ossola e quindi abbiamo certamente a cuore la particolarità di questa situazione.
Voglio dire al Consigliere Borando, che ricordo molto bene la nostra comune vicenda a Castelletto Ticino da quel signore che se ricordo bene si chiama Sibillia. La ricordo benissimo quella vicenda, Borando; devo anche ricordarti, a giustificazione di certi atteggiamenti e di certi comportamenti che in quel momento non erano previsti e non erano istituzionalizzati, nemmeno dalle norme contrattuali e tanto meno nella legislazione intervenuta poi, circuiti di mobilità, per cui ci trovavamo in una situazione molto difficile. Devo anche dire però che è così, che c'è stato questo assestamento in zona; non sempre le situazioni sono comparabili dal punto di vista della garanzia della mobilità. Molto bene che le 20 lavoratrici di Castelletto del Setificio del Ticino siano state diversamente ricollocate, ce ne dobbiamo compiacere tutti. Io dico: dove collochiamo 700 persone nel Verbano-Cusio-Ossola e dove ne collochiamo 1800, perché di questo si tratta,a Vercelli, con tutte le cose che ci sono state ricordate.
Ho terminato, vi dovevo queste rapide precisazioni. Ho ascoltato quello che diceva Beltrami, se ho ben capito, e condivido completamente circa l'esigenza di arrivare al blocco del provvedimento nei termini in cui è stato richiesto da Scotti.
La Giunta non vi chiede di più oggi, io sto per partire per l'incontro.
Mi permetterei però di richiedere di formalizzare questo; il che non significa ipotecare la posizione e il giudizio di merito sul piano fibre e sul Consorzio per domani o dopo domani; chiediamo solo che quello che ha chiesto Scotti, cioè il ripristino della situazione ante a ieri, venga rispettato per consentirci di poter andare a discutere a bocce ferme.
Rinnovo questa richiesta al Consiglio.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. C'è una richiesta di formalizzare un ordine del giorno in merito.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, visto l'andamento della discussione e le sollecitazioni dell'Assessore Alasia, ho esaminato, con alcuni colleghi, la possibilità di stilare un brevissimo ordine del giorno che potrebbe essere approvato in questa seduta.
L'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, dopo aver esaminato con un ampio dibattito la situazione occupazionale negli stabilimenti Montedison-Montefibre della Regione, a conoscenza della proposta del Ministro del lavoro espressa con telegramma richiedente una riunione interministeriale con la Presidenza del Consiglio per un esame generale del problema, fa voti affinché siano revocati i provvedimenti di sospensione assunti dall' azienda e non siano presi, con iniziative unilaterali, altri analoghi provvedimenti, che potrebbero pregiudicare la ricerca delle più valide soluzioni fino all'approvazione del piano nazionale delle fibre, piano nazionale che il Ministro delle partecipazioni statali e il Ministro del lavoro chiedono sia fatto con la massima rapidità".



PRESIDENTE

Con questa formulazione che è stata qui illustrata e con le precisazioni aggiunte, vi sono obiezioni? Chi è favorevole è pregato di alzare la mano, L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti in aula.
Il Consiglio è aggiornato alle ore 15 precise.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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