Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.29 del 20/01/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno dei lavori odierni, che certamente i colleghi Consiglieri hanno ricevuto, reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) interpellanze ed interrogazioni 3) comunicazioni del Presidente 4) relazione di una delegazione del Consiglio regionale al Parlamento europeo 5) dibattito Rai-Tv 6) dibattito sulla situazione urbanistica regionale e sugli strumenti urbanistici in istruttoria.
Nel corso della mattinata penso dovremo interpellare i Gruppi circa lo svolgimento concreto di questo ordine del giorno, che probabilmente dovrà subire qualche modifica.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

I Consiglieri dovrebbero aver ricevuto anche il processo verbale dell'adunanza dell'8 gennaio 1976, che è stato inviato per posta ai singoli Consiglieri unitamente all'ordine del giorno di convocazione del Consiglio.
Se non vi sono obiezioni si può considerare approvato.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interpellanza dei Consiglieri Cerchio e Colombino "Eventualità di un intervento eccezionale per la salvaguardia del forte di Exilles"


PRESIDENTE

Passiamo allora allo svolgimento delle interrogazioni e delle interpellanze, naturalmente seguendo al solito il criterio di dare la precedenza a quelle per cui sono presenti i diretti interessati interroganti ed interpellanti e Assessori competenti a rispondere.
Passiamo quindi all'interpellanza presentata dai. Consiglieri Cerchio e Colombino: "Eventualità di un intervento eccezionale per la salvaguardia del forte di Exilles".
I presentatori non intendono illustrare l'interpellanza. Dò pertanto la parola, per la risposta, all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore ai beni culturali

L'interpellanza è indubbiamente motivata: il forte di Exilles è effettivamente in condizioni di grave decadimento, ed è opportuno interessarsene, anche se in Val di Susa non è certo l'unico valore lasciato andare in rovina; ci sono forse casi ancor più gravi Il forte appartiene tuttora al Demanio militare, che lo ha però, di fatto, abbandonato circa trent'anni fa. Solo quindici anni or sono è stato dato in concessione alla Comunità dell'Alta Valle di Susa perché vi operasse qualche intervento e lo utilizzasse. In precedenza, però, da esso era, stato asportano tutto quanto asportabile, prelevando infissi strumenti difesa, opere in pietra, pavimenti, persine le inferriate La Comunità, con i pochi fondi di cui poteva disporre, provvide a qualche riparazione, tanto da metterlo in condizioni di essere agibile senza pericolo per l'incolumità di coloro che entravano. Si ebbe così modo di utilizzare questo forte per alcuni spettacoli, che ebbero, a quanto mi risulta, notevole successo; spettacoli che vennero allestiti nel "Cortile del Cavaliere", in cui pare che l'acustica sia ottima.
La spesa necessarie per un definitivo recupero del forte è certo molto superiore alle possibilità della Comunità montana, presumibilmente dell'ordine di alcune centinaia di milioni: si tratta di eseguire opere in muratura per bloccare accessi creati con il tempo nel forte, attraverso i quali passano persone che hanno interesse ad asportare materiale che si trova all'interno dell'opera militare (qualcuno ha perfino tentato di appropriarsi di due pietre scolpite, ma non c'è riuscito solo grazie alla resistenza del muro, nel quale erano infisse per tutto lo spessore).
Alla fine del 1973 la Comunità ed il Comune di Exilles, promotore, se non vado errato, tra gli altri il Sindaco, Paolo Sibille, inviarono una petizione alla Regione Piemonte, al Ministero per il Turismo e lo Spettacolo, al Ministero degli Interni ed al Ministero, della Pubblica Istruzione, per sollecitare interventi decisivi ed organici al fine di evitane ulteriori degradazioni del forte di Exilles. Non mi risulta: che sia stata data una risposta dalla precedente Amministrazione a questa petizione, né mi risulta che il Sindaco di allora si sia avviso dell'offerta fattagli dall'Amministrazione militare di porre a sua disposizione, nell'estate del 1975, personale militare per provvedere ad alcune opere di salvataggio, in particolare opere di muratura per rendere più difficile l'accesso al forte stesso.
Il forte, quindi, è tuttora avviato ad un progressivo deperimento soprattutto perché cominciano a cadere i tetti, e si sa che per le costruzioni questo è il segnale dell'avvio alla perdita totale sia pur progressiva del bene.
La Giunta non ritiene possibile prendere in considerazione un intervento per un sia pur parziale riattamento a scopo conservativo, che comporterebbe, come ho detto prima, una spesa presumibile di centinaia di milioni (forse più di 500 ne occorrerebbero per il recupero totale). Dato però che il forte è parte non indifferente dei patrimonio storico e culturale della Regione, è dell'avviso che, se, in accordo con la Comunità montana, in accordo con il Comune di Exilles, si riuscisse a fare un piano per l'utilizzo di questo forte come centro culturale permanente (servizi culturali, eventualmente spettacoli), si potrebbe prendere in esame la possibilità di erogare, nel volgere di cinque o più anni, somme che valgano ad un progressivo recupero del forte. Questa eventualità dovrebbe essere verificata attraverso un sopralluogo da fare ovviamente con esperti, e delegati, sia della Comunità sia del Comune di Exilles. La spesa, che nell'ambito del nostro bilancio sarebbe, specie in momenti come questi difficilmente giustificabile, verrebbe in tal caso ad avere un significato perché si riferirebbe all'offerta di qualcosa di nuovo per la popolazione cioè di strumenti culturali che comportano l'utilizzazione di un bene patrimoniale di interesse storico.
A questo punto si pone ovviamente un altro problema, che investe direttamente il Comune di Exilles: quello della salvaguardia del patrimonio paesaggistico e del patrimonio storico del Comune di Exilles, che è stato purtroppo, in questi anni parecchio pregiudicato.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la sua risposta.
Mi rendo perfettamente conto della difficoltà di reperire i fondi non certo irrilevanti occorrenti per un intervento di questo genere. Certo, il Comune di Exilles, data la modestia delle sue risorse finanziarie (si tratta di un piccolo Comune dell'Alta Valle di Susa) non poteva fare molto di più, attraverso il suo Sindaco ed i suoi organi, se non tentare di sensibilizzare al problema, attraverso la petizione inoltrata nel '73, lo Stato, il Demanio ed altri organismi, per indurli ad intervenire in qualche modo a tutelare queste significativo esempio struttura militare antica del nostro Piemonte.
E' stato ricordato dall'Assessore come il Demanio militare abbia, una quindicina d'anni fa, ceduto il forte in concessione alla Comunità montana.
La concessione scade proprio quest'anno e vien da chiedersi che cosa il Demanio deciderà fare, vorrà disfarsi di questo significativo complesso? Chi lo acquisterà? Le Stato interverrà, o rimarrà sordo alle sollecitazioni? Vorrà assegnarlo a quale-, Ministero per un uso particolare? Naturalmente, questi sono problemi indifferenti. Ma, proprio dato che l'interrogazione dà un significato anche temporale, proprio perch quest'anno scadono i termini della concessione, riteniamo che la Regione debba prendere impegno di promuovere un riattamento del forte, e per favorire .un ritorno all'uso culturale che se ne è fatto negli anni precedenti (ricordo gli spettacoli, decentramento, del Teatro Stabile, con risultato notevole), o per altri eventuali usi cui la costruzione pu prestarsi (musei o altre testimonianze a livello di valle). Mi sembra opportuno porre l'accento su questa esigenza proprio perché al deperimento in questo caso veramente strutturale, della costruzione si è giunti anche per il continuo palleggiamento di responsabilità da un ente all'altro, che si è avuto in questi anni in fatto di tutela dei beni culturali.
Io mi auguro che la considerazione per cui nei prossimi mesi scadranno i termini della concessione, possa far decidere un intervento cui partecipi la Regione Piemonte, che si interessa, come abbiamo notato seguendo il lavoro della passata Amministrazione, soprattutto di una tutela di beni culturali (il Presidente Viglione ne sa qualcosa) in termini estremamente positivi, che possa produrre dei risultati che auspichiamo siano non solo di tutela di beni culturali ma l'nserimento, di valorizzazione, di produttività di questi beni al servizio della Comunità regionale.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Problemi energetici - Linee elettriche

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Bertorello, Menozzi, Lombardi Soldano: "Attuazione di interventi per l'elettrificazione rurale. Opportunità di energici solleciti presso l'Enel al fine di accelerare le procedure di intervento"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Bertorello Menozzi, Lombardi, Soldano: "Attuazione di interventi per l'elettrificazione rurale. Opportunità di energici solleciti presso l'Enel al fine di accelerare le procedure di intervento" La parola all'Assessore competente, Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Signor Presidente, la mia risposta alle diverse domande contenute nell'interrogazione potrebbe limitarsi ad una lunga teoria di "sì": è vero che lo stato di attuazione di interventi in favore dell'elettrificazione rurale non è soddisfacente, in particolare è vero che i lavori vanno a rilento, e ciò sia per la complessità delle procedure sia per l'inadeguatezza strutturale dell'Enel, cioè per l'inadeguatezza dei suoi organici (carenza di personale ecc.); è vero che molti utenti o beneficiari dei provvedimenti regionali spesso hanno rinunciato o rinunciano all'allacciamento e al potenziamento negli impianti, anche per poter fruire delle più favorevoli incentivazioni previste dalla legge regionale n. 51 dell'8/9/19755 che ha elevato l'intervento della Regione rispettivamente all' 80 per cento in montagna, al 70 per cento in collina, al 60 per cento in pianura, fermo restando il contributo del 20 per cento a carico dell'Enel.
Rispondo affermativamente anche alla domanda se sia vero che la Giunta abbia dovuto revocare una parte dei finanziamenti precedentemente impegnati dalla precedente Amministrazione. In proposito, preciso che con delibera n.
27 dei 28/10/1975 e n. 17 del 15/12/1975, è stata accantonata un'economia di lire 1 miliardo e 147 milioni, accantonamento resosi necessario per mancata adesione dei produttori agricoli ai vari progetti esecutivi, avendo tali beneficiari ritenuto troppo alta la quota posta a loro carico dalla precedente Amministrazione in base alle leggi vigenti, e cioè 20 per cento in collina e montagna, 30 per cento in pianura.
Posso assicurare che sono stati concordati ed effettuati numerosi incontri con i dirigenti dell'Enel sull'argomento: tre direttamente da parte dell'Assessorato, uno da parte della Giunta; sono previsti altri due incontri, uno dei quali dovrebbe svolgersi domani, in Giunta, ed un altro a livello più tecnico, lunedì prossimo. In totale, dunque, cinque incontri.
Comunque, per dare il quadro complessivo, per la concomitanza di svariati fattori, e in particolare per l'inadeguatezza dell'Enel e la conseguente sua lentezza da una parte e le numerose rinunce da parte dei beneficiari, vuoi perché stanchi di attendere, vuoi perché i costi sono troppo alti, vuoi per le maggiori facilitazioni previste dalla legge 51, la situazione attuale può essere così riassunta: l'Enel deve eseguire lavori per pratiche già istruite e somme già impegnate per un importo di ben 3 miliardi 953 milioni 530 mila lire, così ripartiti: 1 miliardo e 788 milioni e 220 mila lire sulla legge n. 18 del 2/7/1974 per pratiche istruite alle varie date (l'ultima al 19/1/1976); 875 milioni sulla legge 1973 n. 512 per pratiche istruite in attesa di progetti da parte dell'Enel; 764 milioni 195.718 sulla legge 27/10/1966 nn 910 e 4/8/1971 n. 592, anche questa in attesa di progetti da parte dell'Enel; 526 milioni 115.006 sulla legge 28/3/1968 n. 404, anche questa in attesa di progetti (sono leggi nazionali) a questa somma, già ragguardevole, vanno aggiunti i finanziamenti previsti sulla legge n. 51 dell'8/9/1975, per un importo di 2 miliardi e 300 milioni, pari ad un ulteriore investimento possibile di 3 miliardi e 300 milioni. In totale, sono dunque disponibili, parte impegnati altri da impegnare, ben 7 miliardi 253 milioni, che danno la possibilità non soltanto di soddisfare in larga parte le domande di elettrificazione ma di garantire 550 posti di lavoro per un anno; e questo è il discorso che, in subordine a quello fondamentale, di garantire l'elettrificazione, stiamo cercando di affrontare e risolvere con l'Enel.
I responsabili dell'Enel, ripetutamente contattati, come ho detto - tre volte direttamente da parte di chi vi parla, una volta in un incontro con il Vicepresidente Libertini - ci dicono di avere in corso lavori per 800 milioni (ne resterebbero comunque per 3 miliardi e 153 milioni, facendo astrazione dalla 51, per la quale i fondi devono ancora essere impegnati) e che però loro non sono in grado di fare di più, o di meglio, perché hanno organici inadeguati. Alle nostre pressioni, anche con riferimento alla situazione occupazionale, rimandano la questione alla Direzione nazionale.
Qualche modesto passo avanti è stato fatto rispetto agli impegni iniziali, ma sempre sulla base di impegni ancora insoddisfacenti che vogliamo appunto ancora rivedere e modificare nel corso degli ultimi incontri, nel senso che adesso avrebbero garantito di realizzare lavori oltre agli 800 milioni già in corso, per un miliardo di lire all'anno.
Evidentemente, di questo passo i fondi stanziati verrebbero assorbiti fra sette anni. E' una situazione che abbiamo ritenuto inaccettabile e in relazione alla quale appunto sono in corso i contatti di cui ho parlato.
Ho detto prima che il 27-28/10/1975 e il 15/12/1975, con delibera rispettivamente n. 17 e n. 27, è stata accantonata un'economia di lire 1 miliardo 147 milioni e 950.000, dovuta a mancata adesione degli agricoltori, i quali hanno ritenuto troppo elevata la quota a proprio carico o troppo inadeguato il contributo della Regione.
L'Enel, peraltro, come è certamente noto agli interpellanti, pratica i prezzi previsti dal prezziario ministeriale risalente alla data del 28/12/1974, aumentato del 16 per cento, come precisato nella circolare ministeriale del 19/6/1975. Le economie accantonate di cui alle delibere che ho citato più sopra sono state trattenute a disposizione per integrare appunto i maggiori costi che vengono a determinarsi nei progetti presentati dall'Enel e per finanziare molte vecchie pratiche che non erano state evase a suo tempo per mancanza di fondi. Evidentemente, le pratiche dei beneficiari che hanno rinunciato verranno rifinanziate - e in questo senso sono state date istruzioni anche ai Sindaci eccetera - sulla legge n. 51 che, come i colleghi sanno, comporta un intervento più consistente della Regione e riduce il costo a carico dei beneficiari. Ma il problema di fondo, a questo punto, è quello di rimuovere le cause fondamentali di questa situazione, di questo impasse determinato dall'inadeguatezza degli uffici dell'ente.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Vorrei fare due considerazioni sulla risposta dell'Assessore.
La prima riguarda i rapporti che sono stati avviati con l'Enel. Per me non significa molto il numero delle riunioni tenute, quel che conta è la qualità, l'incisività dei contatti.
Mi risulta che i lavori di elettrificazione non procedono perché l'Enel non può provvedervi con il ristretto organico di cui dispone. E' ovvio che con l'organico ordinario non può affrontare lavori straordinari quali quelli grossi dell'elettrificazione rurale che sono stati finanziati anche dalla Regione. La Regione, secondo me, non deve prendere per buona questa impostazione ed accettare quindi che l'Enel proceda con la lentezza determinata dalla sua scarsa disponibilità di personale: deve insistere sul fatto che si tratta di lavori straordinari. Con i finanziamenti da noi decisi avremmo dovuto riuscire a risolvere completamente il problema dell'elettrificazione nel giro di due o tre anni,, ma se l'Enel va di questo passo il problema non lo risolveremo, nonostante la buona volontà.
All'Enel dicono di non poter appaltare lavori per motivi interni sindacali, o qualcosa di simile: invece deve appaltarli, altrimenti non risolveremo il problema dell'elettrificazione. Perché non è pensabile che l'ente elettrico assuma stabilmente personale in proporzione dei lavori straordinari che deve fare in questo momento, e non è d'altro canto accettabile che diluisca nel tempo l'esecuzione dei lavori per non aumentare il suo personale. L'unica possibilità per arrivare ai risultati che ci prefiggiamo è nell'adozione del sistema degli appalti: si deve trattare con l'Enel anche a livello sindacale, discutere i problemi di lavoro con sindacati, in modo da ottenere che questi lavori siano dati in appalto.
Mentre non solo pertanto soddisfatto della parte di risposta dell'Assessore che concerne i rapporti con l'Enel, potrei esserlo per l'altra parte se ottenessi dal collega Ferraris un'assicurazione. Egli ha detto giustamente: abbiamo dovuto revocare dei finanziamenti perché gli interessati, dovendo sopportare una quota troppo pesante, hanno preferito rinunciarvi. Ebbene, io chiedo all'Assessorato di mettere i Comuni che si sono adoperati per approntare la voluminosa documentazione richiesta in condizione di non dover rifare tutto ex novo. Cioè, le domande revocate per i motivi che abbiamo detto, di non impegno a pagare la differenza dovrebbero essere riprese in carico e non burocraticamente e freddamente accantonate richiedendo tutta una documentazione nuova: dovrebbero essere "riciclate", per usare un termine molto in uso in questi giorni utilizzando tutta la documentazione già in possesso degli uffici.
E' una richiesta che faccio in aggiunta a quanto era stato chiesto nell'interrogazione. Se la risposta fosse affermativa potrei dichiararmi anche a nome dei colleghi, soddisfatto.



PRESIDENTE

Data l'eccezionalità del tipo di domanda che il Consigliere Chiabrando ha avanzato, consento all'Assessore di rispondere. Raccomando caldamente però di evitare per il futuro che un'interrogazione finisca con il dar luogo, fra domande e risposte, ad un dibattito vero e proprio: non vorrei che questo sistema fosse eletto a prassi.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Il collega Chiabrando ha tutte le ragioni di essere insoddisfatto, ma insoddisfatto di quanto precedentemente deciso per quanto riguarda la legge che consentiva finanziamenti più ridotti, mentre il nostro Gruppo aveva presentato una legge che sotto questo aspetto non avrebbe creato il problema delle rinunce.
Per quanto riguarda l'Enel, gli interventi continuano ad essere svolti nella direzione - non a caso trattano la questione, oltre all'Assessore, il Vicepresidente, il collega Bajardi e altri - di rimuovere gli ostacoli provocando le assunzioni che gli stessi dirigenti dell'Enel ammettono essere necessarie. Si tratta di un problema, a questo punto, neanche più di appalti ma di uffici. Perché i progetti vengono fatti all'Enel, e quindi è l'Enel che deve aumentare gli organici degli uffici addetti alla progettazione. Per gli appalti c'é, sì, anche disaccordo con i sindacati ma questo può essere superato, come è stato fatto in altre occasioni.
Per quanto riguarda il resto, evidentemente, sbloccata la questione di fondo, noi siamo indubbiamente per l'accoglimento di tutte le domande secondo le procedure più snelle, poiché nostro intendimento è che i fondi accantonati siano spesi al più presto. Appena sarà approvata la leggina che abbiamo riadottato, il problema, ammesso che esistesse, sarà senz'altro superato.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione del Consigliere Cerchio "Situazione dei pendolari sulla Torino-Chieri"


PRESIDENTE

Per alternare un po' gli Assessori chiamati a rispondere, dò ora la parola all'Assessore Bajardi in merito all'interrogazione del Consigliere Cerchio sulla situazione dei pendolari sulla Torino-Chieri.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti, attuazione e gestione delle infrastrutture

Il Consigliere Cerchio ha interrogato il Presidente della Giunta per sapere: se è a conoscenza del ritardo abituale del treno in partenza da Chieri alle ore 7,16 (treno 2614) se è a conoscenza di una petizione degli utenti inviata alle F.S. con alcuni suggerimenti operativi se non ritenga di adoperarsi affinché le giuste rivendicazioni dei pendolari chieresi siano portate a soluzione.
La richiamata petizione degli utenti è pervenuta per conoscenza all'Assessorato ai trasporti e contiene in particolare le seguenti richieste o proposte: misure atte ad ovviare il ritardo abituale in caso di ulteriori ritardi si richiede l'utilizzo del diretto proveniente da Alba che per orario non ferma a Trofarello la predisposizione dell'orario estivo delle F.S. in modo da garantire diverse possibilità di collegamento con Torno ed in particolare il regolare arrivo alla stazione di Porta Nuova prima delle ore 8.
Da quanto sopra detto emerge che l'Assessorato ha ricevuto copia della petizione dei lavoratori pendolari chieresi le cui proposte operative sono state la base dell'intervento della Regione presso il Compartimento delle Ferrovie dello Stato.
Il ritardo in cui incorreva il treno 2614 con il quale è prevista la coincidenza del treno in partenza da Chieri alle ore 7,16 era dovuto a inconvenienti ricollegati col trasporto merci cui le Ferrovie dello Stato affermano di avere ovviato con un provvedimento in questi giorni. Pertanto ora l'arrivo a Torino di tale treno non dovrebbe più subire ritardi.
Per quanto riguarda la possibilità di avvalersi a Trofarello della coincidenza con il treno proveniente da Alba invece del "2614", si fa presente che esso transita per Trofarello senza fare fermata. La fermata fatta in questi ultimi tempi, a dire delle F.S., era occasionale e motivata da inconvenienti di movimento che ora non dovrebbero più sussistere.
Pertanto, la fermata non dovrebbe essere più fatta. E' nostra impressione che tali fermate non fossero casuali e fossero predisposte invece per sopperire ai ritardi del treno "2614".
Proseguiremo nei contatti con le Ferrovie dello Stato per la ricerca di orari più idonei alle necessità degli utenti, ed in particolare nella predisposizione dell'orario estivo; ma anche in una visione più generale considerando che le relazioni Chieri-Torino potranno positivamente avvalersi del quadruplicamento dei binari da Trofarello a Torino, il cui completamento è però previsto per la fine del quinquennio. E' nostra ferma convinzione che solo una accelerazione dei lavori di quadruplicamento creerà le condizioni tecniche per il migliore esercizio delle relazioni ferroviarie tra Chieri e Torino.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore della risposta.
Egli sa come la zona del Chierese sia fra le più carenti della Regione sul piano dei trasporti pubblici. Alcune interrogazioni rivolte in precedenza all'Assessore hanno già permesso di inquadrare il problema. Lo stesso Assessore ha partecipato a Chieri ad una riunione con amministratori comunali per dibattere il problema. Quell'oggetto dell'interrogazione ora in discussione è un problema particolare, che dipende evidentemente dalla Direzione compartimentale delle Ferrovie, ma l'Assessore sa, e l'ha inquadrato nella sua risposta, come problema sia veramente generale per tutto il bacino del Chierese.
Ieri chi vi parla è stato ricevuto - con alcun utenti della linea Torino-Poirino-Alba della Satti (o meglio, dell'ATM, per conto della quale opera la Satti) - dal dirigenti della Satti per una questione di orari, e anche, direi, di coordinamento di questo accordo Satti-ATM, perché il servizio certamente non è funzionante del che la responsabilità viene palleggiata fra le due direzioni.
Mi risulta che nei prossimi giorni le due direzioni ATM e Satti dovranno intervenire in merito. Questa interrogazione, insieme ad altre (il 22 chi vi parla ed alcuni Assessori dei Comuni di Cambiano e di Santena saranno in Assessorato da un funzionario per trattare una questione di trasporti interessanti operai della ditta tessile Tabasso che risiedono a Santena e Cambiano) vogliono essere una sollecitazione alla soluzione di problemi che comunque l'Assessorato già conosce.
Io ringrazio l'Assessore Bajardi per la sua risposta, certo che terrà conto anche di questa questione in quel discorso che ha già iniziato, di studio del bacino del Chierese, e che vorremmo sperare possa proseguire celermente fino alla sua conclusione.


Argomento: Zootecnia

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Franzi, Lombardi, Bertorello Menozzi su: "Motivi che hanno indotto la Giunta a ritardare di dodici mesi le domande ed il pagamento dei premi di allevamento vitelle"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Franzi Lombardi, Bertorello, Menozzi su: "Motivi che hanno indotto la Giunta a ritardare di dodici mesi le domande ed il pagamento dei premi di allevamento vitelle".
La parola per la risposta all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Siccome mi è stato fatto rilevare che alle interrogazioni si dovrebbe rispondere in moto molto più breve e sintetico, mi asterrò, dal leggere gli appunti che mi ero preparato e dirò soltanto che non vedo motivi per fare diversamente.
La legge n. 51 è entrata in vigore l'8/9/1975; la delibera di applicazione il 12/11/1975, quando l'anno, quindi, era trascorso, la sostanza, politica delle disposizioni, che del resto mi pare sia stata accettata dalle organizzazioni, che hanno contribuito a determinane le norme (ma io non voglio affatto qui chiamare in causa responsabilità altrui, le responsabilità sono sempre tutte dell'Assessore e della Giunta) è che sempre si tratta qui non di un premio di ingrasso o di nascita, come in precedenza, ma di un premio specifico, ad hoc, finalizzato all'allevamento. E io sfido chiunque a dimostrare sul piano tecnico ed economico che sia possibile trasformare in un premio di nascita un premio che la legge ha previsto finalizzato a sostenere quei produttori, quegli allevatori zootecnici che intendono migliorare ed aumentare il patrimonio delle fattrici.
Ad ogni modo, dal momento che gli interroganti chiedono se si intende apportare modifiche, preciso che il problema potrà essere visto quando si tratterà di rifinanziare la legge, apportando eventuali aggiornamenti alle norme che dovranno valere per il 1976.



PRESIDENTE

La parola per la replica all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Non penso che l'Assessore si aspetti una dichiarazione di soddisfazione ad una risposta così completamente negativa. Mi spiace dover rilevare facendolo presente anche al Vicepresidente, come con questo atto si operi in direzione completamente opposta all'orientamento dichiarato dalla Giunta di voler procedere accelerando i tempi per eliminare i residui passivi: bloccare per dodici mesi fondi destinati all'agricoltura nelle casse della Regione porta ad incrementare i residui passivi, non a ridurli.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Ma non vogliamo, per ridurli, buttar via i soldi.



CHIABRANDO Mauro

Desidero sia ben chiaro a tutti che questo modo di procedere è veramente in contrasto con l'intendimento dichiarato ripetutamente dalla Giunta stessa, e che noi condividiamo di accelerare le procedure per poter spendere i soldi al più presto.
L'Assessore dice: sfido chiunque a dimostrare che le vitelle che si sostiene di voler destinare all'allevamento abbiano i requisiti che questa destinazione richiede. Io però sfido l'Assessore ad assicurarmi che almeno una di queste vitelle sarà controllata per esaminare la sua attitudine a fini di allevamento. Non è certamente un controllo realizzabile. Noi diciamo, quindi: lasciamo che sia l'allevatore, che ha la capacità per farlo, a valutare se la vitella è da allevare o meno, e quindi paghiamo subito, come vuole lo spirito della legge, lo spirito nuovo, che tutti noi accettiamo, di accelerare i tempi, superando difficoltà burocratiche ed anche qualche volta tecniche come questa volta.
Sottolineo quindi come quello denunciato sia un fatto estremamente grave, perché porta a ritardare artificiosamente i pagamenti e a trattenere nelle casse della Regione dei fondi che tutti diciamo di essere d'accordo di utilizzare, per eliminare quei residui passivi che sono un po' la colpa e un po' il lato negativo di tutta l'Amministrazione pubblica.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Interventi fondiari

Interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando, Menozzi, Franzi Lombardi, Bertorello: "Motivi per cui la Giunta non ha ancora provveduto a proporre le norme procedurali da adottarsi per l'attuazione degli interventi previsti dalla legge 9/5/1975 n. 153 sulle direttive comunitarie per la riforma dell'agricoltura"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando Menozzi, Franzi, Lombardi, Bertorello: "Motivi per cui la Giunta non ha ancora provveduto a proporre le norme procedurali da adottarsi per l'attuazione degli interventi previsti dalla legge 9/5/1975 n. 153 sulle direttive comunitarie per la riforma dell'agricoltura".
La parola, per la risposta, all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

In relazione a questa interrogazione, circa la predisposizione delle norme procedurali per l'applicazione delle direttive CEE n. 159, 160, 161 del 1^ aprile 1972, posso comunicare che la Giunta regionale ha già predisposto una bozza di disegno di legge, che approverà in una delle prossime sedute del mese di gennaio. Sono soltanto attualmente in corso incontri con i Ministeri competenti, e soltanto nelle prossime settimane si terranno le riunioni previste per l'assegnazione e il successivo riparto dei fondi.
In ogni caso, entro la fine di questo mese il disegno di legge della Giunta sarà trasmesso all'Ufficio di Presidenza, che a sua volta lo trasmetterà alla Commissione competente per la convocazione delle consultazioni e il suo esame.



PRESIDENTE

La parola, per la replica, all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Su questo argomento potrebbero intervenire con conoscenza di causa tutti i colleghi che con me sono andati in questi giorni a Bruxelles, ivi compreso il Presidente.
Abbiamo appreso negli incontri avuti in diverse sedi come una delle cause dei ritardi degli interventi comunitari, specialmente in agricoltura stia nel mancato recepimento delle disposizioni con leggi regionali.
Non mi dilungo sull'argomento, visto che tutti i Gruppi erano rappresentati nella delegazione, e quindi tutti i Gruppi hanno sentito lamentare come la Regione Piemonte (insieme ad altre, per la verità) sia in colpa per il ritardo nell'attuazione delle norme comunitarie. Spero che quello che ha detto l'Assessore si realizzi veramente al più presto, così che si ponga rimedio a questa colpa che anche la nostra Regione ha nei confronti della Comunità europea.



PRESIDENTE

Rilevo con compiacimento come le ultime due interrogazioni siano state svolte nel modo giusto, occupando pochi minuti fra botta e risposta.


Argomento: Informazione - Comitato RAI

Interrogazione presentata dai Consiglieri Robaldo e Gandolfi: "Opportunità di un intervento presso l'Amministrazione Rai-Tv per sollecitare opportuni interventi che permettano la ricezione dei programmi televisivi in alcune zone delle Langhe e in altre valli della Provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dai Consiglieri Robaldo e Gandolfi: "Opportunità di un intervento presso l'Amministrazione Rai-Tv per sollecitare opportuni interventi che permettano la ricezione dei programmi televisivi in alcune zone delle Langhe e in altre valli della Provincia di Cuneo".
La parola al Presidente della Giunta per la risposta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, il problema sollevato dai Consiglieri Robaldo e Gandolfi tocca un argomento che è noto alla Giunta regionale e direi a tutta la comunità regionale piemontese. Si tratta di allacciamenti - così li possiamo chiamare - alle reti televisive per zone di montagna o di collina non collegate attraverso ripetitori.
L'interrogazione mette a fuoco il grave stato di disagio in cui si trovano specialmente le popolazioni delle Langhe e delle vallate cuneesi che sono nell'impossibilità di ricevere il Secondo Canale della Televisione, per mancanza di installazione di opportune attrezzature tecniche da parte della Rai-Tv.
Lo stato di disagio delle popolazioni interessate, di cui l'interrogazione si fa interprete fedele, è espresso anche attraverso assemblee popolari, comitati di agitazione, i cui atti sono pervenuti anche agli uffici della Giunta regionale. Cito qui l'ordine del giorno adottato dall'assemblea popolare dei cittadini dei Comuni di Camerana, Gorzegno Gottasecca, Levice, Mombarcaro, Monesiglio, Prunetto, Saliceto, e poi successivamente anche di altre zone, dove si impegna, tra l'altro, anche la Giunta regionale a sostenere le rivendicazioni degli utenti del servizio televisivo e si esprime la decisione di sospendere il pagamento del canone di abbonamento con decorrenza 1 gennaio 1976 come momento di lotta politica. Abbiamo recentemente appreso dai giornali di un'iniziativa analoga anche nei Comuni di Garessio ed Ormea, ove sono stato nei giorni scorsi; iniziativa decisa dagli utenti riuniti in assemblea.
Di questo stato di disagio mi sono fatto interprete presso i competenti uffici della Rai-Tv. Il dott. Zatterin, che è il direttore del Centro di produzione di Torino, ha dimostrato di conoscere i termini del problema ed ha assicurato che: 1) per alcune di tali località si provvederà ad assicurare la ricezione del Secondo Canale nell'ambito della prevista estensione delle reti televisive fino a servire i centri abitati con popolazione non inferiore a mille abitanti, come prescritto all'articolo 14 della convenzione tra il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni e la Rai, secondo il decreto del Presidente della Repubblica 11 agosto 1975 n. 452, che è recentissimo 2) nella realizzazione dei suddetti impianti sarà data priorità alle opere necessarie per estendere la ricezione della Seconda rete Tv ad un'area pari a quella servita dalla prima rete.
La Giunta assicura, sulla base di questi dati, di reintervenire sollecitamente presso la Presidenza del Consiglio e lo stesso Consiglio d'Amministrazione della Rai-Tv per sollecitare e, direi, ridurre, i termini che sono stati indicati.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

Signor Presidente, in cauda venenum, e in effetti l'ultimo punto è quello che ci lascia perplessi in questa vicenda, che, come lei ha giustamente ricordato, è una vicenda conosciuta, che dura, come altre, da quando si è estesa la rete radio-televisiva nel nostro Paese ed alla quale a quest'ora sarebbe stato possibile trovare rimedio.
Lei ha dato atto delle iniziative che le popolazioni di queste zone hanno posto in essere e stanno ponendo in essere. Dobbiamo riconoscere che sono manifestazioni che si svolgono democraticamente, secondo lo stile di queste popolazioni, che però non possiamo nemmeno esasperare oltre certi limiti, diciamo, del buon senso e del lecito.
I due anni preventivati perché si possa giungere ad una normalizzazione sono un periodo di tempo ancora molto lungo, e di questa previsione, che costituisce il punto nodale dell'interrogazione e della risposta non possiamo che dirci insoddisfatti. Vorremmo pertanto suggerire alla Giunta di studiare quanto meno la possibilità di ottenere che questi utenti paghino un canone dimezzato, in relazione al servizio dimezzato che ricevono. Ripeto, sono palliativi, si possono suggerire altre soluzioni però non possiamo non trovare una forma di compromesso che, tenendo conto di queste difficoltà, e forse dell'impossibilità tecnica di estendere il Secondo Canale a quelle zone, preveda quanto meno un alleggerimento nel canone o altri interventi, una forma di compromesso che venga accettata perché non si arrivi a manifestazioni di esasperazione che noi riteniamo debbano essere evitate.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Assicuro che la Giunta svolgerà immediatamente un ulteriore intervento presso la Presidenza ed il Consiglio di Amministrazione della Rai-Tv.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Scade in questo momento l'ora che, secondo quanto convenuto, destiniamo allo svolgimento delle interrogazioni e interpellanze. Passiamo quindi al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cerchio e Zanone.


Argomento:

b) Apposizione visto da parte del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Comunico che il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale 11 dicembre 1975: "Variazione al bilancio per l'anno finanziario 1975" alla legge regionale 11 dicembre 1975: "Provvedimenti urgenti per il decentramento dell'erogazione dei benefici previsti dalle norme statali e regionali in materia di agricoltura e foreste" alla legge regionale 8 gennaio 1976: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976".


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: proposta di legge n. 62: "Tutela e diffusione del patrimonio musicale popolare e folcloristico del Piemonte", presentata dai Consiglieri Colombino, Picco, Cerchio, Beltrami, Chiabrando e Martini in data 8 gennaio 1976; disegno di legge n. 63: "Disposizioni per l'utilizzo di una seconda quota dell'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1974" presentato dalla Giunta regionale in data 14 gennaio 1976.


Argomento:

d) Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

E' stata data risposta scritta all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Franzi, Menozzi, Lombardi, Bertorello in merito ai ricorsi relativi alle domande presentate per il programma 1974.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni del Vicepresidente della Giunta regionale sul problema occupazionale


PRESIDENTE

Il Vicepresidente della Giunta ha chiesto di poter fare un intervento per dare alcune comunicazioni. Ha facoltà di parlare.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

I colleghi ricorderanno come nella riunione del 4 dicembre, che si tenne alla Camera di Commercio, con la partecipazione della Regione, della Giunta, dei Gruppi consiliari, degli enti locali del Piemonte e del sindacato, fosse stato indicato che sulla nostra Regione pendeva una grave minaccia: l'aggravarsi della crisi faceva precipitare alla scadenza del 31 dicembre 11 mila licenziamenti noti alla Regione, 14 mila presunti.
Era stata rivolta allora da tutti una richiesta al Governo di sospensione dei licenziamenti ed erano stati indicati concordemente dai sindacati e dalla Regione, all'interno di questo grosso problema, tre nodi essenziali, definiti qualificanti: le questioni della Pirelli, della Montedison e della Singer.
I colleghi sanno come la questione della Pirelli abbia avuto una parziale, e del tutto interlocutoria, per la verità, soluzione, nel senso che successivamente si è giunti ad un accordo con il quale il gruppo Pirelli ha revocato i licenziamenti. E' stata introdotta la misura della Cassa integrazione e del pre-pensionamento per quanto riguarda l'impianto presente in Piemonte, la Superga (il pre-pensionamento vale poco, ma la misura della Cassa integrazione assicura il salario al lavoratori fino a giugno). Nello stesso tempo è stato deciso di studiare un nuovo piano di ristrutturazione della Pirelli. A questo piano viene associata, per la prima volta, in modo formale, una Regione, cioè il Piemonte, e io comunico ai Consiglieri che, intanto, entro alcuni giorni vi sarà, qui a Torino, un incontro della Giunta con la dirigenza del gruppo Pirelli, per cominciare ad esaminare questo piano di ristrutturazione dall'ottica del Piemonte.
Questa riunione sarà preparatoria di una riunione che avverrà poi a Roma, presso il Ministero dell'Industria, con la partecipazione delle organizzazioni sindacali.
Per quel che riguarda la Montedison, voi tutti sapete che è intervenuto un accordo fra sindacati e Governo che ha portato non solo alla revoca della serrata negli stabilimenti di Vercelli e Pallanza ma anche ad un accordo che riguarda la produzione delle fibre, accordo che noi sottolineiamo positivamente perché scongiura il pericolo di licenziamenti di chiusura di aziende, ma rispetto al quale ci permettiamo di esprimere una riserva, dal punto di vista dell'economia aziendale, e, direi, del piani di sviluppo, perché esso prevede, in sostanza, in forme sia pur pacifiche (pre-pensionamento e blocco del turn over) il decremento di circa 1.500 unità nell'arco di due o tre anni.
E' invece comunque aperto il problema per quel che riguarda il Cotonificio Val di Susa. Da questo punto di vista vi è una novità che ho il dovere di comunicare formalmente al Consiglio, perché ne prenda atto ed esprima le sue valutazioni. In occasione degli incontri fra sindacati e Governo sulla Montedison vi è stata da parte del Governo un'assunzione di responsabilità precisa in ordine all'idea che il CVS non debba più rimanere nell'ambito della Montedison: cioè, il Governo ormai parte da questa ipotesi. Le organizzazioni sindacali nazionali hanno invece assunto una posizione lievemente diversa: accettano di discutere una soluzione del CVS che non sia nell'ambito Montedison ma chiedono che in questa soluzione la Montedison sia in qualche modo coinvolta e corresponsabilizzata.
Come Regione abbiamo preso atto di queste nuove posizioni, e nei giorni scorsi abbiamo ricevuto il Presidente della Federazione Industriali tessili, Artom, e il Presidente della Federazione degli Industriali della Regione Piemonte, Debenedetti, che ci hanno consegnato un piano elaborato dalla Federazione degli Industriali tessili per la soluzione del problema del Valle Susa. Copie di questo piano sono state presentate esclusivamente all'Assessorato all'industria della Regione Piemonte e al Ministro dell'Industria. Nella riunione della Commissione tessile che si è svolta la scorsa settimana presso il Ministero dell'Industria, su cui riferirò tra poco succintamente, è stato deciso che il testo del piano venisse consegnato ai sindacati (finora ai sindacati era stato reso noto soltanto uno stralcio). I Consiglieri che volessero prendere conoscenza del piano possono farlo da domattina: è a loro disposizione una copia presso l'Assessorato all'industria. (Non possiamo farlo stampare sia per ragioni di riserbo sia perché ciò implicherebbe costi e dispendio di tempo).
La prossima settimana, anche per la discussione di questo progetto verrà tenuta una riunione al Ministero dell'Industria, cui la Regione Piemonte parteciperà. Devo dire subito che il piano presentato dalla Federtessili é, così com'é, per noi inaccettabile, in quanto prevede un calo occupazionale dai 3.400 attuali a: 2.200, e prevede che non venga mantenuta l'unità dei CVS, che verrebbero viceversa assegnati ad industriali diversi, e non assicura il mantenimento in vita di tutti gli stabilimenti. Aggiungo però che sono in corso fra sindacati e Governo (noi ne siamo a conoscenza) scambi di vedute dai quali emerge la possibilità che la Montedison, o comunque le Partecipazioni statali, possa essere coinvolta in un consorzio con gli industriali tessili. La Federazione degli Industriali piemontesi ha fatto conoscere la sua disponibilità ad allestire un'iniziativa di tipo meccanico nell'area degli stabilimenti Val di Susa che possa essere integrativa ai fini dell'occupazione.
In conclusione, mentre a nostro avviso è inaccettabile il piano che è stato proposto così com'è, sono in corso conversazioni da cui. possono scaturire nuovi sviluppi e nuove prospettive che seguiremo in modo vigile.
Nel piano, come i Consiglieri che ne vorranno prender visione potranno constatare, c'è un elemento di interesse: il piano sfata tutto quello che è stato detto circa il fatto che i Cotonifici Val di Susa siano un vecchio carrozzone improduttivo, incapace di stare sul mercato. Viceversa, la Federazione degli Industriali tessili fa un'ipotesi di mantenimento e addirittura di aumento dell'occupazione, con alcuni investimenti e alcune modifiche che accrescerebbero la produttività, e scarta la soluzione del mantenimento dell'occupazione unicamente perché questa soluzione, a suo avviso, aprirebbe dei grossi problemi sul mercato tessile. Cioè, il Cotonificio Val di Susa, anche se può sembrar paradossale, potrebbe diventare troppo concorrenziale rispetto ad altre imprese in un mercato tessile ristretto. Questo ci conferma che il discorso sul Valle Susa va portato con molta cautela, che la Montedison ha fatto circolare molti luoghi comuni su questi impianti: nessuno nega che questi abbiano bisogno di una riorganizzazione, di importanti modifiche, ma certo possono essere uno strumento produttivo di notevole rilievo.
Desidero comunque informare il Consiglio che il termine per le decisioni che riguardano il CVS è stato prorogato al 31 marzo (ricorderete che la scadenza era stata fissata al 28 febbraio), per cui la trattativa può svolgersi con un minimo di respiro, anche se con questo non vorrei affatto spargere olio sul mare, cioè dare tranquillità, perché la situazione è sempre drammatica, preoccupante, e richiede lo sforzo di tutti i Gruppi, di tutte le forze politiche perché la soluzione sia effettivamente positiva, con le caratteristiche che noi abbiamo indicato cioè una soluzione globale, che mantenga i livelli di occupazione integralmente, che sia capace di coinvolgere anche la Montedison e non smembrare i CVS. Su queste posizioni è attestata la Regione.
Il terzo nodo, quello della Singer, è invece stato avviato ad un sia pur transitorio scioglimento: negli incontri avvenuti al Ministero dell'Industria la scorsa settimana il Ministro dell'Industria e il Ministro del Lavoro hanno accettato le proposte che, come tutti sapete, perché se n'è parlato in quest'aula, la Regione va facendo da molto tempo. Sin dall'inizio della vertenza, pur avendo con attenzione esplorato le vie di soluzione di carattere privato, che, abbiamo detto anche, avremmo privilegiato in ordine ad una linea generale, noi eravamo convinti che soluzioni di carattere privato per uno stabilimento che impiega duemila addetti e produce elettrodomestici erano oggi assolutamente improbabili (e l'esperienza ci ha dato ragione) e che la sola strada da seguire era quella delle Partecipazioni statali.
Nella riunione della scorsa settimana i Ministri dell'industria e del lavoro si sono fatti carico di una proposta che essi porteranno in Consiglio dei Ministri nelle prossime quarantott'ore, quella di un intervento della GEPI per rilevare un insieme di stabilimenti, di cui avrete letto sui giornali l'elenco. Sono i punti più caldi della crisi italiana. Tra questi, per il Piemonte, è stata inclusa la Singer. E' una scelta, non per un salvataggio a caso di un impianto in crisi (e infatti non abbiamo chiesto l'intervento per altri impianti). Se la proposta dei Ministri Toros e Donat-Cattin verrà approvata dal Consiglio dei Ministri al 31 di gennaio la GEPI rileverà tutti i 1009 dipendenti della Singer affitterà o acquisterà gli stabilimenti e darà inizio ad un processo di associazione con partners privati per una attività di conversione degli stabilimenti e di loro messa in produzione in un'ottica produttiva adeguata.
Poiché queste decisioni vengono assunte dal Governo in un momento in cui vi è, com'è noto, il vuoto politico creato dalla crisi in corso, e il Governo ha scarsa autorità per questi provvedimenti, i Ministri che avanzano la proposta chiedono alla Regione -- che del resto questa proposta l'ha fatta fin dall'inizio - chiedono ai Sindacati, chiedono alle Commissioni parlamentari, di confortarli con il loro appoggio in questa scelta. La Giunta, pertanto, invita i vari Gruppi del Consiglio ad esprimersi, o verbalmente o con un ordine del giorno, in modo da arrecare un elemento di conforto per la decisione che nelle prossime quarantott'ore il Consiglio dei Ministri assumerà e che eviterebbe il licenziamento al 1 febbraio di duemila lavoratori e consentirebbe l'avvio di una soluzione positiva.
Desidero in questa occasione dire che vi erano delle proposte che riguardavano soluzioni private. Queste proposte sono state scartate da tutti - Ministro, Regione e Sindacati -, e del resto anche i proponenti non le hanno presentate come proposte risolutive. Una era per una iniziativa di carattere meccanico dell'Unione Industriale, non meglio precisata, che per la stessa Unione Industriale ci ha detto che desiderava piuttosto localizzare nell'area dei Cotonifici Valle di Susa; comunque, una iniziativa che comportava lavoro per 400-500 addetti, quindi non atta a risolvere il problema del CVS. Un'altra era della Fiat, la quale ci ha dichiarato ripetutamente, anche in un recente incontro con l'Amministratore delegato, la sua disponibilità ad avviare una produzione siderurgica anche nell'area della Singer. Però, con l'inconveniente che questa produzione siderurgica impiegherebbe solo 500 addetti e occuperebbe tutta l'area, per cui non potrebbe essere accompagnata da altre iniziative ed escluderebbe il lavoro femminile (mentre alla Singer lavorano molte donne), La stessa Fiat nel fare la proposta, si è resa conto della sua non accoglibilità. Queste due proposte, anche se non si applicano al caso della Singer, che viene risolta con intervento GEPI, rimangono sul tappeto, e noi abbiamo già detto alla Fiat e all'Unione Industriale che la Regione, non come Giunta ma come Consiglio regionale, credo, è interessata a discutere l'eventuale localizzazione di queste iniziative industriali in coerenza con il Piano regionale di sviluppo.
Il fatto che per queste tre questioni chiave - Pirelli, Montedison Singer - si siano trovate soluzioni provvisorie, o sia stato scongiurato il peggio, mentre da un lato non deve farci rimanere tranquilli ma deve viceversa indurci a raddoppiare gli sforzi, perché sono nodi che potrebbero poi ripresentarsi a breve scadenza in modo grave (quindi vorrei evitare che questa comunicazione fosse interpretata in modo errato ), non può farci dimenticare che noi abbiamo qui, nella nostra Regione, ancora una lunga catena di aziende che licenziano o minacciano di chiudere i battenti. Non farò qui un elenco, ma comunico a questo riguardo al Consiglio regionale che, nel quadro della ristrutturazione dell'Assessorato all'Industria, noi abbiamo istituito un Servizio vertenze, che si avvale di un gruppo organico di capaci funzionari e che ha organizzato uno schedario per le aziende molto preciso, di cui tutti i Gruppi consiliari possono prender visione essi possono pertanto, tenendosi in contatto con i servizi dell'Assessorato, seguire via via lo svolgimento di tutte le vertenze.
Credo che i Colleghi gradiranno questo strumento posto a loro disposizione che permette al Consiglio di seguire nell'insieme l'attività che la Giunta svolge per risolvere queste questioni.
Fra i problemi aperti vorrei sottolinearne tre: Emanuel, Cimat e Monoservizio.
Andata in porto la questione delle presse, per l'Emanuel rimane lo stabilimento, che da due anni è in lotta. Notiamo anche in chiave, se volete, autocritica, che il fatto che da due anni 118 lavoratori lottino per la salvezza di uno stabilimento, e che un'ancora di salvezza non sia stata ancora trovata a causa delle manovre anche speculative che ci sono attorno a questo stabilimento é, direi, un motivo di vergogna per tutti che deve indurre ad una seria critica e riflessione. Noi dobbiamo impegnarci a trovare nei prossimi giorni una soluzione, sciogliendo, o tagliando, se occorre, i nodi che ci sono a questo riguardo.
Desidero citare qui anche i casi della Cimat e della Monoservizio perché è necessario che il Consiglio prenda atto di certe questioni che non riguardano le aziende in sé ma problemi di carattere più generale.
La Cimat, come voi sapete, è una fabbrica molto qualificata di macchine utensili, che dipende da una Società multinazionale, La Salle, a sua volta subordinata al grande gruppo americano dell'Acme di Cleveland. Da un anno è in corso un processo di smobilitazione: c'é già stata un'ondata di licenziamenti, oggi ne vengono chiesti altri 70. La Regione, in un incontro, ha proposto alla dirigenza americana una soluzione concordata che questa sembrava propensa a prendere in considerazione. In relazione a ciò siamo stati a Roma e ci siamo incontrati con il Ministro Donat-Catdn (non posso che elogiare la sollecitudine con cui il Ministro in questa occasione si è occupato della questione): nello spazio di una giornata cosa senza precedenti, e, vorrei dire, per certi aspetti persino criticabile - sono stati messi a disposizione della Cimat circa 3 miliardi e mezzo di mutui a tasso agevolato del 6,7 per cento, ed è stata assicurata la Cassa integrazione anche per gli impiegati fino a giugno (con questo piccolo particolare, che la Cassa integrazione costava alla Cimat 66 milioni, 11 al mese, e la differenza fra il tasso dei crediti attualmente aperti e il tasso dei crediti agevolati le consentiva un risparmio di circa 220 milioni, e quindi l'accordo dal punto di vista economico era conveniente, tanto più che la Cimat sottolineava l'opportunità di non disperdere mano d'opera molto qualificata, difficile da riunire poi nuovamente). A Roma abbiamo steso una bozza dell'accordo in questo senso che pareva ormai concluso. Venerdì, alla riunione che si è tenuta la sera a Torino, il dirigente massimo è arrivato dall'America con una sconfessione di quanto concordato. L'accordo, così, è saltato e la fabbrica da sabato mattina è presidiata dai lavoratori, ai quali noi come Regione intendiamo dare il massimo appoggio.
Come vedete, non si tratta qui di una questione solo di carattere economico: si tratta di una questione di carattere politico che attiene alla strategia delle multinazionali. Per questo la sottolineo, e sottolineo l'importanza della lotta dei lavoratori della Cimat non solo per la questione dei posti di lavoro ma perché si tratta di impresa molto qualificata, che ha un ruolo importante nel tessuto produttivo del nostro Piemonte, in un settore, quello dei beni strumentali, che noi vogliamo privilegiare nel piano di sviluppo.
Questa lotta ha l'appoggio delle forze politiche, ha l'appoggio della Regione. Noi rimaniamo disponibili, lo diciamo apertamente, ad una riapertura della trattativa con gli americani della La Salle e del gruppo da cui questa dipende se essi vorranno tornare sui loro passi; altrimenti cercheremo altre direzioni, compresa quella della cessione della Cimat ad altri gruppi industriali della nostra Regione, che comunque consentano alla Cimat di continuare ad agire e ad essere un punto importante del nostro tessuto produttivo.
Anche il caso della Monoservizio costituisce elemento illuminante dello stesso problema, quello delle multinazionali. Come sapete, alla Monoservizio c'e stata una lunga vertenza che riguardava dei licenziamenti e la trattativa, dopo un lungo, interminabile giro - anche qui ci sono state offerte di finanziamenti agevolati, di aiuti bancari e via dicendo tutti dapprima accettati e poi rifiutati. La fabbrica dalla vigilia di Natale è presidiata dai lavoratori, e ad essi noi diamo il nostro sostegno.
Vorrei per questo caso sottolineare un aspetto particolare: la Monoservizio adduceva fra i motivi della riduzione del personale la perdita di una serie di ordini da parte di gruppi che operano in Italia. La Regione si è fatta dare l'elenco di questi gruppi ed ha scritto a ciascuno chiedendo il motivo della revoca degli ordini alla Mnoservizio. Ci è finora pervenuta una sola risposta, quella della Michelin, firmata dall'amministratore delegato della Società, la Michelin dice non avere affatto ritirato l'ordine alla Monoservizio, ma che, anzi, è pronta a rinnovarlo; è stata la Monoservizio, dice, a chiedere che gli ordini fossero sospesi. Sappiamo che altre aziende si preparano a risponderci in modo analogo. Anche qui dunque, siamo di fronte ad una scelta maturata in ordine alla strategia internazionale delle multinazionali, non della logica aziendale produttiva.
L'insieme di queste questioni pone in modo acuto -- credo che i colleghi se ne renderanno conto - un problema che anche nel coso della precedente legislatura e durante le precedenti Giunte si presentò: il problema del ruolo della Regione nella politica industriale, dei mezzi degli strumenti che abbiamo. Con l'approvazione della legge sulla Finanziaria, con il piano di sviluppo che stiamo per varare e con la legge delle aree industriali che ora metteremo in moto noi tentiamo di procurarci degli strumenti, che finora non avevamo, per intervenire nel quadro della politica industriale. Ma devo segnalare al Consiglio regionale, perch credo sia cosa di grande rilievo, che da questo punto di vista, cioè del ruolo della Regione nella politica industriale, sono intervenute negli ultimi dieci giorni alcune novità di rilievo.
La scorsa settimana ha avuto luogo a Roma una riunione delle Regioni cui erano presenti tutte le Giunte regionali (mancavano soltanto, per ragioni tecniche, non per ragioni politiche, le Marche e la Puglia): le tredici Regioni hanno sottoscritto un documento, che sarà messo a disposizione del Consiglio, nel quale si rivendica per la prima volta un ruolo organico della Regione nell'ambito della politica industriale. Per la verità, è di qualche significato che le tredici Regioni a statuto ordinario abbiano avanzato le loro proposte sia per quanto riguarda il piano a medio termine, i provvedimenti che il Governo Moro-La Malta ha presentato e sui quali si è aperta la crisi, sia in ordine alla questione del potere e del ruolo delle Regioni in materia di politica industriale in connessione anche con l'attuazione della legge 382. Per quello che riguarda il piano economico, le tredici Giunte regionali si sono pronunciate (vi erano naturalmente formazioni politiche diverse: erano rappresentati, direi tutti i partiti dell'arco costituzionale nella composizione di queste Giunte), per l'abbandono del criterio della discrezionalità, e quindi perché i provvedimenti di finanziamento siano ricondotti a scelte programmatiche di settore per l'unificazione ai tutti gli incentivi esistenti in un unico fondo, per la rinuncia a costituire un'area di parcheggio per la mano d'opera licenziata da così lungo periodo, quattro anni, e viceversa la costituzione di un ponte, ma di breve termine, per il reimpiego della mano d'opera, con il riconoscimento alle Regioni di una capacità di intervento nei problemi della mobilità della forza lavoro perché :l'istruttoria per i finanziamenti agevolati non sia lasciata in esclusiva alle banche ma a questa istruttoria siano associate le Regioni in materia che l'istruttoria sia ricondotta a criteri di programmazione e non solo a criteri bancari, e infine perché i, fondi per la formazione professionale, per l'artigianato di cui si parla nei provvedimenti, siano dati alle Regioni, che li impieghino su progetti speciali.
Per quel che riguarda, invece, il potere delle Regioni, le tredici Regioni hanno chiesto: 1) che le Regioni siano messe in condizioni di partecipare alle scelte di politica industriale nazionale, dando una nuova configurazione, una nuova efficacia, alla Commissione interregionale 2) che per quel che riguarda - e qui vorrei richiamare in particolare la vostra attenzione - i finanziamenti alla piccola e media industria sia assegnato nella fase istruttoria un ruolo preciso alle Regioni. Qui ci ritroviamo su un problema generale che è simile al problema particolare che riguarda i provvedimenti economici Infatti, i Ministeri non hanno organi periferici per l'istruttoria, e di fatto l'istruttoria viene affidata alle banche. Ma affidare l'istruttoria alle banche non significa solo delega da parte del Governo ad enti estranei allo Stato, ma anche sovrapporre dei criteri, che sono i criteri bancari, rispettabili in se stessi, a criteri di programmazione di politica economica. Per cui la richiesta che si fa per i provvedimenti viene fatta da tutte le Regioni anche per la parte che riguarda in generale il rapporto tra i fondi di incentivazione e le Regioni 3) che siano completate le competenze in materia di formazione professionale, e che alle Regioni si affidi un ruolo di governo della mobilità della forza lavoro contrattata con sindacati.
Tutte le Regioni sono state d'accordo di chiedere inoltre il superamento delle Camere di Commercio, che devono essere ricondotte nell'ambito della Regione, come deve essere ricondotta in tale ambito l'Artigiancassa, secondo una tradizionale richiesta.
Questo documento è stato consegnato ai Capigruppo di tutti i partiti dell'arco costituzionale, ai Presidenti delle Commissioni della Camera e del Senato e al Presidenti della Camera e del Senato. Debbo dire che da parte dei Capigruppo (i Presidenti delle Commissioni non erano ovviamente in grado di pronunciarsi in merito) abbiamo trovato un'accoglienza prevalentemente positiva al documento, e sappiamo che il Ministro delle Regioni attualmente in carica è favorevole a molti punti di tale documento.
Negli stessi giorni si è svolto a Roma un convegno, indetto dal C.N.R.
a Montecitorio, cui hanno partecipato le Regioni, i Gruppi parlamentari nazionali, dedicato all'attuazione della legge 382. In questa occasione, da parte di membri della Commissione che studia l'attuazione della 382 è stata assunta una posizione che io reputo di notevole importanza, e cioè è stato detto che è perfettamente serio che per la piccola e media industria un ruolo speciale venga assicurato alle Regioni. In sostanza, vi è una convergenza tra gli orientamenti emersi in questo convegno e le richieste delle Regioni rispetto al problema della prima fase istruttoria per la piccola e media industria sui finanziamenti a tasso agevolato affidati alle Regioni.
Un 'ultima comunicazione. Su questo problema, della partecipazione delle Regioni alla gestione della politica industriale nell'area della piccola e media industria, nei giorni scorsi è stato fatto un passo avanti in linea di fatto. Infatti, il Ministro dell'Industria ha deciso, d'accordo con le Regioni, che le cinque Regioni tessili - Piemonte, Lombardia Veneto, Emilia e Toscana - siano associate ai lavori della Commissione tessile, che, come sapete, è stata insediata presso il Ministero dell'Industria. Ho partecipato, in qualità di Assessore all'industria, alla prima riunione di tale Commissione svoltasi dopo la decisione. In questa riunione si è, tra l'altro, stabilito che le Regioni tessili, tra cui il Piemonte, partecipino sempre alle riunioni della Commissione, in quanto associate permanentemente; che una serie di studi che la Regione Piemonte ha :intrapreso o sta per intraprendere decentramento produttivo, costo del lavoro (un'indagine, questa, che la Giunta ha già ordinato all'Ires) siano assunti come parti delle indagini che la Commissione tessile sta facendo; che la prima fase istruttoria, per quello che riguarda le vertenze e i finanziamenti agevolati per le aziende tessili, piccole e medie, della nostra regione, passi attraverso la Regione. In rapporto in particolare a quest'ultima decisione, noi faremo una comunicazione alle Unioni Industriali e ai sindacati. Ci stiamo attrezzando, dal punto di vista dell'organizzazione dell'Assessorato, per far fronte a questo compito, che è gravoso ma che ritengo molto importante per affermare in linea di fatto un ruolo che credo tutti concordemente vogliamo che le Regioni assumano in futuro in rapporto all'attuazione della 382.
Queste le informazioni che ero tenuto a dare, come vedete di una certa importanza, e per le questioni industriali e per i problemi di politica industriale. Sottolineo ancora - e mi rimetto per questo alla cortesia e all'impegno dei diversi Gruppi presenti nel nostro Consiglio - la necessità che entro oggi vi sia un'espressione di volontà del Consiglio rispetto alla soluzione dei problema Singer così come viene proposta dal Ministero dell'Industria e del Lavoro al Consiglio dei Ministri con l'appoggio delle organizzazioni sindacali



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi, Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, le comunicazioni che ha fatto il Vicepresidente Libertini meritano alcune considerazioni e risposte precise da parte dei Gruppi, come lo stesso Vicepresidente ha richiesto.
Nel suo intervento egli ha toccato tutta la serie di problemi - molti e drammatici - che il Piemonte ha di fronte in questo momento. Noi, da un punto di vista generale, dobbiamo sottolineare innanzitutto che se i problemi erano già drammatici un mese fa oggi lo sono ancora di più. Alcuni dei cambiamenti e delle modificazioni di atteggiamento che il Vicepresidente Libertini ha registrato seguendo per conto della Regione ultimamente questi problemi sono certamente dovuti anche al fatto che gli operatori, specialmente gli operatori delle multinazionali, si sono trovati in queste settimane di fronte ad elementi di instabilità politica nel nostro Paese che in qualche misura, dolorosamente, pesano sulle decisioni di chi deve decidere operazioni in una strategia di carattere internazionale. E' fuori di dubbio che un Paese che presenta caratteristiche di incertezza come il nostro in questo momento diventa certamente meno attrattivo dal punto di vista della continuità di uno sforzo produttivo di altri Paesi addirittura dello scacchiere europeo.
Una seconda considerazione che dobbiamo fare è che la discussione che si è aperta a livello nazionale sui modi e i criteri in base ai quali devono essere avviati degli interventi pubblici a sostegno dell'industria presenta indubbiamente degli elementi positivi, nella misura in cui c' come c'é ed è giusto che ci sia, una richiesta delle Regioni come organi periferici dello Stato di avere un ruolo più preciso, che permetta una valutazione anche di congruenza con certe ipotesi di programmazione regionale, ma rivela anche, secondo la nostra parte politica, degli aspetti pericolosi, Noi, cioè, riteniamo che nella discussione che si è aperta su quali siano le sedi più opportune e più corrette per avviare e sviluppare le istruttorie sulle domande delle industrie per ottenere credito agevolato o agevolazioni o finanziamenti di vario tipo, per il rilancio produttivo un punto vada tenuto fermo: quello che questo tipo di istruttoria vada svolto in una sede competente e neutra, cioè gli istituti specializzati di credito a medio termine, che danno la garanzia, specialmente in un Paese come il nostro, che queste istruttorie si svolgano secondo i criteri che le leggi devono necessariamente fissare, ma con obiettività. Non vorremmo che rinunciando a questi principi, in provvedimenti di questo genere si ricadesse in pratiche di tipo clientelare o nell'applicazione ci criteri di discrezionalità da parte di organi politici, siano essi di governo o regionali, che devono essere assolutamente assenti. Se invece chiede che nel corso dell'istruttoria ci sia un parere di conformità da parte ovviamente, del Ministero, come da parte degli organi regionali, a certi indirizzi di programmazione regionale, questa ci sembra una richiesta valida e che vada assolutamente prevista all'interno di nuovi provvedimenti di finanziamento delle attività industriali. Riteniamo però appunto di dover sottolineare questo punto: che si deve mantenere all'interno del nostro quadro istituzionale, nel quadro, ecco, di una nuova normativa, il principio che ad applicare dei criteri precisi sanciti dalle leggi siano delle sedi neutre, per la necessità di evitare dei criteri di discrezionalità di carattere politico che non siano precisate nell'ambito della legge ai finanziamento.
Dette queste cose, quindi, sulle responsabilità del deterioramento del quadro politico nazionale e sui criteri che vanno assolutamente tenuti fermi nel rifinanziare le agevolazioni alle industrie per il rilancio economico, possiamo scendere ai problemi più concreti che il Vicepresidente Libertini ha posto al Consiglio regionale.
Ci sembrano, a questo punto, sostanzialmente due i problemi più corposi: quello del CVS e quello della Singer. Noi avevamo già detto intervenendo nel dibattito precedente sul Valle Susa, che ritenevamo che non fosse il caso che la Regione ponesse, collegasse rigidamente il problema del CVS al problema della Montedison, che proprio per la salvaguardia dell'occupazione, per offrire garanzie migliori in prospettiva ai lavoratori oggi occupati dal CVS, tutto sommato, una prospettiva diversa da quella della Montedison, cioè di trattativa con gruppi privati, fosse la soluzione migliore. Quello che ha detto poco fa il Vicepresidente Libertini ci conforta da questo punto di vista. La nostra opinione, che esprimiamo senza conoscere a fondo tutti i termini del problema, è che, tutto sommato non convenga nemmeno, in questo momento, essere troppo rigidi sul discorso dell'unità del CVS. Queste cose vanno certamente valutate molto attentamente, ma se le valutazioni che esprimono gli industriali del settore tessile fossero, come ci sembra siano state, valutazioni di preoccupazione per quello che un gruppo di queste dimensioni pu rappresentare per l'occupazione all'interno del settore tessile nel suo complesso, per le possibilità che potrebbe avere di incidere sulla possibilità di mantenere i livelli di occupazione in altre unità produttive, in altri complessi di minori dimensioni, ci sembra che esse in una certa misura possano essere accolte purché, naturalmente, non saltino i livelli occupazionali e non venga cancellata nessuna delle unità produttive in cui oggi il CVS si articola, e purché, naturalmente, gli accorpamenti che si dovessero tentare fra gruppi tessili e singole unità oggi del CVS siano fatti secondo una logica economica e produttiva corretta, cioè avendo di mira evidentemente una qualificazione comunque della struttura tessile e non siano semplicemente un tentativo degli altri gruppi tessili di eliminare un concorrente potenzialmente pericoloso, senza alcuna garanzia per il futuro.
Sulla Singer posso senz'altro dichiarare il giudizio positivo del Gruppo repubblicano alla proposta che il Vicepresidente Libertini ha sottoposto al Consiglio regionale, dando il conforto del nostro appoggio all'idea di un intervento della GEPI, che ci sembra, per gli elementi che abbiamo, l'unica strada concretamente percorribile oggi, specialmente se c'è l'impegno da parte della GEPI di studiare le forme più opportune, più appropriate per dare una soluzione di prospettiva a questo stabilimento e ai suoi occupati in un prossimo futuro.
Con queste considerazioni e con questo tipo di notazioni esprimo quindi, a nome del mio Gruppo, parere favorevole per quanto l'Assessore all'industria e al lavoro ha fatto in queste settimane, rimanendo in attesa di conoscere gli sviluppi della situazione.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, l'ampio intervento del Vicepresidente Libertini ha portato dinanzi alla nostra attenzione una somma di problemi di non indifferente importanza sui quali si renderebbe necessario ed inevitabile un più approfondito dibattito se - e questo anche per aderire ad un invito rivoltoci dal Presidente Sanlorenzo - non ritenessimo più corretto limitarci, in sede di comunicazioni, a delle brevi e telegrafiche precisazioni.
Ha indubbiamente grossa rilevanza la comunicazione fatta in ordine all'iniziativa congiuntamente intrapresa dalle Regioni per ottenere più ampie competenze in materia politica industriale.
Noi dobbiamo dire, a questo proposito, che senza entrare nel merito sulla validità di questa richiesta, quello che ci sembra dover emergere come spontanea conseguente riflessione a ciò che qui abbiamo udito, è il fatto che ancora una volta deve essere sciolto il nodo o, quel confusissimo rapporto che ormai da più anni è in corso tra Stato e Regione; vogliamo cioè dire che non è nostro intendimento, in questo momento, valutare se sia fondata o no la richiesta delle Regioni di arrogarsi, o di appropriarsi, o di ottenere competenze in questo settore; ma che, piuttosto, ci sembra indispensabile che si arrivi al più presto a una definizione, anche in questo settore, proprio per evitare le incertezze, le contraddizioni, le conflittualità permanenti che anche su questo terreno nei mesi scorsi negli anni passati si sono andate instaurando tra Stato e Regione.
Vorremo fare osservare che l'esperienza precedente dovrebbe fare meditare su questo continuo desiderio delle Regioni di appropriarsi in qualche modo di competenze che poi non riescono a ben esercitare. E ne abbiamo avuto d'altra parte un esempio nella recente visita al Parlamento Europeo (ne parleremo più tardi) proprio sull'incapacità delle Regioni di portare poi a termine tutta quella enorme somma di competenza politica che l'ordinamento regionale ha inteso strappare allo Stato italiano.
E' un fatto, comunque, che la soluzione di questo problema deve essere trovata perché, lo diciamo con molta onestà, questa realtà nuova delle Regioni cresce, e cresce, ad avviso nostro, non tanto per merito proprio quanto per demerito di uno Stato che si va sempre più scollando, che sta sempre più degradandosi, Che lascia sempre più ampi spazi vuoti di fronte alle realtà emergenti. Tutto questo porta a concludere che in questa direzione si avverte - e dobbiamo avvertirlo anche noi all'interno della nostra forza politica - la necessità di riconsiderare, forse sotto altri aspetti, il ruolo delle Regioni italiane.
Ma questo deve essere fatto nella chiarezza, non si può continuare ad appropriarsi di competenze che la legge ancora non ci riconosce. Questa è stata la tesi di fondo di tanti altri nostri precedenti interventi, ne abbiamo parlato di recente discutendosi il progetto di legge istitutivo della Finanziaria regionale, quando ribadivamo che, giusta o sbagliata che sia, oggi la Costituzione non attribuisce questi poteri d'intervento in politica industriale alle Regioni. Dunque, bisogna prima sciogliere il nodo nella chiarezza, cioè bisogna, attraverso apposite leggi, definire esattamente fino a quando e fino a dove la Regione può essere abilitata ad intervenire in questo settore.
Certo - lo annotiamo solo di passaggio - non saremmo arrivati a questo punto se, così come da noi sempre sostenuto, l'ordinamento regionale avesse preso vita con delle bene definite leggi quadro, o leggi di principio, che avessero sin dall'inizio individuato chiaramente il ruolo ed il compito della Regione.
Altra comunicazione di evidente rilevanza è quella sulla situazione industriale della Regione. Noi crediamo di non sbagliare se interpretiamo la comunicazione fatta dal Vicepresidente come un'informativa che non voleva essere - così ci è sembrato di capire - improntata ad un eccessivo ottimismo che non ci sembra abbia ragione d'essere. Siamo lieti, ne prendiamo atto con soddisfazione, delle soluzioni raggiunte sul problema Pirelli, Montefibre, Singer, ma dobbiamo anche annotare che si tratta di soluzioni puramente interlocutorie, si tratta della boccata di ossigeno che viene data a situazioni che si presentavano disperate, ma che potrebbero facilmente, e anche a vicina scadenza di tempo, riproporsi in tutta la loro drammaticità.
Quanto in particolare alla proposta che i Ministri Toros e Donat-Cattin si accingono a fare al Consiglio dei Ministri in ordine alla situazione Singer, la nostra parte politica pensa che l'intervento GEPI sia senz'altro accettabile, se non altro come soluzione capace di evitare la scadenza drammatica e immediata dei licenziamenti che andrebbero in atto a partire dal 1^ febbraio prossimo.
Ma detto questo, la nostra parte politica deve anche auspicare che l'intervento GEPI sia fatto sulla base di piani di riconversione attentamente meditati e studiati, altrimenti a vicinissima scadenza noi ci ritroveremo con lo stesso nodo da sciogliere. Se la produzione deve essere riconvertita è bene che questo avvenga tenendo conto di tutte le componenti del sistema economico attuale, sicché sia riconversione utile e produttiva.
E se manodopera ha da essere riqualificata, e bene che si provveda nell'arco di tempo di respiro che l'intervento GEPI oggi permette, a una riqualificazione seria della manodopera, non lasciandola per così dire a spasso in Cassa integrazione, ma preoccupandosi veramente di ritrovarci poi con delle maestranze in grado di potere ancora utilmente partecipare al sistema produttivo.
Queste sono le comunicazioni che il Vicepresidente ha fatto, a fronte delle quali noi ritenevamo doveroso dare, anche per la correttezza di questa ampia informazione che è stata fornita al Consiglio regionale, la nostra risposta.
E' evidente e chiaro che esistono, nel mondo industriale piemontese altri drammatici problemi: si è parlato della Emanuel, della Cimat, della Monoservizio e ha detto il Vicepresidente - e noi desideriamo sottolinearlo che pur citando questi casi che sono sicuramente i più immediati ed i più urgenti, vi sono in Piemonte oggi decine e decine di altre aziende nell'occhio della crisi (l'Unione Manifatture di Verbania, la Filature del Toce, per parlare di un'altra azienda della nostra zona) e decine di altre piccole e medie aziende che sono ridotte in condizioni precarie e sulla situazione delle quali noi vogliamo auspicare il tempestivo, puntuale interessamento da parte degli organi regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Il nostro gruppo prende atto delle comunicazioni svolte a nome della Giunta dal Vicepresidente e approva l'azione che la Giunta stessa ha condotto e conduce su queste grosse vicende dell'occupazione e degli investimenti.
Non stiamo a considerare tutti gli aspetti e tutti i casi specifici di minaccia all'occupazione che oggi in Piemonte emergono; non vogliamo per che ciò sia interpretato come una sottovalutazione di tutte queste situazioni, situazioni che del resto, come ha detto il Vicepresidente, sono dalla Giunta, giorno per giorno, attentamente vagliate, interpretate seguite.
Noi interveniamo, in particolare, sul problema della Singer, non solo perché c'é una richiesta esplicita di parere da parte dei due Ministri per quanto riguarda la posizione delle Regioni, dei sindacati, dei Comuni degli enti locali, ma soprattutto perché riteniamo che in attesa del conferimento di nuove competenze alle Regioni in materia di politica industriale e dell'occupazione, questo debba essere il normale metodo che il Governo deve seguire in questi casi.
Vogliamo sottolineare l'importanza della soluzione prospettata, cioè quella della GEPI, non soltanto perché non esistono soluzioni alternative di tipo privatistico (che, se ci fossero, sarebbero state ben salutate in quanto si tratterebbe di una soluzione naturale, se così possiamo esprimerci, ad un problema imprenditoriale e di conseguenza di occupazione), ma perché, in Piemonte, la soluzione GEPI la riteniamo importante sia per la presenza delle partecipazioni statali, elemento incisivo per la politica industriale nazionale e regionale nel nostro Piemonte, sia per l'importanza della riforma delle partecipazioni statali nel loro complesso e per l'importanza che hanno già oggi, se ben gestito ben dirette, in relazione alla vicenda del sistema industriale; ma, direi di più, in relazione al sistema dell'economia italiana.
Soprattutto noi, anche se questo era implicito, anzi, in certi punti ben esplicito nelle dichiarazioni del Vicepresidente, raccomandiamo di perseguire questa soluzione con la massima rapidità, nei limiti concessi dall'organo esecutivo statale, cioè dal governo, andando a cercare inventare, scoprire procedure particolari che consentano di trovare al più presto, all'interno dell'amministrazione delle partecipazioni statali, una soluzione organica, funzionale per dare luogo ad una azienda vitale, solida dal punto di vista economico e dal punto di vista dell'occupazione trattandosi in particolare di un'occupazione importante non soltanto per il numero degli occupati, ma anche per la qualità della manodopera che oltre ad essere molto qualificata è in gran parte femminile, che, nel quadro dell'occupazione, costituisce un grosso problema in Italia, e soprattutto in Piemonte.
Con questo noi diamo il nostro assenso all'indirizzo espresso dal Presidente della Giunta in relazione alla richiesta di parere fatta dal Ministri competenti alla Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Nonostante il Vicepresidente Libertini abbia cercato di smorzare gli accenni ad un eventuale ottimismo nella sua relazione, io credo debba essere sottolineato come obiettivamente qualche passo avanti si sia fatto e come si possa già oggi intravedere una linea di ripresa che credo non dobbiamo sottovalutare e soprattutto non dobbiamo vedere sempre sulla base di un masochismo che ormai ci è diventato un poco abituale.
Io credo che l'aver avviate a soluzioni alcune delle vertenze principali che tormentavano il nostro Piemonte rappresenti un passo avanti che dovrà essere consolidato nel futuro, verificato soprattutto nella ripresa di mercato perché sarà il banco di prova di tutti questi problemi soprattutto visto in una situazione che non dico si vada sdrammatizzando ma certamente ha perso i termini accesi che aveva nei mesi scorsi.
E' vero che accanto al alcune risoluzioni esplodono altre crisi, ma non vi è dubbio che non sono altro che la scia di una realtà verso la quale ormai l'attenzione nazionale è stata portata sul piano dei provvedimenti a medio termine proposti dal Governo, ed è portata anche negli atteggiamenti magari contradditori, comunque non sempre molto chiari delle contro proposte che da altre parti politiche sono state effettuate.
Io dico subito che per quel che riguarda il nostro gruppo intendiamo rafforzare ciò che il Vicepresidente ha espresso e cioè quell'impegno, per quanto riguarda la Singer, ad appoggiare un'iniziativa che deve dare forza ad un governo purtroppo in questo momento paralizzato dalla crisi in corso.
Il fatto che la Singer diventi oggetto di attenzione della GEPI, che sia in qualche modo inserita nelle partecipazioni statali, è una prospettiva di soluzione del problema. Diciamo subito che non è la soluzione ottimale, anche perché la GEPI ha dimostrato, purtroppo, in altre occasioni, di non sapersi avviare nella direzione giusta (non dimentichiamo il caso della Falconi di Novara; la GEPI si è trovata di fronte a delle realtà che non ha saputo e non sa tuttora risolvere, tant'è che oggi alla Falconi non si propongono in termini drammatici i problemi dell'occupazione, bensì quelli di una prospettiva di lavoro e di penetrazione).
Per quanto riguarda le altre iniziative crediamo che non si possa più fare distinzione alcuna sull'iniziativa che la Giunta prende attualmente rispetto a quelle portate avanti dalle precedenti Giunte, ci siamo trovati tutti nella necessità di liberare il campo da pretese demagogiche, o dalla ricerca di facili pubblicità, abbiamo dovuto tutti affrontare una realtà che è quella che é, ma l'abbiamo affrontata seriamente, con una continuità che oggi non può che essere vista anche sotto questo aspetto.
E qui, proprio in contraddizione con quanto sciaguratamente diceva il collega Carazzoni, mi pare che emerga l'altro punto sul quale occorre portare l'attenzione: le rivendicazioni delle Regioni per avere maggiori poteri, maggiore possibilità operativa nel campo dei settori industriali non sono altro che il consolidamento di una realtà che la Regione è in grado di misurare con le proprie finalità programmatorie, in un contesto che non può essere recepito in una visione generale che non si cali in questa realtà.
Quindi quando sollecitiamo l'intervento della Regione, la presenza regionale in tutte queste vertenze, siano in questa o in un'altra provincia, non possiamo non accogliere le proposte che le Regioni fanno per avere una rivendicazione nell'ambito di nuovi e maggiori poteri. Anche perché questi poteri vengono richiesti in una direzione secondo me giusta e cioè nel momento in cui vengono distribuiti i fondi, concessi i crediti vengono cioè portate agevolazioni che non possono essere date comunque, ma che devono essere date sulla base di una realtà che le Regioni sono in grado di controllare e sono in grado soprattutto di verificare nell'ambito delle proprie finalità e della tendenza verso lo sviluppo regionale.
Quindi siamo consenzienti a questo tipo di rivendicazione non per la ricerca di nuovi compiti, non per aumentare le responsabilità o le incombenze della Regione, che sono già molteplici, ma proprio per sanzionare una possibilità operativa che di fatto esiste, ma esiste soltanto per l'impegno che la Regione Piemonte assume e che non è sempre suffragato da una forza giuridica, da una forza tale che possa avviare alla risoluzione problemi sui quali non possiamo fare altro che operare come centro di pressione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Abbiamo seguito con viva attenzione l'ampia esposizione del Vicepresidente che ha toccato non solo i punti specifici in cui si manifesta la crisi industriale dell'occupazione nella Regione, ma ha allargato il discorso al problemi generali della politica industriale e delle condizioni per la ripresa; egli ha collocato in questa esposizione un riferimento ampio alle competenze istituzionali e alla ripartizione diciamo così, della concorrenza dei ruoli per rendere efficaci gli interventi.
Non ci è certo consentito, nei brevi momenti di una risposta, di una precisazione in termini di comunicazione, di completare le indicazioni e formulare le nostre esatte posizioni riguardo a tutti questi problemi.
Diciamo che indubbiamente attraverso l'evoluzione della crisi ed il costante contatto con la stessa anche da parte degli organi regionali e di ciascuno di noi e della Giunta, si è andata prendendo coscienza (così come hanno fatto anche le forze politiche, le forze sociali) degli esatti termini degli interventi che devono essere spiegati per condurre un paese che avanza verso una struttura industriale moderna; proprio attraverso questa crisi credo che si esprima la volontà di uscire da una condizione di approssimazione, di pressappochismo per andare verso soluzioni stabili verso soluzioni tecnicamente bene strutturate.
Vengono affrontati in termini sempre più seri i problemi della riconversione industriale, della mobilità del lavoro, degli indirizzi produttivi delle aziende, delle strutture finanziarie ed economiche che devono sostenerle.
In questo quadro il ruolo della Regione si è ancora una volta riaffermato non soltanto in quei termini che anche al momento statutario erano stati identificati e cioè di rappresentanza, di supplenza, di contatto e di rapporto con le realtà alle quali la Regione non poteva sottrarsi, ma in termini di più esatta specificazione delle competenze.
E' indubbio che la gestione della politica industriale, se collegata correttamente a dei programmi, ai piani di sviluppo che la Regione deve rapidamente formulare per avere un termine di riferimento, non può non vedere le Regioni in posizione importante e di protagonista.
Sono d'accordo anch'io che però a questo punto occorra approfondire il dibattito, occorra approfondire i confronti e occorra definire gli esatti termini, anche di carattere istituzionale entro i quali questa politica pu collocarsi. Non posso che essere d'accordo con l'Assessore intanto nei propositi, negli intenti di dotare la Regione di quegli strumenti conoscitivi e operativi che le consentono di affrontare i problemi trattati, con serietà, conoscenza e preparazione adeguate.
La vicenda della Singer ci consente brevemente un duplice giudizio.
Intanto il giudizio, che è sollecitato, e che non soltanto per responsabilità, ma per convinzione diamo e cioè il giudizio positivo e di sostegno alla soluzione che è stata identificata, sottolineando l'importanza che l'intervento della GEPI sia finalizzato ad una riconversione di questa azienda, sì da garantirle un'efficienza produttiva ed una validità permanente e non soltanto consentirle il passaggio su un ponte al di là del quale ci sia il deserto dell'incertezza.
La dichiarazione che ci viene sollecitata di adesione e di sostegno all'iniziativa presa a livello governativo in un momento di vuoto e di carenza, ci consente di sottolineare come noi siamo sensibilizzati dall'esposizione del Vicepresidente sulla condizione della crisi e sulla necessità che gli interventi siano fatti in termini obiettivi, organici non di discrezionalità, che tocchino quindi tutto il quadro, affinché in un momento di vuoto si possa egualmente operare e tutte le forze politiche diano una risposta rapidissima alla soluzione di una crisi che a nostro avviso non avrebbe dovuto essere aperta e le cui conseguenze pesano così duramente sulla realtà regionale che deve trovare, responsabilmente, le sue indicazioni in termini positivi. Senza di che tutto il discorso si vanifica in una frammentazione di posizioni che non servono a dare delle risposte costruttive.
Dalla relazione del Vicepresidente si è tratta, in sostanza, questa filosofia: è finito il momento delle soluzioni che possono essere perseguite caso per caso, punto per punto, anche se ogni momento ha una sua caratterizzazione che deve essere seguita in modo specifico; ci sono ormai le premesse e le condizioni per dare delle risposte obiettive, globali d'indicazione di politica industriale che servono a farci uscire dalla crisi. E, ripeto, la maturazione culturale sotto questo profilo, dei protagonisti, delle forze sociali, del mondo imprenditoriale, del mondo sindacale, le indicazioni che queste forze hanno dato con riferimento al piano d'intervento a medio termine predisposto dal Governo oggi in mora, o comunque formulata dalle forze politiche, sono una garanzia per proseguire su questa strada.
Comunque credo che su questi temi e soprattutto della competenza specifica e del ruolo della Regione nella gestione della politica industriale avremo modo di ritornare in termini specifici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

L'ampia ed esauriente informazione del Vicepresidente pone necessità di fare alcune considerazioni politiche di fondo.
In primo luogo, e su questo vorrei leggermente approfondire il giudizio dato dal collega Gandolfi, in ordine a quello che è l'atteggiamento, o meglio la politica della società multinazionali operanti e nel territorio regionale e più in generale nel territorio nazionale. E' indubbio che una delle conseguenze, o delle cause di smobilitazione dell'attività imprenditoriale di queste società che operano e l'instabilità della situazione politica italiana e questo sarebbe, per altri tipi di intervento che sovente sentiamo a livello internazionale che si occupano delle vicende nazionali italiane, motivo di profonda preoccupazione e di più attenta analisi perché è indubbio che quando gli atteggiamenti degli operatori non rientrano più nella logica, non è più logico l'accettare in sede nazionale quello che poi viene smentito a distanza di pochi giorni da altri esponenti delle stesse multinazionali.
Il secondo punto è che di fronte a un quadro nazionale incerto, di fronte alla carenza di vuoto politico che già oggi si manifesta e che tutte le forze politiche dichiarano, a livello nazionale, di non volere che si realizzi a tempi lunghi, mentre già serpeggia l'impressione che esista la volontà di lasciare perdurare questo vuoto con un ricorso a consultazioni elettorali, sorge la necessità di riconoscere nel ruolo della Regione un punto di riferimento politico preciso che sappia indicare alle forze del lavoro la possibilità di una propria partecipazione allo scioglimento della situazione di crisi.
Ed un risultato positivo, come è emerso da tutti gli interventi dei colleghi delle singole forze politiche presenti in questo Consiglio regionale, lo si è potuto intravedere nel ruolo incisivo di sollecitazione e di proposizione di soluzioni delle vicende che drammaticamente hanno colpito, in questa fase di crisi economica, la nostra Regione.
Se alcune note di ottimismo in un prossimo meno drammatico sono state colte negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, è indubbio che questo è il risultato di un'azione politica e programmatoria che, pur non avendo la Regione competenze specifiche tali da poter legittimare una politica industriale diretta, ha potuto far sì che utilizzando gli strumenti che indirettamente sono possibili, dà la possibilità gia oggi di intravedere una politica industriale in forma indiretta. Primo fra tutti questi strumenti, come già si sosteneva e nella fase di realizzazione e nella fase di approvazione del disegno di legge, è la Finanziaria, ed io ritengo che, mentre si loda il tipo di azione che i Ministri Donat-Cattin e Toros hanno compiuto con l'appoggio delle forze politiche (e questo è anche il significato del mio intervento) sarebbe anche opportuna una sollecitazione nei confronti degli organi centrali perché rapidamente il disegno di legge sulla Finanziaria pubblica ottenga il visto e diventi operante immediatamente.
Per quanto riguarda la Singer la mia competenza politica vede attraverso l'intervento della GEPI, una soluzione che indubbiamente va favorita, ma nello stesso tempo va sottolineato il fatto che ancora una volta è possibile trovare una soluzione con l'intervento di enti dello Stato, con aziende a capitale statale. E questo significa carenza, nella nostra Regione e nel contesto della società economica italiana, di capacità imprenditoriale private che sappiano sostituire certe deficienze con altri tipi di attività e di iniziative private.
Il piano di riconversione industriale ha portato a questa carenza per i contrasti in ordine alle soluzioni che venivano proposte alla crisi di Governo ed a quel vuoto di potere che ci auguriamo che non debba trascinarsi per lunghi mesi con elezioni anticipate, che prevedeva l'investimento di 25/27.000 miliardi, ma sappiamo, da informazioni trapelate dal mondo bancario e riportate dalla stampa nazionale che la fuga di capitali in questo ultimo periodo dall'Italia ha fatto sì che nelle banche svizzere rimangano depositati 25/30.000 miliardi che potevano servire ad un rilancio. Noi ci rendiamo conto della necessità di riportare in questo paese - contrariamente forse a certe tendenze che vogliono giocare su un'instabilità politica quale conseguenza di un'instabilità economica, oppure accentuare l'instabilità economica per poter avere un'instabilità politica indirizzata verso forme discutibili di stabilità un clima di fiducia che può esserci soltanto affrontando seriamente e responsabilmente le difficoltà così com'é intendimento di tutte le componenti sociali. Ma un clima di fiducia non nasce soltanto dai sacrifici e dagli impegni che dobbiamo chiedere a queste componenti sociali, bensì anche dalla capacità di una classe politica di fare delle scelte chiare e precise e non trovando invece in emotività irrazionali la giustificazione per fughe dalla responsabilità.
In questo modo si ricrea la fiducia, in questo modo si ricreano le condizioni adatte per gl'investimenti produttivi. Oggi purtroppo, nella situazione attuale, dobbiamo renderci conto drammaticamente che l'unico Governo che sappia assumere questi tipi di responsabilità è l'Ente Regione.
Ed ovviamente da questo tipo di considerazione si capisce un certo atteggiamento diverso che c'è anche a livello di organi centrali, come nel campo specifico già riferito dal Vicepresidente Libertini in considerazione di quella che deve essere una politica industriale che già nella Regione aveva attuato le sue indicazioni.



PRESIDENTE

Ancora la parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Brevemente, signor Presidente. Intervenendo nel dibattito poco fa, a nome del Gruppo repubblicano ho espresso consenso alle indicazioni che formulava il Vicepresidente Libertini sull'intervento della GEPI, nella vicenda della Singer, perché il Vicepresidente motivava la richiesta col fatto che si erano esperiti precedentemente tentativi d'intervento dei privati che non hanno dato esito positivo e perché indicava quello della GEPI come un intervento volto a salvaguardare l'occupazione e la disponibilità dell'unità produttiva, ma in una prospettiva di associazione o di privatizzazione nel momento in cui se ne evidenzino le possibilità attraverso il lavoro che la GEPI potrà svolgere nello stabilimento di Leinì.
A questo punto devo precisare che non possiamo condividere le motivazioni che invece ha ritenuto di addurre il Consigliere Besate a nome del Gruppo comunista, cioè ci sembra che la teorizzazione dell'importanza e del ruolo che possono avere le partecipazioni statali in una Regione come il Piemonte sia estremamente pericolosa e non possa essere condivisibile da un duplice punto di vista e piemontese e nazionale; non ci sembra che nel contesto di una Regione ad elevata industrializzazione, con il tipo d'imprenditorialità che abbiamo in Piemonte, ipotizzare l'espansione d'interventi delle partecipazioni statali sia una cosa positiva, quando invece tutto lo sforzo che dobbiamo fare a livello regionale e nazionale è quello di creare le condizioni per cui l'imprenditorialità privata possa riprendere e sviluppare il proprio ruolo e la propria funzione al fini dell'occupazione e della ripresa degli investimenti. Ma non ci pare logico nemmeno in un'ottica di carattere più generale, perché se una cosa è certa è che gli interventi delle partecipazioni statali in linea di massima dovrebbero essere destinati a quelle Regioni dove l'imprenditorialità privata è ancora più debole e le condizioni per un intervento dell'imprenditorialità privata non esiste.
Diciamo questo per dovere di chiarezza perché appunto l'enfasi che è stata messa sull'intervento delle partecipazioni statali in una realtà come quella piemontese, lo ripetiamo, sembra pericolosa e non condivisibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Voglio fare una dichiarazione. Il ruolo delle partecipazioni statali è stato ben chiaramente espresso dal nostro partito.
Io non ho potuto sentire (contrariamente al solito, sono stato chiamato fuori) le dichiarazioni che ha fatto il mio collega Besate, ma non dubito che non abbia riaffermato il ruolo che noi abbiamo stabilito. Noi non siamo per una massima espansione delle partecipazioni statali, questo è stato detto in modo estremamente preciso dal nostro partito, siamo perché questo operi in un contesto programmato, con una sua funzione ben precisa.
Richiamandomi quindi alle dichiarazioni e alle posizioni che il nostro partito ha espresso circa appunto il ruolo delle partecipazioni statali, e credo Gandolfi sappia benissimo qual'é, sottolineo che in questo contesto tuttavia assume particolare importanza la decisione che il Vicepresidente Libertini ha comunicato e che trova il nostro accordo e, mi sembra l'accordo di tutti, circa il fatto che nella situazione Singer le partecipazioni statali, la GEPI in questo caso, debbano e possano avere un ruolo importante, anche per tutte le cose che sono state dette nel senso che già la San Giorgio opera in un settore in cui la Singer può avere un certo suo rapporto.
Voglio dire che, tutto sommato, ferma rimanendo la nostra posizione sul ruolo che devono avere in Italia le partecipazioni statali che noi non vogliamo si espanda in modo eccezionale, riconfermiamo che siamo completamente d'accordo che oggi questo intervento avvenga per la GEPI e salutiamo come un fatto positivo che ciò avvenga per concludere una situazione così grave come quella della Singer.
Concludo questo mio intervento invitando eventualmente, dopo le conclusioni del Vicepresidente, ad una brevissima sospensione per concordare un ordine del giorno (ho messo giù qualche riga) con gli altri Capigruppo, per aderire alla richiesta che la Giunta ci ha fatto di una presa di posizione del Consiglio regionale perché il Governo, pure in periodo di crisi, vada avanti sulla strada di ratificare, come da accordo già assunto a livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Una brevissima dichiarazione. Intanto di metodo. Ho seguito con interesse l'esposizione, molto ampia ed estesa, fatta dal Vicepresidente della Giunta, ricordando quello che era stato un impegno nella precedente legislatura di riferire da parte del Presidente della Giunta o dell'Assessore al Lavoro, all'inizio delle sedute, sempre in termini il più possibile brevi, ma obiettivi ed oggettivi, sui molteplici problemi dell'occupazione in Piemonte, in maniera che il Consiglio regionale fosse informato, aggiornato, responsabilmente, da chi ha la possibilità e la capacità, nei limiti di quelle che sono le situazioni, di dare questi aggiornamenti.
Questa Giunta non aveva ritenuto di riprendere la posizione che era stata assunta, su richiesta di diversi gruppi componenti il Consiglio regionale di allora, e fino a questo momento la relazione introduttiva era mancata.
Mi permetterei, assentendo e consentendo sul metodo, di rappresentare al Presidente della Giunta regionale, all'Assessore che si occupa specificamente della materia, di volere in ogni seduta riferire brevemente ma puntualizzando in termini precisi, sulla situazione, che altrimenti i Consiglieri regionali vengono a conoscere attraverso a pseudo comunicati, a pseudo dichiarazioni, a pseudo interpretazioni, attraverso alle pubblicazioni dei vari giornali i quali evidentemente tirano un poco l'acqua al proprio mulino, per cui su un determinato argomento c' l'impostazione del visto da destra, o del visto da sinistra ed il Consigliere regionale si trova totalmente sprovveduto.
Quindi consenso sul metodo, rispettosa richiesta perché questo, sia pure brevemente, prosegua nel tempo.
E personalmente per quello che si riferisce all'ipotesi che è stata qui discussa e sottolineata in modo del tutto particolare ed eccezionale, mi trova consenziente la presa di posizione del Capogruppo del PCI.
Noi abbiamo più di una volta detto che la GEPI non deve essere l'ente che accorre come una Croce Rossa o una Croce Verde con la lettiga a sollevare l'ammalato e portarlo all'ospedale per curarlo; abbiamo sempre affermato il concetto che la GEPI deve attendere a funzioni proprie, non di assistenza, che molte volte si traduce poi nell'impossibilità di intervenire là dove l'intervento sarebbe costruttivo e realizzativo.
Noi ci rendiamo conto - e non ripeto quello che è stato detto egregiamente dal Capogruppo del partito al quale appartengo - di questa nostra partecipazione dal punto di vista che è stato prospettato, perch nel momento in cui a Roma c'è un vuoto di potere, come ha sottolineato il Consigliere Rossotto (io pensavo che invece a Torino in questo momento la Giunta sta facendo un "pieno" di potere proprio per le dichiarazioni che Rossotto ha fatto non in quest'aula, ma ai giornali ieri) questo vuoto di potere tuttavia fa sensibili uomini responsabili come il Ministro dell'Industria, come il Ministro del Lavoro, e soprattutto come il Presidente del Consiglio, tale da condurre ad una convocazione del Consiglio stesso per esaminare la posizione ed eventualmente sollecitare in termini concreti, precisi e positivi la GEPI perché la Singer possa trovare il suo momento di salvataggio reale, atteso che il salvataggio possa essere effettivamente fatto non lasciando delle code che poi distruggono l'intervento della GEPI; e trova consenziente anche chi in passato ha avuto delle delusioni amarissime, che sono state d'altra parte condivise dal Vicepresidente Libertini, dal Presidente della Giunta Viglione, dal componenti della Giunta, anche per quello che attiene questo arco di tempo che va dall'agosto del 1975 al gennaio del 1976.
In questo caso la GEPI ha possibilità di intervento, in questo caso il Governo, sia pure carente di quella pregnanza che è propria di un Governo nella pienezza dell'efficienza, può assumere, anche confortato dal parere positivo di un Consiglio regionale come il Consiglio regionale del Piemonte che ha attraversato e attraversa ancora, nel settore del mondo occupazionale, dei momenti particolarmente difficili e delicati.
Pertanto ho ritenuto di fare anche questa puntualizzazione più a titolo personale che non a titolo del Gruppo, che già l'ha espressa dal rappresentante suo Capogruppo, proprio per l'esperienza del passato e con l'augurio che rapidamente si concluda, ma anche definitivamente si concluda nel termine dei rapporti verso la Singer che opera nel nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Libertini per la replica.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Vorrei dire intanto al Consigliere Oberto che noi siamo perfettamente d'accordo sulla necessità che la Giunta informi il Consiglio sistematicamente sull'andamento delle questioni industriali. In realtà anche se non si è stabilito il principio che in ogni seduta si desse questa informazione, noi abbiamo svolto qua già parecchie volte la funzione di informare; questa informazione ci impegniamo a rendere sempre più sistematica e debbo anche dire che nella mia introduzione avevo avvertito come abbiamo anche creato una struttura nell'ambito dell'Assessorato industria, un gruppo di funzionari qualificati che seguono le vertenze e uno schedario delle aziende in crisi o in vertenza, che consente a tutti i Gruppi di avere un rapporto continuo con l'attività della Giunta. Quindi su questa base ci muoveremo, credo col consenso di tutti.
Detto questo, debbo ringraziare a nome della giunta, vivamente, tutti i Gruppi che sono intervenuti e per il consenso che hanno espresso sugli orientamenti che abbiamo proposto ed in particolare per la convergenza che qui vi è stata sulla questione Singer; rispetto alla quale va precisato che, per quel che riguarda la Giunta (le forze politiche hanno espresso la loro opinione) fin dal programma di insediamento, ha precisato che nella nostra regione non puntava ad un allargamento della presenza pubblica; non è questo il nostro avviso; la Regione Piemonte fin dall'inizio, consapevole di dover guardare a questi problemi dall'ottica di una politica nazionale ha viceversa sottolineato che è necessario riqualificare il ruolo delle partecipazioni statali facendole intervenire nei settori trainanti, quelli a tecnologia più avanzata, quindi liberandole da interventi di salvataggio e concentrando l'azione delle partecipazioni statali nel Mezzogiorno e nelle aree depresse. E' questo il punto di vista che qui riconfermiamo e che abbiamo confermato ai Ministri dell'Industria e del Lavoro.
Per questo noi avremo in Piemonte, data la situazione, cento occasioni di invocare l'intervento delle partecipazioni statali, ma non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo, perché pensiamo che molti problemi debbono essere risolti nell'ambito dell'economia industriale del Piemonte.
Ma la questione Singer richiede un intervento e fa eccezione a questa regola, per tre motivi che io voglio qui richiamare nel momento in cui ci accingiamo anche ad esprimere un voto: 1) che si tratta di un'azienda di duemila addetti nel settore degli elettrodomestici, in una situazione di mercato che è quella che è, nella quale è assai difficile che un'azienda privata, un gruppo privato possa rilevarla, quindi vi è il problema drammatico dell'occupazione dei due mila lavoratori, delle loro famiglie, dell'indotto, problema che ci sta davanti e di fronte al quale anche i principi devono un momento inchinarsi 2) che in realtà noi non chiediamo affatto un intervento che sia di salvataggio per quello che riguarda la Singer; il progetto passa, certo per un primo atto, che è quello che sollecitiamo; la GEPI assume i lavoratori della Singer, tutti quelli che sono in forza alla Singer affitta o compera gli stabilimenti e procede, ma va poi a finire con un'operazione che tende a coinvolgere dei partners privati. Io non posso farne i nomi, per delicatezza, pubblicamente, ma posso dare l'informazione riservata, con un'operazione di conversione, cioè un'operazione positiva di sviluppo e di diversificazione dell'apparato industriale piemontese.
Questo e il secondo motivo.
3) Che la GEPI è partecipazioni statali, ma intanto non lo è perch mentre le partecipazioni statali sono delle strutture statali permanenti la GEPI è un ponte di intervento e quindi qui svolge una funzione appropriata.
Ragione per la quale, con le motivazioni che ciascun Gruppo vuole addurre, ma io credo di cogliere il pensiero del Consigliere Besate quando dico che il Consigliere Besate non intendeva affatto esaltare il ruolo delle partecipazioni statali qui, la richiesta che il Consigliere Besate faceva e che io mi sono registrato, e che mi pare molto opportuna, è che visto che la GEPI si troverà ad avere in Piemonte un rilievo non piccolo perché la GEPI ha già 5.000 addetti è con la Singer va a 7.000, il problema di avere qui in Piemonte una politica organica della GEPI e non una situazione che sia trascinata (come è stato anche indicato da alcuni Consiglieri che sono intervenuti) mi pare un problema serio. In questo senso penso che debba essere preso l'intervento del Consigliere Besate.
In ogni caso ognuno ha le sue motivazioni, ma la decisione che qui prendiamo è quella di sostenere in forma solenne, come Consiglio regionale la proposta che accogliendo un'istanza della Regione Piemonte e dei sindacati, il Ministro del Lavoro Toros ed il Ministro dell'Industria Donat Cattin stanno per fare al Consiglio dei Ministri perché entro il 31 gennaio la Singer, insieme ad altri stabilimenti che sono stati concordemente individuati in altre Regioni d'Italia, sia rilevata dalla GEPI evitando il licenziamento ed il franamento di importanti posizioni produttive.
Questa è la decisione che tutti andiamo a prendere e che penso, dopo quello che ha detto il Consigliere Berti e che ho sentito da altri Capigruppo, sarà consacrata anche da un ordine del giorno.
Devo ancora, nella replica, dare tre chiarimenti: 1) il Consigliere Bianchi ha sollevato il problema ancora della Montedison, consentendo sulle cose che si dicevano e sugli orientamenti che stanno maturando. Io volevo solo fare questa precisazione: quando noi abbiamo fortemente ribadito la necessità che i CVS non siano scorporati dalla Montedison, non lo abbiamo mai fatto perché pensavamo che la Montedison gestisse bene i CVS, mi pare che anche lo studio della Federtessili, se dimostra una cosa, al di là della sua accettabilità, è che la Montedison ha fatto una gestione pessima nei CVS, che la Montedison è colpevole di avere sprecato anche del denaro pubblico in questa direzione quindi non e affatto la Montedison il gestore ideale dei CVS. Però vi sono due problemi: 1) che se avessimo accettato lo scorporo ci saremmo trovati con la situazione dei CVS franata, se la Montedison addirittura il 30 novembre come aveva minacciato, avesse abbandonato i CVS, noi ci saremmo trovati con gli stabilimenti senza nessuna soluzione, a uno smembramento e quindi ad una dilapidazione di un importante patrimonio produttivo.
Richiedere che non vi fosse lo scorporo, significava ancorare il problema CVS ad una controparte visibile; 2) noi non dimentichiamo - perché non abbiamo solo i problemi della Regione, siamo Regione ma siamo parte dello Stato repubblicano, siamo parte dell'Italia - non dimentichiamo che esiste oggi un drammatico problema Montedison.
Io ho partecipato, qualche giorno fa, al Comitato che eroga i fondi della 464 e mi sono trovato nel Comitato della 464 di fronte ad un piano complessivo di richieste Montedison per 240 miliardi di finanziamenti agevolati.
Debbo dire, molto francamente, che con un grande scrupolo di coscienza visto che mi trovavo di fronte ad una posizione concordata tra Governo e sindacati e le Regioni interessate, quindi non spettava a me come rappresentante del Piemonte di sentire, vedere che per lo stabilimento di Ferrata, da una richiesta iniziale di 30 miliardi la Montedison era passata ad una richiesta di 70 miliardi e che le sono stati concessi 70 miliardi solo per lo stabilimento di Ferrara.
Il problema che ci poniamo è se devono essere concessi centinaia di miliardi di danaro pubblico per un grande gruppo industriale che in realtà è soggetto al controllo pubblico, dovrebbe essere, perché in maggioranza è in mano al capitale pubblico, e che in realtà poi fa i comodi suoi e li fa lungo la linea che non è di sviluppo del settore chimico, non è di sviluppo dell'apparato industriale italiano, ma è spesso di speculazione finanziaria. Ecco il problema. Allora il CVS è un pezzo di questa questione. Ma se si trovano soluzioni per il CVS, organiche, globali, che riguardino tutti gli stabilimenti, che garantiscano i livelli di occupazione, che mantengano i CVS nel settore tessile, noi non abbiamo delle preferenze in assoluto, non è questo il punto, è su questo terreno che si svolge la discussione. Ciò che conta per i CVS è che siano soddisfatte queste condizioni, globalità, coinvolgimento della Montedison (ma se il coinvolgimento c'è di qualche entità complessiva ancora meglio in una soluzione articolata) salvaguardia dei livelli occupazionali mantenimento dei CVS, nell'ambito della produzione tessile.
Secondo chiarimento, a proposito delle banche, io voglio tranquillizzare del tutto il Consigliere Gandolfi dicendogli che quando si parla della necessità di portare alle Regioni una responsabilità che riguarda l'erogazione e gli incentivi alle piccole e medie imprese, noi non pensiamo affatto di saltare le banche, vi è piuttosto un problema di riorganizzazione dell'intervento creditizio, questo sì, ma certo che le banche hanno una funzione. Il problema che noi poniamo, Consigliere Gandolfi, è esattamente nei termini che lei ha indicato. Nel momento in cui in Piemonte si stabilisce che arriva una cifra di miliardi di credito agevolato, supponiamo 50, il problema è di sapere se questi 50 miliardi vengono distribuiti secondo la logica bancaria, che è quella delle garanzie e così via, o secondo i criteri oggettivi della programmazione regionale.
Altrimenti è inutile dare alle Regioni un potere di programmazione, che se la Regione programma un certo sviluppo in una certa direzione, se noi andiamo ad approvare un piano di sviluppo che contempla certe scelte, che privilegia certe aree e le banche, seguendo una logica che io non metto ora in discussione, scelgono viceversa di concentrare gli interventi in altre aree, magari a parità per delle loro ragioni, per dei loro criteri, la programmazione regionale che funzione ha? Mi paiono questi gli argomenti di fatto che sono stati colti e dalla Commissione che studia la 382 e dalla riunione delle Regioni e dagli incontri con i Capigruppo parlamentari.
Quanto al fatto che è stato detto in quest'aula che le Regioni vogliono strappare poteri allo Stato italiano, io respingo con sdegno questa affermazione perché le Regioni sono parte dello Stato repubblicano e non cosa contrapposta allo Stato repubblicano. Questo detto per chiarzza, il problema dello sviluppo delle Regioni è un nuovo modo di atteggiarsi dello Stato nel suo complesso.
Infine, e chiudo, sono d'accordo e apprezzo le cose che diceva in particolare il Consigliere Cardinali in un intervento molto preciso: è vero, dal 4 dicembre noi abbiamo fatto dei passi avanti, noi avevamo l'incubo al 31 dicembre di avere tre dei maggiori gruppi della Regione a porte serrate, avevamo l'angoscia di 10.000 licenziamenti che erano sul tavolo della Regione La situazione non è più in questi termini, per la Singer forse avremo fra tre giorni una soluzione, probabilmente, la riunione di oggi serve anche a questo; per la Pirelli s'inizia una fase di trattativa nuova; per la Montedison si sono aperti degli spiragli, anche se la situazione rimane estremamente complessa e tormentata.
Quindi è vero, sono d'accordo, dobbiamo prendere atto dei passi avanti anche per capire che non è che tutto è scritto nel libro del destino, ma che molto dipende dalla volontà, dalla capacità degli uomini, delle istituzioni, delle forze politiche, che si può fare qualcosa, che non si tratta di aprire le braccia di fronte al destino. Debbo però avvertire il Consiglio regionale, sulla base delle conoscenze che la Giunta ha di tutta la situazione - noi abbiamo portato qui il caso di alcune aziende, non di tutte - che la situazione permane grave e che dalla constatazione che Cardinali faceva dei passi avanti, dobbiamo trarre, certo, la conclusione cui accennavo, cioè che è possibile fare qualcosa, ma non dobbiamo indurci ad un ottimismo tranquillo. Abbiamo davanti dei problemi drammatici e che possono diventare angosciosi. Dobbiamo, in vista di certe soluzioni, non rallentare, ma raddoppiare gli sforzi.
E' questo l'impegno che la Giunta regionale, per la sua parte, conferma qui al Consiglio e 'ai lavoratori piemontesi.



PRESIDENTE

Vi è la proposta di una breve sospensione per concertare un ordine del giorno e suppongo anche per incontrare le delegazioni dei lavoratori.
Vi è consenso su questa proposta? La seduta è sospesa e verrà ripresa non appena il documento sarà stato elaborato.



(La seduta, sospesa alle ore 12,10 riprende alle ore 12,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Mi è stato consegnato l'ordine del giorno che porta la firma di Bianchi, Rossotto, Cardinali, Berti, Gandolfi, Calsolaro, quindi di tutti i Gruppi.
Il testo del documento è il seguente: "Il Consiglio della Regione Piemonte, sentite le informazioni fornite dalla Giunta sulle fabbriche in situazioni di crisi, mentre esprime apprezzamento per l'impegno della Giunta, manifesta preoccupazione per il prolungarsi di situazioni di crisi in numerose aziende di cui è stato fatto riferimento nella relazione del Vicepresidente.
Il Consiglio rileva che nel contesto illustrato assume particolare importanza la possibilità di una soluzione per la Singer basata sull'intervento della GEPI che non si configura come un'operazione di mero salvataggio, ma realizza attraverso la necessaria riconversione soluzioni produttive qualificate che non si contrappongano alle esigenze di sviluppo economico del Mezzogiorno e ad una corretta politica delle partecipazioni statali.
Il Consiglio regionale di conseguenza ritiene che occorra procedere tempestivamente per concludere in tal senso la vertenza Singer.
Chiede pertanto al Governo di approvare, pure in situazioni di crisi le proposte dei Ministri del Lavoro e dell'Industria concordate con i sindacati e con la Regione, provvedendo al necessario rifinanziamento della GEPI"." Vi sono osservazioni su questa proposta di ordine del giorno? Vedo che nessuno chiede la parola, per cui metto in votazione il documento.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.
Non è ancora conclusa la discussione sulle comunicazioni sia del Presidente del Consiglio sia del Vicepresidente della Giunta.


Argomento: Gruppi consiliari

Ingresso dell'ULD nella maggioranza di Governo della Regione Piemonte


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colloco questo mio breve intervento in coda alle comunicazioni, per rilevarne alcune carenze rispetto al contenuto che ci attendevamo avessero oltre a quello, molto rilevante e che non abbiamo voluto turbare preventivamente per la sua importanza, della prosecuzione del passaggio all'ordine del giorno di merito del Consiglio.
Abbiamo infatti appreso dai giornali che vi sono stati qualificati incontri tra rappresentanti delle forze politiche e i rappresentanti della Giunta attraverso i quali si è voluto formalizzare, ritualizzare e rivestire di significato politico, non senza enfasi, la costituzione di una nuova maggioranza.
Nel testo del comunicato si rilevano dei riferimenti molto importanti e cioè si parla di programma e di schieramento e si parla di allargamento della maggioranza.
Noi potevamo anche trascurare, stante la natura dello schieramento a cui si fa riferimento, ma non possiamo come Consiglio trascurare il problema del programma che si enuncia sia stato preso in considerazione.
Riteniamo che non possiamo sicuramente essere paghi dell'informazione che ci viene dal giornali perché il programma dell'attività della maggioranza che, numericamente almeno, si costituisce, è un problema che deve essere preventivamente dibattuto e conosciuto attraverso un confronto in Consiglio regionale.
E pertanto io mi riservo di presentare un'interpellanza o una mozione a seconda della risposta che la Giunta vorrà darci, sulla necessità di passare, preventivamente all'esame di ogni questione di merito che investe appunto gli sviluppi dell'azione programmatica della Giunta, ad un confronto, ad un esame, ad una spiegazione in questa sede del fatto politico che abbiamo appreso invece dai giornali.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Bianchi, lei è intervenuto non tanto sulle comunicazioni, ma su ciò che pensava che le comunicazioni dovessero essere e non sono state.
Allora io vorrei ricordare a lei ed a me stesso che nella precedente riunione dei Capigruppo fu un'intesa politica perché si addivenisse, prima della fine del mese di gennaio, ad un dibattito sulla situazione politica del Consiglio regionale e questa intesa era stata formalizzata nel senso che nella prossima riunione dei Capigruppo il calendario dei lavori comprendesse anche questo dibattito.
Il suo intervento di stamattina tende a ricordare questo, a parte la constatazione del fatto che è avvenuto, ma dal punto di vista procedurale e anche del regolamento, lei tende a che cosa? A ricordarci il diritto del Gruppo DC di presentare una interpellanza, una mozione? Certamente, non c' dubbio. O tende a sottolineare il fatto che nella prossima riunione dei Capigruppo bisogna fissare la data del dibattito che lei richiede? O a che cos'altro tende?



BIANCHI Adriano

Il mio intervento parte intanto dal presupposto di un fatto che si è scelto di determinare in maniera esplicita e che è nuovo rispetto a quell'impegno, che deve essere naturalmente adempiuto in termini diversi anche come collocazione nel tempo e proponevo, anche così, in un quadro di corretti rapporti in quest'aula, il quesito, perché se non s'intendesse preliminarmente fissare questa discussione io dovrei presentare un ordine del giorno per il non passaggio agli altri argomenti, a prescindere da quello che è ancora in campo di comunicazioni che è la relazione sulla visita e sull'incontro a Bruxelles.
Questa era un'interrogazione verbale che si collocava prima di presentare brutalmente l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta desidera fare una comunicazione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, non è che ci stupisca l'intervento del Consigliere Bianchi, perché, se ben ricordiamo, nella precedente riunione del Consiglio, già lo stesso Consigliere Bianchi aveva rilevato l'allargamento della maggioranza di Governo e aveva chiesto specificamente, proprio in seguito a questo fatto, che si affrontasse in un dibattito politico all'interno del Consiglio regionale, la nuova situazione.
Nella riunione dei Capigruppo con la Giunta si era convenuto che questo dibattito si sarebbe tenuto al più presto, comunque nel mese di febbraio.
Giunti a questo punto è evidente che le forze politiche ieri hanno emesso un comunicato su tale fatto che non era di ieri, ma era già delle settimane precedenti, ed era già stato rilevato il Consiglio regionale.
Pertanto la Giunta dichiara nuovamente di essere disponibile al dibattito che indica e colloca nel mese di febbraio perché oggi ne abbiamo 20, vi sono altri adempimenti; qualunque sia il giorno del mese di febbraio la Giunta è disponibile al dibattito, che d'altronde era già stato ipotizzato e anzi, accettato, nella riunione dei Presidenti dei Gruppi con la Giunta.
Quindi non vi è alcuna novità che debba essere rilevata, se non quella di avere evidenziato ieri in un comunicato una situazione che era emersa in precedenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Io intervengo non sulle dichiarazioni del collega Bianchi, ma su quelle del Presidente.
Noi avevamo concordato di fare un dibattito, che poteva aprirsi in qualsiasi momento, su qualsiasi iniziativa, e che avrebbe dovuto inquadrare una certa situazione e addivenire a determinate verifiche. Mi pare per singolare che da parte della Giunta s'ignori il fatto nuovo, determinante che avrebbe dovuto essere la prima comunicazione di questa mattina. Ieri vi siete trovati come partiti con l'ULD e avete concordato una nuova maggioranza che si fonda evidentemente su tutta una nuova prospettiva.
Direi che a questo punto il dibattito s'imporrebbe, sarebbe stato più logico che provenisse non da questi, ma dai vostri banchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

Mi associo alle considerazioni di Cardinali. Il Presidente della Giunta ha fatto delle osservazioni che ritengo siano superate dai fatti, perch quella decisione che si era presa a livello di Capigruppo demandando appunto a una seduta successiva da farsi nel mese di gennaio sul fatto nuovo che si era verificato sull'esercizio provvisorio, partiva da un presupposto che era la dichiarazione dell'interessato, del Consigliere Rossotto, il quale aveva dato un voto favorevole parlando di necessità di evitare la paralisi e con delle motivazioni che indubbiamente erano ancora sfumate rispetto alla dichiarazione pubblicata sul giornale di stamani.
Oggi abbiamo preso atto dalla stampa che è intervenuto un accordo organico tra i rappresentanti politici dei partiti della Giunta ed i rappresentanti politici del movimento del Consigliere Rossotto. Quindi c'è un fatto politico pregnante che ha avuto una sua determinazione definitiva e rispetto alla quale è cambiato il quadro politico. Mentre rispetto a quel momento del voto sull'esercizio provvisorio si aveva un voto a favore, che però non era ancora parte integrante e organica di una maggioranza, oggi c'é, almeno per dichiarazione assunta dal giornali, questo fatto nuovo.
E' indubbio che su questo fatto nuovo bisogna aprire un dibattito politico.
Noi non chiediamo che si faccia immediatamente, però quanto meno non possiamo accettare la proposta che ci fa il Presidente della Giunta di rimandarlo a febbraio. Noi diciamo che sarebbe correttezza farlo prima di passare all'ordine del giorno, ma su questo punto non vogliamo insistere quanto meno alla prima riunione del Consiglio regionale si faccia il dibattito politico, si chiariscano le posizioni; evidentemente verranno conseguentemente a certe posizioni politiche, anche certe impostazioni programmatiche che siamo curiosi di conoscere e che abbiamo anche diritto di approfondire seriamente con una discussione di tutte le forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, a questo punto, intervenendo dopo altri colleghi non potrò che ripetere considerazioni già fatte, ma la ripetizione torna pur sempre doverosa intanto per sottolineare quale sia, in argomento, la posizione anche della nostra parte.



PRESIDENTE

No, il dibattito non lo facciamo adesso, la discussione è sulla procedura.



CARAZZONI Nino

Certo, e sulla procedura io devo fare un'osservazione preliminare che è forse l'unica nota nuova qui ancora non colta, e cioè che tanto per cominciare sarebbe stato estremamente corretto se in sede di comunicazioni del Presidente della Giunta, magari anche soltanto a conferma del comunicato stampa letto stamani sui quotidiani torinesi, si dicesse che eravamo posti di fronte al fatto politico nuovo dell'allargamento della maggioranza. Non si sarebbe spostata, con questo, la sostanza del problema avremmo continuato a chiedere l'apertura di un dibattito, ma da un punto di vista formale saremmo stati informati ufficialmente dal Presidente della Giunta di questo intervenuto mutamento.
Per il resto, annotando anche che ora si parla di un dibattito a febbraio, là dove in un primo momento si era garantito invece il dibattito nel mese di gennaio, questo almeno mi pare fosse l'accordo raggiunto in sede di Capigruppo, io devo ribadire che condivido del tutto le considerazioni fatte dagli altri colleghi, in particolare le ultime del rappresentante del Gruppo repubblicano: il 31^ voto dato dal Consigliere Rossotto in sede di votazione dell'esercizio provvisorio sul bilancio era stato motivato non con considerazioni politiche, ma con considerazioni che erano sostanzialmente tecniche. Cioè, riconoscimento della necessità di addivenire ad un dibattito politico sulla situazione; ma proprio per consentire questo, volontà di non bloccare, di non paralizzare l'attività della Regione e quindi concessione del voto a favore per potere far sì che la macchina regionale continuasse a funzionare, fermo restando il riconoscimento, più volte sottolineato dallo stesso Rossotto, di addivenire ad un confronto politico.
La situazione si è modificata, lo abbiamo saputo dal giornali, anche la nostra parte chiede che prima di proseguire nell'ordine del giorno si faccia questo dibattito.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Vedo che vi sono colleghi che trovano qualche difficoltà a recepire certe formule, pur semplicissime , confondendo la sigla U.L.D. (Unione Liberale Democratica) con altre di ben diverso significato. Forse ciò si spiega da parte del collega Cardinali con il fatto che la componente politica alla quale egli aderisce ha modificato sovente, nell'arco di questi trent'anni di vita democratica, la sua composizione letterale. In ogni modo, non riesco assolutamente a comprendere perché si voglia sempre riproporre in discussione una situazione con toni che denotano mancanza di coerenza di giudizio, di correttezza.
Il 7 gennaio, l'Unione Liberale Democratica cha abbiamo costituito e che io qui rappresento - potrà dispiacere a qualcuno che si insista nel considerare tutto questo sempre in funzione del mio cognome, dal che mi pu derivare un'ulteriore conoscenza sulla realtà regionale: io mi faccio semplicemente interprete di una posizione politica chiara e precisa, che ribadirò in ogni occasione e che è stata espressa qui, come anche attraverso documenti all'interno del partito, quella di voler portare avanti con il Partito liberale certe battaglie, abbandonandone però altre a nostro avviso assolutamente anacronistiche - ha ritenuto fondamentale tenere in piedi una Giunta che aveva presentato un programma sul quale volevamo un confronto. Il confronto c'è stato, c'è stato nei giorni passati, chiaro e preciso.
Si vuole il dibattito in Consiglio regionale? Noi l'avevamo accettato fin dal 7 gennaio. Lo faremo, questo incontro, dal quale emergerà la serietà dell'operazione, la volontà di approfondire i temi programmatici.
Ieri c'è stata in proposito una intesa, sulla quale riferiremo nel momento in cui, domani, 21 gennaio, i Capigruppo, nella sede opportuna, decideranno la data di questo dibattito. Ma il voler continuare così a sottolineare certe situazioni non é, torno a dire, nella linea di voler chiarire quanto di negativo e quanto di positivo c'é in questo tipo di operazione E' ovvio che da parte nostra, e, per quanto abbiamo potuto rilevare, delle altre due forze politiche che hanno partecipato alla riunione, è stato dato un giudizio positivo su questo tipo di confronto e d'incontro che c'é stato ieri. E lo diremo nei termini e di schieramento e di chiara attuazione delle cose che si sono concretizzate



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Devo manifestare la mia sorpresa per certi atteggiamenti, per certe considerazioni sulla correttezza di metodo e via dicendo che tra l'altro stonano da parte di qualcuno, dopo che siamo stati così a lungo abituati alle scorrettezze. Non bisogna, secondo me, drammatizzare su queste questioni. E' troppo strumentale questo atteggiamento, per non parlare di ostruzionismo. Si prospetta il non passaggio all'ordine del giorno. Che vuol dire questo? Dove si vuol arrivare? Bisogna parlar chiaro. Ci sono delle forze politiche che legittimamente si sono incontrate ed hanno emesso un comunicato, ciò in vista di un dibattito che dovremo svolgere in questo Consiglio, secondo un preciso impegno della Conferenza dei Capigruppo. Che cosa è accaduto che abbia portato a questo mutamento rispetto alla settimana scorsa, quando c'era stato il voto sull'esercizio provvisorio? C'é stata una discussione in quella sede, in cui le varie forze politiche pur non essendo la questione all'ordine del giorno, avevano espresso le loro valutazioni su quanto avvenuto. Nella successiva riunione dei Capigruppo, il Capogruppo della D.C. ha richiesto come condizione un ampio dibattito. Il nostro Gruppo, così come gli altri, così come il Gruppo socialista, ha immediatamente dichiarato la sua disponibilità, con la sola preoccupazione e richiesta, del resto accettate, che si tratti di un dibattito non astratto ma collegato al contenuti, perché è su questi che è possibile verificare le posizioni dei singoli Consiglieri, dei singoli Gruppi politici. Tutti i Capigruppo hanno convenuto che era giusto impostare un dibattito sulle questioni di contenuto, alla luce delle quali verificare la nuova maggioranza. Proprio partendo da questa decisione dei Capigruppo - e nella seduta dei Capigruppo di domani pomeriggio saremmo arrivati a decidere, con ogni probabilità, la data del dibattito - c' stato un accordo per verificare i punti di convergenza, direi del tutto legittimamente. Che cosa c'é in tutto questo di scorretto? Rimane una sola questione in sospeso: la fissazione del giorno in cui si dovrà svolgere il dibattito sui problemi che insieme decideremo di trattare. E questo avverrà nella riunione dei Capigruppo di domani convocata particolarmente a questo scopo. Sarà a febbraio, come ha detto il Presidente della Giunta? Noi verificheremo la possibilità di farlo molto prima, se lo si richiede. Siamo interessati anche noi a farlo, e al più presto, un dibattito politico che approfondisca la situazione esistente, lo stato dell'occupazione, la politica economica e l'atteggiamento delle varie forze economiche e sociali. Vedremo allora quali sono le condizioni che hanno portato Rossotto a dar vita a questo suo L.S.D..... Ho sbagliato a bella posta, naturalmente E' facile Cardinali, cercar di sfruttare in chiave ironica queste formulette, sono scherzetti da poco, che non ti si addicono. Potremmo collocarci anche noi sullo stesso terreno, e tu sai bene come siamo bravi a farlo, Il problema è molto più serio e va considerato nella sua realtà.
Io dico che le speculazioni non sono giuste: l'ostruzionismo cui si accenna, ventilando il non passaggio all'ordine del giorno prima che si sia svolto il dibattito, è del tutto in contraddizione con le decisioni dei Capigruppo. Consideriamo scorretto un atteggiamento che oggi rivendichi il non passaggio all'o.d.g. se non è soddisfatta quella condizione, perché c' stato un impegno di tutti i Capigruppo di fissare domani la data di questo dibattito, e questa posizione noi intendiamo difendere. Tutto ciò che va al di là della decisione dei Capigruppo assunta l'altra settimana, questo sì che è atteggiamento scorretto e strumentale.
Io vi invito a considerare obiettivamente, al di là delle strumentalizzazioni e delle spinte che avete per cercar di portare qui dentro degli argomenti, di attenervi alle decisioni della Conferenza dei Capigruppo, che ha chiaramente stabilito ciò che occorre fare.
Concludo dicendo che nella riunione dei Capigruppo, che possiamo fare domani, come concordato, ma che possiamo anche anticipare tenendole subito dopo la conclusione della seduta di questa mattina, noi potremmo fissare la data del dibattito.



(Applausi dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Prego il pubblico di non voler manifestare in alcun modo approvazione o disapprovazione.



OBERTO Gianni

Questi applausi sono per Rossotto?



BERTI Antonio

Lei sa bene, avvocato Oberto, che sul terreno delle battute mi trovo particolarmente a mio agio, quindi non mi provochi. Non ci lasciamo mettere i piedi sul collo da nessuno, qui dentro.



OBERTO Gianni

Dovrebbe ringraziarmi allora. Comunque, anche le battute ogni tanto ci vogliono.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Desidero presentare un ordine del giorno. Eccone il testo: "Il Consiglio, visto il fatto sopravvenuto della comunicazione extra consiliare della costituzione di una nuova maggioranza, che ha proposto esplicitamente problemi politici di schieramento e questioni di contenuto riguardanti il programma della Giunta chiede che non si passi all'esame dell'ordine del giorno nei suoi argomenti, di merito prima che il Consiglio sia messo in condizione di valutare la nuova situazione e di esprimersi su di essa".
Non vedo perché il collega Berti debba inquietarsi. Si dice che in genere uno si arrabbia quando ha torto. Non credo comunque che l'arrabbiarsi sia un argomento valido.
Noi siamo stati posti di fronte ad un fatto totalmente nuovo. Non siamo stati noi a scegliere, diciamo così, l'ufficialità, la formalizzazione l'enfasi, il trionfalismo di questo fatto che si conclude con una dichiarazione che parla di "momento innovativo dal punto di vista dello schieramento politico e del programma". Ho detto già prima: lasciamo stare la questione dello schieramento politico, ma quando ci si annuncia che sono stati presi accordi nuovi, in ordine a questo aspetto io credo sia nella funzione legittima dell'opposizione, che non intende né fare ostruzionismo né far perdere del tempo, chiedere chiarezza in queste cose.
Io non ho parlato né di correttezza né scorrettezza: ho detto semplicemente che mi attendevo, come credo si attendesse anche la Giunta che questa mattina, in apertura delle comunicazioni, o al momento ritenuto più opportuno, venisse fatta questa dichiarazione all'interno del Consiglio, per la quale invece si è scelta un'altra sede. Non manco quindi agli impegni presi in sede di Conferenza dei Capigruppo, che anzi confermo ma il fatto nuovo m'impone di chiedere in modo più esplicito e di modificare i tempi e i modi per quell'adempimento. Perché questa è scelta che hanno fatto la Giunta e la maggioranza: non siamo stati noi a volere che la questione fosse esplicitata e proposta in questi termini.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Minucci. Ne ha facoltà.



MINUCCI Adalberto

Faccio rilevare al collega Bianchi l'estrema speciosità dell'argomentazione di cui si è avvalso ora. In questo comunicato si esprime una posizione di tre forze politiche, e voi sapete che uno dei dettati più importanti della nostra Costituzione è di prevedere appunto l'autonomia delle forze politiche che si sono incontrate ed hanno stilato un documento in cui non parlano affatto di processi innovativi del programma, ma dicono che "in questi mesi hanno rilevato convergenze di ordine programmatico e sui problemi di metodo del Governo", prendono atto cioè, di una realtà che del resto il Consiglio ha potuto constatare in questi mesi ed ha potuto constatare a maggior ragione nella sua precedente riunione.
L'argomentazione del collega Bianchi è del tutto tendenziosa e strumentale - mi attengo strettamente alle parole pronunciate dal mio Capogruppo poco fa -. C'é uno strumentalismo forsennato, in esse, che arriva, lasciatemelo dire, ad un atto di vero e proprio sabotaggio dei lavori del Consiglio regionale. Perché chiedere la sospensione dell'o.d.g.
con i problemi che gravano sul Consiglio regionale? E con una motivazione del tutto speciosa, poi, permetti, Bianchi, che te lo dica con molta sincerità, perché questo comunicato non innova niente, nè rispetto alle constatazioni già fatte in sede di Consiglio regionale, né nelle formule dato che dice che si sono constatate convergenze nei mesi passati e non si parla dei mesi futuri, né rispetto all'impegno che qui il Capogruppo Berti e altri colleghi hanno ricordato, l'impegno fra tutti i Capigruppo di andare ad un dibattito politico in questa sede. Che cosa significa la richiesta di sospensione dei lavori se non proprio un atto politico ripeto, specioso e tendenzioso, tendente a bloccare i lavori del Consiglio ed a cagionare un danno a tutto il Consiglio, non ad una parte soltanto di esso? D'altro canto, lasciatemi dire, cari colleghi, che c'é un po' di masochismo in tutto questo. Perché potete girare attorno alle parole fin che volete, potete fare battute, ma dovete prender atto di un fatto che è significativo politicamente e che è in favore della linea che porta avanti questa maggioranza che si allarga. C'é un po' di masochismo, lasciatemelo dire, nel vostro comportamento. Pensate forse di cambiare i processi politici reali con le vostre battute, con queste speciosità? Cercate invece di prender atto di una realtà che cambia. Il 15 giugno vi ha già costretti a prender atto di molte cose, i processi successivi v'impongono di prender atto di molte cose.
Non so se Cardinali ha riflettuto bene sulle sigle. Dovrebbe ricordarsi che esiste anche la sigla MUIS, che in Piemonte ha il rilievo che ha. Di che si tratta, se non di processi politici di grande rilevanza? Si pu scherzare quanto volete, ma in casa vostra, su questo. Per parte nostra siamo così seri che non scherziamo neppure noi sulle vostre disgrazie.
Scherzateci pure, ma cercate almeno di prendere atto della realtà delle situazioni politiche che si determinano e che si sono determinate con grande chiarezza di fronte a questo Consiglio ed a tutta l'opinione pubblica.



(Applausi e grida di consenso dalla tribuna del pubblico)



PICCO Giovanni

Può darsi che si rivelino poi disgrazie vostre.



PRESIDENTE

Mi pare che il dibattito sia andato anche al di là del massimo previsto.
Se ho bene inteso l'intervento del Consigliere Bianchi, la sospensione riguarderebbe gli argomenti di merito. Non ci sarebbe da sospendere la seduta comunque, anche qualora si votasse sull'o.d.g., perché in quel documento è previsto in ogni caso lo svolgimento di un punto all'ordine del giorno.
Suggerirei pertanto d'interrompere ora la seduta per riprendere i lavori alle ore 15. Alle ore 14,30 o alle 14,45 dovremmo trovar modo di tenere una riunione dei Capigruppo e di dirimere la vicenda che è stata sollevata. E' una proposta che i Gruppi ritengono di poter accogliere? Allora, convoco il Consiglio regionale per le ore 15 e i Capigruppo per le 14,45. Mi pare che la questione possa essere così risolta.
Il Consiglio regionale è convocato per le ore 15, ripeto, e i Capigruppo si troveranno qui alle 14,45.



(La seduta ha termine alle ore 13,20)



< torna indietro