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Dettaglio seduta n.28 del 08/01/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I Consiglieri hanno ricevuto l'ordine del giorno che reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) interpellanze ed interrogazioni 3) comunicazioni del Presidente 4) designazione esperto in materia sanitaria quale componente del Comitato regionale per l'edilizia scolastica 5) esame disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976 6) esame proposta deliberazione Giunta regionale: "Legge regionale 5/8/1975 n. 412. Norme sull'edilizia scolastica e piano finanziario di intervento. Criteri di formazione e programma di localizzazione degli interventi per grado e per tipo di scuola nel triennio 1975-76-77" 7) osservazioni del Governo sulla legge regionale concernente "Modifiche ed integrazioni a taluni interventi previsti da leggi regionali in materia di agricoltura e foreste": provvedimenti conseguenti.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

Credo che tutti i Consiglieri abbiano ricevuto i processi verbali delle sedute del 18 e del 22 dicembre 1975. Se non vi sono osservazioni possiamo considerarli approvati e passare al punto secondo "Interpellanze ed interrogazioni". Vedo la presenza puntuale del Presidente della Giunta che infatti ha da rispondere all'interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di un adeguamento delle agevolazioni sui mezzi di trasporto per le tessere di abbonamento che riguardano i dipendenti regionali".



OBERTO Gianni

Scusi, signor Presidente, ma i verbali li abbiamo ricevuti in questo momento. Bisognerebbe correggere questo sistema, non possiamo da un minuto all'altro approvare il verbale di una seduta in cui potrebbero esserci motivi di correzioni.



PRESIDENTE

Va bene non consideriamo il punto risolto e lo spostiamo a più tardi.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di un adeguamento delle agevolazioni sui mezzi di trasporto per le tessere di abbonamento che riguardano i dipendenti regionali"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di un adeguamento delle agevolazioni sui mezzi di trasposto per le tessere di abbonamento che riguardano i dipendenti regionali".
La parola al Presidente della Giunta per la risposta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signor Consigliere, lei pone un problema che in realtà esiste e che dovrà essere affrontato.
Con il trasferimento di dipendenti dello Stato che erano nel campo dei Ministeri dei trasporti, si sono anche riprodotte all'interno delle Amministrazioni regionali alcune agevolazioni di cui essi beneficiavano.
Esistono, secondo le informazioni dell'Assessorato ai trasporti, situazioni di effettiva differenziazione tra i dipendenti regionali per ciò che concerne l'uso di particolari agevolazioni sui mezzi di trasporto. In particolare beneficiano di tessere agevolate gli ex dipendenti della motorizzazione, che sono dipendenti dello Stato trasferiti e fino al loro inquadramento nei ruoli regionali essi rimangono ancora nella condizione precedente; nel passaggio alla Regione hanno mantenuto vecchie condizioni di favore che risalgono ad alcuni decenni.
In seguito altri dipendenti addetti all'Assessorato di vigilanza - e questo mi pare che rientri in un quadro abbastanza corretto - hanno ottenuto, attraverso regolare delibera, tessere di libera circolazione; per il loro esercizio di vigilanza evidentemente necessitavano di tutto ciò.
Risulta infine che lo scorso anno l'ATM, in seguito a richiesta partita dagli uffici dell'Assessorato, aveva concesso ai dipendenti in questione tessere gratuite per recarsi dall'abitazione all'ufficio, sede di lavoro.
Analoga richiesta è stata avanzata tempo fa anche per il 1976, ma a tuttora non ha avuto risposta. Risulta che il Ministero dei Trasporti (approfondir meglio questo tema) abbia chiesto il nominativo di questi dipendenti ovviamente per depennarli dall'elenco di quanti regolarmente hanno avuto le tessere di trasporto agevolato, come suol dirsi, e quindi probabilmente in questo quadro generale, nel momento in cui sarà operato l'inquadramento nei ruoli regionali, anche questo verrà a cessare.
Quindi scinderei il problema in due momenti: vi sono gli addetti alla vigilanza che necessariamente debbono avere dall'Assessorato al trasporti agevolazioni sui mezzi e vi sono invece i dipendenti che sono stati trasferiti dallo Stato e che beneficiavano ancora di vecchie concessioni di appartenenza dello Stato, a cui evidentemente occorrerà fare riferimento più preciso per adeguarli invece a tutti gli altri dipendenti.
In questo quadro abbiamo iniziato una trattativa anche con i sindacati per vedere se era possibile un'agevolazione all'interno della città di Torino per l'ATM soprattutto. Ciò non riesce agevole perché costituirebbe un fatto discriminante per i lavoratori di altri settori.
Comunque la Giunta segue il problema e mi pare che l'interrogazione abbia puntualizzato un fatto che deve essere affrontato.
In questo senso posso dare assicurazioni al Consigliere interrogante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CERCHIO Giuseppe

In effetti è un problema di differenziazione di trattamento nei confronti dei dipendenti che riteniamo debba essere risolto.
La ringrazio per la risposta.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione del Consigliere Oberto: "Cinquantenario della morte di Piero Godetti"


PRESIDENTE

Adesso c'è una difficoltà: vi sarebbero gli interroganti, ma mancano gli Assessori competenti a rispondere.



OBERTO Gianni

Vorrei chiedere, approfittando di questa assenza, quando il Presidente pensa di rispondere ad un'interrogazione fatta dal Consiglio regionale per le celebrazioni che sono ormai prossime, del cinquantenario della morte di Piero Gobetti.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta è in grado di rispondere a tutte le interrogazioni ed interpellanze, sennonché i Capigruppo in genere scelgono una serie di interrogazioni e interpellanze che forse sono più significative. Certo una delle più significative è anche quella e potrei rispondere immediatamente se il Presidente mi da la parola.



PRESIDENTE

Certamente non è nessuna difficoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta ha preso contatto con quanti sono interessati direttamente al Centro di studi Gobetti perché il 16 febbraio cade il cinquantenario della sua morte.
La Giunta ha inteso dargli carattere di particolare importanza e solennità, facendo anche riferimento a tutta la storia del nostro Paese negli ultimi 50/60 anni, coinvolgendo anche il Consiglio regionale e credo che oggi o domani avremo un incontro con la Città di Torino e con la Provincia di Torino.
Con il prof. Bobbio, il dr. Agosti e la signora Gobetti vi è stato un incontro recente nel quale si sarebbero puntualizzati alcuni temi centrali di questa commemorazione. Il convegno dovrebbe svolgersi a Palazzo Madama il 15 febbraio sarebbero invitate tutte le forze politiche, sociali sindacali, del lavoro e della produzione della Regione Piemonte. La Giunta però vorrebbe non restringerlo ad un campo strettamente regionale, ma partendo da un'iniziativa regionale farne un fatto di carattere nazionale se non addirittura internazionale.
Successivamente la Giunta proporrebbe alle forze politiche del Consiglio, all'Ufficio di Presidenza del Consiglio di dedicare alcune sale di Palazzo Lascaris per una mostra in quanto sono stati raccolti molti documenti che per lo Meno per un mese potrebbero essere messi a disposizione dei cittadini, degli studiosi.
Infine vi è un filmato della vita di Gobetti, di chi l'ha conosciuto dei momenti storici da lui vissuti e che dovrebbe essere oggetto di un seminario tra studiosi, studenti, ricercatori sia piemontesi che nazionali.
La Giunta si è dichiarata anche disposta a sistemare le spese a cui si andrà incontro.
La ringrazio molto, Consigliere Oberto, di questa sua interrogazione che ci ha dato modo di mettere il Consiglio a conoscenza di questi fatti e di queste iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Ho ascoltato con vivo interesse ed anche con compiacimento la risposta estemporanea data dal signor Presidente della Giunta regionale alla mia interrogazione. Essa aveva proprio lo scopo di porre il Consiglio regionale e l'organo di Governo nella condizione di assumere delle determinazioni delle decisioni per ricordare, nella ricorrenza del cinquantenario del suo trapasso, la figura estremamente importante ed interessante di Piero Gobetti, per quello che egli è stato e che continua ad essere anche oggi con un discorso che è chiaramente aperto a tutte le forze che si interessano della vita democratica, ma essenzialmente per collegare, in un certo senso, il significato che noi abbiamo in modo particolare sottolineato della sua attività di combattente, dal 1943 in avanti, a quello che è stato il principio vero della Resistenza incominciata negli anni in cui era estremamente difficile portare innanzi il proprio pensiero manifestare le proprie idee e andare incontro ad una situazione passiva estremamente pesante per cui certi cervelli non dovevano più essere in condizione di manifestare il loro pensiero, in cui si interdiceva l'espressione della libertà delle idee, in cui si limitavano i diritti della stampa anche attraverso alle pubblicazioni di libri e si inibiva a quella struttura di grandissimo rilievo che fu la stamperia di Gobetti, più ancora che la biblioteca, la stamperia che veicolava intorno a se stessa e nell'Italia concetti, pensieri che sono oggi largamente accettati e condivisi.
Ritengo opportuna la linea scelta perché la Regione Piemonte sia collocata al livello giusto, nel momento celebrativo esterno (e mi pare di poterlo sottolineare, signor Presidente, per l'opportunità profonda che è insita nella stessa dichiarazione) che non deve avere respiro soltanto regionale, la Regione deve essere momento di propulsione, la Città di Torino deve essere momento di eccitazione all'intervento, ma il respiro deve essere effettivamente nazionale ed in un certo senso più ancora che nazionale.
Accetto pertanto le risposte che sono state date, con soddisfazione perché rispondono a quello che era lo spirito che aveva animato la mia interrogazione. Se poi, in prossimità di quel tempo, il Consiglio regionale ritenesse, come tale, nel suo interno, di brevemente ricordare e sottolineare questa figura, credo che vi sarebbe una partecipazione apparentemente limitata, ma indubbiamente di grande rilievo ed importanza.
Il Presidente del Consiglio che rappresenta, quando parla, l'intero Consiglio, potrebbe essere la voce che dice il pensiero del nostro Consiglio regionale.
La ringrazio delle sue comunicazioni.



PRESIDENTE

Posso solo aggiungere, Consigliere Oberto e signor Presidente della Giunta, che io attendo soltanto l'apposizione del visto da parte del Governo sulla legge per il trentennale della Repubblica e per la continuazione dell'iniziativa sulla Resistenza per convocare il Comitato previsto dalla stessa legge e mettere in opera le iniziative.



OBERTO Gianni

Il Governo è in crisi.



PRESIDENTE

Lo so, ma spero che questo visto arrivi ancora prima che la vicenda lo possa impedire.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di un contributo straordinario per sostenere l'attività del Teatro Gianduia"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di un contributo straordinario per sostenere l'attività del Teatro Gianduja".
Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore ai beni culturali

Devo fare una breve premessa e cioè che per ciò che riguarda biblioteche e musei il censimento è praticamente pronto, per quello che riguarda i beni culturali e le attività culturali si sta predisponendo il necessario. Di queste attività e beni culturali fa parte anche il Teatro Gianduja.
Il problema non è stato posto all'attenzione delle autorità pubbliche soltanto adesso; ricordo una vecchia interrogazione del Consigliere Dolino quando era Sindaco il prof. Grosso, e una successiva interrogazione quando era Sindaco Porcellana.
Il problema fondamentale è di salvare non tanto l'attività della compagnia in sé, quanto di salvare l'assieme dei burattini. Si tratta di un centinaio e più di burattini le cui caratteristiche sono legate alla tradizione culturale del Piemonte. Io ho già parlato con il corrispondente Assessore del Comune di Torino e si vedrà, nell'ambito di una discussione generale sulla politica culturale della Regione, la possibilità di finanziamento da parte della Regione e del Comune; quali possibilità ci siano cioè di salvare questo patrimonio.
Il problema del contributo si pone, oserei dire, in secondo piano. E' pensabile (e questo lo stabiliremo quando avremo fatto un'analisi più approfondita) che si possa utilizzare questo patrimonio anche in modo diverso, più articolato, sul territorio regionale (se la Regione o il Comune lo potessero acquisire) con un'utilizzazione più differenziata, in modo che non sia soltanto quel piccolo teatrino di Piazza S. Teresa che utilizza questo materiale e anche in condizioni non sempre ottimali a utilizzare questo patrimonio.
Mi pare però al momento prematuro dire sì o no ad una eventuale erogazione o ad un intervento di qualsiasi tipo se prima non si è fatto questo censimento, con una scala di priorità (discussa in Consiglio) perché, come tutti sanno, le risorse della Regione sono limitate.
In quest'ambito può essere vista la soluzione del problema che il Consigliere Cerchio ha sottolineato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Fiorini per la risposta.
In effetti l'interrogazione presentata va al di là della tutela di un teatro.
Il Teatro Gianduja sta morendo, se ne parla da anni ed in effetti oggi si è ridotto in un teatrino di Piazza Si Teresa. Si tratta di un patrimonio risulta agli archivi - di circa 5.000 burattini, 4.000 scenari, alcuni dei quali con valore di pezzi di antiquariato.
I motivi di chiusura, ormai ricorrenti nei confronti di questo Teatro sono naturalmente di carattere economico, vi sono anche problemi di concorrenza, ma a livello dei censimenti dei beni culturali occorre predisporre, come ha detto l'Assessore, un'indagine. Non vorrei però che questo comportasse veramente la chiusura di un'attività che si pone oggi come fatto non solo di tradizione, ma di valorizzazione culturale.
Quindi io accetto la risposta, ne sono parzialmente soddisfatto per ci che riguarda un'indagine più vasta che tenga conto di tutte le pluralità di valori culturali in cui anche il Teatro Gianduja si colloca, ma vorrei che si tenesse conto che nei tempi brevi, se non si giunge ad una soluzione dovremo trovare almeno delle occasioni di valorizzazione di questo patrimonio culturale di Torino.


Argomento: Comuni - Comprensori

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Colombino, Lombardi e Picco: "Esito dell'invito rivolto ai Comuni per l'adesione ai Comprensori. Intendimento della Giunta circa l'avvio delle consultazioni con gli enti locali previste dal secondo comma delle norme transitorie della legge 4/6/1975, n. 41"


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Colombino, Lombardi e Picco: "Esito dell'invito rivolto ai Comuni per l'adesione ai Comprensori.
Intendimento della Giunta circa l'avvio delle consultazioni con gli enti locali previste dal secondo comma delle norme transitorie della legge 4/6/1975, n. 41".
Risponde l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

A seguito dei solleciti fatti ai Comuni perché rispondessero in modo adeguato a quanto previsto dalle norme transitorie della legge istitutiva dei Comprensori, sono pervenute, al 31 dicembre 1975, 1.021 risposte sui 1.209 Comuni, pari a circa l'85 per cento.
Dico subito che altre risposte continuano a pervenire anche in questi giorni, infatti a ieri sera ne erano arrivate altre 12 e si va così a 1.033.
Su 1.033 risposte - lo abbiamo registrato con particolare soddisfazione soltanto sei Comuni hanno esplicitamente dichiarato di essere contrari al sistema di comprensorio previsto dalla legge; 797 Comuni hanno aderito senza alcuna riserva; 76 Comuni hanno richiesto di appartenere ad un comprensorio diverso rispetto alle indicazioni dell'Ires. Questo dato è importante perché evidenzia come, anche in ordine alla delimitazione territoriale, cioè all'ultimo incombente che spetta ancora al Consiglio di realizzare, cioè alla definitiva delimitazione territoriale dei Comprensori, margine di dissenso o comunque i problemi aperti sono relativamente esigui; 76 Comuni su 1.033 sono quelli che chiedono una diversa collocazione di comprensorio; 49 Comuni chiedono dei Comprensori che siano modellati sulle Comunità montane, cioè che corrispondano in pieno alle delimitazioni delle Comunità montane; 72 Comuni chiedono, pur aderendo al sistema impostato dalla legge, una maggiore rappresentatività dei piccoli Comuni; 21 Comuni, infine, chiedono che venga realizzato un sistema di sub-comprensori, che è quanto tra l'altro la legge consente e quanto saranno i Comprensori stessi a poter mettere in pista nei prossimi tempi.
Le adesioni sono dunque state elevatissime ed è significativo che non ci siano zone in cui non ci sia una grande disparità, tanto di rappresentanza di popolazione, quanto di rappresentanza di Comuni prevista dalla legge che è stata largamente raggiunta e superata dappertutto.
Per dare un'indicazione delle percentuali dei Comuni sul totale prescindendo dalla popolazione, che è comunque elevatissima, si va da un minimo di adesioni intorno al 75 per cento nelle aree di Mondovì e di Cuneo, a massimi superiori al 90 per cento delle risposte pervenute nelle aree di Borgosesia, Biella e Saluzzo. E' stata, quindi, una risposta largamente soddisfacente.
Potrei anche dare un'idea delle modifiche che sono state richieste dai Comuni, dal momento che sono così poche, anticipando i dati che la Giunta fornirà al Consiglio al più presto.
Un gruppo di nove Comuni del Canavese occidentale, compresi nell'area ecologica di Torino, secondo la ripartizione Ires (Bairo, Baldissero Canavese, Borgiallo, Castellamonte, Castelnuovo Nigra, Chiesanuova Cintano, Colleretto, Torre Bairo) chiedono di passare ad Ivrea 4 Comuni dell'area di Torino (Cumiana, None, Piossasco, Virle) chiedono di passare a Pinerolo; 2 Comuni (Motta dei Conti e Palazzolo Vercellese nell'area di Casale); 3 Comuni (Crescentino, Fontaneto Po, Lamporo nell'area di Torino); 1 Comune (Viazaglio nell'area di Novara) che chiedono di passare a Vercelli Ghemme (nell'area di Novara) e Portula (nell'area di Biella) che chiedono di passare a Borgosesia una serie di Comuni che fanno parte del Consorzio dei Comuni biellesi che chiedono di essere compresi nell'area di Biella, pur facendo parte secondo la delimitazione Ires, di altre aree (Cavaglià nell'area di Vercelli; Roppolo e Viverone nell'area di Ivrea; Brusnengo, Curino, Roasio Sostegno, Villa del Bosco e Caprile nell'area di Borgosesia) 6 Comuni nell'area di Verbania chiedono di passare a Novara (Arona Castelletto Ticino, Dormelletto, Oleggio Castello, Paruzzaro, Pella); il Comune di Pianfei dall'area di Mondovì vorrebbe passare a quella di Cuneo Cervere nell'area di Alba-Bra, Caramagna, Faule, Polonghera e Racconigi compresi nell'area di Torino che vorrebbero passare nell'area di Saluzzo Monchiero, compreso nell'area di Mondovì e Ceresole d'Alba e Sommariva Bosco compresi nell'area di Torino che vorrebbero passare nell'area di Alba Bra; Camo, Castiglione Tinella, Cossano Belbo, S. Stefano Belbo compresi nell'area di Asti vorrebbero del pari passare nell'area di Alba-Bra Monesiglio e Prunetto dell'area di Alba-Bra vorrebbero passare in quella di Mondovì; Benevagienna, S. Albano Stura e Trinità compresi nell'area di Saluzzo-Savigliano che vorrebbero passare in quella di Mondovì 20 Comuni chiedono di passare all'area ecologica di Asti: 12 erano stati attribuiti all'area di Alessandria (Bubbio, Castelletto, Castel Rocchero, Cessole, Loazzolo, Monastero Bormida, Montabone, Olmo Gentile Roccaverano, Serole, Sessame, Vesime); 8 erano stati attribuiti all'area di Torino (Aramengo, Berzano S. Pietro, Cocconato, Murisengo, Piovà Massaia Robella, Tonengo, Villanova d'Asti). In pratica si tratta di Comuni compresi nella provincia di Asti, ma che dagli studi dell'Ires erano stati attribuiti o all'area ecologica di Torino o a quella di Alessandria. Quasi tutti desiderano essere attribuiti ad un comprensorio che corrisponde alla provincia, anche se poi alcuni di questi Comuni sono tra quelli che sollecitano la costituzione di sub-aree perché sono ad una certa distanza da Asti, come ad esempio tutta la parte della Val Bormida, che era stata compresa nell'area ecologica di Alessandria, che sollecita la costituzione di un sub-comprensorio Nizza-Canelli, che sarebbe l'area verso la quale sentono di poter gravitare.
Infine due Comuni: Lu, compreso nell'area di Casale e Maranzana compreso in quella di Asti, chiedono di passare all'area di Alessandria Alfiano Natta e Moncalvo, compresi nell'area ecologica di Asti chiedono di passare a quella di Casale, mentre Altavilla compreso in quella di Alessandria, chiede pure di passare in quella di Casale.
A questo proposito è significativo il caso di Moncalvo che ha ritenuto di far svolgere una sorta di referendum tra la popolazione per chiedere quale fosse l'opinione dei capi famiglia in ordine all'appartenenza all'uno od all'altro comprensorio. Questo risultato è stato di un 67 per cento di opinione dei consultati a favore dell'adesione a Casale (il Comune ha poi allegato una vasta documentazione sui legami storici, economici, turistico ricettivi che legano Moncalvo a Casale).
Le opinioni espresse dal Comuni dovranno ora essere vagliate dalla Giunta, in maniera che possa trasmetterle al Consiglio, così come richiede l'ultima norma transitoria della legge istitutiva dei comprensori, per dargli la possibilità di sentire gli enti locali interessati da queste modifiche e varare la definitiva delimitazione territoriale.
E' chiaro che dovremo valutare queste richieste (e lo faremo nel giro di pochissimi giorni) alla luce di tutta una serie di dati che emergono sentiremo anche l'Ires per verificare il grado di accoglibilità di queste richieste.
La Giunta è orientata, in linea di massima, ad accogliere nel modo più ampio possibile le indicazioni che sono venute dai Comuni; in qualche caso non sarà possibile perché vi sono Comuni che chiedono di passare ad un'altra area ecologica, mentre il Comune contiguo chiede la cosa contraria, non si potranno quindi seguire le richieste dei Comuni là dove porterebbero a particolari difficoltà, o ad assurdità palesi nella delimitazione dei Comprensori.
Un discorso più delicato riguarda la questione delle Comunità montane aspetto sul quale desidererei soffermarmi un attimo.
Non sono pervenute da parte dei singoli Comuni (come noi, in fondo, ci aspettavamo) in modo esplicito, le richieste di passare da un comprensorio all'altro, in modo da consentire che una Comunità montana non sia scissa su più comprensori. Questa è un'esigenza che ci hanno fatto presente da tempo le Comunità montane, direi addirittura nella fase della discussione della legge, e allora ci hanno anche detto - e lo hanno ribadito in un documento successivo - che comunque bisognerebbe andare ad una soluzione che non spezzasse tra più comprensori le Comunità montane, o definendo in un certo modo i comprensori, o, al limite, ritoccando la delimitazione territoriale delle Comunità montane ove questo sia indispensabile, comunque sarebbe bene che non esistessero fenomeni di frammentazione di una Comunità montana in più comprensori.
La stessa cosa, negli stessi termini, non è stata chiesta da tutti i Comuni interessati, per cui dovremo farci parte diligente per raggruppare insieme le diverse istanze che sono state prospettate e cercare di arrivare a delle soluzioni ragionevoli.
Io penso che sarebbe bene, giacché ci siamo, affrontare anche questo aspetto: ci sono sette Comunità montane divise in più comprensori: Valli Po Branda - Infernotto. E' una Comunità montana nel comprensorio di Saluzzo Savigliano, tranne il Comune di Bagnolo Piemonte che è nel comprensorio di Pinerolo. Bagnolo P, per il momento ha rinviato ogni decisione, quindi è un caso che dovremo esaminare.
Valle Varaita. E' nel comprensorio di Saluzzo-Savigliano, tranne il Comune di Busca che si trova nel comprensorio di Cuneo e che ha manifestato, anche in questa sede, la sua intenzione di restare nel comprensorio di Cuneo. Valle Maira. E' nel comprensorio di Cuneo, tranne il Comune di Elva che è compreso nel comprensorio di Saluzzo-Savigliano. Elva ha deliberato di non aderire a Saluzzo-Savigliano chiedendo un sub comprensorio composto solo dalle zone alpine, cosa che in questa sede non è possibile, anche se le sub-aree saranno possibili per risolvere alcuni problemi.
Alta Langa Montana. Questa Comunità comprende 38 Comuni per un totale di 20.000 abitanti e una superficie di 45.000 ettari ed è attualmente spezzata (é il caso più macroscopico) in modo molto marcato tra due comprensori diversi: 13 Comuni nel comprensorio di Mondovì e 25 in quello di Alba. I 13 Comuni compresi nel comprensorio di Mondovì rappresentano il 34 per cento della popolazione ed il 38,5 per cento della superficie dell'Alta Valle. Ci sono due Comuni della Comunità montana, attualmente nel comprensorio di Alba (Monesiglio e Prunetto) che hanno chiesto di passare nel comprensorio di Mondovì.
Se dovessero venire accolte queste richieste si avrebbe una spaccatura quasi a metà della Comunità, cioè l'Alta Langa Montana avrebbe il 42,25 per cento degli abitanti ed il 44 per cento della superficie nel comprensorio di Mondovì, la parte restante in quello di Alba.
La Comunità montana del Pinerolese è tutta nel comprensorio di Pinerolo, tranne Cumiana e Piossasco che sono in quello di Torino. In questo caso le richieste dei Comuni vanno nel senso di consentire una delimitazione razionale perché hanno chiesto di aderire al comprensorio di Pinerolo. E' un caso che, accogliendo le richieste dei Comuni, si risolverebbe da sé.
L'Alta Valle Susa è nel comprensorio di Torino tranne Sestriere, che è nel comprensorio di Pinerolo. Sestriere ha deliberato di non aderire al comprensorio di Pinerolo e di proporre la revisione della ripartizione comprensoriale in modo più consono al principio di autonomia delle Comunità montane e quindi ha chiesto un comprensorio formato dalle Comunità montane.
La Valle Sessera (10 Comuni) attualmente è divisa fra il comprensorio di Borgosesia (7 Comuni) e quello di Biella (3 Comuni: Portula, Soprana Trivero). Tutti i Comuni, peraltro, fanno parte del Consorzio dei Comuni biellesi. Questo è il caso dei Comuni che si scavalcherebbero in una marcia inversa, perché Portula ha chiesto di passare da Biella a Borgosesia e Caprile ha chiesto di passare da Borgosesia a Biella.
Di tutti questi casi praticamente ci sono solo tre problemi che resterebbero ancora aperti, gli altri sono facilmente risolvibili: c'è la questione che ho ricordato prima della Comunità montana della Valle Varaita, con il caso isolato di Busca, c'è quella dell'Alta Langa, che possiamo esaminare attraverso un confronto con la Comunità montana. Qui il caso è più macroscopico perché il passaggio dell'intera Alta Langa in uno dei due comprensori, comporterebbe una profonda distorsione rispetto ai dati su cui si è costituita tanto la Comunità montana quanto i comprensori cioè verrebbe molto alterato l'equilibrio e qui è il caso di verificare con la Comunità montana se non sia l'eccezione, che può essere lasciata, di una Comunità divisa in due comprensori. E' l'unico caso veramente grosso in cui c'è una spaccatura netta nella Comunità.
Poi c'è il caso della Val Sessera, che non può certamente essere risolto nel senso indicato dai Comuni per i motivi ricordati prima.
Complessivamente, se il Consiglio ritiene, possiamo fornire al Consiglieri queste tabelle con i dati che abbiamo elaborato, la Giunta è comunque impegnata, nel giro di 15 giorni, a fare avere il suo parere in ordine alla delimitazione definitiva dei comprensori, in maniera che al più presto il Consiglio e le Commissioni consiliari competenti possano sentire i Comuni interessati e procedere alla definitiva delimitazione che consenta ai comprensori di decollare, come è previsto, e come è nell'intenzione e nei voti di tutte le forze presenti in questo Consiglio, nei prossimi mesi possano cioè riuscire a darsi gli organi rappresentativi prima dell'estate in maniera da avviare subito la formazione dei piani di sviluppo comprensoriale.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Ringrazio l'Assessore perché ha dato una risposta che può considerarsi esauriente, almeno per quanto riguarda la prima parte relativa ai dati che sono in possesso della Giunta, e direi che si può esprimere un effettivo compiacimento per aver visto come la stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali ha risposto favorevolmente alla legge istitutiva dei comprensori. Le eccezioni sollevate, a mio modo di vedere, dovremo prenderle in particolare considerazione ed intanto bisognerà vedere perch alcuni Consigli comunali si sono pronunciati in senso contrario. Quando i piccoli Comuni lamentano la scarsa rappresentanza loro riservata dalla legge nell'ambito dei Comitati comprensoriali, è vero che sollevano un problema a livello di campanilismo, mentre ritengo che si debba puntare più che altro ad una rappresentanza politica qualificata; però questo malumore è abbastanza diffuso.
Ai presidenti delle Comunità montane poi è data, sì, la rappresentanza ma con voto consultivo; quindi non dovremmo trascurare di valutare l'opportunità che questo voto consultivo diventi invece un voto di pieno diritto considerato che le Comunità montane raggruppano un notevole numero di piccoli Comuni, concedendo loro una rappresentanza di pieno diritto, si verrebbe incontro alle esigenze dei piccoli Comuni che si sono espressi appunto con 72 voti, lamentando questa scarsa rappresentanza.
Il problema sollevato dalle Comunità montane va attentamente valutato anche perché è stato sollevato con una richiesta ufficiale da parte della delegazione regionale dell'UNCEM; si tratta di una richiesta che mi pare legittima non soltanto per la sede dalla quale viene, ma anche perché le Comunità montane rappresentano un primo esempio concreto di vita comunitaria che ha una sua tradizione ed una sua esperienza ormai consolidata o in via di consolidamento in Piemonte. Fra l'altro le istanze di non togliere dei Comuni dalle Comunità montane per inserirli in altri comprensori, proprio perché sono sollevate con la dichiarata disponibilità da parte dell'UNCEM e delle Comunità montane, di vedere se è necessario modificare la delimitazione delle Comunità montane stesse, permettono una possibilità di dialogo che non dobbiamo assolutamente trascurare.
Ma con queste osservazioni entro già un po' troppo nel merito della questione. Vorrei fare però un'ultima considerazione sulla seconda parte dell'interrogazione.
La legge istitutiva dei comprensori prevede che la Giunta regionale esprima il suo parere ed il Consiglio deliberi sulla delimitazione dei comprensori entro sei mesi dalla pubblicazione della legge. I sei mesi sono scaduti e noi dobbiamo cercare di accelerare al massimo i tempi per ovviare a quegli inconvenienti che continuiamo a lamentare, anche se non abbiamo ancora avuto l'occasione di fare un discorso più analitico, relativi alla composizione dei Comitati provvisori recentemente richiamati in causa da una circolare del Presidente della Giunta regionale. I comprensori devono darsi il loro piano di sviluppo, quando se lo saranno dati ci sarà un piano di riferimento per le scelte che verranno fatte dagli amministratori locali e non si rischierà di dare a questi ultimi responsabilità che loro non competono.
Ritengo che il problema sia di particolare competenza dell'VIII Commissione, per cui inviterei l'Assessore a trasmetterle i dati raccolti perché si possa avviare un primo esame di una casistica che, secondo me può essere semplificata al massimo, ma, nei casi che sono stati evidenziati, ha bisogno di un particolare approfondimento. In quella sede non mancheremo di dare il nostro contributo positivo perché si arrivi presto alla delimitazione dei comprensori e si possa, anche prima della metà del 1976, dare avvio concreto alla programmazione comprensoriale.



PRESIDENTE

Ancora la parola all'Assessore Simonelli per una dichiarazione.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Credo di poter confermare l'assicurazione che ho già dato al Consigliere Martini in ordine alla volontà della Giunta di rispettare i tempi e anzi di accelerare tutte le procedure, così come richiede la legge.
I sei mesi che la legge prevedeva in realtà scadevano, se non ricordo male il 6 dicembre. In effetti il periodo intercorso successivo all'approvazione della legge è stato un periodo di rinnovo elettorale, di rinnovo delle amministrazioni, di ritardi notevoli in molti Comuni che forse sono riusciti soltanto negli ultimi tempi a darsi le amministrazioni e non so neppure se tutti si siano costituiti. In effetti la gran massa delle risposte ci è pervenuta negli ultimi tempi.
Ho ricordato prima che dal 1° gennaio ad oggi, cioè nei primi sette giorni, con tutte le feste che ci sono state, sono arrivate ancora dodici delibere di Consigli comunali, quindi è stato opportuno guadagnare un pochino di tempo per consentire a tutte le risposte di arrivare.
Ora, peraltro, data anche l'altissima percentuale raggiunta dalle risposte, ogni ulteriore attesa sarebbe nefasta e quindi la Giunta presenterà al più presto il suo parere al Consiglio e si verificherà poi alla luce delle competenze, qual è la Commissione permanente o probabilmente quali saranno le Commissioni permanenti che dovranno affrontare il problema, probabilmente occorrerà vederlo attraverso riunioni di più Commissioni congiunte, in maniera che si possa arrivare in breve tempo ad una soluzione.
Il caso delle Comunità montane è indubbiamente presente e il fatto che io mi sia soffermato in modo particolare nell'illustrazione dei problemi delle stesse dimostra che la Giunta ha intenzione di trovare una soluzione nel senso che la delegazione dell'UNCEM ci ha richiesto e che ci pare anche dettata da ovvie ragioni di compatibilità tra i diversi interventi. Non possiamo assolutamente correre il rischio che attraverso questo procedimento legittimo e auspicabile di decentramento dei livelli decisionali, si arrivi però ad una conflittualità fra i diversi livelli in cui il territorio viene ripartito. E quindi armonizzare le Comunità montane con i comprensori ci pare esigenza ampiamente legittima.
E' evidente che in questo momento si pone anche il problema della possibilità di un superamento della delimitazione territoriale che abbiamo dato alle Comunità montane, problema che non riusciremo probabilmente a definire in questa sede e forse è anche opportuno che non diventi ragione di ulteriore ritardo nella costituzione dei comprensori, però è indubbio anche alla luce delle esperienze maturate in questo primo periodo, che alcune delle Comunità montane sono talmente piccole che non hanno la possibilità di essere interlocutori di un reale processo di programmazione e di sviluppo del loro territorio.
Quindi la questione delle 44 Comunità montane del Piemonte credo che ce la dovremo porre come esigenza di una razionalizzazione delle strutture decentrate per migliorarne la loro efficienza, la loro capacità di incidenza sui processi di sviluppo del territorio, però, ripeto, già in questa fase un tentativo di omogeneizzazione tra Comunità e comprensori verrà tentata.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

a) Apposizione visto da parte del Commissario del Governo



PRESIDENTE

Trascorso il tempo dedicato alle interrogazioni ed interpellanze passiamo al punto terzo dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Nessun Consigliere ha chiesto congedo. Comunico che il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 4/12/1975 "Convalida del decreto del Presidente della Giunta regionale n. 3895 in data 29 settembre 1975 relativo a prelievo di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste" alla legge regionale del 4/12/1975 "Proroga dell'efficacia del vincolo alberghiero di cui alla legge 24 luglio 1936 n. 1692, e modifica del termine di cui al secondo comma dell'art. 2 della stessa legge" alla legge regionale del 4/12/1975 "Modificazione dell'art. 6 della legge regionale 25 maggio 1975 n. 31 'Norme per la concessione di contributi agli istituti di patronato e di assistenza sociale".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

b) Mancata apposizione del visto da parte del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 21/11/1975 "Modifiche ed integrazioni a taluni interventi previsti da leggi regionali in materia di agricoltura e foreste" alla legge regionale del 4/12/1975 "Norme in materia di concorsi a posti di ruolo presso enti ospedalieri e ospedali psichiatrici".


Argomento:

b) Mancata apposizione del visto da parte del Commissario del Governo

Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 55: "Provvidenze regionali a favore di emigrati ed immigrati" presentato dai Consiglieri Oberto, Colombino, Cerchio, Borando, Martini Picco, Beltrami e Valetto n. 56: "Interventi per l'acquisizione, la conservazione e la valorizzazione delle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali", presentato dalla Giunta regionale in data 23/12/1975 n. 57: "Norme per la costituzione ed il riconoscimento delle associazioni dei produttori zootecnici e per la determinazione del prezzo di vendita del latte alla produzione", presentato dalla Giunta regionale in data 30/12/1975 n. 58: "Provvedimenti per il recupero e l'utilizzazione delle terre incolte od insufficientemente coltivate", presentato dalla Giunta regionale in data 30/12/1975 n. 59: "Modifiche ed integrazioni a taluni interventi previsti da leggi regionali in materia di agricoltura e foreste" presentato dalla Giunta regionale in data 30/12/1975 n. 60: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976", presentato dalla Giunta regionale in data 30/12/1975 n. 61: "Emanazione delle norme istitutive del servizio sociale e sanitario dei consultori per la tutela della famiglia, della maternità ed al fini di una sessualità e di una procreazione libere e responsabili" presentato dai Consiglieri Zanone e Robaldo in data 5/1/1976.
Vi sono richieste di intervento sulle comunicazioni del Presidente? No, allora do la parola al Presidente della Giunta, Viglione.
Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, due brevi comunicazioni, l'una delle quali si riallaccia all'interpellanza sui comprensori.
Come i Consiglieri hanno potuto apprendere la Giunta ha iniziato, anche attraverso l'Intendenza di Finanza e il demanio dello Stato, la ricerca di immobili per la collocazione di uffici regionali nelle singole aree comprensoriali, o nelle province, al fine di accorpare tutti gli uffici, o comunque di dare un volto, per quanto riguarda la sistemazione degli uffici, anche agli organismi comprensoriali.
La ricerca è diretta in primo luogo all'acquisizione di palazzi storici che sono del demanio, nei centri storici vari delle province piemontesi, o comunque delle aree comprensoriali piemontesi.
Come abbiamo accennato in precedenza, per quanto riguarda l'ala di Palazzo Reale esistente in Torino vi sono già delle trattative in corso ed il Ministro Visentini ci ha comunicato che sta predisponendo un incontro al fine di verificare la possibilità di una cessione di tutta quest'ala alla Regione Piemonte.
Per quanto riguarda invece le aree periferiche, ma più propriamente appartenenti alle Forze Armate (ex caserme o immobili appartenenti all'esercito, alla Marina o all'Aeronautica) che trovano spesso delle remore non facili ad essere vinte; vediamo, nella stessa città di Torino che le trattative per le caserme si protraggono da anni.
Nel caso non si potesse dialogare con il demanio dello Stato per l'acquisizione di palazzi nei centri storici della città, la Giunta ha predisposto la ricerca di altri immobili.
L 'accorpamento degli uffici ha un duplice scopo: il primo è quello di rendere un servizio al cittadino che, voi sapete, oggi per le pratiche deve recarsi spesso in 7/8 uffici; pensate che gli Ispettorati dell'Agricoltura il Dipartimento foreste, i Comitati di controllo, il Medico provinciale, il Veterinario provinciale hanno ciascuno la propria sede e sono sparsi per la città.
In secondo luogo per evitare un aggravio notevole di spese: ogni ufficio ha un fattorino, un telefonista, il riscaldamento, i costi dei locali che incidono (presto comunicheremo al Consiglio una ricerca fatta dall'Economato nel 1974) in misura notevole: per le spese così dette di gestione nel 1974 hanno superato i due miliardi e 200 milioni circa annui ma nel 1975 sono destinate a crescere notevolmente e nel 1976 maggiormente si calcola che il 1975/76 vedranno per lo meno raddoppiati i costi del telefono, della posta, del riscaldamento, tutto è inflazionato e quindi i costi sono saliti vertiginosamente.
Ora si tratta di accorpare gli uffici per il servizio cittadino e nello stesso tempo di razionalizzare il servizio, di dare un volto, anche da un punto di vista edilizio, agli uffici della Regione Piemonte concentrandoli dove è possibile. Ciò non è facile perché la ricerca ha dato più luogo a soluzioni non accettabili che a quelle accettabili. Comunque riferiremo di volta in volta e alla Commissione competente e al Consiglio ogni passo che faremo in questa direzione.
Per quanto riguarda l'acquisizione dei parchi abbiamo ormai avanzate trattative per quello de La Mandria, vi è già una lettera della proprietà diretta alla Regione, stiamo soltanto dialogando su alcuni punti di questa offerta fatta alla Regione per migliorarne le condizioni e poi la porteremo all'esame della Commissione competente prima e del Consiglio regionale poi.
Nel frattempo proseguono tutte le altre trattative dirette o all'acquisizione sotto forma di affitto, o comunque all'acquisto o all'espropriazione di tutte le altre aree. Ho già detto in precedenza che per il parco di Santena ormai dovrebbe essere deliberato l'ingresso della Regione nella Fondazione Cavour e quindi il Comune di Torino, che è proprietario del parco e dell'area adiacente, si è dichiarato disponibile per farne un parco di carattere regionale; le Vallere sono già state incluse nel piano regolatore di Moncalieri e con l'Ordine Mauriziano abbiamo in corso una trattativa particolare per l'affitto, più che per la proprietà dell'area da mettere a disposizione dei parchi.
Sono tutte pratiche che ho già trovato iniziate dalla precedente amministrazione, e la documentazione mi è servita moltissimo; volevo dar conto di questo in particolare al Presidente Oberto che si era occupato a fondo del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Prendo la parola per ringraziare il Presidente della Giunta della comunicazione fatta e per dire che rimeditate e riconsiderate le cose, sono anch'io dell'opinione che mentre debba perseguirsi l'acquisto de La Mandria per un complesso di ragioni che richiederebbero molto tempo ad essere sviluppate in sede di Consiglio - per altre aree utilizzabili come parchi possa ricorrersi semplicemente ad un affitto a lunga scadenza che ne consenta l'utilizzazione. Nel corso della gestione di questi parchi potrà maturare anche la condizione forse utile e interessata - per i proprietari attuali di cedere e quindi di arrivare ad una vera e propria acquisizione.
Mi permetto di dire rispettosamente al Presidente della Giunta (il quale tocca con mano quanto sia difficile raggiungere il risultato finale che scappa solitamente proprio nel momento della conclusione dell'apposizione della firma, nel momento del far dire sì chiaramente e non restare nella posizione del "ni") che forse vale la pena, in questo frattempo che mi auguro sia molto breve, di porre già allo studio, in termini concreti e precisi, attraverso contatti che possono essere presi anche a livello di Consiglieri o di Consiglio regionale addirittura, il modo di utilizzazione del Parco de La Mandria, perché non sarà sufficiente averlo acquisito, bisognerà essere in grado di poterlo gestire molto tempestivamente; e i problemi della sua gestione si presentano niente affatto semplici, se si vuole veramente dotare la città di Torino di questo polmone grandissimo. E dico la città di Torino perché maggiormente interessata, ma tutta l'area del Torinese in fondo è interessata all'utilizzazione di questo parco; e quindi mi permetterei di suggerire prendendo atto di queste dichiarazioni (che del resto avevo letto in prima pagina sulla "Gazzetta" la quale ha evidentemente delle introduzioni particolari perché aveva addirittura l'inizio della lettera che era sul tavolo del Presidente della Giunta, evidentemente non ci sono dei cassetti sufficienti, basta entrare e si può leggere; d'altra parte, lo avevo appreso con piacere, sono quelle fughe di notizie che interessano sempre) di abbreviare i tempi perché la cosa possa sollecitamente giungere a compimento. Pertanto ringrazio delle comunicazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Vorrei cogliere ancora una volta, nelle parole del Presidente della Giunta, il problema della dispersione dei nostri uffici e delle nostre sedi. E' un tema sul quale mi sono soffermato nella precedente legislatura e credo che non valga la pena di continuare a soffermarvisi anche in questa.
Io sono d'accordo con tutte le iniziative che tendono ad acquisire nuovi edifici, valorizzare centri storici, ma credo che il problema regionale potrà essere risolto soltanto con una sede unica opportunamente studiata.
Abbiamo perso cinque anni, forse, se avessimo incominciato in tempo, a guardare una costruzione definitiva, integrale, valida per tutta la Regione oggi saremmo in fase di conclusione, ma purtroppo non siamo a questo. E io non credo che l'Assessore ai trasporti dovrà arrivare a studiare il sistema di un meccanismo di pullman che girino da un posto all'altro per rendere accessibili gli uffici della Regione. Chiunque venga a Torino e debba andare in diversi uffici, perde del tempo interminabile, con costi di trasporto o difficoltà di parcheggio.
Quindi chiedo, anche se so di chiederlo come "vox clamantis in deserto" che il problema della sede unica non sia accantonato dal Consiglio regionale, ma rimanga per la prospettiva futura un problema da prendere in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Brevemente in ordine alla comunicazione del Presidente Viglione sulla Fondazione Cavour ed il parco di Santena.
Risulterebbe che il Comune di Santena, almeno come ente locale interessato, non sia stato minimamente contattato dalla Fondazione, a da altri operatori. Ho parlato con il Sindaco alcune settimane fa e nessuno aveva preso contatto con lui.
Siccome esiste il discorso soprattutto degli operatori culturali della zona acciocché il parco sia messo a disposizione degli enti locali e di coloro che operano, avevo richiamato l'attenzione sulla comunicazione del Presidente di alcune settimane fa, sempre su questo argomento; ad esempio il Festival sperimentale "I giovani per i giovani", che ormai ha assunto una dimensione internazionale, non era stato possibile l'anno scorso localizzarlo a Santena per un problema di non tutela nell'area del parco.
Vorrei pregare il Presidente di tener conto dell'esigenza di una valorizzazione, di un inserimento, di una partecipazione della Regione nella Fondazione Cavour, ma anche dell'inserimento e della tutela degli interessi di enti locali minori che molte volte sono privi di strutture o di strumenti che potrebbero risolvere molto bene i problemi culturali della zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Vorrei caldamente raccomandare che questo indirizzo della Giunta regionale, che peraltro condividiamo, venga notificato ufficialmente alle amministrazioni comunali nel senso che la valorizzazione dei centri storici interessa molto le amministrazioni comunali delle tante cittadine che sono destinate a diventare capoluoghi o sede degli organi del comprensorio. So che il Consiglio comunale di Mondovì ha sollevato recentemente questo problema in quanto si è saputo che c'erano dei contatti informali per il reperimento di determinati edifici nel vecchio centro storico di Mondovì ma l'amministrazione comunale non era stata ancora ufficialmente interessata.
Dato che effettivamente non abbiamo ancora le idee chiare su quali dimensioni dovrà avere la sede degli organi comprensoriali, sarà opportuno vedere quali uffici periferici dell'amministrazione statale (oggi alle dipendenze della Regione) nelle cittadine destinate a diventare capoluogo del comprensorio o sede degli organi del comprensorio, potranno essere riuniti in un unico edificio.
Ritengo che la collaborazione degli amministratori comunali e di quelli che saranno gli organi del comprensorio ci potrà essere utile, in modo che gli acquisti vengano fatti, almeno perifericamente, con quella finalità funzionale che noi auspichiamo anche per gli uffici centrali della Regione.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede la parola? Il Presidente della Giunta, Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Risponderei partendo dall'ultimo Consigliere, Martini.
Quando iniziammo questa ricerca, interessammo prima le amministrazioni provinciali, poi i sindaci dei Comuni capoluogo, successivamente, al momento in cui vennero costituiti i ristretti Comitati per il comprensorio ho avuto dei dubbi perché lei sa, Consigliere Martini, che vi sono alcuni comprensori che il capoluogo ancora non ce l'hanno e mi sono chiesto a chi dovevo inviare la lettera, poi l'ho inviata ai sindaci perch contribuissero alla ricerca.
Come ho già detto, la prima ricerca è quella del palazzo demaniale storico nel centro; il dialogo avverrà nel momento in cui avremo tutte le proposte e saremo in grado di comunicarle, di vagliarle, di confrontarle con le amministrazioni locali, con i Consiglieri regionali della zona e quindi praticamente con tutte le forze. Conosco il dilemma di Mondovì fra Piazza e Breo: una collocazione nel vecchio centro storico di Piazza oppure in Breo che è di più recente fattura, cioè la zona commerciale? D'altronde noi intendiamo, nelle zone comprensoriali, accorpare l'organo comprensoriale, l'organo di controllo, l'Ispettorato di zona dell'agricoltura e ogni altro organismo nel momento in cui avremo la possibilità di esporre concretamente i temi edilizi andremo a confrontarci nelle sedi comunali con i Consiglieri e con le forze interessate.
Per quanto riguarda la possibilità di una sede unica in Torino, la ricerca non è di oggi, l'aveva già iniziata il Presidente Oberto ed è continuata da questa amministrazione che dialoga costantemente con il demanio dello Stato. Per ora siamo riusciti soltanto su due punti: l'ala di Palazzo Reale che ha circa 130/140 camere, Palazzo San Giovanni in Piazza Cavour; ma questi due palazzi di per sé non sono sufficienti a contenere la Regione.
Abbiamo anche pensato a Corso Stati Uniti, ma lì - già il Consigliere Oberto conosce il problema - vi sono 5.000 mq., non sono sufficienti.



OBERTO Gianni

C'é l'area del gas.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Bisognerà dialogare anche con l'area del gas, e noi diamo la garanzia che procediamo.
Per quanto riguarda il Consigliere Cerchio devo dire che il Sindaco era presente nel momento in cui si riunì la Fondazione Cavour e parlai proprio con lui dicendogli che quando la Fondazione Cavour avesse modificato il suo statuto per dare ingresso alla Regione, al Comune e alla Provincia, in quello stesso momento ci saremmo trovati. Quindi dia pure piena garanzia al Sindaco di Santena che non soltanto non lo vogliamo emarginare, ma vogliamo coinvolgere tutta la città perché gestisca insieme a noi il parco che è un parco regionale, ma che diventa di immediato interesse per la località.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976


PRESIDENTE

Esaurito il dibattito sulle comunicazioni, possiamo passare al quarto punto all'ordine del giorno che però io suggerirei di posticipare poiché in ogni caso è necessario consultare o i Capigruppo, o la Commissione nomine qualunque sia il nome proposto.
Se non vi sono obiezioni (posticiparlo vuol dire comunque svolgerlo nella giornata di oggi) passerei al punto quinto: "Esame disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976".
Non vedo obiezioni.
Mi è stata presentata la relazione della I Commissione, con lettera di accompagnamento del Presidente della Commissione stessa, Rossi, che è anche relatore del disegno di legge ed al quale do la parola.



ROSSI Luciano, relatore

La relazione, per motivi ovvi, sarà molto breve.
La I Commissione, esaminato il disegno di legge n. 60, esprimendo a maggioranza parere favorevole, ha autorizzato l'esercizio provvisorio del bilancio fino al 30 aprile 1976 per assicurare la continuità amministrativa dell'Ente Regione sulla base dello stato di previsione delle entrate e delle spese iscritte al Titolo I ed al Titolo III del bilancio.
Con la prima nota di variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1976, il totale generale del bilancio aumenta da lire 364 miliardi e 400 milioni a lire 364 miliardi e 500 milioni.
Dato il motivo suesposto, teso a garantire la continuità amministrativa, trova giustificazione la richiesta di procedura d'urgenza del presente disegno di legge, come recita l'articolo 2.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Presidente Rossi vi sono richieste di intervento? Il Consigliere Armella.



ARMELLA Angelo

Per la verità, speravo di sentire qualcosa di più, nella relazione, che non i motivi d'urgenza per presentare la legge sull'esercizio provvisorio.
Infatti molte perplessità sono sorte, perché dopo il voto dell'ultimo Consiglio e dopo che si era constatato, pur non dichiarato dalla Presidenza del Consiglio, che la legge non era stata approvata, mentre non era ancora finita la seduta, già si parlava di riproposizione della legge.
Io capisco i motivi d'urgenza, le difficoltà, tutto quello che si vuole, però penso che quando un esercizio provvisorio non viene approvato quando l'autorizzazione a detto esercizio non è data dal Consiglio, ci sia un solo rimedio: presentare il bilancio. Questa è la sostanza del problema il resto è tutta materia su cui si può arzigogolare scegliendo delle soluzioni cavillose, di preteso diritto, richiamando necessità di tecnica burocratica, ma non si centra il vero punto del problema il quale si articola su due aspetti: il primo, se sia immediatamente riproponibile una proposta di legge non approvata dal Consiglio; il secondo, se sia riproponibile quando si tratta di un'autorizzazione all'esercizio provvisorio.
Mi chiedo se la Presidenza, ricevendo la proposta (deve averla ricevuta in termini brevissimi) da parte della. Giunta di riproposizione di un progetto di legge che non era stato approvato dal Consiglio, si sia posta il problema se fosse ammissibile, cioè se si potesse introdurre nell'ordine del giorno, oppure se abbia ritenuto che in linea di principio e quando una proposta di legge non viene approvata può essere riproposta. Solitamente ci si richiama a quel principio generale che le assemblee hanno tale sovranità da potere rivedere quello che fanno, ma questo principio, che pure è così noto, ha trovato sempre resistenza nelle assemblee al punto che le stesse considerano la non possibilità di ripresentazione immediata di una proposta di legge non approvata.
Cosi è alla Camera dei Deputati e ricordo che il Sen. Vittorelli aveva in qualche occasione dichiarato che non si poteva, in mancanza di un'esplicita norma di regolamento, ritenere che il funzionamento del Consiglio fosse carente ai disciplina e che si doveva fare riferimento alla normativa della Camera dei Deputati. Questa esclude che possa essere immediatamente ripresentata (deve passare un certo periodo di tempo, mi pare sei mesi) una proposta di legge che non è stata approvata.
Il principio non è senza significato. Qualcuno può dire che poi si fa quello che si vuole, però io mi chiedo: se io o un Gruppo presentiamo una proposta di legge e questa, dopo l'esame della Commissione e dopo la discussione in Consiglio, non viene approvata, possiamo immediatamente ripresentarla? In questo modo si paralizzerebbe qualsiasi Consiglio; invece di andare avanti nell'iter dei lavori bisognerebbe rivedere immediatamente quelle leggi che non sono state approvate. Ma c'è di più; è da ritenersi che il Consiglio non cambi immediatamente opinione, ed ancora se sia lecito a qualcuno di noi, Giunta o Consiglieri, ripresentare sempre le stesse proposte sino a quando, in qualche modo, non sia stata raggiunta la maggioranza. In definitiva il punto è se le maggioranze ci sono o non ci sono al momento dell'approvazione della legge, non ricercate successivamente, quando la legge non sia stata approvata per addivenire comunque ad un'approvazione.
Si può anche guardarmi con l'aria di dire - come sta facendo taluno che sono cose strane, però l'imparzialità nella presidenza delle assemblee è il primo dei criteri della presidenza perché possa essere ritenuta tale.
Sarebbe veramente interessante sentire una risposta su questo punto, a meno che non si ritenga che le proposte della Giunta abbiano un privilegio, ma non credo che ciò si possa sostenere: se le proposte sono della Giunta possono essere ripresentate, se sono di iniziativa consiliare no; ci sono proposte di iniziativa popolare, dei Comuni, delle Province, dei sindacati ecc. Possono essere ripresentate? Ma allora il principio da stabilire è se si possa, in linea di principio, ripresentare all'infinito, sin quando non si ottiene una maggioranza, una proposta di legge che non viene approvata.
Si dice che l'assemblea può fare quello che vuole. Certo, l'assemblea può fare quello che vuole, ma entro i limiti di un corretto funzionamento perché se questo funzionamento non è corretto evidentemente non c'è più tutela per alcuno.
Il secondo punto è se, in esplicito, si possa o no ripresentare una richiesta di autorizzazione di esercizio provvisorio. E qui si sa benissimo che ci possono essere delle difficoltà obiettive di tempo, occorre fare presto, delle difficoltà di presentare il bilancio subito, ecc., per vorrei rilevare che la questione non è tale da potersi risolvere cambiando una parola, una virgola, un numero del bilancio ecc., qui si chiede l'autorizzazione all'esercizio provvisorio, cambiare la parola, la virgola il numero può essere fatto in sede di emendamento durante la discussione ma una volta che si è addivenuti al voto l'iter è concluso, perché anche cambiando qualche cosa non si può sostenere che non è più una richiesta di esercizio provvisorio, che è un'altra legge. Intanto si deve rilevare che la discussione non si sia incentrata su una parola, su una virgola, su un punto, ma se anche così fosse, la possibilità di presentare un emendamento fa sì che si dia il voto su quel punto e poi sulla legge che lo contiene superato questo, si ritorna al punto centrale e cioè se sia ripresentatile immediatamente un progetto di legge.
Io capisco che ci possono essere delle difficoltà, quando si hanno delle maggioranze risicate, o non si hanno, o sono paritetiche, o se ne cercano delle altre, o se ne cercano di maggiori ecc., questi rischi bisogna necessariamente correrli, non è che a questo punto le responsabilità possano ricadere o meno su chi approva o non approva, su chi si astiene, ecc., sono rischi che si possono e si devono correre e bisogna essere preparati a correrli, ma al di là di quella che è la vicenda stretta e limitata che riguarda l'esercizio provvisorio; bisogna pure sciogliere questo nodo ed io formalmente chiedo che sia sciolto; dica la presidenza del Consiglio e dica l'assemblea se ritiene che, in linea di principio, una legge possa essere ripresentata e immediatamente dopo che non è stata approvata dal Consiglio, perché in questo caso se ne prenderà atto e si provvederà di conseguenza ripresentando all'infinito le proposte di legge presentate ad iniziativa consiliare. Se non c'è un'esplicita norma regolamentare, si dica se sia applicabile il regolamento della Camera in via di analogia. Soprattutto bisogna rispondere ad un quesito che non pu essere lasciato senza risposta, perché nel nostro ordinamento non tutto è esplicitato, molto può non essere esplicitato e ciò nonostante deve comunque trovare un'applicazione. Questa è norma generale che regola il nostro ordinamento giuridico.
A questo punto concludo non più con una perplessità, ma direi quasi con la certezza che, se non vi sono delle ragioni che resistano, eludano: diano diversa risposta a questi quesiti, non si può dichiarare altro che non si può ripresentare uno stesso disegno di legge modificando un numero una parola per farlo passare mentre si tratta, invece, della sostanza del problema. La risposta definitiva, quindi, non può essere che negativa.



MINUCCI Adalberto

Visentini ha ripresentato una legge che non era stata varata. Ci sono mille precedenti in Parlamento.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

C'è tutta la storia dei decretoni!



PRESIDENTE

Se il Consiglio consente, prima di dare la parola ad altri Consiglieri poiché è stata chiamata in causa la questione fondamentale della ripresentazione o meno della proposta di legge della Giunta, vorrei rendere edotto il Consigliere Armella (che evidentemente non le conosce) delle procedure seguite per arrivare a questa decisione.
La procedura è consistita nel fatto che un minuto dopo che il Consiglio regionale non aveva dato la sua approvazione alla precedente proposta di legge, il Presidente del Consiglio e andato dal Commissario di Governo per chiedere delucidazioni e per sciogliere le perplessità - dato il rapporto di collaborazione che si deve sempre instaurare con tutti gli organi dello Stato - circa le procedure da seguire in questo caso. Il Commissario di Governo non ha avuto esitazioni ed ha detto che si poteva seguire la procedura che si riteneva più opportuna; tra l'altro avevo persino proposto l'eventualità di una presentazione ancora più sollecita di quanto non fosse quella dell'8 gennaio e anche questa procedura non era stata esclusa in via di principio.
Dopo uno scambio di opinioni sulla materia, di cui ho tenuto conto, c'è stata una riunione dei Capigruppo in cui, su proposta del Capogruppo D.C.
Bianchi, è stata accettata la procedura di presentazione non immediata di una diversa proposta di legge rispetto a quella che non ha avuto il consenso del Consiglio; le nuove caratteristiche potevano essere quelle di un mutamento all'interno della filosofia del disegno di legge, questi mutamenti ci sono, la data è stata fissata di comune accordo fra tutti i Capigruppo e quindi la Presidenza ha fatto, in sostanza, ciò che la conferenza dei Capigruppo aveva deciso.
Non ho nessuna obiezione a che si faccia una discussione anche sulla possibilità o meno di ripresentare progetti di legge, suggerirei soltanto che questa materia venisse presa in esame dalla Commissione regolamento. A questo proposito mi dolgo perché ho indetto ben due riunioni di questa Commissione per passare all'esame di problemi, anche di questa natura, ma purtroppo erano presenti soltanto i Gruppi della maggioranza e non un solo rappresentante degli altri Gruppi, per cui adesso non riconvoco la Commissione regolamento se la richiesta non viene espressa dai Capigruppo di tutte le forze politiche, perché non sono abituato a convocare le Commissioni inutilmente e a fare il contrario di quello che la gente dice di voler fare.
La Commissione regolamento può essere convocata per esaminare anche il tema proposto dal Consigliere Armella, se i Capigruppo lo richiedono, ma non credo sia indispensabile (possibile, questo sì, a norma di regolamento) discutere adesso della ricevibilità o meno in astratto delle proposte di legge che non abbiano avuto il consenso del Consiglio regionale.
Questo tenevo a dire per informare di alcuni avvenimenti che forse il Consigliere Armella non conosceva e per proporre dei metodi di soluzione del problema che lui ha sollevato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi attraverso l'intervento del Consigliere Armella è stato posto sul tappeto un aspetto indubbiamente pregnante di significato e di importanza su quella che è la questione di fondo attorno alla quale, anche ad avviso nostro, dovrebbe ruotare questo dibattito.
Il Presidente del Consiglio ha già anticipato una sua risposta in ordine alla ricevibilità del nuovo disegno di legge. Sinceramente non so se a questo punto debba spontaneamente rinunciare e rinviare questo mio intervento, per consentire l'intervento al Presidente della Giunta, perch mi sembrerebbe più opportuno, e anche più corretto, sgomberare prima il terreno da questo aspetto del problema, sentire le valutazioni che l'esecutivo in carica fa con piena competenza politica e poi riprendere successivamente la parola.
Se il Presidente del Consiglio aderisce a questa mia richiesta, io rinuncio per il momento e lascio la parola al Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta aveva appunto chiesto la parola, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Diceva, signori Consiglieri, un illustre uomo politico, che le cose debbono accadere per poterle meditare, chiarire e risolvere, e il voto della seduta scorsa ce ne dà il modo.
La Giunta ha esaminato ed approfondito il problema e ritiene che nulla osti a che la Giunta stessa presenti al Consiglio un secondo disegno di legge per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio. Anzi ritiene la Giunta, in netta contrapposizione con le osservazioni che sono state fatte poc'anzi, che tale presentazione sia addirittura richiesta dal principi dell'ordinamento regionale. Occorre infatti muovere dalla considerazione che, come la legge di bilancio è un atto dovuto del Consiglio in ragione della sua imprescindibilità per la continuità del funzionamento della Regione, così - ove non sia stata possibile l'approvazione tempestiva della legge di approvazione del bilancio - la legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio viene a configurarsi, per le medesime ragioni, quale atto dovuto del Consiglio stesso (naturalmente col rispetto dei limiti relativi all'efficacia temporale prevista dallo Statuto all'art. 79).
A sua volta, il disegno per la legge di approvazione del bilancio o per la legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio si pone come atto dovuto dalla Giunta, in quanto previsto dallo Statuto (espressamente per la legge di approvazione del bilancio e implicitamente per la legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio) quale unica forma di iniziativa dei relativi procedimenti. E' questa la distinzione che forse è sfuggita al Consigliere Armella.
Con specifico riguardo al rilievo fatto, si può dire, in altri termini che la Giunta, fino a che non sia possibile addivenire all'approvazione della legge di bilancio, non solo può, ma deve presentare il disegno di legge per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio (bisogna vedere bene lo Statuto, Consigliere Armella). Tale "doverosità" appare così accentuata che si ritiene - con riguardo allo Stato, ma non par dubbio che ciò valga anche per la Regione Piemonte - che l'iniziativa della legge per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio spetti anche al Governo per qualsiasi ragione dimissionario.



OBERTO Gianni

Ma non è il caso della Giunta!



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Consigliere Oberto, lei lo sa, noi non siamo per le crisi, non abbia dubbi su questo.



(Commenti ironici e brusii in aula)



BELTRAMI Vittorio

Questa è buona!



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Vero? ! Io però parlavo della Regione Piemonte, forse lor signori hanno pensato che parlassi anche del Governo centrale, invece no, parlo della Regione.
Così si esprime lo stesso Mortati, che è un illustre costituzionalista.
Se quindi non vi è alcuna preclusione a ripresentare il disegno di legge per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio nei confronti di un esecutivo che abbia perduto la fiducia del legislativo, a priori è da escludere una preclusione analoga nei confronti di un esecutivo che, pur non avendo ottenuto nella seduta scorsa la predetta autorizzazione, possa pur sempre contare sulla fiducia del legislativo, E questo, come lor signori sanno, è il nostro caso. Naturalmente il Consiglio resta arbitro di valutare se sia giustificata o no la mancata presentazione del disegno di legge per il bilancio (così come la mancata approvazione di esso) entro i termini, palesemente non perentori, fissati dallo Statuto della Regione Piemonte (art. 77 e, quindi, se sia giustificata o no la presentazione del disegno di legge per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio). Ma in proposito va precisato: 1) che si tratta di valutazione politica non sindacabile dagli organi di controllo o giurisdizionali 2) che il Consiglio, ove si orientasse in senso negativo, potrebbe semmai togliere la fiducia alla Giunta non già negare l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio in quanto tale e, quindi, neppure contestare la legittimità della presentazione del relativo disegno di legge da parte della Giunta: in altre parole, la mancata approvazione del disegno di legge in questione da parte del Consiglio non può significare rifiuto di autorizzazione ad un qualsiasi esercizio provvisorio del bilancio, bensì soltanto rifiuto di autorizzazione allo specifico esercizio provvisorio proposto nel disegno respinto.
D'altra parte, non possono ricavarsi impedimenti alla presentazione di un nuovo disegno di legge per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio dalla disciplina dell'iniziativa del provvedimento legislativo in genere, e specificamente qui, nella Regione Piemonte.
Al riguardo, va precisato che il dubbio relativo alla riproponibilità di un disegno di legge o di una proposta di legge, deve essere esclusivamente circoscritto alla necessità o meno di un intervallo cronologico tra la mancata approvazione del disegno o proposta di legge e la sua riproposizione. E' questo l'unico punto, cioè se esiste un intervallo cronologico o meno sulla ripresentazione o meno di un disegno di legge dovremmo dire che sulla scena del Parlamento italiano vi sono per lo meno migliaia di ipotesi, pensiamo che la legge per il divorzio cominci nel 1880, fu ripresentata sempre, respinta e alla fine approvata e questo è uno degli esempi più clamorosi. Quindi vi è soltanto il problema temporale che nel regolamento della Camera e del Senato è detto specificamente e richiedere l'analogia tra il Consiglio regionale e la Camera e il Senato pare da escludersi anche ai più sprovveduti. Infatti, stante la peculiare autonomia delle assemblee in senso lato legislativo, è da escludersi, al di fuori di questa ipotesi, la possibilità di configurare un divieto che concerna la riproposizione, in sé e per sé considerata, di un disegno o proposta di legge di eguale contenuto. Come potrebbe un'assemblea dire: questa materia è stata bocciata una volta, non la presenteremo mai più.
Queste osservazioni non meritano nemmeno di essere prese in considerazione.
Abbiamo gli esempi della Camera e del Senato che hanno riproposto centinaia di volte lo stesso disegno di legge.
Fatta questa precisazione, deve osservarsi che sul punto della necessità o meno di un intervallo cronologico per la riproposizione di un disegno o proposta di legge in seguito alla mancata approvazione, nulla si dice nello Statuto della Regione Piemonte (e sarebbe stato proprio il documento principe in questa materia) e nel regolamento consiliare cui lo Statuto rinvia per la disciplina del procedimento legislativo. Non è detto niente e quindi la riproponibilità è immediata, non vi è analogia, non vi è vincolo che tenga, e poi sarebbe un vincolo, se diverso dal limite temporale, chiaramente incostituzionale, ma questo anche agli sprovveduti di diritto non sfugge.
Tale silenzio, quindi, è da interpretarsi come esclusione di un qualsiasi termine dilatorio al riguardo. Infatti, la necessità di un'espressa previsione, ai fini della configurabilità di un eventuale limite cronologico, è confermata dalla legislazione statale. In questa ogni qualvolta, per la particolare complessità di struttura e modo di lavoro di talune assemblee rappresentative, si è ritenuto opportuno far valere il limite cronologico in questione, è stata sempre espressamente inserita un'apposita normativa perché vi fosse assoluta chiarezza. Basti pensare all'art. 72 comma secondo del nuovo regolamento della Camera e all'art. 76 del nuovo regolamento del Senato che, riprendendo le analoghe disposizioni contenute nei precedenti regolamenti, prevedono un intervallo minimo di sei mesi per la riproposizione del medesimo disegno o proposta di legge.
Nello Statuto della Regione Piemonte non si è ritenuto di porre alcun limite: diverso è il Consiglio regionale dalla Camera e dal Senato, diverse sono le assemblee legislative e quindi non vale alcun richiamo analogico che non avrebbe alcun senso perché allora si potrebbero equiparare tutti i fatti giuridici che possono accadere e che non hanno un'espressa previsione legislativa. Se si scegliesse questa strada sarebbe molto pericoloso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che la mia formazione mentale non sia quella del giurista e quindi non vorrei intervenire per spaccare il capello in quattro e verificare se il documento era proponibile oppure no. Do atto al Presidente del Consiglio che nella riunione dei Capigruppo determinammo una data entro cui era pacifico che la Giunta lo avrebbe ripresentato; era chiaro anche che lasciavamo alla Giunta tutta la responsabilità dell'atto che si accingeva compiere.
Ma credo che qui il problema debba essere valutato in altri termini e cioè in termini di numeri per far passare questo provvedimento.
Io starei per dire che c'è una discrepanza tra l'atto in sé e il fatto politico che sta dietro; l'atto in sé spingerebbe implicitamente a mettere le cose a posto e ad assicurare un certo funzionamento finanziario della Regione. La politica, che si nasconde sempre dietro a queste cose, non rende facile la risoluzione del problema. Né sono tentato di dire (usando tira frase che imparavamo sui libri di scuola): esca Pirro dall'Italia e torneremo amici. Perché il Pirro regionale non mi sembra abbia questa predisposizione. Resta il fatto di non giocare sugli equivoci, ma quando dico questo mi rivolgo evidentemente non alla Giunta, alle forze che sostengono l'esecutivo che fanno il proprio gioco, bensì a quei Gruppi politici che hanno assunto particolari atteggiamenti, che li hanno definiti e che dovrebbero essere coerenti con questo. Anche perché io non so quanto sia producente fare, da parte di qualche Gruppo, o di qualche singolo Consigliere, quei giochi che si svolgono tra le città dell'Europa, i così detti "giochi senza frontiere" e cioè giocare il jolly in una situazione così minima che porterebbe se non altro ad una chiarificazione e ad una presa d'atto della nuova realtà in cui dobbiamo operare.
Dette queste cose è evidente che l'atteggiamento del nostro Gruppo non sarà diverso da quello che abbiamo preannunciato nella precedente seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Francamente sono un po' imbarazzato ad intervenire nel corso di questa discussione, a nome del Gruppo repubblicano, e ne spiegherò le ragioni.
Noi non riteniamo che questo sia un problema sul quale debbano valere delle sottili disquisizioni giuridiche, sono d'accordo con il collega Cardinali, questo è un quesito squisitamente politico: si tratta di valutare quali sono gli atti rispetto ai quali, con un voto negativo, di ripulsa del Consiglio, la Giunta deve o non deve dimettersi.
Io penso che nemmeno il Presidente della Giunta possa sostenere che se fosse stato respinto non l'autorizzazione all'esercizio provvisorio, ma il bilancio, la Giunta legittimamente avrebbe potuto riproporlo a distanza di pochi giorni, o di poche ore. Questo è un problema di sensibilità politica.
Fatta però questa premessa, l'imbarazzo deriva dal fatto che noi ci siamo trovati, prima di Natale, a respingere l'esercizio provvisorio, sia pure per l'assenza di un membro della maggioranza e ci troveremo oggi probabilmente invece a vederlo passare con un voto che abbiamo sentito preannunciare in Commissione da un collega che nella scorsa seduta del Consiglio regionale si era invece presentato con un atteggiamento diverso.
Noi allora ci domandiamo, in una situazione di questo genere, tenuto conto del voto espresso in precedenza dal Consiglio regionale e del rigetto del disegno di legge precedente, se ragioni di sensibilità politica e di correttezza istituzionale, costituzionale non avrebbero dovuto suggerire alla maggioranza un comportamento diverso, cioè se non avrebbe dovuto prendere atto che si trovava (parlo del 22/23 dicembre) in una situazione di stallo nei rapporti politici in Consiglio regionale, che le forze che sorreggono la Giunta si ripresentano in questo Consiglio in una situazione diversa, cioè con un apporto che politicamente è determinante e che fa registrare una situazione diversa e che con una breve crisi facesse registrare che non siamo più con una maggioranza paritaria, ma con una maggioranza effettiva.
Questo mi sembra che sarebbe stato un comportamento molto più chiaro e preciso, in grado di fare registrare all'opinione pubblica le cose alla luce del sole e non un pochino di straforo.
L'imbarazzo mio è che mi trovo a parlare prima del collega che credo farà una dichiarazione difforme rispetto a quella fatta nella passata seduta. Questo mi sembra l'elemento politico fondamentale: la Giunta sapendo che in questa seduta avrebbe dovuto far passare l'esercizio provvisorio in una maniera diversa da quella che si ipotizzava anche solo 15 giorni fa, secondo noi avrebbe correttamente dovuto, dopo il voto precedente, rassegnare le dimissioni, fare una brevissima crisi e fare ritrovare il Consiglio con una situazione politica diversa, com' effettivamente oggi, ma con maggiore chiarezza di rapporti e di posizione di fronte all'opinione pubblica.
Tutto il resto mi sembrano cose del tutto marginali. E' chiaro comunque che l'esercizio provvisorio deve passare perché è quello che può garantire possibilità di lavoro al Consiglio regionale e appuntamenti più importanti ma mi sembra aver visto che c'è una maggioranza diversa da quella che è esistita, e che ci sono dei rapporti diversi da quelli che sono esistiti nei mesi scorsi in Consiglio, sia un fatto rispetto al quale sarebbe stato più corretto presentarsi in modo diverso.
Detto questo ribadisco quello che è stato l'atteggiamento del Gruppo repubblicano nella scorsa votazione, cioè anche oggi il PRI sull'esercizio provvisorio si asterrà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, riprendiamo il discorso al punto in cui lo avevamo lasciato e lo riprendiamo per dire che quarto qui è accaduto il 22 dicembre scorso impone, anche da parte della Destra nazionale, alcune doverose e chiare sottolineature politiche alle quali peraltro, e proprio nel quadro della discussione che qui stamane si è aperta, anche da parte nostra deve essere premessa una considerazione di carattere generale in ordine al comportamento dell'esecutivo in carica, premessa di carattere generale che non faremo più sul piano squisitamente giuridico, anche per togliere al Presidente della Giunta avv. Viglione la possibilità di definire sprovveduti coloro che cercano di dire qualcosa su questo terreno ma la sposteremo invece su un piano più squisitamente etico, che attiene cioè alla moralità, alla correttezza, alla sensibilità politica della Giunta di sinistra.
In sostanza il 22 dicembre scorso l'esecutivo in carica si è presentato qui chiedendo di essere autorizzato all'esercizio provvisorio del bilancio 1976.
Noi non staremo a ripetere adesso le considerazioni che in quella seduta sono già state fatte dal collega Curci per argomentare il motivato voto contrario della Destra nazionale, anche con richiamo all'esempio di altre Regioni, che pure erano giunte a presentare correttamente il bilancio entro la scadenza dell'anno. In questo modo ci sarebbe anche troppo facile ironizzare, visto come sono andate le cose, sul preteso efficientismo comunista. Né crediamo sia pertinente, ci pare anzi ozioso, stare adesso a vedere se quel disegno di legge sia stato respinto dall'assemblea, oppure non sia passato per non avere raggiunto la maggioranza necessaria.
Nella sostanza ciò che conta è il fatto che ad una precisa richiesta formulata dalla Giunta di sinistra, non è stata data la risposta che la Giunta stessa si attendeva.
E allora, se questo è vero, come è vero, e lasciando stare ogni precisazione di ordine giuridico sulla possibilità di immediata ripresentazione di un pressoché analogo disegno di legge, resta in piedi come dicevamo, una valutazione di ordine etico-politico perché due erano le conseguenze che era legittimo attendersi, vale a dire: o che la Giunta di sinistra presentasse formalmente le dimissioni e consentisse l'apertura di un dibattito politico, magari per giungere a quelle soluzioni che con molta chiarezza, dobbiamo riconoscerlo, indicava poc'anzi il collega Gandolfi; o quanto meno, in alternativa, che ripresentasse, sì, un disegno di legge, ma per la presentazione immediata del bilancio 1976, o quanto meno per una riduzione dei tempi richiesti per l'esercizio provvisorio.
Questo non è stato fatto e questo, diciamo ancora una volta, al di là di ogni considerazione d'ordine giuridico, legittima e giustifica ogni valutazione sul piano della correttezza e della sensibilità di comportamento di questa Giunta.
Ed è ben vero che in questo comportamento la Giunta di sinistra è stata, almeno in un primo momento, incoraggiata diciamo dalla benevola comprensione di altri Gruppi politici che in quest'aula sono, o che quanto meno dovrebbero stare all'opposizione, a cominciare (lo vogliamo ricordare soprattutto all'avo. Armella) dalla stessa D.C. il cui Capogruppo il giorno dopo quella seduta si affrettava (e si vedono le sue dichiarazioni rese alla "Gazzetta del Popolo") a minimizzare l'incidente parlando di "classico autogol".
Noi non abbiamo alcun motivo per essere tanto comprensivi nei confronti di questa maggioranza e quindi crediamo che sia ampiamente giustificato, da parte nostra, il giudizio di scorrettezza morale che ci sentiamo di dare per l'atteggiamento assunto.
Fatta questa premessa, ecco le sottolineature che avevamo promesso.
La prima: il disegno di legge per l'esercizio provvisorio ha ottenuto 28 voti a favore, due contrari e 26 astensioni, non raggiungendo il quorum necessario, che era di 29 voti stante il fatto che i presenti erano 56.
Questo pone in evidenza un particolare che noi non possiamo tacere ed è che agli effetti della mancata approvazione di quel disegno di legge, è stata determinante la presenza del nostro Gruppo; se noi non fossimo stati qui presenti, il numero dei votanti sarebbe sceso a 54, la maggioranza richiesta sarebbe stata di 28 voti, cioè esattamente quelli che sono andati in favore del disegno di legge presentato dalla Giunta di sinistra. Ma noi vogliamo dedicare questa significativa e peraltro elementare constatazione proprio al Presidente della Giunta, il quale nell'intervista a "La Stampa" del 31 dicembre, dopo avere enfaticamente proclamato che nell'arco dei cinque anni il Piemonte dovrà cambiare volto, riprendeva la tesi falsa ancorché antidemocratica che in quest'aula vi sono 30 voti, 28 voti e i due voti del MSI-DN, che nulla contano.
Illustre Presidente, questi due voti contano, sono destinati a contare soprattutto è destinata a contare la nostra stessa presenza fisica in quest'aula, sempre che si voglia veramente condurre una battaglia di opposizione nei confronti della maggioranza, o sempre che la sua Giunta avv. Viglione, non sia disposta, per reggersi in carica, ad affidarsi a qualche voto raccattato qua e là.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Credevo dicesse di "aprire" a lei!



CARAZZONI Nino

No! Noi non abbiamo di queste velleità.
La seconda sottolineatura, che si richiama in parte alla prima, è data dalla constatazione, anche questa significativa, dell'estrema fragilità di questa maggioranza. Noi parliamo ancora di una maggioranza fragile poich ancora non sappiamo se sarà giocato quello che, con sottile umorismo, il collega Cardinali ha chiamato il "jolly". Ma anche ammesso che questo non avvenisse, o quanto meno che non avvenisse nel corso di questa seduta rimane la constatazione della fragilità della maggioranza se è vero, come è vero, che di fronte ad un disegno di legge di importanza tale, è sufficiente l'assenza, vogliamo riconoscerlo, del tutto casuale, di un rappresentante dei Gruppi di sinistra per impedire l'approvazione della legge.
E infine la terza sottolineatura, che non possiamo tacere.
Di fronte ad un esercizio provvisorio chiesto da una maggioranza di sinistra, tutti gli altri Gruppi di opposizione si sono rifugiati in un'astensione definendo quel voto un voto tecnico. Noi non eravamo d'accordo, nella seduta del 22 dicembre, su questa valutazione, tanto meno crediamo e pensiamo di poterlo essere oggi, perché proprio tutto il dibattito che qui si è svolto ha dimostrato che la richiesta di esercizio provvisorio, come è ovvio, come è logico d'altronde, è sempre un grosso fatto di pregnante significato politico, è in sostanza la concessione di un mandato fiduciario che si dà ad un certo tipo di maggioranza; e se si sta all'opposizione di questa maggioranza, non ci si può rifugiare, colleghi degli altri Gruppi, nell'astensione tecnica.
Queste cose noi crediamo che siano d'altra parte ben chiare a Bianchi a Gandolfi, a Zanone, a Cardinali, per cui la tesi del voto tecnico è una sola finzione che è stata messa a nudo e svelata proprio dal tipo di: dibattito che qui stamane stato fatto.
E allora la conclusione è che di fronte a tanti comportamenti attendisti e comprensivi, l'opposizione reale, anche se limitata dalla stessa nostra consistenza numerica, è qui svolta dalla Destra nazionale.
Noi non ci sottraiamo a questo compito, noi ne siamo anzi onorati e possiamo soltanto esprimere l'augurio e l'auspicio che a fronte anche di una situazione che si sta rapidamente evolvendo a livello nazionale, si faccia luce in certe coscienze che oggi sembrano non essere decise a condurre fino in fondo una lotta che diventa sempre più necessaria e sempre più indispensabile, se si vogliono salvare determinati valori di questa nostra società. Restiamo all'opposizione e confermiamo con l'occasione, in piena coerenza - noi sì - il voto contrario che abbiamo già dato nella precedente seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, di fronte allo sfacelo del tessuto socio-economico del Paese, alle situazioni di decozione in cui centinaia di aziende si affacciano all'anno nuovo, al pericolo che migliaia di lavoratori possano nei prossimi mesi conoscere l'ignominia della disoccupazione, il quadro politico nazionale non è certo un punto di riferimento che faccia sperare in una seria comprensione di quelli che sono i problemi fondamentali che con la loro reale soluzione possono garantire il sopravvivere in concreto di una democrazia veramente partecipata e pluralistica.
Il riferimento alla situazione nazionale drammatica e che presenta aspetti kafkiani di difficile interpretazione, ove giocano ruoli preoccupanti spinte ed influenze internazionali, che invece che sollecitate dovrebbero essere respinte da una classe politica consapevole del proprio ruolo di tutela dei veri interessi nazionali ed europei, è opportuno.
Noi liberali democratici riteniamo, pur con i limiti di forza che sono ben chiari a noi stessi, che questa situazione possa essere superata con la precisa assunzione di responsabilità da parte di ognuno di noi con riferimento a problemi di sua competenza.
Se errore o no l'esito dell'azione sarà, di ciò farà giustizia il tempo: l'importante è oggi estrema chiarezza.
Pertanto, in attesa di approfondire con la Giunta quel confronto offerto dalla stessa e da noi accettato sui problemi concreti che tutti conosciamo e perché questo confronto possa realizzarsi in serena responsabilità dei ruoli, senza alibi di non poter operare, perché il vero bilancio ed il piano di sviluppo siano giudicati atti validi e produttivi di opere feconde e siano effettivo momento di scelte precise, dichiaro che in esecuzione delle decisioni assunte dagli organi responsabili dell'Unione Liberale Democratica, voterò a favore dell'esercizio provvisorio per consentire, evitata la totale paralisi amministrativa che aggraverebbe la già così preoccupante situazione generale, a noi e a tutte le forze politiche presenti in Consiglio una chiara verifica sui problemi regionali che attendono urgente ed inderogabile soluzione.
Questa, colleghi Consiglieri, è la dichiarazione.
Giustamente e con estrema correttezza ieri si è espresso il dubbio perché la decisione non competeva al sottoscritto ma agli amici che si sono riuniti insieme a me per un certo tipo di azione politica e questa mattina avendolo dichiarato con estrema schiettezza, è già stato adombrato in alcuni interventi con termini di coerenza e di etica politica.
E' giusto che ognuno esprima i suoi giudizi ed ogni portatore di azioni soggettive politiche è esposto alle interpretazioni altrui.
Io, con riferimento a quanto ha detto il collega Carazzoni affermo - e di questo sono estremamente convinto - che il significato dell'astensione del voto da me espresso e da altri colleghi espresso in questo Consiglio voleva dire rinvio alla verifica del confronto politico sul bilancio effettivo e sul piano di sviluppo ed era una prova di correttezza e coerenza dopo le dichiarazioni da me fatte alla conferenza sull'occupazione e in questo Consiglio regionale in data 24 novembre.
Qualcuno - e giustamente, fa parte del ruolo dei giochi politici - mi pare un pochino limitato nella visione della drammaticità dei problemi che abbiamo, ognuno giudicherà piccolo, opportunistico, trasformistico l'atteggiamento altrui; io non mi voglio assolutamente arrogare il diritto di difendere una posizione di cui sono estremamente convinto, né di giudicare gli altri; sovente io ho detto che noi liberali democratici alla sfida marxista volevamo rispondere con atti concreti e sui fatti concreti avremmo voluto essere giudicati.
Ebbene, di fronte a una Giunta che dal momento in cui si è costituita ha enunciato situazioni e impegni di azione da più parti definiti - con un termine molto scomodo, ma che forse fa molto vecchia politica - tatticismo e che assolutamente non volevano portare alla soluzione dei problemi, io chiedo se attualmente, su quelle cose per cui ci sono stati impegni programmatici, si potrà arrivare a delle soluzioni sulle quali - se abbiamo detto che era tatticismo vuol dire che c'era un punto positivo - e solo a quel momento il giudizio potrà essere chiaramente politico.
E' con questo significato che io, rispondendo all'estrema correttezza dei colleghi che hanno voluto interpretare come mancanza di coerenza e di correttezza quello che è l'atteggiamento che io voglio...



GANDOLFI Aldo

Scusa, Rossotto, ma non voleva essere un'offesa.



ROSSOTTO Carlo Felice

No, io non lo prendo come un'offesa, dico che stiamo giocando in questo momento (nei corridoi non lo faremo più) un ruolo estremamente responsabile e politico e il significato di questo voto a favore dell'esercizio provvisorio ha questi limiti per poter portare avanti il confronto che - e questo mi pare sia estrema correttezza e chiarezza - io ho voluto e ritenuto che fosse opportuno facendo cadere quella pregiudiziale a causa della quale il confronto e la possibilità di verificare da parte della componente con cui ho partecipato alle lotte politiche in precedenza, non mi erano consentiti. Sarà il bilancio, sarà il piano di sviluppo, il momento in cui potremo valutare in concreto la portata politica di questo atteggiamento.
Il trasformare oggi il discorso in dibattito politico (io mi assumo totalmente la responsabilità del mio gesto) è snaturare quella che era stata l'impostazione data il 22 dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, al punto in cui è intervenuto il nostro dibattito credo di dover escludere dal mio intervento le considerazioni di carattere procedurale e analogico su cui del resto si sono già trattenuti altri Consiglieri. Non dedicherò quindi un giudizio particolare alla scelta effettuata in una riunione in cui ero assente dalla conferenza dei Capigruppo, che ha autorizzato la discussione di questa richiesta di autorizzazione di esercizio provvisorio dopo che l'esercizio finanziario era già scaduto, il che mi pare avvenga per la prima volta in questo Consiglio; se non vado errato le precedenti autorizzazioni all'esercizio provvisorio quanto meno erano state concesse prima della chiusura dell'annata finanziaria.



ROSSI Luciano

Non è vero, c'è un anno in cui è stata approvata il 7 gennaio.



ZANONE Valerio

Questo può essermi sfuggito, ma dall'elenco delle leggi pubblicate nel codice della Regione...



OBERTO Gianni

Tanto per la precisazione, in quale anno?



ROSSI Luciano

Non l'altro anno, il precedente, c'è un documento agli atti della I Commissione, se volete vado a prenderlo...



OBERTO Gianni

Sì, certo.



ROSSI Luciano

...in cui è stato approvato il 7 gennaio dal Consiglio



OBERTO Gianni

Lo vedremo.



ZANONE Valerio

Io non ho una documentazione così precisa come il Presidente della I Commissione, so soltanto che le leggi di autorizzazione di esercizio provvisorio mi risultano tutte promulgate entro il mese di gennaio, il che mi lasciava presumere che fossero state approvate in Consiglio entro il mese di dicembre.



CURCI Domenico

Forse promulgate.



ZANONE Valerio

In ogni caso tralasciamo pure questo aspetto che può apparire procedurale e secondario, mentre io credo che sia di qualche rilievo politico la questione che è stata posta dal Consigliere Armella sulla facoltà che il Consiglio ha di votare per la seconda volta una legge che non abbia ottenuto per la prima volta il voto favorevole.
E' pur vero che si è ricorso ad un espediente, che è quello di modificare marginalmente, con una nota di variazione, il bilancio, in base alla quale si richiede l'autorizzazione all'esercizio provvisorio; certo dal punto di vista politico una variazione di bilancio di qualche centinaio di milioni su una portata dell'esercizio di 364 miliardi non può essere un atto molto significativo per comportare una variazione di atteggiamenti politici.
Ma vorrei, proprio in riferimento alle considerazioni svolte dal Consigliere Armella e che condivido, richiamare la Giunta, questa e le future, quali che siano, al problema assai delicato che si pone instaurando una prassi di questo genere, perché, senza entrare per il momento nella considerazione degli atteggiamenti e delle dichiarazioni di voto fin qui espressi, non c'è dubbio che quando in una situazione di parità del Consiglio si ricorre alla ripresentazione del medesimo disegno di legge, o di un disegno di legge pressoché analogo per cercare di acquisire quel consenso che è mancato in una prima votazione, si dà, attraverso la regolamentazione dei lavori consiliari, un oggettivo incremento ai fenomeni di pendolarismo e di trasformismo.
La conclusione quindi che ricavo, da questa prima considerazione è che a mio avviso la Giunta, anziché riproporre per la seconda volta, in un testo pressoché identico, a esercizio finanziario chiuso, la richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio, avrebbe fatto meglio a recepire il voto del Consiglio del 22 dicembre e a presentare senz'altro il bilancio di previsione per l'esercizio 1976, perché allora si sarebbe instaurato un rapporto di chiarezza politica in cui, senza ricorrere alle varie elucubrazioni che sono state esposte in questo dibattito, avremmo conosciuto quali sono le posizioni delle forze politiche, qual è la maggioranza, qual è l'opposizione, quali sono le responsabilità in cui ciascuno di noi si colloca nei confronti di questa Giunta.
A mio avviso i Consiglieri Carazzoni e Rossotto cadono entrambi nel medesimo errore (naturalmente esprimo una mia personale valutazione di questo e quindi vi prego di non volermene per questo giudizio che pu sembrare troppo rigido) quando confondono in sostanza il fatto tecnico di votare o non votare l'autorizzazione all'esercizio provvisorio, col fatto politico che è la dimostrazione, da parte della Giunta in carica, di disporre o non disporre di una sua maggioranza. Non si può chiedere all'opposizione di mutare il proprio ruolo, l'opposizione può ben dire che la richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio in determinate situazioni di fatto è un elemento tecnico su cui, proprio per non inutilmente aggravare il contrasto politico, l'opposizione si astiene; ma ciò non esime la Giunta dal dimostrare in questo Consiglio di disporre di una sua maggioranza e di dire di che maggioranza si tratti.



(Il Consigliere Curci interrompe)



ZANONE Valerio

Certo, e io penso che concedendo a questa richiesta un'astensione di carattere tecnico...



MINUCCI Adalberto

Non vorrai mica accettare lezioni da Curci? !



CURCI Domenico

Perché non ti fai i fatti tuoi?



ZANONE Valerio

Immaginati un po', io sono andato a lezione da tanti professori con scarso profitto...



MINUCCI Adalberto

E' un fatto politico, lo si sa bene.



ZANONE Valerio

Consigliere Minucci, la vorrei rassicurare nel senso che l'esperienza che ho avuto da tutti coloro da cui sono andato a lezione mi ha consigliato di rendermi autodidatta, quindi la sua preoccupazione è fuori luogo.



MINUCCI Adalberto

Non mi fido degli autodidatti.



ZANONE Valerio

Questo è gravissimo perché nel vostro partito ce ne sono molti, e ottimi.



MINUCCI Adalberto

Bisogna sempre imparare da qualcuno, ma non da certi.



ZANONE Valerio

Non credo che polemizzando con quanto ha dichiarato il Consigliere Carazzoni io abbia dato atto di avere imparato qualche cosa; certo le opinioni, da qualunque parte provengano, sono sempre un elemento che induce a meglio chiarire il proprio pensiero, però a mio avviso il ruolo dell'opposizione si esercita anche con la giusta moderazione nella valutazione dei fatti sottoposti alla votazione e quindi si può bene astenersi sul fatto tecnico dell'autorizzazione, ma non si può esimere la Giunta dalla dimostrazione di chiarire, in una discussione come questa qual è la maggioranza sulla quale essa si appoggia.
Questo perché noi abbiamo anche un poco, negli interventi precedenti modificato la reale situazione in cui è avvenuto il voto del 22 dicembre.
Non è esatto dire che l'esercizio provvisorio allora non passò perch mancava un Consigliere dell'opposizione, mancavano due o uno, non ricordo bene, Consiglieri dell'opposizione e uno o due della maggioranza; quindi se non vi fossero casi di cambiamenti di opinione dovuti al periodo natalizio noi ci troveremmo ad una votazione che ripresenterebbe la stessa situazione, cioè se non vi fosse stata una mutazione di atteggiamento da parte di alcuni dei componenti di questa assemblea, noi andremmo ora ad una votazione di 30 contro 30 per cui l'esercizio provvisorio nuovamente non sarebbe approvato ed è proprio per questo che io dico che la Giunta avrebbe dovuto affrontare una votazione di questo genere sul bilancio, cioè su un fatto di chiarezza politica che non consenta svincolamenti di nessun genere.
Io desidero avere un atteggiamento di seria considerazione verso tutte le posizioni politiche, anche le più esuberanti o mutevoli e quindi la dichiarazione di voto che è stata fatta poco fa dal Consigliere Rossotto a mio avviso è un fatto politico che deve essere considerato nella sua giusta portata e la Giunta deve chiarire di quale maggioranza disponga. Ho sempre pensato che in Piemonte vi fosse una Giunta di sinistra, vedo invece che c'è una Giunta di sinistra con una dipendenza di destra, allora questo è un mutamento nella geografia elettorale del nostro Paese di cui, almeno nell'analisi delle teratologie politiche italiane dobbiamo tenere conto abbiamo un piccolo caso atipico che configura la Giunta regionale del Piemonte in senso tutto diverso da quello in cui finora lo intendevamo.



CARAZZONI Nino

Non chiamarla dipendenza di destra però.



ZANONE Valerio

Mi trovo continuamente fra Scilla e Cariddi perché tutte le parole che si possono usare possono urtare o Minucci, o Carazzoni, quindi effettivamente il mio compito si svolge fra grandi difficoltà. Io per conoscendo il collega Rossotto, so che egli non si offenderà se qualifico la sua come una posizione di destra. Ed anche il collega Minucci non deve scandalizzarsi di questo perché egli è certamente, come me, un attento lettore della rivista "Nuova società" in cui, all'apertura della campagna elettorale (elimino altre parti della nostra documentazione, che è copiosa) fu pubblicata un'intervista del Consigliere Rossotto il quale, dopo avere chiarito la sua posizione appunto di destra ed aver fatto l'elogio delle gestioni Calleri, aver richiamato...



ROSSOTTO Carlo Felice

No, no, leggi male.



ZANONE Valerio

Leggo bene, anzi adesso leggerò testualmente così sarò più preciso.
Dopo aver richiamato la necessità di mettersi d'accordo con i socialisti, a patto che rompessero con i comunisti, perché questa era la condizione preliminare, concludeva la sua intervista così: "Ci separa dai comunisti" (questo è scritto su una rivista del PCI, quindi anche i colleghi comunisti ne saranno avvertiti) "una profonda ed inconciliabile concezione della società che non può non riflettersi anche a livello delle istituzioni e della gestione degli enti locali".
Certamente, tutto si può sostenere: anche il fatto che una profonda ed inconciliabile separazione nella gestione degli enti locali si eserciti votando a favore di una Giunta che non ha la maggioranza. Ma non vorrei neppure fermarmi alle posizioni del Consigliere Rossotto prima delle elezioni perché c'è stato il grande trauma del 15 giugno che ha sconvolto le nostre coscienze e che ha quindi imposto delle riconsiderazioni delle linee politiche; però, anche dopo questo fatto traumatico del 15 giugno anche dopo le dimissioni dal Gruppo liberale di cui abbiamo discusso in altra sede, credo con una moderazione di cui persino l' "Unità" una volta tanto mi ha dato atto, creandomi dei seri fastidi nell'ambito del mio partito (questo sia detto per inciso) comunque in quella sede...



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Siete proprio rimasti al tempo della caccia alle streghe!



ZANONE Valerio

L' "Unità" lo dice così di rado che tutti si preoccupano? Quando presento qualche buon progetto di legge non lo si cita mai, oppure si dice "Alcuni Consiglieri...".



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Sei solo!



ZANONE Valerio

Io mi associo con altri viandanti, il più delle volte. Comunque, se posso raccomandarmi per un trattamento più favorevole... Questo per dimostrare che non sono preoccupato della caccia alle streghe.
Anche dopo le sue dimissioni dal Gruppo liberale il Consigliere Rossotto ha pur sempre ribadito che la sua posizione era quella di "portare un attacco sul terreno della sinistra" (cito le sue frasi testuali) di "presidiare la frontiera verso le Giunta di sinistra". E, scrivendo da ultimo ad un suo elettore che lo rimproverava su un giornale di Pinerolo di aver fatto questo passaggio di linea politica, diceva "io ritengo che alla sfida marxista è dovere nostro rispondere con fredda determinazione di uomini liberali ed è ciò che faremo. La risposta a te verrà dal mio comportamento". Questa sera andrò a Pinerolo e sentirò da questo elettore se è soddisfatto del comportamento o no. Ma comunque, per rientrare nel merito, signor Presidente, io credo che questo problema si ponga in termini rigorosi, non si può ragionare sui confronti, sulle attese, sui fatti nuovi intervenuti, sulla drammaticità della situazione economica la quale era drammatica anche il 22 dicembre quando in un intervento altrettanto (come egli usa dire) "chiaro e preciso" il Consigliere Rossotto ci spiegò perch doveva astenersi, nulla è mutato dal 22 dicembre al 6 gennaio, il Consiglio non si è nemmeno più riunito. Qual è allora la ragione di questo voto favorevole? Prendo atto di questo voto favorevole, ma attendo dalla Giunta un chiarimento sulla diversa natura della composizione di questa maggioranza perché diversamente ci troveremo di fronte ad un episodio che solo per riguardo a questo Consiglio mi limito a definire penoso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, signori Consiglieri, ricordo brevemente, in via preliminare, come la D.C. in sede regionale piemontese abbia scelto in modo pacato, ragionato, senza oltranzismi, senza forme velleitarie, senza risentimenti dovuti al risultato elettorale, la linea dell'opposizione, una delle più chiare tra quelle espresse dal mio partito nel nostro Paese in questo momento.
E questa scelta fatta in modo tempestivo, ragionato e serio ci autorizza ad essere altrettanto tranquilli, pacati, indotti al ragionamento di fronte a tutte le situazioni che si presentano.
Noi abbiamo detto che non avremmo conferito alcun mandato politico alla nuova maggioranza che si costituiva, ma che non avremmo mal strumentalizzato la nostra azione di opposizione ponendo in discussione in qualche modo gli interessi obiettivi della società piemontese quando questi fossero coinvolti in termini di concretezza. E la nostra scelta ideologica politica, di linea, ci sembrava così chiara da non consentire lezioni in ordine alla tiepidezza, alla chiarezza, al modo di condurre l'opposizione.
Noi continuiamo a condurre la nostra opposizione guardando a tempi lunghi e non a tempi brevi, mi piace qui ribadirlo, perché sentiamo che di questo si tratta, ricostituendo una credibilità, ricostituendo un rapporto con l'elettorato, con le forze sociali e contribuendo a costituire un rapporto corretto con tutte le forze politiche. E anche questo dibattito credo ci consenta di approfondire questa linea di correttezza e di serietà.
Poc'anzi il collega Armella ha - opportunamente a mio avviso sviluppato uno dei temi che sono suscettibili di attenzione attorno a questo dibattito e lo ha fatto, credo, in termini intelligenti, corretti completi, ampi, sottoponendo al Consiglio la meditazione di argomenti che non sono trascurabili sotto il profilo giuridico e sotto il profilo politico di carattere generale. Non ha esposto delle tesi che possono essere confutate anche da sprovveduti, credo che occorra essere molto provveduti per potere, in linea di diritto, contrastare altre opinabili tesi in questa materia.
Io non ho nessuna difficoltà a dare atto, perché di questo si tratta che di fronte ad assemblee sovrane il problema della riproposizione di disegni di legge bocciati non è un problema di incompatibilità, di inconciliabilità assoluta, è un problema soltanto di limite temporale e di ripensamento (e su questo tutti credo siano d'accordo) di uso politicamente corretto della facoltà di ripresentare una legge, tutto qui; quindi c'è un problema che viene giuridicamente regolato, stabilendo dei termini, dei lassi di tempo perché si possa presumere che le situazioni sono mutate e che quindi si giustifica la ripresentazione di un disegno di legge e poi c'è il problema dell'uso corretto politico di questo diritto e di questa facoltà.
In sede di riunione dei Capigruppo io sviluppai in modo più sintetico meno completo e meno approfondito, me ne daranno atto i colleghi, gli stessi argomenti che qui ha opportunamente ripreso il collega avv. Armella opponendomi alla ripresentazione a tamburo battente il 24, due giorni dopo praticamente, dello stesso disegno di legge e facendo intendere ai colleghi che l'avrei considerato una specie di pressione, di violenza, di coartazione nei confronti del Consiglio che si era espresso in quel modo che avrebbe messo in evidenza l'assoluta inconciliabilità, incompatibilità di questa procedura; mentre riservata ogni libertà e di atteggiamento e di valutazione al momento in cui in aula fosse venuto un disegno di legge (e non contestando che in linea di principio un disegno di legge possa essere ripresentato) dopo la lunga pausa natalizia, il passaggio da un anno all'altro, la presentazione anche anomala, se si vuole, della richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio nell'anno al quale ci si riferisce, avrebbe segnato uno stacco rispetto al quale non ritiravo la mia obiezione pregiudiziale che avevo inizialmente proposta in quella sede.
Il tema resta aperto, indubbiamente dovrà trovare una sua regolamentazione, gli atti di questo dibattito consentiranno, ove si ripresentino situazioni analoghe, di meglio puntualizzare i comportamenti gli atteggiamenti ed eventualmente anche di dare delle definizioni di carattere regolamentare. Ma qui tutto ritorna al tema politico.
Io mi domando se oggi (sappiamo che non sarà così) il fatto nuovo annunciato esplicitamente (ho voluto attendere per non fare un processo alle intenzioni) dal collega Rossotto, carico di significati politici nuovi non cambi totalmente tutta la situazione, il bilancio dell'esercizio provvisorio, pur nella sua importanza, diventa quasi un pretesto; qui si verifica un fatto politico di rilevanza non trascurabile, notevole, che ci induce a rimeditare, a ripensare a tutta la situazione perché non si equivochi sul nostro comportamento.
E quanto all'atteggiamento del collega Rossotto, egli sa con quanta attenzione abbiamo cercato di non confondere i termini politici con i problemi personali, come siamo stati riluttanti e continuiamo ad esserle ai interferire in quello che nell'ambito cattolico si chiama "il foro interno", ancora una volta prescindiamo dalle valutazioni in relazione a quelli che sono i moti dell'animo, delle valutazioni che nel proprio intimo ciascuno fa, però non possiamo trascurare di trarre alcune conclusioni politiche.
Il nostro atteggiamento nella seduta precedente, di astensione, è stato spiegato molto chiaramente dal collega Paganelli. Egli ha detto: la nostra astensione non significa astensione rispetto al mandato politico o fiduciario perché in questo senso è un voto negativo, poiché però non vogliamo esprimere un voto negativo che ci riserviamo di esprimere motivandolo, in sede di discussione del bilancio, non vogliamo anticipare nel vuoto, nel nulla contribuendo a trasformare l'aula in una sede accademica, noi a quel traguardo del bilancio, del piano di sviluppo ci confronteremo sui temi e lì motiveremo, in termini più precisi, la nostra posizione, in ordine al fatto dell'esercizio provvisorio che ha un aspetto tecnico quanto meno preparatorio, è una specie di appuntamento e a quell'appuntamento noi dichiariamo di astenerci nella consapevolezza, del resto, che il voto di astensione, come si è poi verificato in sede di conta, aveva lo stesso peso tecnico del voto contrario.
Il collega Rossotto ora è venuto ad un chiarimento, è stato costretto ad un chiarimento. C'é, collega Rossotto, una logica ferrea in certe situazioni, che porta poi a tirare delle conclusioni. Evidentemente nel voto di astensione del 22 dicembre c'era - in modo moto, diverso invece dalla nostra motivazione - un contenuto positivo. C'è una situazione che consente di far passare egualmente l'esercizio provvisorio, si supponeva, e che mi evita di prendere una posizione che è già in fondo maturata, che è già forse concordata, che è già in attesa e che evita di scontare gli effetti negativi nel tempo in cui la decisione viene presa. Sennonché c'è stato l'incidente ed ecco oggi siamo alla riprova, a posteriori, di quello che è stato denunciato.
Noi non riprendiamo tutto il discorso del trasformismo, tutto il discorso delle situazioni non comprensibili facilmente dall'opinione pubblica, il modo vecchio, logoro con cui si è aperta questa crisi a livelle, governativo ne è un'altra riprova, per quanti sforzi possano fare il collega Berti, o il collega Minucci con articoli di giornali politici per interpretare questo fatto come un fatto evolutivo, come il riconoscimento di situazioni nuove; certo, è la conseguenza di situazioni nuove, che però determinano delle reazioni di tipo vecchio, perché non sono di tipo fondamentale, non interessano, non riguardano il rapporto con tutto l'elettorato, sono atteggiamenti personali che si risolvono nel chiuso di aule di tipo parlamentare e che quindi ripropongono dei giochi vecchi e logori che inducono allo scetticismo, che inducono ad atteggiamenti negativi l'opinione pubblica, che gettano complessivamente (questo è il risultato obiettivo, quali che siano le intenzioni, e potrebbero essere le migliori del mondo) una luce non favorevole sulle istituzioni democratiche.
Questo noi non possiamo non constatarlo in questo momento e solo molto acutamente è stato richiesto da Gandolfi, forse valeva la pena di aprire e chiudere in una giornata un dibattito politico, una crisi per definire una situazione che determinava la presenza di una nuova maggioranza.
Noi non abbiamo nulla minimizzato, non abbiamo bisogno né di minimizzare, né di enfatizzare, non sentiamo alcuna vocazione ad assumere degli atteggiamenti di tipo velleitario, perché gli atteggiamenti di tipo velleitario danno soddisfazione per breve ora a delle platee emotive o distratte, non danno assolutamente soddisfazione nei lunghi tempi in cui si deve costruire in termini politici.
Noi sappiamo che se oltre a non uscire per distrazione l'Assessore Fonio, non fosse uscito per altrettanta distrazione il Consigliere Franzi la situazione sarebbe stata la stessa, identica e l'esercizio provvisorio non sarebbe egualmente passato.
Ma diciamo subito, poiché vogliamo operare nei tempi lunghi, che noi faremo l'opposizione in termini netti, chiari, precisi, corretti, ma se delle Giunte hanno da cadere, hanno da cadere in termini di chiarezza politica tale da dare già come indicazione, all'opinione pubblica, le alternative che esse presentano. I giochi non si risolvono qua dentro, i giochi si risolvono in un rapporto col Paese, tra le forze politiche e non qua. Questo non vuol dire che ognuno non debba fare il proprio dovere mettendo in evidenza le eventuali fragilità o insufficienze di maggioranza nei confronti delle quali noi operiamo le nostre prese di posizione.
Qui la situazione si è ampliata, si è dilatata, sono stati introdotti elementi nuovi che noi ci riserviamo di valutare. Rispetto all'esercizio provvisorio non avremmo alcuna ragione per mutare le motivazioni ed il comportamento che é stato tenuto nella precedente seduta, ci riserviamo peraltro, perché qui ormai si parla d'altro, di comunicare in modo formale il nostro comportamento che comunque è di opposizione nei suoi termini tecnici, in sede di dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Signor Presidente, sulle obiezioni proposte dal collega Armella e su cui si è aperta questa discussione io rinvio alle considerazioni che ha già svolto il Presidente dell'assemblea e semmai, visto che Armella si richiamava alla prassi parlamentare, vorrei ribadire qui quello che ho già detto in una interruzione: che la prassi parlamentare è gremita di casi in cui leggi respinte, o non approvate come in questo caso, perché non si è trattato di una legge respinta, non approvate da istanze parlamentari, sono state riproposte con lievi modificazioni e regolarmente approvate. Questo fra l'altro è previsto dal regolamento parlamentare, anche per porre riparo a inconvenienti, o incidenti tecnici di votazione, come nel caso che stiamo trattando.
D'altra parte voglio ricordare al collega Armella che non c'è nemmeno bisogno di un grande sforzo di memoria per trovare questa casistica nella storia parlamentare perché nel mese di dicembre scorso, cioè poche settimane fa, una legge importante che prevedeva l'aumento al funzionari del Ministero delle Finanze, fu respinta da un'istanza parlamentare e riproposta...



ROBALDO Vitale

Dalla Commissione.



MINUCCI Adalberto

Certo, ma tu sai benissimo che era in sede deliberante la Commissione quindi aveva il valore di un voto parlamentare, tanto è vero che il Ministro Visentini - del tuo partito - fece subito una conferenza stampa per dire: "cambierò qualche virgola, ma questo progetto di legge deve essere approvato".



OBERTO Gianni

Ha fatto scuola:



GANDOLFI Aldo

Ma era un voto contrario su un singolo articolo, non sul contesto.



MINUCCI Adalberto

Ti sto dicendo che se vai a vedere la storia del Parlamento è gremita di questi casi.
D'altra parte ci sono ragioni più generali che testimoniano della regolarità, della normalità di una procedura di questo genere e già il Presidente del Consiglio l'ha illustrata.
Ma al di là di questioni giuridiche, qualche volta anche di cavilli, e tenendo conto che il dibattito e il voto che abbiamo dato l'altra volta e che ci apprestiamo a ridare oggi ha un contenuto largamente tecnico - molti colleghi l'hanno rilevato e sottolineato nel corso del dibattito - il problema che è venuto fuori da questa discussione di oggi è invece un problema squisitamente politico. E su questo voglio brevemente soffermarmi.
E la questione politica, se vogliamo, è stata aperta dal collega Cardinali.
E qual è questo problema politico? A me piace molto discutere di politica, ma credo che la politica sia soprattutto la scienza che ci insegna a vedere le connessioni fra un fatto e l'altro, non a limitarci ad un angolo visuale talvolta angusto, come quello che è stato qui scelto da alcuni colleghi nella discussione.
E se il problema è politico, allora credo che non sia illegittimo, da parte nostra, richiamare tutto il Consiglio all'entità reale e non esito a definirla storica, di questo problema politico. Non si può dimenticare perché tutti abbiamo la memoria sufficientemente lunga per abbracciare almeno un periodo di sei mesi, non si può dimenticare che noi stiamo ancora qui discutendo e affrontando i problemi che sono stati posti dal voto del 15 giugno; non si può dimenticare, neppure per un attimo, neppure quando si discute di una questione molto minuta o parziale (e qui non si tratta di questo) che il voto del 15 giugno ha visto il Piemonte, soprattutto richiedere una svolta politica e quindi il problema di ciascuno di noi, e di ciascun partito è di vedere se si adegua o no a questa svolta politica se e coerente o no con l'indicazione dell'elettorato.
Invece si tende sempre a dimenticare queste cose, addirittura con giochi di parole: destra, sinistra, come faceva poco fa il collega Zanone.
Subito dopo quel voto, proprio cogliendone tutta la portata, che non solo noi abbiamo messo in luce ma anche altri colleghi, altri Gruppi hanno sottolineato la portata storica, la richiesta di un mutamento di corso politico, sociale, economico nella nostra Regione, subito dopo quel voto i compagni del partito socialista e noi comunisti, assieme, abbiamo chiesto a tutte le forze democratiche di prendere atto di questa svolta, di essere coerenti col voto, di rispondere non a una fetta dell'elettorato piemontese, ma ad uno spostamento, ad un processo di spostamento di tutta la società piemontese, perché questo era il significato del voto del 15 giugno, E lo abbiamo fatto senza porre pregiudiziali di sorta, chiedendo a tutti i partiti, a tutti i Gruppi, a tutti i colleghi, alle singole personalità di misurarsi con la lezione di quel voto e di dar luogo a tutte le convergenze possibili perché fosse creata la condizione di un nuovo processo politico, di una nuova guida politica della Regione, senza pregiudiziali di sorta, talmente senza pregiudiziali che noi comunisti, il partito che aveva avuto la maggioranza relativa, che aveva fatto il più grande balzo in avanti, che era stato designato dalla popolazione piemontese a governare, perché non altro significato aveva quel voto, ci dichiarammo pronti a star fuori dalle Giunte, dagli esecutivi se si fosse dato vita a nuove maggioranze ed a nuovi programmi.
Tutto questo non può essere dimenticato; non si può giocare sulle parole. Anche perché le nostre proposte di allora già si collocavano in una crisi economica e sociale della nostra Regione, che era drammatica e che tutti riconoscevamo tale, una crisi di proporzioni tali che intanto imponeva a tutti di non lasciare neppure per un attimo la Regione senza una guida, senza un governo, senza un punto di riferimento e nei limiti del possibile di andare ad aggregazioni politiche capaci di dare una risposta ai problemi sempre più drammatici che la realtà regionale ci poneva. E se ritengo necessario ricordarlo, non superfluo richiamarlo alla vostra attenzione è proprio perché secondo me, quando si avvia una discussione politica, non possono essere tenute emarginate queste considerazioni, le grandi coordinate su cui si muoviamo.
E dicemmo: la Regione ha bisogno di fatti, la Regione ha bisogno di essere governata, la Regione ha bisogno di non ripetere più le prove della precedente legislatura in cui è stata trascinata da una crisi all'altra e fino all'immobilismo e alla paralisi; su questo cerchiamo di trovare un accordo.
La proposta che facemmo noi ai compagni socialisti è stata questa, a tutte lettere, con grande sincerità, è stata persino apprezzata da alcuni colleghi che siedono in questo Consiglio. Ma la risposta a questa istanza nostra voi sapete quale è stata, in termini sia pure diversi da gruppo a gruppo, da personalità a personalità, ma c'è stato un rifiuto; e solo dopo questo rifiuto noi ed i compagni socialisti siamo stati indotti, lasciatemi dire per una volta, quasi "costretti" a prendere in mano la guida, il governo della Regione perché ritenevamo un delitto, non per gli elettori che avevano votato per i nostri due partiti, ma per tutta la società regionale lasciare la Regione senza una guida in un momento come questo.
E lasciatemi dire che dietro il rifiuto di molti Gruppi, di molti Partiti, a considerare la possibilità di aprire un nuovo corso politico che seguisse al voto del 15 giugno e a cercare un'intesa sui programmi, sui contenuti, sui problemi c'era e c'è tuttora un ritardo che, prima ancora di essere politico, è culturale, C'é un legame con vecchi schemi, con vecchie cacce alle streghe. E se qui il collega Carazzoni ha ancora la possibilità di richiamare gli altri Gruppi allo spirito della crociata, vuol dire che c'è un terreno favorevole, non in tutti, intendiamoci, non voglio fare questo torto, ma in alcuni sì.
Noi abbiamo avviato un processo, non compiuto, non definito, non presentiamo mai - e ce ne dovete dare atto - dei pacchetti ben confezionati; abbiamo avviato un processo e non a caso, su ogni atto politico, su ogni delibera, su ogni legge facciamo il possibile per coinvolgere tutte le forze democratiche, per corresponsabilizzarle, per renderle fino in fondo partecipi di questo processo. Faremo degli errori figuriamoci se non ne facciamo, ma l'intenzione, la linea di fondo su cui ci muoviamo è questa.
E io credo che la scelta compiuta dagli amici dell'Unione Liberale Democratica vada vista in questo processo e vada vista in questo grande quadro politico che si è aperto col 15 giugno e con i processi politici successivi.
Non risolverete niente - lasciamelo dire, amico Zanone - con queste gherminelle dialettiche, perché uno può anche essere spiritoso e richiamare la simpatia dell'aula che lo ascolta, ma tu credi davvero che risolverai i problemi del Partito liberale facendo il discorso che hai fatto finora? Ieri sera, quando c'è stata la notizia della crisi di governo ho sentito al telegiornale delle 23,30 le dichiarazioni di Bignardi e di Malagodi, di quel Partito a cui ti onori ancora di militare; mi sembrava davvero che niente fosse capitato, il senso cadaverico della società mi dava. Di fronte a queste cose cosa vale dire: è a destra, o è a sinistra.



ZANONE Valerio

Ma cosa c'entra?



MINUCCI Adalberto

C'entra e come. E lasciami dire che c'entra tanto che di fronte alla novità...



(Interruzioni e brusii in aula)



MINUCCI Adalberto

Come mai non c'entra in un gesto come quello di Rossotto che proprio di fronte a questi fatti fa un gesto di coraggio, non di rinuncia? Lasciatelo dire, perché ha il coraggio di rompere degli schemi consunti e logori. Ma tutti noi siamo nati da un gesto di coraggio, tutti noi, anche la D.C. in qualche misura è nata da un processo al suo passato e da un rifiuto di certi trascorsi del passato. Noi comunisti siamo nati da una scissione e dal rifiuto di un nostro passato. Quando la società è di fronte a una svolta, la società reale per cui ci impegniamo, bisogna avere anche il coraggio della svolta politica e personale. E voi lo sapete che di questo si tratta, voi lo sapete che non ci sono dietro patteggiamenti o cose di questo genere.
Anche nella vicenda attuale del mutamento di atteggiamento e di voto del collega Rossotto c'è la dimostrazione che non ci sono patteggiamenti di sorta, ma di un'elaborazione autonoma, del porsi di fronte ai fatti che di volta in volta si creano sulla base di un'istanza di fondo che è quella di rinnovare i propri atteggiamenti e di misurarsi con i fatti e con le forze reali. Perché se fosse una gherminella, o un gioco già fatto, allora non vedo perché noi avremmo dovuto correre il rischio di cadere nell'inconveniente dell'altra votazione.
In realtà voi lo sapete che stanno così le cose e stanno così non solo in quest'aula, ma nelle altre aule ed in gran parte dei Consigli comunali e regionali d'Italia, dove tante forze, soprattutto le forze intermedie quelle più schiacciate, oppresse dalla vecchia egemonia D.C. sono oggi a rifare i conti con se stesse, e lo fanno come gruppi, lo fanno come individui, lo fanno come Partiti, lo sapete benissimo. E sapete benissimo per la storia nostra e per le prove che ogni giorno vi diamo, che quando queste forze si mettono in rapporto con noi, si mettono in rapporto su programmi e su idee e non su altre cose.
Se qualcuno di voi è talmente abituato ad un clima deteriore dell'amministrazione per cui dietro ogni mutamento si vogliono vedere dei fatti di potere, o di sottopotere, fate voi, sono cose che non ci riguardano.
In realtà è questo il problema che dobbiamo giudicare. E guardate che lo diciamo senza nessuna iattanza. Noi salutiamo con grande soddisfazione che forze democratiche, anche mutando la loro collocazione di fronte alla realtà vera, che è quella che conta, assumano atteggiamenti nuovi. E ci impegniamo qui, non di fronte a questo Consiglio, ma a tutta l'opinione pubblica piemontese ad avere come partiti operai atteggiamenti di grande lealtà di fronte a queste forze, a rispettarne l'autonomia e a ricevere tutti i contributi positivi che saranno utili al governo della Regione.
Ma questo non è un discorso che chiude o vuole chiudere verso nessuno sappiamo benissimo, proprio perché siamo coscienti della gravità di questa crisi, che il Paese potrà uscire dal marasma soltanto se il massimo di forze democratiche trovano la via dell'intesa, pur rispettando e valorizzando l'autonomia di ciascuno.
Quindi è un discorso che non fermiamo né all'U.L.D. né ad altri Gruppi ma lo rivolgiamo a tutte le forze che si riconoscono nella matrice e nell'ispirazione antifascista, a tutti i colleghi degli altri Partiti: cerchiamo di riflettere assieme su che cosa fare, intanto per non lasciare la Regione Piemonte senza una guida sicura, per fare in modo che l'attività che io giudico assolutamente positiva di questa Giunta, di questa maggioranza nei primi sei mesi della sua vita (e molti colleghi lo hanno valutato atto per atto in questo modo) prosegua e si intensifichi e potrà proseguire e intensificarsi se davvero quegli impegni, anche da parte dell'opposizione, ad agire con spirito costruttivo, a non giocare dietro la speranza di qualche buccia di banana, ma a capire il processo di fondo, se davvero quell'impegno unitario, che deve essere in primo luogo un impegno morale di tutti noi, sarà davvero portato avanti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, il Consiglio regionale è chiamato a riesaminare il disegno di legge inerente l'esercizio provvisorio per l'anno 1976.
Sono a voi tutti note le vicende trascorse e mi pare che la discussione di stamane le abbia approfondite tutte, sulla base delle quali, per un mero inconveniente, non venne approvato l'esercizio provvisorio già presentato.
Siamo però ben consapevoli - e ne diamo conto a questa assemblea - che si è trattato di un puro fatto tecnico che, tuttavia, riteniamo non possa valutarsi sotto il profilo della negligenza o inadempienza da parte di questa Giunta regionale. Possiamo dire con tutta chiarezza che non si è trattato di un fatto politico. Ecco la risposta che vorremmo dare a quanti hanno consigliato questa Giunta e il Presidente di trarne le conclusioni.
La Giunta è unitaria nelle sue decisioni, segue il programma che ha presentato al momento dell'insediamento e mi pare che abbia rispettato tutti i tempi che si era data, quindi non vi è nessuna vicenda politica all'interno della Giunta.
E questo mi pare sconfigga di per sé l'opinione che vorrebbe che il Presidente e la Giunta ne traessero delle conclusioni; non vi è altra conclusione che quella di ripresentare il disegno di legge.
L'inconveniente avvenuto ha consentito d'altronde un ripensamento da parte della Giunta, che ha ritenuto di apportare alcune modifiche al testo attraverso la predisposizione di una prima nota di variazione al bilancio di previsione per il 1976, in modo da recepire più realistiche valutazioni tanto in ordine all'entrata che alla spesa.
Come vi illustrerà brevemente l'Assessore al bilancio ed alla programmazione, le variazioni apportate riguardano due punti: primo un incremento di 100 milioni in entrata e corrispondentemente in uscita attinenti ai proventi del rilascio di un tesserino per la caccia controllata dalla Regione ed al correlativo reimpiego, ed uno spostamento da altro capitolo di 335 milioni, destinandoli a "Contributi ad enti pubblici e ad organismi privati per l'attività nel campo dell'orientamento e dell'addestramento professionale dei mutilati ed invalidi civili", che era un'istanza da lungo tempo attesa.
Cogliamo quest'occasione per ribadire che la presentazione dell'esercizio provvisorio costituisce un adempimento meramente formale in questo momento, in quanto la Regione oggi è priva di un quadro di riferimento economico più generale, inerente i fondi che ad essa verranno assegnati dal Governo.
Esiste, infatti, una notevole incertezza su questo punto, sia per quanto riguarda l'aspetto economico, sia per quanto riguarda tutto il complesso delle competenze regionali che sono in fase di ampliamento e di completamento, in attesa dell'applicazione della legge 22 luglio 1975, n.
382.
Sul problema del completamento delle competenze, si sta poi attraversando un periodo di particolare dibattito. Al proposito si svolgerà prossimamente a Roma un incontro - indetto dal Ministro delle Regioni avente per tema "La nuova legge per l'ordinamento regionale", che avrà come punto centrale le funzioni attribuite all'ordinamento regionale.
Le Regioni, inoltre, stanno discutendo per settori specifici, al fine di approfondire i propri spazi di intervento in materie determinanti per lo sviluppo del nostro Paese, quale, ad esempio, le competenze alle Regioni nel settore dell'industria che in questo momento è così drammaticamente colpita e che vede la Regione intervenire pur non avendo delle specifiche competenze.
La Regione Piemonte è costantemente presente a questo tipo di incontri volti a potenziare l'autonomia delle Regioni e il peso politico ed amministrativo che esse vanno via via assumendo nella realtà del Paese.
Riteniamo essere generalmente riconosciuto che la formula politica che oggi guida la Regione Piemonte è particolarmente sensibile ed impegnata oltre che ad una corretta amministrazione, ad un potenziamento sotto tutti i profili della realtà delle autonomie locali.
In questo contesto riteniamo debba collocarsi l'episodio avvenuto nell'ultima seduta del Consiglio, in quanto costituisce un fatto eccezionale anche se considerato alla luce di tutti gli adempimenti che la Giunta regionale, dal giorno della sua costituzione, si e prefissa ed ai quali ha tenuto fede, a partire dalla Conferenza dell'occupazione ed alle successive scadenze legislative prefissate.
Abbiamo di fronte altri impegni ed adempimenti, prima fra tutti il piano regionale di sviluppo, a cui la Giunta regionale, attraverso le specifiche Commissioni, sta lavorando.



(Il Consigliere Armella interrompe)



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Quando lei ha parlato non l'ho mai interrotta. Non voglio fare delle questioni che spettano alla Presidenza, ma sarebbe opportuno che lei non interrompesse, lo chiedo alla sua educazione e non faccio riferimento ad altro.



ARMELLA Angelo

Vede. Presidente, è abbastanza diffuso questo atteggiamento quando lei parla.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

In genere io non interrompo, se lei invece vuole portare soltanto dello scompiglio, ha modo anche di uscire, perché probabilmente ha questo intento, è classico in lei.
Abbiamo di fronte altri impegni ed adempimenti, primo fra tutti il piano regionale di sviluppo, a cui la Giunta regionale, attraverso le specifiche Commissioni, sta lavorando.
Abbiamo gia affermato in altre occasioni e riteniamo di dover ribadire oggi, che la gravità della crisi economica che andiamo attraversando, vede la Giunta particolarmente impegnata sui problemi dell'occupazione, per i quali è necessario trovare la collaborazione di tutte le forze politiche democratiche presenti in questo Consiglio.
Riteniamo, tuttavia, che il lavoro svolto in questi mesi, seppure in un contesto di dialettica democratica e quindi con la presenza di un'opposizione democratica, sia stato tuttavia valutato, nel suo complesso positivamente.
E' a tutti noto, infatti, che le proposte della Giunta sono state discusse ed approvate con la collaborazione di tutte le forze politiche.
Riteniamo di continuare con questo metodo di collaborazione e di discussione intorno a tutte le questioni fondamentali che la Giunta deve affrontare, portandole alla discussione ed al confronto del Consiglio regionale.
Si è infatti verificato, sulla base dell'allargamento di consensi che via via andiamo registrando, che questa è la metodologia politica più corretta.
Oggi possiamo affermare che la parità di ordine fra le forze politiche di Governo e di opposizione è irrilevante, prevalendo infatti la forza politica di proposta e delle nostre scelte, che non trovano oggi in questo Consiglio regionale pregiudiziali o preclusive opposizioni o contrasto da parte di nessun'altra formazione politica costituzionale.
Abbiamo realizzato soprattutto un metodo democratico di partecipazione in collaborazione con tutte le forze democratiche, nel perseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati nel programma regionale.
Signori Consiglieri, la Giunta si impegna a proseguire in questo rapporto sulla base della verifica dell'allargamento dei consensi che abbiamo ulteriormente verificato oggi e che costituisce un fatto politico della cui portata ed importanza siamo consapevoli e da cui ci sentiamo politicamente rafforzati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Io chiedo alla Presidenza la sospensione di dieci minuti prima del voto, dovendo convocare il Gruppo.



PRESIDENTE

Do allora la parola all'Assessore Simonelli e poi sospenderò per cinque minuti.



ARMELLA Angelo

Avevo chiesto la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Mi scusi, ma non ho visto. La parola è all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

Credo sia opportuno che finisca la Giunta di esporre le sue considerazioni conclusive e poi i Consiglieri potranno fare gli interventi per fatto personale, o chiedere la sospensione per convocare il Gruppo.



ARMELLA Angelo

Va bene che i regolamenti sono maltrattati, per



(Interruzioni e brusii in aula)



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

L'opinione della Giunta la si esprime attraverso un intervento del Presidente ed un intervento dell'Assessore al bilancio, credo che sia un unicum che può concludere su questo aspetto. Non ho nessuna obiezione anche a....



OBERTO Gianni

Sarebbe un fatto personale anche nei tuoi confronti.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

.....vedere prima il fatto personale e poi parlate.



ARMELLA Angelo

No, no, parla pure, è lo stesso, si qualifica ancora di più, questa Giunta.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

Credo che intanto in questa discussione, che è partita da considerazioni di carattere giuridico e poi è diventata politica eminentemente, valga la pena di riprendere un attimo il filo del discorso così come fu impostato l'altra volta con più ampiezza, cioè la natura del documento del disegno di legge sul quale il Consiglio è chiamato a votare ma più in generale le ragioni per le quali la Giunta non ha portato all'approvazione del Consiglio il bilancio preventivo per il 1976, ma la richiesta di esercizio provvisorio.
E mi pare che la volta scorsa chiarimmo, e senza obiezioni sostanziali né politiche ne formali da parte dei Gruppi democratici, che la mancata presentazione del bilancio derivava da un duplice ordine di ragioni: da una parte ragioni di ordine tecnico e cioè la mancata conoscenza a tutt'oggi con certezza, delle reali dimensioni delle fonti di entrata; e ragioni di carattere politico, cioè l'opportunità che il bilancio venisse discusso dopo la presentazione del piano regionale di sviluppo, in modo che potesse tener conto, nelle indicazioni delle spese della Regione, delle indicazioni previste dal piano.
Su questo metodo di lavoro scelto, mi pare non ci fossero obiezioni di fondo, perché mi sembra rispondesse ad una serie di esigenze anche di correttezza nella discussione.
La mancata approvazione del disegno di legge sull'esercizio provvisorio avrebbe, come sua conseguenza, la paralisi totale dell'attività della Regione, e questo discorso è stato chiarito negli interventi fatti oggi da Gandolfi e da Bianchi - non è nelle intenzioni di nessun Gruppo, donde la necessità di ripresentare un diverso disegno di legge che consenta tuttavia alla Regione di vivere questi mesi nella pienezza delle attribuzioni, così come la legge consente ed in una certa misura così come la legge impone.
Del resto le variazioni che sono state apportate con la prima nota di variazione al bilancio preventivo del 1976, non sono fatte a caso, ma sono ulteriori avvicinamenti alla realtà che avrà il bilancio, perché per esempio si è visto che in base al dati di consuntivo del 1976 c'era una particolare fonte di entrata relativa ai proventi dei tesserini della caccia, che aumentava, e di conseguenza doveva aumentare la corrispondente spesa, se non si fosse messo a bilancio questo la spesa non poteva aumentare nella stessa misura; si è visto che c'era la necessità, per i programmi di formazione professionale, di stornare 335 milioni dai corsi normali al corsi per invalidi, e così via, cioè sono stati fatti degli adempimenti sostanziali.
Ma il problema, evidentemente, non è di questa natura, bensì di vedere se in effetti, da parte delle minoranze, si sceglie questo argomento come occasione di un confronto politico serrato e di fondo con la maggioranza.
Questo discorso era stato, nel Consiglio scorso, escluso dall'intervento dei Consiglieri Bianchi e Paganelli.
Se si ritiene caso politico quello del confronto sul problema dell'esercizio provvisorio, io credo che nessuno si sottrarrà a un dibattito approfondito su questo tema, ma mi pare elusivo rispetto alle scadenze che concordemente ci siamo dati, che erano quelle di un confronto là dove la materia politica del confronto dava dignità e respiro all'articolazione della battaglia politica tra le forze presenti in Consiglio. Questa Giunta ha presentato un suo programma, ha organizzato attraverso la Conferenza sull'occupazione un momento di verifica pubblica si appresta a presentare al Consiglio un piano di sviluppo.
Ebbene, io credo che i tempi perché il confronto avvenga rispettando la dignità e la capacità di proposta di ogni forza politica, siano la discussione ormai imminente intorno al piano di sviluppo, dove ci sarà modo di sviluppare fino in fondo le ragioni del consenso e del dissenso e di fare emergere quella che fin qui non è emersa, ossia un'alternativa politica globale rispetto a questa maggioranza, a questa Giunta e a questo programma.
Questo cosa vuol dire? Che la Giunta e la maggioranza chiedono alle minoranze comprensione perché possano gestire in questi mesi la Regione, in attesa che il confronto avvenga, sul piano di sviluppo e quindi sulle grandi scelte della Regione? Non è neppure questo il problema, perché noi non chiedemmo comprensione, ne la minoranza offrì comprensione; ci fu un reciproco riconoscimento nel rispetto dei ruoli e delle ragioni di scontro che si sarebbero manifestate, tuttavia questa non era l'occasione per arrivare al chiarimento politico ed allo scontro frontale tra maggioranza e minoranza. E mi pare che con grande senso di responsabilità questa posizione fosse chiaramente presente nel dibattito che tenemmo in quest'aula sul finire del 1975.
Il fatto di quello che è stato chiamato l'"autogol" o l'"incidente" non mi pare che debba spostare le ragioni di quella valutazione che allora demmo, né far mancare a ognuna delle forze presenti quello che fu il ruolo che scelte di giocare e sul quale ognuna manteneva fino in fondo la sua libertà d'azione.
Se vogliamo passare sopra a tutto questo, e scegliere qui, su questo tema, la sede del confronto e dello scontro, siamo liberissimi di farlo, mi pare però che ognuno ci rimetterebbe qualcosa, cioè perderemmo di vista il senso globale delle scelte di cui ognuno di noi e portatore, rinunceremmo ad uno scontro sui temi pregnanti del piano di sviluppo, sui temi pregnanti della qualificazione della spesa regionale, sui temi pregnanti degli indirizzi politici da seguire. Tuttavia, se questa è la scelta, si faccia non sarà certo la Giunta, la maggioranza a tirarsi indietro ad un confronto di questo tipo.



PRESIDENTE

Mi è stato riferito che aveva chiesto, per fatto personale, la parola il Consigliere Armella, ne ha facoltà.



ARMELLA Angelo

Signor Presidente, il Presidente della Giunta si è permesso di dirmi mentre pronunciava un discorso che non era molto interessante, confermato dall'atteggiamento di molta parte dell'aula, che io ero qui per creare scompiglio.
Ora, può capitare a tutti di non avere argomenti molto brillanti, di essere richiamato all'osservanza del regolamento, reagire facendo il processo alle intenzioni fino al punto di dire che uno che sta in aula e non fuori, che è qui per creare lo scompiglio, mi pare troppo.
Io penso che la frase gli sia sfuggita in un momento di irritazione forse è la prima volta che ci sono dei contrasti un po' vivaci in Consiglio, ma in materie di fondo, che non riguardano minimamente delle questioni cose marginali da potersi prendere sottogamba.
Io confermo che non ho intenzione di creare scompiglio nel Consiglio credo che nessuno me la possa attribuire, non credo che il mio passato speso in questa assemblea o in altre amministrazioni, possa farmi attribuire un'intenzione di questo genere, credo invece che il regolamento vada applicato in ogni caso e credo che argomenti brillanti non siano stati portati contro questo atteggiamento, né contro le osservazioni che sono state fatte, né nella discussione che si è svolta. Ho l'impressione invece, che gli argomenti presentati dar componenti della Giunta e dalla stessa Presidenza del Consiglio, siano molto fragili. E se durante l'esposizione del Presidente della Giunta mi è occorso di scambiare parola col mio vicino, questo non giustificava - e mi auguro che il Presidente della Giunta voglia darne atto - il suo atteggiamento soprattutto mentre pronunciava un discorso che doveva essere più ricco di sostanza, e non ponendosi su posizioni che non dovrebbero mai essere personali, giacche i miei argomenti non sono stati di ordine personale.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, mi sono doluto non del fatto che il Consigliere Armella parlasse col suo vicino, ma che esprimesse smodatamente alcuni suoi pensieri ai vicini.



(Proteste dai banchi della minoranza)



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

E, tanto per essere chiari, riconfermo quanto ho detto in precedenza.



(Interruzioni e brusii in aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi



BIANCHI Adriano

Insisto per la sospensione, signor Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Chiedo la riunione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La proposta del Consigliere Berti è di fare la riunione dei Capigruppo prima o dopo la sospensione?



BERTI Antonio

Prima.



PRESIDENTE

Vi sono obiezioni?



BIANCHI Adriano

E la sospensione?



PRESIDENTE

La sospensione si fa certamente, ma si tratta di vedere per che cosa si vuole farla.



BIANCHI Adriano

Ho chiesto la sospensione perché ne avevo motivo e, se il Presidente me l'accorda, ritengo di dover utilizzare un po' del tempo della sospensione appunto per i motivi per i quali l'ho chiesta e poi sarò personalmente disponibile per la riunione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Mi pare di poterla accordare, quindi si fa la sospensione e la riunione bei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,55 riprende alle ore 14,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico i risultati della riunione dei Capigruppo che hanno preso in esame due ordini di questioni: 1) l'incidente occorso nel dibattito per l'interruzione del Consigliere Armella e per la replica che il Presidente della Giunta ha inteso dare 2) i problemi politici connessi al dibattito di questa mattina, alla loro rilevanza e all'opportunità o meno di trovare una sede e una data precisa nella quale poterli svolgere più compiutamente di quanto incidentalmente nel dibattito di questa mattina si siano potuti trattare.
Sulla prima questione è stata opinione comune di tutti i Capigruppo ed e stata opinione anche del Presidente della Giunta, che me l'ha confermato che non era sua intenzione contestare al Consigliere Armella il diritto di intervenire, di interrompere, come in fondo, sia pure brevemente, è sempre stato nella prassi del nostro Consiglio regionale nella precedente legislatura e in questa e come è nelle prassi di tutte le assemblee parlamentari e come è consentito, in fondo, anche dal nostro regolamento.
Credo anche che non fosse nelle intenzioni del Consigliere Armella portare un elemento di turbativa generale ai lavori del Consiglio.
Queste sono le cose che abbiamo potuto accertare e che sono di comune intesa dei Capigruppo e del Presidente della Giunta.
Chiuso in questo modo l'incidente che su questa questione era stato sollevato, il secondo ordine di problemi è stato invece quello di vedere quando e con quale opportunità il dibattito di carattere generale poteva essere affrontato.
Anche su questo vi è stata la disponibilità, confortata anche qui dalla prassi e dal regolamento. Noi abbiamo la necessità di fare la programmazione dei lavori del prossimo trimestre e quadrimestre dei lavori del Consiglio regionale, dobbiamo convocare il Consiglio prima dei 20 di gennaio a norma di Statuto, nella riunione dei Capigruppo dovrà essere senz'altro fissato un termine ravvicinato.
La richiesta è stata che il dibattito si svolga nel mese di gennaio con l'opportunità che il dibattito non sia avulso dagli argomenti concreti della programmazione dei lavori, ma collegato a uno dei problemi di carattere generale che sono già previsti, tra l'altro, per impegni precedenti assunti dai Capigruppo. Quindi ci sarà la riunione dei Capigruppo, ci sarà il dibattito nel mese di gennaio, sarà collegato a uno dei problemi di carattere generale che erano gia previsti nella sessione dei lavori.
Queste mi paiono le conclusioni che i Capigruppo hanno convenuto di trarre da questa vicenda.
Vi sono richieste di parola? Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, io concordo sulla sua esposizione, ma mi sembra che non completi il quadro nel senso che è perfettamente esatto, e ne ho preso atto, quanto i Capigruppo hanno convenuto e cioè che non c'erano i temimi per lo scontro che ha avuto luogo, per la situazione di disagio nella quale è venuto a trovarsi, a mio avviso ingiustamente, l'avv. Armella, però credo che un cenno forse non dovesse mancare da parte del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Però ho detto che il Presidente della Giunta conveniva con me su questo, ho portato io l'espressione della sua volontà. Comunque, se il Presidente della Giunta vuole aggiungere qualcosa, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il Presidente della Giunta non ha nessun dubbio ad intervenire e voglio confermare quanto ha detto il Presidente del Consiglio, cioè non è mia intenzione e non lo è mai stata contestare al Consiglieri il diritto di interloquire o di parlare, ma non è di questo che si tratta, il mio intervento aveva un altro significato. Evidentemente si è chiarito il fondo di questo significato, non era intenzione del Consigliere Armella né di interloquire, né di disturbare il discorso del Presidente della Giunta per cui, preso atto di questo, mi pare che sia chiusa la questione.
Questo è tutto quanto ho da dire.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni? Vi prego caldamente di non far diventare questa una questione di stato ci siamo interrotti centinaia di volte su vari motivi, c'è stata questa presa d'atto dei significati che ciascuno dei due interlocutori ha voluto dare alla vicenda.
Vorrei che nessun Consigliere si sentisse a disagio, ma vorrei sapere se eventualmente qualcuno è a disagio, perché lo è.
Possiamo considerare chiuso l'incidente? Non vedo richieste di parola quindi proseguo.
Disegno di legge regionale n. 60, presentato dalla Giunta regionale: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976".
"Articolo 1 - E' autorizzato, ai sensi dell'articolo 79 dello Statuto regionale, l'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1976, fino a quando la relativa legge di approvazione non sarà entrata in vigore e comunque non oltre il 30 aprile 1976.
Per l'esercizio provvisorio si osservano io stato di previsione dell'entrata e lo stato di previsione delle spese iscritte al titolo primo e al titolo terzo, anche in base alla prima nota di variazione, nonché le relative norme contenute nel disegno ai legge di bilancio, presentato dalla Giunta regionale al Consiglio regionale".



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, credo che non avessimo escluso, anzi, la dichiarazione di voto credo sia indispensabile...



PRESIDENTE

Certo.



BIANCHI Adriano

...se no aggiungiamo atmosfere di disagio ulteriore e di incomprensione anche tra di noi.
Ho già detto nella riunione dei Capigruppo , e lo ripeto qui in termini molto sintetici, come rispetto alla questione dell'esercizio provvisorio al di là degli argomenti sui quali mi sono già pronunciato, esposti dall'avv. Armella e che erano stati oggetto della lunga discussione della precedente riunione dei Capigruppo nella quale si dibatteva se fissare immediatamente il giorno successivo o due giorni dopo una nuova riunione, o riaprire un diverso iter con un lasso di tempo che oltre tutto vedeva di mezzo indicativamente due anni diversi, anche se i giorni non erano molti noi non avevamo ragioni per modificare il nostro atteggiamento, che ho già nella precedente dichiarazione riassunto, che non significava conferimento implicito di alcuna fiducia, di alcun mandato politico e quindi era negativo su questo piano ed era di accettazione obiettiva del fatto tecnico in sé sull'altro piano e in questo senso si esprimeva l'astensione.
Sennonché il dibattito che qui si è aperto, per un concorso di vari motivi: la dichiarazione del Consigliere Rossotto, la replica che a questa dichiarazione con l'ampiezza dell'ulteriore motivazione politica ha fatto il Consigliere Minucci, la dichiarazione del Presidente della Giunta che ha messo insieme vari fatti traendone delle conclusioni che impedivano obiettivamente al mio Gruppo di riproporre lo stesso atteggiamento, perch lo coinvolgevano in un giudizio che non poteva e non intende esprimere hanno creato, chiamiamolo il contrasto, l'incidente politico.
Il contrasto e l'incidente politico sono stati risolti nei termini che il Presidente ha enunciato e che hanno questo significato: la maggioranza è oggi numericamente cambiata e riconosce che è stato incidentalmente caricato di una serie di significati, di discorsi e di valutazioni un fatto che aveva una sua portata limitata, che noi avevamo cooperato per mantenerlo entro una certa portata perché il traguardo del confronto politico era stato indicato nel piano di sviluppo e nel bilancio di cui si chiedeva la più sollecita presentazione. Questo è stato risolto nel senso che la maggioranza riconosce come debba essere non incidentalmente affrontato questo mutamente che qualcuno ha detto che giustificava addirittura una crisi di Giunta, cioè una ripresentazione, una riformulazione degli atteggiamenti che la Giunta intende assumere con questo nuovo corso e se tale è lo si vedrà e quindi con l'impegno ad aprire questa discussione in termini propri, in termini diretti e non indiretti.
Il mio Gruppo si riserva, ove non si dovessero trovare accordi per collocare correttamente e a brevissimo termine questa discussione, che in fondo significa la situazione di una mozione che viene presentata politicamente in modo verbale, noi la tradurremo in termini formali con la presentazione di una mozione entro il mese di gennaio e sceglieremo di formularla nel modo che la situazione suggerirà.
Con questo, richiamando le valutazioni già svolte in ordine al temi incidentalmente inseriti nella discussione e rinviando al breve appuntamento che è stato dato, il mio Gruppo ribadisce il proprio atteggiamento di astensione rispetto all'esercizio provvisorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Poiché il Consigliere Bianchi ha anticipato in questo primo articolo la dichiarazione di voto sulla legge in discussione, seguirò il suo esempio per dichiarare che manterrò il voto di astensione sull'oggetto dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio.
Credo non ci sia motivo di dubbio che questa mia astensione non è in nessun modo una via di mezzo, rispetto al ruolo che ritengo rappresentante liberale debba svolgere in questo Consiglio e che è un ruolo di opposizione rispetto alla Giunta in carica; opposizione senza forzature di carattere strumentale e senza conversioni che, per quanto mi riguarda, ritengo incompatibili con il mandato a suo tempo ricevuto dagli elettori.
Credo che l'intervento del Consigliere Minucci abbia dissipato molti dubbi residui sulla formazione di questa nuova maggioranza e vorrei dire al Consigliere Minucci che non penso sia un gioco di parole quello di sostenere una linea secondo cui ciascuno in questa assemblea ha un ruolo e lo svolge talvolta su posizioni non facili, perché l'opposizione è indubbiamente una posizione di minore facilità, ma credo che questa sia meno assimilabile ad un gioco di parole che altri atteggiamenti, come quello di dichiararsi avversari del marxismo e di sostenere i partiti marxisti con il proprio voto.
Comunque devo riconoscere al Consigliere Minucci che la sua abilità è tale che molte volte egli riesce quasi a difendere le posizioni meno facilmente sostenibili. Se mi permette io insisterei particolarmente sul "quasi".
Non so se la mia interpretazione del suo intervento di poco fa sia come egli ha detto, culturalmente adeguata o inadeguata. Ma per quello che riesco a capire, quando il Consigliere Minucci ci richiama alla svolta politica che avvenuta con il risultato elettorale del 15 giugno; quando invita le altre forze politiche a prendere atto del mutamento che è avvenuto e che esige questa svolta nella conduzione dei poteri locali; e quando quindi, sulla base della necessità di questa svolta politica che deve attuarsi nei poteri locali, il Consigliere Minucci ribadisce questo invito, formulato dal suo Partito dopo il 15 giugno, alla costituzione di un regime di grande coalizione, di coalizione generale; penso di non essere fuori dalla corretta interpretazione della linea del Consigliere Minucci quando dico che in questa proposta di grande coalizione, se essa è una proposta politicamente motivata, come credo che sia, è ben chiaro, ancorch sottinteso, un disegno egemonico che del resto è la linea del suo Partito Quindi il problema in questo Consiglio, caro Minucci, è soltanto quello di stabilire chi accetta e si adegua a questo rapporto egemonico e chi ritiene di doverlo democraticamente contrastare svolgendo il ruolo che compete alla minoranza.
Io penso che questo non dia molto spazio al giocai di parola.



MINUCCI Adalberto

La logica allora va in frantumi, i liberali sono stati in questi 30 anni...



ZANONE Valerio

Il problema centrale dell'intervento del Consigliere Minucci, l'aspetto centrale che egli ha voluto dare al suo intervento, è che noi dobbiamo trarre le conseguenze implicite in un certo risultato elettorale e fino a questo punto io sono d'accordo con il Consigliere Minucci. Questo risultato elettorale che cosa ha segnato se non lo spostamento dell'elettorato piemontese da posizioni prevalentemente moderate, a posizioni prevalentemente di sinistra? Credo che questa sia un'analisi che è nei numeri più che nelle parole e che quindi non consente a nessuno dei giochi di parole.
Allora, quando il PCI ci chiede di prendere atto di questa svolta e di aderire alle conseguenze di questa svolta, ci chiede di entrare in un rapporto, rispetto al PCI, di cui il PCI se vuole rispettare il mandato che ha ricevuto dagli elettori, come penso che voglia fare, deve svolgere una sua funzione egemonica, non c'è modo di celare tutto questo nel disegno di coalizioni generali, di grandi accordi che devono comprendere tutti. Tutti sono compresi dal risultato dei voti, ma in forza di quello che è e cioè in forza di un risultato che assegna ad alcuni il compito di governare, e ad altri di esercitare l'opposizione rispetto a chi governa. Poi ci possono essere delle posizioni politiche, come ce ne sono state anche questa mattina qui, e altrove in precedenza, che interpretano questo risultato elettorale nel senso di un cambiamento della tendenza politica e quindi dell'ingresso in una maggioranza in cui io non so chi eserciti l'egemonia sarà il Consigliere Rossotto l'egemonia di questa maggioranza, io pensavo che fosse, in termini numerici, quantitativi e credo anche politici, il PCI. Mi pare che questa sia la distinzione che ci viene imposta.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

In questo senso vale quello che diceva Minucci, il centro destra è sotto l'egemonia D.C.



ZANONE Valerio

Non vorrei che il sofisma fosse questo; che per parlare dei problemi e delle risposte da dare ai problemi, occorra collocarsi, sulle posizioni maggioritarie. Penso che si possa parlare dei problemi e proporre delle soluzioni esercitando un ruolo di opposizione; e credo, in quei pochi disegni di legge veramente di una sostanziale portata che si sono discussi in questo Consiglio in questi sei mesi, perché non ne abbiamo tatti molti per la verità, ma riferendoci a quello che è il maggiore risultato legislativo di questi sei mesi, alla legge istitutiva della Finanziaria regionale, credo che l'opposizione abbia dato un suo contributo a questo problema presentando delle tesi, degli emendamenti che sono stati in parte accolti, in parte respinti e che comunque hanno configurato una posizione politica. Quando discuteremo la legge sui...



BERTI Antonio

Su "24 Ore" hai scritto che l'opposizione ha addirittura trasformato la legge sulla Finanziaria.



ZANONE Valerio

No, io ho scritto che sono stati accolti alcuni emendamenti che sono significativi e credo che alcuni di questi,non senza anche la soddisfazione di alcuni elementi forse dello stesso governo regionale, abbiano dato una modificazione in senso positivo all'istituzione della Finanziaria. Mi riferisco per esempio all'emendamento presentato insieme a Gandolfi sulla nomina del direttore che credo non sia dispiaciuta agli stessi proponenti di questa legge. E potrei fare altri esempi.
Quindi, proprio perché rispetto i ruoli, non voglio trasformare le cose e sovvertire le posizioni, credo che ciascuno debba esercitare la sua quota di responsabilità, ma non accetto (perente questo è un vero sofisma) il criterio che per dare un contributo ai problemi, per rendersi conto della crisi per cercare di portare un'iniziativa pubblica alla soluzione di questi problemi, si debba quasi, necessariamente entrare in una logica di coalizione.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Questo non l'ha detto nessuno.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

ZANONE



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Allora non comprendo la posizione e la critica che mi viene rivolta dal Consigliere Minucci, perché se egli accetta questo rapporto non pu differenziare il grado di percezione, di consapevolezza che si ha dei problemi piemontesi di oggi, in rapporto alla funzione di appoggio o di non appoggio che si da alla Giunta regionale. Credo che su questo almeno mi si vorrà dare atto che la logica non è formale e non cade, perché una cosa sono le realtà della comunità piemontese e un'altra il ruolo che le forze politiche svolgono per cercare di dare una risposta a queste domande sociali.
D'altra parte - e ho concluso signor Presidente - c'è un impegno positivo alla conclusione di questo dibattito; quelle questioni di indole politica generale che sono state qui impropriamente, tutto sommato, o occasionalmente quanto meno, affrontate in sede di discussione di un problema tecnico qual è l'autorizzazione all'esercizio provvisorio verranno di comune accordo trasferite nella sede che è loro propria e cioè in un dibattito di carattere politico generale sulla formazione di questa nuova maggioranza, sulla linea politica della Giunta e sui programmi che questa Giunta ritiene di dover proporre al Consiglio. Credo che il dibattito possa proseguire in quella sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io avevo preso la parola questa mattina, nel dibattito generale, senza conoscere la dichiarazione di voto che successivamente avrebbe fatto il collega Rossetto.
Dico subito che non entro nel merito di questa dichiarazione di voto anche se devo esserle in un certo senso grato perché ha allontanato ipotesi, cadute con facilità, su certe anomalie che si erano verificate all'avvio di questa legislatura, al punto che essendomi recato a Roma, un alto esponente del mio Partito mi chiese se era vero che trattavo con le sinistre, per 200 milioni e un litro di latte al giorno. Mi fu facile rispondere che l'accordo era pervenuto su 200 milioni, ma era caduto sul litro di latte al giorno.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Invece è il contrario!



PRESIDENTE

Ci dica il nome di questo alto esponente del suo Partito, potrebbe essere utile alla storia politica del nostro Paese.



BERTI Antonio

Dì la verità, che invece il litro di latte al giorno te lo volevano dare!



CARDINALI Giulio

Era un esponente di Torino, ad attenuante si può dire questo.
Io ritengo che effettivamente ci sia un problema di aderenza ai mandati che noi assumiamo quando abbiamo un incarico politico, soprattutto un incarico elettivo e credo a questo nel senso non astruso di barricarmi dietro presupposti che ignorino la realtà, ma tenendo anzi conto della realtà, cercando di modificarla nella sede propria, cercando di modificarla negli orientamenti delle forze politiche che hanno consentito questo mandato. Ed è questo tipo di battaglia che, a mio modo di vedere, ognuno deve portare avanti dopo il risultato del 15 giugno. Quando entro in una sala cinematografica io non posso dimenticare che su cento persone sedute 33 in media hanno votato per il Partito comunista, a Torino certamente molti di più e questa è una realtà che ha creato in me una critica a tutto ciò che è stato l'atteggiamento delle forze democratiche che hanno avuto responsabilità di governo e responsabilità operativa fino ad oggi. E dico la verità, ciò che è mancato non è tanto il fatto di rinunciare ad una rivincita che avrebbe dovuto e dovrebbe avvenire sul terreno dei fatti e delle trasformazioni della nostra società, ma che e avvenuta senza la minima critica a quella che e realmente la colpa enorme delle forze politiche che sono rimaste soccombenti il 15 giugno, nel momento in cui nessuno di quegli atti (e l'ultimo caso delle nomine alla Rai-Tv coinvolge anche le forze che hanno aperto la crisi oggi nel nostro Paese) ha dimostrato che si è tenuto conto della lezione che l'elettorato ha inteso dare al Paese nel momento in cui vuole una moralizzazione, nel momento in cui vuole che gli uomini politici siano aderenti agli interessi del Paese e non invece ad interessi di altro genere.
Ma, detto questo, la seduta odierna non credo che sposti i termini dell'atteggiamento che il nostro Partito aveva già assunto nella seduta del 22, dicembre, nel momento in cui si è astenuto sulla questione dell'esercizio provvisorio per le ragioni che sono state allora espresse né lo hanno modificato i termini emotivi con cui si è svolta una parte del dibattito, che mette oltre tutto in rilievo una cosa strana in questo Consiglio regionale e cioè che i più turbolenti non sono le giovani leve presenti nella nostra assemblea, ma sono le leve di una certa età (e dimostrare forse che i) percorso sanguigno nelle vene non è più così fluido, così sicuro come lo è per i giovani). Anche in questo senso io credo che si possa fare un richiamo ad una questione di stile, di fair play fra Consiglieri regionali che hanno la possibilità di sviluppare i loro tempi politici senza azzannarsi come qualche volta facciamo.
Fatte queste considerazioni, annuncio il voto di astensione del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, a conclusione di questo dibattito ci sembra che vadano fatte alcune considerazioni da parte nostra.
L'atteggiamento del nostro Gruppo, ma mi sembra anche di tutta la minoranza, in occasione della discussione dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio prima dì Natale e ancora stamattina in questa seconda tornata ci sembra sia stato di estrema disponibilità e attenzione alle esigenze di funzionalità dell'ente; l'enfasi che abbiamo messo nel sottolineare la motivazione data nell'astenerci la volta scorsa e l'attenzione che abbiamo avuto nel sottolineare le esigenze di funzionalità dell'ente e nel porci in una posizione di astensione su quello che abbiamo considerato un fatto tecnico, avevano e devono avere una contropartita in un'uguale moderazione da parte della Giunta.
Da questo punto di vista ci ha sorpreso il tono delle dichiarazioni fatte dal Presidente della Giunta perché è chiaro che in un'occasione di questo genere, se la Giunta carica il significato politico, enfatizza e tende a trionfalizzare il dibattito, obiettivamente mette molto in imbarazzo anche le forme di opposizione, provoca immediatamente delle reazioni e degli atteggiamenti in senso inverso. Mi sembra che l'interesse di tutte le forze politiche del Consiglio, in occasioni come questa, è di trovare possibilità di confronto e di scontro, che pure sono necessarie su dei fatti più importanti, più significativi e vitali per l'istituto regionale, come può essere il bilancio, come può essere la discussione del piano di sviluppo.
Dico questo, perché sulla scia di quello che diceva il collega Cardinali prima, se troviamo delle forme di comportamento, di rapporto tra forze politiche più costruttive per il futuro, è molto meglio.
La seconda considerazione che dobbiamo fare, ma l'avevamo già anticipata nel corso della discussione generale, riguarda invece il fatto politico nuovo che stamane abbiamo registrato. Noi ribadiamo che, tutto sommato, se, come ci sembra, le forze politiche sostengono la maggioranza consapevoli della necessità di acquisire un voto in più, in questa occasione piuttosto che in un'occasione spostata di qui a qualche mese come quella del bilancio, forse un approccio diverso a questo tipo di voto avrebbe potuto essere utile nell'interesse di tutti, proprio per dare dignità, rilievo e maggiore consistenza alla presentazione di rapporti di forza all'interno del Consiglio.
Qua mi preme solo rilevare, rispetto alle osservazioni che faceva il collega Minucci nel suo intervento, che noi quando avevamo dichiarato la nostra indisponibilità a considerare le proposte di maggioranze allargate assembleari che il PSI ed il PCI andavano facendo nel mese di giugno avevamo messo in guardia le forze di maggioranza che avevano espresso la Giunta da un grosso rischio; noi avevamo detto allora, Minucci, che non ci sembrava che quel tipo di soluzione alla Regione fosse la migliore per aiutare tutte le forze politiche, anche voi in ultima analisi, a parte la fragilità numerica, ma anche proprio da un punto di vista politico, cioè che l'andare dietro, come il PCI ha fatto subito dopo le elezioni del 15 giugno, al discorso impostato, riteniamo, dai socialisti, di costituire comunque e ovunque si poteva delle maggioranze, nemmeno delle maggioranze delle soluzioni di Giunta di sinistra, non fosse, dopo il voto dei 15 giugno, la soluzione migliore per garantire uno sviluppo equilibrato della nostra vita politica nazionale. Sapevamo allora, come sappiamo adesso, che ciascuno di noi sul proprio fronte ha da amministrare delle spinte, delle realtà, delle situazioni estremamente difficili, siamo in un Paese in crisi, in un Paese esposto a delle crisi internazionali di portata molto ampia, dobbiamo stare attenti a fare evolvere il Paese in una direzione positiva e a non fare niente che possa aggi avare, moltiplicare le difficoltà, rendere più difficili i rapporti politici. Questo è il senso delle considerazioni che facciamo. E ci sembra che quello che è capitato nel Paese e da sei mesi a questa parte non faccia che dare ragione alle considerazioni che noi facevamo allora, quando la crisi che si sta vivendo a livello nazionale in questi giorni deriva proprio dalla stessa matrice dalle stesse ragioni, cioè dall'irrazionalità assoluta in cui ci si muove in alcune circostanze, dando colpi a destra o a sinistra, senza renderci conto della portata delle reazioni che si possono provocare.
Il voto del 15 giugno secondo noi ha significato una profonda protesta dell'elettorato verso certi modi di gestione del potere, verso la conduzione della cosa pubblica, ma un conto è l'espressione del voto, del risentimento popolare, e un conto è la corretta interpretazione di queste cose e la capacità delle forze politiche di gestire certe spinte, certe tensioni, certe sollecitazioni. Non ci sembra che la soluzione che è stata data dalla Regione sia delle migliori da questo punto di vista, cioè non dal punto di vista della conduzione della Regione Piemonte, in particolare ma la valutazione più globale, più generale dei rapporti politici, della crisi del Paese, dei rapporti tra le forze politiche, tra gli enti locali lo Stato e così via. Ci sembra che sia stata una soluzione che in realtà ha complicato e rischia di complicare le cose.
Da questo punto di vista, quindi anche il discorso e i riferimenti che abbiamo fatto alla collocazione che ha voluto darci il collega Rossotto non avevano assolutamente nulla di personale; io poi sono perfettamente convinto che il collega Rossotto non ha certo degli interessi personali da tutelare, potrà avere delle ragioni psicologiche diverse, ma comunque non hanno niente a che fare con interessi di carattere personale.
Il problema ci sembra più complesso: se questi tipi di comportamento siano i più adatti a fare maturare delle condizioni di carattere generale diverse, dei rapporti meno tesi, più equilibrati, meno irrazionali tra le forze politiche; se per chi ha alle spalle una tradizione di carattere liberale e democratico questo tipo di collocazione sia la più idonea a fare maturare delle aggregazioni di carattere politico, una ristrutturazione dello spazio delle forze laiche e democratiche, la loro capacità di trovare un equilibrio tra la D.C. ed il PCI.
Queste sono le considerazioni che dobbiamo fare in modo assolutamente amichevole al collega Rossotto e che comunque pongono dei problemi politici non irrilevanti e ci sembra importante discuterne con estrema chiarezza soprattutto nei confronti dell'opinione pubblica, proprio per non dare delle impressioni che non possono che pesare negativamente su tutti.
In questo senso noi abbiamo mosso dei rilievi al modo in cui si arrivava ad acquisire, da parte della Giunta, questo tipo di voto, questa via libera per i prossimi mesi di lavoro che ci sembrava fosse gravido di pericoli.
Detto questo, che pensiamo possa risultare di chiarimento e di stimolo al dibattito politico che ci sarà entro il mese di gennaio, dobbiamo dichiarare, come abbiamo già dichiarato nel corso del dibattito generale che il Gruppo repubblicano ovviamente non ha motivi per modificare l'atteggiamento che aveva già espresso in occasione del voto al disegno di legge precedente e che quindi si asterrà nel corso di questa votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio del chiarimento dato dal collega Gandolfi, al quale attribuisco gli atteggiamenti e i riferimenti di origine psichica al fatto che la politica la si debba, in ogni caso, fare non con il fegato, ma con il cervello e che quindi sbagliato o giusto, come dicevo già nel primo intervento - ce lo dirà il tempo - io ho attribuito una logica alle mie azioni, come ho tentato in precedenza di dire ai colleghi del Consiglio, a giustificazione del mio atteggiamento.
Al collega Cardinali che ricordava come nel suo Partito un'eventuale simpatia verso una maggioranza che poi non si è manifestata, veniva collegata ad un rapporto in parte di oggetti naturali ed in parte di numerario, devo dire che questa diversità di metodologia politica forse esiste tra il partito che ho lasciato e quello in cui lui milita, perch quando si è determinato un diverso atteggiamento da parte mia nei confronti della maggioranza e della Giunta che governa la Regione Piemonte, si è parlato di problemi di ordine ideologico, collegati ad atteggiamenti politici in precedenza, ma non mi è stato chiesto quale fosse eventualmente il premio, si parlò di punizione che forse avremmo avuto elettoralmente per avere modificato integralmente le posizioni.
Stamattina sono state lette delle dichiarazioni del liberale di destra Rossotto fatte il 15 aprile, cioè nove mesi fa; io allora dissi: "Ritengo che dopo le elezioni del 15 giugno a Torino si ponga il problema di un confronto con le posizioni e i programmi del Partito liberale (sono sempre molto presuntuoso, si può rovesciare il discorso) poiché quasi certamente non ci saranno le condizioni di una riedizione dei centro sinistra. Non ci interessa tanto far parte o meno di una Giunta, bensì di partecipare con i nostri contributi all'elaborazione e all'attuazione di una politica".
Questo è il significato delle mie dichiarazioni di questa mattina, del 24 novembre, del 12 ottobre, dell'interrogazione sulla variante 17, delle interrogazioni, e conseguente risposta sia alla variante 17, sia sui problemi connessi alla viabilità del Frejus. Ognuno indubbiamente ama lodare il suo apporto, io non so se un apporto l'ho dato, ma ho lavorato attorno a un disegno di legge che si chiama Finanziaria regionale e ritengo di avere così corrisposto a quelli che erano gli impegni che personalmente come uomo di partito e come responsabile di partito, nell'elaborazione dei programmi elettorali e regionali avevo assunto con l'elettorato.
Altri impegni esistono, su questi io chiedo il confronto. Il resto di tutto ciò che è stato detto stamattina è giustissimo, ognuno ha il pieno diritto di dirlo, è il nominalismo di politologia. E' inutile continuare a discutere di fronte ad una situazione in cui alternative politiche non ne ho sentite per oltre sei mesi, bisogna agire, bisogna intuire e almeno su questo ho avuto ragione e ritengo che la posizione che io e gli amici dell' ULD abbiamo assunto possa essere anche premiata in futuro perché, come avevamo previsto, il centro-sinistra non ha più avuto la possibilità, per mancanza di voti, di governare a Tonno e alla Provincia e alla Regione e si impone un discorso chiaro sui contenuti. Il confronto sui contenuti io ritengo che nobiliterà la funzione politica che io e gli altri colleghi del Consiglio regionale assumeremo.
Stamane indubbiamente si è verificato un nuovo fatto politico ed io ne sono lieto perché con il mio voto si permette a questa Giunta di accettare il confronto successivo non soltanto da parte mia, ma anche da parte dì quelle forze politiche che non sanno quale disegno politico offrire per amministrare la Regione, in un momento in cui esiste una situazione socio economica, socio-politica veramente drammatica che sta investendo il nostro Paese e le istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Armella, per dichiarazione di voto, suppongo.



ARMELLA Angelo

Per dichiarazione di voto, d'altra parte l'episodio personale non mi consente di prendere la parola, se non dimenticandolo.
Sono lieto che il Presidente della Giunta si sia accorto che non volevo disturbarlo e spero per il futuro, se pensasse che voglio disturbarlo, non mi ingiuri per questo, ad evitare che io sia costretto ad una ritorsione.
Ciò detto, voglio fare una dichiarazione di voto brevissima.
Le considerazioni delle opposizioni in merito all'esercizio provvisorio di cui si va rivotando tra poco l'autorizzazione, a mio avviso dovrebbero concludersi con un voto negativo; contro questa opinione, non mi pare che siano state portate ragioni che la possano contrastare in modo efficace: non certo i pour parler avvenuti con il Commissario di governo che avrebbe espresso delle valutazioni prima di sentire il Consiglio, n l'argomentazione che il bilancio è un atto dovuto e quindi l'esercizio provvisorio parimenti sarebbe un atto dovuto, che confonderebbe la presentazione del bilancio e la presentazione dell'esercizio provvisorio con la sua approvazione certamente non dovuta, e neppure i riferimenti che sono stati fatti a una prassi che, si fosse istituita alla Camera dei Deputati ed al Senato, sarebbe certamente deplorevole, ma che comunque si baserebbe su fatti che qui non sono stati portati. Infatti: si è parlato del decretone che fu ripresentato dal Governo, non perché respinto ma perché aveva perso efficacia non essendo convertito in legge. Si è parlato del divorzio, presentato addirittura in diverse e lontane legislature.
Invece sono stati ricordati proprio i termini dei regolamenti, della Camera e del Senato, per la ripresentazione dei progetti di legge, indicando anche gli articoli, il che vuol dire che c'era stata una sufficiente valutazione della cosa, tale che avrebbe dovuto concludere ad un atteggiamento diverso.
Inoltre e soprattutto, dopo la discussione, le conclusioni debbono essere negative perché la richiesta di approvazione è stata così caricata di elementi politici da oscurarne l'aspetto tecnico.
Quest'ultima constatazione mi pare faccia superare il problema della coerenza o meno con il voto del 1975; la coerenza da taluno è stata sentita, da altri no, nonostante il periodo dì tempo, davvero brevissimo di pochi giorni. Ragioni perché questa coerenza non debba essere da tutti rispettata non si è ritenuto di portarne, e questo non è sembrato essere motivo sufficiente perché altri, che avevano espresso un'astensione, non dovessero esprimere nuovamente, per coerenza, l'astensione. Capisco benissimo che ad un certo punto prevalgono su tutto ragioni politiche per cui non si vuole, in certo qual modo, impedire il funzionamento delle istituzioni e che ci sia, da parte di taluni, un'esigenza, un dovere di essere, sotto questo aspetto, coerenti, quando altri coerenti non sono.
Quindi io sono per il voto contrario, però per disciplina di Gruppo, e soltanto per questo, mi asterrò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, mi perdonerà, ho chiesto la parola non per dichiarazione di voto....



PRESIDENTE

Allora non gliela do.



CURCI Domenico

Solo per fare un riconoscimento, da avversari tenaci, irriducibili acerrimi della Giunta socialcomunista, vogliamo dare atto a questa Giunta che fino a questo momento essa non ha esercitato alcuna azione per addomesticare gran parte dell'opposizione; l'opposizione si è addomesticata da sé.



OBERTO Gianni

Ci sono delle battute estemporanee ogni tanto!



PRESIDENTE

Poiché non vi sono altre dichiarazioni, si passi quindi alla votazione.
Ho già letto il testo dell'articolo 1, si proceda.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 60 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 27 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
"Articolo 2 - La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, al sensi dell'articolo 45, sesto comma, dello Statuto".
Vi sono richieste di parola? Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 60 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 27 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Si passa adesso alla votazione della legge nel suo complesso, se non vi sono altre richieste di parola.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 60 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 27 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 60 è approvato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sono le ore 15 e so che la ragione immediata, anche fisiologica consiglierebbe di interrompere i lavori e andare a mangiare, però sono in grado di promettervi, se c'è la collaborazione di tutto il Consiglio, che nel giro di 45 minuti potremmo fare tutti gli altri tre punti all'o.d.g. e concludere i nostri lavori per le ore 16 al massimo.
Preferite sospendere e riconvocare il Consiglio fra un'ora e mezza per poi finire alle nove di questa sera, oppure terminare fra tre quarti d'ora? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Sono d'accordo di continuare, pero chiederei al Presidente di fare in modo che entro oggi si svolga la riunione della Commissione nomine che deve concludere sulla questione dell'ESAP, cioè dare le indicazioni necessarie per nominare la Presidenza dell'ESAP.
Andiamo pure avanti, ma concludiamo con quella riunione.



PRESIDENTE

Vi sono delle obiezioni? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, mi limito a fare presente questo; d'accordo sulla prosecuzione dei lavori, ma oltre alla riunione della Commissione nomine alle 16,30 si deve riunire anche la Commissione....



PRESIDENTE

Allora non perdiamo altro tempo e proseguiamo i nostri lavori.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Edilizia scolastica

Esame proposta Giunta regionale "Legge regionale 5/8/1975 n. 412, Norme sull'edilizia scolastica e piano finanziario di intervento. Criteri di formazione e programma di localizzazione degli interventi per grado e per tipo di scuola nel triennio 1975/76/77"


PRESIDENTE

Il punto sesto all'o.d.g. reca: "Esame proposta Giunta regionale 'Legge regionale 5/8/1975 n. 412. Norme sull'edilizia scolastica e piano finanziario di intervento Criteri di formazione e programma di localizzazione degli interventi per grado e per tipo di scuola nel triennio 1975/76/77".
E' relatore l'Assessore Rivalta, che ha la parola.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale e piani comprensoriali

La legge 412, in vigore dal settembre 1975, ha predisposto finanziamenti per interventi di edilizia scolastica nei vari gradi dell'istituzione scolastica, da quella materna alla scuola media superiore.
Con questi finanziamenti si devono promuovere due programmi di intervento l'uno relativo al triennio '75/77, l'altro al triennio '78/80.
Il dato nuovo è che i programmi di intervento, che in passato erano predisposti dal Ministero e dai suoi organi periferici, in ragione di questa legge ora vengono predisposti dalla Regione. Permane una riserva in questa attribuzione di competenza, in quanto nella formazione dei programmi deve essere raggiunta l'intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione la legge dice infatti che bisogna raggiungere l'intesa riguardante il riparto del finanziamento fra i vari gradi di scuola e fra i vari tipi di scuola media superiore.
In realtà l'azione per l'intesa che si è svolta e di cui accennerò più avanti, ha riguardato anche i criteri di formazione del programma ed il programma stesso. C'è stata, cioè, una sorta di tutela che il Ministero ha esercitato nei confronti delle Regioni nel corso della formazione di questo programma, che di per sé, nella sostanza, può anche non aver prevaricato sennonché ha avuto come conseguenza quella di provocare rallentamenti. Ed è questo il fatto più spiacevole che ci porta appunto ad avere - in generale per tutte le Regioni - dei ritardi rispetto alle scadenze che sono state fissate per legge.
Il Ministero ha considerato ordinative le scadenze proprio perché le procedure per raggiungere l'intesa ha fatto superare le scadenze nonostante il tempestivo approntamento dei lavori da parte di alcune Regioni, fra cui la Regione Piemonte. In sostanza si è con un mese di ritardo rispetto ai termini che la legge aveva fissato.
Il fatto nuovo positivo di questa legge, comunque, e l'attribuzione alla Regione di compiti di programmazione in materia di edilizia scolastica. Questi compiti vengono ad arricchire le possibilità complessive di intervento della Regione, e confortano e rafforzano i principi che la Regione si è data di operare con i metodi del piano e della programmazione gli stessi principi statutari rispetto ai quali, sin dal suo avvio, la Regione sta cercando faticosamente di trovare comportamenti e metodi di lavoro.
In questo primo caso di attuazione di competenze in materia scolastica ci si è scontrati con non poche difficoltà, dovute alla natura nuova di questo impegno settoriale che ci ha trovati senza sufficienti informazioni e documentazione della realtà Mi risulta che soltanto due Regioni, la Lombardia e l'Emilia, nel passato avevano condotto delle analisi settoriali su questa materia; esse si sono trovate certamente avvantaggiate avendo avuto a disposizione una documentazione ed un'informazione della situazione.
L'altro elemento di difficoltà è dovuto ai tempi fissati per la formazione del primo programma triennale, quello che riguarda gli anni 1975/77: 60 giorni dal momento in cui, insieme alla comunicazione della ripartizione dei fondi fra le Regioni, il Ministro avrebbe fornito i criteri per la programmazione dell'intervento scolastico da parte delle Regioni.
Questa comunicazione ci è giunta il 21 ottobre e se si assume quella data come riferimento, al 21 dicembre avremmo dovuto concludere la fase di formulazione del programma. Questo non è stato possibile per il tipo di rapporto imposto dal Ministero. A partire dal 21 ottobre si e operato per raccogliere informazioni sulla situazione. Sono state richieste agli enti obbligati informazioni semplici, quelle che potevano essere effettivamente raccolte ed elaborate in un periodo di tempo inferiore ai 60 giorni, ed in particolare quelle riguardanti il fabbisogno quantitativo di aule, con la specificazione relativa alla presenza dei doppi e dei terzi turni.
Valutazioni sono state raccolte anche in ordine alle caratteristiche qualitative delle strutture edilizie scolastiche, in termini molto schematici e, se vogliamo, di prima indicazione, attraverso l'informazione sull'esistenza di locali in uso precario e sulla vetustà degli edifici.
Le risposte dei Comuni sono state numerose (circa 920 enti locali hanno risposto su 1.200) e quindi si e ottenuto una base di informazione sufficientemente larga, rappresentativa della situazione regionale.
Il risultato di questa prima indagine, fondata su dati pur sommari e schematici, ha presentato un quadro di carenze pesantissimo; oltre 22.000 sono gli alunni che nella scuola elementare frequentano i secondi e terzi turni, e la quasi totalità di questi alunni è nella provincia di Torino, in particolare nella conurbazione torinese; circa 3.000 (i dati li troverete nella pur breve relazione che accompagna il programma) sono gli alunni che frequentano i doppi e terzi turni nella scuola media (quasi tutti nella provincia di Torino); molto lontani da una soddisfacente scolarità si è nell'ambito della scuola materna e della scuola media superiore. Per la scuola materna i fabbisogni relativi all'attuale stato di funzionamento sono mascherati dal fatto che i Comuni non accolgono bambini in numero superiore alla capienza delle strutture di cui attualmente dispongono.
Nella scuola materna, pertanto, non esistono i secondi turni, mentre esistono in una certa misura nella scuola superiore.
Gli interventi finanziari consentiti da questo primo programma (da tenere presente che nella ripartizione la Regione ha avuto un finanziamento, per questo primo triennio, di 49 miliardi da cui, detratto il 15 per cento, minimo di legge da accantonare per appalti in aumento e per future revisioni prezzo, si scende a 42 miliardi) consentono di intervenire su circa 1/10 del fabbisogno. Allegata alla relazione c'è una tabella che, relativamente alle valutazioni di fabbisogno indicate dall'Istat, dall'Ires, e dall'elaborazione da noi effettuata in base alla documentazione che ci è pervenuta dai Comuni, indica tale rapporto: rispetto al fabbisogno indicato dall'Ires l'intervento coprirà circa il 7/8 per cento; rispetto alle altre valutazioni circa il 13 per cento.
Un'indicazione media può essere fissata appunto sul 10 per cento.
Ciò spiega e giustifica l'affanno ed in alcuni casi anche le esasperazioni con cui molti amministratori di enti locali hanno prospettato in questo periodo i loro problemi. E' chiaro che la situazione è drammatica ed è diffusa in tutta la Regione, anche se presenta nell'area torinese punte di maggiore difficoltà.
Naturalmente, se si vuole affrontare e risolvere i fabbisogni del servizio scolastico si dovrà, in sede di programmazione nazionale d'uso delle risorse, portare maggiore attenzione e dare priorità a questi problemi. D'altra parte deve essere effettivamente realizzata una sostanziale autonomia degli enti locali, nel senso di attribuire loro una possibilità di intervento finanziario diretto ed autonomo.
Le informazioni raccolte hanno rilevato l'esistenza di un fabbisogno molto parcellizzato, distribuito nei piccoli Comuni su cui è difficile intervenire in una situazione di ristrettezza di risorse come quella che ci offre questo primo programma regionale; rispetto a questo fabbisogno è forse necessario intervenire procedendo alla riorganizzazione dello stesso servizio, riconducendolo a strutture più funzionali e organiche dal punto di vista didattico e pedagogico. Tale operazione dovrà essere promossa attraverso i Consigli di distretto scolastico. Intanto non possiamo più correre il rischio, come purtroppo abbiamo fatto nel passato, di finanziare delle monoclassi o dei piccoli nuclei di 2/3 classi quando probabilmente (dico "probabilmente" perché è da verificare a livello di distretto scolastico) si tratterà di arrivare presto e in molti casi, alla riorganizzazione di questo servizio, concentrando le unità, didattiche: una riorganizzazione che consenta di fruire di una pluralità di servizi e di scambi didattici educativi all'interno di scuole complete, maggiori certamente di quelli che la monoclasse può consentire nelle singole frazioni e nei Comuni più piccoli.
Con questi programmi, stante la limitatezza dei finanziamenti rispetto ai fabbisogni e difficile, o inopportuno procedere al finanziamento della monoclasse o del nucleo scolastico dei piccoli Comuni; dalle informazioni raccolte possiamo ricavare la dimensione e la diffusione di questo tipo di fabbisogno, e valutare se, all'interno del prossimo piano regionale, non si possa proporre una politica rivolta a questi piccoli Comuni per quell'edilizia scolastica che è stata chiamata, nel passato, l'edilizia scolastica minore, e tentare di portare lenitivo a questa situazione di carenze e a questi fabbisogni, là ove lo si giudichi opportuno e necessario, attraverso anche un intervento diretto della Regione.
Direi che se si deve cogliere un impegno della Regione, se dovremo impegnare la Regione in futuro in un intervento nel settore dell'edilizia scolastica, come peraltro queste competenze che vengono trasferite consentiranno, credo che debba essere soprattutto - stante anche le limitate risorse che potrà mettere in gioco la Regione - indirizzato ai Comuni minori, lasciando invece che sia l'intervento nazionale a sopperire ai fabbisogni dei Comuni maggiori.
Come si è provveduto alla formulazione del programma? Rapidamente ne do un'informazione. Molti Consiglieri ne sono già a conoscenza per avere in qualche modo e in qualche misura partecipato ai lavori della Commissione in particolare della Commissione Istruzione.
Si è voluto dare una dimensione regionale a questo programma e a questa distribuzione, e in questo senso non si è acceduto a quella che poteva essere una tentazione anche logica, anche ragionata, che era quella di concentrare gli interventi solo là ove il fabbisogno si presenta con maggiore drammaticità, ed in questo caso tener conto del fatto che i secondi ed i terzi turni sono presenti sia nella scuola elementare sia nella scuola media, pressoché esclusivamente nell'area torinese ed in particolare nella conurbazione torinese. Una visione di questo tipo avrebbe impegnato l'intero finanziamento di questo triennio nel Comune di Torino e nei Comuni della conurbazione torinese.
Abbiamo voluto avere, sia come Giunta, sia come posizione assunta concordemente anche in sede di Commissione, una visione regionale che permettesse di cogliere anche fabbisogni pur più limitati che in altre zone esistono. Si è quindi proceduto alle valutazioni di merito dei fabbisogni non in una visione unica regionale, ma cogliendo i fabbisogni in modo articolato a livello di area ecologica, in modo che ciascuna di queste aree fosse assegnataria, comunque, di una parte di questi finanziamenti e che in essa fosse possibile promuovere qualche intervento. In questo modo si è voluto, nelle varie parti, della Regione, in tutte le aree ecologiche, in tutti quelli che saranno i futuri comprensori, rendere concreto e tangibile l'intervento pubblico di edilizia scolastica e l'atteggiamento programmatorie di promozione del riequilibrio regionale.
Nello stesso tempo abbiamo voluto, sia pure limitatamente, stante le risorse finanziarie disponibili, attribuire alle varie parti della Regione una sia pur limitata occasione di lavoro nel settore edilizio, tenendo conto della gravità che sta assumendo il problema dell'occupazione in questo settore, gravità che anche qui se e quantitativamente più presente nella conurbazione torinese, ciò non di meno è presente, sotto certi profili in modo relativamente più drammatico, nelle aree periferiche.
Sono queste le ragioni che hanno indotto ad assumere (come Giunta lo proponemmo, in Commissione si manifestò un atteggiamento politico concordante) a base di ripartizione del finanziamento il quadro dei fabbisogni per comprensori rilevati dall'Ires, su commessa della Regione con riferimento all'anno scolastico 1972/73, poi aggiornato e completato con la previsione degli sviluppi futuri del fabbisogno secondo le prospettive emerse dal primo studio del Piano di sviluppo regionale. Su tale base si è fatto un progetto di ripartizione dei finanziamenti disponibili sia per gradi di scuola che per aree ecologiche.
Questa maglia di ripartizione per comprensori di area ecologica è stata la base dell'individuazione degli interventi interni a ciascuna area relativi a singoli Comuni e al grado e tipo di scuola.
Infatti, per ogni area ecologica, sulla scorta delle informazioni avute dai Comuni si è compilata una graduatoria di fabbisogni: dalla rosa di queste graduatorie, secondo criteri di priorità, si è partiti per fissare il finanziamento in modo di promuovere interventi anche minimi, ma in grado di realizzare un primo livello funzionale del servizio scolastico. Nel compiere questa operazione si è avuto cura di mantenere per ogni area ecologica il finanziamento globale che si era a quest'area attribuito mentre siamo stati costretti a spostare su alcuni livelli scolastici (sempre all'interno di ogni area ecologica) i finanziamenti che erano stati destinati in linea teorica ad altri livelli scolastici. Ciò per evitare data l'esiguità dei finanziamenti, una polverizzazione che non avrebbe consentito alcun intervento funzionale.
Questo lavoro è stato compiuto in costante rapporto di informazione, e vorrei anche dire di collaborazione, con la Commissione competente per i problemi dell'istruzione, ed in collaborazione con la Sovrintendenza regionale per l'edilizia scolastica e con i Provveditori agli studi, i quali sono stati poi partecipi con noi dei rapporti per raggiungere l'intesa con il Ministro Partecipi attivi, nel senso di sostenere giustificare l'impostazione e le scelte che sono state effettuate. Abbiamo avuto anche un rapporto di collaborazione fattivo, per la definizione del programma, con le Amministrazioni provinciali, alle quali era stato chiesto di definire priorità e scelte dei loro interventi.
E' mancato, sotto questo profilo, un rapporto concreto operativo con i Comuni, ma non era in questo breve periodo possibile organizzarlo. D'altra parte, alcuni tentativi che sono stati esperiti, a causa dell'esiguità dei finanziamenti che venivano proposti, hanno messo in imbarazzo e difficoltà gli stessi amministratori, per l'impossibilità sostanziale di scegliere senza il rischio di arrivare a contrapposizioni di natura campanilistica.
Credo che si potrà sopperire a questa carenza di intervento operativo dell'ente locale, nella formulazione del programma regionale del prossimo triennio, in quanto avremo allora già costruito le strutture comprensoriali e saranno queste da noi delegate a compiere le scelte, alleggerendo la Regione nel suo complesso - Giunta e Commissione - di responsabilità che centralmente sono difficilmente assolvibili quando si è in presenza di scarsità di risorse, rispetto ad una grande entità del fabbisogno.
La struttura comprensoriale, dunque, può essere vista per il prossimo triennio come la base di un metodo di lavoro più partecipato, in grado anche di fornire soluzioni più rispondenti all'articolazione dei fabbisogni e alle priorità. In questo quadro credo che possano svolgere una funzione importante i Consigli di distretto scolastico. All'interno dei comprensori credo che poi proprio al Consiglio del distretto scolastico competerà per il prossimo triennio di definire in termini precisi la politica scolastica l'organizzazione delle strutture scolastiche e la programmazione, quindi degli interventi. I distretti scolastici avrebbero dovuto essere riconosciuti a febbraio, secondo l'impegno assunto dal Ministro Malfatti quando, nel mese di novembre, abbiamo avuto un incontro. La crisi, di governo forse metterà in dubbio questa scadenza: non penso possa rientrare nell'ordinaria amministrazione l'istituzione dei distretti scolastici.
Certo, il riconoscimento dei distretti scolastici ci darebbe un ulteriore strumento per articolare in modo partecipativo quella politica di programmazione che vogliamo realizzare.
Formulato il programma d'intervento sulla base del lavoro che ho sinteticamente illustrato, una delegazione della Regione (Giunta e Commissione), come prevedeva la legge 412, ha avuto incontri con il Ministro per raggiungere l'intesa. Nel primo incontro, avvenuto il 4 dicembre, quasi alla scadenza dei sessanta giorni che la Regione aveva a disposizione, c'è stata una sostanziale accettazione del programma così come era stato formulato, con la sollecitazione a porre attenzione ad alcuni problemi, in particolare quello di allargare l'intervento in direzione di alcuni istituti di scuola media superiore e quello di porre maggiore attenzione anche sui costi base unitari che erano stati assunti dalla Regione, leggermente alti rispetto a quelli valutati dal Ministero.
Nel successivo incontro, del 19 dicembre, che abbiamo avuto al Ministero con la Direzione della sezione per l'edilizia scolastica, e poi in quello conclusivo del 23 dicembre si è raggiunta un'intesa verbale successivamente la Direzione scolastica ha poi trasmesso gli atti alla Segreteria del Ministro perché l'intesa venisse formalizzata.
Questa mattina, poche ore fa, direi in extremis rispetto allo svolgimento di questa seduta del Consiglio in cui è stato messo all'ordine del giorno l'approvazione dei programma, il direttore della Sezione scolastica ha telefonato che il Ministro Malfatti ha sottoscritto il programma regionale. Abbiamo avuto anche gli estremi del documento di formalizzazione dell'intesa, che sono appunto richiamati nella delibera che viene presentata.
A questa formulazione del programma la III Commissione, riunita stamane, ha dato ancora un ulteriore assenso, e quindi la Giunta è in grado di presentare oggi il programma al giudizio del Consiglio.
In questa formulazione di programma....



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, ma devo farle presente che sono trascorsi ventinove minuti dall'ululo del suo intervento. Pur comprendendo perfettamente la necessità delle spiegazioni che lei sta dando all'assemblea, sono in obbligo di farlo nei riguardi dell'assemblea stessa, poiché avevo preventivato, forse un po' incautamente, che in tre quarti d'ora avremmo potuto concludere i lavori, compresa la trattazione degli altri due punti rimasti all'ordine del giorno.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale e piani comprensoriali

Penso anch'io che forse sarebbe stato meglio rimandare: certo non è possibile, stante l'importanza dell'argomento, ridurre eccessivamente la mia comunicazione. Dibattuto fra l'impegno di temo fissato dal Presidente dei Consiglio e l'impegno di Assessore di esplicitare i termini di questo programma, ho creduto mio dovere, senza con ciò venir meno al rispetto dovuto al Presidente del Consiglio, dare la preminenza al mio compito di Assessore, e sotto questo profilo mi son permesso di prendere qualche minuto in più del previsto.
Comunque, mi avvio rapidamente alla conclusione.
Un programma impostato in questi termini credo possa avere la presunzione di presentarsi come un programma che si fonda su dati oggettivi di fabbisogno; ma è anche chiaro che un programma promosso in termini di tempo così ristretti può in qualche caso non aver colto pienamente l'articolazione di questo fabbisogno. Pertanto, non solo scontenta quei Comuni, la stragrande maggioranza, che non ricevono finanziamenti, ma pu creare insoddisfazioni anche in Comuni ai quali sono stati destinati interventi, ma concentrandoli su un solo grado di scuola, mentre i fabbisogni sono presenti su tutti i tre gradi di scuola. Di fronte ad un unico intervento qualche Comune può essere indotto a rivedere i propri propositi e a riconsiderare le priorità. Noi presentiamo oggi questo programma, che è formalmente sottoscritto dal Ministero. Come Giunta prendo però l'impegno, qualora si presentassero da parte dei Comuni finanziati, ripensamenti sulla scelta delle priorità relativi all'ordine di scuola su cui intervenire, di promuovere e di esperire tutti i tentativi per vedere se è possibile, sempre ovviamente nell'ambito del Comune finanziato, il trasferimento del finanziamento da un grado di scuola all'altro.
Questi i lineamenti generali, illustrati sinteticamente. Si tratterà ora di seguire l'attuazione di questi programmi. Il dato sostanziale rispetto alla situazione economica del nostro Paese, è che gli appalti si facciano il più presto possibile. Cercheremo quindi di dedicare ogni cura all'espletamento di tutte le pratiche burocratiche e nello stesso tempo di metterci subito in moto per la formulazione del prossimo programma triennale, per il triennio '78/79/80, che per legge dev'essere formulato entro il 20 o 30 gennaio del '77 (abbiamo cioè un anno di tempo per formularlo), anche nell'ottica di una futura presenza dei Comprensori, per poter dare al programma la maggiore possibile aderenza alla realtà, e dare ai Comprensori e agli enti locali una larga possibilità di partecipazione alle decisioni.



PRESIDENTE

Chiede di parlare la professoressa Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Per incarico della III Commissione ho il dovere di formulare qualche considerazione sul lavoro svolto in applicazione della legge 412 del 5 agosto scorso nella parte di competenza regionale. Tale incarico mi deriva dal fatto che, per quanto mi concerne personalmente, ho partecipato a due degli incontri in sede ministeriale di cui ha parlato l'Assessore Rivalta precisamente quelli del 4 e del 9 dicembre scorso. Analogamente, ho partecipato agli incontri presso la sede della Giunta coni responsabili dell'Amministrazione statale e con i rappresentanti delle Amministrazioni provinciali: incontri che hanno visto impegnati anche altri membri della III Commissione per incarico della Commissione stessa.
Sulla base degli elementi acquisiti, e dopo aver ascoltato la relazione illustrativa dell'Assessore Rivalta, ritengo pertanto che si debba evidenziare l'impegno razionale che ha contrassegnato il lavoro svolto a cura dell'Assessorato al fine del reperimento dati sul fabbisogno regionale nell'ambito dell'edilizia scolastica. Inoltre, non e da trascurare la corrispondenza fra le proposte formulate dall'Assessore e la legge 412, sia per quanto concerne lo spirito informatore della legge stessa (mi richiamo in particolare alle norme generali formulate all'articolo 1) sia per quanto si riferisce all'applicazione delle norme di attuazione.Credo si debba rilevare che ne scaturisce un disegno programmatorio (anche se non risolutivo, a causa dei gravi limiti posti dal finanziamento statale), cioè un disegno non avulso dalla situazione di tipo comprensoriale che oggi si va delineando nella nostra Regione né da quella che ci auguriamo prossima relativa all'attuazione dei distretti scolastici.
La III Commissione, riunitasi ancora stamane, ha pertanto ritenuto di esprimere parere favorevole sia sui criteri scelti per la ripartizione del fondo statale sia anche sul metodo seguito da parte dell'Assessorato. Si può indubbiamente rilevare che l'entità dei fondi messi a disposizione è molto limitata. Comunque, noi prendiamo atto dell'impegno assunto, anche a titolo personale, dall'Assessore Rivalta per esaminare l'eventualità qualora ne fosse avanzata richiesta da parte di qualche Comune - di un passaggio di finanziamento da un ordine di scuola ad un altro, nell'ambito dello stesso Comune. Ciò potrebbe infatti avvenire se, da parte di qualcuno dei Comuni oggi finanziati, fossero formulate esigenze diverse, determinate da bisogni ai quali si dovesse dare urgentemente riscontro.
Devo infine segnalare, a nome della Commissione, che nella proposta di deliberazione che in questa sede ci è stata teste presentata per l'approvazione da parte del Consiglio regionale manca, probabilmente per una svista, un accenno al lavoro svolto, da parte della Commissione, in collaborazione con l'Assessorato. Pertanto chiedo che, quanto meno dal punto di vista formale (ma la questione potrebbe assumere valore anche sostanziale) sia inserito in tale proposta di deliberazione il riferimento al parere espresso al riguardo dalla Commissione. Grazie.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola? Do allora lettura del progetto di deliberazione inerente al tema che stiamo discutendo: "Il Consiglio regionale vista la relazione presentata dalla Giunta regionale in data 8 gennaio 1976 visti gli elaborati definitivi predisposti dall'Assessorato alla pianificazione del territorio e parchi naturali, inoltrati al Ministero con lettera del 24 dicembre 1975, che fanno parte integrante del presente provvedimento, e sui quali è stata raggiunta l'intesa con il Ministro della Pubblica Istruzione preso atto della nota del Ministro della Pubblica Istruzione prot. n.
37 Div. 2, datata 8 gennaio 1976 ritenuti validi i criteri e le proposte contenute negli elaborati di cui sopra: a votazione unanime, espressa nelle forme di legge delibera di procedere all'approvazione dei criteri di formazione e del programma di localizzazione degli interventi per grado e tipo di scuola nel triennio 1975/76/77, formulato al sensi dell'articolo 3 della legge 5/8/1975 n. 412 quale risulta nel documento allegato.
Data l'urgenza dei conseguenti provvedimenti, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'articolo 49 della legge 10/2/1953 n. 62".
La professoressa Soldano ha suggerito l'opportunità di inserire nel progetto di delibera un riferimento al parere della Commissione. C'è una proposta formale per questo inserimento?



SOLDANO Albertina

Per la verità, non abbiamo avuto modo di incontrarci per concordare il testo aggiuntivo da proporre.



PRESIDENTE

L'Assessore propone queste due aggiunte al testo letto poco fa: "Il Consiglio regionale vista la relazione presentata dalla Giunta regionale in data 8 gennaio 1976, in conformità ai risultati raggiunti e al parere espresso dalla III Commissione visti gli elaborati definitivi predisposti dall'Assessorato alla pianificazione del territorio e parchi naturali, nell'ambito del Dipartimento Organizzazione del territorio, inoltrati ecc.".
Vi sono obiezioni a queste due aggiunte? Allora possiamo passare alla votazione di questa delibera del Consiglio per alzata di mano.
La delibera è approvata all'unanimità.


Argomento: Interventi fondiari - Boschi e foreste

Osservazioni del Governo sulla legge regionale concernente "Modifiche ed integrazioni a taluni interventi previsti da leggi regionali in materia di agricoltura e foreste: provvedimenti conseguenti"


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo dell'o d.g.: "Osservazioni del Governo sulla legge regionale concernente 'Modifiche ed integrazioni a taluni interventi previsti da leggi regionali in materia di agricoltura e foreste: provvedimenti conseguenti".
Ha la parola il Consigliere Chiabrando, Presidente della VI Commissione, che illustrerà brevemente le modifiche da apportare.



CHIABRANDO Mauro

Si tratta di riadottare una legge che avevamo recentemente approvato e che è stata approvata dal Governo con eccezione per, un articolo.
Il testo che si presenta è pertanto identico a quello già approvato con totale soppressione dell'articolo che concerneva il modo di votazione peri Consorzi irrigui: si era previsto che il voto dovesse essere pro capite, e su questo il Governo non è d'accordo, come noi, modestamente avevamo a suo tempo previsto per gli stessi motivi.
La Commissione ha convenuto all'unanimità sull'opportunità di presentare al Consiglio questo testo.



PRESIDENTE

Se no ben capito, non occorre passare alla votazione dei singoli articoli di questa legge, che già avevamo votato, ma è sufficiente un'unica votazione sul complesso della legge quale risulta con la soppressione dell'articolo non accettato dal Governo.
La prassi precedentemente seguita dai Consiglio ci consente questa procedura?



CHIABRANDO Mauro

La proposta è senz'altro saggia e valida. Vorrei però far rilevare che la Giunta ha approvato un nuovo disegno di legge, che porta il numero 59.



BIANCHI Adriano

Proponendo un altro disegno di legge, anziché chiudere un rapporto direi ricettizio, si apre nuovamente l'iter, per cui, facendo una sola votazione complessiva, ci esporremmo, dal punto di vista formale e procedurale, al rischio di vederci ancora respinta questa legge.



PRESIDENTE

Direi allora di votare sul vecchio disegno di legge, il n. 27, dal quale sia stato depennato l'articolo non accettato in sede governativa.
Così facendo possiamo limitarci ad una votazione e non corriamo il rischio di impugnative di qualsiasi genere.
Pongo al voti, a meno che vi siano dichiarazioni di voto, l'intero disegno di legge, privo dell'articolo 6 della legge che avevamo già esaminato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 53 hanno risposto SI 53 Consiglieri.
La legge n. 27, emendata rispetto all'osservazione che ci ha fatto il Governo, è quindi approvata.
Con questa votazione abbiamo esaurito i punti all'ordine del giorno salvo il punto quarto che dovremo esaminare in sede di Commissione delle nomine, ove dobbiamo anche considerare la questione dell'ESAP.
Verrà data ora lettura delle interrogazioni ed interpellanze presentate.


Argomento:

Interpella interrogazioni (annuncio)


FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interpellanza dei Consiglieri Oberto, Colombino, Cerchio, Martini sull'opportunità di un intervento in favore delle associazioni di emigrati piemontesi che operano in Argentina in occasione delle manifestazioni ufficiali per il centenario delle leggi sull'emigrazione interrogazione dei Consiglieri Armella, Furnari e Vietti sull'opportunità di disporre un'indagine volta a conoscere il numero dei medici che si trova nelle condizioni di dover scegliere tra attività ospedaliere ed altre prestazioni professionali interrogazione del Consigliere Cerchio sull'opportunità di adeguati interventi in considerazione dell'epidemia di rabbia che dalla Svizzera sta progressivamente diffondendosi in altre zone interrogazione urgente del Consigliere Menozzi sull'opportunità di intervenire presso i Ministeri interessati per abbreviare l'iter relativo alle domande sui danni della grandine interrogazione urgente del Consigliere Menozzi sulla costruzione di una fonderia di piombo nel Comune di Frinco (Asti): necessità di esperire maggiori indagini soprattutto sugli impianti antinquinamento.



PRESIDENTE

Prima di togliere la seduta del Consiglio comunico che, in ogni caso il Consiglio regionale è convocato senz'altro per il 20 gennaio, per rispettare la norma dello Statuto. Prima di tale data i Capigruppo concorderanno contenuti, temi, ordini del giorno non solo per la seduta del 20, ma per l'intera sessione, secondo l'impegno politico che è stato qui assunto.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono rimasti da approvare i verbali delle sedute precedenti distribuiti questa mattina: l'approvazione era stata rimandata in relazione al rilievo avanzato dal Consigliere Oberto. I Consiglieri hanno avuto il tempo, immagino, di dare una scorsa ai verbali stessi. Vi sono osservazioni? Obiezioni? Allora, si ritengono approvati i verbali delle precedenti sedute.
E' convocata immediatamente la Commissione per le nomine, per sciogliere la questione relativa all'ESAP.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16)



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