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Dettaglio seduta n.279 del 17/10/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto primo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellomo, Calsolaro, Minucci Raschio e Vera.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 464: "Promozione dell'Istituto Storico per l'Architettura Militare Europea con sede nel Forte di Exilles e linee di indirizzo al recupero funzionale del Forte finalizzato altresì ad ospitare il Museo delle Truppe Alpine e valorizzare la presenza storica culturale, artigianale e agricola e turistica della Valle di Susa", presentato dal Consigliere Marchini in data 10 ottobre 1979 n. 465: "Interventi regionali a favore della promozione musicale in Piemonte: contributi al Teatro Regio di Torino", presentato dalla Giunta regionale in data 10 ottobre 1979.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 14 settembre 1979: "Utilizzazione delle terre incolte od abbandonate e delle terre insufficientemente coltivate" alla legge regionale del 14 settembre 1979: "Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia".
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Formazione professionale

Prosecuzione votazione dei progetti di legge n. 119, 403 e 409 sulla "Disciplina delle attività di formazione professionale"


PRESIDENTE

Prosegue la votazione dell'articolato dei progetti di legge n. 119, 403 e 409 sulla "Disciplina delle attività di formazione professionale".
Titolo I - Finalità, obiettivi e soggetti della formazione professionale Articolo 2 - Finalità e obiettivi "Gli interventi le iniziative e le attività di cui all'articolo precedente realizzano un servizio di interesse pubblico.
Tale servizio concorre a rendere effettivo il diritto al lavoro e a contribuire allo sviluppo della personalità, alla crescita della professionale e alla partecipazione dei lavoratori alla vita sociale ed economica.
Le attività di cui al comma precedente sono rivolte alla realizzazione di una politica attiva del lavoro che, nel quadro della riforma degli ordinamenti pubblici e in armonia con gli obiettivi della programmazione economica e sociale comprensoriale, regionale e nazionale, tendono a: a) porre lo sviluppo della professionalità dei lavoratori come elemento della programmazione regionale b) favorire lo sviluppo della professionalità come fattore evolutivo dell'assetto produttivo di beni e di servizi e dell'organizzazione del lavoro.
In particolare, la formazione professionale disciplinata dalla presente legge concorre a: a) realizzare la piena occupazione e, segnatamente, l'introduzione dei giovani nelle attività lavorative, il reinserimento dei lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione produttiva e di trasformazione economica, la mobilità professionale dei lavoratori b) superare gli squilibri territoriali e sociali c) rimuovere le cause che impediscono la parità di diritti ed opportunità sociali e lavorative fra uomini e donne d) sostenere l'inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro degli invalidi e dei portatori di menomazioni e) promuovere il reinserimento nella società dei detenuti presso gli Istituti di rieducazione e di pena".
Su questo articolo vi sono alcuni emendamenti. Il primo è un emendamento sostitutivo al secondo comma, presentato dal Gruppo D.C.: dopo le parole "al lavoro" sostituire con "ed alla sua libera scelta, e a contribuire allo sviluppo della personalità, alla crescita della professionalità attraverso l'acquisizione di una cultura professionale".
La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

C'è stato uno spostamento dei termini. L'emendamento va inteso: "contribuire alla crescita della personalità ed allo sviluppo della professionalità", cioè un'inversione di termini. Occorre che la legge regionale dichiari, a nostro avviso, sin dall'inizio le sue finalità specificatamente formative traducendo nel suo articolato quanto stabilito con il primo comma dell'art. 1 della legge quadro in materia. Occorre che la comunità regionale sappia con chiarezza che la legge assume la formazione professionale non come mero fatto addestrativo, ma come processo di formazione globale dell'uomo.
Occorre subito chiarire che non si tratta di formazione generica, ma di formazione specifica, cioè quella che si genera promuovendo e favorendo lo sviluppo dell'esperienza lavorativo-produttiva di beni e di servizi come espressione culturale e specifica quale appunto denominata dalla legge quadro con il termine di "cultura professionale". Occorre che sia subito affermato che la legge nell'operare per la realizzazione delle politiche attive del lavoro e del potenziamento dell'apparato produttivo di beni e di servizi si propone di promuovere la crescita qualitativa dell'uomo che lavora in quanto uomo, ciò per rapporto e mediante l'apprendimento di specifiche capacità lavorative, apprese ed esercitate come realizzazione di un rapporto dinamico specifico con la globalità delle manifestazioni della vita economica, sociale, politica e morale, nel realizzarlo come apporto libero e creativo. Quindi non una cultura generica, non un doppione della scuola, ma un'espressione culturale specifica che si sviluppa appunto nel rendere effettivo il diritto al lavoro nel favorirne la libera scelta nell'assecondare lo sviluppo della professionalità e la crescita della personalità dei lavoratori.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto.
Emendamento sostitutivo al terzo comma presentato dal Gruppo D.C.: al punto a), sostituire la parola "elemento" con "riferimento".
La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Lo sviluppo della professionalità dei lavoratori, considerata nei suoi termini qualitativi e quantitativi, da assumere, secondo noi, come punto di riferimento per la programmazione, ha rappresentato e rappresenta tuttora il nostro fermo convincimento e rimane un obiettivo essenziale che caratterizza la nostra linea politica. Ho già avuto modo di illustrare il nostro punto di vista con il mio precedente intervento nel corso della discussione generale.
Siamo e resti amo convinti che la professionalità dei lavoratori deve essere assunta come punto di riferimento non solo all'interno dei vari settori della programmazione, i quali sempre sottendono realtà di lavoro di politiche del lavoro e di assetto produttivo di beni e di servizi, ma anche per il loro collegamento dinamico allo scopo di dar luogo a più feconde interazioni e più costruttivo coordinamento. Senza un riferimento ad un adeguato progetto di professionalità dei lavoratori riteniamo che sia estremamente difficile collegare validamente, affermandone senza confusioni e specificità, la scuola e la formazione professionale, il lavoro e la formazione, la formazione e l'economia, l'economia e la società, la soggettività dell'esigenza e l'oggettività delle condizioni e delle realizzazioni, la qualità con la quantità, la crescita personale con lo sviluppo oggettivo della società e dell'economia. Certamente la professionalità dei lavoratori non basta, occorrono altri riferimenti per la programmazione, altre condizioni da rispettare o da realizzare, ma è la professionalità stessa che lo esige, appunto come dinamismo che opera nel concreto delle situazioni, condizioni e disponibilità materiali strumentali, localizzative ed ambientali, tecnologiche ed economiche organizzative e gestionali, al fine di realizzare sintesi costruttive ed innovative che concorrano allo sviluppo economico e sociale. Nel sostenere il nostro punto di vista abbiamo inteso radicarci in una tradizione più che millenaria, tra le più ricche ed importanti in ordine alla professionalità dei lavoratori, alla socialità del lavoro, al lavoro come espressione culturale, spirituale e specifica, una tradizione che rappresenta uno dei più rilevanti patrimoni dell'umanità, tradizione cui appunto ci siamo riferiti nello sforzo di elaborare il nostro concorso alla soluzione dei più gravi problemi della società industriale. La nostra posizione circa il tema della professionalità crediamo sia al di fuori delle perplessità manifestate dal collega Ferrero a proposito del pericolo di divaricazione che ne discenderebbe tra fughe in avanti da un lato per lasciare dall'altro, la realtà delle cose così come stanno. Se cambiamento ha da esservi nella società, nella qualità dei consumi e della vita, questo, a nostro avviso, non sarà in senso positivo se non puntando decisamente anche sullo sviluppo qualitativo, quantitativo della professionalità dei lavoratori.
Ad ogni modo considerando che l'emendamento proposto dalla maggioranza rappresenta a nostro giudizio un superamento delle posizioni sin qui espresse a proposito del valore della funzione della professionalità dei lavoratori, in rapporto alla programmazione e considerando che l'emendamento lascia aperta la possibilità di sviluppi ulteriori a questo proposito, ritiriamo il nostro emendamento.
Lo ritiriamo come emendamento, ma ne consegniamo l'espressione alla memoria, agli atti del Consiglio come nostro fermo convincimento e come nostro particolare contributo.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato.
La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

Accogliendo le osservazioni fatte dal collega Conti, abbiamo ritenuto di ritirare il nostro emendamento precedente e di presentarne un altro forse più dialettico del precedente in quanto non mette il fattore lavoro e professionalità come punto di riferimento che sarebbe una sorta di elemento estraneo alla programmazione, quasi un presupposto della programmazione e neppure come elemento della programmazione.



PRESIDENTE

Gli emendamenti della Giunta regionale recitano: emendamento sostitutivo del terzo comma: "La Regione opera, nel quadro della riforma degli ordinamenti pubblici per la realizzazione di una politica attiva del lavoro e favorisce lo sviluppo della professionalità dei lavoratori come fattore evolutivo dell'assetto produttivo e dell'organizzazione del lavoro nella determinazione degli obiettivi della programmazione regionale".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Emendamento sostitutivo al quarto comma dell'articolo 2: al quarto comma punto a), sostituire "e segnatamente" con "mediante".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 2 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 - Soggetti della formazione professionale "Le iniziative di orientamento e formazione professionale disciplinate dalla presente legge nell'ambito delle competenze regionali, sono rivolte a tutti i cittadini italiani che abbiano assolto l'obbligo scolastico o ne siano stati prosciolti e concernono ciascun settore produttivo di beni e di servizi per le attività di lavoro dipendente, autonomo od associato e per le prestazioni professionali.
Alle attività di formazione professionale possono essere ammessi anche cittadini stranieri, nel rispetto della normativa vigente".
La Giunta regionale presenta il seguente emendamento: al primo comma dopo "concernono", sostituire "ciascun settore produttivo" con "i settori produttivi".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento e accolto.
Passiamo alla votazione dell'articolo 3.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'articolo 3 è approvato.
Titolo II - Principi organizzativi dell'orientamento e della formazione professionale Articolo 4 - La formazione professionale come sistema formativo regionale "La Regione organizza e disciplina la formazione professionale come sistema nell'ambito della normativa nazionale ed europea.
Il sistema formativo regionale è: programmato, in quanto finalizzato a valorizzare e responsabilizzare le risorse umane in connessione con la programmazione dello sviluppo sociale ed economico organico, in quanto correla e coordina la molteplicità delle esigenze formative, in un quadro omogeneo di obiettivi formativi, al fine di favorire l'interscambio e la mobilità professionali progettuale, in quanto assume la formazione professionale come strumento di formazione globale, incentrata nell'apprendimento di un ruolo lavorativo capace di avvalersi delle correlazioni fra i vari fattori tecnologici, economici, sociali, culturali connessi con il fatto produttivo di beni e di servizi, al fine della partecipazione alla realizzazione di progetti e di programmi produttivi e sociali flessibile, in quanto organizzato in cicli e unità formativi corrispondenti con le esigenze differenziate degli utenti e tali da consentire un'efficace gestione della mobilità professionale pluralistico, poiché inteso a valorizzare le proposte formative presenti sul territorio e la loro potenzialità associativa ed aggregativa quali condizioni di sviluppo di vita democratica e di creatività formativa nel quadro della programmazione regionale aperto, in quanto atto a recepire il contributo sociale, culturale tecnologico delle realtà regionali, nazionali e internazionali.
Detto sistema mira a consentire la formazione professionale ricorrente lungo l'intero arco della vita di lavoro, in un quadro di educazione permanente. Esso si collega con il sistema scolastico e con il mondo produttivo di beni e di servizi in modo da favorire un rapporto costante tra formazione, scuola, lavoro".
E' stata presentata una lunga serie di emendamenti.
Dal Gruppo D.C. alla seconda riga sostituire "finalizzato" con "inteso" alla terza riga sostituire "La programmazione" con "le finalità sociali" alla quarta riga eliminare "sociale ed" alla sesta riga sostituire "formative" con "di formazione" alla settima riga eliminare "al fine di favorire l'interscambio e la mobilità professionale" a partire dall'ottava riga sostituire quanto contenuto fino alla quattordicesima riga con "progettuale in quanto intende la professionalità come formazione globale e quindi come capacità di organizzare i fattori tecnologici, economici, sociali e culturali in relazione alla produzione di beni e di servizi ed alla partecipazione allo sviluppo sociale ed economico".
E' ritirato.
Dal Gruppo P.R.I. secondo comma, punto terzo che inizia "progettuale ecc.". E' ritirato.
Dal Consigliere Vera: articolo 4, secondo comma, emendamento aggiuntivo: "flessibile, in quanto organizzato in cicli ad unità formativi corrispondenti con le esigenze differenziate degli utenti e la mutevole realtà del mercato del lavoro e tali...". E' ritirato.
Il Gruppo D.C. presenta inoltre i seguenti emendamenti: al secondo comma, dopo la parola "programmato" sostituire con "in quanto inteso a valorizzare le risorse umane in connessione con lo sviluppo sociale e con le finalità della programmazione economica".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Al secondo comma, secondo punto sostituire la parola "formative" con "di formazione".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Al secondo comma, secondo punto sopprimere le parole "al fine di favorire l'interscambio e la mobilità professionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Al secondo comma, terzo punto dopo le parole "progettuale, in quanto" sostituire con "intende la professionalità come formazione globale e quindi come capacità di organizzare i fattori tecnologici, economici, sociali e culturali in relazione alla produzione di beni e di servizi ed alla partecipazione allo sviluppo sociale ed economico".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Al secondo comma, quarto punto dopo le parole "degli utenti" aggiungere "e con la dinamica del lavoro".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Al secondo comma, quinto punto sopprimere le parole "nel quadro della programmazione regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Parlo per dichiarazione di voto.
Questo articolo dimostra come siano stati fatti su questa legge dei manifesti di forze politiche, che poi si sono trasfusi in un testo che non è intelleggibile da nessuno, né dal Presidente né dai colleghi che stanno seguendo questo lavoro. Mi pare che l'articolo 4 sia la dimostrazione di come il lavoro in Commissione, quando non è politico, ma è di congiuntura di posizioni diverse e di argomentazioni anche lessicalmente poco comprensibili, possa portare a risultati, dal punto di vista politico e legislativo, estremamente compromettenti.
In questo senso mi astengo sull'articolo.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'intero articolo 4.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 - Funzioni del sistema di formazione professionale "La Regione struttura il sistema di formazione professionale per assicurare lo svolgimento delle seguenti funzioni: una funzione di programmazione intesa a identificare gli elementi di politica attiva del lavoro, precisando le linee di mobilita occupazionale e collegando la domanda con l'offerta di lavoro una funzione di progettazione formativa intesa ad adeguare gli obiettivi dei processi formativi alla dinamica scientifico-tecnologica e all'evoluzione dell'organizzazione produttiva, assicurando omogeneità tra i vari processi formativi del sistema e la loro coerenza in funzione della mobilità professionale e dell'adeguamento del singolo intervento formativo una funzione politica di coinvolgimento delle forze sociali, tramite la partecipazione e il controllo sociale della formazione professionale sia nel momento programmatorio e progettuale, sia nella coerenza dello stesso con una politica attiva del lavoro una funzione attuativa che assicuri la gestione delle attività di formazione professionale e il suo coordinamento in ordine ai programmi e agli obiettivi prefissati".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento soppressivo: tutto l'articolo 5 è soppresso.
La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Giustifico la proposta dell'emendamento con la constatazione che sostanzialmente quanto è indicato nell'articolo 5 viene recepito negli articoli della legge, quindi rappresenterebbe un doppione che, per l'economia del testo, è meglio sopprimere.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento alzi la mano.
L'emendamento è approvato.
Passiamo ora alla votazione per la soppressione dell'articolo 5.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
La soppressione dell'articolo 5 è approvata.
Titolo III - Programmazione e progettazione della formazione professionale Articolo 6 - Organizzazione del sistema di formazione professionale "La Regione, in coerenza con le finalità e gli obiettivi della presente legge e mediante il metodo della programmazione, organizza il sistema regionale di formazione professionale.
Il sistema formativo regionale si realizza con: a) l'approvazione dei piani pluriennali, dei programmi annuali e degli ordinamenti didattici b) la delega delle funzioni amministrative ai Comuni c) l'utilizzo delle strutture degli Enti di cui all'articolo 5, secondo comma, della legge 21 dicembre 1978, n. 845.
I Comitati comprensoriali concorrono alla predisposizione dei programmi e dei piani di formazione professionale e ne coordinano la gestione.
Le Province concorrono alla definizione degli indirizzi della programmazione regionale e possono partecipare alla gestione delle attività formative.
I rapporti amministrativi e finanziari tra gli Enti delegati e le Province sono disciplinati per il tramite di convenzione".
Il Gruppo D.C. presenta un emendamento al punto b): sopprimere le parole "ai Comuni".
La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

L'argomento delle deleghe e quindi tutta la discussione relativa è meglio concentrarlo negli articoli successivi. A questo punto è ininfluente. Si dovrebbe togliere la parola "Comuni".



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Emendamento sostitutivo ai punti b) e c) presentato dal Gruppo PRI: "La Regione delega le funzioni amministrative ai Comuni e alle Province con l'utilizzo delle strutture degli Enti ecc.".
La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

Respingiamo questo emendamento perché è in contrasto con lo spirito della legge che ha accettato la delega direttamente ai Comuni e non alle Province.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Il nostro emendamento è di fatto sostituito dall'emendamento precedente, per cui non avrebbe più ragione di essere. In realtà non siamo riusciti a capire il dibattito avvenuto in aula, secondo cui è progressivo chi delega qualche cosa ai Comuni mentre non è progressivo chi non delega qualche cosa ai Comuni.
Comunque, la realtà dei Comuni ci sembra sempre troppo piccola quand'anche sia ripresa all'interno di una U.L.S., mentre le Province ci sembrano più idonee per le loro possibilità di carattere tecnico organizzativo.
Manteniamo quindi il nostro emendamento quand'anche fossimo i soli a votarlo.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dal Gruppo D.C.: dopo il punto c) aggiungere: "d) l'adozione dei provvedimenti e l'approntamento delle strutture di cui all'articolo 14".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinto.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale: al secondo comma sostituire "con" con "attraverso". Dopo il punto c) inserire: "d) l'adozione dei provvedimenti e l'approntamento delle strutture di cui all'articolo 14".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è accolto.
Emendamento presentato dal Gruppo PRI: gli ultimi due commi sono soppressi.
Viene ritirato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 6 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7 - Le procedure della programmazione "La Giunta regionale, contestualmente alla predisposizione del piano regionale di sviluppo, presenta uno schema di piano pluriennale che reca le direttive generali ed i criteri per l'esercizio delle deleghe in materia di formazione professionale e per l'elaborazione dei documenti di cui al successivo articolo 8.
Tale schema, unitamente al parere espresso dalla Commissione consiliare competente, costituisce la proposta di piano pluriennale della formazione professionale.
I Comitati comprensoriali elaborano, sentiti gli Enti di cui alla lettera d) ed f) dell'articolo 3 della legge 21 dicembre 1978, n. 845, un motivato parere sulla proposta di piano pluriennale di formazione professionale, nell'ambito delle procedure di approvazione del piano socio economico e territoriale di comprensorio di cui agli articoli 11, 13 e 14 della legge regionale 19 agosto 1977, n. 43.
Sulla base delle indicazioni regionali e comprensoriali gli Enti delegati, sentiti i Consigli scolastici distrettuali, predispongono il piano pluriennale ed il programma annuale entro il 15 marzo di ciascun anno.
I programmi di cui al comma precedente sono organizzati dalla Giunta regionale in una proposta organica che è approvata con deliberazione del Consiglio regionale entro il 31 maggio di ciascun anno".
Emendamento sostitutivo dell'intero articolo presentato dal Gruppo repubblicano: "Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, approva ogni anno nell'ambito del piano regionale di sviluppo e dei suoi aggiornamenti, un piano di settore pluriennale ed un programma annuale per la formazione professionale ai sensi e con le procedure previste dalla legge regionale 19 agosto 1977, n. 43".
La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Il mio emendamento ha il significato di fare il riferimento preciso alla legge sulle procedure.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

La formazione professionale, almeno per ciò che riguarda il piano annuale, ha proprie specificità in quanto i corsi non incominciano a metà anno, ma nel mese di ottobre. Quindi i tempi del piano annuale sono calcolati su questa specificità.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Emendamento presentato dal Consigliere Rossotto: al primo comma, dopo le parole "regionale di sviluppo" aggiungere "e con le procedure di cui alla legge regionale 9 settembre 1977, n. 43".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Emendamenti presentati dal Gruppo PSDI: primo comma, seconda riga emendamento aggiuntivo, inserire tra "sviluppo" e "presenta": "sentita la Commissione regionale per la formazione professionale,".
Dopo il terzo comma aggiungere il seguente comma 3 bis: "La Giunta regionale, tenuto conto delle indicazioni contenute nei pareri dei Comitati comprensoriali e di quelle pervenute dagli Enti interessati e dalle forze sociali, formula il piano pluriennale che deve essere approvato dal Consiglio regionale".
Quarto comma, emendamento modificativo: "Gli Enti delegati, nel quadro del piano pluriennale, sentiti i Consigli scolastici distrettuali, predispongono i programmi annuali...".
Quinto comma, seconda riga, emendamento modificativo: "dalla Giunta regionale, sentita la Commissione regionale per la formazione professionale".
La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

C'è un certo tipo di procedure in andata, per cui la Giunta è vincolata a sentire la Commissione per la formazione professionale e di ritorno sentiti i Comitati comprensoriali e gli Enti. Se vengono accolti, gli emendamenti devono essere accolti in toto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

Abbiamo ritenuto che la funzione della Commissione di cui all'articolo 10 sia puramente consultiva: si tratta di un fatto tecnico e non di un fatto politico.
Il richiamarla anche semplicemente come obbligo di consultazione vorrebbe dire dargli una funzione politica che toglierebbe al Consiglio quella sovranità di giudizio in quanto ci sarebbe naturalmente una trattativa all'interno di questa Commissione. Ciò riguarderà, come discuteremo più avanti, anche la composizione stessa della Commissione.



PRESIDENTE

Chi è favorevole al primo emendamento presentato dal Gruppo PSDI alzi la mano.
E' respinto.
Chi è favorevole al secondo emendamento presentato dal Gruppo PSDI alzi la mano.
E' respinto.
Chi è favorevole al terzo emendamento presentato dal Gruppo PSDI alzi la mano.
E' respinto.
Chi è favorevole al quarto emendamento presentato dal Gruppo PSDI alzi la mano.
E' respinto.
A questo punto vi sono due emendamenti identici, l'uno presentato dal Gruppo D.C. e l'altro dalla Giunta regionale, che recitano: al penultimo comma, dopo le parole "piano pluriennale e" sostituire ", entro il 15 marzo di ciascun anno, il programma annuale".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale: l'ultimo comma è così sostituito: "La Giunta regionale, sulla base dei documenti programmatici di cui ai commi precedenti, formula una proposta organica di programma approvata con deliberazione del Consiglio regionale entro il 31 maggio di ciascun anno".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto.
Emendamento presentato dal Gruppo D.C.: tutto l'articolo è sostituito con: "La Giunta regionale contestualmente alla predisposizione del piano regionale di sviluppo, sentiti, di concerto con la Commissione consiliare competente, gli Enti interessati, gli Enti delegati, le parti sociali e la Commissione di cui all'articolo 10 della presente legge, presenta uno schema di piano pluriennale che reca le direttive generali ed i criteri per l'esercizio delle deleghe in materia di formazione professionale e l'elaborazione dei documenti di cui al successivo articolo 8.
Tale schema costituisce la proposta di piano pluriennale della formazione professionale.
I Comitati comprensoriali elaborano entro il 15 marzo di ciascun anno sentiti gli Enti di cui alle lettere d) e f) dell'articolo 3 della legge 21 dicembre 1978, n. 845, un motivato parere sulla proposta di piano pluriennale della formazione professionale nell'ambito delle procedure di approvazione del piano socio-economico e territoriale di comprensorio di cui agli articoli 11, 13 e 14 della legge regionale 9 settembre 1977, n.
43.
La Giunta regionale, tenuto conto delle osservazioni di cui al primo comma e del parere dei Comprensori, formula un'organica proposta di piano pluriennale, che è approvata con deliberazione del Consiglio regionale entro il 31 maggio di ogni anno.
Gli Enti delegati, sentite le parti sociali, i Consigli scolastici distrettuali, gli Enti interessati, predispongono annualmente la proposta di programma annuale delle attività da svolgere nel territorio di loro competenza, sulla base delle indicazioni contenute nei piani pluriennali.
La Giunta regionale organizza i programmi annuali in una proposta organica che è approvata con deliberazione del Consiglio regionale entro il 31 marzo di ciascun anno.
Entro il 31 dicembre di ogni anno la Giunta regionale predispone ed il Consiglio approva le linee programmatiche attuatine del piano pluriennale per l'elaborazione dei programmi annuali della formazione professionale".
Viene ritirato.
Passiamo ora alla votazione dell'intero articolo 7.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8 - Piani pluriennali e programmi annuali "Il piano pluriennale della formazione professionale è costituito dai seguenti documenti: a) stima dei fabbisogni di formazione professionale in rapporto alla situazione socio-economica, alle prospettive occupazionali e ai progetti di riconversione e ristrutturazione dei diversi settori della Regione articolati per aree comprensoriali b) rilevazione dello stato della formazione professionale c) definizione ordinata per aree comprensoriali degli obiettivi del programma articolati per settori produttivi, tipologie, fasce di mansioni d) analisi e previsione dei costi in correlazione con gli obiettivi e) previsione delle disponibilità finanziarie precisando le fonti di finanziamento f) definizione dei criteri per il riparto delle risorse evidenziando i nuovi investimenti g) indicazioni circa le modalità di attuazione del piano, ivi compresi gli adempimenti amministrativi necessari h) criteri e obiettivi per le iniziative di ricerca ed innovazione didattica i) progetti speciali da proporre per il finanziamento da parte del Fondo Sociale Europeo.
Il programma annuale, con riferimento alla programmazione pluriennale indica gli obiettivi ed i criteri di attuazione degli interventi ed, in particolare, definisce per ciascuna iniziativa: a) il tipo, la durata del ciclo formativo e la qualifica b) la localizzazione c) la durata in ore d) il numero massimo e minimo degli allievi e) i criteri di ammissibilità in relazione alla scolarità acquisita ed al livello di formazione da raggiungere f) il Centro o struttura presso cui è svolta e la forma di gestione g) i costi e l'importo dei contributi finanziari della Regione e degli altri Enti.
Il programma comprende inoltre indicazioni per la formazione e l'aggiornamento del personale docente e amministrativo ai vari livelli".
Il Gruppo PSDI presenta i seguenti emendamenti. Emendamento aggiuntivo: "a) il tipo, la durata del ciclo formativo e la qualifica, nonché le modalità di eventuale accelerazione all'interno dei cicli".
Emendamento aggiuntivo: "h) il censimento delle strutture e laboratori delle scuole statali utilizzabili per la formazione professionale".
La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Vorrei illustrare l'emendamento, ma non riesco a penetrarne il concetto di primo acchito. Comunque avendo piena fiducia nel collega Vera chiedo che sia votato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

Il senso del primo emendamento è che si tratta in alcuni casi, quando sia possibile, di abbreviare il ciclo formativo. Noi respingiamo questo concetto perché si tratta di introdurre delle tecniche didattiche che sono molto discutibili per ciò che riguarda la tecnica didattica e costose perché l'insegnamento in questo caso deve essere estremamente individualizzato. Data la scarsa possibilità di realizzazione e dato che l'enunciazione potrebbe creare degli abusi, riteniamo di non accettarlo.



PRESIDENTE

Pongo ai voti per alzata di mano il primo emendamento presentato dal Gruppo PSDI.
L'emendamento è respinto.
Chi approva il secondo emendamento presentato dal Gruppo PSDI alzi la mano.
E' accolto.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 8 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'articolo 8 è approvato.
Articolo 9 - Competenze della Regione "Restano alla competenza della Regione, oltre quanto altro stabilito dalla presente legge, le funzioni amministrative concernenti: a) l'attuazione di eventuali specifiche iniziative definite dalla programmazione pluriennale ed annuale che non risultino realizzabili da parte degli Enti delegati b) la redazione e la trasmissione della relazione annuale al Ministero del lavoro c) la verifica della persistenza delle condizioni di cui all'articolo 5, terzo comma, della legge 21 dicembre 1978, n. 845 e della gestione finanziaria degli Enti non soggetti a controllo da parte dei Comitati regionali di controllo d) il controllo e la vigilanza sulla realizzazione dei programmi e dei piani.
Al fine di garantire organicità di indirizzi e coerenza delle attività formative con le finalità della presente legge, le funzioni di competenza regionale in materia di formazione professionale previste dalla legislazione vigente sono coordinate dall'Assessore alla formazione professionale".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento: alla prima riga sostituire "alla" con "di".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' accolto.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 9 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'articolo 9 è approvato.
Articolo 10 - Commissione per la formazione professionale "E' istituita, con decreto del Presidente della Giunta regionale, la Commissione per la formazione professionale, alla quale sono attribuiti compiti di consulenza e proposta.
Tale Commissione è composta da: l'Assessore competente che la presiede e la convoca un numero di esperti non superiore a 9 designati dal Consiglio regionale con voto limitato a 5 due esperti designati dall'U.R.P.P.
un esperto designato dall'ANCI.
Le funzioni di segretario della Commissione sono espletate da un funzionario dell'Assessorato alla formazione professionale.
Al fine di acquisire gli elementi conoscitivi ed i pareri necessari allo svolgimento della propria attività, la Commissione si avvale degli apporti delle rappresentanze regionali del mondo del lavoro, della scuola e degli Enti di cui all'articolo 5 della legge 21 dicembre 1978, n. 845.
La Commissione scade con lo scioglimento del Consiglio regionale".
Su questo articolo vi sono alcuni emendamenti. Il primo è l'emendamento aggiuntivo al primo comma presentato dal Consigliere Rossotto. Dopo il primo comma aggiungere: "Gli esperti di cui al precedente comma sono individuati fra persone di notoria competenza nel campo della formazione professionale e nella ricerca sui temi della professionalità, del lavoro e dell'occupazione. Tale competenza è attestata da titoli o esperienze acquisite nei relativi settori".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Avevamo presentato un emendamento analogo, che recita: "Gli esperti di cui al precedente comma debbono essere scelti fra persone di notoria competenza, attestata da congrue esperienze acquisite nel campo della formazione professionale o nei campi di attività e di ricerca interessanti la professionalità dei lavoratori, i problemi occupazionali e dell'organizzazione del lavoro e quanto concerne la determinazione dei fabbisogni formativi".
Confluiamo su quello del collega Rossotto per cordiale consenso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Pregherei di vedere se la mia proposta entra nell'accezione del Consigliere Rossotto. Infatti il nostro emendamento terminava con l'espressione: "... e quanto concerne la determinazione dei fabbisogni formativi".



PRESIDENTE

D'accordo. Chi è favorevole all'emendamento presentato dal Consigliere Rossotto e modificato secondo le richieste del Gruppo democristiano, alzi la mano.
L'emendamento è approvato.
Vi è ora un emendamento presentato dal Gruppo D.C.: al secondo comma secondo punto, sostituire "9" con "11" e "5" con "6". Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Emendamento aggiuntivo e modificativo presentato dal Gruppo PSDI: "Tale Commissione è composta da: l'Assessore competente che la presiede e la convoca un numero di esperti non superiore a 5 designati dal Consiglio regionale con voto limitato a 3 due esperti designati dall'U.R.P.P.
due esperti designati dall'ANCI due esperti designati dalle confederazioni sindacali due esperti designati dai datori di lavoro due esperti designati dalle organizzazioni dei lavoratori autonomi due rappresentanti designati dai direttori dei centri regionali di formazione professionale il direttore dell'Ufficio regionale del lavoro il Sovrintendente regionale scolastico". La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

E' la formulazione in termini diversi dei componenti della Commissione.
L'elemento su cui merita insistere è sulla rappresentanza di due esperti designati dal datore di lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Vorrei precisare che anche noi ci siamo fatti carico di questo problema che poi è stato risolto con una duplice indicazione: con l'elevazione del numero degli esperti e lasciando alle forze politiche (essendo stata precisata secondo l'emendamento presentato dal Consigliere Rossotto la qualifica specifica e tecnica richiesta) di attingere a rappresentanze vaste, espressive del mondo del lavoro e della produzione. Vi è poi un comma nel quale si dice: "Al fine di acquisire gli elementi conoscitivi di pareri necessari allo svolgimento della propria attività, la Commissione si avvale degli apporti delle rappresentanze regionali del mondo del lavoro della produzione, della scuola e degli Enti, ecc." per cui si è data una soluzione che non politicizza questa Commissione, non ne fa un'alternativa al Consiglio regionale o alla Commissione regionale competente, ma la Commissione viene costituita in termini tali da consentire le specifiche rappresentanze secondo il titolo di ciascuna. E' per questo che, dolenti non possiamo accogliere l'emendamento del Gruppo PSDI.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è ancora un emendamento presentato dal Gruppo D.C.: al penultimo comma dopo la parola "lavoro" aggiungere "e della produzione".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' accolto.
Passiamo alla votazione dell'articolo 10.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'articolo 10 è approvato.
Articolo 11 - Progettazione formativa ed ordinamenti didattici "La Regione organizza il sistema regionale di formazione professionale assicurando ai diversi livelli la funzione di progettazione formativa.
Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta e nell'ambito delle disposizioni statali e delle direttive della Comunità Economica Europea approva gli ordinamenti didattici.
Tali ordinamenti, nel quadro di un continuo adeguamento dei contenuti all'evoluzione scientifica, tecnologica ed organizzativa e nel rispetto della libertà di insegnamento, definiscono: a) gli obiettivi, il livello formativo e le capacità operative da raggiungere mediante gli interventi, in aderenza alle fasce di mansioni e funzioni professionali omogenee disciplinate dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale b) i requisiti di ammissione c) i criteri per la predisposizione dei programmi didattici d) le attrezzature necessarie e) i contenuti e le modalità di esecuzione delle prove finali di accertamento, in applicazione di quanto disposto al primo comma, lettera a), dell'articolo 18 della legge 21 dicembre 1978, n. 845".
Emendamento presentato dal Gruppo D.C.: al punto c) sostituire le parole "i criteri" con le parole "gli indirizzi".
La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

A nostro avviso la sostituzione delle parole "i criteri" con "gli indirizzi" è più aderente al testo della legge-quadro che, appunto all'articolo 7, parla di indirizzi.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Emendamento aggiuntivo presentato dal Gruppo PSDI: "Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, sentita la Commissione regionale per la formazione professionale, e...".
La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

Propongo al Consigliere Cardinali di ritirare l'emendamento per le stesse motivazioni che ho espresso prima.



PRESIDENTE

La firma dell'emendamento è del Consigliere Vera. Lo devo quindi porre in votazione.
L'emendamento è respinto.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 11.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'articolo 11 è approvato.
Articolo 12 - Tipologie "Le attività di formazione professionale promosse dalla Regione comprendono: corsi di formazione e di orientamento professionale stages e tirocini sul lavoro convegni e seminari ricerche finalizzate allo svolgimento, delle attività di formazione professionale.
Tali attività sono rivolte: a) alla qualificazione e specializzazione per il primo inserimento al lavoro di coloro che abbiano assolto l'obbligo scolastico, o che siano in possesso di una preparazione superiore b) alla qualificazione degli apprendisti e dei giovani assunti ai sensi della legge 1° giugno 1977, n. 285 e successive modificazioni c) all'aggiornamento dei tecnici e dei quadri intermedi e superiori d) alla qualificazione, aggiornamento e riqualificazione dei lavoratori che nei diversi campi di attività siano coinvolti da processi di trasformazione tecnologica o dell'organizzazione del lavoro, oppure intendano migliorare le proprie capacità professionali e) all'aggiornamento e riqualificazione dei lavoratori dei servizi della pubblica amministrazione locale f) alla qualificazione per l'esercizio di attività lavorativa autonoma g) alla riqualificazione, aggiornamento e perfezionamento di lavoratori autonomi h) alla qualificazione degli informatori socio-economici per il settore agricolo i) alla rieducazione professionale di lavoratori divenuti invalidi a causa di infortunio o malattia l) all'inserimento nell'attività di formazione professionale di soggetti portatori di menomazioni fisiche, psichiche o sensoriali m) alla formazione di soggetti portatori di menomazioni fisiche psichiche o sensoriali che non risultino atti a frequentare i corsi normali n) al reinserimento nella società dei detenuti presso gli istituti di rieducazione e di pena".
Se nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'articolo 12 è approvato.
Titolo IV - Delega Articolo 13 - Delega ai Comuni delle funzioni amministrative "Le funzioni amministrative regionali in materia di formazione professionale previste dalla presente legge sono delegate ai Comuni perch le esercitino attraverso le modalità organizzative ed istituzionali di cui alla legge regionale 8 agosto 1977, n. 39, negli ambiti territoriali di cui alla legge regionale 9 luglio 1976, n. 41.
La Regione opera per rendere effettive le condizioni di esercizio delle deleghe.
Gli Enti delegati, attraverso i consorzi richiamati nel primo comma per esercitare le funzioni loro attribuite si avvalgono: dei propri servizi ed uffici dei servizi ed uffici regionali, secondo le procedure di cui alla legge regionale 20 febbraio 1979, n. 6 e successive modificazioni ed integrazioni dei servizi e delle attività delle Amministrazioni provinciali secondo le modalità previste dall'articolo 6 della presente legge possono altresì avvalersi: dei servizi e delle attività di altri Enti pubblici privati per il tramite delle convenzioni di cui al successivo articolo 15.
Qualora gli Enti delegati non esercitino le funzioni loro attribuite la Giunta regionale, sentiti i soggetti medesimi e previa assegnazione di adeguato termine, li surroga negli adempimenti di loro competenza.
La Regione definisce, nell'ambito della programmazione pluriennale ed annuale, le attività di formazione da attuarsi in ambiti territoriali corrispondenti ad aggregazioni, su base comprensoriale, di Unità Locali dei Servizi e promuove, per la gestione di tali attività, accordi fra Enti delegati".
Su questo articolo vi è un emendamento sostitutivo dell'intero articolo, a firma del Gruppo D.C.: "Articolo 13 - Delega delle funzioni amministrative La Regione, per il conseguimento delle finalità della presente legge e per rendere possibile a tutti i livelli l'esercizio organico delle funzioni attinenti la formazione professionale, delega ai Comuni e alle Comunità montane l'esercizio delle funzioni amministrative perché le esercitino attraverso consorzi da costituirsi sulla base degli ambiti territoriali previsti dalla legge 4 giugno 1975, n. 41, istitutiva dei Comitati comprensoriali.
Ai consorzi da costituire ai sensi del comma precedente possono partecipare le Province.
Gli Enti delegati, attraverso consorzi richiamati nel primo comma, per esercitare le funzioni loro attribuite, si avvalgono: dei propri servizi ed uffici dei servizi ed uffici regionali secondo le procedure di cui alla legge regionale 20 febbraio 1979, n. 6 e successive modificazioni ed integrazioni.
Possono altresì avvalersi: dei servizi e delle attività di altri Enti pubblici e privati a norma delle convenzioni di cui al successivo articolo 17 dei servizi e degli uffici delle Amministrazioni provinciali che partecipano ai suddetti consorzi.
La Regione definisce altresì, nell'ambito della programmazione pluriennale ed annuale, le attività di formazione da attuarsi in ambiti territoriali superiori e promuove a tal fine i necessari accordi tra gli Enti interessati".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Illustrerò i motivi fondamentali di dissenso che esistono tra le nostre posizioni e quelle della maggioranza, motivi che toccano questioni di carattere generale che vanno largamente al di là della portata amplissima di questa legge. Da una parte si propone la delega ad un livello che coincide con l'U.L.S., consorzi, dalla nostra parte si propone di identificare questo livello nei Comprensori.
Detto così sembrerebbe semplicistico e rozzo, invece le questioni sono più complesse. La scelta che si compie con l'identificazione del soggetto e dell'ambito, al quale attribuire la delega, assume in questo momento un duplice e forte significato, uno specifico, che riguarda la disciplina della formazione professionale, la corretta ed efficiente attuazione della politica di formazione professionale con riflessi importanti sulla sua stessa definizione e sul suo stesso ruolo di promozione umana e di progresso socio-economico; un secondo significato generale che attiene all'assetto istituzionale e allo sviluppo delle autonomie, addirittura alla sorte delle autonomie, al rapporto tra la Regione e gli Enti locali, alla funzione stessa e al modo di concepire le deleghe, identificando i soggetti e stabilendo quindi un rapporto tra i soggetti delle deleghe e la Regione che, a nostro avviso, deve essere proiettato in una chiara visione politica istituzionale.
L'ampia opinabilità che ogni nuova progettazione istituzionale comporta ci obbliga ad uno sforzo di fantasia politica per immaginare la forma, gli effetti, i comportamenti che deriveranno dalla scelta che stiamo per compiere. Già i Consiglieri Conti e Soldano nei loro interventi, espressivi della competenza e della passione che li animano in questa materia, hanno elencato i motivi di forte perplessità che suscita la scelta della maggioranza che è intesa ad identificare in consorzi i Comuni, coincidenti con le 76 U.L.S., il soggetto e la dimensione ideale per l'esercizio della delega in questa tormentata materia.
Le nostre obiezioni fondamentali sono due: 1) la non coincidenza, anzi la divaricazione tra gli ambiti territoriali socio-economici entro i quali i problemi, le suggestioni, le esigenze di formazione professionale sono verificabili nella loro globalità ed il livello ristretto dispersivo ed oltretutto identificato in circoscrizioni che, sotto questo profilo, hanno un carattere napoleonico cioè artificioso, entro il quale dovrebbe esercitarsi la delega. Un conto è stabilire una specie di terminale al cui livello si gestiscono o si erogano servizi e se ne controlla l'efficienza, e un conto è compiere una funzione amministrativa e politica in una materia così specifica che tocca l'uomo nella sua essenza e nelle sue finalità più importanti.
2) La riduzione ed il naturale accentuarsi degli aspetti di mera gestione che comporta questa scelta; una gestione in qualche misura portata, a nostro avviso, ad essere cieca perché sommersa al di sotto del livello del piano dal quale si può avere una visione sufficiente dell'insieme, per un aspetto condannata ad esaltare il particolare, il municipale, lo specifico, il monoculturale, i settori limitati di formazione che hanno attinenza con processi produttivi e specifici dell'ambiente, e per l'altro progressivamente sospinta ad assorbire le iniziative diverse, mortificante quindi la loro auspicabile pluralità.
La nostra proposta alternativa si fonda su alcuni presupposti che in qualche misura trascendono anche la materia che affrontiamo per toccare i contenuti e la portata di tutta la politica regionale ed il suo ruolo istituzionale. Se vi è stato un apporto originale della Regione Piemonte alla costruzione del nuovo stato delle autonomie e alla definizione del modo di operare delle Regioni, questo è stato realizzato con gli studi decennali e con gli sbocchi istituzionali ed operativi nella definizione dei Comprensori, aree ecologiche, aree omogenee dal punto di vista socio economico, aree di programmazione, dimensioni capaci di fornire elementi integrati di conoscenza per l'azione amministrativa, sede ideale di decentramento delle funzioni politiche che non possono mai essere sezionate e disarticolate in livelli nei quali non si ha una determinata materia comprensibile nella sua sintesi e nella sua globalità. La diversità delle situazioni che caratterizzano il nostro Paese, peraltro, e le complesse ragioni di quadro politico, hanno messo in mora i Comprensori. Ma non tanto da non fare intravedere che gli sbocchi necessari del riordino degli Enti locali non possono non portare a forti coincidenze fra il nuovo Ente intermedio e il tipo di scelta comprensoriale che la Regione Piemonte ha operato.
Noi con altri abbiamo opinioni convergenti al riguardo. Con forte e crescente apprensione vediamo il grave rischio che i consorzi funzionali o plurifunzionali rappresentino un progressivo svuotamento delle autonomie comunali. Infatti, i consorzi sono caratterizzati dal prevalere necessario della gestione tecnico-burocratica, dall'accentramento delle conoscenze e delle facoltà decisionali di fatto in poche persone, non legate dal rapporto diretto di mandato e di responsabilità verso il cittadino elettore e verso la comunità nella sua complessità. La nostra scelta ideale sarebbe quella di affidare la delega ad un Ente avente pienezza di personalità giuridica pubblica od autonomia, espressa in un rapporto di elezione diretta.
Il nuovo ente intermedio in sostanza, sia esso la Provincia o il Comprensorio, deve assorbire in sé anche gli aspetti positivi che nella maturazione storica la Provincia ha acquisito, partendo come Ente del tutto artificioso e designato sul territorio per mera opportunità amministrativa.
Una saggezza un po' distaccata ed asettica, se ci fosse consentita, ma non è forse opportuna in un momento come questo, poteva suggerirci non solo di inserire, come si è inserito, l'articolo 14 successivo, ma poteva addirittura, se non fossimo sospettabili di voler sabotare ancora una volta, rinviare la definizione delle deleghe, in attesa del riordino degli Enti locali e della costituzione dell'ente intermedio.
Ma poiché non è possibile provvedere ad una sospensione di questa natura, vista la gradualità che è indicata nell'articolo 14, considerata l'accelerazione del processo di riordino degli Enti locali e la prospettiva non più storica, ma a breve portata della costituzione dell'ente intermedio, riteniamo che, identificando nei Comprensori l'ambito di decentramento politico, di dimensione culturale ed umana proporzionato a questo problema, compiamo anche una scelta politica che ci consente, in funzione delle riforme istituzionali in atto, di tener fede ad intuizioni ed elaborazioni, anche culturali, delle quali fino ad oggi la Regione Piemonte non ha avuto ragione di dolersi.
Prendendo un'altra strada noi daremmo l'impressione di abbandonare a nostra volta prospettive che invece vorremmo in questa occasione consolidare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il testo della Giunta induce a molte perplessità, tali che se una posizione dovevamo prendere era quella di suggerire che ci fosse una moratoria nella materia delle deleghe in attesa della riforma dell'ente intermedio. Poiché esigenze di gestione della legge impongono una regolamentazione della materia, apprezzo l'emendamento della D.C. letto soprattutto in sincronia con quello della collega repubblicana. Suggerirei alla D.C. di verificare le conseguenze che potrebbero derivare da un'accettazione del loro emendamento per quanto riguarda l'introduzione di "destinatario della delega" alla Comunità montana; indubbiamente diventerebbe estremamente complicato il sistema della delega.
Qualcosa di questo genere è avvenuto nel settore dell'urbanistica e negli statuti delle Unità Locali; in questi ultimi il riferimento alla Comunità montana, come soggetto di delega, ha espropriato i Comuni quali soggetti di consorzio, quindi c'è la tendenza da parte delle Comunità montane ad essere esse stesse i soggetti esautorando i Comuni.
Altrettanto è avvenuto nella gestione urbanistica. Poiché la Giunta non ha accettato gli emendamenti suggeriti dal sottoscritto, anziché "piani intercomunali", che si muovono nella logica della interterritorialità, si hanno piani di comunità che non sempre coincidono con le esigenze che erano alla base dell'introduzione del piano intercomunale.
Quindi nell'esprimere parere favorevole agli emendamenti della D.C. e del Partito repubblicano, augurandomi che i due vengano uniti, suggerisco alla D.C. di togliere dall'emendamento "la Comunità montana" come soggetto di delega per evitare questa serie di inconvenienti che ormai si sono già verificati nelle due circostanze più delicate che ho citato.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

L'emendamento presentato dalla D.C. con i puntuali suggerimenti del Consigliere Marchini, sarebbero accettabili dal Gruppo repubblicano per quelle ragioni che sono significate nel precedente emendamento. La non avvenuta riforma del cosiddetto ente intermedio pone la Regione in una situazione di notevole imbarazzo.
Anche noi non crediamo che la struttura di consorzi polifunzionali sia la più adeguata alla gestione della legge sulla formazione professionale: l'ambito è comunque troppo piccolo e troppo ristretto.
Per questo motivo avevamo suggerito la Provincia; comunque l'emendamento della D.C. ci sembra più preciso e più puntuale e, se la D.C.
correggerà l'emendamento nel senso di dare la delega alle Comunità montane saremo ugualmente disponibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Molto opportunamente c'è stata una particolare attenzione, prima in Commissione poi in aula, sulla questione delle deleghe. In realtà una delle grandi novità che la legislazione nazionale e la legislazione regionale attuativa introduce nel regime di governo della formazione professionale deriva dalla possibilità di avere riferimenti di governo certi, decentrati garanti della maggiore democrazia e della maggiore possibilità di controllo. In questo senso, credo che dobbiamo forse andare un po' al di là del contingente, delle preoccupazioni che sono legate alla situazione attuale che sappiamo essere in evoluzione.
E' stata ricordata la questione dell'ente intermedio che è un riferimento non eliminatile, ma essenziale per quello che avverrà in futuro, ma, più in generale, per i nostri comportamenti come legislatori regionali. Sarebbe quindi opportuno collocare la questione delle deleghe quindi dei livelli di governo riguardanti la formazione professionale, in un contesto più generale e con una prospettiva più ampia tenendo presente che, nel momento in cui andiamo al decentramento delle funzioni, sono vive le preoccupazioni perché si devono mettere in capo strutture nuove per la materia, per la loro capacità, preparazione e strutturazione. Ce la faranno o non ce la faranno gli Enti delegati ad assicurare la gestione della complessa materia della formazione? Dall'altra parte questa preoccupazione è controbilanciata dal senso stesso delle leggi che non possono limitarsi a normare l'esistente, ma devono cercare di introdurre nel sistema istituzionale ed economico elementi di mutamento.
La posta in gioco è la governabilità complessiva del sistema della formazione ed è la ratio dell'emendamento proposto dalla D.C., ripresa negli interventi degli altri Gruppi.
Accolgo con soddisfazione quanto ha detto il Consigliere Bianchi a proposito dei Comprensori. L'esperienza che abbiamo avviato in Piemonte è valida e tale è da considerare non solo in questo scorcio di legislatura ma fino a quando non interverrà la nuova legge sull'ente intermedio. Su questa base, credo che dobbiamo ragionare in termini di possibile influenza sulla legge nazionale. Abbiamo degli indirizzi nazionali che parlano di numeri puri e semplici, ma questa strada non l'accetto. Non credo che non si debba tener conto dell'esperienza specifica e singola a livello comprensoriale. Le 15 aree del Piemonte sono ben altra cosa che non le 52 aree di altre Regioni. Vorremmo avere un momento interlocutorio con il Governo e con il Parlamento per discutere della viabilità degli ambiti territoriali.
Abbiamo dimostrato attraverso una faticosa, continua e coerente opera di governo e di decentramento istituzionale che siamo per valorizzare al massimo, per privilegiare, per continuare il lavoro dei Comprensori. Detto questo, quando ci poniamo di fronte al problema delle deleghe dobbiamo essere attenti che le deleghe si inseriscano in un sistema che sia in qualche misura collaudato piuttosto che creare nuove strutture.
La soluzione ipotizzata nell'emendamento del Gruppo della D.C. è appunto quella di consorzi a livello comprensoriale, cioè il Comprensorio con la possibilità di partecipazione delle Province, e noi riscontriamo obiettivamente le difficoltà.
Se incominciamo a dire oggi che il futuro ente intermedio dovrà essere ente di programmazione e di gestione, sia pure di alta amministrazione (mi pare la posizione che stava andando avanti a livello nazionale) e che è presente nella proposta di legge al Parlamento del Partito della D.C., in qualche misura corriamo un grave pericolo. Se combiniamo insieme gli effetti dell'elezione diretta, di funzioni, di programmazione, di amministrazione e di gestione, sappiamo quanto nella pratica sia facile che le funzioni di gestione e di amministrazione prevalgano sulle funzioni di programmazione. Dobbiamo invece avere delle forti preoccupazioni a sottolineare, a valorizzare e privilegiare quell'aspetto di grande peculiarità che ebbe la nostra istituzione sulla funzione di programmazione dei Comprensori. Nella soluzione ipotizzata e proposta dalla Giunta all'articolo 13 troviamo un canovaccio che è quello di decentramento, di funzioni di delega, affidate ai Comuni, che le esercitano negli ambiti, che non sono ancora collaudati, ma che saranno collaudati, dalla nuova realtà istituzionale creata dalla riforma sanitaria.
Dobbiamo tener presente che l'unicità delle materie che ricadono sotto la dizione "formazione professionale" è del tutto relativa. Abbiamo alcune funzioni importanti nella materia socio-sanitaria che, per regola naturale attengono agli organi di governo che devono fare i piani e poi gestirli ossia alle Unità Locali dei Servizi.
E le funzioni che hanno minor carattere di servizio e maggior carattere di attività economica? Anche sotto questo profilo non possiamo sfuggire al senso dell'articolo proposto dalla Giunta. L'ultimo comma recita: "La Regione definisce nell'ambito della programmazione pluriennale ed annuale le attività di formazione da attuarsi in ambiti territoriali corrispondenti ad aggregazioni, su base comprensoriale di U.L.S. e promuove per la gestione di tale attività accordi fra Enti delegati".
A noi sembra che questa soluzione, per i motivi generali che ho detto prima, per i motivi di carattere specifico legati a differenziazioni di funzioni che la formazione professionale assume, sia preferibile, sapendo che la possibilità che abbiamo lasciato aperta a soluzioni diverse è ampia.
Nella nostra formulazione, tutto sommato, c'è una minore rigidità anche se le motivazioni non solo sono legittime, ma anche interessanti. Ma non dobbiamo sfuggire alle coerenze generali della nostra legislazione.
Sono d'accordo sul ragionamento sui consorzi, ma mi pare importante la cautela nei confronti dei consorzi per il rischio che i consorzi possono avere di espropriare funzioni fondamentali dell'ente fondamentale, il Comune.
Proprio nel momento in cui votammo la legge 39 ci fu da parte della D.C. una posizione che portò ad escludere i Consiglieri comunali nei consorzi delle U.L.S.
La materia è di larga opinabilità, e questo lo voglio dire perché mi spiacerebbe che su questo tema ci fossero radicalizzazioni di posizioni quando l'opinabilità di questa materia la sentiamo tutti. A me sembra che la soluzione che è stata ipotizzata nell'emendamento corrisponda maggiormente alla necessità di collegamento e di non svuotamento del ruolo di partecipazione e di democrazia dei Comuni. Il Consigliere Castagnone Vaccarino osservava che non si può misurare la progressività, se si dà ai Comuni o se non si dà ai Comuni.
Credo, in realtà, che la progressività per noi, ma anche per le altre forze politiche, passi largamente attraverso un processo di ridefinizione dei compiti e dei ruoli di governo, che passa obbligatoriamente attraverso i Comuni.
Una soluzione dell'ente intermedio così ipotizzata rischia di soffocare i Comuni perché è evidente a tutti che un'elezione diretta porta automaticamente anche a compiti di gestione e quando assieme alla gestione abbiamo la programmazione, anche in chiave secondaria, questo cuneo tra Regione e Comune rischia di penalizzare gravemente i Comuni. Credo che il modo in cui sono state concepite e si cerca di attuare le U.L.S., è un modo per dare ruolo e funzioni ai Comuni e non è invece un modo per togliere ruolo e funzioni. Invito al ripensamento su questi aspetti. Non che gli elementi di controllo siano gli unici indispensabili: la programmazione è fatta di funzionamento, è fatta di giusti ambiti territoriali. Intanto gli elementi di ravvicinato rapporto tra la struttura di governo e le cellule democratiche di base che nel nostro Paese continuano a restare ai Comuni, è un elemento importante di un disegno già in atto, di qualche cosa che pu essere collaudato presto; mentre avremmo molta preoccupazione di dover mettere in piedi un altro meccanismo che, anche se supportato da ragioni valide per certe funzioni e per certe materie, rischia di rendere inoperativa la delega. La delega può cambiare. Se la delega è indirizzata con chiarezza ad ambiti gestibili in qualche maniera già collaudati o collaudabili, abbiamo speranza di poter cambiare qualche cosa in un settore in cui tutti ravvisiamo la necessità di cambiare; se non ci fosse la delega o se dare la delega fosse un modo per ritenere le funzioni da parte delle Regioni, credo che non avremmo corrisposto alle attese e ai doveri che abbiamo nel legiferare come legislatori regionali.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Accetto la proposta, pervenuta dai Consiglieri Marchini e Castagnone Vaccarino, di eliminare il riferimento alle Comunità montane significando che questo non vuole intendere una riduzione del loro ruolo, ma una loro interpretazione direttamente attraverso i Comuni. L'emendamento viene quindi modificato.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

Devo notare che l'emendamento che il Gruppo della D.C. ha presentato in aula è diverso dall'articolo presentato precedentemente.
Chiedo cinque minuti di sospensione per ridiscutere su questa questione.



PRESIDENTE

Non vi sono obiezioni alla proposta di sospensione dell'Assessore Fiorini? Bene, la seduta è sospesa per qualche minuto.



(La seduta, sospesa alle ore 11,45, riprende alle ore 12,25)



PRESIDENTE

La Commissione si è riunita per esaminare le proposte, i suggerimenti i contenuti degli emendamenti e dell'emendamento principale che era stato presentato all'articolo 13 e ha verificato la delicatezza del tema. Forse non sarebbe inopportuna una pausa di riflessione sull'articolo 13.
Vi è l'opportunità di svolgere questa mattina l'informazione che il Vicepresidente della Giunta, Bajardi, deve svolgere sui danni subiti nell'Ossola, alla quale si potrebbe abbinare la relazione sul tema dei problemi autostradali, già iscritto all'ordine del giorno.
La mia proposta è pertanto quella di rinviare a giovedì prossimo la prosecuzione della votazione.
Chiede la parola il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Su legittima richiesta dell'Assessore abbiamo sospeso la votazione su un articolo, a conclusione di una discussione che affronta una materia molto complessa e molto delicata rispetto alla quale la modestia intellettuale di ciascuno suggerisce di parlare di opinabilità, ma che aveva trovato ormai un suo consolidamento in posizioni ben definite.
Nella riunione dei Capigruppo con l'Assessore si sono considerate alcune ulteriori indicazioni e proposte specie da parte della maggioranza perché pur essendo consapevoli che la materia è complessa e delicata ritenevamo, con i mezzi che ci sono dati, di aver consolidato le nostre posizioni e di essere pronti a votare. Le proposte e le controproposte della maggioranza non si sono formulate in termini precisi; si sono formulate in termini problematici e quindi non consolidati. Non siamo stati messi di fronte ad una proposta di modificazione dell'emendamento da poter giudicare e valutare.
Sono state espresse perplessità in ordine alla disciplina dei consorzi da costituire, al riferimento puntuale o meno a leggi in materia, alla necessità di provvedere con successiva norma legislativa a questi adempimenti. Ci si dica con chiarezza che cosa si vuole fare in questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Rispetto alle regole di grande chiarezza che hanno sempre governato questa assemblea, non si può invocare chiarezza, quando su questa legge sono stati persi lunghi giorni proprio per la mancanza di chiarezza di proposizioni concrete. Ora ci troviamo di fronte all'articolo 13 sul quale per l'opinabilità della materia, abbiamo ritenuto di dover avanzare delle osservazioni, oltre a quelle che erano state fatte in aula, e delle possibili proposte.
Credo che il rinvio che noi chiediamo vada accolto e sia nell'interesse obiettivo della legge e della comunità. Abbiamo soprattutto fatto presente le nostre possibilità di movimento in favore di un accordo, ma abbiamo anche posto delle questioni che devono essere risolte non solo in via di dichiarazione, ma in via di articolato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

Ho chiesto il rinvio per poter cogliere nella nuova formulazione del testo che veniva presentata, quanto ci fosse di diverso rispetto alla precedente, preoccupato come sono che le cose non vengano viste per schieramenti, ma in clima di collaborazione per risolvere i problemi, come credo si debba operare in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

L'intesa è stata raggiunta. Questo argomento è pertanto aggiornato a giovedì prossimo.


Argomento: Calamità naturali - Viabilità

Dibattito sui problemi delle autostrade in Piemonte e sugli eventi alluvionali nell'Ossola


PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Bajardi che relaziona sul problema autostradale in Piemonte e sugli eventi alluvionali nell'Ossola.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Esporrò in primo luogo i problemi della situazione della viabilità autostradale e del centro merci intermodale sulla cui tematica il Presidente ha annunciato una discussione in una fase successiva. Concluder con un'informazione sull'evento alluvionale del 14 e 15 corrente.
A tutti i Consiglieri (e quindi agli interroganti) sono stati consegnati i due fascicoli "Indicazione e pareri per la soluzione dei grandi nodi della viabilità regionale di competenza statale" e "Indicazioni e proposte per la linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia-Nizza", collocate nell'ambito delle complessive comunicazioni Italia-Francia e Italia Svizzera.
La visione congiunta dei due documenti offre un ampio quadro di documentazione e quindi di giudizio in una visione integrata rotaia/gomma del sistema di trasporto regionale proposto dal piano regionale dei trasporti.
Questi due documenti vanno considerati integrativi e sostitutivi dei rispettivi capitoli del piano regionale dei trasporti che sarà sottoposto quanto prima all'esame del Consiglio (ieri si sono concluse le consultazioni).
Queste modifiche, come le altre che perverranno dalle consultazioni in atto, porteranno ad una ristesura della proposta di delibera per la quale gli uffici regionali e l'Ires stanno predisponendo i materiali di lavoro per la II Commissione.
Nella seduta del 26 settembre il Consiglio ha deciso il rinvio della discussione sulla viabilità.
Tale decisione, ovviamente legittima, ha indotto la Giunta a presentare le proposte sulle quali si era avviato il dialogo con il nuovo Ministro dei lavori pubblici (il quarto dall'inizio della legislatura regionale), subito dopo il suo insediamento, ed in particolare nell'incontro organizzato per l'esame dei problemi della Torino-Savona alla fine di agosto.
La Giunta ha ritenuto utile ufficializzare le proprie proposte conclusive, che non è stato possibile presentare al Consiglio ma che era necessario, per chiarezza politica, presentare sia all'opinione pubblica che alla Conferenza di Stresa, nella quale sarebbe intervenuto il Ministro dei lavori pubblici; un'occasione quindi da non perdere.
Proposte che ovviamente risentono del dibattito svoltosi in questi anni in Consiglio, degli studi integrativi svolti, in un confronto aperto con le comunità locali (Comuni, Comunità montane e Province) e con le forze sociali.
E' da tutto ciò, da tutto questo lavoro che emergono le proposte conclusive che riassumo.
1) Frejus - Valle di Susa.
Si ritiene indispensabile una legge specifica di finanziamento all'Anas (300 miliardi in sei-otto anni, aggiuntivi alle risorse del piano triennale Anas). La Giunta valuta inoltre indispensabile l'individuazione di misure di intervento di tipo idraulico in particolare, perché la rilevanza delle opere che vengono avviate sul piano viabile comportano la contemporaneità di interventi di tipo idraulico, opere che in parte possono essere affrontate in conto viabilità.
2) Voltri-Sempione.
Utilizzare le risorse residue del piano triennale Anas, rimuovere i vincoli posti dall'articolo 18 bis della legge 492 del 1975, con apposito provvedimento di legge. Le proposte di legge approvate dal Consiglio dei Ministri, seppure non ancora pubblicate, paiono coincidere con le esigenze sottolineate dalla Giunta.
3) Torino-Savona.
Adottare con urgenza misure di viabilità e sicurezza. E' in stesura la relazione finale della Commissione tecnica a cui hanno partecipato i vari livelli interessati, in primo luogo la società concessionaria e l'Anas.
Utilizzare la rimozione dell'articolo 18 bis per recuperare la pista Fiat fino a Marene. Per la parte restante da Marene fino ad Altare che non ha concessione va rimossa la legge del '71, problema ben più complesso dell'articolo 18 bis. Nel frattempo studiare l'assetto generale dell'autostrada fino alla fase progettuale che non esiste in larga parte avendo la società concessionaria chiuso due anni fa l'ufficio apposito di progettazione.
4) Situazione più generale delle autostrade.
A febbraio l'Ativa, scadendo i due anni di gestione controllata, sarà sottoposta ad un giudizio definitivo da parte degli organi centrali e della Magistratura.
E' pur vero che nel mese di dicembre un'analoga situazione in altra parte d'Italia dovrà essere risolta dall'Anas e dai corrispondenti organi della Magistratura. Anche alla luce di questo appuntamento a cui la società con prevalente capitale pubblico sarà chiamata, è necessario affrontare il discorso più generale dell'assetto delle autostrade in Piemonte, in raccordo con le prospettive che vengono ad aprirsi con le indicazioni contenute nella legge finanziaria generale, che include un finanziamento a fondo perduto per tutti gli anni che stanno di fronte a noi fino a quando non interverrà una nuova legge delle autostrade, che eroga 340 miliardi all'anno per sanare le rispettive quote annuali della situazione deficitaria di tutte le autostrade italiane. Non entro nel merito di questa cifra. Ricordo solo che l'anno scorso furono 400 miliardi e la legge finanziaria fissa per l'80 e gli anni successivi 340 miliardi. Esistono le condizioni per affrontare il problema in una visione unitaria del sistema autostradale piemontese e, possibilmente, con la Regione Liguria. Pi difficile con il sistema autostradale della Lombardia. Le ipotesi possono essere varie e possono approdare anche ad un consorzio di tutte le autostrade o almeno ad una fase iniziale di convenzione tra le stesse garante l'Anas, che permetta l'avvio di una politica di omogeneizzazione del sistema tariffario e dei criteri di gestione che sono profondamente diversi e strettamente connessi ai vincoli delle rispettive concessioni.
La massa complessiva di intervento prevista dalle leggi si quantifica in 300 miliardi di intervento sulla viabilità nella Valle di Susa. Il superamento dell'articolo 14 bis, per quanto riguarda la Voltri-Sempione tradotto in cifre, significa 400 miliardi di investimenti. La soluzione globale della Torino-Savona vuol dire 250 miliardi, ovviamente con il totale raddoppio e la rimozione degli ostacoli dell'attuale tracciato. Ne esce una cifra complessiva di investimento di 950 miliardi. Ciò fa emergere un vistoso problema finanziario e di priorità. Sorgono anche da queste cifre nuovi stimoli ed una riflessione generale sul sistema autostradale piemontese. Si tratta di una grossa massa di interventi passati, a cui aggiungere i nuovi. E' doveroso porci l'obiettivo del loro massimo utilizzo e con questo richiamo le considerazioni dianzi fatte relativamente all'assetto generale del sistema autostradale piemontese. La Giunta si ritiene impegnata a proseguire nei suoi rapporti oltreché con il Ministero dei lavori pubblici anche con i due rami del Parlamento onde assicurare un rapido iter alle due proposte di legge presentate dal Governo. La Giunta non può che essere d'accordo con tutte le iniziative dei gruppi parlamentari e delle forze politiche che vanno nella direzione della rapida approvazione delle proposte di legge.
E' stato consegnato la scorsa settimana un documento relativo alle prime verifiche sull'ipotesi regionale di centro intermodale nel Comprensorio torinese. Esso rappresenta il frutto di una serie di verifiche svolte da un gruppo di lavoro promosso dalla Finpiemonte su indicazione della Giunta regionale, cui hanno partecipato la Federpiemonte e l'Unione regionale delle Camere di Commercio oltre che naturalmente l'Assessorato ai trasporti.
Tralascio considerazioni generali più strettamente connesse al piano regionale dei trasporti e quindi tutte quelle questioni che diventeranno oggetto dell'imminente discussione. Questi aspetti della riorganizzazione del centro intermodale merci fanno parte organicamente dell'assetto generale socio-economico della Regione e del suo aspetto settoriale politica regionale dei trasporti che non deve essere disgiunta dal trasporto delle persone.
Il materiale presentato ai Consiglieri si colloca in una complessiva riorganizzazione e razionalizzazione del settore del trasporto merci, sia su gomma che su rotaia, che consente un'efficiente mobilità delle merci ottenendo nel contempo una ripartizione modale più favorevole alla ferrovia e la riduzione dei vari problemi connessi con il trasporto stradale.
Questo obiettivo è raggiungibile attraverso tutta una serie di interventi di tipo legislativo, organizzativo, di esercizio e di costruzione di infrastrutture da realizzarsi sul settore della ferrovia e della strada, a livello dell'intero sistema nazionale oltre che di quello regionale e a cura di autorità centrali oltre che di quella locale.
La Regione ha individuato come elementi cruciali a questo scopo centri merci nella loro ampia tipologia (definita nel piano regionale) e intende non solo dare indicazioni programmatiche in ordine alla loro localizzazione nel territorio, ma anche essere parte attiva nella loro realizzazione.
Un quadro complessivo programmatico di tali centri non può che fare riferimento anzitutto a quelli intermodali (dove si verifica cioè la possibilità di interscambio di unità di carico tra più modi di trasporto) con carattere internazionale dotati cioè di servizi doganali.
A questo livello funzionale più elevato appartengono il centro intermodale merci di Torino (localizzato in concomitanza con lo smistamento ferroviario di Orbassano) strettamente connesso con la complementare struttura in Valle di Susa, quello di Rivalta Scrivia che va considerato operante a sistema con gli smistamenti ferroviari di Alessandria e di Novi S. Bovo, oltre che in connessione con il porto di Genova o di Voltri quello di Novara Boschetto, che va considerato operante con gli smistamenti ferroviari di Novara e di Domo I e II (in via di prossima realizzazione).
Oltre a questi centri altri, con caratteristiche sempre di intermodalità e al servizio di traffici internazionali, sono proposti a Cuneo (anche con riferimento alla ripristinata linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia-Nizza) ad Asti e a Casale e forse anche in altre località.
Questa prima rete di centri merci con le linee ferroviarie e con le strade che le collegano, formano una prima intelaiatura regionale all'interno della quale molti centri di tipo diverso potranno trovare collocazione con funzioni specifiche e dimensioni limitate (con riferimento per esempio a terminali ferroviari, scali merci di stazioni, centri doganali, ecc.).
Con riferimento a questo grado complessivo la Regione, nell'ambito delle proposte di piano regionale dei trasporti, con particolare riferimento all'assetto della viabilità e dei trasporti in Valle di Susa a seguito dell'apertura del traforo del Frejus, ha formulato anzitutto una serie di indicazioni relative alla viabilità, volte principalmente a garantire il traffico turistico ed industriale del traforo, inserendole in un sistema che tenesse conto anche della necessità del traffico locale e dell'assetto complessivo della Valle.
Riferimento fondamentale in quest'ambito è stata la ferrovia soprattutto per il trasporto merci: in proposito, come accennato, si è ottenuta l'anticipazione di alcuni interventi con lo scopo di aumentare rapidamente la capacità della linea e di porre la ferrovia in condizioni di rappresentare, almeno per questo tratto della rete italiana, un'alternativa possibile alla strada. Dagli ultimi accertamenti risulta che è contenuta l'indicazione nel documento sulla Cuneo-Nizza-Ventimiglia; le ferrovie presumono di completare totalmente il raddoppio nella Valle di Susa entro il 1982 rispetto alla previsione iniziale del 1985.
Il trasporto internazionale delle merci via strada e via ferrovia attraverso la Valle di Susa richiede nodi e centri adeguati per il trattamento delle stesse, in particolare per l'interscambio tra i due sistemi. Questa necessità, collegata ad esigenze dello stesso tipo legate all'organizzazione del trasporto e della distribuzione delle merci nell'area metropolitana di Torino, ha portato alla proposta di un centro intermodale delle merci nell'area adiacente lo smistamento ferroviario di Orbassano a cavallo della tangenziale.
Tale scelta localizzativa ovviamente discende dalla necessità ed opportunità di favorire l'integrazione tra i due mezzi.
Dimensioni e funzioni di tale centro potranno essere valutate in modo preciso anche in funzione dello sviluppo dei traffici e dell'operatività dello smistamento stesso.
Infine va ricordato come, in previsione dell'apertura del traforo del Frejus e del conseguente elevato numero di automezzi in servizio internazionale che vi transiteranno, siano state promosse in Valle tutta una serie di iniziative di centri doganali di tipo autoportuale, di varia origine e a diversi stati di avanzamento.
Appare ovvio come una tale proliferazione di centri merci non sia ammissibile per le seguenti ragioni: a) la necessità di non pregiudicare la possibilità di una diversa distribuzione modale tra strada e ferrovia b) la necessità che ne deriva di ulteriori e rilevanti interventi, sia sulla viabilità per consentire lo smaltimento del traffico da ciascuno di tali centri, sia in altri settori per salvaguardare l'assetto idrogeologico della Valle rispetto ad insediamenti di questo tipo c) la necessità di localizzare in Valle insediamenti produttivi più legati all'economia della Valle.
Altre complicazioni deriverebbero poi anche per i servizi doganali.
Peraltro, i promotori di queste iniziative avanzano alla Regione e ad altri Enti continue richieste di riconoscimento e di sistemazione istituzionale.
A questo proposito per la Regione rimane ferma l'indicazione della convenzione italo-francese che prevede che l'espletamento dei servizi di frontiera venga svolto sulle due piattaforme, su quella francese per il senso Francia-Italia e su quella italiana per il senso Italia-Francia inoltre, in caso di difficoltà tecniche, la concessione prevede la possibilità di accordi diversi sempre però salvaguardando il principio dell'espletamento sui due versanti. Per quanto riguarda invece le operazioni doganali interne la proposta regionale si compone di un insieme articolato ma organico, di strutture collocate ad Orbassano, nel centro intermodale citato, e a Susa.
Una prima tranche del complesso di Orbassano sarà costituita da un centro doganale analogo a quelli proposti in Valle al servizio dei traffici provenienti dal Frejus, con adeguati piazzali, capannoni, edifici vari e uffici tra cui anche quelli da mettere a disposizione dell'amministrazione doganale.
Tale struttura dovrebbe svolgere i servizi doganali sul traffico stradale e in futuro ferroviario, in origine e destinazione nell'area torinese, altri controlli di vario genere (sanitari e veterinari, ecc.) oltre ad avere funzioni collegate (magazzini, servizi, ecc.).
Per quanto riguarda i traffici non destinati né originati dall'area torinese, e quindi in transito da e verso altre aree italiane, i quali, per motivi connessi ai cicli di trasporto o ad altre condizioni tecniche dovessero compiere le operazioni doganali non lontano dal valico cioè in Valle, la proposta regionale ha portato ad unità la proliferazione di proposte di centri variamente presentate, indicando nella localizzazione di Susa quella più adeguata; e ciò sulla base dei criteri ricordati precedentemente.
Queste in via di estrema sintesi le motivazioni di base e le principali caratteristiche della proposta regionale la quale si caratterizza poi per un altro aspetto cruciale.
E' infatti necessario segnalare che le due strutture (Orbassano e Susa), così schematicamente definite nel loro assetto definitivo, saranno governate nello sviluppo e nell'integrazione delle loro funzioni da un'unica società mista, quella appunto che, come accennato, la società Finpiemonte propone di costituire.
Ciò detto, alla luce della documentazione predisposta e riconosciuta l'opportunità che la Regione svolga un ruolo attivo di promozione del sopracitato sistema piemontese di centri merci intermodali, la Giunta si intende impegnata: 1) a predisporre un disegno di legge che preveda un progetto di intervento in questo campo come premessa di un intervento più generale in tutto il settore 2) a impegnare l'Istituto Finanziario Regionale Piemontese Finpiemonte S.p.A. a svolgere un ruolo attivo di promozione con riferimento all'intero sistema dei centri merci regionali sopracitati 3) impegnare la Finpiemonte a fornire agli Enti locali interessati ogni assistenza tecnica per gli adeguamenti degli strumenti urbanistici che si renderanno necessari 4) ad affidare all'Istituto Finanziario Regionale Piemontese Finpiemonte S.p.A. la predisposizione del progetto di intervento di cui al punto 1), la progettazione edilizia dei due centri e la predisposizione dello statuto tipo delle società di intervento che potranno presiedere a tali iniziative.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Chiedo che ci sia dato il documento qui letto.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

D'accordo.
L'evento alluvionale del 14-15 ottobre ha interessato nuovamente pressoché tutte le zone già colpite dall'evento calamitoso del 7 agosto 1978 oltre a vaste zone del Biellese.
Per brevità ricordo le considerazioni fatte a suo tempo per richiamare alla nostra attenzione che in Piemonte abbiamo una zona che parte dall'Alessandrino, percorre il Vercellese e sfocia nell'Alto Novarese che è zona di massima precipitazione delle acque. Non ci deve stupire che i fenomeni ricorrano più frequentemente in quella zona.
Sono state interessate le zone corrispondenti ai bacini del Toce, del Sesia e dei loro principali affluenti. Anche se le caratteristiche dell'evento calamitoso sono da considerarsi di molta minore entità di quelle dell'anno scorso, questo ha pur sempre avuto gravissime conseguenze dal punto di vista della perdita di vite umane (due vittime accertate e tre persone disperse). Si sono attivati movimenti franosi delle pendici montane e vasti allagamenti nel fondo valle con interruzione delle comunicazioni stradali e ferroviarie, danni ai servizi primari, alle infrastrutture, agli abitati e ai terreni agricoli con aggravamento di situazioni di dissesto precedente non ancora risanate. La Regione Piemonte è stata presente con immediatezza già nella giornata di domenica 14 quando ancora nessun evento di fatto aveva prodotto conseguenze calamitose e ha seguito con sistematicità l'evolversi degli eventi.
Si è svolta lunedì a Domodossola una riunione promossa dal Presidente della Giunta regionale e dal sottoscritto, con la presenza del Ministro dei lavori pubblici e dei parlamentari della zona, dei rappresentanti del Comprensorio e delle Comunità montane e di amministratori locali, per richiamare l'attenzione sulla gravità del fenomeno che era ancora in corso e la cui entità non poteva ancora essere valutata per la sua stessa evoluzione, ma per richiedere in modo particolare interventi da parte degli Enti statali: Anas e Magistrato del Po.
E' stata fissata inoltre una presenza presso il Comprensorio di Borgosesia di un gruppo operativo formato da funzionari regionali e comprensivo di una squadra di geologi per seguire gli eventi manifestatisi nella Val Sesia e nella Val Sessera. Altre due squadre di geologi regionali opereranno nelle Valli ossolane oltre al personale che in permanenza opera in quelle zone.
Le iniziative assunte mirano a risolvere con la massima tempestività i problemi di pronto intervento ed è stato nel contempo già avviata l'operazione di accertamento e verifica di tutte le situazioni calamitose segnalate.
E' da notare infine che tutte le opere eseguite dopo l'alluvione del 7 agosto hanno ben resistito alle avversità e hanno dimostrato la loro validità grazie anche agli spazi disponibili nei tratti d'alveo di fondo valle che abbiamo difeso nonostante le frequenti richieste di restringere gli alvei sia del Melezzo che del Toce.
E' evidente che danni di forza maggiore alle opere che erano in corso e non ancora completate si sono verificati. Essenzialmente trattasi di riempimenti di cavi aperti e di savanelle che non interessano strutture in costruzione, ma solo movimenti di materie, danni quindi che possono ritenersi inevitabili in occasione di piene anche ordinarie.
Vi sono poi alcuni casi, quali quello del ponte di barche a Verbania che era in ogni caso una soluzione provvisoria in attesa del completamento del Ponte Cadorna, completamento che è previsto si concluda entro un mese ma tra 15 giorni il Ponte Cadorna sarà aperto con soluzione di fortuna in modo da non rendere necessario il ripristino del ponte di barche la cui messa in opera comporterebbe almeno 20 giorni, quindi sarebbe totalmente inutile.
Per quanto riguarda i guadi sul Melezzo orientale, in parte spazzati mentre ha resistito il ponte Baylai, si è deciso di ripristinare la situazione di guado fidando nei dati statistici e nelle previsioni meteorologiche, tanto che si può pensare che i lavori del ponte dell'Anas in avanzata costruzione, possano concludersi, entro il mese di maggio dando una soluzione stabile all'attraversamento del Melezzo che ha assunto caratteristiche radicalmente nuove rispetto alle opere precedenti.
Si possono fare delle considerazioni sulla situazione pluviometrica e idrogeologica. Da tutti i punti di controllo pluviometrico emergono alcuni luoghi in cui le precipitazioni sono state maggiori rispetto a quelle dell'agosto del 1978. In alcune località il fenomeno è stato maggiore, ma possiamo dire che ha prodotto conseguenze minori perché si è esteso su una parte più ampia di territorio e con una durata più ampia.
Premesso che le esondazioni del Bormida e dell'Orba non hanno prodotto le conseguenze che si potevano ipotizzare, il fenomeno nelle altre parti del Piemonte, province di Novara e di Vercelli e i Comprensori del Verbano di Borgosesia e di Biella, interessa 118 Comuni (63 nel Verbano, 36 nel Borgosesia e 19 nel Biellese). Le prime valutazioni dei danni portano a queste cifre: opere danneggiate di competenza statale, circa 15 miliardi (11,2 dell'Anas interessando altre parti del Piemonte, 3 miliardi del Magistrato del Po, 22 milioni della ferrovia vigezzina) opere di competenza comunale, provinciale e regionale (3 miliardi e mezzo alla viabilità provinciale, 19 miliardi alle opere comunali, di cui uno relativo ad opere in corso per la precedente alluvione, un miliardo al sistema idraulico di competenza regionale, 2 miliardi e mezzo al patrimonio agricolo-forestale, articolo 4, commi primo e secondo. Mancano le indicazioni dei danni ad aziende produttive e alle abitazioni private circa 15 miliardi.
Complessivamente le zone interessate dal fenomeno comportano un intervento pari a 40 miliardi. L'analisi è stata compiuta nello spirito della legge 38, non è stata quindi una pura rilevazione dei danni, quanto una rivelazione delle necessità per avere una condizione di maggiore sicurezza, non illudendoci di risolvere in questa sede i problemi dei piani di bacino per quanto riguarda il Toce, il Sesia e il Sessera, la cui rilevanza è ben nota.
Per quanto riguarda l'intervento regionale ho già detto che erano stati attivati tutti i possibili pronti interventi già nella notte di domenica a fronte delle situazioni più preoccupanti (abitato di Masera che pareva investito dalle acque). La Giunta, sulla scorta dei successivi approfondimenti si propone di attivare quei capitoli della legge 38 che si renderanno necessari; mi impegno a fornire gli elementi in Commissione prima della prossima riunione del Consiglio oppure nel corso della prossima riunione del Consiglio. Sono in corso stretti rapporti con gli organismi statali i quali erano presenti in loco nella mattinata di lunedì. I ritardi che si sono manifestati in altre occasioni non sono stati registrati in questa situazione.



PRESIDENTE

Come si ritiene di procedere? La parola al Consigliere Bianchi su queste questioni procedurali.



BIANCHI Adriano

Ritengo che la discussione sulla questione generale della viabilità e quella sui caratteri generali e sugli aspetti di impegno continuativo sollecitati dagli eventi dell'Ossola debbano essere richiamati con lo stesso ordine della relazione nella successiva seduta del Consiglio. Non escludo che in questo momento ci possano essere brevi flash di contrappunto, stante anche l'interesse delle popolazioni a conoscere le iniziative che si intendono promuovere per rimediare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ribadisco quanto ha detto il collega Bianchi e richiamo la necessità assoluta che nella prossima riunione del Consiglio la materia attinente la grande viabilità e in particolare le comunicazioni sui centri intermodali trovi la sua conclusione in Consiglio per ragioni di assoluta comprensione da parte di tutti i colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Al di là delle comunicazioni di merito, soprattutto per quanto concerne l'Ossola che richiedeva una certa tempestività, rilevo un'estrema scorrettezza nell'impostare continuamente questo discorso di merito per quanto attiene a problemi di viabilità, di infrastrutture e di piano dei trasporti.
Constato che siamo alla quarta comunicazione dell'Assessore su questo argomento senza che il Consiglio possa entrare nel merito e quindi assumere posizioni. Rilevo che da almeno tre volte appare come rilievo esterno, che di questo argomento si è parlato in Consiglio regionale, ma riportando solo ed unicamente la posizione della Giunta, tant'è vero che ci si deve poi ridurre a dover, per grazia di qualcuno, inoltrare comunicazioni delle posizioni dei Gruppi politici sull'argomento perché in Consiglio regionale non vi è la possibilità concreta di poterne parlare.
Spero che questo non si ripeta altre volte.



PRESIDENTE

Questa metodologia non è stata imposta da nessuno: è sempre stata il risultato delle decisioni assunte in aula.



PICCO Giovanni

Esiste l'esigenza di attenzioni a questi aspetti, che non sono solo metodologici ma politici.



PRESIDENTE

Allora, facciamocene carico tutti, nel senso che quando assumiamo assieme qualsiasi decisione per i lavori del Consiglio, si abbiano presenti le conseguenze che comporta una metodologia piuttosto che un'altra, perch ogni atto in quest'aula ha delle conseguenze politiche come, per esempio quella di incominciare i lavori con mezz'ora di ritardo.
Chiede la parola il Presidente della Giunta regionale. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

L'osservazione che fa il Consigliere Picco, sotto l'aspetto formale può anche trovare punti di concordanza con l'opinione che esprime la Giunta regionale. La Giunta è però disponibile in ogni momento ad aprire le discussioni che i Capigruppo hanno deciso. Siamo stati noi a proporre questa informativa e i documenti relativi sono stati trasmessi da tempo. Il fatto che il Consiglio abbia avuto alcuni rinvii è stato determinato dalla scelta di problemi con carattere di priorità, decisa dai Capigruppo. La Giunta non è quasi mai intervenuta nel processo formativo dei lavori del Consiglio, ma si è rimessa sempre ai Capigruppo.
Proporrei di esaurire il dibattito sulla viabilità giovedì pomeriggio.
Per giovedì saremo anche disponibili a dare i risultati analitici sull'alluvione nell'Ossola ancora in corso di esame da parte degli organismi della Regione e dello Stato: Anas, Magistrato del Po e ferrovia.
Questo richiede qualche giorno di raccordo. Penso di proporre un'ulteriore riunione a Domodossola per lunedì prossimo. Finita quella riunione telefonerò al Ministro anche per conoscere quali provvedimenti egli intende proporre da parte del Governo. Quindi, giovedì faremo il punto di questa situazione.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Ho chiesto la parola convinto che potessimo discutere brevemente sulle comunicazioni relative all'Ossola. Le affermazioni del Presidente della Giunta hanno svuotato di molto quello che intendevo dire. Volevo semplicemente richiamare questa Regione, quindi chi la rappresenta, ad una sorta di costume che deve tendere a valorizzare soprattutto le istituzioni.
Le iniziative che ha preannunciato il Presidente della Giunta mi rassicurano in questo senso.
Ritengo che in queste situazioni a noi e a questa istituzione competa essere il capofila per le indicazioni, per il coagulamento degli interventi, soprattutto per la presenza nei confronti della popolazione non in termini di certe finalità politiche, ma in termini di risoluzione di problemi. Quanto ha detto il Presidente della Giunta è sufficiente per tranquillizzarmi che si tende ad inquadrare in questo senso le iniziative regionali. Riaffermo l'esigenza che il capofila deve essere la Regione Piemonte e che attorno alle sue iniziative devono coagularsi tutte le altre iniziative che portino rapidamente a risanare queste ulteriori ferite che si sono verificate nelle zone piemontesi.



PRESIDENTE

La parola all'architetto Picco.



PICCO Giovanni

Chiedo che la parte delle comunicazioni dell'Assessore Bajardi, esclusa quella relativa all'Ossola, venga fornita per iscritto al Consiglio, prima di darne velina alla stampa.
Se è vero che la discussione in Consiglio avviene nella prossima settimana, è bene che contestualmente venga fornita all'esterno un'informazione che comprenda le posizioni di tutte le forze politiche.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Avevo raccolto elementi su dati che, come semplice Consigliere regionale, che vive ai margini dell'Ossola senza strutture proprie al di fuori della sua persona fisica, ho cercato di raccogliere. La Giunta, forse per brevità di tempo, ha offerto indicazioni molto generiche, senza approfondire le cause o comunque fornire un quadro della situazione locale anche in ordine agli stati d'animo della popolazione. Il nostro ruolo di oppositori è da tempo realizzato con un taglio tipicamente nostro, non sfruttiamo le zone di vuoto all'interno dell'assemblea, cerchiamo di portare avanti un discorso costruttivo. Però sarebbe stato utile aver sentito qualche cosa di più ed avere conferito ai fatti dell'Ossola uno spazio più ampio. Forse perché vivo vicino all'Ossola, devo dire che la rabbia è ritornata tra le genti ossolane le quali non hanno finito di dar sepoltura ai loro morti della volta scorsa.
C'è la preoccupazione di dover dimostrare che la Giunta ha saputo proporre e realizzare nel passato cose che hanno tenuto; c'è un certo malessere, un certo malumore nei confronti di molti Enti che erano chiamati ad intervenire in sito, taluni di questi appartenenti a un mondo che non è della Regione. Il tutto andava comunque riportato stamane in quest'aula perché se ci sono responsabilità nei ritardi di tutti, dal Magistrato del Po alla Provincia di Novara che ha varato solo ieri l'altro progetti per 4 miliardi per intervenire sui danni dell'anno scorso (la disponibilità per la progettazione e per gli interventi gli era stata offerta in termini temporali di relativa ampiezza), queste responsabilità devono risuonare anche in quest'aula, per tentare di ricostruire quel coordinamento degli interventi che abbiamo invocato più volte.
Siamo rimasti dispiaciuti quando l'Assessore è stato definito il "mastino" della Regione per simboleggiare la sua attività. Abbiamo detto che è un entusiasta, un efficientista, un uomo che si muove. Diamo atto che l'Assessore e la Giunta sono stati presenti.
Forse però era il caso di verificare se gli interventi nel settore idrogeologico per la sistemazione degli argini dei fiumi, le cui opere erano state fatte con carattere di provvisorietà sono state realizzate come dovevano essere realizzate. Certi ponti buttati sul Melezzo con anse e con restrizioni consentite e tollerate, quando era stato detto con una certa solennità che dovevano essere rispettate le ampiezze e le dimensioni che i corsi avevano assunto, hanno creato situazioni che dovrebbero essere verificate anche a livello di assemblea e non solo a livello tecnico. Mi è stato detto, ad esempio, che talune sistemazioni nei corsi e nei torrenti sono state fatte nella parte piana e nella parte bassa, mentre era il caso di tentare una loro sistemazione nella parte alta, dalla quale trae origine ogni disastro. Anche il problema dell'alveo dei fiumi e dei torrenti valeva la pena che fosse riportato in questa sede. Mi si dice che l'Isorno ha travolto determinate infrastrutture all'inizio dell'abitato di Masera eppure aveva un letto ampio di circa 100 metri, il che vuol dire che la sistemazione di quel letto non era avvenuta o era intervenuta male.
Non faccio delle rivendicazioni campanilistiche. Vivo nella zona e sento l'ansia di quella gente la quale ritenendo di vivere in una terra maledetta o eccessivamente toccata da questi avvenimenti, non sa più che cosa dire davanti al riproporsi di una siffatta manifestazione, per cui il riproporsi di un disastro come quello che è intervenuto fa sollevare il dubbio che qualche cosa non sia stato congegnato come doveva e che non abbia funzionato bene.
Mi riservo di sviluppare nella discussione di giovedì l'intervento acquisendo ulteriori dati. Ringrazio la Giunta per i dati che ci vorrà ulteriormente fornire. Se un pensiero è giusto rivolgere in questo momento penso sia un pensiero di ricordo e di solidarietà verso le famiglie che sono state ancora un'altra volta toccate da questo marasma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Vorrei capire se siamo ancora nella fase della regolamentazione dei lavori o se siamo entrati nel merito della questione.



PRESIDENTE

In ogni caso penso che ci debba essere lo spazio per un intervento più ampio.
Comunque, giovedì prossimo ci sarà la possibilità di svolgere un intervento approfondito. Raccomando ai Consiglieri, ai Gruppi e alla Giunta di aver ben presente il punto di vista della Presidenza del Consiglio sulla questione dei tempi delle sedute del Consiglio, del modo in cui possiamo conquistare più spazio per i dibattiti. Noi siamo per la convocazione del Consiglio regionale in ogni ora del giorno e della notte secondo quel che il Consiglio decida opportuno e sufficiente per trattare in modo esauriente i temi e i problemi dell'ordine del giorno, suggeriti dai Capigruppo proposti dalla Giunta. Nessuna limitazione di nessun tipo e di nessun genere verrà mai frapposta dalla Presidenza del Consiglio a tenere non solo una seduta alla settimana, ma due, tre, quattro, cinque, quante sono necessarie per dare alla Giunta, alla maggioranza e all'opposizione lo spazio che ritengono opportuno per svolgere compiutamente la loro funzione.
Ostacoli oggettivi e soggettivi a questa disponibilità sono a volte emersi ma in nessun caso da parte della Presidenza del Consiglio. Se giovedì prossimo, incominciando la seduta alle ore 9,30 si vuol fare un ampio dibattito, come credo sia giusto, sulle autostrade e sull'Ossola, ne consegue che le leggi dell'agricoltura che devono essere approvate in tempo, non passeranno, che le leggi sui parchi, già iscritte all'ordine del giorno, slitteranno, che il regolamento del Consiglio regionale, all'ordine del giorno da un mese e mezzo, non passerà, e la volontà della Presidenza suggerisce che tutti i temi che sono all'ordine del giorno siano affrontati e portati a conclusione, senza rinvii, e che tutti gli altri problemi siano subordinati alle leggi che attendono di essere approvate. Ne consegue che gli appuntamenti, le riunioni di vario tipo e di vario genere devono fare i conti con questa volontà, altrimenti si sceglie oggettivamente un'altra strada, che è quella di non dibattere in Consiglio le leggi.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Se si ritiene di proseguire la discussione, la Giunta è in condizioni di fornire ampi ragguagli. Il sottoscritto, considerando l'andamento della discussione di stamane, ha voluto soffermarsi solamente su alcuni aspetti per fornire ai colleghi gli elementi di informazione essenziali, i dati quantitativi, alcune caratteristiche di ordine generale del fenomeno, ma è pienamente in grado di fornire anche elementi di valutazione particolarmente quelli che si riferiscono alla connessione tra l'attuale fenomeno e i precedenti in modo da individuare quei punti di debolezza e quegli elementi di giudizio critico nei confronti di vari livelli che, come avrete notato, non ho elevato nei confronti di nessuno.
La rabbia, il malessere della gente è un dato ampiamente riconosciuto e legittimo, si tratta di evitare che la rabbia si fondi su dati non esatti e si concentri sui dati reali che emergeranno dal confronto e dalla discussione che il Presidente ha proposto per lunedì a Domodossola, dalla discussione di giovedì in aula e in qualsiasi altra occasione che i colleghi riterranno utile. Vorrei però fare una considerazione. Non ritengo compito mio il dire ai giornali di non pubblicare la discussione fatta oggi: i giornali pubblicano quello che ritengono opportuno, piaccia o non piaccia. E' il libero gioco della vita democratica. La Giunta non distribuisce materiale, ma i giornali sentono. E vengo all'evento. Prego caldamente di entrare nell'ottica di una situazione che, nonostante la volontà dal punto di vista della sistemazione idraulica, idrogeologica e forestale, non si risolve solo con la volontà; si risolve con i tempi tecnici (per un ponte occorre un anno, per far crescere le piante che sono state asportate ci vogliono decenni), in un processo che deve tendere verso l'assenso delle popolazioni. Ho avuto innumerevoli richieste, per esempio di modificare i vincoli che abbiamo posto nella legge 38 in ordine alla ricostruzione in punti pericolosi. Ciò comporta una discussione approfondita.
Per quanto riguarda la sistemazione degli alvei abbiamo richieste continue dalle popolazioni interessate di restringere il Melezzo e di restringere il Toce. Certo la gente cerca di tutelare gli interessi che ritiene legittimi, ma che certamente urtano con gli interessi più generali.
E' un processo non semplice, che comporta un'opera culturale, la crescita di un atteggiamento diverso. Il Consiglio nella sua attività complessiva deve tendere al recupero culturale di ordine più generale. Non si possono fare le cose a dispetto della gente e quando un cittadino ritiene che ergere un argine sia contrario ai suoi interessi, anche se questo non è non c'è barba di carabiniere che ci possa permettere di tirare su quel muretto: dobbiamo trovare il modo di convincere che quel muretto è necessario, è utile al fine di avere da quel cittadino un sostegno e non una resistenza ad un'azione. Un atteggiamento comprensivo ci permette di fare più in fretta che non agendo dall'alto. In certi casi per raggiungere questo si perde qualche giornata, qualche settimana, comunque vale la pena di lavorare in questa direzione, perché non si tratta di ripristinare una situazione precedente, ma compiere un'operazione di più ampio respiro. La soluzione organica di certi problemi esige studi, esige attenzione e comporterà grandi risorse. In questa fase dobbiamo creare le condizioni affinché non si compromettano le successive realizzazioni in questo campo.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Intervengo per evidenziare come la nostra polemica su questo argomento all'ordine del giorno del Consiglio non sia strumentale né fine a se stessa.
Riteniamo che le funzioni della Presidenza del Consiglio debbano essere svolte con grande rispetto di tutte le esigenze delle forze politiche del Consiglio regionale; quindi quando si presume o si prevede di affrontare un certo argomento in Consiglio regionale, non vi sia soltanto spazio per la maggioranza, ma anche per le altre forze politiche che si debbono esprimere.
Mi spiace di non essere d'accordo con lei quando ribalta il problema in termini di disponibilità da parte dei Capigruppo. E' un problema che deve gestire la Presidenza del Consiglio in funzione delle esigenze politiche di tutte le forze.
Avendo anche avuto responsabilità di gestione di assemblee, mi permetto di richiamare la sua sensibilità e la sua attenzione, soprattutto in questa fase dei lavori del Consiglio prima delle elezioni amministrative; ritengo che le occasioni di argomenti che non sempre sono legislativi o deliberativi, ma di alto contenuto politico (per la rilevanza politica del nostro livello istituzionale) debbano essere affrontati con la completezza di tempo e di disponibilità che richiede l'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

I problemi sono di due tipi: se questa linea va corretta come ha detto giustamente il Presidente, va corretta nelle riunioni dei Capigruppo laddove si deve andare a recuperare lo spazio necessario al lavoro del Consiglio. L'altro aspetto, sul quale concordo con il Consigliere Picco, è che, per la forza delle cose, l'attività della Regione, come istituzione nel suo complesso, finisce per essere l'attività della Giunta.
A me pare che quello che verrà fatto nell'Ossola sarà il risultato del lavoro dell'istituzione e non del lavoro della Giunta, nel positivo e nel negativo.
E' un problema che attiene al sistema, che probabilmente troverà la sua giusta collocazione nella discussione sul regolamento del Consiglio che ricordiamoci, non è una discussione su un argomento formale, ma è la garanzia al Consiglio dello spazio e della centralità rispetto agli altri organi della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Le questioni che abbiamo portato in quest'aula nelle ultime riunioni sono state prevalentemente e preoccupantemente soprattutto questioni di merito. Il clima che si intende instaurare da parte di alcuni è la rissa e si sappia che su questo terreno noi non siamo d'accordo, ma, se obbligati arriveremo anche a questo.
Chiedo la convocazione della conferenza dei Capigruppo nella giornata di lunedì e di porre all'ordine del giorno la questione dei lavori del Consiglio. La Presidenza del Consiglio ha dimostrato in tutte le occasioni di tener conto delle indicazioni, dei cambiamenti, delle variazioni di posizione sul metodo e sui tempi che venivano proposti dai Gruppi e dalla Giunta. Mi rendo conto che il clima oggi, per motivi evidenti, rischia di diventare più radicalizzato.
Non possiamo venir qui a lamentare che i provvedimenti non sono completi, quando spesso c'è latitanza o noncuranza nei lavori preparatori al Consiglio. Diciamoci tutto nelle sedute dei Capigruppo e non facciamo in questo momento delle strumentalizzazioni che se vogliono portare alla rissa troveranno il nostro Gruppo purtroppo disponibile.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Abbiamo ricordato in più occasioni all'interno di questo Consiglio che la direzione politica dell'istituto regionale appartiene al Consiglio.
Questo l'abbiamo dibattuto a lungo, la Giunta ha sempre dimostrato di voler andare in quella direzione. Non vedo come da parte della Giunta o da parte della Presidenza del Consiglio si sia andati al di là o comunque non si sia rispettato questo impegno che avevamo assunto.
Quindi nego che vi sia una prevalenza della Giunta sul Consiglio.
Semmai si può parlare di vivacità di impegno; di conseguenza a dichiarazioni o a programmi che ciascuno di noi ha fatto e che ciascuno di noi rispetta o meno. La Giunta ha fatto la sua parte, non abusa certo della situazione in cui essa si trova, che non è dissimile da quella del Consiglio, anzi, ritengo che la vera attività, i veri dati, i veri obiettivi che si vogliono cogliere, si colgono qui all'interno del Consiglio regionale e, all'esterno, non avviene che l'esecuzione di processi che avvengono all'interno del Consiglio regionale. Riconfermiamo quanto abbiamo scritto nel nostro programma all'inizio del 1975 che l'autentica, vera, riconosciuta direzione politica della comunità regionale sta in quest'aula e non fuori di essa.



PRESIDENTE

C'è una richiesta precisa di esaminare la questione nella conferenza dei Capigruppo e, naturalmente, c'è la piena disponibilità della Presidenza del Consiglio a convocare la conferenza dei Capigruppo per lunedì.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Rilevo che il problema fondamentale non è quello dell'ordine del giorno, ma è quello costituito dall'interferenza oggettiva nell'ordine del giorno di una serie di situazioni e di fatti. Il problema rispetto al quale è aperto il giudizio di ciascuno di noi è sul modo di gestire queste interferenze.



PRESIDENTE

Certamente.
Il Consiglio è convocato per giovedì prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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