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Dettaglio seduta n.275 del 10/10/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Problemi energetici - Commercio

Prosecuzione dibattito sulla comunicazione della Giunta regionale in merito al problema dell'approvvigionamento di gasolio in Piemonte


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue la discussione sulla comunicazione della Giunta regionale in merito al problema degli approvvigionamenti di gasolio in Piemonte.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Nella relazione di questa mattina dell'Assessore abbiamo avuto il quadro delle difficoltà che si prospettano quest'inverno per il riscaldamento in Piemonte.
E' inutile constatare che se manca il combustibile non si prendono immediatamente dei provvedimenti. E' o non è possibile acquistare gasolio? Pare che sul mercato ci sia questa possibilità. Il parere che posso dare in qualità di imprenditore è di convocare le aziende che commerciano il combustibile per valutare la possibilità di fare rifornimenti a prezzi maggiorati escludendo le scuole, le case popolari, gli Enti a carattere morale ai quali devono essere garantiti prezzi equi.
Sono sicuro che quando la temperatura sarà sotto zero nessuna famiglia si rifiuterà di pagare 20 o 30 mila lire in più pur di avere la casa calda.
Dobbiamo soprattutto pensare che l'inverno che abbiamo alle porte pu essere duro, ma forse sarà meno duro di quello che verrà l'anno prossimo perciò è opportuno pensare in tempo al modo per fronteggiare il futuro di Torino e del Piemonte per il riscaldamento. Dobbiamo incoraggiare le conversioni degli impianti a carbone, la ricerca per la realizzazione dei pannelli solari per le scuole, ecc. Fra pochi mesi questo Consiglio sarà rinnovato, ci saremo noi o ci saranno altri, l'importante è che si incominci oggi a pensare al futuro del riscaldamento in Piemonte perch oggi ce la caviamo più o meno bene, ma fra un anno sarà peggio. Non ha importanza se la colpa è del Ministro o di qualcun altro, l'importante è riuscire a coprire questa carenza di combustibili e trovare vie alternative. Con questo augurio prego la Giunta di operare in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

L'Assessore Marchesotti ha fatto il quadro della situazione del riscaldamento civile, trascurando completamente le difficoltà che si incontrano nel settore dell'agricoltura. Mi spiace che non sia presente l'Assessore Ferraris perché le considerazioni che intendo fare sarebbero rivolte più a lui che non all'Assessore ai problemi commerciali.
La situazione che stanno vivendo i produttori agricoli da circa 40 giorni è drammatica. Tutti i giorni giungono telefonate sempre più pesanti a volte minatorie e il personale addetto alla distribuzione del gasolio per l'agricoltura viene anche minacciato perché non si possono assicurare le forniture nei quantitativi richiesti. Questa situazione pone dei problemi di estrema gravità che devono essere affrontati non soltanto a livello ministeriale ma anche a livello di Giunta regionale. Personalmente ho scritto al Ministro Nicolazzi, poi al Ministro Bisaglia, poi al Ministro Marcora, ho interessato il Prefetto e tutte le autorità che potevano dare una mano per risolvere questo problema, senza risultati positivi.
I cereali sono da trebbiare, da essiccare ed immagazzinare, i terreni sono da arare e da seminare: non vorrei che la carenza di carburante agevolato per l'agricoltura determinasse una carenza per l'anno prossimo di grano e che ci trovassimo nella condizione di doverci mettere in concorrenza con la Russia per acquistare grano canadese, con la differenza che la Russia ha l'oro siberiano e noi non abbiamo niente. Al massimo potremmo fare il cambio della Giunta con il grano americano! Nei mesi di luglio, quando già si intravvedeva la crisi petrolifera, il Ministro Nicolazzi dichiarò di voler privilegiare l'agricoltura. Però le Province di Novara, Vercelli e Torino (non ho i dati per quanto riguarda le Province di Cuneo, Asti ed Alessandria) hanno avuto una minor assegnazione del 20% circa rispetto al consumo dell'anno 1978. Quest'anno non c'è stato un minor consumo, anzi, i raccolti del riso e del mais, nonché le semine sono anticipate, tant'è vero che si è incominciato a consumare combustibile per i lavori agricoli autunnali almeno 10-15 giorni prima del solito mentre le assegnazioni sono state fatte sul "trend" di tempi del 1978. Le assicurazioni sono quindi cadute nel nulla o comunque si sono dimenticate.
Un'interrogazione di un collega chiede quante multe sono state elevate per la raccolta dei funghi: quello è un tipico caso di una legge approvata e non applicata; in questo caso c'è il provvedimento per privilegiare l'agricoltura e poi si dimentica l'agricoltura.



BONTEMPI Rinaldo

E' difficile applicare quella legge per la raccolta dei funghi.



FRANZI Piero

Questa è però più facile. Anche nel 1973 quando c'è stata l'altra crisi nel settore dei prodotti petroliferi, l'agricoltura, grazie alla presenza dell'Ufficio motori agricoli (UMA), non ha avuto le grosse difficoltà di oggi. Abbiamo la sensazione che ci siano delle grosse speculazioni delle stesse aziende di Stato.
L'Assessore ha parlato di cambio di sistema delle aziende petrolifere statali, ma questo cambio di sistema significa soltanto privilegiare i propri agenti e i propri rappresentanti periferici penalizzando altri rivenditori che non sono diretti agenti delle due compagnie, le quali attraverso i loro agenti e per il bisogno contingente costringono i produttori agricoli ad acquistare quantitativi di oli lubrificanti in misura superiore alle necessità aziendali. Ci sono produttori che hanno olio per i trattori e per le macchine per 3-4 anni e questo è un vantaggio che si sono assicurate le compagnie nazionali proprio facendo leva su questo monopolio.
Il discorso è sui costi e sui ricavi; se le compagnie non consegnano perché non hanno sufficienti ricavi, come è stato detto a chiare lettere ritengo sia demagogico voler sostenere che un'azienda lavori in perdita per il contenimento di costi di carattere generale.
Mi chiedo peraltro come AGIP e IPI riescono a coprire le perdite che hanno nella gestione di questa attività petrolifera: evidentemente facendole ricadere sulla pelle di tutti i contribuenti perché i buchi di bilancio vanno coperti in qualche modo. Quindi credo che sarebbe più corretto e meno demagogico trovare un sistema per rendere economica l'attività del settore petrolifero facendo in modo che ci sia una convenienza e un'economia.
Oggi è sufficiente non chiedere fattura e si può avere gasolio, oppure pagare 50 lire in più del prezzo CIP e si ottiene tutto quello che abbisogna. Queste sono offerte che ancora ieri mi sono state fatte e che rappresentano il ritorno alla borsa nera del tempo di guerra. Mi auguro che la Giunta si faccia carico di queste situazioni per fare luce su tali fatti speculativi la cui fonte non è facile da individuare se siano le compagnie nazionali o se siano quelle straniere, tuttavia è certo che la borsa nera è operante.
Per quanto riguarda il settore dell'agricoltura gradirei sapere se la Giunta si è preoccupata delle difficoltà in cui si trova il settore in questo momento. L'Assessore Marchesotti dice che dovrei porre la domanda all'Assessore Ferraris, ma non essendo presente l'Assessore all'agricoltura la pongo ai quattro componenti della Giunta che sono presenti.
Vorrei anche sapere se sono stati volutamente dimenticati i consorzi agrari, non perché io sia da qualche tempo Presidente della cooperativa consortile di Vercelli, ma perché i consorzi agrari forniscono i produttori agricoli che abbisognano di gasolio e noi non siamo nelle condizioni di avere questo bene indispensabile per azionare le mietitrebbie, per far funzionare i trattori, per essiccare i cereali, per arare e seminare.
Questa è la realtà. Siamo penalizzati con un 20% in meno rispetto al 1978 e cerchiamo di fronteggiare e di economizzare anche nelle consegne.
L'Assessore Marchesotti ha accennato, senza peraltro dare una risposta puntuale,al problema energetico nel contesto generale facendo riferimento alle centrali nucleari. Non voglio riaprire il discorso che abbiamo lasciato interrotto nel mese di luglio e che riprenderemo venerdì e sabato prossimi, ricordo soltanto che già nel mese di luglio dissi che era necessario pensare per gli anni '80 perché anche nel caso in cui si iniziasse la costruzione di una centrale nucleare subito, potremmo averla attiva solo fra sette o otto anni. In questo periodo in che modo potremo sopperire al deficit energetico? La domanda che ho posto allora in Consiglio la ripropongo adesso, per cui il discorso è aperto.
Assessore Marchesotti, l'abbiamo messa in tono scherzoso con quella battuta, ma le preoccupazioni rimangono per la semina del grano, per i prodotti che sono costati denaro e fatiche, che serviranno per l'equilibrio della nostra disastrata bilancia commerciale, ma che sono da mettere in magazzino. Dateci una mano perché i coltivatori diretti possano compiere puntualmente tutte le loro operazioni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, questo brevissimo intervento da parte del mio Gruppo vuole puntualizzare il completo accordo e l'approvazione della relazione e delle proposte che la Giunta ha formulato.
La relazione illustrata questa mattina dall'Assessore Marchesotti ha espresso in maniera fedele il lavoro che è stato fatto in questo ultimo periodo su questo problema che rappresenta agli occhi dell'opinione pubblica generalizzata il problema del momento. E' un un'attività che in questi ultimi tempi è stata particolarmente intensa di cui, al di là delle competenze che non abbiamo, è bene anche ricordarlo per non inventare improvvisi e sbagliati parafulmini, la Regione e gli Enti locali si sono fatti carico con iniziative che hanno cercato di andare a fondo dei problemi per recepire dei dati sufficientemente attendibili attraverso un confronto diretto con le associazioni petrolifere e le varie categorie. Dal dato che emerge dalla relazione e dalle notizie apparse sui giornali dobbiamo avvertire la straordinaria urgenza di un intervento governativo.
Mi pare giusto chiamare in causa il Governo intanto perché l'articolo 14 del decreto ne mette comunque in causa ruolo e funzioni e perché riteniamo che vada esaminata in tutta la sua portata la pecularietà della situazione piemontese per una serie di ragioni che non sono solo riconducibili alla chiusura della MACH di Volpiano, ma a ragioni che attengono al particolare rapporto che esiste tra raffinerie, produzione e distribuzione. La situazione in Piemonte è nettamente più grave che nelle altre Regioni del nord.
Accolgo favorevolmente la proposta del Consigliere Cerchio di impegno di tutte le forze politiche per premere affinché si arrivi a garantire subito i rifornimenti necessari per la Regione e per la città di Torino.
Dobbiamo fare qualche considerazione sul modo in cui è stato affrontato il problema energetico. Nel dibattito che c'è stato a luglio ponevamo in evidenza le esigenze che sarebbero scaturite nei mesi invernali data la situazione internazionale, data la situazione degli aumenti e della ventilata mancanza di combustibile.
Credo che non possa qui non essere espressa una forte critica su come si è comportato il Governo su questo problema. Le misure a breve e medio termine non sono state decise in tempo; quelle decise disciplinano i periodi di accensione degli impianti di riscaldamento, ma riescono soltanto a tamponare la situazione. Cogliendo la peculiarietà, la specificità e l'urgenza di questo problema, dobbiamo cogliere anche la questione generale del piano energetico e dei provvedimenti conseguenti.
Non possiamo dimenticare che pochi mesi fa un Ministro, attualmente incaricato in altro dicastero, ha avuto un comportamento nei confronti degli aumenti e nei confronti della consistenza dei rifornimenti a dir poco leggero; un Ministro che, nonostante i fatti dimostrassero chiaramente il contrario, ha continuato ad assumere un atteggiamento abbastanza allegro disinvolto e tranquillizzante nei confronti della popolazione.
Dobbiamo aver coscienza che l'azione degli Enti locali, l'azione delle istituzioni politiche democratiche della Regione sono elementi decisivi fondamentali per sviluppare un'azione congiunta con gli organi dello Stato in particolare con il Governo. L'appuntamento a Roma per venerdì mi sembra molto importante ed auspico che da quell'incontro si esca con una decisione operativa.
I giornali titolano: "Manca il gasolio, ma nessuno si muove"; credo invece, che le iniziative assunte abbiano posto in evidenza che la sensibilità sul problema è stata tale da metterci in moto al di là delle nostre competenze.
Ieri abbiamo presentato una mozione insieme ai Gruppi socialista e dell'ULD, che sottoporremo agli altri Gruppi politici perché riteniamo di dover partecipare in questa azione che deve vederci, al di là delle valutazioni sul piano energetico, tutti d'accordo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini chiede di intervenire. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Certamente non si può non ascrivere a merito dell'Assessore l'informazione che ci ha dato questa mattina e, contestualmente, non si pu non sottolineare la peculiarietà del problema del Piemonte. Tra l'altro sarà bene ricordare che con i provvedimenti sulle fonti energetiche o fluide generale si è penalizzato, addirittura in termini costituzionalmente più o meno corretti, le popolazioni del nord rispetto alle altre. Non solo ma la specificità del nostro territorio, legato all'industria e all'agricoltura, indica chiaramente come il Piemonte dovrà introdurre un disegno strategico.
Si era parlato della nascita della Consulta regionale sui problemi dell'energia la quale potrebbe essere quel momento di verifica continua specifica secondo i precisi problemi di cui una strategia a lungo termine come è auspicata dal Consigliere Benzi, avrebbe bisogno.
Peraltro vorrei cogliere un argomento che ha sollevato il collega Franzi. Dice: "La centrale nucleare non risponde a un problema di questo tipo, perché è iniziata ora ed incomincerà ad entrare in esercizio fra otto anni". A parte il fatto che se lo stesso discorso lo facciamo ancora per qualche anno, entrerà in esercizio fra dodici, ma, a mio avviso, si deve andare ad individuare tra le cause delle deficienze energetiche del mondo occidentale quella che è stata individuata da Salvatorelli sulla "Stampa" con un'intuizione che ho apprezzato. Sostanzialmente egli sostiene che le insufficienze di forniture di gasolio nel mondo occidentale non sono tanto un problema di rapporto tra la quantità esistente e la quantità che si vuole mettere a disposizione, ma dipendono dalla crisi di credibilità che ha il mondo industrializzato occidentale nei confronti dei Paesi arabi e del Terzo Mondo in generale. Questo spiegherebbe la folle rincorsa che assistiamo tra Paesi produttori di petrolio e Paesi produttori di beni strumentali, che poi vengono acquistati dai produttori di petrolio con un processo inflattivo che danneggia gli uni e gli altri.
Orbene, se il modello industriale non è più un punto di riferimento politico di questi Paesi, a parte la ridiscussione del modello culturale vengono rimessi in discussione anche i suoi modelli di programmazione per il futuro.
Allora sono dell'opinione che una programmazione energetica del mondo occidentale, proiettata sul nucleare e su quant'altro si riterrà di fare darà un peso contrattuale alle potenze del mondo occidentale e in particolare alle potenze della CEE, per cui se è vera l'intuizione di Salvatorelli che non c'è rapporto diretto tra le scorte e le insufficienti forniture (la prova di questo sarebbe che le scorte dal 1970 ad oggi sono aumentate e non sono diminuite nonostante siano aumentati i consumi), il recupero di credibilità che si avrà con una pianificazione energetica verso il futuro e con il coraggio di affrontare scelte anche delicate come quella nucleare, probabilmente avrebbe un risultato a medio e a lungo termine cioè fra nove anni quando si ridurrà la nostra dipendenza da questo tipo di fonte energetica. Ma il risultato si avrà soprattutto nell'immediato perch i Paesi produttori di petrolio incominceranno a capire che il mondo occidentale si sta organizzando con modelli alternativi tali da metterci nelle condizioni di trattare non in termini di maggiore forza, perché non siamo alla politica delle cannoniere, ma in termini di maggiore credibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

Voglio augurarmi che il prossimo inverno e l'altro che verrà non abbiano le temperature degli inverni del '55 e '56 quando avemmo nell'Albese 27 gradi sotto zero. Se si verificherà questa circostanza sarà una tragedia in tutti i sensi.
Mi riferisco alle spese di riscaldamento che devono sopportare le famiglie di operai abitanti in case popolari nelle quali, a prescindere dalla spesa di riscaldamento che per una famiglia tipo incide sulle 500/600 mila lire all'anno, le spese per il canone e generali vanno dalle 80 alle 100 mila lire al mese. Se i Paesi arabi faranno un altro passo avanti nell'aumento dei prezzi del gasolio, mi domando che cosa dirà l'ex Ministro Nicolazzi.
Propongo al Consiglio di prendere in esame la corresponsione di un'indennità di riscaldamento agli operai (non dico questo naturalmente per stimolare i sindacati a fare altri scioperi) ed ai dipendenti statali che vivono in Piemonte i quali hanno 50/60 mila lire al mese di spese per riscaldamento rispetto agli impiegati statali dipendenti a reddito fisso di Taormina, di Salerno o della costa amalfitana. Non è questa una discriminazione nei confronti di lavoratori dipendenti? Secondo me è un dato di fatto oggettivo del quale le autorità competenti dovrebbero tener conto.
Approvo l'analisi diligente che ha fatto l'Assessore Marchesotti. Il problema è serio e drammatico, mi auguro, in contrasto con quel famoso vecchietto che si fregava le mani, che questo inverno non sia lungo e duro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti per la replica.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Ringrazio i Consiglieri che sono intervenuti a nome dei Gruppi politici per i contributi positivi che hanno dato.
Per quanto riguarda l'intervento del Consigliere Franzi assicuro che l'Assessore Ferraris e il Presidente della Giunta si sono occupati di tale questione investendo il Governo. Non ho però elementi concreti e certi per una risposta. Mi posso impegnare, a nome dell'Assessore Ferraris, a dare una risposta ai quesiti che sono stati posti. Questa mattina abbiamo messo in rilievo soltanto gli aspetti del combustibile per riscaldamento, a questi si aggiunge la situazione dell'agricoltura e la cosa è nel complesso più grave di quella che può risultare dai dati e dalla situazione che abbiamo descritto e denunciato.
L'azione congiunta delle Giunte regionale, comunale e provinciale condotta nei confronti con il Governo ha dato qualche risultato, forse un po' in ritardo, comunque venerdì siamo convocati a Roma dal Ministro Bisaglia. A questo incontro vorremmo andare esprimendo la posizione unitaria del Consiglio regionale rispetto alla situazione particolare del Piemonte e rispetto alle proposte che abbiamo fatto il 21 settembre al Governo.
In quell'occasione, a seguito della riunione con le società petrolifere, concordammo che le proposte da avanzare erano: invito al Governo di intervenire presso L'Agip e la IPI affinch immettessero al consumo una quantità uguale a quella del '78 e anche superiore. Dobbiamo dire che L'Agip e la IPI stanno intervenendo in Piemonte facendo uno sforzo serio. Quindi un risultato lo abbiamo ottenuto.
La seconda proposta era di utilizzare i 50 miliardi che il Governo ha a disposizione con il decreto sull'aumento della benzina o quanti erano necessari (a disposizione ci sarebbero 200 miliardi) per intervenire in Piemonte. Le vie indicate erano due: o intervenire presso tutte le società compresa L'Agip e la IPI, affinché immettano in Piemonte la quantità necessaria di gasolio per riscaldamento; oppure, se questo non si potrà realizzare, dare un'integrazione ai commercianti affinché possano acquistare in una raffineria della Liguria, della Sardegna o della Sicilia.
Una risposta su questo non l'abbiamo avuta e per noi è uno degli elementi determinanti per avviare a soluzione questo problema. L'altra proposta è di rimettere in produzione la MACH di Volpiano che non è in crisi: manca il greggio per poter lavorare e di fronte ad una pressione come l'attuale è chiaro che il proprietario ricatta da un lato il Governo e dall'altro il Governo non accetta ricatti; la soluzione potrebbe essere quella di mettere a disposizione una certa quantità di greggio perché sia lavorato e immesso sul mercato. Mi rendo conto che questa proposta non risolve il problema tuttavia di fronte alla gravità della situazione si risolve il problema immediato lasciando aperta la questione per riprenderla fra 15 giorni.
Su queste proposte concrete non abbiamo avuto risposta. Di fronte ad una situazione così grave che può diventare tragica, si deve aspettare fino al 12 dicembre per avere un incontro.
Ci sono delle cose che non sono giustificabili e ne voglio dire una.
Sappiamo che il Governo italiano diversi mesi fa si è impegnato a Tokio con gli Stati maggiormente industrializzati a portare il prezzo del gasolio in Italia al pari di quello in Europa. Perché non se ne discute apertamente? Ci deve proprio essere la pressione in Piemonte, perché c'è un'amministrazione di sinistra,e una nel Veneto dove c'è la Democrazia Cristiana, per trovare un alibi all'aumento del gasolio. Certo che se fosse così, e io sono sicuro che è così, la cosa è molto grave e invito i Consiglieri regionali ad approfondire questi comportamenti.
Se saremo in condizione di parlare venerdì a Roma, a nome di tutto il Consiglio, al di là delle considerazioni che possiamo fare per giustificare o per condannare il Ministro Bisaglia, dimostreremo di essere capaci di tener testa (e non la coda) in momenti gravi come quelli che sta vivendo il Piemonte. La situazione socialmente è molto seria: oggi riguarda il riscaldamento, ma potrebbe nei prossimi giorni riguardare l'ordine pubblico se non si risolve questo problema. Noi ce ne preoccupiamo e crediamo sia giusto che tutte le forze politiche presenti in Consiglio se ne preoccupino.
Da parte del Consigliere Marchini è stata proposta la nomina di una Consulta. La Giunta è disponibile a discutere su questo anche prima che venga esaminato il disegno di legge sull'energia presentato dalla Giunta che prevede appunto una Consulta di questo tipo. Se si vuole, come proponeva il Consigliere Cerchio, coinvolgere tutte le forze politiche questa potrebbe essere la sede propria.



PRESIDENTE

Vi do lettura dell'ordine del giorno in merito presentato da tutti i Gruppi: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della gravissima situazione esistente in Piemonte in merito alla crisi degli approvvigionamenti di combustibile per riscaldamento e per usi agricoli e dimostrata dai seguenti dati: 700.000 tonnellate di gasolio in meno, pari al 37% del consumo dell'intera annata 1978 ed in particolare 534.000 tonnellate in meno nella città capoluogo dove la carenza è del 40 rispetto alle necessità rilevato che le cause vanno fra l'altro ricercate nella diminuzione sensibile di forniture e consegna da parte delle compagnie petrolifere nella situazione di inoperatività della MACH di Volpiano, nella scomparsa della quota di gasolio importata dall'estero dai cosiddetti liberi importatori denuncia apertamente questa ed ogni altra manovra speculativa impegna il Governo ad intervenire subito con misure atte a stroncarle ravvisando inoltre nella situazione di Torino e del Piemonte le condizioni di particolare gravità, già più volte fatte presenti con pressante azione dagli Enti locali piemontesi, dalle forze politiche sociali e sindacali rilevando che non può essere giustificato nessun indugio o assenza da parte del Governo di fronte ad una situazione che rischia di diventare di autentico pericolo sociale consente con le iniziative avviate dalla Giunta, la impegna a portare avanti le iniziative intraprese e in particolare auspica che dalla riunione del 12 a Roma, attraverso il contributo di tutte le forze politiche, si giunga a garantire subito i rifornimenti necessari per tutti gli usi per la Regione e la città di Torino".



FRANZI Piero

Chiedo che nell'ultimo periodo sia inserita anche l'agricoltura.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei essere molto chiaro su questo punto. Da tempo abbiamo accolto le richieste del mondo dell'agricoltura. Al Ministro Bisaglia, infatti, faremo presenti le necessità delle istituzioni sanitarie e sociali, ma faremo anche presente la necessità prioritaria del rifornimento all'agricoltura.
Intendo rassicurare il Consigliere Franzi a questo proposito.



PRESIDENTE

Rimane inteso che la richiesta del Consigliere Franzi, accolta dal Presidente della Giunta, sarà inserita nell'ultimo capoverso, dove si leggerà: ". .necessari per tutti gli usi e in particolare per quelli agricoli per la Regione e la città di Torino".
Pongo in votazione l'ordine del giorno per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Controllo sugli atti degli enti locali

Esame progetto di legge n. 437: "Integrazione alla legge regionale 4 aprile 1979 n. 17 (Bilancio ESAP)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto dodicesimo all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 437: "Integrazione alla legge regionale 4 aprile 1979, n. 17 (Bilancio ESAP)".
Relatore è il Consigliere Rossotto, a cui do la parola.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il bilancio dell'ESAP doveva essere approvato in occasione dell'approvazione delle variazioni sul bilancio. Per un disguido non fu in allora approvato, pertanto si rende oggi necessario questo adempimento da parte del Consiglio. La Commissione a suo tempo ha esaminato ed approvato il documento.



PRESIDENTE

Vi do lettura dell'articolo unico: Articolo unico - "Alla legge regionale 4 aprile 1979, n. 17, è aggiunto il seguente articolo 53: 'Articolo 53 - Bilancio di previsione dell'Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte E' approvato il bilancio di previsione dell'Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte, per l'anno finanziario 1979, allegato alla presente legge' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 40 hanno risposto SI n. 26 Consiglieri hanno risposto NO n. 12 Consiglieri si sono astenuti n. 2 Consiglieri.
E' approvato.


Argomento: Emigrazione

Comunicazioni della Giunta regionale sul problema dell'emigrazione


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alasia per le comunicazioni della Giunta regionale sul problema dell'emigrazione.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Signori Consiglieri, il Consiglio nel luglio scorso aveva adempiuto all'obbligo della designazione dei membri della Consulta per l'emigrazione prevista dalla legge 42 del luglio 1978. Le proposte che oggi porto sono frutto di indicazioni e di valutazioni unanimi della Consulta.
Sul piano generale devo ricordare alcune cose. La Consulta nel pervenire a queste proposte operative e di riparto finanziario parte da considerazioni che vorrei riassumere brevemente.
A fronte dei problemi migratori soprattutto di quelli immigratori presenti nella nostra realtà regionale, fenomeno di massa che ha finito per inasprire i problemi degli immigrati stessi e dei cittadini residenti, a fronte della "qualità" di questi problemi, sia nel momento di erogazione della forza lavoro nel processo produttivo (qualifiche, mansioni, livelli delle retribuzioni, ecc.) sia nel momento esterno a livello della società civile, della formazione e riproduzione storica di questa forza lavoro (problemi della scuola e della formazione ai vari livelli, della casa della salute) dobbiamo avere coscienza della portata, della modestia del nostro strumento legislativo. Nessun miracolismo, dunque, che non potrebbe essere dato da nessuna legge.
Dobbiamo conseguentemente proporci di fare questa legge (che probabilmente dovrà essere riveduta e modificata quando interverranno e se interverranno provvedimenti nazionali, tenendo anche conto delle indicazioni che erano emerse al convegno di Senigallia), un utilizzo serio concreto, non dispersivo nel senso che utilizzi i pochi mezzi a disposizione in interventi che lascino un segno.
Guai se dovessimo ubbidire alle più disparate sollecitazioni che possono venire in questo campo.
La Consulta ha pertanto esaminato una serie di questioni che espongo brevemente prima di parlare dei criteri di utilizzo dei fondi.
Studi e ricerche. Pensiamo per ora di non dover avviare studi di carattere generale sui fenomeni di emigrazione e di immigrazione. Vorremmo fare alcune cose che non siano dispersive, vorremmo censire e conoscere meglio alcuni fenomeni tipici del periodo storico che attraversiamo.
Intanto abbiamo acquisito i dati relativi al fenomeno dei frontalieri raccolti nella nota scritta che è stata inviata ai Consiglieri e che consentono i primi interventi operativi.
Il prof. Frey dovrebbe condurre una ricerca sul fenomeno del lavoro a domicilio nell'area di Settimo in relazione al lavoro minorile e al lavoro femminile di famiglie in larga misura di origine immigratoria e di famiglie numerose. Questo studio farà luce su alcuni aspetti particolarmente acuti del rapporto di lavoro e sul fenomeno di abbandono della scuola dell'obbligo.
Credo che questo sia uno "spezzone" importante della realtà piemontese va anche considerata la proposta suggerita dall'avvocato Oberto nell'ultima riunione della Consulta in ordine alla costruzione storica del fenomeno immigratorio.
Così, come abbiamo convenuto nella Consulta, questo lavoro richiede meditazione e tempi di realizzazione lunghi.
Frontalierato. La questione più immediata e più importante è quella relativa all'applicazione dell'accordo italo-svizzero sul ristorno fiscale.
L'accordo prevede il ristorno in Italia di una parte delle imposte che i frontalieri versano al fisco elvetico. Dai dati che risalgono al 31 dicembre 1978 abbiamo valutato che i frontalieri con la Svizzera sono 4.564. Il Ministero degli esteri ha insediato un Comitato tecnico per la ripartizione dei fondi che, secondo fonti ufficiose dello stesso Ministero e stante il recupero degli anni precedenti in base all'accordo italo svizzero, dovrebbe ammontare a 34.950.000 franchi svizzeri (17 miliardi e mezzo di lire italiane). Secondo altre stime si può arrivare fino ai 40 milioni di franchi svizzeri. Questa cifra complessiva dovrebbe essere ripartita fra la Lombardia, il Piemonte e la provincia di Bolzano. Non azzardo stime di ripartizione perché non dispongo analiticamente dei dati delle altre Regioni, credo di poter dire tuttavia che alle Comunità del Verbano, del Cusio e dell'Ossola deriveranno cifre consistenti.
Ci faremo parte diligente in sede nazionale per ottenere una rapida ripartizione dei fondi e la fissazione dei criteri, concorreremo con le comunità interessate a fissare criteri di utilizzo delle cifre di ristorno in modo che si evitino distorsioni e che siano orientate verso iniziative che abbiano un significato diretto e concreto.
Interventi socio-assistenziali. Signori Consiglieri, le proposte scritte che vi ho consegnato corrispondono alle indicazioni unanimi della Consulta. Si tratta comunque di un criterio con carattere sperimentale valido per quest'anno e che potrà essere confermato o modificato nel prossimo anno. La legge stabilisce che la Regione attui interventi di carattere socio-assistenziale, tramite i Comuni, a favore dei lavoratori piemontesi emigrati all'estero con le loro famiglie, prevedendo diversi tipi e forme di intervento. La proposta è che nella prima applicazione della legge si utilizzino i fondi disponibili per l'erogazione di contributi per la prima sistemazione dei lavoratori immigrati all'estero che rientrano definitivamente in Piemonte e che versino in disagiate condizioni economiche.



PRESIDENTE

Vi do lettura dell'ordine del giorno presentato in merito: "Il Consiglio regionale udita la relazione svolta, a nome della Giunta, dall'Assessore al lavoro sugli interventi regionali in materia di movimenti migratori per l'anno 1979 preso atto che tale programma è stato illustrato alla Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione, ottenendone il parere positivo nella seduta della Consulta stessa del 21 settembre scorso approva ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2 della legge regionale 6 luglio 1978, n. 42, il programma annuale di interventi in materia di movimenti migratori per l'anno 1979 presentato dalla Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti in aula.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame legge rinviata dal Governo: "Classificazione delle aziende alberghiere"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quattordicesimo all'ordine del giorno: Esame legge rinviata dal Governo: "Classificazione delle aziende alberghiere".
La parola al relatore, Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

La V Commissione ha esaminato il problema creatosi con il rinvio della legge regionale "Classificazione delle aziende alberghiere", approvata all'unanimità il 25 luglio 1979.
Ha discusso la proposta della Giunta di ripresentare il testo integrale della legge all'approvazione del Consiglio regionale, proposta argomentata da una serie di valutazioni sul parere di rinvio espresso dal Commissario di Governo il 29 agosto 1979.
Il Governo ha rilevato che "la legge regionale dettando in varie norme le qualificazioni giuridiche dell'attività ricettiva e modificando il vigente sistema di classificazione alberghiera secondo i requisiti e le caratteristiche di cui alle tabelle allegate alla legge medesima viene ad invadere una funzione tipica e specifica dello Stato", rimanda quindi alla "necessità di una legislazione unitaria di principio".
La Giunta fa presente che la Corte Costituzionale nella sentenza n. 66 del 15 giugno, 4 luglio 1979 con riferimento alla materia della caccia afferma che "le Regioni a Statuto ordinario possono legiferare nelle materie di loro competenza non appena emessi i relativi decreti di trasferimento di funzioni indipendentemente dall'adozione di apposite leggi cornice".
Inoltre ricorda l'ordine del giorno votato alla Camera dei Deputati su iniziativa dell'onorevole Faenzi che impegna l'esecutivo ad approvare le leggi regionali concernenti la materia della classificazione alberghiera su testo concordato fra tutte le Regioni.
E' il caso di questa legge che mette fine alla situazione di disagio degli operatori del settore che attendono da anni le modifiche alla legge del 1937.
D'altra parte i criteri del 1937 non sono ovviamente più validi ed ogni Ente provinciale per il turismo si attiene a criteri di buon senso e di valutazione di un esercizio rispetto agli altri, senza peraltro riuscire ad eliminare alcune differenze assai vistose cui solo il testo di legge concordato tra le Regioni potrebbe ovviare.
Per queste ragioni la V Commissione fa proprie le argomentazioni della Giunta, con la sola astensione del rappresentante del MSI e ritiene opportuno ripresentare il testo integrale della legge all'approvazione del Consiglio regionale.
In Commissione eravamo rimasti d'accordo che i Gruppi si sarebbero pronunciati in aula in ordine alle rispettive posizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il Gruppo della D.C., si riconosce nella relazione ora letta e conferma l'approvazione del testo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Dichiaro l'astensione da parte mia in ordine a questa legge, in quanto ritengo che ci siano fondati dubbi sulla validità delle osservazioni fatte.
Alle osservazioni fatte dal Commissario di Governo la Giunta ha contrapposto l'osservazione che la legge del 1937 è ormai abbondantemente superata tant'è vero che, in concreto, quando gli Enti provinciali del turismo provvedono alle mansioni loro affidate dalla legge, provvedono con criteri di buon senso, di gran lunga diversi da quelli della legge del 1937. E' stata poi richiamata una sentenza della Corte Costituzionale, la quale si esprime nel senso che, una volta emanati i decreti di delega alle Regioni, le stesse possono legiferare anche in assenza delle leggi cornice.
Nel preambolo della legge tornata al nostro esame si richiama il decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1972 che ha questo titolo: "Trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative regionali in materia di turismo" e fra queste c'è anche il decreto sulla classificazione e la localizzazione di immobili adibiti ad uso di albergo, pensione e locanda. Il principio della Corte Costituzionale è fuori discussione, però parla delle "funzioni trasferite" e, in questo caso, sono solamente quelle amministrative. Come la Regione può legiferare in materia di provvedimenti amministrativi concernenti la classificazione alberghiera, così potrebbe legiferare fissando criteri astratti, ma solo nell'ipotesi che questi ultimi non fossero già predeterminati con legge.
Siamo d'accordo che la legge del 1937 è superata, siamo d'accordo con l'osservazione della Giunta secondo la quale i Ministri che si sono succeduti al dicastero del Ministero del turismo hanno sempre promesso di interessarsi per una modifica, ma non hanno mai provveduto: ma sta di fatto che la legge del 1937 è tuttora in vigore e siccome le leggi non cadono in desuetudine ma possono essere abrogate, fino a quando la legge del '37 che prevede i criteri astratti di classificazione degli alberghi, è legge dello Stato, una legge regionale non può, posto che la Regione ha avuto la delega ai fini dei provvedimenti amministrativi, legiferare in materia.
Non voglio ergermi a difensore d'ufficio del Commissario di Governo tuttavia ritengo che siano fondate le sue osservazioni. La legge regionale stabilisce criteri in astratto di classificazione alberghiera, mentre secondo la delega ricevuta, avrebbe dovuto limitarsi a fissare i criteri amministrativi di classificazione, il che significa che poteva e doveva sostituirsi agli Enti provinciali del turismo e, in seconda istanza, al Ministero del turismo per la classificazione in concreto.
Per questi motivi mi asterrò dalla votazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore all'industria alberghiera

Ricordo al Consigliere Majorino che il D.P.R. 616 trasferisce alla Regione competenze non solo di carattere amministrativo, ma anche di carattere legislativo. Ci sono poi problemi di carattere politico. Nel corso del dibattito avevo fatto cenno all'intesa esistente fra tutte le Regioni. La legge del 1937, oltretutto, fissava una classificazione che non solo è superata dal tipo di strutture alberghiere, ma è superata anche dalla domanda turistica.
L'ordine del giorno presentato dall'onorevole Faenzi alla Camera è stato votato all'unanimità; in esso è detto che le Regioni possono legiferare anche in mancanza di una legge quadro.
Pertanto sono del parere che la legge va riproposta così com'è stata presentata, anche in considerazione del fatto che si uniforma alle decisioni delle altre Regioni.



PRESIDENTE

Gli articoli della legge vengono approvati pertanto nello stesso testo precedente.
Articolo 1 - Oggetto "La Regione Piemonte provvede, ai sensi dell'articolo 1, primo comma lettera g), del D.P.R. 14 gennaio 1972, n. 6 e dell'articolo 56, primo comma, del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, alla classificazione delle aziende alberghiere prevista dal R.D.L. 18 gennaio 1937, n. 975, secondo le modalità di cui alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - Aziende alberghiere "Sono 'alberghiere' le aziende organizzate per fornire al pubblico, con gestione unitaria, alloggio ed eventuali servizi di bar, ristorante ed altri servizi accessori.
Le aziende alberghiere si distinguono in: a) 'Alberghi", quando possiedono le caratteristiche indicate nell'allegata tabella A) b) 'Alberghi residenziali', quando offrono alloggio in appartamenti costituiti da uno o più locali forniti di servizio autonomo di cucina e possiedono le altre caratteristiche indicate nell'allegata tabella B).
Le tabelle A) e B) di cui al precedente comma, nonché il quadro di classificazione di cui al successivo articolo, formano parte integrante della presente legge".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 - Criteri di classificazione "Le aziende alberghiere sono classificate conformemente alle disposizioni di cui al quadro di classificazione e alle tabelle A) e B) allegati alla presente legge in cinque categorie denominate: lusso, prima seconda, terza e quarta e contrassegnate rispettivamente dal segno distintivo di cinque, quattro, tre, due e una stella".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4 - Durata della classifica "La classifica ha efficacia per un quinquennio. Qualora durante il quinquennio, e manchi almeno un semestre al compimento di esso, si siano verificati notevoli cambiamenti nelle condizioni che hanno dato luogo alla classifica, può, d'ufficio o a domanda, provvedersi all'assegnazione dell'azienda alla categoria corrispondente alle mutate condizioni.
Per le nuove aziende, aperte durante il quinquennio, la classifica ha efficacia per la frazione del quinquennio in corso".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 - Pubblicità della categoria "E' fatto obbligo di esporre in modo visibile all'esterno e all'interno dell'azienda alberghiera il segno distintivo della categoria assegnata realizzato in conformità al modello approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6 - Denominazioni e indicazioni "Le aziende alberghiere che forniscono il servizio di autorimessa, con box o con parcheggio, per tanti posti macchina o imbarcazione quante sono le camere per gli ospiti maggiorate del 10%, nonché i servizi di primo intervento di assistenza meccanica per turisti motorizzati, rifornimento carburante, ristorante o tavola calda e fredda, bar, possono assumere la denominazione di 'Motel'.
Le aziende alberghiere caratterizzate dalla centralizzazione dei servizi in funzione di più stabili facenti parte di uno stesso complesso ed inserite in area attrezzata per il soggiorno e lo svago degli ospiti possono assumere la denominazione di 'Villaggio albergo'.
Le aziende alberghiere di seconda, terza e quarta categoria che forniscono alloggio e servizio di ristorante prevalentemente per periodi superiori al mese e con la determinazione di prezzi mensili possono assumere la denominazione di 'Pensione', rispettivamente di prima, seconda e terza categoria.
In alternativa all'indicazione 'Albergo' può essere usata l'indicazione 'Hotel' o, limitatamente agli alberghi contrassegnati da quattro o cinque stelle, 'Grand Hotel' o 'Grande Albergo' o 'Palace'.
Per gli alberghi che forniscono il solo servizio di alloggio può essere usata in aggiunta l'indicazione 'Meuble' .
E' vietato usare per le aziende alberghiere denominazioni ed indicazioni diverse da quelle previste dalla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7 - Sanzioni "Il titolare di azienda alberghiera che non provvede alla denuncia del proprio esercizio al fine della sua classificazione è soggetto alla sanzione amministrativa da L. 300.000 a L. 900.000.
Tale sanzione è raddoppiata nel caso in cui il titolare si rifiuti di fornire le informazioni richiestegli ai fini della classificazione o di consentire gli accertamenti disposti allo stesso fine, oppure denunci elementi non corrispondenti al vero.
Il titolare di azienda alberghiera che ometta di indicare la classifica o di esporre il segno distintivo della categoria, ovvero attribuisca al proprio esercizio con scritti o stampati o in qualsiasi altro modo, una classifica diversa da quella propria o affermi la disponibilità di attrezzatura non conforme a quella esistente è soggetto alla sanzione amministrativa da L. 300.000 a L. 900.000.
Chiunque eserciti un'azienda alberghiera che non abbia le caratteristiche previste dalla presente legge o che non abbia ottenuto la classifica è soggetto alla sanzione amministrativa da L. 1.000.000 a L.
3.000.000.
In caso di recidiva le sanzioni di cui ai commi precedenti sono raddoppiate".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8 - Norme transitorie e finali - "La classifica prevista dalla presente legge opera dal 1° gennaio 1980.
Le aziende di nuova apertura sono classificate, dalla data di entrata in vigore della presente legge, secondo i criteri indicati nelle allegate tabelle A) e B).
Le aziende che alla data di entrata in vigore della presente legge risultano classificate in una categoria alberghiera e che all'atto dell'attribuzione della classifica operante dal 1° gennaio 1980 non possiedono i requisiti necessari per l'attribuzione del punteggio minimo sono classificate per un quinquennio nella speciale categoria denominata 'Locanda'.
Sino a quando con legge regionale non sia riordinata l'amministrazione locale del turismo la classifica viene attribuita dagli Enti provinciali per il turismo secondo le procedure previste dal R.D.L. 18 gennaio 1937, n.
975, per quanto compatibili con le disposizioni della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 8 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Possiamo passare all'esame del progetto di legge n. 377: "Interventi a favore dei Comuni e dei loro consorzi per la costituzione di aree attrezzate per insediamenti artigiani".
Chiede la parola il Consigliere Colombino. Ne ha facoltà.



COLOMBINO Michele

Chiedo di rispettare l'ordine degli argomenti iscritti all'ordine del giorno.



BONTEMPI Rinaldo

Il motivo di questa anticipazione è semplice: una serie di argomenti che riguardano la viabilità, saranno opportunamente discusse domani quando siano presenti tutti i Consiglieri che intendono parlare. Per quanto riguarda la formazione professionale, dato che è un argomento lungo da trattare, sembra opportuno rinviarlo a domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Devo sollevare un'altra questione preliminare alla discussione della legge. In una delle ultime sedute della II Commissione era intervenuto il Consigliere Picco, il quale aveva fatto presente che alcune norme di questo disegno di legge riguardano la materia edilizia e aveva prospettato l'opportunità di trasferire alla II Commissione il disegno di legge, ai fini dello svolgimento delle funzioni referenti.
Il Consigliere Rossi, su unanime opinione dei presenti, ha prospettato questa richiesta alla Presidenza del Consiglio. Non risulta che la Presidenza del Consiglio abbia ritenuto di trasmettere alla II Commissione per il proprio parere, questo disegno di legge. Le ragioni secondo cui scatta anche la competenza della II Commissione non le so esprimere, ma erano state enunciate dal Consigliere Picco. Se così stanno le cose si perderà una settimana, anche se questa legge è urgente, ma è bene rinviarla alla II Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il Consigliere Majorino mi ha preceduto sul contenuto dell'intervento che avrei voluto fare.
Credo che le assicurazioni che erano state date ci dovevano confortare sulla necessità di affrontare il confronto in II Commissione. Ora si vuole affrettare la discussione dell'approvazione della legge, ma riteniamo che questo sia improponibile.
Chiediamo che nella conferenza dei Capigruppo si decida questa prassi.
Teniamo presente che abbiamo ricevuto solo questa mattina la relazione alla legge. Obiettivamente, anche se conoscevamo prima il contenuto dell'articolato, non ci è stato dato il tempo necessario per un sufficiente approfondimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

In effetti segnalai al Presidente del Consiglio questa richiesta. Ho segnalato altresì l'opportunità di seguire la procedura d'urgenza dal momento che i Gruppi hanno avuto il primo disegno di legge nove mesi or sono. Può apparire abbastanza strano che, arrivati nella fase conclusiva si debba riesaminare tutto da capo.
Il collega Picco di fronte all'urgenza della questione in Commissione disse che assolutamente il Gruppo D.C., non voleva ritardare l'approvazione. A me sembra quindi opportuno entrare nel merito della questione e discutere.



CERCHIO Giuseppe

Chiedo se l'Ufficio di Presidenza ha valutato l'opportunità dell'invio del disegno di legge alla II Commissione.



PRESIDENTE

In questo momento non sono in grado di dare una risposta.



CERCHIO Giuseppe

Ritengo peraltro di concordare nella sostanza con le osservazioni del collega Picco.
Ritengo comunque che la risposta debba trovare soluzione nella giornata di domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Mi pare che ci stiamo avviando, sul piano del metodo, su un terreno estremamente delicato. Se si vuole discutere domani questa legge è un problema; se si ritiene che la II Commissione ne debba essere investita è un altro problema. E' chiaro che, se ne deve essere investita la II Commissione, il ritorno in aula di questa legge sarà di competenza della II Commissione. Non equivochiamo i ruoli. Se qualche Gruppo politico vuole discutere questa legge domani, chiede alla cortesia degli altri Gruppi di portare a domani questa discussione. Se qualcuno ritiene che è bene che se ne occupi la II Commissione, faccia un'istanza in questo senso. Non possiamo mettere sullo stesso calderone la cortesia per i colleghi assenti le competenze delle Commissioni e la funzione della Presidenza.
La Presidenza investita di questo problema, ha deciso se il disegno di legge deve andare in II Commissione?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Mi collego all'intervento del Consigliere Marchini con il quale sostanzialmente concordo.
Di fronte alla richiesta del Consigliere Picco di portare la legge all'esame della II Commissione, avevo detto che non condividevo quella richiesta per il motivo che la IV Commissione era stata investita sette mesi prima dalla Presidenza del Consiglio per esaminare problemi che riguardavano le aree attrezzate per l'artigianato. Avevo detto altresì che la legge era anche di competenza della I Commissione per l'aspetto finanziario. L'atto del Consigliere Rossi è stato di squisita cortesia nei confronti del Gruppo della D.C., in quel momento personificato dall'amico Picco. Nei termini precisi la richiesta è fuori dalla regola, perché non ha alcun riferimento con la prassi e con i regolamenti del Consiglio regionale.
Sulle questioni di procedura, anche nel rispetto delle valutazioni degli altri colleghi, dobbiamo essere molto rigidi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

Mi pare che la situazione sia assai meno drammatica di quel che appare.
Il progetto di legge fu assegnato a suo tempo alla IV Commissione, la quale ha compiuto il suo esame in tempi congrui. A conclusione dei lavori della IV Commissione, un Consigliere ha ravvisato l'opportunità che il progetto di legge fosse esaminato dalla II Commissione.
E' evidente che la Presidenza del Consiglio non ha ravvisato questa opportunità, tant'è vero che ha iscritto il dibattito sull'argomento all'ordine del giorno del Consiglio regionale.
Questo non vuol dire che si possa sviluppare qui un dibattito attorno alle motivazioni espresse dal Consigliere Picco.
Non si tratta sempre e soltanto di giudizi di merito, ma, per esempio questioni inerenti al carico di lavoro delle Commissioni (la I e la II Commissione, per effetto della legislazione regionale, finiscono per essere degli imbuti dove va a finire tutto; altre Commissioni sono meno impegnate). Tendenzialmente si dovrebbe evitare di raddoppiare gli iter delle leggi, senza nocumento.
Se qui si vuole sviluppare il dibattito perché gli approfondimenti vengano compiuti, non c'è obiezione alcuna, il Consiglio funziona tal quale una grande Commissione, come sempre, d'altra parte, quando si passa all'esame dell'articolato di una legge.
Chiede la parola l'Assessore Marchesotti. Ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore all'artigianato

Appare abbastanza strano che si possa instaurare una procedura secondo la quale una legge viene assegnata ad una Commissione, questa la discute poi alla conclusione dei lavori, perché un Gruppo lo chiede, viene assegnata ad un'altra Commissione. Attenzione, una procedura di questo tipo si presta ad osservazioni e considerazioni che ognuno potrebbe liberamente fare! Credo che questa procedura debba essere respinta.
Invece di fare una richiesta sul metodo e sulle procedure, ritengo che sarebbe stato più opportuno presentare un emendamento all'articolo 2 e probabilmente, troveremmo la soluzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Sin dalla prima assegnazione alle Commissioni si è commesso il grave errore di non considerare questo disegno di legge come un provvedimento che ha attinenza con il territorio e quindi con gli aspetti della gestione urbanistica. Non vorremmo che succedesse quello che è successo con la legge sulla tutela forestale laddove sono state ignorate dall'Assessorato le modifiche alla legge 56 e non si è voluto porre attenzione a quanto il Consigliere Genovese aveva evidenziato.
Quindi è un problema di raccordi con altre leggi regionali.
Abbiamo una serie di riferimenti che attengono ai piani territoriali di coordinamento, ai problemi dei centri storici, ai problemi di gestione delle aree, ai rapporti tra strutture di servizio ed aree attrezzate: penso che tutto questo meriti un'attenzione del tutto particolare. Comunque se non si vuole andare ad una vera e propria seduta di Commissione, siamo disponibili a presentare gli emendamenti in aula domani mattina quando si potrà affrontare la questione con la dovuta serenità.



BONTEMPI Rinaldo

Propongo che tale discussione avvenga all'inizio del dibattito.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Anche la Giunta è dell'opinione che l'argomento non venga trattato questa sera e non ha difficoltà a consentire un esame più approfondito a chi deve presentare gli emendamenti. C'è comunque uno spazio di tempo che può essere recuperato avviando la discussione sulla formazione professionale.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Data l'importanza della materia, preferirei che la discussione sulla formazione professionale avesse un inizio, una continuazione ed una conclusione in una seduta unica. Non intendo oppormi all'inizio di questa discussione, quindi propongo di fare la relazione della Commissione, di sospendere la seduta e di continuare domani su questo argomento, non interrompendo quindi con altre discussioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Siamo d'accordo che si inizi il lavoro consiliare per quanto riguarda la legge sulla formazione professionale alla condizione che questa sera venga svolta soltanto la relazione della Commissione per dar modo domani di svolgere in modo compatto tutto il dibattito relativo alla legge.



PRESIDENTE

Pare che ci sia il consenso generale su questa procedura, possiamo quindi ascoltare la relazione della legge sulla formazione professionale.
Colgo l'occasione per invitare tutti i Gruppi a ricordare che vi è un elenco cospicuo di nomine che giacciono inadempienti per ritardi nella designazione dei nomi. Riceviamo lettere, anche ironiche, che ci comunicano scadenze che alcuni di questi Enti avranno fra sei o sette mesi.
Prima della fine della seduta di oggi si dovrà esaminare anche il capitolo delle nomine.


Argomento: Formazione professionale

Esame progetti di legge nn. 119, 403 e 409 relativi alla formazione professionale


PRESIDENTE

Passiamo allora all'esame dei progetti di legge nn. 119, 403 e 409 relativi alla formazione professionale.
La parola al relatore, Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il provvedimento che disciplina le attività di formazione professionale, oggi posto all'esame del Consiglio, viene a colmare un vuoto che limitava non poco le possibilità di azione innovativa dell'ordinamento regionale. Se è vero che il lavoro ha un ruolo insostituibile nelle trasformazioni sociali, nella crescita civile, non può essere considerato secondario il fatto che la formazione professionale debba porsi in rapporto reale ed attivo con il mondo del lavoro e collocarsi con chiarezza in un'area di iniziativa pubblica che valorizzi e rispetti tutte le risorse disponibili.
Il dibattito di oggi segue a meno di un anno l'approvazione della legge quadro nazionale (la legge 845 del 21 dicembre 1978) e conclude mesi di confronto nella comunità regionale e tra le forze politiche sui principi e sui caratteri che la legge quadro regionale deve avere, sull'assetto istituzionale da dare al settore formativo in Piemonte, sul riordino interno e sui rapporti con altre politiche regionali.
Una discussione molto approfondita, che certo si è inoltrata in questioni specifiche e tecniche, ma che ha risentito anche di un dibattito politico e culturale più ampio, di una ricerca più generale sul rapporto tra formazione e lavoro, tra scuola e professionalità, tra scuola ed occupazione.
La crisi economica, la restrizione della base produttiva, le esigenze di riconversione dell'apparato produttivo e le connesse politiche di mobilità hanno contribuito, in questi anni, a porre con urgenza pressante il problema della qualificazione della forza-lavoro.
Il sistema formativo italiano ha registrato, in decenni di politica frammentata e priva di prospettive, ritardi e lacune complessivamente molto gravi. Esso è cresciuto - a partire dalla legge 264 del 1949, nata peraltro con carattere assistenziale nel difficile clima della ricostruzione - al di fuori di ogni programmazione e di ogni controllo parlamentare caratterizzandosi a livello nazionale come una struttura in cui proliferavano corsi già obsoleti prima di nascere, altri eccessivamente specializzati sul piano strettamente addestrativo, altri legati indissolubilmente a certi cicli produttivi e a certe industrie.
La tendenza della formazione professionale è stata inoltre quella di allungare il tempo formativo venendo spesso a configurarsi, per un verso come un sistema parallelo e dequalificato rispetto alla scuola, per un altro come un settore piuttosto rigido, pur nella sua frammentarietà.
In sostanza la formazione professionale si è sviluppata come un fatto marginale sia nei confronti dello sviluppo economico sia nei confronti del sistema educativo e formativo nel suo insieme.
Con la legge 456 del 1951 si è attivato ulteriormente un meccanismo attraverso il quale lo Stato ha delegato senza condizioni funzioni sue proprie.
In questa situazione, nonostante tutto, si è potuta sviluppare e consolidare anche un'area di buona formazione. Penso ad alcune Regioni del nostro Paese, al Piemonte in particolare, penso ad Enti religiosi, ad Enti di emanazione sindacale e delle Associazioni di categoria dei lavoratori autonomi, ad Enti ed iniziative aziendali.
Il 1972 poteva costituire, almeno teoricamente, una svolta, con il passaggio delle competenze dallo Stato alle Regioni. Ma si è trattato di un decreto di trasferimento parziale (il n. 10 del 15 gennaio 1972) che, anche se ha consentito ad alcune Regioni interventi innovativi che rispondevano alla nuova domanda di formazione, ha contribuito a lasciare sostanzialmente le cose come stavano. Un assetto generale che continuava ad assolvere i vecchi compiti di area di parcheggio per i giovani inoccupati e in parte di recupero dell'obbligo scolastico e in cui le intenzioni programmatiche ed il rinnovamento organizzativo non potevano superare il livello di enunciazioni.
E' mancata fino al 1978 una legge nazionale di principi, manca ancora la legge di riforma della scuola secondaria superiore alla quale raccordare una nuova formazione professionale, mancano le, riforme dell'apprendistato e del collocamento.
Dopo il 1975 la Regione Piemonte, pur nell'incertezza del quadro di riferimenti e in attesa della legge nazionale sulla formazione professionale, ha diramato di anno in anno apposite circolari che disciplinavano l'attività formativa, ponendosi come obiettivo la necessità di rendere coerente il sistema formativo alle dinamiche del mercato del lavoro ed alle politiche dell'impiego.
Per il raggiungimento di tale obiettivo si era individuata l'esigenza di procedere alla riallocazione territoriale ed al riequilibrio settoriale sulla base dello sviluppo dei nuovi settori industriali e delle risorse economiche disponibili.
Criteri seguiti facevano riferimento, nell'ambito dei principi generali di riequilibrio, all'approvazione di progetti finalizzati, sottoposti dagli Enti di formazione professionale e rispondenti ai fabbisogni formativi rilevati in sede locale, individuati con il metodo della consultazione.
Si pensi, a questo proposito, che gran parte delle spese per la formazione professionale era, prima del '75, destinata al finanziamento di attività formative per qualifiche non industriali (vetriniste dattilografe, parrucchieri). D'altro canto l'industria lamentava la carenza di operai e tecnici qualificati da inserire immediatamente nella produzione.
Per questi motivi, dal '75 al '79, è stato operato un grande spostamento nella destinazione delle risorse impegnate nella formazione dei giovani dal settore terziario, decisamente sovradimensionato, al settore industriale.
Al tempo stesso la Regione, nel triennio 1977-1979 ha potenziato la parte pubblica con nuovi imponenti investimenti per 11 miliardi e 500 milioni. E' stato così possibile sviluppare una politica di rinnovo delle attrezzature e di istituzione di nuovi centri, a Orbassano, Vercelli e Biella. Il significato di tale impegno è più facilmente valutabile se si considera che l'intervento del triennio 1973-1975 non ha superato il miliardo e 150 milioni e non è andato al di là dell'adeguamento delle strutture.
Altri aspetti della politica regionale che vanno qui brevemente ricordati sono quelli che si riferiscono a notevoli fatti innovativi nella formazione degli adulti, fatti che hanno scarsi precedenti in Italia; si tratta dei corsi di riconversione per i lavoratori delle maggiori fabbriche in crisi: essi hanno impiegato in tre anni circa 1.500 operai per una spesa di poco meno di un miliardo. Tali attività sono state di sostegno alla politica regionale di difesa dell'occupazione, di riconversione e di allargamento della capacità produttiva delle aziende piemontesi.
Analogo rilievo hanno avuto i corsi di aggiornamento per il personale docente della formazione professionale che hanno interessato 2.347 partecipanti per circa 600 giorni di attività corsuale.
Ma un quadro completo, seppure schematico, dello stato attuale del settore formativo in Piemonte richiede che si menzioni il rilevante impegno della Regione nell'attuazione della legge per l'avviamento al lavoro dei giovani. Sono stati istituiti nove progetti di pubblica utilità per un totale di circa 900 giovani inseriti per la prima volta sul lavoro; i contratti di formazione-lavoro sono stati finora circa 1.000 e più di 400 sono i giovani avviati al lavoro con contratti a tempo indeterminato.
L'intervento formativo per gli handicappati ha interessato 1.200 persone per una spesa di oltre 1 miliardi e mezzo. E' attualmente in corso di approvazione alla CEE un piano di 3 miliardi e mezzo per la formazione degli handicappati e il loro inserimento nel lavoro.
I rapporti costruttivi intrapresi con la CEE hanno consentito alla Regione di utilizzare le risorse del Fondo Sociale Europeo per oltre 10 miliardi e ciò è un fatto notevole se si pensa che negli anni 1972-1975 non vi era stato alcun finanziamento comunitario.
Questo insieme di iniziative e di interventi si traduce allo stato attuale in una consistenza di strutture e in una realtà operativa che fra l'altro possono essere così quantificabili: 86 centri di formazione professionale nella Regione (71 a gestione sovvenzionata, 15 a gestione diretta) di cui 42 per l'industria e l'artigianato, 18 per il commercio e i servizi, 2 per il settore alberghiero, 24 plurisettoriali 14.042 allievi (9.847 maschi, 4.195 femmine) interessati nell'ordine, ai settori meccanico, amministrativo (soprattutto le donne) elettronico, elettromeccanico, elettrico. Seguono ad una certa distanza settori come il chimico, l'alberghiero, altro terziario.
L'incremento degli allievi nel biennio 1978-1979 è stato del 27,3%.
Esso ha riguardato esclusivamente il settore dell'industria, mentre nel settore terziario vi è stata una diminuzione di circa il 20%. Oggi l'incidenza del settore industriale è del 75,5% a fronte del 61,5% del 1976 1977.
Il costo medio/annuo per allievo si aggira attualmente attorno al milione di lire; l'aumento è imputabile all'incremento degli oneri del personale, alla diminuzione dei corsi serali a vantaggio dei corsi diurni allo spostamento degli interventi sul settore dell'industria.
Si tratta dunque di un grande sforzo organizzativo e finanziario che ha dovuto fronteggiare crescenti difficoltà a causa della progressiva riduzione degli stanziamenti destinati dallo Stato a questo settore. Dati del 1976 sono a tale proposito particolarmente significativi; da essi risulta che l'impegno dello Stato per l'istruzione scolastica raggiunge i 5.265 miliardi annui, mentre per la formazione professionale non supera i 163 miliardi, pari quindi al 3,1 per mille degli investimenti complessivi per la scuola.
Queste cifre, forse più di altri elementi di natura qualitativa, dicono molto sul carattere della politica formativa nel nostro Paese.
I problemi, tuttavia, non sono solo interni al sistema di formazione.
Vi sono legami complessi con fattori, per così dire, esterni, collaterali.
La formazione professionale è infatti al crocevia fra scuola e organizzazione del lavoro, fra sistema formativo e sviluppo economico occupazione, assetto sociale.
Ed infatti, quanto pesano sulla crescita disordinata e priva di obiettivi chiari della formazione professionale i processi disgregativi che hanno travolto la scuola anche a causa di riforme perennemente rinviate, di interventi contraddittori, insufficienti, a volte neppure in grado di fronteggiare l'emergenza? Credo sia presente a noi tutti la drammaticità della situazione nella scuola, le disfunzioni crescenti che aggravano le distanze fra meccanismo formativo e meccanismo produttivo.
Il sensibile calo di iscrizioni alla scuola secondaria superiore conferma quest'anno una tendenza che, al di là di ogni altra valutazione che pure è possibile fare, deve essere intesa come un allarmante scadere di credibilità della scuola pubblica in Italia.
Se a questo aggiungiamo che il 25% degli allievi nel nostro Paese non arriva alla licenza media, non raggiunge cioè il livello minimo di cultura che dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini e che rappresenta fra l'altro la condizione base per l'accesso al mercato del lavoro, la massa degli esclusi dall'istruzione diventa ben grande, decisamente eccessiva per un Paese a sviluppo avanzato.
Il problema è molto complesso e mi rendo conto che richiederebbe ben altra riflessione.
Sembra infatti che, insieme al decrescere della funzione di promozione sociale svolta dalla scuola, si sia ormai avviata la fase in cui, apertosi il conflitto fra scolarizzazione di massa ed esigenze del vecchio modello di sviluppo economico, esauritasi ormai la possibilità di assorbimento di masse qualificate nel terziario produttivo, l'espansione ulteriore dell'istruzione porti a determinare contraddizioni che mettono in crisi la stessa divisione sociale del lavoro.
E' evidente che siamo di fronte al pericolo grave che la crisi sia fatta pagare ad una massa crescente di giovani generazioni, escluse così dal possesso degli strumenti della conoscenza e della cultura.
La strada allora non deve essere quella che costringe i giovani ad una professionalità subalterna e svuotata di ogni contenuto culturale, bensì quella di una programmazione finalizzata a riforme che incidano nella questione fondamentale del superamento della divisione fra lavoro intellettuale e lavoro manuale.
Indubbiamente la crisi economica di questi anni è intervenuta come elemento di accelerazione di una situazione già compromessa.
Vi sono, nella fabbrica, nelle campagne, nell'edilizia, attività che non vengono più accettate.
Ma non possiamo tacere che interi decenni sono stati spesi in scelte che concedevano riconoscimenti sociali e materiali tanto più grandi quanto maggiore era la distanza dal processo produttivo. La scuola ha potuto così mantenere il segno di luogo, e spesso di unico luogo, per la promozione sociale, premio per sfuggire alla condizione operaia.
Oggi questa vocazione "al terziario" è gravemente in conflitto con la logica del mercato del lavoro: quanti geometri, quante giovani donne stanno cercando lavoro tenendo nascosto in tasca il loro diploma? Ma i segni di questa crisi vasta e non facilmente superabile sono anche altri. Che cosa è accaduto, per esempio, nella scuola, e non a partire soltanto da questi recentissimi anni, della formazione cosiddetta di base generale? Siamo tutti ormai d'accordo (è un'unanimità che non allieta) nel dire che la scuola ha raggiunto limiti estremi di debolezza culturale e sociale.
C'è una formazione generale a prevalenza vecchio-umanistica per cui si esce dalla scuola senza capacità di base, senza sapere impostare problemi cogliere la congruenza fra i mezzi e gli scopi, adoperare strumenti di verifica con ausili tecnologici. La formazione generale non ha in corpo conoscenze scientifiche, abilità tecnologiche, capacità di dare un inquadramento sociale ai problemi.
Si dovrebbe invece uscire dalla formazione di base con contenuti e capacità generali ed anche con attitudini umane e sociali più ampie.
La specializzazione innestata su queste basi è allora garantita dei necessari riferimenti critici e problematici e fa segnare progressi alla stessa formazione generale, nel senso che porta avanti il fronte della competenza personale.
Una formazione così articolata ha un preciso valore economico e sociale in quanto accumula a livello di massa competenze, capacità, conoscenze scientifiche flessibili alle varie esigenze, ha in sé la possibilità di adeguarsi all'evoluzione tecnologica e quindi presenta una nuova disposizione alle mansioni emergenti: produce evoluzione tecnologica aumenta i tassi di redditività dei processi produttivi, prepara a modalità collaborative di lavoro.
La qualificazione e la specializzazione sono dunque legittime se possono inserirsi su una formazione generale, perché solo in questo modo sono competenze capaci di affrontare problemi, di dislocarsi, di comprendere aree finitime, l'appartenenza della prestazione locale al sistema produttivo, anche soltanto di un particolare ciclo.
La scuola di oggi consegna, invece, all'intervento formativo professionalizzante e al mercato del lavoro individui in condizione di estrema povertà culturale.
Un'espressione tecnica, non bella, dice che questi sono individui che non possono spendere sul mercato la loro rigidità. D'altra parte è del tutto evidente che i problemi non si esauriscono soltanto sul versante dell'offerta di forza-lavoro.
Come è possibile infatti negare che sul versante della domanda vi sono stati e vi sono ancora problemi di scarsità, problemi di struttura stessa della domanda, largamente derivanti dal tipo di sviluppo economico del Paese? Il mercato del lavoro italiano in anni non troppo lontani ha estratto il grosso della propria forza-lavoro da una base demografica scarsamente scolarizzata. Si pensi, sono esempi neppure molto marginali, a come bassi livelli di istruzione di mano d'opera femminile siano stati terreni di coltura per livelli inusitati di occupazione clandestina. Alla Singer quando dopo gli accordi stipulati in Regione per i nuovi assetti proprietari e produttivi, la Regione si è trovata a fare formazione professionale finalizzata ai nuovi sbocchi ha dovuto fare i conti con una realtà di 860 lavoratori di cui 600 non avevano assolto l'obbligo scolastico e 160 non avevano la licenza elementare.
Oggi, soprattutto in Piemonte (mi riferisco ai dati dell'Associazione industriali e a ciò che sta emergendo dall'osservatorio regionale), segni indubbiamente interessanti indicano tendenze nuove del mercato del lavoro verso mansioni qualificate o altamente qualificate. Sono tendenze che fanno intravedere in prospettiva anche una crisi del lavoro 'generico e dequalificato, tuttavia è difficile non ammettere che il quadro a cui si affacciano le giovani generazioni in cerca di lavoro sia ancora ben incerto e contraddittorio.
Sono mancate nel nostro Paese politiche coordinate del lavoro. Leggi come la 675 per la riconversione industriale, la stessa legge 285 per l'avviamento dei giovani al lavoro, la legge 903 per la parità di condizioni di lavoro fra uomini e donne, hanno prodotto a conti fatti effetti settoriali rimanendo ben al di sotto di livelli che dovrebbero raggiungere politiche generali del lavoro.
Un'azione anticrisi che si ponesse in una prospettiva di interventi organici per il medio e il lungo periodo darebbe ben altro valore a strumenti di qualificazione di massa della forza-lavoro e a modi di impiego delle risorse produttive e delle risorse umane oggi largamente sottoutilizzate. Lo stesso ambito necessariamente limitato della formazione professionale acquisterebbe in quest'ottica un significato notevolmente diverso.
Ed infatti la formazione professionale altro non è che uno strumento di politica economica che va usato per attuare interventi sul mercato del lavoro. Ma questo strumento, come non può, da solo, autodeterminare i suoi obiettivi, così non può raggiungerli e svolgere un ruolo di politica attiva della mano d'opera se non è unito ad altre politiche attive della mano d'opera.
Ogni futuro assetto del sistema formativo si realizza dunque entro questi vincoli.
Per quanto riguarda l'area sua propria è indubbiamente determinante per la formazione professionale la certezza del quadro legislativo. La legge quadro che oggi riceverà il voto del Consiglio sarà quindi un elemento di importanza decisiva per le politiche regionali del lavoro.
Questi gli aspetti del testo in esame che voglio mettere in evidenza: programmazione e deleghe, pluralismo, riordino del sistema, valore di proposta nazionale della legge.
1) Si tratta di un provvedimento legislativo che, seguendo le linee della legge quadro nazionale, si inserisce coerentemente nel disegno istituzionale regionale. Esso si pone come finalità di favorire lo sviluppo della professionalità dei lavoratori coerentemente alla programmazione regionale e all'evoluzione dell'assetto produttivo e di concorrere alla realizzazione della piena occupazione, al superamento degli squilibri territoriali e sociali, alla rimozione delle cause che impediscono condizioni lavorative di parità, fra uomini e donne, all'inserimento e al reinserimento nel lavoro dei portatori di handicaps e dei detenuti.
Esso prevede che la formazione professionale sia un servizio di interesse pubblico che si realizza con l'approvazione di piani pluriennali e di programmi annuali, secondo le procedure della programmazione previste dalla legge regionale 19 agosto 1977, n. 43 e con la delega delle funzioni amministrative ai Comuni. Le funzioni amministrative sono esercitate dai Comuni attraverso le modalità organizzative ed istituzionali previste dalla legge regionale 8 agosto 1977, n. 39 e negli ambiti territoriali di cui alla legge regionale 9 luglio 1976, n. 41. Nella programmazione pluriennale ed annuale si possono prevedere per attività di formazione professionale ambiti territoriali ed aggregazioni di Unità Locali dei Servizi su base comprensoriale.
La Regione attua il trasferimento delle funzioni amministrative entro cinque anni, dopo che ha operato per assicurare servizi e strutture che consentano l'esercizio delle competenze attribuite ai Comuni. Sarà così possibile realizzare, con il valorizzarsi dell'intervento pubblico, il processo di decentramento già in atto per altri settori e consentire ai cittadini una reale partecipazione alle decisioni (si vedano gli articoli 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 13, 14 e 17).
2) La programmazione definisce un quadro stabile e democratico all'interno del quale sono assicurati rispetto e autonomia al dispiegarsi di tutte le posizioni ideali e culturali: il pluralismo ha infatti questo significato, è l'articolarsi delle iniziative in un disegno organico di sviluppo.
Un patrimonio di esperienze, di tradizioni, di impegno che si presenta in Piemonte particolarmente vitale può così, attraverso proposte formative capacità organizzative, metodi diversi, diventare parte decisiva di un sistema programmato, concorrere al momento di sintesi con contributi autonomi. Parimenti importante il rapporto con le istituzioni culturali scientifiche e di ricerca.
L'istituto delle convenzioni regola il rapporto della Regione e degli Enti delegati con gli altri Enti (si vedano, oltre agli articoli menzionati al punto 1, gli articoli 15 e 31).
3) La legge affronta in modo organico i il problema del riordino e della ristrutturazione dell'attività. La prima osservazione da fare è che le attività di formazione non sono solo rivolte ai giovani in attesa del primo inserimento nel lavoro, ma sono un diritto di tutti i cittadini uomini e donne, a livello di qualificazione e di specializzazione, per mobilità connessa a trasformazioni tecnologiche ed organizzative o per scelta personale. Gli ambiti interessati sono quelli dell'industria dell'artigianato, dell'agricoltura, dei servizi.
La varietà di attività previste, la progettazione formativa, la ricerca nel campo dell'innovazione didattica consentiranno di corrispondere adeguatamente, anche se con gradualità, alla domanda massiccia di nuova formazione.
Una particolare attenzione è stata rivolta al problema del personale.
Si è voluto, nell'ambito delle disposizioni di cui all'articolo 9 della legge 845/1978, evitare l'inconveniente del passaggio al ruolo regionale di personale dipendente d; Enti pubblici di formazione attraverso la proposta immediata di delega prevista alla legge che qui si presenta, nello spirito e con l'intento di muovere successivi rapidi passi verso una condizione di parità salariale per l'intera categoria, all'interno della quale esistono attualmente inaccettabili sperequazioni salariali.
Sono inoltre inserite norme adeguate a garantire la professionalità del personale esistente e di nuova assunzione sia attraverso l'iscrizione ad un albo regionale, sia attraverso l'aggiornamento e la partecipazione alla gestione dei centri.
La possibilità di conseguire una qualifica anche attraverso l'alternanza di studio e lavoro assicura a tutti, anche a coloro che già sono impegnati in un'attività lavorativa, la possibilità di migliorare le proprie capacità professionali.
Norme particolari, coerenti con la legislazione attuale, sono state previste per il personale paramedico, socio-assistenziale ed educativo.
Sono state infine previste norme regolanti l'attività delle cosiddette scuole libere, per le quali già era stata emanata una legge ponte nel 1978.
La necessità di verificare le scelte regionali in un settore in cui sono richieste specifiche competenze ed esperienza didattica ha suggerito la costituzione di una Commissione per la formazione professionale composta da esperti (si vedano gli articoli 3, 10, 11, 12, 16, 18, 20, 21, 23, 24 30, 31, 32, 33 e 34).
4) il provvedimento prevede alcune misure, in campi particolari, che hanno valore innovativo e che possono essere assunte in modo dinamico anche nel dibattito nazionale sulle politiche del lavoro.
Misure come quelle per attuare iniziative di alternanza fra studio e lavoro, nell'ambito delle leggi per l'avviamento al lavoro dei giovani, per gli apprendisti, per i cantieri-scuola, le stesse misure per agevolare la formazione degli apprendisti che sono oltre 90.000 in Piemonte, sono contributi da considerare anche a livello nazionale, nella prospettiva di provvedimenti di riforma che ci auguriamo non debbano tardare (si vedano gli articoli 19 e 22).
Si tratta dunque di un testo legislativo organico e innovativo. Un testo che esce dalla V Commissione consiliare profondamente diverso rispetto al disegna di legge della Giunta e alle proposte del Partito repubblicano e della Democrazia Cristiana.
La comunità regionale dispone di uno strumento che produrrà effetti rilevantemente positivi se verrà utilizzato, in un'azione coordinata e collaborativa, da tutte le forze sociali e culturali impegnate nell'area della formazione.
La Commissione ha svolto un lungo ed appassionato lavoro: 21 sedute di consultazione, 20 sedute di Commissione e Sottocommissione. Ore ed ore in cui si è tracciato un disegno nuovo del testo, in cui ci si è confrontati su questioni molto impegnative e complesse di cui, giustamente, credo, si sente l'eco in questa relazione.
Noi consideriamo il testo, anche se licenziato a maggioranza caratterizzato profondamente dai contributi diversi delle forze politiche sia per quanto riguarda le linee generali, i contenuti di fondo, sia per gli aspetti più propriamente tecnici.
Anche nello svolgersi di un lavoro quasi quotidiano che sembrava inoltrarsi a volte in questioni apparentemente meno importanti, mai si è persa di vista l'ampiezza dei riferimenti generali.
E' a noi chiaro che la riforma della formazione professionale solo in parte si svolge sul suo terreno: altre cose si devono muovere, con grande determinazione, perché la questione decisiva è la collocazione che, in questa società, deve avere la funzione formativa per essere strumento di rinnovamento verso precisi approdi produttivi.
Il lavoro non è l'uso privato di conoscenze e di abilità, ma la partecipazione alla produzione e al mutamento.
Gravi aspetti negativi pesano attualmente sul lavoro e creano effetti che si fanno sentire sull'intera vita dell'uomo.
Se è chiaro che un'educazione generale che lascia fuori i problemi del lavoro è unilaterale e povera di contenuti reali, allo stesso modo si pu affermare che il lavoro sviluppa le sue potenzialità culturali e sociali solo se si inquadra in una nuova e più larga visione dell'uomo e delle finalità che una società deve trovare per determinare il suo futuro.



PRESIDENTE

I lavori riprenderanno domani mattina con il proseguimento della discussione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,50)



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