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Dettaglio seduta n.274 del 10/10/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico innanzitutto che in una delle sale accanto all'aula è convocata la conferenza dei Capigruppo insieme con il Presidente per definire il programma dei lavori della seduta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". Se non vi sono osservazioni, i processi verbali relativi alle sedute del 14, 18 e 26 settembre 1979 si intendono approvati (ricordo che rimane ancora da approvare il processo verbale della seduta pomeridiana del 31 luglio 1979, per la pregiudiziale posta dal Consigliere Calsolaro).


Argomento: Commercio

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Lombardi, Soldano e Paganelli relativa all'orario di chiusura dei negozi delle aree disagiate e scarsamente popolate


PRESIDENTE

Al punto secondo all'ordine del giorno troviamo: "Interrogazioni ed interpellanze". La prima da esaminare è l'interrogazione dei Consiglieri Martini, Lombardi, Soldano e Paganelli relativa all'orario di chiusura dei negozi delle aree disagiate e scarsamente popolate.
Risponde l'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Il problema della diminuzione dei punti di vendita in alcune zone rurali e, particolarmente, montane è certamente un fatto negativo che contribuisce a deteriorare ulteriormente il tessuto di vita economica e civile di questi territori ed a rendere più disagevole e oneroso l'approvvigionamento dei beni di prima necessità.
Ciò crea anche rischi per la popolazione in determinate situazioni di emergenza (forti nevicate, slavine, smottamenti, ecc.) che comportano l'interruzione delle comunicazioni e dei flussi di trasporto.
Occorre inoltre considerare che le popolazioni che ancora risiedono in tali zone sono certamente meno in grado di fare acquisti di grandi quantitativi (settimanali o mensili) dei beni di consumo corrente spostandosi nei centri forniti di adeguate strutture di vendita a causa sia della scarsa mobilità che del più basso livello di reddito che le caratterizza.
E' indubbio che la situazione di chiusura dei negozi nelle zone montane rientra tra gli effetti di un processo che negli ultimi decenni si è notevolmente accelerato, di abbandono della montagna, della collina, delle zone più disagiate e meno influenzate da insediamenti industriali o da un'agricoltura sufficientemente florida e redditizia.
E' chiaro pertanto che il discorso di fondo va portato sulle cause di un processo che, se da un lato appare irreversibile, dall'altro va non solo contenuto ma contrastato.
All'interno di questo quadro si pone quindi la necessità di operare anche nel settore commerciale con linee programmatiche ed interventi concreti che contrastino quelle linee di tendenza negative, tenendo comunque conto delle caratteristiche di un settore che riveste un'importanza come servizio, ma è soggetto, come tutte le attività economiche svolte da operatori privati, a scelte e vincoli di natura privatistica.
Nella proposta di "schema di riferimento regionale per la programmazione della rete distributiva" si indicano quali centri marginali quei Comuni o frazioni di limitatissime dimensioni che "risultano emarginati dallo sviluppo produttivo e turistico, in fase di declino agricolo e di esodo demografico".
Molto spesso tali centri, per la dimensione demografica complessiva per l'estrema rarefazione insediativa, per la stessa struttura e qualità della popolazione (altissimi indici di invecchiamento, bassi livelli di reddito, scarsa propensione ai consumi e alla mobilità, ecc.) e per una certa quota di autoconsumo, non offrono possibilità di sopravvivenza ad esercizi economici di attività al dettaglio, per quanto despecializzati.
La permanenza di una pur modesta offerta commerciale (essenziale per i vecchi, i malati, gli impediti, ecc.) quale aspetto non trascurabile di presenza civile, in aree in cui è indispensabile mantenere un presidio insediativo, dovrebbe allora essere favorita con opportune politiche sociali, quali ad esempio quelle che agevolassero l'integrazione dei redditi commerciali con altri redditi di lavoro o l'associazione di attività di vendita con attività di servizio pubblico, o che assicurassero facilitazioni di rifornimento ed altre provvidenze.
La Giunta è quindi consapevole di questo problema e intende adoperarsi per agevolare quelle iniziative dei Comuni, delle Comunità montane, dei Comprensori, degli operatori commerciali stessi volte al raggiungimento degli obiettivi indicati.
In particolare si intende, con una proposta di ridefinizione della legge regionale di credito agevolato al commercio, prevedere : forme di agevolazione per piccoli operatori delle zone in esame eventualmente anche con finanziamento delle scorte di merci oltre che per attrezzature finanziamento agevolato di autobotteghe di operatori ambulanti che si impegnino con le Comunità locali a servire in determinati giorni certe zone più disagiate finanziare iniziative di spacci realizzati in varie forme da parte di Enti locali e consumatori in accordo con organismi che operano nella fase di ingrosso come i gruppi di acquisto tra dettaglianti e le unioni volontarie.
Nella fase di definizione del disegno di legge si approfondiranno tali linee di intervento, sollecitando fin d'ora un contributo in particolare delle forze politiche e degli Enti locali più interessati a fornire indicazioni e valutazioni in proposito.
Già attualmente comunque con la gestione della legge 47/1975 sul credito agevolato al commercio siamo particolarmente attenti a valutare positivamente le iniziative degli operatori di quelle zone.
Inoltre crediamo potrebbe essere utile nell'immediato, in stretto rapporto con i Comuni, le Comunità montane e i Comprensori interessati trovare soluzioni che consentano l'intervento delle pubbliche amministrazioni a favore di quei piccoli operatori commerciali insediati nei centri di cui discutiamo.
Questo problema è stato posto dalla Comunità montana Valle Grana, in particolare dal Consigliere Garnerone, nella riunione di consultazione del Comprensorio di Cuneo sullo "Schema di riferimento"; ne sono uscite alcune proposte di cui vale la pena verificare la fattibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Ringrazio l'Assessore per l'esauriente risposta. Vorrei avere delle assicurazioni sui tempi, anche perché si possa recepire nel nuovo testo di legge le istanze che nella vecchia legge non erano state menzionate.
Il problema della chiusura dei negozi nelle piccole borgate soprattutto quelle di montagna che, nel corso dell'anno hanno lunghi periodi di inaccessibilità ai centri di vendita, può essere risolto con la casistica annunciata dall'Assessore, tuttavia dobbiamo cercare di mantenere vivi i centri di vendita attualmente esistenti che sopravvivono grazie al fatto che il nucleo familiare svolge attività integrative.
A parte le buone intenzioni di cui non intendo fare un processo, ma che mi auguro possano tradursi quanto prima in legge regionale, va tenuta in particolare attenzione la proposta fatta dall'Assessore in merito a provvedimenti che possono essere assunti nell'immediato in collaborazione con gli Enti locali.
Queste forme di contributi, filtrando attraverso le Comunità montane potrebbero arrivare ai piccoli operatori commerciali e penso che l'esempio della Valle Grana potrebbe essere esteso alle altre vallate.
Faccio una raccomandazione all'Assessore nel senso che il provvedimento, anziché essere esteso in tempi brevi a tutta la comunità piemontese, dovrebbe essere limitato alle zone monta.ne dove esiste già una regolamentazione a livello territoriale ed organi istituzionali efficienti che se sapessero di avere alle loro spalle la Regione darebbero una soluzione adeguata al problema.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.
Signori Consiglieri, ci sono ora da esaminare una serie di interrogazioni sull'autostrada Torino-Savona, che peraltro costituisce oggetto di una specifica comunicazione ed inoltre due interrogazioni relative alla viabilità in Valle di Susa. Tutte queste interrogazioni, che si riferiscono ad argomenti di un certo peso, vengono unificate in un unico punto che sarà iscritto all'ordine del giorno.
Propongo una breve sospensione per decidere la prosecuzione dei lavori.



(La seduta, sospesa alle ore 10, riprende alle ore 11)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Comunico che sono in congedo i Consiglieri Beltrami, Calsolaro Cardinali, Debenedetti, Enrietti, Fabbris Dazzi, Ferraris, Minucci e Valetto.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 461: "Norme per gli acquisti di eredità, legati e donazioni" presentato dalla Giunta regionale in data 25 settembre 1979 n. 462: "Modifica articolo 73 legge regionale 12 agosto 1974, n. 22 Decorrenza inquadramento ai fini del trattamento del personale comandato ai sensi dell'articolo 65 legge 10/2/1963, n. 63", presentato dalla Giunta regionale in data 27 settembre 1979 n. 463: "Interventi straordinari a favore di cittadini con redditi insufficienti per sostenere il rincaro del costo di riscaldamento per l'inverno 1979-1980", presentato dai Consiglieri Bontempi, Ariotti, Besate Bono, Dadone, Fabbri, Fabbris Dazzi, Ferrero, Graglia Artico, Marchiaro Raschio, Rosci e Rossi in data 9 ottobre 1979.



PRESIDENTE

c) Elenco deliberazioni adottate dalla Giunta regionale



PRESIDENTE

La Giunta regionale ha fatto pervenire l'elenco delle deliberazioni adottate nelle sedute del 20 e 25 settembre c.a., che verrà al più presto distribuito ai Consiglieri.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione - Enti strumentali - Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulle undici aziende GEPI in Piemonte e deliberazione del CIPI per parere entro il 20 ottobre


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: "Comunicazioni della Giunta regionale sulle undici aziende GEPI in Piemonte e deliberazione del CIPI per parere entro il 20 ottobre".
La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

L'informazione che la Giunta dà oggi riveste una certa importanza nella nostra economia industriale su quanto concerne la situazione di tredici stabilimenti per circa 6.200 lavoratori occupati presenti in Piemonte.
Con delibera del CIPI del 20 luglio è stato richiesto alla GEPI di formulare entro il 20 ottobre il proprio parere per quali aziende sussistano prospettive di risanamento economico e finanziario.
Noi come Regione - almeno in questo momento - non siamo formalmente investiti del problema, né di richieste di pareri, se non quello generale espresso in sede di Commissione interregionale per la delibera. Tuttavia noi abbiamo creduto comunque di doverci far parte attiva in questa vicenda affinché pesasse anche l'orientamento della Regione sulle decisioni singole che dovranno essere assunte dal CIPI.
Il quadro delle aziende GEPI in Piemonte è il seguente: "Pep Rose" di Borgomanero del settore tessile confezioni. La partecipazione GEPI è del 99,9% ed ha avuto inizio nel 1972 con un programma di investimento di circa 3 miliardi. La situazione "Pep Rose" è andata in questi ultimi anni progressivamente migliorando passando da un deficit di bilancio del 18,4% sul fatturato del '75 al 5,4% del 1978.
"Manifatture Lane" di Carignano, settore tessile, occupati 263. La GEPI è proprietaria del 100% delle azioni. In particolare l'annata 1979 prevede un fatturato sull'ordine dei 6 miliardi. L'occupazione che aveva toccato il punto di minima nel settembre del 1978 con 245 dipendenti è recentemente aumentata di circa 20 unità. L'azienda ha una buona tecnologia, ci sono però reparti di filatura cardata e pettinata che sono obsoleti e quindi si deve prevedere un intervento finanziario consistente.
"Magnoni &Tedeschi" di Cafasse (Torino). La GEPI è impegnata per questa azienda in due iniziative: iniziative Valli piemontesi e Tessili piemontesi.
"Remmert" di San Maurizio Canavese e Cirié, con 816 dipendenti. In questi anni l'occupazione è scesa di circa 400 unità e su un fatturato di 60 miliardi la perdita è stata di circa 9 miliardi, pari quasi al 15%.
"IB.MEI" di Asti con 1.200 addetti. L'azienda produce motori elettrici, ad un primo esame la situazione appare fortemente critica, nella già critica situazione dell'area astigiana. L'intervento della GEPI infatti non ha fino ad oggi ancora condotto ad alcuna figurazione di un progetto di recupero complessivo. Circa 611 lavoratori si trovano attualmente in disoccupazione speciale e 130 dei 700 assorbiti invece dalla Società nuova "IB.MEI" sono in cassa integrazione guadagni.
"Sei Geri ex Singer" di Leinì (Torino). Avevo già informato il Consiglio che era stata costituita la Temsa e che c'è l'ingresso della Cir di Torino. Il punto delicato è che è caduta in questo mese e mezzo la proposta di Rinaldi dei circuiti stampati per cui siamo ancora in aria per parecchie centinaia di lavoratori.
"Sair ex Falconi" di Biandrate (Novara) con 950 addetti.
"Seimart" assunta dalla GEPI il 1° ottobre 1976 e che ha due stabilimenti, quello di Leinì con 615 lavoratori di cui 104 in cassa integrazione e quello di S. Antonino con 973 lavoratori di cui 153 in cassa integrazione. Purtroppo, per quello che mi consta, la situazione è difficile perché non c'è alcun piano, alcun programma e alcun progetto.
Vi informo dunque che noi abbiamo predisposto una certa istruttoria per pervenire a valutazioni specifiche sullo stato di ogni azienda e sulle sue prospettive di mercato.
A tal fine, rapporti sono avviati con la GEPI e con le organizzazioni sindacali.
Non è ovviamente possibile, in questo momento, disporre di particolareggiati elementi di valutazione.
I signori Consiglieri - anche singolarmente interessati alle varie realtà aziendali - sappiano comunque che l'Assessorato predisporrà via via il quadro conoscitivo di ogni situazione. Desidero dire sin d'ora che in queste valutazioni e nelle conseguenti decisioni dovranno pesare anche i problemi occupazionali particolarmente in relazione alle situazioni socio economiche territoriali, perché non tutte le aziende sono situate nello stesso contesto.
Sul piano generale si può rilevare che la GEPI avrebbe sostenuto l'opportunità di scorporare alcune aziende di alcuni settori - e noi saremmo interessati all'elettronico, al tessile e abbigliamento - per affidarle alle partecipazioni statali, anche se va rilevato che per l'elettronica la delibera CIPI (articolo 6) prende un particolare impegno nell'ambito dei progetti finalizzati. Non voglio in questo momento esprimere giudizi categorici su questa questione.
Credo che in questo momento sarebbe necessario un esame più analitico di ogni singola situazione, impegnandosi la GEPI intanto alla ricerca di soluzioni di risanamento con accordi con aziende e gruppi privati, così com'è nei suoi compiti istituzionali e così come è già stato fatto in Piemonte per altre aziende, non ultima la Singer, per la quale peraltro essendo ultimamente venuta a cadere una parte delle proposte (e precisamente quella dei circuiti stampati), noi siamo di nuovo faticosamente alla ricerca di una nuova tranche di soluzione.
Credo che il problema non sia quello di palleggiarsi le situazioni scaricandole sulle partecipazioni statali, finendo per rendere definitive (nell'ambito pubblico) situazioni gravemente compromesse. Se la GEPI ha questo ruolo - che non è quello di parcheggio prima per poi andare alla messa in liquidazione, ma deve essere invece un ruolo attivo per la risistemazione - allora mi pare importante che il CIPI individui il quadro di politica industriale entro il quale operare le scelte per le soluzioni delle crisi aziendali.
Crediamo, allora, che non si debba e non si possa prescindere dai piani di sviluppo regionali e che allora le Regioni devono essere sentite, cosa che non figura nella delibera.
Crediamo, quindi, da questo punto di vista, che sia indispensabile associare le Regioni non solo nella fase di istruttoria sulle singole situazioni, ma anche nella fase dei "trasferimenti", cioè delle cessioni o privatizzazioni delle aziende, onde evitare al massimo (dico al massimo perché non sono operazioni certe per nessuno e i rischi si corrono sempre come dimostra la progettata, concordata e poi fallita operazione Rinaldi alla Singer), ogni operazione fasulla o speculativa.
Aggiungo, infine, che già molte aziende hanno chiesto di spostare la scadenza del 20 ottobre fissata per i pareri. Sono convinto anch'io che in queste condizioni è una scadenza capestro, costringe a prendere decisioni affrettate che non consentono l'istruttoria necessaria per cui sarebbe parere della Giunta di riassumere questi nostri giudizi in una lettera al CIPI e di porre anche questa questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel ringraziare l'Assessore Alasia per le sue comunicazioni, devo esprimere delle forti preoccupazioni per la lentezza con cui ci si muove in ordine all'occupazione in Piemonte.
Le aziende non possono durare a lungo quando hanno già un piede nel precipizio: il tempo che noi impieghiamo per cercare di sistemarle normalmente serve per scavargli la fossa. Ritengo Che si dovrebbero aiutare e seguire per mettere in condizione di lavorare solo quelle aziende che dall'elenco fornito dall'Assessore Alasia risultano ancora sane.



BESATE Piero

Questo lavoro è difficile persino per le aziende entro il 20 ottobre.



BENZI Germano

E' chiaro che sette-otto giorni per sistemare inventari e bilanci sono pochissimi. E' tuttavia importante agire con tempestività; non appena siano acquisiti i dati. Altrimenti assisteremo all'agonia delle industrie con la conseguente perdita dei posti di lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Ringrazio l'Assessore per la puntualità con cui fornisce queste informazioni che sono indiscutibilmente di grande importanza. Faccio mie le preoccupazioni contenute nell'intervento del collega Benzi: la Regione deve essere presente nel discorso con il CIPI e sistematicamente deve essere aggiornata con elementi e dati concreti di giudizio.
Ho chiesto la parola per sottolineare una valutazione fatta dall'Assessore Alasia e per arricchirla di un'esperienza che è accaduta a Vercelli, con riferimento proprio alla SVIM.
L'Assessore dice che la GEPI non deve essere una specie di obitorio nel quale vanno a finire alcune aziende in attesa che per le stesse venga fatto il funerale, ma deve invece svolgere una funzione promozionale di nuovo decollo di potenziamento. E' il caso classico di Vercelli dove si è verificata una felicissima fusione fra il pubblico e il privato: l'industriale e la GEPI che hanno dato vita alla SVIM, che è decollata, che si è ingrandita strada facendo, che ha assunto un suo assetto produttivo e che ha confermato la validità dell'intervento pubblico o semipubblico a salvaguardia di uno stabilimento e dell'occupazione.
Era una sottolineatura che mi pareva opportuno fare proprio per enucleare la validità concettuale di questa visione nella quale la Regione deve essere presente con un suo discorso originale, incessante e sistematico. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Il Consiglio regionale deve richiedere formalmente che la Regione possa essere sentita dal CIPI di fronte a fatti così vitali per l'occupazione e per l'economia. Inoltre l'Assessore valuti se è opportuno portare la questione in sede di Commissione nella fase istruttoria.


Argomento: Enti strumentali - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Iscrizione all'ordine del giorno della seduta del giorno seguente del punto relativo a: "Lavori della Commissione mista (Regione, Finpiemonte Industriali e Camere di Commercio) sul sistema del trasporto merci di Torino - Orbassano e Valle di Susa"


PRESIDENTE

La Giunta ha chiesto che nell'ordine del giorno di domani sia iscritta una comunicazione sui lavori della Commissione mista (Regione, Finpiemonte Industriali e Camere di Commercio) sul sistema del trasporto merci di Torino - Orbassano e Valle di Susa. Domani mattina sarà consegnato un fascicolo illustrativo sull'argomento.



OBERTO Gianni

Oggi discutiamo di un argomento che probabilmente avrà un'appendice nella richiesta di iscrizione nell'ordine del giorno di domani. Gli argomenti vanno trattati congiuntamente, altrimenti vengono frazionati e finiscono per non concludersi positivamente.
Da tempo abbiamo ricevuto un opuscoletto che parla dei problemi della Valle di Susa, del Sempione, della Torino-Savona.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Probabilmente è sfuggito l'aspetto della presentazione delle conclusioni della Commissione mista per l'organizzazione del sistema dei trasporti merci, centri intermodali, che hanno una loro autonomia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Indubbiamente è connesso strettamente alla struttura della strada che si vorrà costruire. Abbiamo letto anche noi tutte le polemiche di questi ultimi giorni, i Tir che inquinano, i Tir che cadono, ecc., ma facciamo una discussione unitaria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Picco, ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Mi inserisco su questo argomento, dando sostanzialmente ragione al Consigliere Oberto, per segnalare il "come" ieri sia avvenuta la consultazione sul piano dei trasporti per il Comprensorio di Torino.
Fatta eccezione per gli interventi di cinque o sei Sindaci ed Amministratori, quasi tutti democristiani (lo dico con una certa sorpresa per noi), mi ha stupito come la consultazione sia stata del tutto snobbata nei Comprensori, in particolare quello di Torino. O il documento non è credibile, e quindi non ha motivo di essere discusso dai livelli istituzionali, oppure è paradossale che vi sia un'assenza di questo tipo.
Suggerirei di ripetere la consultazione per il Comprensorio di Torino perché, tra l'altro, mi risulta che la II Commissione comprensoriale, che dovrebbe essere direttamente investita di questo problema, non ne era informata.



PRESIDENTE

La parola ancora al Vicepresidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Non ho nessun imbarazzo a riferire domani mattina sull'una o sull'altra questione considerando la proposta di accludere alle conclusioni di questo lavoro che è della Regione quelle di una Commissione mista, sul cui insediamento avevo fatto cenno circa sette mesi fa in una comunicazione al Consiglio. Adesso ci sono le risultanze.
Le mie previsioni erano di consegnare il materiale questa mattina, ma come sempre, questioni di stampa fanno sì che sia consegnato nel tardo pomeriggio.



PRESIDENTE

Il punto è così esaurito.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Sul licenziamento di 61 operai della Fiat


PRESIDENTE

Vi sono ora le condizioni politiche per affrontare il tema su cui abbiamo discusso nella riunione dei Capigruppo.
Il provvedimento con il quale la Fiat ha ieri sospeso 61 operai è grave. Prima di tutto perché leggendo le notizie nessun cittadino riesce ad avere chiari gli addebiti precisi che vengono contestati ad ogni singolo operaio. In secondo luogo perché alla contestazione generica fa subito seguito il provvedimento che trasforma l'accusa in una precisa sentenza.
Per questo il significato generale dell'atto risulta contraddittorio con l'ispirazione dichiarata che è quella di combattere la violenza, le intimidazioni, le minacce e quella non dichiarata ma implicita di contrastare il terreno di cultura dell'eversione e del terrorismo.
Conosciamo e comprendiamo la situazione che si è venuta a creare alla Fiat dopo tante aggressioni, ferimenti ed anche assassinii. Avvertiamo in tutta la sua portata la gravità dell'attacco portata alle strutture produttive agli uomini che le rappresentano cercando di esasperare tutti i rapporti interni nella più grande concentrazione industriale del nostro Paese. Ma l'effetto dell'iniziativa rischia di risultare assai diverso dall'intendimento, se questo è solo quello di individuare, isolare denunciare coloro che fanno della violenza l'arma sostitutiva delle idee e della lotta democratica e sindacale.
Da questo Consiglio non abbiamo mai taciuto di fronte alla necessaria assunzione di responsabilità. In epoche diverse e con diverse collocazioni politiche tutte le forze democratiche di questo Consiglio hanno non solo denunciato, deplorato, condannato, ogni atto grave o meno grave che ha accompagnato la vita di questa città e di questa Regione dal 1970 ad oggi.
Quando altri non vedevano, o sottovalutavano, o pensavano che il problema fosse sempre un altro, abbiamo assunto le iniziative opportune contro la violenza e l'eversione fascista, prima e contro il terrorismo e la violenza delle brigate rosse e delle organizzazioni dipendenti poi.
Abbiamo richiesto ed ottenuto il consenso e l'adesione di centinaia di migliaia di piemontesi, di centinaia di Comuni. Siamo andati nelle fabbriche a dire in faccia a chi diceva "né con lo Stato né con le brigate rosse" che questa posizione crea spazio al terrorismo. Siamo andati nelle scuole a sostenere a viso aperto che quando si disprezzava, si aggrediva si insultava un docente, quando si impediva di votare, quando si aggrediva chi la pensava in modo diverso, non si combatteva per nessuna rivoluzione si lavorava per un nuovo fascismo e per la rovina della democrazia.
E abbiamo assunto tutte le responsabilità. Anche quella di chiamare i cittadini a dare concretamente il loro contributo preciso alla lotta contro i terroristi, non solo contro il terrorismo. Abbiamo evidentemente fatto solo il nostro dovere. Ma quelli che più hanno responsabilità, più devono assumerla, con coraggio, precisione e nettezza. Lo Stato è uno, la Magistratura non può avere doppioni. Le leggi della Repubblica devono essere valide dentro e fuori le fabbriche.
E allora chi ha fatti eversivi da segnalare lo segnali alla Magistratura e aspetti il suo giudizio. Guai a mettersi sulla strada di coloro che hanno specifici posti di potere e pensano di poterlo far valere fuori dalle leggi della Repubblica. Oggi per far fronte alla violenza e all'eversione e al terrorismo certo non bastano le parole. Nessuno più di noi che ha proposto cose precise e at t e n de fatti concreti ne è convinto. Ma occorre che ognuno faccia la sua parte fino in fondo chiedendosi sempre quale può essere il segnale che mette in circolo quando compie un atto. I nostri atti saranno ancora quelli di sempre. Nessuna tregua nella lotta concreta contro l'eversione, il terrorismo. Nessuna copertura riceveranno mai da questa assemblea coloro che ovunque nelle strade, nelle scuole, o nelle fabbriche scelgono la strada della violenza.
Né comprensione né tolleranza, ma lotta aperta contro coloro che lavorano per la rovina di tutto ciò che costituisce l'essenza stessa del nostro impegno ideale e politico: difendere e riformare questo Stato nella difesa rigorosa della legalità costituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, la Giunta regionale si riconosce in questo documento avendo partecipato con i Gruppi politici alla sua stesura. Siamo vivamente preoccupati per l'invio delle 61 lettere di licenziamento.
Comprendiamo, e il documento lo afferma, che ogni atto di violenza, ogni atto di terrorismo, ogni atto che possa comportare momenti di vita civile non vivibile, deve essere combattuto e respinto sia nella fabbrica che fuori dalla fabbrica.
Il documento testimonia la solidarietà delle forze politiche presenti in Consiglio regionale a quanti all'interno della fabbrica sono stati colpiti dal terrorismo.
Detto questo, riteniamo tuttavia che la procedura di licenziamento dei 61 dipendenti degli stabilimenti Fiat potrebbe comportare oggettivamente un processo involutivo ed ingenerare gravi conseguenze all'interno della nostra società.
Attendiamo l'esito che alla vicenda vorrà dare la Magistratura e siamo fiduciosi che possiamo avere quelle certezze che a tutt'oggi mancano, non attraverso ad un mero garantismo di maniera, ma attraverso alla procedura corretta di un organo istituzionale e costituzionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, le do atto dello sforzo che ha compiuto per interpretare i giudizi e i sentimenti di questa assemblea a seguito di un provvedimento che è grave nella sua entità oggettiva ma che si colloca in una situazione che è gravissima. L'informazione specifica è ancora carente.
Siamo chiamati ad esprimere un primo giudizio mentre i fatti sono noti soltanto parzialmente. Bisogna però dire subito che nella loro generalità e gravità sono ben presenti alle intelligenze e alle coscienze che abbiano sensibilità e per quanti non vogliano, col procedimento che la paura ispira, trincerarsi dietro il garantismo di maniera cui ha fatto riferimento il Presidente della Giunta.
Non bastano, in queste situazioni, generiche obiezioni alle forme adottate e che sarebbero discutibili per un provvedimento di questa portata. Riteniamo che il provvedimento come tale non sia da considerare come un atto della lotta al terrorismo perché, se i 61 lavoratori fossero in qualche maniera direttamente o indirettamente collegati a movimenti eversivi, il licenziamento probabilmente li renderebbe ancor più disponibili, sia pure fuori della fabbrica.
Dobbiamo dunque aver presente il quadro. Si tratta di un rapporto contrattuale nell'ambito del quale, avendosi presente una situazione che è resa drammatica per altri aspetti, viene collocata l'iniziativa che l'azienda assume. Questo fatto avrà un suo iter, un suo seguito e noi ci auguriamo, ovviamente, che una decisione così grave possa trovare puntuale seguito e soluzione per il coraggio, per la capacità di reazione di tutti i protagonisti, dei lavoratori che sono la vittima prima del clima invivibile che si è andato determinando in certe situazioni della Fiat, dei sindacati che non possono trincerarsi dietro dichiarazioni generiche, liquidando provvedimenti che possono essere discutibili sul piano formale, ma che si collocano in un contesto drammatico di assassinii, di intimidazioni, di atti che scardinano i momenti essenziali della produzione. Ciascuno deve avere coraggio e noi pure in questa sede. Do atto al Presidente di aver fatto il massimo e il più elevato sforzo per dare una risposta adeguata.
Ma noi non possiamo non sottolineare i caratteri di drammaticità ed insopportabilità della situazione. Al di là del rapporto contrattuale, che ha le sue discipline e le sue possibilità di contraddittorio e di soluzione, il ruolo, la funzione del sindacato saranno giudicati per la posizione che saprà assumere in questa vicenda. Il sindacato può acquistare o perdere credibilità in vasti settori del mondo del lavoro, perché non vi è come l'aver paura ed accorgersi che chi ha le responsabilità di assisterti e difenderti non è capace di agire in termini che siano liberatori da questa condizione. Possono prodursi distacchi definitivi e crearsi fratture insanabili. Vi è poi il rapporto civile, rapporto che lega ciascuno di noi per la convivenza, rispetto a questo anche noi ci auguriamo che la dirigenza Fiat, che ha preso le decisioni, possa aver raccolto elementi, non solo certi, ma oggettivamente documentabili nelle sedi dove noi vogliamo veder risolti i problemi della nostra convivenza, cioè le sedi che la Costituzione e l'ordinamento dello Stato prevedono, che sono quelli dell'accertamento giudiziale, del rigore delle leggi.
Una delle condizioni drammatiche del nostro tempo è questa: che si sono svalutate tutte le grandi libertà e si sono fomentate tutte le piccole licenze. Per l'abuso delle piccole licenze si vanno spegnendo le grandi libertà. E' un salto di qualità negativo. Questa decisione drammatica questo gesto che forse potrebbe anche - avvertiamo questo pericolo - finire per avere effetti perversi e diversi e distorti rispetto a quelli che immagino lo abbiano ispirato, se le nostre posizioni non sono chiare e coerenti. Parliamo di coerenza, di serenità e credo di fermezza, non si dovrebbe invocare anche il coraggio perché nella nostra posizione è sufficiente compiere il proprio dovere.
Questa prima presa di posizione comporta quindi l'impegno per un'attenzione continua che non interferisca nello specifico rapporto contrattuale, ma sia sensibile alla particolare gravità della situazione esistente all'interno di certi luoghi di lavoro. Se si potranno realizzare rapporti, contatti, consultazioni con i protagonisti, con la dirigenza dell'azienda, con i responsabili sindacali, con i rappresentanti dei lavoratori per esaminare in atmosfere non polemiche, ma costruttive e preoccupate delle sorti della nostra democrazia e della vita di questa città noi saremo attivamente disponibili. Mi auguro che la Giunta possa prendere le opportune iniziative coinvolgendo in esse le forze politiche di opposizione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, tutte le forze del Consiglio regionale condannano e denunciano come pericolo della vita democratica del Paese qualsiasi tipo di violenza sia nelle strade, sia nelle scuole, sia nelle fabbriche.
Questa, come lei, signor Presidente, ha richiamato nel suo intervento è la volontà politica comune espressa in nove anni di attività del Consiglio regionale ed è il punto di riferimento oggettivo per coloro che in un momento di preoccupazioni, di timori e di paure vengano a rappresentare l'istituzione regionale di fronte a carenze e assenze che nei tempi passati più volte abbiamo denunciato e che, temo, dovremo ancora denunciare nei confronti di altri poteri che avevano materia primaria in questo campo.
Ciò detto, non possiamo nasconderci la preoccupazione che può essere determinata da carenze di informazioni, ma che è anche determinata dal segnale che è partito ieri dall'azienda torinese. Dalla lettura delle lettere di sospensione emerge un dato non sufficientemente chiaro e preciso, così come noi abbiamo chiesto a tutte le componenti civili e sociali non individuali della Regione di contribuire a combattere la violenza affinché non dilaghi nelle piazze, nelle scuole e nelle fabbriche cioè fatti concreti e fatti precisi, cosa che nel momento attuale non mi pare possa determinare un principio di rottura di quell'unità di giudizi e di volontà che costituiscono ed hanno costituito il patrimonio essenziale di azione nella lotta contro il terrorismo e contro la violenza nella difesa delle istituzioni democratiche.
Ha ragione il collega Bianchi quando dice che è tempo di uscire dalla genericità di denunce e di comportamenti. Ma credo che sia opportuno in questo momento sottolineare come quei testi, quelle semplici enunciazioni di principi, di valutazioni estremamente soggettive e che non si riferiscono ad elementi oggettivi, possono lasciare sprigionare il timore di caccia alle streghe o perlomeno di denuncia di timore di caccia alle streghe che indubbiamente non facilitano l'opera attiva che le forze politiche che nell'ambito delle istituzioni devono rappresentare.
L'istituzione regionale, come punto di riferimento anche per quello che con la sua azione ha saputo rappresentare, non può essere la sede in cui rientra nella valutazione dei pro e dei contro degli elementi di carattere giuridico.
Il punto di riferimento è la Magistratura. Allora, non soltanto attraverso precauzioni generiche, ma con la chiara individuazione di fatti e di denunce, sarà possibile da parte delle forze politiche dare copertura appoggio e volontà perché le cose in questo Paese non debbano degenerare in momenti di scontri dal verbale e dal verbale scendere a quelle violenze che si vogliono estirpare.
In questo senso mi trovo consenziente con le dichiarazioni lette dal Presidente del Consiglio e con quanto ha detto il collega Bianchi che rappresentano l'interpretazione preoccupata di tutti.
Siamo in una fase di attesa, quindi non possiamo dare giudizi su una non precisa conoscenza dei fatti che sono dietro, con la certezza e con la speranza che dietro a parole forse fumose e un po' diplomatiche devono esserci chiari e precisi addebiti a responsabilità penali, perché quando si parla di violenza su persone o cose è implicito il richiamo alla legge penale. Se cosi non fosse avremmo dato, per la prima volta nella nostra realtà regionale piemontese, un punto di merito, una vittoria abbastanza consistente a coloro che cercano di scardinare le istituzioni, che cercano di arrivare attraverso alla lotta violenta e al partito armato a sopprimere l'esistenza di questa vita democratica di cui la Repubblica italiana faticosamente realizzata, vuole essere testimonianza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa mattina il Consiglio regionale è messo di fronte ad una grave situazione, molto più grave di quanto può apparire dalla lettura dei giornali. Torino molte volte si identifica con la Fiat stessa e questo caso ha perturbato la vita cittadina, ma ha perturbato forse anche l'opinione pubblica di tutta Italia. Cosa capiterà a Torino? Il documento del Presidente del Consiglio mi trova personalmente consenziente, tolta qualche sfumatura che può essere sfuggita nella fretta.
In sostanza il Consiglio regionale da anni ha assunto posizioni contro il terrorismo, contro la violenza. E questa è una violenza, ecco perché il Consiglio regionale questa mattina deve politicamente esprimersi. Questo atto però deve avere delle conseguenze, ad esso deve fare seguito il contatto con l'azienda, con la controparte perché il Consiglio non fa soltanto della politica, ma fa anche dell'economia politica. E' dal 1943 che non capita un fatto del genere alla Fiat, ma in quegli anni gli operai mettevano la vita in pericolo per le loro rivendicazioni.
Non possiamo oggi, in queste condizioni, dare un giudizio. Ricordiamo altri fatti veramente gravi che hanno un peso storico su Torino e che vanno meditati. Chi vive a Torino sa quale atmosfera esiste all'interno della Fiat, sa quanti sono stati gli attentati a dirigenti della Fiat, i morti le intimidazioni ai capi reparto. Conosce la difficoltà che ha l'azienda a trattenere i migliori elementi i quali chiedono il licenziamento per paura.
Oggi fare dei quadri alla Fiat è difficile, questo stato di fatto va esaminato.
Detto questo, dobbiamo auspicare libertà e giustizia per tutti.
Se i fatti denunciati sono estranei all'area sindacale, entra in campo la Magistratura; se le persone sospese hanno compiuto atti che sono al di fuori del contratto sindacale, noi non dobbiamo occuparcene.
Nell'associarmi a quanto ha detto il Presidente del Consiglio, ritengo sia opportuna una presa di posizione perché gli operai sappiano che quando hanno ragione noi li difendiamo e non permettiamo che la parte padronale (anche se mi riconosco in essa) non tenga in conto quanto le organizzazioni sindacali hanno stabilito in ordine alle procedure sui licenziamenti.
Auspico che il Consiglio regionale sappia tenere il proprio posto ed assumere la propria posizione in questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi associo a nome del Gruppo socialista al documento che ha letto il Presidente del Consiglio.
Il fatto è certamente grave. Il Consigliere Benzi vorrebbe arrivare ad una conclusione e vedere la nostra istituzione a contatto con l'azienda per accertare l'evoluzione che avrà questo episodio che viene a sconvolgere la nostra città.
I 61 lavoratori degli stabilimenti della Fiat, oggi sono sospesi, ai sensi di un accordo sindacale, domani forse saranno licenziati e forse costretti nella più mortificante inazione della quale personalmente ho subito il morso negli anni verdi della mia giovinezza (e non ero un brigatista e neanche un rivoluzionario).
E' un fatto inaspettato, incomprensibile che da 30 anni non accadeva più nelle nostre aziende. La lettera della Fiat parla di sospensione ai sensi dell'articolo 26 della disciplina interna dell'azienda ritenendo che i lavoratori hanno "fornito una prestazione di lavoro non rispondente ai principi della diligenza, della correttezza e della buona fede" e che hanno "costantemente mantenuto comportamenti non consoni ai principi delta civile convivenza sui luoghi di lavoro". Che cosa significa questa motivazione? Questa motivazione comporta una sanzione di quel tipo? Significa che questi 61 dipendenti sono colpevoli per scarso rendimento? Se ragionassimo in questi termini dovremmo arrivare al licenziamento di 550 parlamentari che quando si discuteva della fame nel mondo erano presenti solo in 83 persone: quindi scarso rendimento anche in quel caso come vi è scarso rendimento anche fra di noi dove talora a malapena arriviamo a contare la maggioranza. Sembrerebbe una battuta, ma è chiaro che non vuole essere una battuta. Le informazioni sono a livello giornalistico e nessuno di noi ne sa più di quanto ha potuto leggere questa mattina sui giornali. C'è chi vede in questo un collegamento con la violenza nella Fiat che molte volte è stata teatro di situazioni incresciose che il Consiglio regionale sistematicamente e puntualmente ha condannato fermamente.
Mi chiedo se questi comportamenti che mettono in stato di sospensione 61 dipendenti sono consoni con i principi della convivenza civile, se favoriscono l'unità dei sentimenti, se favoriscono l'unità delle forze politiche per combattere e per debellare il terrorismo in Italia e la violenza oppure se, inconsapevolmente, come osservava il Presidente della Giunta, non mettono in moto un processo involutivo nel contesto del quale passano molte altre soluzioni.
Potenzialmente questo pericolo esiste. Torino è nell'occhio del ciclone, è una città che è già stata colpita molte volte. Il movimento dei lavoratori però non ha mai dato l'impressione di coprire la violenza, ha sempre combattuto il terrorismo nella sua prima trincea sociale e sindacale e quindi dobbiamo avere fiducia in esso. Lo Stato è unico in Italia, la Magistratura è unica. Chi sa ha il dovere civile e morale di rivolgersi alla Magistratura per portare nomi, cognomi, luoghi, circostanze, deve fare una denuncia autentica come a suo tempo è stata fatta.
Attendiamo con fiducia l'evolversi della situazione che deve avvenire nella massima chiarezza per consentire ad ognuno di approfondire il discorso. E' giusto e doveroso che il Consiglio regionale assuma questa posizione. Io lo faccio a nome del Gruppo socialista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ci troviamo di nuovo in un momento grave della vita della città, del Piemonte e del Paese in generale.
L'incertezza sugli avvenimenti, sulle motivazioni, sulle documentazioni, i tempi brevi per riflettere sul fatto nuovo (almeno dopo trent'anni) mi portano a dire che il documento letto dal Presidente del Consiglio contiene aspetti sui quali non posso consentire.
Si è fatto scandalo in quest'aula dell'incertezza di questo provvedimento. A mio avviso un provvedimento non può essere criticabile solo perché è incerto. Ci si deve invece chiedere perché è incerto.
L'incertezza di un provvedimento è certamente una nota non positiva mentre la logica giuridica lo vorrebbe il più esplicito e il più motivato possibile; ma quando un provvedimento di questo peso non è né esplicito n motivato dobbiamo chiederci in termini politici e non meramente garantisti il perché della genericità e il perché della non determinatezza. Allora i nostri comportamenti conseguenti sono in relazione alla risposta che noi diamo a questo tipo di interpretazione.
La genericità si può spiegare in molti modi. Provo ad immaginarne una: che sia, in primo luogo, in ossequio alla Magistratura. Certamente l'azienda con questa genericità ha prestato il fianco alle critiche che ne deriveranno, che non sono politiche; ma sono tecnico-giuridiche e se ha accettato di pagare questo prezzo in partenza, ha delle motivazioni previste. Allora, secondo noi, ci vuole maggiore rispetto di questa situazione che è più complessa e che non si riduce ad una mera genericità formale nella quale qualche forza politica incomincia a vedere di nuovo l'organizzarsi delle forze oscure della reazione in agguato.
Secondo me questa genericità è un momento di estrema prudenza e, come tale, va valutato. Con questo comunicato generico si inviano dei messaggi alle maestranze da una parte e alle istituzioni e ai diversi poteri dello Stato dall'altra. Allora, la discussione in quest'aula deve dare una prima risposta alla domanda che ci viene posta. Come giudichiamo il fenomeno che è a monte delle vicende che stiamo esaminando? Quindi dobbiamo chiederci se il comunicato letto dal Presidente sia una risposta, un indirizzo verso uno sbocco positivo e non sia piuttosto, come è venuto per esempio dall'intervento del collega socialista, l'apertura di un processo a forbice che tende a criminalizzare il mondo operaio e soprattutto tende ad aprire una forbice, non nel senso che ci augureremmo noi ma nel senso che rischia di far alleare ai pochi i più, quelli che hanno difficoltà a distinguere il garantismo formale che qui veniva contestato, dal garantismo reale. Quindi i nostri comportamenti sono estremamente delicati e, a mio modesto parere, vanno valutati con più attenzione.
Il messaggio che inviamo all'azienda con questo provvedimento è esplicito; di fronte alla realtà, che tutti conosciamo e che i nostri amici ci mostrano ogni giorno, di intimidazioni, di difficoltà nei rapporti di lavoro, non solo sul piano dell'ordine pubblico, ma sul piano dell'organizzazione, della qualità della vita e della stessa gestione aziendale, che cosa è avvenuto? Ha funzionato la giustizia, ha funzionato la scuola, hanno funzionato le istituzioni? Nel comunicato del Presidente viene rivendicato all'istituzione regionale "un ruolo nella lotta al terrorismo" ma, anche qui, si sta facendo, secondo me, un salto indelicato e politicamente poco prudente perché questo immediato salto che la Direzione Fiat non fa, noi in una certa misura, almeno nei confronti dell'opinione pubblica, aiutiamo perch avvenga e non mi pare un fatto producente rispetto allo scopo che ci prefiggiamo.
La risposta di questa istituzione quale può essere? Non certamente un comunicato fatto a freddo che è soprattutto un interrogativo sulla genericità di una contestazione. La risposta dovrà avvenire dopo aver valutato che cosa c'è a monte di queste vicende; e tutto questo si otterrà come ha asserito il collega Bianchi, con la partecipazione, nelle misure in cui riterremo più corrette e più opportune, senza stravolgere le nostre funzioni e senza intrometterci in funzioni altrui.
L'opinione pubblica si aspetta una risposta come se l'aspetta la Direzione dell'azienda con questo suo messaggio e questa risposta la vorrà vedere in comportamenti successivi che non si esauriscono nel documento di questa mattina, che a me pare intempestivo e per qualche misura affrettato e quindi tale da non poter trovare il consenso della mia forza politica.



PRESIDENTE

Desidero precisare che ho letto non un comunicato a firma dell'Ufficio di Presidenza e della Giunta, ma è una mia dichiarazione personale sulla quale si è aperta la discussione dei Gruppi e della Giunta regionale.
La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le dichiarazioni del Presidente costituiscono, a mio avviso, la base e il punto di partenza di questa discussione anche per quanto può derivare da quanto è stato dichiarato.
La mia dichiarazione è una variazione sul tema che ci è stato proposto con la dichiarazione del Presidente. Da parte di altri Capigruppo sono venuti dei giudizi politici fra di loro molto diversi, sarà quindi opportuno essere chiari, ciascuno per la propria parte politica.
Non posso dividere i due momenti, quello del terrorismo e quello della sospensione dei 61 dipendenti Fiat. Sarebbe come dire che non accetto il contesto storico nel quale è avvenuta la sospensione degli operai della Fiat. Torino è colpita dal terrorismo soprattutto perché è la sede della più grande azienda privata esistente in Italia (chiunque mi può contestare questa analisi). Le sorti di questa azienda sono collegate strettamente con le sorti di tutto il Piemonte. Quindi è chiaro che colpendo la Fiat si colpiscono tutte le attività piemontesi.
Mi chiedo se il Consiglio regionale avrebbe commentato con uguale attenzione e uguale tensione la sospensione dei lavoratori in un'azienda diversa che non coinvolga tutta la realtà piemontese. Per cui da un lato abbiamo il momento terroristico che si esprime con l'omicidio e dall'altro lato abbiamo l'intimidazione verbale, la piccola violenza fisica, quella che non arriva sui giornali e il clima complessivo che dall'azienda Fiat si estende in tutto il Piemonte. Del resto non vorrei tacere che l'omicidio di Casalegno è stato l'omicidio al vice direttore della "Stampa" e nessuno pu ignorare i legami che esistono fra la "Stampa" e la Fiat, non possiamo neanche negare che la Praxis, oltre a lavorare per numerose aziende lavorava anche per la Fiat. I collegamenti che ci sono fra le azioni terroristiche all'interno della Fiat e quelle all'interno del tessuto economico e politico piemontese non si possono ignorare.
Riteniamo che il provvedimento preso dalla Fiat sia grave e sia un provvedimento che coinvolge la Regione Piemonte e le forze politiche in un commento su quanto è avvenuto. Ritengo, per quanto ho potuto leggere, che questi licenziamenti siano un fatto politico in risposta ad altri fatti avvenuti in questi ultimi anni.
Noi dobbiamo giudicare politicamente se questo fatto politico è eccessivo e controproducente rispetto ai fatti avvenuti, oppure se è un comportamento consono ai fatti che sono avvenuti. A mio avviso questo è quanto ci tocca e ci spetta come forze politiche. Il fatto che sia un atto politico è, a mio avviso, confermato da quella stessa genericità di cui parlava il collega Bellomo nella lettera di sospensione degli operai.
Mi auguro che le accuse generiche possano essere supportate da accuse estremamente precise su fatti accaduti. In questo caso il messaggio politico riceverà il consenso di tutte le forze politiche all'interno di questo Consiglio. Se queste sospensioni non fossero supportate dai fatti questa sarà un'azione di "terrorismo antiterroristico", se mi è consentito il termine e, comunque, non sarà il metodo migliore per combattere il terrorismo.
Il nostro giudizio non può che essere sospeso perché i fatti che supportano questa azione politica ci sono ignoti. Indubbiamente la Fiat in questi anni ha avuto molti e gravi fatti che avrebbe potuto denunciare e per i quali avrebbe potuto sospendere molti lavoratori; se l'ha fatto in questo momento ha fatto un atto politico e come tale deve essere giudicato.
Sarà giudicato da noi in senso positivo se sarà supportato dai fatti se non sarà supportato dai fatti e sarà un'azione terroristica di antiterrorismo, a mio avviso, è un atto politico profondamente sbagliato per la Regione Piemonte e per la Fiat stessa e che Dio l'accompagni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo comunista è d'accordo con la dichiarazione del Presidente del Consiglio. Questo ci può esimere da un lungo intervento.
Voglio però sottoporre all'attenzione del Consiglio tre punti. Noi siamo fortemente preoccupati per gli effetti politici che la grave decisione assunta dalla Fiat può provocare, in un momento così delicato della vita della città e della Regione, nella lotta al terrorismo.
L'elemento degli effetti politici è l'elemento sul quale dobbiamo soffermarci e rapportarci con il dovuto equilibrio e con la dovuta tensione sapendo che questo fatto, per emblematicità e gravità, avrà degli sviluppi nei prossimi giorni. Dobbiamo essere pronti, come istituzione, a dare il nostro contributo il più chiaro possibile, il più univoco possibile perch anche il lavoro che è stato fatto in tutti questi mesi e in questi anni non sia vanificato.
L'altro concetto che deve essere messo in luce come elemento di grave preoccupazione è il rischio che si apra una frattura, una divisione profonda tra la classe operaia e la dirigenza tecnica dell'azienda a cui non da oggi e non solo da quest'aula, la classe operaia esprime in maniera concreta, e non solo con dichiarazioni, la solidarietà e l'impegno al suo fianco nella drammatica situazione. Questo elemento della non divisione deve essere uno dei criteri ispiratori di fondo. Guai se un atto del genere, al di là delle motivazioni che possono essere anche lungamente discusse, avesse l'effetto di provocare una frattura. Abbiamo lottato tutti e questa istituzione in particolare si è qualificata per la costruzione di una politica unitaria per portare a sempre nuovi livelli di coscienza e di cultura sul fenomeno del terrorismo i lavoratori, i cittadini e tutte le categorie.
Non sto a ripetere quanto è detto nel documento sulla necessità che, se sono fatti concreti, si proceda con la denuncia alla Magistratura. Al di là di questo voglio dire che la motivazione data dall'azienda è pericolosa anche per un altro motivo. Qualcuno ha detto che può essere una clausola di stile. Il fatto che possa essere una clausola di stile, usata in altre occasioni, è un elemento che non può non darci forte preoccupazione. I comunisti in particolare e tutte le forze democratiche ricordano gli anni '50 alla Fiat di come, attraverso clausole di stile, generiche e apparentemente indifferenti, si riusciva a colpire gli operai per la loro militanza politica e per la loro militanza sindacale.
Oggi auspichiamo che non sia possibile un raffronto tra la situazione di allora e quella di oggi e che le motivazioni siano diverse. Proprio per questo esigiamo che le motivazioni non siano di quel tipo, non siano generiche, ma siano chiare, riferite a fatti e che possano sulla base di fatti indurre alla chiarezza e non all'ambiguità. L'ambiguità è l'elemento più pericoloso che possiamo ritrovare nella battaglia al terrorismo.
Mi sia permesso di dire che il movimento operaio ha fatto largamente la sua parte, deve fare ancora di più, ne sono certo. Il movimento operaio e il sindacato attraverso un'azione che ha visto una grande tensione morale ha visto anche iniziative specifiche che sono partite di qui e ha recuperato molto.
E' proprio da questo che dobbiamo partire, non per creare contrapposizioni e divisioni, ma per costruire un maggior livello di unità.
Questa è per noi una soluzione ambigua e, come istituzione, chiediamo che venga fatta rapidamente chiarezza, crediamo di avere tutto il diritto di chiederlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero prima di tutto dichiarare che pur dovendo fare qualche riserva in ordine ad alcuni passi del documento letto dal Presidente, mi associo in particolare e invece a quella parte di esso con la quale si sono ricordate le unanimi prese di posizione del Consiglio regionale nei confronti della criminalità e della violenza politica di qualsiasi estrazione.
D'altro canto la parte politica che rappresento è sempre stata decisa nel condannare la violenza politica, di qualsiasi colore, del che si ha un riscontro obiettivo nei progetti di legge presentati nella passata e nell'attuale legislatura, diretti allo scioglimento e alla messa fuori legge di tutte le organizzazioni extra parlamentari di qualsiasi rango risma e colore.
Per tornare però all'argomento che viene adesso trattato, penso che debba essere fatta una precisazione e un'aggiunta al documento letto dal Presidente, ricordando il clima di autentico terrore nell'ambito del quale sono stati emessi i provvedimenti di sospensione. Penso che sia esatto parlare di "clima di terrore" in quanto in questi ultimi tempi si è sparato (con rivendicazioni dei crimini da parte della brigate rosse) contro venti funzionari Fiat, a livello dirigenziale più o meno rilevante e, com'è noto purtroppo tre di loro sono stati assassinati.
A mio avviso, l'azienda doveva decidersi ad intervenire con provvedimenti gravi al fine di colpire coloro i quali si sono resi responsabili di comportamenti che con un eufemismo, ma solo con un eufemismo, vengono dichiarati incompatibili con la civile convivenza.
Infatti, pur nella voluta e curialescamente dosata genericità delle contestazioni che si leggono a motivazione dei provvedimenti di sospensione sono, a mio avviso, fin troppo trasparenti i fatti-reato posti a base dei provvedimenti stessi, con la conseguenza che qualora, nella sede giudiziaria, la Direzione Fiat non riuscisse a provare il proprio assunto posto a base dei provvedimenti di sospensione, finirebbe sicuramente, in blocco, sul banco degli imputati con la contestazione del reato di calunnia. Non penso che si possa ritenere che la Direzione Fiat non si sia resa conto, nel caso in cui non riesca a provare le proprie accuse, di queste gravi conseguenze di natura penale, né penso che abbia dimenticato l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori ove si vieta e si dichiara radicalmente nullo il licenziamento mascherato da ragioni di credo politico.
D'altro canto, i 61 sospesi avranno tutte le più ampie garanzie di potersi giudizialmente difendere e di dimostrare la loro eventuale innocenza sia sotto il profilo dell'inadempimento contrattuale lavoristico e sia sotto il profilo penale. Con questa impostazione e queste precisazioni esprimo la mia presa di posizione.



PRESIDENTE

Non vi sono altri Consiglieri iscritti a parlare. Possiamo quindi considerare conclusa la discussione. Nella giornata di oggi ci sarà eventualmente il tempo per elaborare e sottoporre all'assemblea eventuali documenti sull'argomento.


Argomento: Problemi energetici - Commercio

Comunicazione della Giunta regionale sul problema degli approvvigionamenti di gasolio in Piemonte


PRESIDENTE

Si procede al punto sesto all'ordine del giorno: "Comunicazione della Giunta regionale sul problema degli approvvigionamenti di gasolio in Piemonte".
La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema energetico continua ad accrescersi, ad ulteriormente aggravarsi e a colpire sempre più massicciamente il nostro Paese. Se durante l'estate si traduceva quasi esclusivamente nella ricerca di carburante per l'autotrazione, oggi invece si pone immediatamente in termini di case al freddo. Il che non toglie che persista contemporaneamente una rarefazione del gasolio per gli automezzi.
Desta inoltre preoccupazione il fatto, che prende ogni giorno più consistenza, che il Piemonte è una delle Regioni più aggredite dalla carenza dei prodotti petroliferi da riscaldamento. Questo ce lo confermano le segnalazioni degli approvvigionamenti parziali o mancanti del tutto e dell'incepparsi del funzionamento del sistema distributivo che si risolve nella crisi e nel malcontento dei commercianti del settore (impossibilitati ad operare sul mercato a causa delle drastiche riduzioni nelle consegne da parte delle società petrolifere) e dal malcontento dei Comuni, delle Province e delle scuole che potrebbero trovarsi costretti a sospendere i servizi, nel caso in cui i serbatoi di gasolio continuassero a restare vuoti perché le gare di appalto sono andate deserte o perché gli abituali fornitori hanno disdetto gli impegni, oppure nel blocco delle industrie con pochi giorni di attività, se l'attuale situazione di rarefazione dei prodotti sul mercato non si risolverà prontamente.
La Regione, come abbiamo riferito agli organi di stampa, non ha nessuna competenza in questa materia, tuttavia, di fronte alle fondate preoccupazioni della popolazione e sensibile agli appelli delle associazioni sindacali e di categoria sulle difficoltà che gli operatori stanno incontrando, abbiamo assunto, in accordo con il Comune e la Provincia di Torino che per evidenti motivi sono i più minacciati l'iniziativa di consultare le società petrolifere e le organizzazioni e gli enti interessati ed il 3 ed il 19 settembre ci siamo incontrati con i rappresentanti regionali delle maggiori società petrolifere operanti in Piemonte, con l'obiettivo, in primo luogo, di conoscere in dettaglio e dai diretti interessati i motivi della drastica diminuzione negli approvvigionamenti e l'entità degli stessi e quindi di essere informati su quali sono i piani di approvvigionamento per i prossimi mesi e come le stesse società pensano di intervenire in situazioni di emergenza.
In conseguenza di ciò di intraprendere adeguata iniziativa politica nei confronti del Governo e del Ministero competente, per farci portavoce della grave situazione che rischia di verificarsi in Piemonte nell'imminenza della stagione invernale.
Era, infine, nostro intendimento metterci e mettere le forze politiche nelle condizioni più idonee ad esprimere, sulla base degli elementi conoscitivi raccolti, una valutazione (negativa) da parte nostra sull'opportunità da parte del Governo di ulteriori aumenti del prezzo del carburante o di sovvenzioni a società petrolifere che tendono a diminuire la loro presenza sul mercato rispetto agli anni precedenti.
Non tutte le società petrolifere convocate hanno mantenuto l'impegno di fornirci i dati, loro richiesti, sull'immissione al consumo di gasolio kerosene ed olio combustibile nei mesi del 1978 e del 1979. E ciò dimostra quanto sia difficile rompere certe abitudini inveterate in chi non ha mai fatto i suoi conti anche alla luce delle esigenze pubbliche. Tuttavia gli incontri sono stati utili per acquisire alcuni elementi di conoscenza sull'attuale dinamica del settore.
Tutte le società hanno confermato che ci sono dei ritardi nelle consegne dei prodotti, in particolare gasolio e kerosene, perché si sta procedendo a drastici cambiamenti nel sistema distributivo, privilegiando le forniture ai concessionari cosiddetti colorati, cioè agli esclusivi, e riducendo le consegne o non rinnovando più i contratti ai commercianti, che si rifornivano da più società (un accenno particolare merita L'Agip, che parallelamente alla ristrutturazione della rete commerciale, tende ad ampliare "il settore della gestione calore", cioè il servizio diretto all'utente comprendente la fornitura del carburante, la conduzione dell'impianto e la sua manutenzione durante l'intera stagione). Inoltre particolare preoccupante, ad eccezione delle compagnie di Stato (AGIP ed IP), tutte le altre prevedono una riduzione della quota di mercato in Piemonte, che varia da un minimo del 15% ad un massimo che può superare per alcune il 40-45%, mentre sono scomparsi dal mercato i cosiddetti "brokers" operatori commerciali che acquistavano il gasolio raffinato allo "stato estero". Su quest'ultimo punto vai forse la spesa dire qualche parola di spiegazione in più perché, non conoscendo i meccanismi di mercato, si pu non capire o fraintendere.
Il greggio può arrivare in Italia sotto varie forme; può essere, ad esempio, immediatamente nazionalizzato, oppure passare al processo di raffinazione rimanendo "allo stato estero". Ciò vuol dire che il prodotto è di proprietà di compagnie straniere che non intendono venderlo comunque in Italia. E' questo il caso del greggio lavorato nella maggior parte delle nostre raffinerie.
Può succedere, tuttavia, che il prodotto, una volta raffinato, venga acquistato dalle compagnie da parte di società od operatori commerciali che, pagando le tasse di importazione, ottengono il diritto ad immetterlo sul nostro mercato interno.
Indipendentemente dall'individuazione di questi soggetti importatori abbiamo potuto quantificare che nel 1978 sono stati immessi in Piemonte non meno di 438.000 tonnellate di gasolio, non dichiarate dalle società, ma rilevati dai registri dei depositi commerciali, tenuti dall'UTIF.
Questa operazione di importazione è stata remunerativa fino a quando il livello dei prezzi nel mercato libero di Rotterdam e negli altri paesi europei non superava quello italiano. Attualmente la situazione si è capovolta; il prezzo del gasolio al netto delle tasse negli altri paesi CEE è superiore a quello italiano ad eccezione della Francia.
Mi limito qui ad alcuni esempi: in Germania Federale è maggiore del 26,16%, in Irlanda del 42% ed in Gran Bretagna del 22%. E' spiegabile così quindi che i cosiddetti "brokers" non abbiano più interesse ad operare in Italia e quindi in Piemonte, regione in cui avevano coperto fino allo scorso anno circa il 20% del consumo regionale complessivo, di cui circa il 26% nella sola provincia di Torino.
Ma vi è ancora un'ultima e decisiva causa del deficit di prodotti petroliferi che riguarda molto da vicino la nostra regione: si tratta della crisi della società petrolifera MACH, di proprietà del gruppo Monti, che aveva a Volpiano una delle sue maggiori raffinerie. Questo complesso industriale, costruito negli anni '60 secondo le tecniche più moderne e all'avanguardia nel campo dell'antinquinamento, non è mai stato completamente utilizzato. Con una capacità di lavorazione annua di 3.900.000 tonnellate di greggio, negli ultimi anni ha drasticamente ridotto la sua attività, passando da una percentuale di utilizzazione del 61% nel 1972 ad appena il 12% nel 1979.
La riduzione delle forniture da parte delle compagnie petrolifere e la ristrutturazione della loro rete distributiva, parallelamente alla scomparsa dei "brokers" e alla crisi della MACH, danno un quadro preoccupante sui rifornimenti di gasolio in Piemonte ed in particolare nella provincia di Torino.
Ipotizzando un consumo di gasolio non inferiore al 1978, mancano, allo stato attuale, 733.000 tonnellate in Piemonte, di cui 537.000 nella sola provincia di Torino.
Da un raffronto percentuale il deficit piemontese ammonta a non meno del 32% rispetto al fabbisogno globale, mentre per la provincia di Torino raggiunge ben il 40% del fabbisogno globale! Le cifre sono allarmanti e noi auspichiamo, e in questa direzione stiamo lavorando, che le società petrolifere non decidano di contrarre ulteriormente i loro piani di approvvigionamento, come purtroppo ci è stato riferito nell'incontro del 5 ottobre con gli operatori commerciali del settore (Assopetroli e Consorzio imprenditori petroliferi).
Di fronte a questa amara verità, abbiamo tempestivamente richiesto un incontro con il Ministro dell'industria, Bisaglia, e con il Presidente del Consiglio, Cossiga, il 21 settembre. Il Sindaco di Torino ha lanciato un appello al Ministro dell'interno, Rognoni. E' necessario intervenire tempestivamente, da parte nostra abbiamo fornito al Governo tutti gli elementi conoscitivi per intervenire prontamente in Piemonte.
Ma deve essere chiaro fin dall'inizio che la doverosa opera di pressione e di informazione presso gli organi competenti non deve essere fraintesa: da più parti riceviamo richieste di cittadini, di Enti pubblici che si rivolgono a noi affinché provvediamo alle forniture mancanti. Essi devono sapere chiaramente che la Regione intende operare per evitare il più possibile disagi alla popolazione, alle case, all'economia industriale, ai servizi, ai consumatori.
Ma i poteri effettivi, le leve di comando li hanno il Governo, il Parlamento e le forze socio-economiche e perciò la nostra azione pu indirizzarsi soltanto a sollecitare un pronto intervento.
La Regione, è noto, non dispone di poteri decisionali sulla politica petrolifera italiana. La competenza è del Governo e pertanto è il Governo che deve provvedere tempestivamente a risolvere una questione che nel giro di pochi giorni può rivelarsi ancor più drammatica di quanto sia stato finora rilevato. Un intervento tardivo da parte delle forze governative potrebbe avere serie conseguenze non solo sull'approvvigionamento dei prodotti petroliferi nel breve periodo, ma influire in modo negativo anche per il futuro sul dibattito più generale riguardante i problemi dell'energia.
C'è una discussione in corso sui progetti per la realizzazione delle centrali nucleari e senz'altro la carenza di prodotti petroliferi accentua l'importanza di scelte non, dilazionate in merito alla diversificazione delle fonti di energia.
Siamo, credo, tutti d'accordo nel prendere atto che la disponibilità di greggio sul mercato internazionale tenderà progressivamente a diminuire. E' perciò chiaro che le centrali termoelettriche, Turbogas non potranno più aumentare la loro produzione di energia elettrica, infatti la probabilità che si verifichino in Italia casi di black out durante la prossima stagione invernale sono già state evidenziate dal Presidente dell'ENEL. ing.
Corbellini, alcuni mesi fa. La crisi petrolifera può aumentare queste probabilità e quindi drammatizzare la discussione sulle scelte di politica energetica che invece deve proseguire senza togliere nulla alla responsabilità di ognuno, valutandone gli aspetti negativi e positivi in piena libertà e non sotto la spada di Damocle dei serbatoi vuoti! Sarebbe veramente insensato pensare di ottenere il consenso su problemi decisivi quale quello delle centrali nucleari lasciando i cittadini al freddo.
Purtroppo il piano energetico è rimasto lettera morta, non si è approntato in tempo un programma di risparmi e ci ritroviamo, nuovamente come nel '73 a dipendere da chi punta tutto sulla liberalizzazione del prezzo e quindi sul suo aumento.
Di fronte alle sollecitazioni degli amministratori degli Enti locali delle Regioni, al movimento delle forze sociali, sindacali e politiche alcuni risultati incominciano ad essere colti, come ad esempio l'ottenimento di un ben maggiore impegno degli strumenti del Governo, quali le compagnie di bandiera (AGIP e IP) nell'approvvigionamento di prodotti petroliferi e l'interessamento dei competenti organi governativi.
Tuttavia, poiché siamo ora a pochi giorni dall'inizio della stagione fredda, anzi il freddo è già arrivato, ci sembra indilazionabile un incontro con il Governo, in particolare sui provvedimenti previsti nel decreto 438 approvato il 14 settembre scorso.
All'articolo 19 di tale decreto si legge: "Per interventi straordinari ed urgenti da attuare fino al 31 dicembre 1980 nel settore energetico, è istituito un fondo per interventi nel settore energetico. Il fondo provvede, altresì, sulla base dei criteri e secondo le modalità stabilite dal Comitato interministeriale prezzi, a compensare il maggiore onere derivante dalla necessità di assicurare il necessario approvvigionamento di gasolio mediante il suo acquisto sul mercato internazionale con la corresponsione alle imprese importatrici a ciò autorizzate di importi non superiori ai maggiori oneri sopportati".
E si legge ancora: "In attesa del provvedimento legislativo di cui al comma precedente, il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato è autorizzato ad erogare i compensi, relativi a maggiori importazioni effettuate nell'anno 1979 e successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto fino all'importo complessivo di L. 50.000 milioni, sulla base dei criteri e secondo le modalità fissati dal Comitato interministeriale prezzi esclusivamente alle imprese che abbiano adempiuto e che adempiano all'impegno assunto in occasione della deliberazione del Comitato interministeriale prezzi del 27 luglio 1979".
A proposito del fondo di 50 miliardi di lire per comperare la quota di gasolio che ci manca, pareggiando la differenza col prezzo pagato dall'Italia, un organo di stampa ha riportato l'opinione del Ministro Bisaglia secondo cui potrà essere utilizzato soltanto a patto che questo carburante sia destinato alle Regioni, come il Piemonte, dove si verifica una penuria.
Anche questo può essere considerato un primo risultato da verificare andando avanti nel lavoro premendo e in collaborazione con il Governo, ma il gasolio non è ancora arrivato in Piemonte. Infatti le modalità di organizzazione e gestione del fondo per l'acquisto del prodotto mancante da attuarsi sul mercato internazionale, dovranno essere definite con successivo provvedimento legislativo ed in attesa di esso è facoltà del Ministro dell'industria di sovvenzionare ulteriormente solo le società che hanno aumentato, come dagli accordi del luglio 1979, i loro piani di approvvigionamento del 14%.
Ed è proprio su questo punto che intendiamo confrontarci con il Ministro affinché non accada che alcune società intaschino le sovvenzioni governative ed il gasolio non arrivi proprio dove si verificano le carenze maggiori.
Per inciso, vorrei precisare ancora che l'articolo 6 del citato decreto prevede che la Regione, in accordo con il Prefetto, è autorizzata ad aumentare, su esplicita e motivata richiesta dei Comuni, i periodi di riscaldamento. Non è comunque autorizzata a diminuire tali periodi, come da alcune parti ci è stato richiesto.
Da ultimo vorrei soffermarmi sul delicato problema del risparmio energetico. Non ci sembrano sufficienti ancorché sia necessario il farli gli appelli al risparmio rivolti ai cittadini; la consapevolezza della gravità della situazione, che deriva da una corretta informazione da parte delle forze politiche ed istituzionali non deve costituire suggerimenti e misure concrete per attuare risparmi nel breve e nel lungo periodo.
Parallelamente la Regione dovrà aprire un confronto con le società operanti nel settore petrolifero ed industriale, per porre le basi di accordi programmatici volti a garantire la costante erogazione di energia e che prevedano l'utilizzo di fonti alternative e l'ampliamento della rete di erogazione del gas naturale.
Oltre a ciò rivolgiamo un appello agli organi competenti ed ai "tecnici del calore" affinché si adoperino per realizzare una giusta opera di sensibilizzazione sulle misure primarie ed indispensabili per il miglior funzionamento degli impianti di riscaldamento e per evitare il più possibile sprechi e dispersioni di calore.
In questa direzione sono necessari l'attività e la collaborazione degli organi pubblici e per parte nostra gli incontri avviati e le informazioni date sono passi in avanti. Crediamo che tutte le forze politiche si debbano impegnare in tal senso e che il Governo debba dimostrare fattivamente il suo impegno nel confronto con le forze economiche e sociali che rimangono i soggetti primi delle scelte da compiersi.
I Consiglieri hanno a disposizione una nota con una serie di dati che riguardano il Piemonte e la provincia di Torino.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'Assessore è andato forse al di là (e la cosa ci fa piacere) di una comunicazione sul rifornimento del gasolio in Piemonte innescando una cordiale polemica o proposta di sollecitazione al Governo e al Ministro competente per trarre elementi concreti ed operativi immediati sul problema della carenza di gasolio e di combustibile.
La prima parte della comunicazione dell'Assessore si limita ad una informazione, sostanzialmente neutra, e ad una fotografia dell'esistente e non entra nel merito con proposte alternative allo stato attuale che è particolarmente delicato e preoccupante. Vero è che questa fotografia ha avuto un'impennata finale con una sollecitazione al Governo ed al Ministro Bisaglia a rispondere in termini immediati indicando ripetutamente la sua responsabilità nel caso che una soluzione non giunga con tempestività.
Avremmo forse preferito che la Giunta regionale, proprio per quelle osservazioni annunciate dall'Assessore competente all'inizio della sua comunicazione laddove dice che la Giunta, sensibile a questi problemi anche se la competenza non è della Regione Piemonte, ha consultato le società petrolifere, le organizzazioni e gli enti interessati, ci avesse proposto le ipotesi di intervento collocandosi in un'azione che Enti locali e Regione in primo luogo devono mettere in moto nella gestione della linea di politica economica richiesta dalla situazione del Paese.
Solo così le istituzioni e gli Enti locali possono far corrispondere l'area dei bisogni da soddisfare con le risorse realmente disponibili.
Sappiamo che ai Comuni e alle Regioni si aprono ampi spazi di intervento sappiamo inoltre che spetta alle istituzioni ed alle forze politiche ripetutamente richiamate dall'Assessore nella sua comunicazione, un delicato ed importante compito soprattutto di informazione sul problema energetico che va affrontato con la massima urgenza, con la massima serietà e con il massimo impegno.
La nostra forza politica concorda con l'Assessore quando, a nome della Giunta, si fa portavoce al Governo e al Ministro competente della grave situazione, ma auspica qualcosa di più. E' necessario, ad esempio, che la Regione si faccia parte diligente perché si giunga ad informazioni non superficiali e non allarmistiche perché si cambino certi metodi o certi limiti metodologici dei mass media cui non sono sfuggite dichiarazioni documenti, comunicati stampa che la Regione ha emesso in questi giorni.
Abbiamo appreso di alcune iniziative, di alcuni incontri su un problema così delicato che, giustamente, come dice l'Assessore, avrebbe dovuto coinvolgere tutte le forze politiche, da comunicati stampa della Regione.
Non si può chiedere la responsabilità, la compartecipazione di tutte le forze politiche rappresentate in questo Consiglio se queste cose, in realtà, le apprendiamo solo da informazione giornalistica.
Occorre saper coinvolgere tutte le forze politiche in un problema così delicato, occorre chiarezza da parte di certe forze politiche sul tema proposto rispetto al quale in queste ultime ore registriamo, sempre da informazioni giornalistiche, atteggiamenti che possono essere ottimi magari discutibili, che sono legittimi forse sotto il profilo dell'interesse di partito, ma non sotto il profilo dell'interesse generale.
Allora, ribaltando la proposta della Giunta che è stata solo formale perché non si è concretizzata, proponiamo un impegno comune delle forze politiche nei prossimi comportamenti a partire, ad esempio, dall'incontro che sarà realizzato nei prossimi giorni a Volpiano sul problema della MACH.
Solo in questo modo ciascuno di noi avrà assolto ad una funzione positiva e corretta per contribuire a favorire sforzi nella ricerca di nuove fonti di approvvigionamento, a determinare un quantitativo almeno minimo garantito in ogni realtà territoriale, a realizzare un'azione incisiva di raccordo e di coordinamento per l'adozione di decisioni compartecipate ed immediate. Urge la collaborazione di tutti per mettere in moto provvedimenti capaci sul medio e lungo periodo, per superare la crisi energetica e ridare prospettive di sviluppo sicuro alla nostra economia.
Prendiamo quindi atto delle comunicazioni dell'Assessore; proponiamo un incontro iniziale dei Capigruppo per concordare iniziative comuni, per dare cioè corpo operativo a questo invito di collaborazione, di compartecipazione e di corresponsabilità e sollecitiamo la Regione ad assumere decisioni con obiettività.
Su questo problema il Governo ha e deve avere le sue responsabilità ma se la Regione vuole intervenire come soggetto attivo e propositivo in questo argomento, deve assumersi anch'essa le proprie responsabilità, non in termini di conflittualità tra un potere decentrato regionale e lo Stato ma in forma di compartecipazione. Non riteniamo di dovere recitare, come Regione, atteggiamenti che rincorrono forme falsamente populistiche, non dobbiamo cercare di ottenere delle captatio benevolentiae che se alcuni problemi non saranno risolti rischiano di diventare un boomerang contro la Regione e contro i poteri decentrati. Il Ministro Bisaglia ha espresso alcune opinioni, ha dato, in termini immediati, con il decreto dei giorni scorsi, delle soluzioni, magari non partecipate e non confrontate, ma responsabilmente assunte dal Governo. Attendiamo il Ministro all'appuntamento e, nel momento in cui viene proposta un'azione corale e comune, attendiamo la Regione stessa al suo appuntamento e alle sue responsabilità.
Su questi fatti ognuno deve fare una meditazione. Riteniamo che le battute finali dell'Assessore in ordine alle proposte alternative con il richiamo alla responsabilità dei cittadini ed ai risparmi dei cittadini sia un fatto da non cavalcare.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Tu non puoi chiedere ai cittadini di fare dei sacrifici. Tuttavia se la situazione va avanti così saranno costretti a farli comunque,perché non c'è il gasolio. Non mi sento di dire di fare dei sacrifici.



CERCHIO Giuseppe

Alcuni giorni fa in una tavola rotonda tenuta al Festival del Partito comunista su questi problemi, Chiaromonte ed alcuni parlamentari europei del Partito comunista cavalcavano sostanzialmente la necessità del risparmio coane immediata soluzione, non del problema, ma del momento contingente.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Tu capisci che si può risparmiare una cosa che si ha, ma non una cosa che non si ha.



CERCHIO Giuseppe

Abbiamo dei cali di rifornimento, abbiamo obiettive difficoltà particolarmente nella provincia torinese. Sulle indicazioni del mantenimento di minimi che il Ministro ha dato vorremmo che si andasse con la collaborazione di tutti, evitando scontri che rischiano di produrre lacerazioni su questo problema che non è solo legato al riscaldamento, ma che si allarga soprattutto in agricoltura.



PRESIDENTE

I lavori finiscono qui.
La seduta è tolta e riprenderà alle ore 15.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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