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Dettaglio seduta n.272 del 18/09/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Interrogazione del Consigliere Oberto inerente al Centro Studi Piemontesi Cà dé Studi Piemonteis


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i nostri lavori con l'esame dell'interrogazione presentata dal Consigliere Oberto inerente al Centro Studi Piemontesi - Cà dé Studi Piemonteis.
Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione

Ho già risposto al Consigliere Oberto, comunque, dato che la prassi richiede che la risposta sia pubblica, rispondo sinteticamente fornendo i seguenti dati: abbiamo dato un contributo di un milione nel 1976 oltre a 500 mila lire per un convegno. Nel 1977 un milione, nel 1978 cinque milioni, nel 1979 dieci milioni. I rapporti tra il Centro Cà dé Studi e la Regione sono cordiali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Della risposta mi interessa soprattutto la prima parte di natura finanziaria.
Il Centro Cà dé Studi è uno dei centri meglio funzionanti non soltanto del Piemonte ma di tutta Italia, quindi entra nello spirito dell'interpretazione corretta della norma statutaria alla quale si ispira.
Quest'anno celebra il decennale della sua vita e, con i tempi che corrono una associazione che viva 10 anni e che si trovi in crescendo e non in una situazione deficitaria è cosa molto importante.
Ringrazio l'Assessore di quanto ha fatto e di quanto potrà fare ancora e mi permetto di suggerire l'opportunità di far pervenire ai Consiglieri regionali, a titolo di saggio, il prossimo numero della rivista "Ca d Studi Piemonteis", in maniera che acquisiscano direttamente la coscienza di quanto sta facendo l'ente, lo apprezzino e, per quanto è possibile auspicare, aderiscano concretamente. Grazie.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Commercio

Interrogazione del Consigliere Cerchio relativa alla disciplina degli orari dei negozi torinesi


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio relativa alla disciplina degli orari dei negozi torinesi. Risponde l'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

La questione sollevata dal Consigliere Cerchio non riguarda solo gli orari dei punti di vendita torinesi ma va ad incidere anche in diverse altre situazioni locali: quella di Rivoli e di Asti per esempio.
Inoltre, almeno per quanto riguarda il nostro provvedimento impugnato e cioè la deliberazione del Consiglio regionale del 6 luglio 1978 n. 327 5069 - il riferimento è alla facoltà, consentita ai Comuni, di prevedere a titolo sperimentale una chiusura infrasettimanale di un'intera giornata invece della mezza giornata tradizionale.
Il provvedimento dei Comuni, che ha stabilito effettivamente l'orario di apertura e chiusura, è stato perciò impugnato davanti al TAR.
L 'Amministrazione regionale, venuta a conoscenza dei ricorsi, si è tempestivamente costituita in giudizio, opponendosi motivatamente ad essi per quanto di sua competenza.
Ciò nonostante il TAR ha ritenuto di dover emanare un'ordinanza precisamente la n. 282/79 del 30 maggio 1979 relativa al ricorso 1003/79 della Standa S.p.A., contro il Comune di Rivoli e la Regione Piemonte, che accoglieva la richiesta di sospensione degli atti impugnati.
Successivamente il TAR ha fatto valere il disposto di tale ordinanza anche in relazione ai ricorsi presentati contro il Comune di Torino e la Regione Piemonte.
Perciò attualmente l'esecuzione della deliberazione del Consiglio regionale, relativamente al punto in questione, è sospesa nei Comuni predetti.
Si vuole qui peraltro, in primo luogo, sottolineare la legittimità e il consenso generale che hanno accompagnato l'elaborazione e l'approvazione della deliberazione regionale citata. Ne danno prova i contro ricorsi presentati da un nutrito gruppo di commercianti torinesi e dalle organizzazioni di categoria che rappresentano la stragrande maggioranza dei commercianti della Regione.
Del resto tale atteggiamento è coerente con quanto espresso dalle stesse alle pubbliche amministrazioni durante la fase di elaborazione dei provvedimenti impugnati.
L'Amministrazione regionale non si è tuttavia limitata ad adire alle vie legali. Ha contemporaneamente preso una iniziativa politica e legislativa, impegnando i propri uffici nonché un gruppo di legali che la rappresentano in giudizio a elaborare uno strumento che consenta di superare sul piano normativo le pretestuose osservazioni ed argomentazioni contenute nei ricorsi.
Non è possibile ignorare infatti che il vizio di illegittimità sollevata, - violazione della legge 558/71 sugli orari dei negozi che prevede espressamente la chiusura infrasettimanale di mezza giornata - è inconsistente.
Tale legge infatti stabilisce una chiusura minima.
E' comunque il D.P.R. 616/77, laddove stabilisce che i Comuni fissano gli orari sulla base dei criteri regionali (e non statali) che determina con ciò che sono superati i criteri contenuti nella legge 558/71, la cui finalità era di fornire alla Regione (non ai Comuni) una indicazione a cui attenersi nello stabilire essa stessa gli orari.
Cambiando le attribuzioni sono cambiati anche i soggetti tenuti a emettere i criteri.
In ogni caso occorre ricordare che neppure la legge 558/71 escludeva in linea di principio, soluzioni sperimentali, limitate nel tempo e nello spazio.
Noi perciò accettiamo di buon grado l'invito del Consigliere Cerchio e lo assicuriamo che è nostra precisa intenzione intervenire nel merito per cercare di riportare chiarezza e certezza, cosa che stiamo già facendo.
Riteniamo infatti che uno strumento legislativo dia più forza e maggior chiarezza ai criteri che la Regione deve emanare e che in definitiva porrà il Governo e il legislatore statale di fronte ai problemi reali che emergono dal Paese. Infatti se un rilievo può essere fatto, questo è che la mancata abrogazione della legge 558/71, contestualmente alla emanazione del D.P.R. 616/77, è una, se non la maggiore, delle cause che stanno all'origine del malessere attuale e dei danni che presumibilmente colpiscono i commercianti e i consumatori.
Anche in tal senso l'Amministrazione regionale invita il Consigliere Cerchio, le forze politiche, ad indirizzare un sollecito al Governo perch si faccia per parte sua tempestivamente promotore di una iniziativa che elimini tale ostacolo ad una positiva soluzione di questi problemi.
A nostro avviso il disegno di legge che è in preparazione deve avere la finalità di innovare parzialmente, senza perciò doversi contrapporre frontalmente, rispetto alla legge 558/71.
Perciò deve stabilire un solido nesso tra la facoltà che hanno le Regioni di emanare norme di attuazione e quanto prevede in tal senso l'art.
7, primo comma, del D.P.R. n. 616; combinandolo inestricabilmente con il disposto dell'art. 54, lettera d), del medesimo D.P.R.
Dopodiché dovrà stabilire a quali principi ispiratori debba riconnettersi la deliberazione del Consiglio regionale che detterà dettagliatamente i criteri direttivi, ai Comuni.
E tali principi non possono non essere quelli dell'interesse dei consumatori, sia in termini di migliore accesso ai consumi, sia in termini di minori costi di distribuzione, inoltre del rispetto della generale evoluzione degli orari lavorativi.
Il disegno di legge dovrà inoltre prevedere dei criteri di massima, al cui interno saranno previste esplicitamente soluzioni di tipo sperimentale o addirittura in deroga agli stessi criteri generali.
Infatti in una regione dai molti aspetti qual è la nostra è necessario prevedere soluzioni che, pur nell'intento di garantire una certa omogeneità, non mortifichino giustificate necessità ed esigenze locali.
Dovrà quindi essere compresa nel disegno di legge una parte procedurale in riferimento agli adempimenti comunali.
Di fronte alla nostra iniziativa politica, tendente a risolvere nel più breve tempo possibile ma anche nel modo più sicuro i problemi suesposti, si profila una offensiva che mira a colpirla fidando in un intervento del Governo che metta in discussione la sua legittimità. E così si riproporrebbe, ad altri livelli, l'attuale nodo spinoso e dovrebbero esserci altre volontà politiche a decidere, questa volta per tutto il paese.
Davanti a questa insidia, ne sono convinto, vale l'iniziativa politica di tutto il Consiglio e a ciò esorta la Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Non possiamo prendere atto con soddisfazione della risposta data dall'Assessore su un problema che è di estrema attualità. I suggerimenti dell'Assessore sono accoglibili per la mia forza politica, come credo le altre forze politiche sono disponibili a fare tutti gli sforzi possibilmente in termini unitari, per giungere ad una soluzione. Quindi ogni iniziativa o presa di posizione che potessero emergere dal Consiglio regionale ci troveranno d'accordo. Grazie.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

La Giunta ha elaborato un ordine del giorno che mette a disposizione delle forze politiche.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente all'applicazione della legge 58/78


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente all'applicazione della legge 58/78. Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, egregi colleghi, devo dire che un tipo di interrogazione di questo tipo risulta estremamente offensiva nei confronti di una persona che ritiene di aver sempre operato correttamente.
Lascio giudicare ai colleghi se si possa dire che abbia agito in modo furbesco per realizzare deliberazioni che sconfessano apertamente le finalità della legge che, tra l'altro, io stesso ho scritto, discusso e chiesto di approvare. Rispondo per dovere e per quello spirito di tolleranza che deve essere tipico di un rappresentante della popolazione piemontese. Innanzitutto la legge 58 non fa menzione di un parere della V Commissione, ma del parere della consulta che ancora non è stata nominata e non per colpa mia. Ho sollecitato più volte con telefonate e lettere gli Enti previsti nella consulta a nominare i loro rappresentanti e questo non è stato mai fatto, chiederò al Consiglio per il prossimo piano di nominare ugualmente, anche se in minoranza questa consulta.
Già prima che la legge fosse approvata sottoponevo all'esame della Commissione le erogazioni senza che ciò mi fosse imposto da un regolamento o da una legge e così ho fatto anche in questa situazione.
Il collega Cerchio, che non è un gran frequentatore delle riunioni delle Commissioni, dovrebbe sapere che le deliberazioni che non sono state portate in Commissione non sono altro che la ripetizione di erogazioni precedenti ad istituti che non possono certamente essere considerati istituti di parte. Quando si parla di finanziamenti a Enti come l'Istituto Einaudi, l'Istituto Cavour, l'Istituto Universitario degli Studi Europei fondato dal prof. Grosso, del Centro Pannunzio e del Teatro Regio, non si può certo parlare di finanziamenti di parte. Finanziamenti di parte possono forse essere considerati quelli all'Unione culturale, all'Istituto Gramsci.
Tuttavia, nell'ambito del pluralismo, credo che questi possano essere accettati, se si finanziano le organizzazioni di tutte le parti politiche si finanziano anche quelle ispirate a criteri di innovazione, di sinistra come si dice tradizionalmente.
Non sono state riportate, anche perché la Commissione è sempre molto oberata di lavoro; si è portato quanto di nuovo e di più importante poteva essere valutato dalla Commissione stessa. Il parere della Commissione è stato a maggioranza. Sono state fatte osservazioni di metodo, anche valide dal dott. Conti e dalla dott. Soldano; alcune delle quali contrariamente a quanto dice il Consigliere Cerchio, sono state accettate, altre non sono state accettate perché non valeva la pena di accettarle. E' chiaro che si potrebbero finanziare anche le feste patronali e tutte le attività ad esse legate, ma allora bisognerebbe cambiare la legge.
Il problema, quindi, va visto in termini molto personalistici, e la cosa mi spiace. Non è stata accettata una richiesta di 260 milioni di una associazione non del tutto sconosciuta che avevo sentito nominare solo l'anno scorso, la quale non ha mandato il rendiconto per i 6 milioni ricevuti l'anno scorso, e richieste di altre associazioni che avevano natura diversa da quella presentata dalla legge, ed erano sostenute personalmente dal Consigliere Cerchio. Ma non credo che questo atteggiamento sia tale da pregiudicare le finalità della legge, come egli dice.
Leggo alcune erogazioni fatte: sistema bibliotecario di Pinerolo, che non è una città di sinistra centro internazionale di studi rosminiami di Stresa che lavora molto seriamente (5 milioni) Comunità montana Alta Valle di Bossolasco Museo civico di Alba e città di Alba, che non ha una amministrazione di sinistra Comune di Mondovì orchestra sinfonica monregalese Acli di Mondovì Carassone.
Posso fornire ai Consiglieri che lo desiderano l'elenco delle erogazioni e tutti i dati.
Non mi risulta poi, come è confermato dal verbale della Commissione che ci sia stato un impegno da parte mia a rivedere la cosa entro il 31 luglio, giornata in cui venne convocato il Consiglio; anzi, ad una richiesta del Consigliere Cerchio di rivedere la cosa, ho detto che era necessario effettuare la deliberazione perché già si era in ritardo. Devo ancora giustificare questo ritardo. La legge prevede il termine del 15 marzo ed essendo arrivate altre domande avevo detto in Commissione queste cose apertamente e i Consiglieri, non solo quelli di maggioranza, avevano convenuto che era giusto, dato che la legge è al primo anno di attuazione e che non tutti ne sono a conoscenza, di accettare anche le domande pervenute successivamente. E' chiaro che alcune domande pervenute anche precedentemente erano state rifiutate, come dicevo prima, per l'insufficiente livello culturale o per la scarsa documentazione o perch si trattava di iniziative generiche che non avevano possibilità di realizzazione. Data la tensione che c'è stata soprattutto da parte di alcuni Consiglieri in Commissione invito il Consigliere Cerchio a comportarsi come deve comportarsi un Consigliere, ossia a non fare questioni di tipo personale perché questa mi sembra più una ritorsione che una questione di principio.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

L'Assessore Fiorini con estrema semplicità e calma ha risposto ad una interrogazione provocatoria e forse scorretta se per scorrettezza si intende l'interpretazione particolare della Giunta e dell'Assessore di un quesito che va a scavare a fondo nelle strategie e nei metodi con cui la Giunta regionale tra la fine di luglio e l'inizio di agosto ha elargito la somma di un miliardo e cento milioni a favore di Enti, associazioni, Enti locali per attività di carattere culturale. Dopo quattro o cinque mesi di attesa e di vuoto dovuto alla mancanza della Consulta prevista dalla legge n. 58, la V Commissione il 27 luglio è stata convocata con all'ordine del giorno l'esame di una proposta di deliberazione per l'assegnazione di contributi su quella legge. La V Commissione si riuniva non per concessione gratuita dell'Assessorato, ma secondo un accordo delle forze politiche per supplire alla carenza della Consulta regionale non ancora insediata. In quella occasione, l'Assessorato ha presentato un programma di elargizione per 7 00 / 80 0 milioni con indicazioni molto improvvisate con errori macroscopici, con inserimenti di contributi dati a Comprensori aggregati ad altri Comprensori, nonostante mesi e mesi di attività preparatoria e di istruttoria. Erano inseriti contributi per richieste presentate molto dopo il termine del 15 marzo, mentre erano escluse, forse per dimenticanza altre richieste arrivate entro il termine del 15 marzo. Visto che l'Assessorato ha citato alcune Amministrazioni comunali o alcune associazioni che ha definito non di sinistra, cito alcuni casi emblematici di richieste a dir poco "curiose", per usare un termine corretto, di associazioni che si richiamavano a termini come "flash spettacoli" con sede presso "Nuova società" e a sigle che magari qualche settimana dopo realizzavano spettacoli in qualche emittente privata a firma di dirigenti di associazioni che operano a sinistra, le quali chiedevano interventi di alcune decine di milioni in ordine ad accordi presi con la segreteria dell'Assessorato a sanatoria di un contributo già ottenuto qualche settimana prima. In una richiesta si diceva: "A seguito degli accordi presi con la tua segreteria, la segreteria stessa ci invita a fare una domanda sulla legge 58 per integrare queste decine di milioni che servono a realizzare alcuni spettacoli". La firma era di un dirigente dell'Arci che fa molto bene il suo mestiere.
Queste osservazioni furono fatte presenti puntualmente dal sottoscritto in Commissione il venerdì e il lunedì successivo, con tempestività nonostante i cinque mesi di preparazione, la deliberazione veniva emessa.
E' vero che la Commissione era riunita in termini che potremo quasi dire "artigianalmente informali" in quanto contemporaneamente la V Commissione in un'altra sede discuteva di altri problemi e forse non esisteva il tradizionale registratore e il tradizionale verbalizzante ufficiale. E' vero che di fronte ad una interpretazione differente tra coloro che erano nella Commissione, si è concordato che la delibera che stava per essere emessa, sarebbe stata verificata dal Consiglio regionale il martedì, nella seduta in cui è stata dibattuta la legge sulla caccia; in quell'occasione i Commissari avrebbero preso visione di un eventuale aggiornamento della delibera e quindi avrebbero dato un giudizio positivo o negativo.



FABBRIS Pierina

Questo non è un comizio.



(Interruzioni e brusii in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Cerchio, l'argomento merita di essere discusso nel rispetto del Regolamento, la invito a trasformare l'interrogazione in mozione, in modo che alla questione possa essere dato tutto lo spazio necessario. In sede di interrogazione, il problema non può che essere contenuto nei tempi riservati ad un'interrogazione e non può assumere le caratteristiche di un dibattito.
La prego di concludere il suo intervento.



CERCHIO Giuseppe

Accolgo l'invito del Presidente e termino nell'arco di due minuti d'orologio, rilevando come in effetti la riunione della Commissione del 27 è stata in realtà una burla, in quanto risulta che il giorno prima l'Assessorato aveva elargito con altra delibera ben 290 milioni e tre giorni prima altri 45 milioni all'Istituto Gramsci e all'Unione culturale.
Ma la mia interrogazione aveva anche un altro significato in quanto nel nome tanto chiacchierato del pluralismo dalla Giunta il 14 di agosto abbiamo appreso da un Bollettino della Regione la formazione di una Commissione per l'assunzione di sei funzionari addetti all'istruttoria dei beni culturali. La Commissione risulta così composta: Presidente: l'Assessore Fiorini; Assessore competente: l'Assessore Marchesotti rappresentante del Partito comunista; esperto della materia il collega Rosci certamente esperto di beni culturali e Consigliere regionale del partito comunista. Mi chiedo se questa è una corretta applicazione del metodo pluralista.
E' per questi motivi che accogliamo l'invito della Presidenza di trasformare questa interrogazione in una mozione per approfondire in un dibattito ad hoc il tema della politica culturale del Piemonte e per fare chiarezza sulla metodologia, sui criteri, sui termini di elargizione di questo miliardo e 100 milioni, fatta nei giorni di ferragosto.



PRESIDENTE

L'Assessore Fiorini mi ha comunicato di aver dimenticato di trattare l'ultima parte dell'interrogazione.
La parola al Presidente della Giunta su questo punto.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, l'altra sera nella discussione della legge per le strutture e per il recepimento del contratto, parlai del problema dei concorsi ponendolo in un'ottica quasi di spogliazione da parte della: Giunta di quelle che erano sempre state le sue attribuzioni in materia di concorsi inserendo il concetto di una scelta tendente a coinvolgere direttamente il Consiglio regionale. Infatti nella composizione delle Commissioni abbiamo voluto dare ad una di esse la prevalenza al Consiglio e all'altra la parità della rappresentanza; saremmo andati anche più oltre se l'indicazione di due Consiglieri regionali non avesse richiesto l'inserimento ulteriore di esperti, creando delle Commissioni che non si sarebbero potute riunire per l'eccessivo numero dei membri.
Mi pare che durante il mio intervento non vi fosse il Consigliere Cerchio e quella sua assenza gli ha impedito di vedere con chiarezza il problema. Non è sempre facile trovare la disponibilità dei membri delle Commissioni; ho già spiegato che i concorsi sono molto pesanti, il numero dei partecipanti è sempre molto alto e di conseguenza l'iter è molto lungo.
L'assenza di un Commissario a volte significa il rinvio della seduta anche di settimane.
L'attribuzione di contributi nasce anche e soprattutto da una considerazione pluralistica della nostra società e dalle scelte che in base a questo concetto debbono essere fatte.
Ogni governo fa delle scelte in una società pluralistica. Può darsi che siano stati assegnati contributi ad un istituto e non siano stati concessi ad altri o che la loro entità non sia stata omogenea; ma il peso culturale degli istituti è difficile da misurare.
Siamo disponibili all'assegnazione dei contributi sempre nell'ambito della legge per i beni culturali.
Dobbiamo percorrere la strada della difesa delle realtà culturali del Piemonte e noi lo abbiamo fatto con l'apertura verso tanti artisti nel momento in cui abbiamo ricevuto le mostre provenienti un po' da tutto il mondo, nel momento in cui abbiamo avuto rapporti con i nostri concittadini che sono, per esempio, in Argentina o in Germania; abbiamo avuto rapporti con gli Stati dell'est; abbiamo dialogato anche con gli arabi.
Non possiamo quindi essere accusati di aver operato in un'unica direzione. Un contributo non è una politica, un contributo può essere semmai il supporto di un'azione diretta in un momento di questa politica.



(Interruzioni e brusii in aula)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti sulla composizione della Commissione.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Vorrei ringraziare il Consigliere Cerchio per aver posto la questione della Commissione. Poiché faccio parte di quella Commissione, non per ragioni politiche come mi è sembrato di udire, ma per ragioni di lavoro invierò una lettera di dimissioni da quella Commissione. La Giunta deciderà la mia sostituzione.



PRESIDENTE

Siccome è preannunciata la presentazione di una mozione, il dibattito potrà svolgersi in quell'occasione con tutta l'ampiezza possibile.
L'interrogazione è da considerarsi discussa.


Argomento: Artigianato

Dibattito sui problemi dell'artigianato


PRESIDENTE

Passiamo al dibattito sui problemi dell'artigianato.
Chiede la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Non vorrei apparire come colui che chiede sovente dei rinvii, per di più con poca fortuna, però, dato che ho rilevato che il 20 settembre andrà in Commissione l'esame del disegno di legge relativo ad interventi a favore dei Comuni e loro Consorzi per la costituzione di aree ed insediamenti artigiani, oltre che un altro disegno di legge che riguarda le funzioni amministrative in materia di artigianato, a me sembrerebbe opportuno che venisse fatta un'unica discussione sui problemi generali dell'artigianato e che, nella medesima seduta, si iniziasse l'esame di questi due disegni di legge.
Ci sarebbe un'altra argomentazione, a mio avviso, a favore di questa riunione: in quanto questo interessante documento sugli interventi regionali in materia di artigianato porta la data del 14 settembre ma ci è stato distribuito soltanto stamattina. Veda la Presidenza se non ritiene di accogliere questa istanza.



PRESIDENTE

Questo dibattito, che peraltro è già stato rinviato da tempo, è previsto dalla legge. Le altre sono proposte di legge che hanno un loro corso autonomo.
L'altra osservazione mi pare più fondata e io stesso stamattina, quando sono venuto in possesso di questo voluminoso documento, ho sollevato la stessa obiezione; mi è stato detto che il documento è stato fatto pervenire ai Capigruppo nella giornata di venerdì.
La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore all'artigianato

Questo dibattito si fa a seguito di un'interrogazione presentata dal Gruppo della D.C., dopo che la Giunta ha presentato il 31 marzo la relazione sulla legge 47, che la legge stessa impone.
La Giunta si è dichiarata disponibile ad aprire il dibattito illustrando la politica che intende perseguire per quanto riguarda l'artigianato. Ho inviato la documentazione ai Capigruppo venerdî ed al Consiglieri oggi per consentire un'ampia discussione.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è forse sotto il segno dell'opportunità politica e sociale che questo nostro quinto ed ultimo anno di legislatura regionale incominci anche all 'insegna del dibattito sulle questioni dell'artigianato piemontese. Su problemi cioè interessanti un vasto ceto economico e produttivo, uno strato di lavoratori e di piccoli imprenditori che tanto hanno fatto, fanno e faranno, nel contesto dell'intero sistema economico nazionale e regionale. Non credo che nessuno potrebbe ormai contestare il ruolo e il significato sociale ed economico dell'artigianato; di un settore che più volte ha dimostrato, con la sua operosità ed intraprendenza, tra sacrifici e inventività, di svolgere una funzione trainante rispetto ad altri soggetti socio-economici ritenuti a volte più titolati e rispetto alle congiunture recessive nonché al grande problema dell'occupazione. E' un dato della massima importanza che in Piemonte siano attive certamente più di centomila aziende artigiane con un'occupazione complessiva che tende ad attestarsi sulle 350.000 unità. Ben vengano perciò gli inviti delle forze politiche a discutere di artigianato.
Ripeto ciò che dissi lo scorso luglio rispondendo all'interrogazione dei Consiglieri Bianchi, Colombino e Petrini. La Giunta oggi illustra la politica che persegue nei riguardi dell'artigianato ed è disponibile non solo a fornire tutte le informazioni e ad accettare i rilievi e le critiche costruttive che saranno mosse ma anche ad andare al fondo, umano e culturale, politico, sociale ed economico dei problemi emergenti dal settore.
Esso, del resto, ha sempre goduto di un'attenzione particolare da parte di questa Amministrazione a partire dal suo programma di governo e dalla conferenza sull'occupazione, gli investimenti e lo sviluppo economico nell'ottobre del 1975 che segnò il lancio e servì a gettare le basi del piano di sviluppo regionale 1977-1980. E fu, principalmente, nel piano che prese corpo la linea politica, che si delinearono i programmi e i progetti come per esempio quelli riguardanti gli studi sul settore o la riforma del credito agevolato oppure ancora l'assistenza tecnico-commerciale. E i risultati, come sappiamo, sono venuti.
Non è solo per rivendicare meriti che ricordiamo queste cose, ma per cercare di ripercorrere e ritrovare quel filo storico, logico e politico che ha legato l'attività dell'Amministrazione alla sua ispirazione ideale e programmatica. Ed è soprattutto nel segno di questa continuità che offriremo al dibattito consiliare anche proposte nuove. Ma prima di inoltrarci nel merito dell'argomento, occorre chiedersi: che cosa è cambiato in questi anni rispetto al periodo or ora considerato nelle con dizioni generali dell'economia e della società? L'artigianato occupa sempre lo stesso posto con lo stesso rilievo e la stessa funzione? Sono forse emersi nuovi problemi, tali da farci procedere a nuove analisi del settore e a considerare per esso soluzioni diverse? Ebbene, è proprio cercando di dare una risposta a questi interrogativi che, curiosamente, si arriva a prospettarsi un quadro che pur presentando scenari (in gran parte) inediti e tratti di novità rilevanti presenta purtroppo alcune note di fondo che poco si discostano dal precedente e che inducono parimenti a un giudizio alquanto pessimistico e critico. Non si tratta qui, colleghi Consiglieri come voi ben potete intuire, di un discorso che interessa in prima istanza la nostra Regione, che anzi si può in buona coscienza e fatti alla mano affermare che qui si è fatto molto per risolvere annosi problemi e per spingere in avanti anche le situazioni più arretrate. L'osservazione mira ad una scena ben più vasta che è quella dell'economia nazionale e mondiale essa investe la crisi economica di tipo nuovo che colpisce i vari sistemi occidentali, e, per certe sue caratteristiche, anche paesi a regimi diversi che prima ne sembravano immuni. Si pensi solo ai gravi problemi energetici di fronte ai quali, nel limite dei suoi mezzi, delle sue competenze e delle sue possibilità, la Giunta regionale sta intraprendendo iniziative con gli operatori decisivi del settore e ai massimi livelli politici.
Ma per ritornare al tema della più generale crisi economica, occorre dire che non si tratta più del solo meccanismo perverso di inflazione deflazione, di spinte in avanti tendenzialmente incontrollate e di recessione, che attanagliano il sistema economico. Ingigantiscono sempre di più i fenomeni sociali prodotti da questa lunga ed erodente crisi, con i suoi risvolti politici ed umani, oltre a quelli di un 'avanzante degradazione culturale e morale.
Non può dunque, pur nel rispetto dei fatti nuovi, l'analisi condurre ad un giudizio di segno differente, rispetto a quello che ha caratterizzato gli anni recenti; soprattutto oggi, poi, in una situazione in cui tutti i vari indicatori socio-economici segnalano una tendenza al peggioramento. Si guardi alla crescente disoccupazione, specialmente giovanile all'innalzarsi dell'inflazione, al deteriorarsi progressivo delle ragioni di scambio con altri paesi e si potrebbero citare altri esempi.
In sostanza occorre ribadire che quel beneficio introdotto in Italia com'è noto, grazie a determinate condizioni politiche è andato progressivamente deteriorandosi e perdendosi.
Questi discorsi potranno forse sembrare a qualcuno di carattere generale e poco vicini alla realtà piemontese; o forse poco pertinenti al dibattito che si sta avviando e al tema trattato. Nulla di più ingannevole.
In primo luogo perché le stesse tendenze sono presenti nella nostra Regione e l'influenzano; alcune anzi con un'accentuazione del tutto particolare: si pensi agli squilibri di cui soffre il Piemonte sul piano produttivo e territoriale, ai gravi problemi della qualità della vita dell'inquinamento, ai problemi energetici.
In secondo luogo per le caratteristiche del settore artigiano che è un'attività lavorativa di base che mescola i problemi dell'impresa piccolo industriale con i drammi umani e professionali dei lavoratori; che risente in modo più diretto e in misura moltiplicata dei contraccolpi della crisi economica, che esprime contenuti produttivi e culturali sempre più velocemente costretti a misurarsi e adeguarsi per marciare al ritmo dei nuovi tempi. Esso insomma presenta al suo interno un coacervo dei nodi che la crisi economica e sociale pone in generale. Ci pare poi che l'artigianato in quanto operatore collettivo privato abbia anche una particolare funzione all'interno di una programmazione democratica dell'economia, insieme ad altri settori quale quello distributivo. Una funzione che si può sintetizzare nella loro capacità di superare le contraddizioni insite nel sistema capitalistico e di divenire per ci stesso un mezzo per uscire dalla crisi e per assicurare un nuovo sviluppo alle forze produttive non solo per il breve o medio ma anche nel lungo periodo. Avviare a soluzione i problemi dell'artigianato, in tale prospettiva, equivale a proporre scelte per tutto il sistema socio economico.
Al di là delle soluzioni specifiche, tecniche ed economiche, che devono essere studiate, settore per settore con la maggior precisione, qui si vuol far rilevare che premessa indispensabile a ciò è una visione politica e programmatica di insieme che superi le strettoie di grette e meschine concezioni miranti ad utili particolaristici. Questo sia sul piano nazionale che locale. A questo presupposto la Giunta è stata costantemente fedele nella sua attività. E, per la verità, occorre constatare che si è registrata una notevole e sostanziale consentaneità delle forze politiche (maggiormente rappresentative).
Mi sembra opportuno qui richiamare alla memoria il precedente dibattito che varò l'attuale legge n. 47 sui provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato che registrò una rosa di interventi delle forze politiche che, pur nelle reciproche differenziazioni, erano essenzialmente concordanti sull'analisi del settore, sulla necessità di potenziarlo e sulle misure da adottarsi. In particolare fu rimarchevole il discorso del rappresentante del Gruppo della Democrazia Cristiana (Petrini), che volendo discostarsi dall'oggetto limitato del dibattito, il credito agevolato, procedette ad un'attenta e approfondita disamina dei problemi dell'artigianato. E per ognuno dei problemi esaminati le proposte furono singolarmente in sintonia con quelle previste nei piani della maggioranza.
Questo dimostra, a mio parere, che quando i nodi sono reali e ci si accosta ad essi con una concreta volontà di soluzione ed onestà politica ed intellettuale, prevalgono le spinte costruttive su quelle di natura distruttiva o meramente opportunistiche. Certo, allora non furono sollevati e debitamente dibattuti (e d'altra parte non erano strettamente all'ordine del giorno) i problemi politici ed organizzativi di interesse nazionale che travagliano ancor oggi l'artigianato. Indubbiamente su questi temi vi è stato, non solo nella nostra Regione, un appannamento dell'iniziativa da parte dello schieramento regionalista e delle autonomie locali. Mi pare dunque che sia il caso di dare un nuovo impulso per ripartire dato che nel frattempo i problemi non si sono affatto risolti, anzi, si sono ulteriormente aggravati. Si dirà: ma il D.P.R. n. 616 ha ormai completato il trasferimento di funzioni e ripartito le competenze in modo giudicato complessivamente soddisfacente. Ciò è vero. Ognuno però sa che non bastano i decreti a modificare nei fatti le situazioni se poi non si ha la volontà politica di applicare totalmente i deliberati e le norme.
E su almeno due problemi di grande momento: la questione di una legge-quadro che funga altresì da riforma della vecchia legge 860 del 1958 e la questione del coordinamento a livello sostanziale e formale della politica di agevolazione creditizia, con, sullo sfondo, la risoluzione dei rapporti con l'Artigiancassa e il problema del suo finanziamento, si sta riscontrando, da parte governativa, un atteggiamento dilatorio, di latitanza quando non addirittura di boicottaggio.
Su questa linea invece vuol muoversi l'Amministrazione piemontese e cercherà di farlo con idonee iniziative di largo respiro, essendo pronta a cogliere anche i consigli e suggerimenti che a questo proposito le possono oggi venire dal dibattito. Ma, per meglio puntualizzare il discorso sulla legge-quadro, a nostro avviso, i principi fondamentali politici ed amministrativi intorno a cui incardinare la struttura portante della nuova disciplina dell'artigianato dovrebbero riguardare la definizione: 1) del concetto di impresa artigiana e della relativa disciplina 2) del sistema di rilevazione e di certificazione delle imprese artigiane 3) degli organi preposti al loro riconoscimento 4) degli elementi essenziali per la composizione, la costituzione e la competenza territoriale delle Commissioni provinciali per l'artigianato 5) dei presupposti legislativi più idonei per una riorganizzazione strutturale e funzionale dell'Artigiancassa, che tenga finalmente conto della necessità di raccordare organicamente questo importante strumento di incentivazione economica dell'artigianato alle sedi ed ai momenti attuativi delle scelte regionali di sviluppo del settore.
Specialmente bisogna sottolineare l'ultimo punto ai fini di una programmazione delle risorse che metta a disposizione delle categorie artigiane, di categorie cioè che a differenza di altre hanno sempre dimostrato, rischiando, una notevole propensione per gli investimenti validi strumenti operativi ed agevolazioni. Sul tema delle agevolazioni occorre essere chiari. Gli artigiani non hanno bisogno di contributi a pioggia, di elemosine, essi hanno bisogno di servizi, di una politica economica e di mercato che non li penalizzi rispetto agli altri operatori economici.
E' doveroso a questo punto evidenziare come sia stato utile ed opportuno il rapporto politico e di confronto che in questi anni è stabilmente intercorso tra l'Amministrazione regionale, la Commissione consiliare competente e le Confederazioni rappresentanti le categorie artigiane.
Si è trattato di un rapporto che si è sviluppato nelle varie sedi, come la Consulta, il Comitato tecnico per le pratiche di credito, ecc, ed ha prodotto un dialogo ricco di risultati e di intese che è nostro preciso compito ed intendimento di promuovere ulteriormente anche tramite strumenti più adeguati.
E' un fatto di notevole rilievo politico e sociale che le tre Confederazioni che rappresentano complessivamente le categorie artigianali siano concordi tra loro e con l'Amministrazione sugli obiettivi test richiamati. E non è altrettanto poco rilevante che su nodi di natura amministrativa, pubblica e politica, su cui peraltro la Regione non ha competenza, quali la politica fiscale nei confronti della categoria, la richiesta di una maggiore giustizia contributiva e una perequazione degli oneri sociali nel confronto di altri ceti - tutti nodi su cui si appuntano altrettante rivendicazioni ed obiettivi degli artigiani -, ebbene, anche su questi temi la Regione può assumere un ruolo dialettico, di confronto, di iniziativa nei riguardi dell'Amministrazione centrale.
Venendo però a parlare più nel merito delle questioni aperte a delle funzioni regionali in materia, occorre assumere come punto di partenza il programma che la Giunta regionale si era dato all'atto del suo insediamento. Su questo in sostanza la comunità regionale, gli artigiani si chiederanno e ci chiederanno conto. Su questo e su quanto è venuto maturando via via, colleghi Consiglieri, è giusto che si tenga un dibattito.
La Regione si era impegnata nella promozione complessiva del settore artigiano nelle sue varie specificazioni, agganciandolo saldamente alle altre parti del sistema economico regionale. Il suo ruolo non andava disgiunto da quello delle generali attività economiche della Regione. La strategia predetta si imperniava da un lato sull'assistenza finanziaria, da potenziarsi tramite la revisione della vecchia legge 10 e il ruolo della Finpiemonte. Il tutto doveva incentrarsi in una razionalizzazione, in un potenziamento e coordinamento degli interventi (ad esempio nel meccanismo garanzia-fidi), nell'organizzazione di servizi, nell'eliminazione di diseconomie, nella facilitazione alla ricerca di sbocchi di mercato. Altro impegno preso era quello di avviare e realizzare una politica organica di aree attrezzate per gli insediamenti artigiani, anche al fine di un riequilibrio territoriale. Un'altra esigenza che ci eravamo impegnati a soddisfare consisteva nell'elaborazione di studi sul settore. Si pu affermare che tutti questi obiettivi o sono già stati raggiunti e abbondantemente superati o sono in corso di avanzata realizzazione. Anzi l'Amministrazione si sta ponendo già problemi derivanti dalle nuove situazioni createsi in seguito a questi progressi.
Colleghi Consiglieri, la documentazione predisposta dagli uffici dell'Assessorato illustra nei dettagli l'attività svolta in questi anni ed enuncia alcuni dei problemi politici ed organizzativi che si presentano per andare avanti. Non mi dilungherò così su particolari quantitativi che potete agevolmente controllare.
Ritengo tuttavia utile soffermarmi su alcuni punti. Intanto per quanto riguarda i tempi e le procedure della legge sul credito agevolato, dato atto agli uffici e al Comitato tecnico - consultivo di aver svolto una notevole mole di lavoro - tenuto conto che sono state esaminate, a partire dalla messa in opera della legge 47, cioè dall'inizio del 1979, durante sette riunioni ben 534 domande di contributo su 872 presentate - (il che dimostra che si è ottenuto uno sveltimento generale dell'iter procedurale) si può prevedere che tale tendenza sarà accentuata dalla messa in opera della meccanizzazione delle procedure mediante l'uso di un sistema informatico già avviato con il contributo del Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione. Così sarà possibile arrivare ad elaborazioni dei dati di gestione che permettano la delineazione di un quadro attuativo completo della legge e quindi mettano in evidenza i problemi e contribuiscano nell'impostazione programmatica di soluzioni adeguate.
Emerge già, ad esempio, una preferenza degli operatori per l'uso del leasing di cui sarà bene verificare la portata per le implicazioni che ne derivano.
Tuttavia i problemi fondamentali restano, allo Stato, da un lato l'informazione agli operatori, dall'altro il rapporto con il sistema bancario e nella fattispecie con l'Artigiancassa. Il che implica un'iniziativa politica nei confronti del Governo e del Parlamento. Su questi punti mi sforzerò, in chiusura, di fare proposte concrete per tentare di uscire da una disagevole situazione.
Un altro obiettivo per cui lavoriamo è la costituzione di una base di studi e ricerche da ottenersi con i vari mezzi disponibili, propedeutica alla formazione di un piano di settore per l'artigianato e di alcuni progetti specifici. E' noto infatti a tutti che uno dei maggiori ostacoli che si frappongono all'attività della pubblica amministrazione, da cui ne deriva a volte la discontinuità nell'azione, sia proprio la carente conoscenza della materia trattata.
Riteniamo perciò che occorre fare ogni sforzo per superare la frammentarietà e la sporadicità dell'intervento regionale, per raggiungere invece una sistematica organicità. Soprattutto in relazione ai nuovi interventi che sono in preparazione, come quelli sulle aree attrezzate o sull'assistenza tecnica e commerciale.
Per potenziare ed agevolare tale disegno è nostro intendimento istituzionalizzare la Consulta regionale per i problemi dell'artigianato piemontese. Non si tratta qui evidentemente del solo atto formale.
L'Amministrazione vuole individuare nella Consulta uno strumento democratico di confronto e di consultazione per la Regione sui grandi temi legislativi e programmatici. In tal senso è preferita questa soluzione a quella della costituzione di un ente per l'artigianato. Su questo punto siamo in grado di procedere all'atto deliberativo entro due o tre settimane. L'istituzionalizzazione della Consulta è altresì resa necessaria dalla mancata riforma delle Commissioni provinciali e regionale per l'artigianato, tema che costituisce uno dei punti di contenzioso tra le Regioni e il Governo.
Per quanto attiene alla questione delle aree attrezzate, la Giunta ha modificato sostanzialmente il disegno di legge che è depositato presso la competente Commissione consiliare, ed è credo desiderio di tutti procedere con speditezza. Vorrei sottolineare brevemente qui alcuni aspetti. In primo luogo esso ci pare nell'attuale forma più rispettoso delle prerogative comunali definite dal D.P.R. n. 616 e delle funzioni di competenza delle Regioni; in secondo luogo stabilisce la formazione di uno specifico piano di settore, in armonia con il procedere normale della Regione; in terzo luogo tiene in buon conto il fatto che già esistono iniziative concretamente avviate a cui occorre dare una risposta immediata anche se transitoria. In generale esso si ispira al presupposto che un intervento regionale in questo campo deve qualificarsi come intervento socio-economico di settore, pur nel rispetto delle varie discipline cointeressate.
L'obiettivo è quello di contribuire ad un rafforzamento delle zone che vantano tradizionali attività artigiane e contemporaneamente di permettere il formarsi di aree che razionalizzino un tessuto artigiano a volte disperso e frammentario con tutti i vantaggi che ne derivano.
Un'altra questione di rilevante importanza, che ci sta davanti, su cui l'Amministrazione s'é mossa, sciogliendo le residue ambiguità interpretative del D.P.R. 616, è quella riguardante il trasferimento presso la Regione delle Commissioni provinciali e regionale dell'artigianato attualmente collocate presso le Camere di Commercio. Tale attività ha avuto sbocco nella presentazione in Consiglio di un apposito disegno di legge. A questo riguardo occorre precisare che si tratta di un trasferimento puramente spaziale che avrebbe potuto assumere un ben maggiore significato se supportato da una riforma degli stessi organi, auspicata dalle categorie. Tuttavia il solo fatto di essere a contatto con gli organismi amministrativi regionali non potrà che consentire una maggiore funzionalità ai fini delle reciproche competenze in materia e in definitiva potrà tradursi in un miglior servizio agli operatori. Ma c'è di più, in tal modo esse saranno sottratte alle eventuali pressioni, che pure possono essere legittime, di altre categorie economiche e sociali, per mirare unicamente al servizio di quella che rappresentano.
Naturalmente occorrerà studiare, sul piano operativo, le forme di un rapporto corretto ed efficiente con la Camera di Commercio per mettere a punto un collegamento stabile ed organico tra l'iscrizione all'Albo degli artigiani e l'iscrizione al registro ditte. Ma si tratta di problemi risolvibili praticamente, essendo scontato il consenso delle Camere di Commercio con cui abbiamo collaborato anche nella fase di stesura del disegno di legge. Inoltre le categorie sono complessivamente interessate a tale giugno in occasione del bilancio pluriennale (come in effetti è avvenuto).
A nulla sono valsi i ripetuti solleciti fatti pervenire attraverso interrogazioni e lettere da parte del sottoscritto a nome del Gruppo D.C. e degli esponenti delle associazioni di categoria.
E questi ritardi emergono implicitamente anche nella relazione del mese di marzo '79 dell'Assessore Marchesotti laddove afferma che "soltanto negli ultimi mesi sono stati portati a termine tutti gli adempimenti organizzativi previsti dalla legge n. 47 e solo a partire dal mese di gennaio è stato possibile avviare i lavori del Comitato tecnico consultivo".
La politica del credito presenta infatti notevolmente il fianco a critiche fondate ed indubbiamente veritiere se era da oltre un anno che le imprese artigiane si trovavano impossibilitate a finanziarsi adeguatamente tramite questi canali di approvvigionamento del denaro, a tassi economicamente accettabili.
Ben può definirsi preoccupante questo atteggiamento di rallentamento alle attese del mondo produttivo artigiano, il cui solo difetto è di dedicare ogni energia nell'espletamento della propria attività e di combattere a denti stretti le avversità che quotidianamente si frappongono ad un ordinato ed armonico sviluppo aziendale.
Infatti è stato già più volte rammentato che a livello di grande aggregato, l'insieme delle aziende artigiane costituiscono una forza di tutto rilievo nell'ambito dell'economia regionale piemontese e ben possono definirsi uno dei pilastri portanti della struttura economica del mondo produttivo locale.
E' pertanto veramente preoccupante che a causa della mancanza di provvedimenti adeguati e tempestivi, anche la parte più sana e dinamica dell'economia locale abbia o debba subire dei danni e si veda eccessivamente frenata e mortificata nei suoi naturali slanci produttivi.
Intendo qui ribadire come lo sviluppo delle piccole unità produttive debba costituire non già un fatto episodico della politica produttiva regionale, ma debba rappresentare un elemento essenziale della programmazione economica locale.
L'evoluzione del settore va sostenuta in modo robusto e continuativo anche quale premessa e condizioni per un'efficace e valida affermazione dei valori economici e sociali che l'impresa artigiana sa esprimere.
E' vero che le risorse a disposizione degli Enti locali sono poco abbondanti, anzi, scarse, ma è indubitabile che nel drenaggio delle stesse bisogna seguire una politica di sapiente dosaggio fra i vari reparti tenendo per fermo che a tutti i costi vanno privilegiati i settori produttivi e, tra questi ultimi, quelli che presentano un più alto potere di assorbimento di mano d'opera in cerca di prima occupazione.
A questo riguardo è dimostrato statisticamente che l'artigianato si pone senza dubbio in posizione d'avanguardia e come già detto in altre occasioni, anche nei periodi di più acuta recessione, tiene le posizioni e dimostra di essere ancora in grado di incrementare il personale dipendente.
Così stando le cose, chi è preposto alla gestione nella pubblica amministrazione, pur non trascurando tutti gli altri punti di crisi e di maggiore debolezza esistenti nell'ambito territoriale e causa di turbative socio-economiche, deve tendere ad ancora irrobustire i settori sani e suscettibili di ulteriore espansione che fungono così da tampone indiretto e da elemento equilibratore di situazioni precarie venutesi a creare da altre parti.
Queste brevi considerazioni digressive, vengono fatte non già per malcelato spirito polemico, ma per richiamare vieppiù l'attenzione verso una realtà che è sempre presente nei proponimenti, ma spesso assente a livello di effettive realizzazioni con evidente nuocimento per l'insieme della collettività.
La legge regionale n. 47 del 28 luglio 1978, pur avendo avuto il nostro assenso in via di principio, è stata in alcuni punti stravolta con la conseguenza di produrre potenziali effetti negativi nella sua pratica realizzazione.
Tra di questi è non avere determinato o potuto determinare, per cause forse non totalmente imputabili all'Assessorato regionale, l'importo massimo concedibile ad ogni singola azienda richiedente, subito sin dall'inizio, almeno in fase di esame preliminare, magari attraverso un documento politico ufficiale della Giunta regionale.
Potrebbe pertanto avvenire, se già non si è verificato, che certe aziende artigiane, al limite superiore della categoria e create appositamente da società di medie dimensioni "a latere" della loro attività con il solo scopo di cogliere il momento favorevole per ottenere capitali o tassi convenienti o con sdebitazione proiettata nel medio termine, possono presentarsi con massicci programmi di investimenti per importi elevati concorrendo a far sfumare in un breve arco di tempo il fondo precostituito dall'Ente Regione a assumerla subito e in termini precisi e stringenti.
Ritengo che anche da questo deriverà quella che potrà essere l'attività complessiva dell'Amministrazione, a prescindere dal suo colore politico nei confronti del settore artigiano che in verità non merita di essere trattato come parente povero dell'industria o in ogni caso quasi fosse un sottosistema o una subcultura. Insomma che cosa vogliamo che sia l'artigianato oggi e nei prossimi anni? Da parte nostra contribuiamo alla sua crescita e qualificazione come modo di lavorare integrato organicamente ad un modo di produzione più generale da un lato e raccordato ai vari bisogni materiali, culturali ed artistici della società dall'altro.
"Piccolo è bello" si dice oggi, oppure "ritorniamo al privato". Non credo che le forze politiche possano condividere questi slogan; ma al di là delle tendenze e situazioni sociali da cui essi sono scaturiti e non volendo esprimere qui un giudizio su tutto ciò che comportano o che richiamano alla mente, mi pare che occorra guardare all'artigiano proprio come a colui che dal suo privato e nel suo piccolo si sforza di produrre per il pubblico e per la grande società qualcosa di bello e di utile.



PRESIDENTE

Il dibattito è aperto. E' iscritto a parlare il Consigliere Colombino.
Ne ha facoltà.



COLOMBINO Michele

L'annuale discussione sul funzionamento della legge regionale sul credito agevolato agli artigiani, sollecitata anche da un'interrogazione del Gruppo D.C.,sin dal 21 giugno u.s., avviene questa volta, oltreché con notevole ritardo, a integrazione di due importanti avvenimenti che vorrei introdurre e menzionare, quali elementi base del mio intervento.
Innanzitutto il trasferimento delle competenze in materia di artigianato dall'Assessore Alasia all'Assessore Marchesotti quasi a riconoscere, con notevole ritardo, la naturale connessione operativa del settore commercio-artigianato.
Il secondo avvenimento è costituito dalle notevoli integrazioni di bilancio ai vari capitoli sull'artigianato apportate in sede di assestamento, a soli pochi mesi dall'entrata in vigore della legge n. 47 come doverosa ed indilazionabile necessità operativa e funzionale della legge stessa, propugnata tra l'altro dalle associazioni di categoria a tutti i livelli ed in tutte le occasioni con iniziative che, talvolta, sono state intese dalla Giunta non come volontà collaborativa, ma come ostruzionismo preconcetto o come atti di dissenso politico.
Vero è che, nonostante sia stato riconosciuto in ripetute sedi ed incontri il ruolo determinante e non solo secondario del settore artigiano nell'ambito del mondo produttivo locale, l'esecutivo regionale non pu affermare di avere brillato per tempestività nell'approntamento della nuova legge regionale e nella sua fase attuativa specie iniziale, nonché per definire - una volta per sempre (come solo oggi ci viene ufficialmente annunciato con un documento del 14 settembre) - o il problema della Consulta regionale dell'artigianato o di una ormai insperata conferenza regionale sull'artigianato promessa e programmata sin dall'inizio dell'attuale legislatura (quattro anni or sono) dall'allora Assessore Libertini, oppure per farci conoscere con giusta cognizione di causa ed in tempo utile (e comunque prima dei giornali) quanto c'è in cantiere da parte della Giunta circa un'ipotetica casa o palazzo regionale dell'artigianato.
L'anno 1978 ha accentuato infatti, certamente anche per i molteplici impegni dell'Assessore Alasia, la dilazione degli impegni dell'Amministrazione regionale verso la categoria artigiana che si trova suo malgrado, sempre più sola di fronte ai propri problemi e in presenza di una politica creditizia operante in modo discontinuo e disorganico, con la conseguenza di creare ingiustificati motivi di speranza, poi senza i consequenziali pratici risvolti, in chi tempestivamente aveva programmato piani di investimento a fronte della speranza di ottenere finanziamenti a tasso di interesse agevolato nel tempo dovuto, od idonee iniziative per una migliore e più organica funzionalità della categoria artigiana.
Vedasi l'approvazione della nuova legge regionale 47 approvata solo il 22 giugno 1978 (ossia sei mesi dopo la scadenza della legge precedente n.
10); vedasi la nomina del Comitato tecnico consultivo previsto dall'articolo 3 della legge regionale in questione avvenuta solo il 24 dicembre 1978 (ossia sei mesi dopo l'avvenuta approvazione della legge in Consiglio regionale); vedasi la non sufficiente iniziale copertura finanziaria per rendere pienamente operativa la nuova legge al punto che l'Assessore Simonelli nella seduta del 27 febbraio scorso, rispondendo a critiche del collega Benzi, già preannunciava l'impegno di aggiornare e rivedere il piano finanziario a operazione che sicuramente per esse significa un beneficio in termini di minor tempo e di numero di contatti con la pubblica amministrazione.
Colleghi Consiglieri, l'artigianato piemontese si attende che la Regione si ponga e risolva, com'è suo dovere, i grandi e piccoli problemi.
Si aspettano delle proposte. Le nostre sono contenute nelle iniziative legislative, amministrative e programmatiche che testé ho illustrato. Il nostro massimo impegno è indirizzato ad estrarre al più presto dal risultato degli studi fatti o che sono in via di conclusione, dal contributo delle forze politiche, siano esse di maggioranza e di opposizione, dalle forze e rappresentanze socio-economiche e dalle categorie, quelle indicazioni che ci mettano in grado di elaborare dei progetti più completi ed organici, per raggiungere e superare gli obiettivi prefissati, specie in relazione alla vasta e capillare promozione che intendiamo svolgere delle attività artigiane.
Ci stiamo sforzando di fare in modo che le imprese artigiane abbiano rapporti più diretti ed immediati con il mercato nazionale ed estero e contemporaneamente di diffondere la conoscenza dell'artigianato piemontese.
Per rendersene conto nel merito basta guardare la documentazione nella parte riguardante la promozione commerciale e l'assistenza tecnica.
E' chiaro però che dentro questo discorso non si situano solo le aziende produttive e di servizi (si pensi a quelle del settore metalmeccanico che si sono consorziate ed hanno partecipato alla rassegna "Autotecnica" a Mosca). A buon diritto vi trovano la loro collocazione le numerose produzioni artistiche e tipiche della Regione. A questo proposito riteniamo, occorre non solo continuare a tenere manifestazioni e mostre arricchendone l'immagine e razionalizzandone il tessuto ma anche qualcosa di più.
Da parte nostra ci stiamo sforzando, attraverso manifesti, opuscoli audiovisivi, libri, filmati che sono a disposizione presso gli uffici dell'Assessorato, di qualificare e pubblicizzare tale immagine. Diventa tra l'altro, importante ed urgente creare una sede stabile di commercializzazione, una vetrina per i prodotti artistici (si pensi alle lavorazioni del legno, della pietra, della ceramica) che hanno già un loro ristretto mercato ma che hanno tutt'altro che esaurito la loro potenzialità. Castellamonte, Saluzzo, Ovada, per citare solo i casi più noti potrebbero avere un loro punto di reclamizzazione e vendita permanente di riferimento a livello regionale.
E' nostra intenzione inoltre pubblicare una sorta di bollettino informativo sull'artigianato che si indirizzi direttamente alle Confederazioni ed agli operatori proprio per rimediare alla penuria di informazione derivante dalla mancanza di uno specifico e particolare filo diretto tra privati ed istituzione regionale. Siamo convinti che gli effetti positivi non tarderebbero ad aversi proprio ai fini dell'utilizzazione della legge sul credito agevolato e sull'assistenza tecnica.
Ci parrebbe inoltre utile riprendere un'idea, talvolta avanzata in passato ma a cui non si è mai pensato, forse per i vari problemi ad esso connessi, soprattutto ritengo di carattere tecnico ed organizzativo, di dare ulteriore corso. Si tratta dell'osservatorio per l'artigianato.
Parrebbe opportuno riprenderla nel senso di costituire un apposito strumento di indagine, si chiami poi osservatorio o meno non ha molta importanza, al fine di comporre un quadro conoscitivo sempre più preciso completo ed aggiornato del settore. Tale iniziativa dovrebbe ovviamente raccordarsi con il progetto informatico su una banca dati per l'artigianato, in corso di elaborazione nell'ambito del piano di sviluppo come pure con gli analoghi strumenti regionali già esistenti per settori diversi.
Infine, mi pare, e su questo come sugli altri punti chiedo il contributo costruttivo dei colleghi Consiglieri, occorrerebbe trovare un modo per dare uno sbocco pubblico nel prossimo futuro ad una serie di bisogni ed esigenze che vengono avanti da parte delle categorie e dalle loro rappresentanze sociali ed istituzionali. Un momento di analisi e di sintesi delle richieste più generali e di confronto politico allargato, che in fondo può essere stato carente in questi anni. Credo che sarebbe anche di giovamento per l'immagine pubblica dell'istituzione regionale, che in tal modo potrebbe anche far meglio conoscere la propria attività ed i risultati dei propri studi e rinsalderebbe il rapporto con questa parte importante della comunità piemontese.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei terminare questo intervento introduttivo ponendo un'esigenza di iniziativa politica di cui il Consiglio regionale può farsi carico nei confronti del Governo e del Parlamento sui temi dell'artigianato. Come si traduca questa iniziativa in termini operativi spetta al Consiglio stesso di decidere, ma penso nessuno sia in dubbio per quanto riguarda l'opportunità di favore solo di piccole iniziative imprenditoriali.
Si corre così il rischio di vedere in parte svuotato il principio informatore della legge promulgata con il chiaro intendimento di favorire le piccole unità produttive nei loro limitati programmi espansivi o nuove iniziative di piccoli imprenditori.
Se manca il finanziamento di questi iniziali beni di investimento che fungono da volano per possibili futuri sviluppi aziendali, molte iniziative potrebbero essere solo potenziali, senza pratici sbocchi e si potrebbe così assistere al fenomeno di non vedere estrinsecarsi modeste, ma solide attività artigianali.
Coloro che si presentano con richieste di centinaia di milioni di finanziamenti, il più delle volte con corrono poco ad incrementare l'occupazione, perché gli investimenti previsti sono ad alta incidenza di capitale con modesto impiego di mano d'opera.
Trattasi sovente di immobilizzazioni tecniche ad elevata tecnologia con forte produttività e quindi con un elevato rapporto produzione-occupazione.
Sia chiaro che non si è contro, anzi si vede con estremo favore l'installarsi di attrezzature e macchinari ad altissima tecnologia e produttività, competitivi e in grado di produrre a bassi costi con benefici riflessi diretti per l'economia, perché si concorre a contenere i costi di produzione e quindi i prezzi finali di vendita ed ancora a contenere l'inflazione che è pur sempre il nemico primo da battere nell'odierno stadio di sviluppo economico.
Si vuole però affermare con forza che esiste un'apposita normativa che prevede finanziamenti a tassi agevolati alla piccola e media industria con sdebitazione nel medio termine e per importi rapportati all'entità degli investimenti documentati.
Le relative richieste di finanziamenti devono pervenire al Mediocredito Piemontese corredate di tutta la documentazione elencata in appositi moduli all'uopo predisposti e disponibili presso tutti gli Enti partecipanti a presso la sede dell'Istituto.
Si corre pertanto il rischio di vedere assorbite, da parte di pseudo artigiani, risorse che sono proprie del settore a scapito di numerose piccole unità operative bisognose e valide. E qui è esatta la necessità che emerge a pagina 6 della relazione dell'Assessore Marchesotti di "una più incisiva selettività dell'intervento, capace di orientare gli investimenti artigiani secondo obiettivi territoriali e settoriali specifici".
Infine è opportuno mettere in evidenza come lo spirito della legge pu essere facilmente aggirato creando intenzionalmente imprese artigiane che quando passeranno nella fascia delle piccole e medie imprese, se manterranno idonea natura giuridica, tipo quella che avevano in precedenza potranno continuare ad usufruire del finanziamento a tasso agevolato.
In questo caso è sufficiente dimostrare che si è superato il numero dei dipendenti per ampliamento naturale della capacità produttiva esistente mantenendo l'impresa sotto il primitivo assetto giuridico, creando anzi il presupposto per potere richiedere finanziamenti nel medio termine sempre a tassi di favore, attingendo così a piene mani da diverse fonti.
Queste argomentazioni hanno il solo scopo di evitare ingiusti accaparramenti di risorse da parte di poche imprese a scapito di alcune molto meno dotate di smaliziata inventiva ma vere destinatarie finali del provvedimento in oggetto.
Altra carenza della suddetta legge vivamente sentita dalla categoria e già denunciata più volte in altre circostanze, è l'impossibilità di ottenere finanziamenti per le scorte di materie prime, per cui molte piccole imprese artigiane si trovano nell'impossibilità di intraprendere iniziative di un certo respiro per la mancanza della liquidità necessaria per l'acquisto di quegli articoli indispensabili per la realizzazione di taluni tipi di commesse.
Pensiamo a tutte le imprese di servizio, come installatori di impianti e termosifoni, elettricisti, idraulici e attività similari che necessitano di approvvigionamento di materiale che va pagato o a pronto cassa o con una dilazione temporale molto limitata, mentre come contropartita si vedranno rimborsare il controvalore delle prestazioni solo a lavori ultimati e collaudati, ovvero dopo parecchio tempo. Le stesse, pertanto, senza l'esistenza di un volano finanziario iniziale si vedono costrette, loro malgrado, a rinunciare a queste commesse a vantaggio di altre imprese patrimonialmente più solide e talvolta di grosse dimensioni che hanno la possibilità di accedere al fido bancario a tasso corrente.
Si verifica così che parecchi lavori che potrebbero essere effettuati con minori costi da parte dei committenti (ben sapendo che l'artigiano di modeste dimensioni si accontenta di un limitato guadagno) non possono essere espletati a quelle condizioni e ci si deve rivolgere a strutture produttive più consistenti che scaricano i maggiori costi sul prezzo finale dell'area regionale e nazionale poiché provocano rincari in tutti i campi sull'energia elettrica e sui consumi in genere.
Il Consiglio regionale dovrebbe esaminare a fondo tutta la situazione per valutare che cosa è possibile fare con provvedimenti legislativi per tentare in qualche modo di diminuire l'onere dei costi generali e l'aggravamento della situazione di mercato che diventa sempre più ristretta per l'artigianato tradizionale piemontese. Non si facciano illusioni gli artigiani, che oggi sono legati alla Fiat, di poter contare con il lavoro nero o con il lavoro trasferito sulle loro aziende su una situazione di privilegio; perché il trasporto macchina e l'auto in generale avranno indubbiamente i primi riflessi negativi sull'artigianato torinese che è legato alla Fiat. Queste riflessioni sono inevitabili in un momento di grave situazione economica, in cui vecchi difetti di lavoro e di produzione, difetti anche storici nei rapporti sociali ed economici, non possono essere disattesi.
Il Consigliere Colombino sollecita una maggiore attenzione sui contributi per scorte e materie prime e dice indubbiamente una cosa importante e significativa; però voglio ricordargli che quando ponemmo il problema delle materie prime, delle scorte e delle cooperative di garanzia per il credito, trovammo a Roma gli ostacoli della Banca d'Italia, proprio perché non vedeva allora ed ancora non vede oggi nella Regione un Ente titolato ed erogare denaro pubblico in quella direzione. Questo però non vuol dire che le cose debbano essere lasciate allo stato attuale. Voglio rimarcare il fatto che quando ci troviamo di fronte a questioni di cui bene o male, ci rendiamo interpreti come Consiglieri regionali abbiamo il sacrosanto dovere di dibattere i problemi, di fare delle critiche (e ben vengano queste critiche perché ci aiutano a comprendere la complessità della materia) e di vedere purtroppo quanta debolezza esiste nell'amministrare e nella gestione della politica economica.
I dati forniti nella relazione dimostrano l'impegno individuale dei funzionari dell'Assessorato ma ci dicono anche chiaramente, e lo faccio con garbata polemica, che è essenziale un salto di qualità anche nell'ambito delle nostro strutture. Il che vuol dire più funzionari per avviare anche una politica di avvicinamento più ampia alle tematiche e alle esigenze delle categorie, il che vuol dire la creazione di una banca di dati da divulgare con bollettini, pubblicazioni specializzate alla categoria. Sono anche del parere di divulgare alcuni numeri di "Notizie" che trattino in particolare questo argomento, anzi, potremmo arrivare a pubblicare un bollettino speciale che raccolga i pareri dei Consiglieri che intendono collaborare oltre all'elencazione della documentazione necessaria per richiedere i contributi, perché l'artigiano sappia che vicino a lui non c'è il deserto o solo una situazione complessa, ma c'è un momento unitario delle categorie e un momento responsabile della Regione Piemonte. Quindi hanno ragione i Consiglieri che sollecitano un approfondimento di tutta la tematica. Ben venga il dibattito sulle aree attrezzate per l'artigianato e sia quella l'occasione in cui la Giunta dica chiaramente quando intende promuovere il Convegno regionale sui problemi dell'artigianato e che cosa intende progettare per gli ultimi sette mesi di legislatura. La documentazione, l'impegno e il bagaglio che trasmettiamo metteranno la terza legislatura in condizione di non tradire il messaggio che la Regione Piemonte ha inteso dare nella prima e nella seconda. Mi onoro di essere stato Consigliere di minoranza nella prima legislatura per aver dato il mio apporto personale ai colleghi della maggioranza di allora che formò la prima legge dell'artigianato e sono felice di vedere che anche in questa legislatura i problemi continuano ad essere esaminati con passione. Sono anche felice che in un momento così grave in campo economico la voce dell'artigianato trovi uno spazio degno in questo Consiglio che ha profuso parte della sua vitalità politica ad interpretare i problemi della categoria artigiana piemontese, che raggruppa tante forze, tanti intelletti e che come tale ha affrontato duri sacrifici, che spesso purtroppo l'opinione pubblica non - è in grado di capire e che rappresenta un grande patrimonio culturale storico ed economico che deve trovare la massima comprensione e il massimo impegno politico. Grazie.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo a nome del mio Gruppo in questo dibattito sul settore dell'artigianato cercando di portare un contributo alle iniziative che la Regione intende promuovere per consolidare il settore stesso.
Il collega Raschio ha ricordato quanto si è fatto nella prima legislatura. Effettivamente classico (cioè la bottega in sé e per sé) e chiede alla Giunta regionale il suo potenziamento. Stiamo attenti che quando diciamo che il mondo artigiano sta trasformandosi ed adeguandosi alla nuova realtà individuiamo l'esigenza di un associazionismo più esteso rispetto al passato che permetta una strumentazione tecnica più razionale e il superamento di quei limiti obiettivi che un artigianato puntato sulla piccola bottega può avere.
Acconsento alle iniziative che la Giunta intende assumere ed acconsento agli stimoli critici che in questa direzione possono venire per chiedere una strumentazione di mercato da porre al servizio degli artigiani. Ricordo che dicevamo queste cose anche nella prima legislatura; oggi, dopo l'indagine che si sta concludendo sull'artigianato, possiamo dare un costrutto più significativo all'insieme della ricerca di mercato, possiamo operare su cifre e dati, costruendo una strumentazione che diventerà sostanza essenziale per la vita dell'artigiano.
Le responsabilità dei partiti democratici in questa direzione sono grosse. Dobbiamo trovare l'occasione per richiedere politicamente, in Consiglio regionale e anche attraverso ai rappresentanti parlamentari dei partiti, l'impegno perché venga superata la legge 860, perché vengano date risposte alle Commissioni provinciali e regionali, che dal '74 vengono rinnovate con atti di imperio. Se queste risposte non verranno, se la dimensione artigiana non viene riconosciuta, noi pestiamo acqua nel mortaio.
Ad esempio, io sono di quelli che hanno delle perplessità sulle due gestioni: quella dell'Artigiancassa e quella della legge regionale sull'artigianato. Sono d'accordo che si venga al dunque. Sono le Regioni in prima istanza ad essere responsabili della gestione, dell'artigianato e quindi devono chiedere al Governo di dare loro responsabilità attuativa mediante il rinnovo della legislazione sull'artigianato Queste sono le questioni che ci inducono a pensare in senso autocritico e senza trionfalismi, al modo con il quale abbiamo concepito il rapporto Regione artigianato, al modo con il quale siamo riusciti a far maturare, attraverso alla documentazione, al dibattito sincero, quello spirito che favorisce l'associazionismo.
Il mio giudizio è positivo, non perché appartengo alla maggioranza perché lo davo anche nel passato quando ero Consigliere di minoranza, ma perché sono favorevole per tutto quanto viene fatto in favore dell'associazionismo della costituzione dei consorzi di credito per le aziende artigiane.
La IV Commissione e la Giunta sono del parere di mutare l'impostazione della vecchia legge sugli insediamenti industriali e sull'artigianato che si è detto da più parti, non ha funzionato: le aree che erano state destinate alla piccola, alla media industria e all'artigianato oggi non hanno ancora decollato. Non voglio dire che debbano esserci delle aree esclusivamente adibite per l'artigianato, perché sarebbe un errore grave ma delle aree dove l'insediamento artigiano possa trovare attrezzature e contributi di carattere finanziario e che favoriscano gli insediamenti artigiani e quelli della piccola e media industria, anche per i casi in cui artigiani singoli ed associati vogliano fare un salto di qualità e diventare successivamente piccoli o medi industriali.
Per questo dobbiamo far centro sui Comuni e sui consorzi dei Comuni.
Con il disegno di legge sulle aree attrezzate, che dovremo discutere entro il mese di ottobre,porteremo un altro mattone al disegno generale del piano economico regionale. La programmazione non è qualche cosa di futuribile perché questo è già un tassello che, a mio giudizio, vale per dare credibilità alla politica economica regionale. Sono note le polemiche sull'area attrezzata industriale di Mondovì che a noi pare importante, che invece da taluni settori dell'industria non viene considerata tale non essendoci l'intenzione di farvi convergere le aziende.
Ecco quindi il valore di un dibattito su questa tematica. Sono anche d'accordo che questo sfoci poi nella pubblicizzazione di tutto quanto la Giunta fa in direzione dell'artigianato. Inoltre, dal momento che l'indagine sull'artigianato sta per volgere al fine, credo sia opportuno promuovere un Convegno regionale sull'artigianato dove, senza demagogia senza trionfalismi, si dibatteranno tutte le questioni di fondo, anche quelle relative alla situazione economica che si è sviluppata in questi giorni. Sapete che cosa significa la corsa all'oro per gli orafi di Valenza? Significa il tracollo di una parte importante dell'economia orafa significa non produttività, non possibilità di svolgere il proprio lavoro.
E questo vale anche per gli argentieri, settore che interessa in modo particolare la provincia di Alessandria. Ma il problema esiste anche per i mobilieri perché queste situazioni hanno ripercussioni in tutta..svolgendo anzi un volume di lavoro superiore alla norma e di buona qualità, ma le pratiche sono cresciute in modo più che proporzionale ed essendo le unità lavorative sempre pressappoco le stesse (se non in numero inferiore causa contingenze occasionali), si è venuta a determinare una sproporzione esistente tra capacità lavorativa esistente e quantità di pratiche da analizzare in sede di istruttoria preliminare. La procedura prevista dalla legge è già di per sé lunga e frenante poiché c'è un carteggio che va e viene ripetutamente tra richiedente - Regione, Regione - sede centrale della Banca, sede centrale-succursale d'appoggio e poi di ritorno tutta la trafila contraria. Se già all'inizio i tempi tecnici di esame preliminare si allungano eccessivamente, si crea una bardatura pesante e macchinosa causa di esasperante lentezza per l'iter burocratico delle richieste provocando un malcelato senso di sfiducia tra la categoria che invece necessita di strumenti agili e flessibili a supporto della sua attività.
Stando così le cose è urgente e non più procrastinabile prendere i n considerazione un effettivo potenziamento dell'Ufficio Artigianato o con la destinazione definitiva o con il dirottamento temporaneo di altre unità operative verso l'ufficio in questione che deve comunque essere messo in grado di soddisfare qualitativamente e quantitativamente con urgenza le aspettative di coloro che con tanta speranza vi si rivolgono. Sugli ultimi argomenti quali l'indagine conoscitiva, l'istituzione della Consulta per l'artigianato, le Commissioni provinciali, regionali per l'artigianato, le aree attrezzate, la promozione commerciale ed assistenza tecnica, di cui alla relazione introduttiva dell'Assessore contenuti nel documento che reca la data del 14 settembre e fattoci trovare solo stamane sui banchi del Consiglio, anche se anticipato ai Capigruppo, ci riserviamo di chiedere un ampio dibattito dopo aver sentito il parere delle Associazioni artigiane e dopo aver esaminato il contenuto del documento.
Concludendo: sancisco l'utilità del presente dibattito, auspicando che sempre avvenga nei termini e tempi prefissati senza dovere ricorrere ad interrogazioni o solleciti verbali, e formulo l'augurio che per l'avvenire leggi di tale e tanta portata sociale possano diventare pienamente operanti in tempi meno lunghi e che in sede di bilancio annuale maggiori stanziamenti vengano subito riservati all'artigianato senza doversi fare ricorso ad integrazioni a metà anno, rendendo cosi più spedita e snella l'azione che la Regione intende svolgere per favorire la crescita ed un più organico sviluppo di questa grande categoria di lavoratori sempre più benemerita e sempre più cosciente della propria responsabilità sia a livello nazionale, sia a livello regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Raschio Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche se il materiale ci è stato presentato solo questa mattina siamo ugualmente in grado di assumere degli impegni di carattere politico - economico sui temi dell'artigianato e di dare già oggi alcune indicazioni importanti sulla gestione della legge n. 47 del 28 luglio 1978.
Ritengo che abbia fatto bene l'Assessore ad inquadrare il lavoro svolto su quella legge in una più ampia panoramica politica: questo ci mette in condizione non solo di adempiere a quello che la legge regionale impone: cioè alla stesura di una relazione sulla sua gestione, ma di definire una panoramica più complessiva su tutti i problemi dell'artigianato. Già la Giunta aveva l'obbligo di dare un rendiconto almeno una volta all'anno su tutta l'attività regionale in direzione dell'artigianato. Nel mese di marzo ci siamo trovati di fronte, infatti, ad una relazione analoga, quindi non si può creare uno strumento ad artificio (come fanno taluni Consiglieri della Democrazia Cristiana) per sparare contro l'Assessorato dicendo che ha mancato alle proprie responsabilità: quindi è giusto sollecitare un dibattito come è stato fatto con l'interpellanza della D.C., ma stiamo attenti a dire che l'Assessorato ha mancato ai suoi doveri, perché si rischia di buttare alle ortiche un'impostazione seria che ha dato onore all'intero Consiglio regionale nella prima e nella seconda legislatura.
Il mondo dell'artigianato è vasto e composito: c'è l'artigianato legato alla vita economica di Torino e alla Fiat, c'è l'artigianato mobiliero orafo, argentiero che è ricco di inventiva e c'è l'artigianato dei servizi.
Non dobbiamo però dimenticare che stiamo operando senza uno strumento aggiornato. L'artigianato ha avuto in questi anni delle profonde trasformazioni.
Non ho colto il significato dell'intervento di Colombino che, mentre da un lato dichiara di essere d'accordo per un artigianato qualificato, dotato di macchinari appropriati tecnologicamente, dall'altro rilancia l'artigianato prestazione.
Cosicché l'insieme di tutte queste piccole aziende artigiane fungendo da calmieratrici dei prezzi sul mercato, concorrerebbero per una loro quota infinitesimale a contenere l'inflazione da costi, una tra le concause da battere nel presente periodo storico-economico e motivo di malessere per tutta la collettività.
Né si può dire che suppliscano a questa carenza i crediti di esercizio che si possono ottenere tramite le cooperative artigiane di garanzia,innanzitutto perché l'importo è troppo modesto, anche se è stato elevato a 5 milioni, poi perché parecchi artigiani sono restii, per motivi forse di natura psicologica, ad associarsi a questa entità che pur sono motivate da encomiabili finalità.
Prendo qui, a tale riguardo, l'occasione per richiedere che si prenda in attenta considerazione l'opportunità di aumentare il plafond da 4 a 7 o 8 milioni per rendere più congrua e consona questa cifra, tenuto conto anche dell'instabilità monetaria.
Così come coraggiosamente sarà necessario puntare all'istituzione di un apposito fondo rischi per superare eventuali difficoltà operative di singole cooperative, derivanti da sofferenze.
Altro punto di debolezza della legge n. 47 è il problema della pratica realizzazione dell' istituto della fidejussione della Regione Piemonte.
Istituita al fine di favorire la creazione o l'espansione di valide iniziative d'impresa o l'operato di imprenditori preparati dal punto di vista professionale ma con scarse garanzie patrimoniali o personali, la possibilità dell'intervento fidejussorio regionale resta a livello di mera enunciazione teorica per il macchinoso meccanismo esistente per la sua operatività e stante una non sufficiente flessibilità.
Infatti è prima necessario che la richiesta in oggetto segua il suo naturale iter burocratico e solo dopo il rifiuto di concessione dell'Istituto di credito la pratica può ritornare in Regione con l'esplicita richiesta della garanzia fidejussoria dell'Ente Regione.
Si inizia così per la seconda volta un nuovo giro di verifiche, ed anche in questo caso l'esito non è affatto assicurato poiché l'intervento alla garanzia regionale è un fatto assolutamente discrezionale, per cui si può affermare senza timore di smentita che,pur esistendo sulla carta, in realtà è svuotata di contenuti anche in considerazione che un determinato investimento programmato, se non realizzato in tempo utile, non ha più senso dal punto di vista economico-aziendale. La capacità produttiva aziendale si amplia quando si prospetta la possibilità di ottenere commesse di una certa consistenza e continuità e se non è possibile decidere entro un arco di tempo accettabile, ogni discorso si chiude in modo definitivo.
Altra inadeguatezza, vivamente lamentata dalla categoria e sempre fatta presente nei miei precedenti interventi in quest'aula, è la mancanza di sincronia, almeno dal punto di vista della valuta, tra quanto pagato dall'impresa artigiana ad ogni singola scadenza per la naturale sdebitazione del finanziamento, i cui rientri sono a rate costanti posticipate semestrali, a quanto da incassarsi a fronte del contributo regionale in conto interessi.
Accade così che i beneficiari dei prestiti artigiani pagano le rate com'è ovvio, a tasso pieno e solo dopo parecchi, troppi mesi, ricevono l'accredito del contributo in conto interessi, venendo così a pagare effettivamente un tasso maggiore di quello previsto dalla legge.
Per quanto riguarda poi i crediti d'esercizio, pur avvenendo il rientro anche ogni sei mesi con il meccanismo dianzi enunciato, è accertato che il contributo venga riconosciuto solamente una volta all'anno e con ingiustificato ritardo. La causa non è da imputarsi solo alle lungaggini d'ufficio del nostro Ente, ma anche talvolta alla poca tempestività con cui gli Istituti di credito convenzionati accreditano gli importi di competenza sui vari conti correnti dei loro affidati, venendo così a sommarsi più tempi morti con non trascurabile danno economico per le imprese in oggetto per quanto riguarda la loro liquidità.
E' proponibile che in luogo competente e al momento opportuno venga riesaminata tutta la materia relativa alla tecnica della dinamica del piano di rientro e si prenda in considerazione l'alternativa di far pagare ai titolari dei finanziamenti artigiani solo il tasso di interesse di loro spettanza così come avviene per l'Artigiancassa. Problematica di non secondaria importanza che riguarda in modo diretto un'applicazione in tempo reale, puntuale e tempestiva, della normativa in questione, è la lentezza dell'iter burocratico delle pratiche che giungono in Regione all'ufficio di competenza. A scanso di equivoche interpretazioni, voglio subito affermare che l'organico dell'Ufficio Artigianato della Regione si comporta in modo encomiabile e con la massima diligenza, posso vantare, come merito personale, quello di aver presentato nel 1974, in qualità di Presidente della VII Commissione, la legge sulle provvidenze per l'artigianato. Quel testo di legge venne in aula e fu approvato quasi senza modificazioni frutto di un'elaborazione all'interno della Commissione con il contributo di tutte le forze politiche per la ricerca della soluzione migliore.
Pur con questo orgoglio, non posso non riconoscere che quella legge rappresentava la volontà di essere presenti nel settore, ma dal punto di vista finanziario si inquadrava in una certa ristrettezza di fondi. Questo criterio limitativo non si è sufficientemente corretto nella variazione che venne poi apportata con la legge 47 nel corso della seconda legislatura.
Questo non deve suonare come critica, non vuole essere un'accusa di limitazione, ma vuole dimostrare che il riconoscimento che diamo al settore dell'artigianato nella vita economica del Piemonte è venuto man mano valorizzandosi.
Abbiamo avuto la constatazione, come è detto nella relazione presentata dall'Assessore, non solo che il "cavallo ha bevuto", ma abbiamo anche avuto l'indicazione di come intendesse bere e di quali contenuti volesse che fossero posti nel recipiente da cui attingere.
Sulla base di queste esperienze dobbiamo impostare una nostra azione che deve tendere alla valorizzazione del settore che è vitale ed attivo con tutto ciò che può comportare sul piano dell'incremento del reddito, sul piano dell'occupazione e sul piano della ricerca di forme di occupazione alternative che le difficoltà di altri settori industriali pongono costantemente all'ordine del giorno della nostra Regione.
Si tratta di portare la nostra attenzione allo snellimento di tutto ci che può rappresentare il meccanismo di intervento contenuto nelle leggi regionali. Nell'attesa di poter realizzare le aree attrezzate che possano indirizzare gli artigiani a localizzazioni che dovrebbero in un certo qual modo essere pianificate, il settore artigiano potrebbe trovare attuazione nella normale legislazione urbanistica in quei Comuni dove il problema dei piani regolatori è risolto.
Si tratta di fare tesoro di tutte le esperienze. Nessuna forza politica, penso, può ritenere di esprimere in modo particolare gli interessi di questo importante settore; il dibattito di questa mattina ha fatto emergere che il settore dell'artigianato si è imposto alla nostra attenzione e ancora oggi ritiene giustamente che dalla Regione pu attendersi aiuti sostanziali non per una salvezza o per un recupero, ma per un rilancio sistematico che contribuisca ad accentuare le sue caratteristiche sociali ed economiche.
Richiamo l'attenzione dell'Assessore e della Giunta su un problema che deve essere affrontato. Gli artigiani, nel momento in cui affidano ai successori la propria esperienza e la propria capacità di operare incontrano difficoltà obiettive. Noi possiamo dare un contributo fondamentale. Mi richiamo ad un'iniziativa che in un precedente dibattito era già stata segnalata dal collega Benzi in merito al meccanismo dell'istruzione professionale. Siamo convinti che attraverso l'istruzione professionale, l'apertura di adeguati corsi, forme di apprendistato, la Regione potrebbe dare un valido aiuto agli artigiani che non sono in grado di assumere personale permanente o comunque non sono in grado di ipotizzare tale tipo di attività nella fase di partenza; parlo dell'idraulico dell'elettricista e di tutti coloro che operano in settori così vitali così trascurati e così poco appetiti dall'occupazione. Forse in questo modo sostanziale non solo potremmo contribuire a risolvere il problema della disoccupazione, ma avremmo dato respiro e possibilità di continuità ad un settore attivo che deve essere valorizzato.
Mentre mi associo a tutte le iniziative che hanno proposto i colleghi delle varie parti politiche intervenuti fino a questo momento, mi permetto a nome del mio Gruppo, di sollecitare l'attenzione soprattutto in questa direzione.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Partito repubblicano solitamente non interviene in questo tipo di dibattito, se non marginalmente, a causa della sua assenza nella Commissione permanente. Non per questo però il settore dell'artigianato è da noi trascurato.
La relazione dell'Assessorato, che mi è stata consegnata nella giornata di venerdì, sottolinea alcuni particolari e chiarisce alcuni punti fondamentali.
Notiamo con piacere che ci viene dato il quadro degli stanziamenti in bilancio per il settore dell'artigianato, in esso mancano però gli impegni reali nei confronti delle varie leggi. Fra gli stanziamenti notiamo, oltre alle variazioni di stanziamento, diversità fra gli stanziamenti a bilancio e gli impegni soltanto per il settore della promozione commerciale e dell'assistenza tecnica.
Per il 1978 abbiamo avuto uno stanziamento in bilancio di 300 milioni con un impegno di spesa di 128 milioni; per il 1979 uno stanziamento di 450 milioni e un impegno di 400 milioni. Per l'assistenza tecnica avevamo 100 milioni nel 1978, ne sono stati impegnati 30; ne abbiamo 100 nel '79 e, a quanto pare, ne saranno impegnati 50.
Non abbiamo nessun dato per quanto riguarda gli impegni di tutte le altre leggi. Posso soltanto sottolineare che si evidenzia una richiesta molto elevata rispetto alle leggi di stanziamento; per quanto riguarda il leasing, abbiamo per il 1979 uno stanziamento di un miliardo, mentre le richieste ammontano a 7 miliardi e 658 milioni. Faccio questa osservazione che mi sembra significativa, ma potrei farne anche altre per evidenziare la discrepanza fra il dato dello stanziamento di bilancio e il dato della richiesta. Naturalmente questo non significa nulla perché la Regione ha il compito di programmare e quindi di assumere criteri di scelta, il fatto che ci sia un lungo elenco di domande non significa che la Regione debba soddisfare tutte le domande; certamente la Regione deve dar conto dei criteri con cui intende soddisfarle Nella relazione non ho trovato il criterio che viene seguito per soddisfare le richieste o per scartarle, non per mancanza di documentazione, ma per precisa scelta programmatica.
Le scelte programmatiche sono fondamentali nella vasta area dell'artigianato che comprende l'artigianato di "assistenza all'industria" (uso questo termine per indicare quel tipo di produzione che l'industria stessa, per ragioni di vario tipo, considera più interessante nella forma artigianale), l'artigianato dei servizi e l'artigianato tradizionale o artistico Sono settori estremamente differenziati fra di loro che corrono lungo grossi filoni ai quali ne sono collegati altri.
In quale direzione si rivolge l'interesse della Regione? Quale artigianato conviene potenziare? Quali risposte dobbiamo dare alle richieste che vengono dagli artigiani? La seconda osservazione riguarda le aree attrezzate il cui disegno di legge è stato presentato dalla Giunta, ma che non ho ancora letto. Mi sembrerebbe innaturale prevedere delle aree artigiane separate dalle aree industriali. Vorrei a questo proposito ricordare le gravi difficoltà che la Regione incontra nella gestione delle aree attrezzate industriali, talch mentre si parla avvenieristicamente delle aree che non ci sono ancora e si richiede insistentemente di fare, mi chiedo che cosa succede dell'area di Vercelli che, a questo punto, dovrebbe già essere operativa. Quindi facciamo attenzione quando parliamo di aree attrezzate di un determinato tipo, dal momento che fino ad ora la Regione Piemonte non è riuscita a far decollare nessuna area attrezzata, neanche quella di Vercelli le cui strutture sono le più avanzate.
E' naturale che, fino al momento in cui non saranno predisposti i piani di settore, non si potrà agire.
I piani di settore identificheranno con precisione i punti sui quali la Regione dovrà intervenire, si potrà allora dare alle domande una risposta con criteri selettivi. In realtà oggi ci troviamo di fronte ad una serie di dati, la cui gestione non è comprensibile.
Di questa gestione, infatti, si dà conto soltanto per quanto riguarda la promozione per le iniziative attuate e da attuare nel corso del 1979.
Sottolineiamo che le iniziative assunte in questo campo sono state quasi tutte di sostegno all'artigianato tradizionale che abbiamo chiamato artistico, mentre l'altro tipo di iniziative è stato quasi tutto riservato all'organizzazione dell'Autotecnica Italia di Mosca del 1979. Non capisco fra l'altro, se i 70 milioni sono stati dati alla Promark o ad altra organizzazione, così come per altre iniziative non si specifica l'Ente al quale è stata fatta l'erogazione.
Ai 70 milioni per l'organizzazione dell'Autotecnica Italia a Mosca vanno aggiunti 28 milioni per "Partecipazioni imprese artigiane a Mosca".
Questo significa che una parte è stata data alla Promark e un'altra è stata data alle singole imprese artigiane che sono andate a Mosca? Inoltre, che cosa significa "viaggio di studi in Polonia"? Di chi? Per quale tipo di artigianato? La cifra complessiva è modesta: si tratta di 372 milioni. Non vorremmo naturalmente sembrare quelli che si occupano della rimessa delle biciclette e non del reattore che in quel momento l'azienda sta costruendo.
Ci limitiamo a queste osservazioni perché disponiamo solo di questi dati certamente avremmo fatto osservazioni di altro tipo se i dati fossero stati diversi.
Quindi chiediamo all'Assessore che, in primo luogo, ci fornisca relazioni con dati comparabili in tutti i campi e non soltanto in alcuni settori, che ci chiarisca i criteri di erogazione e che ci dica qual è il piano programmatico della Giunta nel settore dell'artigianato. Senza questi chiarimenti l'azione della Giunta è poco indicativa e non permette una discussione approfondita in Consiglio regionale.
Se a questo poi aggiungiamo le carenze legislative di carattere nazionale, i Consiglieri che intendono prendere la parola su questo argomento si trovano nell'imbarazzo di portare avanti un discorso serio e globale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Ritengo opportuno richiamare il Consiglio e cioè, appena vengono votate leggi che comportano la nomina di comitati per la loro gestione, si faccia in maniera che tali comitati possano funzionare immediatamente. Questo è anche un invito che rivolgo a tutti i Gruppi, compreso il mio, quando è chiamato a far parte di un comitato tecnico.
L'altro aspetto che vorrei sottolineare riguarda questioni di ragioneria. Possiamo avere un comitato tecnico efficiente, criteri perfetti o anche perfettibili, domande esaminate e contributi assegnati, ma è chiaro che se non esiste un rapporto fra gli Istituti di credito e la Tesoreria regionale può succedere che l'Istituto di credito si fa anticipare le somme dall'artigiano, anziché avere il contributo della Regione. Occorre un rapporto diverso tra gli Istituti di credito convenzionati e la Tesoreria e fra le domande accolte e il calendario delle scadenze dei contributi affinché non ci siano tempi morti. Mi limito ad alcune considerazioni di carattere generale.
Entro breve tempo disporremo degli atti conclusivi dell'indagine conoscitiva svolta sull'artigianato. Quali sbocchi vogliamo dare a quell'indagine? Occorre fare un preciso programma per utilizzare quell'indagine ai fini della politica economica e della programmazione.
In questo senso, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, potremo valutare meglio la produzione legislativa fatta, quindi il modo come meglio operare nei confronti dell'artigianato. Si tratta quindi di entrare nel merito di documenti, di studi, di investire anche le Confederazioni. Nella relazione è detto che al 5 di settembre il Comitato tecnico regionale aveva esaminato 5.256 domande e ne aveva approvate 4.911 per un importo di oltre 54 miliardi, quindi il ritardo di cui ci si lamentava in parte è stato recuperato.
Certo, la situazione finanziaria generale rimane grave Perché il D.P.R.
616 non ha risolto la questione dell'Artigiancassa creando difficoltà di rapporto tra leggi che operano sul piano nazionale e leggi che operano sul piano regionale. L'Artigiancassa si trova nuovamente senza fondi, quindi è legittima la ricerca di mezzi per altri interventi in sede regionale ed inoltre sollecitare il Governo a provvedere urgentemente al rifinanziamento dell'Artigiancassa.
Per quanto riguarda il modo di operare attraverso criteri selettivi sono convinto che la linea da seguire può essere soltanto quella del piano di sviluppo, ossia potenziare il settore degli impianti fissi, attrezzare l'artigianato con tecnologie avanzate, avviare una politica nuova nel campo dell'apprendistato e della formazione professionale, non solo per garantire la massima occupazione, non solo per fare dell'assistenza", ma per alimentare con la massima occupazione un sistema tecnologico avanzato che permetta di far fronte alla concorrenza estera Infine, vorrei ricordare che dobbiamo fare attenzione ai prestiti di esercizio. Il Piemonte è l'unica Regione d'Italia ad operare ancora in questa direzione, ma al di là di questo aspetto che ripropone temi di rapporto tra il sistema delle autonomie, la Regione e lo Stato, i prestiti d'esercizio sono privi di destinazione.
Forse sarà opportuna un 'iniziativa dell'Assessorato, d'intesa con la Commissione, per fissare un incontro con le Confederazioni al fine di esaminare la situazione venutasi a creare dopo gli ultimi aumenti dei tassi e la situazione economica esistente specie in questo settore di attività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Cercherò di essere molto breve per lasciare spazio al collega Marchini e sarò altresì breve anche perché, dopo l'intervento del collega Colombino che ovviamente condivido, mi resta ben poco da aggiungere.
Colleghi Consiglieri, questa discussione avviene nel momento in cui con particolare insistenza, si parla di riscoperta del privato, di economia sommersa e di altre valutazioni in proposito.
Ebbene, l'artigianato dalle sue origini ha sempre degnamente ed encomiabilmente rappresentato quanto di meglio il "privato", in tutti i tempi, ha saputo esprimere e di "sommerso", se mi è consentita l'affermazione, ci sono sempre e solo stati lo spirito di sacrificio, di iniziativa e di impegno, che le forze politiche ed i pubblici poteri del nostro Paese non hanno mai sufficientemente capiti, recepiti e valorizzati.
Insufficienze tali da non aver consentito che detti valori potessero emergere ed essere opportunamente salvaguardati in quanto i medesimi e non solo per l'artigianato, corrono il rischio di scomparire definitivamente.
Nonostante ciò l'artigianato, come componente notevole del ceto medio è un settore emergente, con il quale, per le sue implicazioni socio economiche ed anche politiche, nell'attuale situazione di crisi, bisogna incominciare a tenerlo in maggiore e più consistente considerazione.
Bisogna che la politica programmatoria e, con essa, i relativi predisposti "piani di sviluppo", sappiano fornire più concrete, incisive e puntuali risposte alle sempre più pressanti istanze degli operatori artigianali.
Se è vero, com'è vero, che all'odierna società, per risollevarsi dalla crisi che la attanaglia, si impone di imboccare il binario costituito dai "diritti e doveri", anzi, direi, in questo particolare momento di "doveri e diritti", si può affermare, senza tema di smentita, che gli artigiani "doveri" ne hanno compiuti tanti e diritti ne hanno conosciuti assai pochi comunque, molto meno di quanti non siano stati riconosciuti ad altri più fortunati operatori.
Se c'è, come c'è, una crisi socio-economica che investe il ceto medio direi che gli artigiani, unitamente agli operatori del settore primario che non posso ignorare e che hanno comuni origini, sono i parenti poveri del ceto medesimo il quale attraversa le difficoltà su accennate.
Ecco perché allora, signor Presidente e colleghi Consiglieri, dopo tutte le discussioni all'interno ed all'esterno di questa aula, i convegni le tavole rotonde, l'indagine conoscitiva e la produzione legislativa bisogna ammettere che per il settore in esame, anche a livello regionale oltre ai buoni propositi, si impone di fare qualcosa di più e di meglio.
Pur apprezzando la relazione dell'Assessore Marchesotti, non posso esimermi dall'effettuare alcune sottolineature e precisazioni.
Per quanto attiene alle "Aree attrezzate e relativi insediamenti", il preannunciato disegno di legge arriva in ritardo in quanto sempre maggiori sono le difficoltà nel reperimento delle aree medesime.
Sulla "Commissione consultiva" osservo che il proposito di istituzionalizzarla è apprezzabile, ma il fatto di essere e rimanere "consultiva" suscita dubbiosità sulle sue reali capacità e positività operative.
A tal proposito, proprio per quanto osservato sulla predetta Commissione, reputo opportuno riprendere, in quanto già sviluppato in questo Consiglio, il discorso sull'ESARP, più volte proposto da una delle più rappresentative organizzazioni professionali del settore in questione.
Sia implicito che, nell'evidenziare la validità del citato Ente di sviluppo dell'Artigianato regionale piemontese, intendo riferirmi ad una struttura agile, godente del necessario potere decisionale e traente la sua ragion d'essere non soltanto dall'intervento pubblico ma anche dalla possibilità di perseguire e garantire i servizi di cui l'artigianato necessita.
Servizi, ovviamente, diversificati in rapporto alla varietà dei mestieri, tesi a migliorare la qualità dell'impresa.
In merito, vedasi l'assistenza tecnico-gestionale e socio-economica l'assistenza artistica, l'assistenza commerciale interna ed internazionale e, non ultima, l'informazione".
Inoltre, bisogna che la Giunta si senta impegnata ad andare alla ricerca di più consistenti stanziamenti, rispondenti alle cospicue esigenze di credito ed a tassi agevolati.
Pertanto, concludo augurandomi che la Giunta, manifestando la necessaria coerenza tra quanto verbalmente sostenuto e quanto sostanzialmente pone a disposizione, abbia a compiere ogni sforzo per rilanciare l'artigianato che, anche nel nostro Piemonte, ha saputo acquisire tante benemerenze e che, a maggior ragione, merita di essere compreso e valorizzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il mio intervento sarà breve per gratitudine verso i colleghi che hanno già esaminato i vari aspetti del problema che ci sta di fronte, ma soprattutto perché non ho la fortuna di conoscere l'argomento come lo conosce l'Assessore né ho la presunzione di conoscerlo così come lo conosce "l'Assessore ombra" Colombino.
Più dell'Assessore competente e dell'Assessore ombra" hanno arricchito questo dibattito i colleghi che hanno cercato di portare il discorso dalla gestione della legge 47 alla problematica più generale dell'artigianato.
Questo è quanto c'è di più apprezzabile su questa vicenda.
Marchesotti sorride. Infatti non ho apprezzato nella relazione proprio il suo tentativo di sganciare il fenomeno dell'artigianato dal fenomeno di una società capitalistica e industriale avanzata, dove ha voluto contrapporre l'artigiano buono e rispettoso di regole corrette, dal fenomeno capitalistico che è contraddistinto da contraddizione e che porta necessariamente ad uno sviluppo distorto.
Assessore Marchesotti, lei sa quanta stima ho di lei e quanto apprezzi gli sforzi che fa la Giunta di sinistra per gestire una realtà così delicata ed avanzata come quella piemontese! Attenzione però a fare questi discorsi che in una certa misura legittimano il discorso dell'Assessore ombra" il quale porta alle estreme conseguenze questa slabbratura introduce il criterio selettivo ed accentua sempre il piccolo artigiano che ha una piccola azienda, che ha pochi dipendenti.
L'artigianato, in verità, è qualcosa di diverso. E' un fenomeno che non è fuori dalla realtà industriale, non è fuori dalla realtà capitalistica non si individua, certamente, con la parcellizzazione di situazioni artigianali che molte volte sono ai margini della sopravvivenza fisica ed economica. Ci sarà nelle nostre provvidenze di legge anche qualche momento assistenziale che tende a portare al compimento fisico qualche struttura artigianale marginale, ma certamente quello che noi vogliamo che cresca in questo Paese, quello a cui faceva riferimento l'intervento del collega comunista, ossia la parte caratteristica dell'artigianato del Piemonte.
Quindi lasciamo che i criteri selettivi li determini, una volta tanto, il libero mercato visto che gli artigiani sono i protagonisti puri, corretti incontestabili del libero mercato.
Piuttosto apprezziamo l'Assessore quando dice che questo artigianato non vuole soltanto delle risorse finanziarie, ma vuole soprattutto dei servizi.
Allora mi pare abbastanza apprezzabile quanto dice "radio gavetta" che a Dio piacendo, a Palazzo Lascaris funziona meglio che negli altri posti perché è centralizzata e cioè che è in fase di elaborazione il progetto di dotare le merci costruite e prodotte con il marchio "Piemonte". Questo omogeneizzare e portare a maggiore qualificazione la produzione artigianale può essere un servizio che potrà determinare la necessità di infrastrutture o di organismi tipo quelli dell'ESAP. Certamente sono indicazioni apprezzabili. Le riserve che aveva fatto il mio Gruppo erano sull'insufficienza della fidejussione e soprattutto sulla stortura logica di non riconoscere nell'artigianato il credito d'esercizio quale momento veramente scriminante rispetto al credito d'impresa. La differenza tra artigianato ed impresa è essenzialmente questa: che nell'artigianato c'è un massimo di valore aggiunto e c'è un minimo di componente economica nell'impresa c'è l'organizzazione di persone e di capacità individuale e ci sono risorse economiche. E' evidente che se la risorsa economica di cui ha bisogno l'artigiano deve passare attraverso la logica dell'impresa, quindi a tassi bancari correnti, del 18-20%, si innesca nell'artigianato il fenomeno di impresa, quindi quel margine speculativo, che io non condanno ma che è estraneo alla funzione che ha l'artigianato di portare "valore aggiunto" al bene prodotto, a prescindere dalla risorsa utilizzata per produrlo. Confido che l'Assessorato farà, sul piano delle strutture .e sul piano delle modifiche normative, quanto sarà necessario per superare le difficoltà che sono fin qui emerse.
Questo dibattito è stato estremamente positivo quando ha riconosciuto che esistono anche delle condizioni esterne in cui opera l'artigiano, che vanno verificate: ci sono delle situazioni a monte, sono la collocazione dell'artigiano sul territorio. Si è parlato di aree attrezzate. L'area attrezzata diretta all'artigiano è un'ipotesi da coltivare, ma non vorremmo che proprio questo tipo di ipotesi finisse per dare ragione al collega Colombino quando ammonisce a non mettere in moto dei meccanismi che tendono a far sì che il momento artigianale sia soltanto un momento surrettizio per realizzare degli altri tipi di soggetti e di interventi economici. A questo punto sarebbe distorcente l'attività regionale qualora tendesse a privilegiare un altro settore, non perché non debba essere potenziato, ma perché verrebbero sottratte risorse al settore di cui ci stiamo occupando.
Condividiamo la politica delle aree attrezzate, che, anzi, auspichiamo venga portata avanti in tempi brevi e venga data risposta alla domanda posta dalla signora Castagnone Vaccarino.
Che cosa succede a Vercelli? Perché ci sono alti residui passivi sulla gestione delle aree attrezzate? Speriamo che la Giunta dia queste risposte prima delle elezioni, altrimenti saremo lieti di poterle chiedere in campagna elettorale.
La mobilità dell'artigianato sul territorio è legata alla mobilità del complesso della società. Allora, i rigori della legge urbanistica si ripropongono e non sono certamente sufficienti le modifiche che l'Assessore vi ha apportato, modifiche che in qualche caso sono addirittura restrittive quando addirittura non sono prevaricatrici delle autonomie comunali, quando vanno a dire, per esempio, che i piani di insediamenti produttivi verranno fatti dalla Regione. La Giunta sarà certamente accorta nel valutare che l'artigianato abbia la sua giusta collocazione nell'economia piemontese e perché vengano ricreate le mobilità sul territorio.
E' stato fatto anche un accenno al problema della qualificazione professionale. Ricordo, e con questo non sollevo alcuna lagnanza in attesa che venga approvato il nuovo Regolamento, che è giacente in Commissione una nostra proposta di legge sul riconoscimento della bottega artigiana. La formazione professionale, per sua natura, dovrebbe impiegare metà tempo a formare gli allievi di qual tanto che la scuola dell'obbligo non è riuscita a fare e nel restante tempo dovrebbe qualificarli professionalmente (e speriamo che sia così, perché analfabeta oggi non è chi non sa né leggere né scrivere, ma è chi non sa, per esempio, che il Prefetto ha sede a Torino.. Io,., che di tanto in tanto assumo delle segretarie, scopro, per esempio, che viene mandata una lettera al Prefetto di Avigliana). La scuola professionale, anche con la legge organica che andiamo dibattendo nella competente Commissione, difficilmente riuscirà a dare una formazione che possa rendere superflua quella che è la logica stessa dell'artigianato perché, come dicevo, il valore indotto nel bene prodotto dall'artigiano è il risultato di un antico e quasi affettivo attaccamento al lavoro, in quanto esistono ancora delle attività, quali quelle professionali ed artigianali, che non soffrono dello stress e della disumanizzazione della grande industria.
Sollecito qui e nella sede competente, l'esame di quella proposta di legge che dovrà riconoscere giuridicamente la funzione dell'artigiano di preparare le generazioni future. Non posso che auspicare che l'artigianato trovi maggiore spazio rispetto a quello che ha trovato nel primo piano triennale, che venga affrontata questa complessa problematica non soltanto dal punto di vista finanziario, anche se importante, e che venga garantita all'artigiano, dal punto di vista umano, la possibilità di creare la propria successione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti per la replica.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore all'artigianato

Premetto che non mi prefiggo di rispondere a tutti i quesiti posti perché portando avanti le iniziative che il Consiglio regionale e la Giunta vorranno assumere, avremo occasione di riprendere la discussione su questi temi.
Darò una risposta ai temi generali e a qualche quesito di carattere particolare. Nell'introduzione abbiamo tentato di richiamare le forze politiche del Consiglio, la Giunta e l'Assessorato ad un confronto politico su questo tema cercando di portare i termini del confronto sulle iniziative, sugli stanziamenti, sui tempi, sullo spazio e quindi sull'incisività delle iniziative che man mano vanno realizzandosi.
Come vogliamo collocare l'artigiano e l'artigianato in una società che va trasformandosi assai rapidamente? Ritengo che questo problema non è ancora risolto e merita ulteriori approfondimenti. Gli artigiani, a mio modo di vedere, sono elemento essenziale per il mantenimento e per lo sviluppo della democrazia nel nostro Paese.
Sono perfettamente d'accordo sul Convegno e sulle iniziative che sono state suggerite per dare all'artigiano e alle associazioni la più larga conoscenza possibile.
La documentazione che è stata fornita vuole dare ai Consiglieri la possibilità di fare un confronto tra quanto è stato fatto nella prima legislatura, quanto si è fatto nella seconda e una valutazione per riuscire a collocare l'artigianato nel sistema produttivo che è in crisi. Il problema non riguarda solo la Giunta, ma riguarda tutte le forze politiche.
E' su questo che dobbiamo confrontarci, per cui gli stanziamenti di bilancio, l'aumento dello stanziamento, le esperienze che stiamo facendo con la legge 47, la scelta da parte degli artigiani del leasing, sono elementi che non debbono essere visti solo dal punto di vista tecnico o contabile, ma devono essere visti come elementi che in prospettiva possono essere potenziati, combattuti e non favoriti.
Non è vero che sulla legge 47 mancano i finanziamenti. I 7 miliardi sono la richiesta di investimenti



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Mancano i dati di confronto fra lo stanziamento e l'erogazione.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore all'artigianato

Se l'investimento è di 7 miliardi e dato che la legge fissa il 6 l'impegno è di 420 milioni.
Ci sono ancora 580 milioni a disposizione di qui alla fine dell'anno vedremo come andrà a finire il a questione. Potranno arrivare altre domande e si tratterà di potenziare in questo senso.
Il Consigliere Colombino parlava di ritardi. Vorrei rispondergli non polemicamente che lo stanziamento del '75 era di un miliardo e 600 milioni siamo arrivati a 5 miliardi, quindi non siamo andati solo avanti qualitativamente ma siamo andati avanti anche quantitativamente. Gli stanziamenti futuri dovranno essere rapportati alle esperienze che faremo forse quelli attualmente stanziati saranno pochi, ma vanno messi in rapporto alle domande che saranno presentate, alle aree che vorremo finanziare e poiché l'assestamento del bilancio si fa una volta all'anno potremo prevedere altri stanziamenti.
Selettività. Credo che tra poco questo problema si imporrà. Oggi è difficile, perché le nostre esperienze sono troppo poche per intervenire in modo selettivo su questo settore che è molto differenziato, quindi dobbiamo andare per gradi.
Credito alle aziende al limite della piccola impresa. Allo stato attuale delle cose, questo problema è fittizio; diversa sarebbe la situazione se la legge quadro riconoscesse che un artigiano può avere fino a 25 operai. Se noi però continuiamo a sostenere la nostra linea, secondo la quale diamo il contributo in conto interessi per lo sviluppo delle aziende artigiane, è evidente che non possiamo guardare solo il numero degli operai ma dobbiamo guardare a che "beva il cavallo" come diceva Cardinali.
Finanziamenti per materie prime. Il Piemonte è l'unica Regione che pu dare contributi di 5 milioni. Sono d'accordo con il Consigliere Colombino che possiamo aumentare il contributo a 7 milioni; però con prudenza, dato che il Governo ha bocciato le leggi analoghe delle altre Regioni ritenendo che le materie prime incidono direttamente sul problema scottante dell'inflazione e intendendo quindi regolare la questione.
Comunque, Giunta e Assessorato sono disponibili per un confronto nei merito e intendono mantenere il contributo di 5 milioni alle cooperative.
Tempi di accredito del contributo regionale. Il problema sta nei rapporti con gli Istituti di credito i quali si comportano in un certo modo nei confronti dell'Artigiancassa e in altro modo nei confronti della Regione. Dato che tali Istituti di credito sono rappresentati da forze politiche che non fanno parte dell'attuale maggioranza, accetto la proposta del Consigliere Colombino e impegno la Giunta e il Gruppo della D.C.,a discutere di queste questioni attorno ad un tavolo, al quale inviteremo la Cassa di Risparmio e l'Istituto S. Paolo di Torino.
Formazione professionale. Il tema della formazione professionale investe i rapporti dell'artigiano con il Governo per il problema dell'apprendistato e degli oneri sociali. Gli oneri sociali degli artigiani determinano un costo molto alto per quanto riguarda l'apprendistato. Se abbiamo presente lo sviluppo dell'economia, pur all'interno delle contraddizioni capitalistiche e se abbiamo presente che gli oneri sociali per la sorella maggiore dell'artigianato vengono fiscalizzati, mentre per l'artigianato non vengono fiscalizzati, è chiaro che gli artigiani fanno bene a porre il problema.
Il criterio seguito nell'applicazione della legge 47 è quello fissato dalla legge stessa. Non ci possono essere altri criteri anche se la legge consente la possibilità della selettività, ma questa non l'abbiamo ancora applicata, perché eventualmente deve essere discussa.
Contributi. Settanta milioni sono stati dati alla Promark per l'Autotecnica a Mosca, per l'organizzazione della partecipazione degli artigiani. I 28 milioni sono invece la risultante del 70% dato agli artigiani sui loro costi di partecipazione per l'area e altri servizi.
I contributi per la promozionalità sono stati dati direttamente ai Comuni, mentre quello di Verbania è stato dato ad un comitato organizzatore. In sostanza i contributi vengono dati ai Comuni e quindi ai loro comitati, oppure direttamente al comitato organizzatore se è conosciuto dalle associazioni, dal Comune o dalla Regione.
Aree industriali ed aree artigiane. Sono due cose diverse: l'area artigiana è materia trasferita, quindi è di stretta competenza della Regione. Non posso rispondere alla domanda sull'area di Vercelli perché non la seguo personalmente. Risponderà la Giunta o un altro Assessore. Posso soltanto dire che mentre ci sono delle difficoltà per l'area di Vercelli per le aree artigiane abbiamo richieste in corso.
E' un problema che dobbiamo risolvere e la Giunta si impegna in questo senso perché l'artigianato possa assolvere una funzione autonoma per lo sviluppo della società, non solo in termini di economia, ma anche in termini di democrazia e di socialità.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire brevemente il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

E' stata distribuita una bozza di ordine del giorno che tratta molti argomenti sui quali ogni Gruppo dovrà riflettere prima del confronto.
D'intesa anche con i Consiglieri Bianchi e Colombino, invito l'Ufficio di Presidenza del Consiglio ad inviare un telegramma al Governo perch provveda d'urgenza al rifinanziamento dell'Artigiancassa.



PRESIDENTE

D'accordo.
Il dibattito si conclude a questo punto. Gli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno verranno trattati nella prossima seduta, così come l'ordine del giorno sull'orario dei negozi consegnato in mattinata ai Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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