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Dettaglio seduta n.27 del 22/12/75 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Enti strumentali

Esame disegno di legge n. 29: "Costituzione dell'Istituto finanziario regionale piemontese "(seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Stamane abbiamo sospeso i lavori, dopo una discussione sugli emendamenti all'art. 2 su richiesta del Presidente della Giunta che doveva consultare la Giunta sulle proposte che erano state avanzate.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta ritiene di accogliere, per quanto riguarda l'emendamento, un solo punto e l'Assessore Simonelli sta predisponendo l'emendamento all'emendamento.
Intanto l'Assessore Libertini potrebbe parlare della questione con maggiore chiarezza.



PRESIDENTE

Eravamo fermi alla conclusione della discussione sugli emendamenti presentati uno dal Consigliere Berti e l'altro dal Consigliere Bianchi, ed altri e dovevamo decidere sul da farsi.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Io vorrei intanto dire che la richiesta che il Presidente della Giunta ha fatto, di una sospensione perché la Giunta potesse consultarsi significa anche l'attenzione ed il rispetto con cui consideriamo le proposte che vengono fatte in aula.
Sia l'emendamento formulato dal Consigliere Bianchi e da altri emendamento che in parte conoscevamo per il dibattito avuto in Commissione ma che nella forma definitiva abbiamo potuto conoscere all'ultimo momento sia le osservazioni che ha fatto il Consigliere Berti, richiedevano un momento di attenzione e di riflessione.
La nostra valutazione è tuttavia quella di mantenere fermo il testo dell'art. 2 nella redazione che ne aveva fatta la Commissione e questo per due motivi che si connettono tra loro: il primo è che la formulazione, pure molto attenta e precisa che di questo emendamento hanno dato i Consiglieri Bianchi, Paganelli ed altri, rischia di essere insieme restrittiva e molto ampia. Restrittiva perché in realtà nella legge (l'articolo va letto insieme agli altri) si dice chiaramente che la Finanziaria può intervenire in tutte le materie che sono di competenza (artt. 117 e 118 della Costituzione) cioè una formulazione molto ampia. Ma c'è di più: nella prima parte dello stesso art. 2 è detto "per conseguire i predetti scopi pu assumere le iniziative" (gli scopi sono l'attuazione del piano economico regionale e sono nell'ambito delle competenze degli artt. 117 e 118) "ed effettuare le operazioni per contribuire alla realizzazione delle infrastrutture e all'organizzazione dei servizi necessari allo sviluppo economico e sociale della Regione" e "in particolare" che va inteso come un'esemplificazione.
Per i motivi che Berti già diceva, cioè che si tratta di un istituto che entra in una fase sperimentale, noi preferiamo lasciare il campo abbastanza largo da definire nel corso dell'attività.
Nello stesso tempo però la formulazione che è stata offerta dal Consiglieri della D.C. corre il rischio, per una indicazione di determinati compiti, di creare troppe attese e voi sapete che una preoccupazione che noi abbiamo avuto sin dall'inizio è che il sorgere della Finanziaria sia visto come se mettessimo in atto una sorta di panacea universale; noi vogliamo evitarlo, scoraggiare queste attese e far capire che la Finanziaria è uno strumento che, certo, ha delle ampie capacità di intervento, ma che intanto è finalizzata a scopi precisi e determinati.
In secondo luogo - e devo dirlo con estrema franchezza -una formulazione particolare all'interno delle formulazioni fornite dal Gruppo della D.C. e cioè quella che riguarda i centri storici, rischierebbe di portare la Finanziaria fuori da quella che è l'area della sua attività nei nostri intendimenti, anche qui imbarcandola in un campo estremamente complesso. Può darsi che la Finanziaria, anzi, è probabile che debba effettuare interventi nei centri storici perché le aree attrezzate non si intendono solo alla periferia della città, per esempio per l'artigianato ma vorremmo evitare che fin dall'inizio la Finanziaria assumesse dei compiti così vasti in un campo così delicato.
Sono questi i motivi per i quali riteniamo di dover mantenere il testo dell'articolo com'era formulato. Al quale apporteremmo soltanto una modifica, perché ci sembra ragionevole l'osservazione che faceva il Consigliere Bianchi, là dove alla terzultima riga del testo si dice "consulenze e servizi di mercato". Nel testo presentato dal Consigliere Bianchi ed altri si diceva "consulenze finanziarie per la realizzazione di iniziative di interesse regionale".
L'emendamento che noi vi proponiamo è di aggiungere, dove si dice "consulenze" l'espressione "consulenze finanziarie per la realizzazione di iniziative di interesse regionale", in maniera che sia chiaro di quali consulenze finanziarie si tratta.
Questo emendamento lo proponiamo noi, recependo un suggerimento del Gruppo della D.C. per il resto pregheremmo il Consiglio di mantenere immutata la formulazione originaria dell'articolo.
Accogliamo invece l'emendamento del Consigliere Berti che avete sentito e che riguarda soltanto l'inserimento di un termine; è un emendamento formale e lo consideriamo accolto.



PRESIDENTE

La discussione sugli emendamenti è conclusa. Vi sono dichiarazioni di voto? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Soltanto per precisare che voteremo contro l'emendamento proposto dal Consigliere Bianchi intanto in quanto - pur venendo così ad allinearci su quella che sarà la posizione della maggioranza - noi abbiamo contestato, in sede di intervento generale, le finalità che si vogliono attribuire alla Finanziaria regionale. Il nostro voto quindi, che si allinea alle posizioni della maggioranza, ha questa spiegazione.
Così pure voteremo contro l'emendamento proposto dal Consigliere Berti non perché sia desiderio nostro mantenere nel testo della legge delle imperfezioni grammaticali, ma unicamente perché, al di là della migliore forma che l'emendamento tende a dare al testo legislativo, resta ferma la nostra posizione di principio che è critica nei confronti delle attribuzione e delle competenze che si vogliono attribuire alla Finpiemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Per un aspetto prendo atto degli sforzi, del garbo, del tentativo di ridurre a termini i più discorsivi possibili questo contrasto sul secondo comma; così come prendo atto che il collega Berti, sempre così lucido sicuro, preciso nei suoi interventi, ha faticato per molti minuti all'inizio del suo dire su questo emendamento per giustificare delle posizioni che sul piano, mi si consenta, concettuale e logico, non riescono ad essere giustificate.
Così come il Vice Presidente Libertini ha cercato di accogliere alcuni punti che sarebbero assolutamente insuperabili, quello della consulenza finanziaria e l'ultimo comma che aggiunge qualcosa nell'interesse della Giunta, del suo quadro di impostazione, per togliere ogni giustificazione ad un contrasto sulla reiezione dell' emendamento.
In sostanza io ho la netta impressione - e lo dico molto chiaramente che attorno a questo emendamento si siano intrecciate delle altre questioni politiche e quindi che la non motivazione, la non sufficiente, la non accoglibile motivazione della reiezione costituisca l'enunciazione di un fatto politico che ciascuno intende.
Per questa ragione, non essendo noi in condizione neanche di valutare le ragioni effettivamente politiche ai fini istituzionali che presiedono al comportamento della Giunta - ove l'emendamento che abbiamo presentato venisse respinto - noi non potremo approvare questo articolo e voteremo contro.



PRESIDENTE

Altre dichiarazioni di voto? La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Penso che la risposta che la Giunta ha dato sia per bocca del Presidente, che per bocca del Vice Presidente, non abbia sciolto l'equivoco che secondo me appare dai testi, certamente imperfetti, certamente scritti in maniera tale da lasciare il dubbio a tutte le interpretazioni.
Proprio per questa ragione e perché ci sembra che l'emendamento presentato dal collega Bianchi e da altri non solo articoli meglio i campi di competenza e di intervento, ma recepisca quello che è stato anche oggetto di un emendamento proposto insieme con i colleghi Zanone e Gandolfi per quanto concerne i centri storici, noi voteremo l'emendamento presentato dai colleghi Bianchi ed altri.
Per quanto riguarda l'articolo il nostro atteggiamento sarà di astensione.



PRESIDENTE

Altre dichiarazioni di voto? Nessuna.
In primo luogo, come prevede il regolamento, dobbiamo votare l'emendamento all'emendamento del Consigliere Berti, che suona: "consulenze finanziarie per la realizzazione di iniziative di interesse regionale".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento all'emendamento è approvato.
Adesso votiamo l'emendamento Berti che suona "La Finpiemonte, per conseguire i predetti scopi può assumere." Su questo emendamento c'era un'osservazione che non so se di contenuto o formale. Se non erro il Consigliere Bianchi faceva riferimento all'opportunità di scrivere "iniziative" anziché "le iniziative" e "operazioni" anziché "le operazioni" .Vi è qualche obiezione all'accoglimento? Non mi pare.
"La Finpiemonte, per conseguire i predetti scopi, può assumere iniziative ed effettuare operazioni per contribuire alla realizzazione delle infrastrutture e all'organizzazione dei servizi necessari allo sviluppo economico e sociale della Regione, in particolare: aree attrezzate e sistemi di servizi destinati ad attività economiche e produttive, servizi di assistenza tecnico - gestionale e di formazione dei quadri aziendali applicazioni economiche della ricerca, consulenze e servizi di mercato consulenze finanziarie per le iniziative di interesse regionale e iniziative per favorire attività economiche in forma associata".
Questo è il testo già modificato con il testo approvato in precedenza.
L'emendamento è approvato.
Adesso c'è l'emendamento sostitutivo del Consigliere Bianchi, che ho già detto.
L'emendamento è respinto.
Passiamo all'emendamento aggiuntivo del Consigliere Zanone: "Interventi nelle strutture urbane" da aggiungere dopo "in particolare".
L'emendamento è respinto.
Si tratta ora di votare l'art. 2 così emendato.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Articolo 3.
La Finpiemonte, per conseguire gli scopi consentiti dalla presente legge, oltre a svolgere attività in forma diretta, può avvalersi di enti società pubbliche e private, oppure può costituirne di nuove od assumere partecipazioni.
E' esclusa la facoltà di assumere partecipazioni dirette o indirette in società ed imprese commerciali e industriali.
Su questo articolo è stato presentato un solo emendamento a firma dei Consiglieri Bianchi, Paganelli, Picco e Alberton.



ZANONE Valerio

C'è anche un mio emendamento aggiuntivo.



PRESIDENTE

Comincerei allora con il dare la parola al Consigliere Bianchi per l'illustrazione del suo emendamento che suona: "Gli atti costitutivi, gli statuti relativi a modificazioni degli enti e delle società in cui la Finpiemonte assume partecipazioni, devono essere trasmessi dalla Regione a cura della Finpiemonte unitamente alla documentazione di cui al successivo art.7".
Anche questo è un emendamento aggiuntivo.



BIANCHI Adriano

E' una norma di mera garanzia per avere uno strumento di controllo di più e per evitare che attraverso le partecipazioni in qualche modo si sconfini dal limiti posti all'attività della Finanziaria.
Credo che la norma si spieghi e si giustifichi da sé.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

La Giunta accetta l'emendamento.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola, dichiarazioni di voto? Chi è d'accordo su questo emendamento alzi la mano.
L'emendamento è approvato.
Emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Zanone: "Al comma primo, dopo le parole 'società pubbliche e private' aggiungere 'che prestino servizi e perseguano fini collettivi".
La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Ho presentato questo emendamento perché, al limite, si potrebbe riscontrare una contraddittorietà fra i due commi di questo articolo.
Nel primo comma dell'articolo si dichiara che la Finpiemonte, oltre a svolgere attività in forma diretta, può avvalersi di enti, società pubbliche e private, oppure costituirne di nuove o assumere partecipazioni.
In sostanza può anche assumere partecipazioni in società private.
Nel secondo comma si dichiara che è esclusa la facoltà di assumere partecipazioni dirette o indirette in società ed imprese commerciali e industriali.
Anche qui il problema è forse di difficoltà terminologica, ma siccome le società private non industriali sono solitamente catalogate sotto il titolo delle società commerciali, credo che sarebbe opportuna una definizione riguardo al fini; ed è per questo che ho proposto l'emendamento in cui si precisa che le eventuali società private in cui la Finpiemonte assuma delle partecipazioni devono essere società prestatrici di servizi e che perseguano fini collettivi.
Questo ad evitare che, in qualsiasi modo, si possa dare adito a ciò che mi pare qui nessuno voglia ipotizzare, e cioè che in qualche misura si consentano operazioni di salvataggio di attività che abbiano finalità privatistiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi



BIANCHI Adriano

Apprezzo le motivazioni del collega Zanone, ma farei osservare che i "fini collettivi" sono di una genericità assoluta, per cui credo che anche la FIAT persegua dei fini collettivi e di che dimensioni, quindi non vedo come possa essere limitativo dal punto di vista giuridico quell'articolo.
Peraltro il combinato disposto del primo e del secondo comma, da un lato prevede la partecipazione anche in società private, ma dall'altro esclude che questa partecipazione possa avere ad oggetto società od imprese che svolgano attività commerciali o industriali. Si è fatta anche questa discussione in Commissione, bastava dire "società commerciali" perché ai sensi del Codice Civile sono tutte quelle società che perseguono scopi di lucro, mentre si è voluto precisare meglio per dire che non solo le società commerciali ai sensi di definizione giuridica e di Codice, ma anche quelle industriali che sono ricomprese dal primo termine per carattere didattico.
Mi sembra che i due commi da soli integrino già e mettano al riparo dalle preoccupazioni del Consigliere Zanone. Peraltro se insiste e se modifica quel termine "collettivi" che non risolve il problema si pu abbondare anche nelle specificazioni.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Mi pare che il Consigliere Bianchi abbia espresso egregiamente i motivi per i quali l'emendamento non può essere accolto. Nella sostanza non abbiamo nulla in contrario, tanto è vero che l'articolato nel suo insieme stabilisce dei limiti molto precisi, ma usare questa formulano. Io ho solo una differenza rispetto a Bianchi, per il resto le motivazioni sue sono le mie, cioè Bianchi dice che anche la FIAT persegue fini collettivi. Io voglio dire che stabilire in una legge che le società private perseguono fini collettivi o è una figura retorica, o è una contraddizione in termini le società private perseguono fini privati e non collettivi.
La limitazione deriva dall'insieme dell'articolato, è questo che voglio sottolineare.
Per queste ragioni noi riteniamo che l' emendamento non possa essere accolto, pur condividendo le preoccupazioni, che sono le nostre e che abbiamo cercato di tradurre in tutto l'articolato e in tutte le disposizioni.



PRESIDENTE

Il Consigliere Zanone lo mantiene?



ZANONE Valerio

No, lo ritiro.



PRESIDENTE

L'emendamento è ritirato. La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Sono emerse incertezze sull' art. 2 e crediamo che anche l'art. 3 ne presenti alcune come interpretazione, o almeno come possibilità di utilizzo.
Alcune di queste incertezze sono state giustificate con il carattere di sperimentazione necessario per la legge, noi crediamo però che tali incertezze non possano consentire di lasciare esclusivamente alla Finanziaria il diritto-dovere di una troppo vasta sperimentazione.
Ribadiamo la necessità di uno stretto collegamento con il Consiglio regionale. La legge lascia ampi margini di scelta sia alla tipologia degli interventi, sia alle modalità dei medesimi. Ci riferiamo, per quanto riguarda l'art. 3, alle previsioni di possibilità di svolgere attività in forma diretta o indiretta. Richiamerei anche qui il dibattito che c'è stato in Commissione circa la bontà di uno o dell'altro strumento.
Siccome sono evidenti pregi e difetti teorici dell'una o dell'altra soluzione, stante la votazione dell'art. 2 - e ci sia consentito esprimere la nostra contrarietà, soprattutto per l'eliminazione della possibilità di interventi nelle strutture urbane - per i motivi sopra esposti chiediamo formalmente alla Giunta che, discusso il piano di sviluppo, prima che la Finanziaria entri in attività, il dibattito in Consiglio sia ripreso per determinare in forma esplicita per la Regione e quindi per la Finanziaria gli interventi gerarchizzati per priorità ed essenzialità e le modalità con cui realizzarli.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Noi siamo d'accordo di avere qui un dibattito, come richiesto dal Consigliere Alberton. Oggi approviamo la legge, poi dovrà essere vistata dal governo e ritornata, abbiamo l'elaborazione del piano di sviluppo ed è nostro intendimento sottoporre tutto il piano di attività della Finanziaria a una discussione del Consiglio.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola sull'art. 3? La discussione allora è conclusa, si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 - Capitale sociale La Regione Piemonte sottoscrive all'atto della costituzione dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese la maggioranza assoluta delle azioni ed esercita, nei casi di aumento del capitale, il diritto di opzione allo scopo di mantenerne la maggioranza azionaria.
Sono stati presentati due emendamenti entrambi aggiuntivi, dai Consiglieri Zanone, Gandolfi e Cardinali.
Il primo suona: "Dopo la parola 'azioni' aggiungere 'ordinarie' ".
Il Consigliere Zanone desidera illustrarlo, ha la parola.



ZANONE Valerio

Questi due emendamenti avevano la funzione di meglio specificare il problema che è già stato trattato in occasione della discussione sull'art.
2. In particolare, il secondo emendamento, di cui lei non ha ancora dato lettura, prevede appunto i riferimenti di carattere giuridico al Codice civile che qualificavano queste azioni di risparmio che potranno essere sottoscritte dal soggetti privati non compresi nell'art. 1 della legge.
Poiché, tuttavia, nella discussione sull'art. 2, o 1 che fosse, il Consiglio ha ritenuto di non approvare il nostro emendamento, io credo di interpretare il pensiero degli altri due Consiglieri firmatari ritenendo che la discussione su questi due emendamenti debba ritenersi preclusa.



PRESIDENTE

Quindi li considero ritirati, in sostanza.



ZANONE Valerio

Sì.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Non ne vedo. Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Articolo 5 - Interventi specifici La Regione determina con legge lo stanziamento di fondi per interventi specifici nell'ambito delle finalità di cui all'art. 2 della presente legge.
Non sono stati presentati emendamenti. Vi sono richieste di parola? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

E' solo un suggerimento "La Regione determina con legge lo stanziamento di fondi per interventi specifici da attuare nell'ambito".



PRESIDENTE

Certo e si intende letto così, non facciamo la votazione dell'emendamento aggiuntivo: "La Regione determina con legge lo stanziamento di fondi per interventi specifici da attuare nell'ambito delle finalità di cui all'art. 2 della presente legge".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto seguente esito: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 44 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Articolo 6 - Obbligazioni La Regione può prestare con legge la propria garanzia al titoli obbligazionari emessi dall'Istituto Finanziario Regionale Piemontese, nei limiti degli appositi stanziamenti di bilancio.
Non sono stati presentati emendamenti. Qualcuno chiede di parlare? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Solo sulla questione delle obbligazioni. Il prevedere che la Finanziaria possa emettere obbligazioni credo che sia doveroso nel momento in cui si ritiene di dotare la Regione di questo strumento; il ritenere che si debbano emettere obbligazioni da parte della Finanziaria anche quando sia più naturale e conveniente che debba farlo la Regione, è ancora un'altra cosa e questo è un problema che tocca i comportamenti politici per i quali non avrei dubbi che mi si diano immediate assicurazioni.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Bianchi ha queste assicurazioni perché abbiamo lo stesso pensiero sulla questione.



PRESIDENTE

Non ho altre richieste di parola, si passi quindi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Articolo 7 - Bilancio e relazione previsionale L'Istituto Finanziario Regionale Piemontese presenta ogni anno alla Regione il proprio bilancio, redatto a norma degli artt. 2423 e seguenti del Codice Civile, una relazione sull'attività svolta, e il bilancio di cassa, da unire alla documentazione allegata al conto consuntivo della Regione.
L'Istituto Finanziario Regionale Piemontese presenta alla Regione ogni anno, entro il mese di settembre, una relazione previsionale e programmatica della propria attività, che viene unita alla documentazione allegata al bilancio di previsione della Regione.
Vi sono due emendamenti: uno presentato dal Consigliere Zanone, l'altro presentato dai Consiglieri Zanone e Gandolfi.
Il primo, aggiuntivo, dice: "Al termine del primo comma aggiungere il bilancio deve essere asseverato da una società di revisione' ".
Il secondo suona: "Al termine del secondo comma aggiungere 'In riferimento a quanto disposto dall'art. 12 comma terzo dello Statuto regionale i Consiglieri regionali possono, nel corso dell'anno, chiedere informazioni sulle operazioni della Finpiemonte' ".
Qualcuno desidera illustrarli? La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Entrambi o uno per volta?



PRESIDENTE

Uno per volta.



ZANONE Valerio

Per quanto riguarda il primo emendamento mi rendo conto del carattere inconsueto di una norma di questo genere, ma il fine mi sembra costante ed è quello di offrire maggiori garanzie ai possibili sottoscrittori della Finpiemonte.
Sappiamo come i controlli dei collegi sindacali siano molte volte poco penetranti e come si vada invece diffondendo, anche in imprese a partecipazione pubblica, l'uso di società di revisione che asseverano i bilanci con maggiore grado di certezza e che quindi offrono una maggiore possibilità di apporto di capitali esterni.
Devo dire che sono stato persuaso, dopo qualche esitazione, a presentare un emendamento del genere dopo un comunicato del Ministro delle partecipazioni statali che ha dichiarato di avere l'intenzione di procedere ad un'analoga iniziativa nei confronti delle industrie pubbliche. Quindi penso che il Consiglio regionale possa essere tanto scrupoloso quanto lo è l'Onorevole Bisaglia.



PRESIDENTE

Altre richieste di intervento? La Giunta cosa ne pensa?



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Noi non siamo favorevoli all'emenda mento perché consideriamo che oltre al Collegio dei sindaci (intanto noi pensiamo che il Collegio dei sindaci debba fare il suo lavoro) vi è poi il controllo generale del Consiglio regionale, cioè è un controllo tecnico dei sindaci e non pensiamo che sia questa la soluzione.
Lei Consigliere Zanone ha citato il Ministro delle Partecipazioni statali, ma io non voglio aprire qui quello che sarebbe una voragine per dire che il problema delle partecipazioni statali non è tanto quello di avere delle società di revisione che asseverino i suoi bilanci, ma che le società a partecipazione statale rispondano alla collettività che le paga questo è il vero problema che hanno le industrie a partecipazione statale.
E anche nel caso in specie, il problema è che la Finanziaria sia sotto il controllo degli organi statutari e sia sotto il controllo del Consiglio regionale in modo effettivo e questo è ciò che l'articolo prevede.



PRESIDENTE

Altre richieste di parola sull'emendamento? Chi è d'accordo sull'emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Zanone alzi la mano.
L'emendamento è respinto.
Passiamo al secondo emendamento.
La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Per quanto riguarda questo emendamento, si tratta di richiamare nella legge istitutiva della Finpiemonte un principio statutario; quello che i Consiglieri regionali hanno diritto, per esercitare il proprio mandato, di ricevere notizie e informazioni non solo dagli organi interni della Regione ma, come dice lo Statuto, dagli enti e aziende da essa dipendenti o comunque costituite ad opera delle leggi regionali.
A me pare che, salva la relazione annuale che l'Istituto Finanziario farà al Consiglio, ci sia anche l'opportunità, per rendere più efficace la funzione di controllo, che sulle singole operazioni (ovviamente sulle operazioni di un certo rilievo che l'Istituto vorrà promuovere o esercitare) sia riconosciuta, dalla legge istitutiva, al Consiglieri regionali per la diretta possibilità di ricevere delle informazioni. Credo che in questo caso (sui modi in cui può essere disciplinato questo diritto di accesso all'informazione da parte dei Consiglieri regionali) si possa opportunamente rinviare allo Statuto dell'Istituto quando sarà approvato ma che comunque la norma, in quanto tale, debba essere recepita invece nella legge istitutiva.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

In realtà quello che è richiesto dai colleghi Zanone e Gandolfi è implicito nello Statuto, tuttavia non abbiamo nulla in contrario, anzi siamo molto favorevoli ad esplicitare quello che è implicato.
Per questo motivo accogliamo senz'altro l'emendamento.



PRESIDENTE

Chi è d'accordo sull'emendamento presentato dai Consiglieri Zanone e Gandolfi è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto.
Non vi sono altri emendamenti, passiamo quindi alla votazione dell'art.
7 così emendato



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 55 hanno risposto SI. 53 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Articolo 8 - Nomina degli Amministratori e dei Sindaci La Regione, a norma dell'art. 2458 del Codice Civile, nomina direttamente la maggioranza dei membri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio sindacale dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese assicurando la rappresentanza delle minoranze, ai sensi dell'art. 72 dello Statuto, nella misura di almeno un terzo dei membri da nominare.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione ed il Presidente del Collegio sindacale devono essere scelti fra i membri di nomina della Regione.
Il Presidente ed il Direttore della Finpiemonte sono designati dal Presidente della Giunta regionale, sentito il parere della Commissione delle nomine previsto dall'art. 24 dello Statuto.
Il Presidente del Collegio sindacale è nominato dal Presidente della Giunta regionale, secondo le norme dell'art. 24 dello Statuto.
A questo articolo sono stati presentati due emendamenti, uno Sostitutivo presentato dal Consiglieri Gandolfi, Zanone e Cardinali, che suona: "Il Presidente è designato dal Presidente della Giunta regionale sentito il parere della Commissione delle nomine previsto dall'art. 24 dello Statuto della Regione" che dovrebbe sostituire il terzo comma.
Qualcuno vuole illustrarlo? La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Li illustro tutti e due perché sono palesemente collegati.
Il testo del disegno di legge presentato dalla Giunta contiene la riserva della designazione e del Presidente e del Direttore della Finpiemonte da parte del Presidente della Giunta regionale.
Noi riteniamo che se è comprensibile la richiesta di una designazione per il Presidente della Finpiemonte., nel senso che la Regione deve essere garantita degli indirizzi di fondo nell'amministrazione della Finpiemonte ci pare che sia eccessivo e fuori misura la riserva della designazione del Direttore. La Giunta ha più volte espresso l'intendimento di operare attraverso la Finpiemonte per avviare dei programmi in accordo con istituti di credito, con forze imprenditoriali; ci sembra che una norma che preveda la designazione del Direttore della Finpiemonte non sia, tutto sommato, una premessa molto opportuna per garantire un colloquio con questo tipo di forze e di realtà nel senso che gli azionisti di minoranza della Finpiemonte ovviamente chiederanno e avranno bisogno di essere garantiti che gli organi tecnici della Finpiemonte e il Direttore in primo luogo siano espressione di tutto il Consiglio di Amministrazione e diano garanzie di competenza tecnica. Soprattutto è importante tenere presenti due cose: 1) che anche dal punto di vista del diritto societario una riserva di questo genere appare eccessiva e forse non sostenibile, nel senso che se guardiamo alla legislazione statale, le riserve nel caso di enti a partecipazione pubblica sono sempre sul Consiglio di amministrazione e mai sugli organi di direzione; tra l'altro si introdurrebbe un precedente che dal punto di vista della legislazione in materia può essere oggetto di riserve anche da parte del governo.
Ma a parte questo - e questa è la seconda considerazione - si rischia veramente di dare l'impressione ai partners che la Regione chiama a collaborare a questo tipo di iniziativa, di una volontà di precostituire troppe cose all'interno di questo istituto ed oltre tutto, permettete, non è un processo alle intenzioni, ma un pericolo reale che noi verifichiamo in tante altre situazioni di questo genere e non vorremmo che questo discorso aprisse anche la prospettiva a lottizzazioni, per cui, a seconda delle composizioni della Giunta, le forze politiche si spartiscono il Presidente o il Direttore quando gli organi tecnici della Finpiemonte, invece, devono dare una piena garanzia agli azionisti e a tutta la collettività regionale.
Per queste ragioni noi inviteremmo la Giunta a considerare l'opportunità di introdurre delle norme che eliminino la designazione del Direttore e specifichino anche che il Direttore non solo è nominato dal Consiglio di amministrazione, ma è persona che deve avere particolari requisiti di competenza tecnica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il mio Gruppo aderisce totalmente all'emendamento ed alle argomentazioni che sono state testé svolte dal Consigliere Gandolfi.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

In nostro Gruppo voterà contro gli emendamenti proposti dai colleghi Zanone e Gandolfi e Cardinali, il che ci porterà ad allinearci ancora una volta con le posizioni che presumibilmente saranno sostenute dalla maggioranza. Questo allora fa sì che sia opportuno, da parte nostra, un chiarimento.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Non è necessario, noi non abbiamo.



CARAZZONI Nino

D'accordo, siamo noi invece che abbiamo questa preoccupazione, anche perché intendiamo svolgere il ruolo di opposizione all'interno di questo Consiglio regionale.
Noi votiamo contro non perché riteniamo accettabile il testo legislativo proposto dalla Giunta di sinistra, anzi, votiamo contro semplicemente perché pensiamo che non sia neanche accettabile il principio che il Presidente della Finpiemonte venga ad essere designato comunque dal Presidente della Giunta regionale.
Abbiamo già detto stamattina, in sede di intervento generale e lo ripetiamo che, a nostro avviso, fermo restando il principio che la presidenza debba essere attribuita ai componenti di nomina della Regione debba essere il Consiglio di amministrazione - così come affermano i principi del diritto societario - a designare il Presidente del Consiglio d'amministrazione stesso; e ugualmente che debba essere il Collegio dei Sindaci a designare il Presidente dei Sindaci.
Sulla nomina del Direttore potremmo accedere al principio che traspare dall'emendamento dei colleghi Zanone, Gandolfi e Cardinali, cioè che la nomina venga fatta sulla base di requisiti di competenza; ma noi avevamo chiesto stamane e ci pare di dovere restare ancorati a questa impostazione che il Direttore della Finpiemonte venga ad essere scelto per concorso fermo restando qui il principio che nella Commissione giudicatrice vi sia presente una rappresentanza di tutte le forze politiche che sono in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Noi troviamo del tutto convincenti le argomentazioni esposte dal Consigliere Gandolfì, quindi accogliamo entrambi gli emendamenti, che corrispondono del resto a una linea nostra.



PRESIDENTE

Cominciamo col votare l' emendamento sostitutivo del terzo comma dell' art. 8.
L'emendamento è approvato.
Ora votiamo l'emendamento aggiuntivo, quello che recita: "Il Direttore è nominato dal Consiglio di amministrazione in base a requisiti di competenza tecnica".
Chi è d'accordo alzi la mano.
Anche questo emendamento è approvato.
Votiamo ora l'art. 8 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 52 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art 8 è approvato.
Articolo 9 - Autorizzazioni al Presidente della Giunta regionale Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato a compiere tutti gli atti necessari per la costituzione dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese secondo le norme dei titoli I e II.
Non sono stati presentati emendamenti.
Vi sono richieste di parola? Nessuna.
Passiamo alla votazione per appello nominale



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 52 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Articolo 10 - Dotazioni del capitale sociale Per il finanziamento della quota iniziale di capitale azionario, da sottoscrivere ai sensi dell' art. 4 della presente legge, è autorizzata la spesa di 10 miliardi e 100 milioni.
All'onere di cui al precedente comma provvede: per la quota di 350 milioni, mediante una riduzione di pari ammontare, della disponibilità di cui al capitolo n. 1404 (rubrica 6, n. 1 e n. 2) dello stato di previsione della spesa per l'anno 1975 per la differenza di 9.750 milioni, mediante l'accensione di un mutuo di pari ammontare, ad un tasso non superiore al 15% e per una durata non superiore ad anni 30, da estinguersi mediante semestralità costanti posticipate. La Giunta regionale è autorizzata ad assumere, con propria deliberazione, il mutuo predetto.
Nello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1975 sarà conseguentemente iscritto il capitolo n. 76, con la denominazione: "Provento del mutuo relativo al finanziamento iniziale della quota di capitale azionario dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese" e con la dotazione di 9.750 milioni. Nel corrispondente stato di previsione della spesa del medesimo anno sarà conseguentemente iscritto il capitolo n. 1393 con la denominazione: "Oneri relativi al finanziamento iniziale della quota di capitale azionario dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese" e con lo stanziamento di 10.100 milioni.
Al maggior onere derivante dall'ammortamento del mutuo di cui al precedente comma, valutato in 1450 milioni per ciascuno degli anni finanziari 1976 e successivi, si farà fronte con una quota, di pari ammontare, della maggiore somma che risulterà attribuita alla Regione, a decorrere dall'anno 1976, nel riparto del fondo di cui all'art. 8 della legge 16 maggio 1970, n. 281.
Nei bilanci per gli anni 1976 e successivi, fino alla completa estinzione del mutuo, saranno conseguentemente iscritti appositi capitoli riguardanti gli interessi passivi e le quote di capitale, con stanziamenti pari, in complesso, alle rate di ammortamento ricadenti nei relativi anni.
Le somme non impegnate nell'esercizio finanziario 1975 potranno essere impegnate nell'esercizio finanziario 1976.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni al bilancio.
Non vi sono emendamenti.
Vi sono richieste di parola? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Vorrei solo un chiarimento.
Io personalmente dedico poca attenzione agli articoli finanziari sempre fidando nella superiore competenza di chi assiste e presiede a queste cose, ma "ad un tasso non superiore al 15%" è una clausola di stile o e un riferimento concreto? Che cosa vuole essere? Vorrei una spiegazione.



SIMONELLI Claudio, Assessore alle finanze e bilancio

Si può rispondere al Consigliere Bianchi che è la formula che abbiamo adottato in tutte le leggi e che era stata concordata praticamente col Tesoro. Dire "non superiore al 15%" non significa che non possa anche essere il 10 o l'11; si è adottata la clausola che stava bene al Tesoro. Se i tassi mostreranno nel 1976 la tendenza a decrescere, probabilmente potremo adottare in seguito delle formule diverse.



PRESIDENTE

Altre richieste di parola? Nessuna.
Passiamo alla votazione per appello nominale



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto seguente esito: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 53 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art 10 è approvato.
Articolo 11 - Attuazioni amministrative Il Presidente della Giunta regionale, o un Assessore da lui delegato, è autorizzato al provvedimenti conseguenti all'applicazione del precedente art 10.
Nessuna richiesta di parola? Si passi allora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 53 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Prima di passare all'approvazione dell'intero disegno di legge, vi sono dichiarazioni di voto? Vedo la richiesta del Consigliere Zanone, ha facoltà di parlare.



ZANONE Valerio

Signor Presidente la legge istituiva della Finpiemonte sarebbe stata a mio avviso, più soddisfacente se, per alcuni aspetti, si fosse posta più attenzione al possibile apporto dei risparmio privato, se si fossero rafforzate, in relazione a ciò, le garanzie sul controllo tecnico dei risultati di gestione e se si fosse previsto, fra gli obiettivi particolari e quindi prioritari, l'intervento sulle strutture urbane soprattutto per quanto riguarda il risanamento dei centri storici.
Questo è, infatti, il contenuto degli emendamenti da me sottoscritti e che non hanno ottenuto l'approvazione del Consiglio.
Devo tuttavia dichiarare che sostanziali miglioramenti al testo sono venuti nel corso del dibattito in aula, soprattutto per quanto riguarda il diritto di informazione dei Consiglieri, le procedure e i requisiti per la nomina del Direttore. Ma, ciò che più mi pare importante è la dichiarazione (che non dirò solenne, ma comunque esplicita) resa dal Vice Presidente della Giunta, Libertini, immagino a nome della Giunta stessa, secondo cui il nuovo Istituto Finanziario è uno strumento della programmazione impegnato ad operare secondo criteri di economicità.
Se questo avverrà, si tratterà certamente di un'innovazione del nostro ordinamento economico pubblico e, quindi, si tratta di un impegno che andrà costantemente verificato.
In attesa di ciò, dichiaro il mio voto favorevole sul complesso della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Per l'iter che questa legge ha avuto, per gli apporti che abbiamo potuto dare, per le competenze che obiettivamente risultano attribuite all'Istituto, per la configurazione che l'Istituto assume, noi riconosciamo questa legge sufficientemente corrispondente alle nostre indicazioni, alle nostre aspirazioni e a quanto avremmo fatto anche se avessimo dovuto decidere in maggioranza.
Ci sono però dei nei, meglio, delle voghe color fragola che turbano un pochino la sua fisionomia e la sua armonia: credo che sia stato un errore non so se grande o piccolo- respingere alcune ulteriori indicazioni di emendamento per valutazioni che io ritengo siano sostanzialmente estrinseche alla economia di questa legge e che toccano i rapporti politici di carattere generale. Noi faremo come si fa in questi casi, cercheremo di guardare questo viso dal lato sul quale la fragola non c'è, guarderemo piuttosto alla fase del suo impiego, della sua utilizzazione e del rispetto dei criteri che sono enunciati nella legge e che hanno trovato, su nostra richiesta e sollecitazione, precisazione e impegno da parte della Giunta.
Voteremo pertanto a favore della legge nel suo insieme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri con l'approvazione di questo disegno legge la Regione viene a dotarsi di uno strumento fondamentale ed essenziale per quella attuazione del piano di sviluppo sulle linee generali del quale già molte volte concordammo e che la conferenza sulla occupazione e sugli investimenti ha ulteriormente arricchito di elementi e di necessità prioritarie di investimento.
E' indubbio che il disegno di legge e la istituenda Finanziaria si pongono come momento di confronto tra le dichiarazioni programmatiche della Giunta e le realizzazioni che nei fatti paiono alla mia componente - per quello che essa intende accertare in concreto come opposizione costruttiva un momento di soddisfazione perché corrispondono agli intendimenti sui quali potevano sussistere ampie e diffuse preoccupazioni di successive distorsioni. Perché se tutti quanti riteniamo che obiettivi prioritari di questo piano di sviluppo (analizzeremo poi nei mesi futuri quanto in concreto dovremo effettuare) prevedono e sollecitano la partecipazione attiva di protagonisti delle forze vive ed imprenditoriali che esistono e che sono state lungamente mortificate da fatti estranei, da strutture esistenti, questo strumento, ponendolo non soltanto all' art. 1 come significato politico, ma ponendolo nella sua stessa costruzione, è un elemento importante in un momento in cui il sistema bancario - come è stato osservato nella relazione - ha indubbiamente condizioni di estrema floridezza ed il sistema imprenditoriale, specialmente per quanto riguarda l'artigianato. A questo proposito vorrei ricordare con quanta rapidità i fondi messi a disposizione del settore dell'artigianato nella passata legislatura furono bruciati dalle esigenze che il settore manifesta e dalle condizioni di pre-decozione del sistema piccolo e medio industriale il quale, col proprio indebitamento nei confronti del sistema bancario raggiunge situazioni di preoccupazione se non di paralisi e quindi di scarse possibilità di avere i mezzi per compiere nel suo interno quelle modificazioni d'ordine strutturale che lo possono porre in condizioni di iniziare la fase di ripresa.
Io ritengo che se questo strumento verrà correttamente usato, secondo gli intendimenti degli organi del potere regionale più volte dichiarati e ancora oggi ribaditi nel corso del dibattito, il giudizio già positivo sarà rafforzato e potrà essere attuato quel piano di sviluppo programmatico della Regione Piemonte che è negli intendimenti della mia forza politica di vedere raggiunto, con il pieno apporto di tutte le componenti, nel pieno rispetto al pluralismo non solo politico, ma di quello economico che è il momento essenziale di un processo di così ampia portata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri il Gruppo repubblicano stamattina aveva già espresso la propria valutazione positiva del testo del disegno di legge così com'era uscito dalla Commissione, a maggior ragione oggi dobbiamo rilevare l'accoglimento di alcuni emendamenti che migliorano nettamente il testo passato in Commissione.
Riconfermiamo quindi il nostro voto positivo, ribadendo quello che avevamo già espresso stamattina nella discussione generale e cioè che il giudizio sulla validità operativa della Finanziaria regionale, è un giudizio che ci vedrà ridiscutere in questa sede fra un anno, un anno e mezzo; nel frattempo, quello che è determinante da un punto di vista politico, è il modo in cui la Giunta regionale preparerà il terreno operativo per la Finanziaria regionale. La Finanziaria regionale è destinata ad essere un carrozzone o un corpo separato della Regione se mancherà, da parte della Giunta e della maggioranza, la capacità di preparare quell'insieme di azioni, di preparazione e di introduzione all'azione promozionale che poi la Finanziaria dovrà svolgere e a fare quei primi passi sulla via di una politica industriale attiva, di cui verificheremo le intenzioni e le capacità politiche della Giunta nei prossimi mesi. Su questo giudizio politico, su questi tempi di attesa noi esprimiamo oggi il parere positivo sull'atto istitutivo della Finanziaria regionale e rimandiamo una valutazione più completa tra alcuni mesi, quando sarà chiaro il panorama delle valutazioni e delle iniziative politiche della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi la discussione e la votazione sull'articolato ha introdotto obiettivi miglioramenti al testo legislativo che, presentato dalla Giunta regionale aveva già subito modificazioni caratterizzanti da parte della I Commissione; ha introdotto; cioè, quei miglioramenti che sono stati or ora ricordati dal collega Zanone e che anche la nostra parte politica non pu che apprezzare. Ciò non toglie però che noi riteniamo non sciolti tutti i dubbi che avevamo stamane esternati. Questa mattina noi, a nome della Destra Nazionale, avevamo formulato, a proposito della costituzione dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese, una pregiudiziale politica delle riserve di natura costituzionale, delle perplessità derivanti dalle contraddizioni che riteniamo siano tuttora insite nel testo della legge.
Alle nostre argomentazioni non è stata data risposta né da parte del relatore, né da parte del Vice Presidente della Giunta regionale. Dobbiamo pertanto ribadire quanto già affermato ed è in questo quadro che riconfermiamo il voto contrario della Destra Nazionale all'istituzione della Finpiemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Signor Presidente, Egregi Colleghi il Gruppo Comunista prende atto con soddisfazione che tutti i Gruppi dell'arco costituzionale votano a favore di questa legge.
Desidero sottolineare che al voto si arriva dopo un ampio confronto fra tutte le forze regionalistiche, ma soprattutto anche dopo una vasta consultazione con la società civile nel suo complesso: dai sindacati agli Enti locali, alle forze imprenditoriali, al mondo della cooperazione e degli istituti di credito.
Approfitto dell'occasione per ringraziare i colleghi della I Commissione che unitariamente hanno partecipato al vari momenti della consultazione e del confronto fra le varie componenti politiche.
Questa legge, assieme ad altre già approvate, costituisce un valido strumento per andare all' attuazione, attraverso i comprensori, di quello che sarà il piano regionale di sviluppo. E' altresì un tentativo di risposta positiva, un contributo per sollecitare una politica, non solo a livello regionale ma nazionale, nei confronti della piccola e media impresa e dell'artigianato, per impegnare forze tese ad una nuova politica di espansione produttiva.
La delicatezza e la serietà dello strumento che stiamo per varare esprime perciò l'impegno preciso del nostro Gruppo per dare concretezza alle scelte regionali e per farlo in maniera seria, ne demagogica, n velleitaria, per coinvolgere tutte le forze politiche e sociali, tutte le energie, che avvertono l'esigenza di costruire una nuova struttura industriale e una politica di servizi sociali per uscire dalla attuale crisi economica.
Certo siamo consapevoli che lo strumento che stiamo per varare, non potrà risolvere quelli che sono i gravi problemi economici del momento, non sarà risolutore e neppure sostitutivo di una politica nazionale tesa alla riconversione industriale e più in generale alle riforme di cui il Paese ha bisogno. Tuttavia questa legge afferma la validità di andare all'attuazione di una politica regionale che il piano di sviluppo e il suo programma quadriennale trovino il modo di esprimersi positivamente.
La società finanziaria che andiamo a costituire si differenza sostanzialmente da altre finanziarie regionali. Ciò lo hanno rilevato già gli altri gruppi, tuttavia è bene ricordare che non rientra nei compiti della Finpiemonte la partecipazione di maggioranza o di minoranza ad attività imprenditoriali, né è prevista una funzione creditizia diretta.
La Finpiemonte si qualifica positivamente per l'azione di valorizzazione del territorio, per la politica dei servizi, per l'attività promozionale e di sostegno delle iniziative imprenditoriali soprattutto in quei settori (formazione manageriale, ricerca scientifica applicata consulenza tecnico amministrativa e finanziaria) in cui la piccola e media impresa sconta le maggiori difficoltà dell'attuale sistema organizzativo dell' economia.
Per questa politica è quindi importante ciò che la legge prevede, ossia che la Regione avrà la maggioranza del capitale nella società.
Per i motivi illustrati e per quanto di positivo il dibattito ha evidenziato, il Gruppo comunista non soltanto vota a favore, ma auspica che la legge trovi rapida approvazione da parte degli organi di governo affinché possa diventare operante al più presto e, quindi, stimoli l'impegno di tutto il Consiglio di andare verso i nuovi obiettivi collegati alla legge stessa, quale il piano di sviluppo, nel modo più unitario e positivo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente abbiamo varato oggi felicemente la nave; mi pare che essa galleggi sufficientemente stabile. Direi che non è ancora molto chiaro quali saranno le sovrastrutture, l'equipaggio, ma soprattutto la rotta. Davanti alla nave c'è il mare aperto (per continuare con la metafora), ma il mare aperto è vasto e noi non sappiamo ancora con esattezza in quale direzione andremo almeno nel dibattito che si è svolto oggi molti dubbi e molte riserve sono rimasti.
Io credo però che il fatto che positivamente siamo in grado di avviarci, di metterci in movimento è sufficiente e noi, non solo votiamo la legge che è stata proposta, ma ci auguriamo che tutti insieme si possa raggiungere il risultato auspicato.



PRESIDENTE

Augurandoci inoltre che la nave non incontri uno squalo simile a quello del film in programmazione in questi giorni. Do la parola al Presidente della Giunta, Viglione, che conclude il dibattito.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri la Giunta regionale prende atto con soddisfazione del voto favorevole al disegno di legge per la costituzione della Finanziaria Regionale Finpiemonte. Viene così ad essere realizzato uno dei punti qualificanti del programma che insieme abbiamo elaborato e che costituisce la base operativa del prossimo quinquennio.
Vorrei assicurare il Consigliere Gandolfi che, nell' ipotesi di approvazione del disegno di legge da parte del governo e dell'autorizzazione del Comitato del credito, (come lei sa, oltre i 500 milioni è necessaria un'approvazione), la Finanziaria inizierà la sua attività con la fine del mese di aprile, primi del mese di maggio. Questo è l'impegno che assumiamo oggi di fronte al Consiglio.
La Finpiemonte nasce oggi come un valido strumento al servizio degli obiettivi del piano regionale. Il capitale iniziale di 20 miliardi, oltre la metà dei quali versati dalla Regione, risulta il più elevato rispetto a quello di altri Istituti precedentemente realizzati in altre Regioni ed esso potrà essere ancora ampliato mediante l'emissione di obbligazioni.
Questo è un ulteriore importante impegno.
La Finanziaria esclude dal suo raggio di intervento, la partecipazione diretta od indiretta che sia, al capitale di rischio; infatti non abbiamo creduto opportuno, anche in base alle precedenti esperienze fatte altrove (sono stati qui ricordati il problema siciliano e quello più specifico della GEPI) disperdere i mezzi disponibili in troppe e spesso troppo rischiose direzioni.
Fare della Finpiemonte una piccola GEPI a sostegno di aziende in crisi o magari irrecuperabili, ci è sembrato inutile poiché essa deve rivolgersi soprattutto a colmare il grave deficit che si è verificato, anche in Piemonte, nel campo dei servizi.
A questo proposito vorrei osservare, tra l'altro, come a prescindere dalle esigenze collettive e di infrastrutturazione che si debbono colmare (e questo è un dato molto importante da verificare), se vi è per il futuro una possibilità reale di creare nuovi posti di lavoro, questa va individuata specificamente nel terziario avanzato o superiore che si voglia dire e nei servizi, se è vero che una rete adeguata, ad esempio, di asili nido o di altre infrastrutture sociali per Torino e la sua provincia potrebbe da sola impiegare in breve tempo anche 30.000 dipendenti. Ci avrebbe il risultato di favorire la ripresa dell'occupazione anche e sopratutto femminile, che ha toccato livelli bassissimi anche nella nostra regione, dove si aggira, probabilmente, intorno al 26% circa della popolazione attiva. Infatti, le ristrutturazioni e riconversioni del settore secondario, che si rendono indispensabili a breve scadenza per non perdere altre quote del mercato internazionale e produrre a costi competitivi, non promettono certo una crescita soddisfacente di per s stessa dell'occupazione. La ripresa economica potrà essere più solida soltanto a condizione di poggiare su di un complesso di infrastrutture che rendano meno pesanti gli oneri sociali, facciano diminuire il costo del lavoro e anche lo stesso assenteismo che ha precise origini nella condizione globale di vita degli operai.
Per questo motivo crediamo necessario l'intervento della Finpiemonte nella creazione di aree attrezzate, di infrastrutture per l'insediamento di piccole e medie imprese e per l'artigianato, per le opere stesse di urbanizzazione, per l'assistenza tecnica, le ricerche tecnologiche di mercato, le informazioni utili a quelle aziende minori che non possono oggi permettersi il lusso di pagarsele.
Inoltre la Finpiemonte viene a promuovere un duplice obiettivo: la ripresa produttiva, con particolare riferimento al settore portante dell'economia regionale, ovvero quello industriale e di riequilibrio del territorio compromesso dall' impetuoso e disorganico sviluppo capitalistico del secondo dopoguerra che ha avuto in Torino e nella FIAT il suo polo trainante di aggregazione.
Considerati questi obiettivi, è importante l'approvazione da parte del Consiglio regionale di questa legge, il cui iter è stato molto meditato e che costituisce uno strumento molto atteso, per la cui corretta applicazione sarà indispensabile per operare al fine di fare realmente incidere l'apporto che essa può dare sotto il profilo economico alla nostra Regione.



PRESIDENTE

Si sono così concluse le dichiarazioni di voto.
Possiamo passare alla votazione dell'intero disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 54 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri Il disegno di legge n. 29 è approvato.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976


PRESIDENTE

A questo punto della giornata abbiamo un problema. Io sono sempre vincolato dall'impegno politico assunto dai Capi gruppo di far sì che nella giornata di oggi sia esaminato e anche varato, o meno, non solo ciò che abbiamo già fatto finora, ma anche il disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio, che d'altra parte consta di un unico articolo.
Questa mattina ho dato notizia della necessità e anche dell'opportunità di avere qui un informazione - alla quale suppongo seguirà un dibattito o per lo meno una presa di posizione - su tutta la vicenda della Montedison.
Se non vi fossero difficoltà da parte dei Consiglieri, preferirei affrontare subito l'argomento del disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio del bilancio, che credo non occuperà molto tempo, in modo da dedicare il tempo necessario e sufficiente all'informazione sulla questione Montedison. Vi sono poi ancora altri punti da esaminare. Se non vi sono delle opposizioni passerei alla trattazione del punto quinto. Non ne vedo passiamo quindi all'esame del disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio dei bilancio per l'anno 1976.
Ho ricevuto la relazione della I Commissione che mi comunica che ha espresso parere favorevole a maggioranza. E' relatore il Presidente stesso e cioè il Consigliere Luciano Rossi, al quale do la parola.



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, Signori Consiglieri la I Commissione ha approvato il d.d.l., n. 46 per l'esercizio provvisorio fino al 30 aprile 1976 che la Giunta ha presentato per poter assicurare la continuità amministrativa dell'Ente Regione, soprattutto per la parte che si riferisce alle spese correnti.
La Commissione ha preso in esame le motivazioni espresse dall'Assessore competente, che ha fatto presente il perdurante ritardo con il quale vengono decisi e comunicati dal Governo i riparti delle somme attribuite alla Regione, a cominciare dalle più significative, come il fondo sanitario nazionale, il fondo comune previsto dall'art. 8 della legge n. 281/1970 e il fondo inerente il finanziamento per il piano regionale di sviluppo.
In queste condizioni, sarebbe stato in ogni caso impossibile evitare come del resto negli scorsi esercizi - l'applicazione dell'esercizio provvisorio per la pratica impossibilità di formulare un bilancio fin da ora attendibile.
A queste considerazioni, che sono anche di carattere tecnico, si aggiunge poi una motivazione più propriamente politica conseguente alla volontà della Giunta di presentare al più presto possibile il piano regionale di sviluppo, accompagnato da un bilancio programmatico pluriennale.
Il Bilancio 1976 dovrebbe perciò rappresentare una prima attuazione del piano del bilancio pluriennale e, perciò, sarebbe opportuno che esso venisse discusso unitamente ai documenti della programmazione.
L'esercizio provvisorio viene richiesto sulla base dello stato di previsione dell'entrata e della spesa e delle norme contenute nel d.d.l. n.
45 presentato dalla Giunta regionale in data 17 dicembre 1975. In particolare le spese correnti ammontano a L. 288 miliardi e 340 milioni con un aumento di L. 12 miliardi e 572 milioni rispetto al 1975.
La Giunta ha manifestato intenzioni di procedere alla successiva presentazione di una nota di variazione sulla quale si aprirà un'ampia consultazione per giungere alla definitiva formulazione del bilancio 1976 entro il 30 aprile, termine finale dell'esercizio provvisorio.
Entro tale data dovrebbero essere disponibili anche i dati definitivi delle somme stanziate dal Governo.
Infine ai motivi esposti trova giustificazione anche la formulazione dell'art. 2 della legge in esame richiedente la dichiarazione d'urgenza.



PRESIDENTE

La discussione è aperta. La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, Signori Consiglieri l'esercizio provvisorio viene sostanzialmente presentato da questa Giunta nei termini, anche temporali, seguiti nella presentazione di analoghi disegni sull'esercizio provvisorio da parte delle Giunte precedenti. E quindi, poiché noi riteniamo che la coerenza sia una regola da rispettare sempre e che comunque vada rispettata certamente in quest'aula, cerchiamo di essere coerenti con quello che è stato un atteggiamento passato; noi non ci soffermiamo a fare particolari critiche sulla ristrettezza del tempo: non avremmo che da rileggere qualche intervento fatto in precedenza e ripeterlo; su questo punto non solleviamo quindi particolari doglianze.
I punti che venivano in discussione ogni qual volta si discuteva un disegno di legge di esercizio provvisorio, erano sostanzialmente due e venivano sollevati dalle opposizioni di allora. I punti riguardavano la durata dell'esercizio provvisorio e la questione delle spese.
Durata dell'esercizio provvisorio. Il disegno di legge che viene presentato dalla Giunta utilizza nel termine massimo statutario l'articolo dello statuto; i quattro mesi vengono tutti richiesti e riteniamo che ci sia in questa richiesta anche una giustificazione che non possiamo non riconoscere valida; è inutile chiedere l'esercizio provvisorio per due mesi. Nel 1972 o 1973 ci fu una lunga discussione tra me allora Assessore e collega Simonelli che sedeva nei banchi opposizione, il quale legava il voto alla riduzione del termine dell'esercizio provvisorio.
Il motivo per cui oggi si chiede l'esercizio provvisorio per 4 mesi mi pare obiettivo: si dice che c'è l'intenzione di portare molto presto in discussione il piano di sviluppo e immediatamente dopo rare la discussione sul bilancio; è evidente che i termini devono essere considerati nella loro ragionevolezza e così facendo il bilancio non potrà che essere discusso nel mese di aprile.
Su questo punto, torno a ripetere, non solleviamo particolari obiezioni; le solleviamo invece sull'altro punto che sempre formò oggetto di discussione ed è quello relativo alla spesa che deve essere limitata a quella corrente. Ci si diceva - e con una certa coerenza, perché nel passato questa istanza l'avevamo accolta - oggi diciamo: l'esercizio provvisorio viene fatto su di un bilancio appena abbozzato e che i Consiglieri non hanno avuto tempo di vedere, che non è stato discusso, che non è stato vagliato; teoricamente l'approvazione del disegno di legge sull'esercizio provvisorio dà il diritto di spesa di 4/12 relativi all'esercizio e quindi anche di 4/12 relativi alle spese di investimento.
Noi sottolineiamo che il disegno di legge che la Giunta propone non comporta la limitazione alla spese correnti e riteniamo che questa limitazione debba essere richiesta proprio per il modo in cui il bilancio è stato presentato. Io non ero presente alla seduta di Commissione, ma so che è stato dichiarato dallo stesso Assessore che era un bilancio appena abbozzato. Non è pertanto corretto dare facoltà di 4/12 di spese di investimento su un bilancio abbozzato che non è stato sufficientemente valutato e discusso.
Su questo punto è stato presentato un emendamento da parte di alcuni colleghi e mi pare che debba essere preso in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri fra gli impegni assunti dall'attuale Giunta all'atto del suo insediamento vi era anche quello, se non andiamo errati, di voler ricondurre l'attività politico-amministrativa della Regione entro i binari della normalità e della regolarità. Anche questo impegno, infatti rientrava in quel modo nuovo di far politica che l'attuale Giunta aveva posto a fondamento del suo operato.
Ci troviamo oggi di fronte alla richiesta dell'esercizio provvisorio per il 1976, esercizio provvisorio che, è bene chiarirlo, rappresenta sempre un fatto anomalo in quanto limita, inceppa, ritarda per qualche mese l'attività dell'amministrazione. Ed il fatto che la Giunta attuale non sia stata in grado, malgrado i conclamati propositi, di presentare all'approvazione del Consiglio il bilancio preventivo per l'anno 1976 costituisce un altro colpo inferto a quel mito dell'efficientismo che l'attuale amministrazione aveva fatto stampare sul proprio biglietto da visita. Né possono trovarci consenzienti le ragioni esposte dal relatore le quali, se non sono state ostative per altre Regioni (proprio nei giorni scorsi la Regione lombarda ha infatti approvato il suo bilancio) non vediamo perché debbano esserlo per la nostra.
Per queste considerazioni e per una ragione di coerenza col voto contrario espresso a suo tempo al bilancio preventivo per il 1975, il Gruppo del MSI-DN voterà contro.



PRESIDENTE

Vi sono altri Consiglieri che intendono intervenire? La Giunta chiede una sospensione di cinque minuti, che viene senz'altro accordata.
L'emendamento che è stato presentato dai Consiglieri Bianchi Cardinali, Robaldo Zanone è il seguente: "Aggiungere al secondo comma dell'art. 1, dopo le parole 'stato di previsione della spesa' le parole 'nella parte degli oneri correnti' ".
Questo coerentemente con l'illustrazione fatta dal Consigliere Paganelli.
La seduta è sospesa per pochi minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 17, riprende alle ore 17,25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Eravamo in fase di discussione del disegno di legge nel suo complesso.
La Giunta aveva richiesto un breve momento di sospensione. Chi riferisce il parere della Giunta? La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

La Giunta ha preso in esame la proposta di emendamento avanzata dai Consiglieri Bianchi, Gandolfi, Zanone e Cardinali ed ha riconosciuto il fondamento della richiesta, che si iscrive in una tradizione di confronti tra maggioranza e opposizione, nella quale vi è un precedente specifico relativo all'esercizio provvisorio del 1974; l'esercizio provvisorio fu richiesto dalla Giunta per un periodo di quattro mesi e l'opposizione allora rappresentata in primo luogo dal Gruppo consiliare comunista, chiese che l'esercizio provvisorio venisse limitato alla spesa corrente.
La Giunta riconosce quindi il fondamento della richiesta, suffragata anche da questi precedenti.
La Giunta ha peraltro presentato una situazione che in oggi è un po' diversa da quella di allora e che deriva dal provvedimenti in corso di approvazione. Si tratta dei provvedimenti il cui iter legislativo è ancora in corso e rispetto ai quali l'emendamento proposto significherebbe di fatto bloccare l'attività legislativa per i primi quattro mesi del 1976; si tratta, in particolare, di tutte quelle leggi che prevedono un finanziamento sul fondo globale per le spese di investimento, che corrisponde al capitolo 1404 del bilancio, secondo l'elenco n. 4 a pag. 88 del bilancio presentato, e inoltre dei provvedimenti legislativi in corso che prevedono l'assunzione di mutui da parte della Regione, il cui onere per il rimborso delle quote di capitale è previsto all'art. 1406 e il cui elenco, il n. 5, è a pag. 90.
Questo significa, di fatto, non dare corso, per lo meno per la fase finale dell'approvazione in aula, a tutta una serie di provvedimenti legislativi che sono all'esame delle Commissioni.
La Giunta può anche convenire sull'opportunità di questa sospensiva di una parte dell'attività legislativa, ma limitatamente a quelle leggi che propriamente attengono agli interventi in conto capitale, mentre sarebbe dell'idea di chiedere l'esercizio provvisorio per gli oneri corrispondenti alle leggi di cui all'art. 1406, cioè per quelli del Titolo III, se non altro perché alcuni di questi provvedimenti sono in stato avanzato. Per esempio la Finanziaria, che abbiamo appena approvato, non potrebbe avere ulteriore corso perché è previsto il finanziamento con l'assunzione di un mutuo i cui oneri ricadono, per la parte interessi, nel 1018 e quindi nella spesa corrente, ma per la parte rimborso di quote, nel 1406 e quindi nel Titolo III.
Rispetto a questi provvedimenti ci pare che sarebbe un errore grave bloccarne l'efficacia, se non altro per la Finanziaria, che abbiamo approvato pochi minuti fa.
Non so se sono stato chiaro, ma, se è necessario, possiamo ulteriormente approfondire il problema.
In sintesi, la proposta della Giunta sarebbe questa: accogliere l'emendamento, ma dandogli questa veste: "Per l'esercizio provvisorio si osservano lo stato di previsione dell'entrata e lo stato di previsione della spesa, compresa ai Titoli I e III dello stato di previsione" cioè escludendo gli interventi in conto capitale che sono quelli compresi nel Titolo II. Il Titolo III, per intenderci, è quello che è nel bilancio da pag. 67 in poi e prevede soltanto le quote di ammortamento dei mutui, per un ammontare complessivo di un miliardo 990 milioni; sono tutte quote capitali per rimborso prestiti. Questo al fine di non bloccare quelle leggi che sono già in stato avanzato e che potrebbero essere approvate e che comportano da parte della Regione l'assunzione di mutui, alcune di queste leggi sono già state approvate dal Consiglio (per esempio la Finanziaria approvata oggi, il piano per gli asili nido, ecc ).
Mi pare che questi interventi non possano tollerare un rinvio automatico di quattro mesi.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni? Da quello che ho capito la Giunta propone comunque un piccolo emendamento al testo dell'art. 1, che pregherei di formalizzare per decidere su che cosa si vota.



BIANCHI Adriano

Chiedo la sospensione di due o tre minuti.



PRESIDENTE

D'accordo, tre minuti di sospensione concessi per il Gruppo D.C.



(La seduta, sospesa alle ore 17,30, riprende alle ore 17,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La Giunta, a firma dell'Assessore Simonelli, presenta un emendamento sostitutivo del secondo comma dell'art. 1 che così recita: "Per l'esercizio provvisorio si osservano lo stato di previsione dell'entrata e lo stato di previsione delle spese iscritte al Titolo I e al Titolo III, nonché le relative norme contenute nel disegno di legge di bilancio, presentato dalla Giunta regionale al Consiglio regionale".
Questa sarebbe la formulazione dell'intervento che ha svolto la Giunta a conclusione del dibattito.
Vi sono dichiarazioni rispetto a questo nuovo testo dell'emendamento? La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

E' una dichiarazione di voto più che una dichiarazione sul testo dell'emendamento.
Avevo già nel primo intervento fatto riferimento a discussioni che erano avvenute precedentemente sugli esercizi provvisori presentati negli anni decorsi ed in particolare sul fatto che c'erano stati contrasti se l'esercizio provvisorio fosse da considerarsi un fatto politico o piuttosto un fatto tecnico.
Noi riteniamo che l'esercizio provvisorio sia sostanzialmente un fatto tecnico più che un fatto politico. Tuttavia l'esercizio provvisorio, per la sua stessa natura, per il fatto che si riferisce ad una parte notevole, che è di un terzo praticamente di un'attività finanziaria ancora da verificare da discutere, è pur sempre un atto che richiede un rapporto fiduciario tra chi lo vota e la Giunta che è chiamata poi a gestire questa parte di bilancio che viene chiamata esercizio provvisorio. Questa fiducia alla Giunta regionale nel suo significato politico noi riteniamo di non poterla concedere su di un atto, il bilancio, sul quale i nostri Gruppi non hanno ancora potuto minimamente interloquire.
Tuttavia, considerato che l'emendamento che abbiamo proposto è stato sostanzialmente accettato con una modifica all'emendamento opportunamente sollevata, considerando che si tratta, come abbiamo già detto, di un disegno di legge che riguarda preminentemente un aspetto tecnico, rinviando il confronto politico alla discussione del bilancio vero e proprio (il collega Rossi parlava di una nota di variazione ma non nascondiamoci dietro il dito, quello che è stato presentato è un bozzone che ci deve essere a sostegno di qualche cosa, ma il bilancio vero e proprio deve essere presentato ed è su questo bilancio che il nostro Gruppo intende seriamente confrontarsi con le altre forze politiche) tutto questo considerato, il Gruppo D.C. dichiara di astenersi sul disegno di legge che viene messo in votazione.



PRESIDENTE

La dichiarazione di voto mi illumina a sufficienza per quanto riguarda l'atteggiamento sul disegno di legge nel suo complesso; per quanto concerne gli emendamenti che sono stati presentati?



PAGANELLI Ettore

Nel corso dell'intervento ho detto che l'emendamento all'emendamento (non sono uno dei firmatari, ma parlavo anche a nome del collega Bianchi) è opportuno.



PRESIDENTE

Allora mettiamo in votazione l'emendamento sostitutivo presentato dalla Giunta, a firma dell'Assessore Simonelli, che ho già letto.
L'emendamento sostitutivo è approvato.
Si intende quindi che l'altro emendamento è ritirato.



PAGANELLI Ettore

Conglobato.



PRESIDENTE

Sì, comunque non si vota. Si vota adesso l'art. 1 così emendato.
Vi sono dichiarazioni di voto? La parola al Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

Il nostro Gruppo prende atto delle dichiarazioni dell'Assessore Simonelli, pur tuttavia non ritiene di poter votare a favore dell'articolo quindi ci asterremo con una motivazione di questo tipo: è un fatto tecnico l'esercizio provvisorio, che però indubbiamente ha un risvolto politico e per le argomentazioni che sono già state svolte, essendo il bilancio un documento che non abbiamo ancora potuto esaminare sotto nessun punto di vista, riservandoci la discussione a quel momento, noi ci asteniamo considerandolo un fatto puramente tecnico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

E' pacifico che il bilancio di previsione è prettamente tecnico, già nella passata legislatura si era creato questo convincimento. Oggi c'è un elemento in più, come giustamente è stato fatto osservare, difatti l'emendamento al Titolo III lascia la possibilità di intervenire sia per i disegni di legge su cui una volontà politica si è già formata e sono operativi e su questo il fatto politico si è già verificato, sia per quanto può avvenire da adesso al bilancio effettivo collegato alle linee di programma pluriennale di cui la Giunta ha fatto riferimento e che sarà il momento di confronto come ha dichiarato anche il rappresentante della D C.
collega Paganelli.
Per questa apertura di credito, che col fatto tecnico viene data su ulteriori fatti politici che sono le leggi che potrebbero trovare appoggio in funzione del Titolo III, la verifica di nuovo politica avverrà in futuro come è già avvenuta nel passato.
Per questi motivi e quindi con la piena possibilità di intervenire e verificare in concreto quello che è il modo di operare della Giunta, io dichiaro di astenermi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Credo che i ruoli che ognuno assume dovrebbero essere più netti e più marcati. Mi ero ripromesso di chiedere alla cortesia della stenografa di prendere a prestito la dichiarazione di voto fatta l'anno scorso dal collega Berti e con le opportune modifiche, trasferirla al posto del mio intervento.
Dico questo perché obiettivamente possiamo essere concordi su diverse cose, ma certamente se una cosa vale una volta, deve effettivamente valere per tutte.
L'emendamento però che abbiamo presentato tendeva evidentemente a inserire la nota tecnica e quindi a qualificarla in quella direzione. Messi su questa strada è chiaro che all'emendamento non si può accedere e ne nasce di conseguenza una posizione che è di astensione perché altra strada ovviamente non c'è.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Essendo stato chiamato in causa e non per polemiche, molto brevemente devo dire che per intanto questo esercizio provvisorio non va molto al di là di quanto è stato approvato negli anni precedenti, nel senso che leggi nuove non se ne faranno. Mi sembra che sia segno invece di buon senso con il Titolo III consentire che leggi già approvate dal Consiglio Regionale possano avere comunque il loro iter positivo. E questo è un senso di responsabilità che tutti qui si assumono.
L'elemento che potrebbe far sorgere contestazioni starebbe piuttosto nel fatto che la Giunta pretendesse in questo frattempo di dare corso ad iniziative nuove di investimenti, il che non è. Verrebbe quindi a cadere il motivo fondamentale qui addotto di una carenza in questo periodo di controllo da parte del Consiglio sugli atti dell'esecutivo. Se proprio si vuole riprendere un atteggiamento che il Gruppo comunista ha assunto negli anni scorsi, un atteggiamento che per la verità è molto blando, di questo mi si vorrà dare atto, rispetto alle richieste degli esecutivi precedenti aggiungerei - consentitemelo - che soprattutto non nell'ultimo, ma negli anni precedenti la nostra opposizione (espressa nei termini piuttosto blandi che ho detto) era in parte giustificata dal fatto.



OBERTO Gianni

Credo che la memoria la tradisca un po'!



BERTI Antonio

Non molto.
.era essenzialmente giustificata dal fatto che questo Consiglio regionale era piuttosto impegnato nel costruire un contesto in cui alle forze di opposizione fosse consentito di partecipare, per quanto possibile o quanto meno di conoscere la gestione ordinaria dell'esecutiva. Coloro che erano già Consiglieri regionali sono testimoni che su questa questione i contrasti sono stati piuttosto ampi. Del resto non potete nemmeno negare che questa gestione, per quanto possa avere ancora dei limiti nei fatti che noi speriamo di superare, sul piano della gestione ordinaria permette ad ogni Consigliere di conoscere le delibere della Giunta, di averne i testi ed è chiamato in Commissione a partecipare alle gestioni ordinarie della Giunta. Cito solo questo per dire che un tantino il contesto è modificato e, al contrario di quanto a noi era concesso, oggi le forze di opposizione hanno certamente maggiori possibilità di controllare quanto la Giunta sta facendo e fa in periodi di gestione ordinaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Condivido sostanzialmente l'interpretazione della richiesta di esercizio provvisorio come fatto tecnico che è stata data dal Consigliere Robaldo e sul fatto tecnico della concessione dell'esercizio provvisorio mi asterrò.
Credo, del resto, se non ricordo male, che un analogo atteggiamento di astensione fosse stato tenuto dal Gruppo liberale quando le richieste di esercizio provvisorio erano state avanzate dalle precedenti Giunte di centro sinistra nella passata legislatura.
E' superfluo aggiungere, ma lo aggiungo ugualmente, che questa astensione non ha alcun significato di carattere politico, cioè non modifica in nulla l'atteggiamento di minoranza che io ritengo di dover tenere nei confronti della Giunta in carica e che mi riservo di esercitare in sede di discussione del bilancio di previsione definitivo per l'esercizio 1976.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni? Non ne vedo, si può passare quindi alla votazione dell'art. 1 con l'accoglimento dell'emendamento prima approvato.
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 26 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2.
La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, al sensi dell'articolo 45, sesto comma, dello Statuto.
Non vi sono dichiarazioni di voto, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 25 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Vi sono altre dichiarazioni di voto? Nessuna.
Si passa ora alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto seguente esito: presenti e votanti 56 Consiglieri hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 26 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.
Darei ora la parola al Vice Presidente Libertini per un'informazione sullo stato delle trattative e degli accordi (speriamo) sulla questione Montedison.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il Presidente ha proclamato l'avvenuta approvazione del disegno di legge. Avrei qualche dubbio, credo che occorra la maggioranza assoluta dei presenti e dei votanti per approvare.



PRESIDENTE

Lasciamola in sospeso, tanto non cambia nulla rispetto alla sostanza dei problemi.
Prendo atto della sua dichiarazione.



BELLOMO EMILIO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Problema occupazionale della Montedison


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Vice Presidente della Giunta, Libertini per la relazione sul problema occupazionale della Montedison.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

I signori Consiglieri conoscono lo svolgimento degli avvenimenti degli ultimi giorni.
Io debbo essere molto preciso nel riepilogo di avvenimenti che sono noti dalla stampa, intanto perché questa è una sede di informazione formale e poi perché preannuncio che la relazione della Giunta comporterà un'assunzione di responsabilità da parte del Consiglio e quindi è bene che i singoli momenti siano conosciuti con precisione.
Nella notte tra giovedì e venerdì i dirigenti della Montedison hanno dato disposizione perché fosse interrotta la lavorazione degli impianti di Vercelli e Pallanza, adottando anche le misure di sicurezza che si adottano quando un impianto viene fermato. Gli operai sono stati avvertiti per cui rompendo questa direttiva, hanno invece garantito la continuità del lavoro.
Devo a questo punto sottolineare (il fatto non è indifferente) che alla Regione Piemonte la decisione della Montefibre è stata comunicata con un telegramma che ci è giunto nel pomeriggio di venerdì, quindi a cose già fatte. Quello che hanno scritto i giornali circa una tecnica golpista e da questo perfettamente confermata: è assolutamente inaudito che un gruppo grande, a prevalente partecipazione pubblica, invece di seguire le procedure normali che seguono anche aziende private di maggiori dimensioni si comporti come si è comportata la Montefibre.
Sapete anche che dopo la decisione della Montefibre e la risposta degli operai, dei tecnici che sono rientrati in fabbrica, vi sono state immediatamente reazioni molto vaste. Conoscete la posizione che la Giunta regionale ha preso e sulla quale ritornerò brevemente, conoscete le reazioni dei Partiti, il comunicato dei Partiti socialista e comunista, le posizioni del Piemonte, le posizioni assunte da enti locali, da sindaci dalle diverse forze politiche e vi sono state, a livello nazionale, prese di posizioni che riguardano l'intero arco dei partiti democratici.
Nella giornata di sabato, in seguito a questo avvenimento, si è avuto un incontro a Roma alla Presidenza del Consiglio, tra il Vice Presidente del Consiglio La Malfa, Ministri Toros e Donat-Cattin e la Montedison.
Questa riunione si è chiusa con il comunicato che è apparso sulla stampa domenica mattina, e sul quale come Giunta regionale chiamiamo tutti i Gruppi a dare un giudizio politico. Su questo comunicato noi abbiamo espresso riserve e giudizi negativi perché mentre da un lato si invitava sia pure in forma indiretta, la Montedison a cessare la Cassa Integrazione a Pallanza e Vercelli, a cessare cioè quella che è stata chiamata, per brevità, la serrata, anche se non di serrata tecnicamente si è trattato (e questo era nei voti della Regione, come delle organizzazioni sindacali degli enti locali, delle forze politiche democratiche) nello stesso tempo si davano due indicazioni sulle quali noi in questa sede intendiamo avanzare le più energiche riserve e si profilava una soluzione più generale, anche se in un modo più nebuloso, sulla quale abbiamo da avanzare altre riserve. Infatti in quel comunicato, accanto all'invito velato a cessare la Cassa Integrazione a Pallanza e Vercelli, si annunciava il consenso del governo allo scorporo dei CVS dalla Montedison e si accettava la necessità di un piano di ristrutturazione che riducesse l'occupazione nell'insieme degli stabilimenti Montefibre del Piemonte.
Notizie attinte da noi direttamente alla Presidenza del Consiglio nella serata di sabato, ci consentono di affermare che la cifra orientativa di cui si è parlato è quella che i giornali hanno poi del resto annunciato: la riduzione di occupazione negli stabilimenti Montefibre, esclusi i CVS ascenderebbe intorno alle 2.000 unità.
Infine, nel comunicato si faceva cenno ad un riassetto complessivo del gruppo Montedison ed alla necessità di un congruo finanziamento pubblico in direzione di questo riassetto.
Dopo questo comunicato, sul quale noi abbiamo espresso ed esprimiamo anche qui un giudizio negativo e di riserva e sul quale ritorner stamattina è avvenuto l'incontro tra le organizzazioni sindacali ed il Ministro del Lavoro. Le organizzazioni sindacali avrebbero dovuto, lo sapete tutti, aprire il negoziato con il governo sul così detto piano a medio termine; le organizzazioni sindacali nazionali hanno annunciato che mettevano una pregiudiziale la quale, lo voglio precisare, consisteva in questo: i sindacati erano pronti a discutere il piano a medio termine non appena il governo avesse ottenuto dalla Montedison il ripristino dell'attività lavorativa degli stabilimenti di Pallanza e di Vercelli, cioè la revoca delle misure unilateralmente adottate dalla Montedison nella notte tra giovedì e venerdì.
Stamattina si è avuta questa discussione, che è stata interrotta verso l'una, e ripresa alle 15 ed è terminata pochi minuti fa, con questo comunicato: "Il Ministero del Lavoro ha proposto che per consentire la ripresa delle trattative tra le organizzazioni sindacali e la Montedison fosse ripristinata la normalità degli stabilimenti Montefibre di Pallanza e di Vercelli". "Ripristinata la normalità" è un'espressione indiretta per parlare di cessazione della Cassa integrazione "e fosse garantita la continuità gestionale e di lavoro dei CVS, fino a che non sia concordata la soluzione complessiva del problema Valle Susa a cui il governo si è impegnato. Allo scopo di esaminare la proposta di soluzione per il CVS sarà convocata una riunione tra le parti entro il 10 gennaio 1976". Poich l'Azienda ha accolto la proposta del Ministro (cioè questa che ho letto) e poiché le organizzazioni sindacali hanno ammesso che si era verificato il presupposto della ripresa del negoziato di merito, la trattativa è ripresa immediatamente sotto la Presidenza del Ministro del Lavoro.
Intanto il Ministro del Lavoro ha comunicato al Vice Presidente del Consiglio che si erano determinate le condizioni perché fosse riaperta la discussione sul piano a medio termine.
Ognuno di voi potrà constatare che siamo di fronte non a una risoluzione della Questione, ma, in sostanza, ad un rinvio entro la data del 10 gennaio con un fatto positivo che è la revoca dei provvedimenti.
Io credo sia necessario che la Giunta e tutti i gruppi politici si esprimano - del resto questa è una richiesta che le organizzazioni sindacali ci fanno, hanno chiesto un incontro con i Capigruppo al termine di questo dibattito - sulla vera sostanza della questione che, voglio sottolinearlo con forza, non è la così detta "serrata", e cioè la Cassa integrazione, sbaglierebbe chi pensasse che il termine vero della controversia sia la messa a Cassa integrazione di Pallanza e Vercelli; tra l'altro nei piani della Montedison non c'è affatto la sospensione a tempo indeterminato dell'attività di Pallanza e Vercelli. In realtà, lo dico in termini molto aperti e, se volete, brutali, la decisione intervenuta nella notte tra giovedì e venerdì è stata una semplice misura ricattatoria volta a drammatizzare il problema e ad obbligare da parte della Montedison e del governo a venire allo scoperto sulle richieste che sabato la Montedison ha presentato al governo.
Chi come noi, Giunta del Piemonte, ha seguito la vicenda fin dall'agosto avendo ripetuti incontri con i massimi dirigenti della Montedison, prima e dopo la conferenza dell'occupazione, sa benissimo che da mesi esiste un piano del gruppo Montedison e questo piano ha, per quel che ci riguarda, tre punti, due dei quali sono espliciti e uno più implicito, ma abbastanza chiaro.
Primo punto: la Montedison chiede di essere liberata dai CVS. E io credo qui di essere sciolto da ogni vincolo di riserbo se dico che già nella riunione del 23 ottobre a Roma a cui parteciparono, coi Ministro Donat-Cattin le Regioni e i sindacati, già in quella sede (sede nella quale si stabilì il rinvio della soluzione al 28 febbraio) la Montedison aveva posto come condizione, per una continuità fino al 28 febbraio, che il governo comunque accettasse l'idea di uno scorporo dei CVS dalla Montedison, tanto che io feci registrare a verbale che la Regione su questo punto era in dissenso, pur accettando il rinvio al 28 febbraio. Quindi il primo punto del piano Montedison, vero obiettivo, non è la serrata, è lo scorporo del CVS.
Secondo punto: una ristrutturazione degli stabilimenti che producono fibre in direzione di una riduzione della base occupazionale produttiva per le fibre, quindi la cancellazione completa degli accordi del 1973 intervenuti tra Montedison e sindacati.
Terzo punto: è la questione più grossa che prescinde dal Piemonte, e il disegno che il gruppo dirigente della Montedison coltiva di giungere ad un riassetto dell'intera Montedison sul territorio nazionale, in direzione, in sostanza, dello scorporo dalla Montedison di una serie di attività chimiche, o passive, o meno proficue, che dovrebbero essere in qualche modo accollate allo Stato; si parla dell'ENI, ma non solo dell'ENI, lasciando la Montedison come una società finanziaria che opera sul terreno italiano ed internazionale e che controlla alcuni settori chimici scelti tra quelli che hanno margini più cospicui di profitto. Né si tratta solo di un piano - di cui tra l'altro la stampa ha largamente parlato e che più volte è emerso, e per il quale la Montedison chiede un finanziamento congruo da parte dello Stato - ma anche di un'attività concreta perché va rilevato che mentre la Montedison chiede ad ogni costo di essere liberata dai CVS, in questi giorni sta agendo (e forse l'operazione è andata a buon fine) per entrare nei Cotonifici Cantoni, con una linea di estrema contraddizione. La Montedison sta dando la caccia alla Generale, ( ), non so ancora con quale esito; voglio dire che il gruppo Montedison non solo chiede che Governo Parlamento, forze politiche aderiscano e coprano questo suo piano e lo finanzino, ma si muove già concretamente in quella direzione.
E' rispetto a questo piano nel suo insieme e non a questa o a quella misura, che la Giunta ha già avuto modo di esprimere e qui ribadisce il suo giudizio nettamente negativo e contrario. Perché? 1) per quello che riguarda i CVS. Noi non pensiamo affatto, lo abbiamo detto in tante occasioni, che la Montedison sia il miglior padrone per i CVS, l'esperienza ha dimostrato addirittura il contrario. La condizione in cui i CVS sono non deriva da ragioni oggettive, ma da una terribile incapacità gestionale spinta fino ad un grottesco autosabotaggio, di cui vi è una larga documentazione.
Da questo punto di vista la Montedison non è affatto il padrone migliore per i CVS, ma problema al quale non si può sfuggire è questo: se il 10 gennaio (perché il comunicato ultimo indica ormai questa data di scadenza) si arrivasse allo scorporo dei CVS dalla Montedison, questa cosa implica per i CVS? Implica una serie di conseguenze negative: 1) che per i lavoratori, per i sindacati, in una certa misura per la Regione, sparisce la controparte; 2) non esiste sul tappeto, attualmente, un progetto che garantisca una seria soluzione alternativa.
Noi domani riceveremo uno dei massimi dirigenti della Federazione degli industriali tessili, Artom, che ha chiesto di venirci ad esporre un progetto. Di questo progetto abbiamo avuto già sentore, è l'unico di cui conosciamo, in modo approssimato, l'esistenza, ma è un progetto che fa seguire allo scorporo dei CVS dalla Montedison lo smembramento degli stabilimenti CVS tra diversi industriali e la chiusura di tre di questi stabilimenti.
Allora, la posizione che noi sottolineiamo con forza è: che per la Regione è impossibile accettare lo scorporo dei CVS nelle presenti condizioni; che noi non intendiamo affatto che né la Montedison, né il Governo, che è espressione di una prevalente partecipazione pubblica nella Montedison, si liberino dal problema dei CVS; che lo stesso risulti affidato ad un insieme di imprenditori estremamente confusi, impalpabili e non tali da diventare una seria controparte.
Sul secondo punto, la riduzione delle attività delle fibre, noi vogliamo cogliere quest'occasione per chiarire che siamo convinti anche noi che l'attività delle fibre, com'è impostata oggi in Piemonte - ma il discorso riguarda il piano nazionale delle fibre - mostra una serie di limiti e richiede profondi cambiamenti e nuovi orientamenti, ma siamo assolutamente contrari a pensare che in Italia non vi sia possibilità di mantenere un'adeguata produzione di fibre. Se noi esaminiamo l'area delle fibre ci accorgiamo che vi sono fibre che sono mature e non hanno più spazio, o hanno scarso spazio di mercato, ve ne sono altre - e faccio l'esempio delle poliesteri delle acriliche - per le quali la nostra bilancia di importazioni è gravata fortemente, per le quali dunque vi sarebbe uno spazio cospicuo per una produzione nazionale. Il vero problema che noi fin dall'agosto, quando la Giunta sì e insediata, abbiamo ripetutamente discusso con la Montedison, non è se le cose debbono stare come stanno, o se si deve andare a una diversificazione, a una conversione ad un processo di rinnovamento (e d'altronde anche i sindacati si sono schierati per il processo di rinnovamento) ma è se questo processo di conversione deve consistere in un mantenimento dei livelli occupazionali e della presenza Montedison, che tra l'altro nella nostra Regione, come voi sapete, è prevalentemente dislocata in aree che non hanno molte altre risorse (il caso di Vercelli è tipico) o se, viceversa, questo piano di conversione, di rinnovamento dell'apparato di produzione delle fibre deve andare verso uno smantellamento sostanziale delle attività nella nostra regione.
Terzo: noi esprimiamo un giudizio contrario rispetto ad un problema che trascende le nostre competenze e la nostra responsabilità, ma passa per il Piemonte, ed è il disegno di riassetto della Montedison. Noi non siamo affatto convinti che sia giusto e utile per l'economia nazionale che la Montedison sia scorporata nel senso di far gravare sullo Stato le attività passive del gruppo e di trasformare ciò che resta della Montedison, cioè il suo corpo fondamentale, in una società finanziaria. Siamo convinti tanto meno che si possa dare un finanziamento pubblico per proseguire lungo questa strada. A questo punto pensiamo che sia ora di fare chiarezza e chiarezza la si può fare in un solo modo, riportando il gruppo "Montedison", focolaio di corruzione e di infezione (mentre si chiude il Val di Susa per un deficit di alcuni miliardi, lo sappiamo tutti, è un segreto che non è un segreto, il gruppo Montedison eroga massicci finanziamenti a giornali, riviste, stampa, sovvenziona giornali che hanno deficit pari a quelli del Val di Susa di quest'anno) dal momento che la partecipazione pubblica nel suo seno è paritaria, ma nella sostanza prevalente, sotto il controllo del Parlamento, sotto il controllo dello Stato. Una soluzione possibile, che da molte forze politiche è stata auspicata, è che le partecipazioni pubbliche della Montedison siano riportate in un ente statale che assuma così il controllo del gruppo.
Questa posizione noi come Giunta regionale l'abbiamo assunta e siamo fermamente intenzionati a mantenerla e chiediamo ai Gruppi del Consiglio un giudizio, o un'assunzione esplicita di responsabilità. Nel far questo vogliamo sottolineare che esiste, certo, un problema che colpisce la nostra Regione e da questo partiamo: noi siamo minacciati da una riduzione drastica delle attività e dell'occupazione, i dati sono stati resi noti non vale la pena qui di riprenderli, ogni giorno vi sono licenziamenti e chiusure di aziende, siamo ad una stretta, in questo processo le decisioni della Montedison (scorporo dei CVS, successivo smembramento, riduzione dell'occupazione) sarebbero un colpo di maglio assai pesante da sopportare.
Vi è anche un dramma umano, vi sono telefonate continue, io da stamattina non faccio che ricevere telefonate di mogli, sorelle, madri di gente che lavora nel Val di Susa, si sono delle situazioni drammatiche sono questioni umane sulle quali a volte sorvoliamo, ma che invece vanno considerate nel loro peso, c'è gente che ha un'età per cui andare via dal Val di Susa vuol dire non avere più prospettive, compromettere l'esistenza.
Noi da tutto questo partiamo, di tutto questo ci facciamo carico, ma nello stesso tempo vogliamo dire che ciò che accade non è cosa che riguardi solo il Piemonte, in realtà il Piemonte e il terreno scelto dal gruppo dirigente Montedison per far partire un'operazione che ha carattere nazionale e noi siamo convinti che contrastando questo disegno qui in Regione, facciamo gli interessi nazionali.
E' capitato al Presidente Viglione ed al sottoscritto, nel corso della riunione che avvenne a Roma per la questione Pirelli, di dichiarare insieme al Presidente della Lombardia Golfari, che se ci fossimo trovati di fronte ad un piano (in quel caso si parlava della Pirelli) che avesse determinato un consistente sviluppo di posti di lavoro nazionali prevalentemente dislocati nei Mezzogiorno e che per questo Lombardia e Piemonte fossero state chiamate a pagare un prezzo, noi avremmo potuto considerare la possibilità di pagare questo prezzo nella considerazione di un interesse nazionale più complessivo. Ma non di questo si tratta, noi sappiamo che accettando lo smantellamento dei CVS, accettando la riduzione sostanziale dell'attività della Montefibre (Vercelli, Pallanza e così via) si mette in moto un piano che è negativo per l'economia e per la società nazionale.
Ed è partendo da questa convinzione che la Giunta ed il suo Presidente hanno convocato per domani a Torino alle ore 15 una riunione delle altre Regioni italiane (Lombardia, Veneto, Liguria, Campania, Abruzzo Emilia Umbria, Sardegna, le quali hanno nella giornata di oggi quasi tutte confermato, la loro presenza) non già per chiedere loro una solidarietà con il Piemonte, ma per porre la vicenda Montedison come un problema nazionale che deve essere risolto dal Governo e dal Parlamento, per sentire l'opinione, le valutazioni, le esigenze delle Regioni nel loro insieme.
Noi non vogliamo contrapporre Vercelli ad Acerra, Pallanza a Ottana vogliamo vedere il quadro complessivo. Siamo fermamente convinti e lo siamo anche per avere studiato il problema nei suoi dettagli, che è possibile concepire un piano di riorganizzazione della Montefibre e della Montedison che mantenga l'occupazione al nord e sviluppi l'occupazione al sud. Questo è l'obiettivo indicato, ma siamo convinti che le decisioni di Cefis vanno in un'altra direzione. Per questo motivo riteniamo inaccettabile il comunicato che c'è stato sabato, corretta la posizione delle organizzazioni sindacali e vogliamo in questa riunione di Consiglio far pesare la nostra opinione.
E' questo il quadro complessivo dei fatti, è questo l'insieme delle decisioni che oggi dobbiamo, ciascuno nella sua responsabilità, prendere.
Non si tratta, colleghi, di dire sì o no alla messa a Cassa integrazione di Pallanza o Vercelli, dopo il comunicato tra l'altro del Ministero del Lavoro questo punto è superato; non si tratta soltanto di denunciare il metodo con cui la Montedison ha preso queste decisioni, si tratta di pronunciarsi ormai sul merito di un problema più grande che non coinvolge solo il Piemonte. E' questo terreno reale di discussione che si apre dinanzi a noi e sul quale io ho esposto con precisione le posizioni che la Giunta ha preso e che intende mantenere con assoluta fermezza.
Noi non intendiamo sottoscrivere in alcun caso la resa della Regione o dei poteri pubblici a chicchessia, noi pensiamo che sia qui posto un problema che è anche di metodo, che è anche di democrazia, che è anche di competenza e di poteri; non pensiamo che vi possa essere in Italia nessuno che possa porsi al di sopra del Parlamento e dello Stato. Questo è il problema Montedison come si pone crudamente dinanzi a noi.
In questa ottica noi pensiamo che la Regione debba sostenere tutte le iniziative di lotta e di mobilitazione che i lavoratori prenderanno nei prossimi giorni, debba far sentire la sua voce a partire dalla riunione che è convocata domani alle ore 15 qui a Torino.
Dopo avere dato queste informazioni, espresso queste valutazioni vorrei rapidamente darvi qualche comunicazione su altre gravi questioni che hanno battuto alla porta del nostro Consiglio tutta la giornata e che riguardano l'area industriale.
Una notizia molto negativa e grave: domani i lavoratori della Nebiolo 1700, occuperanno la fabbrica e vi trascorreranno il Natale e, se non intervengono novità, Capodanno e giorni successivi. Anche qui si tratta di un avvenimento serio che chiama in causa i pubblici poteri in modo diretto.
Infatti la Nebiolo non è un'azienda soltanto privata come formalmente appare, dal momento che una parte decisiva del suo pacchetto azionario è controllato dall'IMI, quindi siamo sempre nel campo delle partecipazioni pubbliche.
La vertenza Nebiolo è stata sul tavolo della Regione, è andata poi sul tavolo del Ministero del Lavoro, è tornata sul tavolo della Regione.
Ciò che io debbo mettere in rilievo a proposito di questa vertenza è questo: ad oggi (e assumo piena responsabilità di quello che sto per dire) è ferma convinzione della Giunta regionale, che ha trattato il caso, che un accordo sia sostanzialmente raggiunto attraverso una lunga e faticosa mediazione che ha impegnato l'Assessore al Lavoro della Regione ed il Ministro del Lavoro; siamo arrivati alla definizione di un terreno di accordo sul merito, la Nebiolo chiedeva 500 licenziamenti, siamo arrivati oggi ad una proposta che accoglierebbe la volontà delle due parti: nessun licenziamento, Cassa integrazione per 380 con un sistema di rotazione che garantisca contro le discriminazioni.
L'accordo non si firma perché si è passati a delle forme di lotta dure i lavoratori hanno effettuato il blocco delle merci, l'azienda a quel punto si è rifiutata di discutere con i sindacati per cui tutte le discussioni avvengono separatamente. Quando la vertenza era al Ministero del lavoro l'azienda ha denunciato i lavoratori che facevano il blocco, ne ha denunciati 19 e successivamente (ed e questa la cosa sulla quale voglio richiamare la vostra attenzione) ne ha licenziati sei. Badate, non i 19 che sono stati colti a fare il blocco, non i 1700 che rivendicano unanimemente la responsabilità di avere deciso il blocco e di averlo attuato, ma sei scelti a caso col metodo delle decimazioni di guerra. E' su questo punto che le organizzazioni sindacali hanno una posizione, a nostro avviso giusta e di principio, le organizzazioni sindacali per sedersi alla trattativa chiedono che i sei licenziamenti di rappresaglia siano revocati. E' su questo che la trattativa non si conclude ed è su questo che i lavoratori ed i sindacati vanno domani al presidio della fabbrica nonostante che anche questo va messo in evidenza sul governo e sull'IMI siano intervenuti nei giorni scorsi uomini politici ed esponenti di tutte le forze politiche democratiche.
Voglio ricordare che passi per la revoca dei licenziamenti sono stati fatti, non a titolo personale, fra gli altri dall'Onorevole Napolitano per il PCI, dal Presidente della Camera Pertini anche a nome dei socialisti e dall'Onorevole Bodrato da parte della D.C. Nonostante questo l'azienda un'azienda controllata prevalentemente da capitale pubblico, non ha revocato i licenziamenti di rappresaglia e li mantiene. Ed è su questo che noi andremo a vivere in città un Natale drammatico non solo per i 1700 lavoratori e le loro famiglie, ma io direi per un'ampia zona ed in un certo senso per tutta la città.
Altre gravi vertenze di lavoro in atto ce ne sono moltissime. Oggi si è rotta la trattativa per la Monoservizio, il che vuol dire 130 licenziamenti (questo per dare il quadro); due vertenze soltanto mostrano nelle ultime ore un'evoluzione positiva, una riguarda l'ASSA di Susa, per la quale era convocato sabato il Consiglio di amministrazione per procedere allo scioglimento della società, l'intervento della Regione ha fatto sì che il Consiglio di amministrazione e i proprietari dell' ASSA accettassero la mediazione della Regione e quindi il Consiglio di amministrazione è stato revocato sine die; il 29 ci sarà una riunione sotto la presidenza della Regione che dovrebbe condurre, noi lo speriamo ed alcuni indizi ce lo fanno credere, ad una soluzione positiva della vertenza.
L'altra vertenza che forse conosce uno spiraglio è quella della SACLA' di Asti, che, come sapete, è chiusa ed occupata da tempo e per la quale oggi il sindaco di Asti e noi abbiamo avuto una comunicazione formale del gruppo Venchi Unica che intende rilevare lo stabilimento e lo fa in associazione con il movimento cooperativo, secondo una formula che pu sembrare di estremo interesse anche per i rapporti tra industria di trasformazione e agricoltura. Non vi è la soluzione - voglio sottolinearlo ma si è aperto uno spiraglio.
Io ho ricordato queste cose perché era nostro dovere informare il Consiglio Regionale, ma anche per collocare la questione Montedison nel contesto in cui va collocata. Noi siamo, nella crisi economica che ha colpito la nostra regione, ad una stretta che ha anche cause oggettive e vogliamo affrontarlo per quello che sono. Ma su queste cause oggettive si innesta una forzatura politica di una parte del padronato. E' questa forzatura politica che noi siamo chiamati a respingere, e questo, nel caso Montedison, è il vero cuore del problema.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

E' aperto il dibattito sulla relazione del Vice Presidente della Giunta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri durante la fuga da Dunkerque delle truppe inglesi venne affondata all'ultimo momento una nave con 10.000 soldati. Di fronte alle tante notizie brutte Churchill diede ordine che almeno quella non fosse pubblicata sui giornali. Io non credo che possiamo seguire questo atteggiamento, dal momento che il Vice Presidente Libertini ci ha dato un resoconto molto drammatico della situazione che c'è a Torino, nel Piemonte e che soprattutto si lega al problema della Montedison.
Venerdì sera io ho avuto l'onore di partecipare al Consiglio aperto del Comune di Verbania dove un'intera città ha manifestato la sua rabbia di fronte a una decisione che non solo appariva provocatoria, ma che aveva tutte le caratteristiche di una situazione determinata per scopi che andavano al di là del fatto contingente; ed è apparso a tutti coloro i quali sono intervenuti (mi sono permesso di intervenire anch'io ricordando l'impegno regionale nei confronti della vertenza) che l'aspetto travalicava il significato della Cassa integrazione negli stabilimenti Pallanza e Vercelli.
Credo che in una situazione di questo genere non sia più il caso di spendere inutili parole di solidarietà, la tensione ormai è giunta al massimo, io credo che dobbiamo (occorre riconoscerlo) al senso di alta responsabilità dei nostri lavoratori se le cose non precipitano in termini non controllabili. Quando in una città come Verbania metà delle famiglie sono praticamente minacciate dalla mancanza di lavoro, non si pu pretendere che la calma regni sovrana, non si può pretendere che la serenità si sostituisca al tentativo, alla tendenza all'irrazionale.
Ed allora ecco che ci domandiamo che cosa possiamo fare. Secondo me abbiamo seguito una strada fondamentalmente giusta anche se, devo riconoscerlo, forse non abbiamo approfondito un elemento di fondo che mi sembra avrebbe dovuto essere approfondito, abbiamo accettato e seguito l'impostazione dei sindacati (che è tipicamente loro) di una lotta ad oltranza per i posti di lavoro, per il loro mantenimento, l'abbiamo fatta nostra, ma forse abbiamo mancato nella verifica della realtà che era nascosta o che comunque era contenuta nei programmi della Montedison programmi che ci sono noti non da oggi, programmi che avevano - io mi ricordo- suscitato il pessimismo anche del Vice Presidente Libertini quando c'incontrammo a Vercelli in un'altra di quelle sedute drammatiche che poi si ricordano per parecchio tempo.
Penso che noi avremmo dovuto verificare il piano che la Montedison aveva predisposto ed esigere che con il governo fosse visto nelle finalità nelle sue implicanze, visto oggettivamente in tutto ciò che avrebbe potuto portare come risultato.
Era chiaro, era evidente che il Valle Susa non avrebbe retto, che la Montedison in qualche modo si sarebbe disfatta del Valle Susa. Appariva altrettanto chiaro che il ridimensionamento dei posti di lavoro negli stabilimenti di Vercelli e di Pallanza sarebbe stato un altro dei punti del piano di ristrutturazione.
Direi che non abbiamo mancato nella fase aggressiva, nella fase di contestazione, nella fase di opposizione, nella nostra solidarietà alle forze sindacali e ai lavoratori, ma abbiamo mancato come ente regionale nella verifica di un piano e soprattutto nella ricerca e nella proposta alternativa. E' una proposta alternativa che non è possibile elaborare a Torino soltanto, ma che doveva e poteva essere elaborata insieme con il governo, costretto, come riconoscemmo tutti, a non considerarsi il mediatore di una vertenza, ma controparte diretta della vertenza stessa.
Ora mi domando se non abbia ragione la mia collega, Consigliere del Comune di Verbania, professoressa Olmi, la quale ritiene che sia indispensabile a questo punto nazionalizzare la Montedison.
Evidentemente è un problema grosso, io non so come una cosa di questo genere possa verificarsi.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Basterebbe far valere il pacchetto azionario.



CARDINALI Giulio

E' evidente che non è possibile a questo punto non avere il supporto della piena verifica da parte del potere pubblico nazionale soprattutto insisto e torno a ripetere "soprattutto" nazionale per andare a vedere quali sono le soluzioni che possono essere date.
Credo che nessuno di noi abbia in mente di ritenere che uno stabilimento debba essere salvato comunque, a costo della rovina di tutto complesso e della rovina di altre situazioni collaterali o che comunque gravitano attorno a questo complesso, però abbiamo il dovere di verificare le possibilità alternative. Se necessario occorre, in questo ambito richiedere, pretendere dal governo una legge speciale per il Piemonte, una legge che potrebbe avere la sua spinta nel campo dell'ecologia, nel campo di determinate soluzioni infrastrutturali, ma che dovrebbe arrivare alla tutela immediata di quelle situazioni che nella verifica del piano dovessimo ritenere non sostenibili e quindi fatali ed inevitabili.
Fatto questo tipo di rilievi, deve però essere data una risposta agli interrogativi che poneva il Vice Presidente Libertini. Io non penso che in questo caso ci sia una possibilità di distinguo su questo terreno; in un settore così delicato, così drammatico l'azione che possiamo fare è quella che obiettivamente è stata indicata: dobbiamo dire no allo smantellamento delle posizioni che esistono in Piemonte, no allo smantellamento del CVS no alla ristrutturazione delle fibre intesa come qualche cosa di surrettizio che o scarichi sulla collettività le conseguenze di passivi che non si vogliono più, o che comunque porti a situazioni che minaccino così da vicino l'occupazione. Per potere ottenere questo il confronto deve fatalmente essere portato con il governo.
A me pare che nei comunicati che sono stati emessi dal governo ci sia stato un sostanziale consenso al programma Montedison. Questo consenso dobbiamo chiaramente valutarlo nella portata e nelle conseguenze immediate che ha nel Piemonte e che avrà fatalmente anche in altre regioni italiane.
Credo che la discussione con la Montedison abbia un significato relativo la discussione oggi è con il governo e con quei settori di governo che hanno la responsabilità della programmazione e della pianificazione e che devono dare una risposta che dia garanzia dell'intervento governativo o del Parlamento per impedire che una ristrutturazione sia fatta in modo unilaterale, sia fatta soprattutto con l'accettazione supina di decisioni che non sono state né concordate, né valutate, né viste in maniera serrata da vicino.
La Giunta regionale deve agire in questa direzione, deve chiedere che il confronto permanente porti prima del 15 gennaio, dopo il 15 gennaio, il 15 gennaio stesso a individuare questa indispensabile presenza degli organismi sugli orientamenti e le decisioni dei grandi complessi che troppo pesano sulla realtà italiana; questo è un atteggiamento che ci trova consenzienti, anzi, invitiamo la Giunta a operare con decisione e fermezza.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Sulle vicende specifiche Montedison- Montefibre di Vercelli e Pallanza la D C. ha già fatto conoscere il suo orientamento con una dichiarazione rilasciata già nella giornata di venerdì. Esprimevamo la consapevolezza delle difficoltà economiche del settore fibre e della conseguente necessità di ristrutturazione e riconversione, Con altrettanta fermezza per esprimevamo la condanna per il cinismo ricattatorio con cui la dirigenza Montedison aveva attuato quelle sue decisioni, per gli aspetti umani sociali, economici e politici, come sono stati anche nella giornata di oggi messi in evidenza da commenti di stampa.
In quella dichiarazione la D.C. regionale chiedeva una puntuale indagine parlamentare sull'intera struttura Montedison, a cui assegniamo obiettivi di questo genere: no a che la Montedison diventi una pura struttura finanziaria; tutti gli interventi affinché vengano chiarite le sue specificità industriali (se per ottenere questo è necessario procedere anche a operazioni di scorporo, ben vengano anche le operazioni di scorporo. Crediamo che purtroppo questo sia un nodo obbligato attraverso il quale si deve passare); finalità di mantenimento dei livelli complessivi occupazionali.
Abbiamo troppo presenti i mali quasi congeniti e le operazioni scorrette compiute nel passato e nel presente dalla struttura Montedison per non porci questi obiettivi. Per questo non ci sembra la soluzione migliore quella di un semplice assorbimento della Montedison nella struttura delle partecipazioni statali; è un'operazione, crediamo, anche più profonda e più difficile quella che è necessario fare.
In tal senso non possiamo contemporaneamente però non sottolineare l'impegno attuale del governo, alla ricerca, nella sua collegialità, una coerenza nelle soluzioni che concilino questi principi politici con i problemi, purtroppo urgentissimi e drammatici, di fronte ai quali ci si trova.
Situazione specifica del Cotonificio Valle Susa. Noi assegniamo anche a questa vicenda tre obiettivi distinti, o crediamo che la questione si possa porre su tre piani distinti: il primo è quello della difesa dei livelli occupazionali il secondo è la permanenza nel settore tessile il terzo è la continuità della presenza Montedison nella gestione oppure lo scorpo del C.V.S. dalla Montedison.
Crediamo siano tre problemi ai quali occorre dare risposte diverse e con livelli di definitività diversi.
Difesa dei livelli occupazionali. E' una richiesta sindacale e politica che non possiamo non accettare.
Permanenza nel settore tessile. E' da sostenere come tendenza, ma da verificare sul piano concreto. In tal senso non possiamo non ricordare dichiarazioni anche di esponenti della Giunta (cito l'Assessore Simonelli in un incontro con la Federazione dei tessili proprio qui a Torino in cui poneva questo come problema, certamente da sostenere come tendenza, ma da verificare punto per punto). Questo in risposta alle precise dichiarazioni dei sindacati.
Continuità o meno della gestione Montedison nel settore. Non crediamo se ne possa fare una questione di principio e porre quasi una pregiudiziale in tal senso, e se non erriamo qui vorremmo ricordare dichiarazioni precedenti del Vice Presidente Libertini che, proprio rammentando gli incontri romani, riconosceva anch'egli non potersi porre come pregiudiziale questa questione. Perché su questo argomento dobbiamo coerentemente tenere presenti: 1) i giudizi espressi, anche in questa sede, sulla gestione Montedison.
Anche noi non riteniamo che l'interlocutore Montedison sia l'ottimale e tale da meritare un sostegno per la continuità della sua gestione 2) le richieste degli eventuali altri partners che potrebbero subentrare nella gestione del C.V.S. che credo debbano essere tenute nel debito conto, pena rischiare di far fallire un piano di interventi proprio nel momento in cui invece si dichiara di volerlo favorire. In questo senso per ora noi conosciamo solo le dichiarazioni rese dal Presidente della Federtessile, Artom, in cui si diceva esserci - anche se noi stessi pretendiamo chiarezza in questo senso - possibilità di intervento di altri gruppi che avrebbero consentito a cinque su sette stabilimenti di rimanere nel settore e a due, Strambino e Lanzo, di subire una riconversione. Questo è quanto abbiamo appreso dai comunicati della stampa.
Certamente nessuno di noi vuole e può pretendere da altri di accettare dei salti nel buio, quindi crediamo che siano più che legittime le richieste formulate da parte sindacale, che facciamo proprie come forza politica, di conoscere qualsiasi altra soluzione alternativa nei minimi dettagli; però contemporaneamente crediamo sia doveroso affermare che proprio per non sollevare ulteriori difficoltà, non sono accettabili pregiudiziali che possano ostacolare la formulazione di piani alternativi.
E se il rinvio al 10 gennaio vuol dire la richiesta che entro quella data questi piani che per ora emergono dalle dichiarazioni di responsabili anche del settore tessile, vengano chiariti in tutta la loro completezza noi non possiamo che aderire a questa richiesta, lasciando impregiudicato per ora, il contesto definitivo.
In tal senso saremo lieti di poter partecipare come forze consiliari all'incontro che la Giunta ha programmato nella giornata di domani con il Presidente della Federtessile e anche agli incontri con le altre Regioni sulla questione più generale Montedison.
Per la questione Nebiolo in particolare siamo anche noi, come forza politica, impegnati perché l'impasse dei licenziamenti sia superato, non potendo non riconoscere che le forme di lotta finora adottate erano finalizzate alla ricerca di certe soluzioni e nella misura in cui quelle soluzioni sono state ritrovate, crediamo sia preciso dovere politico dovere civico da parte di tutti fare ogni sforzo perché, almeno su questa vicenda, si trovi una soluzione che consenta e sul piano economico, e sul piano sociale, e sul piano della convivenza civile soprattutto, la ripresa di un rapporto di credibilità reciproco.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri nella parte terminale del suo intervento il Vice Presidente della Giunta Libertini ha sottolineato la drammaticità ed il significato politico di certe operazioni e ha detto che se da parte padronale si intende proseguire con certi metodi di azione è segno che si intende accettare, o voler far passare un qualche altro disegno che è ben chiaro e ben preciso nella sua portata socio politica.
Trattando del caso Montedison nella sua gravità, io direi che l'impostazione data dal Vice Presidente Libertini merita una certa correzione, e occorre attentamente esaminare che parte padronale è quella che pone in gioco drammaticamente, con un certo cinismo, situazioni di tanto grave ripercussione nel contesto della stabilità sociale delle istituzioni democratiche; quando si vedono stabilimenti che scaricano all'improvviso 3500 dipendenti, come il CVS, quando si vedono 8000 dipendenti dalla mattina alla sera senza lavoro, è opportuno allora accettare chiaramente tutte le responsabilità politiche per cui esistono con tanta importanza, operatori economici che si arrogano la qualifica di imprenditore privato, e che, liberi da certi tipi di controllo e da responsabilità, di privati non hanno nulla se non il titolo per essere liberi da certi rapporti che possono esistere.
Come si è realizzato il mostro economico ("mostro" nel significato più profondo della parola) Montedison? Quali e quante sono state le capacità finanziarie pubbliche assorbite da questo colosso il quale si presenta nel 1972 al Consiglio regionale Piemonte con delle soluzioni, con dei piani di ristrutturazione? Se non vado errato era il collega Paganelli che trattava in allora e riferiva al Consiglio regionale quelle che erano le possibilità e le soluzioni che la Montedison, parlando della crisi del CVS, poteva portare.
Nel 1973, modificando già i precedenti impegni assunti e con i sindacati e con la forza politica che noi come Consiglio regionale rappresentavamo, durante le consultazioni con la I Commissione, (e questo quasi in risposta a quanto diceva il collega Cardinali, che noi dovevamo verificare quanto del piano era possibile) ai massimi responsabili della Montedison chiedemmo come quel piano di ristrutturazione proseguisse e ci fu detto che le scelte erano le migliori, che nei vari stabilimenti del CVS erano in corso le trasformazioni e che lo sforzo che veniva compiuto allora avrebbe dato assoluta serenità nel 1975. E questo è anche scritto in uno di quei volumi che la Regione Piemonte durante la prima legislatura ha pubblicato.
All'improvviso ci ritroviamo di fronte a un gioco dei tanto peggio tanto meglio, perché, questa è l'impressione netta e precisa che si ha mentre abbiamo tutta una imprenditoria privata che ha dimostrato nei corso della crisi che ha colpito l'apparato produttivo non soltanto della Regione Piemonte, ma di tutto il Paese, che ha saputo rispondere con sacrifici aziendali e personali.
Noi abbiamo invece questa leggerezza, o questa volontà di leggerezza di scaricare continuamente tutto sul potere pubblico in maniera, scusate l'espressione, ricattatoria.
Che cosa c'è dietro a questa operazione? Dopo avere usufruito di tutte quelle che erano le possibilità finanziarie che i governi succedutisi per 12 anni alla guida della nostra nazione hanno messo a disposizione per l'avvio di nuovi processi industriali, dopo aver creato e realizzato strutture industriali che oggi si dimostrano, per motivi concorrenziali per scelte di fondo sbagliate, come appesantite, dopo aver creato concorrenzialità interne fra i grandi colossi Montedison ed Eni, dopo aver cercato di coinvolgere altre attività nell'affanno di poter chiudere il conto finanziario alla fine dell'anno, dopo avere assorbito il denaro della nazionalizzazione dell'industria elettrica che era destinato invece a create un volano di industrializzazione ben diverso da quello della Montedison che ha dimostrato l'incapacità completa della sua classe manageriale, e ancora ultimamente quanto nell' ultimo tentativo di salvare certe parti deficitarie vennero stanziati (misura decisamente grave assunta anche dalla componente politica di cui allora facevo parte e in cui tuttora penso di militare nella difesa dei principi) 300 miliardi all'EGAM perch potesse assorbire le attività deficitarie nel settore minerario e non nella Montedison, oggi improvvisamente viene richiamata la inefficienza. E giustamente,anche se il rapporto non è diretto tra la società Montefibre e il complesso Montedison, la risposta è che non si può portare avanti nel Paese un certo tipo di politica che incide decisamente anche nelle scelte dei cittadini distorcendo certi fatti, certe realtà e una certa azione creando nuove attività, condizionamento di quelle che si vengono a realizzare, per poi non rendersi conto che il primo dovere dell'imprenditore in un momento di crisi, come hanno dimostrato i veri imprenditori privati che pure fanno fronte della loro sussistenza, della loro presenza sul mercato, è quello di rispettare certi fattori fondamentali che rappresentano il rapporto tra impresa e coloro che nella impresa stessa lavorano.
Quando io sento parlare di "nazionalizzare" come alternativa di questa soluzione, maggiormente mi preoccupo, perché noi abbiamo preso una certa strada lasciando che nel Paese avanzasse una nazionalizzazione la più pericolosa, surrettizia, attraverso tutto un modo di gestione finanziaria in cui gli organi del potere pubblico, nel campo amministrativo ed economico, potevano liberamente giocare in borsa, comperare e ricuperare per poi ripresentarsi con azioni di forza che il governo doveva sempre avallare perché c'erano degli interessi politici. Allora è opportuno che su queste cose chiaramente si risponda, perché non è lecito e non è assolutamente concepibile che in un paese che continua a riaffermare principi di democrazia, che sono talmente sentiti dalla collettività nazionale, che fanno parte del patrimonio di ognuno, si lasci filtrare giorno per giorno, questa piovra che può determinare con, oggi si dice insensibilità, oppure con chiara e lucida volontà situazioni di scontro e di violenza che possono nascere quando coloro che meno hanno avuto dalla vita si trovano di fronte a dei fatti per cui da parte loro vi è un giudizio totalmente negativo che non porta neanche più a credere in quella che è l'opera di razionalizzazione che noi cerchiamo di dare, nel gioco libero delle parti e degli interessi che esistono nel conflitto e nella società pluralistica.
E allora il problema non può essere soltanto risolto in termini tecnici, se dobbiamo dire si o no allo scorporo dei CVS, è un problema di fondo politico, di fronte ad una società che ha giocato su tutti i tavoli che ha assunto tutte le possibilità di benemerenza nel confronti del potere centrale; e se il governo, se il Parlamento non è intervenuto nonostante i fatti aberranti e distorcenti che già in precedenza erano avvenuti, vuol dire che o c'era veramente cecità, ed allora c'è responsabilità, o esisteva una connivenza perché certe cose camminassero e allora non è lecito oggi parlare di problemi in termini tecnici così astratti. Oggi, di fronte alle forze sindacali che chiedono una chiara risposta d'ordine politico, la risposta d'ordine politico deve essere che fenomeni di questo genere non possono più trovare una soluzione soltanto tecnica.
Se l'imprenditore privato arriva al fallimento con tutte le sue conseguenze d'ordine civile e penale è anche ben chiaro che esistono certi tipi di capitani d'industria creati sulla facilità della demagogia quando questa non è sentita nel senso profondo, come deve essere sentita la parola "socialità" o "socializzazione" che ha permesso quello che sta avvenendo di fronte ai nostri occhi.
E allora, se si è perso del denaro pubblico nostro, della collettività dato in gestione a questi enti pensando che avessero gli strumenti adatti costoro non possono all'improvviso comportarsi come colui che è in totale decozione.
Esistono altri tipi di investimenti che andrebbero riesaminati e che non hanno il carattere prioritario di garantire il salario; vedremo poi se esistono delle soluzioni che devono per forza coinvolgere, sempre e necessariamente soltanto la mano pubblica, perché allora, ferme le responsabilità Montedison, la forza del governo deve essere quella di fare rispettare certe condizioni di principio, non accettare questo ricatto politico che lo pone nella logica dei carrozzoni, delle partecipazioni statali dove poi tutto è dovuto, tutto passa e tra l'altro si ha il fattore altamente diseducante di coloro che ormai hanno garantito tutto senza il proprio particolare impegno. Bisognerà vedere qual è l'alternativa, perch verremmo meno agli impegni che più volte abbiamo assunto dicendo che dobbiamo bloccare l'espansione della mano pubblica; un processo di riconversione industriale del Piemonte presuppone la viva partecipazione degli operatori privati, piccoli e medi, tanto degnamente rappresentati. Io credo che se un decimo di quei soldi che lo Stato ha messo a disposizione della Montedison per gli impianti al Sud e al Nord, per le strutturazioni attraverso forme di finanziamento chiare e non chiare fossero arrivati ad imprenditori privati, avremmo avuto risultati ben maggiori ai fini della validità aziendale.
E queste cose occorre che noi ce le diciamo nel momento in cui assumiamo chiaramente delle posizioni di difesa di diritti che non possono essere calpestati da chi è talmente forte da pensare di potersi imporre anche nei confronti di un governo centrale. Non esistono, in un paese democratico, persone talmente forti che possano uscire dalle regole fondamentali che un vivere sociale impone. Sarebbe un creare dei focolai di eversione se lasciassimo che certi operatori che non vengono premiati coi 200 miliardi di fondi di dotazione che gli farebbero comodo per uscire dalla situazione in cui si trovano, riproponessero le stesse richieste in un momento successivo.
Io credo che occorra tra le forze sociali che hanno saputo far fronte alle proprie responsabilità in maniera precisa, cioè quella classe padronale che ha saputo assumersi gli oneri di una crisi negativa che colpiva le sue aziende e che ha saputo, nei contatti con la Regione, dire con chiarezza quali erano i limiti della loro ripresa, e coloro che sono stati soltanto capaci di alterare programmi, di alterare promesse che avevano assunto e di riproporsi soltanto come gli unici interlocutori conche il denaro pubblico rifluisse nelle loro casse per una ulteriore più fallimentare gestione.
E' inutile che noi lamentiamo l'effetto negativo che le multinazionali hanno ai fini dell'occupazione piemontese o nazionale, è inutile che noi diciamo che nel caso della Leyland Innocenti non possiamo intervenire, come nel caso della Singer se poi di fronte ad un operatore economico (sorto grazie al denaro pubblico) che ha tutte le possibilità di condizionamento da parte del potere pubblico, ascoltiamo le sue ulteriori promesse, quando ne ha già fatte tante anche nei nostri confronti come Consiglio regionale e che pertanto non ha più alcuna credibilità.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri l'improvvisa decisione della Montedison fermare gli stabilimenti di Pallanza e di Vercelli ha suscitato un moto di indignazione generale di cui vi è già stata eco in questo Consiglio e pone l'urgenza di una risposta chiara alla domanda di chi comandi in questo governo e di chi comandi in questo Paese, se cioè comandano i Ministri, se comanda governo o il Parlamento, o non piuttosto i grandi imprenditori pubblici o privati che siano. Ebbene, la risposta deve essere data dal governo.
Già altre volte, peraltro, abbiamo assistito in passato ad operazioni svoltesi all'insegna dell'alternativa, o meglio, del ricatto alternativo: o sovvenzioni pubbliche, o chiusura delle fabbriche. Ebbene, i miliardi sono corsi a fiumi e i provvedimenti specifici si sono sprecati. La Montedison non é, come è noto, il solo caso. La Montedison (lo leggiamo oggi sui giornali) va a caccia di banche ed il nuovo istituto del Banco Lariano dispone oggi di un'organizzazione nelle province di Como, Milano e Varese di 106 sportelli.
Come dicevo, i provvedimenti specifici si sono sprecati e poi le fabbriche sono state regolarmente chiuse, o vengono via via chiuse.
Appare chiaro - a nostro avviso - il significato di questa manovra: da una parte si cerca di ripristinare una produttività del lavoro che significa minore occupazione e contenimento salariale; dall'altra si tende alla spartizione di fondi pubblici che lo Stato si appresta a rendere disponibili per la riconversione e per le regioni meridionali.
Si tratta di una torta assai grossa, 2000 miliardi per la riconversione, 15.000 miliardi per il Sud, per cui gli appetiti sono considerevoli ed assai robusti.
Ora è evidente che la manovra può riuscire se il governo si muove nella stessa direzione dei grandi gruppi economici e si fa sostenitore della loro politica. Il punto essenziale sul quale decidere ci sembra principalmente questo: riconversione dell'apparato produttivo, ma a che fine e a favore di chi? Se, in sostanza, si vuole favorire l'impresa capitalistica e quindi una ripresa secondo il vecchio modello dello sviluppo spontaneo, o piuttosto percorrere una strada nuova, dove la solidità delle imprese è legata alla ragionata decisione sui consumi da privilegiare e quindi sulla produzione da assicurare.
Il Paese ha già fatto la sua scelta, ha già indicato chiaramente la necessità e l'urgenza di una svolta.
Il P.S.I. ha rimarcato di recente l'impossibilità politica di varare un piano a medio termine ed ha sollecitato, invece, interventi su alcuni punti specifici, di rapida attuazione e che consentirebbero di ridare fiato all'economia, senza pregiudicarne l'assetto futuro, indicando in particolare il piano poliennale per l'edilizia economico-popolare, la riorganizzazione della finanza locale, l'agricoltura e l'avvio di una politica industriale che consenta di fronteggiare subito, in modo coordinato, i gravi problemi dell'occupazione nei settori e nelle zone più direttamente coinvolti dalla crisi.
Indicazioni nello stesso senso sono venute dalle grandi organizzazioni sindacali dei lavoratori. La manifestazione di Napoli dove è stata riaffermata l'unità inscindibile della lotta per l'occupazione ed il Mezzogiorno, per l'industria e l'agricoltura, ha avuto conferma puntuale e rigorosa nel rifiuto della Federazione CGIL, CISL e UIL di discutere con il Governo, in costanza di un attacco così pesante come quello portato ai lavoratori della Montedison. I sindacati avevano chiesto al governo di intervenire per sospendere e bloccare tutti i licenziamenti, in modo da evitare atti unilaterali tali da pregiudicare qualsiasi discorso sulla riconversione. Che ciò non sia avvenuto è tanto più grave in quanto l'attacco viene proprio da un'azienda dove il capitale pubblico è presente in maniera massiccia, anche se scandalosamente amministrato.
Ritornano ancora una volta i problemi irrisolti, ma fondamentali per le sorti stesse della nostra democrazia dei corpi separati dello Stato, che sono alternativamente i servizi segreti, o certi settori della magistratura, o dei servizi di sicurezza, o che si sono chiamati, o si chiamano, a seconda delle volte, ed alternativamente, RAI, ENI, Montedison del controllo democratico del Parlamento sul funzionamento di questi corpi separati dello Stato perché rientrino nella norma e nel quadro costituzionale del nostro Paese; della partecipazione delle Regioni alla politica della programmazione ed alle scelte relative.
Il mancato accordo con i sindacati sul problema del mantenimento dei livelli occupazionali, particolarmente nelle imprese a partecipazione statale, è un atto estremamente grave e negativo che si aggiunge alle altre inadempienze del governo e che è destinato ad aggravare ulteriormente la situazione sociale del Paese.
Non vi può essere, infatti, riconversione industriale e ristrutturazione delle aziende senza la garanzia dell'occupazione, senza un preciso impegno del governo in questo senso. Il fatto Montedison è la prova che la riconversione e la ristrutturazione industriale può diventare un pretesto per licenziamenti di massa che aggravano la già drammatica situazione occupazionale esistente nel Paese e soprattutto nella nostra Regione.
Chiediamo pertanto che la Giunta si faccia interprete di un orientamento e di una volontà politica che anteponga la garanzia occupazionale ad ogni altra preoccupazione economica per quanto questa possa essere giustificata dallo stato dell'azienda.
Nessuno pretende che le singole aziende operino in perdita; si tratta invece di adottare dei provvedimenti che non facciano gravare sulle aziende stesse il peso di situazioni deficitarie che devono essere affrontate secondo un piano organico, come ha detto il Vice Presidente della Giunta concordati con i lavoratori e con le Regioni, e che deve essere risolto dal Parlamento e dal governo, situazioni che in ogni caso non possono diventare elementi di ricatto o di pressione per ottenere finanziamenti agevolati, al di fuori di ogni confronto con i sindacati. Eventuali indecisioni nei confronti della Montedison, o debolezze circa le reali intenzioni di quella parte del padronato italiano che intende risolvere i problemi della ristrutturazione dell'apparato produttivo nei termini di una drastica riduzione dell'occupazione, aprirebbe certamente un preoccupante vuoto di potere.
Per questo noi confidiamo seriamente nel senso di responsabilità di tutti coloro che partecipano all'esame della vicenda per decidere non solo la riapertura degli stabilimenti serrati, ma per il complesso dei problemi che investono i piani della Montedison.
Approviamo, pertanto, la decisione di convocare i rappresentanti delle Regioni interessate perché possano partecipare all'esame della vertenza non come elementi estranei alla vicenda, ma in veste di protagonisti, a fianco ed a sostegno delle lotte dei lavoratori minacciati e per la difesa dell'occupazione.
Ci opponiamo, evidentemente, allo scorporo del CVS, aderendo all'atteggiamento assunto dalla Giunta e proprio per le ragioni indicate dal Vice Presidente Libertini.
Uguale atteggiamento riteniamo di dover assumere nei confronti del piano Montedison, facendo riferimento ad una diversa politica in materia di partecipazioni statali che riporti sotto il controllo politico pubblico, in particolare del Parlamento e per quanto di competenza, delle Regioni quanto appartiene alla collettività.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri abbiamo già espresso in questa sede, in occasione dell'ultimo dibattito sulla Montedison, la nostra valutazione sugli atteggiamenti, sui ricatti e i modi di procedere e le intenzioni della dirigenza di questa società e quindi credo che ci possiate esimere dal ripetere quello che avevamo ampiamente detto allora.
Ciò che vogliamo cogliere dalla discussione che ha aperto questa sera il Vice Presidente Libertini, sono alcuni precisi problemi politici che abbiamo di fronte e sui quali è necessario che la Regione Piemonte si pronunci.
Il primo è il discorso sul C.V.S. lo vorrei far rilevare all'Assessore Libertini una certa contraddittorietà del discorso e del modo in cui ha posto il problema questa sera. Se è vero -come è vero - che la dirigenza Montedison, in quel particolare settore (a prescindere dalle considerazioni più generali che si sono fatte) ha dimostrato una scarsissima o nulla capacità imprenditoriale; se è vero che c'è una proposta precisa di intervento rispetto al CVS per lo scorporo e l'assorbimento in un gruppo privato, mi sembra che l'atteggiamento più produttivo per gli occupati, e in prospettiva per quel settore, sia quello di andare a verificare in concreto che cosa significa questa possibilità di scorporo e questa ipotesi di intervento di gruppi privati che sono state fatte in questi giorni.
Naturalmente ciò non significa che dobbiamo concedere licenza alla Montedison di gettare in mare e gli occupati e il CVS senza nessuna garanzia, ma evidentemente tra governo, Montedison, gruppi privati disposti a subentrare e Regione Piemonte si vada a una verifica precisa delle possibilità di fare un intervento di scorporo che tuteli in pieno occupati nel settore e che garantisca al complesso del CVS delle possibilità di rilancio. Mi sembra che questa sia l'impostazione corretta.
Non vorremmo che facendoci prendere troppo la mano dal problema politico, che va posto su un altro piano del controllo (si è parlato di nazionalizzazione e inserimento nell'ambito delle partecipazioni statali) della Montedison, si arrivi a usare questo elemento come arma di contrattazione quando invece ci sembra che, se esistono, si dovrebbero verificare delle possibilità alternative rispetto alla Montedison che sicuramente saranno in grado di tutelare meglio gli occupati del complesso ed il Piemonte tutto nel settore tessile.
Un secondo problema sul quale vorrei soffermarmi è quello generale di valutazione politica della situazione della Montedison. Se l'accordo che è stato raggiunto tra azionisti pubblici e azionisti privati e governo sull'impostazione della gestione, e quindi sul mantenimento nella sfera privata, della Montedison, ha un senso, deve essere quello di tentare di mantenere la Montedison in una dimensione e in una sfera che eviti l'utilizzo dei criteri che, purtroppo, sono diventati norma, per le aziende a partecipazione statale, per cui lo Stato interviene continuamente a ripianare dei deficit di esercizio.
Naturalmente questo non deve nemmeno autorizzare la Montedison a richiedere poi dei ripianamenti di esercizio surrettizi, cioè fare continuamente (come sta facendo) dei ricatti per avere non dei fondi di gestione, ma comunque dei soldi per rimettere in sesto i propri conti aziendali.
Il problema politico che abbiamo di fronte e sul quale le forze politiche, il Parlamento devono arrivare a pronunciarsi con chiarezza innanzitutto è quali possibilità ci sono perché questa logica sia perseguita per intero, cioè che la Montedison possa riprendere, nell'ambito della sfera privatistica, un ruolo preciso senza più ricorrere a finanziamenti pubblici e quindi evitando - quella che a mio avviso sarebbe una calamità - un intervento o di nazionalizzazione, o di inserimento nelle partecipazioni statali; dobbiamo andare a verificare con precisione se esistono queste possibilità. E se è vero - come indubbiamente è vero - che la Montedison appresta ad operare prevalentemente in settori finanziari anziché in attività direttamente produttive nel settore chimico, si tratta di richiedere alla Montedison il rispetto di quel tipo di logica nella quale era stata collocata nel momento del famoso accordo tra gli azionisti pubblici e gli azionisti privati, alcuni anni or sono.
Questo ci sembra il nodo politico da sciogliere. Se dovessimo verificare, invece, che l'attuale dirigenza della Montedison non ha la capacità o la volontà di gestire correttamente questo complesso, allora il discorso si sposterebbe, ma il problema politico da affrontare, a questo punto è se la Montedison ha la possibilità e la volontà di rispettare quell'accordo e naturalmente ci deve essere la fermezza adeguata per non cedere a certi ricatti e per non garantire alla Montedison dei trattamenti privilegiati rispetto ad altri operatori privati; altrimenti le decisioni dovrebbero essere diverse ed estremamente drastiche, ma questo è il punto che riteniamo vada verificato dal governo, dalle forze politiche, dal Parlamento innanzi tutto.
Mi sembra che in questa sede parlare come abbiamo sentito fare di nazionalizzazione, o di riportare la Montedison all'interno delle partecipazioni statali, sia un tipo di soluzione che per gli elementi che abbiamo in mano oggi può essere veramente foriero di grossi rischi e di grossi inconvenienti.
Queste cose mi sembrava di dover consegnare al dibattito e mi pare che rispetto a questi due problemi, cioè CVS e atteggiamento complessivo nei confronti della Montedison, dobbiamo quanto meno andare a delle verifiche ulteriori, a prescindere dai giudizi che dobbiamo esprimere su quanto è successo in questi giorni, perché mi sembra che sarebbe avventato controproducente o arrischiato scendere su un altro terreno o, come nel caso del CVS, porre una pregiudiziale assoluta di non scorporo quando probabilmente l'ipotesi dello scorporo, se sono adeguatamente tutelati i lavoratori attualmente occupati nel CVS, può darsi invece che sia una soluzione che ha delle prospettive che garantiscono molto meglio i lavoratori della Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Ha chiesto di parlare il Consigliere Minucci, ne ha facoltà.



MINUCCI Adalberto

Signor Presidente condivido in pieno le valutazioni esposte dalla Giunta su questo colpo di mano della Montedison e sui problemi connessi e rilevo anche, con certa soddisfazione, le convergenze che qui sono emerse dagli interventi di tutti i Gruppi che hanno finora preso posizione, convergenze nel giudizio assolutamente negativo e di condanna, se ho ben capito, del gesto della Montedison, e convergenza anche nel rilevare che il nodo che questo gesto pone, è un nodo essenzialmente politico, cioè riguarda l'atteggiamento di fondo del governo. E direi di più, visto che si parla di debolezza del governo (il governo poi non è una cosa astratta, non è un recipiente vuoto vi sono forze politiche che lo compongono e che lo sostengono): il problema riguarda queste forze politiche ed in modo particolare direi che riguarda la D.C. che in qualche modo è connessa alla Montedison anche dalla figura di Cefis (non vorrei che queste cose fossero dimenticate) e dal tipo di personale che dirige queste aziende.
Per ciò che riguarda i problemi di tipo tecnico, su cui ci richiamava anche il collega Gandolfis le prospettive di una riconversione nell'ambito dei settori che fanno capo ai gruppi della Montedison, credo che possibilità di accordo si potrebbero trovare; del resto sono già emerse nel dibattito di questi mesi: è emersa una notevole disponibilità del movimento operaio, del movimento sindacale ad esaminare, anche in termini di mobilità della manodopera e così via, la questione della riconversione degli stabilimenti Montedison e non solo Montedison. Dico di più: nessuno ha fatto le barricate per mantenere sotto l'egida della Montedison (già lo diceva Libertini) gli stabilimenti tessili, anche se qui va precisato che nella discussione che c'è stata anche in sede specializzata attorno al destino del settore tessile, molte cose sono cambiate in questi mesi; si è preso atto che il settore tessile in Italia ha una prospettiva di fronte a sé, non di declino, ma di possibile sviluppo, nel quadro di un mutamento del modello complessivo dell'economia italiana e di una linea che tenda a privilegiare consumi nuovi.
Il senso di responsabilità dei lavoratori, secondo me, è emerso anche nella vicenda di questi giorni e di queste ore, basta pensare che se oggi venisse una disposizione del governo di riaprire, cioè si raggiungesse un accordo per riaprire immediatamente gli stabilimenti di Verbania e di Vercelli, la rimessa in movimento di questi stabilimenti sarebbe resa possibile soltanto dall'atteggiamento responsabile dei lavoratori che sono rimasti a lavorare dentro questi stabilimenti, perché se fosse dipeso dalla direzione, da Cefis, queste fabbriche, anche se ci fosse un accordo per rimetterle subito in movimento, date le caratteristiche di certe lavorazioni chimiche probabilmente potrebbero rimettersi a lavorare dopo alcune settimane.
Quindi la questione non sta nei termini di un giudizio, di una valutazione delle prospettive di ristrutturazione tecnologica e produttiva degli stabilimenti e, ripeto, vi sono tutte le condizioni, se vi fosse una volontà politica precisa, di risolvere questi problemi anche in termini abbastanza ravvicinati.
Devo anche dire che se c'è una contraddizione, quale quella che sottolineava Gandolfi poco fa e che attribuiva alla Giunta circa il fatto che da un lato noi non siamo del tutto contrari, la Giunta ha espresso un giudizio non di difesa assoluta della permanenza del Valle Susa all'interno della Montedison, ma al tempo stesso richiama le responsabilità della Montedison nelle sorti del Valle Susa, io dico che se c'è una contraddizione questa è soprattutto del governo e del Ministro dell'Industria, il quale ha accettato (e secondo me colpevolmente) una ipotesi di scorporo prima ancora di delineare una soluzione positiva del problema, in questo modo aiutando soltanto Cefis nella sua operazione e non certo aiutando i lavoratori a risolvere la questione.
Come dicevo il nodo è politico ed è stato sottolineato da tutti. C'è un ricatto, che del resto Cefis, forse per la prima volta nella storia dell'imprenditoria italiana, ha ammesso nelle sue dichiarazioni alla stampa quando ha detto sì, è vero, io chiudo gli stabilimenti non per esigenze tecniche, ma perché non mi danno ragione e siccome io voglio la ragione a tutti i costi, chiudo. E 5.000 persone, proprio alla vigilia di Natale vanno a spasso. Cioè ha fatto un ricatto politico in piena regola. Dobbiamo dire che lo ha fatto con qualche convinzione che questo ricatto fosse accettato da una parte cospicua del mondo politico che è chiamato a rispondere. Secondo me c'è stata una posizione di debolezza immediata del governo: l'incontro Cefis- La Malfa ed altri Ministri certo non mi ha soddisfatto dal punto di vista della fermezza delle autorità politiche del governo italiano, perché in realtà le prime dichiarazioni lasciano intendere che ricatto è stato accettato in linea di massima, si potrà poi discutere qualche cosa a seguito dell'accettazione, ma il ricatto è stato accettato.
Devo dire di più, che niente mi toglie dalla mente (almeno fino a prova contraria) che vi sia una larga parte dei Ministri e del partito di maggioranza che in qualche modo ha delle tenerezze verso Cefis; ognuno di noi è portato a chiedersi se Cefis non sia il leader politico più autorevole, in questo momento, all'interno della D.C., una D.C. che si è venuta decomponendo in certe sue correnti di maggioranza ma che almeno per una buona parte, forse la metà, è difficile azzardare ipotesi, ha come punto di riferimento quest'uomo e la politica che egli rappresenta. Ed è certo che il ricatto di Cefis di questi giorni conta molto in tutto il destino dell'operazione di rinnovamento della D.C., nelle sorti del governo Moro, nelle sorti del congresso della D.C.
In passato.



(Il Consigliere Bianche interrompe)



MINUCCI Adalberto

Purtroppo è così, caro Bianchi, vorrei sbagliare perché mi auguro che le cose vadano meglio, ma certo non si capirebbe un gesto come quello di Cefis e non si terrebbe conto del significato politico generale che esso ha avuto ed ha, se non si tenesse conto di questo retroscena politico e della vicenda particolare che sta vivendo il partito di Cefis, perché come è noto, è iscritto alla D.C. è un esponente della D.C.



ALBERTON Ezio

Il Segretario è Zaccagnini.



MINUCCI Adalberto

Sì, il Segretario è Zaccagnini, ma tu sai che è combattuto, almeno a leggere le cronache dei giornali si ha l'impressione che non ci sia l'unanimità. Mi chiedo quanta parte della D.C. oggi non riconosca in Cefis.
Mi dà il destro di fare anche questa osservazione: si è parlato molto in passato del legame fra Cefis e Fanfani. A me non interessa, tanto più se apparisse minimamente un pettegolezzo, voglio però rilevare (e questo in positivo) che se Fanfani è riuscito a portare alle estreme conseguenze e quindi alla crisi la concezione integralistica del potere politico ed è stato sconfitto proprio perché l'ha portata a nudo, mi auguro che Cefis porti alle estreme conseguenze, e quindi alla sconfitta, questa concezione del potere economico che è il corrispettivo, secondo me.
Ora, le convergenze che si sono anche qui espresse e del resto in tutta la stampa nazionale, nel valutare questo episodio, mi fanno sperare che quando si tira troppo la corda si può anche pagare e per quello che dipende da noi state tranquilli che faremo di tutto per far pagare questa concezione a chi la porta avanti con tanta sfacciataggine.
D'altra parte - e mi rifaccio a qualche allusione che faceva il collega Rossotto nel suo intervento - bisogna dire che la decisione di Cefis ci propone in termini drammatici una discussione che è già in atto. Si è parlato molto del ruolo e dei diritti delle imprese, in questa particolare fase che possiamo persino definire storica della nostra economia; è una discussione oggettiva, è un segno dei tempi, è inevitabile, cioè che in un periodo in cui i processi economici sono sempre più ricondotti al ruolo dello stato dei poteri pubblici, alla programmazione possibile dei poteri pubblici, e segna un mutamento nel rapporto fra pubblico e privato all'interno dell' economia, è inevitabile che questa discussione avvenga che le imprese stesse siano richiamate a rivalutare, a riconsiderare appunto il loro spazio, il loro ruolo nel processo economico e nella situazione politica complessiva. E' un segno dei tempi anch'esso il fatto che da parte di molti imprenditori privati sia stato affrontato, anche con una certa oggettività, questo discorso, sino al punto da accennare all'esigenza di una funzione sociale nuova dell'impresa e della necessità di controlli pubblici democratici sulla gestione dell'impresa.
Qual è la follia? La follia sta nel fatto che invece, proprio in questo momento, da parte di alcuni dei maggiori "conducator" (come vogliamo chiamarli? Perché c'è qualcosa di latinoamericano nell'atteggiamento di questi personaggi), di grandi imprese pubbliche o semipubbliche, si prende in mano invece la bandiera di un'imprenditoria ottocentesca, o di una concezione arcaica dell'uomo che fa il destino degli altri uomini dell'uomo che ricatta sulla base di questo potere economico.
E qui siamo di fronte a due casi impressionanti: Montedison- Cefis e Nebiolo-IMI, caso anch' esso drammaticissimo di ricatto politico che, fra l'altro, si condensa proprio su una questione puramente politica, cioè il licenziamento dei sei dirigenti sindacali di questa azienda, che è diventato il vero pomo della discordia; qui non si discute neppure più del destino, della ristrutturazione di un'azienda, no, si discute di un fatto politico.
Su questo bisogna intenderci e qui davvero la responsabilità delle forze politiche, di tutti noi va al di là di quella convergenza, pur utile che si è manifestata anche all'interno del nostro Consiglio.
Il fatto che le partecipazioni statali ammontino al 20% nel pacchetto delle imprese Montedison è un fatto che nessuno può negare; nessuno pu negare che in un grande gruppo industriale come la Montedison basta un pacchetto del 10% delle azioni per controllare l'attività di un gruppo simile. Se andiamo a vedere gli altri grandi gruppi industriali, salvo la FIAT dove gli Agnelli sembra che detengano il 40% delle azioni ed ha una storia tutta sul generis, in tutti gli altri grandi gruppi il pacchetto di comando è sempre rappresentato dai 10/12% delle azioni.
La domanda che io faccio ai colleghi della D.C. e degli altri partiti di governo è: come è possibile che nel momento in cui gli stessi vostri partiti manifestano o una condanna, o quanto meno una perplessità sulla politica di uomini come Cefis, sulla politica della dirigenza Montedison non diciate niente su questo pacchetto del 20% che è nelle vostre mani, che è nelle mani del partito di governo, che è nelle mani della D.C., se non vogliamo essere degli ipocriti, e che non viene utilizzato ai fini di decidere la linea di condotta di questo grande gruppo? La cosa è tanto più grave nel momento in cui il governo si pone, nei confronti dell'opinione pubblica, nei confronti in modo specifico del Parlamento, delle forze politiche democratiche e del movimento sindacale.



BIANCHI Adriano

In una certa fase mi pare sia stato superato largamente, per ragioni di manovrabilità delle azioni, questo 20%.



MINUCCI Adalberto

E' stato superato forse in aggiunta.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Le autorità statali tengono fuori le azioni per non avere troppa maggioranza.



MINUCCI Adalberto

Anzi, attraverso quell'operazione si è messa a nudo la situazione.
Il problema è che noi stiamo in questo momento attorno al piano a medio termine, attorno ai processi di ristrutturazione dell'industria mentre si sta discutendo l'utilizzazione di un pacco di 3000 miliardi circa da destinare alle imprese per la ristrutturazione, e che noi siamo disponibili a discutere il merito, a individuare su quali linee deve essere portato avanti questo piano di riconversione; come movimento operaio ci siamo dichiarati anche disponibili a fare dei sacrifici perché vada avanti un piano di ristrutturazione che aiuti davvero il nostro Paese a risollevarsi dalla crisi, a imboccare una strada nuova e voi capite che Cefis fa questa manovra per buttare una grande pietra sul piatto della discussione. Vuole soldi al di là di un disegno di riconversione, al di là di un controllo democratico, sabota il governo, almeno quella parte del governo che vuole andare in una direzione nuova, che vuole davvero discutere con i sindacati e con l'opinione pubblica un piano di riconversione. E allora, a maggior ragione, a mio avviso, è grave l'atteggiamento di debolezza delle forze politiche più responsabili di questa situazione.
Cardinali ha detto prima - in un intervento che peraltro condivido che manca una proposta alternativa. No, non manca perché da mesi il movimento operaio nel suo complesso, la Giunta regionale, tante forze politiche non solo dei partiti di sinistra, ma anche di altri partiti hanno sottolineato l'esigenza e avanzato una proposta, hanno persino presentato progetti al Parlamento perché siano raggruppate le partecipazioni statali nella Montedison e si dia luogo ad un ente di gestione di queste partecipazioni. Non è un fatto di estensione alle partecipazioni statali, non vogliamo allargare questo pacchetto pubblico ma vogliamo semplicemente razionalizzare una situazione, a meno che non si decida, e siamo pronti a discuterne, una completa privatizzazione della Montedison, ma allora vedrete che Cefis non avrà più la possibilità di andare a chiedere 400 miliardi come chiede adesso, o mille, o 600 come fa altre volte per ricattare il potere pubblico e fare quello che vuole. In questo Cefis porta all'assurdo una contraddizione tra una responsabilità pubblica, un peso pubblico di questo gruppo e un atteggiamento del tutto privatistico, questa è l'assurdità che oggi viene alla luce.
Quello che chiediamo, che chiedono tutte le forze democratiche, che ha chiesto la Giunta, che chiede il movimento sindacale è che questo pacchetto pubblico venga raggruppato in un ente di gestione in mano allo Stato, in modo che si sappia con precisione che cosa vuol fare il governo attraverso questo pacchetto di controllo di questo grande gruppo industriale finanziario.
Certo è che solo così, solo mandando avanti questa proposta, su cui oggi direi che se fossero chiamate a votare in Parlamento le forze che si sono pronunciate, ci sarebbe una maggioranza schiacciante, quindi non si capisce perché il governo non faccia sua, non vada in fondo a questa faccenda. Solo così noi possiamo impedire quel disegno gravissimo che qui denunciava il Vice Presidente della Giunta, che è poi il disegno di Cefis che vuole andare a una Finanziaria privata con i soldi pubblici e cedere allo Stato tutti i rami secchi, la classica socializzazione delle perdite.
Disegno gravissimo perché, ripeto, non si potrebbe più parlare di nessuna riconversione industriale, di nessun piano a medio termine se in settori così decisivi, se il maggior gruppo chimico del nostro Paese fosse in grado di portare avanti una linea di questo genere.
Ecco allora che il problema è davvero politico nel senso che oggi, in questi giorni, non fra sei mesi, occorre affrontare questo nodo della natura proprietaria della Montedison, del suo indirizzo politico, della responsabilità delle forze politiche e del governo rispetto a questo problema. Quindi una proposta alternativa c'è, si tratta di vedere se siamo tutti d'accordo perché venga fatta propria dal potere politico, cioè dal governo. Ed è un puro atto di razionalizzazione, non si tratta di estendere la mano pubblica, ma di razionalizzare gli interventi pubblici che già esistono.
Concludendo voglio ancora rivolgermi all' amico Cardinali. Non ho capito bene a che cosa ti riferivi quando parlavi di una legge speciale per il Piemonte, se hai inteso la classica filosofia delle leggi speciali dico subito che per quello che ci riguarda siamo decisamente contrari, siamo decisamente contrari alla filosofia in quanto tale delle leggi speciali e a maggior ragione ad una legge speciale per il Piemonte, perché se leggi speciali hanno da essere semmai possono essere per Napoli, per Palermo; e abbiamo visto quanto le leggi speciali nel Mezzogiorno - certamente gestite male - siano state improduttive. Oggi meno che meno si tratta di far passare una filosofia delle leggi speciali, si tratta di far passare invece, un disegno complessivo, una programmazione economica reale; bastano le leggi ordinarie se si vuole davvero programmare, come è necessario in questo periodo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Franzi, ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Signor Presidente, signori colleghi dopo quanto è stato detto durante più di un'ora dai colleghi che mi hanno preceduto, sul problema specifico della Montedison-Montefibre credo che resti ben poco da dire. Comunque vorrei fare alcune considerazioni sulla commedia drammatica che ha nome Montefibre, giunta a conclusione alle ore 2,30 di venerdì 19 dicembre.
Riandare a ritroso negli anni e riconsiderare tutte le parole che si sono pronunciate in quest'aula ed i fiumi di inchiostro scritti in articoli, non servirebbe ad altro che a farci dichiarare quanto sconsiderata sia stata la decisione adottata dagli amministratori della Montedison-Montefibre.
Dall'aprile del 1973, data in cui venne stipulato il noto accordo per la ristrutturazione degli impianti obsoleti degli stabilimenti di Vercelli e di Verbania, sino al 18 dicembre di quest'anno, da parte dei dirigenti della Montedison-Montefibre sono state fornite molteplici assicurazioni di por mano ad iniziative di ristrutturazione, senza però rispettarne alcuna anzi, attribuendo di volta in volta la responsabilità al governo od ai sindacati.
A tale riguardo basterebbe rileggere i vari commenti dei giornali economici per rimarcare come la responsabilità fosse sempre e solo del governo; e anche questa sera abbiamo riascoltato le stesse considerazioni: la responsabilità è solo ed esclusivamente del governo, come se invece non fosse anche di altre persone.
Non voglio essere difensore né del governo, né tanto menò dei sindacati, tuttavia, per quanto è a mia conoscenza e sicuramente di tutti coloro che hanno seguito la vicenda in questi trenta mesi di colloqui, di incontri, non credo si possano avere dubbi che se di responsabilità si deve parlare questa è solo ed unicamente dei dirigenti della Montedison Montefibre i quali, oltre ad agire in termini meramente aziendalistici sono sempre stati inadempienti al loro impegni; responsabilità grave non solo sul piano umano ma anche come imprenditori che in tre anni non hanno saputo proporre iniziative nuove, capaci di riconvertire la produzione ed assicurare il pieno impiego delle unità occupate.
Ed è a questo riguardo opportuno anche porsi una domanda circa la garanzia che questi dirigenti possono fornire, ottenuti i fondi pubblici a condizioni di favore, sulla loro capacità di utilizzarli convenientemente attuando i programmi preventivati.
E proprio in conseguenza di queste riserve è necessario che le responsabilità per la ripresa dell'azienda e del gruppo Montedison vengano affidate, se del caso, ad altre persone, più capaci di darci maggiore affidamento.
Ma nei confronti di questi uomini penso che ormai sia giunto anche il momento di far luce sulle manovre aziendali che nel giro di pochi anni hanno inghiottito 120 miliardi di capitali della Montefibre. Non va dimenticato, infatti, che la Montefibre, società originata dalla capofila Montedison, amministra in definitiva capitali pubblici impegnati dall'ENI e dall' IRI. Credo che sia diritto dei cittadini sapere come vengono amministrate le disponibilità finanziarie pubbliche. Non è sufficiente dichiarare la condizione di difficoltà finanziarie e che l'azienda si trova sull'orlo del fallimento, in questi casi è necessario chiarire se vi sono o meno responsabilità specifiche.
Ma oltre a dover chiarire come sono stati amministrati i soldi della collettività, credo che non vi siano dubbi su un altro tipo di responsabilità ormai chiaramente dimostrata ed apertamente denunciata anche dallo stesso Ministro Donat-Cattin; ed è qui ancora una volta dove si dimostra la chiara responsabilità che gli uomini di governo si sanno assumere nel denunciare pubblicamente le responsabilità degli uomini di certe aziende. E mi riferisco alla responsabilità della serrata dichiarata dai dirigenti della Montedison-Montefibre; e la serrata, sia chiaro costituisce reato perseguibile penalmente oltre che moralmente.
Ed è proprio per questa pluralità di responsabilità che la Giunta deve assumere una propria ed autonoma iniziativa, per dare una risposta agli interrogativi non solo da me posti, ma da tutti i colleghi che mi hanno preceduto.
Credo che anche i tremila lavoratori di Vercelli in Cassa integrazione che si sono visti spogliati del lavoro, della loro fabbrica, siano d'accordo con me che la Giunta non debba limitare la propria azione solo nei confronti del governo, ma che debba invece orientare la propria iniziativa affinché siano chiarite le responsabilità dei dirigenti Montedison-Montefibre, sia in ordine alla spesa dei fondi, ma soprattutto per quanto riguarda la serrata degli stabilimenti. Credo che la Giunta proprio per quella autonoma iniziativa che deve esercitare nell'interesse delle popolazioni del Piemonte, non debba trascurare la possibilità, se necessario, di ricorrere anche all'autorità giudiziaria.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare, darei quindi la parola al Vice Presidente Libertini per la replica.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

La replica sarà molto breve.
Noi abbiamo constatato come un fatto importante che nel Consiglio regionale è pressoché generale la denuncia del comportamento della Montedison e di Cefis, la condanna per quello che è stato fatto, la richiesta che misure sollecite vengano prese per uscire da questo stato di fatto.
Ma, pur rilevando una convergenza larga su questi fatti e valutandone tutta l'importanza, noi dobbiamo in questa sede confermare con molta precisione la posizione che la Giunta ha esposto e che ha trovato conforto in alcuni interventi, per esempio di Minucci, ma anche di Cardinali rispetto alla quale viceversa alcune differenze abbiamo registrato nel dibattito (mi riferisco ad alcune osservazioni di Gandolfi e ad altre di Alberton, non uguali, diverse).
Concludendo quindi, siccome la conclusione significa anche per la Giunta decisione di agire nelle prossime ore, confortata dal parere e dagli orientamenti del Consiglio, noi dobbiamo precisare che: 1) noi assumiamo in questa vicenda governo insieme alla Montedison come contro parte.
Alle cose che nell'introduzione sono state dette e che il collega Minucci riprendeva con larghezza, io debbo aggiungere che in realtà non solo vi è nel sindacato di controllo una presenza azionaria del governo dello Stato e quindi del governo, così rilevante, ma che addirittura una parte di azioni in possesso di poteri pubblici sono state appositamente sterilizzate per evitare che il peso del pubblico potere fosse troppo grande all'interno della Montedison. Quindi si tratta di una linea complessiva da respingere. Se lo Stato ha messo dei denari nella Montedison e questi denari vogliono dire partecipazione alla proprietà, questa partecipazione alla proprietà deve essere esercitata fino in fondo. Per cui la cosa che non si può più nascondere è questa e la Regione Piemonte deve assumerla: che in questa vicenda non è come se avessimo aperto una vertenza con la Fiat, in cui il governo può essere chiamato come mediatore, in questa vicenda governo e controparte nel senso che esso deve esercitare i poteri di cui è virtualmente munito. E a nostro avviso deve esercitarli per riproporre il gruppo Montedison sotto il controllo dello Stato, del Parlamento, dei poteri pubblici democratici. Questo è il problema di fondo che noi intendiamo porre e che come Regione perseguiremo nei contatti con il governo, nel confronto con la Montedison, nei rapporti con il Parlamento, nel rapporto con le altre Regioni.
Siamo disposti - lo abbiamo già dichiarato nella conferenza dell'occupazione, lo abbiamo dichiarato molte volte ai massimi dirigenti della Montedison - siamo disposti come Regione a considerare, insieme alle altre Regioni, al Parlamento, al governo, la necessità di piani riorganizzazione, di conversione industriale, siamo i primi ad essere convinti che bisogna andare in questa direzione; ma siamo convinti che c'è una grande differenza tra dei piani di riconversione che puntino ad un allargamento della base produttiva ed i piani di riconversione che in realtà puntino alla operazione che oggi qui è stata ampiamente descritta attraverso la quale si addossano allo Stato le passività, si socializzano le perdite, si dà vita ad una grande finanziaria privata (sostanzialmente è questa la strategia del gruppo dirigente della Montedison) e su questa strada noi non ci siamo e non ci saremo mai. E' questo il disegno che occorre contrastare.
2) per quel che riguarda i Cotonifici Val di Susa non vi è contraddizione nella posizione che è stata esposta perché in linea di ragionamento nessuno può escludere, e la Giunta regionale e la Regione, che possa esservi un'altra soluzione per il Val di Susa, non possiamo mica pensare che ci sia un destino per il quale i CVS devono rimanere nella Montedison per sempre; è possibile ipotizzare una strada diversa? Noi rispondiamo di sì, lo abbiamo anche detto, ma il problema non è questo, ci che la Montedison richiede e che il governo in sostanza ha dato (speriamo non in via definitiva) è che i CVS siano scorporati dalla Montedison e dopo si veda quale sorte debbano avere, mentre la richiesta che è stata avanzata sempre e che anche le organizzazioni sindacali hanno avanzato stamattina ed è sancita nel comunicato stamattina esposto, è che il governo e la Montedison, la quale non può lavarsene le mani, non può scaricarsi delle sue responsabilità, configurino una soluzione positiva per i CVS, se questa soluzione positiva c'è e garantisce lo sviluppo produttivo e l'occupazione i sindacati e la Regione sono pronti ad esaminarla.
Questo è il terreno di discussione, ma scorpori al buio dei CVS dalla Montedison noi come Regione non siamo pronti ad accettarli, e voglio dirlo in questi termini, non li accetteremo mai, se avvenissero contro la nostra volontà li subiremmo, ma deve essere chiaro a tutti, all'opinione pubblica del Piemonte e del Paese, che sono delle cose che sono state imposte e che noi non abbiamo sottoscritto, perché non intendiamo sottoscrivere atti di resa sulla pelle di migliaia di persone.
3) per quel che riguarda la produzione delle fibre siamo convinti (l'abbiamo esposto alla conferenza pin in dettaglio) che qui ci sia molto da cambiare e da innovare. Ma io debbo dirvi con molta franchezza perch non è una cosa misteriosa che la Montedison un mese fa circa ha invitato uomini politici, non in segreto, in pubblico, con inviti, ad una riunione che si è tenuta nel Centro di formazione professionale della Montedison, a Taino, presso Varese e tra gli invitati c'ero anch'io come Assessore al Lavoro, era un convegno di studio, non un incontro operativo, che aveva per tema "Le prospettive dell'industria chimica". C'erano anche delle personalità governative.
In quella sede noi abbiamo ascoltato tre relazioni: una del prof.
Lombardini, una del prof. Colombo che dirige il settore ricerche e strategia della Montedison e una terza dell'ing. Grandi.
Mentre il prof. Lombardini ha fatto un'esposizione di carattere più generale, che non ha pertinenza con il nostro dibattito, che riguarda soprattutto il rapporto della chimica nel Mezzogiorno, e mentre l'ing.
Grandi ha ripetuto pari pari le cose che ci siamo sentite dire alla conferenza sull'occupazione, il prof. Colombo, che non era un passante, ma è uno dei dirigenti della Montedison, ha esposto con molta precisione un programma di sviluppo dell'industria chimica in Italia, e di azione della Montedison in questo quadro, che devo dire, anche se certo non può essere questo un giudizio definitivo, è parso a me estremamente convincente. E in questo programma c'era lo spazio per una serie di produzioni che sono presenti in Piemonte, e c'era un giudizio sulle fibre più articolato e diverso da quello che abbiamo sentito dall'ing. Grandi in quella sede e alla conferenza dell'occupazione.
Perché richiamo questo fatto? Per dire che non è affatto vero che dal punto di vista industriale la strada obbligata è quella di ridurre la produzione a Vercelli, a Pallanza, di ridurre l'occupazione e così via perché qui lo scontro non è tra chi rivendica dei generici diritti sociali e chi rivendica i diritti dell'economia, ma tra chi vuole una seria politica industriale (e chi la vuole e la Regione in questo caso, sono i sindacati, sono le forze politiche democratiche) e chi invece vuole innestare su un apparato industriale estremamente mal messo una politica di speculazione finanziaria. Questo è il terreno reale dello scontro e da questo punto di vista noi saremo molto fermi nel sostenere la strada di una positiva conversione industriale e di cambiamento e rinnovamento nella produzione delle fibre.
Infine, nella riunione di domani la Giunta regionale, come avevo anticipato, nella riunione che si terrà con le altre Regioni e alla quale senz'altro i gruppi politici presenti in Consiglio possono partecipare (si prega soltanto che inviino un rappresentante per gruppo, ma è chiaro che sono gradite le loro presenze; così come è possibile la partecipazione all'incontro con i dirigenti della Federazione tessili) noi ribadiremo questa linea nell'insieme e soprattutto sottolineeremo, come abbiamo fatto nella conferenza sull'occupazione e nel programma della Giunta, che il Piemonte non si chiude in una posizione regionalistica di isolamento. Noi guardiamo i nostri problemi in un'ottica e in una dimensione nazionale.
Se fosse necessario, saremo pronti anche a pagare dei prezzi per lo sviluppo di determinate priorità (Mezzogiorno), ma siamo convinti che non di questo si tratta, siamo convinti che la scelta di fondo che si presenta nel Paese e che passa per lo scioglimento nel nodo Montedison, è quella fra un nuovo tipo di sviluppo che utilizzi e valorizzi tutte le forze produttive, e una linea riduttiva che dia campo alle speculazioni, alla crescita di poteri abnormi e che finisce con la riduzione della base produttiva, con l'Italia più piccola, come si è detto.
Noi andremo domani al confronto con le altre Regioni per trovare con esse una linea comune nell'interesse nazionale. Ecco l'ultimo punto che ci interessava precisare.
Terremo informato il Consiglio, al di là dei rapporti di domani, di tutti gli sviluppi della situazione, saremo in contatto con i sindacati, le popolazioni colpite e i lavoratori sanno (ma ad essi lo confermiamo qui) che essi avranno da parte della Regione tutto il sostegno e tutto l'appoggio possibile nei giorni e nelle settimane che verranno.



PRESIDENTE

La discussione sulle informazioni del Vice Presidente della Giunta mi pare che sia stata ampia.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame disegno di legge n. 44 "Integrazioni straordinarie per l'assistenza scolastica"


PRESIDENTE

Possiamo ora passare all' esame del disegno di legge n. 44 "Integrazioni straordinarie per l'assistenza scolastica".
Ho ricevuto il parere favorevole della I Commissione; relatore è il Consigliere Alasia, al quale do subito la parola.



ALASIA Giovanni, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri nelle scorse settimane, la III Commissione consiliare, con la partecipazione dell'Assessorato regionale all'Istruzione, aveva esaminato il piano di ripartizione dei fondi per l'assistenza scolastica a favore degli alunni delle scuole materne e dell'obbligo, quale veniva proposta dalla Giunta Regionale, in applicazione della legge regionale 2 settembre 1974 n. 27 e successive modificazioni.
Pur nella obiettiva ripartizione che veniva allora decisa dopo aver attentamente vagliato le richieste pervenute dal Comuni singoli od associati e dalle Istituzioni scolastiche (Consigli di Circolo per le scuole materne ed elementari e Consigli di Istituto per le scuole medie) si doveva prendere atto del sensibile divario fra disponibilità finanziarie e richieste per l'anno scolastico '75/'76.
Poiché nella Legge n. 27 non sono definiti i criteri di ripartizione della spesa per gli interventi di delega al Comuni ed anche per gli interventi tramite le Istituzioni scolastiche, fatta eccezione per le scuole materne, la Giunta regionale, a fronte di tali carenze legislative e del divario appena accennato, deliberava di assegnare contributi ai Comuni ed ai Consigli di Istituto, destinando il 95% della disponibilità di bilancio rispettivamente per il servizio di trasporto e per la fornitura dei libri di testo in prestito d'uso, riservandosi per altro di provvedere all'espletamento degli altri servizi scolastici previsti dalla Legge citata (mense, assistenza sanitaria, biblioteche di classe e d'istituto, sussidi didattici ecc.) attraverso l'utilizzo del 5% restante della disponibilità e di ulteriori finanziamenti derivanti dalla prevista Legge di variazione al bilancio per l'esercizio 1975.
Con la recente approvazione in Consiglio della legge di variazione di bilancio è ora consentita quella ulteriore erogazione di fondi a favore dell'assistenza scolastica, un settore la cui importanza è stata unanimamente sottolineata dal Consiglio regionale.
Il provvedimento di legge in esame, esplicitando, infatti, la disposizione contenuta nell'art. 3 della legge di variazione del bilancio prevede integrazioni straordinarie per l'assistenza scolastica, fissandone la ripartizione fra i vari capitoli di spesa del settore.
Si ritiene opportuno precisare che i criteri seguiti nel disegno di legge n. 44, da un lato consentono di completare il meccanismo di attuazione della Legge n. 27 già richiamata e, dall'altro lato, di colmare se pur parzialmente, le necessità non ancora soddisfatte in questo settore in particolare per quanto attiene le voci scuolabus e laboratori protetti.
Nella relazione, predisposta dalla Giunta regionale, che accompagna il disegno di legge n. 44, si legge: "In particolare il capitolo 236 denunciava una differenza rilevante fra fondi impegnati (3800 milioni) e le richieste pervenute dai singoli Comuni e Consorzi di Comuni (12.875 milioni). Per questo motivo si è voluto privilegiare tale capitolo contribuendo alle spese di quei Comuni che hanno impegnato fondi ed assunto iniziative in questa direzione".
L'importanza e il rilievo sociale del capitolo 236, concernente la delega ai Comuni di alcuni servizi scolastici, veniva sottolineata dalla scelta prioritaria del servizio di trasporto alunni, al fine di consentire anzitutto l'accesso degli alunni alle strutture scolastiche. Oggi è riaffermata dalla nuova erogazione di fondi (600 milioni) disposta dal d.d.l. n. 44.
I Comuni, pertanto, potranno destinare questo nuovo stanziamento per l'espletamento dei servizi di mensa, per il "tempo pieno" ed eventualmente per coprire l'intero costo del servizio di trasporto alunni, in quanto il primo contributo assegnato ai Comuni per questo specifico servizio aveva coperto solo il 70/75% della spesa prevista nei piani analitici di intervento richiesti dalla legge n. 27 qui citata.
Giova evidenziare che nella ripartizione delle integrazioni messe a disposizione dei Comuni, la Giunta regionale dovrebbe garantire prioritariamente i contributi a quei Comuni che hanno richiesto il servizio di mensa o altri interventi nell'ambito della legge, escludendo invece dalla richiesta il servizio di trasporto alunni.
Anche nel capitolo 238: "Erogazione di contributi ai Consigli di Istituto per la scuola media" si registrava un netto divario tra richieste e disponibilità (ben 8 miliardi contro 2.294 milioni), da cui ne conseguiva la scelta prioritaria per il "prestito d'uso". E' opportuno rammentare che tale scelta veniva indicata dalle richieste autonome dei singoli Consigli di Istituto - la legge n. 27 prevede, quale unico criterio, la ripartizione dei fondi in base ai piani analitici di intervento - e motivata altresì dalla realtà scolastica complessiva ed anche dagli interventi già avviati dalla precedente Amministrazione regionale in materia di assistenza scolastica.
Dalle rilevazioni effettuate dall'Assessorato risulta che mediamente solo il 50% dei contributi assegnati alle scuole medie è stato utilizzato per l'attuazione del "prestito d'uso". Ciò significa che alcune scuole hanno destinato parte del contributo anche per gli altri interventi previsti dalla legge: e cioè biblioteche di classe e d'istituto, sussidi ecc.
Per la difformità di situazioni è da presumere che il nuovo stanziamento di 190 milioni sarà destinato prevalentemente al potenziamento o alla costituzione di biblioteche di classe e di istituto e all'acquisto di sussidi o di attrezzi per la ginnastica correttiva, mentre solo in particolari realtà esso sarà destinato a coprire totalmente la spesa per il "prestito d'uso".
Intanto, attraverso la rilevazione sul "prestito d'uso", l'Assessorato potrà misurare i contributi di integrazione, introducendo contestualmente elementi di controllo della spesa che permetteranno una valutazione dell'opportunità e delle modalità del servizio di "prestito d'uso" in rapporto sia alla "nuova didattica" sia alla economia del bilancio regionale.
Pertanto, la ripartizione delle integrazioni dovrebbe essere assegnata prioritariamente a quelle scuole che, avendo operato scelte didattiche più "socializzanti", quali la costituzione di biblioteche e la sperimentazione sono state escluse dalla prima erogazione di contributi legata al "prestito d'uso". E dovrebbe far fronte altresì alle richieste avanzate dalle scuole di nuova istituzione o da sezioni staccate, nonché introdurre correttivi al complesso meccanismo di attuazione della Legge n. 27.
Con la integrazione di 20 milioni per i consigli di Circolo delle scuole materne ed elementari si compensano quelle scuole che avevano avanzato richiesta di sperimentazione al Ministero per la Pubblica Istruzione. Si tratta di 600 classi circa in tutto il Piemonte che non hanno utilizzato le cedole librarie per privilegiare gli interventi di sperimentazione didattica.
Il nuovo stanziamento di 65 milioni per l'acquisto di scuolabus fa fronte invece alle necessita più impellenti dei Comuni, quelli situati in zone montane o isolati da reti di trasporto pubblico o privato. In modo specifico si rileva l'opportunità di coordinare questo intervento in rapporto all'intero sistema di trasporti regionali.
Infine, il capitolo 346, che fa fronte alla formazione degli invalidi civili, e integrato di 125 milioni da destinare ai laboratori protetti.
Tale integrazione a favore dei laboratori protetti è necessaria al fine di ovviare agli inconvenienti che si sono determinati nella utilizzazione della disponibilità del capitolo prevalentemente per la formazione degli invalidi civili. Si consente quindi, con il nuovo stanziamento una disponibilità di fondi equivalente a quella stanziata lo scorso anno per i laboratori protetti.
La Commissione nell'assumere all'unanimità il disegno di legge n. 44 presentato dalla Giunta regionale, per quanto concerne le integrazioni straordinarie per l'Assistenza scolastica, conferma quanto previsto dal testo di Legge annesso alla presente relazione.
Infine, la Commissione sottolinea che il provvedimento di Legge in esame è condizionato all'approvazione della Legge di variazione dei bilancio 1975 da parte del Governo.
Dobbiamo infine rilevare che su questo provvedimento di legge ha espresso parere unanime favorevole la I Commissione nella sua riunione del 19 dicembre.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola? La professoressa Soldano, ha facoltà di parlare.



SOLDANO Albertina

Come giustamente è già stato evidenziato, il disegno di legge in esame si ricollega alla legge di variazione di bilancio approvata recentemente dal Consiglio e, in modo specifico, vuole integrare i fondi per l'assistenza scolastica.
In senso globale, a mio parere, è opportuno esprimere un giudizio positivo su tale provvedimento per ragioni di logica e di coerenza ricordando altresì tutto il lavoro già svolto, anche in passato, secondo una precisa impostazione delle scelte per l'assistenza scolastica intesa come realizzazione del diritto allo studio.
Nell'ambito della ripartizione dei nuovi fondi a disposizione si deve comunque mettere in evidenza come esista, relativamente ai capitoli 236 238, 241 e 346 del bilancio regionale una proporzione, abbastanza evidente tra le richieste pervenute e i nuovi stanziamenti resi possibili nell'ambito del bilancio. Mi pare dunque che sostanzialmente sia da considerarsi accettabile questa nuova presentazione.
Rilevo tuttavia che soltanto 65 milioni vengono stanziati al capitolo 239 da destinarsi all'acquisto degli scuolabus, cioè per fornire contributi adeguati ai Comuni che intendono provvedere, in proprio, mediante scuolabus proprietà al trasporto alunni. Orbene questa cifra di 65 milioni, di fronte a richieste non soddisfatte per un miliardo e 153 milioni, come giustamente si rileva anche dalla relazione predisposta dall'Assessore all'Assistenza scolastica, mi sembra che debba essere particolarmente considerata.
Non intendo, con queste precisazioni, sollevare particolari difficoltà anche perché in via di massima, il nostro Gruppo si è dichiarato d'accordo con queste proposte; tuttavia, almeno a titolo di raccomandazione, mi sia consentito chiedere che, nella ripartizione di questi futuri 65 milioni sia data la precedenza al Comuni montani.
Vorrei inoltre richiamare quanto già faceva rilevare recentemente, il 16 ottobre scorso, nella sua risposta ad una nostra interrogazione in proposito, l'Assessore Fiorini, là dove esprimeva la sua preoccupazione di evitare una dispersione di fondi. Si tenga presente che i Comuni montani facendo parte di un bacino di traffico già esistente o comunque realizzabile ai fini del trasporto alunni, possono non soltanto soddisfare una esigenza immediata, ma eventualmente potrebbero mettere a disposizione anche di altri Comuni gli scuolabus stessi che venissero acquistati con fondi regionali, secondo nuovi, più razionali criteri nell'espletamento del servizio Quindi c'è una possibilità di utilizzo dei mezzi anche in prospettiva ed in attesa che l'Assessorato all'Assistenza scolastica, in collaborazione con l'Assessorato ai Trasporti, possa in effetti addivenire alle conclusioni di quello studio sistematico al riguardo che, già in occasione della risposta del 16 ottobre, era prospettato nelle parole dell'Assessore Fiorini.
Pertanto, in questo senso e sotto forma di raccomandazione, chiedo che anche quando da parte della Giunta regionale dovranno essere studiati i particolari per la proposta del futuro bilancio per il 1976, si tengano adeguatamente in considerazione le necessità, a questi fini, che si rilevano nell'ambito dell'attività e della responsabilità dei Comuni minori.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Non ne vedo.
Passiamo alla votazione degli articoli.
Articolo 1 - (integrazioni di fondi) Gli stanziamenti di cui ai cap. n 236, 238, 239, 241 e 346 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziarlo 1975, sono integrati nella rispettiva misura di 600 milioni, di 190 milioni, di 65 milioni, di 20 milioni e di 125 milioni.
All'onere di mille milioni di cui al precedente comma si farà fronte mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al cap. n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1975.
Le somme non impegnate nell'esercizio finanziario 1975 potranno essere impegnate nell'esercizio finanziario 1976.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
C'è un emendamento sostitutivo al comma primo, presentato dal Consigliere Gandolfi, che così suona: "Gli stanziamenti di cui al capitolo 236, 238, 241 e 346 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975, sono integrati nella rispettiva misura di 500 milioni 290 milioni, 65 milioni, 20 milioni e 125 milioni".
Dall'emendamento sostitutivo c'è una variazione di cento milioni su uno dei capitoli in meno, a vantaggio di un altro capitolo che da 190 passerebbe a 290.
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Io rilevavo che il dispositivo della legge, in sostanza premia molto il capitolo che è destinato al Comuni per le varie attività delegate e in misura notevolmente inferiori ai Consigli di istituto per il materiale didattico.
Qua riapriamo una questione su cui ci eravamo soffermati a lungo quando era stata approvata la legge 27, cioè, in definitiva la legge 27 aveva già avuto una sua variazione che aveva diminuito gli stanziamenti destinati al Consigli di istituti e aveva aumentato quelli dei Comuni, non ricordo di quanto, ma di qualche centinaio di milioni. Noi ci siamo trovati già in passato a discutere di queste cose, con delle richieste molto alte dei Comuni che tutto sommato derivano da attività che in prevalenza i Comuni avevano già avviato, indipendentemente; in sostanza i Comuni sono venuti a chiedere alla Regione dei contributi per delle attività che avevano già avviato, e per questo canale noi finiamo di dare dei contributi a copertura dei deficit dei Comuni e veniamo a limitare o a penalizzare quel tipo di interventi che effettivamente sono innovativi e che abbiamo affidato alla responsabilità dei Consigli di istituto.
Io volevo chiedere, con questo emendamento, se in considerazione della riduzione notevole che hanno fatto a maggio, con cui era stato abbattuto molto lo stanziamento complessivo a favore degli organi collegiali della scuola per aumentare quello dei Comuni, questa volta non si potesse fare una cosa un pochino più equilibrata. Ripeto, nella relazione la Giunta ha indicato dei criteri di proporzionalità che mi sembra che in questo caso non valgano perché da una parte i Comuni hanno presentato tutto il conto che era già rosso prima ancora dell'istituzione del varo di questa legge sulle attività assistenziali, dall'altra ci sono delle realtà nuove che crescono attraverso i Consigli di istituto e che quindi non sono equiparabili, ossia da una parte abbiamo delle cose che erano già state fatte prima del varo della legge, comunque vengono fatte, che riguardano il deficit del Comune, ma è un discorso molto più ampio che non dobbiamo proporci di sanare attraverso questi strumenti e dall'altra ci sono delle cose nuove rispetto alle quali vi sono delle esigenze e sono dei fatti realmente innovativi nella situazione della struttura della scuola.
Chiedo quindi alla Giunta se un minimo di riequilibrio da questo punto di vista è possibile.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Fiorini



FIORINI Fausto, Assessore all'assistenza scolastica

Personalmente e anche a nome della Giunta credo che quanto affermava il Consigliere Gandolfi non sia accettabile perché se è vero che in una certa misura i Comuni fanno un servizio che noi in questo modo andremmo a risarcire, è altrettanto vero che la situazione dei Comuni è tale per cui in alcuni casi questi servizi rischiano, anche per questioni di bilancio di non poter essere approvati e quindi di mettere i Comuni nella condizione di chiedere al singoli un compenso per il servizio che viene prestato.
In questo modo si farebbe fronte, invece, alle situazioni più difficili e non si andrebbe semplicemente a sanare un deficit di bilancio, ma si verrebbe incontro alla popolazione che sarebbe, in caso contrario costretta a pagare direttamente il servizio, almeno in una certa misura.
D'altra parte noi abbiamo rilevato che per ciò che riguarda il capitolo 238 una parte cospicua è già stata spesa per il materiale di carattere didattico e quindi mi parrebbe che in questa fase dell'anno sarebbe un'aggiunta non dico superflua, perché il materiale didattico è sempre necessario e può giungere anche a metà anno, ma in alcuni casi, dato che non abbiamo possibilità di indagare sulle necessità effettive, sarebbe uno strumento il cui costo sarebbe superiore alla utilità reale, perch ripeto, non possiamo verificare quali sono i tipi di utilizzazione che le varie scuole hanno fatto in realtà del denaro che abbiamo dato. E' per questo che abbiamo teso a privilegiare il primo capitolo rispetto al secondo e chiederemmo quindi la conferma di questa scelta.



PRESIDENTE

L'emendamento è sostituitivo, quindi si vota subito.
Chi è d'accordo sull'emendamento alzi la mano. E' respinto.
Si passa allora alla votazione dell'art. 1 nella stesura originale, che ho già letto.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - (Urgenza) La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, al sensi del 6 comma dell'art. 45 dello Statuto.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art 2 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri La legge n. 44 è approvata.


Argomento:

Esame disegno di legge n. 44 "Integrazioni straordinarie per l'assistenza scolastica"

Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Facciamo ora il punto della situazione.
Proporrei questa metodologia per l'ultima fase di lavori del nostro Consiglio, che sarà brevissima, se i Consiglieri collaboreranno.
Suggerirei: mentre do lettura di una mozione presentata dal Consigliere Chiabrando ed altri e che riguarda un punto svolto stamattina, farei distribuire le schede per votare la sostituzione del rappresentante di minoranza dimissionario dell'Opera Universitaria del Politecnico. Occorrono quindi pochi minuti per fare ancora questi due punti all'ordine del giorno.
Dopo di che chiuderei la seduta e riunirei i Capigruppo per vedere quando convocare il Consiglio.
Anticipo già, perché questo faccia parte di eventuali consultazioni precedenti alla riunione dei Capigruppo, che vi è la proposta di convocare il Consiglio il 24 mattina per l'approvazione eventuale del nuovo disegno di legge per l'esercizio provvisorio. Lo comunico perché questo pu permettere consultazioni preventive, dato che poi le decisioni dei Capigruppo devono tenere conto dei vari atteggiamenti dei Gruppi e questo è volontà politica che viene espressa.
Va bene questo metodo di lavoro? Il nome da votare come rappresentante delle minoranze nel Consiglio di Amministrazione delle Opere Universitarie del Politecnico quello dell'ing.
Paolo Bairati, in sostituzione dell'ing. Ugo Piero Rossetti.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Mozione dei Consiglieri Chiabrando, Oberto, Borando e Beltrami sulla competenza dei geometri a redigere piani di lottizzazione


PRESIDENTE

Do lettura della mozione concordata tra l'Assessore Astengo ed i Consiglieri Chiabrando, Oberto, Borando e Beltrami: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista l'interrogazione presentata dal Consiglieri Chiabrando - Oberto Borando -Beltrami sulla competenza dei geometri a redigere piani di lottizzazioni udita la risposta dell'Assessore Astengo, il quale ha affermato che non ha motivo di esistere alcuna discriminazione tra le vane classi professionali per quanto concerne la progettazione di lottizzazioni di modesta entità Considerato che le nuove direttive regionali in materia urbanistica prevedono che tutte le costruzioni avvengano nell'ambito di piani di attuazione con ampio ricorso a piani di lottizzazione o particolareggiati, che, escludendo l'edificazione singola, garantiscano un preventivo inquadramento delle costruzioni in un contesto territoriale organizzato che i piani di lottizzazione acquistano efficacia solo se il loro contenuto viene recepito in formali deliberazioni delle autorità amministrative (Comuni e Regione) che pertanto spetta all'operatore pubblico stabilire idonei criteri e le condizioni perché tali piani possano essere approvati che l'ammissibilità o meno dei piani esecutivi di lottizzazione deve dipendere esclusivamente dalla qualità dei piani stessi e non dalla qualifica professionale dei progettisti, che può quindi appartenere sia alle categorie dei laureati che dei diplomati che lunga e consolidata consuetudine ha sempre considerato rientrare nella competenza professionale dei tecnici non laureati le lottizzazioni di modesta entità, previsti nelle maglie di strumenti urbanistici vigenti e che non prevedano opere di urbanizzazione secondaria che nella materia urbanistica, numerosi precedenti giurisprudenziali hanno accertato che la legge riconosce alla categoria dei geometri una specifica competenza, sia pure limitata al grado di preparazione professionale dei geometri medesimi e riferito ad attività ed interventi di carattere modesto che tale accertamento è legittimato dall'art. 16 del R.D. 11 febbraio 1929 n. 274 e, in particolare, dall'art. 46 della legge 2 marzo 1949 n. 144 che in materia di prestazioni professionali, tariffando le "lottizzazioni" di competenza dei geometri le distingue espressamente dal "tracciamento sul terreno delle linee di progetto" che, inoltre, il D.M. 1 ottobre 1971, che adegua le tariffe professionali prevede che il geometra debba essere compensato per la redazione di "piani planivolumetrici di utilizzazione delle aree di lottizzazione" e per "impianti di servizi primari", riconoscendogli la correlativa competenza che tale competenza può essere riconosciuta nel quadro della corretta interpretazione della legge vigente per la redazione dei piani di lottizzazione, delle lottizzazioni di ufficio e delle lottizzazioni in applicazione di piani particolareggiati, qualora i piani medesimi siano da ritenersi globalmente modesti in senso tecnico e qualitativo, avuto riguardo all'importanza delle località nonché all'entità e alla natura delle singole operazioni occorrenti in concreto per la redazione del progetto che, pertanto, ove ricorrano le predette condizioni limitative l'opera del geometra, nella redazione dei piani predetti, deve essere riconosciuta ed ammessa.
Ciò premesso, il Consiglio regionale invita la Giunta e, per quanto di competenza, il Presidente della Giunta, ad ottemperare ai criteri sopra esposti nell'approvazione dei piani di lottizzazione, riconoscendo ai geometri, liberi professionisti o tecnici comunali, la competenza di redigere detti piani, presentando i relativi progetti con firma propria allorquando si tratti di strumenti urbanistici attuativi di limitata importanza qualitativa e quantitativa che non involgano aree sottoposte a tutele storiche o monumentali Correlativamente, invita la Giunta a diramare ai Comuni le indicazioni di cui sopra ad ogni effetto regolamentare ed amministrativo.
Qualche richiesta di parola? Non ne vedo. Chi è d'accordo alzi la mano.
La mozione è approvata.


Argomento: Nomine

Opere Universitarie del Politecnico: sostituzione rappresentante di minoranza dimissionario


PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione per la nomina del rappresentante delle Opere Universitarie del Politecnico.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Presenti e votanti: n 39 Ha ottenuto voti: BAIRATI Paolo 36 Schede bianche 3 Il rappresentante di minoranza nelle Opere Universitarie del Politecnico è l'ing. Bairati.


Argomento:

Opere Universitarie del Politecnico: sostituzione rappresentante di minoranza dimissionario

Argomento:

Interrogazioni e mozione (annuncio)


PRESIDENTE

E' stata presentata la seguente mozione firmata dai Consiglieri Gandolfi, Cardinali e altri: "Il Consiglio regionale, preso atto della condanna a sette anni di carcere e tre di confino del biologo lituano Serghej Kovalev reo di aver diffuso clandestinamente materiale di opposizione al regime sovietico rileva in questo avvenimento un'ulteriore grave manifestazione della struttura illiberale e repressiva del potere dell' URSS.
Il Consiglio Regionale, convinto che il processo di distensione internazionale possa svilupparsi solo se accompagnato da un reale consolidamento delle libertà democratiche all'interno delle comunità nazionali e si legittimi solo nel quadro del pieno riconoscimento dei diritti della personalità umana, invita il Governo a rendersi interprete del senso di argomento dei democratici italiani e a sollecitare al governo dell'URSS atteggiamenti più liberali e rispondenti allo spirito dei recenti accordi sottoscritti ad Helsinki" Ne discuteremo quando sarà iscritto all'ordine dei giorno.
Do la parola alla Signora Fabbris per la lettura delle interrogazioni pervenute alla presidenza.



FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione presentata dai Consiglieri Bellomo e Besate per conoscere le intenzioni della Giunta regionale a seguito della chiusura degli stabilimenti Montefibre di Vercelli e Pallanza.
Interrogazione presentata dai Consiglieri Martini, Colombino, Lombardi e Picco per conoscere l'esito dell'invito rivolto ai Comuni per l'adesione al Comprensori individuati con la legge regionale 4/6/1975, n. 41.
Interrogazione dei Consiglieri Picco, Martini e Petrini sulle risultanze degli incontri dell'Assessore Bajardi con i Sindaci di alcuni capoluoghi di Comprensorio circa l'utilizzazione dei fondi regionali per le infrastrutture.
Interrogazione dei Consiglieri Robaldo e Gandolfi sulla ricezione dei programmi televisivi in molte zone della provincia di Cuneo.
Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Menozzi, Lombardi Bertorello e Franzi sui motivi per cui la Giunta regionale non ha ancora provveduto a proporre le norme procedurali da adottarsi per l'attuazione degli interventi previsti dalla legge 9/5/1975, n. 153, sulle difettive comunitarie per la riforma dell'agricoltura.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta dei Consiglieri Chiabrando, Franzi, Lombardi, Bertorello e Menozzi per conoscere quanti sono i ricorsi pervenuti agli uffici regionali, in merito all'attuazione dei provvedimenti a favore dell'agricoltura del 1974, quanti di essi sono stati accolti dalla Giunta regionale, quanti respinti e quanti invece sono ancora in esame.
Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Bertorello, Menozzi Lombardi e Soldano sullo stato di attuazione degli interventi a favore dell'elettrificazione rurale.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta dei Consiglieri Chiabrando, Menozzi, Franzi, Lombardi e Bertorello per conoscere lo stato di attuazione degli interventi in agricoltura nel 1974.
Interrogazione dei Consiglieri Cerchio ed Oberto per conoscere la posizione della Regione in merito alle notizie di stampa relative all'ampliamento dell'Oasi del Gran Bosco di Salbertrand e al suo innesto nel futuro Parco montano dell'Orsiera Rocciavrè.
Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Franzi. Lombardi, Bertorello a Menozzi sui motivi che hanno indotto la Giunta regionale a ritardare di 12 mesi le domande ed il pagamento dei premi di allevamento vitelle.
Interrogazione del Consigliere Oberto sulle iniziative che la Giunta regionale intende assumere per celebrare il cinquantenario della morte di Piero Godetti.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,35)



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