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Dettaglio seduta n.26 del 22/12/75 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta. L'ordine del giorno reca: 1) Interpellanze ed interrogazioni 2) Comunicazioni del Presidente 3) Designazione esperto in materia sanitaria quale componente del Comitato regionale per edilizia scolastica 4) Esame disegno di legge n 29: "Costituzione dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese" 5) Esame disegno di legge relativo all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976.
Per telegramma sono stati poi comunicati ai Consiglieri i punti: 6) Esame disegno di legge n. 44: "Integrazioni straordinarie per l'assistenza scolastica" 7) Opere Universitarie del Politecnico: sostituzione rappresentante di minoranza dimissionario 8) Esame proposta deliberazione Giunta regionale: "L. 5.8.1975 n. 412 'Norme sull'edilizia scolastica e piano finanziario di intervento '.
Criteri di formazione e programma di localizzazione degli interventi per grado e per tipo di scuola nel triennio 1975-'76- '77".


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Ricordo a tutti i Consiglieri che, per intesa intervenuta a suo tempo fra i Capigruppo, questa mattina si inizierà con lo svolgimento di alcune interpellanze, in numero limitato perché si possa passare alla discussione del punto relativo al disegno di legge sulla Finanziaria regionale in tempo utile per concludere nella mattinata su questo punto e poter svolgere nel pomeriggio l'esercizio provvisorio del bilancio, le due questioni considerate unanimemente da tutti i Gruppi politici come questioni da trattare e da esaurire nella giornata odierna.
Come tutti i Consiglieri hanno potuto apprendere dalla radio e dalla televisione e leggere sui giornali, nei giorni scorsi dall'ultima seduta del Consiglio ad oggi sono successi alcuni avvenimenti piuttosto importanti. La Giunta mi ha comunicato la sua piena disponibilità ed anzi la richiesta di poter dare alle ore 15 di oggi un aggiornamento sulla situazione Montedison. Perché nel pomeriggio? Per avere la possibilità di ragguagliare il Consiglio anche sui risultati della riunione che si svolge questa mattina a Roma a livello governativo.
Ci si prospetta pertanto una giornata particolarmente impegnativa e tesa, per la quale sarebbe stata auspicabile una maggiore puntualità da parte dei Consiglieri. E' una questione, quella della puntualità, che è già stata discussa in due recenti riunioni dei Capigruppo nei dettagli e che dovrà essere al più presto nuovamente affrontata in maniera risolutiva.
Diamo quindi avvio allo svolgimento delle interrogazioni e interpellanze, con precedenza ovviamente a quelle per le quali risultano presenti Consiglieri interessati e Assessore competente a rispondere.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Colombino e Chiabrando: "Necessità di un intervento regionale per eliminare gli inconvenienti lamentati dai pendolari che si servono delle autolinee S.A.P.A.V. sulla Torino-Pinerolo"


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Colombino e Chiabrando: "Necessità di un intervento regionale per eliminare gli inconvenienti lamentati dai pendolari che si servono delle autolinee S.A.P.A.V. sulla Torino-Pinerolo".
Poiché il Consigliere Colombino rinuncia ad illustrarla, do la parola per la risposta all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti

Gli interpellanti Consiglieri Colombino e Chiabrando intendono conoscere, come ricordava il Presidente: 1) provvedimenti che la Giunta intende adottare per eliminare gli inconvenienti lamenta ti dai pendolari che si servono delle autolinee S.A.P.A.V.
2) i programmi futuri per quanto riguarda la direttrice ferroviaria Pinerolo-Torino anche alla luce degli impegni della precedente Amministrazione regionale.
Per quanto riguarda il primo punto, ci duole rilevare che la citata protesta, sottoscritta da 54 operai, non è stata trasmessa all'Amministrazione regionale ma ci è stata cortesemente fornita alcuni giorni fa dai Consiglieri interpellanti.
Veniamo alle informazioni che posso fornire sul merito del problema posto.
Dal mese di settembre si è avuto un incremento crescente del traffico rispetto a quello dello scorso anno. Pertanto, benché la S.A.P.A.V. avesse predisposto l'impiego di tutti i veicoli disponibili, si sono avute insufficienze, particolarmente nel mese di novembre.
Da alcuni giorni è in servizio un autobus supplementare per ciascuna delle prime corse in partenza da Pinerolo, in relazione all'approvvigionamento di nuovi veicoli anche con finanziamento regionale.
Pertanto, ora si ha il seguente impiego di mezzi nel servizio: la S.A.P.A.V. esercita un servizio con corse molto frequenti diciannove in andata e ventidue in ritorno nei giorni feriali; di queste quelle che utilizzano i pendolari sono sempre effettuate con più di un autobus: precisamente, oggi da Pinerolo partono alle 6,30 tre autobus più uno da Airasca, alle 7, cinque da Pinerolo, alle 7,20, cinque da Pinerolo oltre ad altre sette corse con due autobus. Quasi analoga la presenza di autobus nella direttrice da Torino a Pinerolo.
Il giorno 10 c.m. è stato effettuato un accertamento a None ed è stato rilevato che alcuni autobus delle tre corse su indicate hanno proseguito direttamente per Torino, altri, cinque in tutto, hanno fermato a None; per nessun veicolo all'altezza di None sarebbero stati riscontrati viaggiatori in piedi. Da informazioni assunte si è venuti a conoscenza che la corsa in partenza da Torino alle ore 16,45 presenta, all'altezza della fabbrica Carello, insufficienza di posti, e pertanto sono state date opportune disposizioni all'Azienda. Gli accertamenti saranno ripetuti. Comunque, si ha motivo di ritenere che attualmente, con l'immissione in esercizio di nuovi veicoli, il servizio sia sensibilmente migliorato, e ci auguriamo possa essere quasi normale.
Ulteriori elementi di informazione che ci perverranno ancora dai Consiglieri, ma anche dalle forze sociali e dagli utenti, ci saranno preziosi per nuovi interventi verso la Ditta concessionaria per garantire l'erogazione di un servizio adeguato alle necessità.
Per quanto riguarda il problema degli studenti, che non era parte integrante, vorrei informare i Consiglieri che il 9 dicembre si è svolta una riunione presso l'Istituto tecnico "Buniva" di Pinerolo, con oggetto la mobilità studentesca nell'area di Pinerolo, alla presenza di amministratori dei Comuni e dei presidi di alcuni istituti di Pinerolo. Alla riunione ha partecipato un funzionario dell'Assessorato e da essa abbiamo tratto l'informazione che il Comune di Pinerolo sta svolgendo indagini sul trasporto di tutta quanta la popolazione studentesca della zona, a cui noi intendiamo dare il massimo della nostra collaborazione.
Per quanto riguarda il secondo punto, posso dichiarare che l'attuale Giunta regionale condivide l'indirizzo di potenziamento dei servizi sulle direttrici che formarono oggetto del noto studio di potenziamento della precedente Giunta, che riguardava, tra l'altro, per il nodo di Torino, due tronchi ferroviari F.S. e due ferrovie in concessione. Fra le prime, la linea F.S. Pinerolo-Torino. Per la traduzione in atto di tali indirizzi occorre però tener presenti le difficoltà, oltre che finanziarie, anche di natura istituzionale che riguardano i due gruppi distinti di servizio.
Per quanto concerne le note due ferrovie in concessione, il discorso va alla legge n. 382 sul trasferimento di nuove funzioni alle Regioni. Per le due ferrovie dello Stato, il discorso è in atto con la Direzione compartimentale delle Ferrovie dello Stato, e presenta notevoli difficoltà d'altra parte, l'attuale Giunta è già impegnata nei discorso riguardante il programma poliennale delle Ferrovie dello Stato e cerca di condurlo con il massimo impegno possibile. Tale piano prevede il raddoppio del binario fra Sangone ed Airasca, con la spesa di 17 miliardi. Però, si deve osservare che anche con detto raddoppio resterà ancora il problema del ricevimento in Torino dei treni pendolari, che potrà trovare la sua soluzione solo nella sistemazione del nodo di Torino, fra l'altro con il noto attestamento incrociato alle stazioni di Lingotto e Stura.
Va inoltre ricordato l'interesse già manifestato dalla Giunta verso una committenza di materiale mobile di treni pendolari con nuove caratteristiche tecnologiche, la cui utilizzazione concreta dovrà per essere ricercata nell'ambito del piano regionale dei trasporti nel quadro del piano di sviluppo regionale.
In ogni caso, si ritiene che il miglioramento dei collegamenti fra Pinerolo e Torino potrà procedere più speditamente allorché saranno operative le unità comprensoriali e la nuova legge-quadro regionale sui trasporti, che l'attuale Giunta presenterà al più presto in Consiglio regionale.
Quale anticipazione, si informa che il Comune di Pinerolo, nella sua attività comprensoriale, ha predisposto, oltre alla analisi sulla mobilità studentesca, una analisi sulla mobilità complessiva del comprensorio, che verrà confrontata tra breve con l'attuale offerta dei servizi di linea in elaborazione a livello dell'Assessorato, e sarà la base per organizzare l'intervento futuro della Regione e del comprensorio.
In termini di proficua collaborazione, ricordo il lavoro svolto in comune per dare una corretta soluzione al problema posto da forze sociali ed Enti locali per quanto riguarda la viabilità nel Pinerolese, in particolare l'incrocio per la Val Pellice. Con l'ANAS si è infatti concordato un notevole ridimensionamento, al 50%, dell'opera, garantendo una quasi identica funzione e l'utilizzo della somma residua per migliorie nella residua struttura viabile locale. Poi in generate, vogliamo ricordare il processo di riorganizzazione dell'attività dell'Assessorato ai Trasporti ed alla Viabilità per gruppi di lavoro comprensoriale, che stanno predisponendo il loro lavoro in modo da poter interloquire in continuità con i futuri Comprensori, e già ora ci possono garantire un sollecito intervento su tutti quei problemi urgenti che potranno essere sottoposti alla nostra attenzione.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante, Consigliere Colombino.



COLOMBINO Michele

Prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore competente e dell'impegno perché sia posto rimedio in forma concreta e tangibile agli inconvenienti lamentati, e soprattutto dell'impegno di promuovere una maggiore utilizzazione dei servizi pubblici.
L'interpellanza da noi presentata aveva, in effetti, preso le mosse da una protesta scritta inviata alla stampa ed a noi per lamentare il disservizio della S.A.P.A.V.. La Società, peraltro, ne dobbiamo dare atto ha immediatamente recepito l'istanza ed ha provveduto a rimuovere l'inconveniente mediante l'immissione di due vetture aggiuntive nelle ore di maggior affluenza dei viaggiatori. Certo, agli effetti pratici, anche se l'inconveniente è stato risolto in forma immediata, non riteniamo che questa possa essere la strada che possa portarci alla meta. Inoltrandoci infatti nella brutta stagione, stante il costante aumento dei pendolarismo non si potrà aumentare all'infinito, al fine di migliorare il servizio, il numero delle vetture per ridurre i disagi, e soprattutto i rischi, assai gravi nella brutta stagione, in relazione anche agli inevitabili sovraccarichi, e costringere quindi la Società a sobbarcarsi onerosi ritorni a vuoto delle vetture. L'aggravio economico finirebbe inevitabilmente con l'aggiungersi agli altri disagi. Basta pensare che una parte dei pendolari verso Torino, la maggioranza, preferisce il mezzo proprio a quelli pubblici, aumentando conseguentemente i rischi del traffico, con gli inevitabili conseguenti effetti negativi. Il problema è sociale, e solo se lo risolveranno tenendo conto di questo aspetto, gli organi regionali assolveranno alla loro funzione.
A nostro giudizio - e nell'interpellanza se ne è chiesto conto - il miglioramento definitivo della situazione si può avere soltanto incrementando l'utilizzazione del sistema ferroviario. La Regione si era impegnata al raddoppio e al potenziamento della linea ferroviaria sì da consentire elevate velocità commerciali nonché l'intensificazione del numero delle corse, così come evidenziato poc'anzi dall'Assessore competente. Però, nella Conferenza economica regionale, e sulla base dei suoi risultati, discussi in questa assemblea il 25 novembre scorso, non vi è stato alcun accenno al problema, e ciò ha creato veramente un gravissimo malcontento ed una serie di giustificatissime delusioni. In effetti, si è seguito l'orientamento opposto: si sono aumentati i finanziamenti a favore del personale delle ditte concessionarie e non si è neppure intervenuti presso le Ferrovie per invitare a non pretendere almeno i viaggi di ritorno a vuoto delle vetture. D'altro canto, risulta che Enti locali hanno interessato le ditte concessionarie per ottenere migliori comunicazioni con Torino utilizzando il materiale di ritorno.
Noi riteniamo invece che sia indispensabile una immediata presa di posizione, tanto più necessaria ed urgente trattandosi di un problema che interessa un notevole strato di cittadini, mediante un intervento presso le Ferrovie, per chiedere subito l'intensificazione del servizio, che nelle condizioni attuali giustifica, tra l'altro, le richieste cui si è accennato in precedenza. In un quadro, quindi, più generale e definito ravvisiamo la necessità di privilegiare il trasporto su rotaia, lasciando a quello automobilistico il compito complementare di integrazione, tenuto soprattutto conto dell'incidenza che chi lavora o chi studia debba continuare a sopportare a lungo questo stato di indifferenza e sia costretto a scendere, com'é avvenuto sovente, a manifestazioni pubbliche per ottenere ciò che il semplice e doveroso buon senso dovrebbe offrire quel buon senso che non trova peraltro sostituzione in nebulose, per non dire fantasiose ipotesi di programmi futuribili che lasciano le cose come sono e rendono i cittadini delusi per l'inanimità delle proteste.
Chiediamo pertanto alla Giunta di continuare ulteriormente in questi impegni, soprattutto per quanto si riferisce al settore delle Ferrovie dello Stato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Fondi sanitari

Interpellanza urgente dei Consiglieri Armella, Beltrami. Borando, Vietti Cardinali, Robaldo: "Termini e modalità con cui la Giunta intende provvedere al finanziamento della spesa ospedaliera"


PRESIDENTE

Interpellanza urgente dei Consiglieri Armella, Beltrami, Borando Vietti, Cardinali, Robaldo: "Termini e modalità con cui la Giunta intende provvedere al finanziamento della spesa ospedaliera".
Mi pare una interpellanza di particolare rilievo. Il Consigliere Cardinali ritiene di doverla illustrare? Allora, do la parola all'Assessore competente, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

L'Assessorato ha inviato una circolare a tutti gli Enti ospedalieri per la definizione delle quote provvisorie del finanziamento del Fondo nazionale in data 26/11/75. Questo lievissimo ritardo è stato causato e c'è d'altronde ancora tutto un contenzioso aperto fra Regioni e Governo dal fatto che il Governo fino ad oggi non ha ancora definito la quota spettante alle Regioni per il fondo 1975. Essa non rispecchia in termini di criteri che l'applicazione precisa della Legge regionale 30/12/'74 n. 43. Questa quota di riparto provvisoria prevede una spesa complessiva di 245 miliardi a differenza dai 198 del 1975. Allo stato attuale, data la esigua disponibilità del fondo ospedaliero e le esigenze degli enti ospedalieri, è impossibile procedere alla ripartizione del fondo stesso.
In effetti, noi siamo ancora in attesa - e all'ultima riunione del Consiglio, mercoledì scorso, non ero presente perché avevo dovuto recarmi a Roma alla riunione con il ministro Andreotti, il ministro Gullotti e il ministro Morlino per la definizione del fondo ospedaliero '76 - di conoscere le quote di riparto 1976 e la quota definitiva 1975. Il ministro Morlino ci ha però assicurato che la quota definitiva per l'anno 1975 sarà precisata entro la fine dell'anno. E vi è un altro aspetto da tener presente, che era contenzioso nel riparto del fondo spettante per il Piemonte rispetto alle altre Regioni. Noi sosteniamo, come Piemonte, che il Fondo nazionale deve essere diviso in base alla popolazione, in quanto il Piemonte, se si divide in base alla popolazione e non soltanto ai posti letto, verrà ad essere avvantaggiato. In questo senso è la proposta, che il ministro Gullotti ha portato stamattina al CIPE, e che domani dovrebbe essere approvata dal Consiglio dei Ministri, di procedere all'adeguamento del fondo 1976 gradualmente, ossia in quattro anni di tempo; così facendo il Piemonte può ricavare un maggiore introito del fondo nazionale ospedaliero, allineandosi alla Lombardia ed alla Liguria, per le quali già il conteggio veniva fatto in base ai posti-letto.
Non appena i dati, specialmente per quanto riguarda il '75, saranno stati definiti, la Giunta provvederà alla definizione della quota di riparto 1975 e quindi all'approvazione dei bilanci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali, per gli interpellanti.



CARDINALI Giulio

Credo che la risposta, molto succinta, dell'Assessore debba essere presa per quello che è: una puntualizzazione sulla situazione di fatto esistente. Io però mi attendevo di sentirmi nella risposta precisare cosa faremo per coprire la differenza che indubbiamente si presenterà fra i 190 miliardi che certamente avrà a disposizione il Piemonte secondo la ipotesi di ripartizione che si sta maturando e il fabbisogno di 245 miliardi. La riporteremo in esercizi successivi? Mi pare evidente che il problema che più deve interessarci è quello del funzionamento degli ospedali, del funzionamento delle strutture ospedaliere, e quindi, in mancanza di un chiarimento in proposito rimane un largo margine di dubbio sul modo in cui potremo recuperare quanto necessario per non soffocare o strozzare la vita dei nostri ospedali.



PRESIDENTE

Chiede di prendere ancora la parola l'Assessore Enrietti. Ne ha facoltà.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

E' un problema che certo esiste e che tocca tutto il Consiglio. Come orientamento generale, se i fondi non saranno sufficienti, occorrerà in questa fase, almeno per quanto riguarda il 1975, tagliare in termini proporzionali tutti i bilanci.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Oberto, Borando e Feltrami: "Provvedimenti da assumere per rimediare all'ingiustificata discriminazione che permane in Piemonte e che impedisce ai geometri di redigere piani di lottizzazione nell'ambito dei vigenti strumenti urbanistici"


PRESIDENTE

Veniamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando Oberto, Borando e Beltrami: "Provvedimenti da assumere per rimediare all'ingiustificata discriminazione che permane in Piemonte e che impedisce ai geometri di redigere piani di lottizzazione nell' ambito dei vigenti strumenti urbanistici".
La parola per la risposta all'Assessore Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici

Quella sollevata è una questione, direi, antica, e che ha una amplissima letteratura nelle discussioni che intercorrono fra i vari Ordini professionali. La Regione da questo punto di vista non è intervenuta e non esiste al momento alcuna discriminazione. Perché? Perché riteniamo che questo sia un problema specifico di pertinenza degli Ordini professionali da risolvere in quella sede, e non certamente un problema di pertinenza della Regione.
Sappiamo che la linea costante in cui si muovono gli Ordini, sia quelli dei diplomati sia quelli dei laureati, è quella della interpretazione di ciò che significa "modesta costruzione", quella per la quale i geometri sono qualificati a rediger progetti. E la discussione verte sul travaso del concetto di "modesta costruzione" nei campo delle lottizzazioni, per cui per analogia, si sostiene che la modesta lottizzazione sia ancora competenza dei geometri. In questo senso ci sono state prese di posizione dei vari organi di controllo degli atti amministrativi, o, in sede giurisdizionale, ci sono sentenze del Consiglio di Stato, che, per esempio nel caso sollevato nei Veneto, ammettono questa possibilità di "modesta lottizzazione" (per la verità, nel caso citato si trattava di una lottizzazione per 6.300 metri quadrati, quindi in effetti di dimensioni modeste).
Noi, come Regione, non ci opponiamo a che ci siano progetti di lottizzazione firmati da geometri quando sono precisamente pertinenti a dimensioni non eccessivamente vaste (la modestia è certamente un termine estremamente vago e da interpretare). Riteniamo che certamente la preparazione impartita in sede scolastica abbia un suo peso rilevante, ma che comunque anche la pratica professionale sia da tener presente nella formazione di coloro che poi redigono progetti, e quindi direi che il discorso verte più sul merito di ciò che è progettato che non sulla qualifica del titolo che dà diritto a questa progettazione.
In questo senso, quindi, noi riteniamo che non sia ne il caso di accentuare una distinzione attraverso un atto legislativo della Regione Piemonte, così come ha tentato la Regione Emilia Romagna, senza molto successo perché, volendo specificare i parametri della "modestia", si sono sollevate questioni che hanno irritato vari organi. Penso che la linea migliore sia quella di una giusta valutazione nella prassi, tenendo conto precisamente, che, per "modesta costruzione" anche noi riteniamo che possa per analogia essere accettata una "modesta lottizzazione".



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Mi pare che l'Assessore abbia liquidato il problema un po' troppo semplicemente. Lo pregherei di ascoltare le modeste osservazioni che mi permetto di aggiungere in merito.
La parte finale del suo intervento farebbe capire che non esiste questo problema, per cui non si pone questa discussione. A me, e non a me soltanto, pare che le cose non stiano così Non è vero che non esiste alcuna discriminazione, perché documenti e fatti, che stanno avvenendo, dimostrano il contrario, cioè che non viene ammessa la firma dei geometri su documenti di piccole lottizzazioni, come si dovrebbe e potrebbe, stante appunto la modesta entità che quasi sempre rivestono questi casi.
Mi permetto quindi di sottolineare come il problema esista e mi permetto di aggiungere anche che non credo giusto pensare che la Regione non possa intervenire in un problema del genere perché non lo ritiene di competenza sua ma degli Organi professionali: mi pare invece che la Regione, visto che riceve questi atti e li esamina, sia l'unico Ente competente a stabilire da chi questi atti devono e possono essere firmati e quindi abbia il dovere e il diritto di intervenire. Così come quasi tutte le altre Regioni, tutte quelle del Nord, hanno fatto con documenti, con circolari, con ordini del giorno, chiarendo il problema.
Quindi, io sottolineo che questo problema esiste e chiedo che venga veramente esaminato e non liquidato con il dire che non esiste e che comunque non è nostro. La questione è molto grossa in quanto tutta l'attività urbanistica, ormai com'è ovvio e giusto, è basata su piani di lottizzazione.
Pertanto, se la categoria dei geometri viene esclusa dai piani di lottizzazione, viene praticamente esclusa al cento per cento da tutti questi tipi di operazioni, di lavori di progettazione che i geometri avevano sempre fatto in passato, specie nei piccoli Comuni. Non credo sia il caso di sottolineare, tanto è ovvio, che un piano di lottizzazione è una somma di piccole prestazioni di misurazione, di calcolo, di progettino di strada, di fognatura eccetera che sono tutte, viste singolarmente, di competenza dei geometri. Questi non dovrebbero dunque essere esclusi per il solo fatto che si considerano queste piccole opere nel loro insieme.
Questo problema deriva dalla giusta evoluzione dei problemi dell'urbanistica in generale, che porta ad operare attraverso piani particolareggiati e piani di lottizzazione. Ora, Comuni. Enti, Uffici regionali, persino i CO.RE.CO (sappiamo di richieste di chiarimenti che i CO.RE.CO fanno agli organi regionali, non ottenendo sempre risposte esaurienti) -, interpretando restrittivamente leggi, regolamenti e sentenze, impediscono di fatto la redazione da questi documenti. Si verifica addirittura il caso che un progetto, respinto nella presentazione a firma di un geometra, sia approvato se viene presentato, nell'identica stesura, firmato da altro tecnico laureato. Ecco la riprova della necessità di affrontare veramente questo problema. E' un problema che, ripeto esiste, perché i nostri uffici, gli organi regionali si trovano giorno per giorno a dover risolvere questo dilemma. Altre Regioni (la Lombardia l'Emilia, il Veneto, il Lazio ed altre, un lungo elenco di Regioni) hanno risolto questo problema nel senso da noi auspicato.
La categoria dei Geometri in Piemonte è certamente preoccupata. Con un recente ordine del giorno ha esposto questa situazione critica, "Tutti gli strumenti urbanistici - dice la categoria, indubbiamente sulla base di fatti che stanno avvenendo - di recente formulazione contengono norme intese ad imporre il piano di lottizzazione", e aggiunge che "ove tradizionalmente l'opera del geometra libero professionista veniva svolta è considerata oggi non più possibile eccetera".
D'altronde, documenti che sono a nostre mani, e credo anche dell'Assessore, come la sentenza inequivocabile della Corte d'Appello di Perugia, su questo problema, circolari di altre Regioni, la sentenza del TAR del Veneto, che non sto ad illustrare perché certamente sono conosciute, interpellanze e mozioni dell'Emilia Romagna, della stessa Lombardia, concludono che il piano di lottizzazione di evidente modesta entità, che è la somma di prestazioni che sono di competenza dei geometri deve rimanere di competenza dei geometri.
Io chiedo quindi formalmente che la risposta, denotante una certa disponibilità, se ho ben capito, dell'Assessore, venga concretizzata in un documento, in una circolare, in un qualcosa di chiaro, in modo che gli Uffici competenti, gli operatori dell'Urbanistica in Piemonte, conoscano esattamente i limiti delle loro competenze e cosa vuole la Regione in merito a questo problema.
Mi riservo, qualora la cosa non potesse concludersi, di approntare una mozione, un ordine del giorno, un qualcosa che sintetizzi questo problema che mi pare sia visto in modo abbastanza uniforme, un qualcosa di scritto che rimanga e serva di chiarimento.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Oberto, altro firmatario dell'interrogazione. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Ho sottoscritto questa interrogazione per aver partecipato ad una riunione dell'Ordine dei Geometri del Piemonte e della Valle d'Aosta in cui l'argomento è stato dibattuto. Avendo in quel momento responsabilità di governo, avevo dato assicurazione che l'avremmo studiato per prendere quelle decisioni che sono di competenza della Regione.
Concordo perfettamente con quanto ha detto l'Assessore rispondendo alla nostra interrogazione, che il problema, relativamente al profilo della determinazione della competenza specifica, non è della Giunta regionale come non potrebbe essere della Provincia, come non potrebbe essere del Comune, ma degli Ordini ai quali appartengono i vari iscritti alla categoria dei Geometri e alla categoria degli Ingegneri. E' certo, per che sul piano concreto ed operativo si verifica che al tavolo della Giunta arrivano dei progetti a volta a volta firmati da ingegneri, da geometri ecc, ecc., e va riconosciuto molto apertamente che oggi la categoria dei geometri, a prescindere da quelli presenti in quest'aula - non lo dico per adulazione - è entrata nel tessuto della società in maniera piuttosto vivace, piuttosto importante, per cui l'attenzione verso di loro dev'essere vigile e costante.
Vorrei semplicemente dire: condivido il punto di vista della grossa difficoltà di fare questa cernita, però mi sembrerebbe molto opportuno che il termine generico affiorato più di una volta: "modesta", trovasse una sua concreta determinazione, valida anche per la Giunta - perché ad un certo momento la Giunta potrebbe dire: questo progetto, di centomila metri quadrati, o di diecimila metri quadrati, è modesto e quell'altro invece non lo è -, una determinazione che fosse portata a conoscenza dell'Ordine dei Geometri in tanto in quanto abbiano questa prospettiva, dei lavori che possono affrontare e firmare trovando accoglimento presso la Giunta ove naturalmente vi siano tutti i requisiti. Così non si rimarrebbe nel vago.
La modestia è sempre una cosa molto relativa, siamo perfettamente d'accordo, quando si parla di modestia sul piano morale, sul piano civico sul piano civile; ma la modestia delle cose deve trovare, a sommesso avviso del cointerrogante, una determinazione, ritengo nell'interesse stesso proprio dell'organo esecutivo, che non direbbe di no all'uno e di sì all'altro, con possibilità di incorrere in ingiustizie.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Svolte le tre interrogazioni che si era deciso di esaminare oggi (le altre saranno svolte in altra occasione), passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Ferrero. Tutti gli altri assenti evidentemente non l'hanno chiesto. Vedremo in Ufficio di Presidenza quali misure adottare nei loro con fronti.



PRESIDENTE

b) Presentazione progetti di legge



PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 47 -- "Norme per l'organizzazione del mercato dei prodotti zootecnici e per la determinazione del prezzo di vendita del latte alla produzione", presentato dai Consiglieri Bertorello, Chiabrando, Franzi Lombardi, Menozzi n. 48 --"Criteri per la programmazione, il funzionamento, la gestione e il controllo dei consultori familiari", presentato dai Consiglieri Vietti Armella, Beltrami, Lombardi, Soldano, Alberton n. 49 -- "Mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello, vittima della rapina avvenuta il 15 dicembre 1975 nel corso della quale è stato ucciso il padre", presentato dalla Giunta Regionale n. 50 -- "Rifinanziamento della legge 20 marzo 1975 n. 14: 'Contributi a favore di aziende pubbliche o a partecipazione pubblica per spese di esercizio di autoservizi di nuova assunzione' ", presentato dalla Giunta n. 51 -- "Rifinanziamento della legge 6 maggio '74 n. 14: 'Contributo agli Enti locali e alle aziende pubbliche o a partecipazione pubblica per l'acquisto di materiale rotabile' " n. 52 -- "Estensione al 1976 e rifinanziamento della legge 6-5-'74 n.
15: 'Contributi alle imprese private per le spese di acquisto di autobus nuovi' " n. 53 --"Rifinanziamento della legge 6 maggio '74 n. 16: 'Contributo in capitale ad Enti locali, ad aziende pubbliche o a partecipazione pubblica per investimenti nel settore di trasporti pubblici' " n. 54 -- "Tutela del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte" presentata dai Consiglieri Benzi, Robaldo, Bellomo.
Non ho altre comunicazioni da fare. Vi sono richieste di parola in merito? La Giunta chiederebbe di poter fare una breve comunicazione sui comprensori. Faccio però presente che l'intesa fra i Capigruppo era che a questo punto si svolgesse la discussione sulla Finanziaria. Se nel corso degli sviluppi della discussione del pomeriggio si aprirà lo spazio per farlo, penso che questa questione potrà essere senz'altro esaminata.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame disegno di legge n. 29 "Costituzione dell'Istituto Finanziario regionale piemontese"


PRESIDENTE

E' iscritto ora all'ordine del giorno: "Esame del disegno di legge 'Costituzione dell'Istituto finanziario regionale piemontese' ",cui ho ricevuto la relazione della Commissione e il parere della I^ Commissione.
Relatore è il Consigliere Rossotto, il quale ha facoltà di parlare.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, l'esame del presente disegno di legge presuppone, trattandosi della costituzione di uno strumento della programmazione regionale, un rapido esame della situazione economica congiunturale e strutturale dell'apparato produttivo nel senso più ampio.
Di fronte ad una situazione di crisi, conosciuta, nel settore agricolo di fronte alla necessità di creare aree alternative al processo che ha determinato la concentrazione sul polo torinese, con tutte le conseguenze negative a livello di insediamento e a livello di vita sociale ed economica, dell'area chiamata territorio torinese se, di fronte al problemi che la Regione deve risolvere, avviando un processo di diversificazione produttiva che possa contrapporsi a quello che è il problema monoculturale monoindustriale della Regione Piemonte, si impone un esame attento di questo strumento finanziario di cui la Regione si sta dotando.
E' ovvio che ogni visione trionfalistica sui risultati che si possono ottenere con l'adozione di questo strumento sarebbe errata se questo strumento non si ponesse in una logica di azione programmatoria che la Regione deve svolgere con tutti i propri mezzi istituzionali, o con i modi diversi di gestire le proprie competenze, sia quelle istituzionali che quelle delegate, che già si è fissata e che sono in via di esecuzione. Si intende parlare in questo modo dei Comprensori, della possibilità di delega ai Comuni, con che i Comuni a loro volta rendano partecipi di questa necessità di ottenere maggiori poteri, di una attiva azione dell'Ente di sviluppo agricolo, il quale possa realizzare l'avvio di una politica di piano nel mondo dell'agricoltura; si intende parlare degli strumenti urbanistici che la Regione, essendo investita in materia in modo principale, può indubbiamente utilizzare ai fini di un diverso assetto.
In questo quadro si pone anche un diverso e necessitato rapporto tra il sistema produttivo e il sistema bancario, se, come più volte detto nelle indicazioni di programma che la Giunta si è data, si vuole che i protagonisti essenziali di questi due processi fondamentali di una diversa politica dello sviluppo piemontese abbiano nella diversificazione, nel diverso riequilibrio del territorio industriale del Piemonte, come elementi essenziali della loro attività, le piccole e le medie imprese e le attività artigiane, fondamentali per poter avviare un processo di diversificazione e di riassetto del territorio.
Quali sono le funzioni della Finanziaria? E' indubbio che molte sono state le aspettative che nei cinque anni precedenti, nella prima legislatura, attorno a questo istituto si sono create nella realtà regionale, e il disegno di legge all'esame ha posto già inizialmente due ben chiare delimitazioni alla propria attività. Una è data dalla non partecipazione al capitale di rischio - anche se il parere del CNEN del 27 giugno '73, 139/91, sollecitato in materia dalla Regione Abruzzo considerava la possibilità per la Regione di partecipare al capitale di rischio come momento in cui la Regione poteva utilizzare le aziende in cui essa partecipava -, dati i pericoli insiti in una situazione anche di crisi di trasformare l'Ente finanziario, che deve essere protagonista di inizio di nuove attività capaci di catalizzare le energie che non sanno trovare un momento di unità per risolvere ed affrontare determinati problemi, in un carrozzone in cui vengono a fermarsi le attività, destinate a non più avere una vita economica autonoma, in una GEPI regionale. Il disegno di legge esclude tale possibilità anche sulla base degli orientamenti emersi dalle consultazioni. Soltanto una componente sindacale ha, nel corso di esse sostenuto la necessità che l'Ente finanziario assuma invece capitale di rischio. L'altra limitazione è che l'Ente finanziario non deve diventare sotto la spinta delle esigenze, della situazione di difficoltà estrema in cui vengono ad operare gli Enti locali, una specie di Cassa depositi e prestiti, o lasciar pensare agli Enti locali che possa essere la Cassa depositi e prestiti delle loro iniziative. Soltanto attraverso quelli che saranno gli obiettivi che la Regione vorrà raggiungere, avvalendosi anche degli Enti locali, questo istituto potrà entrare in funzione.
Le caratteristiche dell'istituto che il disegno di legge configura sono pertanto: gestione dei servizi finanziari, su iniziativa della Regione stessa, per conto degli altri enti pubblici a carattere prettamente finanziario; promozione ed attuazione di infrastrutture per attività economiche; servizi di consulenza e di promozione a favore di operatori artigiani, piccoli e medi industriali o di altri operatori politici e privati in genere. Su questi tre tipi di obiettivi si rende perfettamente comprensibile quanto, nella loro integrazione di attività, si possa indirettamente - pur essendo la materia industriale, l'attività delle piccole e medie industrie, quella dell'artigianato, non di competenza delle Regioni -, creando un quadro generale che venga a favorire l'attività delle piccole e medie industrie, realizzare uno strumento valido per questo tipo di attività.
A questo punto è ancora opportuno sottolineare quello che da più parti nel dibattito in corso sulle finalità e gli interventi necessari per rilanciare l'attività economica e industriale del Paese, si pone in un diverso rapporto tra l'intervento del sistema bancario e l'attività del mondo produttivo. E' indubbio che di fronte a situazioni di estrema floridezza del sistema bancario, da più parti sottolineate, esistono preoccupanti situazioni di incapacità operativa del sistema economico, con raggiungimento un indebitamento bancario da parte delle piccole e medie aziende che, se fosse capitalizzato, determinerebbe il totale trasferimento della gestione del capitale a favore del sistema bancario. Una tale situazione nel sistema italiano già si era realizzato nella crisi del 1929 '30, e ricordiamo tutti quali elementi distorcenti aveva determinato. E' opportuno che si avvii un diverso modo di collegamento fra questi due sistemi essenziali, che la funzione del sistema bancario, che è l'intermediazione fra il risparmio di famiglia, il risparmio privato e l'indirizzo a favore dell'attività produttiva, che negli anni passati ha indubbiamente premiato esclusivamente il potenziamento dell'attività pubblica, possa venire modificato con sistemi che operino senza assolutamente alterare le regole dell'economia di mercato.
I problemi istituzionali di struttura che questo disegno di legge pone trovano il loro fondamento nell'art. 10 della legge 10 maggio '70 n. 281 nell'art. 72 del nostro Statuto regionale, e come finalità si pongono quelle stabilite dall'art. 117 per le materie delegate, 118 della Costituzione. La Società agisce regolamentata dalle norme del Codice civile, con le particolari condizioni e considerazioni che il Codice civile prevede per le società per azioni in cui è prevalente la partecipazione di enti pubblici e quindi con determinate conseguenze. Esistono, quindi, dei vincoli anche in ordine alla designazione degli organi sociali, e in merito, in seguito al dibattito in Commissione, è rimasto ancora aperto alla discussione uno dei punti, quello sulla designazione del direttore dato che il Codice civile non specifica chiaramente se sia di competenza dell'Organo esecutivo regionale o se possa essere attribuito agli organi istituzionali che lo Statuto determinerà.
E' stato anche previsto nel disegno di legge che lo Statuto dovrà essere approvato dal Consiglio regionale una volta raggiunto l'accordo tra l'Ente Regione e gli altri partecipanti alle strutture societarie. Ritengo opportuno sottolineare, proprio per le finalità che la Finanziaria assume e in coordinamento anche con gli intendimenti più volte richiamati di avvalersi della partecipazione delle imprese piccole e medie operanti nella Regione, la possibilità della partecipazione della Finanziaria al capitale di rischio dei consorzi di piccole e medie industrie. In materia c'è stata ampia discussione e si è valutata anche l'opportunità, la coerenza o meno con le indicazioni dell'art. 10 della legge 281. Si ricorda in merito che la legge istitutiva della Finanziaria della Regione Umbria prevedeva una terminologia ancora più ampia e che eventualmente potrebbe essere addirittura ancora più in contrasto, ma che, essendo passata dagli organi di governo, nulla dovrebbe concepire per il soggetto privato, mentre con l'indicazione "consorzio di piccole e medie imprese" si è anche considerato il caso che la Regione in un'opera di programmazione intenda non avvalersi del singolo operatore ma di una opportuna cooperazione, indispensabile per poter affrontare determinati problemi ad ampio respiro, con mercati dell'importanza di quello europeo o interagenti col mercato europeo in una attività consortile tra gli imprenditori. E' una scelta indubbiamente politica, che trova giustificazione anche nei rapporti con il Governo nel momento di difesa, anche perché è indubbio che, trattandosi soltanto di soggetti che partecipano alla vita, non può qui giocare l'azione negativa dell'art. 117 della Costituzione sulle finalità. Quindi, eventualmente non esistono assolutamente limiti nella indicazione nell'art. 1 del consorzio di soggetti privati ai fini costituzionali; potrebbe esserci, come ho già riferito in precedenza, nell'art. 10, ma i precedenti di disegni di legge passati in argomento sono positivi.
Con il disegno di legge, dunque, che tiene conto delle possibilità concrete richiamate anche nel parere consultivo richiesto al CNEN nel 1973 si fanno precise e chiare scelte a favore di un istituto finanziario che possa operare creando condizioni generali (non particolari), capaci di favorire quegli operatori o quegli interventi che possono riavviare un processo di sviluppo che - ecco un'altra caratteristica dell'istituto finanziario nella configurazione proposta - non veda l'istituto finanziario come unico o essenziale protagonista di determinati interventi ma come volano di un processo di aggregazione di altre componenti economiche che indubbiamente devono essere loro le protagoniste, secondo le indicazioni impartite da un istituto che si pone come strumento della programmazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Destra Nazionale, nella valutazione del disegno di legge costitutivo dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese, e ai fini, pertanto, del voto che andrà ad esprimere sull'articolato in oggetto, si colloca in posizione critica, per una pregiudiziale (così potremmo definirla) di natura politica; per riserve di carattere squisitamente costituzionale; e, infine, per le perplessità procurate dalle ambigue contraddizioni che, a giudizio nostro, sono insite nel provvedimento legislativo in esame.
Tenteremo di argomentarle brevemente, con la speranza e nella fiducia che la sinteticità di giudizio non vada a discapito di quella responsabile chiarezza che su un tema di tanto impegno e di così delicati riflessi la Destra Nazionale intende avere.
La pregiudiziale di natura politica. Noi ci opponiamo alla FINPIEMONTE e non temiamo di ammettere che si tratta in questo caso di una scelta preconcetta - per l'esperienza disastrosamente negativa derivante da consimili iniziative là dove sono state attuate. E' ben vero - e vogliamo subito darne correttamente atto - che il disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale, soprattutto dopo le correzioni in positivo che vi sono state introdotte dalla I^ Commissione, ha tenuto conto - e lo ricordava or ora il relatore - di quanto rovinosamente accaduto in altre Regioni d'Italia. Per cui, sotto questo profilo, la norma limitativa inserita nell' art. 3, che preclude alla FINPIEMONTE la possibilità di assumere partecipazioni dirette in imprese industriali o commerciali é, senza dubbio, rassicurante in quanto viene ad impedire quelle operazioni di salvataggio e quelle pratiche di mero assistenzialismo, il più delle volte demagogiche quando non clientelari, che hanno trascinato alla rovina altre Finanziarie regionali.
A seguito di questa opportunissima limitazione - che, naturalmente viene contestata dalla "triplice" sindacale, guidata questa volta dalla CISL (ed è interessante questa non prima e certo non ultima differenziazione che viene a crearsi tra sindacati e PCI, sempre più aperto e disponibile ai suggerimenti ed alle impostazioni di certo mondo imprenditoriale, anzi, diremmo meglio, 'confindustriale', nel quadro di quel 'compromesso tecnocratico' tra potere politico e potere economico che si va pericolosamente sperimentando proprio qui in Piemonte e di cui certo avremo modo di parlare in altra occasione) - si potrà evitare che nella nostra Regione si ripeta, ad esempio, l'esperienza disastrosa ed insieme vergognosa della Sicilia, prima con la SOFIS e poi con l'ESPI, l'Ente siciliano di promozione industriale, che, proprio per la facoltà riconosciuta ad esso di intervenire nel capitale di rischio delle imprese in sei anni ha accumulato oltre 250 miliardi di debiti.
Tutto questo, come riconoscevamo in premessa, è ben vero: ma non basta a rassicurarci sino al punto da lasciar cadere la pregiudiziale politica.
Non basta perché, pur con riconosciuta diversità e serietà di impostazione la FINPIEMONTE conserva compiti molto vasti, quali quelli individuati nell'art. 2 della legge e nel successivo articolo 3, primo comma, che le riconosce, tra l'altro, la facoltà di costituire nuovi enti o società pubbliche: quindi, anche se non potrà rilevare aziende già sostanzialmente fallite, con valutazioni di gran lunga superiori alla consistenza patrimoniale e tali da consentire magari l'elargizione sottobanco di cospicue tangenti ai partiti di maggioranza, o, perché no?, dell' 'arco' la FINPIEMONTE, attraverso il ventaglio molto ampio; dei poteri conservati si configura pur sempre, e il futuro confermerà questa previsione, come un prodotto di sottobosco politico (é illuminante al riguardo la pretesa di riservare al Presidente della Giunta la designazione del Presidente e del Direttore oltre che la nomina del Presidente del Collegio sindacale) cui non può certo andare il benevolo assenso della Destra Nazionale.
Dopo la pregiudiziale di natura politica, vediamo le riserve di carattere costituzionale. La legge finanziaria regionale dello Stato (la n.
281 del 16 maggio 1970, recante "Provvedimenti finanziari per l'attuazione delle Regioni a Statuto ordinario") afferma che "le Regioni possono contrarre mutui ed emettere obbligazioni esclusivamente per provvedere a spese di investimento nonché per assumere partecipazioni in società finanziarie regionali cui partecipano altri enti pubblici ed il cui oggetto rientri nelle materie dell'art. 117 della Costituzione o in quelle delegate ai sensi dell'art.
118, secondo comma, della Costituzione".
Non è il caso, in questa sede, di soffermarci ad esaminare se si tratta di un 'riconoscimento' sufficiente oppure limitativo quanto agli ambiti di intervento della Regione: è comunque chiaro e ad ogni modo incontestabile al di là di ogni giudizio di merito, che, secondo il dettato costituzionale, la politica industriale non rientra nelle competenze regionali. La preoccupazione di rispettare questo limite traspare dal testo legislativo di cui stiamo discutendo: il terzo comma dell'art. 1 precisa infatti che la FINPIEMONTE "opera a fini di interesse regionale nell'ambito stabilito dall'art. 72 dello Statuto e dagli articoli 117 e 118 della Costituzione". Tutto sembrerebbe, dunque, essere formalmente ineccepibile: sennonché - ecco la domanda che rivolgiamo innanzitutto a noi stessi - gli scopi che si vogliono attribuire al costituendo Istituto Finanziario Piemontese (e citiamo qui le applicazioni economiche nella ricerca o l'appoggio assicurato alle iniziative economiche in forma associata) non vengono forse ad attribuire alla Regione, sia pure in modo indiretto compiti e funzioni di politica industriale, non previsti, anzi esclusi dalla Costituzione? In altre parole, l'autolimitazione di cui al già citato terzo comma dell'art. 1 non è forse superata e travalicata dalla sostanza della legge? E se questo è vero, come a noi sembra esser vero, i dubbi sulla costituzionalità del provvedimento in esame non hanno, allora, motivo legittimo di sussistere? Né ci si risponda che le riserve qui da noi avanzate non sono state fatte proprie neppure da quegli ambienti che - magari per motivi diversi dal corretto rispetto della norma costituzionale - dovrebbero guardare con giustificata diffidenza ad una Regione che si arroga competenze sul piano della politica industriale: da parte, per esempio, della Federazione delle Associazioni Industriali del Piemonte, che infatti non hanno sollevato il problema.
Noi abbiamo già detto, e qui ci ripetiamo, che certe posizioni morbide o comunque sfumate, si spiegano e perfettamente si inquadrano in quel disegno di "compromesso tecnocratico" che punta ad una ideale, per quanto innaturale, simbiosi tra l'autoritarismo rappresentato dal Partito comunista e la tecnocrazia incarnata dalla Confindustria. E crediamo che ci intenda perfettamente su questo tipo di affermazione qualche avvocato tanto benedetto e tanto "vestito alla marinara"...



OBERTO Gianni

L'ho smesso l'abito alla marinara.



CARAZZONI Nino

... così come pensiamo ci possa intendere - e ci duole che non ci possa ascoltare in questo momento - l'on. Libertini, non a caso, almeno ad avviso nostro, uno dei sostenitori di questo disegno, criticato dalle forze sindacali.
No, questo tipo di obiezione a noi non sembra essere valida. Piuttosto ci si potrebbe ribattere che, secondo una interpretazione estensiva della Costituzione, la competenza delle Regioni in alcune materie, ad esempio l'assetto del territorio, giustificherebbe il loro intervento in altre materie collegate alle prime da un nesso di strumentalità (ad esempio, lo sviluppo industriale). La tesi, vogliamo ammetterlo, è sostenibile, sulla base anche di alcuni documenti ministeriali, oltre che delle esperienze di Finanziarie regionali già in essere: ma deve pure ricordarsi che i Commissari del Governo per le diverse Regioni non sembrano, almeno finora dell'avviso di accedere a questa interpretazione estensiva, per cui le riserve che abbiamo sollevato a nome della Destra Nazionale su questo aspetto della legge costitutiva della FINPIEMONTE conservano, a nostro parere, un loro obiettivo fondamento.
Infine, vi sono le perplessità conseguenti alle contraddizioni che a noi sembrano insite nel disegno legislativo della Giunta regionale.
Prescindiamo pure dal rilievo, peraltro valido, che la FINPIEMONTE viene presentata (all'art. 2) quale "strumento della programmazione" per concorrere all'attuazione di un piano di sviluppo economico regionale a tutt'oggi inesistente: a questo riguardo, ribadendo quanto già ebbimo a sostenere allorché nel corso della prima legislatura si discusse la costituzione dell'ESAP, noi ci limiteremo a ripetere che sarebbe stato preferibile, in quanto più corretto, o comunque più razionale, prima varare il piano e poi predisporne gli strumenti esecutivi.
La perplessità di fondo da noi nutrita investe la natura stessa e le finalità della FINPIEMONTE, che da un lato sembra doversi configurare come una "holding" che promuove e controlla società a carattere operativo mentre dall'altro pare soltanto dover fungere da "agenzia finanziaria" della Regione e degli Enti locali, con compiti più propri di un istituto parabancario, prevalentemente diretto ad esercitare attività di intermediazione finanziaria: ed è appunto questo tipo di struttura, questa ambivalenza che motiva il timore di dar vita ad un ente strutturalmente ibrido e poco funzionale nell'un campo come nell'altro.
Inoltre - e qui facciamo del tutto nostra la perplessità espressa nella "memoria" presentata dalla Unione delle Camere di Commercio, Industria Artigianato ed Agricoltura del Piemonte - si deve considerare che "é dubbia la stessa utilità e possibilità di creare un'agenzia finanziaria per la Regione e per gli Enti locali, dal momento che Regione, Province e Comuni possono stabilire un rapporto diretto con gli istituti di credito senza ricorrere ad una ulteriore intermediazione che significherebbe comunque un aggravio di costi. Per quanto riguarda, poi, in particolare, l'emissione di obbligazioni, anche in questo caso Regione ed Enti locali potrebbero emetterle direttamente, ed il problema, se mai, non è quello di creare un nuovo Ente che agisca 'per conto' ma quello di stabilire un più funzionale rapporto con gli istituti di credito per ridurre l'onerosità di queste operazioni. Nella situazione legislativa attuale una emissione obbligazionaria da parte della Finanziaria si presenta come più onerosa che da parte della Regione, godendo quest'ultima di esenzioni fiscali che non possono essere fruite da una normale società per azioni qual è la FINPIEMONTE". Questo il rilievo fatto, come ricordavamo, dall'Unione Camere di Commercio piemontesi, che ci sembra avere una sua intrinseca validità e che abbiamo voluto qui riportare sottoponendolo alla cortese attenzione dei Colleghi.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con queste ultime considerazioni noi crediamo di essere giunti a motivare, sia pure per grandi linee, la pregiudiziale di natura politica, le riserve di carattere costituzionale, e, infine, le perplessità di principio in forza delle quali la Destra Nazionale è portata a giudicare negativamente il disegno di legge per la costituzione dell'Istituto Finanziario regionale piemontese.
Aggiungeremo altre brevi annotazioni sul piano della formulazione normativa.
All'art. 1, primo comma, si presenta la FINPIEMONTE come società per azioni "a prevalente partecipazione regionale", ribadendo poi, all'art. 4 che la Regione sottoscrive la maggioranza assoluta delle azioni. Noi non contestiamo il principio che debba essere assicurato alla Regione il controllo sul costituendo Istituto finanziario; ma osserviamo, tuttavia che questo medesimo risultato sarebbe possibile ad ottenersi anche soltanto riservando la maggioranza del pacchetto azionario alla Regione ed agli altri Enti pubblici territoriali considerati nel loro complesso.
Sempre all'art. 1, secondo comma, dovrebbe essere chiarito, anzitutto quale sia il meccanismo di adesione alla FINPIEMONTE degli eventuali soci.
Andrebbe cioè precisato se tali si può diventare "per richiesta" oppure "per accaparramento del titolo", o, ancora, "per scelta" lasciata all'arbitrio della Regione.
Questo premesso, un preciso motivo di critica si sostanzia, nella nostra valutazione, per l'incomprensibile limite che si vuole porre alla partecipazione del capitale privato, pur con le dovute garanzie perché non abbiano ad essere stravolte, da questo più ampio intervento privatistico le finalità pubbliche, e che pubbliche debbono restare, della FINPIEMONTE.
La presenza istituzionale del capitale privato nella Finanziaria Regionale sarebbe auspicabile per ragioni diverse, non ultima quella che favorirebbe senza dubbio, una maggiore responsabilizzazione degli imprenditori inserendoli in quella che è la logica della programmazione.
Ma questo risultato non si ottiene se, anziché prevedere una partecipazione privata senza limiti, parlando più opportunamente e genericamente di "soggetti privati", così come si è fatto, d'altra parte in altre leggi relative a Finanziarie, si consente l'ammissione soltanto ai "consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese". Questo testo è già preferibile a quello che era stato predisposto dalla Giunta regionale, che faceva riferimento soltanto ai "consorzi di piccole imprese". Per cui, noi concordiamo sulla estensione alle imprese artigianali ed alle imprese medie; ma, anche tenendo conto di queste modifiche, rimane pur sempre il problema da noi posto sulla limitazione della partecipazione privata, tanto più, poi, che essendo la "piccola impresa" non chiaramente definita, così sotto il profilo giuridico come sotto il profilo economico sarà, crediamo alquanto difficile poter configurare nelle specifiche fattispecie questa categoria di possibili soci; e resta comunque legittimato il sospetto che proprio per questa indeterminatezza di definizione, si abbiano a poter contrabbandare inammissibili discriminazioni.
Del tutto d'accordo siamo circa l'ammissione alla FINPIEMONTE delle banche e aziende di credito in genere, ivi comprese le cooperative popolari, inizialmente non contemplate dal disegno di legge della Giunta e poi introdotte come modifica correttiva dalla I^ Commissione. Ma sarebbe preferibile considerare anche la possibile partecipazione delle compagnie di assicurazione, che pure sono presenti in altre Finanziarie di altre Regioni.
All'art 2, in coerenza con quanto già detto, noi ribadiamo criticamente l'osservazione che, pur dovendo essere la FINPIEMONTE solo uno strumento di attuazione, e quindi tecnico, in realtà le vengono assegnate non poche responsabilità politiche, più proprie della funzione legislativa della Regione.
Non stiamo a ripetere le annotazioni già fatte in sede di premessa generale agli articoli 3 e 4. Piuttosto, rileviamo, all'art. 8 la genericità, forse voluta, attraverso la quale si è inteso garantire nel Consiglio di amministrazione e nel Collegio sindacale della FINPIEMONTE la presenza "delle minoranze": è dizione, quella usata, sulla quale ben farebbe a soffermarsi l'attenzione di altre forze politiche presenti in questo Consiglio regionale; e che, per quanto almeno ci riguarda proponiamo di meglio specificare parlando di presenza di "tutte le minoranze", non sembrandoci che nel maneggio e nel controllo del pubblico denaro debbano farsi valere discriminanti le quali, se effettivamente introdotte, sarebbero per lo meno sospette.
Infine - ed è l'ultima nostra osservazione, sempre relativamente all'art. 8 - è inaccettabile, oltre che in contrasto con le norme del Codice civile, che il Presidente del Consiglio di amministrazione e il Presidente del Collegio sindacale siano designati dal Presidente della Giunta. Fermo restando anche per noi il principio che gli incarichi vengano attribuiti nell'ambito delle rappresentanze di nomina regionale, noi pensiamo che una corretta applicazione dei principi del diritto societario ci porta a sostenere che il Presidente del Consiglio di amministrazione ha da essere designato dal Consiglio stesso, così come il Presidente dei Sindaci ha da essere designato dal Collegio sindacale.
Quanto al direttore della FINPIEMONTE, noi proponiamo che sia scelto per concorso, chiamandosi però a far parte della Commissione giudicatrice una rappresentanza di tutte le forze politiche presenti nella Regione.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, tutto quanto siamo andati sin qui dicendo, dopo la premessa iniziale, ha inteso evidenziare soprattutto lo spirito criticamente costruttivo con il quale la Destra Nazionale si è accostata all'esame di questo importante disegno di legge.
Ma, al di là delle diverse osservazioni presentate, il nostro giudizio globale resta negativo. Potremmo auspicare, a questo punto, anzi vogliamo decisamente auspicarlo, che la FINPIEMONTE, riuscendo a qualificarsi secondo caratteristiche di snella imprenditorialità e soprattutto dotandosi di tecnici di elevata preparazione professionale e di chiara competenza non abbia a vivere di vita stentata né si trasformi in un "baraccone" dalla gestione cronicamente passiva.
Questo nostro, però, è soltanto un augurio, che formuliamo nell'interesse obiettivo della Regione, ma che non può - al momento condizionare la valutazione data né, tanto meno, indurci ad aperture fiduciarie in ordine alla capacità della Giunta di sinistra di realizzare quanto auspicato. La Destra Nazionale, perciò, voterà contro il disegno di legge istitutivo della FINPIEMONTE, e, a suo tempo, contro lo Statuto che dovrà disciplinarne l'organizzazione e le finalità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, Colleghi, ci accingiamo a concludere questo pesante e travagliato anno con un atto importante, che esprime, per la parte che noi vi attribuiamo, fiducia e volontà di operare anche con strumenti nuovi affrontando i rischi che essi comportano, per superare la crisi ed aprire una fase di più ordinato e stabile sviluppo alla nostra Regione.
In materia di società finanziarie pubbliche, e regionali in particolare, la pubblicistica, come sappiamo, è ampia, gli studi non mancano, e il dibattito si è sviluppato nell'arco di taluni anni, portando almeno a molti chiarimenti concettuali e metodologici.
Le esigenze che sollecitano la costituzione di questo nuovo strumento molteplici e spesso contraddittorie all'inizio, si sono andate chiarendo e delimitando. I precedenti pratici, però, e i risultati concreti sono peraltro ancora scarsi e poco indicativi, se non nei termini di alcune esperienze deludenti che segnalano almeno quali sono gli errori da non ripetere.
Esprimerò, quindi sinteticamente, il giudizio e l'atteggiamento della Democrazia Cristiana, ricordando i tempi e gli sviluppi attraverso i quali l'iniziativa è passata.
Primo tempo. Nel corso della prima legislatura, avvenuto il trasferimento delle funzioni, sulla scorta delle previsioni statutarie venne riconosciuta la necessità di dotare la Regione di uno strumento operativo agile, capace di utilizzare l'efficienza di organizzazioni imprenditoriali mettendole ai servizio di volontà e finalità pubbliche per la realizzazione di programmi e di piani capaci di conferire un più equilibrato sviluppo alla Regione, di ridurre drasticamente tempi di realizzazione delle iniziative pubbliche atte ad influire sia sulla congiuntura sia sulle condizioni che presiedono allo sviluppo economico sostenere e promuovere iniziative per la diversificazione delle attività produttive e per una organica ripartizione di risorse e delle strutture portanti sull'intero territorio regionale, sì da conferire ad esso quell'armonia che lo fa capace di resistere meglio alle crisi e di assicurare un assetto sociale e culturale più avanzato e civile.
Nella duplice incertezza, dovuta all'avanzare da un lato della crisi economica, che modificava molti aspetti della questione, e alle perplessità ingenerate da insuccessi (deviazioni dal compiti istituzionali con impiego di risorse ingenti con risultati antieconomici), il lavoro di elaborazione proseguì fino alla predisposizione e presentazione dei disegni di legge delle Giunte che si sono susseguite con altri, del Partito socialista, per esempio.
Secondo tempo . La complessità e delicatezza della materia, la necessità di una verifica meditata e partecipata delle nuove esigenze che la crisi della nostra struttura economica proponeva, consigliarono, e tutte le forze politiche vi si adeguarono, di ribadire la validità della Finanziaria quale strumento di moderno ed efficace intervento della Regione e la volontà politica di far seguito, ma suggerirono altresì di non procedervi nella concitazione finale della legislatura. Si arrivò così all'approvazione del noto ordine del giorno 30 aprile '75 col quale, unico richiamo esplicito, si affidava a questa legislatura l'ultimo ripensamento e la conclusione operativa.
E' quanto sta puntualmente verificandosi in questo terzo tempo. Le sollecitazioni della situazione economica, il confronto e il dialogo con le forze sociali e con gli operatori della vicenda produttiva hanno contribuito a rimuovere altre incertezze e ad operare scelte che consentono di dare all'istituto una configurazione più netta ed una definizione di compiti in positivo, nonché, per esclusione o contrasto, in negativo, che dovrebbe fugare il residuo scetticismo che accompagna iniziative di questo tipo.
Le scelte che hanno ispirato il Gruppo della Democrazia Cristiana (e per esso i Consiglieri che si sono dedicati nella I Commissione all'argomento) hanno avuto presente la logica costruttiva dettata da una esigenza istituzionale e la costante rappresentazione delle attese e degli interessi sociali presenti e pressanti. Queste scelte, sulle quali è avvenuto e si completa oggi il dibattito ed il confronto con la Giunta e le forze che la sostengono, possono essere così enunciate: a) la Finanziaria dev'essere un Ente strumentale, che realizza nel modo in efficace ed economico la volontà politica della Regione, sia come ente sia quale comunità, e ciò nelle materie e nei settori definiti, senza che possa essa mai sfuggire alla logica di questo tipo di rapporto e di gerarchia, senza che essa possa sottrarsi non solo al controllo formale ma a quello sostanziale, senza poter cioè procedere di vita propria al di là di ciò che è peculiare e voluto per le esigenze funzionali - operative, per non aprire la via alle degenerazioni che rovesciano i termini del rapporto le sedi in cui si devono prendere le decisioni e si realizzano i controlli e quelle che le decisioni devono invece attuare e i controlli subire.
Trattandosi di strumenti per l'impiego di mezzi finanziari e l'utilizzo di risorse ingenti l pericolo è sempre incombente e dev'essere presente a noi oggi come legislatori e domani come gestori, amministratori di queste realtà b) i settori d'intervento e d'investimento, se si vuole agire in modo innovatore, veramente promozionale, e non assistenziale, sono quelli verso cui è stato più difficile, anche nei tempi della massima espansione economica, convogliare risorse ed organizzare organici programmi, e ciò per la loro redditività mediata e a lungo termine, e cioè: opere, servizi infrastrutture, conoscenze che costituiscono la condizione, presupposto, lo stimolo per lo sviluppo economico prescelto e per il diffondersi dei suoi effetti sul territorio e nei confronti di categorie e di settori produttivi che si ritiene di dover sostenere (artigianato, piccola e media industria eccetera) c) i settori verso i quali, in negativo, l'intervento pare assolutamente sconsigliabile sono quelli in cui si realizza la partecipazione diretta od indiretta al processo economico produttivo, con le sue caratteristiche di imprenditorialità e di rischio. E ciò per una serie di ragioni che parrebbero persino ovvie: la partecipazione al capitale di rischio comporta disponibilità di risorse (se dev'essere una cosa seria e producente) enormemente superiori a quelle di cui dispone il bilancio regionale o può mobilitare la stessa Regione; coinvolgerebbe l'istituto regionale in responsabilità crescenti di gestione diretta di attività imprenditoriali, sospingendolo, per l'inevitabile pressione delle situazioni e degli eventi, nei settori in via di emarginazione distogliendolo da ogni intenzione e prospettiva di politiche promozionali allontanandolo dai settori suscettibili di sviluppi interessanti la diversificazione e la creazione di nuova occupazione; porterebbe conseguenti ingenti perdite non sopportabili nel quadro istituzionale della Regione ed attesa l'esigenza di una oculata amministrazione di risorse che sono obiettivamente limitate.
d) le ragioni tecniche per la costituzione di una Finanziaria pubblica quale momento di integrazione e di alternativa all'azione diretta degli organi e degli uffici regionali, risiedono nella ricerca di efficienza nella abbreviazione dei tempi burocratici, nella specializzazione e nella utilizzazione di sistemi ed organizzazioni non direttamente assimilabili alla natura della pubblica amministrazione formale.
Già in altra sede si è visto e discusso come debbano essere assicurate all'impresa ed all'imprenditorialità le condizioni essenziali per la vitalità del sistema economico produttivo e come l'azione delle stesse imprese così assicurate e garantite possa essere iscritta all'interno della programmazione, nella quale il potere pubblico dice l'ultima parola sui fini da perseguire.
Sulla base di questi giudizi si è sviluppata la nostra partecipazione alla formazione e alla stesura della legge istitutiva della FINPIEMONTE. Il confronto fra il testo che la Giunta ha consegnato al Consiglio, e quindi alla Commissione, ed il testo che ritorna oggi in aula consente già di valutare il nostro apporto prima che si discutano i singoli articoli. In tale sede noi intendiamo collocare le osservazioni particolari e gli emendamenti che riteniamo ancora necessario proporre per le questioni rimaste irrisolte in Commissione.
Ricordiamo, al di là del testo, alcune nostre proposte di modificazione formalmente presentate in Commissione e presenti oggi, nell'ultima dizione: le norme che assoggettano lo statuto della Finanziaria all'approvazione del Consiglio regionale, che escludono la facoltà di assumere partecipazioni dirette o indirette, nelle imprese economiche produttive; la eliminazione dei cosiddetti fondi di gestione; la definizione dei limiti di competenza le modalità che assicurano un tempestivo controllo sulle attività della Finanziaria e degli Enti in cui essa interviene con sue partecipazioni.
Devo infine registrare che sussiste ancora uno spazio di dissenso oltre che su alcune questioni minori, sulla formulazione del secondo comma dell'art. 2, che regola, e direi esemplifica in concreto le competenze e gli ambiti di azione riservati all'istituto finanziario, Devo dire che non ho capito bene le ragioni della Giunta, che vorrebbe una formulazione obiettivamente meno sistematica e più generalizzante di quella che proponiamo e che comporta quindi il rischio, all'interno, di configurare l'istituto in termini insufficienti e più approssimativi, e quindi con difficoltà di governo dei rapporti con questo istituto, e verso l'esterno di aumentare, e non di ridurre, i rischi di rinvio della legge, così come spiegheremo in modo più puntuale discutendo l'articolo e il relativo andamento.
Vi sono poi le questioni che attengono alla nomina degli organi sociali e del direttore in particolare e ai sistemi di più precise garanzie da assumere in ordine alla presenza delle minoranze, alle osservazioni di principio, non accompagnate da emendamento, che riguardano la previsione della partecipazione generica di consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese alla costituzione del capitale sociale.
Concludendo, abbiamo ritenuto e riteniamo che la Finanziaria possa costituire un valido ed efficace strumento di azione programmata della Regione per dare tempestiva ed efficiente risposta a molti problemi del riordino e del rilancio dello sviluppo economico regionale e dell'assetto territoriale abbiamo attivamente operato, nella prima e nella seconda legislatura per la definizione dell'istituto nei termini che abbiamo ritenuto più corretti ed efficaci, sia dal punto di vista formale sia dal punto di vista operativo contribuiamo con vigile senso critico ad assicurare che la Finanziaria entri rapidamente in azione, e che essa non degeneri e non devii dai compiti che le sono propri: la realizzazione, al servizio della Regione degli Enti locali, dei comprensori, dei settori e delle categorie economiche che richiedono sostegno e sviluppo, delle infrastrutture fisiche, dei sistemi di servizi, delle iniziative di promozione, in cui si identificano i caratteri distintivi e i fondamenti basilari di una moderna organizzazione economica e di un sistema sociale più equilibrato.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Signor Presidente, Colleghi del Consiglio, a nome del Gruppo socialista desidero esprimere la soddisfazione di veder finalmente giungere all'esame e al voto del Consiglio regionale uno dei primi strumenti della programmazione regionale.
Il primo documento dell'IRES che si occupava della Finanziaria regionale e del 1965 e reca nella intestazione: "Gli strumenti della programmazione regionale: 1) l'istituto finanziario regionale piemontese".
E' dunque dopo dieci anni di dibattito, di discussione, di confronto in tutte le sedi che viene finalmente al voto questa importante realizzazione.
I dieci anni non sono passati invano, se è vero, come è vero, che hanno consentito di approfondire ulteriormente il dibattito, se consentono oggi di far tesoro delle esperienze intanto maturate nelle altre Regioni. E da questo punto di vista, se è benemerita l'IRES, che con dieci anni di anticipo aveva già indicato una traccia per uno strumento di questo tipo potremmo dire paradossalmente che è anche provvidenziale il ritardo con il quale si giunge a realizzarlo perché si può oggi realizzare uno strumento che tenga anche conto delle esperienze, dei limiti, delle possibilità e degli errori realizzati nelle altre Regioni. Però, qualsiasi ulteriore ritardo, oggi, sarebbe stato davvero colpevole, ed è già stato ricordato qui il voto unanime del Consiglio regionale su un ordine del giorno a chiusura della prima legislatura che impegnava la nuova Giunta a predisporre subito il disegno di legge istitutivo della Finanziaria. La nuova Giunta lo ha fatto, rispettando questo impegno a tempi brevi, anche se tempi nei quali è stata sollecitata e ottenuta una amplissima consultazione. Una consultazione che ha consentito alla I^ Commissione di acquisire tutta una serie di elementi non puramente di comodo, di facciata ma utilissimi e di notevole rilievo, tanto è vero che il disegno di legge ha subito, nel corso dell'esame e della discussione in I^ Commissione alcuni significativi emendamenti, che non ne hanno snaturato la sostanza rispetto al testo predisposto dalla Giunta ma che hanno consentito di migliorare la formulazione del disegno di legge. Del resto, la Giunta si era presentata in I^ Commissione aperta a questo confronto e disponibile ad accettare tutti gli emendamenti e le innovazioni.
Rispetto ai precedenti disegni e progetti di legge discussi, questo evidentemente tiene conto delle indicazioni allora formulate, quello della Giunta di centro, presieduta dal Consigliere Calleri, nel 1973, quello del Gruppo socialista nel '73, quello della Giunta presieduta dal collega Oberto nel 1974. Tiene conto di questi precedenti, soprattutto, direi, dei due ultimi che hanno costituito una delle tracce sulle quali si e lavorato.
In tema di Finanziarie regionali si ha spesso la tendenza a confondere gli ambiti della discussione e a sovrapporre delle esperienze che sono tra loro profondamente diverse. E' corrente, ad esempio, un giudizio radicalmente negativo sul funzionamento delle Finanziarie regionali che si basa su esperienze che sono proprie delle Finanziarie tradizionali, quelle che, tra l'altro, si chiamano regionali ma in realtà in molti casi sono regionali solo perché il loro ambito di funzionamento è circoscritto ad una o ad alcune regioni, e solo in tre casi sono state costituite dalla Regione, ma sempre da Regioni a Statuto speciale. E' l'esempio della SOPIS poi diventata ESPI, in Sicilia, della SFIRS in Sardegna, della FRIULIA del Friuli- Venezia Giulia, oltre però ad altre sempre pubbliche ma non regionali nel senso soggettivo del termine, cioè alle quali partecipavano non le Regioni ma altri Enti pubblici, ma con sfera d'azione regionale: come la SPI, la Centro Finanziaria, la FIN LIGURE e la INSUD. Queste finanziarie della prima generazione avevano come loro essenziali scopi la partecipazione al capitale di rischio delle imprese, il finanziamento diretto alle imprese, la concessione di fideiussioni. E' in riferimento a queste società, e in particolare a quelle operanti in Sicilia e in Sardegna, che è venuta emergendo quella serie di fondate critiche in ordine all'enorme spreco di risorse pubbliche, alla serie di operazioni per lo più non riuscite di interventi di partecipazione, di salvataggio e di finanziamento diretto alle imprese, che ha alimentato una letteratura negativa rispetto agli scopi, alle funzioni, alle possibilità operative di questi istituti.
Altra e diversa esperienza è quella delle Finanziarie della seconda generazione, cioè di quelle Finanziarie che più propriamente si possono chiamare regionali, in quanto promosse dalle Regioni come Enti e nelle quali la Regione tende, nella maggior parte dei casi, ad acquisire una partecipazione di maggioranza al capitale sociale Sulle Finanziarie della seconda generazione non può essere dato alcun giudizio perché sono state istituite negli anni più recenti e non hanno quindi ancora una possibilità di essere valutate per quello che hanno fatto ma solo in ordine ai loro programmi, agli atti che le hanno costituite, alla volontà politica che si esprime nella loro costituzione e nelle leggi che le riguardano e nei programmi che sono stati indicati.
Ecco dunque che noi dobbiamo correttamente inquadrare l'istituzione della Finanziaria piemontese in questo ambito, cioè nell'ambito di una esperienza rispetto alla quale non è possibile formulare dei giudizi ma soltanto delle indicazioni di tipo politico, perché non abbiamo un periodo sufficientemente lungo di funzionamento degli istituti simili, che sono poi quelli che sono partiti o stanno partendo nel Lazio, in Umbria, nell'Emilia e Romagna, nella Toscana, nelle Marche e in Liguria Caso diverso e anomalo sul quale non mi intrattengo per brevità, quello della Lombardia, con una finanziaria privata alla quale la Regione è stata autorizzata a partecipare fino al 15 per cento del capitale sociale.
La Finanziaria piemontese si colloca dunque in questo ambito. E' chiaro, dunque, che noi abbiamo scelto, sulla base, ripeto, di questo lungo confronto dì questa lunga elaborazione, che la Finanziaria non sia intanto, due cose: la Finanziaria non è una Gepi e non è una banca, non fa cioè interventi di partecipazione né di finanziamento alle imprese industriali e commerciali, non ha funzioni sostitutive del sistema creditizio. Le ragioni per cui si è fatta questa scelta sono varie, e in parte di carattere giuridico: lo sappiamo, la Regione non ha competenza diretta nel settore industriale né in quello bancario, ma in parte sono anche di scelte decise sul terreno politico, dell'opportunità. Si è ritenuto che la partecipazione al capitale di rischio sia di tale natura da stravolgere i compiti della Finanziaria, da portarla a ripercorrere le strade battute dalle Finanziarie della prima generazione, con quelle esperienze negative alle quali mi sono riferito, e che per un intervento di questo tipo né la Finanziaria né la Regione né l'insieme degli operatori pubblici agenti sul territorio nazionale sarebbero in grado di mettere a disposizione dei capitali anche lontanamente sufficienti a far fronte ad un compito di questo tipo. Giacché, o gli interventi di finanziaria nei capitali di rischio delle imprese sono puramente di carattere di bandiera e allora non si vede perché debbano essere bruciate delle risorse, anche se limitate, in una attività che non servirebbe a nulla, perché uno solo, o due, o dieci interventi di salvataggio, a seconda delle dimensioni dell' impresa interessata, vanificherebbero tutte le possibilità operative della Finanziaria. Oppure, invece, veramente entrano nel merito delle scelte aziendali e vanno a toccare tutta una serie di situazioni meritevoli di intervento, di sostegno, e allora evidentemente occorrerebbe una Finanziaria dotata di capitali enormemente superiori a quelli di cui pu disporre la Regione.
Le competenze, invece, alle quali, in positivo, vogliamo ricondurre la Finanziaria sono, quindi, quelle delle infrastrutture, quella della gestione dei servizi sanitari e quella dei servizi di consulenza e di promozione. E cioè una Finanziaria che, per riferirci a delle definizioni degli interpreti, è una Finanziaria di infrastrutture e di sviluppo, è una Finanziaria con caratteristiche insieme operative ed anche promozionali, e quindi con capacità di agire direttamente o anche di porsi come capofila di altre società ed enti operanti nei diversi settori.
C'è, cioè, e questo è un punto che va chiarito, perché forse qui sta la ragione di questo anche parziale e limitato dissenso che richiamava il Consigliere Bianchi poc'anzi, da precisare che noi pensiamo che questa Finanziaria debba avere una molteplicità di funzioni, e quindi che non sia possibile indicare una serie di interventi, come sarebbero quelli infrastrutturali, che essa deve fare, e una serie di altri interventi, che sarebbero quello di promozione e di sviluppo, che essa può anche, in via subordinata, fare. Noi vogliamo che faccia gli uni e gli altri, che sia cioè, insieme, di infrastruttura e di sviluppo; e riteniamo che proprio in questa caratteristica stia l'originalità di un intervento che, uscendo dai binari che abbiamo visto pericolosi della partecipazione al capitale di rischio delle imprese, non rinunci però ad una azione di promozione e di sviluppo in direzione dei settori produttivi, ed in particolare dell'artigianato, della piccola e media azienda, oltre che dei settori nei quali c'è la competenza diretta della Regione, come può essere l'industria alberghiera, l'agricoltura, o il turismo, o cose di questo tipo. Cioè, noi riteniamo che, attraverso i compiti di promozione e di sviluppo, e quindi la fornitura non solo delle infrastrutture fisiche ma anche dei servizi al sistema economico, sia possibile svolgere una funzione promozionale, senza bisogno di quell' intervento particolarmente penetrante che è la partecipazione al capitale dell'impresa. E quindi che questi servizi stiano in prima fila, accanto agli interventi infrastrutturali, tra i compiti che la Regione deve avere. Naturalmente, il riferimento d'obbligo agli articoli 117 e 118 della Costituzione vale a trattenere gli interventi della Finanziaria sul territorio dei suoi compiti istituzionali, che sono, tra l'altro, mutevoli, perché se, per esempio, la legge 382 amplierà la sfera di materie trasferite o delegate alle Regioni, automaticamente, il riferimento fatto agli articoli 117 e 118 consentirà alla Finanziaria di ampliare la sua sfera di attività. Da questo punto di vista è dunque giusta una elencazione a puro titolo esemplificativo di alcuni interventi, perch la sfera degli interventi possibili della Finanziaria può anche essere più ampia, anche se magari oggi non siamo in grado di definirli in tutta la loro ampiezza, o oggi rischieremmo di definire dei compiti per i quali il Governo può ritenere la Regione non dotata dei poteri relativi, mentre domani, dopo l'emanazione dei decreti delegati a norma della 382, la Regione può essere investita degli stessi poteri. Quindi, una certa genericità e quindi una certa ampiezza dei compiti sono indispensabili in un momento che è ancora di transizione rispetto al pieno completamento del trasferimento alle Regioni.
Direi che il più significativo elemento di novità rispetto ai precedenti disegni è la caduta di un articolo contenuto nel disegno presentato dalle precedenti Giunte e che faceva della Finanziaria anche una specie di società concessionaria della Regione e degli Enti locali per interventi infrastrutturali. Era il vecchio art. 4 del disegno di legge della Giunta presentato nel '73 in cui si dava alla società finanziaria la possibilità di ricevere l'incarico di realizzare iniziative da parte di Province, Comuni ed altri Enti pubblici e quindi di ricevere i contributi i sussidi e le sovvenzioni previsti dalle leggi regionali, che anzich andare direttamente agli Enti locali andavano alla Finanziaria, che con apposita convenzione si incaricava così di realizzare le opere per conto degli Enti locali. Questo tipo di intervento abbiamo ritenuto che non debba essere svolto dalla Finanziaria per diverse ragioni, prevalentemente perch appare lesivo della autonomia degli Enti locali territoriali e, al limite appare anche foriero di possibili confusioni di ruoli fra Finanziaria e Regione e quindi pericoloso anche per l'accentramento di un illimitato potere di gestione della politica del territorio da parte della Finanziaria che deve essere il braccio della programmazione regionale e non invece il suggeritore o la cassaforte della Regione.
Anzi, direi che sotto questo profilo correttamente si è previsto, nel disegno di legge, che accanto al capitale sociale sottoscritto all'inizio per la costituzione della società, vengano stanziati a bilancio dei contributi per interventi specifici da dare alla Finanziaria e da disporre con singole leggi sostanziali di spesa, anno per anno; cioè, non si esclude che la Finanziaria possa anche realizzare determinati interventi, per esempio non si esclude che, a somiglianza di quanto esplicitamente viene annunciato per la Finanziaria ligure in questi giorni, la Finanziaria possa anche diventare lo strumento per realizzare un determinato progetto speciale della Regione, ma quel progetto speciale la Finanziaria lo realizza su un apposito conferimento di funzioni, di programmi e di finanziamenti e quindi di volta in volta consentendo al Consiglio, agli Enti locali, alle forze economiche e sociali interessate di discutere quel determinato intervento e non invece conferendole una delega ad operare per conto della Regione e degli Enti locali una volta per tutte, che stravolgerebbe, al limite, il sistema delle autonomie e quindi delle decisioni per gli interventi sul territorio.
Un ulteriore effetto indiretto del quale è bene brevemente accennare può essere anche in ordine ai criteri di erogazione del credito; il fatto di coinvolgere il sistema bancario, nella sua interezza, alla partecipazione alla Finanziaria, è in realtà tale da poter consentire attraverso questo coinvolgimento, di influire indirettamente anche sui criteri attraverso i quali viene erogato il credito e quindi da potere, per questa via, ricondurre, almeno in parte, i criteri e le scelte selettive del credito nei confronti di determinati comparti e settori produttivi.
Anche se qui è bene essere estremamente chiari, non è possibile pensare di risolvere, attraverso una Finanziaria regionale, i problemi della riforma del sistema creditizio nel nostro Paese. Un dato che è emerso con assoluta evidenza quando la I^ Commissione fece, nel 1973, un convegno sull' esperienza delle Finanziarie regionali, ha mostrato che assolutamente non è possibile pensare alla scorciatoia delle società finanziarie regionali per fare quegli interventi innovativi nel settore del credito che solo una riforma della legge bancaria può consentire.
Non vorrei soffermarmi oltre se non per due brevi considerazioni finali, giacché il relatore Rossotto ha già illustrato ampiamente tutti gli aspetti di questa norma.
Le cose che mi preme indicare sono: intanto l'opportunità della ampiezza data all'art. 1 ai soggetti che possono partecipare a questa Finanziaria. Si è allargato a tutte le banche, con l'esclusione soltanto delle filiali italiane di istituti di credito stranieri, e si è allargato anche agli istituti previsti all'art. 41 della legge bancaria che ritengo utile coinvolgere giacché per un verso si tratta di istituti che sono costituiti da banche e che quindi potremmo anche trascurare, per esempio gli istituti che fanno operazioni di credito fondiario o di credito agrario, che risultano già dall'associazione di altre banche, ma che per altro verso comprendono l'IMI, il Consorzio di credito per le opere pubbliche, l'Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità e quindi gli istituti, invece, attraverso i quali passano importanti canali di finanziamento delle infrastrutture e che pare opportuno siano compresi tra quelli che possono intervenire.
Un'altra considerazione importante riguarda - come già ricordava il relatore Rossotto - quello che è già compreso nell'art. 1, cioè, la dizione Consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese, che significa gli interventi in forma associata di alcuni protagonisti delle attività produttive verso i quali si ritiene debba essere indirizzato, anche se nelle forme che dicevo prima, l'intervento della Finanziaria.
La formulazione dell'art. 5, poi, consente di fugare ogni eventuale dubbio sulla commissione tra i diversi tipi di intervento. La Finanziaria come società per azioni retta dalle norme del Codice civile, ha evidentemente una naturale tendenza quanto meno all'equilibrio dei suoi conti e questo significa che per quegli interventi di tipo particolare che la Regione ritiene di dover far svolgere alla Finanziaria debbano essere previsti a bilancio dei fondi appositi e debbano essere stanziati con legge apposita.
Altrettanto con legge di volta in volta può essere disposta l'assunzione di garanzie fidejussorie da parte della Regione per l'emissione obbligazionaria alla quale la Finanziaria può essere autorizzata.
Cosi com'è stata ampliata la norma che prevede che la Finanziaria fornisca materiale per l'esame da parte del Consiglio regionale, all'art. 7 sono previsti due distinti tempi nei quali si comunicano le attività, i programmi e i risultati di gestione della Finanziaria che coincidono con la presentazione del bilancio preventivo e con la presentazione del conto consuntivo della Regione; cioè la Finanziaria deve presentare il proprio bilancio, che essendo il bilancio di una società per azioni è- per usare un termine convenzionale - a consuntivo, con tutti gli atti relativi, una relazione sull'attività svolta ed il bilancio di cassa e questi documenti vengono allegati e quindi discussi insieme con il conto consuntivo della Regione.
La Finanziaria deve però anche presentare una relazione previsionale e programmatica della propria attività, entro il mese di settembre, e questa relazione viene presentata e discussa insieme con l bilancio preventivo della Regione; si ha, cioè, la possibilità di una doppia discussione in ordine al funzionamento di questo istituto che mi pare risponda meglio alle necessità che sia un Ente strumentale della Regione e non invece un Ente che viva di una sua vita autonoma, sottraendosi alla necessità di controllo della Regione.
Un'altra considerazione che merita di essere sottolineata è la dimensione elevata del capitale sociale della Finanziaria. Teniamo presente che un capitale di venti miliardi è assolutamente inedito nell'esperienza delle Finanziarie regionali ed anzi, è largamente superiore a tutte le altre esperienze che conosciamo. Le finanziarie fin qui costituite, o quelle che si vanno costituendo, hanno queste dimensioni, che credo valga la pena di citare rapidamente: la Sviluppumbria, un miliardo; la Erve dell'Emilia-Romagna, tre miliardi; la FILSE della Liguria, un miliardo l'Esin delle Marche, 800 milioni; la Veneto Sviluppo, tre miliardi; la Fidi Toscana, tre miliardi; solo la FILAS del Lazio è di 10 miliardi, ma anche la possibilità di partecipare al capitale di rischio delle imprese e quindi è largamente insufficiente in relazione agli scopi sociali che ha. E si consideri ancora che la partecipazione della Regione alla FILAS è del 26 del capitale. Quindi una partecipazione della Regione in questa misura, di 10 miliardi e 100 milioni ed una dotazione iniziale come capitale sociale di venti miliardi, sono elementi che rendono la Finanziaria Piemontese assolutamente originale rispetto alle altre esperienze e ne fanno quindi uno strumento potente di intervento.
E su questo vorrei chiudere giacché le caratteristiche di questa Finanziaria sono emerse in modo abbastanza evidente. Si tratta di uno strumento importante, di uno strumento meditato sul quale abbiamo lavorato tutti insieme, qualcuno da molti anni - perché vada in porto, ma si tratta di uno strumento che ha delle grosse capacità operative, ma tuttavia di uno strumento che per vivere e per realizzare i suoi scopi deve essere alimentato da disegni politici e da indicazioni programmatiche precise; pur con questo capitale sociale, pur con questa ampiezza e con questa pluralità di interventi che abbiamo voluto darle, tuttavia la Finanziaria sarebbe veramente un gattino cieco se non venisse alimentata costantemente riempita di contenuti, di programmi e di indicazioni operative. In altri termini, la Finanziaria sarà una cosa seria se sarà veramente strumento della programmazione regionale, braccio efficiente, nuovo, moderno funzionale della Regione per gli interventi sul territorio nei settori economici; in caso contrario è un carrozzone. Se sarà così diventerà invece uno strumento utilissimo, e perché così sia il Consiglio regionale, nella sua interezza, dovrà occuparsene e quelle scadenze in occasione dei bilanci dovranno essere non un rito formale da chiudere nell'arco di una discussione più o meno accademica, ma occasione per un reale approfondimento sui temi, sui programmi, sugli obiettivi della Finanziaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il discorso sulla Finanziaria regionale è un discorso che viene da lontano e credo che già nella mente di coloro i quali affrontarono i primi passi nella Regione Piemonte ci fosse una configurazione della Finanziaria intesa come uno strumento a latere della Regione che consentisse interventi che in modo diretto la Regione non può fare o è opportuno che non faccia. Credo quindi che il discorso che oggi concludiamo non lo si possa considerare tardivo, ma conclusivo di fasi laboriose che hanno visto impegnate già nella precedente legislatura la Giunta di allora e che vede oggi portare a conclusione un disegno di legge che praticamente ricalca nella massima parte le indicazioni che erano emerse in vario modo nella prima legislatura.
Forse in questo momento, anche se qualcuno è portato a sopravvalutare la portata dello strumento della Finanziaria, siamo un poco delusi perch una serie di compiti che avremmo voluto assegnare all'Istituto finanziario non è possibile per il momento assegnarli.
Io credo che nella riforma del sistema bancario e soprattutto nei passi rapidi che si faranno in Italia per adeguare le strutture alle realtà che emergono, anche queste aspettative potranno essere colmate e penso che occorra già sin d'oggi non escludere i campi di intervento anche se necessariamente, occorrerà rimanere nella genericità. Per esempio - e questo è un punto sul quale chiedo che il Consiglio dedichi la propria attenzione, anche se non è realizzabile subito- io ritengo che la Finanziaria possa, attraverso il collegamento con le banche del Piemonte costituire in futuro un vero e proprio succedaneo alla Cassa depositi e prestiti che opera a livello nazionale e che vediamo così carente nei confronti delle richieste degli Enti locali per la realizzazione delle opere pubbliche. Noi dovremo arrivare a qualche cosa del genere e passi nel futuro potranno essere fatti basandosi su quello che ci accingiamo a varare oggi.
Sui campi di intervento mi pare corretto individuare nella Finanziaria lo strumento teso ad attuare la programmazione regionale. E' vero, non abbiamo ancora il piano di sviluppo, lavoriamo quindi su delle ipotesi, ci affidiamo a ciò che verrà elaborato per il futuro, non ci sono ancora i comprensori, ma credo che il fatto di mettere in movimento la Finanziaria possa avvenire indipendentemente da queste carenze, oppure da questi fattori ancora non precisati.
L'esclusione della partecipazione al capitale di rischio delle imprese credo sia stata cosa saggia perché è chiaro che diversamente avremmo condannato non soltanto la Finanziaria, ma la Regione stessa a fare la fine di Petronio Arbitro, una fine forse, dolce, ma certamente inesorabile.
Ritengo comunque che il problema della Finanziaria debba essere valutato soprattutto con la possibilità di incidere già oggi su quei settori di intervento che portino non soltanto a risolvere il quesito dell'equilibrio territoriale, ma che rispondono a quell'esigenza che i giornali hanno già anticipato, cioè di strumento che favorisca il rilancio economico regionale.
Certo, ci sono delle ombre anche nel testo che è stato presentato ombre che cercheremo di superare con la presentazione di qualche emendamento, o con il riconoscimento della validità di emendamenti presentati da altri. Non è detto, per esempio, come verrà effettuato l'eventuale ripristino del capitale sociale nella ipotesi di perdite della Finanziaria pubblica. Io credo tuttavia che il problema possa essere risolto se noi chiariamo che le finalità che vengono perseguite devono essere operate con criteri di economicità, vale a dire con la preoccupazione di non accumulare dei debiti e di non creare forzatamente dei passivi.
Ritengo che lo strumento della Finanziaria sia indispensabile, è uno strumento che oggi nasce con una configurazione sulla quale quadro delle certezze non è completo, e il quadro delle prospettive è legato anche al modo in cui verranno portati avanti in futuro la politica di programmazione, la politica dello sviluppo, i piani della nostra Regione ma rappresenta un fatto positivo, che corona non lo sforzo di un particolare settore delle forze politiche, ma uno sforzo collegiale completo di tutto il Consiglio regionale che ha già operato nella precedente legislatura per creare le premesse dell'atto che ci accingiamo a votare oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo repubblicano voterà a favore del disegno di legge presentato dalla Giunta per l'istituzione dell'Istituto finanziario regionale, disegno di legge che è uscito dalla Commissione dopo un lavoro abbastanza lungo ed impegnato di messa a punto e che riteniamo accettabile e corretto. Sono stati introdotti ed accettati dalla Giunta molti miglioramenti alle proposizioni originarie e oggi ci troviamo di fronte ad un elaborato che ci sembra tra i migliori che siano circolati su questo argomento. Abbiamo ancora qualche riserva e qualche elemento di discussione da proporre, ma non sono determinanti rispetto al nostro orientamento, e ci riserviamo di spiegare il significato e la portata di alcuni emendamenti che abbiamo presentato in sede di discussione dei singoli articoli di legge.
Quello che ci preme sottolineare a conclusione di questa discussione e cercare di evidenziare, sono gli atteggiamenti e le problematiche di fondo che abbiamo di fronte nel momento in cui variamo la Finanziaria regionale.
Il primo aspetto che vorremmo sottolineare è che è bene non enfatizzare troppo il ruolo della Finanziaria; purtroppo abbiamo alle spalle un'esperienza di vita di alcune Finanziarie regionali estremamente negativa e che dovrà essere tenuta presente, secondo noi, in maniera molto precisa.
Cerchiamo di evitare degli errori e facciamo delle scelte oculate di uomini e di programmi perché un Ente che, soprattutto con questa dotazione di fondi, dia luogo ai fenomeni di parassitismo che in altre Regioni si sono registrati, rischia veramente di rappresentare un grosso fallimento della Regione.
Il secondo ordine di problemi che volevamo toccare sommariamente riguarda le scelte che attraverso la Finanziaria regionale la Regione ha di fronte. Gli obiettivi della Finanziaria sono sostanzialmente di due tipi: obiettivi di carattere infrastrutturale e di intervento nel campo infrastrutturale delle opere pubbliche, e interventi di carattere promozionale nel campo delle attività industriali, particolarmente della piccola e della media industria.
La Giunta sembra aver scelto, con il disegno di legge che ha proposto di caratterizzare la Finanziaria soprattutto come società destinata a svolgere un ruolo promozionale nel campo delle attività industriali della piccola e media industria.Ci sembra che la maggioranza e il Vice Presidente Libertini in parecchie occasioni abbiano particolarmente enfatizzato questo ruolo, naturalmente senza trascurare il primo.
La formulazione che esce dal lavoro della Commissione lascia aperte tutte le strade, ma dalle dichiarazioni politiche che hanno preceduto accompagnato e seguito la presentazione di questo disegno di legge ci sembra che si evinca con chiarezza che la Giunta vuol fare della Finanziaria piemontese uno strumento fondamentale per promuovere nuove possibilità di sviluppo nella piccola e media industria. Noi riteniamo che questo dato sia molto importante, e concordiamo, ma vogliamo consegnare al dibattito alcune valutazioni perché se una cosa è certa è che si crea la Finanziaria regionale senza che la Regione abbia ancora espresso delle indicazioni di carattere politico previste e approfondite. Noi non ci stancheremo di ripetere quanto abbiamo detto prima, durante e dopo la conferenza sulla occupazione: è solo da analisi qualitative e quantitative molto più approfondite di quelle su cui oggi possiamo basarci, che si possono evidenziare dei filoni di attività e si può arrivare a fare un discorso veramente maturo e consapevole su quello che si può e si deve fare per i settori della piccola e media industria. E non ci stancheremo di ripetere che soprattutto vennero individuati con chiarezza i settori su cui si deve operare e che su questi vanno elaborate delle indicazioni di carattere propositivo e operativo molto più approfondite di quelle che oggi siamo in condizioni di consegnare.
Il Vice Presidente Libertini ha, in parecchie occasioni, alla conferenza dell'occupazione e dopo, indicato alcuni settori su cui dobbiamo operare, ma noi non crediamo che basti dire, ad esempio, che il settore elettromeccanico è importante, che quello dei beni di investimento è suscettibile di possibilità di sviluppo, magari anche con dei dati di contorno precisi ed aggiornati per fare una politica industriale attiva. E qui sta il vero nodo dei problemi che abbiamo di fronte. Noi non vorremmo che la Giunta considerasse in una certa misura esaurito il suo compito nel momento in cui si va a costituire la Finanziaria regionale, noi non crediamo che la Finanziaria regionale possa rappresentare uno strumento per affrontare nel 1976 questi ordini di problemi, la Finanziaria regionale entrerà in funzione a settembre, ci vorrà un mese perché la legge ritorni poi si dovrà fare l'atto costitutivo con una trattativa che sarà un tantino complessa, con le parti contraenti, poi bisognerà procedere alla nomina degli amministratori, il Consiglio di amministrazione dovrà cominciare a riunirsi, dotarsi di un minimo di strutture, quindi dire che entrerà in funzione a settembre mi sembra che non sia fare un'ipotesi troppo pessimistica...



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Abbiamo un obiettivo più ambizioso.



GANDOLFI Aldo

Ci auguriamo che sia anche prima, ma quello che voglio sottolineare e che mi sembra importante rilevare in questo dibattito è che una volta costituita e operante la Finanziaria regionale, questa avrà davanti almeno altri sei mesi per formulare dei programmi di intervento di carattere operativo, sicuramente perciò funzionerà nel 1977. Non possiamo quindi pensare che si possa delegare questo importante e complesso ordine di problemi, che è quello di individuare e promuovere delle possibilità di sviluppo nel campo della piccola e media industria, alla Finanziaria regionale, semmai è il contrario, la Regione, la Giunta regionale deve riuscire ad evidenziare, a mettere in moto dei meccanismi di lavoro e di promozione diversi nel settore della piccola e media industria e la Finanziaria regionale deve inserirsi ed insediarsi su un lavoro di individuazione dei problemi, di indicazioni di carattere operativo e di proposte operative già sufficientemente maturate.
Non è quindi con la Finanziaria che impostiamo dei programmi nuovi per il 1976 e non è nemmeno col piano, cioè con la formulazione di obiettivi generali e anche quantificati che però discuteremo ad aprile-maggio, che faremo avanzare le capacità di incidenza della Regione oggi. La preoccupazione che noi vogliamo esplicitare in questo dibattito e l'indicazione che chiediamo alla Giunta è che si sviluppino oggi, subito quelle iniziative di approfondimento settoriale e di scelte operative e di stimolo ai comparti produttivi che abbiamo richiesto e che ribadiamo Non vorremmo che delegando alla Finanziaria piemontese questo ordine di problemi evitassimo nei prossimi mesi di entrare nel vivo di alcuni nodi che abbiamo davanti.
Questo è il tipo di sollecitazioni che facciamo ed è il tipo di preoccupazioni che vogliamo individuare nel momento in cui annunciamo il nostro voto favorevole. La Finanziaria regionale è una cosa concreta, i suoi effetti tra un paio di anni li produrrà, ma perché possa avere concretezza dovrà inserirsi su un lavoro già svolto, su un terreno già dissodato, su alcune scelte già operate, su dei programmi operativi già impostati e delineati dalla Regione.
Questo riteniamo di dover ribadire e sollecitare in particolare alla Giunta perché non vorremmo ritrovarci in primavera a discutere del piano avendo in sostanza alle spalle quello che avevamo a giugno, cioè delle indicazioni di carattere qualitativo e quantitativo secondo noi ancora troppo superficiali e ancora lontane dalle possibilità operative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, io ritengo che si tratti di un atto positivo che il Consiglio Regionale oggi compie con la discussione del progetto di legge relativo all'istituzione della Finanziaria pubblica provvedimento che, come è già stato ricordato, era nei programmi delle Giunte della prima legislatura e che soltanto oggi arriva a perfezione.
Non vi è dubbio che l'istituzione di questo istituto finanziario corrisponde alla necessità di dotare la programmazione regionale degli strumenti di intervento.
Io non posso dar torto a chi ha ricordato in quest'aula che in questo modo costituiamo degli organi della programmazione prima di disporre degli obiettivi della programmazione, ma confido che, nel periodo non breve che dovrà ancora intercorrere prima che l'Istituto finanziario in Piemonte entri concretamente in funzione, esso possa disporre, per i propri orientamenti, anche del piano di sviluppo regionale.
E' stato ricordato - mi pare dal collega Simonelli - che in questo modo il Piemonte adegua la propria azione alla legislazione di altre Regioni molte delle quali già dispongono di una società finanziaria pubblica.
Occorre aggiungere che il precedente delle Finanziarie regionali già operanti non è uno degli elementi che possono maggiormente rassicurarci per lo meno per quanto concerne le Finanziarie che hanno partecipazioni industriali; ma fortunatamente non è il caso della Finpiemonte che andiamo a discutere. E' noto che i bilanci di queste società finanziarie regionali chiudono, nel loro complesso, costantemente in perdita, almeno negli ultimi 6/7 anni, e che anche i risultati occupazionali sono molto modesti in proporzione ai capitali che vengono profusi.
Con la costituzione di questa Finanziaria, in fondo, si mette in funzione una specie di embrionale sistema delle partecipazioni regionali e la prima avvertenza dovrebbe, quindi, essere quella di evitare i difetti ben noti, del sistema delle partecipazioni statali che costituiscono per molti aspetti un punto di riferimento negativo, un modello di quello che non bisogna fare; bisogna quindi assicurare alla Finanziaria pubblica regionale dei requisiti che invano si richiedono al sistema delle partecipazioni statali; in primo luogo l'effettiva capacità di indirizzo politico da parte della Regione. Se la Finanziaria deve essere uno strumento della Regione, la Regione deve dimostrare: innanzitutto la propria capacità di indirizzo politico; in secondo luogo, l'autonomia di responsabilità nella gestione e nella conduzione della società finanziaria (e a questo fine sono orientati alcuni emendamenti che presenterò, in parte a titolo personale e in parte unitamente ad altri colleghi); infine, la possibilità di un'effettiva informazione e di un penetrante controllo sulla gestione e sulla conduzione (e anche a questo fine ho presentato alcuni emendamenti).
Non vi è dubbio, dal punto di vista del mio Partito, che una Finanziaria pubblica deve ispirarsi ad un principio di predominanza dell'interesse generale rispetto alla logica del profitto, ma non vi è dubbio che l'interesse generale comprende anche la necessità di garantire il criterio di economicità della gestione; non avrebbe senso adottare con questo istituto una forma privatistica se non si accettassero anche i vincoli del sistema privatistico. D'altra parte, la Finanziaria, se vuole effettivamente contare qualche cosa nel sistema economico piemontese, ha bisogno di grandi mezzi finanziari che non si possono certamente raccogliere soltanto tra i bilanci degli Enti pubblici, soprattutto degli Enti pubblici territoriali che sappiamo bene in quali condizioni siano tant'é che anche con questa legge capitale sociale viene costituito con 350 milioni di mezzi propri e 9750 milioni di debito. Già questo è il segno di una realtà anche troppo nota, e cioè che gli unici risparmiatori sono i privati, o per meglio dire sono le famiglie, e che, quindi, la Finpiemonte deve operare in modo da attirare il risparmio privato.
A questo fine mi pare opportuno che la legge preveda, anche se la cosa si può fare attraverso i normali strumenti disponibili secondo il Codice civile, l'apporto di capitale di rischio sottoforma di azioni di risparmio che, non avendo diritto di voto, possono dilatare i mezzi propri dell'istituto conservando alla Regione il controllo di maggioranza sul Consiglio di Amministrazione. Si tratta, in fondo, di una scelta che tende a preferire l'apporto di risparmio, quindi i mezzi di questo istituto finanziario rispetto all'indebitamento, e che dovrebbe trovare concordi anche i partiti di maggioranza visto che si tratta di una linea di politica industriale che ho visto più volte richiamata da autorevoli economisti del Partito comunista.
Tuttavia, per fare questo, perché la società finanziaria abbia la possibilità di attirare il capitale ed il risparmio dei privati, bisogna garantire in partenza che la logica di questo istituto sia una logica imprenditoriale e non una logica assistenziale. Ancora a questo obiettivo sono orientati alcuni emendamenti che mi sono permesso di presentare.
Forse occorrerebbe anche una precisazione, da parte di chi replicherà in questo dibattito, sul testo dell'art. 5, perché il riferimento all'attribuzione di nuovi fondi da parte della Regione, almeno stando ai documenti di cui dispongo, cioè al testo della proposta di legge, non è molto chiaro sulla natura e sulla finalità di questi nuovi stanziamenti infatti, non si comprende bene se con questo riferimento si prevede di finanziare dei progetti speciali che la Regione affiderà alla gestione della Finanziaria, oppure il ripianamento di eventuali perdite. Devo peraltro dire che il fatto che ciò debba comunque avvenire con apposite leggi regionali è già un elemento rassicurante.
Premesse queste considerazioni di carattere generale, mi riservo di intervenire nuovamente in sede di illustrazione degli emendamenti agli articoli dichiarando che il mio voto finale sarà condizionato, appunto, al testo conclusivo che uscirà da questo dibattito.



PRESIDENTE

Ha ancora la parola per una breve replica, il Vicepresidente della Giunta, Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

L'andamento del dibattito ha mostrato una larga convergenza delle forze politiche presenti in Consiglio intorno al progetto di legge presentato dalla Giunta e rielaborato nella Commissione. Questa larga convergenza ci esime dunque da una replica articolata e ampia, vorrei quasi dire da una replica, se non mi corresse l'obbligo di dare una risposta a due quesiti che sono stati posti nel corso del dibattito ed ai quali è giusto rispondere. Per il resto vi sono invece soltanto delle proposte di emendamento e di modificazioni e le discuteremo articolo per articolo, nel modo più pratico possibile.
Le due questioni che sono state poste sono specifiche: una, di carattere generale, è stata posta dal Consigliere Gandolfi quando ha parlato del rapporto che c'è tra l'istituzione della Finanziaria e l'avvio di una politica industriale complessiva della Regione.
Io voglio dire subito - e ringrazio il Consigliere Gandolfi per lo spunto che offre - che questa è una delle grandi questioni aperte. I Consiglieri sanno tutti che le Regioni (ne abbiamo parlato più volte) sono sorte secondo una determinata concezione che abbiamo chiamato garantista contadina e proprio per questo sono prive di strumenti di intervento e di competenza nell'area industriale. Questo forte limite diventa enorme quando si tratta di Regioni come il Piemonte e quando si tratta di una situazione come quella che attraversiamo nella quale, in realtà, una domanda di politica industriale viene rivolta dagli operatori economici, dai lavoratori alla Regione con grande forza.
Rispetto a questo problema così complesso, noi ci muoviamo - voglio ricordarlo perché ne abbiamo già parlato avanzando una rivendicazione di passaggio di poteri di competenza alle Regioni, non pensiamo davvero di potere spezzettare il potere industriale, sarebbe assurdo e anacronistico ma chiediamo - e quando dico chiediamo non parlo solo della Regione Piemonte, ma parlo di una linea che si sta concordando tra le Regioni un'associazione delle Regioni alla gestione della politica industriale. E da questo punto di vista, Consigliere Gandolfi, sono lieto di annunciare qua pubblicamente che il Ministero dell'Industria ci ha proposto, non in termini di diritto, ma in termini di fatto, di arrivare già nelle prossime settimane a un decentramento alle cinque regioni tessili di una parte del lavoro della Commissione tessile che lavora presso lo stesso Ministero dell'Industria. Ma noi pensiamo che nei prossimi mesi, anche in relazione all'applicazione della 382, si avranno tra Governo e Regioni dei confronti che riguardano proprio l'espansione dell'intervento della Regione nell' area industriale.
Ma a parte questi aspetti istituzionali di rapporto col Governo e col Parlamento, noi pensiamo di intervenire nell'area industriale usando anche i poteri che abbiamo, la Finanziaria è certo uno strumento e da questo punto di vista voglio dirle, Consigliere Gandolfi, che noi possiamo anche essere smentiti, ma, come ella si augurerà, speriamo di fare prima di quel che lei diceva. Noi vogliamo dare a questo lavoro un carattere di estrema rapidità, il nostro obiettivo è di avere per la primavera la Finanziaria in funzione, si capisce, poi l'articolazione degli interventi sarà più complessa, per questo abbiamo affrettato la fissazione del dibattito in aula, per questo intendiamo bruciare i tempi anche se, - voglio dichiararlo con molta chiarezza - non intendiamo affatto che la rapidità dei tempi vada a scapito della consultazione e della partecipazione, come è stato fatto fino a questo momento.
Accanto alla Finanziaria però abbiamo altri strumenti diretti (parlo delle aree industriali); la Giunta intende mettere in applicazione rapidamente, nelle prossime settimane, la legge esistente che riguarda le quattro aree industriali e noi porteremo in Consiglio, tra pochi giorni, le nostre proposte a questo riguardo, ma intendiamo in materia di aree industriali andare ad un progetto più complesso e più articolato, più articolato perché si deve distinguere tra artigiani e piccola e media industria.
Infine, abbiamo già cominciato a usare e stiamo usando e il potere di programmazione generale della Regione e gli altri strumenti (pianificazione del territorio, formazione professionale e anche di questo saremo presto pronti a parlare in Consiglio in modo specifico ), per discutere condizionare e contrattare alcune scelte generali di politica industriale.
In questo senso noi recepiamo completamente le sue preoccupazioni e le diamo assicurazione che la Giunta si muove in questa direzione.
Al Consigliere Zanone voglio chiarire il punto dell'art. 5, visto che su quell'articolo non sono stati presentati emendamenti, altrimenti avremmo chiarito in sede di articoli, come per resto, e gli voglio dire che proprio perché la Giunta si è mossa fin dall'inizio, e anche la Commissione (qui abbiamo un progetto della Commissione, per lo meno della grande maggioranza della Commissione) con la volontà di ancorare l'attività della Finanziaria a due parametri, che non sarà sempre facile conciliare, ma che dobbiamo conciliare, questa è la sfida che abbiamo.
Il primo parametro è l'attuazione dei piano, i fini pubblici e collettivi, la Finanziaria è uno strumento della programmazione, è uno strumento di una politica collettiva.
Secondo: la Finanziaria non deve essere un carrozzone politico di sottogoverno, ma deve essere uno strumento economico che opera in termini di economicità.
Partendo da questi due principi tutto il disegno di legge è stato elaborato e l'art. 5 in parole povere vuol dire questo: che la Finanziaria sarà tenuta a stare, come si dice, sul mercato, a non venire a piangere come accade per le partecipazioni statali, dal Consiglio Regionale per avere delle continue sovvenzioni senza destinazione. Se il Consiglio regionale deciderà, viceversa, di affidare alla Finanziaria, volta per volta, dei compiti specifici, allora darà, secondo il criterio dell'imputazione dei costi, un contributo specifico per quel fine alla Finanziaria Regionale. Nessuno potrà chiedere alla Finanziaria regionale di operare al di fuori dei criteri di economicità, questo significa l'art. 5 e lo stesso Consiglio regionale, se la Regione chiederà degli interventi speciali straordinari delibererà in merito.
Detto questo, non ho altro da aggiungere perché la Giunta ritrova nel dibattito un'ampia convergenza, vi sono solo delle questioni che riguardano gli emendamenti al singoli articoli e pensiamo che si possa direttamente passare a questa parte del dibattito.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Non ne vedo, quindi la discussione generale si conclude, possiamo perciò passare agli emendamenti ed alla discussione dei singoli articoli della legge, Titolo I - Regime giuridico e finalità Articolo 1 - Regime giuridico e natura dell'istituto.
La Regione Piemonte costituisce in forma di Società per azioni, secondo le norme degli artt. 2328 e seguenti del Codice Civile, l'Istituto Finanziario Regionale Piemontese - FINPIEMONTE - a prevalente partecipazione regionale.
Altri soci della FINPIEMONTE possono essere Enti pubblici territoriali e locali, Enti pubblici economici, Società a prevalente partecipazione statale, aziende di credito di cui alle lettere a), 13), e d) dell'art. 5 e di cui all'art. 41 della legge bancaria, consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese.
La FINPIEMONTE opera a fini di interesse regionale nell'ambito stabilito dall'art. 72 dello Statuto e dagli artt. 117 e 118 secondo comma della Costituzione.
Lo Statuto dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese deve essere sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale.
All'art. 1 è stato presentato dal Consigliere Zanone un emendamento soppressivo che suona: "Al secondo comma sopprimere le parole 'piccole e medie'" . Desidera illustrarlo? La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Lo scopo di questo emendamento è anzitutto che non esiste una precisa definizione di cosa sia un'impresa piccola o media; in secondo luogo che avendo la Regione la maggioranza del capitale e gli Enti pubblici (locali o economici) la grande maggioranza delle azioni, non si vedono sostanziali pericoli a che in questi consorzi aderiscano anche imprese di una certa consistenza.



PRESIDENTE

Vi è poi un emendamento aggiuntivo presentato dal Consiglieri Zanone Gandolfi e Cardinali: "Dopo il secondo comma aggiungere il seguente: soggetti privati non menzionati nel comma precedente possono accedere alla proprietà della Finpiemonte con la sottoscrizione di azioni di risparmio".
Qualcuno desidera illustrarlo? No, si illustra da solo.
La discussione è aperta sull'art. 1.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi principalmente sulla dizione che prevede la possibilità di sottoscrivere il capitale della Finpiemonte da parte di consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese.
Noi non abbiamo presentato un esplicito emendamento per la soppressione o la modificazione di questo inciso, poiché ci è stato detto ed abbiamo capito benissimo ed è benissimo comprensibile che questa è un'affermazione di carattere politico generale che non intendevamo contrastare in modi che potessero essere politicamente equivoci. Noi non ci opponiamo a che anche a livello di capitale sociale questo mondo verso il quale l'azione della Finanziaria, quale strumento sempre della Regione, in modo diretto o indiretto, è destinata a sviluppare un'attività che si suppone proficua, è bene che sia interessato e coinvolto, però questa dizione cosa comporta? Intanto la sottoscrizione di capitale da parte di consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese. In genere i consorzi vengono costituiti per gestire in comune, lasciando perfettamente intatta ogni individualità e ogni responsabilità diversa economica delle singole imprese per gestire in comune alcuni servizi, alcune attività esterne, attività di promozione stampa di volantini pubblicitari, presenza di fiere e cose di questo genere; e quindi c'era un dubbio di carattere giuridico operativo sulla possibilità di inserire questi soggetti giuridici, consorzi di piccole e medie imprese e di artigiani nel capitale sociale.
L'altra motivazione è questa: bisognerebbe che avessimo la garanzia che i consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese siano in qualche modo rappresentativi della generalità delle categorie, altrimenti introduciamo un principio che diventa veramente molto opinabile se i singoli, i piccoli marginali consorzi, i quali possono anche perseguire, quali consorzi, delle finalità loro che possono essere persino in contrasto con quelle della programmazione, dell'attività economica, per simpatia, per rapporto particolare a sottoscrivere una simbolica franche del pacchetto azionario.
Noi formuliamo questa riserva perché non passi senza una sottolineatura questo aspetto, affinché domani, quando poi si dovrà provvedere all'offerta delle azioni ed alla costituzione del capitale sociale, questi fatti che temiamo non si possano realizzare. E allora, se ci saranno dei consorzi che siano, ancorché di dimensioni non gigantesche, ma effettivamente rappresentativi di esigenze generali delle categorie cui si riferiscono non avremo sicuramente difficoltà; altrimenti, se le cose saranno in termini diversi, ci sarà la nostra viva opposizione politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Come abbiamo già lungamente discusso in Commissione rispondiamo qui alla obiezione che ha nuovamente sollevato il Consigliere Bianchi.
Obiezione, devo dire, non priva di una sua validità. Tuttavia noi ribadiamo che il comma deve essere espresso così come viene proposto per alcune ragioni essenziali: la prima è di carattere politico nel senso che (e questo mi sembra trovi riscontro nell'atteggiamento di tutti gli altri gruppi politici) questa Finanziaria vuole avere come soggetti fondamentali gli operatori piccoli e medi e gli artigiani, vuole, cioè, andare ad operare a favore di settori produttivi che oggi in Piemonte presentano caratteristiche di grande importanza e in direzione dei quali, da quanto si è sinora detto anche nell'impostazione del piano di sviluppo economico regionale, la Regione vuole intervenire. Noi perciò vogliamo che questi soggetti fondamentali siano menzionati nella legge perché sia specificatamente detto, la gente sappia che la Finanziaria vuole operare fondamentalmente in questa direzione.
All'osservazione che il termine "piccola e media impresa" possa richiamare in causa le difficoltà che il Commissario di Governo ha altre volte sollevato per altre leggi, si risponde con il fatto che qui viene citata la piccola e media impresa come socia, alla stregua delle banche che non sono di competenza delle Regioni e pur tuttavia sono tra coloro che possono accedere alla composizione della Finanziaria.
Per quanto riguarda il termine "consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese", noi attribuiamo (lo abbiamo già detto e lo ripetiamo) un'importanza che è quella che in generale ha tutta la Finanziaria; la Finanziaria ha un carattere promozionale, abbiamo detto, per questo sono esclusi tutta una serie di interventi. E quando noi parliamo di "consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese" ci rendiamo conto delle osservazioni che il Consigliere Bianchi fa, tuttavia pensiamo che la legge debba incentivare la formazione di consorzi tra artigiani e piccole e medie imprese perché questo vale per l'artigianato e la piccola e media impresa come per l'agricoltura: la dimensione ottimale oggi per l'intervento è quella del consorzio, è una dimensione più ampia.
Alcune esperienze in altre parti d'Italia ci sono ed in Piemonte si dice che una definizione esatta del consorzio di artigiani e di piccole e medie imprese non è ancora ben visibile, tuttavia noi pensiamo che includerlo in questi termini possa costituire un incentivo per queste categorie produttive perché possano muoversi nella direzione di costituirsi in consorzio ed ampliare la loro capacità di essere presenti sul mercato a condizioni indubbiamente migliori.
Si può verificare la possibilità che la Finanziaria si trovi ad accettare eventualmente consorzi, o più consorzi, il cui apporto anche di carattere finanziario è estremamente limitato, ma io non escluderei la possibilità di scrivere nella legge "consorzi di artigiani ecc." perché in ultima analisi è la Finanziaria che valuterà le dimensioni e l'opportunità politica di offrire dello spazio a delle iniziative che vanno nella direzione giusta.
Noi siamo consapevoli dei problemi che il Gruppo della D.C. ha posto tuttavia, a fronte delle possibilità politiche e di fatto che questa dizione propone, noi pensiamo che debba essere mantenuta, dando naturalmente come scontato, per la parte che ci compete come forza politica, per quello che avremo come responsabilità all'interno della Finanziaria, ma essenzialmente per la parte che abbiamo in questo Consiglio regionale, che quelle discriminazioni possibili (che Bianchi non ha pronunciato) non si verificheranno essendo intento principale di noi comunisti, ma anche della Giunta, di operare essenzialmente per favorire nuove forme di associazionismo anche nel campo degli artigiani e delle piccole e medie imprese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Anche noi in Commissione avevamo espresso delle riserve, soprattutto per la poca consistenza giuridica della formulazione di piccola e media impresa; peraltro di fronte alle considerazioni di carattere politico della Giunta abbiamo capito e quindi accettato le ragioni per cui si è voluto parlare di piccole e medie imprese in maniera precisa. Per questo non abbiamo presentato emendamenti o riproposto in questa sede la sospensione del termine "piccole e medie imprese" rendendoci conto che dietro questa formulazione c'è soprattutto un'indicazione di carattere politico che pu anche essere una forzatura giuridica, ma se ne fanno tante e, tutto sommato, non nuoce nella misura in cui da un'indicazione anche di obiettivi agli interventi della Finanziaria.
Sull'emendamento del collega Zanone, quindi, noi ci asterremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Quello dei consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese è un concetto limitativo. I consorzi nelle piccole imprese si fanno per affinità di materia, perciò c'è il consorzio delle aziende dei bottoni, di quella dei dadi, delle viti. In realtà noi escludiamo le grosse associazioni perché potrebbe anche darsi che dieci piccole imprese che fanno i bottoni la Regione non abbia nessun interesse ad aiutarle; si tratta di consorzi che hanno il mercato nazionale nelle mani e non bisogna aiutarli, anzi.
Nessuna associazione, né quella della Confindustria, né quella della CONFAPI hanno possibilità di aderire a questi consorzi, perciò lasciamo i consorzi, ma diamo la possibilità alle organizzazioni che rappresentano gli industriali, gli artigiani e la piccola e media industria di intervenire altri menti li escludiamo completamente non essendo in forma di consorzio.
Ecco perché dico che bisogna stare attenti alla dizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Condivido l'intervento effettuato dal mio Capogruppo perch effettivamente, lasciando detta formulazione, si corre il rischio di veder sorgere miriadi di organismi, il più delle volte con un'etichetta di comodo, perché un tempo si faceva ricorso alle società per azioni, o in accomandita semplice o ad altre forme societarie, oggi anche la cooperazione e la consorziazione sono diventate (e ahimè il Piemonte ce ne ha fornito la dimostrazione) organismi qualche volta di comodo. Con questo però non voglio misconoscere il principio e la validità che deve avere la consorziazione vera e propria. Avendo anche colto nell'intervento del Capogruppo comunista Berti un riferimento significativo, quando ha parlato di ampie dimensioni, proprio perché il concetto della consorziazione in s e per sé presuppone il discorso della concentrazione e del raggruppamento ed anche perché il consorzio razionalmente e modernamente concepito non pu più essere confuso con quello di ottocentesca memoria, a dimensioni di campanile od altro, penso che il problema potrebbe essere superato precisando che, "la Finanziaria interverrà a favore di consorzi artigiani e di piccole e medie imprese e perché no, anche agricole, a dimensioni regionali". Per cui a me pare che la razionalizzazione, il concetto di imprenditorialità, e la funzione di certi organismi siano tali solo se si danno loro dimensioni regionali, come ormai una lunga esperienza ci ha dimostrato, e soprattutto se si vogliono realmente conseguire gli scopi che con gli organismi medesimi si intendono perseguire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Questo intervento vuole essere una dichiarazione di voto sugli emendamenti.
Noi vogliamo precisare in premessa che, stante il giudizio globalmente negativo che abbiamo dato al progetto di legge in esame, nostro Gruppo non ha ritenuto di presentare emendamenti. Questo significa che, a fronte degli emendamenti presentati da altri Gruppi, ci regoleremo per il voto di volta in volta e, nel caso specifico, daremo voto favorevole ai due emendamenti presentati dal collega Zanone intanto in quanto troviamo in essi riflesse considerazioni che noi stessi ci eravamo permessi di sottolineare all'attenzione del Consiglio regionale in sede di dibattito generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

I due emendamenti per la soppressione delle parole "piccola e media" lasciando "consorzi di imprese" potrebbero determinare il pericolo, che già in Commissione si era visto, che possano intervenire dei grossi organismi che già hanno la possibilità, in un processo di programmazione di diverso assetto del territorio, di svolgere la loro funzione.
Richiedere l'apporto di capitali e di gestione, col significato politico che è stato qui ricordato più volte nei vari interventi, o in positivo o in negativo, ha proprio il significato di rivolgersi a quelli che dovranno essere i protagonisti più difficilmente raggiungibili in un discorso di programmazione. Pertanto io sono contrario alla soppressione di queste due specificazioni perché ovviamente, se è difficile individuare cosa è il piccolo e cosa è il medio, e però estremamente facile individuare che cosa è il grande, al quale questo strumento della programmazione non intende rivolgersi.
Sull'altro emendamento, cioè l'azione di risparmio, vorrei ricordare che qui siamo in sede di definizione della legge istitutrice della Finanziaria che all'ultimo comma dice "lo statuto dell'Istituto finanziario regionale piemontese deve essere, sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale".
Ora, avendo stabilito e specificato che la Finanziaria agirà secondo le norme stabilite dall'art. 2328 e seguenti, cioè le regole delle S.p.A., è implicito che tutte le forme previste dal Codice sulla formazione del capitale, cioè azioni di risparmio, azioni privilegiate nelle singole forme, saranno eventualmente oggetto, nel contratto con gli altri componenti, di modifiche o meno a livello di statuto. E allora noi rivedremo di nuovo questa posizione, perché dalle consultazioni è risultato da parte di alcuni degli eventuali soggetti partecipativi alla composizione, che esiste anche la loro volontà di partecipare alla S.p.A.
con azioni a risparmio, che sono estremamente positive perché ampliano la possibilità del capitale di rischio di aumentare senza un indebitamento diretto della Finanziaria; però mi pare che doverlo sancire oggi nel disegno di legge rappresenta già una limitazione, anche perché poi la formulazione "azioni a risparmio" è estremamente generica e non sufficientemente specifica, come giuridicamente dovrebbe essere valutata nel momento in cui si passerà alla formulazione dello statuto.
Quindi ritengo che essendo oggi, nel disegno di legge, prevista la possibilità della partecipazione anche con azioni di risparmio l'identificazione, la limitazione, o l'esclusione potrà venire soltanto in sede di statuto, mentre oggi il disegno di legge consente queste e altre forme di partecipazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente mi si fa notare che la dizione "azioni di risparmio" è meno consueta rispetto a quella di "azioni privilegiate" e quindi io proporrei di modificare il testo in questo senso, per indicare chiaramente che si tratta di azioni che non hanno diritto di voto.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Mi permetto di dire che possono essere "privilegiate" al voto o non al voto.



ZANONE Valerio

Occorrendo possiamo aggiungere "senza diritto di voto".



PRESIDENTE

In conclusione, i Consiglieri Zanone, Gandolfi e Cardinali invece dell'emendamento aggiuntivo...



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Valerio Zanone, non Gandolfi e Cardinali



PRESIDENTE

Ma io ho qui un emendamento firmato Zanone, Gandolfi e Cardinali.



ZANONE Valerio

Lo proponevo a scopo di precisazione.



PRESIDENTE

Vorrei che, per cortesia, ognuno svolgesse il suo ruolo, il Presidente il suo, i Consiglieri pure, i Vice Presidenti pure.
Il Consigliere Zanone ha presentato un emendamento firmato anche dai Consiglieri Gandolfi e Cardinali. Adesso propone una modifica dell'emendamento, questa modifica è anche condivisa dal Consiglieri Gandolfi e Cardinali? Benissimo.
Qual'è la modifica?



ZANONE Valerio

Anziché "azioni di risparmio" si legga "azioni privilegiate senza diritto di voto".



PRESIDENTE

Su questa modifica vi sono richieste di parola? Nessuna. Allora darei la parola al Vice Presidente della Giunta che esprimerà il parere su tutte le modifiche.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

La Giunta è contraria sia all'emendamento presentato dal Consigliere Zanone che richiede di sopprimere le parole "piccole e medie", sia all'emendamento presentato dai Consiglieri Zanone, Gandolfi e Cardinali che riguarda le azioni a risparmio.
Per quanto riguarda la prima modificazione i motivi sono stati largamente esposti dal Consigliere Berti ed io mi rimetto a questa esposizione.
Per quanto concerne la seconda questione mi pare che il Consigliere Rossotto abbia fatto un intervento pertinente. Voglio solo precisare che il Codice civile consente alla società, al Consiglio di amministrazione di definire questa materia bene e penso che sarebbe opportuno lasciare la definizione delle azioni e così via al Consiglio di amministrazione nel quale sono presenti anche gli altri soci, che è una società a prevalenza pubblica, ma in cui non c'è solo la Regione e quindi ci sembra più giusto procedere in questo modo.
Per questi motivi invitiamo i Consiglieri a respingere i due emendamenti presentati.



PRESIDENTE

Cominciamo col votare emendamento soppressivo che, secondo il nostro regolamento, ha la precedenza sugli altri emendamenti.
L'emendamento soppressivo all'art. 1 suona: "Sopprimere le parole 'piccole e medie'" ed è presentato dal Consigliere Zanone.
Chi è d'accordo sull'accoglimento dell' emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Secondo emendamento aggiuntivo all'art. 1: "Dopo il comma secondo aggiungere il seguente 'I soggetti privati non menzionati nel comma precedente possono accedere alla proprietà della Finpiemonte con la sottoscrizione di azioni privilegiate senza diritto di voto'" Questo emendamento è presentato dai Consiglieri Zanone, Gandolfi e Cardinali.
Chi è d'accordo alzi la mano.
Anche questo emendamento è respinto.
La parola al Consigliere Oberto per dichiarazione di voto sull'art. 1.



OBERTO Gianni

No, è una richiesta di chiarificazione. Quando si dice "altri soci della Finpiemonte possono essere Enti pubblici territoriali e locali" si intende fare riferimento a quelli operanti nella Regione Piemonte?



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Si



OBERTO Gianni

Quando si parla di consorzi di artigiani e di piccole e medie imprese essendo passato l'emendamento, si intende operanti nella Regione Piemonte? Quando si fa riferimento, lettere a), b) e d) dell'art. 5 e dell'art.
41 della legge bancaria, si fa riferimento a istituti bancari che operino in Piemonte? O di carattere generale?



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Si, che operino in Piemonte.



OBERTO Gianni

E allora direi che si aggiunga, a chiarimento, perché non essendo detto potrebbe benissimo esserci un consorzio di artigiani, o un Ente territoriale di un'altra Regione che chiede di partecipare. Quindi si dovrebbe aggiungere "operanti nella Regione Piemonte"; "medie imprese operanti nella Regione". Mettendolo al termine è onnicomprensivo di tutti coloro che...



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

D'accordo.



PRESIDENTE

E' la presentazione di un emendamento aggiuntivo, su cui si vota?



OBERTO Gianni

E' chiaro.



PRESIDENTE

La Giunta si dichiara d'accordo.
Chi è d'accordo con l'emendamento aggiuntivo alzi la mano.
L'emendamento è approvato.
Si passa adesso alla votazione del testo dell'art. 1 con le modifiche apportate.
La parola al Consigliere Zanone per dichiarazione di voto.



ZANONE Valerio

Mi pare che si sia seguito, negli emendamenti su questo articolo, lo stesso criterio, ma con funzioni contrapposte, abbiamo cioè mantenuto la dizione relativa ai consorzi di piccole e medie imprese non per una definizione di carattere giuridico, ma di contenuto politico; nello stesso tempo, per uno scrupolo di carattere prevalentemente giuridico (cioè la maggiore opportunità di inserire la sottoscrizione di azioni privilegiate nello statuto e non nella legge istitutiva) abbiamo trascurato l'elemento politico di individuare la possibilità di accesso del risparmio privato alla Finanziaria piemontese in forme che non compromettessero la maggioranza del capitale pubblico.
Per questa ragione principale, pur essendo favorevole al primo comma dell'articolo, cioè a quello che prevede la costituzione della Finanziaria dichiaro che mi asterrò sul complesso dell'art. 1.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni di voto? Non ve ne sono. Passiamo alla votazione dell'art. 1 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 51 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato Articolo 2 La Finpiemonte, quale strumento della programmazione, effettua i propri interventi per concorrere all'attuazione del piano di sviluppo economico regionale, secondo le finalità e le direttive dallo stesso indicate.
La Finpiemonte, per conseguire i predetti scopi può assumere le iniziative ed effettuare le operazioni per contribuire alla realizzazione delle infrastrutture e alla organizzazione dei servizi necessari allo sviluppo economico e sociale della Regione, in particolare: aree attrezzate e sistemi di servizi destinati ad attività economiche e produttive, servizi di assistenza tecnico-gestionale e di formazione dei quadri aziendali applicazioni economiche nella ricerca, fornire consulenze e servizi di mercato, consulenze finanziarie e favorire le iniziative economiche in forma associata.
A questo articolo sono stati presentati diversi emendamenti: un emendamento sostitutivo del secondo comma, a firma del Consigliere Berti che suona: "La Finpiemonte, per conseguire i predetti scopi, può assumere le iniziative ed effettuare le operazioni per contribuire alla realizzazione delle infrastrutture e dell'organizzazione dei servizi necessari allo sviluppo economico e sociale della Regione. In particolare: aree attrezzate e sistemi di servizi destinati ad attività economiche e produttive, servizi di assistenza tecnico-gestionale e di formazione dei quadri aziendali applicazioni economiche nella ricerca, consulenze e servizi di mercato consulenze finanziarie ed iniziative per favorire attività economiche in forma associata".
Per la comodità e la rapidità della discussione, leggerei anche gli altri emendamenti, poi darei la parola a chi li vuole illustrare, aprirei quindi la discussione e infine passerei alla votazione. Mi pare un metodo più rapido che non la discussione su ogni singolo emendamento.
E' stato presentato un emendamento aggiuntivo a firma dei Consiglieri Zanone, Gandolfi e Cardinali che suona: "Al termine del comma primo aggiungere: 'Operando secondo criteri di economicità'".
Infine è stato presentato un emendamento aggiuntivo, sempre dei Consiglieri Zanone, Gandolfi e Cardinali: "Al comma secondo, dopo 'in particolare' aggiungere 'interventi nelle strutture urbane'".
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Forse sarebbe il caso di discutere prima l'emendamento aggiuntivo al comma primo, tutti gli altri riguardano il comma secondo.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

E' stato presentato anche un altro emendamento, di cui non ho sentito dare lettura.



PRESIDENTE

Emendamento sostitutivo dell'intero art. 2 a firma dei Consiglieri Bianchi, Paganelli, Picco e Alberton: "La Finpiemonte, per conseguire i predetti scopi può assumere iniziative ed effettuare operazioni per contribuire alla realizzazione delle infrastrutture e alla organizzazione dei servizi necessari allo sviluppo economico e sociale della Regione. In particolare: a) aree attrezzate e sistemi di servizi destinati ad attività economiche e produttive; strutture per i trasporti pubblici; opere pubbliche; impianti per la tutela ecologica, interventi a prevalente controllo pubblico per il risanamento e la rivitalizzazione dei centri storici b) servizi di assistenza tecnico-amministrativa e di formazione dei quadri aziendali; consulenza e servizi di mercato; consulenza finanziaria per la realizzazione di iniziative di interesse regionale; promozione della ricerca applicata allo sviluppo delle attività produttive e alla loro diversificazione, secondo le indicazioni del piano regionale c) ogni altra iniziativa rientrante nei limiti di competenza fissati dalla presente legge che sia demandata alla Finpiemonte dalla Regione".
Chi chiede di parlare?



BIANCHI Adriano

Gandolfi aveva fatto una proposta.



PRESIDENTE

No, Gandolfi aveva soltanto osservato che era opportuno discutere prima gli emendamenti sostitutivi, ma chiedo se c'è qualcuno che vuole illustrarli.



GANDOLFI Aldo

Scusi, la mia era una mozione d'ordine. Forse non mi sono spiegato bene: al primo comma c'è un emendamento aggiuntivo, discutiamo e definiamo prima quello, poi passiamo al secondo comma.



PRESIDENTE

Il problema è un altro, il regolamento dice che gli emendamenti vengono discussi nel seguente ordine: emendamenti soppressivi, modificativi e aggiuntivi. E siccome i sostitutivi presentati da Berti e da Bianchi...



GANDOLFI Aldo

Sì, ma se si riferiscono allo stesso comma, io darei questa interpretazione, propongo questo tipo di interpretazione: affrontiamo prima il primo comma, poi passiamo al secondo.



PRESIDENTE

D'accordo, allora passiamo al primo comma.
Chi lo illustra? La parola al Consigliere Zanone



ZANONE Valerio

Per la verità mi pare che sia già stato illustrato dal Vice Presidente della Giunta Libertini nella sua replica e, quindi, mi resta solo da aggiungere che, se si vuole riscuotere fiducia ed ottenere degli apporti anche dai risparmiatori privati ed evitare il ricorso all'indebitamento come si è detto, il requisito del criterio di economicità deve essere stabilito nella legge, in analogia, del resto, a quanto stabiliscono le leggi statali sull'intervento pubblico economico, le quali sono sistematicamente disapplicate, ma che costituiscono tuttavia un principio generale dell' ordinamento.



PRESIDENTE

Chi altri vuole illustrare gli emendamenti che sono stati presentati? Preferivo la discussione sugli emendamenti e anche le dichiarazioni di voto sull'articolo sulla base degli emendamenti che ho letto. Se volete che procediamo a una discussione singola di ogni emendamento possiamo anche farlo, il problema è solo di perdere mezz'ora in più o in meno.
Discutiamo allora soltanto del primo emendamento aggiuntivo, illustrato da Zanone? Chi chiede la parola? Il Vice Presidente della Giunta regionale, Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Noi siamo favorevoli all'emendamento, c'è solo una cosa formale: bisogna dire "con" e non "secondo" se vogliamo evitare una ripetizione nel testo.
All'emendamento siamo favorevoli per i motivi che sono stati già esposti.



PRESIDENTE

Allora "operando con criteri di economicità".
Vi sono altre dichiarazioni di voto su questo emendamento? Nessuna.
Passiamo alla votazione dell'emendamento.
L'emendamento è approvato.
Passiamo ora alla discussione degli emendamenti presentati al comma secondo.
Qualcuno li vuole illustrare? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

E' un emendamento di forma, lo si vede leggendo la stesura iniziale e la mia: là dove si diceva "applicazioni economiche nella ricerca, fornire consulenze ecc., consulenze finanziarie e favorire le iniziative" chiaramente non correva dal punto di vista dell'italiano.
La correzione è quindi solo una questione di forma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Noi annettiamo una certa importanza a questo emendamento di carattere sistematico, di indirizzo e quindi politico, senza enfasi.
Il testo che noi proponiamo per il secondo comma credo risponda a tutte le esigenze che la Giunta ha dichiarato, anche attraverso l'intervento del Consigliere Simonelli, di voler perseguire e ritengo eviti alcune delle conseguenze negative che quello stesso testo comporta. E cioè noi non creiamo una graduazione di valore tra le materie nelle quali deve esplicarsi la competenza della Finanziaria, abbiamo meglio precisato il testo che avevamo già proposto in Commissione proprio per non lasciare spazio alla obiezione che veniva fatta; abbiamo elencato, ma abbiamo ritenuto di dover accorpare, distinguere e metodologicamente centrare, sia pure in via esemplificativa perché non sono esclusive come dice il punto c) dell'emendamento, le competenze della Finanziaria regionale.
La Finanziaria regionale dunque, per noi, in via principale dal punto di vista quantitativo e a fini di determinazione della sua necessità e della sua competenza si occuperà della realizzazione di quelle che sono le infrastrutture regionali atte a riequilibrare il territorio, atte a creare le premesse per lo sviluppo economico, le condizioni per lo sviluppo economico ed i sistemi di servizi a queste collegate. I servizi poi abbiamo cercato di specificarli in modo da non incorrere facilmente in azioni di rinvio e di annullamento, come avverrebbe, a nostro avviso, col testo della Giunta. La quale non è che si sia fermata alla prima parte del comma, e cioè: "La Finpiemonte, per conseguire i predetti scopi ecc.
necessari allo sviluppo economico e sociale della Regi'one" essa pure aggiunge ed accetta "in particolare", ma l'elencazione delle competenze in particolare è mista nell'importanza degli argomenti, non è ordinata al fine di stabilire le esatte competenze della Finanziaria e contiene alcune enunciazioni che, a nostro avviso, oltre tutto sono pericolose ai fini che la Giunta dice di voler perseguire.
Faccio rilevare, ad esempio, che là dove si parla di "consulenze finanziarie"' in senso generale e generico, ritengo che veramente andiamo a toccare una materia, a lasciare aperte delle porte che abbiamo tutto l'interesse a definire e a chiudere perché la Finanziaria debba diventare un Ente di consulenza finanziaria rivolta urbi et orbi a tutti, così come il testo dice, credo debba comportare da parte del Governo il rinvio della legge: siete all'opposizione, perché vi accanite in queste cose? Noi, su questo argomento - lo preciso anche nella discussione di questo testo - noi ci sentiamo parte vivissima, essenziale nella formazione di questa legge perché l'abbiamo preparata nella prima legislatura, perché abbiamo concorso costruttivamente a formularla in questa seconda e quindi ci diamo carico di tutti quanti questi aspetti.
La graduazione non è, ripeto, dalla lettera a) alla lettera b) di valore, è solo di accorpamento delle competenze, che abbiamo voluto indicare semplificativamente, in modo sufficientemente ampio e non ridotto perché sembra che in ordine alle infrastrutture, se stiamo al testo della Giunta, praticamente la Finanziaria debba provvedere solo alle aree attrezzate, ma le grandi strutture dei trasporti regionali, ma il problema che oggi è all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale col convegno sui centri storici è la ristrutturazione e la rivitalizzazione dei centri storici a fini anche di edilizia popolare che rientra nelle competenze regionali perché non enunciarlo dal momento che si fanno in altri articoli delle enunciazioni di mero principio di carattere politico? E ancora, per rispondere all'obiezione che in Commissione veniva fatta di non introdurre, con delle esemplificazioni, dei limiti (che noi invece intendiamo ampliare) abbiamo aggiunto con la lettera c) ogni altra iniziativa rientrante nei limiti di competenza fissati dalla presente legge che sia demandata dalla Regione alla Finanziaria.
Per questi motivi noi sollecitiamo un riesame di questo testo segnalando che quanto al primo comma ed alle correzioni formali, se non dovesse essere questo accolto, nell'emendamento Berti dovrebbero essere soppressi due articoli all'inizio, anziché "può assumere le iniziative ed effettuare le operazioni" poiché li non si specificano, bisogna togliere gli articoli e dire "può assumere iniziative ed effettuare operazioni".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Vorrei fare una premessa; potrei dire che questa legge vale per tutte le leggi che facciamo, ma a questa in particolare dobbiamo attribuire un certo carattere sperimentale nel senso che, avendo attinto da tutte le altre leggi regionali e dalle esperienze altrui più positive per formulare la nostra, abbiamo tuttavia constatato che rimanevano ancora tutta una serie di questioni aperte e dal punto di vista giuridico, e dal punto di vista essenzialmente operativo. Abbiamo quindi convenuto in Commissione (e gli altri gruppi sono stati d'accordo con noi) che un certo carattere sperimentale a questa legge occorra darlo per cui, se su alcune questioni non riusciremo ad essere esaurienti nelle risposte, io prego gli altri gruppi di rifarsi a questa dichiarazione che attribuisce appunto un carattere sperimentale alla legge, con l'impegno (che è nello Statuto) di modificarla quando possibile, a mano a mano che la legge viene applicata.
In questo senso quindi non credo che il nostro Gruppo riuscirà a sciogliere tutte le riserve, tutte le perplessità che sono state espresse in Commissione e che per certi versi vengono espresse ancora in questo dibattito.
Ho voluto fare questa premessa perché nessuno si attenda delle risposte che chiariscano tutto quanto viene qui portato.
La seconda considerazione riguarda, invece, una parola che secondo me è estremamente importante: nell'art. 2 noi scriviamo (ed è scritto anche nell'emendamento sostitutivo dei Consiglieri Bianchi ed altri) "effettuare operazioni per contribuire alla realizzazione delle infrastrutture ecc.".
Che cosa vuol dire questo? Io credo che vada sottolineato il fatto (ritorno a quello che dicevo all'inizio) che la Regione istituisce la Finanziaria per attuare la programmazione regionale. Mi sembra chiaro, ma va ancora sottolineato, che per perseguire queste finalità la Regione opera con i propri strumenti di bilancio e quindi gli investimenti del bilancio regionale serviranno per l'attuazione di alcuni obiettivi del piano di sviluppo economico regionale; opera con l' ESAP, ci potrebbero essere leggi speciali, non lo so, opera anche attraverso la Finanziaria, che è uno strumento molto importante, soprattutto tenuto conto dei settori verso cui si rivolge (non intendo fare un intervento di carattere generale) per esempio le banche, nel tentativo di ottenere che gli interventi di vari operatori che erano nel credito si finalizzino agli obiettivi della programmazione.
Rimane il fatto quindi, che, oltre che operare con i propri strumenti di bilancio, la Regione con la Finanziaria lavora per ottenere che da altri settori, da altre direzioni, da altri operatori vengano dei contributi alla politica della Regione. Quindi ci possono essere anche dei settori su cui probabilmente l'attenzione della Regione non si è ancora soffermata, ma che possono essere posti in movimento nella misura in cui la Regione, con le proprie iniziative, vi contribuisce; voglio dire che ci sono degli organismi esterni alla Regione che operano in determinati settori e che attraverso l'iniziativa della Finanziaria possono finalizzarsi agli obiettivi della programmazione.
Si parla, per esempio, nell'articolo di legge, di "consulenza finanziaria"; Bianchi fa delle osservazioni per questo, ma poi lo scrive anche nel suo emendamento. Noi non vogliamo affermare che la Finanziaria organizza consulenze finanziarie in proprio, diciamo che contribuisce, il che vuol dire che operazioni di questo tipo possono essere fatte da istituti specializzati dove la Finanziaria interviene e non a caso diciamo in altri articoli, che la Regione può partecipare ad altri Enti, istituti ecc.
Vorrei sottolineare il termine "contribuisce" perché può chiarire alcuni limiti che avrebbero valore se non ci fosse questo collocarsi della Finanziaria a contribuire ad iniziative che possono essere prese anche da altri ed in questo senso cadono quelle preclusioni, oppure quelle preoccupazioni di Bianchi il quale teme che così esprimendosi il Governo possa respingere questa legge.
Secondo me il termine "contribuisce" è fatto apposta perché la Finanziaria in proprio, al limite, opera e contribuisce anche ad iniziative di altri; le preoccupazioni, quindi, non hanno ragione di essere.
La differenza sostanziale, infine, tra la proposta di legge della Giunta e l'emendamento sostitutivo di Bianchi, Paganelli ed altri, secondo me sta in alcune cose soltanto, non ci vede su posizioni nettamente contrapposte: intanto la proposta della Giunta si esprime in termini generici; detto che la Regione, attraverso la Finanziaria, agisce nell'ambito delle competenze fissate dagli artt. 117 e 118 della Costituzione, avremmo precisato i campi in cui la Finanziaria opera. Perch non potendo specificare tutti i settori di intervento, ne abbiamo voluto sottolineare in particolare alcuni? Per le ragioni esposte nel primo intervento e che la Giunta e la relazione hanno chiaramente espresso: noi vogliamo che tutti sappiano che la Finanziaria piemontese non interverrà dappertutto, noi vogliamo che la Finanziaria operi in determinati campi per realizzare gli obiettivi della politica regionale avendo chiaro però che questo non è l'unico strumento perché per l'edilizia popolare interverranno leggi nazionali e regionali ad hoc - se ne avremo la possibilità - così nel campo dei trasporti potremo avere dei progetti speciali. A quel punto vedremo se dovrà essere la Finanziaria ad intervenire o se non dovranno essere delle leggi speciali della Regione, oppure i capitoli che prevedono spese di investimento per la Regione attraverso il suo bilancio; la formula generica e pur tuttavia precisa in alcuni particolari, vuole proprio esprimere la volontà che la Regione Piemonte ha, costituendo la Finanziaria, di andare nella direzione della piccola e media impresa, dell'artigianato, dei settori considerati primari che devono essere sviluppati in Piemonte per ottenere quel riequilibrio che sta nelle finalità, negli obiettivi della programmazione regionale.
Perché mettere, per esempio - e qui sta una prima differenza fra la nostra proposta di legge e l'emendamento proposto da Bianchi, Paganelli ed altri - che la formulazione è generica e vuole soltanto essere una sottolineatura dei settori in cui particolarmente la Finanziaria dovrà intervenire? Può sembrare una questione di forma, ma finisce per essere di sostanza quando si mette per punti a) b) c). E' vero che poi si aggiunge "ogni altra iniziativa" e questo potrebbe anche essere accettato dalla Giunta nella sua formulazione (il punto c) della proposta di emendamento sostitutivo di Bianchi e Paganelli, ma tutti gli altri punti finiscono per essere una puntualizzazione sin troppo precisa dei campi in cui si vuole intervenire.
Quando però io vedo, al punto a) "strutture per i trasporti pubblici impianti per la tutela ecologica, risanamento e rivitalizzazione dei centri storici" io dico che la sottolineatura, mentre vuole indicare un punto aree attrezzate, in effetti prevede per la Finanziaria un campo enorme di intervento e mi pare che scrivere questo significhi disattendere la affermazione, che pure è stata fatta, che il soggetto fondamentale della legge è uno, o sono comunque pochi.
Anche noi non siamo contrari ad intervenire nei centri storici, ma non per una generica politica di rivitalizzazione degli stessi, a questo si procede attraverso i bilanci dei Comuni, attraverso interventi di carattere speciale, regionale e nazionale; noi siamo dell'opinione di intervenire nei centri storici quando, in presenza di piani particolareggiati, l'intervento della Finanziaria attenga alla costruzione di strutture che servono il soggetto fondamentale che sono ancora la piccola e media impresa e l'artigiano. In questo senso l'intervento nei centri storici ha una sua validità, perché è sempre finalizzato all'interlocutore fondamentale che è quello; ma se mettiamo genericamente "strutture per i trasporti pubblici opere pubbliche, risanamento e rivitalizzazione dei centri storici, tutela dell'ecologia" mettiamo senza ulteriori specificazioni, la maggior parte dei compiti istituzionali della Regione.
Ecco perché noi, non puntualizzando, ma mettendolo in forma generica facciamo alcune sottolineature da cui si capisce chiaramente che, pur sottolineando, non ci allontaniamo dal soggetto fondamentale, che è quello che abbiamo scritto in premessa.
Questo discorso lo abbiamo fatto lungamente in Commissione, ma non ci siamo trovati d'accordo, tant'é che Bianchi ha ritenuto di doverlo ripresentare tale e quale.



BIANCHI Adriano

Non tale e quale.



BERTI Antonio

Secondo me sussistono tutte quante le ragioni che abbiamo sostenuto in Commissione e veramente inviterei i Consiglieri della D.C. e gli altri Gruppi che, pur non avendo firmato l'emendamento, tuttavia erano presenti in Commissione, a rendersi conto del fatto che attribuendo così specificatamente queste funzioni alla Finanziaria potremmo segnare subito la fine della Finanziaria nel senso che sarebbe sommersa da richieste di ogni Comune che vuole rivitalizzare i propri centri storici.
A qual fine? Questo fine deve pure essere precisato e avendo precisato essere quello scritto in premessa, non è possibile, nella specificazione degli articoli, allargare poi smisuratamente il campo dell'intervento perché verrebbe snaturato l'argomento fondamentale.
Concludendo, il nostro Gruppo difende l'art. 2 e propongo all'attenzione della Giunta la possibilità di aggiungere il punto c) dell'emendamento sostitutivo della D.C. là dove si dice "ogni altra iniziativa rientrante nei limiti di competenza fissati dalla presente legge che sia demandata alla Finpiemonte", il che vuol dire che il campo rimane aperto, ma dovrà essere delimitato dalle decisioni che la Finanziaria di volta in volta assumerà con l'ausilio del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Stante l'ora tarda e la complessità dell'argomento, la Giunta proporrebbe di rinviare la seduta alle 15, anche per poter esaminare più a fondo la questione.



PRESIDENTE

Vi sono obiezioni? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Vorrei capire quali sono le questioni che la Giunta deve esaminare.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Consigliere, lei ha ipotizzato, nell'emendamento presentato raccoglimento di alcune parti, specificamente il punto c) e quindi occorre che da parte della Giunta vi sia una decisione in proposito e, stante l'ora, la Giunta chiede un rinvio al pomeriggio.



OBERTO Gianni

Vorrei solo precisare che non siamo ancora in votazione sull'articolo.



PRESIDENTE

No, no.



OBERTO Gianni

Propongo che risulti dal verbale che non siamo ancora in votazione.



PRESIDENTE

Certo, discutiamo gli emendamenti.
La parola al Consigliere Rossetto.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Ferme le osservazioni già presentate in Commissione che non sto a ripetere. Stiamo parlando degli emendamenti, vero?



PRESIDENTE

No, la discussione è sulla proposta del Presidente della Giunta di rinviare.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Ferme tutte le considerazioni già fatte in precedenza, mi pare che nel dibattito di stamattina si siano aperte delle possibilità di cui vorrei che la Giunta, tenesse conto completando l'intervento del Consiglio su questi emendamenti, se no ho l'impressione che la Giunta si riunisca senza avere avuto l'esame.



PRESIDENTE

L'osservazione è corretta, solo che io ritenevo conclusa la discussione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ho chiesto di non affrontare la votazione



PRESIDENTE

Certo.
Siamo in sede di discussione sugli emendamenti presentati e sul testo complessivo dell'art. 2 su cui hanno già parlato alcuni Consiglieri, non ho visto ulteriori richieste di parola, l'unica è stata quella del Presidente della Giunta che proponeva di rinviare alle 15.
Adesso vedo una richiesta di parola del Consigliere Gandolfi, su quale emendamento?



GANDOLFI Aldo

Sull'emendamento che ho presentato insieme ai Colleghi Zanone e Cardinali, in maniera che il quadro sia completo.
Noi chiediamo che nel testo sia inserito un riferimento esplicito a possibili interventi nelle strutture urbane che possono essere sia di carattere infrastrutturale che edilizio, con riferimento al discorso sui centri storici che si è fatto. L'emendamento ha questo senso: modificativo nel caso che si adotti l'emendamento Bianchi, aggiuntivo nell'altro caso.



PRESIDENTE

Benissimo Ancora la parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Ferme tutte le considerazioni già affrontate sul tipo dell'impostazione che l'emendamento a firma Bianchi, Paganelli, Picco, Alberton propone in sede di Consiglio, io manifesterei una profonda preoccupazione in ordine all'accettazione del punto c) dove si deve "ogni altra iniziativa rientrante nei limiti di competenza fissati dalla presente legge che sia demandata alla FINPIEMONTE dalla Regione" perché, o è una tautologia di quanto già detto all'art. 1, e allora noi operiamo ai sensi degli artt. 117 e 118, e su questo siamo perfettamente d'accordo, ma se l'art. 2, che ovviamente indica alcune caratteristiche prioritarie (come già è stato ripetuto) in attesa che la Regione presenti il piano di sviluppo economico di cui la Finanziaria sarà uno strumento di attuazione, ha carattere di indicazione di alcuni specifici interventi che rientrano in questo quadro mettere anche "in particolare ogni altra iniziativa rientrante" vuoi dire riaprire tutto quanto un discorso già fatto in Commissione. Mi pare che la scelta del testo di legge che era stato accettato a maggioranza avesse un significato e nell'ambito di quelle che sono le possibilità, nel momento in cui diamo l'avvio ad uno strumento della programmazione, in particolare si andava ad identificare in alcuni tipi di intervento. Pertanto sarei contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, sono lieto che i giudici, quando emettono le sentenze si comportino in maniera un po' migliore di come noi ci comportiamo quando facciamo le leggi, e questo lo dico perché la Giunta riunendosi, valuti anche questo tipo di apporto.
L'emendamento Bianchi, che effettivamente fa una specificazione più vasta, aggiuntiva rispetto ai campi di intervento specificati dall' art. 2 nella dizione emessa dalla Commissione, in realtà secondo me mette un certo ordine più concreto, più visibile. D'altra parte chiedo al collega Berti quando si dice nel testo della Commissione che "contribuisce alla organizzazione dei servizi necessari allo sviluppo economico e sociale della Regione" quale campo di intervento è escluso da questa dizione: trasporti, opere pubbliche, tutela ecologica? Dato che non sono obiettivamente per nessun tipo di scontro su questi argomenti, perché lo scopo è quello di uscire con uno strumento che ci soddisfi tutti, chiedo che la Giunta valuti una modifica all'articolo, tale da recepire le cose che sono state dette, per arrivare ad una conclusione perché mi pare che questo sia l'ultimo scoglio che resta per poter concludere.



PRESIDENTE

Non ho sentito obiezioni alla proposta del Presidente della Giunta, si intende quindi che possiamo accoglierla.
Il Consiglio è quindi riconvocato per le ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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