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Dettaglio seduta n.258 del 21/06/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il processo verbale relativo all'adunanza del 24 maggio è stato distribuito ai Consiglieri prima della seduta odierna. Se non vi sono obiezioni possiamo considerarlo approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Lombardi, Paganelli e Soldano relativa alla grave situazione deficitaria della Società "Nuova Satip"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze". Iniziamo con l'interrogazione dei Consiglieri Martini Lombardi, Paganelli e Soldano relativa alla grave situazione deficitaria della Società "Nuova Satip".
Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

In merito al contenuto dell'interrogazione si precisa: la Società Nuova Satip, concessionaria di un consistente gruppo di servizi, con sede in Saluzzo, ha recentemente prospettato la chiusura dell'azienda nel caso non possa essere provveduto o ad un adeguamento dei contributi di esercizio o in linea subordinata, alla pubblicizzazione dell'azienda stessa.
Al riguardo l'Assessorato ai trasporti ha proceduto ad un approfondito esame del conto economico d'esercizio dell'azienda e ne ha illustrato i risultati in apposita riunione tenutasi in Regione il giorno 11 aprile c.a., alla quale sono intervenuti il Presidente dell'Amministrazione provinciale di Cuneo, i Presidenti dei Comitati comprensoriali di Alba Bra, Cuneo, Mondovì, Saluzzo, Savigliano, Fossano, Torino e le federazioni sindacali.
A seguito di tale riunione è stato assunto l'impegno di assicurare la continuità dei servizi in attesa della ricerca di soluzioni valide sulla base anche di un'analisi più approfondita del disavanzo di esercizio dichiarato dall'azienda.
Allo scopo di valutare gli intendimenti della Satip circa le eventuali soluzioni possibili, ha avuto luogo il 31 u.s., presso l'Assessorato trasporti, con il Presidente della Società, un incontro.
In quell'occasione si è preso atto della volontà della concessione di garantire la continuità del servizio parallelamente alla revisione delle sovvenzioni previste dalla legge statale 1221 sottoponendo le risultanze dell'analisi del disavanzo al parere del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti, in attesa della revisione delle leggi finanziarie già approvate dalla Giunta e dal Consiglio, che avrà luogo contemporaneamente all'approvazione del piano regionale dei trasporti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

La Satip aveva diffuso la notizia, che aveva trovato rispondenza in alcune affermazioni di membri della Giunta, da quanto avevo letto sull' "Unità", che si procedeva decisamente verso la pubblicizzazione del servizio; oggi apprendiamo che c'é la disponibilità della Satip a continuare il servizio, purché avvenga la revisione dei parametri di sovvenzione previsti dalla legge statale.
La prima notizia pubblicata sull' "Unità" in seguito ad un incontro tra l'Assessore Bajardi e gli amministratori locali mi aveva preoccupato, in quanto affermava che purtroppo c'erano dei ritardi da parte degli Enti locali della provincia di Cuneo e che il servizio poteva essere pubblicizzato senza oneri per le Amministrazioni locali.
La mia interrogazione era finalizzata a dire che se si andava verso la pubblicizzazione era opportuno comunicare agli Enti locali quale era il peso che gravava sulla loro decisione e quale era l'onere che la Regione era disponibile ad assumersi.
Ringrazio l'Assessore della risposta e mi dichiaro soddisfatto.



PRESIDENTE

L'interrogazione è così discussa.


Argomento: Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Oberto, Lombardi, Paganelli Petrini e Soldano inerente al contributo previsto dall'art. 2 della legge n. 28/75, per interventi sulla viabilità provinciale


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Mattini, Oberto, Lombardi Paganelli, Petrini e Soldano inerente al contributo previsto dall'art. 2 della legge n. 28/75, per interventi sulla viabilità provinciale.
Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Bajardi.



MARTINI Mario

Ci sono altre due interrogazioni che possono essere conglobate in un'unica risposta.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Con l'interrogazione n. 761 del 3 maggio u.s., i colleghi Martini Oberto, Lombardi, Paganelli, Petrini e Soldano - dopo aver rilevato "che soltanto in data 2 febbraio 1979 è stata comunicata alle Province la ripartizione, in conto esercizio 1978, del contributo previsto all'art. 2 della legge 28/75, per interventi sulla viabilità provinciale" - hanno chiesto di conoscere se la Giunta intenda comunicare la misura del riparto degli stanziamenti relativi agli esercizi 1979 e 1980 in modo da porre le Province in grado di studiare ed approvare un piano di lavori stradali.
Nel rispondere agli interroganti desidero innanzitutto far rilevare che, anche se la comunicazione ufficiale del riparto dello stanziamento 1978 è stata fatta in data 2 febbraio 1979, la deliberazione relativa del 27 novembre 1978 era stata adottata a seguito di apposita riunione con i rappresentanti delle Amministrazioni interessate che, pertanto, hanno potuto conoscere le quote loro spettanti sin dall'ottobre 1978. Non si era peraltro potuto provvedere prima perché, dopo l'approvazione del bilancio 1978 - avvenuta con un certo ritardo - a seguito degli eventi alluvionali dell'agosto, tutti gli stanziamenti erano stati bloccati e solo successivamente si erano definite le risorse residue sul bilancio 1978 avendone trasferite una parte al 1979.
Ciò premesso, desidero comunicare agli interroganti che a seguito della riunione del 18 maggio 1979 con i rappresentanti delle Province ed in conformità a quanto con gli stessi concordato, la Giunta regionale, con deliberazione n. 25-21331 del 29 maggio 1979 ha provveduto a ripartire tra le Province gli stanziamenti previsti nel bilancio pluriennale relativamente agli esercizi 1979, 1980 e 1981.
Del provvedimento è stata data già comunicazione agli Enti interessati.
Per quanto riguardo il problema sollevato dall'interrogazione n. 762 relativa al costo medio chilometrico di manutenzione ordinaria delle strade, i colleghi chiedono di conoscere se la Giunta, presentando il disegno di legge, intenda modificare la legge regionale n. 28/75 e proporre un adeguamento del contributo attualmente concesso alle Province, pari a L.
600.000 annue.
La bozza del disegno di legge di modifica alla legge 28/75, già pronta ma ancora da perfezionare in alcune parti prima della presentazione al Consiglio regionale, non prevede l'elevazione della misura del contributo in questione in quanto si pone invece il problema di un corretto raccordo tra spese di manutenzione e spese di investimento che deriveranno dall'approvazione del piano regionale dei trasporti e dei piani comprensoriali a cui le Province validamente contribuiscono.
Va ricordato in proposito che il contributo di cui trattasi, fissato in L. 300.000/km con legge 16 settembre 1960 n. 1014, recava il titolo "Norme per contribuire alla sistemazione dei bilanci comunali e provinciali e modificazioni di talune disposizioni in materia di tributi locali" quindi disposizioni non a favore della viabilità, ma del piano dei bilanci degli Enti locali. Per completezza di informazione va ricordato che il contributo era stato raddoppiato con la legge regionale 28/75. Da un'indagine svolta dall'Assessorato ai trasporti, alcune Regioni del Mezzogiorno lo hanno elevato, mentre la maggior parte delle Regioni continua a corrispondere il contributo nella misura fissata dalla legge 1014/1960. Alcune Regioni poi lo hanno trasformato in finanziamento per investimenti, il che mi pare più corretto sul piano formale, più corrispondente quindi alle competenze regionali, ciò a prescindere dall'entità delle risorse messe a disposizione da rapportare agli obiettivi settoriali e generali che si vogliono perseguire.
Questo capitolo contribuirà a chiarire la riforma delle autonomie locali, la definizione del ruolo dell'Ente intermedio e delle risorse che verranno messe a disposizione. Si tratta di gestire la fase che va fino al momento della riforma delle autonomie locali con criteri di transitorietà e di prudenza.
Nel corso di una riunione presso l'Unione regionale delle Province si è preso atto della nuova situazione finanziaria determinatasi per le Province stesse con i provvedimenti governativi della fine dell'anno 1978 e delle nuove possibilità di investimento anche per affrontare nel concreto il problema dell'adeguamento della viabilità regionale.
Sono certo che dall'esame complessivo della politica di programmazione e finanziaria sorgeranno gli elementi per stabilire i rapporti tra Regione e Province per quanto riguarda il capitolo della viabilità nell'attuazione del piano regionale dei trasporti.
In merito all'interrogazione n. 763 desidero ricordare che la Giunta regionale in occasione del riparto dei fondi per le spese di investimento relative al bilancio 1978, aveva proposto i relativi criteri in una dettagliata relazione di circa 25 pagine più vari allegati, relazione dalla quale risultava esplicitamente la volontà della Giunta di confermare i predetti criteri anche in occasione dei riparti dei fondi 1979.
Per quanto concerne l'invito a prendere contatti con i Comitati comprensoriali ai fini della ripartizione degli stanziamenti 1979, debbo informare il Consiglio che alcuni dei capitoli che prevedono spese per acquedotti, fognature e sedi municipali saranno finanziati con l'assestamento del bilancio 1979 e con il bilancio pluriennale del 1980.
Dopo l'approvazione del Consiglio, la Giunta concorderà con i Comitati comprensoriali modi e tempi per l'utilizzazione delle risorse, non ignorando l'avvenuta approvazione dei programmi pluriennali di attuazione.
Per quanto riguarda gli stanziamenti relativi alle opere stradali ed impianti di illuminazione pubblica, il 4 maggio 1979 ha avuto luogo una riunione nel corso della quale sono stati forniti ai rappresentanti dei Comitati comprensoriali tutti gli elementi loro necessari per la formulazione delle proposte di programma per il 1979 e, per quanto riguarda gli stanziamenti in conto interessi, per il 1980.
Detti elementi sono stati trasmessi nello stesso periodo alla II Commissione permanente ed a tutti i Consiglieri e alcuni Comitati comprensoriali hanno già definito le proposte di programma.
La Giunta regionale, dopo le opportune verifiche, approverà tali proposte con proprie deliberazioni man mano che le stesse perverranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Cerco di farmi capire più con la sostanza che non con i numeri delle interrogazioni che risultano diversi sia da quelli indicati nell'elenco delle interrogazioni sia da quelli citati dall'Assessore.
Avevo evidenziato che il riparto del 1978 era stato ufficialmente recapitato alle Province solo il 2 febbraio di quest'anno. La data della deliberazione, 27 novembre 1978, non è soddisfacente anche se è supportata dalle motivazioni tecnico-finanziarie ricordate dall'Assessore. Prendo comunque atto che il 18 maggio 1979 c'é stata la riunione con le Province per stabilire i criteri di ripartizione dei fondi degli anni 1979 e '80 secondo quanto è richiesto nell'interrogazione e che la deliberazione è stata adottata in data 29 maggio 1979.
L'interrogazione è stata presentata il 3 maggio 1979: mai come in questo caso un'interrogazione ha dimostrato di essere tanto puntuale e stimolante.
Il costo chilometrico è evidentemente legato all'impostazione che si vorrà dare in occasione della discussione della legge 28. Le 300 mila lire a chilometro erano legate ad un meccanismo che non riguardava soltanto il maggiore onere che le Province avrebbero dovuto sopportare provincializzando un certo numero di strade, ma costituivano un primo intervento con l'impegno di creare una "cornice" di carattere finanziario entro la quale operare perché il maggiore onere potesse essere facilmente sopportato. In realtà quella cornice è rimasta una cornice.
E' pur vero che l'ultimo provvedimento di carattere finanziario ha offerto agli Enti locali e in particolare alle Province una certa disponibilità di fondi, ma questi fondi sono per le spese di investimento mentre nei bilanci delle Amministrazioni provinciali mancano i fondi per gli interventi di manutenzione.
L'Assessore dice che il suo orientamento è di favorire le spese di investimento. Lo pregherei di meditare sul fatto che le Amministrazioni provinciali dispongono oggi di fondi per le spese di investimento tali da non riuscire a investirli tutti (mediamente dispongono di 50-60 miliardi per Provincia) in quanto manca loro la capacità tecnica e l'indirizzo programmatico che verrà definito solo con il piano della viabilità e dei trasporti.
Le spese di manutenzione non possono essere coperte con i mutui agevolati. Questo dovrà essere tenuto in evidenza quando sarà presentata la modifica della legge 28.
La risposta alla terza interrogazione relativamente al bilancio 1979 e all'applicazione dell'art. 5 della legge 28 circa la definizione dei criteri di riparto in sede di bilancio, seppure trattata per ultimo, è il cappello preliminare entro cui vanno inserite le altre due interrogazioni.
Andrò a rileggere la relazione presentata nel '78, che l'Assessore dice di ritenere valida anche per il 1979. Vorrei però cortesemente richiamare la sua attenzione sul fatto che proprio quella relazione sui criteri di riparto evidenziava una grossa contraddizione in quanto non si capiva se venivano privilegiate le spese di investimento a livello comprensoriale oppure se venivano privilegiate le spese di investimento a livello comunale. L'Assessore, in sede di Commissione, aveva giustamente affermato che la Regione non deve surrogare lo Stato nei confronti delle Amministrazioni locali e che la Giunta regionale era piuttosto indirizzata a spese di investimento di carattere programmatorio e intercomunale. Dato però che la relazione era legata a schemi dipartimentali sovrapposti l'uno all'altro, quella contraddizione non è stata risolta. Su questo argomento quindi ritornerò eventualmente in seguito con una successiva interrogazione.
Come l'anno scorso, anche quest'anno l'Assessore Bajardi puntualmente ha fatto il suo dovere, non altrettanto hanno fatto gli altri Assessori.
Non ho capito infatti la parte che non interessa le opere stradali e gli impianti di illuminazione e su questo ritorneremo in seguito, così come ha detto l'Assessore. Mi risulta però che stanno arrivando agli Enti locali i finanziamenti al di fuori di quanto prevede l'art. 5 della legge 28 che non è solo legge di finanziamento di opere stradali e di impianti di illuminazione, ma è una legge che investe almeno una quindicina di interventi diversi.
La Giunta dica chiaramente se accetta i criteri di riparto che vengono ufficialmente presentati e che devono filtrare attraverso i Comprensori o se invece ritiene che per alcuni settori il filtro del Comprensorio sia piuttosto una remora e non un aiuto alla politica di programmazione: siamo qui non per fare il gioco delle parti, ma per dare un quadro di riferimento preciso agli Enti locali se vogliamo realmente coinvolgerli nella politica di programmazione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, per una breve replica.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Voglio precisare che si tratta essenzialmente dell'applicazione dell'art. 6 della legge 28 per far fronte ai maggiori oneri maturati in questi ultimi anni: l'integrazione dei finanziamenti non rientra nei provvedimenti applicati d'ufficio, ma comporta l'adozione di un'apposita deliberazione. Per quanto riguarda le opere di acquedotti, fognature e sedi municipali, le cui risorse sono già state spese, per questi maggiori oneri il ricordato assestamento di bilancio e l'aggiornamento del bilancio pluriennale ci permetteranno di avere un quadro degli investimenti. La Giunta, proprio nel momento in cui ha esaminato l'assestamento del bilancio pluriennale, ha riaffermato l'intenzione di affidare la dosatura delle scelte tra le questioni a livello comprensoriale e quelle a livello comunale ai rispettivi Comprensori. Consideriamo però che in questo caso c'é già l'approvazione del CUR su alcune centinaia di piani pluriennali di attuazione e solo i Comprensori saranno in condizione di stabilire la connessione con i richiamati piani pluriennali.



PRESIDENTE

L'interrogazione è così discussa.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Veterinaria

Interrogazione del Consigliere Enrichens relativa alla sospensione dei concorsi già banditi per i posti vacanti di condotta veterinaria


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Enrichens relativa alla sospensione dei concorsi già banditi per i posti vacanti di condotta veterinaria.
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

In relazione all'interrogazione concernente i posti vacanti di veterinari condotti in provincia di Cuneo, si precisa quanto segue.
Per quanto attiene allo stato di fatto, si precisa che i concorsi per la copertura di tutti i posti vacanti nella provincia di Cuneo negli anni 1973-1975 sono stati espletati.
Non è stato espletato invece il concorso per la condotta vacante sempre al 1973, del Consorzio veterinario Cuneo-Trinità, soltanto perch questo ultimo Comune si è distaccato dal Consorzio di Cuneo e si è unito in Consorzio con il Comune di S. Albano.
Tale modificazione non ha consentito l'espletamento perché ha reso necessario prima l'esperimento della prescritta procedura per lo scioglimento e la ricostituzione dei Consorzi.
Il concorso per la copertura dei posti di veterinari condotti vacanti in provincia di Cuneo al 1976 era in corso di espletamento; il 16 gennaio 1979 erano state fissate le prove di esame, ma esso è stato bloccato dall'entrata in vigore della legge di riforma sanitaria 23 dicembre 1978 n. 833, che ha stabilito all'art. 68 il blocco della copertura dei posti eccezion fatta per i concorsi già espletati, in attesa che una legge regionale costituisca i ruoli nominativi regionali del personale addetto ai servizi sanitari.
Il concorso per la copertura dei posti vacanti al 1977 ha dovuto anch'esso essere sospeso per lo stesso motivo.
Per quanto attiene invece al problema generale della copertura dei posti del personale addetto ai servizi sanitari degli Enti locali, va rilevato che le statuizioni contenute negli artt. 68, 66, 64 e 47 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, rientrano tra quelle configurabili in campo costituzionale come programmatiche in quanto non di diretta ed immediata attuazione, ma subordinata all'emanazione di successive normative sia statali che regionali.
In particolare, per quanto attiene all'art. 68, l'unico adempimento cui, allo stato attuale, deve ottemperare la Regione è la predisposizione entro il 30 giugno 1979 di un disegno di legge per l'iscrizione nei ruoli regionali del Servizio sanitario nazionale del personale addetto all'assistenza sanitaria.
In mancanza di un'esplicita statuizione circa la sospensione dei concorsi e tenuto conto del tenore dell'attuale legislazione, l'Assessorato alla sanità in accordo con gli Assessorati delle altre Regioni, ha richiesto al Governo, organo competente, tramite il gruppo di coordinamento interregionale, di fornire direttive di contenuto interpretativo della legge alla luce delle quali l'Assessorato si riserva di impartire le necessarie istruzioni agli Enti interessati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

Sono soddisfatto della risposta e insoddisfatto del modo restrittivo con il quale l'Assessorato ha interpretato l'art. 68 della legge sanitaria.
Per l'ultimo concorso indetto erano già state fissate le date delle prove scritte e invitati i concorrenti; si è data poi immediatamente comunicazione agli interessati di non presentarsi perché il concorso era sospeso.
L'interpretazione dell'Assessorato è molto restrittiva e anche lesiva degli interessi dei concorrenti. In Lombardia molti concorsi sono stati condotti a termine malgrado l'art. 68 della legge sanitaria.
Invito l'Assessore a fare le dovute pressioni presso il Governo perch dia l'interpretazione autentica dell'art. 68 nel senso che non vengano deluse le attese di molti giovani veterinari, anche specializzati, i quali con l'attuazione della riforma sanitaria vengono a trovarsi in una situazione di disagio e di inferiorità rispetto a coloro che, per esempio hanno avuto un incarico di internato e che in seguito vengono assunti nel ruolo regionale.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Oberto inerente alla costituzione di un dipartimento regionale di ematologia


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dal Consigliere Oberto inerente alla costituzione di un dipartimento regionale di ematologia.
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Con riferimento all'interrogazione consiliare n. 768 concernente la proposta di costituzione di un dipartimento regionale per l'ematologia, le fornisco i seguenti elementi di risposta.
La questione sollevata da lei, che, a prescindere dall'indicazione della modalità organizzativa, ha riguardo alla necessità di garantire un più qualificato grado di assistenza non solo a malati di leucemia ma anche a pazienti affetti dal purtroppo vasto campo dei tumori, non può non trovare la sua corretta soluzione che nell'attuazione del piano socio sanitario regionale.
In tal senso già nei criteri di piano, approvati dalla Giunta regionale, sono state previste divisioni di ematologia che servono una popolazione da 913.300 abitanti nell'unità minima (30 letti) ad un indice di occupazione minimo (70%) a 2.216.700 abitanti per la divisione massima (60 letti) all'indice di occupazione massimo (85%).
Dette divisioni secondo le indicazioni del piano dovrebbero essere caratterizzate: da un laboratorio divisionale particolarmente orientato alle indagini morfologiche, ematologiche ed ai controlli più strettamente connessi con la conduzione di terapia, nonché da un'unità sterile di cure intensive da attività di ospedale di giorno e ambulatorio per la cura e gli accertamenti periodici che non richiedono necessariamente il ricovero.
Ovviamente l'attività deve essere correlata a servizi laboratoristici anatomo-patologici e di genetica medica, servizi di radioterapia ad alte energie, immunotrasfusionale, attività di oncologia.
Tali divisioni devono assumere il ruolo di "Centri di supporto" per i territori di pertinenza, sia per le attività ospedaliere, che extra ospedaliere.
A tale quadro organizzativo vanno riferite necessariamente le iniziative attuative del settore che saranno operanti a piano regionale approvato.
Il progetto di dipartimento regionale è peraltro superato dalla previsione dell'art. 17 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, che stabilisce che lo stesso piano regionale deve disciplinare l'articolazione dell'ordinamento degli ospedali nei dipartimenti in base ai principi dell'integrazione tra le divisioni sezioni e servizi affini e complementari e a quello di collegamento tra servizi ospedalieri ed extra-ospedalieri.
Per quanto attiene alla formazione e riqualificazione del personale anche tale problema deve trovare idonea soluzione nel quadro complessivo del progetto della qualificazione del personale medico e paramedico cui tanto rilievo attribuisce la bozza di piano sanitario nazionale recentemente presentata dal Governo e che dovrà trovare la sua concreta attuazione in sede regionale.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Ringrazio l'Assessore della risposta che ha letto un po' frettolosamente e chiedo il testo scritto per poterla meditare.
L'interrogazione ha come sottesa la realtà della riforma sanitaria certo, tutti i problemi che riguardano la sanità si inquadrano nel più vasto tema di carattere generale. Ci sono però dei fatti di natura contingente che vengono sollecitati all'attenta considerazione della Giunta e dell'Assessore preposto a questo particolare ramo.
E' indubitato che Torino ha un certo collocamento nel quadro di questa attività attraverso a quanto è stato fatto dal Comitato che si intitola con il nome di Gigi Ghirotti, giornalista della "Stampa" di Torino, promotore di un'iniziativa, avanti lettera, prima che vi fossero altri provvedimenti legislativi ai quali ancorarsi. I tumori di vario genere vanno innanzi con una velocità vertiginosa, tutti i giorni sentiamo di amici e temiamo di noi stessi.
La mia interrogazione voleva sapere se si intende prendere iniziative anche in concorso con quelle di natura privatistica come, per esempio, il Centro Ghirotti per l'istituzione di borse di studio e per la specializzazione presso centri altamente qualificati, in Italia e all'estero, di medici, laboratoristi, tecnici radioterapisti. Si spendono molti soldi bene o meno bene. Mi sembra che istituire borse di studio a questo fine sia molto importante.
Ho avuto la possibilità di fare un'esperienza diretta e ritengo che nella ristrutturazione della riforma sanitaria mancherà il personale specializzato medico e paramedico.
Quando avrò una risposta dalla Giunta che chiaramente non può essermi data su due piedi, mi dichiarerò soddisfatto di aver presentato l'interrogazione.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Beltrami relativa alla grave situazione dell'Ospedale di Arona


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione del Consigliere Beltrami relativa alla grave situazione dell'Ospedale di Arona.
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Questo Assessorato ha seguito con estrema attenzione la situazione relativa all'Ospedale di Arona (ULS n. 53), come noto, concentrato con l'Ospedale di Stresa collocato in Unità locale dei servizi diversa (ULS n.
55).
A seguito dell'adozione da parte del Consiglio di amministrazione di Arona del provvedimento in data 30 marzo 1979, relativo al trasferimento in via temporanea all'Ospedale di Stresa dell'attività di ricovero e cura della divisione di chirurgia e dell'aggregata sezione di ostetricia e alle proteste avanzate dalla popolazione e dalle organizzazioni sindacali questo Assessorato ha convocato l'Amministrazione dell'Ospedale, il Comune di Arona, la Consulta femminile e le organizzazioni sindacali il giorno 11 aprile 1979, al fine di valutare la situazione.
In tale riunione, sulla scorta delle risultanze di un'ispezione effettuata da un funzionario dell'Ufficio edilizia di questo Assessorato preso atto anche della deliberazione assunta dalla ULS n. 53 in data 6 aprile 1979, che respingeva il provvedimento di trasferimento, è stata approfondita la situazione logistica e funzionale dell'Ospedale, i problemi derivanti dalla concentrazione dei due Ospedali, ed effettuata una valutazione complessiva della problematica connessa alla programmazione zonale e regionale.
A seguito degli elementi emersi, si è ritenuto indispensabile procedere a quelle opere di ristrutturazione atte a garantire la sicurezza della sala parto e della sala operatoria, ivi compresa la dotazione del gruppo elettrogeno, rinviando alla programmazione zonale e regionale eventuali opere di ristrutturazione necessarie alla definitiva e corretta collocazione dell'Ente ospedaliero.
E' stato altresì ritenuto che non fosse in alcun modo opportuno procedere al trasferimento della divisione di chirurgia e della sezione di ostetricia, ritenendosi sufficiente una breve sospensione dall'attività per consentire l'effettuazione dei lavori, anche nella considerazione che in tale periodo avrebbe potuto garantire l'assistenza suddetta il più vicino Ospedale di Borgomanero, sede di Dipartimento di emergenza ed accettazione.
In tal senso, il giorno successivo all'incontro, l'Amministrazione è stata invitata a voler eseguire i lavori necessari a garantire la sicurezza degli utenti, assicurando il relativo finanziamento ed è stato contemporaneamente richiesto un sopralluogo del Medico provinciale di Novara che ha confermato le carenze già rilevate.
L'Amministrazione con ordinanza in data 14 aprile 1979, ratificata dal Consiglio il 21 aprile 1979, ha disposto l'esecuzione dei lavori urgenti che saranno ultimati presumibilmente entro il corrente mese.
Conseguentemente, per i primi di giugno, potrà riprendere l'attività chirurgica e ostetrica, come auspicato dalla popolazione locale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Sarà un lapsus, ma i primi di giugno sono già trascorsi e il giornale di ieri segnalava che la sala operatoria è tuttora inattiva.
Lo scopo della mia interrogazione era di stimolare l'Assessorato regionale per un intervento pronto e tempestivo. L'intervento c'é stato all'inizio, poi, per l'accavallarsi di diverse questioni locali strettamente campanilistiche, la pratica non si è conclusa. La zona di Arona, disposta sulla litoranea del Lago Maggiore, che subisce continui intasamenti nel periodo estivo ed ha delle difficoltà di carattere viario note, si trova ad essere privata della sala operatoria e della sala parto elementi centrali nell'attività socio-sanitaria. L'Assessorato dovrebbe tallonare l'Amministrazione locale dell'Ospedale e delegare in sito un suo rappresentante che con funzioni di "mozza fiato" faccia in modo che si recuperi il tutto al più presto.
Esistono nel Novarese altre situazioni che si agganciano al problema della programmazione socio-sanitaria che sono già state raccolte nel passato e che non sono risolte né sono risolvibili con facilità, attesa la dislocazione dei nosocomi di Arona e di Stresa che hanno delle zone di utenza del tutto naturali e tipiche. L'utenza è stata dirottata verso altre zone con dei bracci che si agganciano ad altri territori del Novarese, solo per giustificare la sopravvivenza di un tipo di unità locale dei servizi.
Il discorso è complesso e non è facilmente risolvibile. L'Assessorato deve porre mano a questo problema, altrimenti questa incertezza che oggi è manifestata con il problema della sala operatoria, domani si proporrà per altri problemi ugualmente scottanti provocando disagio alla popolazione.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO


Argomento: Comunita' montane

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Lombardi, Paganelli e Soldano inerente alla mancata comunicazione della Giunta sui finanziamenti relativi al corrente anno alla Comunità montana Valli Gesso, Vermenagna, Pesio


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Martini, Lombardi Paganelli e Soldano inerente alla mancata comunicazione della Giunta sui finanziamenti relativi al corrente anno alla Comunità, montana Valli Gesso Vermenagna, Pesio.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

L'interrogazione affronta due problemi: i motivi della mancata comunicazione e i criteri in base ai quali si intende provvedere alla disaggregazione della spesa fra le Comunità montane.
Non ci sono motivi di mancata comunicazione. I finanziamenti alle Comunità montane sono fondamentalmente di due ordini regolati da due leggi: il finanziamento ordinario per il funzionamento; il finanziamento che dipende dalla legge nazionale.
Il finanziamento ordinario era stato inserito nel bilancio e la comunicazione è stata fatta immediatamente. Per quanto si riferisce al finanziamento straordinario, credo quello derivante dalla legge 1102 quando approvammo il bilancio provvisorio non c'era nessun stanziamento in merito (il miliardo previsto era il completamento dell'anticipazione fatta per l'anno precedente che, tutti sappiamo, la Regione ha speso senza poter più incassare). Venne approvata la legge nazionale 843 soltanto il 21 dicembre 1978; successivamente è stata inserita una somma nel bilancio che abbiamo approvato il 4 aprile 1979. Non appena venne inserita, come variazione, gli uffici hanno predisposto la deliberazione che è stata adottata 16 marzo 1979, divenuta esecutiva il 29 marzo 1979 mentre non era ancora approvato il bilancio, ed è stata comunicata in data 4 aprile 1979.
I criteri di riparto sono precisati nelle due leggi, quella che regola il finanziamento ordinario e quella che regola il finanziamento straordinario, cioè il finanziamento che proviene dalla legislazione di base che stabilisce una quota per gli abitanti e una quota per la superficie. Quest'anno sono stati dati alle Comunità montane due miliardi per opere di forestazione sempre seguendo questo riparto di fondi considerato ottimo nella passata tornata amministrativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Nel ringraziare l'Assessore della risposta che ritengo corretta desidero mettere in evidenza due aspetti; uno dei quali mi riguarda personalmente per aver presentato l'interrogazione. Ritenevo che fossero inseriti anche i finanziamenti delle opere pubbliche che verranno realizzate nei Comuni delle Comunità montane in una politica di programmazione e nei criteri di distribuzione che la Giunta avrebbe dovuto darci in occasione dell'approvazione del bilancio.
Per quanto riguarda invece la questione sollevata dalla Comunità montana delle Valli Gesso, Vermenagna, Pesio, dato che nella deliberazione ufficiale di approvazione del bilancio viene fatta l'affermazione che la Giunta regionale non ha fatto il riparto e dato che si tratta di un'amministrazione di sinistra, sarebbe opportuno che queste cose gliele faceste capire e che la Regione come istituto non risultasse inadempiente in settori che non sono di sua diretta competenza.
Resta per me sempre valida l'esigenza di dare un quadro di certezza ai Comuni e alle Comunità montane per una ripartizione nel loro interno.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione del Consigliere Marchini inerente all'applicazione della legge Merli


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dal Consigliere Marchini inerente all'applicazione della legge Merli.
Risponde l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

Riteniamo sia importante sottolineare come i problemi legati alla tutela delle acque dall'inquinamento si presentino in modo articolato e complesso e che la loro soluzione deve essere affrontata sotto molteplici punti di vista.
Se da un lato infatti si è imposta la necessità di una severa regolamentazione degli scarichi, che prevede l'applicazione di standards di accettabilità degli stessi e l'irrogazione di sanzioni per coloro che non rispettano tali limiti, d'altro canto è ben presente, e lo è stata sempre in passato, la consapevolezza delle difficoltà tecniche ed economiche che i vari operatori interessati, soprattutto i titolari di aziende di modeste dimensioni, incontrano nel tentativo di risolvere in modo efficace questi problemi.
Fin dal 1974, infatti, anno in cui entrò in vigore la legge regionale n. 32/1974, la quale, in assenza di una normativa stabile al riguardo introduceva in Piemonte una prima disciplina degli scarichi delle attività produttive, particolare cura di questo Assessorato fu quella di tener conto dei problemi suddetti, attraverso la partecipazione a riunioni che si tennero con i rappresentanti di quei settori, che avrebbero dovuto affrontare le maggiori difficoltà per adeguare le proprie acque reflue ai limiti di legge. Parallelamente il nostro Assessorato ha sempre mantenuto stretti rapporti con gli altri Assessorati regionali che per specifiche materie di competenza intervengono da tempo in modo diretto in quei settori (ad esempio artigianato ed agricoltura) che presentano, fra l'altro, seri problemi nel campo del trattamento degli scarichi.
Il nostro costante orientamento è stato infatti quello di considerare come compito fondamentale dell'Assessorato alla tutela dell'ambiente quello di predisporre normative in materia di difesa ambientale dagli inquinamenti, escludendo però da tale ambito i provvedimenti finanziari a favore degli operatori economici chiamati a obblighi precisi in riferimento al trattamento degli scarichi.
Si è ritenuto più corretto a tale proposito che, onde evitare l'emanazione di provvedimenti confusi e di difficile applicazione, in quanto rischiavano di sovrapporsi ad altri interventi regionali, fossero i vari Assessorati a prevedere, mediante provvedimenti più completi e coordinati, contributi finanziari in questa materia: ci risulta che questo sia stato fatto con leggi regionali, quali la legge n. 47 del 28 luglio 1978 e la n. 63 del 12 ottobre 1978, delle quali la prima prevede interventi a favore di aziende artigiane e la seconda di insediamenti destinati ad allevamenti zootecnici.
Non si nascondono le difficoltà che la Regione deve affrontare per far fronte alle richieste di contributo che pervengono dai settori interessati.
Vale la pena ricordare infatti che il mancato finanziamento in favore delle Regioni da parte dello Stato della legge 319 ha ridotto le possibilità di stanziamenti regionali in favore di aziende che sono obbligate ad installare impianti di trattamento.
Si sottolinea inoltre a tale riguardo che la legge 319/1976 all'art.
20, prevede che le imprese con impianti già in servizio alla data del 1 gennaio 1975, le quali realizzino o modifichino impianti di depurazione o di pretrattamento per le necessarie modificazioni degli scarichi in atto alla stessa data del 1° gennaio 1975, possono usufruire da parte delle Regioni di contributi in conto interesse e/o in conto capitale da fissarsi con legge regionale, secondo le modalità e nei tempi previsti dalla normativa della Comunità Economica Europea.
E' evidente da quanto sopra esposto che, sulla base del sopraccitato articolo della legge 319, eventuali contributi regionali erogati in base all'art. 20 soprarichiamato vedrebbero esclusi gran parte degli insediamenti produttivi, quelli cioè che attualmente non hanno ancora installato alcun impianto di trattamento.
Si sottolinea comunque che la realizzazione dei grossi collettori consortili e dei relativi impianti di depurazione, la cui costruzione sta avvenendo in base alla legge regionale n. 23/1975 ed al relativo piano di risanamento delle acque nelle zone a maggior concentrazione urbana ed industriale, potrà alleviare in parte gli impegni ai quali si devono sottoporre i titolari degli insediamenti produttivi, in quanto la possibilità di immettere i propri scarichi in collettori fognari si traduce in un sicuro vantaggio rispetto ai rischi ed ai problemi di carattere tecnico e finanziario di chi è costretto a scaricare in acque superficiali.
E' da auspicare inoltre, e quest'ultimo punto assume carattere di assoluta importanza anche ai fini di verificare la buona volontà degli operatori economici a risolvere nel modo più razionale i propri problemi di trattamento degli scarichi, che le piccole aziende artigianali si sforzino per cercare di risolvere, attraverso iniziative consortili per settori omogenei di attività i loro problemi ambientali con notevole economia di spesa.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sono soddisfatto della risposta soprattutto perché è un'ulteriore presa d'atto da parte della Giunta della necessità che questi argomenti continuino a vivere nella realtà regionale e nei rapporti con le categorie interessate.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione del Consigliere Beltrami inerente all'inquinamento acustico prodotto dallo stabilimento Ceretti di Pallanzeno


PRESIDENTE

In ultimo, trattiamo l'interrogazione presentata dal Consigliere Beltrami inerente all'inquinamento acustico prodotto dallo stabilimento Ceretti di Pallanzeno.
Risponde l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

Lo stabilimento Pietro Maria Ceretti, già esistente nel Comune di Villadossola, risultava al nostro Assessorato, da quanto comunicato dalla stessa società agli uffici del Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico per il Piemonte, trasferito alla fine dell'anno 1977 nella nuova sede nel Comune di Pallanzeno. Il CRIAP decise quindi, nel giugno dello stesso anno, di invitare l'Amministrazione comunale di Pallanzeno a richiedere per questo motivo l'inserimento del proprio territorio comunale in zona A per il controllo e la prevenzione dell'inquinamento atmosferico.
Tale inserimento è divenuto operante con il D.P.G.R. n. 4300 del 15 maggio 1979, pubblicato sul Bollettino Ufficiale del 22 maggio 1979, n. 21.
Con tale inserimento lo stabilimento risulta a tutti gli effetti sottoposto alla normativa contro l'inquinamento atmosferico ed alle prescrizioni che in base a tale legge verranno dettate dal CRIAP.
Avendo inoltre la legge regionale n. 52 del 21 agosto 1978 stabilito che il CRIAP, alla luce di quanto indicato dal D.P.R. n. 616, si occupa anche dei problemi connessi con l'inquinamento acustico prodotto dagli stabilimenti industriali, l'intero problema dell'idoneità degli impianti installati nello stabilimento, incluso il progetto per l'insonorizzazione potrà essere sottoposto all'esame del Comitato medesimo.
Risulta però evidente che, al momento, l'azione che può svolgere la Regione attraverso il nostro Assessorato nei confronti dell'inquinamento acustico è puramente consultiva e rivolta all'esame della documentazione relativa ai sistemi di insonorizzazione che la società presenterà, in quanto non esiste alcuna normativa specifica sulla limitazione a repressione dell'inquinamento acustico.
La stesura di tale normativa, come risulta dalla già citata legge regionale n. 52/1978, è uno degli obiettivi sui quali sta operando il nostro Assessorato.
L'unica forma di intervento immediato continua quindi per ora ad essere quella da svolgere a livello locale, attraverso l'azione dei Sindaci interessati, in base al Testo Unico delle leggi sanitarie R.D. 27 luglio 1934, n. 1265, artt. 216 e 217.
Tale indicazione era già stata data dall'Ufficiale sanitario di Piedimulera e Pallanzeno ai Sindaci dei Comuni medesimi, sin dall'aprile 1978. Non risulta però al nostro Assessorato che provvedimenti di sorta siano stati presi in questo senso.
Si precisa infine che allo scopo di svolgere un'azione organica e complessiva nella zona interessata, il nostro Assessorato sta prendendo i necessari contatti con le Amministrazioni di Piedimulera e Vogogna, al fine di definire anche per questi Comuni l'inserimento in zona di controllo A atteso che, nonostante la sede dello stabilimento sia nel Comune di Pallanzeno, lo stesso insiste anche sui territori dei due Comuni sopraccitati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Sono intervenuto con un'interrogazione proprio per provocare la risposta della Regione. Sono soddisfatto della risposta sotto il profilo umano, mentre sul merito dovrei fare qualche riflessione.
La popolazione che si trovava ad essere interessata dall'inquinamento acustico aveva predisposto sin dal 20 luglio 1978 un esposto sottoscritto da circa 200 abitanti di una piccola frazione vicina alla zona sorgente dei rumori. All'esposto non era stata data risposta alcuna. Sono intervenuti un successivo sollecito del mese di gennaio '79 e la mia interrogazione il 5 febbraio.
E' passato un anno dal momento in cui la popolazione ha presentato la lagnanza e, se è vero che il rumore produce inquinamento, è anche vero che ha un riflesso di carattere sanitario che investe la salute dei singoli con una serie di malanni e di scompensi non facilmente recuperabili. La stessa Corte Costituzionale è intervenuta con una sua sentenza per stabilire determinati limiti oltre i quali viene riconosciuta l'invalidità da inquinamento acustico.
La risposta data dall'Assessore ha una sua ragione se vista da una certa angolazione, è certo però che una risposta più completa dovrebbe pervenire dai settori dell'Assessorato della sanità per il grosso risvolto che il problema presenta.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono pertanto esaurite.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Beltrami inerente all'inquinamento acustico prodotto dallo stabilimento Ceretti di Pallanzeno

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che sono in congedo i Consiglieri Astengo, Benzi, Castagnone Vaccarino, Cerchio, Conti, Minucci e Vecchione.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 424: "Integrazione alle leggi regionali 2 settembre 1974, n. 29 e 23 maggio 1975, n. 33, relative al Comitato regionale di studi sulla programmazione", presentato dalla Giunta regionale in data 24 maggio 1979 e già approvato dal Consiglio regionale nella stessa data n. 425: "Interventi straordinari a favore delle forze dell'ordine mediante erogazione di anticipazioni sui fondi di cui al decreto legge approvato dal Governo in data 23 maggio 1979 per il potenziamento delle strutture, dei mezzi e del materiale di equipaggiamento delle forze dell'ordine", presentato dai Consiglieri Sanlorenzo, Bontempi, Marchini Rossotto, Cardinali, Bianchi, Castagnone Vaccarino e Calsolaro in data 24 maggio 1979 e già approvato dal Consiglio regionale nella stessa data n. 426: "Istituzione del fondo di solidarietà Roberto Crescenzio ed Emanuele Jurilli", presentato dai Consiglieri Sanlorenzo, Bontempi Marchini, Rossotto, Cardinali, Bianchi, Castagnone Vaccarino e Calsolaro in data 24 maggio 1979 n. 427: "Istituzione della riserva naturale speciale dell'Orrido e Stazione di Leccio di Chianocco", presentato dalla Giunta regionale in data 24 maggio 1979 n. 428: "Soppressione dei Consorzi tutela pesca operanti nell'ambito della Regione Piemonte", presentato dalla Giunta regionale in data 6 giugno 1979 n. 429: "Norme regionali per l'attuazione del regolamento del Consiglio delle Comunità Economiche Europee del 19 giugno 1978, n. 1360 e della legge 20 ottobre 1978, n. 674, riguardanti le associazioni dei produttori agricoli e le relative unioni", presentato dalla Giunta regionale in data 6 giugno 1979 n. 430: "Riforma dell'organizzazione turistica locale", presentato dalla Giunta regionale in data 13 giugno 1979.


Argomento: Resistenza

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 3 maggio 1979: "Interventi a favore di Consorzi tra Enti locali per il trasporto dei rifiuti solidi ad integrazione della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46" alla legge regionale del 3 maggio 1979: "Provvedimenti relativi al finanziamento degli interventi resisi necessari a seguito degli eventi alluvionali del 7 agosto 1978 e integrazione della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38" alla legge regionale del 17 maggio 1979: "Organizzazione e funzionamento dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta".


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

d) Deliberazioni della Giunta regionale concernenti il conferimento delle consulenze e degli incarichi


PRESIDENTE

Comunico che l'elenco delle deliberazioni della Giunta regionale concernenti il conferimento delle consulenze e degli incarichi, adottate nelle sedute del 15, 22 e 29 maggio, 5 e 12 giugno, verrà trasmesso ai Consiglieri in attuazione della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.


Argomento:

e) Attentato all'ANPI di Grugliasco


PRESIDENTE

Ho ricevuto dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Grugliasco la seguente comunicazione: "I partigiani di Grugliasco, riuniti in assemblea straordinaria con i rappresentanti dei partiti democratici, della Giunta municipale, del Comitato antifascista della città, esprimono esecrazione e sdegno per il vile attentato contro la sezione ANPI di Grugliasco dove sono andati distrutti documenti importanti di alto valore storico del periodo della Resistenza.
L'attentato di oggi alla nostra Sezione non è un fatto isolato, ma un criminale intendimento di chiara marca fascista che si innesta nella violenza eversiva, decisa a portare confusione tra la gente nel tentativo di destabilizzare le istituzioni democratiche.
l partigiani chiamano a raccolta tutti i democratici e gli antifascisti della nostra città affinché si intensifichi la vigilanza per isolare e sconfiggere il terrorismo nazionale e internazionale che colpisce in modo incivile e aberrante cittadini, sedi di partito, caserme e associazioni".
Dopo questa presa di posizione, nella nottata è stato devastato il pilone dei Caduti di via Olmetto e uno dei tre cippi che ricordano i martiri di Grugliasco. Altri eventi del genere sono successi in Torino. In generale negli ultimi giorni abbiamo avuto una offensiva di atti delittuosi e terroristici in Italia con la tentata strage di Roma, con l'aggressione al giornalista del "Messaggero", con gli attentati a Torino, a Milano, a Padova, a Messina. Tali fatti devono indurci a iniziative costanti, a non abbassare la guardia, a tenere conto che le radici da cui provengono gli attentati sono profonde, i risultati conseguiti negli ultimi tempi contro il terrorismo sono importanti, ma evidentemente non ancora decisivi.


Argomento: Questioni internazionali

f) Gravissima situazione dei profughi vietnamiti


PRESIDENTE

Com'è noto, la situazione dei profughi vietnamiti, già grave da alcuni mesi, è precipitata in questi giorni a seguito dell'annunciata decisione della Malajsia di respingere e gettare in mare i profughi vietnamiti che tentano di cercare rifugio in quel Paese o che vi sono ospitati. Anche se le ultimissime notizie che riportano le dichiarazioni del governo della Malajsia fanno sperare che non si arrivi all'uso delle armi, il problema è di una gravità eccezionale e non può essere certo liquidato attraverso un facile giudizio moralistico sul comportamento degli Stati del sud-est asiatico. E' invece un problema che riguarda tutti i Paesi del mondo soprattutto quei Paesi occidentali che, se vogliono, hanno i mezzi tecnici e finanziari per risolvere il problema delle decine di migliaia di indocinesi in pericolo. Fra questi Stati deve annoverarsi anche il nostro che non può solo pronunciarsi su questa vicenda drammatica, ma deve avere un'iniziativa propria e sollecitarne altre su scala internazionale.
Il nostro Consiglio già ebbe ad occuparsi del problema dichiarando la propria disponibilità anche attraverso interventi finanziari, già decisi sia dall'Ufficio di Presidenza che dalla Giunta; già se ne occupò nel mese di marzo la Commissione Esteri della Camera e lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dobbiamo tuttavia constatare che alle parole non sono seguiti fatti concreti né a livello nazionale, né internazionale, destando il sospetto che non ci sia la volontà di andare oltre alla strumentalizzazione politica: occorre arrivare invece ad una soluzione del problema che lo stesso governo vietnamita aveva sollevato all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati politici, concordando con questo un programma di interventi in sette punti.
La nostra Regione, che ha sostenuto in passato lo sforzo del popolo vietnamita nella lotta della liberazione contro decenni di colonialismo e contro l'occupazione americana, deve ancora una volta pronunciarsi per sollecitare il nostro Governo, perché si faccia promotore dei necessari passi a livello internazionale per una soluzione del problema, perch adotti decisioni concrete per venire incontro alle esigenze immediate dei profughi e perché, nel contempo, dia attuazione agli impegni di aiuto e di collaborazione tecnica ed economica a suo tempo concordati con il governo della Repubblica socialista del Vietnam. Deve anche rinnovare la propria disponibilità ad assumere tutte quelle iniziative concrete che possono servire ad assistere le famiglie dei profughi, soprattutto i bambini ospitandoli secondo un piano coordinato fra Governo e Regioni.
Intanto proponiamo un'immediata riunione delle Regioni con il Governo per fissare modi, tempi di intervento ed impegno delle somme che verranno stanziate. E' opportuno il coordinamento degli sforzi delle associazioni private e religiose, degli Enti pubblici e del Governo. Si tratta di ospitare famiglie con bambini, il che comporta problemi di carattere finanziario, relativamente alla ricerca dell'alloggio e per il loro inserimento.
Soprattutto occorre non perdere tempo.
Chiede la parola il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Caro Presidente, non se ne abbia se incomincio il mio intervento proprio con le sue parole. Com'é noto, o come dovrebbe essere noto, fin dal dicembre dell'anno passato con mia interrogazione fatta in accordo con il Gruppo democratico cristiano portavo all'attenzione del Consiglio regionale il grave problema che oggi ci viene recato in casa dalla televisione, dalla radio, dai giornali che scoprono, nel giugno del 1979, una realtà che era bruciante e scottante già nel dicembre del 1978.
C'era stata in allora una denuncia clamorosa fatta da un piemontese di Vercelli, Padre Gheddo, che aveva scritto sui giornali, dove aveva potuto trovare ospitalità, denunciando la gravità di quella situazione che è senza alcun dubbio, pari a tante altre tragedie che hanno vissuto popoli là dove l'esercizio del governo e del potere, imperialistico o non imperialistico, comprime e deprime la personalità dell'uomo, lo priva dell'esercizio dei suoi diritti civili.
Ebbene, la mia interrogazione è rimasta per lungo tempo in sofferenza: ebbe nel mese di febbraio una risposta parziale anche se affidante, fatta dall'Assessore Simonelli con l'impegno di predisporre uno stanziamento in bilancio per andare incontro a queste esigenze; dopo quella dichiarazione vi fu la presentazione da parte mia e dei Consiglieri Vietti e Beltrami, e con la sottoscrizione di tutti i Capigruppo del Consiglio, di un ordine del giorno che aveva lo stesso spirito garibaldino, signor Presidente, che lei ha impresso, per esempio, alla vicenda dell'assistenza al popolo cileno, lo stesso spirito di adesione vera, reale, non demagogica per andare incontro a gente che soffre.
Vi era stata la presentazione di un ordine del giorno del Gruppo comunista con la sottoscrizione di molti altri colleghi del Consiglio.
C'era poi stata una risposta del Presidente della Giunta regionale ancora interlocutoria, ma già di impegno, che dava indirettamente un certo affidamento, assicurando che proprio nel quadro dell'Anno del Fanciullo qualche cosa sarebbe stata fatta detraendo una parte della somma erogata per l'assistenza ai vietnamiti che a milioni fuggono dal loro Paese. Dopo quella assicurazione le segnalai, signor Presidente della Giunta, l'esempio dato dal Sermig e dal Club Turati, che avevano preso iniziative nobilissime mandando del denaro attraverso la Croce Rossa.
Venendo qui questa mattina leggo che vi è uno stanziamento di 300 milioni.
Questa iniziativa per essere in tempo andava assunta in dicembre o in gennaio.



PRESIDENTE

Il Consiglio regionale del Piemonte è il primo a proporla.



OBERTO Gianni

Mi fa piacere. Mi consenta però che io non sia del tutto soddisfatto di aver visto passare 6 mesi con una carenza assoluta di risposte concrete e di iniziative e che dica che con questi stanziamenti entriamo sì nello spirito della Costituzione che al primo comma dell'art. 10 recita: "Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana ha diritto all'asilo nella Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge", ma con i soldi facciamo poco o niente. C'è da fare qualche cosa di più e di diverso. Questo fenomeno deve incardinarsi nella vita della Regione piemontese come siamo riusciti ad incardinare l'aiuto al Cile non facendo delle discriminazioni o, per carità, non affermando che si facciano delle discriminazioni, ma determinando comunque dei sospetti esterni per un trattamento assolutamente diverso.
La mia proposta è che il Consiglio regionale nella sua centralità si esprima facendo quello che ha fatto la piccola Comunità montana dell'Alta Valle Trebbia in Liguria, al confine con il Piemonte, povera montagna che anche in questo campo insegna alla città e alla pianura, che nel dicembre del 1978 ha disposto l'inserimento di famiglie di profughi vietnamiti nel contesto del tessuto di quella popolazione. Non è elemosina, non è beneficenza, ma contributo concreto verso quella gente che ha sofferto e che ha patito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La gravissima tragedia del popolo vietnamita deve più che mai richiamarci alla solidarietà per individuare forme concrete di intervento che però non possono prescindere dal rapporto della Regione con il Governo.
Con questo non voglio scaricare ad altri l'impegno che dobbiamo assumerci in questa sede: la nostra parte la faremo e quanto ha deciso ieri la Giunta va già in quella direzione. Il rapporto con il Governo deve essere concreto per la dimensione del problema e per il ruolo che ha il governo italiano in una questione di importanza internazionale.
Come Paese occidentale non possiamo non assumere un atteggiamento solidaristico di fronte alla tragedia di un popolo che da 80 anni subisce il colonialismo, la guerra e il genocidio sistematico delle popolazioni. I rischi della strumentalizzazione ci sono e ne siamo preoccupati. Non possiamo dimenticare le componenti della tragedia del Vietnam che sono complesse e vaste. E' giusto da parte nostra continuare a promuovere azioni e iniziative di solidarietà e di assistenza a livello regionale e statale e in collaborazione con gli altri Stati e con le organizzazioni internazionali, ma è anche giusto ricordare che il Vietnam è stato in qualche misura lasciato solo. Il popolo vietnamita, dopo 80 anni di colonialismo e di genocidio, per rimettersi in piedi vive probabilmente un'altra tragedia, al di là di ogni valutazione politica; è un popolo che dopo una guerra durata 20 anni, ha bisogno di solidarietà, di aiuti ai profughi, ma anche di aiuti al popolo nel complesso. Questo lo abbiamo sollecitato a livello parlamentare, in questo intervento lo poniamo all'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Nella disputa che c'é stata sui ritardi alla presa in considerazione dell'ordine del giorno a firma del collega Oberto e altri Consiglieri avevo già espresso le valutazioni del Gruppo liberale. Quindi non mi ripeto. Un apprezzamento è dovuto per il fatto che qualche cosa si muove anche se non nel modo migliore.
Peraltro, non si può non sottolineare un elemento di assoluta novità estremamente delicato che ci deve far riflettere. Intendo riferirmi al fatto che ci siamo sempre occupati della vicenda di un numero di persone che non intendeva accettare un certo clima politico e rischiava di morire in mare aperto, per approdare a lidi più aperti, più democratici, più rigogliosi (ognuno usi l'aggettivo che crede secondo la propria ideologia).
In questo momento o si sta verificando un fenomeno di tipo diverso oppure stiamo scoprendo che avevamo interpretato male il fenomeno di alcuni mesi fa. Ci troviamo di fronte all'obbligo costituzionale di dare asilo ai profughi politici oppure siamo in presenza dell'atteggiamento di un Paese che, con la prospettiva di un avvenire più sereno, autorizza e invita i propri cittadini ad andarsene? E' chiaro che nei confronti di persone che non riescono a superare il trauma che deriva dal passaggio da uno stato all'altro deve esserci comprensione, quindi la solidarietà non è n pericolosa né ambigua; se invece siamo in presenza di un Paese che con un atto di tipo genocida, anche se non arriva alla soppressione fisica, dice a quella componente della popolazione di origine cinese di andarsene perché a pochi chilometri dalla costa trova le navi ospedale americane che la ricevono, il problema diventa politico e deve avere prima di tutto una risposta politica da parte del governo e dei consessi internazionali. Credo sia difficilmente accettabile il concetto di profugo per qualcuno che non intenda reinserirsi in una realtà diversa che è la conseguenza non della scelta di un gruppo o di un paese, ma delle scelte di tutti.
Il contatto con le autorità dello Stato dovrà, oltre che porre in essere gli strumenti di tipo solidaristico che si riterranno opportuni chiarire questo argomento richiamando nelle sedi istituzionali il Vietnam alle sue responsabilità di governo e coinvolgendo i parlamentari affinch anche a livello europeo affrontino il problema di questo genocidio, anomalo ma non per questo meno riprovevole di quelli del passato.
Non posso poi non lamentare una scorrettezza nei confronti del Consiglio, perché l'iniziativa che è venuta da un Consigliere richiedeva quanto meno un'informazione allo stesso Consigliere e ai colleghi che hanno seguito la vicenda. Invece il solito organizzatissimo ufficio stampa della Regione ha fatto in modo che l'opinione pubblica pensi che la preoccupazione dei profughi vietnamiti sia soprattutto e prima di tutto della Giunta e di un Assessore. Queste iniziative, a mio avviso, devono avere un carattere diplomatico in tutte le sedi internazionali e nazionali.
Il governo evidentemente deve essere sollecitato dalle rappresentanze degli Enti locali e in primo luogo dalla Regione.
Apprezzo l'orientamento rappresentato dal Presidente del Consiglio di richiedere che le Regioni facciano sentire al governo la loro disponibilità al recupero nel proprio tessuto sociale ed economico dei profughi. Se il comportamento politico del Vietnam è quello che ci viene denunciato da qualche giornale, le iniziative diplomatiche dello Stato dovranno essere almeno pari all'impegno solidaristico che la collettività piemontese saprà esprimere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Il mio partito e qualche organismo collaterale hanno assunto le iniziative che opportunamente ricordava il Consigliere Oberto. Il Piemonte d'altra parte, il cui spirito di solidarietà è chiamato in causa tutti i giorni, non è mai stato secondo a nessuno. Forse siamo in ritardo, ma è un ritardo che coinvolge tutto il mondo, tant'é vero che questa mattina i giornali parlano di una "probabile" riunione di carattere internazionale a Ginevra nel mese di luglio.
Il Consigliere Marchini dice che forse i profughi prendono la barca perché sanno che a pochi chilometri di distanza c'è una nave americana che li aspetta. Ma non è vero affatto, mentre è vero che non ci sono navi americane, né navi sovietiche.
Dobbiamo essere presenti, così come hanno fatto i Sindaci delle grandi città, Milano, Torino, Genova e Udine. E' giusto che anche noi assumiamo qualche iniziativa, ma è anche giusto che il governo sia il perno del meccanismo che si muove in quella direzione. Noi siamo d'accordo con tutte le iniziative finalizzate a quello scopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario

Un riconoscimento va fatto all'avv. Oberto non solo per la capacità con la quale ha trattato l'argomento, ma anche perché ha il merito di averlo portato all'attenzione del Consiglio regionale al momento giusto.
Sono convinto che questo problema non si può liquidare con un intervento di 300 milioni. Il problema ci richiama all'obbligo che abbiamo di portare gli insegnamenti di questo dramma alla base della comunità piemontese. Altre volte la Regione si è fatta promotrice di iniziative volte a divulgare i principi fondamentali nei quali crediamo. Questa è un'occasione che ci deve indurre a riflettere sul fatto che il nostro compito non è diplomatico, anche se apprezzo le considerazioni del collega Marchini sulle implicazioni di carattere internazionale.
A noi compete il compito di assumere iniziative per far sì che questa tragedia venga portata al livello della comunità, perché dalla comunità sorgano indicazioni e suggerimenti sul modo di operare a livello regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

Mi pare che siamo come quei cattolici praticanti che vanno a messa alla domenica e dicono di aver assolto il loro dovere di cristiani: diamo aiuti ai profughi del Vietnam senza esprimere una netta condanna alle cause che hanno provocato quel dramma.
Perché quei profughi fuggono? Chi li manda via? Il Vietnam, dopo essere stato liberato dagli americani, dovrà essere liberato da qualcun altro? Gli americani hanno ammazzato tanta gente in Vietnam e in Cambogia e la Cambogia si è sostituita a loro ammazzando un milione di cambogiani. Non penso che le pallottole di Pol Pot fossero infiocchettate di garofani rossi o di rose e fossero meno letali di quelle degli americani. Questa è la causa che dobbiamo combattere. Indubbiamente non possiamo combattere dichiarando guerra ai regimi totalitari, a Pinochet o ad altri.
Invito il Presidente che ha assunto questa iniziativa (che dovrà essere concordata in sede di conferenza di Capigruppo) di portare in sede nazionale la condanna netta, chiara ed esplicita contro coloro che sono i responsabili della fuga dal Vietnam.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il Consiglio regionale del Piemonte ebbe ad occuparsi della vicenda dei profughi del Vietnam che vengono rifiutati o accolti malamente da alcuni Stati, per ben due volte su presentazione di interpellanze, interrogazioni e ordini del giorno.
Non vogliamo in questo momento andare alla ricerca delle cause che hanno portato alla fuga dei vietnamiti, anche se sarebbe opportuno aprire un dibattito per approfondire questo tema. Gli interventi in favore del Vietnam dall'inizio di quest'anno sono cambiati: dalle iniziative di tipo economico promosse dalle varie associazioni che si sono interessate al fenomeno, siamo passati al problema della ospitalità. Gran Bretagna Germania e Francia stanno avviando iniziative per l'inserimento dei profughi secondo le diverse possibilità.
Ieri è stato indirizzato un telegramma al Presidente del Consiglio Andreotti, all'on. Tina Anselmi, al Ministro degli Esteri, ai Presidenti delle Camere, on. Fanfani e Nilde Jotti, invitando il governo a promuovere all'interno del Paese un movimento che si riproduca poi sulle singole realtà regionali e sulle autonomie locali.
La Giunta sta effettuando il censimento delle strutture adatte e disponibili ad ospitare i profughi vietnamiti. Inoltre, mentre ha provveduto ad un primo stanziamento, ha sollecitato una riunione presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il Ministro degli Esteri, in quanto ritiene che ogni iniziativa debba essere collegata con il Governo. Il Piemonte non ha mai negato la sua solidarietà a chi ha combattuto per la libertà. Occorre allora promuovere un comitato tra tutte le forze politiche che possa collegarsi con le formazioni internazionali con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con i Ministri degli Esteri e degli Interni.
Ringrazio le forze politiche e democratiche del Consiglio, non soltanto per la discussione che hanno voluto promuovere, ma per quanto hanno fatto in nove anni di vita in comune in tante alterne vicende, e soprattutto in una che ci ha legato sempre; l'amore della libertà.



PRESIDENTE

La discussione è così conclusa. I Capigruppo tradurranno le proposte avanzate dal Presidente della Giunta in termini operativi. Le esperienze del passato ci consentiranno di trovare le strade più opportune.
Ci troviamo in presenza di una situazione paradossale: le parole non sono coerenti con i fatti, a partire dall'ONU e dalle organizzazioni che ne discendono. Occorre arrivare ai fatti. La Regione Piemonte farà la sua piccola parte, che andrà inquadrata nell'azione generale che a livello governativo e a livello internazionale deve essere fatta. Nella prossima riunione dei Capigruppo esamineremo tale questione.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni Consiglieri regionali e relativa surrogazione


PRESIDENTE

Il punto quarto all'o.d.g. reca: "Dimissioni Consiglieri regionali e relativa surrogazione".
Vi do lettura della lettera di dimissioni, presentata in data 24 maggio 1979, dal Consigliere Antonio Luigi Carta.
"Il sottoscritto Antonio Luigi Carta, nato a Chiaramonti (SS) il 20/10/1924, residente a Venaria, via Zanellato 1, subentrato al Consigliere regionale Furnari del PSDI, dimissionario, nel Consiglio regionale del Piemonte, dichiara di non accettare il mandato, in quanto, per le sue molteplici attività pubbliche e private, non può attendere all'incarico di Consigliere regionale.
Esprimendo a lei ed al Consiglio regionale i migliori auguri di buon lavoro, porgo i più distinti saluti".
Chi approva la proposta di prendere atto delle dimissioni del Consigliere Antonio Luigi Carta è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
Invito la Giunta delle Elezioni a riunirsi per procedere agli incombenti necessari per la surrogazione del Consigliere Carta.



(La seduta, sospesa alle ore 11,30 riprende alle ore 11,40)



PRESIDENTE

Vi do lettura del verbale della Giunta delle Elezioni.
"Il giorno 21 giugno 1979 alle ore 11,50, si riunisce presso la Sala del Consiglio regionale - piazza Castello n. 205 - la Giunta delle Elezioni.
Presiede il Vicepresidente Fonio.
Sono presenti i seguenti Consiglieri: Bono - Genovese - Besate - Oberto Tarena - Rossi - Dadone.
Il Presidente riferisce che in relazione alle determinazioni adottate dal Consiglio regionale in data odierna in ordine alle dimissioni del Consigliere regionale Carta Antonio occorre procedere, ai sensi dell'art.
16 della legge 1 7 /2/6 8, n. 108, alla surrogazione del Consigliere dimissionario.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito del l'attribuzione fatta dall'Ufficio centrale regionale.
Il Consigliere dimissionario era stato eletto nella lista del PSDI e nella circoscrizione di Torino. Dal verbale dell'Ufficio circoscrizionale presso il Tribunale di Torino, risulta che all'ultimo eletto nel gruppo del PSDI nella circoscrizione di Torino, segue immediatamente il signor Vera Ferdinando al quale deve essere attribuito il seggio vacante.
La Giunta delle Elezioni esprime pertanto l'avviso che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Carta Antonio subentra, ai sensi dell'art. 16 della citata legge n. 108, il signor Vera Ferdinando, primo escluso nella lista del PSDI nella circoscrizione di Torino.
La Giunta è altresì d'accordo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Carta Antonio con il signor Vera Ferdinando sia dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62".
Pongo quindi ai voti, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Carta Antonio Luigi subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Vera Ferdinando.
E' approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
Inoltre faccio presente ai colleghi Consiglieri che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Carta Antonio Luigi con il signor Vera Ferdinando deve essere dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e che deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
Ricordo, per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Vera Ferdinando, che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo-Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Invito quindi il neo-Consigliere, se presente, ad entrare in aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Informazione sulla situazione della Montedison e Montefibre: risultanza dell'incontro della Giunta regionale, del Sindaco di Vercelli, del Sindaco di Rivarolo con il Senatore Medici, ed aggiornamento della situazione della Venchi Unica


PRESIDENTE

Il punto quinto all'o.d.g. reca: "Informazione sulla situazione della Montedison e Montefibre: risultanza dell'incontro della Giunta regionale del Sindaco di Vercelli, del Sindaco di Rivarolo con il Senatore Medici, ed aggiornamento della situazione della Venchi Unica".
La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo le polemiche delle settimane scorse sulle dichiarazioni della direzione Montedison circa lo scorporo della Montefibre e delle consociate e dopo le dichiarazioni dell'ing. Belloni della Montefibre, la Giunta regionale ha chiesto un incontro ufficiale alla Presidenza Montedison.
E' noto come la Giunta stia seguendo da alcuni anni con molta fatica la situazione dei singoli stabilimenti, così come ha via via dato informazione al Consiglio regionale. Il 18 maggio c'é stato un incontro con il Senatore Medici e con un gruppo di dirigenti Montedison e Montefibre, al quale ho ritenuto opportuno di partecipare sia per una questione di metodo, sia per la rilevanza e l'urgenza delle questioni, anche con i Sindaci di Vercelli e di Rivarolo.
Purtroppo, né nel corso di quella riunione, né nei rapporti successivi avuti col Ministro dell'industria, abbiamo avuto informazioni sul cosiddetto "piano Montefibre" e sull'azione di scorporo che il complesso vorrebbe attuare per le cosiddette consociate.
Da informazioni avute dall'Ufficio di Gabinetto del Ministero dell'Industria, mi risulta che il piano Montefibre viene considerato una base contrattuale da discutersi con la Montedison e che il Consorzio previsto sarebbe indispensabile per ricapitalizzare la Montefibre. Non è assolutamente chiaro ancora né il rapporto Montedison e il proposto Consorzio, né la destinazione delle Società controllate.
Il Presidente della Montedison, Senatore Medici, ha accolto il nostro invito ad effettuare una verifica nella sede della Regione Piemonte, invito che non abbiamo voluto avanzare nel mese scorso per non incorrere in situazioni che potevano prestarsi a strumentalizzazioni di carattere elettorale.
Stiamo lavorando perché questa verifica abbia luogo nel modo migliore e non abbia a naufragare come è naufragata la trattativa al tavolo Pumilia dell'anno scorso.
In questo momento la situazione Montedison e Montefibre in Piemonte pu essere sostanzialmente così riassunta: 1) gruppo aziende del settore tessile (ex Cotonifici Valle Susa di Rivarolo, Lanzo, Strambino e stabilimento Lidman di Vercelli) e la Mossi e Ghisolfi di Tortona del settore della plastica si deve trovare un assetto proprietario e, in parte, un assetto produttivo diverso. Per alcune di queste aziende non ci sono ipotesi di soluzione, per altre ci sono parziali ipotesi di soluzione (Rivarolo e Lanzo, sono ipotesi però che vanno verificate). Ci siamo comunque fatti premura di portarle sul tavolo dei Ministri dell'industria e del bilancio.
In queste aziende sono prevedibili esigenze di mobilità interaziendale e di riqualificazione della mano d'opera. Ribadisco la completa disponibilità della Regione, per la formazione professionale, sempreché all'impegno corrisponda la garanzia dello sbocco occupazionale. Ovviamente è difficile parlare in termini di cifre perché mobilità e formazione professionale dipenderanno dalle soluzioni che verranno attuate.
Per alcune vertenze la Regione ha operato con esito positivo. Cito per tutti il caso del Cotonificio Valle Susa di Collegno dove il problema è stato risolto interamente dal punto di vista produttivo e occupazionale.
A suo tempo avevo trasmesso al Consiglio il testo dell'accordo. Per altre aziende la Regione sta lavorando su varie ipotesi. E' il caso della Mossi e Ghisolfi, per la quale si prospetta una soluzione da parte di un nuovo gruppo con una parziale mobilità interaziendale che la Montedison avrebbe garantito per i soli uomini. Gli impegni non sono ancora sottoscritti.
Devo anche dire che sino a questo momento non sono state presentate ipotesi serie e consistenti. I casi limite della Lidman di Vercelli, del Cotonificio Valle Susa di Lanzo e di Rivarolo sono molto gravi.
2) Gruppo di stabilimenti della chimica, ove la chiusura di determinate produzioni (acetato di vinile a Villadossola e biossido di titanio a Spinetta Marengo) comporta una certa esuberanza di personale il quale verrebbe reimpiegato all'interno; ciò comporta però riflessi su altri cicli produttivi.
Situazione della DIPE e della DIPI di Novara dove talune modifiche produttive e la annunciata compattazione fra le due unità, può avere riflessi produttivi e occupazionali che vanno attentamente verificati.
Stabilimenti del settore fibre (Pallanza, Vercelli e Ivrea) il cui personale è parzialmente in attività; il restante è in cassa integrazione gli esuberi previsti sono assai consistenti.
La situazione più pesante è quella di Vercelli dove vi sono 504 lavoratori in produzione e 540 lavoratori in cassa integrazione. Si tenga presente però che anche i 504 occupati verrebbero rimessi in discussione al decollo dello stabilimento di Acerra che pare slitti al 1981.
La situazione del settore fibra è pesante anche a Pallanza e a Ivrea.
La situazione di Ivrea presenta una esuberanza di 400 unità in favore delle quali, in data 1° giugno 1979, la Regione ha già compiuto gli opportuni passi presso la Lancia di Chivasso che ha in corso consistenti assunzioni.
Questa, in sintesi, l'intricata situazione del gruppo Montedison della quale, peraltro, la Giunta ha fornito nei mesi passati informazioni scritte. Mi ritengo quindi dispensato in questo momento da ulteriori ragguagli.
In vista del prossimo incontro con la Montedison, con la quale deve essere fatta una seria verifica dei programmi produttivi, desidero rappresentare la situazione nel suo insieme. Solo conseguentemente a questa verifica si potrà procedere alla contrattazione della mobilità interna al gruppo, mentre per la mobilità esterna al gruppo si dovrà verificare la concreta disponibilità degli imprenditori.
La federazione delle Associazioni industriali del Piemonte, con lettera del 25 maggio, ha dichiarato la propria disponibilità.
Per le operazioni di prevista cessione credo che non vi siano opposizioni di principio; è chiaro che la Montedison deve garantire che siano operazioni con carattere di stabilità.
La complessità di questa situazione, ed i conseguenti differenti interventi che si possono ipotizzare, implicano l'interesse e l'impegno delle parti: Montedison - Montefibre, imprenditori, pubbliche istituzioni e sindacati. Non aggiungo commenti allarmanti o tranquillizzanti.
Molte questioni vanno chiarite e debbono esserci forniti molti elementi di valutazione. In questo momento sono 17 gli stabilimenti del Gruppo che vengono da noi seguiti con attenzione. E' certo che la situazione di Vercelli è la più grave e la più densa di incognite. Lo slittamento all'81 della realizzazione dello stabilimento di Acerra dovrebbe assicurare il lavoro ai 504 lavoratori attualmente in produzione. Nessuna garanzia è per data dopo Acerra, seppure quello sia stato un punto che consapevolmente abbiamo voluto tutti acquisire, tantomeno ci sono garanzie per gli altri 540 lavoratori attualmente in cassa integrazione.
Il discorso sulla cessione della Lidman è del tutto generico, compreso quello relativo ad un gruppo tedesco. Né si può ipotizzare una cessione qualsiasi perché la Lidman ha un'alta tecnologia, ha un "taglio" che viene programmato con schede. Uscire da quel campo significherebbe dissipare tecnologie avanzate e fare in sostanza una cessione di locali vuoti.
Si dice che per la Taban (96 dipendenti) e la Elson (59 dipendenti) di Vercelli, operanti nell'area chimica e nei tubi di plastica, non vi sarebbero problemi. Ne prendiamo atto con soddisfazione, non vorremmo per date le varie concatenazioni esistenti nel gruppo, trovarci davanti alle sorprese alle quali la Montedison purtroppo ci ha abituati.
Non è chiaro quel che capiterà alla ITV di Vercelli (315 dipendenti) e che cosa significa l'annunciato disimpegno dalle consociate. Così pure dovrà essere chiarito l'assetto della Patelec (120 dipendenti) con una partecipazione Montedison del 20%.
Per lo stabilimento di Domodossola (350 dipendenti), che è collegato alla produzione Ferroleghe, non vi dovrebbero essere problemi; dovrà comunque essere considerato il collegamento con il campo siderurgia. Il piano siderurgico nazionale lascia però in tutti noi seri motivi di perplessità.
Colleghi Consiglieri, il quadro che vi ho presentato è certamente pieno di implicazioni per l'economia piemontese e per quella nazionale. E' molto complesso per la diversità dei settori merceologici e dei mercati e per i problemi di varia natura ancora aperti. Responsabilmente, la Giunta ha richiesto la riunione con le parti interessate.
Aggiungo, se mi è permesso, una brevissima informazione relativamente alla Venchi Unica.
Nel corso della riunione del 13 giugno presso il Ministero dell'Industria, siamo stati informati che stavano pervenendo ai lavoratori della Venchi Unica le lettere di licenziamento firmate dal curatore del fallimento. I funzionari dei Ministeri del lavoro e dell'Industria hanno dichiarato la disponibilità a richiedere la cassa integrazione guadagni. Il Comune di Torino e la Regione Piemonte in queste settimane hanno avviato rapporti con un gruppo industriale non piemontese interessato a una parte della produzione Venchi Unica. Il gruppo ha avuto un contatto con l'associazione del settore dolciario. Abbiamo informato i Ministeri di questo rapporto.
E' inoltre all'esame del Ministero dell'Industria una proposta sulla disponibilità, a suo tempo dichiarata dalla finanziaria piemontese e dalle banche, a intervenire in una società di gestione nel momento in cui ci fosse stato un impegno imprenditoriale.
Oggi esamineremo presso il Ministero tutta la situazione e chiederemo se sulla base di queste parziali possibilità si intravede la possibilità di revocare i licenziamenti, consentendo al Tribunale di presentare domanda di cassa integrazione per i 1047 lavoratori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Ricordo che in un lontano pomeriggio del 1974, nel corso di una discussione nel salone della Montedison di Vercelli, quando la maestranza assommava a 2500 unità, un lavoratore seduto al mio fianco con voce sommessa mi diceva: "nel giro di quattro o cinque anni la Montedion non ci sarà più". Purtroppo siamo alla vigilia della "soluzione finale" della Montedison e della Montefibre di Vercelli. Ci sono ancora 504 lavoratori in attività sui quali però pende la spada di Damocle, mentre per gli altri 540 tra pochi giorni scadrà anche la cassa integrazione.
Stiamo assistendo ad un balletto di parole, mentre si sta consumando un disegno eversivo, anche se incruento e non violento, sulla pelle dei lavoratori.
La Lidman poi è un macroscopico e piramidale esempio di incapacità della classe che governa il Paese e noi siamo nelle pieghe di questa classe. Questa cattedrale nel deserto acquoso della risaia vercellese, che svetta verso il cielo con colori per alcuni invitanti, per altri orribili vuota dei 250 dipendenti assunti 6 mesi fa, è uno stabilimento ad alta tecnologia che non potrà mai produrre il torrone di Alba, perché sarebbe un assurdo nell'assurdo, ma dovrà continuare a produrre vestiti per bambini.
E' certo che i tecnici, i dirigenti e i ricercatori che all'indomani dell'inaugurazione dello stabilimento si sono resi conto che il mercato non tirava, che il cavallo non beveva, dovevano accorgersene prima, anche perché sono pagati proprio per prevedere queste cose.
A Vercelli è prevista l'area attrezzata industriale che però non è una cattedrale nel deserto, è la piana, è il mare vietnamita che, al di là dell'agglomerato urbano, attende di vedere qualche nave. Per ora non c' niente, ci sono soltanto delle speranze che ognuno di noi auspica si traducano in realtà. Sono passati cinque anni ormai e non si è materializzato niente tranne la "mobilità" dei lavoratori che dalla fabbrica sono stati buttati sul marciapiede.
Lasciamo i commenti al Consiglio. Mi rendo conto che il problema è difficile e per questo esprimo la riconoscenza del mio partito per la battaglia che l'Assessore Alasia sta conducendo. La cittadinanza di Vercelli è preoccupata per le condizioni di ingovernabilità che si stanno creando. E' il crollo della fiducia dei lavoratori e anche dei cosiddetti benpensanti perché la città si deteriora, si impoverisce nella sua già modesta dimensione economica. E noi invece abbiamo il dovere di fare tutti gli sforzi necessari per fermare definitivamente questo processo in atto nella città e nella zona circostante.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Il discorso sulla Montedison e Montefibre in quest'aula, almeno per quanto riguarda Vercelli, si ripete dal 1973. Allora era stato definito un accordo con il quale la Montefibre assumeva certi impegni in ordine all'occupazione a Vercelli; quel protocollo venne poi modificato nel 1976 e per i 1200 operai si dovevano costruire nuove attività nell'area attrezzata che già allora era stata individuata. Nacque la Lidman: occupazione teorica 300 persone, occupazione effettiva 190; questi occupati stanno giorno per giorno diminuendo; possiamo dire che la Lidman oggi è in stato comatoso al punto che dovrebbe chiudere i battenti.
Tutto il discorso, a mio avviso, va visto anche in un'altra ottica: l'economia di mercato in cui possono operare le aziende. E' di ieri la notizia che la Montedison per esigenze di bilancio ha ceduto la Fingest (114 miliardi). Se la realtà della Montedison è la insufficienza di mezzi finanziari, si pone il problema di come portare avanti il discorso per il mantenimento delle attività delle aziende non più produttive. Se questo discorso vale per la Montefibre, non dovrebbe valere per la Lidman, azienda costruita tre anni fa con presupposti di programmazione produttiva.
La popolazione vercellese non crede né al Governo, né alla Regione, non crede più agli organi istituzionali, non crede alle dichiarazioni del Sindaco e dell'Assessore. Sta subentrando il senso del fatalismo: Vercelli è una città destinata a vedere diminuire la popolazione attiva e aumentare la popolazione senile. I giovani sono costretti a cercare lavoro altrove.
Vercelli sta diventando la città per il pernottamento. La pendolarità rappresenta il 35/40% delle forze occupate.
Quali iniziative si stanno portando avanti da parte del Consiglio regionale e della Giunta? Il Consigliere Bellomo dice che l'area attrezzata di Vercelli non è la cattedrale nel deserto. Io dico che non è una cattedrale, perché ancora la cattedrale non c'é, però è un deserto.
Il discorso è critico anche nei confronti della Giunta, perché quando si è parlato della rilocalizzazione dell'industria torinese quali impegni si sono assunti per vincolare le industrie torinesi a ricollocarsi nell'area di Vercelli? Si è fatto un timido discorso sulla possibilità che qualche reparto della Fiat potesse andare a Vercelli, ma tutti si sono scagliati contro quella proposta che poteva dare occupazione a 700/800 persone.
Capisco che le iniziative delle grandi aziende industriali debbano indirizzarsi al sud perché là il tessuto va risollevato e riqualificato, ma teniamo presente che abbiamo un sud anche nella Regione Piemonte. Se la Fiat ha veramente la volontà di localizzare a Vercelli un suo reparto, la Giunta deve assumersi la propria responsabilità nel dire che una iniziativa del genere non contrasta né con la programmazione nazionale né con i programmi dei sindacati.
Non chiediamo tanti aiuti nel settore agricolo, e l'Assessore Ferraris lo sa, chiediamo però un massiccio impegno dell'Assessore che rappresenta il mondo industriale e il mondo del lavoro in favore di Vercelli, che si trova in una condizione esplosiva anche sul piano dei rapporti sociali ed umani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

La posizione oggettiva della classe operaia, che è minacciata di disoccupazione, non è rinunciataria, è la posizione che si esprime nell'occupazione della Lidman, è la posizione che continua a lottare, che non conosce soste, che apprezza l'iniziativa del Comune e della Provincia di Vercelli e della Regione. C'é sfiducia e scetticismo, è vero, ma quel tanto che può umanamente insorgere in lavoratori che hanno veduto per tanti anni non rispettati gli accordi raggiunti.
La situazione è gravissima, è tesa, è aperta a più soluzioni. Vorrei però sapere come pensano di risolvere i problemi gli esponenti della cosiddetta classe imprenditoriale piemontese, a cominciare da quelli che si fanno eleggere, che fanno proclami trionfali sull'aumento della produzione industriale in Italia. Se la bilancia dei pagamenti va bene, la bilancia dei pagamenti dei lavoratori va male. La classe imprenditoriale quale carico si fa del riequilibrio nord-sud e del riequilibrio interno del Piemonte? Non gli importa se la democrazia va a rotoli. Sappiamo però che la classe operaia non è più quella della prima parte del secolo ventesimo e che, dopo le esperienze fatte, essi si trovano di fronte una resistenza ben diversa.
Non si tratta solo di Vercelli, perché ci è stata data l'informazione di Domodossola, di Ivrea, di Pallanza. Si tratta comunque di una sola classe, quella operaia, anche se diversamente articolata. Come si pensa di far fronte a problemi di questa portata? Gli industriali della parola non se la caveranno, ma dovranno fare i conti con la realtà che non può essere mascherata da proclami e da cifre.
Concludo ringraziando a nome del mio Gruppo l'Assessore Alasia per il suo impegno, sentito e sofferto, per la competenza che egli ha, soprattutto per le iniziative che intende attuare per le quali ha l'appoggio e la solidarietà del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il collega che mi ha preceduto ha fatto alcune dichiarazioni di guerra che indubbiamente non possono non essere considerate dichiarazione di guerra del PCI, che ha deciso di essere il partito leader dell'opposizione alle maggioranze che ci saranno. C'é stato un pronunciamento politico preciso e questo sarà verificato dalle vicende future e c'é stata una chiamata in correità dal punto di vista politico di un ceto che il mio partito politico non rappresenta e non intende rappresentare e di un personaggio che, a Dio piacendo, non fa parte del mio partito, anche se è stato eletto al Parlamento Europeo nelle nostre liste.
I giudizi di antidemocrazia su una classe politica sono sempre delicati e leggeri, soprattutto se detti da chi rivendica di aver realizzato un rapporto corretto tra questa maggioranza e la classe imprenditoriale.
L'affermazione dai banchi della maggioranza, che si dubita della maturazione democratica e della volontà di conservare la democrazia nel Paese, mi pare una affermazione politicamente significativa. Non eccedo nella polemica.
Molto brevemente voglio dire al collega Besate che i deputati eletti nelle nostre liste seguiranno il programma liberaldemocratico che è stato stilato da otto dei nove paesi della CEE. Sarà bene che il collega Besate sappia che nella concezione della gestione comunitaria europea il fatto fondamentale è che i soggetti sono le Regioni, intese come realtà socioeconomiche omogenee, e non gli Stati e che gli obiettivi che si prefigge quel personaggio sono di tendere al riequilibrio tra le Regioni centrali o periferiche (là non vengono chiamate forti o deboli come nel nostro linguaggio) puntando sulla centralità della loro portanza economica.
Quindi il riequilibrio tra nord e sud sta a cuore tanto dei liberali democratici a livello CEE, quanto dei comunisti; non solo, ma le iniziative della CEE non dovranno essere sostitutive di quelle dello Stato, ma aggiuntive. Quindi l'impegno che assolverà il deputato parlamentare europeo eletto nella circoscrizione che ci riguarda, sarà di portare avanti questo programma. L'ottica diventa europea e il sud, evidentemente, deve diventare oggetto di attenzione nel rilancio industriale e imprenditoriale considerando che è una regione periferica, come dicono in Europa, e debole come diciamo noi, però è la più attrezzata e più urbanizzata dal punto di vista imprenditoriale che esiste in Europa. Su quella strada le prospettive per il sud sono certamente meno grigie di quanto non lo siano nell'ottica nazionale.
Questo dovevo al collega Besate e al Consiglio per una doverosa puntualizzazione.



PRESIDENTE

La replica all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Ringrazio i colleghi per le parole di riconoscimento e di sostegno che hanno voluto pronunciare.
Riconosco che la mia relazione è interlocutoria, nel senso che ho voluto anticiparla al Consiglio prima dell'incontro con la Montedison e con gli imprenditori.
Non dichiaro guerra a nessuno. Desidero però dire al collega Franzi che ha fatto dei richiami critici, che in questa vicenda, come in molte altre bisogna incominciare a chiamare le cose col loro nome e a dare a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare. C'é il rischio in questa situazione che le istituzioni vengano tutte investite da una ondata qualunquistica e dovremo adoperarci per evitare questo perché sarebbe un dramma per tutti.
Caro Franzi, si possono porre sullo stesso piano le responsabilità della Regione, le responsabilità della Montedison, le responsabilità del Governo? La Regione ha operato, non ha fatto un gesto vuoto con l'area attrezzata di Vercelli anche se su quell'area ci sono solo erbacce, la Regione ha collegato quell'azione con la stipulazione della convenzione quadro per le rilocalizzazioni, la Regione è pronta a fare tutto il necessario per la formazione professionale in relazione alle qualifiche e ai profili professionali che si renderanno necessari con la mobilità, la Regione è intervenuta sul piano dell'occupazione giovanile, la Regione ha dato i suoi pareri sulla legge di riconversione e ristrutturazione industriale.
La politica industriale, però, richiede pluralità di interventi. Non è né demagogico né rituale il richiamo fatto dal Consigliere Besate. Se noi apprestiamo l'area, favoriamo la formazione professionale e predisponiamo la convenzione-quadro per le rilocalizzazioni, su di essa, qualche imprenditore dovrà andarci.
Mi guardo bene in questa sede dall'aprire la discussione sulla Fiat dico solo che la Giunta è pronta a fissare un dibattito. Nell'incontro del 27 novembre con l'avv. Agnelli, abbiamo posto i problemi del rapporto con il sud, delle rilocalizzazioni in Piemonte e i problemi relativi al cosiddetto "sud del Piemonte". Quando saremo di fronte ad una proposta precisa, indubbiamente, risponderemo in termini positivi. D'altra parte nessuno può ignorare la com plessità della vicenda Fiat, dal momento che è aperta una vertenza nazionale e una vertenza parallela di gruppo. Noi abbiamo posto l'accento non solo sull'area di Vercelli, ma anche sulle altre questioni.
Non appena passeremo alla fase operativa dell'incontro con la Montedison, fornirò al Consiglio tutte le informazioni aggiornate.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
Il Consiglio riprende i lavori alle ore 15,15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,00)



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