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Dettaglio seduta n.251 del 05/04/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Dichiarazione del Presidente della Giunta regionale sul problema dei profughi dal Vietnam e sui bambini che nel mondo muoiono di fame


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il Presidente della Giunta, così come è stato deciso dai Capigruppo farà ora una dichiarazione sul problema dei profughi del Vietnam e dei bambini che muoiono di fame nel mondo. Nella seduta di lunedì prossimo verrà esaminato un ordine del giorno che comprenderà le osservazioni avanzate da parte di tutti i Gruppi.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La discussione di questa mattina sugli ordini del giorno relativi all'attuale situazione nel Vietnam ha avuto un larghissimo spazio.
I Capigruppo ritengono che debbano essere indicate rapidamente le reali risorse da indirizzare a questo problema, i tempi e i modi. La Giunta destinataria degli ordini del giorno, si dichiara disponibile a reperire tali risorse e a indicare, nel corso della prossima riunione del Consiglio regionale, le modalità per portare innanzi l'iniziativa.
Le risorse finanziarie saranno destinate ai profughi del Vietnam e ai bambini che nel mondo soffrono la fame e muoiono.
Se tutti i Paesi del mondo e tutti i poteri locali si esprimessero in questa direzione, l'iniziativa non sarebbe di piccole dimensioni, ma rientrerebbe in un grande disegno atto a promuovere la salvaguardia delle libertà, della pace, della democrazia, della civile convivenza, del modello di vita a cui tutti abbiamo fatto riferimento.
Non sarò presente alla prossima riunione del Consiglio perché impegnato fuori d'Italia, ci saranno però il Vicepresidente Bajardi, l'Assessore alle finanze Simonelli, l'Assessore Vecchione, che potranno esprimere le linee concrete di attuazione adempiendo al mandato che il Consiglio ci ha dato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Presidi socio-assistenziali pubblici e privati - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame deliberazione della Giunta regionale: "Definizione dei criteri relativi alle funzioni di vigilanza sulle istituzioni pubbliche e private per i minori, nonché per l'idoneità al funzionamento delle strutture per l'infanzia e i minori"


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo all'ordine del giorno: "Esame deliberazione della Giunta regionale: 'Definizione dei criteri relativi alle funzioni di vigilanza sulle istituzioni pubbliche e private per i minori, nonché per l'idoneità al funzionamento delle strutture per l'infanzia e i minori' ".
La parola ai relatore, dottoressa Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura, relatore

Questa delibera conclude un iter molto lungo che ha permesso di sviluppare attorno ai problemi dell'assistenza all'infanzia un ampio dibattito nella comunità regionale, dibattito che ha visto il confronto di realtà ed esperienze diverse ed è alla base degli sviluppi organizzativi e qualitativi che questo settore avrà nel prossimo futuro.
Una delibera della Giunta regionale del 27/7/1976 (n. 15-4099), ai sensi della legge nazionale 23/12/1975, n. 698, "Scioglimento e trasferimento delle funzioni dell'Onmi" che trasferiva alle Regioni poteri di vigilanza e di controllo sulle istituzioni educativo - assistenziali indicava la necessità che i requisiti per il funzionamento delle strutture per l'infanzia rispecchiassero i criteri con i quali la Regione nell'ambito del Piano di sviluppo, intendeva realizzare la riorganizzazione dei servizi. Tali criteri espressi organicamente dalla legge 8/8/1977, n.
39, sono stati d'altra parte elementi ispiratori di tutti gli atti successivi in questo campo.
Si poneva quindi l'esigenza che, coerentemente con una politica di integrazione dei servizi fondata sul decentramento e la partecipazione popolare, le strutture che rispondevano a bisogni di assistenza evitassero per quanto possibile la rottura dei legami fra popolazione assistita e ambiente di provenienza e che in ogni caso il ricovero in istituto fosse un provvedimento a carattere provvisorio collegato con la rete dei servizi presenti sul territorio, dovendosi tendere prioritariamente al ripristino delle condizioni che consentano al minore di vivere nel proprio ambiente familiare e sociale.
La stessa delibera indicava l'opportunità di incentivare servizi come gli asili nido, che, in quanto aperti, svolgono una funzione positiva di formazione e socializzazione della prima infanzia e di integrazione ai compiti educativi della famiglia.
Si davano infine quali indicazioni generali per i requisiti al funzionamento, che le strutture avessero dimensioni contenute, si impegnassero a misure di reale integrazione degli handicappati e quindi provvedessero fra l'altro anche a interventi di modifica di aspetti architettonici, curassero l'aggiornamento e la formazione permanente del personale.
Il Consiglio regionale nelle more dell'approvazione della delibera della Giunta, diede delega alla Giunta stessa di operare secondo le linee espresse e i criteri indicati nella delibera procedendo alle autorizzazioni, salvo i casi che presentassero elementi di incertezza.
Da qui derivò l'esigenza di approfondire e mettere ulteriormente a fuoco la definizione dei criteri relativi sia alle funzioni amministrative di vigilanza e controllo sulle istituzioni pubbliche e private, sia quelli relativi all'idoneità al funzionamento delle strutture per l'infanzia e i minori e all'attività promozionale di indirizzo.
Il 13 dicembre 1977 la Giunta regionale deliberò la costituzione di un'apposita Commissione di studio, presieduta dall'Assessore all'assistenza Mario Vecchione e composta dai rappresentanti dei seguenti Enti e associazioni: Anci, Urp, Uncem, Comune di Torino, Tribunale per i minorenni, Uneba, Charitas Firas, Comunità Israelitica, Chiesa Evangelica Valdese.
Si aprì dunque una fase intensa di lavoro che consentì di sviluppare un confronto fra forze politiche e sociali e operatori del settore. Per ogni tema specifico la Commissione consultò esperti e tecnici che avvalendosi dei diversi contributi portò a compimento il suo mandato predisponendo per i vari problemi che erano stati sottoposti una formulazione che tenesse conto di una pluralità di competenze tecniche e di esperienze. La Commissione concluse i lavori il 10 novembre 1978.
La deliberazione conseguente della Giunta regionale in data 12 dicembre 1978 fu affidata alla V Commissione consiliare che l'approvò all'unanimità ritenendo tuttavia opportuno nel caso dell'esame del testo dare il proprio contributo per un'ulteriore messa a punto di alcuni aspetti, quali la definizione dei compiti educativi degli asili nido e dei baby parking e i rapporti fra istituzioni e realtà sociale del territorio.
Questo dunque l'iter di un atto amministrativo e di governo che ha grande rilievo civile e sociale e di cui per il momento soltanto altre due Regioni oltre la nostra (Emilia-Romagna e Umbria) si sono dotate.
Parallelamente la Giunta regionale ha promosso un censimento su tutto il territorio della Regione relativo agli istituti in cui sono ricoverati bambini abbandonati o in gravi difficoltà allo scopo di dare all'azione di vigilanza maggiore tempestività ed efficacia e consentire un reale rapporto fra Enti locali, Tribunale e istituzioni.
A conclusione di questa prima fase dell'indagine che si è rivelata particolarmente laboriosa e complessa i dati raccolti sono i seguenti: i minori ricoverati in istituto sono 5.574 di cui 572 provengono da altre regioni gli istituti sono 213, le comunità alloggio 27 un'analisi ulteriore rivela che tra i bambini ricoverati 553 hanno da 0 a 5 anni, 3.785 da 6 a 14 anni, 664 da 15 a 18 anni; 1.293 sono i bambini in età per l'adozione speciale i motivi che hanno portato al ricovero sono largamente determinati da condizioni familiari gravemente compromesse: 2.778 casi, a cui si aggiungono i 1.787 casi motivati da ragioni personali in gran parte strettamente derivanti da conflitti familiari. Motivazioni economiche e giuridiche concorrono alla determinazione dei restanti casi.
Siamo dunque in presenza di situazioni molto diffuse la cui drammaticità non può sfuggire a nessuno. Sono migliaia i bambini che vivono esperienze dolorose di abbandono, di rifiuto, di lacerazioni irreparabili subendo deprivazioni gravi a cui soltanto risposte sociali ed educative valide possono dare, seppure parzialmente, compensazione. Per questi bambini provenienti da famiglie economicamente e socialmente molto disagiate sono venuti meno diritti essenziali e ogni misura che la collettività assume nei loro confronti deve tendere a rimuovere le gravi condizioni di svantaggio da cui sono costretti a partire per sviluppare la loro personalità e inserirsi in modo positivo nella società.
Grande deve essere lo sforzo per ridurre una sofferenza che colpisce proprio chi è più esposto e indifeso; esso va prioritariamente volto a rimuovere le cause economiche che sono alla radice di questi mali sociali e ciò va fatto sviluppando coerentemente politiche per il lavoro, la casa, la salute, l'educazione, l'ambiente.
Vi sono poi misure più limitate che possono concorrere in modo significativo a modificare lo stato di fatto e che pur avendo il valore di interventi settoriali devono muoversi in direzione di trasformazioni più ampie e profonde della vita.
La delibera che stiamo esaminando appartiene alla categoria degli atti di settore, che tuttavia indicano chiaramente tendenze e volontà più generali.
Essa affronta sotto diversi aspetti i problemi dell'istituzionalizzazione di bambini in grave difficoltà e, avendo come riferimento anche le linee di una legge regionale profondamente innovativa come la legge 39 del 1977 per la riorganizzazione dei servizi socio sanitari e assistenziali, indica nel progressivo rapporto e scambio fra istituzioni, servizi del territorio, realtà sociali, il metodo per un rinnovamento dei principi stessi dell'assistenza e dell'educazione dell'infanzia e per una trasformazione dell'organizzazione civile che consenta alle famiglie di svolgere la loro funzione educativa e ai bambini di crescere in condizioni favorevoli nell'ambito del proprio nucleo familiare.
Da questo punto di vista la deliberazione va considerata anche come, un contributo all'elaborazione e al dibattito che si stanno svolgendo in diversi momenti e istanze (proprio quest'anno è stato proclamato dall'Onu l'Anno Internazionale del Fanciullo) sui problemi dell'infanzia e sui modi per migliorarne sostanzialmente le condizioni di esperienza e di vita.
La V Commissione consiliare, nel sottolineare il valore che la deliberazione presenta, sia per il metodo con cui è stata preparata, sia per i contenuti che esprime, ne raccomanda l'approvazione al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Come è stato rilevato dal relatore, Consigliere Marchiaro, la deliberazione in discussione ha avuto un lungo iter ed una approfondita discussione nella V Commissione.
La prima proposta della Giunta risale alla deliberazione del 27 luglio 1976. Su alcuni principi di fondo vi è stata un'immediata convergenza mentre su alcune prescrizioni rigide e vincolanti, relative al numero dei minori da ospitarsi, alla territorialità del servizio, alle norme per la partecipazione delle forze sociali richieste come condizioni essenziali per l'autorizzazione a funzionare delle strutture educative assistenziali, non solo per gli Enti pubblici e per gli Enti privati convenzionati, ma anche per le libere iniziative che operano senza usufruire di contributi pubblici, abbiamo espresso il nostro netto dissenso.
I principi su cui immediatamente vi è stata convergenza sono quelli che prevedono interventi nell'assistenza per i minori per i quali venga privilegiata la famiglia, ogni qualvolta sia valida o suscettibile di miglioramento, che le strutture edilizie degli istituti educativo assistenziali siano adeguate allo, sviluppo psicofisico dei minori e che oltre prevedere strutture di modesta entità, sia promossa all'interno degli istituti l'organizzazione di piccoli gruppi di minori per consentire un intervento educativo personalizzato, che gli istituti siano aperti alle realtà sociali nel cui contesto operano e che sia promossa la partecipazione delle famiglie e sia assicurata la presenza di operatori in numero adeguato e professionalmente qualificato. Questi sono i punti su cui immediatamente abbiamo avuto una convergenza unanime.
In seguito, però, la deliberazione ha subito rilevanti modifiche soprattutto ha assunto un carattere promozionale e di indirizzo superando le primitive rigidità.
Come abbiamo più volte espresso in questo Consiglio, un autentico pluralismo di iniziative assistenziali garantisce alle istituzioni private autonomia gestionale ed educativa e, in base ad una corretta interpretazione dell'art. 38 della Costituzione, esso non può che intendersi come garanzia di una sfera di disponibilità al privato, che non può essere limitata, tranne che per i controlli relativi a garantire il pubblico bene, ossia la tutela dell'ordine pubblico, del buon costume e della sanità pubblica.
Riteniamo che la deliberazione, così come è stata approvata dalla V Commissione, si collochi in tale obiettivo e perciò esprimiamo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Innanzitutto esprimo un ringraziamento al relatore della V Commissione collega Marchiaro, per l'acutezza e la profondità della sua relazione, e alla dottoressa Vietti che, da quanto apprendo dai giornali, dovrebbe partecipare al Consiglio regionale per la penultima volta, dopo sette anni di incontri in cui si sono affrontate difficoltà e, certe volte, vi sono stati punti di convergenza molto qualificanti. La deliberazione in discussione rappresenta un fatto qualificante non solo perché viene approvata nell'Anno Internazionale del Fanciullo, ma perché è uno degli obiettivi del Piano regionale di sviluppo. Essa è legata in modo particolare al complesso lavoro che si sta svolgendo in Regione per quanto riguarda l'anagrafe dei minori. Poiché è opportuna una forte diffusione nella comunità di questo atto deliberativo, propongo di far precedere il relativo decreto della Regione Piemonte dalla relazione della maggioranza che ha avuto approvazione unanime, e dall'intervento della dottoressa Vietti.



PRESIDENTE

Non vi sono altre osservazioni.
Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 15/1/1972, n. 9, che trasferisce alle Regioni a Statuto ordinario le funzioni di vigilanza sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza visto il D.P.R. 5/6/1972, n. 315, che delega alle Regioni a Statuto ordinario le funzioni di vigilanza sulle istituzioni private visto l'art. 2, secondo comma, della legge 23/12/1975, n. 698, che trasferisce alle Regioni i poteri di vigilanza e di controllo su tutte le istituzioni, già propri dell'O.N.M.I.
vista la legge regionale 8/8/1977, n. 39, che stabilisce che restano alla competenza della Regione le funzioni amministrative concernenti la determinazione dei requisiti di idoneità al funzionamento degli istituti assistenziali vista la deliberazione della Giunta regionale n. 15-4099 del 27/7/1976 con cui si erano individuati i criteri di idoneità per l'autorizzazione preventiva a funzionare delle strutture educativo - assistenziali vista altresì la deliberazione del Consiglio regionale n. 125 del 25/11/1976 con cui si delegava la Giunta regionale a concedere l'autorizzazione preventiva a funzionare alle strutture educativo assistenziali considerato che l'attività di vigilanza non può essere scissa dall'attività promozionale di indirizzo e di verifica delle linee programmatiche ritenuta l'opportunità di meglio individuare i criteri direttivi relativi alle funzioni di vigilanza sulle istituzioni pubbliche e private nonché di definire i criteri per l'idoneità al funzionamento delle strutture per l'infanzia e per i minori, alla luce delle nuove conoscenze acquisite in materia e delle modificate situazioni considerato che, sulla base dell'art. 2 dello Statuto e coerentemente con le concrete iniziative assunte dalla Giunta regionale, per favorire e promuovere la partecipazione di tutte le componenti della collettività regionale alla definizione delle linee di intervento degli Enti locali e della Regione stessa, si è reso necessario un confronto con le forze politiche e sociali e con gli operatori del settore, al fine di pervenire alla formulazione di linee di indirizzo che rispecchino la pluralità di competenze specifiche degli operatori viste le deliberazioni della Giunta regionale n. 38-11548 del 13/12/1977 e n. 109-13101 del 7/3/1978, con le quali veniva istituita apposita Commissione di studio, elaborazione e proposta in materia, al fine di tener conto dei vari contributi tecnici ritenuto che la Giunta regionale, nel chiedere il contributo della Commissione, ha inteso acquisire apporti di un gruppo di componenti specializzati della comunità regionale per individuare i criteri di cui trattasi, ai sensi dell'art. 50 del R.D. 15/4/1926, n. 718 e della legge regionale 8/8/1977, n. 39 ritenuto che principio ispiratore della normativa è il soddisfacimento del diritto del minore all'educazione, e pertanto la sua applicazione deve costantemente riferirsi ai bisogni del minore stesso ritenuto inoltre che i minori hanno diritto a crescere nell'ambito della propria famiglia, e che i Comuni e loro Consorzi, al fine di consentire l'attuazione di tale diritto, rimuovono con opportuni provvedimenti gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione ponendo i genitori in condizione di adempiere direttamente alla loro funzione educativa e dotando il territorio degli strumenti di appoggio necessari ai minori che vi risiedono, nei casi in cui la famiglia non esiste o quando, per qualunque motivo non può provvedervi totalmente o parzialmente considerato che con il concorso della Commissione di cui sopra sono stati individuati i criteri in parola, nonché la documentazione necessaria per ottenere il riconoscimento preventivo a funzionare delle relative strutture, contenuti rispettivamente negli allegati A) e B) che fanno parte integrante della presente deliberazione vista la deliberazione della Giunta regionale n. 140-18012 del 12/12/1978 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di approvare la definizione dei criteri relativi alle funzioni di vigilanza sulle istituzioni pubbliche e private per minori, nonché la definizione dei criteri per l'idoneità al funzionamento delle strutture per l'infanzia ed i minori, con l'individuazione della necessaria documentazione, contenuti rispettivamente negli allegati A) e B) che fanno parte integrante della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata integralmente sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Pongo in votazione la deliberazione per alzata di mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Presidi socio-assistenziali pubblici e privati - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame deliberazione Giunta regionale: "Convenzione tra Regione Piemonte Consiglio Nazionale delle Ricerche e Centro Traumatologico Ortopedico di Torino in materia di programma finalizzato tecnologie biomediche"


PRESIDENTE

Passiamo al punto ottavo all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale: 'Convenzione tra Regione Piemonte, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Centro Traumatologico Ortopedico di Torino in materia di programma finalizzato tecnologie biomediche' ".
Il Presidente della V Commissione ha trasmesso la relazione che accompagna la proposta di deliberazione, di cui vi dò lettura: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 94-19821 del 13/3/1979 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di approvare una convenzione tra C.N.R. - Regione Piemonte e Centro Traumatologico Ortopedico di Torino, articolata sui sottoelencati punti qualificanti.
Gli interventi promozionali e di coordinamento in cui la Regione e il C.T.O. si impegnano, si articolano in: documentazione dei risultati clinici su larga scala assistenza ai neurolesi trasferimento a livello didattico delle tecniche acquisite.
Pertanto, nell'ambito di questa convenzione, la Regione Piemonte ed il C.T.O, si impegnano: a) nel campo della documentazione dei risultati: ad approfondire lo sviluppo del circuito assistenziale dei neurolesi sul territorio, rendendo disponibili ai centri interessati dispositivi per uso individuale in ospedale e a domicilio da parte dei pazienti a coordinare e unificare le modalità di impiego dei dispositivi e i criteri di valutazione e selezione dei pazienti nei centri interessati a condurre l'elaborazione dei dati di tipo clinico e strumentale presso il Centro Tecnici Informatici della Regione, utilizzando la strumentazione già acquisita nell'ambito del sub progetto e quella disponibile presso il Centro ad esaminare la possibilità che il C.N.R. promuova nuovi progetti finalizzati di tecnologie biomediche rilevanti agli effetti dell'organizzazione sanitaria sul territorio regionale.
b) nel campo dell'assistenza: a limitare all'indispensabile le spese di fornitura di sussidi ortopedici e ausili elettronici individuali a carico del Ministero della sanità (legge 118 sugli invalidi civili) ad incrementare, invece, la dotazione dei servizi di recupero funzionali di dispositivi fornibili 'in comodato' ai pazienti che possono averne necessità per periodi inferiori ai 6 - 8 mesi a considerare questa possibilità nella programmazione di strutture di riabilitazione sul territorio e nella riduzione: 1) del carico di lavoro di routine dei servizi di fisioterapia 2) del periodo di degenza ospedaliera dei neurolesi.
c) nel campo della didattica e dell'informazione: a provvedere all'informazione dei servizi di riabilitazione operanti sul territorio regionale ad organizzare lezioni o seminari (con particolare riferimento alla scuola per terapisti della riabilitazione, gestita dalla Regione) atti a preparare il personale paramedico ad un impiego corretto delle tecniche che sono state messe a punto.
Le attività sopra descritte saranno coordinate sul versante clinico medico dalla dottoressa Saracco del C.T.O. e sul versante ingegneristico informatico dall'ing. Merletti, consulente presso il Centro Tecnici Informatici della Regione Piemonte.
La convenzione suddetta non implica l'assunzione di alcun onere da parte dell'Amministrazione regionale.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 387: "Piano regionale di risanamento delle acque, integrazioni e modificazioni alla legge regionale 29/4/1975, n. 23"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quindicesimo all'ordine del giorno: "Esame progetto di legge n. 387: 'Piano regionale di risanamento delle acque, integrazioni e modificazioni alla legge regionale 29/4/1975, n. 23' ".
La parola al relatore, Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, con la legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, il Consiglio regionale approvava il Piano regionale di risanamento delle acque, ponendo a disposizione delle Amministrazioni locali i mezzi operativi più adeguati per provvedere nel settore pubblico al disinquinamento delle acque.
Le principali finalità del Piano, tuttora in corso di attuazione erano: 1) l'individuazione dell'estensione ottimale delle aree che possono essere servite da impianti consortili per la depurazione degli effluenti delle fognature urbane 2) l'azione promozionale per la costituzione, nel rispetto dell'autonomia degli Enti locali, di Consorzi intercomunali ai quali è demandata la progettazione esecutiva e la realizzazione delle opere indicate nel Piano 3) la scelta, in accordo con gli Enti locali, delle fonti e delle modalità di finanziamento delle opere di disinquinamento.
Il Piano regionale di risanamento delle acque limitava inizialmente gli interventi in quelle aree dove l'indagine sulla diffusione degli inquinamenti nel territorio piemontese aveva individuato una più accentuata degradazione delle acque.
Il territorio interessato dal Piano è stato suddiviso in aree di intervento costituite da raggruppamenti di più Comuni scelti in base a criteri di omogeneità e di appartenenza al medesimo bacino idrografico.
Esse coincidono, per lo più, con la parte inferiore dei bacini idrografici dei principali corsi d'acqua, che discendono dalle Alpi e dall'Appennino ligure-piemontese verso il fiume Po.
Le aree di intervento per il risanamento delle acque sono risultate 22 comprendenti complessivamente 278 Comuni. A questi sono stati aggiunti altri 18 Comuni, considerati singolarmente ed "equiparati alle aree di intervento".
Nell'ambito di ciascuna area di intervento il Piano regionale di risanamento delle acque prevede la costituzione di Consorzi di Comuni, ai quali sono affidate la realizzazione e la gestione delle opere necessarie per la depurazione dei liquami provenienti dagli scarichi civili ed industriali esistenti nel territorio dei Comuni consorziati. Le opere consortili previste a tale scopo comprendono sia gli impianti di depurazione, nei quali vengono trattati i liquami, sia le canalizzazioni che si rendono necessarie per il convogliamento dei liquami fino ai relativi impianti.
L'art. 3 della legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, prevede che i Consorzi, o le Comunità montane che abbiano assunto le funzioni dei Consorzi, ed i Comuni equiparati possono richiedere all'Amministrazione regionale la concessione di contributi in capitale per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue comprensivi dei terreni necessari alle opere, nella misura dell'80% della spesa riconosciuta ammissibile. La misura del contributo può essere elevata fino al 90% in relazione alla capacità finanziaria degli Enti attuatori per la realizzazione di collettori e di impianti di depurazione a servizio di una popolazione non inferiore a 20.000 abitanti.
Il Piano di sviluppo regionale nel "programma per la protezione ed il risanamento delle acque" richiama esplicitamente la già citata legge regionale n. 23 del 1975, nonché la legge regionale 8 novembre 1974, n. 32 contenente la "Disciplina degli scarichi delle attività produttive".
La spesa complessiva, valutabile in circa 300 miliardi a prezzi 31 dicembre 1976, scaglionata nel periodo 1974/1985, permetterà di attrezzare il 27% della superficie regionale, interessante il 75% della popolazione residente.
La spesa complessiva per la predisposizione degli impianti per il quinquennio 1976/1980 del Piano di risanamento è di circa 92 miliardi di lire, ripartito tra Regione ed Enti locali nella misura rispettivamente di 73 miliardi e 400 milioni e di 17 miliardi e 317 milioni di lire.
Nel corso dell'esame del disegno di legge n. 387, presentato dalla Giunta regionale in data 12 febbraio 1979, l'Assessorato regionale alla tutela dell'ambiente ha comunicato, con apposito documento, lo stato di attuazione della legge regionale n. 23 del 1975.
E' opportuno ricordare che "le opere di disinquinamento previste dal Piano sono da realizzarsi in via prioritaria nelle aree di intervento con un apporto inquinante superiore complessivamente a 150.000 abitanti equivalenti serviti nei bacini lacuali e nei Comuni capoluoghi di provincia equiparati alle aree di intervento".
Dal documento predisposto dal competente Assessorato regionale, risulta in effetti, che la costituzione dei Consorzi, ed i conseguenti interventi regionali, si sono indirizzati prioritariamente verso i bacini lacuali del Lago Maggiore, del Lago d'Orta, del Lago di Viverone; nel bacino dello Scrivia, e nei capoluoghi di provincia, compresa Torino.
Per quanto attiene al bacino del Bormida, l'Assessorato regionale alla tutela dell'ambiente ha predisposto ed ha pubblicato nel 1977 lo "Studio per un piano di riassetto ecologico del bacino del fiume Bormida", la cui area di intervento costituisce l'allegato integrativo della tabella di cui all'art. 1 della legge regionale n. 23 del 1975, richiamato dall'art. 1 del disegno di legge in esame.
La questione dell'inquinamento del Bormida si colloca nel quadro dei rapporti interregionali fra il Piemonte e la Liguria, essendo noto che le fonti di inquinamento di questo bacino risalgono, a monte, al territorio della Regione Liguria: la II Commissione ha invitato la Giunta regionale ad esprimere in Consiglio una propria dichiarazione in proposito.
L'art. 2 del disegno di legge in esame prevede, in aggiunta alla previsione di cui all'art. 3 della legge 23 del 1975, la facoltà da parte della Regione di sostituire alla concessione del contributo in conto capitale quella del contributo in annualità, comprensivo delle quote interessi e delle quote per la restituzione del capitale, nella misura e per la durata occorrenti al totale ammortamento dei mutui da contrarsi con la Cassa Depositi e Prestiti.
Questa previsione si iscrive nel quadro della nuova normativa che regola gli interventi della Cassa Depositi e Prestiti: in forza di essa è possibile finanziare nella nostra Regione opere pubbliche - come quelle oggetto della presente legge - per circa 140 miliardi di lire all'anno per il triennio 1979/1981. Si rende così praticabile l'uso del contributo in annualità essendo i Comuni e i loro Consorzi messi in condizione di con trarre i relativi mutui. A parità di finanziamento regionale, e combinando le due ipotesi di erogazione contributiva, sarà possibile finanziare un numero maggiore di opere.
Si propone infine di applicare il secondo comma dell'art. 9 della legge 3 gennaio 1978, n. 1, per l'accelerazione delle procedure per l'esecuzione delle opere pubbliche secondo cui le adunanze dei Comitati sono valide con la presenza di un terzo dei membri e i pareri sono validi quando siano adottati con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti all'adunanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Nella relazione si dice che nel corso dell'esame del disegno di legge n. 387 la Giunta ha presentato (io non l'ho vista forse perché non mi è stata data o perché l'ho accantonata senza darle la dovuta importanza) una relazione sullo stato di attuazione del programma precedente. Visto che la Commissione ha sollecitato un intervento della Giunta, desidererei che il Presidente approfittasse dell'occasione per sintetizzare brevemente lo stato di attuazione, per conoscere dove si sono verificati i ritardi e quali sono gli Enti locali che hanno provveduto sollecitamente.
E' certo che negli anni passati si è perso del tempo. Per quanto riguarda l'area del Cuneese questo tempo non è stato perso; addirittura c'è una possibilità di anticipare i tempi anche ai fini del finanziamento. Mi pare che il Presidente della Giunta regionale in questo senso si sia espresso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono. Ne ha facoltà.



BONO Sereno

Il Gruppo del P.C.I. giudica il provvedimento in esame altamente positivo perché consente un ampliamento considerevole delle possibilità di intervento. Gli interventi infatti si aggireranno attorno ai 100 miliardi di lire tra i progetti già approvati e quelli in fase di esecuzione.
Di fronte a questo grosso impegno vorrei richiamare l'attenzione su alcuni pericoli che possono manifestarsi, il primo dei quali è costituito dalla possibilità dello slittamento, tra l'altro già ventilato in alcuni ambienti, dei termini fissati dalla legge Merli circa la predisposizione degli impianti che devono essere realizzati dalle industrie, sia che riguardino lo scarico diretto in acque pubbliche, sia che riguardino lo scarico nelle fognature.
Il Consiglio dovrebbe quanto prima assumere opportunamente una propria determinazione. La legge Merli, approvata nel mese di maggio di tre anni fa, prevede che entro tre anni, quindi entro il mese di maggio del 1979 tutte le industrie debbono adeguarsi alle normative di carattere provvisorio. La legge regionale n. 32 approvata nel 1974, prevede norme precise alle quali le industrie avrebbero dovuto adeguarsi, quindi a livello nazionale le industrie avevano tre anni di tempo, le industrie piemontesi avevano quasi cinque anni di tempo per adeguare gli impianti di depurazione delle acque.
Se questo grosso sforzo finanziario che la Regione sta compiendo non sarà rispettato nei suoi termini, potrebbe essere in parte vanificato con il pericolo che gli inquinamenti industriali potrebbero distruggere il processo di depurazione biologica degli scarichi urbani.
Vi sono poi altri problemi particolari sui quali la Giunta dovrà prendere i necessari provvedimenti. Cento miliardi investiti per impianti di depurazione richiederanno un numero adeguato di personale per la loro gestione.
E' un problema che pongo alla Giunta perché tempestivamente preveda adeguate iniziative per la formazione professionale del personale che sarà addetto a compiti speciali in ordine alle analisi delle acque e alla gestione dei costosissimi impianti.
Con la legge regionale 32, art. 7, si prevedeva anche una rete di controlli al di là delle strutture tradizionali degli uffici provinciali di igiene e profilassi che sono assolutamente insufficienti ai bisogni attuali. In quella legge si stabiliva che la Regione può stipulare apposite convenzioni con le Province per potenziare i servizi di vigilanza, di analisi e di controllo.
E' una raccomandazione che rivolgo alla sensibilità della Giunta trattandosi di notevoli investimenti che devono produrre risultati positivi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Sul disegno di legge n. 387 vi sono consensi perché si tratta di un provvedimento inteso a razionalizzare l'applicazione di una legge varata dalla precedente Giunta regionale e che si colloca quindi sulla scia dell'impostazione che aveva trovato la nostra parte politica protagonista di queste decisioni.
In occasione dell'approvazione di questo provvedimento nel campo del risanamento delle acque, penso si debbano fare alcune considerazioni di carattere generale per quanto attiene allo stato di attuazione che so essere contemplato in una deliberazione della Giunta regionale che fa il punto della situazione dei finanziamenti finora attivati.
Indipendentemente dal fatto che le risorse non possono essere disponibili appieno rispetto alle esigenze, si rileva una carenza sostanziale per quanto attiene agli impianti di depurazione, soprattutto per quanto attiene al progetto del Consorzio Po - Sangone il cui depuratore non trova ancora nelle previsioni qui indicate nemmeno una linea di sbocco.
Signor Presidente della Giunta, la pregherei di voler porre attenzione a questo problema. La vicenda di questo depuratore è caratterizzata da voci non sostanziate da prove. L'appalto pare che si vada trascinando su lidi che rischiano di collocarla insieme ad altre vicende di appalti, cioè su una strada che non credo sia quella giusta per avviare tempestivamente le opere, soprattutto quando queste opere sono a valle di un investimento consistente, indicato all'incirca nella cifra di 9 miliardi e 300 milioni.
E' opportuno che la Giunta assuma delle iniziative di tipo politico per far sì che il depuratore possa essere appaltato in tempi brevi. Pare debba esserci da parte del Consiglio regionale l'impegno ad assicurare anche le risorse necessarie per far sì che l'opera si possa compiere nel più breve tempo possibile.
Tra l'altro l'opera viene pubblicizzata nei resoconti di stampa come se fosse già in fase di realizzazione, quando invece da notizie recenti constatiamo che non vi sono ancora le disponibilità necessarie per provvedere, indipendentemente dalle risorse dei Comuni, alla sua attuazione.
In linea generale, per quanto riguarda il discorso delle aree di intervento n. 13, 14 e 15, a me pare che manchi sostanzialmente una linea di indirizzo e di coordinamento perché il progetto sia finalizzato a risultati veramente conseguenti agli investimenti che si vanno facendo.
Dico questo perché, mentre ci si preoccupa di depurare con il collettore il settore del Sangone e del Po, il torrente Stura è soggetto a pesanti inquinamenti, anche per decisioni che concernono la mano politica, mi riferisco alla decisione di orientare le discariche dei rifiuti solidi in un'area controllata concentrata a ridosso del torrente il quale ovviamente, viene a risentire pesantemente della decisione di ubicare in un'unica area dell'area metropolitana torinese tale area controllata.
Comunque di questo parleremo in occasione della discussione della legge che riguarda il trasporto dei rifiuti solidi.
Ecco quindi la raccomandazione pressante alla Giunta di cercare, nel quadro delle disponibilità che vedo sufficientemente distribuite nella Regione anche per far fronte a problemi come quelli del Bormida, che certamente richiedono prioritariamente degli interventi finalizzati, di preoccuparsi di condurre a termine a tempi brevi uno degli investimenti più consistenti che invece, anche per mancanza di finanziamenti, sta procedendo nella sua realizzazione in tempi che sono pazzescamente lunghi, non solo rispetto alle esigenze tecniche di carattere generale ma anche in ordine alle economie di spese pubbliche delle quali ci dobbiamo tutti preoccupare.
Credo che la Giunta debba cogliere il rimprovero della mancanza di tempestività e di incisività nell'intervento e non limitarsi ad una serie di atti meramente finanziari, forse anche con investimenti e risorse spese nel campo delle consulenze, rispetto alle quali, però, non abbiamo notizie di concreti risultati, per avviare a soluzione almeno uno dei problemi più gravi che è appunto quello delle aree 13, 14 e 15 dell'area metropolitana di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, dopo le prime difficoltà dovute alla costituzione dei Consorzi, alla complessità della progettazione delle opere, al reperimento da parte dei Comuni e dei Consorzi della quota di finanziamento a loro carico, si può affermare oggi che la legge 23 è già operante nel senso che numerose opere sono già appaltate e in realizzazione ed altre sono in corso di progettazione e di appalto. Al momento attuale, infatti sono stati approvati dalla Regione progetti per un importo complessivo di L. 51.215 milioni, mentre sono in corso di progettazione opere per L.
45.000 milioni circa; occorre quindi un impegno finanziario complessivo di L. 96.000 milioni circa.
Con gli esercizi finanziari degli anni 1975/1978, la Regione ha già stanziato per la realizzazione di una parte delle opere previste dal piano la somma complessiva di L. 30.000 milioni circa, che ha consentito di finanziare lavori per L. 35.000 milioni circa.
Di questi, oggi, oltre la metà sono già appaltati ed in avanzata fase di realizzazione, ivi compreso quello di Cuneo che parte da Limone e arriva a Cuneo.
Nel 1979 il bilancio regionale ha assegnato all'attuazione del piano la somma di L. 11.000 milioni da destinare al completamento delle opere già appaltate e in corso di appalto.
La Giunta regionale ha già impegnato una parte di questa somma destinandola a tale scopo.
Le disponibilità finanziarie risultano quindi insufficienti per gli obiettivi che la Regione si era prefissata per il risanamento delle acque reflue nel territorio piemontese. Ha ragione il Consigliere Picco, quindi quando parla di insufficienza dei capitali messi a disposizione.
D'altra parte è di fatto impossibile, per il bilancio regionale impegnare in pochi esercizi finanziari ingenti somme per la realizzazione di opere di grandi dimensioni, come ad esempio l'impianto dell'area metropolitana torinese, gli impianti dei bacini lacuali, quelli del Cuneese, quelli della Valle Scrivia, per citarne solo alcuni. Perciò la Giunta regionale ha ritenuto opportuno proporre al Consiglio regionale il presente disegno di legge, il quale modificando una parte dei finanziamenti già stanziati per gli anni 1979 e 1980 da contributo in conto capitale a quello in annualità da concedersi per il totale ammortamento, rende disponibile, per il 1979 e il 1980, un'ulteriore somma di L. 30.000 milioni circa, con la quale si possono completare i finanziamenti per quasi tutte le opere in corso ed eventualmente attivarne altre, là dove la situazione igienico - ambientale richiede interventi urgenti.
Con l'approvazione del presente disegno di legge la disponibilità finanziaria a tutto il 1980 in definitiva ammonta a L. 80.000 milioni circa, di cui L. 50.000 milioni in capitale e L. 30.000 milioni in annualità, mentre l'impegno finanziario globale della Regione, ancora a tutto il 1980, ammonta a L. 43.000 milioni circa per contributi in capitale e a L. 3.000 milioni annui per contributi in annualità.
Il disegnò di legge inoltre prevede di estendere i benefici della legge n. 23 all'area di intervento "Valle Bormida", sulla base degli elementi tecnici, economici e sociali che sono scaturiti dallo studio dell'assetto ecologico del Bormida effettuato dall'Assessorato alla tutela dell'ambiente.
Il bacino del Bormida, infatti, era stato escluso dal Piano regionale di risanamento delle acque per il carattere dell'inquinamento del fiume di origine spiccatamente industriale dovuto per la maggior parte agli scarichi dell'Acna di Cengio, ubicata quindi in territorio ligure.
Malgrado tale grave situazione la Giunta regionale ha ritenuto ugualmente opportuno estendere lo studio del piano, e quindi i benefici previsti dalla legge n. 23/75, anche alla Valle Bormida, sollecitando nel contempo la Regione Liguria a risolvere il problema nel proprio territorio.
Su questa linea la Giunta regionale ha programmato una serie di incontri fra gli Assessori competenti delle due Regioni per studiare e concordare collegialmente il problema dell'inquinamento dei Bormida.
Negli incontri già svoltisi a Torino ed a Cortemilia è già emersa la volontà delle due Regioni di risolvere i problemi sviluppando iniziative concrete.
La Regione Piemonte, infatti, inserendo nel Piano regionale di risanamento delle acque l'area della Valle Bormida è avviando la realizzazione delle opere relative che comportano un investimento di L.
5.500 milioni circa, ha dato un rilevante contributo alla soluzione del problema.
La Regione Liguria, per parte sua, pur non disponendo ancora di un piano organico di risanamento delle acque, ha già promosso la costituzione del Consorzio fra i Comuni liguri interessati, stanziando i primi finanziamenti per la realizzazione delle opere, per il cui completamento è prevista una spesa di L. 40-50 miliardi circa.
I ritardi sono da attribuire soprattutto alla ricerca di un'idonea soluzione tecnica che si presenta piuttosto difficoltosa per il trattamento delle acque di scarico dell'Acna.
Già nel 1973, infatti, l'Acna aveva avanzato un'ipotesi di soluzione elaborata dalla Italimpianti, che prevedeva di trattare quasi tutte le acque di scarico dell'Alta Valle Bormida, sia di origine industriale che civile, in un impianto da realizzare a Savona, con una diversione di acqua dal bacino del Bormida al Mar Ligure, di 8.000.000 di mc all'anno circa pari ad una portata media continua di 260 l/s circa.
La Regione Piemonte, venuta a conoscenza di tale iniziativa, ha ritenuto improponibile tale soluzione perché si sarebbe depauperata la disponibilità idrica del fiume Bormida nei periodi di magra, e quindi ha proposto alla Regione Liguria di studiare la possibilità di trattare le acque reflue in modo da poterle scaricare nello stesso bacino del Bormida.
Dallo studio dell'assetto ecologico del Bormida, predisposto dall'Assessorato alla tutela dell'ambiente, si è potuto appurare che tale soluzione era possibile solo in parte. Infatti, nel medesimo bacino del Bormida potevano essere trattate quasi tutte le acque di scarico ad eccezione di una quota-parte altamente inquinata di pertinenza dell'Acna.
Questa soluzione concordata a Torino il 24/1/1978 fra gli Assessori regionali competenti, Fonio e Beggiato, comporta quanto segue: 1) convogliamento all'impianto consortile di Savona delle acque maggiormente inquinate dell'Acna, ammontanti ad una portata media di 83 l/s anziché a 260 l/s prevista nell'ipotesi originaria dell'Italimpianti 2) trattamento di tutti gli altri liquami civili ed industriali nel bacino del Bormida, mediante uno o più impianti scaricando le acque trattate nel Bormida stesso.
Il Consorzio del Savonese e la Regione Liguria stanno ora elaborando il progetto esecutivo sulla base di detta ipotesi (6 miliardi Regione Liguria 6 miliardi Cassa di Risparmio di Savona, 6 miliardi Banca degli investimenti europei).
La Regione Piemonte, per parte sua, non poteva eludere i problemi nel proprio territorio, per cui ha ritenuto opportuno inserire nel Piano regionale di risanamento delle acque anche l'area del bacino del Bormida.
Le zone ove sarà necessario intervenire, in concomitanza alle iniziative della Liguria, sono scaturite dallo studio dell'assetto ecologico del bacino e comprendono 23 Comuni delle province di Cuneo Alessandria e Asti.
Nell'area sono insediati 129.000 abitanti, dei quali 75.000 risiedono nei soli Comuni di Acqui ed Ovada.
Lo studio prevede la realizzazione di 13 impianti di trattamento e di 26 km di canalizzazione. Come per tutte le altre aree di intervento del piano, anche per la Valle Bormida gli impianti saranno realizzati per servire la popolazione equivalente prevista al 1985, mentre le canalizzazioni saranno progettate per la popolazione equivalente prevista al 2010.
Il costo totale delle opere si presume che possa ammontare, ai prezzi odierni, a L. 5.500 milioni circa.
Da quanto sopra detto si deduce che l'annoso problema dell'inquinamento del Bormida non è ancora del tutto risolto, ma vi sono le premesse per risolverlo in tempi ragionevolmente brevi.
Le due Giunte regionali d'altra parte hanno assunto l'impegno di restituire al più presto il Bormida alle comunità locali in condizioni igieniche ed ambientali accettabili; a tale fine hanno concordato di effettuare una verifica ogni quattro mesi nel Comune di Cortemilia (province di Asti e di Alessandria 23 Comuni interessati) per verificare lo stato di avanzamento delle iniziative e discutere su eventuali nuove questioni, sia tecniche che amministrative, che potrebbero sorgere nel corso dei lavori. La prima riunione è fissata al 20 giugno prossimo. Il Consorzio savonese dovrà presentare i progetti esecutivi, indicare i finanziamenti, le modalità di intervento. La Regione Piemonte, dopo l'approvazione della legge, dovrà specificare gli interventi per 5 miliardi e 500 milioni.
Il problema dell'ambiente, soprattutto con lo scatenamento delle questioni nucleari, è un fatto che tutti abbiamo presente. Stanno procedendo gli investimenti per l'assetto idrogeologico e forestale, per le canalizzazioni e i depuratori, le discariche dei prodotti di lavorazione industriale (legge che è in avanzata fase di elaborazione in sede di II Commissione) per le discariche controllate, per il problema dell'atmosfera temi sorti concretamente dal 1970 in poi. Tutte le somme stanziate nel 1978 per l'assetto del territorio e la sistemazione idrogeologica e forestale sono state spese e sono già stati appaltati 6 miliardi e 400 milioni del 1979. Entro maggio sarà compiuto il censimento dei guasti idrogeologici che la Regione sta portando avanti con la collaborazione dei Comuni, delle Comunità montane, delle Province e dei Comprensori. A quella data potremo appaltare i 6 miliardi e 400 milioni del 1980, così che l'intervento sulla sistemazione idrogeologica e forestale potrà raggiungere il tetto di 13-14 miliardi. Se l'Assessore Simonelli in sede di assestamento di bilancio potrà fornire qualche altra somma, potremo avvicinarci attorno ai 18-20 miliardi. Pensiamo che nella primavera o nell'autunno del 1980 buona parte degli impegni per l'ambiente stanziati dal 1974 in poi sia compiuta.
A fine giugno forniremo poi lo studio completo delle risorse idriche del Piemonte.
Resta il problema relativo agli acquedotti ma, per la fine del 1980 pensiamo di aver completato gli interventi relativi ai grandi sistemi collettivi di trasporto e di fornitura dell'acqua per l'uso umano prevedendo con il risanamento delle acque di comprendere l'80% della popolazione e per la fornitura dell'acqua con i grandi sistemi collettivi di comprendere il 70% della popolazione. Siamo ancora ai bisogni elementari, ma noi abbiamo promesso l'acqua, se è possibile la casa, se è possibile il lavoro e un ambiente vivibile.



PICCO Giovanni

Mi aspettavo dal Presidente della Giunta regionale qualche notizia circa il depuratore dell'area metropolitana torinese.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Su questo problema non ho voluto addentrarmi perché con il Consorzio stiamo valutando la spesa. Data la complessità dell'opera, che costa alcune decine di miliardi, intenderei aprire una discussione approfondita in Commissione e che il Consorzio partecipasse riferendo su particolari tecnici che conosco, ma che non ho modo di approfondire.
Sono in corso gli appalti delle ultime canalizzazioni. Il Presidente o i membri del Consorzio potranno venire a dare conto dell'attività anche tra una quindicina di giorni.
Ringrazio il Consigliere Picco di essere intervenuto.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'articolato.
Articolo 1 - "L'allegato di cui all'art. 1 della legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, è integrato dalla tabella allegata alla presente legge".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - "All'art. 3 della legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, sono aggiunti i seguenti commi: 'Per la realizzazione di collettori ed impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue, la Regione Piemonte può sostituire alla concessione del contributo in conto capitale quella del contributo in annualità, comprensivo delle quote interessi e delle quote per la restituzione del capitale'.
'Tale contributo è concesso nella misura e per la durata occorrenti al totale ammortamento dei mutui da contrarsi con la Cassa Depositi e Prestiti'.
'Qualora i mutui vengano contratti con altri Istituti di credito, i contributi in annualità vengono concessi sino alla misura massima consentita dalle condizioni previste per le operazioni con la Cassa Depositi e Prestiti. In questo caso la Regione può prestare garanzia fidejussoria sino al limite occorrente per il totale ammortamento del mutuo medesimo' ".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 - "All'art. 5 della legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, è aggiunto il seguente comma: 'Le riunioni della Commissione sono valide con la presenza di un terzo dei membri ed i pareri espressi sono validi quando vengano adottati con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti alla riunione, a norma dell'art. 9, secondo comma, della legge 3 gennaio 1978, n. 1' ".
Se nessuno chiede di parlare si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4 - "All'art. 11 della legge regionale 29 aprile 1975, n. 23, sono aggiunti i seguenti commi: 'Per la concessione dei contributi in annualità di cui al precedente art. 3 sono autorizzati i limiti di impegno e conseguenti annualità, di L.
1.000 milioni per l'anno finanziario 1979 e di L. 2.000 milioni per l'anno finanziario 1980'.
'All'onere di 1.000 milioni per l'anno finanziario 1979 si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al capitolo n. 8960 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1979 e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo di apposito capitolo, con la denominazione 'Contributi in annualità a favore di Consorzi e di altri Enti locali nelle spese per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue' e lo stanziamento di L. 1.000 milioni in termini di competenza e di cassa'.
'All'onere di L. 3.000 milioni per l'anno finanziario 1980 si provvede mediante una riduzione di pari ammontare dello stanziamento iscritto nel bilancio pluriennale 1979-1981 in corrispondenza del programma 3.10 concernente la protezione e il risanamento delle acque'.
'Agli oneri derivanti dalla prestazione della garanzia fidejussoria di cui al precedente art. 3 si provvede, a decorrere dall'anno finanziario 1979, con la disponibilità esistente al capitolo n. 8980 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1979 ed ai corrispondenti capitoli degli anni finanziari successivi'.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni al bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 - "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 127 della Costituzione e dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.
La presente legge regionale sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo 5 è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'intero testo del progetto di legge n. 387.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
Il progetto di legge n. 387 è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Opere idrauliche ed acquedotti

Esame progetto di legge n. 385: "Attuazione legge 3 giugno 1978, n. 296. Erogazione contributo per completamento acquedotto consorziato delle Langhe ed Alpi Cuneesi"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto tredicesimo all'ordine del giorno: "Esame progetto di legge n. 385: 'Attuazione legge 3 giugno 1978, n. 296.
Erogazione contributo per completamento acquedotto consorziato delle Langhe ed Alpi Cuneesi' ".
La parola al relatore, Consigliere Graglia Artico.



GRAGLIA Anna, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il disegno di legge in oggetto riguarda le modalità dell'erogazione della somma di 7 miliardi per esecuzione di lavori di completamento dell'acquedotto delle Langhe e delle Alpi Cuneesi.
Come i colleghi ben sanno, la Regione Piemonte con sua legge del 16 novembre 1977, n. 52, aveva assegnato al Consorzio suddetto un contributo straordinario di 500 milioni, ricevuto dalla Cassa di Risparmio di Torino per opere di carattere sociale.
Con legge dello Stato del 3 giugno 1978, n. 296, fu stanziata la somma di 7 miliardi per l'esecuzione di lavori di completamento dell'opera stessa e la nostra legge dà pratica attuazione a quello stanziamento.
L'acquedotto interessa 84 Comuni di cui 8 nell'area monregalese, 22 appartenenti al Consorzio dell'acquedotto della Langa sud-occidentale; i restanti 54 Comuni tutti della Langa di cui alcuni della sinistra del Tanaro, 5 dei Roeri e Cherasco. Complessivamente interessa 130 mila abitanti e tutti sappiamo quale sete di acqua questi paesi abbiano.
Il progetto di massima dell'intera opera risale al 1966 e il preventivo di spesa ammontava allora a 3 miliardi e 750 milioni. I lavori si iniziarono a fine 1968 con la captazione della prima sorgente in Val Corsaglia. Naturalmente con il passare del tempo i prezzi sono notevolmente lievitati e oggi possiamo prevedere che occorreranno 12 miliardi per la realizzazione globale dell'opera.
Con lo stanziamento dei 7 miliardi si è dato notevole impulso ai lavori e oggi si viaggia ad un ritmo di oltre 3 miliardi all'anno di spesa.
La previsione di ultimazione dei lavori può essere indicata entro il 1982. Un dato tecnico interessante è dato dal fatto che questo acquedotto serve quasi interamente tutti i Comuni per semplice caduta per gravità, in quanto le sorgenti sono ad una quota superiore ai 900 metri ed i Comuni collocati quasi tutti al di sotto degli 800 metri.
Si verifica così un risparmio energetico non indifferente in quanto questo acquedotto surroga molti acquedotti che prelevavano l'acqua con il sollevamento.
Il Consorzio è costituito dall'Amministrazione provinciale di Cuneo e dai Comuni. A Bric Berico si è costruito il partitore e il serbatoio generale di regolazione con capacità di 1.100 metri cubi; esso dovrà comunque essere ampliato perché si dimostra insufficiente a regolare tutta l'acqua che arriva alle Langhe.
I lavori sono stati ultimati fino a Mombarcaro (13° lotto) e verso Alba (14 e 15 ° lotto) fino a Bossolasco. Sono in via di ultimazione i lavori del 15° lotto e in corso quelli del 16° e del 17° che raggiungerà la città di Alba. E' stato progettato ed appaltato il 18° lotto. E' in fase di progettazione il 19° (diramazione per Neive e Barbaresco) e il 20 (diramazione per Novello - La Morra) e un prolungamento della diramazione sud che dovrà allacciare Saliceto (18 bis). Il 18° lotto comprende i Comuni della Valle Bormida. Dalla Val Corsaglia viene captata una portata di 225 litri al secondo e preventivato in progetto l'integrazione fino a 350 litri al secondo attraverso un invaso artificiale sul Belbo; un serbatoio che permetterebbe anche di regolarizzare il flusso del torrente Belbo per una ventina di chilometri quadrati.
Il Consorzio ha il compito di portare l'acqua fino al serbatoio comunale; gli allacciamenti interni sono gestiti direttamente da ogni singolo Comune. L'acqua distribuita serve per integrazione di captazioni locali o a sostituire in pieno le attuali fonti, quando la qualità dell'acqua erogata è pessima o i costi eccessivi. La dotazione prevista fabbisogno globale e integrazione è calcolata in base alla popolazione esistente, al patrimonio zootecnico e alle piccole attività industriali tenendo conto di un fabbisogno per abitante che va da 150 litri per i Comuni più piccoli ai 250 litri per i Comuni più popolosi. Il prezzo dell'acqua viene praticato con una tariffa binomia che si basa sulla portata impegnata da ogni Comune (500 mila lire all'anno per ogni litro al secondo di portata e un tanto per metro cubo di acqua effettivamente consumata).
Come si vede è un'opera di portata notevole, interessante una vasta zona della nostra Regione e che abbiamo inserito nel nostro Piano di sviluppo.
La II Commissione ha espresso parere favorevole all'approvazione del disegno di legge. Il disegno di legge prevede che i fondi siano erogati nella misura di 4 miliardi nel corrente esercizio 1979 e 3 miliardi per l'esercizio 1980.
L'erogazione dei fondi è subordinata all'approvazione dei progetti esecutivi dei singoli lotti di lavori.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Martini. Ne ha facoltà.



MARTINI Mario

Chiedo la parola per esprimere il voto favorevole del Gruppo D.C. e per dare atto alla relatrice Graglia dell'obiettività con cui ha presentato il problema.
Quando ho ricevuto il disegno di legge della Giunta, ho avuto qualche perplessità di carattere politico perché non era accompagnato da una relazione.
Nella relazione è stato ora ricordato che il progetto dell'acquedotto delle Langhe risale al 1966 per iniziativa del Consorzio dell'Amministrazione provinciale e dei Comuni della Langa monregalese e albese....



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Risale al 1956.



MARTINI Mario

Può darsi. Ufficialmente, però, la data è questa. C'erano delle forme di consorzio che però non andavano avanti tanto che hanno avuto bisogno del coordinamento della Provincia. Questi fatti sono legati al mio ricordo e al ricordo del Presidente della Giunta con un piccolo particolare, che il Presidente allora era all'opposizione.
Dobbiamo prendere atto che queste iniziative, quando vengono assunte a livello locale con conoscenza specifica dei problemi, sono destinate al sicuro successo anche se hanno bisogno di tempi lunghi per la realizzazione. Oltre ai 500 milioni che sono stati dati dalla Cassa di Risparmio, unico contributo che finora è arrivato dall'esterno per la realizzazione di questa opera, va ricordato l'esempio dei Comuni del Comprensorio di Alba i quali, di fronte allo stanziamento del 1976 della Regione per le opere pubbliche da realizzarsi nel Comprensorio, hanno di comune accordo rinunciato a 500 milioni per metterli a disposizione di questa infrastruttura. Questo è un altro esempio di cooperazione che merita di essere ricordato nel momento in cui una legge dello Stato viene a dare respiro per l'attuazione definitiva dell'opera.
Ho detto che avevo qualche perplessità perché, trattandosi di contributo dello Stato, l'erogazione dei contributi l'avrei vista configurata piuttosto sotto forma di deliberazione che non sotto forma di legge della Regione. Comunque c'è un'esigenza di anticipazione di fondi.
Correggerei la collega Graglia in questo: se il completamento dei lavoro è previsto per il 1982 non dovevamo parlare di anticipazione dei fondi, perché i fondi potevano essere erogati annualmente. Eventualmente il Presidente mi potrà correggere su questa osservazione. Una deliberazione avrebbe dato un riconoscimento più esplicito ad un'iniziativa che era partita dalla base e che non viene invece all'ultimo momento rapportata al benefico intervento dello Stato o della Regione; sono questioni di dettaglio, la sostanza è che quell'opera venga completata; i lotti sono in stato di avanzata realizzazione, la progettazione procede speditamente.
Sono convinto che anche in questo caso la Langa riuscirà a dimostrare di non ritardare l'utilizzo dei fondi messi finalmente a disposizione dallo Stato ed erogati tramite la Regione dopo tanti anni di sacrifici.



PRESIDENTE

Ha la parola il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Questo disegno di legge ha alle sue spalle un grandissimo retroterra.
L'acquedotto delle Langhe che interessa attualmente 80 Comuni e che successivamente dovrebbe abbracciare oltre 120 Comuni legherà le Langhe con il Valtiglione ed il Monferrato. E' nato con 23 Comuni delle Langhe e si è esteso via via. La Provincia è intervenuta come momento di coordinamento dando attrezzature ed alcuni supporti tecnici. Lo Stato ha stanziato un contributo, la Giunta precedente e quella attuale hanno continuato ad erogare il contributo regionale. La Cassa di Risparmio di Cuneo è intervenuta con una quota del 10% sulla quota regionale. La Cassa di Risparmio di Torino, in occasione del 150° anno della sua fondazione, ha dato 500 milioni alla Regione e la Regione ha destinato la somma all'opera delle Langhe.
Lo Stato è intervenuto con 7 miliardi e la legge regionale ha dato organicità all'intervento. Tuttavia, non è ancora possibile giungere al completamento dell'opera in quanto per raggiungere anche il Comune di Canelli occorre utilizzare le acque del fiume Belbo, il che comporta una spesa ulteriore di 30 miliardi per l'immagazzinamento delle acque.
Un colloquio con il Ministro Stammati aveva lasciato prevedere la possibilità di un'erogazione di 5 miliardi sulla somma di 500 miliardi stabilita con la legge del 29 dicembre 1978. Poiché il Ministro Stammati ora è passato ad altro incarico la questione è ancora aperta.
I 5 miliardi potrebbero attivare delle iniziative molto importanti occorre però un disegno di legge, che proporrei sottoscritto da tutte le forze politiche, considerata l'importanza eccezionale dell'opera, con un finanziamento sul bilancio regionale e pluriennale.
Nella deliberazione è previsto, per quest'anno, un finanziamento di 400 milioni. Speriamo di poter reperire ancora qualche risorsa in sede di assestamento di bilancio.
Il complesso dell'opera richiederà, secondo un giudizio tecnico, una somma non inferiore ai 30 miliardi e dobbiamo ringraziare quanti l'hanno fondata, quanti l'hanno condotta avanti, l'attuale Consiglio di amministrazione, il suo Presidente che opera attivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrichens per dichiarazione di voto.



ENRICHENS Nicola

Il nostro Gruppo vota a favore del disegno di legge. Non voglio ricordare tutte le battaglie che abbiamo condotto ad Alba per l'acquedotto delle Langhe e voglio soltanto esprimere un ringraziamento a coloro che iniziarono l'opera, ai parlamentari che si sono adoperati per l'ottenimento del finanziamento governativo e a coloro che si interesseranno ancora fino al compimento dell'opera. L'opera è molto importante per la città di Alba e per i paesi vicini se si fosse realizzata prima, anche il Comune di Alba avrebbe potuto dirottare i milioni che ha stanziato per il depuramento delle acque del Tanaro verso altre direzioni. Non vorrei però che con l'arrivo dell'acqua, le Langhe dovessero aumentare la produzione del vino!



PRESIDENTE

Non vi sono altre dichiarazioni di voto.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
Articolo 1 - "In attuazione della legge 3 giugno 1978, n. 296, è autorizzata la spesa di L. 7 miliardi a favore del Consorzio per l'acquedotto delle Langhe ed Alpi Cuneesi per l'esecuzione dei lavori di completamento dell'acquedotto consorziale, nella misura di L. 4 miliardi nell'esercizio 1979 e di L. 3 miliardi nell'esercizio 1980.
L'erogazione delle somme di cui al comma precedente è subordinata all'approvazione dei progetti esecutivi dei singoli lotti dei lavori, da effettuarsi con Decreto del Presidente della Giunta regionale, previo parere del Comitato regionale opere pubbliche".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - "All'onere di cui al precedente articolo si provvede con le somme iscritte e da iscrivere nei bilanci regionali ai sensi dell'art. 1 secondo comma, della legge 3 giugno 1978, n. 296".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'intero testo del progetto di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
Il progetto di legge n. 385 è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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