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Dettaglio seduta n.246 del 26/02/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Bilanci preventivi

Prosecuzione dibattito progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione per l'esercizio 1979"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo il dibattito sul progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione per l'esercizio 1979".
E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Il mio intervento è stato in una certa misura messo in crisi da quello del Presidente della I Commissione Rossotto, il quale avendo interpolato alcune considerazioni di ordine politico generale alla relazione dei lavori della Commissione, mi ha fatto pensare che forse non è il nostro ordine dei lavori nel massimo della logica ipotizzabile per questo tipo di dibattiti perché sembrerebbe che alle considerazioni della Commissione la Giunta avrebbe dovuto rispondere per prima perché il dibattito avesse qualche senso; in definitiva sembra che quanto dice la Commissione è quanto dice la Giunta, il che snatura la logica dei dibattiti: si conclude una fase con la relazione dell'Assessore, sulla relazione dell'Assessore noi interveniamo quindi l'Assessore replica su quanto hanno detto gli intervenuti. Questo è uno di quei fatti che ci fa ritrovare qui tra pochi intimi a parlare di queste cose e ci fa ricordare che abbiamo discusso il bilancio non essendo in numero legale per votare una leggina. Se la Giunta avesse posto in evidenza i nodi politici che sono emersi dalle consultazioni ed avesse incominciato a dare qualche risposta agli interlocutori prima che possano pronunciarsi (la realtà di cui sono rappresentanti si è già pronunciata in Commissione e sulle loro pronunce ha fatto giustizia il Presidente Rossotto), forse questi dibattiti sarebbero più producenti. Se tutti quanti avessero il convincimento di poter realmente incidere sull'attività della Giunta, i dibattiti certamente sarebbero diversi. L'istituto del bilancio ha perso con l'andar del tempo la sua importanza e i nostri padri che sono a Roma, un po' più anziani di noi, in questo ci sono maestri.
La relazione del Presidente Rossotto ha evidenziato alcuni problemi politici ed operativi della Regione, si è soffermata sulle modalità delle consultazioni, a mio avviso, con eccessivo autocompiacimento; ha evidenziato alcuni aspetti del rapporto tra il bilancio che stiamo affrontando ed il bilancio pluriennale; ha individuato alcuni momenti delicati di raccordo con il documento della programmazione ed ha fatto degli irrinunciabili accenni al rapporto tra i problemi che stiamo affrontando e la relazione relativa allo stato di attuazione del piano triennale. Il Consigliere Rossotto non ha ignorato tutta la tematica estremamente delicata che attiene all'involuzione in atto nei rapporti fra lo Stato, la Regione e gli Enti locali in genere. Ha fatto un richiamo al documento Pandolfi 2 ed al piano triennale, indicando le difficoltà e le disarmonie che si introducono nei confronti dei destinatari dei nostri finanziamenti, gli Enti locali, che sono in definitiva i responsabili in termini oggettivi di molta parte dei nostri residui passivi. La relazione del Presidente Rossotto ci trova consenzienti quando vede nel Comune il momento centrale del sistema di ristrutturazione delle autonomie soprattutto nella fase di gestione delle risorse regionali. E' apprezzabile l'orientamento indicato dal Consigliere Rossotto, e credo anche dalla Giunta, secondo il quale il flusso delle risorse dello Stato ed in genere la direzione delle risorse verso gli Enti locali, anziché essere individuato attraverso settori di tipo specifico dovrebbe essere distribuito in una somma generizzata all'Amministrazione regionale.
Un'ipotesi di questo genere richiede un avanzamento nella programmazione regionale perché, in difetto, potremmo non raggiungere attraverso l'istituto regionale quel risultato che ci aspettiamo tutti, che è il riequilibrio generale del Paese nella misura in cui le Regioni pagherebbero i tassi di più o meno avanzata programmazione e quindi il divario tra Nord Sud, tra le Regioni culturalmente più o meno avanzate, potrebbe tendere ad accentuarsi.
Il Presidente Rossotto ha ritenuto di riferirsi alle consultazioni, a mio avviso, con qualcosa di più che il solito autocompiacimento. Ancora una volta manca la relazione introduttiva al bilancio che dovrebbe essere il documento politico della Giunta, che però non riusciamo mai a leggere: in un primo tempo ci dicono che la leggeremo nel documento di adeguamento del bilancio di giugno, a giugno ci diranno che lo leggeremo nel consuntivo, al consuntivo ci diranno che dovevamo averlo letto nel bilancio preventivo. In definitiva, questa relazione non è un elemento in più al bilancio, ma, a mio avviso, è una indicazione di volontà politica e programmatica che la Giunta deve porre come cappello, come introduzione al bilancio.
Così come i nostri ospiti hanno quindi fatto rilevare la mancanza di ogni documento che si riferisce all'impegno del bilancio pluriennale previsto dalla legge di contabilità regionale, carenza che è stata sanata all'ultimo momento in quanto il documento è stato dato giovedì ultimo scorso; tra l'altro non è accettabile come documento pluriennale nella misura in cui le cifre generali danno delle indicazioni che si aggirano sui 400 miliardi che fanno pensare che non si tratti di un vero e proprio bilancio pluriennale, ma del riporto di una serie di cifre sulle quali ci siano indicazioni precise.
Questi vizi di tipo procedurale che sembrano le solite lagnanze di un'opposizione che non ha argomenti di merito da far valere, hanno già prodotto alcuni inconvenienti. Sulla stampa è comparsa l'assenza quasi totale della competente Commissione del Comprensorio di Torino alla riunione convocata appositamente in I Commissione regionale. Questo è più grave di quanto si possa pensare, in quanto non si tratta di un incidente ma è stata la protesta di alcuni partiti che non avendo potuto esprimersi sui documenti nell'apposita Commissione del Comprensorio, hanno ritenuto di non partecipare alla consultazione; il ritardo nel proporre i documenti determina a livello periferico una serie di inconvenienti sui quali dovremo fare giustizia in termini brevi. Per evitare tutto questo all'appuntamento del bilancio la Giunta dovrebbe presentarsi con le carte ben visibili e trasparenti, per dare modo all'opposizione non soltanto di fare delle esercitazioni dialettiche, o come forse sto facendo io, di fare il riempitivo in un'aula abbastanza vuota, ma di misurarsi su documenti concreti.
Residui passivi. Il Presidente Rossotto ha cercato di respingere la responsabilità su questo argomento ed ha già anticipato che su di esso ci sarà la strumentalizzazione dell'opposizione. Cercherò di evitare di esasperare questo atteggiamento di strumentalizzazione, anche perché il discorso sui residui passivi potrebbe essere ripetitivo. E' pur vero che talune leggi sono votate in tempi tali da non poter essere attuate, come la legge sull'artigianato e la legge sul turismo, tuttavia questa giustificazione non ci convince completamente per la somma che i residui passivi hanno raggiunto e poiché l'attività legislativa è pilotata dalla Giunta, la Giunta stessa deve predisporre le leggi in modo tale che possano essere armonizzabili con la legge di bilancio.
Il Presidente Rossotto dice che una delle cause maggiori dell'ammontare dei residui passivi è costituita dalle difficoltà finanziarie dei nostri destinatari. Tutto questo però non ci esime dal riconoscere che la causa dipende dalla carenza della struttura regionale e, peggio ancora, da alcune tentazioni burocratiche che determinano lacci e lacciuoli maggiori di quanto questo nostro consesso non vada a porre in essere.
Ricorderò le difficoltà espresse dal mondo contadino. Se fosse presente l'Assessore Ferraris gli ricorderei che concordo sulla necessità del piano aziendale per poter avere finanziamenti in agricoltura. Peraltro ho l'impressione che il piano aziendale venga letto a livello burocratico con eccessivo fiscalismo (24 documenti per acquistare un trattore mi paiono troppi!).
E' inaccettabile e squalificabile come mero atto notarile aver ridotto gli residui passivi, ormai consolidati, con un colpo di spugna, inserendoli nel bilancio attuale con il doppio risultato di farne apparire ridimensionato il fenomeno, fenomeno che ridimensionato non è, e contestualmente aver gonfiato il bilancio. In ogni caso i residui passivi integranti di quella parte che si è voluta riportare nel bilancio, superano di gran lunga i 500 miliardi e rappresentano il 60% della capacità di spesa annuale della Regione. Questo evidenzia la difficoltà che trova la nostra struttura ad erogare impegni di spesa, individua le responsabilità politiche della Giunta e la impegna a sciogliere i nodi che hanno a tutt'oggi concretato una rigidità inaccettabile. Il collega Rossotto ci diceva che il livello dei residui passivi è di gran lunga superiore in altre Regioni; questa indicazione, che ci sta a dire che potremmo stare anche peggio, giustifica il puntuale richiamo da parte dell'opposizione.
Esiste poi l'aspetto politico-economico che dovrebbe riuscire ad incentivare, aiutare e qualificare lo sviluppo regionale in un momento congiunturalmente caratteristico in cui la cosiddetta "ripresina" potrebbe essere canalizzata e finalizzata più compiutamente se la struttura regionale potesse spendere tutte le potenzialità di cui è dotata.
Facendo un'analisi a largo raggio di alcuni specifici esempi di ritardo nella capacità di spesa e quindi della accumulazione dei residui passivi preoccupa che il 70% dei residui si articoli nei settori dell'agricoltura e del territorio. Preoccupano i residui passivi relativi ai programmi di bonifica per le infrastrutture; preoccupa la bassa capacità di spesa relativa allo sviluppo industriale ed alla qualificazione del settore artigiano e della distribuzione. Soprattutto sul settore del territorio si gioca la funzione primaria del riequilibrio e della riqualificazione del territorio della Regione specie per ciò che riguarda la rilocalizzazione industriale.
E' nell'ambito del territorio che ci sono le più grosse carenze. La nostra incapacità di spesa è pressoché assoluta per quello che riguarda il settore della ristrutturazione idrogeologica e forestale, lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi e tutta la materia collegata. Molti ritardi tuttavia non sono da attribuire alla gestione della Giunta e degli uffici ma a grossi ostacoli che noi stessi abbiamo posto con la legge urbanistica i cui difficili "aggettivi" si trovano solo nel lessico poco corretto.
Una buona capacità di spesa invece si vede nell'area destinata alla formazione ed alla cultura, soprattutto se si considera che il limite dei residui passivi deve leggersi ridotto nella misura in cui i residui passivi così indicati devono ancora considerare come tali le cifre non spese per mancanza di rendiconti, quindi solo di documento contabile si tratta e non di mancata spesa effettiva.
La nostra disamina può concludersi dicendo che la capacità di riduzione dei residui passivi sembra ancora carente in quanto la si è individuata nel recupero sulla spesa corrente, mentre sembra ulteriormente compromesso il comportamento che riguarda la spesa per investimenti. Questa è l'occasione per incominciare a valutare qualcosa, che comincia ad emergere dal nostro bilancio e a questo ci richiamava il Consigliere Rossotto parlando dello stato di attuazione del Piano di sviluppo. A questo proposito, si deve fare tesoro di quanto è detto nei documenti degli amici consultati nei quali, in definitiva, c'é l'invito a considerare che il probabile, eventuale e paventato decollo della programmazione nazionale attraverso il piano triennale non deve affievolire l'impegno dell' Amministrazione regionale anzi ne deve affinare gli strumenti proprio perché ci sarà il momento estremamente delicato in cui la Regione, una delle prime ad essere dotata di una strumentazione programmatoria abbastanza sofisticata si troverà nell'impatto con la programmazione nazionale e dovrà arrivare attrezzata e non dopo un momento di disimpegno e di rinuncia. Obiettivamente si deve riconoscere che ognuno per la propria parte, dal '76 ad oggi, ha fatto non poco sul piano della strumentazione e della letteratura di tipo programmatorio: nel '76 c'é stata la fase preparatoria, quindi la legge sulle procedure e l'impostazione del bilancio pluriennale. A questo punto considerando che il primo piano triennale si concluderà nell'80, sono indispensabili dei risultati in carenza dei quali si potrebbe parlare di fallimento della programmazione regionale, soprattutto nei confronti dei privati che non trovassero nella programmazione stessa punti di riferimento ai quali ancorare i loro comportamenti ed i loro programmi aziendali.
Dubito che la Giunta regionale da oggi fino alla consunzione del piano cioè fino all'anno 80, sappia raggiungere obiettivi di carattere concreto in quanto, per pervenire con serenità ad una obiettiva valutazione, le manca la capacità di riconoscere gli errori compiuti in alcune previsioni normative e mi pare che qualche volta abbia assunto qualche espressione di arroganza. Nell'area 3, per esempio, preoccupa la riduzione delle risorse rispetto al passato ed il contestuale aggravarsi dei residui passivi.
Continuo a ritenere che se non si dà corpo alla promessa fatta in quest'aula parecchi mesi or sono di una revisione della normativa urbanistica della nostra Regione, difficilmente le risorse messe a bilancio potranno andare a concreta utilizzazione. Così come ci si può compiacere per i 4 miliardi previsti per la cartografia se questa non darà i risultati che qualcuno dice che dovrebbe dare con la vendita delle carte alla Germania Ovest (queste cose le veniamo a sapere soltanto dopo aver votato le leggi: i proponenti delle leggi prima ce le fanno approvare, poi ci informano che ritengono di poter vendere le carte anche alla Germania Ovest dove hanno acquistato le apparecchiature per fare le carte).
Qualche preoccupazione seria mi pare che si debba avere per le aree attrezzate. I nostri ritardi sul piano della gestione del territorio ci fanno pensare che, senza una modifica della legge 56 e della legge 21/75 l'intervento stralcio di Vercelli che ha impegnato 800 milioni su 6 miliardi previsti rischia di essere un fatto unico e non ripetibile per un buon numero di anni, il che sarebbe contro le aspettative che tutti quanti perseguiamo. Quindi oltre alla modifica della legge 21 del 1975 e della legge sulla tutela del suolo, occorre dare corpo agli incombenti che stanno a valle della convenzione quadro, in difetto di tutta la politica di ricollocazione industriale e le società di intervento che sono nella testa di tutti ma non ancora sulla carta avranno pratica attuazione.
Una preoccupazione di carattere politico e istituzionale è quella che riguarda la politica dell'ambiente in particolare per ciò che si riferisce agli scarichi industriali ed allo smaltimento dei rifiuti. L'azione di incentivazione che la Regione doveva muovere per favorire l'accorpamento in Consorzi dei Comuni e per far sì che l'Ente pubblico non fosse soltanto un gendarme ma il protagonista di questa materia, non ha avuto pratica attuazione, quindi i Comuni e la Regione finiscono per far gravare sulla collettività costi estremamente onerosi e continuano a rimanere in posizione puramente difensiva senza riuscire a rimuovere gli ostacoli.
Suggerisco alla Giunta che ponga in essere degli incentivi e dei pressanti appelli ai Comuni perché facciano la loro parte.
Per quanto riguarda l'area della cultura e della formazione professionale devo fare due notazioni, una positiva l'altra negativa. E' positivo che l'orientamento professionale sia stato indirizzato massicciamente verso il settore dell' industria ritrasferendolo dalle attività di tipo terziario che tutti sappiamo che cosa coprivano in passato, peraltro è negativo il fatto che si stia massicciamente incentivando il settore di attività "diretta" nella formazione professionale della Regione, distogliendo risorse dalla formazione indiretta. So bene a quale tipo di motivazione si rifà questo comportamento: suggerisco di invertire questa logica e questo comportamento con rapporti corretti con le associazioni industriali, artigianali imprenditoriali.
Queste poche notazioni vogliono essere la motivazione del nostro voto negativo al bilancio. Le considerazioni fatte non attengono solo al metodo ma attengono al rispetto istituzionale della Giunta, del Consiglio e delle altre istituzioni operanti sul territorio. Sulle questioni di carattere concreto rileviamo l'incapacità della Giunta di porre in essere strumenti e modi di intervento che riducano la piaga dei residui passivi e, come questi, in definitiva, non riescano a far muovere niente di nuovo ed a qualificare l'attività della Regione soprattutto per quello che riguarda l'agricoltura, l'artigianato, il commercio e l'industria. In definitiva questa maggioranza, che peraltro tende ad essere presente anche attraverso agli Enti gestori della Regione in tutti i settori ed in tutti i livelli (così andando avanti saremo presenti anche in tutte le stratosfere), non accetta di misurarsi realisticamente sui problemi concreti, come per esempio sulla legislazione urbanistica.
Ricordo che l'equilibrio territoriale e l'attività propulsiva nei confronti della ripresina industriale, che dovrebbe vederci curiosi per andare alle grosse questioni sono ancora tutte da fare. In effetti la competenza della Giunta, la sua capacità di lavorare e di non delegare ad altri le proprie funzioni diventa macroscopica così come è avvenuto ad esempio per quanto attiene alle centrali nucleari.



PAGANELLI ETTORE



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta colleghi Consiglieri, il collega Marchini poco fa citava la tendenza, la moda, l'indirizzo di un ritorno al privato, fenomeno questo che interessa anche la nostra parte, ovviamente sotto il profilo politico, in quanto da un lato non possiamo non rilevare con soddisfazione la ripulsa che sta venendo avanti nei confronti delle mode, delle tendenze politiche e collettivistiche che si è cercato di imporre in questi anni; ma dall'altro lato ci preoccupa per il timore che questo orientamento finisca poi con lo scadere in un gretto qualunquismo che di fatto lascerebbe immutata la situazione quale oggi si è determinata in Italia, mentre invece preferiremmo che il ritorno al privato si avesse a tradurre opportunamente nel rafforzare le forze politiche che stanno all'opposizione di questo regime e di questo sistema. A noi sembra che la sfiducia sempre più manifesta, sempre più allargata nei confronti delle pubbliche istituzioni è sostanzialmente la vanificazione della tanto conclamata partecipazione e tragga origine e motivo anche da episodi quali quello che stiamo vivendo in questo momento e che hanno visto il collega che ci ha preceduto - noi siamo un poco più di lui fortunati - parlare ad un'aula sostanzialmente vuota, deserte le tribune del pubblico, deserti i banchi della Giunta deserti anche i banchi dell'Ufficio di Presidenza, tranne la lodevole eccezione del Presidente nonostante che, come si è giustamente fatto osservare, questo bilancio rappresenti un momento di dibattito, di discussione, di verifica estremamente importante, in quanto è l'ultimo gestito per intero da questa maggioranza prima della verifica elettorale del 1980.
Fatta questa premessa, vogliamo dichiarare ed ammettere subito che, non essendo né esperti qualificati né tecnici agguerriti in materia di contabilità finanziaria, ci limiteremo ad esporre alcune considerazioni di carattere generale che, tuttavia, valgano a far individuare le ragioni della posizione critica e negativa che il Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale ritiene di dover assumere nei confronti del bilancio per l'anno 1979.
La prima considerazione che ci sentiamo portati a sottolineare si riferisce al fatto che il documento che ci è stato presentato riflette, in modo quasi plastico, il considerevole aumentare dell'incidenza sul totale generale delle risorse degli stanziamenti statali vincolati. Questo significa che rispetto agli esercizi finanziari precedenti si è andato ancor più comprimendo il grado di autonomia della Regione e di conseguenza questo ci porta a denunciare in termini politici la contraddittorietà di una linea che, nonostante veda interpreti le medesime forze così al vertice come in periferia, tuttavia non riesce a concretarsi in modo definitivo e incisivo. Nessuno si stupisca che una denuncia di questo tipo viene levata proprio dalla nostra parte, non si stupisca neppure il collega Rossi che ne parlava questa mattina nel corso del suo intervento: infatti, come già più volte abbiamo avuto modo ed occasione di osservare, noi siamo stati avversari tenaci e convinti dell'ordinamento regionale; ma da quando nonostante e contro la nostra opposizione, le Regioni sono state istituite abbiamo saputo prendere atto della realtà e coerentemente non ci siamo stancati di ripetere che, poiché ormai esistenti, le Regioni dovessero essere messe in grado di ben funzionare.
Che cosa ci è dato di constatare? Ci è dato di vedere che da un lato si promulga la legge di delega n.
382 perché, così almeno viene detto solennemente, si vuole finalmente attuare la repubblica delle autonomie secondo il dettato costituzionale, ma contemporaneamente dall'altro si vengono a negare alla Regione le possibilità economiche di potere operare in concretezza in modo autonomo.
Questa è la contraddizione politica che sentiamo di dover denunciare, anzi se ci è consentito dirlo - che non soltanto abbiamo il diritto-dovere di denunciare. Quando a fare questa denuncia è l'esecutivo in carica, che nella relazione introduttiva al bilancio annota come la verifica del grado di autonomia che le Regioni hanno si fonda sulla possibilità per le medesime di disporre di mezzi adeguati su cui potere esercitare appieno le proprie facoltà di scelta, sia negli aspetti qualitativi che in quelli quantitativi, quando a sollevare questa denuncia siete voi colleghi del Partito comunista, voi, colleghi del Partito socialista, voi colleghi della Democrazia Cristiana non pensiamo che siete legittimati a diventare credibili perché siete voi e non certo noi a disporre in Italia delle leve del potere, quindi è responsabilità vostra, non certo nostra quella di non essere riusciti in oltre 30 anni a porre mano, per esempio, alla riforma della finanza locale che pure faceva parte degli accordi dell'alleanza a 6 e che è finita poi come è finita. Questa è la prima considerazione che dobbiamo introdurre a commento di questo bilancio. Lo ripetiamo, non sentendoci in alcun modo colpiti o commossi dal fatto che annotazioni di questo genere siano fatte da parte delle forze di maggioranza che sono le medesime poi che si identificano con le forze che hanno responsabilità di Governo al vertice della Nazione.
La seconda considerazione criticamente polemica nasce dal rilievo che il bilancio di previsione per l'anno 1979, pur dovendo essere o pur avendo la pretesa di essere il primo vero preventivo programmatorio, non è ancorato al bilancio pluriennale 1979/1981: ed ecco che sotto questo profilo si riduce ad essere un documento contabile in larga parte privo di contenuti programmatori qualificanti. Vi è dunque forzatamente ammessa un'evidente incapacità o quanto meno un'evidente difficoltà a mettere in moto quello che è il processo di programmazione, il che poi - ne approfittiamo per allargare l'impostazione del nostro discorso - viene a dare conferma della debolezza intrinseca del Piano di sviluppo regionale forte sì di obiettivi che però sono stati solo genericamente delineati e che comunque proprio per questa incapacità o difficoltà di attivare gli strumenti della programmazione continua a lasciare irrisolto il problema fondamentale della Regione Piemonte, vale a dire il problema del riequilibrio territoriale.
Una terza considerazione critica deriva dalla massa dei residui passivi, di cui molti altri hanno già parlato, e che nel loro cumularsi sino al tetto dichiarato dei quasi 371 miliardi (che però correttamente debbono essere fatti ascendere al vertice dei 500 miliardi) stanno a denunciare inoppugnabilmente il crescere, l'aumentare di una distanza, di un distacco, di una discrasia tra gli interventi annunciati e gli interventi concretati; è quindi sotto il profilo politico un'altra evidenziazione di un fallimento del cosiddetto modo nuovo di governare delle sinistre che proprio su questa capacità di accelerare la spesa avevano imperniato uno dei cardini della loro propaganda elettorale.
E' da rilevare poi - è già stato fatto da altre parti, noi lo aggiungiamo per inciso - che la massa più cospicua di questi residui passivi viene ad essere registrata proprio nei due settori dell'agricoltura e del territorio che sono i due settori fondamentali di immediata competenza regionale. Quindi anche sotto questo profilo - nessuno ci venga poi ad accusare di specifiche simpatie nei confronti di certe parti - ha certamente ragione il Presidente dell'Associazione Industriali di Torino il quale dice: "non ci importa tanto l'impostazione di questo bilancio, quanto ci preoccupa la capacità di attuarlo, perché questo è il vero problema di fondo, la capacità attuativa di questa maggioranza, di questo esecutivo, di questa Giunta di dare un concreto seguito alle enunciazioni contenute nel preventivo 1979". Avevamo premesso che non essendo né esperti qualificati né tecnici agguerriti ci saremmo limitati a considerazioni di carattere molto generale e rispettiamo l'impegno chiudendo qui anche se per il vero ci sembra di non potere non aggiungere ancora le moltissime critiche che sugli specifici aspetti relativi agli interventi previsti per le singole aree sono venute dalle categorie economiche più direttamente interessate allo sviluppo del Piemonte. Indice anche questo - ci riferiamo ai copiosi documenti presentati dall'Unione delle Camere di commercio dall'Associazione Industriali e da altri - della debolezza del bilancio 1979. Un bilancio che - e crediamo di trovare in questo consenziente l'Assessore alle finanze - non potendo essere esaminato in modo slegato nei suoi aspetti istituzionali e finanziari dal quadro economico nazionale necessariamente va anche collocato sullo sfondo della bancarotta in cui è stata precipitata l'Italia dalla politica economica che si è andata svolgendo in quest'ultimo quindicennio. Abbiamo letto la relazione ed abbiamo sentito da altri interventi taluni riferimenti al Piano Pandolfi o piano triennale; ci asteniamo da richiami di questo genere che nella presente situazione ci sembrano essere oltretutto poco seri in quanto sfidiamo qualsiasi collega all'interno di quest'assemblea a dirci in questo momento quale sia la sorte del cosiddetto piano Pandolfi o del cosiddetto piano triennale. Ci stiamo muovendo in una situazione di completa confusione non soltanto in termini politici, ma soprattutto in termini economici e ci pare quindi del tutto fuori luogo aggiungere parola a quella che è stata la denuncia di fondo che abbiamo pronunciato prima sulle condizioni di generale sfascio dell'economia nazionale.
Al di là delle considerazioni specifiche che abbiamo brevemente voluto esprimere e in forza di questa constatazione di ordine globale riservandoci più precisi giudizi politici eventualmente in sede di dichiarazione di voto, anche perché al dibattito su questo bilancio siamo arrivati senza una precisa relazione politica che attendiamo quindi di conoscere direttamente o dal Presidente della Giunta o dall'Assessore incaricato, è richiamandoci a questa considerazione di carattere generale e globale che motiviamo il nostro dissenso e la nostra opposizione nei confronti del bilancio per l'anno 1979.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

E' iscritto a parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, fino a poco fa temevo che la Giunta avesse avuto qualche disgrazia collettiva e fossimo stati orbati da tanto spirito intellettuale! Vedo invece con piacere che sono già presenti 4 suoi esponenti. Se fatti simili capitavano a noi anni addietro, non iniziavamo nemmeno la seduta. Capisco che quel che diciamo noi ha poca importanza per la Giunta, però non sentire i Consiglieri che si sono preparati sul bilancio non è corretto e finisce per dare un tono molto dimesso al dibattito.
Ringrazio la stampa che mi ha dato il modo di apprendere le notizie inerenti il bilancio, prima che arrivassero i documenti della Giunta.
I socialdemocratici hanno sempre benevolmente ascoltato e discusso i bilanci di questa amministrazione, hanno fatto delle critiche sostanziali sempre giudicando la Giunta ancora in fase di rodaggio di fronte ad effettive difficoltà nel portare avanti un'amministrazione regionale tant'é vero che si astenevano. Ritengo però che abbiano sbagliato, ritengo che l'atteggiamento troppo comprensivo del Gruppo Psdi vada modificato.
Questo bilancio non è un capolavoro ed i pareri dei colleghi intervenuti lo hanno confermato. Il primo appunto che inevitabilmente dobbiamo fare è sulla consistenza del bilancio: pagine e pagine che non danno però un quadro sintetico, chiaro e breve, che dica con esattezza quali sono le entrate, quali sono le uscite, quanto vi è in cassa, quanti sono i debiti della Regione. Molte volte poi il Governo contribuisce a creare lo stato di confusione e la Giunta ne approfitta.
Molti oratori hanno parlato dei residui passivi, argomento trito e ritrito, a proposito dei quali nella relazione del Presidente della I Commissione si legge testualmente: " impegni di spesa non adempiuti per una serie molteplice di fattori, tra cui è difficile rilevare responsabilità dirette della macchina regionale ...". Se le cose stanno così, sarebbe opportuno rivedere la macchina regionale, visto che lo riconosce lo stesso Presidente della I Commissione che fa parte della maggioranza. La relazione del collega Rossotto dice anche che:".. senza alcuna emozione per le tensioni nazionali ed internazionali in cui cogliamo con animo sofferto ogni implicazione di gravissima pericolosità...". A me questo fa piacere e spero che quando ha fatto le sue osservazioni avesse l'animo tranquillo non so se parteggiava per la maggioranza o per la minoranza. A parte gli scherzi, l'opposizione dovrebbe ringraziare questa Giunta, perché la Giunta che subentrerà si troverà 371 miliardi da investire. Non lamentiamoci diciamo che lo spirito conservatore piemontese ha avuto un'altra espressione nella Giunta attuale che sta tesaurizzando i fondi per la prossima. Pensiamo a dopo il 1980, quando avremo la possibilità di approfittarne! Dalle consultazioni dei Comprensori in sostanza vengono due intonazioni, una positiva l'altra negativa. La nota negativa viene dal Comprensorio di Torino che rappresenta mezzo Piemonte, il quale era presente con un solo rappresentante (non so se era un Einstein o un Pico della Mirandola). Per quale motivo il Comprensorio di Torino non ha partecipato alle riunioni in cui si discutevano argomenti interessanti anche se non condivisibili ? Non faccio parte della I Commissione, però sono intervenuto alla riunione degli industriali nel corso della quale è stata presentata una relazione da cui risulta che gli industriali hanno fatto i conti in tasca alla Regione usando un linguaggio molto comprensivo. In conclusione non concordano sulla spesa totale che ha denunciato la Regione, perch ritengono che con 370 miliardi la Regione poteva dare una spinta reale all'occupazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

I 370 miliardi si riferiscono ad appalti in corso, sono opere che vanno lentamente compiendosi.



BENZI Germano

E' verissimo, però ci sono soldi impegnati che non si sono mai spesi.
Durante la manifestazione degli artigiani tenutasi ieri ho sentito diverse lagnanze che anche se non condivido completamente sono in qualche caso giuste, quando gli artigiani lamentano i scarsi finanziamenti del la Regione e l'alto costo del denaro soprattutto per le piccole aziende che devono sopportare oneri superiori rispetto alle grandi aziende. Che cosa ha fatto la Regione? Che cosa ha messo in bilancio? Ha messo in evidenza la famosa legge fatta in tempi lontani con la quale si stabilivano dei finanziamenti a tasso agevolato.
A pag. 155 del libro verde il programma del settore artigiano è incentrato sullo sviluppo e sulla qualificazione ed i punti salienti sono il finanziamento, le norme per le aree artigianali, le azioni nel campo della promozione commerciale e dell'assistenza tecnica. Ho già detto che i finanziamenti sono insufficienti e sarebbe opportuno, anziché lasciare dei fondi inutilizzati, impegnarli nel settore dell'artigianato.
Nella relazione, per quanto riguarda la seconda parte è detto: "é stato innescato un forte sviluppo delle cooperative artigiane di garanzia che da 4 sono passate a 15". Ma questo non mi pare un grosso successo. A proposito degli insediamenti artigiani mi risulta che la Giunta non ha ancora fatto nulla di concreto; sta studiando, tant'è vero che non si leggono ancora le cifre per le aree attrezzate dove è prevista la destinazione per l'artigianato e per l'industria.



RASCHIO Luciano

All'esame della IV Commissione c'é uno stanziamento.



BENZI Germano

Non lo metto in dubbio, però ancora non è stato approvato e ancora non sono state individuate le aree da destinare all'artigianato. Per gli interventi di promozione commerciale, sono stati stanziati 300 milioni e se ne sono spesi 87; per l'assistenza tecnica sono stati stanziati 100 milioni e se ne sono spesi 30. Se rapportiamo le centomila aziende del Piemonte con gli stanziamenti ricaviamo un risultato piuttosto scarso.
La Regione potrebbe assumere molte iniziative in favore del settore dell'artigianato. L'apprendistato, anche se non è di pertinenza regionale va regolamentato in modo diverso. Facciamo l'esempio di un decoratore che ha un apprendista: vediamo che il titolare dell'azienda porta la scala e il secchio e l'apprendista che gli va dietro con le mani in tasca. E' chiaro che a queste condizioni gli artigiani non assumono più apprendisti.
Ma, al di là di queste considerazioni, nel campo dell'artigianato deve essere valutato soprattutto l'aspetto artistico e della difesa del mondo artigianale che ha qualcosa da dire al di fuori del discorso strettamente produttivo. Sono inoltre carenti gli aiuti per il rinnovo delle tecnologie superate, elemento importantissimo se si vuole far sopravvivere l'artigiano.
Vorrei parlare brevemente della questione industriale. E' chiaro che la Regione ha pochissima possibilità di intervento, lo dimostrano i telegrammi che di quando in quando vengono indirizzati a Roma per sollecitare interventi in favore di industrie in crisi e che vengono dimenticati in un cassetto.Quattro anni or sono avevamo ipotizzato le aree industriali.
Finora la Regione ha speso 800 milioni per l'area di Vercelli, mentre Borgosesia e Mondovì aspettano e forse hanno dimenticato di essere state un giorno individuate come aree da attrezzare. Dubito che un industriale collochi la sua industria solo perché ha l'incentivo dell'area attrezzata.
Se bastasse questo elemento, nel Mezzogiorno ci sarebbero molte industrie.
Perciò stiamo attenti a credere che le aree industriali attrezzate siano capaci di risolvere le questioni.
La Regione deve decidersi a fare una seria politica industriale per il Piemonte, altrimenti rischia di far sorgere le industrie a caso, senza risolvere in modo equilibrato la situazione.
In merito all'Osservatorio del lavoro, sempre nel libro verde, a pag.
149, è scritto testualmente: "Il programma è in ritardo particolarmente per alcune delle sue fasi anche se ha allargato i suoi compiti di intervento con alcune iniziative non previste precedentemente. Le cause del ritardo sono comunque imputabili alla mancanza assoluta di personale esecutivo manca una dattilografa, una segretaria, qualcuno che si occupi delle elaborazioni elementari dei dati ...". A questo proposito, ricordo che avevo sostenuto in Consiglio regionale che già l'Unione Industriali e l'Ires e la Camera di Commercio avevano questa competenza e quindi non ritenevo utile la costituzione dell'Osservatorio regionale. Ora dopo un anno, la stessa maggioranza dice di non essere stata nemmeno in grado di trovare una dattilografa per svolgere questo lavoro.
Il Consigliere Marchini nel suo intervento ha parlato dei fanghi industriali, per regolamentare i quali sta per entrare in vigore la legge Merli; il Piemonte però è in ritardo in quanto non ha ancora approvato le proprie norme.



BONO Sereno

Sono in ritardo le industrie a fare gli impianti.



BENZI Germano

Le industrie stanno lavorando. Mancano i dati regionali. Manca poi un progetto delle discariche, tant'é vero che passando in molte strade delle nostre province vediamo mucchi di immondizia abbandonati.
In conclusione posso dire che questa Regione cammina zoppa come se avesse tre piedi: alcuni Assessori ci forniscono via via notizie sull'attività e sulle iniziative che hanno in programma, altri non ci informano e non sappiamo che cosa intendano fare.
Concludo ringraziando i colleghi che mi hanno ascoltato e dichiaro che non sono d'accordo con la Giunta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

E' iscritto a parlare il Consigliere Franzi. Ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel commentare il bilancio di previsione del passato esercizio, avevamo detto che, oltre ad acquistare particolare importanza dal lato tecnico-contabile, doveva rappresentare il momento più significativo per la verifica circa il raccordo del documento stesso con la programmazione '77/80 e gli impegni di spesa per poterne dare concreta attuazione.
Il bilancio di previsione 1979 negli intenti della Giunta pare rispondere a questi presupposti, anche se, per la verità, con la relazione al bilancio viene precisato che nella stessa sono contenute valutazioni di ordine tecnico contabile per la lettura del bilancio 1979 e che, allo stato attuale, non è possibile procedere ad un più ampio processo di verifica dell'aggiornamento del piano stesso che sarà effettuato entro il mese di giugno 1979.
La relazione tuttavia precisa che la stessa si integra nel documento sullo stato di attuazione del programma pluriennale per cui è da ritenere che anche il documento contabile lo si debba considerare collegato e tale da costituire un unico documento.
Oltre alle considerazioni di carattere generale che sono già state svolte egregiamente dai colleghi Paganelli e Petrini, una più attenta e più approfondita verifica e valutazione merita l'area di intervento n. 1 che riguarda l'agricoltura, soprattutto per la rilevante sfera di competenza di cui è investita la Regione e per la rilevante influenza sociale ed economica che tale settore di lavoro e di produzione esprime.
L'esame sullo stato di attuazione del programma pluriennale ci porta a valutare come funziona la macchina regionale e, in particolare, qual è la risposta che la Regione dà alle istanze dei cittadini agricoltori e produttori agricoli del Piemonte e, limitandomi al settore, quale risposta si è data sino ad oggi ai produttori agricoli in genere ed ai coltivatori diretti in particolare. A parte ogni giudizio politico sull' impostazione operativa portata avanti dalla maggioranza, sulla quale ci siamo già soffermati altre volte e per ultimo lo scorso settembre in occasione dell'approvazione della legge n. 63, pur limitando la diagnosi in chiave ragionieristica, penso che fondatamente si possa precisare che dalla lettura della relazione al programma abbiamo la conferma che la macchina Regione non funziona. E quanto dichiarato il 6 ed il 7/9/1978 trova la sua matematica conferma. Il 6 settembre dichiaravo che da un calcolo previsionale le domande dei coltivatori diretti per quanto riguarda l'approvazione dei piani aziendali di sviluppo poteva essere approvata nel giro di 10 anni. Il Presidente della Giunta in quell'occasione si dichiar scandalizzato, assicurando che nel giro di poco tempo tutti avrebbero avuto risposta positiva. Allora, per la verità, anch'io avevo forzato un po' i calcoli, ma oggi dalla lettura dei dati riportati a pag. 65 della relazione sul programma, ove si dà il rendiconto del lavoro svolto per l'ammodernamento delle aziende, si dice che al 31/7/78, quindi nel corso di 12 mesi, avendo avuto la legge n. 15 l'avvio nel 1977, vennero approvati 82 piani e che alla stessa data erano stati presentati 934 piani. Se allora ho sbagliato, come in effetti ho sbagliato, l'errore è stato certamente per difetto, perché per approvare i 934 piani....



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Dobbiamo distinguere le domande che hanno le caratteristiche per essere approvate da quelle che non le hanno.



FRANZI Piero

Sto analizzando i dati scritti a pag. 65 della relazione al programma pluriennale. Se il mio calcolo di allora era esasperato, oggi devo dire con certezza che, almeno per quanto riguarda l'ammodernamento delle aziende, le cose vanno molto a rilento.
Per gli altri settori purtroppo non si possono fare comparazioni.
L'Assessore, forte con un pizzico di furbizia,ha consegnato oggi i dati delle tabelle, dati che per la verità non ho ancora potuto leggere e che seppure portano la data del 23 febbraio, sono stati presentati oggi 26/2 alle ore 16,15, dieci minuti prima del mio intervento.
L'Assessore, dicevo, con un pizzico di furbizia, forse per non sentire le critiche, ha indicato solo dei dati sulla relazione al piano pluriennale senza fornire alcun elemento sul numero delle domande presentate e non finanziate. Questo è un sistema che non possiamo non criticare perché non solo in questo modo si vuole sfuggire al confronto dei numeri, ma soprattutto si vuole nascondere alle minoranze ed all'opinione dei coltivatori l'incapacità funzionale che da alcuni anni ormai addebitiamo all'esecutivo. Infatti, a seguito di questa assoluta mancanza di dati di informazione, siamo stati costretti ad avvalerci del mezzo dell'interrogazione con risposta scritta, ma anche in questo caso le risposte giungono dopo molti mesi dalla data in cui sono state presentate disattendendo lo stesso regolamento del Consiglio regionale.
La ragione di questa disfunzione e di questi ritardi, che in definitiva penalizzano i coltivatori diretti che si vedono assorbire il contributo pubblico della galoppante inflazione, va ricercata soltanto nella macchinosità delle procedure e non, come qualcuno ha voluto dire, che i ritardi sono da addebitare ai funzionari degli Ispettorati provinciali dell'agricoltura, come d'altra parte lo stesso relatore Rossotto ha voluto segnalare nella sua relazione.
E' onesto e doveroso invece riconoscere pubblicamente l'impegno e la dedizione di quei lavoratori che anche tra norme confuse e a volte contraddittorie riescono ugualmente a dare risposte confortanti ai produttori. Quel poco di buono che ancora oggi viene fatto è dovuto soltanto all'impegno di quei validi funzionari che la Regione ha al servizio. Obiettività vuole che si faccia chiarezza e questo l'abbiamo detto da tempo, ma non siamo mai stati ascoltati perché si è sempre rifiutato il nostro contributo che è anche di esperienza.
A parte queste digressioni polemiche ma doverose, per rendere merito a chi ne ha diritto e riprendendo l'analisi ed il commento della relazione sullo stato di attuazione del programma pluriennale, si constata che anche nel settore delle iniziative di studi e di indagine delle condizioni agronomiche e produttive in cui operano i nostri produttori agricoli esiste una rilevante carenza se confrontata con quanto stanno portando avanti altri Assessorati per conoscere più in profondità le condizioni sociali ed economiche dei loro settori.
Le indagini in corso si collocano in quest'ottica ma sono veramente poca cosa. Avremmo gradito poter leggere che è avviato, per esempio, lo studio per conoscere le condizioni della viabilità minore, lo stato di bisogno e la consistenza igienico-sanitaria delle case di abitazione dei coltivatori diretti, così come è stato fatto con intelligenza e capacità dall'Assessore Rivalta per quanto riguarda l'abitazione cittadina; avremmo avuto piacere di avere la visualizzazione e la quantificazione dei terreni già irrigui e quali potranno ancora esserlo con i relativi fabbisogni di acque ed altre analisi di questo genere, ricerche minime, che si devono raccordare se veramente vogliamo portare avanti il discorso degli interventi programmatici.
Almeno per quanto riguarda il settore dell' agricoltura si va avanti a spanne.
Per quanto riguarda gli aspetti finanziari richiamati nella relazione sullo stato di attuazione del programma 1977/80, si può dire che sul volume di stanziamenti degli anni 76/77/78 su 136 miliardi è stato impegnato poco più del 60%, cioè 85 miliardi e 936 milioni. E' veramente poco in confronto all'aggravante bisogno di investimenti in agricoltura.
Il giudizio che si può esprimere è senz'altro negativo, non soltanto per il ritardo nell'attuare la spesa, ma anche per la mancanza di una seria e completa documentazione che permetta di programmare la spesa stessa e soprattutto valutarne gli effetti nel tessuto sociale ed economico della società. Non è sufficiente dire che determinati interventi possono contribuire ad equilibrare il deficit alimentare nazionale, occorre anche poter dimostrare che questi in effetti realizzano migliori condizioni di reddito per gli operatori agricoli perché questo è l'aspetto principale che si deve realizzare sempre cercando di evitare dispersioni negative.
Il primo giudizio che possiamo esprimere sul bilancio di previsione 1979 è positivo. Sappiamo essere obiettivi quando si può rimarcare che qualcosa di buono è stato fatto o si intende fare e questo giudizio è collegato senz' altro all'incidenza della spesa sulle disponibilità globali del bilancio. Infatti a fronte del 35% dello scorso esercizio tradottosi poi nel 37% a fine anno dopo tutte le variazioni e le modifiche che sono state apportate, in questo esercizio si dovrebbe spendere il 78%.
Apprezziamo la buona volontà, ma non vorremmo che questa impostazione resti a livello delle buone intenzioni perché anche la strada dell'inferno si dice sia lastricata di buone intenzioni e non vorremmo che il Presidente ne subisse le conseguenze.
Questa perplessità deriva dall'analisi delle voci di bilancio, ove si vede che per molti capitoli di previsione la spesa di competenza del 78 viene interamente riportata a residui passivi e per lo stesso capitolo sono stanziati nuovi importi di pari entità ed anche superiori. A puro titolo di esempio, cito i capitoli 2730 - 2780 - 2810 per un complessivo valore di 35 miliardi, pari al 35% della disponibilità della spesa dell'anno scorso capitoli iscritti nella competenza 1978 che figurano nei residui e che vengono reimpostati nel 1979 con lo stesso valore per cui abbiamo una disponibilità doppia per lo stesso capitolo.
E' un dubbio. Verificheremo a fine anno con il consuntivo in che modo la Giunta sarà stata capace di spendere tutta questa disponibilità. Se nel 1978 la Regione non è stata in grado di spendere quanto era disponibile come potrà essere in grado di farlo quest'anno per importi pari al doppio della competenza '79 ed in certi casi anche superiori? E' una domanda che ci poniamo e che poniamo alla Giunta perché non crediamo che si sia modificato o rinnovato qualcosa nel meccanismo delle procedure. Siamo anche perplessi per il fatto che istruzioni assessorili solo alla fine del '78 hanno invitato gli uffici a portare avanti le istruttorie per le pratiche del 1977, con un ritardo di 12 mesi. Sappiamo che il Presidente Viglione sta spingendo al massimo la macchina Regione per eliminare o quanto meno ridurre la voce dei residui passivi, gliene diamo atto ed apprezziamo la sua buona volontà, ma quando continuiamo a verificare, come si pu constatare dalla estrapolazione dei dati contabili, che nel corso del 1978 a fronte di una disponibilità effettiva di 227 miliardi e 580 milioni l'Assessorato all'agricoltura è stato in grado di spendere soltanto 84 miliardi e 887 milioni, pari al 37,80%, mandando a residuo 109 miliardi facendo slittare 17 miliardi e passando a residui perenti circa 16 miliardi per un totale di 142 miliardi e 693 milioni, pari al 62,70% della disponibilità, dobbiamo dire al Presidente Viglione di essere meno ottimista.
Il discorso critico che muoviamo nei confronti dell'esercizio non è originato da motivi di antipatia verso tutti o verso qualcuno. Tutti conoscono la nostra disponibilità d'animo nel sapere distinguere i rapporti politici da quelli umani, nel far prevalere questi ultimi su quelli temporali e materiali di natura politica e nel saper distinguere il dovere di rappresentanza politica e sindacale che ci è stato assegnato dalla stragrande maggioranza degli imprenditori agricoli e dei coltivatori diretti in particolare. Se non ascoltassimo quotidianamente le proteste del lavoratori della terra per i lunghi ritardi nel ricevere la risposta alle loro domande, se non vi fosse la possibilità di abbreviare i tempi lunghi saremmo certamente noi i primi a dichiararci soddisfatti ed a dire al Presidente Viglione e all'Assessore Ferraris che le cose vanno bene. Quando però arrivano ai nostri uffici lettere come questa, dove si dice che la domanda presentata il 15.2.1977 è stata respinta con lettera del 30.1.1979 dopo che l'interessato ha già speso 130 milioni, mi chiedo come si possono dare risposte positive ai coltivatori diretti. Quando, questa mattina ho chiesto agli uffici dell'Assessorato in che modo si può trovare una soluzione a questioni di questo genere, i funzionari dell'Assessorato non hanno saputo suggerire altro che la ripresentazione del piano di sviluppo.
Queste sono le cose che ci portano a fare le critiche all'esecutivo e la nostra critica non è strumentale, ma vuole soltanto essere uno stimolo a fare meglio, perché soltanto accelerando la spesa si potrà concretamente migliorare le condizioni dell'agricoltura piemontese. Non ha senso continuare a scrivere sui giornali che sono stanziati e disponibili per l'agricoltura centinaia di miliardi quando poi, alla resa dei conti come poc'anzi ho dimostrato, non si è in grado di spendere soltanto che un terzo e gli altri 2/3 continueranno a rimanere nelle casse della Regione; non ha senso e non è giusto criticare le inadempienze del Governo o della CEE quando poi la Regione, in effetti solo ed unico organo operativo, non è in grado di operare e di mettere in moto le disponibilità finanziarie poste a disposizione dal Governo e dalla CEE. Queste cose si leggono ancora sull' ultimo numero di Agricoltura Piemonte.
Pur prendendo atto della buona volontà che viene dimostrata dalla Giunta nel volersi impegnare per il 1980 a spendere di più, ci riserviamo un definitivo ed autentico giudizio positivo quando i risultati contabili dimostreranno che le cose vanno come i coltivatori si attendono; quando i coltivatori non riceveranno più le lettere di cui ho fatto cenno soprattutto quando potremo disporre di dati numerici e non sonante di assicurazioni desunte da comunicati stampa che indicano quante domande sono state presentate, quante accolte, quante respinte; quando saremo in grado di poter svolgere compiutamente il nostro compito di verifica e di controllo dell'attività dell'esecutivo.
Spiace dover fare questa osservazione ma è nostro dovere criticare la carenza di notizie da parte dell'Assessorato all'agricoltura, il che peraltro contrasta con quanto altri Assessorati, con sensibilità ed intelligenza, sanno fare proponendo relazioni e fornendo dati in abbondanza; a quelli non si può che esprimere un giusto plauso perché sanno mantenere un corretto rapporto con il Consiglio e soprattutto con le minoranze.
Per dimostrare la nostra coerenza colgo l'occasione per ringraziare ufficialmente il Presidente della Regione, Viglione, per il suo impegno per la sua sensibilità a voler accogliere le nostre sollecitazioni per finanziare l'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti, agli artigiani ed ai commercianti. Mi voglio augurare, signor Presidente, che l'impegno venga mantenuto, che i quattrini vengano trovati. Credo di dover anche ringraziare il Presidente per le assicurazioni che ha fornito circa l'assegnazione della gestione dei canali demaniali ai Consorzi irrigui e per avere saputo comprendere il significato dell'autogoverno dei produttori.
Vogliamo augurarci che eguale disponibilità si possa riscontrare nei confronti degli altri problemi sui quali si è discusso, sui quali abbiamo mosso delle critiche, che sono causa di non poche remore per la corretta soluzione dei problemi che riguardano il settore agricolo, mi riferisco in particolare allo snellimento delle procedure burocratiche previste per la presentazione e l'esame delle domande di finanziamento pubblico. Noi tante volte abbiamo offerto la nostra disponibilità, la nostra collaborazione malgrado non sia mai stata accolta, oggi siamo ancora disponibili ad offrirvela.
Sollecitiamo una più incisiva attività degli organismi collaterali.
Il collega Rossotto trasferisce le responsabilità dell'inattività dell'Esap ai suoi rappresentanti agricoli. Se l'organismo non funziona le motivazioni non sono da ricercare nella posizione che hanno assunto i produttori agricoli.
Sollecitiamo una più attenta verifica dell' attività delle strutture agricole ampiamente finanziate dalla Regione, la cui attività è molto contestata dai produttori perché si ritorce a danno dell'economia delle aziende agricole. Mi riferisco in particolare alla ex produttori-latte di Novara che anziché essere a disposizione delle aziende italiane, torna di vantaggio alle aziende agricole francesi.
Non abbiamo detto molto sul bilancio del 1979 per la mancanza di dati di comparazione. Il nostro è quindi un intervento interlocutorio. Ci riserviamo di riprendere questo problema in altre occasioni, quando avremo esaminato i dati che ci sono stati consegnati oggi dagli Assessori Ferraris e Simonelli perché l' "Indagine sulla capacità di spesa della Regione Piemonte dal '72 al '78" o ci veniva consegnata in tempo utile, oppure si aveva il buon gusto di non consegnarla nel corso della discussione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

E' iscritto a parlare il Consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'esame del bilancio per il 1979 ci induce - al di là delle critiche specifiche che numerose e consistenti potremmo rivolgere al bilancio stesso - ad alcune considerazioni di carattere generale che si riferiscono alla crisi della Nazione italiana, di cui quella della nostra Regione, non è che un aspetto.
E' evidente,infatti, come la crisi nazionale rimette continuamente in discussione la stabilità dell'intero sistema politico esposto a spinte contraddittorie ed attraversato da iniziative in conflitto crescente. Ed un contributo all'accentuazione della crisi delle istituzioni è stato offerto dall'esperienza regionalista così come essa si è andata attuando e soprattutto da quelle Regioni, come la nostra, dove le velleità di intervenire in tutte le materie ed in tutti i settori hanno caratterizzato la politica della Giunta di sinistra.
Non è possibile, infatti, che la Regione si muova su un terreno che non le è stato assegnato e che pretenda di avere un ruolo persino nel governo dell'economia. Non è possibile che la Regione presuma di essere il punto di riferimento delle tensioni e delle gravi situazioni relative alla crisi economica in atto ed ai problemi dell'occupazione. Non è possibile che la Regione si ponga come punto di leva delle forze sindacali e sociali, per scavalcare il proprio ruolo istituzionale ed assumere il ruolo di potere che contrasta un altro potere. Non è possibile che la Regione faccia fiorire tutta una legislazione pretenziosa, quanto illusoria, di piani, di interventi cosiddetti di emergenza capaci, solo attraverso l'erogazione finanziaria, di incidere su aspetti marginali della crisi economica e dell'occupazione e, comunque, con dirottamenti di mezzi finanziari dalla spesa di competenza regionale alla spesa impropria. Il bilancio che la Giunta ci ha presentato, quindi, non solo non incide in alcun modo sulla realtà regionale ma sconta anche le conseguenze di una produzione legislativa, quella sin qui compiuta dall'attuale Giunta, scarsamente incisiva su un tessuto economico e sociale articolato come quello del Piemonte.
Fin dal 1975, allorché l'attuale Giunta presentò il suo programma di governo, si constatò che più che di una scelta strategica si era di fronte ad un'idea messianica per un modello alternativo di sviluppo. In effetti quel programma, anziché esprimere una capacità ed una volontà politica di programmazione, si esercitava nel teorico senza un sostegno di ipotesi concretamente possibili e soprattutto senza un contenuto su cui seriamente pronunciarsi. Quel documento manifestava, sin da allora, un indirizzo astratto, seguito poi dalla Giunta in questi anni, in modo episodico contingente, di decisioni prese giorno per giorno. Non vi era insomma una scelta coerente per il futuro del Piemonte. Ed oggi non credo che, a distanza di quattro anni, il Consiglio regionale si trovi in condizioni migliori in ordine al bilancio per il 1979.
Ci troviamo ancora di fronte ad un vuoto di chiarezza, alla non determinazione delle scelte. Non vi è stata negli anni passati e non vi è ancora una politica circa il futuro regionale. E' questa la constatazione ovvia che deriva dall'attuale bilancio. Il giudizio di merito e quello politico non possono, pertanto, che essere negativi. Siamo pessimisti infatti, sulla possibilità che la nostra Regione riesca ad interpretare ed attivare politicamente in questo scorcio di legislatura le competenze che a mano a mano le stanno arrivando. Occorrerebbe fare subito un salto di qualità, prima del crinale politico delle elezioni del 1980. Ove non si immettesse un respiro nuovo nella vita degli organi di governo regionale degli apparati, si rischia di creare nuovi accentramenti burocratici, nuove spinte a scelte settoriali ed a compartimenti stagni, alimentando per conseguenza inefficienza e confusione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

E' iscritto a parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'improvvisa malattia del mio collega Bellomo, che in questa legislatura ha sempre svolto,per conto del Gruppo socialista l'intervento principale sul bilancio (lasciando a me il compito più lieve della dichiarazione di voto), mi costringe ad una fatica supplementare, della quale - in verità - non ne sentivo bisogno alcuno dopo la recente "maratona edilizia", anche nella prospettiva di un complesso di impegni che si stanno addensando sul Consiglio regionale alcuni dei quali sono stati posti all'attenzione dei colleghi nel corso dell'ultimo dibattito sulla sanità; mentre altri sono già chiaramente individuati nella relazione al bilancio di previsione ed altri ancora anche se non contenuti nei documenti formali in discussione - esigeranno un non minor impegno delle forze politiche (e richiamo, sia pure a solo titolo esemplificativo, la questione della localizzazione della centrale nucleare e il problema della riforma legislativa sulle autonomie ed i poteri locali). Il bilancio di previsione presenta, ancor più accentuate, le caratteristiche già riscontrate negli anni precedenti, e soprattutto nell'ultimo. In particolare presenta una crescente tendenza all'ampliamento delle risorse che quest'anno raggiungono, con la seconda nota di variazione presentata dalla Giunta regionale, il totale di 1558 miliardi, compresi i 911 miliardi circa previsti per la Regione Piemonte dalla riforma sanitaria. Come è già stato rilevato nei nostri precedenti dibattiti, a queste risorse concorre in misura determinante, al punto di apparire ormai quasi esclusiva, l'assegnazione di fondi che hanno una destinazione vincolata. La quota delle risorse libere a disposizione della Regione per il finanziamento degli interventi di piano si riduce invece sempre di più.
Al momento della presentazione della relazione era del 25,8% sul totale delle spese (con una riduzione rispetto al '78 che era del 29,7%); con l'ultima nota di variazione risulta ulteriormente ridotto. Al continuo accrescimento della massa complessiva delle risorse manovrabili nella Regione non si accompagna un allargamento di reali spazi per una spesa regionale autonoma.
La Regione vede accentuata quella tendenza a trasformarsi in terminale di un processo di erogazione, di ridistribuzione di risorse già rigidamente prefissate nella loro erogazione. Questa linea di tendenza è stata giustamente denunciata come limitatrice dell'autonomia regionale.
Con l'approvazione e l'attuazione del DPR 616 viene emergendo anche un fenomeno collaterale, che è quello di una progressiva spogliazione delle Regioni per quanto riguarda i compiti attinenti al settore dei servizi sociali e dei servizi pubblici in genere. E questo non solo perch attribuzioni e competenze in queste materie sono state attribuite direttamente ai Comuni - perché fin qui resteremmo nell'ambito di una corretta ripartizione, tra i diversi livelli di governo, di funzioni e di competenze di carattere locale - ma in quanto con la legislazione più recente, e da ultimo con la legge finanziaria che ha accompagnato la presentazione del bilancio dello Stato per il 1979, si sono espropriate le Regioni anche dei poteri di ripartizione fra i vari livelli di governo locale delle risorse per soddisfare quelle funzioni. Si è cioè riportato in capo al potere centrale l'attribuzione di risorse ai Comuni per lo svolgimento delle funzioni di loro competenza; potere che, viceversa, era stato attribuito in precedenza alle Regioni. Questa circostanza apre il grosso problema della disciplina legislativa dei vari settori che deve necessariamente impegnare il Consiglio regionale in un'intensa attività nel corso di quest'anno.
Questo vale per molti interventi: in particolare per il complesso di interventi normativi che dovranno accompagnare la riforma sanitaria e che sono tali da investire un complesso di funzioni che riguardano la Regione e le altre istituzioni locali, e che coinvolgono un monte di risorse pari a circa il 60% del bilancio regionale.
Il bilancio per il 1979, nella sua articolazione per aree, programmi e progetti, evidenzia l'attuazione del Piano regionale di sviluppo, come peraltro è stato messo in luce dalla relazione presentata dalla Giunta regionale. A circa un anno e mezzo dall'approvazione del Piano, il Consiglio regionale è in grado di fare una prima analisi dei risultati ottenuti, in termini finanziari e, in qualche caso, fisici. Nella relazione, infatti, si dà conto dello stato di avanzamento di una serie di programmi e di progetti, indicando anche quali sono i risultati raggiunti (e, in qualche caso, l'iter delle procedure, in altri l'indicazione in termini reali dei risultati ottenuti). Da questo quadro, che viene per la prima volta presentato all'esame del Consiglio regionale, emerge una situazione di corretta applicazione del Piano di sviluppo. Indubbiamente c'è stata una svolta nell'attività di bilancio e spesa dalla Regione, e questa svolta comincia a dare i suoi frutti. Questo non significa che manchino problemi da risolvere, ad esempio le note lentezze nell'erogazione dei contributi in conto capitale, la non eliminazione dell'accumulo dei residui passivi. Sono problemi che devono essere risolti in primo luogo attraverso ad una corretta applicazione della nuova legge di contabilità che prevede l'iscrizione a bilancio delle sole somme concretamente spendibili nel corso dell'esercizio e che consente invece l'impegno delle somme che si spenderanno negli esercizi successivi sul bilancio pluriennale.
In secondo luogo è indispensabile procedere ad una revisione di quella legislazione di spesa da cui sono scaturiti alcuni dei ritardi nell'erogazione della spesa in conto capitale. In particolare, è importante una nuova legge sulle opere pubbliche, che introduca da un lato gli interventi programmatori superando il vecchio sistema dell'intervento su domanda che si traduce, anche nel caso di un corretto riparto nell'ambito dei Comprensori, in una serie di contributi a pioggia. Occorre, in sostanza, sostituire questo sistema con un finanziamento programmato delle opere così come queste scaturiscono dai programmi pluriennali di attuazione approvati dai Comuni e dalle deliberazioni programmatiche dei Comprensori.
E' cioè necessario introdurre un filtro di coerenza con la programmazione e le possibilità finanziarie dei Comuni. Attraverso tale via si dovrebbero ridurre i tempi di attuazione delle opere in quanto i finanziamenti non verrebbero più concessi sulla base delle opere indicate dai Comuni, magari in molti casi sulla base di mere intenzioni a spendere da parte degli stessi, ma sulla base di programmi compresi in documenti urbanistici, come i programmi pluriennali di attuazione - e quindi vincolati a tempi, e procedure a scadenze. Occorre anche che la nuova legge sulle opere pubbliche semplifichi le procedure, l'iter burocratico, i pareri e gli interventi dei diversi organi e consenta una maggiore snellezza nella fase amministrativa. Ed infine che i finanziamenti disposti dalla Regione trovino un'occasione di coordinamento con la parte di finanziamento che spetta alle finanze locali. In altri termini che l'uso che la Regione deve fare dei contributi in conto capitale e di quelli in conto interessi, e delle diverse tranches erogate sull'una e sull'altra forma, si incontri con le reali disponibilità dei Comuni a spendere.
Si tratta cioè di non dare contributi in conto interessi a quei Comuni che non sono più in grado di contrarre mutui o di finanziare solo parzialmente in conto capitale quei Comuni che non sono in grado di fare mutui per la parte residua. A questo fine, mi sembra importante l'iniziativa che la Giunta regionale ha avviato per conoscere dai Comuni lo stato delle opere pubbliche e le loro possibilità di ulteriore indebitamento. E' anche importante che la Giunta regionale mantenga nei prossimi mesi uno stretto contatto con la Cassa Depositi e Prestiti che ha dichiarato una disponibilità a finanziare interventi nell'ambito della Regione Piemonte per almeno 130/140 miliardi all'anno per i prossimi 3 anni (79-80-81), in modo da garantire che tale maggiore disponibilità non vada a detrimento di una scelta programmata delle opere. E cioè per garantire, in ogni caso, la priorità di finanziamento a quelle opere comprese negli strumenti urbanistici e nei piani comprensoriali, e sulle quali la Regione ha dato il proprio parere favorevole.
Dall'esame del bilancio, della relazione e dei diversi documenti che l'accompagnano, emerge inoltre un dato, altre volte sottolineato dal Presidente della Giunta regionale e dall'Assessore al bilancio, che riguarda la maggiore velocità di spesa impressa alla Regione e riconosciuta anche da altre parti intervenute nel corso di questo dibattito. Non c'è dubbio che nel corso del 1978 ci sia stata una netta accelerazione nei meccanismi e nelle procedure di spesa regionale che testimoniano l'ormai avvenuto rodaggio della macchina amministrativa contabile. I ritardi che ci sono ancora, l'accumularsi di residui passivi che, pur ridotti, non sono ancora stati eliminati, sono in parte dovuti ad un ritardo fisiologico, che si accompagna anche ad un ritardo nell'erogazione (ed in tal caso i residui attivi corrispondono ai residui passivi) e per un altro verso ai meccanismi di spesa che ho prima richiamato. Anche senza fare l'analisi dettagliata delle principali voci di bilancio, non può non essere sottolineato lo sforzo che viene compiuto per una sempre maggiore qualificazione della spesa con una riduzione a livelli compatibili delle spese di pura gestione e lo sviluppo di una serie di programmi e di progetti tra i più qualificanti del Piano di sviluppo. Tra questi mi sembra opportuno ricordare l'intervento a favore della qualificazione e della rilocalizzazione industriale che impegna complessivamente nel bilancio compresi i fondi destinati agli interventi della Finpiemonte di 6 miliardi e mezzo, gli interventi accresciuti per il settore artigiano a seguito dell'approvazione della recente legge; gli interventi ormai avviati su vasta scala per l'attuazione del piano regionale dei parchi; la prosecuzione ed il potenziamento del piano autobus che vede la nostra Regione al primo posto fra le Regioni italiane; lo sviluppo di un'intensa attività di finanziamento nei settori della tutela del territorio e dell'ambiente attraverso i finanziamenti dei piani di risanamento delle acque e per lo smaltimento dei rifiuti solidi (a proposito dei quali non è superfluo ricordare il ritardo frapposto dalla lentezza con cui alcuni Enti locali hanno provveduto alla costituzione dei Consorzi), e per il riassetto idrogeologico (problemi tutti, questi ultimi, attualmente all'esame della competente Commissione, mentre sembra ormai concluso il lungo iter per la formazione del piano regionale delle risorse idriche), ed infine l'importante programma di spese nei diversi settori dell'agricoltura, al quale concorre in buona parte anche lo slittamento dei fondi del bilancio del 1978 (problemi dell'agricoltura che in fase di revisione del Piano di sviluppo dovranno essere affrontati anche in relazione al progettato allargamento della Comunità Economica Europea alla Spagna, alla Grecia ed al Portogallo e che porrà sicuramente dei problemi anche alla nostra specifica agricoltura piemontese: mi riferisco alla coltura del riso ed alla produzione del vino, oltreché alla produzione degli ortaggi particolarmente pregiati).
In conclusione, ci troviamo di fronte ad un documento che registra lo sforzo che la Regione sta compiendo per attrezzarsi sempre meglio per far fronte, in tempi brevi, alla necessità di intervento nei diversi settori.
Il bilancio preventivo per il 1979 è accompagnato da un bilancio pluriennale, come la legge richiede, ma che, per espressa dichiarazione della Giunta regionale, si presenta con i tratti di un bilancio pluriennale ancora largamente provvisorio, in quanto il vero aggiornamento e la revisione potranno avvenire soltanto a giugno, in concomitanza con la fase di revisione del Piano regionale di sviluppo. Per quella data sarà anche possibile confrontare gli elementi essenziali della programmazione regionale con le linee del piano triennale che non era ancora noto al momento della stesura del bilancio, e che l'intervenuta crisi di governo ha di fatto impedito che potesse essere quanto meno delibato in una seduta già convocata in allora, dalla conferenza dei Capigruppo, e poi ovviamente rinviata. Ma sin d'ora occorre rilevare che lo spazio politico ed economico da esso riservato alla Regione ed agli Enti locali è ampio in linea di principio, ma risulta ristretto nella sostanza; e che se non se ne può dare una valutazione del tutto negativa, non ne è possibile una del tutto positiva.
Così, il ruolo delle Regioni nella programmazione nazionale attraverso i loro bilanci pluriennali ed i loro programmi di sviluppo vi emerge con qualche rilievo formale nell'apposito capitolo sulle cosiddette azioni territoriali, mentre un'apprezzabile attenzione è rivolta alla necessità di razionalizzare gli interventi delle amministrazioni decentrate, migliorando le strutture e le procedure di spesa.
Si continua tuttavia a far riferimento alle amministrazioni locali come ad uno dei comparti che maggiormente contribuiscono al fenomeno dell'espansione incontrollata del fabbisogno finanziario pubblico comprimendone i mezzi finanziari disponibili.
Di questo passo, ed è quanto si rileva nella relazione dell'Assessore Simonelli, le Regioni e gli Enti locali disporranno per le proprie spese di una quota reale decrescente della ricchezza prodotta nel Paese. La verità è che la spesa pubblica regionale e locale già ampiamente controllata nella sua dinamica sulla base delle leggi vigenti, deve essere aumentata, anzich contenuta, particolarmente nella sua quota per investimenti pubblici. Se è vero che si tratta, e lo abbiamo ripetuto un'infinità di volte, di provvedere alla revisione specifica delle leggi regionali, questo vale anche per le leggi statali di intervento settoriale per rimuovere, appunto gli ostacoli di procedure e di sostanza, e perché la capaciti di spesa degli Enti, a parità di stanziamenti, sia maggiore.
I propositi di contenimento della spesa corrente vanno confrontati, nel caso degli Enti locali, con le loro immediate conseguenze in termini di minori servizi pubblici, il cui livello è già stato spesso contenuto negli anni scorsi dal blocco della spesa comunale, con effetti negativi soprattutto per le classi a reddito inferiore.
Con l'approvazione del bilancio si conferma, tra le altre novità della politica di spesa e di bilancio della Regione, quel continuo articolarsi lungo un processo continuo, dei documenti contabili, e quindi anche delle occasioni di controllo e di confronto politico da parte del Consiglio regionale.
Praticamente non si dà appuntamento al prossimo anno, ma ad una scadenza ravvicinata di alcuni mesi per l'esame di un altro ventaglio di documenti, che vanno dal bilancio consuntivo '78 alla legge di assestamento del bilancio preventivo del '79, dalla revisione del Piano di sviluppo a quella del bilancio pluriennale, con l'approfondimento di due testi essenziali quali: il programma triennale '79-'81 e la relazione sullo stato di attuazione del programma '77-'80.
Questo fatto, se da un punto di vista generale è da considerarsi positivo, presenta tuttavia un aspetto negativo che è stato posto in luce stamattina dal Capogruppo repubblicano: quello cioè che esso esige una sempre maggiore specializzazione dei colleghi presenti nella I Commissione ed un rallentamento nella velocità (di informazione e di aggiornamento) del treno sul quale stanno i Consiglieri delle altre Commissioni. Questo pu valere in realtà per tutte le Commissioni consiliari, che si stanno, con l'aumento delle competenze regionali, sempre più specializzando e tecnicizzando, se non che le materie di competenza della I Commissione hanno carattere generale di programmazione e quindi si presume che facciano parte del bagaglio informativo di base dell'intero Consiglio e quindi di tutti i Consiglieri. Per questa ragione, raccomando vivamente alla Giunta una più puntuale trasmissione di tutti i documenti generali, diciamo, di piano, affinché possano essere esaminati ed approfonditi con quella diligenza ed opportunità di tempo che la loro importanza richiede.
E vorrei anche, in questa che mi sembra l'occasione più opportuna richiamare l'urgenza che, dopo la conferenza regionale sull'energia fissata nei primissimi giorni del mese di aprile (alla quale come da assicurazione del Ministero dell'industria interverrà personalmente il Ministro in carica), e prima della scadenza del 30 giugno fissata per gli impegni che ho ricordato, il Consiglio regionale si pronunci, secondo le procedure fissate dalla legge 393 e dal piano energetico nazionale, ad evitare che tanti propositi enunciati nel Piano di sviluppo e nei programmi relativi possano in qualche modo essere ritardati o vanificati dall'assenza o da un perdurante ritardo nelle decisioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Ferrero. Ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni

L'intervento che desidero svolgere è motivato non tanto da una preparazione tecnica generale sui meccanismi di bilancio (non potrei competere con il Consigliere Paganelli, né per il numero di anni né per l'impegno che vi ha dedicato), quanto invece per svolgere alcune considerazioni sulla base di quello che è stato sviluppato in aula. A me preme rilevare come di fatto nessuna Regione è riuscita a presentare un documento di bilancio pluriennale pienamente soddisfacente, che realizzi le indicazioni della legge di contabilità nazionale e della legge di contabilità regionale, sia per quello che riguarda la colonna di cassa sia per la proiezione pluriennale delle indicazioni in entrata ed in uscita.
Questo deriva da un problema oggettivo che ha come epifenomeno il fatto che il Governo per una serie di cifre non mette le Regioni in condizioni di poter iscrivere con certezza, neppure per l'esercizio in corso, gli ammontari delle risorse. Questo epifenomeno nasconde una questione più sostanziale che è già stata rilevata. Mi preme ricordarla ancora.
Un insieme di provvedimenti legislativi di carattere innovativo che si snodano dal D.P.R. 616, che passano attraverso alcuni rifacimenti dei decreti Stammati, poi convertiti in legge, del decreto Pandolfi, la legge di riforma sanitaria e altri decreti specifici tendono a sottrarre alla Regione la possibilità di svolgere la funzione di coordinamento della spesa attraverso il maneggio concreto di denaro. Non credo che questo debba portare immediatamente ad una lettura negativa dei provvedimenti, anzi, si può sostenere che il complesso di questi provvedimenti spinge e colloca la Regione in un ruolo maggiore di coordinamento attraverso le leggi, non soltanto attraverso il meccanismo dell'incentivo, ma soprattutto attraverso il meccanismo del preventivo consenso, della partecipazione degli Enti locali. Questa soluzione è un passo molto avanzato sulla strada della programmazione; richiede però che la lettura dei provvedimenti sia analoga a quella che sto dando in Consiglio regionale, perché se da parte governativa o da parte di altri soggetti viene data una lettura diversa quindi se il non passaggio dei fondi attraverso i capitoli regionali significa sostanzialmente un rapporto diretto tra Stato e singoli Comuni, e quindi una diminutio del ruolo della legislazione regionale, le conseguenze future saranno estremamente pericolose.
Nel caso dell'agricoltura in ordine al riparto del fondo nazionale nelle riunioni del Comitato nazionale si è teso a sostenere che il Piemonte non ha necessità di fondi per l'edilizia. Vi sono anche dei tentativi che in nome del discorso che pure condividiamo, di privilegiare il Mezzogiorno arrivano però a conseguenze che rischiano di far sì che quei fondi non siano realmente spesi nemmeno in altre parti d'Italia per una logica di equilibrio e di sviluppo. Ma, al di là della questione dell'8%, la difficoltà nel formulare il piano pluriennale per la Regione Piemonte come per le altre Regioni deriva dal fatto che nei provvedimenti nazionali esiste un margine di ambiguità e di scommessa non trascurabile. A me pare assolutamente necessario che venga rafforzato sul piano sostanziale il rapporto con i Comitati comprensoriali intesi come cerniera tra Regione e Comuni, nell'autonomia e nel rispetto delle facoltà di ciascuno, e che attraverso una mediazione effettiva a livello di Comitati comprensoriali permetta non tanto di inventare una conflittualità surrettizia fra il sistema delle autonomie e lo Stato, ma una partecipazione del sistema delle autonomie in via preventiva che tocchi quella parte di finanza statale che deve essere assegnata agli Enti locali.
In questo senso condivido in modo profondo le 5 prime pagine del documento giallo. Ho inteso quel ragionamento politico nel senso di una continuazione dell'attività che questa maggioranza ha cercato di intraprendere. Nel merito mi sembra che il bilancio 1979 segni una svolta un'inversione di tendenza; non mi pare che si possa sostenere che l'esercizio 1979 è la semplice e pura continuazione verso il peggio di alcuni fenomeni negativi. Si tratterebbe di valutare, e qui può esservi differenza politica, se questa inversione deriva in larga misura dalla volontà soggettiva di questa maggioranza, degli Assessori competenti ed in generale dallo sforzo della comunità regionale, oppure se questa inversione di tendenza è soltanto un meccanismo automatico. Non credo che sia solo questo secondo aspetto ed anche questo mi pare renda più interessante la discussione e sia anche la radice che fa comprendere i contributi positivi che in questa sede da parte di molti Consiglieri sono venuti per caratterizzare una corretta lettura e poi un'applicazione conseguente del bilancio. Dopo questa premessa vorrei soffermarmi su 4 brevi considerazioni.
E' stato detto che il problema del bilancio non è soltanto un problema di impostazione del documento, nonostante questo sia diventata la legge sostanziale di spesa, che non è dalla lettura del dispositivo di legge, n da alcune voci che si può trarre l'effettivo impatto della spesa sulla comunità regionale; è invece la corretta gestione e la validità della spesa, attraverso le procedure, i tempi, i modi ed i soggetti che sono interessati. Se si incentra la discussione sugli effetti da una parte e sulle modalità di erogazione dall'altra della spesa medesima, si debbono fare alcune considerazioni, innanzitutto, credo che in questi anni vi sia stato un consistente e significativo miglioramento nei meccanismi tecnici di erogazione della spesa. Voglio ricordare che questa maggioranza ha avuto una certa sensibilità nel momento in cui, come primo sostanziale atto di governo nell' agosto 1975, dopo una ricognizione effettuata nelle Regioni italiane, è riuscita, entro il mese di settembre o di ottobre dello stesso anno, ad introdurre la prima gestione meccanizzata che sicuramente è veicolo interessante di riorganizzazione e di accelerazione della spesa.
Non sarebbe possibile reggere, come era possibile nel 1972/1973, un volume di spesa così grande, un numero di soggetti così grandi e le stesse richieste di merito da parte delle forze politiche, se non si avessero degli strumenti di organizzazione amministrativa e di sveltimento attraverso la meccanizzazione. Credo che tutte le organizzazioni meccanizzate prevedono dei vantaggi e degli svantaggi; qualunque procedura meccanizzata in generale ha degli elementi in sé di rigidità maggiore rispetto alla procedura manuale. Questo richiede agli uffici della Giunta ed agli uffici decentrati la produzione di metodologie di lavoro semplici unificate e chiare. In settori quali quello dell'agricoltura, fino ad oggi è perdurato un meccanismo che richiede un'istruttoria particolare per ogni singola domanda; è chiaro che il moltiplicarsi di tale attività porta a strutture elefantiache o ingestibili, come dimostrano altre Regioni che pure hanno assunto i dipendenti con maggiore generosità, oppure porta all'intasamento. Credo debba essere colto lo sforzo non marginale di revisione amministrativa interna che è stato compiuto.
E' un discorso non solo tecnico, ma anche politico, che aggancia una seconda considerazione: il problema generale della trasparenza del bilancio. Nonostante l'esercizio 1979 segni un anno di inversione di tendenza non possiamo ancora essere pienamente soddisfatti della trasparenza, della leggibilità, della chiarezza dell'attuale bilancio.
Anche questo pone delle questioni di riorganizzazione,e cioè la necessità che negli uffici amministrativi si introducano quei coefficienti, quei parametri che riguardano la territorializzazione della spesa ed i settori di merito della spesa e che permettano l'utilizzazione di quegli strumenti in misura più estensiva e più rapida. Problema sicuramente complesso sul quale inviterei la Giunta ad essere più pressante nel realizzarlo, partendo dalle considerazioni che il responsabile del settore, dr. Molino, faceva in Commissione, e cioè che oggi la situazione è per molti versi interessante soddisfacente e positiva; varrebbe la pena di utilizzare questo orientamento.
C'é poi il problema del collegamento tra quelli che sono gli aspetti di merito e quelli che sono gli aspetti finanziari della spesa. Credo sia indispensabile da una parte garantire una maggiore trasparenza finanziaria delle operazioni che vengono fatte dagli uffici e dagli Assessorati. Per esempio, nel settore delle opere pubbliche, attraverso la revisione della legge n. 28, la conoscenza dello stato di avanzamento delle opere che oggi è limitata a pochi specializzati del settore deve diventare anche finanziariamente più trasparente dal punto di vista della gestione finanziaria. E' anche necessario che la responsabilità della gestione finanziaria venga largamente decentrata e collegata agli uffici di merito per evitare che, attraverso la contrapposizione tra chi si occupa delle procedure e chi si occupa della spesa, passino ritardi e meccanismi farraginosi della spesa medesima.
Il Presidente della I Commissione ha rilevato il problema dei rapporti sulla questione della gestione e della riorganizzazione, non vedo perché la migliorata strumentazione tecnica di cui la Giunta dispone non possa essere in qualche misura estesa al Consiglio regionale in termini ovviamente di conoscenza e non in termini di operazioni di aggiornamento o di operazioni amministrative, in modo che una serie di informazioni che devono essere reperite in via cartacea avvenga senza quel sovraccarico di lavoro degli uffici interessati. C'é il rischio che nello sforzo di conoscere e comprendere meglio i fenomeni per orientare la nostra attività politica e legislativa, si finisca per formulare delle richieste, legittime, ma che se si innescano su procedure che sono difficoltose e zoppicanti rischiano di rendere quasi nulla l'efficienza delle strutture che passano il loro tempo a documentare l'attività piuttosto che a svolgerla. Qualche mese fa la maggioranza degli impiegati dell'Inps, per esempio, passava il tempo a tenere lontani i cittadini che volevano la pensione tanto che il numero delle persone addette ai conteggi delle pensioni si andava riducendo in modo preoccupante.
Vorrei poi partire dalle considerazioni che il Consigliere Benzi faceva sull'Osservatorio del mercato del lavoro, gioviali, ma non prive di esperienza e di competenza. Egli diceva che era opportuno chiedere i dati agli industriali. Ritengo indispensabile reperire le informazioni dove esistono, e però altrettanto indispensabile che chi le usa e si assume politicamente la responsabilità delle loro conseguenze abbia sufficiente potere per controllarne la veridicità. Ricordo un documento elaborato dall'Unione regionale degli industriali che riguardava il fabbisogno del mercato della forza-lavoro, sul quale sembrava disdicevole avanzare qualche obiezione. Possiamo farlo oggi che la cosa è passata alla storia, quindi non ha più il significato di polemica politica nei confronti di un'organizzazione che peraltro è sempre stata seria e responsabile. Quei dati non hanno portato né in occasione della legge 285 né in altre occasioni a realizzare da parte degli imprenditori quel tipo di impegno che dichiaravano di avere. La questione delle informazioni è quindi delicata ma la conseguenza a cui il Consigliere Benzi è giunto è che le industrie si localizzano attraverso meccanismi ben più consistenti che non attraverso l'erogazione di contributi. Nessuno di noi si illude che con i fondi riportati a bilancio sull'incentivazione delle aree industriali sia possibile capovolgere la struttura produttiva della Regione. La lettura del bilancio non va fatta soltanto nelle singole voci che riguardano questo o quell'incentivo, ma va fatta sull'effetto generale che produce sulla situazione sociale, economica, culturale e produttiva. Non voglio pensare a quelle che sono le tabelle di input output che ha fatto l'Ires negli anni passati. E' stato un lavoro pregevole nel tentativo di vedere qual era l'effetto economico di una lira di spesa nei diversi settori, trasporti edilizia, auto ed infine gli stipendi.
E' chiaro che investire negli stipendi è un modo meno efficace per incentivare un'economia. Da questo matrice deriva una conseguenza molto semplice; siccome lo Stato spende in stipendi, lo Stato è largamente inefficiente e meno soldi lo Stato spende meglio é, perché così si possono avviare altre attività che hanno un effetto trainante molto più grande sull'economia. Credo che questa sia una sciocchezza paragonabile, di converso, a quella di chi crede che dando 4 soldi alle imprese si modifichi la situazione.
Tra le due sciocchezze, secondo me, c'é una grande verità e cioè che una delle ragioni per cui gli industriali intendono ancora investire in Piemonte è che la situazione complessiva della nostra Regione offre una solidità non confrontabile con quella di alcune regioni meridionali. Gli effetti della spesa regionale non sono la sola incentivazione economica e neppure l'effetto in termini economici indotti che gli stipendi dei dipendenti pubblici procurano, ma gli effetti strutturanti della spesa regionale sono quelli che hanno mantenuto in piedi il sistema delle autonomie democratico ed efficiente e sono quelli che hanno creato un rapporto tra i diversi comparti dell'economia che in alcuni casi può anche essere tacciato di vincolismo, ma che in realtà è quello che ha il coraggio, anche in materia urbanistica, di difendere l'agricoltura dalla incentivazione scoordinata degli interventi industriali nelle aree più fertili, che ha quindi una funzione strutturante generale sulla società che va molto al di là degli effetti economici diretti della spesa. Se uno Stato e un'Amministrazione regionale influenzano l'economia attraverso canali che non sono né semplici effetti economici della spesa, né incentivazioni date agli industriali, qualche considerazione su qualche elemento di politica generale che la Regione ha voluto introdurre e che dal bilancio traspaiono qua e là ci sono: il miglioramento dell'efficienza interna della pubblica amministrazione, il definirsi di un sistema delle autonomie locali, la concezione organizzativa e democratica dello Stato che informa e modifica le stesse possibilità commerciali delle imprese, la riqualificazione della spesa pubblica, la convenzione con l'Olivetti, il Consorzio per il centro di calcolo, la Finpiemonte, gli interventi nel settore della formazione professionale che hanno disincentivato gli aspetti terziari inutili favorendo un ragionamento coerentemente produttivo, il Centro di formazione professionale del Bit di Biella, di Orbassano. Queste cose si ritrovano nelle pieghe del bilancio. Certamente negli Stati Uniti agiscono le spese militari, elemento trainante di tutte le tecnologie avanzate, ma più ancora che gli investimenti dell'esercito in senso stretto agisce l'obiettivo che i Comitati scientifici, tecnici e pubblici nell'Università, nell'esercito nel Dipartimento di Stato fissano alle industrie per il raggiungimento dei traguardi. Ci sono dei voluminosi rapporti sulla necessità di avere entro 5 anni transistor con un certo numero di watt di potenza, con una certa frequenza e con certe caratteristiche; in realtà quei transistor servono per poche apparecchiature militari o per satelliti di nessun effetto economico in termine di spesa, ma di effetto incentivante per la ricerca.
Non si può ragionare in termini di rapporto tra pubblico e privato senza cogliere il fatto che in qualunque regime esiste una stretta interazione tra l'uno e l'altro. Il meccanismo più profondo è invece quello di vedere per esempio, se la politica nel settore degli Enti locali ha o meno degli effetti di politica industriale. Sono convinto che questi effetti sono grossi. Per la prima volta nella nostra Regione si aprono delle proposte di carattere culturale alternativo rispetto ai modelli di oltre Atlantico che permettono ad un numero considerevole di industrie nazionali di collocarsi non in modo subalterno sul mercato, ma di collocarsi all'avanguardia rompendo un discorso, in parte anche fasullo, di gap tecnologico perch sono più capaci di altre industrie straniere di saldarsi in un processo profondo di trasformazione e di miglioramento dello Stato e della democrazia. Credo che i rapporti tra la Regione, il suo bilancio, la spesa pubblica, la spesa dello Stato ed i settori privati vanno visti su due versanti: da una parte la pubblica amministrazione, facendosi carico di più generali interessi rispetto a quelli di questo o di quel comparto produttivo, pone dei vincoli per lo sviluppo indiscriminato delle industrie sulle aree più fertili e, in generale, fa delle operazioni di respiro più lungo rispetto a quello che l'interesse privato tende a fare; dall'altra parte perché fornisce dei contributi organizzativi il cui valore va molto al di là del denaro che può essere impegnato per acquisti.
Nasce una terza considerazione. Pur condividendo le preoccupazioni profonde del Consigliere Paganelli, avrei qualche dubbio a sostenere che è necessaria una gestione extra bilancio del fondo sanitario, cioè, data la grande complessità di questa spesa che è necessario in qualche modo togliere dal bilancio ordinario, far capire che è una cosa diversa, perch la sua presenza nel bilancio rischia anche di falsare le stesse cifre generali dell'impostazione della struttura del bilancio. Sono d'accordo che è sbagliato sommare cavoli con carote. Bisogna però anche aver presente che il meccanismo della spesa sanitaria, proprio per le considerazioni che svolgevo all'inizio, per la necessità di un'integrazione profonda della spesa pubblica, secondo me, deve stare nel bilancio ordinario con le necessarie specificazioni; si deve cominciare a capire gli effetti e le interrelazioni non soltanto fra la politica urbanistica del territorio e la politica industriale, ma sulla politica della salute, sul problema degli investimenti, sul costo del lavoro, sul problema degli insediamenti produttivi, sul problema degli inquinamenti, tra la spesa sanitaria e gli altri settori esistono dei nessi molto stretti. La legge di riforma sanitaria è la prima grande legge di riforma generale dello Stato e non soltanto di erogazione di contributi. E' pensabile utilizzare i fondi della sanità per un intervento che non sia soltanto di miglioramento tecnico localizzato all'interno della sanità, ma che sia di rilancio per quel discorso generale nei confronti del comparto privato da una parte e nei confronti dello Stato centrale dall'altra? Sostengo di si. E' proprio la stretta connessione tra le operazioni necessarie per la riforma della sanità e le operazioni indispensabili per una riforma dello Stato che rende assolutamente indispensabile che la gestione della spesa sanitaria venga ricondotta sempre di più all'interno di una omogeneità di bilancio, di una chiarezza e di una trasparenza maggiore della voce di entrata e delle voci di uscita che sono state riportate; le voci di uscita devono diventare soddisfacenti. I 911 miliardi derivano da un'indagine che il Ministero della sanità ha richiesto agli Enti locali attraverso le Regioni. Il Governo, pochi giorni prima che scadesse il termine, con una circolare chiedeva a tutti gli Enti l'ammontare della spesa sanitaria. Sulla base della somma delle dichiarazioni ha deciso che il Piemonte spende 911 miliardi. Io sono convinto che ne spende di più e che i 911 miliardi sono un'operazione di somma arbitraria: si dovrebbe sapere, ad esempio, se gli introiti per i cimiteri o per gli oneri di urbanizzazione dei Comuni sono o non sono conteggiati nei settori sanitari; voi sapete quali sono le operazioni interne ai bilanci dei Comuni, per cui ci sono delle entrate che devono figurare in uscita con lo stesso ammontare; è sufficiente conteggiare queste voci in modo diverso per far risultare una differenza di qual che decina di miliardi in più o in meno.
Il secondo problema di tipo generale è che queste non sono partite di giro; la partita di giro è un'operazione esclusivamente finanziaria in entrata ed in uscita. O tutto il discorso che abbiamo fatto sul ruolo della Regione è un discorso inutile, oppure bisogna sapere che quando una cifra viene segnata in entrata e poi in uscita deve intervenire tra la colonna di entrata e la colonna di uscita un'operazione sostanziale in termini di scelte politiche, di direttive, di criteri, di conoscenze. Il meccanismo di pianificazione agisce proprio su quelle due cifre che magari sono in entrata e in uscita assolutamente identiche dal punto di vista contabile.
Il ruolo della Regione non sta nel modificare la cifra, ma sta nel modificarne il significato: è evidente che la spesa sanitaria è in larghissima misura apparentemente immodificabile perché vincolata a stipendi. Sono convinto che la materia è tutta manovrabile; non è scritto da nessuna parte che un pubblico dipendente sia un mattone e non un uomo una persona ha un'intelligenza, quindi cambia il modo di comportarsi, di lavorare, di rapportarsi, cambiano le finalità, cambia il coordinamento e la contrapposizione, e questa è la vera flessibilità della spesa.
Tutti sappiamo che modificare la spesa rispetto alla spesa storica in grandi organizzazioni si può fare nella misura del 5 o del 10% all'anno; al di sopra di quella percentuale vuol dire licenziare o non essere in grado di assumere, altrimenti si scompagina qualunque organizzazione. Ma al di là di questa flessibilità esterna della spesa c'é la flessibilità sostanziale cioè il mutamento degli obiettivi, dei modi di lavorare, dei criteri e quindi è indispensabile una lettura corretta di quell'ordine del giorno e quindi degli adempimenti finanziari conseguenti. Dicevo di non essere d'accordo con il Consigliere Paganelli, non perché non fossi d'accordo sul fatto che si richiedeva un'esplicitazione maggiore, ma sul fatto che lo scorporo della situazione sanitaria rispetto al resto ci allontana da un discorso generale e globale.
Il bilancio è una legge sostanziale di spesa ed è anche la sede nella quale si può decidere di spostare risorse da una destinazione ad un'altra.
Diverso è però il discorso di chi chiede più fondi per una certa destinazione. Ad esempio, sono d'accordo sul potenziamento dell'Ires sapendo che un maggior volume di lavoro all'Ires significa riqualificazione sostanziale della sua struttura interna. Non c'è da stupirsi che è soprattutto un Assessorato ad utilizzare l'Ires e che avremmo difficoltà ad ottenere immediatamente delle risposte nel settore sanitario; ma, a parte questo inciso sono perfettamente d'accordo sul rilancio della struttura dell'Ires anche se non basta rilevare questo, ma occorre individuare le ragioni per cui il rapporto tra Regione e Ires non esiste.
Al di là di questo, la domanda che mi pongo é: la distribuzione generale dei fondi iscritta in questo bilancio viene contestata nella sostanza? Vi sono delle scelte radicalmente diverse da effettuare? Se così è, ciascuno di noi può misurarsi con delle controproposte. Siccome la legge di bilancio, come fatto sostanziale, uscirà domani approvata dal Consiglio e non dalla Giunta, è chiaro che dobbiamo in Consiglio, criticando la proposta della Giunta, trovare una mediazione che non sia però soltanto la richiesta di più fondi per questo o per quel settore; dobbiamo vedere, ad esempio, come si conciliano alcuni discorsi di controllo con delle operazioni pur doverose nei confronti delle Comunità montane che abbiamo fatto in passato quando il Governo non erogava i fondi nei confronti degli agricoltori, degli artigiani e dei commercianti; cosa giusta, ma che sicuramente toglie 5 miliardi di denaro fresco da altre destinazioni. Per la gestione degli asili nido avremmo bisogno di un certo numero di miliardi, il Governo ne dà 2 e gli altri 3 forse arriveranno e forse non arriveranno; non siamo nemmeno in grado di avere conoscenza di quanti fondi arriveranno sulla legge 1044 e dobbiamo decidere quanti fondi stanzia per ogni bambino per permettere che gli asili rimangano aperti. Qualcuno potrebbe proporre di spostare dal capitolo dell'assistenza alle categorie autonome al capitolo degli asili nido un certo numero di miliardi; qualcun altro potrebbe dire che i Comuni con il decreto Stammati che permette di pagare il personale possono assicurare alla gestione degli asili quindi è giusto impegnare quei fondi sull'assistenza agli autonomi. Faccio soltanto degli esempi perché le mie proposte non sembrassero alternative reali. E' difficile chiedere alle forze di maggioranza che hanno contribuito ad elaborare un documento di rimetterlo in discussione a freddo nell'aula consiliare. E' chiaro però che questo tipo di discussione potrebbe anche essere sviluppato.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni considero chiuso il dibattito generale.
Propongo di passare alla votazione di alcune deliberazioni e di rimandare le repliche degli Assessori, le dichiarazioni di voto e la votazione sul bilancio a domani mattina.


Argomento: Sport - Tempo libero: argomenti non sopra specificati - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 386: "Erogazione di un contributo straordinario al Comune di Stresa per la ristrutturazione del Palazzo dei Congressi"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 386: "Erogazione di un contributo straordinario al Comune di Stresa per la ristrutturazione del Palazzo dei Congressi".
La parola al relatore, Consigliere Bono.



BONO Sereno, relatore

Con questa ristrutturazione il Palazzo dei Congressi di Stresa diventerà la sede congressuale più importante della Regione. Sottopongo alla Giunta l'opportunità di prendere contatti affinché la Regione possa essere rappresentata all'interno di quel Consiglio di amministrazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Sono favorevole alla proposta, perché la struttura in discussione è l'unica in Piemonte idonea per le attività congressuali, inoltre sono del parere che la Regione non debba erogare contributi senza essere presente nel Consiglio di amministrazione. Porterò la proposta in sede di Giunta.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
"Articolo 1 - E' assegnato al Comune di Stresa un contributo straordinario di lire 250 milioni per la ristrutturazione del Palazzo dei Congressi, onde renderlo idoneo alle esigenze di riunioni e convegni di carattere internazionale. All'onere relativo si farà fronte mediante riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al capitolo n. 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1979; e la conseguente istituzione, nello stato di previsione medesimo, di apposito capitolo con la denominazione 'Contributo alla città di Stresa per la ristrutturazione del Palazzo dei Congressi' e lo stanziamento di duecentocinquantamilioni in termini di competenza e di cassa.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - La presente legge viene dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame deliberazione Giunta regionale "Realizzazione del Centro di formazione professionale della Città Studi tessili di Mena. Affidamento in concessione alla Finpiemonte Spa"


PRESIDENTE

Il punto ottavo all'ordine del giorno reca: Esame deliberazione Giunta regionale "Realizzazione del Centro di formazione professionale della Città Studi tessili di Biella. Affidamento in concessione alla Finpiemonte spa".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

In sede di Commissione abbiamo posto dei quesiti e formulato delle riserva di giudizio in ordine all'avvio di questo tipo di affidamento. E' l'inizio di un esperimento nei rapporti tra Regione e Finpiemonte che comporterà ulteriori giudizi e prese di posizioni. Il voto del Gruppo D.C.
è favorevole.



PRESIDENTE

Vi dò lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale visto l'art. 7 della legge regionale 12 giugno 1978 n. 33 in cui è previsto che, per la realizzazione e la costruzione del Centro di formazione professionale di Biella, l'Amministrazione regionale si avvalga della Finpiemonte spa Visti l'art. 20 della legge 8.8.1977 n. 584 e la legge 24.6.1920, n.
1137 Vista la legge regionale 26.1.1976, n. 8, istitutiva dell'Istituto Finanziario Regionale Piemonte - Finpiemonte spa Vista la deliberazione n. 69-18541 in data 9.1.1979, con cui la Giunta ha approvato i progetti ed i capitolati di appalto predisposti dalla Finpiemonte per la realizzazione del Centro di formazione professionale e sperimentale della Città Studi tessili di Biella Rilevata l'urgenza di dare avvio alla realizzazione del Centro di formazione professionale e sperimentale di Biella, per cui si ritiene necessario procedere mediante l'affidamento di concessione all'Istituto Finanziario Regionale Piemonte - Finpiemonte spa - della realizzazione del Centro di formazione professionale e sperimentale anzidetto Vista la deliberazione della Giunta regionale n. 50-18996 dell'8 febbraio 1979 Sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di autorizzate l'affidamento in concessione alla Finpiemonte, secondo lo schema di convenzione allegato, che fa parte integrante della presente deliberazione, della realizzazione e della costruzione del Centro di formazione professionale di Biella, compresa la costruzione delle porzioni destinate a sede dell'impianto pilota Felice Piacenza e del Centro sperimentale Giovanni Rivetti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10.2.1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell' art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Esame progetto di legge n. 392: "Adeguamento misura indennità di carica (spettante ai Consiglieri regionali)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 392: "Adeguamento misura dell'indennità di carica (spettante ai Consiglieri regionali)".
Non vi sono richieste di parola. Passiamo alla votazione dell'articolato.
"Articolo 1 - L'art. 1 della legge regionale 13 ottobre 1972, modificato dall'art. 1 della legge regionale 20 giugno 1977 n. 33 è sostituito dal seguente: L'indennità di carica spettante, ai sensi dell'art. 12 dello Statuto ai Consiglieri regionali è determinata, a far data dal 1° marzo 1979, nella misura del 60% dell'indennità mensile globale lorda spettante ai membri del Parlamento della Repubblica italiana, ai sensi della legge 31 ottobre 1965 n. 1261. L'indennità è corrisposta in dodici rate mensili, con decorrenza dalla prima convocazione del Consiglio regionale dopo la proclamazione degli eletti e fino alla cessazione del mandato.
Ai componenti il Consiglio regionale cui siano conferiti gli incarichi previsti dallo Statuto l'indennità di carica è invece commisurata alle seguenti percentuali dell'indennità parlamentare di cui al precedente comma Presidente della Giunta regionale e Presidente del Consiglio regionale 100 Vice Presidente della Giunta regionale 90 Assessori regionali e Vice Presidenti del Consiglio regionale 80 Componenti l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e Presidenti di Commissione legislativa permanente del Consiglio regionale 70 Vice Presidenti delle Commissioni legislative permanenti del Consiglio regionale 65%..
L'indennità di carica è corrisposta in dodici rate mensili con decorrenza dal conferimento dell'ufficio o dell'incarico e fino alla cessazione dell'ufficio o dell'incarico, comunque motivata".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - L'onere di cui al precedente articolo graverà sul Capitolo 10 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'esercizio finanziario 1979 e seguenti".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 374: "Norme provvisorie per l'esercizio da parte della Regione Piemonte delle funzioni amministrative esercitate dalle Camere di commercio industria artigianato ed agricoltura del Piemonte in materia di agricoltura e foreste"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del progetto di legge n. 374: "Norme provvisorie per l'esercizio da parte della Regione Piemonte delle funzioni amministrative esercitate dalle Camere di commercio industria artigianato ed agricoltura del Piemonte in materia di agricoltura e foreste".
La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

La III Commissione ha consultato le associazioni di categoria; il Presidente dell'Unione Camere di Commercio del Piemonte propone di stipulare le convenzioni per almeno 3 o 5 anni. La Commissione ha approvato unanimemente tale proposta.



PRESIDENTE

Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo alla votazione dell'articolato.
"Articolo 1 - Inizio esercizio funzioni. Le funzioni amministrative trasferite e delegate alle Regioni in materia di agricoltura, zootecnia e foreste con il D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e successive modificazioni ed integrazioni ed attualmente esercitate dalle Camere di commercio industria artigianato ed agricoltura del Piemonte, vengono esercitate dalla Regione Piemonte, a partire dalla data di entrata in vigore della presente legge".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Disciplina della materia. Le materie continuano ad essere disciplinate, in via provvisoria, dalla vigente normativa statale, che è utilizzata con le modificazioni ed adeguamenti contenuti nella presente legge.
Resta fermo quanto previsto dalle leggi regionali 5 dicembre 1977 n. 56 e 6 novembre 1978 n. 68".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 --Competenza degli organi della Regione. Sono assegnate al Presidente della Giunta regionale le attribuzioni che secondo la vigente normativa statale sono di competenza dei Presidenti delle Camere di Commercio industria artigianato ed agricoltura del Piemonte.
Sono assegnate alla Giunta regionale le attribuzioni che secondo la vigente normativa statale sono di competenza del Consiglio e della Giunta camerale o che genericamente sono attribuite alle Camere di commercio industria artigianato e agricoltura. Il Presidente della Giunta e la Giunta regionale possono delegare a membri di Giunta, a funzionari regionali od a funzionari dei quali si avvale l'Amministrazione regionale, in tutto od in parte i compiti ad essi assegnati".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Articolo 4 - Struttura organizzativa. La Regione per l'esercizio delle funzioni si serve della propria struttura organizzativa, individuando gli uffici e precisando i compiti degli stessi, con deliberazione della Giunta regionale, in via provvisoria,e con legge regionale, in via definitiva.
La Giunta regionale per l'esercizio di tutte o parte delle funzioni è autorizzata a stipulare apposite convenzioni con le Camere di commercio industria, artigianato e agricoltura competenti per territorio, recanti le modalità di utilizzazione degli uffici ed il rimborso, anche in forma forfettaria dei relativi oneri finanziari." Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
"Articolo 5 - Disposizioni finanziarie. Per il rimborso degli oneri finanziari relativi all'utilizzazione delle Camere di commercio, industria artigianato ed agricoltura è prevista per l'anno 1979 la spesa di lire 310 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, del fondo speciale di cui al capitolo n. 12.500 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1979 e mediante l'istituzione, nello stato previsione della spesa per l'anno finanziario medesimo, di apposito capitolo con la denominazione: 'Rimborso delle spese relative all'utilizzazione degli uffici delle Camere di commercio, industria artigianato ed agricoltura per lo svolgimento di funzioni amministrative trasferite e delegate alle Regioni in materia di agricoltura, zootecnia e foreste con il D.P.R. 24 Luglio 1977, n. 616' e con lo stanziamento, in termini di competenza e di cassa, di 310 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame deliberazione Giunta regionale relativa a: "Legge regionale 12.10.1978, n. 63, art. 49. Istituzione del Comitato tecnico scientifico regionale per la sperimentazione agraria e per l'orientamento dell'assistenza tecnica e contabile"


PRESIDENTE

Chiudiamo la seduta con l'esame della deliberazione Giunta regionale relativa a: "Legge regionale 12.10.1978, n. 63, art. 49. Istituzione del Comitato tecnico scientifico regionale per la sperimentazione agraria e per l'orientamento dell'assistenza tecnica e contabile".
La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Mi paiono doverose 2 osservazioni, una circa la scarsa rappresentanza del mondo della produzione e l'altra circa quel principio paritario che va inspiegabilmente cristallizzandosi ma che verrà sollevato con maggiore sottolineatura in altra occasione.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Che cosa propone il Consigliere Menozzi?



MENOZZI Stanislao

E' estesa la rappresentanza, però la ripartizione rimane sempre paritaria ed è questo che non mi pare equo.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Non è stata formulata nessun' altra proposta.....



PRESIDENTE

Vi dò lettura della deliberazione "Il Consiglio regionale, vista la deliberazione della Giunta regionale n. 162-17842 del 5.12.1978 delibera a) di approvare, ai sensi dell'art. 49 della legge regionale 12.10.1978, n. 63, l'istituzione del Comitato tecnico scientifico regionale per la sperimentazione agraria e l'orientamento dell'assistenza tecnica e contabile, così composto: 1) dall'Assessore regionale all'agricoltura e alle foreste, o da un suo delegato che lo presiede 2) da 3 funzionari dell'Assessorato regionale all'agricoltura e foreste, di cui uno con funzioni di Segretario 3) da 6 rappresentanti della Facoltà di agraria di Torino e di altrettanti settori di ricerca e d'insegnamento 4) da un rappresentante di ciascuno dei sottoelencati Enti Facoltà di medicina veterinaria di Torino Istituto zooprofilattico sperimentale per il Piemonte e la Liguria Istituto sperimentale per la nutrizione delle piante Sezione operativa periferica Laboratorio per la meccanizzazione agricola del Consiglio nazionale delle ricerche Laboratorio di fitovirologia applicata del Consiglio nazionale delle ricerche Federazione regionale coltivatori diretti Confederazione regionale coltivatori Federazione regionale unione agricoltori Ente di sviluppo agricolo del Piemonte.
b) è data facoltà al Presidente del Comitato di far partecipare alle sedute del Comitato stesso, rappresentanti di altri Enti, ovvero di uffici o servizi dell'Amministrazione regionale operanti nello specifico settore qualora lo ritenga necessario in relazione a particolari argomenti in discussione.
c) Ai componenti che ne abbiano titolo saranno corrisposti i compensi previsti dalla legge regionale 2.7.1976, n. 33.
d) Alla nomina dei singoli componenti del Comitato si provvederà con successiva deliberazione della Giunta regionale, su segnalazione degli Enti interessati.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.
Il Consiglio, convocato per domattina alle ore 9,30, si aprirà con le repliche degli Assessori e le dichiarazioni di voto sul bilancio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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