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Dettaglio seduta n.244 del 22/02/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Piani pluriennali - Programmazione: argomenti non sopra specificati - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione della Giunta regionale "Indicazione delle aree insufficientemente sviluppate ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 9/11/1976 n. 902 e della legge 2/5/1976 n. 183"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo l'esame dell'ordine del giorno della mattinata con il dibattito al punto settimo: "Esame deliberazione della Giunta regionale: 'Indicazione delle aree insufficientemente sviluppate ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 9/11/1976 n. 902 e della legge 2/5/1976 n. 183' ".
E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, è doveroso sottolineare il rilievo che assume la deliberazione per l'individuazione delle aree insufficientemente sviluppate ai sensi della legge 902 non tanto perché vi è la certezza che questa deliberazione abbia applicazione nelle nostre zone piemontesi, superati quei margini di riserve che persistono sull'applicazione della legge nelle aree del centro nord, quanto perché il lungo iter ci ha permesso di individuare, sia pure approssimativamente, i Comuni e le zone dove indirizzare le agevolazioni creditizie.
Questa deliberazione è uno dei tasselli nel campo della programmazione della Regione che coinvolge gli interessi delle forze politiche e dei soggetti esterni.
Ho sentito con molta attenzione gli interventi della dottoressa Castagnone Vaccarino e del Consigliere Alberton che hanno riportato qui gli argomenti che già avevano proposto con grande impegno in Commissione.
Le considerazioni fatte devono farci riflettere sul grado di approssimazione che abbiamo nell'affrontare questi problemi. D'altro canto non posso esimermi dal ricordare che il modo con cui si è cercato di risolvere la contraddizione di fondo, l'applicazione del credito agevolato da un lato, elementi di pianificazione e di programmazione dall'altro, sia stato un po' il filo conduttore, il filo interpretativo per valutare questa deliberazione. Si è registrata una maturazione delle posizioni della Giunta, della Commissione, del Governo e del Cipi. La storia del passato l'esperienza della politica che abbiamo definito genericamente "a pioggia" che non permetteva l'avvio o il tentativo di avvio alla programmazione sono elementi che si sono fatti sentire non tanto nel modo con cui si è cercato di definire il provvedimento, ma nel modo con cui si è riusciti a farlo passare nelle comunità locali.
Credo sia anche opportuno richiamarci al senso realistico del problema anche per motivare diversamente l'atteggiamento del voto.
Si dice, per esempio, che la logica della programmazione non è stata sufficientemente sviluppata, a me non sembra francamente così. In questa seconda stesura si sono individuate come asse forte del provvedimento, le aree attrezzate.



PETRINI Luigi

Bastava fare quello.



BONTEMPI Rinaldo

L'osservazione del Consigliere Petrini è stata questa. Perseguire una politica di questo genere vuol dire farla muovere dal livello istituzionale alla comunità raccogliendo adesione e consenso. La logica della concentrazione attorno ad alcuni assi ben definiti e ben individuati passerà in quelle zone interstiziali o marginali in cui sono presenti problemi di sottosviluppo, di inoccupazione, di degrado, se riusciremo in quelle zone ad avere un sufficiente consenso.
Con questo documento non esce una geografia del Piemonte con 11 aree di sottosviluppo, sarebbe profondamente sbagliato rispetto alle nostre posizioni nei confronti del Mezzogiorno da un lato e nei confronti dello sviluppo nazionale dall'altro, ma esce l'indicazione delle aree non sufficientemente sviluppate come elemento di priorità attorno al disegno complessivo di programmazione e di pianificazione territoriale presente nel Piano di sviluppo.
Il ragionamento pacato e serio del Consigliere Alberton sulla non esaustività del confine comprensoriale ha un suo fondamento.
Se la Giunta non avesse coinvolto e legittimato gli organi di governo periferici come sono i Comprensori con un rapporto dialettico chiaro con la Regione, forse non solo avrebbe perso su questa strada una possibilità, ma avrebbe avuto una forte reazione da parte della comunità. Siamo partiti con la prima deliberazione Cipi che rappresentava circa la metà dei Comuni del Piemonte, non tanto per imposizione quanto perché in questo processo si sono misurati con la concretezza dei problemi e con le debite approssimazioni, tutti i livelli periferici. E' significativo e positivo che si è partiti con metà dei Comuni e si è arrivati a meno di un decimo dei Comuni del Piemonte attuando un meccanismo politico che ci è stato di aiuto per arrivare a questa individuazione.
Il Consigliere Alberton parlava di possibili bacini industrializzabili.
Non voglio dire che sia problema del futuro; sarebbe bene ipotizzarli oggi se vi fossero le condizioni. Rendiamoci però conto della realtà da cui partiamo, specie per quanto attiene al credito agevolato. Solo ora ci si sta sensibilizzando e muovendo verso un cammino che era ignorato nel passato, verso elementi di integrazione anche a cavallo dei confini territoriali, regionali o provinciali o comprensoriali. In qualche misura la lettura della deliberazione, seppure lasci ancora molte perplessità, ci permette di dire che questa coerenza c'é.
Il Consigliere Alberton sul localismo non solo non ha mai alzato un dito, ma non ha mai riconosciuto che a Ivrea poteva avere un senso il procedimento adottato dalla Giunta. Abbiamo contribuito ad inserire problemi locali in un disegno più generale e, con il confronto sul merito abbiamo fatto ragionare la gente. Il Comprensorio di Asti, per esempio, ha presentato un lungo elenco di Comuni; aveva operato una scelta che a noi pareva incoerente con le necessità e con lo spirito stesso del provvedimento.
Nella consultazione abbiamo sentito da parte dei rappresentanti dei Comprensori delle argomentazioni un po' deboli che ci dicono la difficoltà di stabilire criteri di programmazione sufficientemente capiti e supportati dalla volontà della periferia. Abbiamo accettato una posizione che sembra tuttora lasciare margini e perplessità. Lo sforzo compiuto, i ragionamenti e le acquisizioni che attraverso i confronti si sono conquistate costituiscono un passo in avanti non irrilevante.
La questione del Comune di Peveragno lascia qualche perplessità, non tanto perché è richiamabile al caso della Pennitalia, quanto perché ci troviamo di fronte a un'area industriale di grande portata. C'é il pericolo che, innescandosi in quell'area i meccanismi di credito agevolato, si vengano a smentire nei fatti le destinazioni che rispetto allo sviluppo industriale sono state date dalle deliberazioni programmatiche dei Comprensori. E' una preoccupazione che esterno. Vorrei essere smentito dai fatti, vorrei che si trattasse di insediamento irrilevante, di un certo tipo di industria, la qual cosa non andrebbe in contrasto né con la vocazione del terreno prevalentemente agricolo, né con i disegni territoriali del Cuneese.
Abbiamo un complesso di strumenti, di atti, di volontà che contribuiscono ad operare non alla cieca, non prendendo decisioni che poggiano sulla sola scelta localizzativa, come nel passato, ma con elementi concreti e consistenti di programmazione.
Il fatto poi che si sia messa in campo la volontà di ridurre il numero dei Comuni a me pare un grande risultato.
Le osservazioni che sono state fatte sono da prendere in considerazione e in qualche misura sono elementi costitutivi della politica e degli indirizzi che dobbiamo seguire. Mi chiedo però se questi elementi siano tali da legittimare un voto negativo. Dico questo non tanto perché il provvedimento ottenga il voto positivo, quanto perché sarebbe importante presentare al Cipi una deliberazione che abbia ottenuto l'approvazione del maggior numero possibile delle forze politiche del Consiglio regionale.
Chiedo ai colleghi repubblicani, ai socialdemocratici, ai democratici cristiani, prendendo atto di alcune riserve e convenendo su altre, se non sia possibile interpretare questo provvedimento di rilievo nazionale; per i rapporti che ha con le altre Regioni, in modo diverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il giudizio che ci viene chiesto sul provvedimento potrebbe essere positivo in quanto la Regione, come istituzione, nelle sue diverse articolazioni, Commissione, Giunta, Comprensori, ha fatto uno sforzo encomiabile per arrivare a un risultato coerente.
Il Consigliere Bontempi può avere ragione quando dice che in definitiva si sta avviando nella Regione Piemonte un tipo di programmazione che lui stenta a specificare, ma che tende sempre più a verificare la qualità del consenso piuttosto che la quantità.
Questo atto vuole anche significare quanti più soggetti riesce a coinvolgere e a mobilitare in vista di questo nuovo modo di gestire la realtà della nostra società.
Tuttavia un limite a questa nostra indicazione è la non sufficiente specificità della presenza regionale nell'ambito di questo concerto. Ci sarà un momento in cui la Regione dovrà svolgere non solo un ruolo di mediazione, ma di governo nella scelta, nell'individuazione precisa e prioritaria dei programmi. Pare che manchi in questo provvedimento una precisa formulazione di questa prospettiva.
Nell'illustrazione del relatore e negli interventi dei colleghi di maggioranza non viene individuata la logica programmatoria che, in conseguenza di questo sforzo razionale e lucido per definire le aree interessate e far ripristinare l'equilibrio dal punto di vista strutturale e dal punto di vista congiunturale anche nei confronti del sud, la Regione deve svolgere.
Quindi c'é la preoccupazione per un partito di opposizione che non si sia sufficientemente pungolata la maggioranza e la Giunta in questo senso.
C'é il rischio che la programmazione finisca per essere un concerto di adesioni su ipotesi che tendono a sfuggire alla realtà piemontese e c'é il rischio facendo confluire sulle aree sulle quali è confluito il massimo di consenso e il massimo di interventi, di lasciare estranei dalla logica programmatoria alcuni settori, e, a titolo indicativo, potrei indicare Biella e Borgosesia.
Questi limiti di metodo e di prospettiva politica ci impediscono di dare un giudizio positivo alla deliberazione; anche se vi è l'apprezzamento per lo sforzo che non soltanto la Giunta e la Commissione, ma tutta la collettività regionale, sono riuscite a fare per dare un'indicazione al lavoro che lo Stato ci ha chiesto di compiere in quest'occasione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e programmazione

Dal dibattito di oggi sono emerse molte interessanti considerazioni che evidenziano l'interesse di tutti i Gruppi a questo problema, interesse ampiamente giustificato se non altro dalla lunga elaborazione che ha avuto il documento nei mesi e negli anni scorsi prima di essere portato all'approvazione del Consiglio.
Sarebbe sbagliato non tenere conto della lunga gestazione del provvedimento considerando soprattutto il punto di partenza, cioè la deliberazione del Cipi, che sulla base di parametri riferiti al 1971 individuava insufficientemente sviluppati circa la metà dei Comuni della Regione Piemonte, impedendo di fatto qualunque politica programmatoria del credito agevolato collegata al riequilibrio e all'organizzazione territoriale. Partendo da quel punto che era all'opposto di ogni logica programmatoria, ci rendiamo conto del lungo cammino percorso per successive approssimazioni fino alla proposta che oggi viene portata all'attenzione del Consiglio, proposta certamente non perfetta, ma che rappresenta un ragionevole punto di equilibrio tra esigenze diverse maturate nel corso di questi anni e che tiene conto realisticamente dei margini che ci sono per rendere applicabile la legge 902 nella realtà piemontese.
Muovendoci nello spirito al quale si richiamava nel suo intervento il Consigliere Alberton, abbiamo cercato di superare i limiti della vecchia politica di incentivazione delle aree depresse fondata sull'individuazione di indici di pressione o meglio di sottosviluppo a livello comunale che come tali, impediscono un disegno organico di assetto del territorio.
Abbiamo ritenuto opportuno di passare dall'individuazione dei Comuni insufficientemente sviluppati ad una prima griglia rappresentata dai Comprensori; abbiamo stabilito una triplice suddivisione dei Comprensori sulla base di elementi programmatici che scaturiscono dal Piano di sviluppo, dalle deliberazioni quadro programmatiche preliminari dei Comprensori; abbiamo individuato un primo gruppo di Comprensori adeguatamente sviluppati: Torino, Ivrea, Vercelli, Novara e Biella, nei quali si è ritenuto di non riconoscere alcun territorio insufficientemente sviluppato compiendo evidentemente una semplificazione perché sappiamo che all'interno di questi Comprensori esistono sacche di depressione e di sviluppo insufficiente; abbiamo individuato i Comprensori sedi di aree industriali attrezzate. Abbiamo inoltre individuato i Comprensori a livello intermedio che presentano aree critiche irrilevanti e che tuttavia non sono sedi di area attrezzata.
Il Consigliere Alberton ha ragione quando rileva che a livello comprensoriale questo plafonamento non ha senso; in effetti il risultato finale al quale siamo arrivati non sta più rigidamente dentro al plafond se andassimo a fare i conti Comprensorio per Comprensorio ci accorgeremmo che è stata rispettata la percentuale complessiva del Piemonte, ma che i Comprensori hanno rotto quella barriera che abbiamo posto. Non è stata quindi un'artificiosa imposizione di un tetto non valicabile, ma è stata un'indicazione di dimensioni che consentissero una soluzione regionale nell'ambito prefissato consentendo all'interno dei singoli Comprensori alcuni aggiustamenti. Per esempio, Pinerolo è andato fuori dalla quota Asti e Saluzzo sono rimasti al di sotto. In questo modo ci è parso di avere salvaguardato l'essenziale della programmazione regionale, sensibili come siamo agli appelli, alle linee di programmazione, all'esclusione di concorrenzialità nell'uso del territorio tra aree a vocazione agricola ed aree a vocazione industriale. Guai se sotto questo profilo applicassimo il parere del Cipi: sarebbe saltata l'agricoltura piemontese.
In effetti qualche sovrapposizione può esserci in quanto esistono Comuni a vocazione agricola in cui vi è una possibile presenza industriale.
Ci pare di avere ridotto questo nei limiti del possibile soprattutto là dove vi sono nuovi impianti che possono maggiormente creare un'eventuale concorrenza con l'agricoltura nell'uso del suolo e della manodopera.
Qualche problema si porrà ancora e qui si colloca la necessità di non rinunciare al parere che la Regione deve dare sulle singole domande da ammettere al finanziamento. Per cui ad una domanda di impianto siderurgico per 500 addetti in un'area che non lo sopporterebbe, la risposta deve essere negativa, anche se il Comune è compreso nell'area della legge 902.
Di qui la necessità di non rinunciare all'esercizio di quei poteri regionali che la legge consente. I dati analitici non ci consentono un quadro preciso della realtà, tuttavia si sta avviando un'indagine a livello comprensoriale sul settore industriale, indagine che, una volta ultimata consentirà dati più precisi. E' una realtà in continuo movimento; nessuno avrebbe detto due anni fa, al momento dell'elaborazione del Piano di sviluppo, che nel Comprensorio di Alessandria l'area tortonese sarebbe diventata una delle aree più critiche del Piemonte, tant'é vero che i sindacati nell'incontro con la Giunta hanno posto il Tortonese allo stesso livello delle aree attrezzate, sostenendo che deve essere fatto il massimo sforzo in quella direzione per la preoccupante caduta dei livelli occupazionali e per il gravissimo cedimento del tessuto industriale tradizionale.
D'altra parte ci rendiamo anche conto, come in modo appassionato ha documentato il Consigliere Petrini, che esistono problemi anche nelle aree che abbiamo escluso dai benefici della legge 902. Credo che sia stato giusto fare una scelta, anche perché al confronto con le altre Regioni e con il Governo preferiamo andare dimostrando che al nostro interno abbiamo saputo compiere delle scelte anche penalizzando quei Comprensori che nel loro insieme sono delle aree forti. Potremmo discutere a Roma con i rappresentanti della Campania e della Calabria, confrontando Biella con Avellino o con Reggio Calabria? D'altra parte questo non è l'unico strumento di politica industriale che la Regione ha a sua disposizione. A Biella, la Regione è impegnata in una iniziativa volta al rafforzamento e all'evoluzione tecnologica del tessuto industriale tessile. Altri interventi saranno possibili nel futuro. Quindi non è che subordiniamo all'individuazione della 902 tutti i possibili interventi in tema di localizzazioni industriali e in tema di sviluppo.
La Giunta ha voluto dare spazio alla consultazione non formale dei Comprensori perché ha ritenuto che questa era la prima occasione in cui non si trattava di ripartire i contributi ma si trattava di tirare delle conseguenze in ordine alla programmazione e all'organizzazione territoriale e che era importante dare responsabilmente ai Comprensori l'occasione di farsi una prima disamina delle linee che riguardano la loro organizzazione e il loro assetto produttivo e territoriale. In qualche caso abbiamo contrastato queste scelte ottenendo, come nel caso di Pinerolo e di Asti delle modifiche rispetto alle proposte iniziali, in parte accogliendo alcune indicazioni dei Comprensori, in parte mantenendo le nostre indicazioni.
I continui aggiustamenti che hanno accompagnato l'iter del provvedimento sono finiti due giorni fa e il risultato che abbiamo raggiunto ci pare accettabile anche se non perfetto. Abbiamo ritenuto valida l'indicazione che il Comprensorio ci ha dato per Peveragno. Si tratterà di dimensionare lo sviluppo industriale del Comune nella logica complessiva delle localizzazioni industriali del Piemonte.
I rapporti con il Governo sono stati difficili. Quella parte del piano triennale che Alberton ha letto è indice del mutamento di linea che avevamo registrato nei nostri incontri con il Ministro Prodi, linea che individua nelle Regioni del Centro Nord l'intervento della legge 902 per sistemare le aree critiche e non per sviluppare aree depresse, intervento non concorrenziale con gli impegni del Mezzogiorno.
Questo provvedimento quindi si pone in modo omogeneo nella filosofia del piano triennale.
Mi domando se dopo queste indicazioni i Gruppi consiliari intendono mantenere le dichiarazioni di voto preannunciate. Non dimentichiamoci che il risultato di questa votazione sarà portato all'attenzione del Governo e della Commissione interregionale e che più forte sarà il consenso in quest'aula, più forte sarà la posizione della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Non c'é in noi la volontà di introdurre elementi di ulteriore tensione né tra Regione e Governo né tra il Piemonte e le regioni del Centro Nord e meridionali. Abbiamo sollevato critiche all'interno del disegno regionale sollecitando la possibilità pratica di applicazione di questo strumento e ripeto, senza andare a indebolite una difficile trattativa. Chiedo se attraverso ad una breve sospensione, è possibile verificare come conciliare questa posizione con la posizione che investe la Regione nella sua veste istituzionale.



PRESIDENTE

La richiesta di sospensione può essere concessa. I Consiglieri sappiano però che entro questa sera, oltre alla conclusione del dibattito in corso dovrà essere svolta la comunicazione della Giunta e il dibattito sulla Rinascente.
La seduta è brevemente sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,20, riprende alle ore 16,30)



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione della deliberazione chiede di parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Certamente la deliberazione della Giunta è assai più vicina alle nostre convinzioni di quanto non siano state le indicazioni del Cipi, che riteniamo addirittura disastrose per la Regione Piemonte. Di questa dichiarazione la Giunta potrà fare uso nelle trattative a livello nazionale.
Il Gruppo repubblicano conferma l'indicazione che aveva già dato nel suo intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il Consigliere Alberton ha già precisato la linea del Gruppo che motiva l'astensione.
Il voto di astensione esprime riserve di carattere generale e di carattere interno ed esprime un giudizio di non confrontabilità tra la soluzione Cipi e quella che è stata elaborata e della validità, allo stato attuale della medesima, che ci sentiamo di sostenere solidalmente nel rapporto a livello nazionale e interregionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'intervento del Gruppo socialdemocratico nei confronti di questa deliberazione è stato piuttosto duro. Ci sono però dei problemi che ci siamo rappresentati, fra i quali quello della forza che la Giunta regionale potrebbe avere di fronte al Governo su questa questione. Dagli interventi degli Assessori si delinea una specie di apertura in certe posizioni, che però non sono sufficienti anche perché le cose dette non sono tradotte in un documento. Manteniamo perciò il voto di astensione sul documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Richiamo le motivazioni che ho introdotto nell'intervento per giustificare il voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Colgo il voto di astensione dell'opposizione come rafforzamento all'azione della Giunta. Mi auguro che esso voglia anche rappresentare la preoccupazione per le polemiche sterili e demagogiche che ci sono state nella difesa delle linee del Piano, che vuole il riequilibrio del Piemonte contestualmente al rilancio del Mezzogiorno.
Pertanto, ferme restando le astensioni che sorgono da problemi di metodologia, mi auguro di aver colto l'univoca volontà di rispettare le linee di piano e non cedere minimamente, nella convinzione che gli strumenti che ci siamo dati sono nel pieno rispetto delle norme statutarie e della responsabilità che le forze politiche, sociali ed economiche hanno individuato. Il bilancio del Sud non deve e non può essere inteso come assoluta punizione e totale arresto di ogni attività produttiva del Nord.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro voto favorevole, che viene dopo un lungo processo di maturazione, é un voto convinto.
Esprimo, a titolo personale, il rammarico che abbia prevalso la pur comprensibile esigenza da parte dei Gruppi non di maggioranza di astenersi sul provvedimento.
Penso che il passo dell'ordine del giorno possa essere utile, credo peraltro che le motivazioni su cui è basata l'astensione si siano rivelate deboli rispetto all'esigenza del voto positivo.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale Visto il Piano di sviluppo regionale 1977/80 approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 209 C.R. - 6149 del 27 luglio 1977 Vista la legge regionale 9/4/1975 n. 21 'Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate', integrata dalla legge regionale 11/8/1978 n. 50 Vista la deliberazione della Giunta regionale n. 2/10744 del 19/10/1977 contenente il 'Rapporto sulla determinazione delle aree insufficientemente sviluppate di cui all'art. 7 del D.P.R. 9/11/1976 n. 902', che individuava le aree di insufficiente sviluppo su base comprensoriale e determinava i criteri per la successiva scelta dei Comuni, coerentemente con le linee di programmazione e di assetto territoriale contenute nel Piano di sviluppo regionale 1977/80 preso atto della consultazione con i Comitati comprensoriali promossa dalla Giunta regionale e dalla I Commissione consiliare in data 26/10/1978 viste le indicazioni dei Comuni insufficientemente sviluppati, proposte dai singoli Comitati comprensoriali, nell'ambito dei lavori per la formazione dei piani socio-economici territoriali di Comprensorio vista la deliberazione della Giunta regionale n. 66/18038 del 12/12/78 'Indicazione delle aree insufficientemente sviluppate ai sensi dell' art. 7 del D.P.R. 9/11/1976 n. 902 e della legge 2/5/1976 n. 183', contenente l'elenco dei Comuni insufficientemente sviluppati sottolineato l'impegno della Regione Piemonte, in coerenza con la priorità dello sviluppo del Mezzogiorno, di procedere ad un'indicazione restrittiva delle aree insufficientemente sviluppate, in termini sia di Comuni sia di residenti considerato che tale impegno viene rispettato con l'indicazione di aree insufficientemente sviluppate che, al 1971, rappresentavano il 7,20% dei Comuni ed il 7,99% dei residenti per quanto riguarda il finanziamento agevolato a nuovi impianti e ad ampliamenti industriali, nonché l'8,93% dei Comuni e il 7,48% dei residenti per quanto riguarda il finanziamento agevolato ai soli ampliamenti industriali visto il parere favorevole della I Commissione in data 19 febbraio 1979 delibera di formulare il parere della Regione Piemonte sulla determinazione delle aree insufficientemente sviluppate ai fini dell'applicazione della legge 2/5/1976 n. 183 e del D.P.R. 9/11/1976 n. 902, secondo i criteri in premessa indicati di indicare al Cipi ai sensi e per gli effetti degli artt. 6 e 7 del D.P.R. 9/11/1976 n. 902, come insufficientemente sviluppati i Comuni di cui all'elenco allegato, facente parte integrante della presente deliberazione".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 19 astensioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla Venchi Unica


PRESIDENTE

Vi do lettura di un ordine del giorno sulla Venchi Unica firmato da tutti i Gruppi consiliari.
"Le Giunte regionale del Piemonte e comunale di Torino e le forze politiche presenti nei Consigli regionali e comunale di Torino, vivamente preoccupate dell'aggravarsi della situazione della Venchi Unica dopo le risposte negative del Ministro dell'industria, chiedono allo stesso di venire a Torino per un confronto con gli imprenditori torinesi.
Lo scopo di questa riunione è quello di riuscire a trovare uno sbocco positivo alla crisi che l'azienda sta attraversando, dopo la completa chiusura degli impianti dal luglio dello scorso anno, tenuto conto che un'ulteriore esclusione dei suoi prodotti dal mercato chiuderebbe definitivamente le possibilità di ripresa tutt'ora esistenti.
La presenza a Torino del Ministro per un confronto con gli imprenditori locali segnerebbe la precisa volontà politica del Governo, delle istituzioni e delle forze politiche nazionali, perché esse si responsabilizzino per trovare una soluzione imprenditoriale positiva alla vertenza Venchi Unica.
Questo anche per favorire l'indicazione che il Ministro Prodi ha più volte sottolineato; quella cioè di trovare la soluzione del problema a livello locale, essendoci nella città di Torino e nel Piemonte le condizioni reali per superare la grave crisi.
Pertanto i firmatari del presente ordine del giorno chiedono al Ministro Prodi di accogliere l'invito e di indicare la data prossima della sua presenza a Torino".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dai 46 Consiglieri presenti.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Si pone adesso il problema della prosecuzione dei lavori. Vi è una richiesta relativa alla prosecuzione e alla conclusione del dibattito sanitario. Gli Assessori che devono replicare sono disponibili.
L'altra richiesta è di esaminare la comunicazione della Giunta regionale sul problema dell'insediamento della Rinascente a Venaria.
Entrambi sono temi che richiedono un lungo dibattito e che tuttavia è opportuno svolgere, tenendo conto che è prossima la discussione del bilancio.
Chiede la parola il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Sarà opportuno rinviare di una settimana il bilancio, posto che non c' né la relazione di maggioranza, né il bilancio pluriennale, né il bilancio degli Enti, che va approvato contestualmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Proprio per non dare una cattiva impressione continuando a rinviare il dibattito sulla sanità, ritengo debba essere concluso ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, non mi oppongo a che si faccia il dibattito sulla sanità. Per quanto mi riguarda devo precisare che riterrei sommamente inopportuno spostare a lunedì il dibattito sulla Rinascente perché la discussione e la concentrazione su un argomento importante come il bilancio richiede che non vi siano interferenze o ritardi di altra natura.
Personalmente sono disponibile a che si facciano le due discussioni entro oggi e invito i colleghi del mio Gruppo a garantire, nei limiti delle possibilità personali, la continuità della seduta.
Il dibattito sulla sanità tecnicamente poteva essere concluso dopo, ma quello sulla Rinascente non può, data la scadenza del mese di febbraio.



PRESIDENTE

Questa proposta finale mi pare possa essere accolta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Proseguimento dibattito sullo stato di attuazione delle leggi 396-349-180 etc. in riferimento alla legge regionale 39/1977 e al piano socio-sanitario


PRESIDENTE

Proseguiamo quindi il dibattito sullo stato di attuazione delle leggi 396, 349 e 180 in riferimento alla legge regionale 39/1977 e al piano socio sanitario.
La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Poiché il dibattito sulla sanità era iniziato due mesi or sono, credo sia giusto arrivare oggi alla conclusione con le repliche degli Assessori.
Vorrei partire dal documento programmatico con il quale si presentò la Giunta regionale nel 1975 per valutare in questo momento se le cose proposte dalla Giunta sono state fatte e, quindi, se si siano effettivamente rispettate quelle linee e quelle intese.
A pagina 21 di quel documento ci si era assunti l'impegno della suddivisione del territorio in zone socio-sanitarie, dell'istituzione dei comitati sanitari e sociali di zona, della redazione del piano, dei servizi sociali dell'assistenza, del superamento degli attuali istituti assistenziali pubblici e privati, affidando poteri, funzioni e mezzi ai Comuni, del potenziamento dei servizi domiciliari e dei centri di incontri delle comunità alloggio, del perseguimento dell'obiettivo del piano pluriennale degli asili nido e infine, la grossa anticipazione che in quel documento si leggeva, dell'istituzione dei consultori materni e di igiene sessuale estesi al territorio dei Comuni, ipotesi che si è verificata con le leggi nazionali del 1976 e con le nostre leggi.
Il lavoro del Consiglio giunge puntuale e molto utile nel momento in cui la legge 833 deve essere applicata dalle Regioni e dai Comuni. I Consiglieri che hanno vissuto la precedente legislatura sanno che la prima richiesta dell' opposizione circa la divisione del territorio in zone socio sanitarie aprì un dibattito politico fra il '73 e il '74 poggiato su una legge di iniziativa di un Comune. Non passò quella proposta e rimbombò meno quell'atto politico che la Provincia di Torino aveva fatto nell'ambito del territorio provinciale sulla suddivisione del territorio in zone socio sanitarie.
Ci fu una proposta di zonizzazione, ma quei criteri erano calibrati intorno alla struttura ospedaliera e noi sappiamo che oggi, se avessimo adottato quel tipo di zonizzazione, ci troveremmo contro i criteri che la legge 833 impone.
Nel 1976 la Giunta regionale proponeva e il Consiglio approvava il disegno di legge n. 41 che costituisce una forte anticipazione del processo di riforma della legge 833, per due motivi fondamentali: l'individuazione dell'organo di potere nei Comuni l'inizio dell'integrazione dell'Unità Sanitaria Locale dei servizi.
L'articolo 11 della riforma sanitaria dà due indicazioni specifiche: tendere ad accorpare nello stesso territorio i servizi sanitari e sociali riportare i distretti scolastici a quella stessa zonizzazione, fatto che oggettivamente si è verificato e del quale può andare fiera la nostra Regione.
Partendo da queste premesse di carattere generale, abbiamo costruito passo passo, un processo di carattere politico all'interno del Consiglio che si è concluso con la legge n. 39, nata dalla confluenza dei disegni di legge 104 e 154, che costituiscono le scelte che ritroviamo in molte indicazioni che si trovano nella legge di riforma sanitaria.
Il complesso processo di riforma dello Stato, del regime delle autonomie, non si può risolvere soltanto con norme di legge; è un processo che si lega alla battaglia politica, alla costruzione politica nella comunità. Non possiamo non registrare come già oggi questa tendenza ha determinato dei fatti politici positivi: sulla situazione dei consorzi abbiamo 36 unità locali costituite, 11 in attesa di approvazione, 2 in istruttoria da parte della Giunta, 13 con le delibere pressoché unanimi dei Comuni 14 unità locali su 76 nelle quali sono presenti problemi di carattere politico per la deliberazione dei Comuni.
Questo vuol dire aver sostanzialmente raggiunto l'obiettivo.
A quest'indicazione di carattere generale è mancato il riferimento alla legge 43 che introduce il ruolo dei Comprensori nella programmazione regionale. Nella costruzione del piano socio-sanitario facciamo riferimento ai Comprensori, così come nella spesa facciamo un riferimento alle Unità Locali dei Servizi; lo stesso meccanismo della spesa in applicazione dell'art. 7 del decreto Stammati 2 è stato puntualmente applicato. Non si può, quindi, dire che siano mancate le linee di indirizzo e di programmazione. Su questo punto la dottoressa Vietti afferma che la relazione della Giunta è un poco trionfalistica e, immediatamente dopo dice invece che in una relazione fatta dall'Assessore in un convegno è stato detto che piani di zona con questi convenuti e con queste valutazioni realmente non ce n'erano. Le due questioni non possono essere intese nello stesso modo. La realtà è un'altra.
Un processo di programmazione di questa natura comporta la necessità di non indulgere in nessun aspetto di carattere trionfalistico e di soddisfazione ma di premere sempre perché questi processi di piano si realizzino realmente. E' un processo nel quale gli Enti locali, i Comuni, i Consorzi, con il supporto della Regione, cominciano ad avviare i primi passi. Sarebbe un grave guasto se in questo momento, dopo aver avviato questa macchina, che è avanzata rispetto ad altre Regioni, introducessimo dei cunei, degli spezzoni per fermarla e per arginarla. Non saremmo compresi dalla comunità. Questo è un limite che va superato nel dibattito.
Quando il Consiglio dibatteva le leggi 41 e 39 il dibattito si svolgeva su proposte del futuro, oggi il dibattito sulla legge 833 sull'applicazione della riforma deve precisare il modo e la situazione in cui si viene a collocare la legge. Proprio in quanto ritengo non trionfalistica la relazione, ma problematica per la gestione centrale della programmazione avevo escluso un'elencazione di dati e di realizzazioni.
Devo dare atto che molti Consiglieri, la dottoressa Castagnone Vaccarino, Furnari, Bellomo, Enrichens hanno espresso apprezzamento per il lavoro compiuto e tale apprezzamento espresso, senza conoscere i dati della politica assistenziale, sostanzialmente mi impone la necessità di rivolgere loro un ringraziamento. Questo ringraziamento lo rivolgo dando quei dati che nella relazione non avevo fornito.
Il documento consegnato oggi raccoglie i dati dei servizi dal 1972/73 al 1978. Ho voluto fare riferimento preciso anche alla prima legislatura perché alcune leggi promozionali in quell'epoca hanno prodotto effetti anche nella seconda legislatura; sarebbe stata cosa scorretta dimenticare e polemizzare sotto questo profilo. Occorre quindi valutare che cosa hanno messo in moto quelle leggi.
Assistenza domiciliare. Nel 1975 in Piemonte esistevano 43 servizi per 5691 prestazioni; nel 1978 siamo passati a 272 servizi per 25.566 prestazioni; i centri di incontro da 30 salgono a 107, da 2017 utenti a 8911; i soggiorni di vacanza per minori, sui quali fu fissata una politica da parte della Giunta regionale all'inizio del proprio insediamento, che spostava complessivamente i contributi agli istituti e che voleva realizzare una politica di soggiorno estivo e invernale per i bambini passa da 15 mila utenti con una punta di 61 mila utenti nel 1977 per scendere a 30 mila per il semplice motivo che molti comuni non hanno rendicontato.
Asili Nido. Nei piani erano 195; nel 1975 se ne sono realizzati 2 di cui uno, quello di Grignasco, prima della legge 1044; 19 erano iniziati. La spesa dell'Amministrazione regionale è attorno al miliardo. Oggi abbiamo 152 asili nido costituiti, 30 in costruzione, 13 stralciati dal piano per errore delle localizzazioni. Abbiamo erogato risorse per oltre 16 miliardi.
L'Amministrazione regionale ha voluto soffermarsi a ragionare su questo punto e intende ora realizzare con i Comprensori il piano degli anni 1975 e 1976. Questa massa di movimento è stata possibile quando dall'opposizione dicevamo che i 20 o i 40 milioni di contributo al Comune non erano sufficienti.
La scelta di carattere politico e di carattere economico di gettare forti risorse che la Giunta regionale fece nel 1975, ha aiutato la realizzazione dei piani, ma vi è stata anche la scelta di indurre le amministrazioni locali a decidere rapidamente, pena lo stralcio dal piano.
La molla ha scattato e i Comuni che volevano effettivamente il servizio lo hanno realizzato. La terza ipotesi era l'esecuzione delle costruzioni da parte della Regione. Ammetto che la procedura dell'appalto concorso e della trattativa privata è complessa e possa determinare dei ritardi. Tuttavia per questa strada abbiamo creato la prima banca dei progetti degli asili offerti da 17 imprese concorrenti. Questo è un grosso fatto per dare un aiuto ai Comuni per la realizzazione delle opere.
Consultori. E' un servizio nuovo che, nato nel 1977, già previsto nelle premesse programmatiche di questa Giunta, passa da 79 servizi a 108 e da 15.589 utenti a 30.909. Occorre ora aprire il grosso lavoro della sperimentazione di questi servizi. Mi trovo perfettamente d'accordo con quanto affermava la dottoressa Castagnone Vaccarino quando chiedeva una verifica dell'andamento di questa spesa. Lo chiedeva in modo particolare per il progetto anziani. Ho richiesto, per l'appunto, che nell'ordine del giorno si ponesse una incentivazione politica a questa sperimentazione.
Vorrei dire di più. Il progetto tende a poggiare sostanzialmente su tre punti: sulle persone anziane autosufficienti, per le quali abbiamo impostato una linea di mantenimento nel proprio contesto sociale sulle strutture ospedaliere nelle quali vengono ricoverate le persone anziane perché si qualifichino nella riabilitazione e istituiscano nuovi servizi riabilitativi. Questo passo va affrontato in alcune strutture ospedaliere. Per il momento c'é una convenzione con l'Ospedale Mauriziano sull'anziano invalido al quale va data una risposta in termini di struttura sociale.
E' stata affrontata anche la questione del rapporto fra pubblico e privato. La Giunta già nel 1977 si era espressa con la deliberazione di intesa con le confessioni religiose, riconoscendo il ruolo specifico che queste hanno con le strutture pubbliche e con le strutture private, dicendo che l'unico elemento di riferimento era ed è la programmazione regionale.
Non si può dire che la famosa frase "proliferazione tumorale" sul piano dei servizi sociali sia mai stata da me attribuita ai privati. Ho detto che le proliferazioni tumorali di operatori sociali, che inventano servizi sul territorio senza sapere di che cosa parlano, deve essere arginata, deve essere ricondotta a una rigida e partecipata indicazione dei servizi.
Questa è la risposta che avevo dato all'interrogazione e non ho nessuna difficoltà a ripeterla.
Se poi si vuol riprendere la questione delle IPAB e delle impugnative fatte dalla Giunta, credo che su questo punto gli Assessori siano tranquilli. Questa Giunta non vuole aprire delle guerre di religione.
Questi dati vanno considerati proprio in considerazione del clima nel quale da quattro anni stiamo lavorando. Non si dimentichi la dimostrazione e la testimonianza che la Giunta ha dato rispondendo al terrorismo. Vorrei che fosse chiara la pace in cui vogliamo operare. Tuttavia questa Giunta quando si trova di fronte al fatto che una salumeria chiede di essere classificata educativo-religiosa e che l'80% degli istituti per anziani faccia queste richieste, pone il problema giuridico oltre che politico e dice no al baratto, quando neanche è discusso fra la gente, neanche è affrontato dai Consigli comunali. A questo abbiamo opposto l'unico strumento possibile: l'impugnativa.
Il Gruppo socialdemocratico si è voluto soffermare su questo punto dando un giudizio positivo all'operato della Giunta. Ne prendo atto e ringrazio.
Vi è poi la questione dell'inserimento scolastico degli handicappati sollevata dal Gruppo repubblicano, problema sociale di estrema importanza.
Ecco quando parlavo di proliferazione tumorale. Programmare inserimenti selvaggi, dire che si risolvono certi problemi in questo modo è quanto di peggio si possa fare. Vuol dire seguire degli schemi o delle etichette. Noi crediamo che questo serio problema vada affrontato con la preparazione degli insegnanti a livello statale, perché non si registrino inadempienze sulle quali non si possono dare risposte.
Sul piano della prevenzione abbiamo svolto un ruolo di una certa importanza. Il Consiglio riceverà la prima scheda del bambino nell'ambito del progetto materno infantile approvato dal Consiglio regionale che individua nelle fasi prima durante e dopo il parto, la principale fascia di rischio per la formazione degli handicap, non solo chiedendo uno sforzo complessivo alla comunità, agli operatori nel consultorio e nell'ospedale ma individuando nella formazione della madre e del padre, nella educazione e nella crescita, uno degli strumenti fondamentali.
Non si è parlato invece dello scioglimento dell'Enaoli e dell'Onpi che dal primo aprile passano alla competenza dei Comuni e che riguardano migliaia di cittadini. Anche in questo campo il lavoro della Giunta è stato estremamente difficile nel momento in cui alcune zone sono costituite in unità, altre non ancora, alcuni Comuni sono pronti, altri non sono in grado di ragionare in termini di sostituzione degli interventi fatti in precedenza.
I dati forniti non debbono assolutamente essere ascritti a una posizione trionfalistica, ma soltanto alla risultanza di un lavoro duro e severo e meritano un'attenzione analitica su quanto hanno prodotto e su quanto potremo fare nello scorcio di questa legislatura. Il processo di riforma avviato nella seconda legislatura dovrà trovare nella terza la fase di realizzazione piena perché questo paese porti l'ordinamento complessivo delle autonomie e delle Regioni al suo giusto ruolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Concludere un dibattito importante come quello sulla sanità dopo una serie di rinvii e quando vi è un calo di tensione diventa meno piacevole.
Ci sono tuttavia problemi concreti ai quali occorre dare una risposta.
Non farò un intervento puntualizzando tutti gli argomenti che sono stati trattati nel dibattito dando per scontato che questi hanno già trovato un'ampia e diffusa risposta nelle relazioni introduttive. Vorrei fare invece un discorso che comprenda gli aspetti politici della riforma una della uniche se non l'unica riforma che questo Governo ci ha lasciato.
Non riteniamo di dover presentare un bilancio trionfalistico, ma dobbiamo dire che in questo settore il Piemonte ha fatto dei passi avanti: lo hanno dimostrato sia gli interventi della maggioranza che quelli dell'opposizione. I Consiglieri Beltrami e Vietti hanno recepito molto di quanto è stato detto nelle due relazioni e soprattutto hanno recepito che la sanità e l'assistenza in Piemonte sono state dirette. Poter dirigere un fenomeno di così grande portata quando altre Regioni sono sconvolte dai drammi ospedalieri è decisamente un dato positivo. La Regione Piemonte ha diretto, ha condotto all'unità certi fenomeni pur nella diversa impostazione ideologica e politica che si frappone nelle diverse situazioni; ha saputo dirigere un discorso positivo nei confronti dei vari consigli di amministrazione degli Enti ospedalieri che certamente non hanno il colore politico della maggioranza e della Giunta con i quali tuttavia vi è stato un continuo discorso aperto e fattivo in molti aspetti della vita della Regione. Anche nei documenti del sindacato vi è questo riconoscimento nei confronti dell'operato dell'Amministrazione regionale. E consentitemi anche di dire che, nel momento in cui si apre in questa aula e nella società il dibattito sul bilancio regionale, anche il parere dell'Unione Industriale è stato positivo sul comportamento della Giunta, nella celerità dei pagamenti nei confronti dei fornitori.
Che cosa ha fatto la Regione Piemonte? Forse nella relazione non era precisato con sufficiente chiarezza il legame con il passato. Riconosco che alcune cose fondamentali sono state impostate dalla Giunta precedente: i dipartimenti di emergenza e la deliberazione sull'unità di base. Chiunque si rechi in qualsiasi Regione per dibattere su questi argomenti registra un netto salto di qualità della Regione Piemonte, tanto è vero che funzionari di altre Regioni vengono a consultare le nostre leggi e le nostre deliberazioni. Abbiamo dato anche un contributo culturale determinante nella formazione della riforma sanitaria. Mi sia consentito di ricordare che con la legge 39 abbiamo dato una spallata affinché la riforma sanitaria, che allora si pensava fosse all'angolo della strada e che invece non lo era, diventasse legge nel 1978.
Mi sia ancora consentito di puntualizzare che c'é stato un netto cambiamento al costume che era imperante nella società piemontese. Alcuni fatti significativi sono stati segnati come nel caso del Centro cardio chirurgico di Torino sul quale la Regione Piemonte non ha fatto un solo atto di accusa nei confronti di alcuno ma, nel momento in cui ha registrato lo stato di decomposizione delle strutture di allora, ha dato un notevole contributo, tanto che oggi vi è il consenso dell'università e del Consiglio di amministrazione dell'ospedale e possiamo registrare le riprese del Centro cardio-chirurgico di Torino che è nuovamente uno dei migliori punti di riferimento nazionale. Questo va segnato non come punto di merito di un solo partito rispetto a una concezione di cui allora forse tutti insieme eravamo peccatori. Altro fatto del tutto positivo è la costituzione delle SAUB. E' vero, ci sono state delle code lunghe, dei momenti di attesa sappiamo che ogni riforma comporta delle difficoltà, d'altra parte non abbiamo la bacchetta magica per risolvere i mille problemi esistenti, ma ci impegniamo con serietà e con volontà in questa direzione. Voglio ricordare ufficialmente in questo Consiglio regionale la completa abnegazione dei dirigenti dell'Inam ai quali abbiamo affidato la gestione delle strutture che si è dimostrata positiva: quindi va sottolineata l'integrazione fra il personale mutualistico e il personale regionale.
911 miliardi per la sanità sono una cosa enorme. Va pure ricordato che la Regione Piemonte ha chiuso il bilancio ospedaliero degli anni 1975/76/77 pareggiando. Non abbiamo ancora i dati del 1978 ma abbiamo rispettato le quote che il Governo nazionale ci ha dato. Confrontate questo risultato con i 500 miliardi di debito della Regione Lazio, con i 200 miliardi di debito della Regione Emilia Romagna! Sono risultati positivi che non vanno per ascritti esclusivamente all'Amministrazione regionale, ma anche ai consigli di amministrazione degli ospedali, alla buona amministrazione in questo settore così difficile e così complicato.
Detto questo, ci troviamo oggi di fronte alla grande rivoluzione sia istituzionale che organizzativa della riforma sanitaria. Non ci si aspetti che l'utenza trovi domani immediato beneficio; chi facesse un ragionamento del genere vuol dire che è fuori del mondo e che non opera con le gambe degli uomini.
La Regione Piemonte ha puntato all'applicazione della riforma, la riforma è arrivata e occorre applicarla con celerità nel corso di questa legislatura. Condivido le preoccupazioni governative e le preoccupazioni all'interno di molte Regioni ma non condivido quando si dice "facciamo le leggi che la legge quadro di riforma ci impone e, nella prossima legislatura, qualcuno le gestirà". Il Consigliere Ferrero aveva posto questa domanda al Consiglio ed io faccio mia questa domanda cercando di dare alcune risposte. Il nostro impegno non è di varare alcune leggi mettendo la coscienza a posto, ma è di mobilitare tutta l'utenza, i Comuni e i destinatari della riforma per coinvolgerli nella costruzione delle leggi. La riforma è un processo lungo e difficile, è un processo di crescita civile che, se non ha la partecipazione di tutti nella gestione diventa sterile e senza successo. Tutto questo va fatto non lasciando diminuire i livelli di assistenza nel trapasso. E' però giocoforza registrare inconvenienti e difficoltà; il nostro compito è di mantenere i livelli di assistenza portando avanti nel contempo il processo riformatore.
Se siamo convinti che il Comune è il centro dell'unità sanitaria, dobbiamo superare il concetto del Consorzio per arrivare all'associazione dei Comuni. Sarà un processo difficile e giuridicamente delicato, ma, a mio avviso, occorrerà procedere su quella linea.
Si è parlato del personale. Il Consigliere Menozzi si era soffermato sulla mancanza di personale nelle Saub. Il problema è molto più ampio perché riguarda tutta la struttura sanitaria del nord essendo la nostra situazione pari a quella della Lombardia e del Veneto. Parecchie volte ho ripetuto in Consiglio che il personale delle mutue è estremamente carente.
La Regione Piemonte ha 4 milioni e mezzo di abitanti e 200 dipendenti mutualistici, questo dato è sufficiente per evidenziare lo squilibrio esistente nel personale. Vi è il problema dei trasferimenti al sud sul quale abbiamo aperto un confronto con le organizzazioni sindacali e con il Governo. Non credo oggi pensabile l'assunzione di personale in questa situazione, tuttavia a processo riformatore ultimato e con il fondo sanitario consolidato sarà possibile il riequilibrio del personale tra Nord e Sud. I Consiglieri Castagnone Vaccarino e Oberto hanno richiamato la difficoltà dell'applicazione della legge 180. E' una legge innovativa, è una legge che ha un fondamento, che ha una sostanza anche se è priva di norme transitorie. Abbiamo dato delle direttive precise, abbiamo avuto confronti serrati con le organizzazioni sindacali anche sulla questione della mobilità del personale per la quale c'è stata una trattativa difficilissima che ha visto la Regione capofila della parte pubblica.
I Consiglieri Oberto e Vietti chiedono l'aumento dei reparti ospedalieri, ma dai dati di cui dispongo credo non sia ipotizzabile una cosa di questo genere; sono aperti 18 reparti su 24 enti ospedalieri l'indice di occupazione è del 50%, al massimo dell'80%. In questa situazione prevedere un aumento dei reparti è follia. Forse in Consiglio e nella società piemontese non si è parlato o si è parlato troppo poco della convenzione tra l'Università e gli Ospedali. E' la prima volta che le strutture di insegnamento universitario pre e post laurea vengono concordate in base a convenzione, fatto altamente positivo al quale si è arrivati attraverso un confronto serrato e costruttivo con l'Università. A questo proposito va detto che è opportuna la disincentivazione delle iscrizioni alla Facoltà di medicina. Parta dallo stesso Consiglio un'indicazione di questo genere ai nostri giovani perché si formano medici che il servizio non richiede, tanto è vero che l'Italia è il Paese che ha più medici rispetto agli altri Paesi dell'Europa. Quindi non si può parlare di seconda facoltà.
Sui dipartimenti di emergenza il discorso culturale è stato difficile e delicato. C'era una valutazione negativa e un'ostilità di fondo nei confronti dei dipartimenti di emergenza, però in seguito a contatti relazioni, incontri abbia mo superato questa ostilità e oggi possiamo, dire che anche in questo caso il giro di boa è avvenuto con l'approvazione dei contingenti del personale e delle attrezzature. L'Ospedale Mauriziano opera con efficienza, così quelli di Chivasso e di Rivoli. Altri sono sulla strada dell'attivazione.
Il Consigliere Oberto ha osservato che gli acquisti degli ospedali potrebbero essere fatti in forma associata. A questo proposito voglio ricordare che due anni e mezzo fa avevo proposto in Consiglio una forma di acquisto centralizzato regionale. Una serie di considerazioni non aveva permesso di portare avanti una proposta di questo tipo perché sembrava che la Regione volesse accaparrarsi una facoltà che altri avevano. Si è seguita la strada, più corretta, della pre-trattativa con diverse ditte. Si sono ottenuti ribassi notevoli. Si è anche parlato del discusso comitatino, la cui funzione è stata positiva nel bene e nel male. La legge di riforma prevede ovviamente il suo superamento e la Regione Piemonte potrebbe puntare addirittura al superamento completo del comitatino ritenendo di puntare su un organismo più rappresentativo, una specie di consiglio sanitario regionale dove siano rappresentate tutte le forze politiche.
Al Consigliere Furnari rispondo che nella convenzione della medicina generica, dopo che le Saub avranno terminato il censimento, è previsto per ogni medico un numero di utenti che andrà da 1500 a 1800 persone. Si è parlato del Consiglio di amministrazione del San Luigi e di altri Consigli di amministrazione quasi che l'Amministrazione regionale voglia arrivare al commissariamento di tutti gli enti ospedalieri. Non c'é nessun problema di questo tipo. Solo nel caso in cui un Consiglio di amministrazione si dimette l'amministrazione regionale arriverà al commissariamento. A questo proposito propongo un criterio generale da adottare e cioè il rinnovo dei Consigli di amministrazione che scadono entro giugno di quest'anno, e lo scioglimento degli altri che scadono oltre il 30 giugno. Il Consiglio potrà dare una valutazione completa.
Dagli interventi dei Consiglieri sono emerse alcune prese di posizioni circa la gestione della riforma sanitaria. In Consiglio vi è stato un franco scambio di idee. La Giunta ritenendo di aver fatto bene nel passato ritiene di far bene anche in futuro. La gestione della riforma sanitaria per l'aspetto istituzionale rimane alla Giunta che è aperta.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Più che una dichiarazione di voto il mio è un giudizio sul contenuto dell'ordine del giorno. La parte iniziale fa riferimento ad un giudizio positivo sulla legge di riforma sanitaria che condividiamo perché la nostra parte politica ha dato un contributo notevole alla sua approvazione.
Riteniamo però che il modo di esprimere questo giudizio positivo dovrebbe essere diverso.
Condividiamo l'auspicio che tutti i provvedimenti che il Parlamento deve attuare in base alla legge di riforma sanitaria ed al D.P.R. 616 vengano attuati nei tempi stabiliti, respingendo quello che è stato detto in questo Consiglio che noi intendiamo porre degli ostacoli all'attuazione di queste importanti leggi che invece riteniamo debbano tradursi in atti concreti per l'organizzazione diversa della sanità e dell'assistenza nel Paese. Concordiamo sui punti in cui si invita il Governo a mantenere fede nei termini previsti a quanto è stabilito nella legge n. 833 e si invita il Parlamento ad attuare le riforme previste dal D.P.R. n. 616 in modo particolare la legge quadro sull'assistenza. Abbiamo espresso parere favorevole sulla legge 41 nel momento in cui abbiamo votato la zonizzazione proposta dalla Giunta, così come abbiamo sostenuto, e il nostro voto è stato conseguente, l'esigenza di far coincidere le Unità Locali dei Servizi con i distretti scolastici. Non si può dichiarare che questi leggi in modo particolare la 39, siano del tutto coerenti con la riforma sanitaria. Anche se abbiamo dato voto contrario alla legge 39, soprattutto perché la ritenevamo intempestiva rispetto alle leggi che il Parlamento doveva approvare, ci siamo però sempre ritrovati concordi sul principio di dare competenze ai Comuni e ai Consorzi di Comuni, nell'ambito della gestione dei servizi socio-sanitari, di esaltare la partecipazione degli operatori e delle forze sociali nella gestione di questi servizi. Così come abbiamo dato giudizio positivo sull'esigenza di realizzare una gestione integrata dei servizi sanitari e sociali in quanto vi sono delle strette interconnessioni. Rileviamo che nella legge 39 vi sono dei punti in contrasto con la riforma sanitaria. Abbiamo chiesto una pausa di 35/40 giorni per l'approvazione dei consorzi, non già per ritardare l'attività dei Comuni nell'ambito dei servizi sociali e sanitari e per interrompere il confronto che avviene nell'ambito della Regione, ma per evitare la costituzione di organismi che entro breve termine dovrebbero subire delle modifiche.
C'è l'esigenza di un rinnovamento della pubblica amministrazione, ma non possiamo pretendere di governare la società. In questo caso non saremmo coerenti con le nostre concezioni pluralistiche. Dobbiamo dare ordine e attuazione alle proposte che promanano dalla società, questa è la concezione del pluralismo sociale che trova ampia espressione nella nostra Costituzione.
Abbiamo sempre dichiarato l'esigenza di vedere il livello comunale protagonista della gestione della sanità e dell'assistenza, perch riteniamo che il Comune, singolo od associato, abbia delle competenze globali e non settoriali. Tuttavia riteniamo eccessiva la dichiarazione della capacità complessiva di governo perché, in questo caso, si potrebbe non lasciare più spazio all'assistenza privata e alle potenzialità che nel la comunità possono esprimersi e che sono strettamente collegate alla concezione pluralistica. Siamo d'accordo nell'esaltare la partecipazione delle forze sociali degli operatori, degli utenti, dei singoli cittadini della comunità nel suo complesso: un'affermazione rigida in cui si preveda soltanto la partecipazione dei lavoratori e delle categorie imprenditoriali può dare l'impressione di una concezione corporativa da cui rifuggiamo.
Non possiamo esprimere un giudizio positivo sull'attività della Giunta pur registrando alcuni punti positivi; soprattutto diamo un giudizio negativo nei riguardi della politica relativa all'assistenza privata, della politica relativa alle Ipab.
Per quanto riguarda i criteri generali di programmazione e di gestione dei servizi sanitari e socio-assistenziali possiamo dire che è positivo che siano stati presentati, ma non possiamo dare un giudizio positivo nel merito perché essi devono essere sottoposti alla consultazione della comunità, delle forze sociali e devono essere dibattuti nel Consiglio regionale. Senza aver dibattuto i singoli problemi, non possiamo esprimere un parere favorevole su un ordine del giorno, anche se abbiamo dichiarato di essere d'accordo su alcune affermazioni del progetto anziani; siamo d'accordo nel potenziare l'assistenza domiciliare e nel favorire gli interventi attraverso la famiglia, tuttavia tutto questo non può essere approvato soltanto con un ordine del giorno.
E' importante che la Giunta presenti la documentazione perché tutti coloro che hanno capacità di proposta legislativa abbiano i documenti necessari. Lo Statuto dà il diritto ai Consiglieri di avere atti e informazioni per svolgere in modo corretto il loro ruolo. Ritengo che sia giusto lasciare largo spazio alla consultazione degli Enti locali e della comunità. Crediamo profondamente nella distinzione dei ruoli dell'esecutivo e del Consiglio e, sensibili all'esigenza del confronto, crediamo che le forze politiche debbano essere in grado di dare il loro giudizio e di svolgere il controllo sull'attività della Giunta. Riteniamo importante che la Giunta si impegni a fornire mensilmente al Consiglio regionale le informazioni in ordine alla gestione. Non comprendiamo che si debba raccomandare alla V Commissione la "riconduzione nei termini di cui al presente ordine del giorno della propria attività". Innanzitutto non concepisco che la V Commissione possa avere una sua attività autonoma.
Abbiamo sempre richiesto che la distribuzione dei fondi avvenga in base a criteri oggettivi e abbiamo avuto delle perplessità quando l'Assessore Vecchione ha trattenuto il 25% come fondo di riequilibrio per l'assistenza sociale. La richiesta di pausa è stata richiesta non già per l'attuazione complessiva delle leggi, ma per elaborare la modifica della legge 39 relativamente a quanto è in contrasto con la legge 833. Chiedevamo che si stabilisse il numero della rappresentanza dei singoli Comuni nell'ambito dell'associazione dei Comuni, che si prevedesse che il Presidente fosse nominato dal Comitato di gestione, che il Comitato di gestione fosse votato con voto limitato per dare spazio alle eventuali minoranze, che nel Comitato di partecipazione non ci fossero soltanto le forze sociali ma gli utenti, gli operatori sociali, i rappresentanti degli interessi originali degli Enti ospedalieri.
La modifica della legge 39 richiede poco tempo. E' per questo che chiediamo una pausa di soli 35/40 giorni.
Concludendo chiediamo che la Giunta riconfermi o modifichi la zonizzazione per attuare immediatamente le procedure previste dalla legge 833.
Siamo disposti a collaborare e a contribuire per una celere modifica della legge 39 perché riteniamo validi i principi ispiratori della riforma sanitaria e perché vogliamo che questa si traduca in atti concreti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Il Gruppo socialdemocratico non può accettare l'ordine del giorno così come viene proposto, anche se deve dare atto della buona volontà della Giunta. Se l'ordine del giorno fosse stato concordato con tutte le forze politiche presenti in Consiglio forse sarebbe diverso.
Il nostro Gruppo dichiara voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il voto di astensione su questo documento è motivato in termini esattamente opposti rispetto a quelli espressi dalla D.C. dal momento che nella parte iniziale dell'ordine del giorno si dà un giudizio estremamente positivo alla legge di riforma sanitaria mentre il nostro partito si era trovato critico sul piano nazionale.
Ho tuttavia il dovere di sottolineare alcuni elementi positivi nei confronti della realtà regionale. Il discorso estremamente chiarificatore dell'Assessore Enrietti ha indicato, sia pure per sommi capi, come questo strumento andrà ad operare. E' stato chiarito che questo fenomeno appartiene alla collettività, che la collettività l'ha saputo gestire e che la collettività dovrà farsene carico anche in seguito. E' stato inoltre ribadito che, al di là di fumose ipotesi, la Giunta e il Dipartimento si assumono la responsabilità politica di quanto propongono. Affermo per conto della mia forza politica e di quella parte della collettività che in essa si riconosce la disponibilità a forme di collaborazione.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Non possiamo dare voto favorevole a questo ordine del giorno che valuta positiva l'attività svolta dalla Giunta. Nel nostro intervento abbiamo fatto ampie critiche e la risposta dell'Assessore non è stata soddisfacente. Sull'approvazione incondizionata della legge nazionale della riforma sanitaria il PRI ha dato voto di astensione non tanto sul merito della riforma, quanto sui livelli istituzionali e sulla spesa che non sono sufficientemente chiari. Non c'é dubbio che le strutture mutualistiche esistenti sono in stato di coma e che debbono essere il più rapidamente sostituite con le strutture regionali.
Siamo convinti che è necessaria una fase di sperimentazione in ordine al progetto anziani, ma non vorremmo che questa sperimentazione, sia buono o cattivo il risultato, diventi definitiva, come spesso avviene in Italia.
Attendiamo dalla Giunta con la rapidità che è richiesta nell'ordine del giorno la presentazione dei disegni di legge e l'informazione fondamentale.
E' chiaro che se la V Commissione non sarà tempestivamente informata non potrà operare, quindi non potrà dare elementi di giudizio, né portare valutazioni in Consiglio nei confronti di quei colleghi che non ne sono membri.
Per quegli aspetti dell'ordine del giorno che ci lasciano ancora perplessi, dichiariamo voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Nell'annunciare il voto favorevole all'ordine del giorno è opportuno valutare l'importanza dei compiti che ci attendono per i quali è necessario avere un grande slancio creativo e inventivo.
Il voto negativo del Gruppo D.C. e i voti di astensione espressi dagli altri Gruppi sono legati a valutazioni politiche ovvie che ci distinguono sulle cose finora realizzate. Noi siamo convinti del nostro giudizio positivo che deriva dalla visione che abbiamo dell'attività pregressa giudizio che è supportato da una serie di fatti ricordati nelle repliche degli Assessori Enrietti e Vecchione. Anche dove l'espressione di voto è diversa, si è riscontrata una sostanziale adesione e convergenza sulle cose da fare. Il lavoro che ci attende ha una scadenza molto ravvicinata, entro 15 giorni la Giunta è tenuta a presentare in V Commissione un documento dettagliato e analitico. A questa sfida pesante che abbiamo lanciato aprendo il versante della riforma, che non è solo sanitaria ma che è più generale, occorre rispondere avendo gli animi ben temprati, avendo intelligenza, comprensione dei fatti, degli avvenimenti e dei processi reali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Il Gruppo socialista voterà a favore dell'ordine del giorno il cui contenuto conferma le linee di politica sanitaria ed assistenziale a suo tempo presentate nel programma della Giunta. Non dobbiamo dimenticare che alcune riforme che sono state approvate con la nuova legge sanitaria sono state largamente anticipate dalla Regione Piemonte; queste linee sono state riconfermate ed adeguatamente puntualizzate nel Piano di sviluppo regionale e ancora una volta le abbiamo sentite ribadire nelle relazioni e nelle repliche degli Assessori Vecchione ed Enrietti.
La riforma sanitaria è in realtà una vera e propria riforma dello Stato, una riforma delle istituzioni, una riforma nel modo di essere della collettività e delle istituzioni. Mi sembra importante la riconferma del ruolo centrale del Consiglio regionale attraverso la V Commissione.
Conosciamo qual è la portata delle strutture delle Commissioni; per dobbiamo riconoscere che ci sono stati dei casi significativi, per esempio in materia di legge urbanistica, di fattivi raccordi tra la Giunta e il Consiglio.
Sia per la riforma dell'assistenza sia per quella, molto più ampia e difficoltosa, della sanità è possibile trovare questo punto di incontro e raggiungere quegli obiettivi che il Consiglio più volte ha indicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il nostro no è molto articolato, in verità è una sintesi inevitabile per alcuni aspetti della relazione. L'importanza della materia e l'impegno comune mi richiamano a sottolineare i molti sì per quanto riguarda il grande cammino da compiere nel realizzare una trasformazione di strutture di modi di essere e di vita nella società, nel nostro Paese.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa, procediamo con la votazione dell'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Bontempi, Calsolaro e Rossotto.
"Il Consiglio regionale esprime il giudizio positivo della Regione Piemonte nei confronti dei contenuti della legge 23 dicembre 1978, n. 833, istitutiva del servizio sanitario nazionale valuta come estremamente rilevante tale legge di riforma, ed, in particolare i processi di riordino e di riorganizzazione della materia previsti dalla legge stessa che dispone il coordinamento tra l'azione legislativa regionale, cui è conferito rinnovato impulso, e quella amministrativa e di gestione dei Comuni, chiamati, attraverso strutture associative, a governare, alla luce della legge regionale, l'intera materia richiama la necessità che all'iniziativa regionale riaffermata dalla legge n.
833, corrisponda l'impegno del Governo per l'adozione nel rispetto dei termini fissati dalla stessa legge dei provvedimenti amministrativi di sua competenza per il completamento del servizio sanitario nazionale richiama l'urgenza dell'approvazione, in sede parlamentare, delle leggi di riforma previste dal D.P.R. n. 616 constata ed afferma la validità e l'attualità delle prescrizioni di cui alle leggi regionali 9 luglio 1976, n. 41 ed 8 agosto 1978, n. 39, la cui attuazione coerente rispetto alle disposizioni di cui al D.P.R. n. 616, costituisce momento di continuità tra la fase di completamento delle competenze legislative regionali e la prima normativa 'quadro' statuale di settore riafferma la necessità che l'azione delle Amministrazioni comunali e della Comunità montana rivolta alla costituzione dei momenti associativi e decentrati di gestione della materia, sia sviluppata fino a condurre alla realizzazione su tutto il territorio regionale delle U.L.S. e dei relativi organi di Governo richiama la necessità di impegnare contestualmente gli organi ed organismi regionali al celere perfezionamento delle procedure rivolte alla formale costituzione delle associazioni di Comuni, nelle zone di cui alla legge regionale 9 luglio 1976, n. 41, con esclusione di ogni dilazione afferma la portata più generale della legge di riforma, quale momento ed occasione del rinnovamento degli interventi della Pubblica amministrazione in direzione del governo complessivo dei fenomeni socio-economici individua nel Comune, l'Ente a fini generali cui compete di sviluppare tale capacità complessiva di governo nello stesso governo dei fenomeni socio-economici e, di converso, nel superamento di alcuni limiti della riforma, in sede di legislazione integrativa regionale ed in fase di attuazione della riforma stessa e non nel mero intervento riparatorio (esterno rispetto ai fenomeni reali) la caratterizzazione dei rinnovati servizi, in aderenza alle indicazioni evidenziate con il metodo delle mappe di rischio nelle procedure della programmazione, avviate dalla legislazione regionale in materia e dal Piano regionale di sviluppo, lo strumento di raccordo tra i problemi a carattere istituzionale e quelli socio-economici nell'attiva partecipazione al processo di rinnovamento delle organizzazioni dei lavoratori e delle categorie imprenditoriali la condizione per il recupero di tutte le componenti sociali ai problemi di governo generale nella unitarietà della finanza pubblica l'elemento di ricomposizione del quadro complessivo dei diversi interventi e nella strumentazione contabile degli enti rappresentativa anche dell'articolazione delle indicazioni programmatiche la sede di verifica e di valutazione delle scelte delle Amministrazioni e dell'incidenza dei loro interventi valuta come positiva l'attività svolta dalla Giunta e, in special modo, la predisposizione e presentazione, nel luglio scorso, dei 'criteri generali di programmazione e gestione dei servizi sanitari e socio-assistenziali' che rappresentano un valido supporto tecnico-politico e culturale all'ampio dibattito che è necessario avviare sulla riforma; richiama la necessità che il processo di costruzione del piano regionale costituisca momento di riorganizzazione e riordino effettivi dei servizi nella direzione segnata dalla riforma e secondo le linee individuate dai 'criteri generali di programmazione e gestione dei servizi sanitari e socio assistenziali' rilevate in particolare, le sostanziali convergenze sulle linee del 'Progetto anziani' elaborato dalla Giunta e constatata la necessità di una fase di sperimentazione dello stesso, impegna la Giunta a proporne l'attuazione sperimentale ai Comuni, alle U.L.S., agli Enti ospedalieri, alle stesse Ipab per le parti di rispettiva competenza, curando l'indirizzo ed il coordinamento delle diverse iniziative ritenuto che l'eccezionale rilevanza ed urgenza dell'attuazione degli adempimenti conseguenti alla riforma sanitaria richiedono che venga prevista e favorita, a norma dello Statuto, la più ampia partecipazione degli Enti locali, dei Sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni di categoria all'azione regionale e, in particolare, alla definizione delle fasi, dei tempi e delle procedure con cui si intende addivenire alla formulazione dei testi legislativi ed ai conseguenti adempimenti garantendo, altresì, intorno agli stessi, un'adeguata, periodica informazione dà mandato alla Giunta regionale di presentare entro 15 giorni al Consiglio e, per esso, alla V Commissione una proposta che: preveda le modalità con le quali le forze politiche presenti nel Consiglio regionale possano, partecipando alle fasi preparatorie richiamate, avvalersi delle informazioni e di ogni altra strumentazione necessaria, in vista della presentazione, da parte dei soggetti di iniziativa legislativa, delle proposte legislative assicuri il coordinamento dell'azione degli organi ed organismi regionali preveda, a termini della legge sulle strutture, la costituzione di una struttura dipartimentale flessibile, nonché supporti adeguati per la partecipazione delle competenti Commissioni consiliari e dei Comitati comprensoriali, nonché delle Amministrazione provinciali, all'azione di coordinamento e di indirizzo che agli stessi compete, in relazione al perfezionamento della costituzione delle U.L.S. e dall'avvio dell'attività delle stesse impegna la Giunta ad adeguare all'impostazione di cui al presente ordine del giorno, sentito il Consiglio, gli strumenti di controllo di merito e la salvaguardia costituiti in applicazione della normativa vigente ed a procedere al loro graduale superamento, al fine di dar luogo ad una programmazione intesa come attività di preventivo indirizzo, proponendo la costituzione di un apposito organo consultivo presso la Giunta regionale capaci di garantire l'apporto alla politica di programmazione dei soggetti interessati impegna in particolare la Giunta a fornire mensilmente al Consiglio regionale le informazioni disponibili in ordine alla gestione della spesa raccomanda alla V Commissione la riconduzione nei termini di cui al presente ordine del giorno delle proposte legislative e delle deliberazioni programmatiche in materia, al fine di un loro coordinato utilizzo per gli adempimenti previsti dalla riforma".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 23 voti favorevoli, 3 astenuti e 12 contrari.



PAGANELLI ETTORE


Argomento: Commercio

Comunicazioni della Giunta regionale sul problema dell'insediamento della Rinascente a Venaria


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola all'Assessore Marchesotti, per le sue comunicazioni sull'insediamento della Rinascente a Venaria.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Signor Presidente, egregi colleghi, con la precedente comunicazione al Consiglio, sul nulla-osta per l'insediamento della Rinascente a Venaria riferimmo sui problemi che a tale insediamento si connettono; questi riguardano il commercio, i trasporti, il territorio, l'urbanistica l'occupazione, gli investimenti.
Abbiamo lavorato cercando il più largo consenso sulle ipotesi di soluzioni, quindi, come è ormai diventato un costume, abbiamo promosso una larga consultazione.
Abbiamo riferito alla IV Commissione, siamo quindi in grado di dare conto al Consiglio e di prospettare le proposte conclusive a seguito del lavoro svolto.
Vorrei ricordare ancora che tutto il lavoro di ricerca e di approfondimento è avvenuto, e non poteva essere che così, su una realtà determinata e per certi aspetti compromessa, da precedenti decisioni.
Per questo abbiamo impostato il problema come sanatoria di eredità precisando implicitamente ed esplicitamente che le soluzioni non potevano e non dovevano pregiudicare il futuro delle linee programmatiche che questo Consiglio dovrà decidere sulla programmazione in materia di urbanistica commerciale.
Non ci lamentiamo, perché quando si "eredita" si riceve sempre il tutto, almeno in politica, non essendoci l'istituto del "Beneficio di inventario".
In sede di consultazione sull'insediamento richiesto, hanno espresso parere favorevole i Comuni di Torino, Caselle, Pianezza, Beinasco Givoletto, Leinì, S.Mauro Torinese, Settimo Torinese, Grugliasco, mentre si sono espressi con parere contrario (per varie motivazioni) i Comuni di Borgaro, Druento, Moncalieri, Nichelino, Rivoli e S.Maurizio Canavese.
Il Comitato comprensoriale di Torino, con deliberazione 7/2 in data 18.12.1978, ha espresso parere che la rilocalizzazione a Venaria della Rinascente possa avvenire alle seguenti condizioni: che l'insediamento della Rinascente non costituisca in alcun caso occasione per la realizzazione di iniziative collaterali di ben più vaste proporzioni che, in particolare, le aree per le quali non siano ancora state rilasciate concessioni edilizie nelle zone D/6 e D/7 in P.R.G, di Venaria siano soggette alle scelte del P.P.A., in relazione alle indicazioni nel P.T.C, in elaborazione da parte del comprensorio che tutto l'iter di rilocalizzazione della Rinascente sia regolamentato attraverso un convenzionamento che coinvolga l'azienda e i Comuni di Torino e Venaria e che individui i comportamenti, i tempi, le modalità e il ruolo dei vari soggetti, l'uso dell'area e degli immobili attualmente occupati e i rispettivi valori, all'interno di una politica di riutilizzo urbanistico ed edilizio da parte del Comune di Torino che il trasferimento a Venaria avvenga in termini finanziari di sostanziale equilibrio tra il ricavato dell'operazione nel Comune di Torino e i costi reali di impianto a Venaria che nell'ambito delle citate convenzioni siano contenute idonee garanzie di continuità di medio-lungo periodo nella nuova localizzazione con le caratteristiche commerciali fissate in fase di rilocalizzazione la cui eventuale revisione potrà avvenire solo sentite le parti stipulanti la convenzione, il Comprensorio e la Regione.
Sotto il profilo della viabilità, l'Assessorato ai trasporti, con nota n. 12685 del 25 gennaio 1978, ha espresso parere in linea di massima favorevole nella considerazione che tale insediamento non comporta particolari aggravi al volume di traffico di tipo urbano già presente. Ha peraltro ritenuto che la struttura debba essere funzionalmente collegata con il sistema delle tangenziali di Torino tramite l'uscita di Venaria sul corso Garibaldi che dovrà essere attrezzata in ragione del prevedibile incremento di traffico. Sarà inoltre necessario che il suddetto Corso Garibaldi sia opportunamente attrezzato in corrispondenza degli incroci con le strade di accesso all'area in oggetto, mediante l'inserimento di corsie di accumulo per i veicoli che devono effettuare la svolta a sinistra nonché di impianti semaforici adeguati. In linea di principio gli ingressi all'area in oggetto non dovranno avvenire né dal corso Garibaldi, né dalla strada di Druento, salvo per i veicoli provenienti da Torino, al fine di contenere al massimo l'attraversamento delle direzioni principali di marcia da Torino, da Venaria e da Druento, ma dovranno attestarsi su opportune strade secondarie in modo da determinare un flusso veicolare ad anello monodirezionale attorno all'area in oggetto.
Sotto il profilo territoriale, l'Assessorato alla pianificazione del territorio, con nota n. 309 del 12.2.1979, ha analizzato l'insediamento in oggetto, valutandone la compatibilità con gli obiettivi di ristrutturazione e sviluppo dell'area metropolitana. Viene tra l'altro rilevato che "l'iniziativa della Rinascente potrebbe essere fatta rientrare in un sistema lineare per la localizzazione delle direzionalità ed attività rare sistema costituito da una serie di assi perpendicolari a corso Francia collocati al confine occidentale del Comune di Torino. In quest'ottica l'iniziativa potrebbe rappresentare non un edificio isolato ai bordi della conurbazione, ma propaggine estrema di un intervento di riequilibrio urbano comprensoriale messo in atto mediante l'impiego delle capacità ristrutturanti delle attività più rare".
La Commissione regionale per il commercio, prevista dalla legge 426 che delega alle Regioni le funzioni di programmazione e di nulla-osta per tali strutture, nella seduta del 13 febbraio 1979, previo esame delle domande presentate, del relativo corredo, dell'esito delle consultazioni operate dall'Assessorato al commercio; valutata la richiesta di insediamento, sotto i rispettivi aspetti programmatici, urbanistici viabili, commerciali, economici e occupazionali, ha espresso, con 9 voti favorevoli e 2 astenuti, parere positivo all'accoglimento della richiesta conché: a) vengano restituite al Comune di Venaria le autorizzazioni commerciali già rilasciate nell'area in questione b) vengano restituite al Comune di Torino le autorizzazioni commerciali relative all'esercizio "La Rinascente" di via Lagrange 15 c) vengano mantenuti da parte della Società "La Rinascente" i livelli occupazionali sulla piazza torinese, così come sono attualmente sia in termini di occupazione complessiva che di strutturazione part-time e full time fino all'apertura dell'esercizio di Venaria, salvo accordi con i sindacati d) la società "La Rinascente", per favorire il miglioramento dell'accessibilità al nuovo insediamento, mediante rete di trasporto pubblico, affronti tale questione con le parti interessate per una positiva soluzione del problema.
Considerato quindi che l'esercizio commerciale della società "La Rinascente" situato in Torino, via Lagrange 15, opera in condizioni del tutto anti-economiche e che la rilocalizzazione di tale attività commerciale costituisce la soluzione per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali che il P.R.G. del Comune di Venaria prevede, nella zona D/6, la possibilità di insediamenti commerciali su un'area complessiva di 120.000 mq e su tale area lo stesso Comune ha già rilasciato in data 1/9/1977 una concessione edilizia per la costruzione di un fabbricato ad uso commerciale con superficie lorda di calpestio di mq 37.878 nonché, in data 26.9.1977 sei autorizzazioni commerciali alle Società "Due Ponti", "Siema" e "Toge" per una superficie di vendita complessiva di mq 6.450 (estendibili fino a 9.200 mq in seguito a sentenza del Tar Piemonte del 15.2.1978) che l'insediamento in Venaria dell'esercizio commerciale della società "La Rinascente" si configura essenzialmente come un fatto di composizione e sistemazione di una realtà oggettivamente precostituita, come traspare dai vari aspetti esaminati e dai diversi elementi acquisiti, ma che comunque non costituisce in alcun modo né una pregiudiziale né un precedente rispetto alla programmazione della rete commerciale, nella regione attualmente in fase di confronto con le forze economiche e sociali che dall'analisi della domanda e dell'offerta, effettuata in base a dati e valori 1977, nelle aree in cui il richiesto centro commerciale eserciterà presumibilmente gran parte del proprio potenziale sono emerse le seguenti valutazioni: a) nella prima area di attrazione (da 0 a 3 km.), comprendente il Comune di Venaria e parte del Comune di Torino, la popolazione residente è di circa 176.000 unità, con una domanda globale di prodotti alimentari stimata in circa 132 miliardi e di prodotti extra alimentari in circa 96 miliardi.
Nella seconda area di attrazione (da 3 a 6 km.), comprendente il Comune di Borgaro e parte del Comune di Torino, la popolazione residente è di circa 250.000 unità, con una domanda globale di prodotti alimentari stimata in circa 187 miliardi e di prodotti extra-alimentari in circa 136 miliardi b) l'incidenza delle vendite del previsto centro commerciale sulla domanda come sopra stimata risulta essere di circa l'8,3% per i prodotti alimentari e il 5% per i prodotti non alimentari nella prima area di attrazione, e rispettivamente il 2% e il 2,7% nella seconda area di attrazione.
La società "La Rinascente" si è impegnata a mantenere i livelli occupazionali sulla piazza torinese così come sono attualmente sia in termini di occupazione complessiva che di strutturazione part-time e full time fino all'apertura dell'esercizio di Venaria, salvo accordi con i sindacati. La stessa società si è impegnata inoltre, per favorire il miglioramento dell'accessibilità al nuovo insediamento in Venaria, mediante rete di trasporto pubblico, ad affrontare tale questione con le parti interessate per una positiva soluzione del problema.
Il Comune di Venaria si è impegnato, tra l'altro, in un accordo con le organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil in data 5.2.1979, a dotarsi al più presto del piano di sviluppo e adeguamento della rete distributiva, e a non prevedere, sia sotto l'aspetto urbanistico che commerciale, alcun insediamento di commercio al minuto nella zona D/7 del P.R.G.C., né altri simili insediamenti nella zona D/6.
Il Comune di Torino si è impegnato, tra l'altro, in un accordo con le organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil in data 9.2.1979, acché la destinazione d'uso dell'area e degli immobili attualmente occupati in via Lagrange ed i rispettivi valori siano rivolti all'interno della politica di riutilizzo urbanistico ed edilizio secondo le linee del P.P.A, attraverso gli opportuni aggiornamenti.
Fatta salva da parte della competente Amministrazione comunale di Venaria la verifica in sede esecutiva della fattispecie con le norme urbanistico-edilizie vigenti in materia; la proposta è perciò di rilasciare, per le motivazioni espresse, il prescritto nulla-osta al Comune di Venaria ai fini dell'attivazione di un centro commerciale in Via Garibaldi, angolo strada per Druento, così composto: a) un esercizio per la vendita al dettaglio di generi di cui alle tabelle III e VIII della superficie di vendita di mq 9364 della società "La Rinascente" b) un esercizio per la vendita al dettaglio dei generi di cui alla tabella VIII (da gestire con la formula del grande magazzino) della superficie di vendita di mq 3666 della società "La Rinascente" c) una superficie di vendita complessiva non superiore a mq 1500 da destinare al piccolo commercio tradizionale.
Il predetto nulla-osta è vincolato alle correlative condizioni sottoelencate: 1) che le autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Venaria in data 26.9.1977 ed eventuali altre autorizzazioni, relative all'area in questione, vengano restituite al Comune stesso 2) che l'autorizzazione commerciale rilasciata dal Comune di Torino in data 13.10.1975 alla società "La Rinascente" per l'attivazione in via Lagrange n. 15, di un esercizio commerciale di 12.600 mq di superficie di vendita (tabelle III e VIII) venga restituita al Comune stesso 3) che la superficie coperta e di calpestio dell'immobile in cui verrà realizzato il centro commerciale di Venaria non sia superiore rispettivamente a mq 2500 e mq 26.750 4) che, nel quadro generale delle indicazioni consultive e delle raccomandazioni evidenziate in premessa, vengano affrontati e opportunamente risolti dal Comune di Venaria e dalla società "La Rinascente", per quanto di competenza, i problemi connessi al traffico e ai trasporti pubblici, derivanti dal nuovo insediamento commerciale, nonch gli aspetti relativi alla sistemazione dell'area non coperta oggettivandone le relative clausole nelle forme ritenute più idonee ed opportune, non esclusa fra queste a titolo di suggerimento l'adozione di apposita convenzione.
Consentitemi ancora alcune considerazioni conclusive rispetto a questioni che sono sorte in IV Commissione.
Sulla destinazione d'uso dell'immobile di via Lagrange, le scelte sulla futura destinazione sono di esclusiva competenza del Comune di Torino.
C'é stato chi ha proposto un'utilizzazione ancora parzialmente di carattere commerciale, chi invece l'ha esclusa categoricamente.
Credo che come Regione possiamo condividere, al riguardo, la posizione espressa dal Comprensorio di Torino, e cioè che intervenga una convenzione tra la "Rinascente" ed il Comune di Torino, che individui l'uso dell'immobile all'interno di un equilibrio di valori tra il ricavato e la spesa di investimento a Venaria e di una politica di riutilizzo urbanistico ed edilizio da parte del Comune di Torino.
Si prende atto, inoltre, e si valuta positivamente l'accordo intervenuto tra le organizzazioni sindacali ed il Comune di Torino tendenti, tra l'altro, ad evitare operazioni di tipo speculativo.
E' stato inoltre chiesto, sempre in IV Commissione, di conoscere il valore dell'immobile di via Lagrange e l'investimento a Venaria.
Le cifre che fornirò sono, da parte nostra, puramente indicative e di larga massima.
Il valore dell'immobile di via Lagrange sembrerebbe da valutare tra i 12 ed i 14 miliardi.
C'é anche chi asserisce che la cifra può andare a 16 miliardi e chi invece afferma che è difficile andare oltre i 10/11.
I pareri però sono discordi, probabilmente la diversità fa capo a chi vuole cedere e a chi vorrebbe acquisire.
Il Comune tuttavia ha gli strumenti per valutare oggettivamente. Per quanto riguarda l'investimento a Venaria, la società "La Rinascente" ci ha fornito i seguenti dati, precisando che sono calcolati a "Valori '80": con '78 = 13,5% di inflazione '79 = 15% " '80 = 12% " Investimento commerciale 5.300 milioni (impianti, attrezzature, arredi) Investimento immobiliare 11.000 milioni (terreno, costruzione, urbanizzazione) _______________ totale 16 miliardi 300 milioni



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario

Devo fare una precisazione come Presidente della IV Commissione prima di esprimere l'opinione del Gruppo sul problema. Esattamente 15 giorni fa l'Assessore su sua richiesta, in dipendenza anche dell'urgenza che rivestiva il problema ai fini dell'assunzione della deliberazione, ha fatto in IV Commissione una relazione del taglio di quella che abbiamo sentito fornendoci una documentazione sulla quale siamo ritornati in una seduta successiva. Sicuramente il complesso problema meritava degli ulteriori approfondimenti che non sono stati fatti, vuoi per ragione di tempo e vuoi per ragioni di mancanza di documentazione, soprattutto per quanto riguarda la prima fase d'avvio di questa vicenda, rilievo che è stato fatto dal Presidente della II Commissione Calsolaro il quale in una comunicazione fatta pervenire per giustificare la sua assenza a quella riunione comunicava alla Commissione alcune sue osservazioni, tra le quali rimarcava in linea principale proprio questo elemento. Del resto lo stesso Assessore dice che ci troviamo di fronte alle necessità di sanatoria di una vicenda che si è sviluppata tempo addietro.
Per cercare di essere sintetico parlando come rappresentante del Gruppo PSDI, dirò che il mio partito si era già pronunciato su questo argomento in sede di comprensorio e aveva esplicitato delle grosse preoccupazioni per questa decisione. Sono preoccupazioni che emergono anche dalla relazione dell'Assessore: il problema dei trasporti, il problema della destinazione dell'insediamento di via Lagrange, e a questo proposito consentitemi di fare un'osservazione che ho già fatto in Commissione. Al di là della sostanza di questo argomento mi pare si faccia un po' di fumo. Non riesco a comprendere i documenti che riguardano la bozza d'intesa tra i sindacati e il Comune di Torino. Non riesco a comprendere perché quando in una convenzione si dice che ci si richiama al piano pluriennale di attuazione si demanda ad altra sede la soluzione del problema. Questo è il contenuto della prima clausola; poi si dice che il valore del fabbricato di via Lagrange è determinato da quanto previsto dall'art. 53 della legge regionale, anche qui c'è un aggancio ad una disposizione legislativa l'ultima clausola fa poi dei riferimenti assai generici.
Non concordo sull'affermazione contenuta in un altro documento che porta la data del 9 febbraio 1979 intervenuto tra i sindacati e i rappresentanti della Regione, dove si dice che questo insediamento non rappresenta in alcun modo né un precedente rispetto alla programmazione della rete commerciale nella Regione, né una pregiudiziale. Capisco la preoccupazione di voler presentare questo provvedimento avulso dalla programmazione, peraltro è un grosso fatto e sicuramente si inserisce nella programmazione del settore come elemento ormai acquisito. Per queste problematiche, che potrei svolgere ulteriormente, ma che ragioni particolari mi impediscono di trattare completamente, vorrei rappresentare ancora un altro tipo di preoccupazione che era emersa già nella posizione assunta dal mio partito in sede di comprensorio. Si dice che a Rivoli Settimo, Collegno, Grugliasco sono previsti insediamenti industriali artigianali, commerciali e chimici. Con l'aggiunta di Venaria si giunge ad una notevole compromissione della prima e seconda cintura torinese, già soggetta a notevole e grave grado di conurbazione. D'altro canto Venaria non è considerato come polo di sviluppo dell'area del Comprensorio di Torino, pertanto la rilocalizzazione in tale Comune della Rinascente appare in contrasto con le linee direttrici del piano socio-economico-territoriale del suddetto Comprensorio. Appare inoltre non sufficientemente controllato l'eventuale disagio e pericolo che la rilocalizzazione può creare; le conseguenze che ne possono derivare vengono a interferire gravemente con le tre fondamentali necessità evidenziate dalla delibera del Comprensorio di Torino circa il piano territoriale di coordinamento e precisamente: controllo della dinamica complessiva dell'area di Torino contributo ad attivare la dinamica delle città importanti organizzazione delle strutture di tali città integrando ad esse i territori circostanti.
E' evidente che in assenza di un piano territoriale che specifichi a fondo la programmazione del comprensorio, in funzione dei punti succitati la rilocalizzazione della Rinascente non appare giustificata.
Quindi è del tutto inutile insistere come si fa da più parti e come si ripete nella legge 56, sulla necessità di riequilibrio e riassetto territoriale e poi tranquillamente condizionare le scelte future e la prossima programmazione con l'assenso ad interventi predeterminati quanto mai consistenti quale può essere l'insediamento della Rinascente.
Abbiano inteso rappresentare queste perplessità che non ci possono condurre ad approvare la scelta che la Giunta si appresta a fare.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi, noi avevamo realizzato nell'ottobre scorso un'articolata valutazione in cui rilevavamo dubbi e perplessità su un'operazione che sollevava allora, e per molti versi solleva tuttora problematiche d'ordine sindacale, commerciale ed altre ancora.
Esprimevamo in allora dubbi, nel senso che prima di un giudizio definitivo intendevamo conoscere con chiarezza: 1) la destinazione dell'attuale palazzo Rinascente di via Lagrange per il quale richiedevamo una soluzione confacente ad alcune nostre indicazioni 2) rilevavamo che l'assetto del territorio, sotto l'aspetto comprensoriale, non dovesse essere dequalificato o compromesso da un insediamento perturbatore 3) il problema doveva essere posto nel rispetto, nella tutela e nella difesa del commercio tradizionale 4) difesa occupazionale 5) il trasferimento doveva essere in conformità al piano che l'Assessorato stava e sta predisponendo, per la Regione.
Nell'ambito di queste richieste rilevavamo certe scorrettezze del Comune di Torino, certe irresponsabilità del Comune di Venaria, privo fra l'altro del piano commerciale. I mesi che sono seguiti non hanno certo risolto i dubbi che avevamo espresso con sufficienti motivazioni.
Sono stati consultati dalla Regione 18 Comuni ed il Comprensorio torinese che hanno, peraltro, espresso pareri contrastanti fra loro.
Abbiamo osservato i continui contatti bilaterali della Rinascente con i vari soggetti interessati, Enti locali, sindacati, categorie, con i quali ha realizzato separatamente accordi; abbiamo osservato gli esiti espressi non unitariamente, 13 febbraio dalla Commissione ex legge 426.
Da quanto rilevato non possiamo certo concludere che i dubbi e le perplessità siano scomparsi. Esiste un documento d'intesa firmato il 9 febbraio di quest'anno che avrebbe dovuto sbloccare certe remore del passato, ma che a nostro modo di vedere rappresenta un'intesa che vale ben poco, per non dire nulla. In tale intesa si rileva che la destinazione d'uso dell'area e degli immobili di via Lagrange verranno risolti all'interno della politica di riutilizzo urbanistico ed edilizio secondo le linee del P.P.A. Ci mancherebbe che non fosse così! Sempre nell'intesa si dice che nella destinazione d'uso saranno tenute presenti le esigenze di servizi e quelle derivanti dal trasferimento di attività con nostri grossi dubbi circa il problema del degrado e le conseguenze negative che potranno verificarsi se l'immobile di via Lagrange verrà indirizzato ed utilizzato come, passaggio per varie localizzazioni provvisorie.
Forse l'unica richiesta da noi presentata nell'ottobre scorso che ha ottenuto un'intesa formale è il mantenimento dei livelli occupazionali, ma circa tutto il resto rimane il dubbio e l'imprecisione.
Non si è a conoscenza degli esiti e dei ricavi in termini monetari dell'intera operazione, manca la certezza della destinazione di via Lagrange, manca l'assicurazione concretamente operante che l'episodio Rinascente a Venaria non apra a macchia d'olio la sollecitazione di altri ipermercati. E potremo continuare.
Certo è che se avessimo già avuto un'operante linea di programmazione sulla materia in campo regionale, la Regione si sarebbe forse decisa diversamente circa l'insediamento Rinascente a Venaria. Ma la programmazione della Regione in campo commerciale ancora si fa attendere e non consente quindi di affrontare in modo organico tutta la problematica connessa agli insediamenti della grande distribuzione.
La procedura della concessione del nullaosta regionale alla società Rinascente rappresenta non solo quello che non dovrebbe essere un corretto atto amministrativo, ma forse ancora più preoccupante quello che non deve essere una scelta consapevole in un quadro programmatico nel settore distributivo commerciale.
In altre parole non vi può essere nessun'altra motivazione allo stato attuale delle cose se non la consapevolezza che si è definitivamente imboccata la via della "sanatoria", ma non di scelte precedentemente fatte sulla presenza della società Rinascente a Torino, dove il grande magazzino realizzato non poteva trovare altra collocazione urbanistica se non analoga all'attuale, bensì di un insieme di atti e di procedure che prescindevano da qualsiasi riferimento programmatorio.
Siamo quindi di fronte ad una realtà che ci lascia perplessi non solo quale iniziativa in sé, ma molto di più per il precedente che può, al di là di qualsiasi dichiarazione formale, costituire.
Se l'impatto della struttura di Venaria può senza dubbio creare dei problemi sia urbanistici che commerciali, ancora più grave sarà la situazione se iniziative analoghe saranno all'ordine del giorno di altre future riunioni del Consiglio regionale.
Mi riferisco, ovviamente, alla necessità di avere quindi un quadro di riferimento preciso e concreto dal quale trarre le dovute considerazioni non in chiave strettamente vincolistica, ma sufficientemente chiara e garantista di quelle esigenze che il settore e il cittadino consumatore abbisognano.
Non voglio entrare nel merito delle decisioni a livello aziendale, sia per mancanza di sufficienti elementi di valutazione, sia perché non compete al Consiglio valutare se l'iniziativa che ci viene proposta parte da considerazioni di validità economico-distributiva o di validità economico immobiliare, ma vorrei sinteticamente far presente alcuni elementi di cui quest'assemblea deve prendere atto prima di pronunciarsi: 1) Sarà molto importante la destinazione dell'edificio lasciato libero in Via Lagrange; occorrerà valutare attentamente qualsiasi ipotesi, sia essa di riconferma di attribuzioni ad attività commerciali, sia ad altre attività terziarie. Infatti se dal punto di vista viario, l'allontanamento della Rinascente può creare minori flussi ed intasamenti, dobbiamo ricordare che nello stesso tempo si avrà un notevole impoverimento di attrazione nella zona commerciale.
2) Fondamentale il sistema di garanzia nelle distinzioni di uso delle aree della zona D/7 di Venaria e della restante superficie nell' area D/6.
3) Immediatamente valutare l'impatto che tale iniziativa avrà sul piano di Torino e apportare le necessarie modificazioni (vedi centri commerciali ): 4) Analizzare le possibili integrazioni e complementarietà tra sistema distributivo preesistente e' nuovi insediamenti.
5) Inquadrare, se già non è stato fatto nello schema di riferimento regionale, l'iniziativa di un sistema articolato di insediamenti di certe dimensioni, per non trovarci nuovamente scoperti ed impreparati in futuro.
Oltre a questi a:spetti più tecnici vorrei ancora sottolineare come questo fatto confermi ancora una volta come vi sia tra programmatori pubblici e realtà economica un notevole scollamento e, come la concezione di pianificazione rappresenti ancora un momento più teorico che realmente operativo concreto.
Un ultimo aspetto. Quattro mesi or sono, alla comunicazione dell'Assessore, avevamo parlato di insolita procedura per cui si comunicava al Consiglio per una sua informazione e conseguente giudizio,senza che si fossero preannunciati gli organi tecnici: Commissione regionale di cui alla legge 426, Comprensorio, eventualmente la IV Commissione.
Ci era stato detto che non era uno scaricare il problema al Consiglio ma era un coinvolgimento corretto dell'assemblea.
Delle due, l'una o si intendeva veramente informare tutto il Consiglio e far, pur nelle legittime autonomie e competenze istituzionali pronunciare con giudizio, salvo poi la decisione prenderla la Giunta come le compete ed allora era opportuno accelerare i ritmi del confronto e non aspettare il 19 febbraio a parlarne in IV Commissione ed oggi 22 febbraio in Consiglio parlarne tra l'altro su sollecitazione in particolare dell'opposizione (esiste al riguardo anche una mia interrogazione datata 1° febbraio in tal senso). Ma allora sarebbe stato corretto non attendere la fine di febbraio cioè la scadenza dei 6 mesi di tempo concessi alla Regione per esprimere un parere, senza il quale, dopo i 6 mesi, il silenzio veniva considerato rifiuto. Oppure la Giunta, riteneva di non coinvolgere almeno a livello di informazione e di giudizio il Consiglio, ed allora non doveva trincerarsi dietro una comunicazione, come quella dell'ottobre scorso che non anticipava giudizi, o dietro quella odierna che, a poche ore dalla scadenza dei 6 mesi, anticipa un giudizio, senza confronto col Consiglio.
E' una questione, come è facile capire, non solo di metodologia, ma di profondo significato politico.
E' per questi motivi che esprimiamo una valutazione negativa su tutta l'operazione Rinascente a Venaria e un giudizio non positivo sul parere favorevole della Regione all'insediamento suddetto.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

L'Assessore Marchesotti ha detto che le Amministrazioni non accettano con beneficio d'inventario quanto hanno lasciato in eredità le Amministrazioni precedenti.
Un'Amministrazione può semplicemente rifiutare quello che le altre Amministrazioni hanno lasciato loro in eredità, come è avvenuto nel caso della seconda pista di Caselle.
Le Commissioni II e IV si riunivano lunedì per definire il piano Decennale e in quella circostanza avevo indicato alcune questioni da approfondire, come l'esame della posizione pregressa della Regione in questa vicenda e l'opportunità di disporre di una carta generale, almeno per Comprensorio, dei siti sui quali insistono questi insediamenti commerciali.
Qualche anno fa la Regione Lombardia aveva nominato una Commissione speciale con il compito dl studiare il quadro generale dei supermercati degli iper mercati e dei grandi magazzini.
Anche nella relazione dell'Assessore Rivalta mi sembra di intravedere un parere sostanzialmente contrario all'insediamento.
Parere contrario hanno espresso, molti Comuni dell'area del Comprensorio, e non si tratta di Comuni che hanno una diversa maggioranza politica rispetto a quelli che hanno dato parere favorevole.
Il parere favorevole a questo insediamento pregiudica, in un certo senso, le scelte di piano che devono essere contenute nel piano territoriale; nel piano comprensoriale, e nel piano di settore.
Non si deve dimenticare il fatto che questo insediamento tocca fra l'altro i confini del parco regionale della Mandria.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Sei un attento lettore di testi, però l'ultima questione è errata.



CALSOLARO Corrado

Comunque gli va vicino. Infatti per i confini di Venaria si era fatta una serie di questioni relative al passaggio per il parco. Questo insediamento costituisce senz'altro un precedente: quod factum infectum fieri nequit.
Sui confini della Mandria abbiamo discusso per 6 mesi, sulle Capanne di Marcarolo stiamo discutendo; poi, in una seduta di due ore della IV Commissione, si pretende di avere un parere qualunque su questa questione.
A mio avviso non si può dare parere favorevole all'insediamento: è necessaria un'ulteriore istruttoria e se questo non è possibile perché i termini stanno per scadere, il parere non può che essere negativo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Ero Sindaco di Grugliasco e ho vissuto la battaglia della Rinascente quando mezza Torino era in subbuglio per la sua apertura. Ora sento dire che con il suo trasferimento viene intaccato l'equilibrio commerciale della zona: cambiano i suonatori, però la musica è sempre la stessa. Sento parlare di programmazione, ma mi domando: chi vietava di fare la programmazione negli anni dal 1970 in poi? Come Sindaco di Grugliasco avevo minacciato la Regione di sciopero generale nel caso di un parere favorevole all'apertura di un ipermercato nel Comune. Se fossi al posto della Rinascente mi baserei sulla circolare ministeriale del 13 luglio 1972 che autorizza il trasferimento nell'ambito della Regione. Penso al piano regolatore di Venaria, che posso non condividere, votato all'unanimità da una Commissione composta da socialisti, democristiani, socialdemocratici liberali, Sindaco comunista, per la trasformazione di una parte dell'area industriale in area commerciale e che decide questa operazione, ma non per un nuovo ipermercato. Mi dispiace che siamo obbligati ad assumere un provvedimento di questo genere in sanatoria. La nostra parte politica è contraria all'ipermercato anche perché è dimostrato nei fatti che dal punto di vista strutturale questa azienda non regge. In quel momento nessuno di noi si è accorto di queste cose? Plaudo al discorso in sanatoria e a quello che ha fatto l'Assessore in questi mesi per articolare la questione in modo da garantire l'occupazione, la superficie coperta, il parere del Comprensorio ed il vincolo delle licenze alle opere infrastrutturali indispensabili. Valuterà il Comune di Torino sull'utilizzazione del fabbricato e in quel momento la Regione darà il suo parere dal punto di vista urbanistico.
Per principio non credo agli ipermercati a meno che dal punto di vista economico, culturale e tecnico si dimostri che sono necessari. Stiamo per varare il piano del commercio; presto lo discuteremo; avremo altre occasioni per misurarci, quindi verificheremo se il piano commerciale va nella direzione che anch'io auspico. Ricordo le vicende del piano regolatore di Torino quando si trattava di spostare la Fiat Ferriere dalla città. Non si è accolta quella proposta e oggi, a 20/30 anni di distanza non si sposta più, ma la città è rovinata. Allora però era impossibile fare un discorso programmatorio perché il piano regolatore era stato deciso dagli amici degli amici e bisognava accettare quella minestra. Oggi non è più così. Purtroppo facciamo degli interventi in sanatoria cercando di operare nel modo migliore possibile, cercando di stare nella legge. Mi auguro che l'operazione possa essere legittimata dall'interesse generale.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Desidero puntualizzare alcune questioni che riguardano l'Ente Regione altre riguardano il Comune di Torino e il Comune di Venaria che devono applicare i loro strumenti quindi risponderanno direttamente.
Si dice che lo spostamento della Rinascente da via Logrange a Venaria non pregiudica il piano regionale, invece io dico che lo pregiudica. Si pu dire che dovevamo dare parere negativo, ma questa proposta non l'ho mai sentita fare nelle consultazioni con le forze economiche e sociali e con i sindacati; le motivazioni erano per ragioni di principio e non entravano nel merito; la Rinascente aveva due modi per affrontare la questione: ricorrere al Tar che quasi sicuramente le avrebbe dato ragione perch non si tratta di un nuovo insediamento di ipermercato affrontare il problema con la circolare ministeriale che, tra l'altro, non è stata scritta né da un socialista né da un comunista.
I 12.600 mq di via Lagrange si aggiungono ai 9.600 mq già concessi su quell'area.
Se mi dite che il piano regolatore del Comune di Venaria, che è stato approvato all'unanimità, è un piano regolatore da non condividere, sono d'accordo, tant'è vero che abbiamo operato per inserirvi alcuni condizionamenti. Noi riteniamo di aver ottenuto il massimo possibile.
Quando affermiamo che questo parere condizionato non pregiudica la programmazione non facciamo un'affermazione di principio, ma facciamo un'affermazione di merito concreta, perché gli altri ipermercati che si apriranno in seguito dovranno avere il nullaosta e dovranno stare all'interno del quadro che determineremo. Sono d'accordo con il Consigliere Cerchio quando parla di programmazione concordata, di linee aperte, di confronto etc. Questo lo faremo. C'é un difetto di impostazione, perch quando si parla di urbanistica commerciale si ha una visione strettamente comunale che spesso è in contraddizione con impostazioni di altri Comuni.
Oltretutto la legge stabilisce che i piani di urbanistica sono comunali e la Regione può intervenire suggerendo alcune linee correttive. Era stata fatta una variante al piano regolatore del Comune di Venaria che consentiva concessioni urbanistiche per industria, commercio all'ingrosso e commercio al minuto. Attraverso una trattativa con il Comune e con i sindacati coloro che erano già in possesso di concessioni urbanistiche che consentivano anche di aprire attività al minuto hanno correttamente ritornato le concessioni al Comune che le ha a sua volta cambiate. E' una conquista. Quelle licenze sono pubbliche, si sa a chi sono intestate, non ci sono quindi problemi particolari.
Nessuno potrà accusare il mio Gruppo e questa Giunta di avere favorito un ipermercato.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Con la replica dell'Assessore si conclude la seduta.
Il Consiglio è convocato per il 26 febbraio alle ore 9,30 con al primo punto dell'ordine del giorno la discussione sul bilancio .
(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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