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Dettaglio seduta n.24 del 18/12/75 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il primo punto all'ordine del giorno reca "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle adunanze dell'11 dicembre scorso sono stati distribuiti ai Consiglieri prima della seduta odierna; se non vi sono osservazioni li considero approvati.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione urgente del Consigliere Menozzi "Iniziative che la Giunta Regionale intende adottare per ovviare agli inconvenienti determinati nel Monferrato dall'aumento delle tariffe dell'acqua da parte della S.p.A. 'Acquedotto Monferrato'"


PRESIDENTE

Passiamo alle interpellanze e interrogazioni Interrogazione urgente del Consigliere Menozzi: "Iniziative che la Giunta Regionale intende adottare per ovviare agli inconvenienti determinati nel Mon ferrato dall'aumento delle tariffe dell'acqua da parte della S.p.A 'Acquedotto Monferrato'".
Risponde l'Assessore Bajardi, al quale do la parola.



BAJARDI Sante, Assessore all'attuazione e gestione delle infrastrutture

Il Consigliere Menozzi, come dice nell'interrogazione, è "preoccupato dello stato di apprensione e disagio suscitati nei produttori agricoli le cui aziende ricadono nell'ampia circoscrizione territoriale ove opera la S.p.A. 'Acquedotto del Monferrato'", causa i notevoli aumenti apportati addirittura duplicati ed in certi casi triplicati, sul costo dell'acqua erogata e chiede di conoscere se la Giunta ritenga "opportuno convocare i dirigenti della predetta Società per un approfondito esame del problema atto a ricercare soluzioni idonee per la revisione del prezzo dell'acqua in questione, rendendolo meno oneroso per gli interessati e ciò anche e soprattutto in riferimento all'attuale situazione agricola e, nel contempo per adeguare il servizio alle reali necessità degli utenti" Desidero in proposito premettere che il D.L. del 1930 n. 1345, con il quale è stato costituito coattivamente tra i Comuni delle province di Alessandria (con 44 Comuni), Asti (48) e Torino (4) il Consorzio per l'Acquedotto del Monferrato, prevede la concessione alla S.p.A. Acquedotto per il Monferrato, con sede in Torino, dei lavori di costruzione dell'acque dotto, comprese le reti di distribuzione, nonché del relativo esercizio per anni 60. Il regolamento per l'esercizio dell'acquedotto del Monferrato risale al 1930. Attualmente Presidente di detto consorzio, anche se decaduto, è Avv. Pier Enrico Motta, confermato a tale carica per il quadriennio che scade il 5.8.1972 con decreto del Ministro dell'Interno.
Quindi amministrazione scaduta che dovrà essere rinnovata, noi crediamo non più con decreto governativo, ma con decreto del Presidente della Giunta Regionale perché così riteniamo debba essere interpretato alla luce dei decreti di trasferimento alle Regioni di funzioni statali.
Sappiamo inoltre che proprio in questi giorni si è svolta l'assemblea consortile e sono stati nominati i nuovi amministratori, ma non ancora il Presidente.
Devo ancora dire che a proposito delle tariffe, a cui fa riferimento il Consigliere Menozzi, trattandosi di acquedotti interprovinciali sono state stabilite dal CIPE, con provvedimento del 13.5.1975. Tralascio l'elencazione delle tariffe che danno chiaramente il senso di questo aumento che arriva ad un massimo di 340 lire al mc.
Al Consorzio sono stati promessi notevoli contributi: dallo Stato: 65% su 100 milioni una prima volta e 65% su 200 milioni successivamente dalla Regione: 65% su 392 milioni (esercizio 1972) non ancora utilizzati per situazioni complesse connesse anche al rapporto tra il consorzio e la società di gestione.
Si pone così con forza il problema di quell'incontro con gli amministratori del Consorzio a cui ha fatto riferimento il Consigliere Menozzi ed al quale la Giunta esprime la sua piena disponibilità, in un discorso che mi pare giusto ricondurre ad una dimensione più ampia di quella che è contenuta nella risposta del sottoscritto e che si riferisce solo all'aspetto specifico del Consorzio dell'acquedotto, che investe cioè anche l'attività degli altri Assessori, in relazione a quel discorso unanimemente acquisito di un uso plurimo delle acque, che è alla base di una soluzione a tempi lunghi del problema, ed in particolare dell'uso delle acque a fini agricoli e non solo a fini civili.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Nel dichiararmi soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore e nel prendere atto con compiacimento dell'impegno a voler convocare, come richiesto, i dirigenti dell'Acquedotto del Monferrato, non appena sarà possibile, ritengo opportuno sottolineare una volta ancora che la mia interrogazione, oltre ad esternare preoccupazioni per i notevoli aumenti apportati al costo dell'acqua, tocca anche il problema di un servizio assai carente e deficitario, perché le manutenzioni lasciano molto a desiderare a causa dell'attuale situazione finanziaria del Consorzio che presenta deficit paurosi ed anche per la vetustà dell'impianto (il collaudo di questo acquedotto risale al 1934).
Ma c'é un altro aspetto, l'acquedotto ha una capacità distributiva di oltre 10 milioni di me, annui e ne distribuisce poco più di sei milioni quando i Comuni serviti, in prevalenza rurali, avrebbero l'esigenza di una distribuzione di gran lunga superiore. Per cui, se è preoccupante l'aumento dei costi, più preoccupante ancora è la carenza del servizio che, guarda caso, viene proprio a manifestarsi nei periodi in cui le aziende agricole hanno maggiori necessità di acqua Mi auguro che dall'incontro che la Presidenza e l'Assessore andranno a promuovere possa scaturire una tale comprensione da poter rivedere i parametri, per quanto attiene al costo dell'acqua e si possa trovare la soluzione per iniziare quella fase di riassestamento e di potenziamento richiesta dalle popolazioni interessate.
Concludo con un'osservazione; l'acquedotto è sorto con caratteristiche e compiti atti ad assolvere funzioni preminentemente rurali e tale è tutt'oggi, ma cosa si verifica? Anche qui, come in parecchi altri settori le popolazioni più disagiate, aventi redditi minori, hanno sempre pagato l'acqua più cara e ne hanno accusato più di ogni altro settore la deficienza Quando l'acquedotto di Torino faceva pagare (1934) L. 0,50 al mc.
l'Acquedotto del Monferrato faceva già pagare due lire e 90; se veniamo ai nostri tempi registriamo che l'acque- dotto di Torino fa pagare 50 lire (anche se dovrà aggiornare il prezzo, forse lo avrà già anche fatto) ma qui si parla, per le popolazioni rurali, di 340 lire.
A me pare che queste sperequazioni venga- no a testimoniare, una volta ancora, quanto sia necessario riequilibrare le posizioni e quanto meno parificare i costi dei servizi e non arrivare a delle differenziazioni così macroscopiche.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione del Consigliere Rossotto: "Problemi relativi al traforo del Frejus"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Rossotto: "Problemi relativi al Traforo del Frejus".
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità, attuazione e gestione delle infrastrutture

L'interrogante chiede che la Giunta si esprima, avviando un confronto con tutte le forze politiche e sociali, su una adeguata politica viaria nella Valle di Susa alternativa rispetto all'autostrada.
In merito si può dire che la soluzione viaria della Valle di Susa dovrà tenere conto dei valori di mobilità generata: dai valichi di frontiera e dalla loro capacita sempre ridotta rispetto ad un'autostrada dagli insediamenti industriali, residenziali e sportivi dalla pendolarità casa-lavoro e casa-scuola interna alla valle e verso Torino dalla specificità del trasporto merci internazionale.
L'analisi dell'offerta di infrastrutture per trasporto mette in evidenza alcuni aspetti importanti e cioè: la presenza fino a Susa di due strade statali di buone caratteristiche, singolarmente inadeguate ad un aumento di traffico la presenza da Susa a Bardonecchia della SS 335 con caratteristiche montane ed alcuni passaggi difficili da Gravere, Salbertrand ed Exilles una ferrovia (Torino-Modane) sulla quale sta per essere completato il secondo binario per un aumento della potenzialità generale.
In tale contesto si ritiene che la costruzione di un nuovo asse viario a grande capacità (e questo è stato più volte ribadito) in presenza di un tale sistema infrastrutturale, sia quanto meno inopportuno e costoso a fronte dei vantaggi che la valle potrebbe derivare. Nei fatti l'autostrada produrrebbe un nuovo effetto di drenaggio verso Torino di tutte le attività economiche destinando la valle ad un uso prettamente residenziale dormitorio favorendo, invece, gli insediamenti turistici ai terminali.
In alternativa si presenta preferibile un intervento globale sul sistema infrastrutturale che assegni il ruolo che gli spetta all'asse ferroviario e ad entrambe le vie di scorrimento stradali nel loro insieme adeguandone la capacità ed i livelli di servizio alle necessità.
Nei tratti montani sarà invece indispensabile un intervento più profondo mediante varianti sostanziali che mettano altresì le strade al riparo da eventi calamitosi.
Tale intervento dovrà essere coordinato con il sistema dei vincoli urbanistici ad evitare il ripetersi del soffocamento dell'asse stradale da parte dell'edilizia privata ed industriale e dovrà accogliere le pianificazioni dei centri merci e dei luoghi di scambio fra i sistemi di trasporto su ferro e su gomma prima dell'ingresso in Torino.
In tal senso sta operando la Giunta Regionale accelerando in primo luogo i tempi di realizzazione dei piani delle Ferrovie dello Stato, con una verifica, inoltre, della viabilità ANAS all'interno della valle, e intende coordinare la propria attività con le organizzazioni sindacali (con le quali avrà un confronto a tempi brevi), con le organizzazioni sociali degli imprenditori (con i quali sono già avviati dei discorsi) e con gli Enti locali, Comuni e Comunità montane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto



ROSSOTTO Carlo Felice

E' noto come la forza politica a cui ho appartenuto e continuo ad appartenere nei concetti ideologici che l'hanno ispirata, abbia sempre sostenuto che collegamenti autostradali, quale nuovo momento di realizzazione dei trasporti con le aree forti europee, potessero essere di aiuto per lo sviluppo economico, politico e sociale non soltanto della nostra Regione, ma di tutta l'Italia.
Nella passata legislatura sui problemi infrastrutturali ci siamo trovati, su certe inutilità gravissime, in disaccordo con la Giunta allora costituita dalle forze chiamate di centro sinistra e in accordo con l'opposizione del PCI soltanto una diversificazione esisteva ed era sull'interpretazione e sulla validità sostenuta da noi del traforo autostradale del Frejus.
Il problema è ormai a monte ed e risolto, l'opera del traforo sta proseguendo ed era pertanto opportuna a questo punto una precisazione di quelle che debbono essere le conseguenze e le soluzioni che si dovevano dare alla realizzazione di questa opera.
Mi dichiaro totalmente soddisfatto della risposta dell'Assessore Bajardi perché è ovvio che la valutazione del flusso di trasporti che si verificherà al momento dell'apertura del traforo troverà l'assoluta insufficienza del sistema viario a valle dello stesso e spero non capitino anche nella Regione Piemonte i gravi inconvenienti che sono avvenuti oltr'alpe, quando è stato aperto il traforo del Monte Bianco, determinando strozzature e rallentamenti al normale flusso di traffico.
Il contemperamento e quindi la necessaria rivalutazione di quello che può essere l'assorbimento del flusso commerciale, sempre in maggiore espansione per la integrazione che esiste tra le aree italiane e le aree del nord Europa, su cui è fondamentale arrivare ad una totale integrazione che rappresenta una conquista sociale e politica che la nostra generazione potrebbe realizzare, deve valutarsi esattamente con quella che potrà essere la linea ferroviaria onde non creare inutili doppioni o sperperi di denaro e perché il trasporto su strada non trovi, in un momento di non ancora realizzata attuazione del potenziamento ferroviario, un effimero boom che determini distorsioni. Il fatto che in relazione alle condizioni ambientali della bassa e dell'alta Valle di Susa venga scartata una soluzione autostradale, determinerebbe un isolamento di vaste zone locali che devono essere rivitalizzate.
Da un punto di vista strettamente di rispetto di quelli che sono i valori paesaggistici ed ecologici, le valutazioni e gli intendimenti con cui la Giunta intende operare con piena responsabilizzazione di tutte le componenti interessate a questo fatto di una importanza estrema trova l'interrogante pienamente soddisfatto.


Argomento: Caccia

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Motivi che hanno indotto la Giunta Regionale ad autorizzare l'abbattimento di tre esemplari di cervo nella riserva La Mandria"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Motivi che hanno indotto la Giunta ad autorizzare l'abbattimento di tre esemplari di cervo nella riserva 'La Mandria' ".
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore alla caccia

Concordo con il Consigliere Cerchio, circa la difesa della fauna, il non autorizzare l'abbattimento delle specie, in particolare i cervi. Per devo informare il collega Cerchio che la richiesta è pervenuta dal laboratorio di zoologia applicata di Bologna. I tre capi (un maschio, una femmina ed un cervo giovane) servono per studi scientifici come previsto dall'art. 27 del T.U. e dall'art. 38.
Per quanto riguarda la difesa della fauna posso tranquillizzare l'interrogante che da parte della Giunta non vi saranno delle autorizzazioni, all'abbattimento, tant'é che giorni addietro c'é stato il divieto di cacciare alcune specie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio



CERCHIO Giuseppe

L'unica osservazione è che mi pare che questi tre esemplari siano stati abbattuti per esporli al museo dell'Istituto di Bologna e non per studi scientifici. Sarebbe stato forse più opportuno attendere la morte naturale per poi imbalsamare questi esemplari.



PRESIDENTE

Replica l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore alla caccia

Voglio solo precisare che il cervo serve per studiare le malattie circolatorie, e questo è stato uno dei motivi per cui il laboratorio ha chiesto l'abbattimento di questi tre cervi, che poi ha naturalmente destinati al museo.


Argomento: Opere pubbliche

Interpellanza urgente del Consigliere Zanone "Esposto presentato da alcuni Sindaci del Vercellese contro la costituzione di una Commissione che avrebbe il compito di indicare le opere da finanziare nel comprensorio di Vercelli"


PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore che dovrà rispondere all'interpellanza del Consigliere Zanone, io constato con molto rammarico la totale assenza dei Segretari dell'Ufficio di Presidenza.
Poiché non si può andare avanti senza un Segretario che assista e verbalizzi e firmi i documenti del Consiglio, propongo che il Consigliere Zanone svolga la sua funzione di Consigliere e poi ritorni a svolgere le mansioni di Segretario. E' d'accordo Consigliere?



ZANONE Valerio

D'accordo.



PRESIDENTE

Allora dò la parola all'Assessore Bajardi per la risposta all'interpellanza del Consigliere Zanone: "Esposto presentato da alcuni Sindaci del Vercellese contro la costituzione di una Commissione che avrebbe il compito di indicare le opere da finanziare nel comprensorio di Vercelli".
Consigliere Zanone, desidera illustrare l'in- terpellanza?



ZANONE Valerio

No.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore all'attuazione e gestione delle infrastrutture

Con interpellanza urgente il Consigliere Zanone chiede di conoscere: 1) se sia pervenuto alla Giunta un esposto sottoscritto da numerosi Sindaci del Vercellese, contro la costituzione in data 29.11.1975 di una Commissione che avrebbe il compito di indicare alla Regione le opere pubbliche da finanziare in via prioritaria nel comprensorio di Vercelli 2) quali fondamenti di legittimità possono essere attribuiti a consimili Commissioni che verrebbero a predeterminare le scelte inerenti alle funzioni dei costituendi Comitati comprensoriali e, pertanto sarebbero lesive delle autonomie comunali e del corretto rapporto di esse con la Regione.
Desidero in proposito far presente che, pur non essendo pervenuto alcun esposto, risulta tuttavia alla Giunta sia stata costituita la Commissione alla quale l'interpellante fa riferimento. Detta Commissione, composta da rappresentanti di tutti i Partiti dell'arco costituzionale nelle persone di amministratori comunali dei Comuni che presumibilmente faranno parte del comprensorio vercellese (per il PLI il Sindaco di Olcenengo dr. De Marchi) ha il compito di fornire alla Regione indicazioni sulla priorità delle opere, sentiti gli amministratori di tutti i Comuni ricadenti nell'area ecologica di Vercelli.
Le somme rimaste disponibili nel bilancio 1975, a seguito dell'integrazione dei contributi rateali gia erogati nel 1973 e nel 1974 previsti dalla legge regionale n. 28, consentono di finanziare opere pubbliche nel territorio regionale per poco più di 25 miliardi.
Ai fini dell'utilizzazione di questa risorsa la Giunta Regionale ha ritenuto di coinvolgere gli Enti locali raggruppandoli nelle dimensioni presumibili delle dimensioni comprensoriali, per fornire delle indicazioni tali da far corrispondere l'uso di questa somma esigua alle esigenze prioritarie della comunità.
Nei relativi comprensori si sono svolti degli incontri, promossi dal Dipartimento assetto territorio, con i Comuni dei rispettivi comprensori nel corso dei quali sono state suggerite all'attenzione degli Enti locali esigenze prioritarie da individuare nell'ambito dì opere igienico-sanitarie sulle quali verte particolarmente l'attenzione della comunità e di privilegiare opere di completamento gia avviate, opere che abbiano prevalentemente una caratteristica sovracomunale e che in primo luogo siano dotate già di progetti, in modo che le decisioni che saranno assunte dalla Regione coincidano con il rapido avvio di queste opere.
Questa ci pare la strada da seguire. In assenza sia del piano regionale che dei piani comprensoriali di sviluppo la Giunta ritiene che un rapporto collegiale - in sostituzione di quello Regione-singolo Comune - possa consentire un'efficace e corretta programmazione dei mo- desti interventi finanziabili.
Questa è pertanto la funzione di tali Comitati e non certamente quella di adottare provvedimenti finalizzati a predeterminare le scelte che competeranno ai Comitati comprensoriali il cui avvio, come è ovvio, alla luce della legge sui comprensori, non potrà aversi che alla fine della prima meta del 1976. Si trattava di cogliere questa occasione per procedere ad un primo passo più esteso di rapporti tra l'amministrazione regionale ed il complesso dei Comuni, organizzati a livello comprensoriale.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante, Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Comprendo le ragioni di urgenza legate all'utilizzazione dei fondi di bilancio che sono state addotte dallo Assessore Bajardi, ma a me pare che la costituzione di Commissioni comprensoriali di natura interpartitica alle quali viene in qualche modo riconosciuta l'indicazione di priorità in materia di assegnazione di contributi per opere pubbliche, vada contro la corretta interpretazione della legge regionale sui comprensori e costituisca un'oggettiva, non dico, limitazione, ma comunque un intervento che in qualche modo viene ad interferire sulle autonomie comunali le quali non sono necessariamente vincolate da dipendenze partitiche; appunto contro quella che è stata l'impostazione della legge regionale sui comprensori approvata alla fine della prima legislatura.
Io credo quindi che questo esposto dei Sindaci vercellesi, di cui ignoro l'appartenenza politica, debba essere preso in esame perché fino a quando non si costituiscono i Comitati comprensoriali, e quindi non si istituisce il livello istituzionale nel quale devono svolgersi quei rapporti fra la Regione e gli Enti locali, il rapporto amministrativo deve restare tra le istituzioni pubbliche e non fra organismi diretti o composti per intervento delle forze politiche.
Mi spiace, quindi, di non potermi dichiarare soddisfatto delta risposta che è stata data a questa interpellanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi per una breve replica.



BAJARDI Sante, Assessore all'attuazione e gestione delle infrastrutture

Mi pare che la richiesta avanzata di prendere in esame l'esposto dei Sindaci sia più che legittima. Ha gia fatto notare però che questo esposto non è pervenuto alla Regione e quindi non può essere preso in esame al momento, se il Consigliere ce l'ha può cortesemente metterlo a disposizione.
Nelle discussioni che si sono svolte nei singoli comprensori - e lo pu testimoniare quella parte dei Consiglieri Regionali che, invitati dai Sindaci dei Comuni capoluogo, hanno partecipato a queste riunioni.



CHIABRANDO Mauro

Non invitati



BAJARDI Sante, Assessore all'attuazione e gestione delle infrastrutture

E' una responsabilità dei Sindaci dei Comuni capoluogo che hanno organizzato le riunioni, non dell'Assessorato



FRANZI Piero

Su richiesta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri di non interrompere, altrimenti trasformiamo l'interpellanza in dibattito.



BAJARDI Sante, Assessore all'attuazione e gestione delle infrastrutture

No no, le cose non sono in questi termini, posso dimostrarlo sulla base di documentazioni.
Ciò non di meno, nel corso di queste riunioni è stata ampiamente sottolineata l'esigenza di fare delle proposte che cogliessero l'unanimità di quella porzione di territorio che, non essendoci ancora la suddivisione definitiva dei comprensori, non poteva essere esatta come sarebbe stato auspicabile e come proposto a suo tempo dall'IRES. E' stato detto chiaramente, nel corso di quelle discussioni, che se da questa attività collegiale non fossero emerse delle proposte condivise dalla totalità delle amministrazioni sul territorio, le proposte stesse avrebbero dovuto essere seriamente considerate dall'Amministrazione Regionale.
Se l'esposto avanzato da questi Sindaci ha questo senso, esso collima esattamente con il comportamento assunto dalla Giunta ed è più che legittimo.
Parallelamente però non posso ignorare che nel corso di queste settimane si sono svolte interessanti riunioni autonomamente organizzate dai Comuni delle singole località - se non erro della Val Sesia e dell'alto Novarese - con la presenza della totalità dei Sindaci i quali hanno avanzato all'Amministrazione Regionale la richiesta di un uso delle risorse a disposizione nell'ambito di scelte consapevolmente ed unanimemente assunte da parte di quegli Amministratori. In questo caso ritengo che la Giunta (soddisfatta la premessa di fare delle proposte rispondenti alla volontà di tutti quanti gli Amministratori di quelle località) non potrà non tenerne conto nelle proprie determinazioni, come prescrive la legge n.
28.



PRESIDENTE

Colgo l'occasione per fare una precisazione sul Regolamento ogni piccola deroga può a volte consentire chiarimenti che permettono in pochi minuti di risolvere una questione rimasta in sospeso, ma per l'esperienza acquisita nella precedente legislatura vorrei ricordare: 1) gli interroganti non possono illustrare la loro interrogazione hanno il diritto di sentire la risposta dell'Assessore e di dichiararsi soddisfatti, o insoddisfatti, succintamente 2) gli interpellanti hanno il diritto di illustrare la loro interpellanza, di ascoltare la risposta dell'Assessore e di replicare se sono soddisfatti o no e l'Assessore non ha più il diritto di intervenire.
Questo è il Regolamento, ma se vogliamo modificarlo, modifichiamolo Perché questo? Perché se alle argomentazioni dell'uno subentrano le argomentazioni dell'altro diventa un dibattito, diventa un'altra cosa che ha una sua legittimità e una sua regolamentazione.
Un principio quindi va stabilito, così che tutte le cose si possano svolgere con rispetto di ciò che non è una norma qualsiasi, ma è la norma che presiede a tutta la vita del Consiglio Regionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione dei Consiglieri Colombino e Cerchio "Misure da assumere in relazione all'inquinamento della Dora Riparia nell'ultimo tratto del suo corso"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fonio che risponde all'interrogazione dei Consiglieri Colombino e Cerchio: "Misure da assumere in relazione all'inquinamento della Dora Riparia nell'ultimo tratto del suo corso".



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente ed inquinamenti

Nel bacino della Dora Riparia, ed in particolar modo nella Bassa Valle di Susa fino alla confluenza della Dora Riparia nel Po, sono localizzate parecchie industrie che svolgono attività differenti ed i cui scarichi terminano nel corso d'acqua in esame. Inoltre parecchi insediamenti urbani che hanno acquistato in questi ultimi anni dimensioni rilevanti, hanno gli scarichi di fognatura direttamente nella Dora Riparia.
Devo quindi precisare che il problema dell'inquinamento della Dora Riparia è ben più grave della sola constatazione del cambiamento di colore dell'acqua, dovuto a scarichi di idrossido ferrico provenienti da un'unica industria.
Il problema è quindi duplice: inquinamento di tipo urbano, con elevate concentrazioni di BOD, ed inquinamento industriale determinato da industrie tessili, cromature e metalmeccaniche, le cui sostanze inquinanti, pur non essendo evidenti, possono determinare pericoli di inquinamento ben più gravi di quelli dell'idrossido ferrico.
Per la prima fonte di inquinamento, quello urbano, la Regione si è già impegnata con la predisposizione del Piano regionale di risanamento delle acque e la relativa legge regionale 29.4.1975 n. 23.
In riferimento al bacino della Dora Riparia sono state individuate le aree di intervento di Torino, Torino Ovest, Avigliana e media Valle di Susa, nell'ambito delle quali i Comuni mediante i finanziamenti previsti dalla legge regionale suddetta, realizzeranno idonei impianti di depurazione delle acque urbane.
Il Piano regionale prevede infatti la costruzione dei seguenti impianti di depurazione: Bruzolo, S, Antonino e Caprie per i Comuni della media Valle; Rosta per i Comuni della area di intervento di Avigliana; Pianezza e Collegno per i Comuni della cintura di Torino Ovest.
Per quanto riguarda il secondo problema e cioè l'inquinamento di tipo industriale la situazione è altrettanto grave. Le industrie localizzate lungo il corso della Dora Riparia sono essenzialmente tessili e cromature i cui scarichi inquinanti possono essere assai pericolosi.
Per disciplinare gli scarichi delle industrie la Regione ha varato la legge regionale 8 novembre 1974 n 32 "Provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi delle attività produttive" che, tra l'altro, obbliga tutti gli insediamenti industriali a realizzare impianti di pretrattamento degli scarichi di lavorazione, per raggiungere limiti di accettabilità provvisori, entro due anni dall'entrata in vigore della legge, ossia entro il dicembre del 1976, delegando altresì alle Amministrazioni Provinciali la vigilanza, l'analisi ed il controllo sugli scarichi delle industrie.
In tale quadro, l'Amministrazione Provinciale di Torino, avvalendosi del proprio servizio di vigilanza e del Reparto Chimico del Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi, ha già da tempo avviato un programma di interventi, perseguendo tutte le attività industriali del bacino della Dora Riparia, in modo da far giungere, entro i termini previsti dalla legge regionale 8.11.1974 n. 32, alla realizzazione degli impianti di trattamento, nel rispetto quindi dei limiti di accettabilità previsti dalla tabella B della legge suddetta.
Dalle relazioni del Servizio di vigilanza della Provincia di Torino è emerso che nella maggior parte dei casi le ditte si sono impegnate e stanno realizzando gli impianti di trattamento delle acque. Nonostante ciò alcune delle attività industriali sono state, dopo il sopralluogo del Servizio di Vigilanza e le analisi effettuate dal Laboratorio Provinciale, denunciate alla Magistratura per scarichi non conformi alle leggi in vigore.
Nel caso specifico esposto dai Consiglieri Colombino e Cerchio il colore rosso delle acque della Dora Riparia è esclusivamente determinato dagli scarichi contenenti idrossido ferrico della FIAT GAD - Stabilimento di Avigliana, ubicato in C.so Susa nel Comune di Buttigliera Alta.
Secondo le indicazioni dell'Amministrazione Provinciale questo stabilimento è sottoposto a costante vigilanza fin dal 1954, data in cui veniva presentata la prima istanza di autorizzazione allo scarico.
Nel 1958 la ditta veniva autorizzata allo scarico e successivamente nel 1970 veniva revocata l'autorizzazione, in quanto il Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi accertava che la ditta scaricava acque inquinate.
Il 18 gennaio del 1971 il Servizio di Vigilanza provvedeva ad elevare verbale di contravvenzione e trasmettere gli atti, ai sensi di legge, alle Autorità Giudiziarie. La ditta quindi si impegnava a realizzare impianti di depurazione e consegnava i relativi progetti al Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi per il parere di competenza.
A seguito di ulteriori analisi sugli scarichi nel luglio del 1972 veniva elevato un successivo verbale di contravvenzione e la ditta veniva diffidata a scaricare sostanze inquinanti La ditta, dal maggio al novembre del 1973, presentava dettagliati piani di esecuzione dei lavori per la realizzazione degli impianti di trattamento acque.
Nel giugno 1975 la ditta non aveva ancora provveduto ad ultimare gli impianti di trattamento di cui aveva presentato i progetti. Il Servizio di Vigilanza interveniva ed elevava nuovo verbale di contravvenzione.
La ditta, pur avendo già realizzato la fase di neutralizzazione delle acque di scarico provenienti dall'impianto di trattamento delle acque di alimentazione delle caldaie, deve ultimare, entro la fine del corrente anno, secondo gli impegni che si è assunta, i seguenti impianti: impianto di neutralizzazione dei bagni di decappaggio impianto di rigenerazione dell'acido cloridrico neutralizzazione delle acque di abbattimento dei vapori aspirati dagli impianti di decappaggio neutralizzazione dei bagni esausti dei reparti galvanici trattamento delle acque di lavaggio dei reparti galvanici raccolta e stoccaggio delle emulsioni esauste. Inoltre la ditta si è impegnata a realizzare, entro il primo semestre 1976, l'Impianto di trattamento delle acque oleose.
Ritengo infine utile informare che la Regione, in applicazione della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32, art. 7, sta realizzando il potenziamento dei servizi di vigilanza, analisi e controllo sugli scarichi delle industrie svolto dalle Province, dotando i servizi di vigilanza ed i reparti chimici dei Laboratori Provinciali delle apparecchiature scientifiche, dei mezzi mobili e delle centraline automatiche necessarie al controllo e all'analisi degli scarichi industriali, nonché del necessario personale tecnico ed amministrativo.
Il potenziamento di tali servizi provinciali avviene attraverso apposite convenzioni con le singole Province, attualmente in corso di stipulazione.
In tale ambito, per quanto riguarda il problema della Dora Riparia sarà compito dell'Assessorato regionale alla tutela dell'ambiente provvedere a svolgere, in accordo con i servizi provinciali, una indagine approfondita ed un conseguente controllo sull'inquinamento della Dora Riparia in modo da intervenire, entro i termini previsti dalla legge regionale n. 32, per controllare che le ditte che gravitano nel bacino della Dora Riparia adeguino, con opportuni interventi di depurazione, i loro scarichi ai limiti di accettabilità previsti dalla tabella B allegata alla legge regionale sulla disciplina degli scarichi industriali.
Con i sopraddetti interventi per la depurazione delle fognature e degli scarichi industriali si potranno quindi rendere le acque della Dora Riparia anche meglio utilizzabili per gli usi irrigui che mi pare siano quelli puntualizzati dai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.
CERCHIO.
Ringrazio l'Assessore della risposta.
In effetti, non si tratta di un problema di colore ma di un problema di sostanza, perché, al di là dei problemi derivanti dall'inquinamento, cioè dall'attività industriale, vi è il fatto di tutto quel continuo urbano che nella bassa Valle di Susa ormai si è determinato e che crea grossi problemi L'interrogazione aveva il significato di una segnalazione e direi di una sollecitazione alla Provincia di Torino oltre che alla Regione per l'applicazione in termini operativi e pratici di quanto previsto da queste leggi, e si riferiva, come ha colto giustamente l'Assessore nella sua risposta, soprattutto alla zona agricola ancora esistente nella bassa Valle di Susa, nella cintura torinese da Collegno a Grugliasco a Rivoli, che ormai, espropriata per interventi di carattere urbano e comunque nell'impossibilità di utilizzare acque irrigue valide, va impoverendosi e crea grossi problemi di vita e di esistenza a quelle centinaia di coltivatori ed agricoltori che ancora vi risiedono.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa. Aveva chiesto di parlare per mozione d'ordine il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Chiedo al Presidente se debba ritenersi valido l'accordo intervenuto nella precedente legislazione e da me richiamato in una riunione dei Capigruppo, di accogliere l'invito che era stato fatto dall'allora Presidente Oberto ad un contenimento, per quanto possibile, del numero di interrogazioni presentate dai Consiglieri e comunque ad una precisazione da fare all'atto della presentazione, se si desideri cioè risposta orale o sia sufficiente risposta scritta, al fine di non intralciare eccessivamente con una mole eccessiva di interrogazioni lo svolgimento delle assemblee plenarie. Vorrei inoltre sapere se vale tuttora l'accordo per cui alle interrogazioni si dedica la prima ora della seduta, perché in tal caso aprendosi la seduta alle 9,30, alle 10,30 si deve concludere la discussione di tale punto.



PRESIDENTE

La mozione d'ordine mi pare quanto mai opportuna in quanto mi consente da dare precisazioni su queste due questioni che ha sollevato il Consigliere Berti e su una terza ancora.
Intanto, mi pare che le cose stiano esattamente così: le interrogazioni si debbono svolgere con interventi concisi sia da parte di chi interroga sia da parte di chi risponde; ad esse si deve dedicare non più di un'ora sarebbe opportuno che gli interroganti facessero sapere preventivamente agli Assessori se sono disposti ad accontentarsi della risposta scritta nel qual caso le loro interrogazioni non dovrebbero neppure essere iscritte all'ordine del giorno.
Aggiungo un terzo punto. Anche stamane alcuni Consiglieri sono giunti in aula in notevole ritardo. So che la nebbia ha ostacolato l'arrivo di alcuni Consiglieri che viaggiano in macchina, per esempio Fonio e Petrini ma osservo che in questi casi sarebbe opportuno servirsi del treno. Avverto comunque che, a partire dalla prossima seduta, i Consiglieri non presenti in aula al momento in cui vengano proposte per la discussione te loro interrogazioni decadranno dal diritto di ricevere risposta orale: la riceveranno per iscritto, indipendentemente dal fatto che l'abbiano richiesta o meno in questa forma. Altrimenti, si finisce con il nuocere all'economia generale dei lavori del Consiglio e con il pregiudicare la discussione di leggi importanti. Noi stasera ci troveremo in effetti in condizione di dover probabilmente convocare nuove sedute del Consiglio Regionale per il tempo sciupato, ed il danno finisce con il pagarlo la comunità regionale, attraverso il rinvio di provvedimenti importanti ed attesi.



OBERTO Gianni

Pregherei, visto che si parla di puntualità, di far mettere a posto le lancette dei due orologi in aula, che sono entrambi inesatti.



PRESIDENTE

Si provvederà senz'altro.


Argomento: Province

Interpellanza del Consigliere Calsolaro "Posizione che la Giunta Regionale intende adottare sul problema istituzionale della Provincia"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare rapidissimamente un'ultima interpellanza, quella del Consigliere Calsolaro: "Posizione che la Giunta intende adottare sul problema istituzionale della Provincia".
E' un problema sul quale ci potremmo intrattenere per alcune settimane ma suppongo che il Presidente della Giunta, che risponderà, saprà essere conciso.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Accolgo senz'altro l'invito che mi è stato amabilmente rivolto dal Presidente.
Il problema in questione non interessa soltanto la nostra Giunta, ma l'intero Paese. L'interpellanza mi offre però la occasione di dare un suggerimento: che si promuova un dibattito al quale partecipino tutte le forze politiche che vi sono interessate .
Il tema è già stato lungamente dibattuto nei decenni scorsi, ma non si è mai giunti ad una soluzione.
A me pare che comunque si potrebbe affrontare una discussione a termini assai ravvicinati per quanto concerne la seconda parte dell'interrogazione quella sulla collocazione che può avere la Provincia nel momento comprensoriale. E' indubbiamente questo un momento molto importante per la Provincia, che attraverso la partecipazione al Comprensorio, divenendone parte attiva, mettendo a disposizione di esso le sue strutture, può uscire da un vestito molto stretto, che con la riforma sanitaria verrebbe a restringersi ulteriormente da un punto di vista puramente legislativo, ed ampliare il proprio campo d'azione. Le Province si sono conquistate uno spazio negli scorsi decenni, però non in base ad una normativa bensì ad una continua elaborazione di temi nuovi, che attraverso la partecipazione comprensoriale verranno certamente ad essere allargati.
Quando dico che le Province dovrebbero poi mettere a disposizione le strutture intendo praticamente riferirmi allo stesso personale. Come i Consiglieri sanno, verso la fine di gennaio o in febbraio, comunque nella prossima primavera, i comprensori verranno ad avere pratica attuazione e ad essi occorrerà fornire il personale necessario, i locali necessari. Sarà allora di importanza fondamentale l'opera di quanti hanno avuto un'esperienza precedente da un punto di vista locale, i quali, conoscendo i problemi, potranno immediatamente elaborare ed evidenziare. In questa prima fase la Provincia avrà certamente un grande ruolo.. Attraverso questo inserimento comprensoriale, ripeto, la Provincia potrà superare i suoi angusti limiti e vedrà aprirsi nuovi orizzonti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Mi dichiaro soddisfatto della risposta del Presidente della Giunta tanto per quanto riguarda la proposta di un dibattito, che dovrà avvenire quanto prima in Consiglio Regionale, sui compiti istituzionali della Provincia; quanto, più particolarmente, in ordine ai rapporti fra Provincia e Comprensorio. Ritengo che gli intendimenti che ha esposto siano corretti e che meritino l'adesione del Gruppo socialista.


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Calsolaro "Posizione che la Giunta Regionale intende adottare sul problema istituzionale della Provincia"

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


CALSOLARO Corrado

a) Congedi



PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bertorello, Benzi, Cardinali Furnari, Ariotti, Ferrero, Fabbris, Gandolfi, Debenedetti, Alberton Minucci. Qualche altro Consigliere, a giudicare dai vuoti che si notano in aula, si è assentato senza aver chiesto congedo, ma sappiamo che vi è un'epidemia di influenza e credo che questo possa spiegare le numerose assenze.



OBERTO Gianni

L'Assessore alla Sanità c'é?



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei comunicare che mancano il Vice Presidente Libertini, impegnato per il problema Montefibre.



OBERTO Gianni

La mia, veramente, voleva essere solo una battuta, non intendevo affatto muovere appunti.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

.l'Assessore alla Sanita è a Roma, perchè oggi si decide al Ministero del Bilancio la ripartizione dei fondi ospedalieri e quindi si discute anche sul grosso problema di quei 700 miliardi che mancano al fondo ospedaliero; l'Assessore Astengo e relatore al Convegno nazionale sui problemi dell'Urbanistica e sulle città cosìddette esemplari, che, sotto l'egida del Capo dello Stato, si è aperto, mi pare ieri, a Roma.
Per tutti questi impegni ci troviamo purtroppo nella necessità di essere da parte della Giunta carenti in fatto di presenze oggi in Consiglio.



OBERTO Gianni

Son cose che capitano a tutti i Presidenti di Giunta.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

b) Morte dell'operaio Antonio Sanfratello


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ci dobbiamo inchinare oggi alla memoria dell'operaio Antonio San fratello, di 28 anni.
Ci uniamo al dolore della giovane moglie e della figlia per la perdita di un cittadino onesto e coraggioso, di un immigrato che era venuto a Tonno a cercare lavoro e che vi ha trovato la morte perché non ha esitato a fare il suo dovere a costo della vita: ha tentato di bloccare un malvivente, che l'ha ucciso sparandogli contro cinque rivoltellate.
La nuova esplosiva ondata di criminalità, che trova la sua manifestazione in questi giorni, e ancora ieri, soprattutto a Torino, con una successione di fatti delittuosi di particolare gravita, è un altro aspetto della crisi economica e sociale da cui è investita la nostra Regione. Credo però che non possiamo più fermarci a constatare, denunciare registrare questo processo degenerativo, che accompagna e contrappunta gli effetti della crisi economica, e che sia tempo di affrontare il problema con una indagine accurata sulle cause di questa specifica criminalità nei centri urbani e di approntare i rimedi necessari, mobilitando prima di tutto e soprattutto la coscienza e la partecipazione dei cittadini al fianco delle forze 'di Pubblica sicurezza.
Sappiamo che c'é uno stretto legame fra le cause di origine sociale e strutturale dei problemi economici e sociali non risolti, da cui si generano aspetti specifici della delinquenza. Non abbiamo certo assistito impassibili al tipo di criminalità fascista aggressiva, e quando essa si è manifestata in modo virulento nella nostra Regione abbiamo dato vita ad una vasta mobilitazione preventiva in tutto il Piemonte, che ha sortito i suoi risultati, anche concreti. Ma, mentre facciamo tutto il nostro dovere nella lotta in difesa della occupazione e per lo sviluppo economico, per le cause strutturali, dobbiamo avere piena coscienza che c'é uno specifico della criminalità, c'é una autonomia della criminalità che ha altre ragioni, più complesse, distinte da quelle soltanto economico-sociali.
E allora, tutte quelle misure che sono state ideate o prese già in altre Regioni e che sono oggi all'ordine del giorno del Parlamento, degli Enti locali, dei Comuni delle grandi città italiane credo meritino da parte nostra una nuova attenzione; a somiglianza di quanto hanno fatto la Regione e gli Enti locali della Lombardia, di quanto ha fatto in questi giorni l'Assemblea regionale della Calabria attraverso la sua inchiesta sulla mafia, di quanto abbiamo già cominciato a fare con le indagini sulla delinquenza collegata al traffico della droga. Poiché quel che si è fatto evidentemente non basta, dovremo adottare altri provvedimenti, cercare altre strade. Solo così potremo davvero non solo commemorare degnamente la morte dell'operaio Sanfratello ma contribuire al risanamento generale delle nostre città e del Piemonte.



(Tutti i Consiglieri in piedi osservano un minuto di raccoglimento)


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Comunico la presentazione dei progetti di legge: n. 42 - "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio Regionale del Piemonte per l'istituzione di uffici ed organi circondariali delle Amministrazioni dello Stato ed Enti parastatali nel circondario di Biella" presentata dalla Città di Biella il 26 novembre '75 e riconfermata dall'Ufficio di Presidenza lo stesso giorno n. 43 - "Norme per il funzionamento dell'Organo regionale di controllo", presentato dalla Giunta Regionale l' 11 dicembre '75 n. 44- "Integrazioni straordinarie per l'assistenza scolastica" presentato dalla Giunta Regionale il 16 dicembre '75 n. 45 - "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1976" presentato dalla Giunta Re- gionale il 17 dicembre '75 n. 46 - "Esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976" presentato dalla Giunta Regionale il 17 dicembre '75.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge

Argomento:

d) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Comunico inoltre che è stato apposto il visto del Commissario del Governo alla Legge regionale del 23 ottobre 1975: "Nuovo termine per la presentazione delle domande di cui all'art. 7 della Legge regionale 4 giugno '75 n. 42: Provvedimenti per la promozione dello sport in Piemonte".


Argomento: Questioni internazionali

e) Solidarietà alle donne e bambini cileni in occasione del Natale


PRESIDENTE

I Consiglieri avranno letto che in questi giorni, per iniziativa della Presidenza del Consiglio, ma con adesione immediata di tutti i Sindaci di capoluoghi di provincia del Piemonte, di tutti i Presidenti delle Province del Piemonte e dei Sindaci dei capoluoghi dei Comprensori, è stata assunta una iniziativa tendente ad esprimere tangibilmente la solidarietà verso le donne e i bambini cileni in un momento di particolare difficoltà e gravità della situazione, non soltanto politica, ma anche economica, di quel Paese.
Vogliamo anche in questo modo manifestare concretamente, tangibilmente, la nostra solidarietà, che non viene meno in questo momento.
Propongo inoltre che i Capigruppo esamini- no, insieme all'Ufficio di Presidenza, possibilmente nella stessa giornata di oggi, come dare concreta attuazione a questo principio, sia per quanto riguarda eventualmente la famiglia dell' operaio Sanfratello sia per quanto riguarda questo secondo appello che è stato lanciato in questi giorni, similmente a quello che hanno fatto - oppure diversamente, ma con gli stessi obiettivi - il Comune e la Provincia di Torino.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

f) Dimissioni del Consigliere Rossotto dal PLI ed adesione alla costituenda Unione Liberale Democratica


PRESIDENTE

In data 16 dicembre il Consigliere Rossotto mi ha indirizzato la seguente lettera: "Ti comunico che, avendo rassegnato le dimissioni dal Partito Liberale Italiano e avendo aderito alla costituenda Unione Liberale Democratica, da oggi non faccio più parte del Gruppo del Partito Liberale Italiano.
Ritengo, con i miei amici della nuova formazione, che la nostra battaglia politica a difesa dei valori ed ideali liberali possa attuarsi solo in questo modo traumatico.
Grato se ai fini del normale svolgimento dei lavori in Consiglio vorrai prendere atto di ciò".
Mentre dò questa comunicazione al Consiglio, ritengo opportuno ricordare quanto dispone, circa la composizione dei Gruppi consiliari nostro Regolamento: all'art. 9, secondo e terzo comma, è detto che "ciascun Gruppo dev'essere costituito da almeno due Consiglieri"; ma in data 1.8.75, con deliberazione del Consiglio Regionale, tale articolo è stato così modificato: "I Consiglieri i quali non abbiano fatto la dichiarazione di cui al primo comma, o non appartengano ad alcun Gruppo, o appartengano a Gruppi che non raggiungono due adesioni, costituiscono un unico gruppo di non iscritti" all'art. 10, terzo comma, è precisato inoltre che "l'Ufficio di Presidenza del Consiglio e chiamato a risolvere gli eventuali reclami circa la costituzione dei Gruppi".
Nella sua prima riunione l'Ufficio di Presidenza dovrà pertanto occuparsi del problema che si presenta in conseguenza della lettera del Consigliere Rossotto di cui ho dato lettura.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

g) Bilanci di Comuni non in pareggio respinti dal CA.RE.CO di Novara


PRESIDENTE

A Completo le mie comunicazioni con una notizia inquietante che ho appreso dai giornali di questa mattina. Un Comitato di controllo di una provincia, quella di Novara, avrebbe deciso, non all'unanimità, ma a maggioranza, di rinviare tutti i bilanci dei Comuni che non sono in pareggio preventivamente, senza nemmeno sottoporli ad un esame di merito.
La decisione, se realmente è stata presa, mi pare piuttosto preoccupante.
Sappiamo benissimo tutti quali compiti hanno i Comitati regionali di controllo sui bilanci dei Comuni, ma decidere politicamente in via pregiudiziale respingere tutti i bilanci che non sono in pareggio è un atto che nemmeno il Governo nazionale, mi pare, abbia invitato alcun organo dello Stato ad intraprendere. Sarei molto lieto se si potesse approfondire molto rapidamente la questione, per vedere se le notizie riportate dai giornali corrispondano pienamente a verità e in caso affermativo che cosa vi sia da fare in proposito.
Le mie comunicazioni sono concluse. Chi intende intervenire in merito ad esse? Chiede di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la lettera di cui lei ha dato lettura poco fa è stata dettata dalla situazione che si era determinata, ed annuncia una decisione sofferta, drammatica e traumatica, che chi l'ha sottoscritta ed alcuni suoi amici, dopo lunghi anni di appartenenza ad una organizzazione politica, hanno ritenuto doveroso prendere.
Sento il dovere e la necessità di lumeggiare brevissimamente i motivi che l'hanno causata: a giustificazione del mio operato non tanto nei confronti dei Colleghi del Consiglio ma di coloro che il 15 e 16 giugno hanno dato a chi vi parla, che nel Partito liberale italiano rivestiva cariche di alta responsabilità, il loro mandato, la loro fiducia.
Non parlerò qui delle posizioni interne .al Partito, dei contrasti interni, sia per ragioni di correttezza verso i compagni di lotta che ho lasciato, sia per rispetto a quelli che sono gli elementi di fondo di una partecipazione alla vita politica che riguarda soltanto l'aspetto esterno.
Su questa decisione e sui motivi che stanno a monte di essa, quasi a giustificazione di una improvvisa folgorazione dettata dal gusto e dal piacere di essere coccolati dal potere, dal calore che emana dal potere credo sia opportuno fare alcune precisazioni.
L'atteggiamento che chi vi parla ha assunto, convinto di interpretare esattamente i principi ideologici e di fatto e i contenuti concreti dell'azione liberale rappresentata dal Partito in cui mi sono onorato di militare è stato evidenziato all'esterno da due atti: la relazione tenuta alla Conferenza dell'occupazione e le note conclusive in questo Consiglio Regionale in ordine ai lavori che erano stati compiuti ed ai risultati e alle considerazioni e agli appuntamenti che la Conferenza della occupazione aveva dato.
Ritengo che la posizione di opposizione critica, costruttiva stimolatrice che il Partito e chi va parla aveva assunto nei confronti della Giunta Regionale, quando essa fu eletta, mi consentano, anzi mi obblighino a dire che - a meno che la intermediazione politica a difesa chiara e palese di interessi fondamentali per la sussistenza del sistema liberai-democratico che informa il mondo occidentale non possa essere attuata con pieno rispetto della ricerca del vero, ma solo fondandosi su nominalismi formali che alterano il reale e responsabile confronto tra le componenti politiche espressione del pluralismo politico - non ci si pu continuare a basare su una pregiudiziale di fondo in cui giocano tutti i drammi e le valutazioni che dall'esterno e nell'interno del Partito comunista italiano stanno pesantemente condizionando il gioco politico e democratico italiano. Questo il dato di fatto obiettivo e pragmatico che hanno inteso evidenziare chi vi parla e gli amici che come lui hanno rotto in maniera sofferta, ben consci delle conseguenze di ogni atto politico di questo tipo, e per prime le interpretazioni più negative, il rapporto con il Partito al quale appartenevano.
E' indubbio che ogni formazione politica si richiama a concetti ideologici che nella loro differenziazione, anche in totale e decisivo contrasto, non possono che essere rivalutati, anche a seguito del risultato elettorale del 15 giugno, in maniera oggettiva. Chi vi parla ed alcuni suoi amici hanno ritenuto non più compatibile con i principi che hanno informato la presenza politica dell'uomo liberale sulla scena la pregiudiziale che con il Partito comunista non possa aprirsi un confronto sulle cose, un confronto a chiarificazione delle enunciazioni fatte in modo chiaro, ma che a livello di enunciazioni nulla dicono se il confronto non entra nel merito dei singoli problemi; che se il discorso, svolgendosi nel suo ampio confronto-dibattito, raggiunge punti ritenuti essenziali da coloro che hanno una ideologia diversa e vogliono che essa partecipi ad un migliore sviluppo della nostra società, orientandola a fini di progresso, di maggior libertà, di minori condizionamenti, lo si possa affrontare insieme.
Il fatto poi che in particolare in questo Consiglio Regionale esistano condizioni anche concrete per potere avere il confronto in termini operativi precisi deve far riflettere le altre forze che compongono il Consiglio Regionale, insieme alla forza politica che rappresentavo ed insieme alla forza politica che è in via di costituzione (che non è un fatto personale ma sta trovando adesioni nei singoli Consigli comunali della provincia, dove maggiormente si è svolta l'azione di chi vi parla e dei suoi amici) sulla possibilità di aprire un discorso molto chiaro e preciso.
Da più partì si parla nei confronti miei e dei miei amici di trasformismo. Ma è trasformismo o tradimento voler difendere in maniera chiara, precisa, palese principi espressi in molte occasioni, in tutti i modi, con tutti i mezzi a disposizione? Un uomo che sosteneva l'anticomunismo viscerale, si dice, non può improvvisamente ritrovare con i suoi amici il gusto del confronto. Ebbene, io chiedo ai Colleghi che mi hanno conosciuto nella passata legislatura, a coloro che possono avere forse con scarso interesse, seguito quanto andavo dicendo sulle piazze e in "tavole rotonde", se questa pregiudiziale viscerale esisteva veramente.
Vorrei che si riandasse a quella intervista che rilasciai a un giornale indubbiamente non liberal-emocratico, ma espressione del Partito comunista italiano, "Nuova Società", il 15 aprile. Credo che in quei riferimenti come in precedenti battaglie di opposizione, sui punti che realmente contavano, la possibilità di accordo fosse evidente, non cedendo allora l'opposizione all'ammonizione ricattatoria che l'esito favorevole di battaglie condotte insieme al Partito comunista avrebbe premiato esclusivamente il Partito comunista (mi riferisco alla Torino-Pinerolo, al problema di Borgaro, alla posizione assunta, sempre sul discorso delle infrastrutture, in merito al Frejus, per il quale, guarda caso, questa mattina ho avuto la soddisfazione di vedermi dare ragione, non artatamente ma nel normale svolgimento dei fatti.) E' comodo parlare di trasformismo nei riguardi di chi cerca un approfondimento, anche a scapito di quelle cose che fanno parte di un bagaglio di dignità che non si è creato soltanto personalmente il singolo ma che è anche retaggio di precedenti generazioni che hanno permesso a noi di avere più dalla vita; proprio questo aver avuto di più dalla vita ci impone di pagare più direttamente e pesantemente lo scotto che si deve pur di poter svolgere il giusto ruolo a tutela di interessi sui quali si è formato un consenso. E' in questa luce e sui fatti che io chiedo di essere giudicato, e non sulle parole e sulle dichiarazioni di principio Ai Colleghi delle altre forze di opposizione, i quali possono essere anche lì per lì colpiti dal mio atteggiamento, dico che non vi può essere alcun pregiudizio a tenere verso la Giunta, pur contestandone la volontà politica, un atteggia, mento di attenzione per quanto essa può produrre migliorandolo attraverso il confronto, a tutela di quei principi fondamentali che la Giunta ha detto di voler anche riconoscere e che chi ritiene fondamentali quei principi potrebbe benissimo accertare se veramente verranno tutelati.
E veniamo al discorso sul famoso trentunesimo voto. Nel silenzio dell'urna può capitare di tutto. Io affermo, però, che per dignità personale, per rispetto verso i colleghi, verso coloro che mi hanno mandato in questo Consiglio Regionale, e lo hanno fatto non perché ne traessi vantaggi personali ma perché assumessi certe responsabilità, se ci sarà da parte mia un atteggiamento di consenso a questa Giunta per consentirle di operare sarà un atteggiamento chiaramente espresso, rispondente a conclusioni raggiunte attraverso il confronto che tutti vogliamo avere.
Nessuno però pensi che, essendo liberale, uno debba delegare ad altri la possibilità del confronto. Capisco che questa posizione può sconcertare forze che pensavano di avere pregiudizialmente scontato il voto per una loro politica, che hanno svolto una politica anche contro le forze che oggi si propongono in alternativa. E chiedo una cosa soltanto: che i discorsi siano chiari e precisi. La Giunta di sinistra che oggi governa il Piemonte è espressione di una volontà che e sorta dall'elettorato. Nei confronti di questa io pretendo, credo con pieno diritto, di confrontarmi. Se altri vogliono proporre diverse soluzioni lo facciano in modo chiaro e preciso non soltanto facendo perno sul richiamo emotivo al grosso pericolo che pu costituire per le istituzioni democratiche il fatto che questa Giunta comprenda la rappresentanza del Partito comunista italiano. Dobbiamo democraticamente confrontare ed accertare quanto nell'opera concreta vi è di possibilità di sintesi politiche tra l'opposizione e le forze di Governo che possono rappresentare nella loro chiara enunciazione quello che poi la realtà regionale conosce.
Il mio è un discorso sui contenuti, è un discorso che non vuol dire assolutamente rinuncia ai principi di opposizione, che non vuol dire neanche abbandono di quegli ideali fondamentali che io continuo a considerare, come i miei amici, richiamantisi ai principi del liberalismo che però ogni giorno si deve rinnovare e di cui ogni giorno si deve riproporre il modo di difendere, per garantire nel contesto di libertà economiche la possibilità della sopravvivenza delle libertà politiche, è dovere attuale.
Se oggi l'idea liberale soffre più di altre ideologie momenti di amare considerazioni e di scarsi consensi è indubbiamente colpa nostra, perch non abbiamo saputo adeguare questo concetto alle realtà del Paese. In questa situazione il mio gesto, certo di eccessiva presunzione ma di cui vorrei fossero afferrate la drammaticità e la consapevolezza della pochezza dei mezzi è il tentativo che da uomo che vuoi essere libero compio di confrontarmi al di fuori della organizzazione alla quale appartenevo e nella quale ho avuto l'impressi'one di non poter portare avanti il tipo di discorso che ritengo giusto e coerente ai principi che mi indussero ad aderire al Partito che ho lasciato il 16 di dicembre, e in ogni caso coerente a quei concetti morali, a quei concetti politici che hanno informato e continueranno ad informare la mia azione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Rosci. Ne ha facoltà.



ROSCI Marco

Ritengo di poter intervenire con dati precisi sulla comunicazione del Presidente riguardante l'iniziativa del CO.RE.CO. di Novara.
Nella seduta del 15 dicembre scorso, per iniziativa dell'attuale Presidente del CO.RE.CO. di Novara, in effetti scaduto ma ancora in funzione in quanto non ancora investito il nuovo CO.RE.CO. è stato proposto di decidere preventivamente, da parte del CO.RE.CO., di entrare in merito sui singoli bilanci presentati dai Comuni, secondo il principio di rimandare i bilanci che si presentassero in spareggio, con l'invito a ripresentarli in pareggio dopo aver operato tagli non solo sulle spese correnti ma anche sulle spese di investimento. Questa decisione è stata accentuata dall'attuale CO.RE.CO. di Novara ad esclusione del solo rappresentante del PCI, che si allontanato dalla seduta in segno di protesta.
E' una decisione, a mio avviso, grave per vari motivi. Prima di tutto perché il CO.RE.CO. di Novara l'ha presa senza sentire il bisogno di preventivamente considerare se essa avesse una coerenza riguardo agli altri CO.RE.CO. delle Province e se avesse una coerenza riguardo alla politica economica regionale. In secondo luogo, perché il CO.RE.CO. di Novara non ha tenuto conto della preventiva osservazione di carattere tecnico fatta dal suo segretario, che egli non si riteneva in grado, con i mezzi d'ufficio di cui disponeva, di far fronte all'aggravio di lavoro costituito da un esame punto per punto di tutti i bilanci in spareggio che certamente sarebbero stati presentati. In terzo luogo, questa decisione, di carattere molto più politico che amministrativo, impegna, fra l'altro, preventivamente la linea di condotta del nuovo CO.RE.CO., quello che deve ancora entrare in funzione, in quanto le conseguenze di essa verranno a ricadere non sul Comitato nella sua composizione attuale ma su quello destinato a succedergli. Entrare nel merito del bilancio di ogni singolo Comune è infatti lavoro che, per ragioni di tempo e tecniche, dovrebbe essere svolto dal nuovo Comitato. Proprio quest'ultimo mi sembra l'aspetto più grave di una decisione preventiva di questo tipo.
Colgo l'occasione per ricordare che è molto urgente procedere all'insediamento dei CO.RE.CO. nella nuova composizione. Se fossero già stati insediati forse la questione, si sarebbe posta ugualmente, ma sarebbe stata trattata in forma molto più corretta, dal momento che la decisione avrebbe inciso direttamente su chi l'aveva presa, e cioè sui successori degli attuali Comitati.



PRESIDENTE

Vi sono altri interventi inerenti alla comunicazione della lettera del Consigliere Rossotto? Chiede di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, devo manifestare la mia meraviglia per il fatto che sulle dichiarazioni testé rese dal Consigliere Rossotto non vi siano, prima del mio, interventi da parte di altri Gruppi di questo Consiglio. In fin dei conti, si tratta di un fatto innovativo perché mi pare sia la prima volta, da quando esiste e funziona un Consiglio Regionale in Piemonte, che un Consigliere abbandona il Gruppo nel quale è stato eletto, e ciò a non molta distanza dalle elezioni in cui il Consiglio è stato nominato. Se tuttavia gli altri Gruppi non hanno ritenuto di intervenire su queste dichiarazioni, lei vorrà consentirmi, signor Presidente, che io sia in qualche modo obbligato a farlo, a nome del Gruppo liberale finalmente unanime.



OBERTO Gianni

Monolitico.



ZANONE Valerio

Appunto. Devo dire, per la verità, che il Gruppo liberale era stato finora unanime, anche quando non era ancora monolitico. Fu unanime, ad esempio, nel mese di luglio, quando trattandosi di dover eleggere il Presidente di questo Consiglio, io dichiarai anche a nome del collega Rossotto che non avremmo votato per alcun candidato alla Presidenza; e dopo la imprevista attribuzione di un trentunesimo voto al collega Sanlorenzo dichiarai anche che questo trentunesimo voto non poteva certo essere attribuito al Gruppo liberale.
Mancherei di sincerità se dicessi che ciò non fu oggetto di commenti al di fuori del Consiglio Regionale, e anche in Parlamento, dove un autorevole deputato del Partito Comunista sollevò di fronte a due colleghi del Gruppo liberale l'ipotesi che questo trentunesimo voto venisse proprio da questi banchi.
E perciò voglio, prima di tutto, manifestare la mia profonda soddisfazione (non avendo mai creduto in questa ipotesi, che presumeva una mancanza di parola rispetto all'impegno che il collega Rossotto ed io avevamo preso formalmente in questo Consiglio) per la smentita formale che il Consigliere Rossotto ha fatto poco fa, dichiarando che egli si riserva di decidere sul proprio atteggiamento in merito alla politica della Giunta e alla maggioranza ma che, comunque, non deve essergli attribuita la paternità di quell'ormai lontano episodio.
Superato questo preliminare, vorrei dire che le dimissioni del Consigliere Rossotto dal Gruppo liberale e dal Partito liberale possono essere oggetto di interpretazioni e di giudizi vari, senza ragioni di scandalo. Nella mentalità liberale, il Partito non è una chiesa nella quale si facciano dei voti di ordinazione perpetua, e coloro che ne escono non sono considerati spretati né irretiti da apostasia. Anzi, se dovessi paragonare il Partito liberale ad una istituzione collettiva, piuttosto che ad una chiesa lo paragonerei ad una stazione ferroviaria, perché moltissimi vi sono passati e pochissimi vi si sono.



RIVALTA Luigi

Con Malagodi capostazione, perché lui rimane sempre.



ZANONE Valerio

Veda, il Consigliere Rossotto ha detto che non bisogna occuparsi dei fatti interni dei Partiti. Lei cerca già di indurmi a venir meno a questo impegno, che io desidero invece rispettare.
L'impressione mia è che, certo, nella linea del Consigliere Rossotto prima e dopo il 15 giugno, per restare sempre nel settore dei trasporti (peccato non ci sia l'esperto in materia, l'Assessore Bajardi), ci sia stata una certa variazione di percorso. Non mi preoccupo, perché questo è legittimo, di essere sorpassato a sinistra, mi preoccupo soltanto che ci si fermi ai semafori. La politica è fatta di fantasia ed e fatta di coerenza.
Io non escludo che si possa per coerenza verso le proprie idee anche abbandonare un partito quando questo si mostri chiaramente non ricettivo rispetto alle proprie persuasioni politiche; in ogni caso è importante che questo avvenga su una linea di continuità rispetto a quelli che sono i propri intendimenti. Questa, per lo meno, mi sembra essere la concezione democratico-liberale dello stare o uscire da un partito.
Ma, per venire ai problemi di carattere politico che sono quelli che vanno dibattuti in questo Consiglio, (al di là, quindi delle considerazioni di carattere interno, che non devono impegnare il tempo di questa assemblea), la motivazione di queste dimissioni qual é? Si dice che il Partito comunista deve essere considerato alla stregua degli altri partiti senza pregiudiziali aprioristiche, senza guerre di religione. Io non ho aspettato il 15 giugno per avere questa convinzione: ho sempre ritenuto che il Partito comunista non debba essere considerato da un punto di vista aprioristico e che nei confronti del Partito comunista non si debba organizzare o combattere una guerra di religione; ma che esso debba essere considerato dal nostro punto di vista liberale come un Partito che persegue un modello di organizzazione della società e della vita politica che è alternativo rispetto al nostro; e che, quindi, nei confronti del Partito comunista debba svilupparsi un confronto critico sui contenuti, non solo sui dettagli amministrativi e tecnici, su cui poi si finisce quasi obbligatoriamente con l'andare tutti d'accordo; ma sui contenuti nel senso ampio e pieno del termine, cioè sui significati generali di riferimento dell' azione politica. Questo confronto critico sui contenuti va per organizzato nella chiara consapevolezza di questa concezione alternativa del modo di organizzare la vita politica e la società.
Questa mia posizione può avermi causato qualche ostracismo all'interno del Partito liberale, ma, appunto, non è questa la sede per discuterne.
Voglio invece dire che la linea di carattere revisionistico che è stata adottata dal Partito comunista quando, dopo le elezioni del 15 giugno, si è trovato nella necessità, direi, o comunque nella opportunità, di passare dal ruolo di opposizione al ruolo di maggioranza in questa Regione è una linea che il Consigliere Rossotto ha prima citato come un fatto meritevole di attento esame, e su questo io concordo; ma è una linea che non ha ancora prodotto risultati concreti che possano essere oggetto di un giudizio da parte nostra. Si tratta di una linea che per ora è fatta di impostazioni di dichiarazioni programmatiche, di dibattiti, di confronti pluralistici ma che vorremmo giudicare alla prova dei fatti, dai risultati effettivi che essa produrrà. E quindi a mio avviso coloro che si collocano, anche per il mandato ricevuto dagli elettori, in una posizione di minoranza e di opposizione rispetto a questa Giunta non commettono un atto di saggezza abbassando in questo momento la guardia, cioè predisponendosi ad una benevolenza pregiudiziale nei confronti di una politica amministrativa che deve ancora dare i suoi primi concreti risultati. Penso si debba evitare la pregiudiziale anticomunista aprioristica, ma si debba anche evitare la benevolenza pro-comunista aprioristica.
Possiamo senz'altro, per comodità di discorso, in questa sede considerare ininfluenti i pur gravi problemi - gravi proprio dal punto di vista dell'attuale politica del PCI, che mi sembra prevalentemente orientata in questa direzione - che riguardano la collocazione del Partito comunista sui grandi rapporti di schieramento internazionale; non occupiamoci di ciò nella nostra politica regionale, riconosciamo la peculiarità del Partito comunista italiano, partito che, a parte il retaggio storico di essersi organizzato sotto la opposizione ad una dittatura e di aver poi dato un grande contributo alla instaurazione della Repubblica e della Costituzione repubblicana, ha poi gestito per trent'anni la opposizione di un regime democratico, e nel fare ciò ha assimilato i metodi, la mentalità, i comportamenti delle democrazie rappresentative.
Questo è un elemento di cui possiamo qui discutere perché pertinente, nel senso che è nella linea che il Partito comunista ha seguito in questo Consiglio quand' era all'opposizione, e direi anche, con una certa coerenza, quando è diventato maggioranza; abbiamo colto elementi positivi di consapevolezza della tutela delle minoranze, di corretto rapporto fra maggioranza e opposizione che qualifica appunto il modo di procedere di una democrazia rappresentativa. Recepiamo, dice, i risultati del 15 giugno. E chi potrebbe meglio di noi che ne siamo state le vittime, che siamo stati sconfitti, con una prova che ha inciso gravissimamente, forse irreparabilmente, sulle strutture del nostro Partito, recepire i risultati del 15 giugno? Ma vediamo che cosa dobbiamo trarre da questa lezione. Credo che non dobbiamo trarne, a somiglianza di quanto hanno fatto altri Gruppi anche a livello locale, non in questo Consiglio ma nel Consiglio comunale di Torino, una specie di atteggiamento dannunziano verso la transumanza: dobbiamo trarne invece una maggior ragione di coerenza, di solidità, di rispetto verso le nostre posizioni, dobbiamo trarne la lezione che questi partiti minori, che nella nostra presunzione di laici consideravamo più solidi e più forti della informe aggregazione democristiana, alla prova del 15 giugno si sono sbriciolati, mentre, se non altro, la Democrazia Cristiana è riuscita a trattenere nel proprio interno questo travaglio. E dobbiamo anche dire che nel grande processo di transizione che è in atto nella vita politica del Paese noi non sappiamo chi vincerà. Io non so, se dovessi fare una previsione, chi vincerà: la mia preoccupazione è soltanto quella di mettermi dalla parte di coloro che avevano capito che cosa stava succedendo. Non c'è nulla di peggio, quando si assiste senza poterne essere una parte determinante, ad un grande processo di trasformazione politica che mettersi dalla parte di coloro che non riescono a capire che cosa stia succedendo.
Voglio ancora osservare che il Partito comunista, attraverso i suoi organi di stampa - mi riferisco in particolare a due articoli, uno su "L'Unità", l'altro sulla rivista "Nuova Società" - si è fatto anche carico di una interpretazione del travaglio dei cosiddetti ceti medi e lo ha analizzato in termini molto seri, dicendo giustamente che le nuove Amministrazioni di sinistra non sono interessate al trasformismo, che "simili giochi non sono nell'interesse né nella natura stessa delle nuove maggioranze di sinistra", che bisogna invece "invitare tutti ad una discussione più approfondita e più seria". Naturalmente, le discussioni tanto più sono approfondite e sono serie quanto più si fanno nel rispetto dei ruoli. Anche questo pluralismo -io l'ho scritto da qualche parte rischia di diventare teorico, perché se mancasse la pluralità se tutti gli oppositori scoprissero di avere una irresistibile vocazione a mettersi d'accordo con Libertini, con chi instaurerebbe Libertini la sua condizione pluralistica del potere?



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta Regionale

Io ho fiducia nella Divina Provvidenza.



ZANONE Valerio

Questo è un utile contributo al compromesso storico, che per l'appunto necessita di una benedizione di carattere provvidenziale.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta Regionale

Ma avremmo l'opposizione anche in quel caso.



ZANONE Valerio

Io spero che rispetto al compromesso storico ci sarà una opposizione. E ci sarà una opposizione, caro Assessore Libertini, da parte proprio di quelli che sono stati sconfitti il 15 giugno, che non a caso sono gli stessi che sono stati sconfitti il 18 aprile '48.
Ora, io credo che questi eterni sconfitti, che sono i partiti laici di democrazia intermedia, battuti il 15 giugno come erano stati battuti 18 aprile, dovrebbero cogliere, per recepire la lezione, non la tendenza a disgregarsi in piccoli Gruppi ma piuttosto quella ad aggregare le proprie posizioni. Se non c'é questa aggregazione, questa intesa politica graduale i partiti minori non saranno in grado di rispondere alla prova elettorale che li ha colpiti. Mentre devo confessare al Consigliere Rossotto che ho poca fiducia in formule di importazione come quella di introdurre in Italia il giscardismo.
Intanto, non per fare questione di dottrina, il giscardismo non è come il marxismo, come il leninismo, una dottrina politica; è la leadership di un uomo in un Paese in cui le leadership degli uomini politici sono classicamente determinati. C'é stato il gollismo, è venuto il giscardismo.
Ma, per importarli, ci vuoi sempre un De Gaulle o un Giscard. Quindi, se su questi banchi latita un Giscard, il Consiglio ne prenderà atto con soddisfazione, ma certo senza un Giscard non si fa in Italia il giscardismo



OBERTO Gianni

C'era già l'automobile di Giscard, alla Regione.



ZANONE Valerio

Ora, vedano, ciò che non riesco a capir bene in questa dissociazione del Consigliere Rossotto e nella costituzione di questo nuovo movimento, è il tipo di rapporto che si intende prefigurare a questo movimento politico rispetto a determinati gruppi sociali o interessi economici. Mi pare che nelle dichiarazioni rese dal Consigliere Rossotto alla stampa all'atto di costituire questa sua Unione liberale democratica, si sia molto accentuato il problema di dare una rappresentanza a determinati gruppi sociali e interessi economici a fini di intermediazione. E mi sembra di capire che siccome i gruppi sociali e gli interessi economici del movimento operaio delle masse proletarie, hanno gia altri partiti che storicamente li rappresentano, questa volta dovrebbe trattarsi di una rappresentanza di carattere spiccatamente borghese, magari imprenditoriale.
Ma, nell'attività politica della Regione, mi chiedo, questo problema non è stato in qualche modo affrontato e risolto? Non abbiamo messo in opera fin dai primi tempi un sistema di consultazione permanente in cui le organizzazioni economiche, le categorie possono intervenire costantemente nel nostro processo legislativo, amministrativo e politico? C'é bisogno di un intermediario per fare tutto questo? E, quand' anche vi siano dei rapporti politici che non si formalizzano attraverso le procedure statutarie, le organizzazioni sindacali di cui i ceti borghesi e imprenditoriali, ad esempio gli industriali, dispongono, e che mi risultano essere sufficientemente organizzati, non hanno forse qualche occasione di contatto, di rapporto con il Presidente, con il Vicepresidente della Giunta, con i responsabili del Governo regionale, per rappresentare loro i loro problemi? Se si vuol dire che la costituzione di un nuovo Gruppo avviene in termini di rappresentanza più diretta di certi ceti sociali allora su questo io devo dire che la funzione del Partito liberale, nella mia concezione, non è di questo genere: il Partito liberale deve farsi carico della politica della libertà, quindi anche delle libertà sociali delle liberta economiche, delle liberta di iniziativa, delle liberta di intrapresa, e quindi della mentalità politica e sociale che certamente è più frequente nei ceti appunto del lavoro autonomo e dell'impresa che non in altri strati; ma di qui ad essere intermediari o rappresentanti di un determinato Gruppo io vedrei un grande salto, perché noi tradurremmo la posizione liberale, che è sempre una posizione non di classe, in una posizione di classe, cioè faremmo un movimento della classe borghese contrapposto al movimento della classe operaia o proletaria, e questo a me pare politicamente non giusto e neppure necessario in un momento in cui la trasformazione dei ruoli sociali e tanto rapida da travolgere proprio gli schemi di classe. Noi siamo in una società, anche in Piemonte, anche a Torino, che evolve rapidamente e che supera gli schemi di classe, che si organizza secondo rapporti di mobilità sociale molto più dinamici.
Certo, mi rendo ben conto, signori Consiglieri, che il Partito liberale è stato molto mortificato nella sua politica, e quindi questa rappresentanza generale delle politiche di libertà, dei temi delle libertà economiche, sociali, politiche e forse un programma troppo vasto per un Partito così indebolito e mi rendo anche conto che una parte di questa tematica di libertà è progressivamente trasmigrata dall' ambito del Partito liberale, si è diffusa presso altre forze politiche, e in alcuni casi forse certe battaglie di libertà sono state fatte anche dai partiti marxisti, dai partiti della sinistra, che hanno in questo modo assunto un ruolo che avrebbe dovuto essere un ruolo di carattere liberale. Però questo non ci esonera: noi non dobbiamo avere presunzioni di ruolo ma nemmeno abdicazioni di ruolo. Dobbiamo svolgere, e lo svolgeremo, in solitudine d'ora in poi il compito che ci spetta, dimostrando con il nostro comportamento rispetto per tutte le posizioni politiche, a cominciare da quella cui apparteniamo.



PRESIDENTE

Altri desiderano intervenire su questo tema? Il Consigliere Bianchi. Ha facoltà di parlare.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, Colleghi, non sarei intervenuto in questa seduta se non avessi sentito la necessità di dare immediata risposta al disagio espresso dal Consigliere Zanone che si lasciasse cadere nel silenzio un momento partiticamente significativo.
Ritenevo di non dover intervenire in questa seduta innanzitutto perch la questione che sembra quasi principale, fondamentale, sui rapporti fra le grandi forze politiche e sociali, sulla natura del Partito comunista e la sua collocazione fra le democrazie rappresentative, sui rapporti fra la Democrazia Cristiana e il Partito comunista, la situazione di crisi del nostro Paese e le risposte da dare ad essa sono la tematica permanente del confronto politico di questi mesi, di questi giorni e lo saranno dei prossimi anni, e non mi pareva che potesse essere affrontata incidentalmente in maniera significativa, aggiuntiva, rispetto ad altri momenti più qualificati. Su questa tematica noi ci confrontiamo ogni giorno e questo fatto nuovo non aggiunge assolutamente niente, non può essere n nobilitato né sminuito da questa tematica.
In secondo luogo, perché non abbiamo propensione a fare processi alle intenzioni sul piano personale, e proprio per la presenza in aula del Consigliere Rossotto non avrei voluto fare sottolineature, valutazioni aventi riferimenti personali. Del resto, su questi fatti, su queste situazioni che si sono andate determinando, con una significativa caratteristica torinese ancor più che piemontese (anche questo qualcosa dice sullo stato di una grande città, di una grande metropoli), abbiamo già espresso dei giudizi. Altri ci saremmo riservati di esprimere a volta a volta quando fossero emerse, non in via di ipotesi ma in via di concreti comportamenti, le indicazioni sulle rappresentanze effettive che possono essere dietro questi gesti o su gruppi e ambienti che possono riconoscersi nel nuovo corso instaurato dalla decisione personale del Consigliere Rossotto e di altri.
Mi riferirò ad alcuni fatti obiettivi: il momento scelto, il contesto in cui avvengono queste decisioni, l'assenza di ogni preparazione, di ogni dibattito culturale e politico in ordine a questa tematica da parte di questi protagonisti, e, nel contesto in cui operiamo, l'assenza di una problematica che sia lungamente e faticosamente maturata e che quindi trovi uno sbocco che tutti naturalmente riconoscono come necessario, tutto ci crea delle situazioni di obiettivo gravissimo disagio. C'è poi un collegamento diretto di carattere obiettivo (e non faccio qui il processo ancora una volta alle intenzioni), di carattere che diviene strumentale rispetto alle situazioni, alle decisioni, alle deliberazioni che va prendendo anche questo Consiglio, che sconcerta, che concorre ad intorbidare la vita politica, che aggiunge scetticismo, disprezzo, sfiducia da parte dell'opinione pubblica, che coinvolge tutti e ciascuno, e magari assolve il protagonista, che potrà aver avuto una sua folgorazione, ma che coinvolge tutto quanto il quadro politico.
Questa è la constatazione che noi facciamo. Ci auguriamo peraltro che ogni futuro sviluppo ed evento porti a smentire, non a confermare, questi giudizi che noi siamo costretti a dare sul piano obiettivo, riportando maggiore chiarezza, maggiore conseguenza, maggiore linearità nella vita politica del nostro Paese in un momento tanto difficile.
Noi non ci sostituiamo ai liberali nel dare il giudizio sul comportamento dei loro eletti, così come non entriamo all'interno delle altre forze politiche sulle valutazioni che hanno voluto fare per accelerare probabilmente dei tempi, per stringere delle situazioni, per offrire delle contropartite e delle soddisfazioni, così come abbiamo anche recentemente constatato e che ci hanno messo di fronte a fatti - mi riferisco a fatti della nostra vita interna di questo Consiglio e delle sue Commissioni - che forse avrebbero richiesto, con una diversa sensibilità una diversa graduazione di tempi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Ho poco da aggiungere al dibattito che si e appena aperto, che ha indubbiamente la sua importanza nei lavori di questo Consiglio Regionale.
Mi limiterò a richiamare l'attenzione dei Consiglieri Regionali degli altri Gruppi su una circostanza che a noi sembra molto importante, e che, se considerata in giusta luce, contribuisce a chiarire le idee a coloro che non le hanno ancora chiare sugli avvenimenti di questi ultimi tempi, che hanno visto uomini politici dei partiti cosiddetti laici staccarsi dai loro partiti per assumere atteggiamenti politici che noi riteniamo positivi.
Per valutare obiettivamente questi singoli atteggiamenti si deve partire, secondo noi, dalla linea di condotta che noi, comunisti e socialisti, avevamo assunto già all'indomani delle elezioni del 15 giugno.
Nessuno qui mi risulta abbia dato una valutazione dei risultati del 15 giugno che non fosse quella di un generale spostamento a sinistra del Paese; qui in Piemonte il Partito comunista ha compiuto un gran balzo in avanti, e lo stesso Partito socialista ha rafforzato la sua presenza e quindi si e costruita, anche dal punto di vista numerico, una presenza delle forze di sinistra molto più importante di quella di prima. A fronte quindi, delle possibilità che sì aprivano per quanto riguardava, per esempio, la formazione della Giunta, una corretta, noi pensiamo interpretazione dei risultati del 15 giugno nel senso di accettazione effettiva della realtà di spostamento a sinistra che le elezioni hanno determinato, di coerenza al responso dell'elettorato, ha portato in Giunta le due maggiori forze di sinistra.
Noi comunisti, ma penso anche gli esponenti del Partito socialista abbiamo condotto la campagna elettorale gia all'insegna di una impostazione che tendeva a sottolineare l'esigenza, per tutte le forze politiche dell'arco costituzionale, di superare ogni sbarramento di carattere ideologico per unire le forze a fronte di una situazione economica che presentava e presenta quegli aspetti drammatici che sono tuttora alla nostra attenzione. Questa posizione l'abbiamo coerentemente ripresa e riproposta dopo il 15 giugno, nel momento in cui si è presentata a noi comunisti ed al compagni socialisti la possibilità di costruire insieme una nuova politica regionale, un nuovo modo di governare. Credo vada sottolineato, e tutti devono prenderne atto, che noi non abbiamo mai sostenuto di voler costruire una Giunta di sinistra per governare richiamo qui le fasi che hanno preceduto la formazione della Giunta - con questa contro altre forze: è stato da noi dichiarato anche pubblicamente e continuamente perseguito con ogni sforzo lo scopo di coinvolgere nella Amministrazione della Regione le altre forze politiche dell'arco costituzionale; abbiamo cioè invitato i democristiani, i repubblicani, i socialdemocratici, i liberali ad un confronto concreto sulle cose, per vedere quali iniziative fosse possibile unitariamente assumere per affrontare in modo coerente e concreto i gravi problemi che ci stanno di fronte.
Questo appello, che, ripeto, fondava le sue ragioni in una strategia politica che noi comunisti abbiamo affermato e che perseguiamo, quella del pluralismo, ma anche soprattutto un quel momento in considerazione di una situazione che richiede uno sforzo collaborativo unanime, noi comunisti l'abbiamo rivolto a tutti, anche al Partito liberale. Abbiamo detto: vediamo insieme quale programma concreto costruire, a prescindere dalle forze che dovranno gestire l'Esecutivo, quanto poi in altre Regioni si è effettivamente verificato, che il programma sia stato elaborato con l'apporto di tutte le forze dell'arco costituzionale essendo poi l'Esecutivo composto da altre forze. E noi comunisti siamo tuttora pronti a discutere sulla base del punto di partenza, quello di coinvolgere tutte le forze dell'arco costituzionale nella ricerca di intese programmatiche per affrontare i problemi sul tappeto.
Se non si tiene conto di questo punto di partenza, non si può cogliere quel che di positivo c'e nell'atteggiamento di chi, non potendo come partito, ha dovuto accogliere singolarmente questo richiamo: un richiamo non del Partito comunista ma che emerge dalla situazione così come si sta evolvendo nel nostro Paese. Emerge chiaramente, è emerso nell'intervento dl Rossotto, in quello di Zanone, in quello di Bianchi, che la questione comunista e la questione di fondo, il nodo che sta continuamente di fronte alle forze politiche. E' semplicistico dire che qualcuno ha colto questo appello e si è posto in modo nuovo di fronte a questo problema mentre altri costantemente non riescono a sciogliere il nodo, a decidere il tipo di rapporto. Questa è una questione che non si può sottintendere. Se non si tiene conto di questo è chiaro che tutto diventa trasformistico, tutto diventa deteriore, quando invece, proprio perché il corso degli avvenimenti nel nostro Paese ha un indirizzo ormai preciso, quanto avviene non può che essere considerato come un processo positivo di cui certamente occorre chiarire tutti gli aspetti.
Ma ho preso la parola anche per rinnovare ancora una volta l'appello alle altre forze politiche a rispondere a questa questione di fondo della situazione italiana con atteggiamenti coerenti. Altrimenti, la colpa è di chi sta indietro, non di chi viene avanti. La situazione italiana ha bisogno di parole chiare, di atteggiamenti precisi per uscire dalla crisi che ristagna.
Una seconda considerazione desidero poi fare, in coerenza con questo nostro atteggiamento: mi pare che venga in questa sede molto sottovalutata dalle altre forze politiche, non so se intenzionalmente, per non dover dare atto alla nuova Giunta di un fatto di estrema importanza politica, o se perché veramente non ne hanno capito bene l'importanza politica, la Conferenza regionale per l'occupazione e per l'investimento. Direi che l'attenzione positiva che il Consigliere Rossotto dedica alla Giunta di sinistra trova riscontro nell'attenzione positiva che ampi schieramenti di svariati settori economici, sindacali e politici hanno mostrato a questa Giunta nel corso della Conferenza. Come si può non apprezzare l'importanza della Conferenza? Si dice: noi aspettiamo atti concreti. E non è un atto concreto questo di iniziare a lavorare sulla base di un controllo aperto a tutte le componenti economiche, sociali, politiche del Piemonte, per trovare la via per uscire dalla crisi? Non è un fatto concreto che in quella sede, alla presenza di migliaia di persone, si sia dato inizio ad un confronto pubblico fra tutte le componenti del Piemonte, e che e certamente un confronto difficile, complesso, che ha lasciato problemi aperti? Non si pu certo disconoscere che proprio in quella sede la nuova Giunta di sinistra ha trovato interlocutori nuovi, diversi, la piccola e media industria, la grande azienda, che con questo atto hanno dimostrato essi stessi attenzione positiva al modo di porsi della nuova Giunta. E come non cogliere nelle dichiarazioni sull'esito di questa conferenza fatte proprio da quel mondo industriale che Rossotto ha dichiarato di voler continuare a rappresentare un segno positivo dei tempi che stanno correndo? Chi lo interpreta meglio? Rossotto, che coglie il fatto nuovo dell'atteggiamento di questa Giunta, o chi si limiti ad accusare lui di trasformismi e rimane abbarbicato alle proprie posizioni, alla ricerca di una linea che non viene mai fuori? Questo e un problema che voi, Colleghi, dovete porvi. Parlando con molti di voi si sente che questa ricerca è difficile e complessa. Ma nessuno osa nascondersi che il problema esiste e deve pur essere risolto.
Può essere ritardato oltre questo processo politico che è in corso e che io vi invito a valutare come un processo molto interessante, valido non per i singoli partiti ma per la comunità del Piemonte? Anche gli avvenimenti di questi giorni hanno dimostrato che di fronte a certi fatti, a certe importanti decisioni che il Parlamento deve assumere, quello che è necessario è affrontare i problemi, senza irrigidirsi su steccati di carattere ideologico.
Ho sentito qualcuno dire che ciò avverrebbe in previsione del bilancio della Regione, per il quale occorrerebbe il trentunesimo voto ad evitare che la Giunta cada. Ebbene, io dichiaro che soltanto la grettezza, la inconsistenza politica di chi ha pronunciato sommariamente questo giudizio non in questa sede ma in altre, può far pensare che abbiano validità queste parole. Sanno benissimo le parti più responsabili dello schieramento di opposizione in questo Consiglio regionale, che sì sono esse stesse poste all'opposizione non avendo voluto accettare la richiesta che veniva dalle forze di sinistra di uno sforzo concorde per trovare un'altra forma di governo in Piemonte, che se anche la Giunta, al limite, cadesse non ottenendo che 30 voti anziché 31, per il proprio bilancio, esse non potrebbero contrapporre mente altro, e che pertanto oggi non vi è composizione di Giunta possibile all'infuori di quella esistente. Non si tratta, quindi, del problema di un voto. A parte, poi, il fatto che noi abbiamo impostato il nostro lavoro alla ricerca continua, costante, giorno per giorno, di un confronto che ha come obiettivo quello di ottenere consensi alla nostra azione: non c'è iniziativa della maggioranza, dalle nomine, dalle iniziative che si devono assumere, che non sia presa con l'obiettivo fondamentale di ottenere, e la disponibilità a recepire, gli apporti, i contributi positivi delle altre forze politiche, degli altri Gruppi alle decisioni.
Se non si tien conto di questo, certo, il giudizio può essere sommario.
Ma se obiettivamente si parte dalla valutazione positiva di questi fatti della situazione esistente, allora certo non si può non vedere, e noi così lo giudichiamo, l'atteggiamento del collega Rossotto come un atteggiamento di carattere positivo, che serve alla Regione per continuare a lavorare mentre non è positivo un atteggiamento che continua a basarsi sul sistema di contrapposizione fra le forze che attualmente sono qui in Consiglio regionale.
Secondo me, queste sono alcune delle cose che andavano dette. Altre ne diremo più avanti circa il fatto che questa Giunta non avrebbe ancora prodotto fatti concreti su cui misurarsi. Eh, no! La prossima volta allora, verrò con l'elenco delle leggi, dei provvedimenti che sono passati in ordine ai problemi della casa, dell'edilizia, dei trasporti. Su ognuna di queste questioni abbiamo ottenuto sempre il parere concorde di tutti i Gruppi, perché, per il nostro nuovo modo di governare, gli Assessori interessati hanno sempre ricercato questo accordo, e si tratta di atti amministrativi importanti, che hanno affrontato questioni importanti dell'attività amministrativa della Regione Piemonte e non possono essere sottintesi. Documenterò anche - e mi richiamo ancora ai dibattiti della situazione occupazionale del Piemonte - gli sforzi che continuano a fare le forze impegnate ad amministrare la Regione, certamente superiori alle possibilità del nostro Ente, per risolvere proprio i problemi dell'occupazione, che sono qui in Piemonte così gravi e che non trovano riscontro in una politica economica del Governo, indispensabile per affrontare e risolvere anche i problemi della politica economica del Piemonte.
Sono questi i fatti che occorre considerare tutti assieme per valutare ogni singolo atteggiamento Per questo credo di poter concludere dichiarando che giudico l'atteggiamento del collega Rossotto - che dovrà risolvere, e io spero possa farlo nel modo migliore, e soprattutto in modo civile, com' avvenuto qui (mentre non altrettanto si può dire per altre parti), il problema suo nei confronti del Partito liberale -, dal punto di vista politico, un atteggiamento che permette alla Regione di continuare a lavorare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare d Consigliere Robaldo. Ne ha facoltà.



ROBALDO Vitale

Ritengo di non potermi astenere dall'intervenire, dopo quando ha detto il collega Berti.
Egli ha dato una giustificazione all'atteggiamento di Rossotto e tra le righe ha lasciato trapelare di non comprendere di fatto come altre forze politiche - fra le quali ha citato il Partito repubblicano -, che peraltro erano state invitate a collaborare alla elaborazione del programma di Giunta, non sentano questo problema in termini altrettanto concreti.
Non entro nel merito della valutazione dell'atteggiamento che nella sua libera determinazione il collega Rossotto ha ritenuto di assumere: questa ripeto, è una valutazione che spetta a lui, sulla quale si possono fare considerazioni ma nessuno ha il diritto di esprimere giudizi. Si tratta di scelte che sono indubbiamente meditate, ma che provocano, in questo momento di incertezza generale, forse ancora ripercussioni negative su certi elettori; che però indubbiamente non dobbiamo giudicare, come non dobbiamo assumere davanti ad esse atteggiamenti trionfalistici o di condanna.
Saranno gli eventi che seguiranno a dire - ritengo entro poco tempo - se sono scelte politiche fatte rispondendo ad intuizioni personali, a convinzioni personali, o meno, e soprattutto se sono scelte fatte nell'interesse di una società democratica o meno Certo, Torino, rispetto al contesto nazionale, ha una tradizione da difendere, e vediamo che anche in questa tornata elettorale la difende.
Abbiamo visto e vediamo di continuo spuntare nuovi movimenti, nuovi raggruppamenti, con nuove sigle, e abbiamo ben presente la storia di questi movimenti. Chissà se questo avrà fortuna maggiore di altri. Però, il discorso che faceva il collega Berti, sul fatto che l'attività della Giunta dovrebbe di per sé stessa, come fulcro centrale espresso nella Conferenza economica occupazionale, già smuovere certe resistenze più o meno preconcette e passive di altre forze politiche, inducendo a dare un consenso ed una approvazione non solo sul piano di una seria opposizione critica, ma direi proprio su una posizione di collaborazione aperta, noi lo riteniamo, tutto sommato, estremamente semplicistico, assolutamente non accettabile.
Siamo tutti d'accordo che al fondo c'é problema del Partito comunista.
Però, noi almeno ci rendiamo conto che il problema del Partito comunista non si supera e non si favorisce e non si porta ad una soluzione nell'interesse di tutti con questi atteggiamenti più o meno sofferti, che non giovano a portare ad una dialettica diversa lo stesso Partito comunista. Dico questo a nome del Partito repubblicano, che ritengo sia stato il primo partito - i famosi dibattiti La Malfa-Ingrao, La Malfa Amendola non sono di ieri, e non sono solo del dopo 15 giugno, hanno una loro collocazione storica inequivocabile - a dare, come forza laica di sinistra non marxista, un contributo determinante di stimolo dialettico serio, concreto, sui problemi, sulle cose, certamente non mai di schieramento o preconcetto, in questo dibattito con il Partito comunista.
E noi - l'ho gia detto in altra occasione e lo ribadisco in questa sede, perché ritengo sia opportuno ribadirlo - con il Partito comunista non siamo mai arrivati a posizioni di polemica preconcetta, siamo sempre arrivati al nodo dei problemi. Nel congresso del febbraio abbiamo chiesto ai colleghi comunisti se, entrando nella maggioranza di Governo nazionale potevano garantire sul piano internazionale quella libertà di cui l'Italia bene o male, aveva fruito per tanti anni. Questa domanda noi oggi la poniamo ancora con la stessa precisione e con la stessa preoccupazione di allora, e ritengo sia una precisione, una preoccupazione non solo nostra ma anche dei responsabili del Partito comunista visto che essi, come risulta dalla cronaca e dalla storia dei giorni passati, sentono la necessità di andare in America a prendere contatti con esponenti americani (e accaduto quanto Andreotti ha mandato una sua delegazione, della quale non ha voluto far parte l'esponente repubblicano, Cifarelli, anche se aveva dato il suo nome, perché in quella delegazione c'era un deputato fascista e anche questa è una forma di antifascismo serio).
Quell'interrogativo, ripeto, è tuttora valido, e noi speriamo che ad esso il Partito comunista riesca a rispondere quanto prima. Però, fino a che non avremo questa certezza di indirizzo è chiaro che dovremo tenere certe posizioni; che non sono solo posizioni di mantenimento di quadro di politica nazionale attuale per impedire che la situazione precipiti e che si arrivi ad una decantazione, ad una rifondazione, per usare un termine di moda, degli altri partiti. Noi crediamo sia una collocazione politica che come lo è stata in passato, debba ancora favorire quella crescita, quello sviluppo, quell'avvicinamento ad una forma democratica autentica ed accettata da tutti.
Il Partito comunista ha indubbiamente fatto del cammino, ma noi riteniamo che perché esso sia definitivo occorre ancora qualcosa, della cui mancanza ci rendiamo conto tutti.
In conclusione, noi non vogliamo assolutamente giudicare l'atteggiamento del collega Rossotto, ma nel contempo vogliamo fermamente dire ai Colleghi comunisti che non è certo modo nuovo di impostazione di governo anche a livello regionale che può convincerci ad assumere atteggiamenti che riteniamo prematuri, e suscettibili di nuovere allo stesso Partito comunista. Perché non è certo da una forma assembleare come quella che si voleva impostare alla vigilia della formazione della Giunta che può venire una posizione di chiarezza, di stimolo, di dialettica, di critica e di confronto. Ma noi diciamo - e in questo concetto crediamo di avere la piena concordanza dei colleghi - che è nell'interesse di tutte le forze oggi rappresentate in questo Consiglio che si continui in una opposizione seria, critica e costruttiva, sollecita alla soluzione di certi problemi di fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto per un secondo breve intervento.



ROSSOTTO Carlo Felice

Io ringrazio il Presidente e chiedo scusa ai colleghi se sul caso che da alcune forze politiche viene considerato personale voglio ritornare per delle brevi precisazioni.
Se vi sono stati riferimenti a Giscard e anche un chiaro significato di risposta al punto fondamentale di tutte queste vicende torinesi in cui ci si divide, nelle forze laiche, tra coloro che partecipano all'area del consenso e coloro che non vi partecipano, credo che i miei amici ed il sottoscritto siano stati precisissimi: noi non siamo nell'area del consenso, ma non siamo nell'area di coloro che credono, attraverso uno scontro frontale precostituito, attraverso al richiamo ad alcuni concetti per me superati, che si possano risolvere quelle cose fondamentali che ognuno di noi ritiene debbano essere difese.
A parte ogni riferimento personale a Giscard, che è molto più alto e magro e che ha indubbiamente la capacità di intermediare direttamente altri interessi nel concetto di un liberalismo moderno - e la Francia, con le tradizioni di una grande forza borghese aperta, moderna, intelligente e pronta a capire la verità dei fatti, a mollare le cose vecchie per difendere ed attuare cose nuove, proprio di questo ha bisogno - c'é un concetto sul quale vorrei serenamente ritornare e di cui il collega Zanone ha parlato; il concetto di intermediazione. Io credo che il concetto di intermediazione non voglia dire delega, se no verremmo meno alla nostra funzione politica, è ovvio che le organizzazioni imprenditoriali e tutte le forze sociali hanno la possibilità di parlare direttamente con il Consiglio Regionale, ma il discorso di fondo che come liberale mi pare si ponga, è che esiste un sistema occidentale liberal-democratico ed un sistema, nei paesi dell'est, a base socialista. La differenza fra questi due sistemi è stata accolta dagli amici miei e da me, e quando io vedo che una Giunta regionale, costituita dal PCI e dal PSI, nei suoi documenti esprime il concetto del blocco dell'espansione della mano pubblica, della difesa dell'imprenditorialità media e piccola, della difesa dell'artigianato come suo ruolo fondamentale, quando parla di un processo di sviluppo regionale che deve modificare quegli obiettivi su cui tutti siamo d'accordo, facendo costoro protagonisti, io chiedo se questo non sia gia un primo atto che necessiti un confronto e se da questo confronto vengono chiare risposte positivi ai famosi atti concreti di cui si sta chiedendo la tutela, allora io credo che questo sistema sia il più valido a risolvere i problemi di giustizia, oltre a creare mezzi di ricchezza.
L'amico e collega Bianchi ha detto che il fatto sconcertante è che questo sia avvenuto senza un dibattito culturale. Il dibattito culturale presuppone uomini di cultura; nell'interno della mia forza politica, quella che aveva una etichetta e che rimane sempre la stessa ma alla quale purtroppo, dobbiamo dare un'altra etichetta, il dibattito c'è stato, non so se sia stato culturale. Non so se sia stato un dibattito culturale ad altezza tale da non determinare sconforti e sconcerto nelle altre forze politiche, ma nell'interno, per quello che ognuno deve fare e compiere con i suoi doveri, e le sue responsabilità, era iniziato. Noi affrontiamo il discorso con l'opinione pubblica con serenità, pregando i colleghi e specialmente la stampa di essere almeno obiettivi, perché non è certo obiettività, non è creare le premesse di un dibattito più approfondito attribuire al Consigliere Bava in Consiglio comunale una dichiarazione che non ha mai fatto, e cioè che era ancora incerto se essere nell'area del consenso oppure in quella dell'opposizione costruttrice: siamo nell'area dell'opposizione costruttrice e proprio perché costruttrice paghiamo lo scotto.
Il collega Robaldo, che ringrazio per la sua sensibilità, per il rispetto di quelle che sono le sofferenze anche morali e non soltanto intellettuali che presuppongono la cultura e di cui forse lentamente ci stiamo impadronendo, ha fatto il discorso sul PCI e sui suoi rapporti col mondo internazionale. Noi questo discorso l'affronteremo e l'esamineremo per tutto ciò che di nuovo ci può essere stato dopo il congresso del PRI per permettere che non si ripeta più quello che, come ricordava l'amico Zanone, accadde il 18 aprile 1948, quando furono sconfitti gli uomini laici. Perché alle prossime elezioni politiche parte dell'elettorato italiano non debba o non voglia scegliere tra la DC e il PCI, occorre che tutti, anche in maniera sofferta, anche in maniera inadeguata, incomincino a dire determinate cose, perché se alcuni atti concreti verranno evidenziati, a tutela di quelle cose che io voglio siano difese come fondamento non soltanto delle libertà economiche degli imprenditori, ma delle libertà economiche che discendono dal discorso degli imprenditori nei confronti dei cittadini e che sono poi il presupposto del mantenimento di quelle libertà politiche che sono il fondamento della nostra azione, allora io dico, con estrema serenità, che se da questi fatti deriveranno atti concreti muterà - anche un giudizio che aprioristicamente nei tempi passati era stato dato, che lentamente, nel confronto quotidiano, può modificarsi conché escano atti.
Su questo giudizio erano state fatte delle dichiarazioni che io ritenevo incompatibili con quello che era un discorso di dignità e di perseveranza politica, da questo la sofferenza e il traumatico gesto che è stato compiuto



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, vorrei intervenire solo su un punto particolare della comunicazione che ha fatto il Presidente del Consiglio per quanto riguarda la decisione dell'organo di controllo di Novara.
La Giunta andrà ad assumere informazioni rispetto a questo problema che vede una decisione che non tiene conto, a quanto mi è stato riferito oggi del campo di attività del Comitato nell'esercizio del controllo di legittimità: intervenendo nella valutazione delle spese di investimento o di altre spese del bilancio, noi riteniamo che dal campo della legittimità l'organo di controllo si sia discostato.
Colgo l'occasione per dire che questo è un problema che va visto nel contesto generale di quelli che sono gli intendimenti che la Giunta gia ha espresso in Consiglio per quanto riguarda l'attività degli organi di controllo e per quanto riguarda specificamente i nuovi orientamenti che la Giunta ha già proposto al Consiglio con il nuovo disegno di legge.
In termini più generali, rispetto a questo nuovo orientamento, vi è un'offensiva che parte da un punto di vista propriamente burocratico di rottura di antichi modi e di tradizioni di attività all'interno degli organismi di controllo che si estrinseca poi all'esterno con una sorta di pressione sugli organi politici, sugli organismi politici e tecnici dei Comitati di controllo.
Io voglio qui fare una dichiarazione affinché sia ben chiaro a quanti vanno conducendo questo disegno, che la Giunta non intende in alcun modo demordere da quanto ha espresso e in occasione del dibattito qui avvenuto in occasione della nomina dei membri dei Comitati di controllo, e da quanto è previsto dal disegno di legge che è stato presentato al Consiglio.
Nelle parole del Consigliere Rosci mi pare di cogliere il tema che vorrebbe l'organismo di controllo, così come è strutturato, inadeguato alla istruttoria; noi questo lo contestiamo, e ogni altro tema che ne viene a scaturire, se non trova l'orientamento nuovo che noi intendiamo dare al Comitato di controllo, troverà la nostra netta opposizione e la Giunta qualora se ne ravvisasse l'opportunità e la necessità, assumerebbe in tale direzione dei provvedimenti. Quindi è bene che si sappia che noi da questa strada non intendiamo discostarci.


Argomento: Commercio

Comunicazioni della Giunta Regionale in ordine all'applicazione di sanzioni per l'inosservanza della legge 28/7/1971, n. 558, sull'orario dei negozi


PRESIDENTE

Il dibattito sulle comunicazioni si può considerare concluso.
Possiamo passare al quarto punto all'ordine del giorno "Comunicazioni della Giunta regionale in ordine all'applicazione di sanzioni per l'inosservanza della legge 28/7/1971 n. 558, sull'orano dei negozi" di cui è relatore l'Assessore Marchesotti, che ha la parola.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Signor Presidente, colleghi nel 1971, come è noto, lo Stato ha delegato alle Regioni il potere amministrativo di determinare l'orario di apertura e di chiusura dei negozi e delle altre attività esercenti la vendita al dettaglio, con la legge 558 art. 1.
La norma legislativa non indica invece l'autorità titolare del potere sanzionatorio né l'ente legittimato ad incamerare i proventi contravvenzionali, né la possibilità di definire in via breve l'infrazione né, infine, l'organo legittimato a decidere su eventuali opposizioni.
Dal 1971 al 1975 tra la Regione ed il Governo sono intercorsi scambi di lettere, note, quesiti, ecc.. La questione, fino ad oggi, non è stata risolta; i pareri sono i più disparati, ma la cosa è comprensibile in quanto è carente appunto la norma legislativa a monte. In Parlamento è fermo da anni un disegno di legge che dovrebbe risolvere la questione, e non è la prima volta che il Consiglio Regionale se ne occupa.
La situazione oggi è questa: negli uffici della Regione Piemonte giacciono 4088 verbali di contravvenzione inevasi corrispondenti ad una cifra minima (abbiamo calcolato una media di 30,000 lire) di 123 milioni circa. Il malcontento dei commercianti cresce continuamente ed è proporzionato al fatto che aumenta l'abuso di coloro che, non dovendo (secondo loro) pagare la contravvenzione, aprono e chiudono a loro piacimento. Così aumenta il malcontento dei vigili e dei sindaci e degli stessi Carabinieri che elevano le contravvenzioni, però non le vedono mai applicate e pagate.
In più, i persistenti dubbi interpretativi in materia tendono a vanificare le norme regionali che disciplinano l'orario dei negozi diffondendosi sempre più nei commercianti la convinzione che qualunque abuso non trovi la giusta sanzione.
La situazione, quindi, è molto seria ed è per questo che abbiamo scelto la via, d'accordo anche con tutti gli altri Assessori Regionali al commercio, di chiedere ai rispettivi Consigli Regionali un'assunzione di responsabilità e una presa di posizione di scelta politica. Poiché è proprio di questo che si tratta, perché mancando nella materia una precisa norma legislativa, diventano appunto opinabili tutte le scelte giuridiche bisogna pertanto partire da una posizione, da una scelta di carattere politico. Infatti da un lato il Governo afferma, e secondo me giustamente che il potere sanzionatorio non può essere del Prefetto in quanto la materia è stata delegata, nello stesso tempo pero non dice (e a mio modo di vedere non può dire) che è del Presidente della Giunta in quanto non è espressamente affermato dalla norma. D'altra parte, se lo dicesse, potrebbe avviare un processo sollecitando una serie di opposizioni che il TAR oppure la magistratura normale potrebbe cassare.
La questione, come vedete, è complessa sotto tutti i punti di vista perciò va risolta appunto con una scelta politica che richiami un potere riconosciuto da tutti.
I Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna ed Abruzzo hanno dichiarato, con proprio decreto, la competenza dei sindaci e,dalle informazioni che abbiamo, in queste Regioni la situazione e andata normalizzandosi. Vorrei ricordare che c'è stata una sentenza del pretore di Venezia che condannava il Presidente della Giunta a pagare in proprio. La cosa è poi caduta perché il Veneto ha seguito questa strada.
La Provincia autonoma di Trento, proprio perché autonoma ha potuto emanare una legge e anch'essa ha incaricato i sindaci di applicare le multe. La Giunta regionale del Lazio, invece (ed è l'unica) ha in corso una deliberazione che incarica il Presidente o l'Assessore di applicare le multe.
In una riunione avvenuta a Senigallia il 21 e 22 novembre u.s. gli Assessori regionali al Commercio di tutta Italia hanno deciso di proporre ai rispettivi Consigli Regionali di dichiarare i sindaci competenti ad applicare le sanzioni previste dall'art. 10 della legge 28.7.1971 n. 558.
Ed è questo che noi facciamo, con la risoluzione che la Giunta sottopone alla discussione del Consiglio ed alla sua approvazione Se il Consiglio decide di muoversi in tale direzione, che noi riteniamo la più giusta, occorrerà che a seguito del decreto ci sia la consegna dei verbali e, poiché e contestato chi deve incassare l'ammontare della multa bisognerà dire ai sindaci, con una circolare del Presidente della Giunta che costituiscano una voce di bilancio di entrata e di uscita a disposizione di coloro che la legge stabilirà dovranno incassare definitivamente le multe. A questo proposito gradirei che il Consiglio si pronunciasse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Colombino.



COLOMBINO Michele

Siamo, in linea di massima, d'accordo sulla risoluzione che è stata teste evidenziata dall'Assessore competente circa il compito di demandare ai Sindaci una responsabilità del genere anche perché siamo dell'avviso che occorre dare maggiore spazio e maggiore autonomia agli Enti Locali e quindi ai responsabili degli Enti Locali stessi.
Nell'ultima affermazione dell'Assessore è stata suggerita per l'indicazione di integrare i bilanci comunali con una voce di entrata ed uscita (a disposizione della Regione) per i provvedimenti fiscali derivanti dall'inosservanza delle leggi sul commercio, particolarmente per quanto si riferisce all'orario di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali.
A questo riguardo il nostro Gruppo chiede una chiarezza di metodo e di linearità.
Se si decide di affidare ai Sindaci - quali ufficiali di P.S. - il compito di far rispettare la legge e quindi di determinare i provvedimenti fiscali del caso, il provento dei provvedimenti stessi deve logicamente essere destinato alle Casse Commerciali per non incorrere nel ridicolo e nell'illogico.
C'é ancora un'altra piccola sfumatura che occorre precisare ed evidenziare molto chiaramente. Noi apprendiamo dalla relazione aggiuntiva alla risoluzione, che giacciono presso gli uffici regionali 4.088 verbali di contravvenzioni, che tradotti in cifre corrispondono alla somma di 122 milioni 640.000 lire. Noi desidereremmo conoscere con esattezza quale fine faranno questi verbali, perché è una cosa interessante affidare la responsabilità alle amministrazioni comunali ed ai Sindaci, ma più interessante è stabilire in forma concreta, chiara e corretta, quali risultanze finali avranno questi verbali di contravvenzione.
Bisognerà pure che ad un dato momento queste giacenze e questa materia venga definita in modo chiaro, limpido e consono alle disposizioni di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Mi permetto di intervenire perché la materia è oggetto di discussione oggi; però abbiamo incominciato a trattarla quando io rivestivo l'incarico di Assessore al Commercio. Quindi le vicende dal 1972 ad oggi, di cui ha parlato l'Assessore Marchesotti, le abbiamo vissute e le abbiamo vissute proprio nei termini in cui sono state esposte.
Intanto bisognava disciplinare la materia. Lo Stato che conferì alla Regione il compito di determinare l'orarlo dei negozi, saltò a pie pari tutte le richieste di chiarimenti che vi sono state in quel momento perch era piuttosto arduo impostare un discorso totalmente nuovo; effettivamente ci si è trovati dì fronte alle difficoltà che sono state citate: chi doveva erogare le sanzioni, chi doveva elevare i verbali di contravvenzione, che fine avrebbero fatto e, nel caso in cui si fossero applicate le sanzioni chi le avrebbe incassate. Era assolutamente urgente e lo è oggi più di ieri e su questo sono d'accordo - prendere un provvedimento.
Dico subito che concordo sulla proposta che l'incarico venga dato ai Sindaci, perché sono stati loro gli incaricati di curare gli orari di apertura e di chiusura dei negozi. In un primo momento questo computo i Sindaci lo rifiutarono perché non era molto facile e comodo; essi si facevano portatori degli interessi dei commercianti che magari sollevavano il problema in sede locale, poi facevano marcia indietro perché altri commercianti sollevavano problemi contrari; poi una certa spinta é stata data e si è imposto ai Sindaci questa incombenza. E' giusto, quindi, che venga loro data anche la responsabilità di erogare le sanzioni.
Rimane un punto interrogativo, lasciato dall'assessore, cioè incamerare i proventi delle sanzioni e depositarli, così mi pare di aver capito perché la relazione che mi é stata data, forse per un errore di congiunzione dei fogli, finisce al fondo della pagina e non c'è la pagina seguente.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Non c'é altro.



BORANDO Carlo

Comunque, io sto a quanto ha detto l'Assessore, cioè i Comuni dovrebbero provvedere alla istituzione di un capitolo di bilancio per l'entrata delle sanzioni. In definitiva, la destinazione di questi fondi non è ancora stata stabilita; il collega Colombino chiede che restino agli Enti locali. Io inviterei invece il Consiglio a tener conto anche delle incombenze che la Regione ha; non dico che ai Sindaci resti il compito di far pagare le tasse e le sanzioni per poi passarle alla Regione, però forse vale la pena di destinare alla Regione una percentuale che può essere anche solo del 20-25%, proprio per i servizi che la Regione svolge in questo settore. Se nel momento in cui si decide definitivamente può essere preso in considerazione un concetto di questo genere, penso che possa essere applicato con equità e con giustizia nella ripartizione degli oneri tra gli Enti locali e la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Io ho delle gravi perplessità di natura giuridica che voglio prospettare alla considerazione dei colleghi Consiglieri. Si dice, in questa risoluzione, che è certamente da escludersi "la competenza della Magistratura ordinaria o dei singoli organi statali, nel primo caso in considerazione della natura amministrativa delle sanzioni e nel secondo caso per l'impossibilità di fare ricorso a principi dell'ordinamento, che giustifichino una tale riserva, di competenza". Questo viene collocato nella mozione come conseguenza di una premessa: il Consiglio Regio del Piemonte esclude la competenza dell'amministrazione regionale per la applicazione delle sanzioni di cui si tratta. Allora questo Consiglio Regionale, che esclude la competenza dell'amministrazione regionale darebbe mandato al Presidente della Giunta, cioè chiederebbe al Presidente della Giunta di assumerla con proprio decreto, delegando i sindaci ad esercitare queste attività?



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Non "delegando"



OBERTO Gianni

Eh sì, a parte che il Consiglio dice noi non siamo competenti in materia, dà l'incarico al Presidente della Giunta di provvedere con proprio decreto a dichiarare competenti i sindaci.
Io non la firmerei una dichiarazione di questo genere, non mi sostituirei alla mancanza di una legge che mi investa della possibilità di farlo: è un atto abnorme che credo non possa essere considerato accettabile e soprattutto non credo che il Consiglio Regionale ne possa sollecitare la adozione.
Io chiederei un momento di approfondimento dello studio, in maniera da non fare una cosa che poi vada decisamente contro lo spirito della legge.
Anche perché sindaci, come tali e come ufficiali di polizia, hanno già per legge fondamentale la possibilità di rilevare delle contravvenzioni e quindi di sanzionare. Resta in aria, probabilmente, il problema della destinazione delle somme ricavate dalle contravvenzioni. Ma lo Stato le vorrebbe per sé.
Esprimo questo come motivo di perplessità per un approfondimento, in maniera che non si facciano le cose che poi ritornino a danno ed a svantaggio di chi ha creduto di operare invece in termini positivi. Non si attende una legge regionale in proposito?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

A me pare che la questione meriti un attento esame e la relazione che l'Assessore competente ha fatto inquadra la realtà nazionale in cui ci si trova ad operare.
Certo che una presa di posizione comunque ci vuole per uscire da una situazione ambigua che mette tutti in gravissime difficoltà Regioni e Comuni. Oggi queste multe le fanno i vigili, i verbali vengono trasmessi d'autorità a chi di competenza, però non si sa come utilizzare i fondi perché non si stabilisce se vanno alla Regione o ai Comuni.
Io direi che se non c'è un decreto che stabilisca in modo preciso a chi vanno questi fondi, i Comuni continuino ad applicare le multe, tengano i soldi nella cassaforte o del Comune o della Regione o di un altro ente, ma non possono metterli a bilancio né in entrata, né in uscita perché sarebbe illegittimo. Se il CO.RE.CO., esaminando i bilanci, dal punto di vista della legittimità, se si accettasse la proposta di qualche collega che qui ha espresso, i bilanci sarebbero sicuramente respinti.
A proposito dell'atteggiamento del CO.RE.CO., di Novara, al di là della denuncia qui fatta, mi si permetta di ricordare che se i comuni in seconda vocazione riadottano il documento, il CO.RE.CO., lo deve accettare così com'è, bravo o furbo o intelligente che sia il Presidente di questo o di quest'altro CO.RE.CO.. Quindi il Comune anche in questa materia pu rispondere molto decisamente.
Pertanto, ritornando alla questione in discussione, chiederei un chiarimento a questo riguardo, perché sono un po' perplesso: non vorrei che i sindaci si trovassero nella situazione in cui si sono trovati (mi corregga Picco se sbaglio) nei confronti della legge urbanistica 765 per cui ad un certo momento le multe sull'edilizia non si sapeva se le poteva emanare il Comune, se le doveva incassare l'ufficio dell'intendenza di finanza, o rimanere al Comune; praticamente l'intendenza di finanza non è intervenuta, tutti gli abusi di quel decennio sono passati, altre centinaia di milioni o miliardi su scala nazionale non si sono incassati e quella legge non è stata operante per molti aspetti. Non vorrei che fosse ancora inoperante oggi.
Io sarei del parere che la Regione emani una legge, poi ci confronteremo, ci faremo dire di no, apriremo un contenzioso, ma rimarrà una legge che decida che ad applicare le multe sono delegati i Comuni e che le stesse vanno a far parte dei fondi dei servizi sociali di cui ai capitoli specifici del bilancio. Tenterei questa strada, per costringere eventualmente il Commissario di Governo ed il Governo stesso a uscire dall'impasse di una legge di fronte alla quale ci troviamo_



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Armella.



ARMELLA Angelo

La Giunta nel 1972 ha ritenuto che l'indicazione avuta dal Ministero dell'Industria e del Commercio, che si condensava nel parere che la competenza fosse del Presidente della Giunta Regionale, dovesse essere quanto meno corroborata da un esame più approfondito.
Le perplessità che allora si ebbero nella Giunta, persistono tuttora se ad una richiesta che è stata fatta proprio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiedendo istruzioni ai sensi dell'art. 121 della Costituzione, la Presidenza del Consiglio dei Ministri non ha ritenuto quantunque fosse materia delegata, di dare risposta.
A questo punto sarebbe veramente opportuno che la Regione sollecitasse ancora la Presidenza del Consiglio dei Ministri e chiedesse se non ritenga di corroborare il proprio parere con quello che, trattandosi di sanzioni amministrative, il Consiglio di Stato potrebbe dare.
In mancanza di questo, il dichiarare da parte del Consiglio Regionale che il Presidente della Giunta può disporre che le sanzioni siano applicate dai Sindaci è cosa abbastanza contraddittoria, come ha rilevato il collega Avv. Oberto, in quanto la Regione che non si riterrebbe competente nella persona del Presidente nell'applicare le sanzioni, poi dichiarerebbe che le sanzioni devono essere applicate dai sindaci. In effetti il Consiglio Regionale non ha il potere di dire se siano o no competenti i Sindaci dei Comuni o se sia competente il Presidente della Giunta Regionale. O il Presidente della Giunta Regionale è competente, secondo la prima indicazione data dal Ministero dell'Industria e del Commercio, perch trattasi di materia delegata e quindi appartiene alla sfera di competenza del Presidente della Giunta, o non lo é, ma non è il Consiglio Regionale che può statuire se sono competenti i Sindaci e ancor meno che il Presidente della Giunta può dichiarare, su proposta del Consiglio Regionale, che la competenza sia dei Sindaci.
A questo punto riterrei opportuno che la risoluzione fosse ritirata per un migliore esame, ma se si insistesse per passare alla votazione - e queste sono le determinazioni che esprimo a nome mio e di alcuni colleghi su sollecitazione del Capogruppo della DC - ci indirizzeremo per l'astensione.



PRESIDENTE

Altri intendono prendere la parola?



OBERTO Gianni

Vi è la proposta di Rossi da tenere presente.



PRESIDENTE

Ancora la parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Io ho apprezzato l'intervento dell'Avv. Oberto il quale è certamente ferrato in materia giuridica, ma mi sembra di averla trattata parecchio allora la questione. E vado per deduzioni: se viene incaricato il Presidente della Giunta Regionale della responsabilità di disciplinare gli orari di apertura e di chiusura dei negozi, che cosa ne deriva? Che se viene stabilita una norma e non viene rispettata bisognerà pure che ci sia qualcuno che la faccia rispettare. Chi è stato incaricato di disciplinarla avrà a mio giudizio anche l'incombenza di determinare le sanzioni. Tant' che io sono sempre stato del parere che non potesse essere dato dai sindaci il compito di disciplinare l'apertura e la chiusura dei negozi; noi proprio per delle ragioni locali, trovavamo certamente più comodo dire al Sindaco: pensaci tu, anche perché, malgrado la legge dicesse che gli orari dovevano essere possibilmente tutti uguali per zone, per comprensori, ci sono delle necessità da paese a paese che cambiano: ad esempio c'è il paese totalmente agricolo e c'è invece quello con lavoratori e studenti che partono il mattino presto e ritornano la sera tardi e che con determinati orari non fruirebbero mai dei servizi. Ma per quanto riguarda le sanzioni secondo la logica non dovrebbero esserci dubbi che devono essere autorizzati a farlo, non potendolo fare direttamente la Regione.
Comunque il problema dovrà essere affrontato perché è dal 1972 che continuiamo a chiedere spiegazioni al Ministero dell'Industria e del Commercio e le risposte sono queste; forse nel 1980 non avremo ancora stabilito con esattezza che cosa dovremo fare. Qui ci stiamo prendendo in giro, ci sono dei commercianti che dicono: non è necessario rispettare la disciplina, tanto, anche se non la rispetto non c'è nessuno che mi dice niente, faranno un verbale e basta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti per la replica.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Vorrei prima di tutto rispondere su alcune questioni concrete e poi fare una considerazione di carattere generale.
Proventi a favore degli enti locali. La cosa non è possibile perché la legge non stabilisce a favore di chi deve andare l'ammenda. Io sono d'accordo con lei, Colombino, che sarebbe bene che andasse a favore degli enti locali, con l'aggiunta che faceva, mi pare Borando, che bisognerebbe dividerla tra Regioni e Comuni, ma non è possibile. Se vogliamo risolvere la questione la cosa migliore è che i sindaci facciano un articolo di bilancio in entrata e in uscita, non perché questa giuridicamente sia la cosa valida, ma perché è la più corretta, perché così sarà a disposizione di coloro che dovranno incassare quando la legge deciderà chi.
Qual è la fine dei verbali attuali? Ho detto nella relazione che i verbali dovranno essere consegnati ai Sindaci divisi per Comuni ed Sindaci provvederanno all'applicazione della sanzione.
Oberto dice che diamo una delega. Non si parla mai di delega. Non si parla mai di delega né nella relazione, né nella risoluzione. Infatti quello che proponiamo non è né una delibera e nemmeno un ordine del giorno l'abbiamo voluta chiamare "risoluzione" e perché? Perché noi non possiamo delegare, è stata delegata a noi e noi non possiamo delegare i Sindaci questo è chiaro, ma è chiaro da quattro anni, eppure la situazione va affrontata e risolta. Rossi dice facciamo una legge. Ma la legge è già stata fatta dalla Regione Marche e gliel' hanno respinta perché la Regione in questa materia non può né delegare, né fare leggi, lo sappiamo tutti.
La proposta che si fa quindi al Consiglio è di assumere una posizione di carattere politico. Io mi rivolgo ai colleghi della D.C.: credo che al Presidente della Giunta, a me personalmente ed a tutta la Giunta possa far comodo continuare a non applicare le sanzioni, parliamoci chiaramente dal punto di vista politico, perciò quando Armella dice noi ci asteniamo, io chiedo al Gruppo della D.C. non di astenersi, ma di dirmi chiaramente: si vogliono applicare le sanzioni oppure no? Perché possiamo decidere anche in questo Consiglio che le sanzioni non le applichiamo in nessuna forma, in nessun modo, non siamo per applicarle, le conseguenze saranno che i decreti del Presidente della Giunta non verranno applicati. Non si può dire che le applica il Prefetto, non possiamo dire che le applica il Presidente della Giunta, l'unico modo risolto in termini non giuridici (perché manca una norma e non possiamo richiamarci a termini giuridici) ma politici è quello indicato, che le Regioni Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto hanno fatto perché impostogli dalla sentenza del pretore, e che gli assessori regionali di tutta Italia ritengono sia l'unica via nei confronti della quale possiamo muoverci.
C'é una soluzione di responsabilità con la risoluzione. E badate, io ho qui il decreto del Presidente della Toscana che dice: i Sindaci del territorio toscano sono dichiarati competenti ad applicare le sanzioni di cui all'art. 10 della legge, in carenza di apposita norma statale. E non può fare altro. Quindi la decisione da assumere è di carattere politico. Lo strumento che il Presidente della Regione ha dopo la "risoluzione" è il decreto per dichiarare competenti i Sindaci.
Io non ho niente in contrario a discutere ancora la questione, dato però che credo che tutti ci rendiamo conto che questa materia va affrontata e risolta in questi termini e non in altri, ognuno si assuma la propria responsabilità. La Giunta propone questo, se si dice no, non vogliamo questa scelta politica, la maggioranza tirerà le conseguenze e si arriverà ad una soluzione, ma non possiamo lasciare le cose come stanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Vorrei solo fare una precisazione.
C'é stata, da parte dell'Assessore Marchesotti, un'interpretazione, sia pure indiretta, di una volontà da parte dei D.C. di dire non applichiamo le sanzioni. Questo non è stato detto da nessuno; mai noi diciamo che quando c'è una violazione di legge non debba pervenirsi anche all'applicazione della sanzione, questo deve essere estremamente chiaro e verbalizzato.
Io ho detto nel mio intervento - e mi pare che Armella lo abbia ripetuto nel suo -: questa materia non è di competenza della Regione, il Consiglio Regionale dovrebbe, di fronte ad una dichiarazione di questo genere recepita nella mozione, dire: io Consiglio Regionale invito te Presidente della Giunta Regionale, che non è competente, ad emettere un decreto perché i Sindaci siano investiti di questa responsabilità.
E' l'enormità giuridica che non ci consente di dire sì, votiamo positivamente. Asteniamoci, chiediamo ancora ulteriori lumi. Quel decreto del Presidente della Giunta della Toscana non sta in piedi, a mio avviso non di Consigliere Regionale, ma di modesto giurista.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri il problema che stiamo esaminando ci tormenta da lunghi anni. Se fosse stata una cosa di agevole soluzione evidentemente la precedente Giunta l'avrebbe risolta, invece con buona grazia del mio caro amico e collega Borando, ha trasmesso a questa Giunta circa 4000 contravvenzioni relative alla violazione dell'orario. Consigliere Borando, la inviterei a riflettere su questa sua posizione di oggi di dire tout court al Presidente della Giunta di emettere i provvedimenti, perché la precedente Giunta non l'ha fatto. Evidentemente c'erano dei motivi di fondo da analizzare, da approfondire e oggi siamo qui per farlo, non perché il Presidente della Giunta non abbia il coraggio di farlo, perché questa Giunta ha dimostrato che tutti gli adempimenti a cui va incontro cerca di risolverli, non ha nessun timore, alcuni anche impopolari, lo sappiamo, è nella nostra azione di ogni giorno, non vogliamo trovare facili consensi.
D'altronde non le è altrettanto ignoto Consigliere Borando, come non è ignoto ai colleghi avvocati.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Dice Borando, ma si riferisce ad Armella.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

.che qui si tratta di omissione di atti di ufficio. Vogliamo affrontarla? Il Presidente si fa carico di questo perché.



OBERTO Gianni

No, manca la norma precisa che dice questo.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

O la risolviamo e allora ci spogliamo con argomentazioni giuridicamente valide di questo problema, oppure andiamo inevitabilmente incontro all'omissione di atti d'ufficio. E siccome questa Giunta non intende in alcun modo andare incontro alla omissione di atti d'ufficio, ha deciso dopo meditato studio, dopo aver consultato la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dopo aver approfondito ulteriormente l'argomento all'interno della Giunta stessa, di dare una soluzione, che è quella che e stata indicata dall' Assessore.
Vogliamo essere assai chiari, assumendoci ognuno le nostre responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

L'intervento del Presidente della Giunta mi sembra molto chiaro ed esplicito e potrebbe non lasciare altri dubbi, tuttavia, poichè dagli interventi sono ancora emerse delle perplessità e non essendo così drammaticamente urgente questa delibera, io chiedo che si rinvii alla Commissione per tenere conto delle varie sottolineature che sono avvenute.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non ha alcuna difficoltà ad accogliere questa proposta purché, ripeto, la Commissione affronti quanto più rapidamente possibile il problema, dia un'esatta valutazione di ogni elemento e prospetti anche delle soluzioni che debbono essere portate immediatamente dopo l'inizio dell'anno al Consiglio per una decisione. In questo modo noi avremo agito correttamente.



PRESIDENTE

Con l'accoglimento di questa proposta mi pare che si possa concludere l'esame del punto quarto all'ordine del giorno.


Argomento:

Comunicazioni della Giunta Regionale in ordine all'applicazione di sanzioni per l'inosservanza della legge 28/7/1971, n. 558, sull'orario dei negozi

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Occorre ora metterci d'accordo sullo svolgimento dei nostri lavori. Non credo sia opportuno iniziare adesso l'esame del punto quinto, anche per l'ora tarda, tuttavia vi sono ancora parecchie incombenze cui dobbiamo far fronte oggi pomeriggio per lo svolgimento di una parte almeno dei punti all'ordine del giorno.
Ieri è stato deciso di trovare il tempo, nella giornata di oggi, di riunire la Commissione nomine. E' senza alcun dubbio necessario che ci sia una riunione dei Capigruppo per lo svolgimento dei lavori, anche perch alcune osservazioni critiche sono state già, in via indiretta, fatte presenti circa il modo in cui sono pervenuti ai Consiglieri ulteriori punti all'ordine del giorno.



OBERTO Gianni

Era solo una nota a margine, la mia.



PRESIDENTE

Certo.
Suggerirei questa procedura, fissiamo per le ore 15 contemporaneamente, la riunione dei Capigruppo e la I Commissione, sulla base delle risultanze di queste riunioni convocheremo la Commissione nomine, sempre nel pomeriggio, in modo da addivenire anche allo svolgimento di questo impegno che ieri ci siamo assunti. Alle 15,30 riprendiamo la seduta del Consiglio per lo svolgimento dei lavori.
Può essere un orario che funziona? Raccomanderei però, se per caso andasse bene l'orario che propongo, la presenza e la puntualità perché i Consiglieri oggi sono pochi, quindi anche la votazione delle leggi procede o non procede a seconda se ci siamo tutti, se oggi mancasse ancora qualcuno sarebbe in discussione la seduta del Consiglio.
Alle ore 15 quindi i Capigruppo e la I Commissione e alle ore 15,30 il Consiglio. Nella riunione dei Capigruppo vedremo come collocare la riunione della Commissione nomine nel corso dei lavori.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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