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Dettaglio seduta n.239 del 31/01/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame Regolamento interno del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto quinto all'ordine del giorno: "Esame Regolamento interno del Consiglio regionale". Intendo commentare il lavoro svolto dalla Commissione Regolamento e la portata che potrà avere sui lavori successivi del Consiglio.
La Commissione ha lavorato nel corso della prima legislatura e di questa con stralci di regolamento ricavati da varie parti, la prima delle quali, costituita prima dell'approvazione dello Statuto regionale, per dare al Consiglio un minimo di ordine nei lavori, si è ispirata per la parte maggiore al Regolamento parlamentare; progressivamente vi sono stati vari aggiornamenti.
Tali norme hanno rivelato con il passar del tempo varie lacune, in quanto non comprendevano intere parti dello Statuto regionale e dimostravano una certa farraginosità dovuta al fatto che le norme non erano state ispirate da idee unitarie, ma erano la somma di tanti spezzoni di regolamento derivati da decisioni politiche che l'assemblea aveva assunto.
Con questo Regolamento si tenta di regolare la vita dell'assemblea sulla base di due fatti fondamentali: il Piano regionale di sviluppo, che mette in condizione gli istituti dello Statuto di funzionare, in modo particolare la Commissione bilancio e programmazione, e la centralità del Consiglio regionale come organo della Regione.
In nessun caso il Consiglio regionale tende a divenire un Consiglio comunale. Dico questo, perché in altre assemblee regionali, dove i Regolamenti interni sono differenti, gran parte dell'attività viene destinata all'esame e alla ratifica di centinaia di deliberazioni che nell'economia generale dei lavori finiscono di occupare molto più tempo di quello occupato per l'esame delle leggi.
Si possono modificare Statuto e Regolamenti, ma la piccola modifica al nostro Statuto non ha avuto una sorte positiva: sopravviveremo anche alla modifica dello Statuto.
Al Consiglio spettano quindi compiti di indirizzo politico, di elaborazione, di discussione, di varo delle leggi. Le principali innovazioni sono elencate da pag. 11 in poi della relazione. Ricordo quelli inerenti agli istituti della partecipazione popolare che erano fissati come diritto del cittadino, delle associazioni, degli Enti, ma che non avevano trovato un'opportuna regolamentazione.
Questa è una parte nuova, politicamente rilevante, che tende a realizzare compiutamente il principio della partecipazione ispiratore delle Regioni.
Vi sono articoli che tengono conto dell'esperienza maturata, come quelli che riguardano il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza, i suoi incarichi, la creazione dei Gruppi consiliari, il numero delle Commissioni.
Nella prima legislatura, e in parte nella seconda, le Commissioni furono otto, sono ora divenute cinque e questa sede mi pare opportuna per dibattere anche tale nuova esperienza.
Vi sono articoli che tengono conto delle esperienze compiute in occasione di sedute del Consiglio regionale tenute fuori dalla sede tradizionale di Torino (ricordo l'esperienza motivata dai fatti drammatici avvenuti in Vai d'Ossola), ipotesi da tenere in conto, con tutta fa prudenza e con tutte le cautele del caso, che tuttavia può vivacizzare e rafforzare i legami dell'istituzione con le popolazioni del Piemonte.
Alcune innovazioni riguardano il tentativo di ridurre là durata delle varie fasi del dibattito in aula dandogli quella secchezza e quel carattere che è adeguato ai tempi e adeguato alla tendenza del Parlamento Europeo dove gli interventi di autorevolissimi esponenti della politica internazionale sono regolamentati da tempi che vanno dai sette ai dieci minuti per affrontare problemi di natura mondiale.
Non posso non avvertire che vi è una discrepanza notevole fra questa tendenza e qualche episodio della nostra vita consiliare che porta a dispersioni in questa direzione. Naturalmente non vanno commessi errori di segno opposto, non va ridotto ad ogni costo il dibattito, in generale si è cercato di definire gli tempi di intervento sui dibattiti di carattere generale e sulle singole interrogazioni, rispettando il diritto di esporre con compiutezza il pensiero di ogni singolo Consigliere e nello stesso tempo non consentendo, come si è verificato nella prima legislatura e nella seconda, tendenze a qualsiasi tipo di ostruzionismo, infatti i dibattiti si sono svolti con una saggezza collettiva che ha consentito alla maggioranza di svolgere il suo programma e all'opposizione la sua funzione di controllo, di stimolo e di contributo positivo.
Poiché sono stati presentati diversi emendamenti, suggerisco la seguente procedura: dibattito generale, riunione della Commissione Regolamento per l'esame degli emendamenti, accoglimento di quelli sui quali non c'è contestazione e discussione in aula sui singoli articoli, votazione e licenziamento del Regolamento.
Chiede la parola il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Non è da escludere che qualche Consigliere, intervenendo sul progetto in generale, puntualizzi alcuni aspetti particolari, la discussione potrebbe quindi protrarsi da non lasciare il tempo necessario alla Commissione di esaminare le nuove proposte che dalla discussione potrebbero emergere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il dibattito generale servirà ad indicare alla Commissione le linee e le motivazioni di fondo per le quali sono stati proposti gli emendamenti.
Sarebbe opportuno invitare la Commissione a chiudere sui grossi temi lasciando da definire le questioni di carattere formale ancora aperte, che potranno essere proposte in seguito.



PRESIDENTE

La mia proposta è infatti questa.
Si apre quindi il dibattito generale.
E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

A mio avviso, in questo Regolamento, pregevole nella volontà ma non altrettanto nel risultato formale, sono rimasti due problemi che ho il dovere di sottolineare. E' apprezzabile che si sia riconosciuto che il Gruppo consiliare è non tanto una somma di Consiglieri ma è l'espressione di una proposta politica che ha avuto in sede elettorale un consenso sufficiente a essere presente in Consiglio regionale. Ovvia conseguenza di questa enunciazione è che questa forza politica non sia subordinata ad altre nella sua legittimazione e possa quindi spiegare le sue capacità proporre mozioni ed ordini del giorno.
Il mio Gruppo ha presentato una mozione e un ordine del giorno nel corso di quattro anni, quindi non cascherà il mondo se sarà lasciata la possibilità al mio Gruppo e agli altri Gruppi minori di presentarne in eguale misura nell'anno che ci rimane ancora da vivere assieme! Suggerisco quindi che i Gruppi consiliari siano comunque soggetti di mozioni e di ordini del giorno.
Richiamo inoltre l'attenzione dei colleghi sul quinto comma dell'art.
16, circa la facoltà del Consiglio di pronunciare la decadenza di Consiglieri per ineleggibilità sopravvenute. Mentre concordo sulla facoltà di cui al quinto comma dell'art. 16, di chiedere al Consigliere, che versi in situazione di incompatibilità, di optare entro dieci giorni lasciandogli la possibilità di rinunciare all'uno o all'altro degli incarichi, mi pare Che sia scorretto se non illegittimo, affidare al Consiglio regionale la possibilità di pronunciare la decadenza di un Consigliere regionale ché si trovi in un'ipotesi di ineleggibilità sopravvenuta successivamente al giudizio di convalida al quale si è già sottoposto.
Dico questo in primo luogo perché la materia è estrema mente incerta quindi la linea di confine tra incompatibilità e ineleggibilità è talmente sottile che, tutto sommato, lo strumento moralizzatore dell'incompatibilità che dà la possibilità al Consiglio di chiedere al Consigliere di rinunciare ad una situazione che dal punto di vista del costume non piaccia - come diceva Allara - esiste.
La decadenza dal punto di vista giurisdizionale, a mio avviso, deve essere lasciata alla Magistratura. Dal punto di vista di politica generale e di costume generale, mi pare che la mia tesi di abrogazione del quinto comma dovrebbe trovare tutti consenzienti. Ricordiamoci tra l'altro quanto qui abbiamo detto a proposito del collega Gastaldi. Se l'iniziativa di far decadere un Consigliere può avvenire attraverso una lettera a mani la verifica da parte di chi promuove queste azioni è certamente meno approfondita perché non costosa, non gravosa, non sinallagmatica nel senso che il Consigliere davanti al Magistrato corre Io stesso rischio di chi vuol farlo decadere quanto meno sul piano delle spese giudiziali da affrontare. Se invece lasciassimo al cittadino la possibilità di chiedere al Consiglio di dichiarare, per esempio, la decadenza dell'Assessore Ferraris perché socio di una cooperativa agricola, evidentemente obblighiamo il Consiglio regionale a pronunciarsi su questo argomento. Mi sembra in questo modo che si introduca un tipo di contenzioso delicato e in contraddittorio con tutto quanto abbiamo indicato in questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi consentano di dare un giudizio di carattere generale positivo all'attività svolta dalla Commissione.
Quando il Presidente sottolinea che questo Regolamento accentua la centralità del Consiglio regionale e nella sua articolazione tende a mantenere questa centralità sempre più efficiente (considero questo sguarnimento della Giunta non come un motivo incentivante la centralità consiliare) si rileva qualche cosa che era stato detto già in precedenza quando, nel tentativo indubbiamente molto più faticoso e più difficile perché non c'erano dei precedenti ai quali agganciarci, stipulammo le prime formule regolamentari.
Mi è piaciuta la sottolineatura del Presidente del Consiglio sulla distinzione del Consiglio regionale da un Consiglio comunale e persino da un Consiglio provinciale, assemblea legislativa dove devono approdare anche aspetti particolari della vita della regione, ma dove non possono correttamente arrivare le "minutaglie" per parlare di argomenti territoriali che sono di competenza del 'Consiglio comunale o del Consiglio provinciale.
Lei, signor Presidente, ha detto una frase che un po' mi piace e un po' mi dispiace: "allo Statuto sopravviviamo". Sopravvivere è molto importante: vuol dire essere in condizione di perdere questa vita o di riuscire a conquistarla e di andare avanti con degli strumenti.
A mio modo di vedere vi sono tre aspetti che investono la discussione di carattere generale. L'opportunità e la possibilità di tenere delle sedute fuori sede. Il problema era stato affrontata quando il Consiglio regionale approvò la legge sulle Comunità montane. Avevo in allora proposto che quella legge fosse votata presso il Consiglio provinciale di Cuneo come importante porzione della Regione sotto il profilo del problema della montagna. Vi furono delle esitazioni e delle perplessità che non riuscimmo a superare. Ci volle un'alluvione che parlò indubbiamente un linguaggio molto più rumoroso di quello costruttivo della creazione della Comunità montana. Facemmo un'esperienza che ha avuto indubbiamente un aspetto positivo. E' certo che una tale iniziativa deve restare nell'ambito dell'eccezionalità e l'affermazione nel Regolamento di questa possibilità quando vi siano le opportunità e le ragioni, mi sembra che sia un aspetto positivo da calcarsi e da confermarsi.
Avrei maggiore perplessità alla regolamentazione così come è formulata necessitante pertanto di un approfondimento notevole, per quanto si riferisce alle sedute aperte. Signor Presidente, quella di dopodomani in fondo, non è una seduta del Consiglio regionale aperta? Alcuni incontri che abbiamo avuto in passato non erano delle sedute aperte? E' opportuno che si istituzionalizzi, si regolamenti questa apertura del Consiglio? La Commissione approfondisca l'argomento.
Una volta scritta la norma nel Regolamento, purché qualcuno ne invochi l'applicazione, diventerà estremamente difficile non applicarla. Pensate alla possibilità di moltiplicazione di queste sedute aperte, che potrebbero essere utili sotto certi aspetti e potrebbero sotto altri aspetti invece remorare l'attività del Consiglio. E' un interrogativo che propongo. I tempi delle risposte stanno nei campanello del Presidente di un'assemblea.
Lei, signor Presidente, ha fatto un accenno a quello che accade al Parlamento Europeo. Tra parentesi, leggo sui giornali che lei sarà candidato e le faccio gli auguri.



PRESIDENTE

Colgo l'occasione per smentire vigorosamente.



OBERTO Gianni

E' giusto stabilire gli limiti di tempo, però quando gli interventi suscitano l'interesse e la partecipazione dell'uditorio, se anche debordano di qualche minuto, questo rientra nella discrezionalità del Presidente.
Un altro aspetto invece che mi pare molto delicato è quello relativo alla dipendenza del personale. E' scritto nel Regolamento che il personale del Consiglio dipende esclusivamente dal Consiglio. E' personale del Consiglio regionale? Ha un suo organico e una sua strutturazione? Vi sono dipendenti regionali dipendenti dall'organo esecutivo e dipendenti regionali dipendente dall'organo del Consiglio? L'Assessore .al personale ha ingerenza nella disciplina, nel lavoro, nell'attività del personale che presta la sua opera presso il Consiglio? E' un secondo interrogativo di fondo che la Commissione deve valutare attentamente.
Questi sono gli aspetti essenziali che ho inteso sottoporre all'attenzione del Consiglio. Un Regolamento che riaffermi quella centralità alla quale il Presidente si è rifatto all'inizio del suo discorso, è una cosa molto importante, avallarlo alla prova dei fatti prima della prossima legislatura, quella che avrà la tremenda responsabilità di realizzare la Regione dopo questi anni di tentativi, di approssimazione, è anche molto importante.
La responsabilità di coloro che continueranno la nostra vita sarà la responsabilità vera nei confronti della costituzione comunitaria della nostra Regione Piemonte.
Queste cose le ho dette con il tono vibrato, che mi è consueto, con la persuasione e la convinzione che questa sia una pagina scritta giustamente ma perché sia giustamente scritta deve essere estremamente chiara e precisa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

La presentazione degli ordini del giorno e delle mozioni così come è richiesta da questo regolamento va contro l'espressione politica degli elettori che hanno designato un solo Consigliere, si prevede che alle prossime elezioni amministrative, così come si è già verificato altrove, ci saranno liste unitarie locali, in quel caso il Consigliere singolo non potrà presentare ordini del giorno o mozioni a meno che non si unisca ad altri due Consiglieri.
Raccomando alla Commissione di studiare approfonditamente questo aspetto del Regolamento e di sostituire la dizione "almeno tre Consiglieri" con la dizione "qualsiasi Gruppo consiliare" soprattutto in relazione al fatto che questa assemblea in difformità a quelle comunali e provinciali è un'assemblea legislativa; quindi ogni Gruppo politico, ancorché sia composto come il nostro di due persone, porta in Consiglio l'espressione degli elettori, quindi può presentare ordini del giorno e mozioni proprio per sensibilizzare la discussione su argomenti di carattere e di linea politica.
Ho ritenuto opportuno di ribadire questo aspetto della rappresentatività politici del Consiglio proprio perché non vi sia la sensazione che i Gruppi maggiori vogliano limitare o addirittura far tacere la voce dei Gruppi minori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia giusto, intervenendo nella discussione generale sul Regolamento del Consiglio, esprimere il nostro ringraziamento ai colleghi che hanno affrontato la fatica materiale non lieve per predisporre un testo così ampio e completo e il nostro compiacimento per il contenuto della proposta che ci trova per larga parte consenzienti.
Mi sembra siano stati recepiti con attenzione i dati dell'esperienza maturata in questi anni di vita del Consiglio. Altre norme, come quella relativa all'informazione e alla partecipazione, decisamente innovative rispetto ad una concezione meramente statica delle funzioni del Consiglio proiettano la sua presenza e quella delle forze politiche che in esso sono rappresentate nel cuore stesso della comunità regionale.
Ritengo che si debba dare atto e merito agli Uffici di Presidenza del Consiglio regionale che si sono succeduti in questi nove anni di vita della Regione e in particolare ai quattro Presidenti che si sono avvicendati nell'alta carica, di avere sempre risposto nei fatti e nelle forme con coerenza ed imparzialità ai compiti ad essi attribuiti dallo Statuto regionale e di avere così contribuito in modo determinante a rafforzare il ruolo fondamentale dell'istituto regionale nel nostro Paese.
Nel mio intervento vorrei soffermarmi su alcune questioni che mi sembrano degne di qualche attenzione anche perché dalle risposte che verranno dagli altri Gruppi si potrà evitare ché su qualche articolo venga fuori una discussione fiume: Conferimento degli incarichi e delle consulenze per gli organismi regionali. Poiché fra gli organismi regionali ci sono le Commissioni, che hanno una specifica competenza sulla materia, è bene che questo avvenga "d'intesa" o "sentite" le Commissioni competenti.
Questione relativa al personale dipendente del Consiglio. Qui è detto che dipende funzionalmente dall'Ufficio di Presidenza. Va definito il rapporto tra il personale e da Commissione. Un Ufficio di Presidenza autoritario potrebbe espropriare la Commissione del suo personale.
Questione relativa alla composizione dei Gruppi consiliari. A parte gli termini fissati di quattro o due giorni per la loro costituzione, non vedo come un Gruppo consiliare possa essere costituito da un Consigliere: vi è infatti tutta una serie di norme che prevedono la presentazione di mozioni, ordini del giorno, emendamenti da parte di almeno tre Consiglieri.
Dalla "ratio" che emerge da queste norme si dovrebbe dedurre che il numero dei Consiglieri che compongono i Gruppi dovrebbe essere almeno di tre. Il Gruppo di un Consigliere non ha significato anche perché se un Gruppo di due Consiglieri si divide, il singolo Consigliere non può costituire a sua volta un Gruppo; mentre chi è stato eletto come unico Consigliere di una lista costituisce un Gruppo. Non c'è nulla di male che tutti questi Consiglieri costituiscano il Gruppo misto.
Vi è poi la questione degli Assessori che farebbero parte delle Commissioni in quanto Consiglieri. Non credo che un Assessore si possa spogliare personalmente di una unicità di funzioni per cui viene in Commissione e dice "come Consigliere esprimo questa opinione, come Assessore ne esprimo un'altra". Un filosofo nel Medioevo sosteneva che come filosofo non credeva nell'esistenza di Dio, come cristiano ci credeva.
Credo che gli Assessori non possano partecipare come Consiglieri alle Commissioni, ma debbano intervenire in quanto tali.
Per quanto si riferisce alla convocazione della Commissione si propone che debba esserne dato avviso almeno 24 ore prima della sua diramazione al Presidente del Consiglio. Sappiamo che spesso le Commissioni si riuniscono più volte in una settimana (un caso abbastanza significativo si è verificato in occasione dell'esame della legge sulla tutela e l'uso del suolo e, ancora, per l'esame del piano decennale dell'edilizia); per cui il preavviso di 24 ore alla Presidenza del Consiglio potrebbe creare ritardi e difficoltà.
Inoltre, la norma inerente la relazione della Commissione che deve essere presentata in Consiglio e illustrata in aula nei suoi aspetti fondamentali, pare sia in contrasto con quella dell'art. 59 che fissa la durata degli interventi in 40 minuti. A mio avviso la relazione scritta della Commissione, nell'ambito del tempo fissato dal Regolamento, viene esposta in aula così come è stata approvata dalla Commissione essendo difficile individuare quale sia il soggetto che individua gli aspetti fondamentali della relazione.
Su questa questione vorrei richiamare uno studio fatto dal prof. Galli per un convegno sul funzionamento delle istituzioni nel mostro Paese.
Questi faceva osservare che le relazioni al Parlamento, per esempio, su progetti di legge che implicano un impegno di diversi miliardi, consistano generalmente in due paginette assolutamente incomprensibili agli stessi addetti ai lavori, e che invece le relazioni (soprattutto quelle su argomenti di carattere generale, quelli che per noi potrebbero riguardare ad esempio, la materia - urbanistica, quella dei trasporti, della pianificazione Territoriale e della programmazione) debbano invece essere redatte in modo completo e intelleggibili non soltanto agli addetti ai lavori, ma anche al comune cittadino. Mi domando se non sia opportuno, con una procedura che l'Ufficio di Presidenza potrà studiare (anche a mezzo di appositi supplementi del Bollettino Ufficiale) pubblicare quelle relazioni che possono - interessare la generalità dei cittadini e soprattutto i destinatari della normativa, in modo particolare gli Enti locali e le forze sociali.
Si dice inoltre che, "dopo un primo esame", si deve trasmettere per il parere il progetto di legge da parte della Commissione competente alla Commissione programmazione e bilancio. Siccome la Commissione bilancio ha 15 giorni di tempo per decidere e la Commissione competente ne ha 60, e siccome può essere dubbio che la I Commissione riesca a dare il parere entro quel termine, oberata com'é da una quantità enorme di impegni, c'è il pericolo che tutto ciò comporti un blocco nell'iter della legge, per- cui suggerirei che mentre il progetto viene trasmesso alla I Commissione, la Commissione competente sul merito continui nell'iter legislativo e proceda alle consultazioni. La I Commissione potrebbe rispondere che non c'è la copertura di spesa in bilancio, ma dall'esame della Commissione competente e dalle consultazioni potrebbe emergere l'opportunità di una variazione di bilancio per recepire il contenuto del progetto di legge nel corpo legislativo regionale.
Vi è poi la questione dei termini entro i quali le Commissioni devono provvedere alla presentazione della relazione al disegno di legge. Ho l'impressione c:ne la norma che li fissa in 60 giorni più 90 finisca con l'essere puramente teorica perché raramente è stata rispettata. Si prevede però una proroga di 30 giorni da concedersi da parte del Presidente del Consiglio regionale. Successivamente si dice che nel caso in cui entro 60 giorni la proposta di legge non venga esaminata da parte della Commissione il proponente possa chiedere che venga discussa in aula e che il Presidente del Consiglio regionale possa concedere una proroga Non si stabilisce per il termine della proroga.
E' piuttosto importante fissare il termine per il riesame delle proposte respinte dal Governo; in questo caso sarebbe opportuno stabilire che, a richiesta del proponente (che può essere la Giunta o un Consigliere nel caso che si tratti di un disegno di legge o di una proposta di legge) il riesame avvenga non oltre la seconda seduta successiva a quella dell'annuncio del rinvio da parte del Governo.
C'é poi la questione, mai risolta, relativa al deposito dei documenti entro le 48 ore precedenti la discussione. Questa norma si collega all'altra che regola la presentazione degli emendamenti. Capisco la sua giustezza, però non sempre è attuabile in quanto sovente ci troviamo i testi di legge nella mattina stessa in cui si devono votare. La norma avrebbe senso se gli testi giungessero a domicilio: ma se un Consigliere non abita a Torino e li riceve 48 ore prima della discussione; come farà a trasmettere gli emendamenti entro quel termine? Non sono d'accordo sul fatto che è possibile solo a un minimo di tre Consiglieri presentare emendamenti e che la Giunta invece può presentarli fino all'ultimo momento. Si dovrebbe dire che i Gruppi possono presentare emendamenti (e visto che si tende a riconoscere gli Gruppi composti di un solo Consigliere, qualunque Consigliere può farlo). Nel mio caso, per esempio, non potrei presentare un emendamento nel corso della seduta poiché ho come collega di Consiglio solo il compagno Bellomo, mentre un solo Assessore in rappresentanza della Giunta lo può fare. In questo caso direi piuttosto che rappresento un Gruppo che è composto da otto Consiglieri, e che anche al Gruppo, costituito da almeno tre Consiglieri deve essere consentito di presentare un emendamento in aula.
Sono perfettamente d'accordo con il Presidente del Consiglio regionale sui tempi degli interventi perché ritengo che si debba arrivare ai livelli "europei". Quando un Consigliere oltrepassa i limiti consentiti dal Regolamento gli deve essere tolta la parola, dopo il preavviso. Invito formalmente il Presidente del Consiglio regionale a regolare in modo rigoroso i tempi degli interventi. Non vedo perché alcuni Consiglieri devono rispettarli e altri possano superare il limite di tempo consentito.
Chiedo, a questo riguardo, che il Regolamento sia assolutamente rigoroso.
Vengo all'ultima questione, relativa alle interrogazioni da parte degli Enti locali. Alcune di esse si rivolgono alla Giunta, altre al Consiglio: si deve quindi distinguere se la materia sia di competenza del Consiglio o di un membro della Giunta. Faccio un esempio: se un Comune rivolge un'interrogazione al Consiglio regionale per avere notizie sul suo piano regolatore, il Consigliò deve recepire la risposta dell'Assessore competente e trasmetterla all'Ente locale interessato.
L'articolo 63 stabilisce che la chiusura della discussione può essere chiesta in qualunque momento da tre Consiglieri. Occorre però far salvo il diritto di iscrizione da parte dei Consiglieri presenti, altrimenti la maggioranza potrebbe impedire ai colleghi della minoranza di intervenire nella discussione.
Queste osservazioni sono marginali e non toccano la sostanza dl Regolamento per la quale esprimo, ancora una volta, il ringraziamento e il compiacimento del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'esame del Regolamento interno rivolto a disciplinare le funzioni e l'attività del Consiglio regionale, è senza dubbio appuntamento al quale non ci si può sottrarre anche se, per il vero, a noi sembra difficile, se non addirittura impossibile affrontare questo problema, partendo da una discussione di carattere generale che fatalmente, come si è visto, corre il rischio di perdersi in dettagliate, minuziose e particolareggiate osservazioni che forse meglio andrebbero fatte allorquando si passerà all'esame dei singoli articoli.
E' per questo che non riteniamo di dovere diffonderci così come da altre parti, anche con interessanti annotazioni, abbiamo sentito fare da parte dei colleghi che ci hanno preceduto. Facciamo alcune considerazioni di carattere generale, cominciando da quella che non abbiamo sentito riprendere da altre parti politiche, ma che crediamo invece debba essere opportunamente e doverosamente sottolineata.
Il Presidente ha detto che é, o almeno dovrebbe essere, ambizione e stimolo varare un Regolamento che possa essere condiviso da tutte le forze politiche qui rappresentate. Noi siamo su questa affermazione sostanzialmente e apertamente consenzienti, intanto in quanto è vero che solo un Regolamento approvato all'unanimità può dare a tutte le parti qui rappresentate la garanzia di un corretto e democratico, mi si lasci usare questo termine, non suoni irriverente sulle mie labbra, funzionamento dell'istituzione.
E' con questo spirito infatti che noi ci siamo accostati alla lettura del testo che è stato predisposto, e diciamo subito con la massima lealtà che è con questo spirito che noi porteremo avanti l'esame dei singoli articoli anche se su taluni di questi dovremo formulare alcune riserve.
Fatta questa affermazione introduttiva di principio, vogliamo dire ancora qualche cosa di più, cioè che noi riteniamo condivisibile quelle che ci sembrano essere le caratteristiche fondamentali alle quali si è cercato di ispirare il Regolamento e che, se abbiamo bene interpretato la bozza portata in discussione, ci pare debbano essere sostanzialmente individuate in due punti: siamo del tutto d'accordo sulla filosofia rivolta a riaffermare o a chiarire meglio la centralità del Consiglio regionale in armonia con lo Statuto e nell'ambito del disegno che si è andato prefigurando per l'Ente locale;" siamo anche d'accordo sul secondo aspetto caratterizzante del Regolamento stesso, cioè di valorizzare, di ampliare il più possibile la partecipazione. Parola oggi di gran moda che viene spesso e sovente utilizzata, ma che si dovrebbe rivestire di contenuto concreto, come ci pare si tenda a fare nel Regolamento.
Detto questo, potrebbe sembrare una logica conclusione quella di arrivare ad affermare che allora tutto ci sta bene. Le cose, per la verità non stanno esattamente in questi termini.
Abbiamo parlato di istituto della partecipazione. In questo quadro, pur avendo detto prima e pur ripetendo adesso che siamo favorevoli alla valorizzazione di questo istituto, senza scendere nel dettaglio, non siamo d'accordo, come altri settori hanno osservato, sul principio delle cosiddette "sedute aperte" di Consiglio regionale. Ci richiamiamo, e non crediamo sia irriverente o non pertinente per l'assemblea regionale, a quello che è il regolamento delle assemblee parlamentari. Abbiamo l'istituto della consultazione che rappresenta già un grosso fatto nuovo e senza dubbio anche un passo avanti rispetto al modo di lavorare, al modo di procedere della Camera e del Senato e ci pare che questo dovrebbe essere più che sufficiente a garantire, a tutelare, a valorizzare la partecipazione stessa senza che si preveda nel Regolamento la possibilità di ammettere organizzazioni sindacali, organizzazioni partitiche e altre forze economiche, a interloquire, non vogliamo dire a interferire, sui lavori dell'assemblea stessa.
Ancora più favorevoli siamo sull'inaccettabilità del principio che prevede in Regolamento lo spostamento della sede di sedute consiliari.
Non crediamo che sotto questo aspetto ci si possa richiamare al precedente di Domodossola. Innanzitutto perché già sin da allora si era chiaramente detto, è non dalla nostra parte politica, che quello era stato un evento del tutto eccezionale e probabilmente irripetibile come qualcuno aveva soggiunto. Noi pensiamo che ci si debba attestare su quella che è l'ormai consolidata prassi delle assemblee parlamentari che non prevedono neppure in casi di eccezionali calamità o di altre contingenze straordinarie, il trasferimento della sede del Consiglio stesso.
A questo punto abbiamo già annunciato talune nostre opposizioni di principio su alcune norme regolamentari che si dovranno quanto prima passare al vaglio del voto.
Esistono poi numerosi altri problemi che abbiamo cercato di identificare attraverso una serie di emendamenti già depositati sui quali ci riserviamo di ritornare per una più ampia illustrazione.
Vorremmo da parte nostra riprendere quella che è stata una delle argomentazioni più dibattute qui, cioè la controversa questione della composizione dei Gruppi. Non ha tutti i torti, almeno da un punto di vista logico, il collega Calsolaro quando sottolinea l'aspetto strano e non convincente di un Gruppo che sia composto da un solo Consigliere.
A noi sembrava che si fosse cercato di superare con molta buona volontà questa difficoltà in alcune parti del Regolamento. Ad esempio, all'art. 11 si prevede che della conferenza dei }?residenti facciano parte i Presidenti dei Gruppi consiliari e i rappresentanti delle forze politiche presenti in assemblea. Questa ci sembrerebbe una soluzione, una via di uscita che consentirebbe, da un lato, di salvare la giusta rappresentanza numerica dei Gruppi stessi che deve avere una sua propria consistenza, e dall'altro di salvare il principio di rappresentatività di tutte le forze politiche presenti. A patto, però, che questo concetto, che si afferma con chiarezza all'art. 11, sia ripetuto in tutti gli altri articoli del Regolamento, cioè andiamo a cozzare contro quella limitazione del fatidico numero tre che di fatto viene da un lato, ancora una volta, a contraddire il principio di rappresentatività generale e dall'altro toglie la possibilità pratica a chi non abbia un Gruppo almeno di tre Consiglieri di intervenire e di collaborare costruttivamente a molti atti dell'assemblea stessa.
Giustamente si è detto, per esempio, che è inaccettabile il principio che gli emendamenti non presentati 24 ore prima possono essere proposti nel corso di una seduta purché sottoscritti da almeno tre Consiglieri. Questo significa di fatto che di fronte a situazioni nuove che vengono continuamente a determinarsi, e lo vediamo e lo constatiamo nella nostra attività di Consiglieri regionali nell'esame o nel dibattito di leggi, chi non abbia la fortuna di avere al proprio fianco due colleghi o chi si senta, a torto o a ragione, isolato, quasi come appestato perché al di fuori dell'arco costituzionale in questa assemblea, non abbia possibilità pratica di presentare emendamenti.
Per essere ancora più chiaro, questo significa che di fronte ad un grossolano errore che fosse dato per ipotesi di scoprire da parte del rappresentante del Movimento Sociale Italiano, non vi sarebbe nessuna possibilità di intervenire neanche in termini costruttivi attraverso la presentazione di un emendamento, perché il Gruppo del Movimento Sociale Italiano non è forte di tre Consiglieri. Non solo. Le forze politiche non rappresentate o non aventi la possibilità di farsi interpretare da almeno tre Consiglieri non hanno la possibilità, a norma di questo Regolamento, di presentare ordini del giorno, mozioni, di intervenire sulle comunicazioni della Giunta, di chiedere che si apra un dibattito in ordine agli interventi del Presidente della Giunta in sede di assemblea.
Non abbiamo assiduamente partecipato ai lavori della Commissione dei regolamento, ma, nelle poche sedute in cui siamo intervenuti, non ci è sembrato di cogliere da parte dei rappresentanti delle altre forze politiche il malanimo di volere introdurre per regolamento discriminazioni nei confronti di chiunque. Allora vogliamo pensare che tutto questo sia rimasto a retaggio di un regolamento precedente che forse era stato fatto in termini un po' più faziosi. Non scherzavamo, collega Calsolaro, quando dicevamo che la limitazione del numero tre venne introdotta nella prima legislatura, quando il Gruppo liberale era forte di quattro Consiglieri, e i repubblicani, con un solo Consigliere, sedevano in Giunta e quindi il vero problema politico era quello di non consentire ai due Consiglieri del Movimento Sociale Italiano di pesare in questa assemblea.
Nella seconda legislatura le cose cambiarono, i repubblicani divennero due, i liberali scesero a due, ed allora venne introdotta questa variante a due che tutto sommato tornò a nostro vantaggio al di là delle disgrazie della scissione, che in ogni caso ci hanno costretto a quel marchingegno di costituzione di un Gruppo che si chiama genericamente di destra.
Quindi non crediamo che ci sia stata malafede o malanimo o volontà discriminatoria nei confronti di chiunque, ma, proprio per questo, in conclusione vogliamo esprimere la speranza e l'augurio che il Regolamento debba essere espressione unanime dell'assemblea e crediamo che si debba fare uno sforzo ulteriore di buona Volontà perché siano eliminate tutte quelle che possono ancora essere le motivazioni che potrebbero portare, a cominciare da noi, ma forse anche qualche altra forza politica, a dissociarsi o ad assumere un atteggiamento non positivo, non favorevole su uno strumento così importante, così qualificante quale il Regolamento del Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il provvedimento che ci accingiamo a votare richiederebbe un intervento da parte del nostro Gruppo più ampio in quanto l'occasione fornita ci indurrebbe a rivedere alcuni aspetti generali della vita della Regione.
Le condizioni dell'aula mi inducono a scacciare queste tentazioni e a parlare sul merito del Regolamento così come hanno fatto altri colleghi.
Parteciperò alla Commissione Regolamento nella fase conclusiva e penso che il nostro Gruppo potrà dare in quell'occasione una collaborazione ulteriore. In quella sede interverrò sulle questioni che sono state qui sollevate.
Vorrei sottolineare un aspetto di carattere generale di grande rilevanza, anche se questa forse non è la sede per poterlo prevedere. Pongo comunque il problema all'attenzione del Consiglio e della Commissione.
Poiché il Consiglio articola la sua funzione in due momenti fondamentali: l'aula e le Commissioni, ritengo che uno dei punti fondamentali del suo concetto di centralità vada ricercato nell'avanzamento delle Commissioni nell'ambito dei poteri sostanziali che lo Statuto loro riconosce. L'esempio dell'intercommissione sull'energia nucleare, secondo noi, è emblematico. L'intercommissione, anche se politicamente è profondamente giusta, è stata supportata dalle strutture attuali della Commissione che al massimo hanno la possibilità di registrare i verbali e di raccogliere il materiale, mentre sarebbe indispensabile una funzione di promozione e di avvaloramento degli uffici della Giunta da parte di altri Enti che hanno competenza nel campo specifico.
Questo discorso che ho fatto relativamente all'intercommissione dovrebbe essere valido anche relativamente alle funzioni delle Commissioni.
Il problema è già stato affrontato nei principi generali della legge sulle strutture e lo riaffronteremo nel secondo testo della stessa legge.
L'attività legislativa dell'esecutivo prevale, in realtà, nella complessità della vita politica legislativa della Regione, per poter approvare le leggi occorre avere gli strumenti, non soltanto attraverso la nomina di qualche consulente, ma anche attraverso l'avvaloramento di alcuni uffici chiave.
Se crediamo nella centralità del Consiglio e nella sua funzione di indirizzo politico, dobbiamo esaminare anche il problema degli strumenti perché quelli di oggi non sono sufficienti.
Penso che nel Regolamento un richiamo del genere potrebbe essere fatto proprio per rafforzare la centralità e la funzione del Consiglio.



PRESIDENTE

Non vi sono altri interventi.
La somma degli emendamenti formali e quelli più sostanziali, delle osservazioni dette e non tradotte in emendamenti, delle proposizioni integrative o aggiuntive alla bozza del regolamento, esigono una seduta della Commissione in oggetto.
Propongo la convocazione della Commissione Regolamento con la partecipazione di tutti i membri che ne fanno parte, perché non vorrei che la discussione che seguirà in aula fosse diversa da quella svoltasi in Commissione.
A questo punto propongo di sospendere la seduta e di riprendere i lavori domani mattina.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,15)



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