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Dettaglio seduta n.236 del 16/01/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I processi verbali delle precedenti sedute del 15, 20 e 21 dicembre 1978, se non vi sono osservazioni, possono essere considerati approvati.


Argomento: Economato e Servizi di tesoreria

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sul Piano Pandolfi e sul funzionamento della Tesoreria regionale dal 25/1/1979


PRESIDENTE

Chiede la parola il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Desidero dare comunicazione al Consiglio che giovedì, il Presidente del Consiglio, Andreotti, consegnerà ai Presidenti delle Giunte regionali il testo definito del piano triennale. Venerdì lo riprodurremo e lo faremo pervenire ai Consiglieri.
Inoltre con il 25 di gennaio prenderà l'avvio il funzionamento della Tesoreria della Regione Piemonte, quindi i pagamenti che erano stati immessi nel calcolatore della Banca d'Italia verranno ad essere esauriti e passeranno via via alla Tesoreria regionale.
Nelle prossime sedute daremo comunicazione dei particolari dell'operazione della quale il Consiglio era già stato informato sulle linee generali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Prendiamo atto con soddisfazione che la lunga vicenda della Tesoreria regionale, in ordine alla quale avevamo più volte pungolato la Giunta con alcune interrogazioni, è giunta finalmente a conclusione.
Ci rendiamo conto delle difficoltà dell'operazione che la Giunta ha dovuto superare. Indubbiamente i tempi non sono stati brevi.
Nel prendere atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta chiedo che oltre alle comunicazioni di larga massima che vengono date al Consiglio, più specifiche comunicazioni siano fornite in sede di il Commissione per dar modo ai Consiglieri membri di conoscere dettagliatamente la situazione del movimento finanziario della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Assicuro il Consigliere Paganelli che tutti gli atti finanziali sono trasmessi alla il Commissione per la preliminare discussione.
Successivamente il Consiglio ne sarà informato.
Il compito non è stato facile perché si è trattato di ottenere dalla controparte beni è servizi che coinvolgono un ammontare che si aggira attorno ai 100 miliardi. Il ritardo c'è stato ma il risultato è soddisfacente sia per le banche che per la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Vorrei suggerire al Presidente della Giunta l'opportunità di un'urgente verifica sul Piano Pandolfi con le altre Regioni attraverso la Commissione interregionale e con il Consiglio regionale con un apposito dibattito sull'importante questione.
Sulla base del Piano Pandolfi sarà opportuno verificare anche se le comunicazioni che l'Assessore al bilancio ha fatto in relazione al bilancio regionale sono ancora attuali o se dovranno essere modificate. Al riguardo ci dovrà essere una puntualizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Assicuro il Consigliere Rossi che quanto ha chiesto sarà fatto. Giovedì prossimo probabilmente non sarà ancora il momento di fare una discussione approfondita. Il piano si incentra su tre punti: l'estensione dei livelli occupazionali attorno alle 600 mila unità, la politica del Mezzogiorno e la lotta all'inflazione.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Prosecuzione esame progetto di legge n. 343: "Ordinamento degli uffici della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Prosecuzione esame progetto di legge n. 343: 'Ordinamento degli uffici della Regione Piemonte' ".
E' iscritto a parlare il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella seduta del 21 dicembre quando abbiamo iniziato a discutere dell'importante legge sull'ordinamento degli uffici regionali, a nome del mio Gruppo, avevo anticipato il giudizio positivo; lo riconfermo oggi dopo che lo stesso progetto è ritornato in I Commissione ed ha subito dei miglioramenti dal punto di vista formale e alcune rettifiche dal punto di vista sostanziale.
Il nostro giudizio positivo era dato dall'impostazione generale della legge sui principi che in essa vengono affermati e sulle finalità previste alle quali la legge è orientata, nonché sui nuovi compiti assegnati alla Regione Piemonte al fine del rapporto sempre diverso e proficuo con gli Enti locali.
L'importanza di questa legge era già stata sottolineata, in una delle tante riunioni che avevamo fatto in sede di sottocommissione, dai sindacati stessi che sostenevano e sostengono essere una legge non soltanto per l'ordinamento degli uffici e per il rapporto con il personale, ma una legge che vale per tutta la collettività piemontese, una legge che dovrà portare l'istituzione regionale a rispondere sempre meglio alle esigenze complessive, alle esigenze della programmazione, al potenziamento del rapporto tra la Regione Piemonte e la realtà della Regione attraverso un legame stretto, un legame sempre maggiormente sincronizzato nei suoi aspetti vitali e nei suoi gangli operativi fondamentali.
Il giudizio positivo che abbiamo dato allora Io ribadiamo questa mattina. Il Presidente della Giunta nelle sue reiterate presenze in sede di sottocommissione e all'inizio stesso del dibattito nella Commissione ha sempre detto che questa proposta di legge era una proposta aperta a tutti i contributi e, per la verità, di contributi ne sono arrivati, strada facendo, dalle forze politiche che hanno partecipato al dibattito E' stato un lungo lavoro noto a tutti i colleghi che hanno partecipato direttamente nella prima Commissione e a conoscenza tutto quanto il Consiglio.
Sono stati fatti dei passi avanti che s intendono migliorativi del testo; sono stati perfezionati alcuni articoli e scritti meglio altri articoli per una maggiore comprensione, giacché diciamo sempre che le leggi per essere efficaci devono essere chiarissime nella lettera e nella finalità. E' stato quindi migliorato complessivamente il testo della legge.
Mi pare anche di poter dire, sulla scorta delle mie conoscenze, che c'è anche una larga intesa su una larghissima parte del disegno di legge che ha visto unite e consapevoli le forze politiche.
Il PSI, quindi, ribadisce il giudizio di validità complessiva su questa legge, ne sottolinea l'importanza; ha contribuito come ha potuto nella stesura, nel miglioramento, nell'emendamento, e ripetiamo ancora oggi che questa intesa complessiva ci trova completamente favorevoli, ed è un'intesa che si può sintetizzare in due o tre dati precisi, che proprio per ragione di sintesi ripeto oggi, avendoli già illustrati nella precedente seduta.
C'è da rimarcare la struttura dipartimentale come metodo di lavoro collegiale, c'è da rimarcare il servizio in quanto tale e la sua articolazione prevista come struttura portante dell'organizzazione regionale, sia per quanto riguarda il centro, sia per quanto riguarda la periferia. Sono previsti i decentramenti dei servizi; c'è un intero capitolo dedicato alla formazione e riqualificazione che deve essere l'obiettivo permanente per quanto riguarda il personale, un articolo che ha fatto discutere molto appassionatamente e molto responsabilmente la Commissione. c'è ancora la definizione precisa delle strutture cosiddette "stabili" e delle strutture cosiddette "flessibili", cioè i gruppi di lavoro, ma sempre tutti ispirati al principio e al metodo della collegialità.
Non si è trovata l'intesa su due punti: sull'art. 33 per quanto riguarda gli allegati al testo di legge e sull'art. 38 relativo alle disposizioni finali per quanto riguarda il rinvio ad un successivo atto legislativo di tutta l'articolazione e il riempimento dei principi che vengono enunciati con la legge in discussione. Qualcuno nella sede di sottocommissione ha sostenuto l'inutilità di questi allegati, appunto perché di fatto si rinvia il discorso finale e completativo ad un successivo atto legislativo. L'art. 33 in sede di il Commissione ha avuto un emendamento aggiuntivo per quanto riguarda il contingente del personale da assegnare ai singoli servizi. Noi diciamo invece che questi allegati restano utili poiché non è una declaratoria di termini messi su un foglio di carta, ma rappresentano invece il risultato di Una ricerca che è stata fatta all'interno dell'organizzazione regionale, e quindi, secondo noi, è una parte integrante del testo di legge. Valga a sostenere questo mio assunto l'esempio per quanti riguarda il Consiglio regionale, laddove noi abbiamo immaginato un'articolazione degli uffici, delle funzioni e dei compiti che deve assolvere il Consiglio regionale e abbiamo fatto una proposta unitaria di suddivisione in cinque servizi. A conclusione di questa legge i servizi potranno essere cinque o diventare otto o ridursi a quattro. Resta il fatto che il contenuto attuale, e dichiarato nell'allegato, di questi uffici e di queste articolazioni del Consiglio non può mutare; di qui discende allora la validità di inserire in questo testo di legge una definizione al massimo livello attendibile che costituisce una base di partenza per il successivo discorso che andremo a fare.
L'art. 38 invece afferma e sottolinea il principio della contrattazione. Per quanto riguarda il mio Gruppo l'avevo detto nella riunione del mese di dicembre, e lo ribadisco rapidissimamente, il principio della contrattazione. Questo rispetto del principio della contrattazione ha già trovato delle anticipazioni in sede parlamentare con l'approvazione della legge sul parastato. Ricordavano i sindacati nel corso di una discussione nella sottocommissione che c'è un progetto di legge che dovrebbe sanzionare e codificare il principio con atto legislativo sulla contrattazione. La mia forza politica non ha nessun dubbio nel riconoscere la validità e nell'inserire questa affermazione di principio nel testo della legge. Mi limito quindi a riconfermare il nostro sostegno convinto e completo all'affermazione di questo principio nel testo della proposta di legge che stiamo discutendo.
Concludendo, questo disegno di legge che è stato ulteriormente approfondito nella sede della I Commissione, nella sua attuale elaborazione porta i segni di questi miglioramenti intervenuti e di alcune innovazioni che sono state accettate da tutte le forze politiche; innovazioni e rispetto al primo testo originale, e ciò è dovuto ai contributi che ogni forza politica autonomamente ha portato.
L'impostazione complessiva del disegno di legge, a mio avviso, resta quello originale, le linee direttrici, i binari sui quali la legge si è mossa e si è successivamente articolata in sede dialettica, restano quelli originali che si distinguono in una prima parte che riguarda i principi generali, in una seconda parte che riguarda l'organizzazione della Regione e in una terza parte che riguarda le norme finali e l'approvazione degli allegati. La parte più strettamente contrattuale delle attribuzioni dei servizi e delle rispettive dotazioni organiche degli stessi verrà affrontata secondo l'impegno e il vincolo che pone la legge stessa entro 30 giorni con un'ulteriore proposta e con un nuovo atto legislativo.
Questo è il vincolo che impegna la Giunta e che impegna anche il Consiglio regionale che sarà molto attento all'evolversi di questo impegno che prendiamo in questo momento. Così come si presenta la legge, ci pare una proposta che risponde alle esigenze del personale regionale in quanto sono fissati chiaramente alcuni principi di fondo e sono individuate le strutture portanti dell'organizzazione funzionale della Regione.
La struttura di base è il servizio, che è l'unità organizzativa fondamentale per gli organi e per gli organismi regionali, organi e organismi centrali e decentrati. Sono state individuate le strutture stabili e strutture flessibili costituite da gruppi di lavoro su problematiche di rilevanza dipartimentale, dipartimento viene individuato con chiarezza, come una scelta e un metodo di lavoro che consente di attuare gli obiettivi della programmazione regionale raccordati con le strutture funzionali e con le strutture di settore.
Analoghi compiti a livello di funzionari sono assunti dalla figura del coordinatore, intesa non in senso gerarchico, ma tale da rispondere all'esigenza di competenza e di interdisciplinarietà sempre più importante in relazione alla complessità della competenza e delle ulteriori competenze attribuite alle Regioni. Riteniamo, infine, che questa legge sottolinei un rapporto nuovo fra gli Enti locali e la Regione, secondo un principio di integrazione reciproca delle strutture e dei compiti ad esse assegnate garantendo quindi un reciproco potenziamento degli aspetti gestionali e dì programmazione.
Il nostro Gruppo esprime e ribadisce il consenso pieno e convinto nei confronti di questo testo di legge, il primo di una serie di provvedimenti con il quale la Giunta intende dare definitiva regolamentazione a tutta la materia attinente al personale. E' una materia difficile e delicata e che tuttavia deve registrare il sistematico, costante ed irreversibile impegno delle forze politiche presenti nell'assemblea. Se strada facendo e affrontando singolarmente gli articoli verranno portate delle migliorie degli ulteriori perfezionamenti al testo della legge, non saremo certamente noi ad opporci nell'accettarle. L'importante è che alcuni punti fermi, che noi riteniamo fondamentali, non vengano rimossi, altrimenti troveremo il non consenso del Gruppo socialista. Pertanto in attesa di fare il dibattito sull'articolato noi anticipiamo il nostro voto di consensi) alla legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, signori, Consiglieri, intervenendo su questa legge che riguarda l'ordinamento degli uffici della. Regione Piemonte, devo sottolineare che essa è stata caratterizzata nel suo iter dalla puntigliosità e dalla spinta del Presidente della Giunta.
Il problema della burocrazia regionale è stato all'attenzione immediata della Regione, sin dai giorni epici della sua costituzione e, per la parte che mi coinvolse, ho potuto sottolineare come la nostra burocrazia nascesse sotto due impulsi: quello dell'arrivo spontaneo di valentissime persone che si impegnavano con spirito forte e convinto nella creazione del nuovo Ente e in un successivo arrivo di altre persone che ritenevano la Regione come un luogo dove esercitare un'attività di lavoro; l'importante era che questa attività di lavoro fosse la minore possibile e la meglio retribuita.
In altre parole, possiamo ritenere che di alcune affermazioni di principio contenute in questa proposta di legge ci facciamo carico perch ne riconosciamo la validità nel momento in cui si tenta, si spinge per aver, un rapporto, un tramite tra direzione generai della vita regionale e apparato che portare avanti questa azione.
In tutto questo c'è il rischio dell'ideologizzazione del personale, un rischio che non riteniamo si debba compiere, un rischio sul quale occorre che le forze politiche, di maggioranza o di minoranza, siano molto attente perché - sono convinto - in nessun modo giova ad alcuno.
La proposta di legge ha avuto un iter eccessivamente lungo perché si è perso considerevole tempo nel ritoccare e nel rilanciare non perché, come diceva il Consigliere Bellomo, non sia possibile, tutti insieme, fare meglio e perfezionare, ma perché l'indicazione di fondo di alcuni principi e dì alcuni articoli che calano nella realtà principi stessi rappresentavano non dico una strada d'obbligo ma certamente una strada sulla quale il consenso poteva essere, già all'inizio, di una certa consistenza. Oggi siamo arrivati a questa approvazione, approvando in realtà una legge di principi e deleghiamo a un altro momento l'entrata nel merito, la calata nella realtà operativa mettendo a posto numeri e persone nei vari settori, nei var, uffici.
Sulla base di queste considerazioni, posso ritenere con molta serenità che il nostro Gruppo non ha 'nessuna divergenza sulla questione dei principi. Riteniamo che la vita degli uffici regionali sia finalizzata a quegli obiettivi che sono regionali, quelli per cui siamo in vita, quelli per cui cerchiamo di operare. Questo Dei resto spiega una certa commistione tra impegni statutari e richiamo all'attività degli uffici che emerge dall'articolato, forse non strettamente necessaria, forse di richiamo più al settore operativo che guida, cioè più alla direzione politica che non al personale. Ho l'impressione che il richiamo alla collegialità degli uffici principio e concetto assolutamente valido, rappresenti in questo disegno di legge un parlare a nuora perché suocera intenda; cioè, in realtà si riferisca a una pretesa e ad un'esigenza che investe non strettamente l'insieme del personale ma l'insieme delle strutture regionali.
Credo che sia valido il principio di mantenere all'organizzazione degli uffici regionali Quella sufficiente elasticità che non cristallizzi forme o perlomeno consenta, attorno a forme di base sostanziali, la possibilità di organizzazione di tipo flessibile che ci impegnano in modo particolare al momento di esigenze di decentramento, al momento in cui interveniamo in operatività congiunta con gli Enti locali.
Le figure dei coordinatori e dei capi servizio si inquadrano in una visione corretta di una struttura che, anche in questi termini, non ha la rigidità dei compartimenti stagni, ma, al contrario, tende ad avere una possibilità di interscambio che, a mio modo di vedere, è la funzione di fondo di un personale di un Ente importante come la Regione.
E' da sottolineare l'aspetto positivo, anche se è solo enunciato e non si dice come obiettivamente sarà attuato, di quel perfezionamento di tipo professionale "permanente". La parola permanente acquista per me un aspetto di particolare convinzione perché credo che con i compiti che vengono affidati alla Regione, con l'insieme dei problemi che emergono giorno per giorno, alcuni dei quali non previsti o non sufficientemente prevedibili la possibilità di un permanente perfezionamento del personale rappresenti una condizione sine qua non per sopperire a tutte le esigenze e per fronteggiare, avendo collaboratori validi, gli problemi che emergono.
Sottolineo un problema, non per esprimere disapprovazione, ma per rappresentare i miei dubbi personali.
Mi richiamo al rischio di ideologizzazione. L'art. 21 giustamente stabilisce che la direzione politico - amministrativa delle unità organizzative compete al Presidente della Giunta che agisce in collegialità con la Giunta stessa. E' chiaro che in questo caso usciamo da un ambito tradizionale, del resto ci eravamo già usciti nella precedente legislatura.
Manca la figura del burocrate principe, del segretario generale. A mio modo di vedere, questo toglie al personale regionale la caratteristica di distacco, di coinvolgimento dalla direzione di tipo politico che ha una maggioranza. E' un principio che accettiamo, che condividiamo. E' inutile non richiamare il fatto che possiede dei rischi, che sono appunto quei rischi di cui parlavo. Dipende dal modo con cui viene applicato tutto questo se evitiamo di ' dare alla burocrazia regionale la caratteristica di quella massa di personale richiamata recentemente in un film di Don Siegel emergente dà baccelli asettici e ideologizzati sui quali non è possibile alcun ritorno.
Detto questo, attendendo che nell'applicazione di questa legge ci si possa ulteriormente confrontare e soprattutto si possa operare nell'interesse del personale, soprattutto nei confronti di quel personale che da lungo tempo attende una sistemazione definitiva, affermiamo sin d'ora, salvo quanto diremo nell'esame degli articoli, l'approvazione della legge stessa.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

La nuova Giunta insediandosi nel 1975 assunse l'impegno di approvare la legge sull'organizzazione degli uffici ritenendolo e uno dei problemi più urgenti e più importanti da risolvere entro quell'anno.
Il nostro Gruppo attendeva una legge completa che rispondesse alle ormai indilazionabili esigenze operative della Regione e che chiarisse il ruolo, le competenze, i diritti e gli doveri dei dipendenti: è un'esigenza generale interna od esterna.
Provammo però delusione già alla presentazione del primo testo; e l'abbiamo avuta tale delusione anche di fronte all'ultimo testo, dato che non abbiamo una legge sulle strutture e sull'ordinamento degli uffici come dice il titolo, ma abbiamo 'uno stralcio di norme. E' stato tolto il contratto per motivi non giustificati; le strutture vere e proprie non ci sono; sono stati soppressi articoli e commi e ne mancano altri. La legge richiama alcuni principi generali, riporta una serie di modifiche parziali alla legge 22, modifiche che tra l'altro non sono organiche; contiene alcuni principi innovativi come il decentramento, la delega agli Enti Locali periferici; definisce o precisa le unità organizzative stabili e quelle flessibili che abbiamo definito a seguito di una lunga discussione.
E' aumentato il numero delle persone addette alle segreterie particolari degli Assessori. Insomma, vi è una certa confusione.
L'unico cenno alle strutture, al di là dei principi affermati, è dato dagli allegati, una serie di elenchi di servizi, nel merito dei quali la Commissione non ha potuto entrare, e che, così come sono stati elencati sembrano tanti palloncini volanti legati con un filo invisibile al complesso della legge. In questa elencazione mancano i contenuti, le competenze del personale, i contingenti assegnati ad ogni servizio, i parametri retributivi. E qui mi aggancio al contratto di lavoro non ancora definito che dovrà dare alcune indicazioni. Uno dei punti di discordia tra le Regioni è quello della dirigenza. Dovrà esserci un livello solo o dovranno essercene due? Quale figura dovranno assumere gli coordinatori? Quanti dovranno essere? Tutti questi problemi non possono non incidere sull'individuazione dei servizi. Troppi sono i motivi che impediscono di redigere seriamente oggi un'elencazione dei servizi. E' per questi motivi che non condividiamo questa elencazione. Nessun motivo serio giustifica l'urgenza visto che la legge ha una portata ristretta limitandosi ad affermare alcuni principi. Se la Giunta regionale vuol prospettare un primo quadro di servizi da sottoporre alla valutazione dei sindacati e delle forze politiche noi siamo d'accordo ad accettarlo con un documento a parte o con un ordine del giorno.
L'art. 38 si riferisce alla contrattazione sindacale. Il nostro Gruppo ha già messo in guardia la Giunta sulla confusione dei ruoli che si viene a creare con quell'affermazione che può ritorcersi a danno sia della Regione che del sindacato stesso. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Inoltre poniamo delle riserve sull'art. 33 relativo all'assegnazione dei contingenti articolo che non dovrebbe operare fino a che non sia approvata la legge sulle strutture.
In conclusione questa legge, così come è formulata, non produce effetti concreti né in favore della Regione, né in favore dei dipendenti. Qualcuno ha definito la legge "un po' di fumo". I dipendenti hanno altre aspettative, che sono quelle di carattere economico, ampiamente giustificate dal momento che le retribuzioni sono ferme al 1973 quando è entrata in vigore la legge 22. Sono passati sei anni, quindi c'è urgenza di rivedere parametri e retribuzioni. Fatte salve le riserve che abbiamo sottolineato in riferimento agli allegati, approviamo in linea di massima la legge alla cui elaborazione abbiamo contribuito ampiamente. Accettiamo l'articolato della legge, ma non accettiamo gli allegati: se saranno mantenuti non potremo dare voto favorevole alla legge.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, il parere del Gruppo repubblicano differisce sostanzialmente da quello espresso da' Consigliere Chiabrando. Questa legge non recepisce un contratto, ma è una legge principi e mi sembra che i principi non siano una cattiva indicazione.
Questa legge è h- strada che può essere percorsa per affrontare puntualmente il problema delle strutture interne della Regione. Quando si intende fare una legge di principi c'è la tendenza a pensare che si formuli la migliore legge possibile: forse questo ha indotto la Giunta a peccare di superbia laddove al primo articolo si dice: "In attuazione dei principi sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto, nell'ambito della materia disciplinata, i principi di cui alla presente legge si applicano anche al completamento delle competenze regionali, disposto dalle leggi dello Stato per contribuire al rinnovamento, al riassetto ed al riordino del sistema delle autonomie locali e, più in generale, della pubblica amministrazione".
Sono piemontese di carattere piuttosto umile e, come tale, ritengo di svolgere un lavoro modesto, giorno dopo giorno; non mi attribuirei, n attribuirei al Consiglio regionale, la capacità di contribuire addirittura al riordino e al riassetto della pubblica amministrazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Lo afferma la legge 382.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Comunque la 382 l'ha fatta lo Stato.
Al nostro Gruppo piace soprattutto l'aver introdotto il principio della flessibilità in strutture generalmente di tipo burocratico e quindi rigido.
Spetterà al potere politico di avere la capacità di attuarlo. E' un principio profondamente innovativo che potrebbe avere grosse conseguenze tali da rendere la Regione una struttura assai più agile di tutte le strutture burocratiche di carattere legislativo e amministrativo del Paese.
Il coordinatore è una figura rinnovabile e, così come è definita introduce il principio della non rigidità che, se bene usato, potrà dare dei grossi frutti, ma insisto sul "se bene usato" perché potrebbe anche divenire una via di mezzo fra quella che chiamo la "burocrazia napoleonica" che impera in tutta Europa 'e la "burocrazia statunitense" che si rinnova con rinnovarsi delle amministrazioni.
Corriamo quindi il rischio di introdurre una politica su una struttura di tipo napoleonico. L'uso che se ne farà è politico e l'uso politico dovrà essere assai prudente da parte di qualsiasi maggioranza. La prudenza dovrà essere tale da non, far configurare una burocrazia di tipo statunitense perché le nostre strutture non sarebbero in grado di sopportarla con il rischio di una finta ideologizzazione del personale; sarebbe, soltanto la rincorsa verso il vincente e non certo la conseguenza di una convinzione.
Faccio alcune riserve (e si darà atto che il mio partito le ha sempre fatte anche precedentemente a questa Presidenza) sul fatto che il Presidente della Giunta abbia una caratteristica sostitutiva di quella che in altre strutture regionali ha l'Assessore al personale. E' una caratteristica che ritengo in un certo senso diminuente della figura del Presidente della Giunta, che dovrebbe essergli tolta perché possa dedicarsi più strettamente all'attività politica rendendo collegiale il lavoro di Giunta, come è stato sottolineato. La collegialità che si ricerca continuamente nel personale deve partire dall'alto perché difficilmente si potrà ricavare un lavoro collegiale dal momento che la Giunta collegiale non è nonostante tutti gli sforzi.
Vi è poi un secondo problema che può sembrare minore: l'istituzione di un Ufficio Affari generali presso tutti gli Assessorati. A nostro avviso l'ufficio Affari generali deve essere uno solo, anche perché la costituzione di molti uffici di quel tipo, oltre a costituire una specie di discrepanza rispetto all'auspicata collegialità della Giunta, creerebbe una serie di super uffici politici, di super segreterie aumentando notevolmente il personale di segreteria.
Questo elemento mi pare in contrasto con i principi generali che la legge vuole mandare avanti.
In ultimo non posso non fare un cenno agli allegati, il n. 1 piccolissimo, per quanto riguarda gli uffici del Consiglio regionale, e il n. 2, ben più importante e ben più voluminoso. L'impressione che se ne ricava è che non lo si sia nemmeno esaminato da parte della Commissione e che si sia voluto far entrare nella legge, per quanto una legge di principi non giustifichi una puntuale divisione di servizi. Può darsi che si ritenesse che la discussione in Consiglio dei servizi funzionali sarebbe andata troppo in là.
Gli allegati così come sono presentati senza una giustificazione danno un'impressione lievemente agghiacciante. Infatti se si sommano gli addetti di tutti i servizi compresi quelli dei CO.RE.CO., e delle unità decentrate dei Comprensori: si raggiunge un numero molto elevato. La Giunta mi dirà se sbaglio e se non sarà opportuno parlare di servizi per tutti i CO.RE.CO.
per tutte le unità decentrate comprensoriali. Si può dire che c'è un capo servizio ogni -13 persone e mi pare che questo rapporto non possa passare senza una discussione approfondita in merito.
La Regione Piemonte sarebbe simile a quelle Regioni che sovente critichiamo dove ci sono più dirigenti di impiegati. Il nostro Gruppo è estremamente perplesso in considerazione anche di tutti i problemi che la Regione Piemonte deve affrontare di qualificazione e di retribuzione; la Regione Piemonte non potrà avere personale squalificato dal momento che la concorrenza del .privato le porta via gli elementi migliori con prospettive di retribuzioni che vanno dal doppio al triplo di quelle regionali.
Questo problema va valutato con la dovuta serietà e perché certamente la Regione dovrà esaminare, nel quadro complessivo delle leggi italiane, il modo 'di dare la giusta retribuzione ai propri dipendenti e nello stesso tempo non potrà passare "todos caballeros". Questo ci sembrerebbe francamente esagerato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la proposta di legge oggi in discussione venne presentata nel mese di maggio come bozza aperta e venne poi formalizzata in disegno di legge. Nel corso del lungo esame delle norme contenute vennero apportate alcune modificazioni conseguenti al recepimento del contratto nazionale e agli elementi che opportunamente erano emersi in sedé di sottocommissione e nel rapporto corretto con le organizzazioni sindacali. Sottolineo l'importanza del rapporto corretto con le organizzazioni sindacali se è vero che vogliamo un reale adeguamento delle strutture al ruolo che la Regione, giorno per giorno, sta assumendo come organo di programmazione nella stia articolazione sul territorio e come organo di legislazione che deve una risposta efficiente alle esigenze della Comunità. Siamo fermamente convinti del valore della democrazia che significa rapporto diretto e chiaro di partecipazione nella responsabilità non soltanto in termini oggettivi, ma anche in termini soggettivi nei confronti di coloro che sono i protagonisti della macchina regionale. Nel richiamare i due grandi romanzi che hanno determinato il disgelo russo del 1953, e cioè che non si vive di solo pane, si deve anche ricordare la realtà drammatica in cui vivono i nostri dipendenti. E' stato fatto il richiamo alla retribuzione veramente vergognosa dei nostri dipendenti alla quale la Regione è obbligata. Nella legge delle strutture dobbiamo per tener conto che, essendo Ente di programmazione e di legislazione, la Regione si trova nella necessità di avere bisogno più di cavalieri che di uomini d'armi e di fatica. Nei rapporti con gli Assessorati, infatti vediamo, e ieri abbiamo avuto modo di constatarlo nel corso dell'esame del bilancio, quanta soddisfazione si ritrae, dall'apporto costruttivo dei funzionari che in Commissione sono di reale supporto alle scelte politiche degli Assessori.
Devo dire con estrema serenità quanto sia carente questo personale a livello di Assessorati e quanti Assessori siano costretti a svolgere funzioni di direttore generale per le carenze di personale qualificato. Se poi il mondo privato porta via alcuni migliori, non tutti, a noi sono comunque rimasti funzionari di alto valore che preferiscono operare in una struttura che sta lentamente imponendo la sua importanza nel ruolo programmatori ed economico. E' stato detto che questa legge è fu mo buttato negli occhi. Credo che questo, da parte del collega Chiabrando, sia un modo eccessivo per dire il suo no al punto centrale della questione, che è l'art. 38.
Se riteniamo di poter far cadere dall'alto alcune norme perfette precise, illuministiche pensando che queste immediatamente possano trovare recepimento attraverso invece miglioramenti salariali, avremmo inteso i modo errato il concetto del rapporto tra forze politiche, istituzioni, e strutture delle istituzioni stesse. Nessuno vuole giocare sul clientelismo nessuno vuole giocare sulle facili promozioni, ma si sono affermati i principi nei quali tutti credono.
Ci sono dei problemi politici, come quello della mobilità, elemento che deve avere delle garanzie nel senso che non deve essere momento di punizione. Esistono le burocrazie napoleoniche, quelle statunitensi e quelle messicane; ad ogni cambio di presidente vengono licenziati i dipendenti in servizio e vengono assunti quelli simpatici al nuovo presidente. Ci sono poi altri riferimenti: la collegialità e la ristrutturazione dei servizi in funzione dipartimentale, elementi precisi che possono consentire una riflessione e approfondimento analitico di ci che vuol dire il servizio, di ciò che vuol dire l'ufficio anche a livello di Comprensorio dove la riaggregazione degli uffici statali dovrà essere valutata a fondo per vedere se, per esempio, nel Comprensorio di Torino deve esserci uguale e identico numero di servizi o di uffici, come nel Comprensorio del Verbano Cusio-Ossola o di Mondovì. Attraverso il riconoscimento che con questa legge di principi viene dato alle forze sindacali cresce la loro partecipazione non soltanto nel dialogo con l'istituzione ma anche nel loro interno.
Viviamo un momento di eversione che si tinge di nero, dopo che è stata lungamente tinta di rosso. c'è stato il momento dell'autonomia scattato negli ospedalieri e nel pubblico impiego, c'è stato un momento nella nostra Regione in cui pareva che tutto si potesse disgregare, ma c'è stato anche un momento nuovo di capacità degli stessi dipendenti regionali di porsi in maniera corretta con la loro azione unitaria. Con questo disegno di legge non si butta del fumo, ma si danno delle risposte concrete, si affermano dei principi sulla base dei quali si inizierà il discorso degli allegati cioè dei servizi, sul modo come possono e debbono costituire parte integrante del nuovo modo di concepire la Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare Consigliere Ferrero. Ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni

L'intervento che intendo svolgere, a nome del Gruppo comunista, sarà essenzialmente incentrato sui temi contenuti nella relazione del Consigliere Rossotto, ripresi nel suo intervento e arricchiti, sia pure con qualche sfumatura sulla quale potrebbe essere possibile la discussione dalla dottoressa Castagnone Vaccarino.
Non ho dubbio che la discussione di oggi non è marginale né di scarso rilievo. 'Occorre però rilevare come dal primo intervento del Gruppo della D.C., accanto alle due 'questioni rilevanti che già in Commissione sono state poste: la presenza degli allegati e il modo con cui viene accolto in un testo legislativo un fatto che può essere considerato mera prassi o principio, sono emersi due elementi aggiuntivi: una rivendicazione di impegno prioritario, in qualche misura assorbente quello delle altre forze politiche della maggioranza in particolare ed un'affermazione che asserisce essere questa legge "una legge fumo".
Sulla seconda considerazione credo che sarebbe sin troppo facile la ritorsione polemica sostenendo che si tratterebbe di discutere qual è l'arrosto; legge 22 e provvedimenti successivi alla mano, ci si potrebbe chiedere se l'arrosto è la sistemazione nominativa di persone; è la politica del primo inquadramento che, a partire dai grossi Enti soprattutto dalla Provincia di Torino, aveva effettuato delle scelte precise in termini di ricostruzione di carriera, in termini di ruoli e di funzioni di persone di valore indiscutibile, senza passare attraverso la strada corretta che in molti casi avrebbe portato ad avere lo stesso riconoscimento di quelle persone attraverso strade concorsuali o al dibattito pubblico. Potrebbe essere questo l'arrosto della legge 22 potrebbe essere un altro. Quando si discute di fumo e non si precisa quale sia l'arrosto, rimango in una posizione sospettosa. Il Consigliere Chiabrando mi insegna, anche per l'attività di cui si occupa, che bisogna essere sempre un po' diffidenti, anch'io quindi mantengo la mia diffidenza e sospetto che questa posizione tenda a mantenere aperto un meccanismo sul quale, pur con certe differenziazioni, il nostro partito, nelle sedi pubbliche e nelle sedi interne, ha sempre mantenuto il suo dissenso. In sostanza, sulla questione del fumo, non posso far altro che contrapporre un'altra valutazione, che mi dispiace essere costretto a mantenere in termini generici .
Ritengo che vi siano delle concezioni della democrazia che hanno al loro interno l'esplicita teorizzazione della carenza sostanziale di finalità e di principi. L'applicazione generale della Costituzione non ha visto la presenza delle leggi quadro, un certo modo di 'governare permettetemi una battuta da non avvocato - il fatto che il Parlamento della Repubblica, anche nell'attuale situazione, non pare informato dallo spirito che è di questa maggioranza e produca ogni anno un numero di Gazzette Ufficiali che è via via crescente di volume. E' sufficiente guardare la rilegatura dei testi. In genere il moltiplicarsi dei singoli atti tende a considerare più rilevanti gli interventi specifici rispetto alla definizione di criteri di indirizzo la cui applicazione sia chiara.
Non capisco bene a che cosa si riferisca il discorso del fumo. Non credo che si possa andare al di là di questo precisando che probabilmente si aprono altre discussioni tra le forze politiche. Non credo che in questa sede si possano sviluppare e si rimanga solo a qualche cenno amichevole e cordiale.
Vengo alla questione dell'impegno. Dovere di ciascun Consigliere e di ciascun Gruppo è di contribuire al massimo, sulla base dei propri indirizzi, alla definizione dei testi. Questo è Sempre stato l'assioma (a volte negato, ma non da noi) di un funzionamento che, pur avendo presenti maggioranze e opposizioni, pur nella dialettica, non umanistica, poneva il miglioramento dei risultati dai diversi apporti del Consiglio. Se poi non ci si vuole riferire alla questione dei principi generali, sulla quale non si può che concordare, ma alla questione che riguarda la fattispecie di questa legge, questioni di buon gusto mi esimono dall'entrare nel merito.
I lavoratori sanno quali sono stati gli impegni della maggioranza e dell'opposizione delle diverse forze politiche e non credo che questo tipo di rivendicazione possa essere di utilità né per comprendere la legge n per applicarla.
Tornando alle questioni generali, ritengo che ci troviamo non soltanto di fronte ad innovazioni rilevanti, ma di fronte al tentativo di sistematizzare queste rilevanti innovazioni, che in parte sono già consolidate dalla pratica amministrativa della seconda legislatura, in parte sono ancora da conquistare attraverso l'invenzione e l'iniziativa politica e non è semplice perché si tratta di ottenere un concorso attivo che non renda la modificazione un puro cambiamento di forme, ma che trovi nelle forme nuove la possibilità che si esprima un contenuto sostanziale di concorso.
Queste scelte politiche, che diventano obbligo per tutti dal momento in cui diventano testo legislativo, configurano una legge delle strutture.
Questa legge tenta di sciogliere due nodi di grande rilievo, il primo dei quali solo artificiosamente può essere distinto in questione politica da una parte e in questione delle strutture dall'altra. Preme ricordare come la maggioranza della spesa pubblica sia impegnata in strutture, quindi il funzionamento delle strutture non è cosa diversa dalla realizzazione e dal perseguimento degli obiettivi politici che, ovviamente, non sono obiettivi propri delle strutture, ma sono obiettivi propri della volontà politica che l'elettorato ha espresso.
La prima questione che viene esplicitamente definita con legge riguarda la concezione che la Commissione intende attribuire al rapporto tra la Regione e gli altri Enti locali territoriali e più in generale gli altri soggetti che operano all'interno della comunità. Viene chiarito che non esiste tanto una prevalenza gerarchica della Regione nei confronti degli altri Enti, ma che esiste invece la possibilità, con il concorso degli Enti e attraverso la legislazione regionale a cui viene riconosciuto un ruolo specifico e non meramente descrittivo, di procedere, in base al la legislazione nazionale, alla necessaria riorganizzazione, addirittura si dice "definizione di un sistema delle autonomie", che è elemento fondamentale di unificazione all'interno della finanza derivata.
La legge offre l'interpretazione dei complessi rapporti, compito fondamentale delle attuali strutture regionali estremamente preciso nella sua connotazione e non cosi rilevante nelle conseguenze che dovrà introdurre.
Il secondo punto è il problema della flessibilità delle strutture. Esso nasce come fondamento teorico, non già da un desiderio di flessibilizzare purchessia o da qualche machiavellica organizzazione, ma chiarisce gli rapporti tra le assemblee elettive, gli organi della Regione, gli Enti e gli apparati. Invito il collega Chiabrando e altri Consiglieri a leggere il saggio di Giuliano Amato che ha come tema proprio la valutazione di come dal 1945 al 1960 si è evoluta la concezione teorica del rapporto tra politici e funzionari. In quel saggio viene dimostrato come il moltiplicarsi degli atti e la spogliazione progressiva da parte delle pubbliche strutture della loro autonomia dove era il potere politico che pratica per pratica e decisione per decisione, arrivava a definire quello che doveva essere fatto, hanno prodotto il completo smantellamento, per esempio, del Ministero dell'agricoltura e il passaggio in blocco dei direttori generali e degli altri funzionari alla Presidenza delle casse di credito agrario e come ai funzionari e alle strutture si sia offerto un marginale intervento di tipo esplicitamente politico. Per esempio si è discusso e si discuterà ancora della società per azioni a partecipazione pubblica.
Ebbene, questa concezione non è irrilevante o spregevole, è una concezione che aveva l'obiettivo di aumentare e di migliorare l'efficienza dello Stato e la sua capacità di effettuare degli interventi in grandi settori.
Era la convinzione che lo Stato, in quanto tale, non avesse sostanzialmente autonomia e capacità operativa e che invece strutture separate avessero questa autonomia e questa capacità operativa.
L'esperienza ha dimostrato come soluzioni di questo genere possono anche offrire dei vantaggi localizzati, ma nel loro complesso pongono una questione politica; alla capacità dello stesso Parlamento di controllare queste strutture, qualora lo volesse, e degli stessi Enti pubblici di intervenire per correggere sulla base di un quadro nazionale. Questo fatto non è meramente politico, è un fatto che attiene al funzionamento del rapporto tra eletti e strutture.
Non è tanto nel dettaglio e nella moltiplicazione dei singoli atti o interventi che si ritrova la forza di un governo, ma è nella capacità di rapportare queste cose alla volontà Politica. E' chiaro che la flessibilità delle strutture, al di fuori di un ragionamento che veda distinti e cooperanti gli ruoli di questi due soggetti e che invece veda sostanziali attribuzioni di carattere politico alle strutture e funzioni di carattere di direzione degli uffici, burocratica e amministrativa, ai politici questo elemento di flessibilità diventerebbe un canale estremamente pericoloso e discutibile, la cui operatività non si capisce bene quali risultati potrebbe proporre.
Questi sono punti sui quali, pur con accentuazioni e tesi diverse, si dovrà discutere. Credo che, non tanto nelle ore e nei giorni di presenza ma nel contributo politico e culturale vada collocato l'intervento del Capogruppo e di altri Consiglieri della D.C.
Sulla collegialità della Giunta non ritengo che si possa discutere in termini di semplice questione di principio. Il processo di collegialità nasce innanzitutto dalla definizione di una strategia, di una posizione.
Altre volte siamo già intervenuti su questo principio. E' chiaro che la definizione di una strategia e di una posizione sui temi generali della riforma dello Stato e del governo dell'economia sono un presupposto complessivamente acquisito. Questo non significa che immediatamente vi sia collegialità, anche perché non bisogna nemmeno mitizzare con forzature delle questioni che, invece, devono nascere dal chiarimento fino ai minimi dettagli delle necessarie saldature. E' molto facile affermare il principio dell'integrazione del settore sanitario e assistenziale dei due momenti e dell'integrazione dei diversi servizi e strutture, sarebbe sbagliato deflettere da questo principio, tuttavia non credo nemmeno che si possa banalmente rispondere che oggi, esistendo ancora dei momenti significativi di differenza, il principio e la formulazione siano sbagliati. Si tratterà invece di vedere, in concreto, quali passi per l'integrazione, per il coordinamento, per la collegialità debbano essere compiuti.
Le questioni generali attengono al tema politico di fondo della necessità di effettuare in questa delicata fase delle autonomie locali il più grande rilancio possibile del ruolo delle Regioni recuperando ad esse una funzione non di astratta centralità, ma una funzione che, misurandosi con i problemi, contribuisca ad affermare la possibilità che a livello di ogni Regione esistano dei momenti che vedono le autonomie e il rilancio di un ruolo non meramente normativo e regolamentare, di passacarte, ma di Enti che hanno potestà legislativa.
Noi riteniamo che alcune preoccupazioni possono esservi soprattutto relativamente all'art. 38 per quanto attiene il ruolo delle organizzazioni sindacali. Abbiamo già avuto nel corso della prima trattativa un elemento che dovrebbe fugare le perplessità e le preoccupazioni.
Quando non vi sono confusioni di ruolo e quando la materia su cui si discute è materia generale e chiara, la dialettica tra Giunta e organizzazioni sindacali è produttiva al di là della formulazione specifica a cui può pervenire, e compie un passo in avanti nel pluralismo e nella democrazia.
Non credo che si possa essere preoccupati se si attribuisce ai diversi soggetti un ruolo corretto. In altre situazioni, quando i soggetti giochino ruoli "sudamericani" o di altro tipo, il problema non è della trattativa il problema è della funzione negativa che questi soggetti possono svolgere per eliminare elementi sostanziali di democrazia.
La questione che lì si tratta è il rapporto tra le organizzazioni sindacali e i lavoratori e non può che essere visto in modo favorevole il fatto che i lavoratori sviluppino il loro dibattito, le loro posizioni, le loro vertenze in un ambito quale quello che è definito nel grande ruolo che le nostre organizzazioni confederali giocano nel Paese come fatto sostanziale di democrazia.
Gli allegati non sono altro che il frutto di una storia complessa che ha visto al suo interno anche la trattativa con le organizzazioni sindacali. Sarebbe difficilmente possibile ridiscuterne sulla base di un semplice ragionamento di carattere illuministico; non è più possibile porre diversamente il problema degli allegati dopo che passi concreti sono stati fatti, forze si sono mosse, mutamenti in un senso o nell'altro sono intervenuti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

Ha facoltà di intervenire il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Considerate le varie fasi di elaborazione della legge e il risultato a cui si approda dopo una lunga, franca e anche cordiale discussione in Commissione e in sottocommissione, il nostro Gruppo riteneva che da parte della maggioranza non ci fossero particolari motivi di insistenza sul mantenimento dell'art. 35 e degli allegati. Ci chiediamo perché si vogliono approvare solo alcuni allegati e non tutti. A questo punto, valeva la pena di fare il quadro completo dei servizi e approvare il quadro completo.
Diciamo questo non tanto perché il Gruppo della D.C., ha fatto tale richiesta, ma perché il discorso delle strutture si colloca, a nostro avviso, intempestivamente e finisce di predeterminare, accanto a situazioni certe, sicure, indiscusse, situazioni che necessitano di verifiche, di confronti e di approfondimenti.
Per non lasciare dei dubbi, riteniamo di precisare ulteriormente il nostro atteggiamento.
La legge che stiamo per votare non è ancora il corretto quadro amministrativo che il personale e la comunità si aspettano. Sottolineo la parola "ancora" che può avere molta importanza e sulla quale si è soffermato l'articolo di fondo del quotidiano del Partito comunista di domenica trattando grosse questioni politiche.
Il collega Chiabrando intendeva dire che questa legge non è ancora la legge che tutti gli Consiglieri auspicano, la concretizzazione delle strutture, quindi quell'arrosto che tutti si attendono di vedere realizzato.
I discorsi pronunciati e le autorevoli interviste rilasciate nelle quali si affermava la partecipazione del personale alla vita della Regione non ci paiono pienamente espressi in questa legge.
Il personale regionale si attende una legge che recepisca il contratto nazionale non in modo passivo e che si innesti nel quadro economico nazionale in modo tale che anche il Piemonte sia protagonista e che tenga conto del livello retributivo, soprattutto del primo personale che è rimasto fermo agli anni 1972 e 1973; il personale si attende una legge delle strutture che abbia contenuti precisi, compiti specificati attribuzioni definite, dotazione organica complessiva, livelli funzionali chiarezza di legittime possibilità di collocazione nel rapporto di lavoro.
La legge che abbiamo di fronte è una legge di indirizzo, di principi che potranno essere valutati e compresi appieno quando troveranno la loro concretizzazione e il nostro Gruppo non ne ha sottovalutata l'importanza tanto è vero che a questa legge ha dedicato impegno ed attenzione, come dimostra la continua attenzione del nostro Capogruppo che ne ha seguito dall'inizio alla fine la discussione in Commissione.
Non vogliamo con questo, collega Ferrero, attribuirci dei meriti, ma intendiamo dire che come Gruppo abbiamo cercato di fare il nostro dovere anche se sussistevano alcune riserve sul modo di procedere, sugli spezzettamenti di legislazione, forse necessitati; nonostante tutto questo ci siamo impegnati fino in fondo nella sostanza e nella forma dell'articolato.
Posto che questa legge è una premessa di principi ad una legislazione successiva, vediamo che la maggioranza insiste sull'art. 35 che, nella nostra concezione, avrebbe correttamente potuto trovare posto solo in una legge successiva.
Noi diciamo che i parziali documenti allegati non sono un'utile base di discussione. Chi, se non l'esecutivo che ha in mano il polso della situazione, che ha in mano il controllo degli uffici, ha la possibilità di proporre delle ipotesi? Ci eravamo anche disposti a riconoscere la validità di questa proposta dicendo che sarebbe stato opportuno, come avviene nel Parlamento nazionale, votare accanto alla legge un documento, quello che viene chiamato voto, che, dando atto della situazione preesistente riconosca la validità di ciò che in quel momento non può ancora essere recepito nel provvedimento legislativo.
Se la maggioranza insiste nella sua posizione noi abbiamo il dovere di chiederne il motivo. Si potrà dire che sin dal primo disegno di legge che risale ad alcuni mesi fa, la Giunta aveva previsto delle ipotesi di servizio. Noi diciamo oggi che tali ipotesi non sono state discusse e vagliate e di ciò non si può far carico alla I Commissione già notoriamente gravata di impegni. Oggi sostanzialmente si votano degli allegati che non sono stati né discussi, né valutati, né approfonditi. Abbiamo la sensazione e ci consentirete di esprimerla pubblicamente - che la maggioranza insista per dare subito risposte ad attese del personale, in massima parte legittime, ma in certi casi meno legittime. Non vorremmo che fossero proprio i casi del meno che spingessero alla fretta. Le nostre sensazioni avranno comunque una verifica quando certe caselle di servizi non resteranno con il punto interrogativo ma acquisiranno i contorni di chi sarà chiamato a dirigerli.
Mentre eravamo e siamo tuttora disposti a discutere con spirito collaborativo sulla proposta della Giunta, non possiamo accettare delle accelerazioni che riteniamo non necessitate, non legittimate dal tipo di legge che oggi è sottoposto al voto del Consiglio.
L'approvazione degli allegati esce dalle caratteristiche della legge in esame e, a questo punto, non vi è più un corretto rinvio alla legge successiva che l'art. 38 vorrebbe, ma vi è un'ipoteca sulla prossima legge.
Prima che si passi alla votazione dell'articolato ci permettiamo di richiamare l'attenzione dei colleghi della maggioranza e in particolare modo del Presidente della Giunta.
L'articolo 35 diventa predominante nella valutazione del provvedimento in questione; pertanto ci esprimeremo favorevolmente sulla generalità dei principi, ma sottolineiamo che l'articolo 35 ci porta a mantenere delle riserve sull'intera legge proprio per lo stravolgimento che esso rappresenta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio le forze politiche per l'apporto determinante che hanno profuso nella fase di preparazione del disegno di legge, iniziata tre anni fa circa con una serie di documenti, di atti, di linee e di indicazioni. In genere, ogni atto che compie l'esecutivo riguarda tutte le forze politiche del Consiglio, ma diventa più rigoroso il termine di scelta quando si tratta di atti che per lungo tempo coinvolgono l'attività della Regione.
La Giunta ha sempre detto che la prima scelta da fare all'interno dell'Amministrazione deve essere quella del personale. Dovremo anche dire perché il disegno di legge è venuto alla luce nel mese di maggio. Bisogna tener presente che nel 1977 venne approvato il D.P.R. 616 prima del quale non si poteva ipotizzare con esattezza le competenze e le funzioni definitive che sarebbero derivate dalla disputa storica tra Stato e Regioni.
Dopo il dibattito avvenuto in aula nell'ultima seduta del Consiglio, si è avviato concretamente resa me del testo del disegno di legge inerente l'ordinamento degli uffici della Regione Piemonte.
Senza riprendere gli argomenti già richiamati precedentemente, desidero tuttavia ancora sottolineare l'importanza di questo provvedimento che apre un iter volto a definire la complessa problematica economica e normativa inerente il personale.
Come ho ricordato, il disegno di legge della Giunta presentato in aula è il frutto di un lungo lavoro cui hanno collaborato studiosi dell'ordinamento regionale e dell'organizzazione del lavoro e dipendenti regionali che hanno portato in esso il frutto della loro esperienza.
Il disegno di legge è stato presentato a seguito della definizione cui parteciparono tutte le Regioni inerente la 382, vale a dire il completamento delle funzioni regionali, e reca infatti al suo interno soprattutto nella parte inerente l'elencazione dei servizi, il quadro complessivo delle competenze attribuite in questi anni alle Regioni, sia dalla Costituzione sia a seguito del trasferimento di funzioni dallo Stato.
E' in fase avanzata di definizione la trattativa inerente il contratto nazionale di lavoro dei dipendenti regionali, materia che costituirà quanto prima oggetto di esame legislativo a completamento delle norme di principio e strutturali già contenute nel presente disegno di legge.
Secondo la procedura adottata, la Giunta regionale ha ritenuto di rispondere positivamente a quanto richiesto dal personale e dalle sue organizzazioni sindacali con le quali il confronto è stato ampio e aperto ed ha portato ad un consenso sull'impostazione complessiva del presente disegno di legge, individuando altresì un programma futuro di lavoro per il quale la Giunta regionale rinnova il suo impegno sia per gli tempi di attuazione, che per le materie che restano ancora da definire.
Riteniamo che questo aspetto costituisca una delle caratteristiche più importanti e significative del lavoro che la Giunta intende continuare in un confronto con le organizzazioni sindacali da un lato, con le forze consiliari dall'altro, nel rispetto dell'autonomia e dei ruoli di ciascuno.
Sono già state richiamate dal relatore le caratteristiche salienti della legge che si compone di una prima serie di articoli, più strettamente di principio; di una parte inerente l'organizzazione amministrativa della Regione, di norme transitorie e finali, e di quattro allegati.
Per quanto riguarda i principi, essi non costituiscono mere enunciazioni, ma intendono sottolineare il ruolo della Regione, di legislazione e di programmazione; il rapporto della Regione con il restante sistema degli Enti locali ed una reciproca integrazione e potenziamento della programmazione regionale da un lato, dell'attività gestionale degli Enti locali, dall'altro, con il conseguente rilievo del decentramento e della delega di funzioni.
Per rispondere a questo impegno istituzionale e politico il personale operante nella Regione dovrà quindi avere piena consapevolezza del ruolo e delle funzioni che ad esso sono attribuite, del rapporto fra i compiti ad esso assegnati e l'incidenza di essi sugli aspetti economici amministrativi e sociali inerenti la comunità regionale.
Di qui l'esigenza di una particolare responsabilizzazione e qualificazione del personale stesso e l'attenzione al costante miglioramento della professionalità necessaria al perseguimento degli obiettivi dell'Ente, così come individuati da quanti hanno la responsabilità delle scelte politiche.
La scelta centrale della struttura organizzativa è costituita dal servizio che trova una sua articolazione negli organi ed organismi regionali.
Accanto a strutture stabili rispondenti a competenze ed esigenze permanenti dell'Ente, la legge prevede l'istituzione di strutture flessibili costituite da gruppi di lavoro aventi rilevanza dipartimentale ciò al fine di una migliore adattabilità dell'Ente ai bisogni economici sociali ed amministrativi.
Per quanto riguarda il dipartimento in particolare, la legge fa riferimento all'esigenza di coordinamento delle attività regionali di programmazione dell'Ente, individuando appunto nel metodo di lavoro dipartimentale una via per il perseguimento di queste finalità, anche alla luce dell'esperienza fatta dalla Giunta regionale in questa direzione.
Voglio dar ragione alla dottoressa Castagnone Vaccarino che non esiste ancora il lavoro collegiale della Giunta. Sono d'accordo: c'è un senso di amorevoli scambi in cui tutti comprendono tutto ma non c'è ancora un vero lavoro collegiale.
L'ordinamento degli uffici regionali ha sottolineato in diversi aspetti esigenze di coordinamento e di collegialità del lavoro. Le stesse figure del coordinatore e del responsabile del servizio non assumono quindi un'impostazione di carattere gerarchico, ma rispondono a criteri di funzionalità, di competenza, in un rapporto di lavoro sempre aperto al confronto a tutti gli livelli professionali.
Nella parte inerente le norme finali e transitorie del testo vengono infine elencati i servizi del Consiglio regionale, i servizi di settore e funzionali, individuati per materia, della Giunta e dei servizi funzionali allo svolgimento delle attività del Presidente e della Giunta regionale individuati come organi.
Tale elencazione è stata formulata sulla base delle competenze attribuite alle Regioni e sulla base dell'esperienza di questi anni nei quali la Regione è sempre più divenuta un punto di riferimento non soltanto per gli Enti locali, ma per l'intera comunità che vede in essa una realtà concreta ed operante, capace di affrontare l'insieme delle problematiche che sono strettamente legate ai diversi aspetti economici, sociali ed ambientali che si differenziano nelle varie regioni.
La disposizione finale della legge reca un impegno che la Giunta regionale si è assunta nei confronti del personale e che risponde alla volontà di dare un assetto organico sotto tutti gli profili inerenti la materia trattata. Vi è quindi l'impegno di presentare entro una data certa la legge di recepimento del contratto nazionale dei dipendenti regionali e la normativa che scaturisce dagli impegni aziendali già esistenti.
Il completamento di questo iter normativo avverrà certamente come già nel passato in stretto raccordo con le organizzazioni sindacali, intendendo conferire alla materia del personale un assetto non frammentario, ma rispondente alle esigenze di una pubblica amministrazione moderna ed efficiente.
In questa situazione di crisi riteniamo, come amministratori, di dare anche attraverso questo disegno di legge, un contributo alle numerose difficoltà che le Amministrazioni sono chiamate ad affrontare per superare i problemi di ordine economico e sociale, rispondendo altresì alle sempre crescenti esigenze delle comunità locali.
In questo contesto desidero quindi rivolgere un particolare ringraziamento alla Commissione consiliare che ha svolto il suo lavoro con rapidità, modificando ed arricchendo, attraverso l'apporto di tutte le forze politiche, i contenuti del disegno di legge presentato dalla Giunta.
Siamo certi che l'impegno ed il contributo ideale e culturale delle forze politiche democratiche saranno determinanti per proseguire la nostra azione nei confronti dell'ordinamento degli uffici e del personale regionale la cui valorizzazione è elemento portante e base insostituibile del nostro operato nell'interesse della comunità regionale che insieme rappresentiamo.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione degli articoli.
Titolo I - Capo I Principi generali Articolo 1 - Finalità " La configurazione dell'apparato organizzativo della Regione Piemonte l'articolazione e le modalità di funzionamento relative sono disciplinate dalla presente legge che ha lo scopo di assicurare agli organi della Regione tutte le necessarie collaborazioni, per l'espletamento delle funzioni legislative, di cui al Titolo III dello Statuto e di quelle amministrative, come disciplinate dagli artt. 66 e seguenti dello Statuto stesso.
In attuazione dei principi sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto nell'ambito della materia disciplinata, i principi di cui alla presente legge regolano l'esplicazione degli interventi regionali attuativi ed integrativi della legislazione statuale per contribuire al rinnovamento, al riassetto ed al riordino del sistema delle autonomie locali e, più in generale, della pubblica amministrazione".
A questo articolo vi è un emendamento soppressivo presentato dalla dottoressa Castagnone Vaccarino: al secondo comma sopprimere "e, più in generale, della pubblica amministrazione".
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La legge 382 pone un obiettivo generale che abbiamo mutuato, per cui il richiamo alla pubblica amministrazione va mantenuto.



PRESIDENTE

Mi permetto di osservare che l'espressione: "e, più in generale, della pubblica amministrazione" è riferito al contributo della Regione Piemonte e penso che una Regione di 5 milioni di abitanti possa effettivamente dare un contributo in questo senso.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - Programmazione "La Regione definisce l'organizzazione delle strutture per assicurarne la funzionalità rispetto alle prescrizioni di piano, alla legislazione di settore ed agli atti e provvedimenti degli organi ed organismi della Regione, in coerenza con il metodo della programmazione che informa l'attività della Regione in attuazione dell'art. 4 dello Statuto assicurando altresì, in conformità alle leggi dello Stato, il coordinamento con l'attività dello Stato e degli Enti locali.
Per svolgere funzioni organicamente accorpate per materie e per obiettivi, l'attività del personale è organizzata nelle unità amministrative secondo i criteri del presente articolo".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 - Decentramento e delega "l Comuni, singoli od associati, le Province, le Comunità montane, i Comprensori costituiscono i riferimenti istituzionali e le dimensioni territoriali di organizzazione delle funzioni regionali.
La Regione definisce con legge i livelli di decentramento e di delega delle sue funzioni amministrative e le dimensioni organizzative correlate.
L'articolazione funzionale delle strutture regionali e l'organizzazione degli Enti strumentali vengono adeguate ai contenuti di tali leggi.
Agli Enti ed organismi di cui al primo comma è assicurato, nel rispettivo ambito di competenze, la partecipazione all'azione della Regione e dei suoi organi per realizzare il decentra mento previsto dall'art. 3 dello Statuto.
Fino all'entrata in vigore della legge di riordino delle autonomie locali, l'individuazione dei livelli istituzionali di decentramento e di delega ha carattere transitorio".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4 - Partecipazione "L'organizzazione delle strutture è informata all'esigenza di favorire i rapporti di partecipazione che gli organi della Regione promuovono e realizzano in attuazione dei principi sanciti dall'art. 2 dello Statuto per avvalersi del concorso degli Enti locali, dell'apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria, delle formazioni sociali e culturali e di tutti i cittadini, nell'elaborazione delle iniziative e dei provvedimenti di competenza".
Vi è un emendamento presentato dal Consigliere Chiabrando: all'art. 4 è aggiunto l'ultimo comma dell'art. 8 che recita: "La Regione, onde meglio conseguire gli obiettivi di efficienza e di partecipazione ed in attuazione dell'art. 8 dello Statuto, assicura la più ampia informazione su materie e settori di intervento regionale e sulla propria attività".
La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

E' un emendamento tecnico. Proponiamo di sopprimere l'ultimo comma all'art. 8 e di collocarlo al termine dell'art. 4.



PRESIDENTE

Chi è favorevole a questo emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 4 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 - Organizzazione del personale "Le collaborazioni e gli istituti necessari all'attività regionale sono organizzati in armonia con i principi enunciati nei precedenti articoli.
La presente legge disciplina in particolare: l'organizzazione del personale regionale il ricorso al comando di personale e l'utilizzo degli uffici degli Enti locali l'eventuale assegnazione di personale agli Enti locali singoli o associati, con il consenso degli stessi, in occasione delle procedure di cui all'art. 3.
I riferimenti istituzionali e territoriali di cui all'art. 3 della presente legge costituiscono anche le dimensioni organizzative delle collaborazioni di cui al primo comma.
La disciplina di cui sopra, ispirata al criterio dell'integrazione delle strutture pubbliche, è informata al metodo della programmazione, di cui costituisce uno strumento, ed è rivolta a rendere effettivi i principi di autonomia e decentramento di cui all'art. 3 dello Statuto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto Si n. 47 Consiglieri.
L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6 - Funzioni e attività del personale "Il personale è tenuto a collaborare attivamente, con apporti tecnici e professionali, all'azione degli organi e organismi della Regione e degli Enti delegati all'esercizio di funzioni amministrative nell'ambito delle prescrizioni e indicazioni formulate dagli stessi.
L'iniziativa e l'attività del personale si esplica nell'ambito degli indirizzi e delle prescrizioni forniti dagli organi, organismi ed Enti competenti.
L'organizzazione regionale è intesa a valorizzare gli apporti tecnici e la professionalità dei dipendenti e garantisce l'efficienza e la produttività delle strutture".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7 - Organizzazione collegiale del lavoro "L'organizzazione del lavoro, ferma restando la responsabilità individuale di ciascun dipendente per le funzioni affidategli e per i suoi apporti, è informata al principio della collegialità e del lavoro di gruppo che si realizza in base a criteri di efficienza e produttività, secondo le funzioni da svolgere e gli obiettivi da perseguire".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 7 è approvato.
Per quanto riguarda l'articolo 8 ricordo che l'ultimo comma è stato spostato all'articolo 4.
Articolo 8 - Mobilità e qualificazione del personale regionale "La Regione promuove e realizza, anche in relazione alle proprie funzioni in materia di formazione professionale, un processo di qualificazione permanente del personale, avvalendosi altresì dell'apporto di altri Enti e Istituzioni.
Questo processo di formazione costituisce l'elemento qualificante della mobilità del personale, che la Regione, nel rispetto dei diritti acquisiti dal personale e del principio della contrattazione sindacale, promuove e coordina al fine di utilizzare convenientemente le capacità dei dipendenti e di migliorarne il grado di professionalità".
La dottoressa Castagnone Vaccarino propone di sopprimere l'ultimo comma.
Chi è favorevole alzi la mano.
L'emendamento è accolto all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Emendamento presentato dal Gruppo D.C.: al secondo comma, sostituire la dizione: "e del principio della contrattazione sindacale" con la seguente: ", sentite le organizzazioni sindacali e dando luogo alla relativa contrattazione ove ne ricorrano le condizioni,".
La parola all'avvocato Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il problema del rapporto con le organizzazioni sindacali è stato lungamente trattato. Non c'è contrasto sulla valutazione dell'importanza del ruolo che i sindacati hanno in ogni momento di elaborazione dell'organizzazione della vita regionale quando attenga principalmente alla sorte e al ruolo del personale. Si vuole soltanto addivenire ad una collocazione corretta di questo ruolo nel duplice interesse dell'istituzione e del sindacato, non chiamandolo acriticamente a partecipare a momenti di responsabilità che debbono restare intatti ed autonomi nell'istituzione, ma collocandolo nel momento opportuno e giusto.
In materia di mobilità sovviene la preoccupazione che l'affermazione acritica del principio generalizzato della contrattazione possa finire in un'aberrante applicazione del principio, che non può essere escluso nel momento in cui si elabora una legge, e possa portare addirittura ad alienare diritti soggettivi di singoli che sono coinvolti in problemi di mobilità. Pertanto ci siamo sforzati di interpretare questo concetto con una formula più precisa che richiama quella riportata all'articolo 38.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta pur apprezzando lo sforzo che è stato compiuto in questa direzione dalla D.C., e in particolare dal suo Capogruppo, non ritiene di poter accogliere l'emendamento. Il sindacato è ormai una grossa realtà del Paese che ha conquistato un ampio spazio attraverso una lunga lotta durata trent'anni. Il principio della contrattazione è scritto in numerosi testi e la Regione Piemonte, perseguendo un metodo che tra l'altro è già stato adottato dalla precedente Amministrazione, intende continuare tale metodo che, d'altronde, non pone alcun vincolo rispetto alle scelte. E' una scelta.



BIANCHI Adriano

Inconsapevole.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

No, consapevole. Dovremo riferire al Presidente Andreotti che sempre applica il metodo della contrattazione sindacale e continuamente dialoga con le organizzazioni sindacali non soltanto per quanto riguarda gli diritti salariali, ma anche per quanto riguarda le scelte politiche del Paese.



PRESIDENTE

Chi approva l'emendamento alzi la mano.
L'emendamento è respinto con 18 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astenuti.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 44 hanno risposto SI n. 27 Consiglieri hanno risposto NO n. 17 Consiglieri.
L'articolo 8 è approvato.
Capo II - Organizzazione amministrativa della Regione Articolo 9 - Unità organizzative della Regione "La struttura organizzativa della Regione A costituita da unità stabili e flessibili e si articola in: Unità del Consiglio regionale Unità della Giunta e del Presidente Unità dell'organo regionale di controllo Unità dei Comitati comprensoriali.
Le unità organizzative sono poste alle dipendenze funzionali degli organi ed organismi regionali presso cui operano.
L 'unitarietà dell'azione regionale, per conseguire l'integrazione di cui al precedente art. 5, si realizza attraverso l'aggregazione dipartimentale delle unità organizzative".
Il Gruppo D.C., presenta un emendamento: all'ultimo comma sostituire "l'unitarietà" con "il carattere unitario".
E' ritirato. Passiamo allora alla votazione dell'articolo 9.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 44 hanno risposto SI n. 44 Consiglieri.
L'articolo 9 è approvato.
Capo III - Unità organizzative stabili - Articolo 10 - Servizi ed uffici "Le unità organizzative fondamentali della Regione sono i servizi.
I servizi sono individuati in relazione alle funzioni degli organi ed organismi della Regione, per lo svolgimento di attività continuative aventi omogeneità funzionale.
I servizi si articolano, di norma, in uffici che ne costituiscono l'unità elementare.
I servizi e gli uffici costituiscono nel loro insieme le unità organizzative stabili".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione dell'articolo 10.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 45 hanno risposto SI n. 45 Consiglieri.
L'articolo 10 è approvato.
Articolo 11 - Servizi funzionali e di settore "I servizi si distinguono in funzionali e di settore: i servizi funzionali svolgono attività a supporto del funzionamento dell'intero apparato organizzativo della Regione; hanno compiti generali inerenti i processi di coordinamento, di programmazione, di indirizzo, di controllo, di iniziativa degli organi regionali, e svolgono le attività relative all'acquisizione e alla gestione delle risorse di impiego generale per l'apparato amministrativo dell'Ente i secondi operano per la realizzazione degli interventi di settore di competenza dell'Ente e concorrono altresì all'attuazione della programmazione regionale".
Vi è un emendamento di carattere formale presentato dalla dottoressa Castagnone Vaccarino: sostituire "i secondi" con "i servizi di settore".
Chi approva alzi la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 11.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 45 hanno risposto SI n. 45 Consiglieri.
L'articolo 11 è approvato.
Articolo 12 - Unità organizzative del Consiglio regionale "Il Consiglio regionale si avvale delle proprie unità organizzative elencate nell'allegato 1) in conformità ai criteri e alle norme dettate dalla presente legge.
Per effetto dell'autonomia riconosciuta dallo Statuto al Consiglio regionale, la disciplina di funzionamento delle unità che gli sono attribuite è stabilita da apposito regolamento consiliare.
Il raccordo funzionale tra le unità organizzative del Consiglio e quelle della Giunta che svolgono funzioni analoghe è stabilito con delibera del Consiglio regionale, su proposta presentata d'intesa dalla Giunta e dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
Servizi comuni possono essere istituiti con legge regionale".
Emendamento sostitutivo del primo comma presentato dal Gruppo D.C.: "Il Consiglio regionale si avvale delle proprie unità organizzative definite ed elencate in conformità ai criteri ed alle norme dettate dalla presente legge e dai successivi provvedimenti legislativi previsti dall'art. 38".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Si tratta di non negare il principio e di costituire un raccordo tra la presente legislazione e quella alla quale si fa rinvio, ovviamente per non stralciare gli elenchi senza dare completezza di definizione alla norma.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Non è possibile accogliere l'emendamento perché, così come è formulato il testo, dà luogo ad un'interpretazione consequenziale.



PRESIDENTE

Chi approva l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 18 voti favorevoli e 28 contrari.
Se nessun altro chiede di parlare passiamo alla votazione dell'art. 12.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 28 Consiglieri hanno risposto NO n. 18 Consiglieri.
L'articolo 12 è approvato.
Articolo 13 - Unità organizzative della Giunta e del Presidente "N e il quadro dell'aggregazione dipartimentale e dei criteri assunti per la sua determinazione, la Giunta regionale si avvale di servizi funzionali elencati per materie nell'allegato 2).
I servizi di settore alle dipendenze della Giunta regionale sono elencati nell'allegato 3).
Il Presidente e la Giunta regionale si avvalgono dei servizi funzionali elencati nell'allegato 4)".
Il Gruppo D.C., presenta i seguenti emendamenti.
Emendamento modificativo al primo comma: "Nel quadro dell'aggregazione dipartimentale e dei criteri assunti per la sua determinazione, la Giunta regionale si avvale di servizi funzionali 'definiti ed elencati per materie in conformità ai criteri ed alle norme dettate dalla presente legge e dai successivi provvedimenti legislativi previsti dall'art.38" ' Emendamento al secondo comma: "I servizi di settore alle dipendenze della Giunta regionale sono definiti ed elencati con le stesse modalità di cui al primo comma".
Emendamento al terzo comma: "Il Presidente e la Giunta regionale si avvalgono dei servizi funzionali definiti ed elencati con le stesse modalità di cui al primo comma".
Chi è favorevole al primo emendamento alzi la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli e 28 contrari.
Chi è favorevole al secondo emendamento alzi la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli e 28 contrari.
Chi è favorevole al terzo emendamento alzi la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli e 28 contrari.
Passiamo alla votazione dell'art. 13.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 28 Consiglieri hanno risposto NO n. 18 Consiglieri.
L'articolo 13 è approvato.
Articolo 14 - Servizi affari generali "Per attività inerenti agli affari generali e per il necessario raccordo degli aspetti amministrativi e organizzativi della programmazione di settore è istituito un servizio in funzione di ogni responsabilità assessorile conseguente l'attribuzione dell'incarico di cui all'art. 36 quarto e quinto comma, dello Statuto regionale.
Le relative attribuzioni saranno definite ai sensi del successivo art.
38".
Se non vi sono emendamenti possiamo passare alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 14 è approvato.
Articolo 15 -- Unità organizzative decentrate "Sono istituite unità organizzative regionali decentrate, che operano alle dipendenze della Giunta regionale, nelle materie di agricoltura forestazione, alimentazione, opere pubbliche e difesa del suolo, medicina e veterinaria, e in altre materie ove sia previsto dalla legislazione regionale. Esse sono organizzate sulla base degli articoli 10 e 38 della presente legge.
La riorganizzazione di queste unità, fermo quanto previsto dall'ultimo comma dell'art. 3, avviene in correlazione all'adeguamento delle loro funzioni e può essere attuata anche con le leggi di delega delle funzioni.
Le funzioni delle unità organizzative decentrate nelle materie di medicina e veterinaria sono comunque riordinate con effetto dall'entrata in vigore delle norme regionali che danno attuazione alla legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale".
Emendamento presentato dal Gruppo D.C.: dopo la parola "forestazione" alla terza riga, aggiungere "economia montana".
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

L'emendamento tiene conto che nel frattempo è avvenuto il trasferimento di uffici, che avevano un'autonomia provinciale come l'Azienda della Montagna di Cuneo. Posto che negli allegati del Dipartimento produzione e lavoro viene inserito il Servizio montagna, sarebbe opportuno prevedere non solo un servizio per la montagna ma anche la sua articolazione sul territorio.
L'articolo 15 dovrebbe lasciare aperta questa ipotesi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Paganelli pone giustamente il termine dell'economia montana. La Giunta, in effetti si è sempre preoccupata di questo problema.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento presentato dal Gruppo D.C., alzi la mano.
L'emendamento è accolto all'unanimità dai 46 Consiglieri presenti in aula.
Vi è ora da esaminare un emendamento modificativo al primo comma presentato dai Consiglieri Bontempi e Bellomo: "Sono istituite unità organizzative regionali decentrate che operano alle dipendenze della Giunta regionale nelle materie di agricoltura forestazione, alimentazione, opere pubbliche e difesa del suolo, medicina veterinaria e in altre materie ove esse siano già previste dalla legislazione regionale; sono organizzate sulla base degli artt. 10 e 38 della presente legge".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La maggioranza propone di modificare "ove sia previsto" con "ove esse siano previste dalla legislazione regionale vigente".
La parola "esse" si riferisce con maggiore univocità alle unità organizzative già decentrate.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
Se non vi sono altri emendamenti possiamo passare alla votazione dell'articolo 15.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 15 è approvato.
Articolo 16 - Uffici trasferiti dallo Stato "Contestualmente all'istituzione delle unità organizzative decentrate con effetto dalla data di entrata in vigore della presente legge o dalla data del loro trasferimento alla Regione, se successiva, sono soppressi: 1) gli Uffici statali trasferiti alla Regione ai sensi dell'art. 11 del D.P.R. 15/1/1972, n. 11, dell'art. 12 del D.P.R. 15/1/1972, n. 8 e dell'art. 12 del D.P.R. 14/1/1972, n. 4 2) gli Uffici trasferiti dallo Stato, indicati nella tabella A) allegata al D.P.R. 24/7/1977, n. 616, ai punti 3 e 13 3) la Direzione compartimentale della Motorizzazione Civile e dei trasporti in concessione, gli Ispettorati di porto, trasferiti alla Regione Piemonte ai sensi dell'art. 14 del D.P.R. 14/1/1972, n. 5, e gli Uffici trasferiti dallo Stato, indicati nella tabella A) allegata al D.P.R.
24/7/1977, n. 616, punti 4 e 7.
I compiti attribuiti dalle norme vigenti agli Uffici di cui ai punti 1) e 2) del precedente comma e le funzioni da essi svolti sono assegnati secondo le materie di competenza, alle unità organizzative decentrate regionali.
I compiti attribuiti agli Uffici di cui al punto 3) e le funzioni da essi svolte sono assegnati, con effetto dall'entrata in vigore della presente legge, ai competenti servizi regionali di settore.
Le funzioni di componenti o di presidenti di commissioni, di comitati e di altri organi collegiali, già demandate ai capi degli Uffici statali trasferiti, sono affidate ai dipendenti regionali responsabili delle unità organizzative decentrate con deliberazione di Giunta, avuto riguardo alla competenza loro derivante dall'unità organizzativa a cui appartengono".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 16 è approvato.
Articolo 17 - Unità organizzative del Comitato di controllo "Sono istituiti i servizi del Comitato regionale di controllo e delle sue sezioni decentrate per l'attività istruttoria ed esecutiva e l'esercizio del controllo sugli atti delle Province, dei Comuni e degli altri Enti locali, ai sensi della legislazione vigente in materia".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 17 è approvato.
Articolo 18 - Unità organizzative dei Comitati comprensoriali "Sono istituiti servizi alle dipendenze dei Comitati comprensoriali per lo svolgimento delle funzioni loro attribuite ai sensi della legge regionale 4 giugno 1975, n. 41".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 18 è approvato.
Capo IV - Unità organizzative flessibili - Articolo 19 - Definizione "L'unità organizzativa flessibile è un gruppo di lavoro avente rilievo dipartimentale istituito per il perseguimento di specifici obiettivi coinvolgenti le competenze di una o più unità organizzative stabili".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 19 è approvato.
Articolo 20 - Istituzione "Le unità organizzative flessibili sono istituite rispettivamente dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza secondo le loro competenze.
Le unità flessibili comuni a Giunta e Consiglio regionale sono istituite d'intesa tra la Giunta e l'Ufficio di Presidenza.
L'istituzione di unità flessibili può essere proposta dai coordinatori delle unità organizzative interessate, sentiti i responsabili e i funzionari che ne fanno parte.
L'atto istitutivo delle unità flessibili determina: a) i compiti dell'unità in relazione agli obiettivi; b) le modalità di funzionamento ed il termine per l'ultimazione del lavoro c) il responsabile dell'unità, i funzionari chiamati a farne parte ed i loro compiti.
La chiamata di funzionari a far parte di gruppi di lavoro non comporta di norma, sostituzione.
All'eventuale sostituzione provvisoria, ove necessaria, si provvede con funzionari di pari livello".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 20 è approvato.
Capo V - Norme sul funzionamento dell'apparato amministrativo regionale Articolo 21 - Direzione politico - amministrativa delle unità organizzative regionali "Il Presidente sovraintende alle unità organizzative della Giunta ed esercita queste sue funzioni sulla base degli indirizzi politico amministrativi collegialmente stabiliti con la Giunta.
Nell'ambito delle linee politico - amministrative elaborate dalla Giunta, a ciascun Assessore è attribuita, a norma dell'art. 36 dello Statuto, la responsabilità delle funzioni ordinate organicamente per gruppi di materie e delle unità organizzative corrispondenti".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 21 è approvato.
Articolo 22 - Dipartimenti -"Al fine di attuare, per la realizzazione delle finalità di programmazione dell'Ente, il coordinamento delle attività regionali e la conseguente integrazione interdisciplinare, la Regione adotta il metodo di lavoro dipartimentale.
La costituzione dei dipartimenti determina la conseguente ed omogenea aggregazione delle unità organizzative regionali.
La direzione dei singoli dipartimenti spetta al collegio assessorile competente per materia.
I dipartimenti si avvalgono dei servizi funzionali, di settore e delle unità flessibili.
L'individuazione dei dipartimenti è stabilita con delibera di Consiglio regionale, su proposta della Giunta, tenuto conto del criterio di collegialità e degli altri principi generali stabiliti dalla presente legge".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 22 è approvato.
Articolo 23 - Funzione di coordinamento "La funzione di coordinamento è unica. L'incarico di coordinatore conferito a tempo determinato, per un periodo non inferiore ad un anno e non superiore a cinque anni, revocabile, rinnovabile, è attribuito, con provvedimento della Giunta o dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio nell'ambito delle rispettive competenze, al personale che rivesta il livello funzionale che sarà determinato nella legge regionale prevista al successivo art. 38.
I coordinatori conservano la responsabilità del servizio cui sono eventualmente preposti.
L'attribuzione dell'incarico si riferisce: al coordinamento delle attività affini, di ampiezza risultante dalla relazione di più unità organiche complesse in rapporto all'organizzazione descritta dalla presente legge al coordinamento di unità organizzative flessibili, pluridisciplinari o di progetti specificamente previsti nel programma regionale di sviluppo.
E' compito del coordinatore: curare l'organizzazione tra le attività dei servizi affinché queste si svolgano in modo integrato e secondo le direttive impartite dal Presidente, dagli Assessori ovvero dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio proporre l'istituzione di unità flessibili secondo le disposizioni di cui all'art. 20, nonché costituire gruppi di lavoro.
I coordinatori sono responsabili dell'esecuzione dei progetti nei confronti dell'organo o organismo che ha definito questi ultimi e che ha conferito il relativo compito di coordinamento, e devono presentare una relazione periodica in ordine allo stato di avanzamento del progetto affidato".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 23 è approvato.
Articolo 24 - Attribuzioni del responsabile di servizio "La funzione di responsabile di servizio comporta la predisposizione del piano di lavoro del servizio, per uffici o per gruppi di lavoro, in conformità ai programmi degli organi ed organismi regionali; comporta altresì, la verifica dello stato di attuazione dei programmi di lavoro e l'adozione delle opportune disposizioni per la funzionale organizzazione del personale assegnato al servizio.
I responsabili dei servizi rispondono ai componenti la Giunta, agli organi ed organismi regionali, ferma restando la verifica da parte del coordinatore sul conseguimento degli obiettivi fissati al servizio.
Il responsabile, in conferenze periodiche, consulta il personale del servizio sull'organizzazione del lavoro ed i suoi risultati".
Vi è un emendamento sostitutivo al secondo comma presentato dai Consiglieri Bontempi e Bellomo: "I responsabili dei servizi rispondono ai componenti la Giunta, agli organi e organismi regionali, sul conseguimento degli obiettivi fissati al servizio".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo ritenuto di formulare questo emendamento per eliminare possibili equivoci sulla contrapposizione tra il responsabile del servizio e il coordinatore.



BIANCHI Adriano

Sono d'accordo su questo emendamento, perché elimina la possibile conflittualità, precisando in positivo compiti e responsabilità.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
Procediamo ora alla votazione dell'art. 24 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 24 è approvato.
Articolo 25 - Attribuzioni del responsabile di ufficio "I responsabili impostano e seguono l'attività degli uffici assegnati curano la corretta ripartizione del lavoro, in coerenza con i piani di servizio, indirizzano l'attività degli addetti individuando le questioni che ricliiedono una trattazione collegiale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 25 è approvato.
Articolo 26 - Responsabilità del personale regionale "I dipendenti regionali, nel loro rapporto con la Regione, quale è definito dall'art. 6, ed in relazione alla qualifica regionale di appartenenza, sono direttamente responsabili: del risultato del lavoro effettuato, dell'attività anche di controllo, direttamente svolta, del rispetto delle prescrizioni eventualmente ricevute e delle norme, procedure e prassi definite, nonché delle omissioni in attività cui sono tenuti.
A tal fine ogni atto, anche preparatorio, deve recare l'indicazione del suo estensore".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 26 è approvato.
Articolo 27 - Collegialità del lavoro del personale regionale "Il principio della collegialità si attua nelle unità organizzative regionali stabili e flessibili attraverso un metodo di lavoro che garantisce la partecipazione e l'informazione dei dipendenti nelle diverse fasi di elaborazione delle attività, nel rispetto della qualifica funzionale di appartenenza.
Ciascun dipendente risponde dell'apporto personale nell'attività collegiale".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 26 è approvato.
Articolo 27 - Collegialità del lavoro del personale regionale "Il principio della collegialità si attua nelle unità organizzative regionali stabili e flessibili attraverso un metodo di lavoro che garantisce la partecipazione e l'informazione dei dipendenti nelle diverse fasi di elaborazione delle attività, nel rispetto della qualifica funzionale di appartenenza.
Ciascun dipendente risponde, dell'apporto personale nell'attività collegiale".
Si passi alla votazione per ', appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 46 hanno risposto SI n. 46 Consiglieri.
L'articolo 27 è approvato.
Articolo 28 - Capo di gabinetto del Presidente della Giunta regionale "All'Ufficio di Gabinetto del Presidente della Giunta sovraintende un Capo di Gabinetto, funzionario del ruolo regionale.
Il conferimento dell'incarico di Capo di Gabinetto è disposto con deliberazione della Giunta regionale".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 28 è approvato.
Articolo 29 - Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio "All'Ufficio di Segreteria del Presidente del Consiglio sovraintende un Capo della Segreteria, funzionario del ruolo regionale.
Il conferimento dell'incarico di Capo della Segreteria è disposto con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 29 è approvato.
Articolo 30 - Segreterie particolari "Il Presidente della Giunta, il Vicepresidente della Giunta e gli Assessori 'regionali dispongono di proprie segreterie; il numero complessiv o "del personale di ciascuna segreteria non può superare le 3 unità.
Le deliberazioni, di cui al precedente comma, determinano l'incarico del Segretario particolare responsabile della segreteria, che può essere scelto anche all'esterno, dell'Amministrazione regionale, e le funzioni del personale addetto.
All'Ufficio di Presidenza del Consiglio sono assegnati dipendenti fino ad un massimo di 5 unità, per l'espletamento delle funzioni di segreteria particolare.
Le segreterie sono organizzate con deliberazione di Giunta o dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio, ciascuno per le proprie competenze".
I Consiglieri Bontempi e Bellomo presentano un emendamento sostitutivo del secondo comma: "Le deliberazioni della Giunta regionale determinano l'incarico di segretario particolare responsabile della segreteria, che può essere scelto anche all'esterno dell'Amministrazione regionale".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è accolto all'unanimità dai 47 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 30 è approvato.
Articolo 31 - Formazione e qualificazione del personale regionale "La formazione e la riqualificazione professionale del personale regionale sono attuate, sentite le organizzazioni sindacali, in funzione del completamento e della riorganizzazione delle competenze regionali e del ruolo della Regione previsto dall'art. 4 dello Statuto regionale.
Esse costituiscono inoltre un metodo permanente per il più qualificato espletamento di tutta l'attività regionale.
A tal fine operano gruppi di lavoro individuati dalla Giunta sulla base delle scelte di programmazione regionale ed in relazione all'attuazione dei singoli progetti di settore.
I gruppi di lavoro sono composti di norma dai necessari servizi funzionali regionali e si avvalgono dell'apporto tecnico delle strutture pubbliche operanti in campo didattico e scientifico.
Le decisioni conseguenti alle norme fissate nei precedenti commi sono assunte previa tempestiva informazione alla competente Commissione consiliare".
I Consiglieri Bianchi e Bontempi propongono di aggiungere "ed efficace" dopo la parola "qualificato".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è accolto all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Procediamo con la votazione dell'art. 31 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 31 è approvato.
Articolo 32 - Determinazione degli uffici "La determinazione degli uffici nell'ambito dei servizi avviene con deliberazione del Consiglio regionale.
Con le stesse modalità avvengono le successive modifiche".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 32 è approvato.
Articolo 33 - Attribuzione dei contingenti alle unità organizzative "Il contingente di personale da assegnare ai singoli servizi viene determinato - previa ripartizione per specializzazione professionale, nei limiti dei contingenti numerici complessivi per ciascuna qualifica regionale - con deliberazione di Giunta ovvero dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio, per il relativo personale secondo le norme complessivamente approvate ai sensi del rinvio disposto dall'art. 38.
Le decisioni conseguenti alle norme fissate nel precedente comma sono assunte previa tempestiva informazione alla competente Commissione consiliare".
Emendamento sostitutivo presentato dal Gruppo D.C., al primo comma: sostituire "ai sensi" con "anche per effetto".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Si vuole esprimere il concetto che il tutto è sottoposto a disciplina generale che si realizza anche per effetto della successiva approvazione di una legge che il rinvio prevede.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dai 47 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

.



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 33 è approvato.
Articolo 34 - Adeguamento delle strutture "La Giunta regionale può proporre al Consiglio regionale, per motivate esigenze funzionali e strutturali la modifica dei servizi, la loro soppressione e l'istituzione di nuovi servizi, nonché eventuali conseguenti modifiche dell'organico.
Contestualmente propone la determinazione del numero e la qualificazione professionale del personale occorrente ed i necessari programmi di formazione.
In caso di conferimento delle deleghe amministrative agli Enti locali vengono contemporaneamente riorganizzati e, ove necessario, ridotti o soppressi i servizi interessati.
Agli adempimenti di cui sopra si provvede con legge regionale.
Il conferimento della delega può comportare il trasferimento agli Enti locali, d'intesa con gli medesimi, del personale regionale appartenente ai servizi o uffici soppressi".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 47 hanno risposto SI n. 47 Consiglieri.
L'articolo 34 è approvato.
Titolo II - Norme finali e transitorie - Articolo 35 - Approvazione degli allegati "Sono approvati i seguenti allegati: Allegato 1) - Unità organizzative del Consiglio regionale.
Allegato 2) - Servizi funzionali della Giunta regionale.
Allegato 3) - Servizi di settore della Giunta regionale.
Allegato 4) - Servizi funzionali del Presidente e della Giunta regionale".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento soppressivo e sostitutivo: "A norme dei criteri dettati dalla presente legge ed in conformità a quanto sarà stabilito dagli ulteriori provvedimenti legislativi, cui fa rinvio l'art. 38 della presente legge, saranno definiti ed approvati i seguenti elenchi di unità organizzative e servizi: 1 - Unità organizzative del Consiglio regionale.
2 - Servizi funzionali della Giunta regionale.
3 - Servizi di settore della Giunta regionale.
4 - Servizi funzionali del Presidente e della Giunta regionale".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto con 18 voti favorevoli e 31 contrari.
Passiamo alla votazione dell'articolo 35.



(Si procede alle votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 49 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 18 Consiglieri.
L'articolo 35 è approvato.
Articolo 36 - Prima assegnazione del personale alle unità organizzative "L'assegnazione del personale per la prima copertura delle dotazioni organiche di servizi e uffici, ove previsti, viene effettuata con deliberazione della Giunta regionale.
La Giunta adotta la deliberazione di cui al comma precedente d'intesa con l'Ufficio di Presidenza per quanto concerne l'assegnazione complessiva del personale ai servizi del Consiglio regionale.
L'Ufficio di Presidenza del Consiglio provvede con propria deliberazione all'assegnazione del personale per la copertura delle dotazioni organiche dei servizi del Consiglio".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 49 hanno risposto SI n. 49 Consiglieri.
L'articolo 36 è approvato.
Articolo 37 - Elencazione dipartimentale di servizi "L'elencazione dei servizi dell'allegato 3 di cui all'art. 13 della presente legge è formata tenuto conto degli attuali dipartimenti: produzione e lavoro assetto del territorio servizi sociali.
La revisione è soggetta alle procedure di cm all'ultimo comma dell'art.
22".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 49 hanno risposto SI n. 49 Consiglieri.
L'articolo 37 è approvato.
Articolo 38 - Disposizione finale "Entro e non oltre trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale presenta al Consiglio per l'approvazione il disegno di legge, predisposto dando attuazione al principio della contrattazione sindacale, inerente gli contenuti del contratto dei dipendenti regionali, gli accordi aziendali già stipulati, le attribuzioni dei servizi regionali e la dotazione organica nelle unità organizzative regionali".
E' stato presentato un emendamento modificativo dal Gruppo D.C.: sostituire l'inciso "dando attuazione al principio della contrattazione sindacale" con il seguente testo: "sentite le organizzazioni sindacali e facendo seguito alla contrattazione sindacale per le materie che la comportano...)" La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Farò alcune considerazioni in sede di dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Chi approva l'emendamento alzi la mano.
L'emendamento viene respinto con 18 voti favorevoli e 31 contrari.
Passiamo alla votazione dell'articolo 38.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 18 Consiglieri.
L'articolo 38 è approvato.
Articolo 39 - Abrogazione norme della legge regionale 12/8/1974, n. 22 "Sono abrogati gli articoli 1; 8, commi primo, secondo, terzo, quarto e quinto; 9, commi primo e secondo; 10, commi primo e secondo, della legge regionale 12/8/1974, n. 22".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 49 hanno risposto SI n. 49 Consiglieri.
L'articolo 39 è approvato.
Vi sono due emendamenti, uno soppressivo e l'altro aggiuntivo relativamente agli allegati, che sono coerenti con la modificazione intercorsa sulle parole "economia montana".
Il primo emendamento sopprime, nell'allegato 3, pag. 22, la parola "montagna", l'altro sostituisce con "economia montana".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono accolti all'unanimità dai 48 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo alle dichiarazioni di voto. La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Devo fare alcune dichiarazioni sulla nostra collocazione rispetto a questa vicenda.
Noi abbiamo compiuto ogni sforzo politico, anche personale, per contribuire, nel solco della tradizione costituzionale della nostra Regione, in modo positivo e possibilmente unitario, all'approvazione di questa prima parte della normativa che deve predisporre soluzioni affidanti all'organizzazione delle strutture regionali e al ruolo del personale. Ci siamo applicati col nostro apporto in termini non di ricerca del rilievo politico esterno, perché il lavoro compiuto in Commissione contraddice questa ricerca, interessati principalmente alla valorizzazione corretta del ruolo del personale, accettando ed apprezzando il lavoro notevole del quale va dato atto ai funzionari che lo hanno compiuto attraverso le strutture di cui dispone l'esecutivo.
I problemi del lavoro di gruppo, gli problemi della formazione professionale del personale, della professionalità, della mobilità e della sua utilizzazione, il problema della collegialità, nella duplice finalità di valorizzazione della persona del collaboratore e dell'efficienza del servizio, costituiscono la materia centrale della nostra attenzione.
Sul problema della collegialità ci siamo soffermati a considerare che probabilmente la stessa maggioranza intendesse, con la legge, parlare a se stessa, l'intero corpo politico parla a se stesso ponendosi traguardi e prospettive. Con la previsione dell'esercizio collegiale di funzioni ed attività amministrative e politiche la Giunta parla a se stessa e si pone il problema irrisolto del lavoro collegiale di Giunta, il problema del dipartimento alla cui reale esistenza e funzionalità mancano ancora molte premesse.
Malgrado ciò che è stato scritto ed affermato, se questa collegialità politica non avrà un'efficiente organizzazione, le soluzioni qui prospettate costituiranno ostacolo e difficoltà al funzionamento della Regione.
Riprenderemo quindi questo argomento; lo riprenderà la Giunta, alla luce delle norme approvate oggi e alla luce di quelle che saranno approvate secondo il rinvio previsto, ma credo che non si tratterà di un problema interno alla Giunta, ma di una questione politica che investe tutta l'istituzione.
Rapporto con le organizzazioni sindacali: abbiamo detto che vi è un interesse reciproco ad una definizione corretta che non sia né demagogica né abdicativa.
Viviamo in momenti difficili: facciamo attenzione alle definizioni generiche, a costruire contenitori destinati poi a ricevere contenuti diversi da quelli che oggi immaginiamo. Sono già alle soglie le prime avvisaglie. Credo che il sindacato abbia interesse ad avere come interlocutore un'istituzione ferma e chiaramente impegnata nell'esercizio delle responsabilità che attraverso di essa le forze politiche svolgono. La maggioranza, in un primo momento, in sede di Commissione, pareva disponibile ad accogliere gli emendamenti che abbiamo proposto, tanto che aveva formulato testi analoghi. Credo che in questa nostra formulazione non vi sia alcun intento riduttivo in ordine al rapporto con il sindacato.
Stiamo attenti a dare rilievo istituzionale indiretto al sindacato facendo sì che domani si possano avere due ruoli e due tipi di sindacato: il sindacato istituzionalizzato, al quale si ritiene di poter conferire maggior prestigio e che, invece, in questo modo si mortifica, e il sindacato di fatto più forte e meno impegnato, autonomo nell'assumere ruoli e responsabilità di tipo istituzionale.
Non ci muoveva quindi nessuno spirito contestativo rispetto ad una realtà ed a rapporti democratici che riteniamo debbano essere efficacemente sviluppati.
In ordine agli elenchi dei servizi è stato già detto abbastanza. Devo però avanzare un rilievo politico. La maggioranza, malgrado sia dotata di colleghi che hanno capacità di convincimento e dialettica dimostrativa, non ci ha convinto delle ragioni per cui insiste nel voler aggiungere questi elenchi nudi ad una legge che poteva avere un suo equilibrio e una sua funzione. La maggioranza sembra dirci: noi sappiamo perché questo elenco è stato formato in questo modo, lo sappiamo perché al nostro interno abbiamo avuto una contrattazione, abbiamo proceduto alla valutazione di situazioni e di contenuti. A voi opposizione offriamo soltanto lo spazio, con il rinvio per una collocazione successiva, quando vi proporremo i contenuti che sono già nella nostra mente. Eventualmente introdurremo modificazioni se, esaminando la materia fra un mese, lo riterremo necessario.
Un criterio di questa natura introdurrebbe un principio abbastanza scorretto nel modo di procedere alla legislazione e negli stessi rapporti tra maggioranza ed opposizione.
Ho avuto la sensazione di scontrarmi con una forma di resistenza particolare; forse il nostro voto contrario, che tra poco finirò di motivare, è stato ricercato, è stato voluto dalla maggioranza. Gli interventi del Consigliere Ferrero mi hanno convinto di questo. Io l'ho ammirato. E' una caratteristica dei giovani di ingegno la sicurezza delle proprie posizioni. Credevo che i problemi dello Stato, delle risposte da dare ai modi per costruire uno Stato, i rapporti democratici con i cittadini costituissero problemi che richiedono comportamenti più critici anche verso se stessi, anziché un'esclusiva sicurezza di giudizio nei confronti dei comportamenti e delle prassi altrui.
Ho avuto l'impressione che attraverso l'assunzione di questa posizione attraverso la reiezione di alcune proposte che avevano sì un significato politico, ma che volevamo peraltro collocare all'interno della logica della legge, si sia ricercata una netta distinzione.
Noi la accettiamo con serenità. Si valuterà quando arriveremo a votare e a discutere dei contenuti se è stato così saggio pervicacemente insistere su alcune posizioni che restano acritiche.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Non aggiungiamo molte parole nella dichiarazione di voto avendo già espresso nel primo intervento un giudizio complessivo sulla legge.
Speravamo che nel corso del dibattito qualche ripensamento sugli atteggiamenti assunti dalla maggioranza, soprattutto per quanto riguarda gli allegati, sarebbe venuto, anche perché la maggioranza aveva proposto questi elenchi non in modo definitivo. Francamente siamo sempre perplessi di fronte ad una votazione che presume qualche cambiamento, perché, in linea generale, un 'assemblea legislativa dovrebbe votare norme che fermamente intende mantenere. Questo sistema legislativo ci pare scorretto.
Il nostro giudizio sulla legge è complessivamente positivo in quanto gli principi affermati, indipendentemente dalla valutazione sull'applicazione politica e strutturale delle leggi successive che daranno un contenuto a questa legge, a nostro avviso, sono positivi. Annunciamo però voto di astensione, che significa appunto approvazione della legge di principi che vuole essere staccata dalla legge attuativa (e siamo favorevoli a questo comportamento in quanto le leggi successive dovranno assumere posizioni e situazioni contrattuali che possono variare), proprio perché gli allegati contraddicono con la logica di una legge di principi.
Il lavoro svolto dalla Giunta e dal Consiglio è stato indubbiamente un grande lavoro perché ha dato, a nostro avviso, risultati positivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Non ripetiamo quanto già detto. Abbiamo assistito con attenzione al dibattito che è avvenuto in Commissione e a quello di oggi in aula.
Non abbiamo nulla da aggiungere: accettiamo la valutazione complessiva che è stata data dell'immagine della Regione, accettiamo le finalità che la legge persegue.
Ci rincresce che non tutte le forze politiche del Consiglio siano dello stesso avviso. Noi, per quanto ci concerne, non siamo andati alla ricerca di rotture artificiose. Sono d'accordo con l'avvocato Bianchi quando dice che l'unitarietà non deve essere un feticcio ma deve essere un continuo processo di ricerca e di convergenza fin dove è possibile. Certamente se questa legge, per l'importanza che ha sull'impostazione di quelle successive per la sistemazione del personale, avesse avuto il marchio dell'unità, ci avrebbe trovati certamente più contenti e più soddisfatti.
Pazienza! Al di là di questa consolazione, restiamo del parere che essa ha un grande significato per la sostanza dei suoi principi, i quali resteranno fermi nel successivo processo dialettico e quindi nel successivo atto legislativo.
Per questi motivi il mio Gruppo vota favorevolmente e con convinzione la legge in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Poiché il compagno Ferrero nel suo lungo intervento ha sottolineato le considerazioni di fondo di questo provvedimento, mi esimo dal ripeterle.
Nel momento in cui annuncio a nome del Gruppo comunista il voto favorevole e convinto su questa legge, credo sia giusto ricordarne le motivazioni e proporre alcuni impegni che dovranno seguire.
Le motivazioni della convinzione del voto favorevole derivano da una valutazione positiva del testo che è uscito dall'originale proposta della Giunta e dal tentativo, abbastanza riuscito, di lavorare attorno a questa materia che di per sé si presta ad interpretazioni riduttive esclusivamente collegabili alla normazione regolamentare della situazione del personale. In questo senso mi permetto di riprendere in chiave critica gli accenti contenuti nell'intervento introduttivo del collega Chiabrando che parlava di fumo. Credo invece che abbiamo compiuto uno sforzo ragguardevole per cercare di dare alla materia dell'ordinamento degli uffici della Regione un cappello che non è solo introduttivo, è invece un criterio, un canone di interpretazione dell'azione dell'Ente nei suoi rapporti. Questi principi generali intesi come una sorta di cappello introduttivo tentano e riescono in grandissima parte, anche se non del tutto, a far fare un passo concreto nei rapporti delicati tra politici e dipendenti. Rispetto alla legge 22 c'è stato questo sforzo che nell'evoluzione della situazione politico - istituzionale era necessario compiere.
Non ripeto i temi. Vorrei solo fare un esempio. Quando, forse per interessi politici, anche piccoli, si tende a svalutare questa legge, si dimentica che la legge è decisamente innovativa. E' stata affrontata la questione degli uffici decentrati. Per gli uffici decentrati non si è meccanicamente provveduto ad una segmentazione ulteriore, ma si è stabilita una norma per cui, partendo dalle attuali strutture decentrate, si stabilisce un importante principio di intervento della Regione. Questo vuol dire che noi non accettiamo acriticamente un'impostazione, che poteva anche corrispondere a certe esigenze storiche ed amministrative del passato, ma intendiamo attraverso un 'azione politica procedere contemporaneamente al decentramento, al riordino e alla riorganizzazione; questo vuol dire ridefinire uno degli aspetti delicati che è costituito dal rapporto tra le strutture e l'esterno. Sappiamo che le strutture decentrate, che svolgono una funzione importante, sono delle punte avanzate in questo rapporto proprio perché si trovano in periferia, si trovano lontane per motivi geografici dal collegamento con gli organi della Regione veri e propri.
Credo che un riordino attento e alla luce dell'evoluzione della nostra legislazione, sia quello già avvenuto, sia quello che attueremo successivamente, sia un principio molto importante, secondo me, anche una spia per la lettura di questa legge. Quindi sono principi generali su cui possiamo dirci genericamente d'accordo.
Devo dare atto che c'è stata da parte delle forze politiche che hanno partecipato ai lavori della Commissione la comprensione graduale, sempre crescente che con queste norme non si stabilivano dei principi generici che, per essere tali, potevano facilmente trovare l'accordo di tutti, ma si tentava di andare all'applicabilità delle norme in correlazione con gli aspetti strettamente operativi, che in questo testo non si vedono perch manca l'elencazione dei contingenti, ma che già stabiliscono un punto fermo di grande importanza.
Dobbiamo riconoscere che la Giunta nella fase terminale si è mossa sia tenendo conto della necessità di un esame più approfondito su alcuni aspetti non ancora definiti a livello nazionale, come il contratto, sia valutando la necessità di determinare contingenti, non in modo induttivo non - partendo da esigenze generiche e determinabili con un numero, come pure apprezzabilmente è stato fatto nella prima formulazione, ma attraverso un atto successivo, quello che è appunto richiamato all'art. 38, atto che competerà alla Giunta nella proposta, competerà ai lavoratori nella contrattazione e, ultima istanza, competerà al Consiglio al fine di costruire una macchina operativa della Regione adeguata ai compiti, attenta ai problemi che sappiamo essere molto delicati.
La legge 22 stabiliva un contingente che si ravvisava necessario in quel momento, in questo modo si riuscirà a determinare, attraverso il confronto con le organizzazioni dei lavoratori e con le forze politiche, le reali necessità della Regione. Voglio fermarmi sull'aspetto quantitativo e qualitativo. Il primo atto politico che dobbiamo compiere è quello di non credere che una mera politica della lesina nei numeri, nelle qualificazioni e nelle competenze del personale regionale sia up valore politico che debba prevalere. Dobbiamo avere molta attenzione al contenimento perché si tratta di spesa pubblica, però dobbiamo anche guardare attentamente dentro questa istituzione che, nel tempo, è cresciuta, anche per gli indirizzi politico generali che ci siamo dati. Pensiamo alle funzioni che devono essere preordinate nel settore della ricerca applicata in ordine alla programmazione, pensiamo alle varie funzioni in attuazione di leggi nazionali. Sul capitolo delle centrali nucleari, per esempio, quanto sarebbe stato utile avvalerci di strutture che operano all'interno della Regione! Questo esempio potrebbe valere in molti altri casi. L'impegno che metteremo nel lavoro per arrivare al secondo disegno di legge deve essere tale da non prefigurare dei massimalismi di facciata. Noi siamo contrari al gonfiamento degli organici, infatti il confronto nel merito dovrà darci questi elementi. Dovremo avere ben presente quanto è cambiata, quanto si è evoluta e quanto debba ancora evolversi l'istituzione regionale. Dovremo avere riguardo alla realizzazione degli aspetti programmatori di coordinamento generale e meno agli aspetti amministrativi. Le implicazioni poste in questa legge dovranno essere maggiormente sviluppate perché, anche in ordine alla qualificazione e quantificazione del personale addetto, con questa legge giochiamo una partita importante.
Non dimentichiamo che ai politici e al personale spesso vengono richieste delle prestazioni nuove, dei compiti non previsti, a volte anche politici. Quindi guardiamo attentamente agli Assessorati e al Consiglio e andiamo a vedere dove, dopo un confronto di merito, è necessaria una presenza più numerosa e più qualificata di personale.
Per quanto riguarda i punti che stanno alla base del voto diverso da parte del Gruppo democristiano e del Gruppo repubblicano non ho esitazioni a dire che mi faccio carico delle argomentazioni svolte dal Consigliere Bianchi sul principio della contrattazione aziendale. Ritengo però che su quel terreno, che tra l'altro ha dei precedenti a livello nazionale con la legge sul parastato, e con la legge che disciplinerà la contrattazione aziendale, debba esserci l'individuazione di un principio che è ormai prassi corrente nell'agire dell'istituzione, anziché formulazioni che tentano di recepire la situazione reale, ma che hanno minore chiarezza.
Poiché questo principio ha una sua attuazione, noi vogliamo ribadirlo nei suoi termini esatti. Per quanto riguarda la questione degli allegati sarebbe sbagliato collocarci di fronte a questa parte senza avere presente la storia della legge.
Al di là di alcune osservazioni marginali, che pure eravamo disponibili a portare avanti in sede di Commissione, siamo convinti che la fotografia delle esigenze, delle funzioni da accorpare in servizio della Regione siano quelle giuste. Avremmo forse potuto su questa materia compiere qualche passo in più consegnando materiali e spiegazioni sui vari servizi, ma non ce l'abbiamo fatta. In un momento successivo potremo arrivare a elementi modificativi. La maggioranza e la Giunta sono convinte che l'esigenza indicata non è solo un'elencazione vuota, ma è frutto di ricerche sulle disponibilità attuali e su quelle future.
Il vantaggio di questa operazione consiste nel partire da un'indicazione certa. Dobbiamo dare atto del ritardo con cui viene presentata la legge, ma dobbiamo anche dare atto che la Giunta e in particolare il Presidente hanno sempre insistito per arrivare il più celermente possibile alla sua approvazione. Il ritardo è dovuto più che a cattiva volontà alle difficoltà reali di collocarsi in una materia nuova.
La fase successiva dovrà essere contenuta nei termini indicati all'art.
38.
Il Gruppo comunista, che ha dato un contributo rilevante all'approfondimento della materia, non solo annuncia analogo impegno nella seconda fase, ma chiede che le forze politiche abbiano la stessa tensione la stessa volontà, la stessa urgenza che hanno impegnato tutti nella fase iniziale.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 48 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge regionale è approvato.


Argomento: Trasporti su ferro

Osservazioni della Regione Piemonte al programma integrativo delle FF.SS


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto quarto all'ordine del giorno: "Osservazioni della Regione Piemonte al programma integrativo delle FF.SS.".
La parola al Vicepresidente della Giunta, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Il processo di pianificazione nel comparto dei trasporti a livello nazionale attraversa, a poco più di due mesi dalla Conferenza nazionale dei trasporti, una fase cruciale, densa di scelte di politica dei trasporti almeno per alcuni dei principali settori.
Se queste scelte verranno fatte e poi realizzate rapidamente, sarà più facile pervenire ad una maggiore precisione anche per il Piano nazionale dei trasporti.
La lettera inviata dal Ministro Colombo al Presidente della Regione e all'Assessore ai trasporti, allegata nella documentazione fornita, fa il punto della situazione al momento attuale e chiede alla Regione un contributo di collaborazione, anche di critica, in molti settori.
Oggi all'ordine del giorno vi sono i problemi delle Ferrovie dello Stato e delle Ferrovie concesse.
Per quanto riguarda le Ferrovie dello Stato è noto che nell'ottobre del 1976 l'Azienda F.S. presentò un progetto aziendale per il piano poliennale di sviluppo della rete che prevedeva interventi per un importo complessivo di 17.000 miliardi con un annesso piano integrativo che prevedeva interventi per un importo di 2.000 miliardi. Tutte e due le cifre comprendevano interventi sugli impianti fissi e sul materiale rotabile.
Tale piano, così articolato, fu sottoposto all'attenzione di tutte le forze sociali, economiche ed istituzionali, in particolare alle Regioni. E' noto come il Consiglio regionale del Piemonte si sia pronunciato su di esso con il voto del 3/3/1977. Anche la X Commissione parlamentare ha eseguito una sua istruttoria consultando a sua volta tutte le medesime forze.
Al termine di questa articolata istruttoria il piano complessivo è stato modificato in modo radicale, anche se purtroppo non è stato contemporaneamente predisposto il Piano nazionale dei trasporti nell'ambito del quale inquadrare questo piano settoriale.
Oggi la situazione è la seguente: 1) Anche a causa dell'incipiente crisi delle aziende produttrici e come contributo al processo di riconversione industriale è stato stralciato il complesso degli investimenti per il materiale rotabile e gli impianti di segnalamento e di controllo e, con la legge dell'agosto 1978 n. 503, sono stati stanziati 1.665 miliardi, di cui 1.400 per il materiale rotabile. I 1.400 miliardi sono composti di 250 miliardi per rifinanziare le commesse già in corso e di 1.150 miliardi per nuove costruzioni.
La legge di finanziamento prevede che, a parte i 65 miliardi per le officine, i restanti 1.600 miliardi vengano spesi in ragione di 400 nel 1978, 550 nel 1979 e 650 nel 1980. I nuovi rotabili da allestire sono essenzialmente locomotrici elettriche, vetture per i viaggiatori pendolari nelle aree metropolitane e carri merci specializzati per il traffico internodale.
La legge stessa prevede poi che dal 1980 in poi le ordinazioni di materiale rotabile, anziché su piani straordinari, avvenga sul bilancio ordinario, consentendo così quella continuità di Commesse che l'industria da tempo reclamava da un creatore di domanda così importante come sono le F.S.
Trattasi di acquisti a corpo per cui si tratterà di vedere come tali nuovi materiali verranno distribuiti sul territorio tra i compartimenti, ma già fin da ora si può affermare che essi potranno consentire di migliorare nettamente, oltre al comfort, il numero di treni e la loro frequenza su molte linee del Piemonte, anche in concomitanza di molti lavori di potenziamento sulle linee stesse.
2) A seguito di alcuni gravi incidenti, ma più in generale a seguito di una precisa indagine conoscitiva, si è potuta verificare la necessità di proteggere la rete ferroviaria nelle zone più esposte a frane, cadute massi, slavine e mareggiate. Per questi interventi è stato progettato un piano di intervento il cui importo complessivo supera i 6.000 miliardi, una prima tranche dei quali, 2.000 miliardi, è stata prevista da qui al 1984.
Nel Piemonte in particolare, come si vede dall'apposita tabella, sono destinati 289,1 miliardi in totale; sulla tabella è fornita anche la disaggregazione per tipo d'intervento e nella cartina allegata la loro distribuzione sul territorio. Essa appare collocarsi in un quadro di scelte di itinerari e di linee, che possono essere criticate ma che comunque sono lontane dalla distribuzione a pioggia.
Tale piano degli interventi previsti per la protezione ed il riclassamento della rete ferroviaria è stato ovviamente elaborato internamente dall'azienda; esso prevede per il Piemonte la necessità di una verifica precisa ma, per le sue caratteristiche specifiche (la sicurezza delle linee), a mio parere, può essere accolto.
3) Oltre ai 315 miliardi necessari per il completamento della direttissima Roma - Firenze su cui le perplessità esposte a suo tempo peraltro permangono, il piano prevede poi da qui al 1984 una spesa di 4.185 miliardi di cui 1.575 per il rifinanziamento di opere presenti nei piani precedenti e 2.610 per nuove opere di vario genere.
Prima di approfondire il discorso su tali opere desidero qui rilevare come la Regione Piemonte sia convocata per esprimere il suo parere definitivo sulle questioni qui esposte in data 19 dal Ministero e in data 24, insieme alle altre Regioni, dalla X Commissione parlamentare.
Si tratta cioè della fase finale di questo complesso e lungo iter amministrativo rispetto alla quale la Giunta ha ritenuto di presentarsi con l'accordo dell'intero Consiglio. Di qui la votazione di oggi.
Si tratta di un investimento complessivo nei prossimi 6 anni di 8.165 miliardi che farà compiere un salto di qualità nei servizi.
A pag. 5 del programma integrativo delle F.S., al termine del punto h) dove si elencano i tratti di linea nei quali si intende richiedere investimenti aggiuntivi o integrativi per aumentare il peso assiale ammissibile e la velocità massima da realizzare - alla parte finale era già stata inserita la frase: "Si richiede inoltre in corrispondenza all'apertura della linea Cuneo - Ventimiglia - Nizza l'anticipo del raddoppio del binario tra Madonna dell'Olmo e Fossano previsto nel Piano di sviluppo delle Ferrovie dello Stato" ed è stato ora aggiunto: "anche come prima tratta di una riqualificazione dell'itinerario Cuneo - Bra, Alba Asti, Casale - Milano". Questo punto era stato oggetto di esame, nel corso del recente convegno indetto dai quattro Comitati comprensoriali interessati a questa linea.
Al punto 4) del documento è scritto: "Con riferimento infine alla tabella 2 - 1", deve invece intendersi alla tabella 2,10.
In Commissione si è deciso di respingere tale ipotesi sia in linea di principio che in linea di fatto, per le argomentazioni assunte per quanto riguarda il piano delle Ferrovie concesse. Il problema delle linee minori concesse e delle linee a scarso traffico deve essere sottoposto ad un esame serio e puntuale. Ci siamo permessi di individuare una metodologia e di esprimere l'impegno dell'Amministrazione regionale a compiere studi e ricerche da affiancare all'azione delle FF.SS.
Nella fase iniziale non ci siamo permessi di approfondire l'analisi delle singole linee, ci eravamo particolarmente preoccupati delle due linee in concessione, la Cirié - Lanzo e la Canavesana. Nel mese di marzo presenteremo uno studio sull'utilizzo integrato delle due linee e sull'utilizzo di tutte le linee ferroviarie del Piemonte; sono circa 2 mila chilometri di strada ferrata sui 16 mila esistenti nel Paese tanto che il Piemonte, essendo più dotato percentualmente, è la Regione che deve particolarmente preoccuparsi di questo grande potenziale che può essere piegato non solamente ad esigenze, di ordine nazionale, regionale ed internazionale, ma anche ad esigenze di ordine comprensoriale. La complessità degli studi connessa alle politiche territoriali e alle prospettive di sviluppo ci rende radicali nel rifiuto in linea di principio e di fatto rispetto alle proposte che sono state avanzate di ridimensionamento sia delle ferrovie concesse che delle ferrovie sui tratti secondari.
Per correttezza devo dire che il modo con cui è stato formulato il punto 2/10 delle ferrovie a scarso reddito lascia intendere un atteggiamento più aperto da parte del Ministero e delle FF.SS.; lo stesso coinvolgimento delle Regioni in una discussione permette un lasso di tempo per riflettere adeguatamente e prospettare anche per gli altri tronchi ipotesi di intervento e di utilizzo quali quelle che stiamo elaborando per la Canavesana e la Cirié - Lanzo.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Devo fare alcune osservazioni per quanto riguarda i cosiddetti rami secchi.
Il Gruppo repubblicano conviene sul complesso dei documenti che sono stati presentati e in linea generale approva l'operato dell'Assessorato tuttavia ritiene troppo prudenziale l'atteggiamento assunto nei confronti delle parti che si possono considerare non solo a scarsa redditività, ma a nulla redditività.
Siamo perfettamente d'accordo sul piano integrativo della Canavesana e della Cirié-Lanzo, dobbiamo però ritenere che il tratto Ceres-Germagnano che pare difficilmente recuperabile sotto qualsiasi punto di vista, sarebbe opportuno coprirlo con pullman che sono meno costosi e che non esigono impianti fissi. Inoltre siamo perfettamente d'accordo sull'usufruizione della Canavesana fino a Rivarolo, ma riteniamo che anche qui sia opportuno sostituire gli impianti fissi per la cosiddetta forcella Rivarolo Castellamonte e Rivarolo-Cuorgné con altri tipi di trasporto accelerato.
Per quanto riguarda le linee Arona - Santhià, Biella-Novara, Biella Santhià e Chivasso-Asti, Ceva-Ormea, Alessandria - Alba - Bra Cavallermaggiore, la cui gestione comporta dei passivi intollerabili riteniamo che sia inutile proseguire con costi tanto elevati per la comunità e con un servizio per niente ottimale. Analoga osservazione va fatta per la Domodossola - confine, ferrovia in concessione, per la quale se non erro - è in atto una fidejussione regionale.
Riteniamo l'atteggiamento della Giunta troppo timido nonostante tutti i discorsi sulla necessità di ridurre le spese e di tagliare i rami secchi: quando arriva il momento di usare la scure è sempre meglio che la usino gli altri perché qualcuno si scontenta sempre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Gli aspetti critici e costruttivi sono stati esaminati in Commissione dove metodologicamente abbiamo proceduto ad apportare al documento le correzioni di maggiore rilievo.
Questo "piano integrativo" dà una risposta generale a problemi distinti, caratterizzandoli per obiettivi; l'omogeneizzazione di questi obiettivi è pur sempre relativa quando si va a verificare la dimensione dell'intervento a scala regionale e i tempi di realizzazione.
Ciò nonostante riteniamo che il "piano integrativo" sia una risposta corretta per la programmazione nazionale. Questo non ci esime dal verificarne l'attuabilità e quindi la giustificazione con precise collocazioni e precise strategie anche a scala regionale.
Il mio intervento vuole soprattutto richiamare l'esigenza di non limitarsi ad un assenso che sia delegazione di competenze alle FF.SS.
senza preoccuparsi di verificarne i tempi e le fasi di attuazione.
Inquadrando le opere previste negli obiettivi regionali, molto più precisi.
Quindi il "parere" è un riscontro generale di compatibilità e anche una presa d'atto del grado di definizione tecnica ed economica che è stata operata all'interno delle FF.SS. Non v'é dubbio però che si esigano ulteriori approfondimenti. Appunto per questo abbiamo richiesto che vi fosse un'accentuazione dell'esigenza di un 'articolazione per esercizi finanziari, affinché la collaborazione con le FF.SS. (che è pur sempre contrattualità) divenga veramente apporto costruttivo ai fini della politica regionale.
La Regione Piemonte deve quindi assumere queste indicazioni unitamente alle altre del "piano speciale " e dei "piani pluriennali" e dar corpo alla proposta tecnica - politica complessiva che dovrà essere recepita nel "piano di settore" del Piano dei trasporti. Non -è qui possibile dilungarci né sulla metodologia né sul merito, ma non possiamo esimerci dal sottolineare l'urgenza di addivenire alla presentazione di questo Piano proprio perché per gli stessi interventi delle Ferrovie si esige una verifica di compatibilità e di congruenza con il piano dei trasporti regionali. In assenza, nella contrattazione con le FF.SS., rischieremmo la sporadicità e la proliferazione delle richieste non inquadrate in precisi obiettivi. Il pericolo del "libro dei sogni" è pur sempre stato l'approccio che gli Enti locali hanno stabilito nel passato con le FF.SS. Se vogliamo modificare questo atteggiamento e questo apporto, dovremo collocarci in precisi impegni che non possiamo noi Consiglieri regionali non trasferire alle competenze della Giunta.
Per quanto attiene a questi interventi occorre: 1) conoscere i progetti e la dimensione economica dell'intervento stesso 2) pubblicizzarli secondo tempi e modalità di esecuzione 3) coordinare le realizzazioni con le risorse necessarie anche perch vi sono precise competenze territoriali degli Enti locali per rendere giustificati gli interventi.
A noi pare di cogliere questo impegno nelle affermazioni che vengono fatte nel documento del "parere", nei momenti collaborativi che sono indicati soprattutto per due problemi: il quadruplicamento del "passaggio" nell'area metropolitana di Torino le ferrovie concesse.
Ritengo che i pareri espressi per quanto riguarda le ferrovie deficitarie non debbano essere interpretati come atteggiamento di rinuncia nei confronti del grave problema del deficit e della progressiva disabilitazione di tali linee a rendere un servizio di trasporto sociale, ma debbano essere interpretati come un impegno che va approfondito e meglio affrontato nel merito.
L'Assessore nel suo intervento ha parlato di studi particolari sulla ricerca delle ragioni della deficitarietà e della caduta di servizio.
Riteniamo che su questo vi debbano essere prese di posizione concrete investendosi del caso anche la Commissione consiliare perché ci si possa rendere conto su quale materia si lavora; anche per evitare di coinvolgere le realtà locali all'universalità dei problemi quando forse si potrebbe incominciare dall'esame dei problemi che emergono con maggiore gravità e di quelli che potrebbero produrre in futuro gli maggiori effetti di riequilibrio sul territorio regionale.
Il piano operativo della futura gestione regionale delle "ferrovie concesse" si dovrebbe collocare anche in questa ottica. Non pare possibile affrontare la fase di riqualificazione di tali linee prevista dalla legge 382 se da parte della Regione non vi è una presa di coscienza dei passi e delle opere che debbono e possono essere compiuti dallo Stato.
A questo punto sorge l'esigenza di richiamare le sollecitazioni su problemi particolari, che mi sono stati sottoposti da colleghi. Li accenno per sommi capi: il problema della protezione delle linee richiederebbe un'attenta considerazione per alcune questioni gravi che esistono anche se si tratta di linee di non fondamentale importanza il problema dei potenziamenti assiali.
Alcuni di questi interventi si collocano su linee di pendolarismo che esigerebbero non solo la revisione della portanza e della velocità del traffico, ma anche un vero e proprio raddoppio della sede ferroviaria.
Vedasi la situazione della Torino - Pinerolo che era stata a suo tempo considerata nei piani pluriennali ma che non ha mai trovato una precisa definizione di impegno nelle programmazioni e negli interventi delle FF.SS.
Così come più in generale dovrebbero essere ripresi i discorsi di principio che abbiamo sviluppato e non approfondito sufficientemente sulla verifica di accessibilità comprensoriale che abbiamo assunto come metodo di lavoro in sede di lavori preparatori per il piano settoriale delle Ferrovie. Richiamo questa metodologia, sulla quale già in precedenza si era soffermato il Consigliere Petrini, come assolutamente necessaria per individuare i problemi e per coinvolgere gli Enti locali; per le ragioni già opportunamente richiamate dalla dottoressa Castagnone Vaccarino, e cioè che si dovrà arrivare a stabilire su quali linee è opportuno concentrare l'attenzione e quindi gli interventi.
Con queste considerazioni riteniamo che lo stimolo alle FF.SS. a definire e a precisare gli programmi e gli interventi debba essere compiuto con celerità, con la speranza che le occasioni di incontro programmate delle quali l'Assessore ha dato notizia, siano l'occasione per ulteriori approfondimenti dialettici e contrattuali. Chiediamo all'Assessore di volerci rendere edotti perché possiamo assieme esaminare quanto è possibile ottenere nella direzione di una equiparata valorizzazione del grande patrimonio ferroviario della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Desidero sottolineare come sia stato opportunamente e correttamente inserito nel parere il problema della Cuneo - Bra - Alba - Asti - Casale Milano che io avevo sollevato con un'interrogazione. E' stato inserito con un motivo che ritengo di forza che è quello di apporto di traffico alla linea internazionale della Cuneo - Ventimiglia - Nizza che si sta aprendo.
Nel momento in cui avevo sollevato il problema con l'interrogazione avevo accentuato il problema sulle questioni delle due frane che nella tratta Castagnole - Asti e Bra - Alba rendono inagibile la ferrovia. Le notizie successive di un'eventuale soppressione sono state addirittura più allarmanti, ragion per cui oggi è quanto mai opportuno questo inserimento.
Affermato questo principio, credo che il problema meriti un ulteriore approfondimento e sono certo che nel momento in cui l'interrogazione verrà assegnata alla discussione del Consiglio potremo approfondire l'argomento con l'Assessore. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

Vorrei appellarmi alla sensibilità e alla responsabilità dell'Assessore perché, nel momento in cui andrà a dare il parere su questo complesso problema, faccia presente al Ministro dei trasporti che il cosiddetto potenziamento della linea Alba - Bra è diventato una macchina mangiasoldi.
Dopo un anno di interruzione dei lavori, per i quali si dice sia stato speso un miliardo, e noi non lo possiamo controllare, la linea venne messa in funzione ma, dopo pochi giorni, si verificò un'altra frana. La linea è tuttora interrotta. Si facciano degli studi seri e si prendano decisioni drastiche. C'è chi dice, forse da profano, di far passare la linea a valle.
Certamente il problema è molto complesso e la discussione in corso mi ha dato l'occasione di puntualizzarlo.
Per quanto riguarda il piano generale della soppressione dei rami secchi, ritengo che si debba andare con cautela. Non dico questo per motivi campanilistici, ma perché della soppressione delle linee Ceva - Ormea e Cavallermaggiore si parla da anni, però in effetti non si sopprime nulla e si continua ad andare avanti. Questa era già una vecchia ipotesi del Ministero dei trasporti quando ancora non era scoppiata la crisi del petrolio, quando il discorso di sostituire linee ferroviarie con linee automobilistiche aveva una logica. La crisi del petrolio però molto probabilmente si accentuerà negli anni futuri, quindi vorrei sapere con quali prezzi deficitari per le popolazioni interessate si farà la sostituzione. Le linee ci sono, bene o male servono le popolazioni locali gli pendolari e gli studenti, quindi andiamoci piano! Il problema dovrà essere opportunamente dibattuto con prudenza e lo dibatteremo indubbiamente quando il Ministero vorrà tradurre in realtà questa ipotesi.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Vorrei esprimere compiacimento per quanto è stato affermato circa l'unificazione della gestione della linea Canavesana e della Torino - Lanzo Ceres e per la volontà espressa di effettuare uno studio sull'ammodernamento di tali linee. Per conoscenza dei problemi, posso affermare che il mancato sviluppo delle Valli di Lanzo è stato anche conseguente all'inefficienza dei mezzi di comunicazione tra Lanzo, le sue Valli e la città di Torino.
Per anni il servizio ferroviario della zona è stato inadeguato e con prezzi molto alti.
Detto questo, vorrei esprimere parere contrario a quanto ha affermato la dottoressa Castagnone Vaccarino sulla trasformazione del servizio da ruota a gomma nel tratto Germagnano - Ceres. E' una zona di montagna con notevoli difficoltà di comunicazioni, soprattutto nel periodo invernale: tale trasformazione determinerebbe notevole disagio a numerose persone che quotidianamente si spostano per ragioni di studio e di lavoro. Un peggioramento dei servizi di comunicazione causerebbe inoltre un ulteriore depauperamento dell'economia montana.
Vorrei perciò pregare l'Assessore di approfondire il problema tenendo conto delle caratteristiche dell'economia montana della zona e valutando la necessità di mantenere, e semmai di potenziare, un servizio che, secondo me, è indispensabile all'equilibrio economico della zona a nord di Lanzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Mi pare corretto fare una puntualizzazione in ordine alla necessità di evitare gli allarmismi che possono sorgere circa l'ipotesi di soppressione di rami secchi ipotizzata dalle FF.SS. L'Amministrazione delle Ferrovie ha usato ovviamente i coefficienti di esercizio e di densità di traffico. In un'ottica di coordinamento le FF.SS., avrebbero dovuto tener conto anche delle potenzialità esistenti in determinate zone. Faccio un riferimento che mi pare emblematico anche di altri casi: il potenziale bacino di traffico del Chierese.
In queste settimane i 25 Comuni della zona si stanno consorziando per ribaltare una situazione di trasporto pubblico deficitaria anche in considerazione del fatto che fra 11 mesi scadrà la concessione dell'unica filovia esistente nella provincia, la Torino - Pino - Chieri. Si pone quindi il problema della sostituzione e della penetrazione scorrevole nella città di Torino. E' evidente che, nel momento in cui sta avviandosi il quadruplicamento della Trofarello - Torino, il ramo "attualmente secco" della Torino Chieri può rappresentare un'alternativa e un punto di riferimento per i 25 Comuni del bacino. Infatti attraverso treni-navetta si potrà determinare un'occasione di penetrazione accelerata in Torino. Il problema si pone anche in coordinamento con il discorso dell'utilizzo funzionale della tangenziale che ormai sta scoppiando per l'ulteriore aumento del pedaggio che in questi giorni si è verificato.
Ho citato questo caso emblematico per dire, insieme ad altri colleghi che occorre evitare gli allarmismi e occorre muoversi in termini di coordinamento di queste iniziative.



PRESIDENTE

La parola alla signora Graglia Artico.



GRAGLIA Anna

L'introduzione svolta dall'Assessore Bajardi e quanto è affermato nei documenti presentati dalla Giunta, largamente discussi e votati unanimemente in II Commissione, ci pongono di fronte alle proposte che dobbiamo fare al Ministro dei trasporti in relazione al piano integrativo delle FF.SS., e alle ferrovie in concessione. E' un discorso compiuto che tiene conto della diffusione della rete ferroviaria nella realtà regionale e della questione che interessa l'insieme dei problemi collegati con il nodo di Torino: i due aspetti sono stati evidenziati nel dibattito svoltosi a suo tempo sul piano poliennale delle ferrovie nel corso del convegno organizzato attorno ai problemi del trasporto merci e del pendolarismo.
Le proposte che vengono avanzate, di là dalle singole richieste specifiche, hanno una visione compiuta, una visione di insieme che va ad individuare le scelte prioritarie da compiere per permettere di dare risposta positiva ai problemi. Ferma è anche la risposta rispetto alla richiesta di smantellamento dei "rami secchi".
Credo fermamente che debba essere assunta con cautela e non certo con faciloneria la sostituzione del mezzo ferroviario con quello su gomma anche perché laddove queste sostituzioni sono state effettuate i costi reali non hanno diminuito i deficit, bensì hanno comportato aumenti di spesa. E' certo che la diffusione della rete ferroviaria comporta un'economia in altri settori di trasporti e un'integrazione della rete ferroviaria con le altre direzioni di traffico è quanto mai urgente.
E' opportuno sottolineare che questa settimana la Commissione parlamentare delibererà l'ultima tranche di stanziamento per completare la linea Torino - Cuneo - Nizza. Correttamente è stato inserito nel nostro documento la richiesta di anticipo per il raddoppio del binario nella tratta Cuneo - Fossano, elemento indispensabile per avere un collegamento efficace tra il basso Piemonte e la zona francese, oltre che con il restante territorio italiano e la riviera di ponente in particolare.
E' meritevole di attenzione la questione della protezione delle linee e gli sforzi che sono stati compiuti nell'individuazione delle tratte particolarmente soggette a elementi franosi e di smottamento, in particolare per quelle in collegamento con la Liguria (linea Torino Savona).
Sarebbe importante fare un richiamo ai Comprensori in ordine all'attuazione della legge regionale sui trasporti, nella quale è previsto che gli Comprensori possono svolgere un proficuo lavoro non soltanto per l'individuazione dei "rami secchi" e di specifiche proposte al riguardo, ma anche in ordine alla questione dell'integrazione della rete ferroviaria con la rete stradale per il miglioramento complessivo dei trasporti.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Bajardi per la replica.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Mi paiono doverosi alcuni chiarimenti innanzitutto in ordine a questioni metodologiche nei rapporti tra la Regione e le Ferrovie dello Stato richiamati nell'intervento del collega Picco.
Siamo tutti consapevoli della difficoltà dell'organizzazione di questi rapporti, tant'è vero che nella bozza di parere, richiamandoci alle precedenti discussioni fatte in Consiglio, abbiamo espresso delle considerazioni relativamente alla capacità di spesa delle ferrovie e all'esigenza di procedere parallelamente con il livello parlamentare alla riforma delle stesse.
In Parlamento ci sono già dei documenti a questo proposito, quindi il problema è di scottante attualità. Le ferrovie, allo stato attuale, non sono in grado di spendere i quasi 600 miliardi previsti. Sono soltanto in grado di assicurare la manutenzione e di gestire 10 miliardi all'anno di investimenti aggiuntivi. E' in questo spirito che ci siamo permessi di fare delle considerazioni in ordine agli impegni di cui la Regione potrebbe farsi carico, anche in relazione allo smistamento di Orbassano e di Domodossola/2, le cui cifre stanziate sarà materialmente impossibile spendere nel corso degli anni a venire.
La sproporzione tra le risorse messe a disposizione e la capacità di spesa non è solo del 50 %, ma è di quattro o cinque volte maggiore. E' una delle questioni sulle quali vorremmo particolarmente soffermarci nella discussione che avremo con il Ministero dei trasporti perché non vorremmo trovarci, tra qualche anno, di fronte a cifre ingenti di mancate spese (uno stanziamento di 8 mila miliardi nel corso di sei anni per le ferrovie del Paese non c'è mai stato). I pareri espressi in toni diversi dai Consiglieri Castagnone Vaccarino, Enrichens, Vietti e Cerchio per quanto riguarda la Cirié - Lanzo inducono a seguire la metodologia enunciata per evitare di presentare tesi che non sono poi suffragate dai dati. Dovremo trovare l'occasione per dedicare uno spazio più ampio a questa questione.
Nella richiamata lettera del Ministro dei trasporti viene evidenziato come l'approccio ai problemi delle ferrovie in generale sia la struttura portante del sistema dei trasporti nel nostro Paese, dalla cui soluzione dipendono gli altri interventi. Vorrei partire da questo dato per rispondere. Si potrà anche decidere di sopprimere il tratto Lanzo Germagnano - Ceres, ma: il D . P.R. 616 trasferisce il servizio sostitutivo alla Regione e la questione non è marginale gli investimenti sono a totale carico della Regione il personale che lavora in questi impianti deve essere destinato in qualche posto.
Il collega Enrichens osservava che si parla tanto, ma non si fa nulla.
Penso che la causa di questa situazione è dovuta al fatto che le questioni vengono valutate in modo astratto; quando poi gli problemi si scontrano con la realtà non possono realizzarsi perché non sono stati visti nella loro completezza.
Dieci anni fa mi sono battuto contro la soppressione della Barge Bricherasio. Le FF.SS., dicono: "Stiamo esercendo un'autolinea sostitutiva della linea ferroviaria. Poiché il D.P.R. 616 impedisce questa forma di gestione, intervenga la Regione, perché le ferrovie non intervengono più".
Questa logica non può essere assolutamente accettata: è la logica dei corpi separati, dove ognuno decide per conto proprio; di questo passo la Regione potrebbe scaricare il problema sulla Provincia, la Provincia a sua volta lo potrebbe scaricare sul Comune, secondo se si tratti di una strada provinciale o di una strada comunale. Ridurre il debito delle Ferrovie dello Stato e caricarlo sulle Regioni e sugli altri Enti, vuol dire ripartire il debito in modo diverso: si tratta di vedere se in una visione complessiva tali questioni possono essere correttamente risolte.
Dalla discussione non è emersa la questione dei pendolari che oggi sta attraversando un momento particolarmente difficile, per esempio, in ordine alla riorganizzazione degli orari di lavoro alla Fiat, che nel mese di settembre ha messo in crisi tutto il sistema ferroviario. Nella difficilissima situazione che si è creata abbiamo messo un buon rattoppo nel senso che, essendo tutta la nostra attività economica imperniata sulla Fiat, i suoi orari hanno prevalso sugli altri. Il rattoppo non può per ignorare che da Torino a Pinerolo non si va più alle ore 23,30, ma si va alle ore 23, non essendovi alcun collegamento dopo quell'ora.
Tutto il discorso sugli orari di lavoro decisi unilateralmente con la pretesa che le Amministrazioni dello Stato e della Regione ne traggano le conseguenze, ha comportato un maggior costo di un miliardo. Sul piatto della bilancia queste cose vanno considerate: di norma, invece, sono ignorate.
Evito di fare considerazioni su altre conseguenze indotte per maggiori investimenti con autobus, per maggior numero di personale non utilizzato razionalmente, essendo riusciti a ritrovare nell'organizzazione di tutto questo degli sbocchi che hanno permesso di mantenere gli oneri entro limiti accettabili.
Non sono d'accordo con la collega Castagnone Vaccarino in merito a quanto dice a proposito della linea Domodossola al confine con la Svizzera perché è una ferrovia internazionale regolata da convenzioni statali. c'è una legge dello Stato che protrae fino al 1980 il trasferimento alle FF.SS., già deciso nel 1978. c'è però un dato economico: la ferrovia Domodossola - Locarno è un supporto essenziale per quell'economia, va quindi vista in relazione alle centinaia di pendolari che portano valuta pregiata nel nostro Paese. Inoltre l'eliminazione della ferrovia porrebbe problemi di trasporto su gomma in zone in cui tali comunicazioni comporterebbero rilevantissimi investimenti.
Con l'alluvione nell'Ossola è stato possibile un rapido ripristino della ferrovia di Domodossola con il confine svizzero, altrimenti non so come avremmo potuto intervenire.
Non si tratta di allarmismo, ma si tratta di accettare le proposte di abolizione: abbiamo il dovere di ragionare sul materiale che, tra l'altro è arrivato all'ultimo momento in aggiunta al precedente e sul quale non si è ancora discusso.
E' stato svolto un lavoro proficuo all'interno della Regione, con le altre Regioni, con le FF.SS., e con il Ministero dei trasporti.
Che cosa si potrebbe fare per ridurre i costi e che cosa si potrebbe fare per aumentare l'utenza? Le iniziative che si potrebbero assumere, per esempio, potrebbero stravolgere nel giro di qualche settimana la graduatoria che colloca le linee ferroviarie del Piemonte tra le peggiori d'Italia. Se si stravolgesse tale percentuale il Piemonte passerebbe dal coefficiente 1,32 al coefficiente 1,20/1,15.
In merito alla presentazione del piano regionale dei trasporti debbo confessare le difficoltà che l'Assessorato incontra nel dover contenere la relazione da presentare al Consiglio in 30-40 pagine. Credo di poter concludere tale fatica entro il mese di gennaio e di presentare il documento nel mese di febbraio.
All'interrogazione del collega Paganelli avrei già voluto rispondere questa mattina. Lo farò la prossima volta. Avremo così occasione di fornire ulteriori ragguagli in merito.



PRESIDENTE

Vi dò lettura del documento che è stato approvato all'unanimità dalla II Commissione: "Il Consiglio regionale visti i documenti che compongono la bozza finale del programma integrativo delle FF.SS., presentato dal Ministero dei trasporti in data 12/12/1978 vista la seconda bozza del 'Piano per il risanamento tecnico economico delle ferrovie in concessione o in gestione governativa e per il passaggio di alcune linee nella rete delle FF.SS., predisposto dal Ministero dei trasporti in adempimento dell'art. 15 della legge 8/6/1978 n. 297, e presentato in data 12/12/1978 in seguito alla richiesta di parere formulato dal Ministero dei trasporti udita la relazione della Giunta regionale sentita la Li Commissione competente delibera di approvare i pareri: 1) sul programma integrativo delle Ferrovie dello Stato 2) sul piano per le ferrovie concesse entrambi allegati alla presente deliberazione di cui fanno parte integrante".
Chi approva è pregato di alzare la mano. Il documento è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
Il Consiglio regionale è convocato per il giorno 25 gennaio 1979.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,30)



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