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Dettaglio seduta n.235 del 11/01/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Sugli atti di violenza avvenuti a Roma


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, la condanna espressa dalla Consulta femminile del Piemonte per la vile aggressione fascista a Radio Città Futura contro un gruppo di donne impegnate in una trasmissione di interesse sociale, non pu che essere fatta propria dal Consiglio regionale del Piemonte, che ha puntualmente preso posizione in ogni occasione contro la violenza, il terrorismo, l'attacco alla democrazia.
Migliaia di donne a Roma ieri hanno espresso questa condanna, che si rinnova qui, per esprimere il sentimento di esecrazione e di indignazione che le donne e gli uomini della comunità piemontese hanno provato, venuti a conoscenza della notizia. Ma non è successo solo il fatto dell'altro ieri a Roma. Lo scatenamento della violenza da parte dei fascisti ha messo la città di fronte ad una prova durissima. Mentre un commando fascista cercava di assaltare una sede della D.C., a Centocelle una macchina ha sparato all'impazzata sui passanti e sugli autobus dell'A.T.A.C., attentati sono stati portati alla sede del PCI del quartiere Monti, alla sede del Messaggero e alla sede della Segreteria nazionale della federazione lavoratori metalmeccanici, dove una bomba è stata lanciata con intenti omicidi in una stanza del primo piano dove era in corso una riunione.
All'escalation squadrista hanno fatto seguito le aggressioni, le provocazioni e il terrorismo degli autonomi. Sono state assaltate due sezioni del Movimento Sociale Italiano, giovani sono stati feriti al ventre e alle gambe, uno di questi è morto questa mattina. Sono stati colpiti inoltre l'albergo Palatino e un negozio nei pressi di Piazza Istria. Due giovani di 19 e 17 anni di destra sono morti, uno sembra per mano della polizia, un altro come conseguenza dell'aggressione che ho ricordato prima.
La donna colpita dai killers neofascisti nell'aggressione dell'altro giorno è ancora in gravissime condizioni. Sono stato testimone delle ore drammatiche che la città di Roma ieri ha vissuto e ho portato al Presidente del Consiglio regionale del Lazio Mechelli, anche lui colpito personalmente dal terrorismo, l'espressione della condanna della Regione Piemonte per gli atti di violenza e di squadrismo e anche l'esigenza di un'azione comune contro un pericolo mortale per la convivenza civile e per tutta la democrazia italiana, che non può sopravvivere a Torino se muore a Roma e non può essere salvata se non da una nuova, forte, unitaria mobilitazione delle coscienze, dei corpi dello Stato, delle forze democratiche.
Chi sono gli nemici della democrazia oggi? Chiunque attacchi o spari per motivi cosiddetti politici a persone e cose, chiunque assalti sedi di partiti e organizzazioni, chiunque pensi, ritornando alle leggi della giungla, di farsi giustizia da sé, chiunque si arroghi il diritto di vendicarsi a sei mesi o ad un anno di distanza e tutti gli professionisti della violenza, del crimine. Tutti costoro sono i nemici dei lavoratori della democrazia e della Repubblica, Essi devono senza esitazioni e ambiguità essere messi in condizione di non nuocere usando le leggi e la forza della Repubblica. Occorre fare tutto questo prima che sia troppo tardi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Prosecuzione dibattito sulla Vernante Pennitalia


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulla Vernante Pennitalia.
E' iscritto a parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, abbiamo ricevuto in questi ultimi giorni una cospicua documentazione sulla questione della Pennitalia documenti provenienti in larga parte dal Comprensorio e dal Comune di Cuneo, dagli Enti locali, da un gruppo di lavoratori dell'azienda, ritagli di giornali e così via.
Non abbiamo però ricevuto, se non fino a stamattina, alcuna documentazione dalla Giunta, il che sarebbe stato opportuno soprattutto per la verifica comparata dei documenti. L'Assessore Alasia ha parlato stamattina di questioni relative alla produzione nell'area della CEE, ai mercati extra CEE, alla creazione di nuovi impianti industriali nel Benelux. Si tratta di materiale che in breve tempo evidentemente non pu essere esaminato.
Da una brevissima scorsa data ai documenti in data 9.1.1979 provenienti dal Comprensorio di Cuneo e dall'informazione dell'Assessore Alasia rilevo che, per esempio, sul punto "profili tecnico-urbanistici" i due punti di vista divergono in modo netto. Sarebbe stato possibile esaminare tutto ci più a fondo se gli documenti fossero stati dati in tempo utile.
Mi trovai casualmente a Vernante circa 3 anni fa in occasione della crisi della vetreria sita in quel Comune. Ho detto "casualmente" perché in quei giorni venne convocato un convegno sulle minoranze etniche. Ci fu un contatto tra coloro che partecipavano al convegno, i lavoratori e gli Enti locali di quell'area. Ricordo perfettamente che la crisi della vetreria e la generale crisi occupazionale in quei Comuni veniva anche collegata con una sorta di colonialismo messo in atto dalle città del Piemonte nei confronti di quelle aree marginali che da marginali geograficamente sono poi diventate marginali anche culturalmente ed economicamente. Si fece questo incontro; il convegno votò un ordine del giorno e la questione venne ripresa a seguito delle interrogazioni presentate da alcuni Consiglieri regionali; fu quella l'occasione nella quale si presero impegni per ripristinare quanto meno i livelli occupazionali che esistevano prima nell'area.
Credo che il problema debba essere valutato correttamente, come è stato fatto da vari colleghi questa mattina, nel quadro della politica di riequilibrio socio-economico e nell'ambito del famoso ed abusato tema del rapporto nord-sud. E' un rapporto di carattere planetario che implica, per esempio, nel suo ambito il rapporto fra l'Europa e il Mediterraneo, che interessa l'Europa in quanto tale ed ogni Paese europeo, molte regioni europee ed infine l'interno degli stessi Comprensori. Esiste il problema di una Francia sviluppata e di un'Italia meno sviluppata; c'è all'interno della Francia un problema di rapporto nord-sud; lo stesso discorso vale per il nord ed il sud Italia;con un Piemonte che si trova nel nord, quindi in un'area sviluppata, ma nel cui ambito c'è un nord ed un sud. E' un problema quindi di carattere generale che non è soltanto, ripeto, il problema del rapporto tra il nord d'Italia e il Mezzogiorno ma che va valutato correttamente: in quest'ambito la Regione deve assumere le sue responsabilità e le sue determinazioni in piena autonomia e con riferimento alla politica di riequilibrio con prospettive di carattere generale.
Per venire al problema in trattazione direi che la mancata concessione del parere di conformità del Cipi, cioè del Governo, corrisponde intanto ad una tendenza permanente nel CIPI nel senso che, almeno a quanto mi pare se le notizie che ho non sono campate - il CIPI sta bloccando tutti gli investimenti nel nord in forza di una generica motivazione che si fonda sul contrasto che si verificherebbe tra gli investimenti del nord e la politica di programmazione e gli impegni con il Mezzogiorno.
A parte il fatto che, se mi è consentita una battuta, si considera una cosa in contrasto con un'altra che non esiste, com'é il caso appunto della politica di programmazione economica o del piano triennale che continua a slittare.
La verità è che tutte le decisioni del CIPI vengono prese in senso negativo, sia che le Regioni diano parere favorevole sia che le Regioni diano parere negativo.
Proprio per questo a noi pare che tali decisioni non abbiano carattere definitivo, ma siano piuttosto assunte al fine di tenere sotto controllo la situazione al fine di poter impostare e di sviluppare una politica industriale degna di questo nome nel Paese. In questo ambito si colloca l'iniziativa del Governo di aprire un discorso con le imprese private per concertare la localizzazione di impianti e di complessi produttivi non necessariamente di grossa entità. Esempio di questa iniziativa di Governo è l'incontro di ieri del Ministro dell'industria con il Presidente dell'Unione Industriale di Torino.
Riteniamo che il parere negativo espresso dal CIPI sia meramente interlocutorio e che occorra approfondire la conoscenza e l'esame degli elementi della questione.
Intanto vorrei dire che si tratta di un insediamento che incide in misura modesta sui livelli occupazionali in generale e che addirittura come dicevo all'inizio - potrebbe essere inteso unicamente come intervento rivolto al pareggiamento dei posti di lavoro perduti. Mi pare che una parte dei lavoratori verrebbe addirittura trasferita da Cuneo a Peveragno, a dimostrazione appunto che con questo insediamento non si risolvono gli problemi dell'occupazione in Piemonte né quelli della provincia di Cuneo.
Questo insediamento non mi pare meriti il rilievo di attentato alla politica verso il Mezzogiorno. Il rilievo sarebbe ovviamente diverso se l'insediamento di Peveragno provocasse lo smobilizzo delle aziende che si trovano nel sud; in questo caso evidentemente ci troveremmo di fronte ad un rovesciamento della logica dell' equilibrio. Non dimentichiamo fra l'altro che il progresso tecnologico in questo settore ha come conseguenza che i processi produttivi tendono ad occupare sempre meno persone.
Il nodo preliminare da sciogliere è quello di approfondire la conoscenza e l'esame di tutti i processi produttivi che riguardano in modo particolare la Pennitalia nel nostro Paese e i rapporti di integrazione produttiva che intercorrono tra i diversi stabilimenti della società quindi tra gli stabilimenti di Cuneo, di Roccasecca, di Salerno e quello progettato di Peveragno. Occorrono quindi alcune verifiche per adottare le decisioni più opportune e conseguenti. In primo luogo, se da questo esame emerge in modo convincente che quanto sostengono gli lavoratori della Pennitalia di Cuneo (sentiti dalla I Commissione e dalla Giunta), e cioè che il nuovo impianto di Peveragno avrebbe caratteristiche di processi produttivi e prodotti diversi da quelli dello stabilimento di Salerno mercati diversi da quelli che interessano lo stabilimento di Roccasecca sarebbe già eliminato un primo motivo di concorrenzialità e di perplessità.
Il secondo elemento da indagare è quello relativo all'impossibilità per ragioni di costi di produzione e di mercato, di localizzare il nuovo impianto nel Mezzogiorno.
Il terzo elemento è quello che implica la verifica degli effetti che la mancata realizzazione del nuovo impianto a Peveragno potrebbe avere sulle sorti dello stabilimento esistente a Cuneo e come si potrebbe collegare il nuovo investimento con la salvaguardia delle prospettive occupazionali tanto dell'azienda di Cuneo quanto di quella di Vernante.
Si tratta infine di verificare il quadro della politica nazionale di settore del vetro e dei diversi comparti produttivi che lo compongono.
Questi approfondimenti devono essere ovviamente compiuti avendo come interlocutore primo il Governo e le conclusioni devono essere convincenti per tutti.
Occorre quindi che si rivedano e si controllino fino in fondo gli dati sui quali c'è stata fino ad oggi una certa reticenza da parte della stessa impresa e tutto questo con il concorso della Regione, delle categorie imprenditoriali, dei sindacati, ma anche degli Enti locali e del Comprensorio.
Possiamo, a nostro avviso, concludere dicendo che se le verifiche che verranno fatte saranno coerenti agli indirizzi della programmazione regionale e alle prospettive della Pennitalia nel Mezzogiorno - ed ho indicato gli elementi di indagine - è nostra opinione che si potrà dare una risposta positiva all'insediamento nel Cuneese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

Sarò sintetico perché l'intervento del collega Martini ha già ampiamente giustificato la posizione del Gruppo della D.C.
Desidero riprendere soltanto alcuni temi che sono emersi nel corso del dibattito.
E' opportuno, come Amministratori regionali, che riaffermiamo che in qualsiasi comportamento e atto occorre tenere presente la dimensione regionale e la priorità dello sviluppo del Mezzogiorno senza, però, mettere in contrapposizione i due obiettivi Il collega Calsolaro ricordava opportunamente alcuni atteggiamenti che rischiano di porre il problema del Mezzogiorno in maniera teorica senza favorirne lo sviluppo. Quando si sostiene che nel nord non si devono insediare nuovi complessi produttivi e attuare riconversioni, non si pu anche sostenere che non si possono fare neppure delle ristrutturazioni. Non è con questa logica che si possono trasferire ipso facto gli interventi nel Mezzogiorno.
La discussione ha messo in evidenza in misura notevole gli aspetti della logica di programmazione. Crediamo sia necessario tenere distinte le responsabilità e le competenze negli atti compiuti ad ogni livello di governo.
La programmazione dal basso ha significato nella misura in cui ciascuno partecipa evidenziando le proprie necessità, i propri obiettivi disponibile alla verifica a livello superiore. Giustamente è stato detto che soprattutto nelle scelte industriali occorre un respiro nazionale ciascuno però, prima di tutto, deve fare le verifiche al proprio interno sul proprio livello di competenza. La democrazia vive e cresce se dal basso c'è la garanzia e la disponibilità a sottoporre le decisioni e le verifiche agli obiettivi di più ampia portata, e a misurarli al giusto livello.
Nel caso specifico dell'insediamento industriale a Peveragno ci saremmo aspettati, prima di tutto, una verifica sulla coerenza o meno dello stesso con la programmazione regionale; affermare questo a priori non avrebbe significato contrasto, ammesso che ci sia, con la programmazione nazionale.
Per noi quell'insediamento sta bene all'interno della logica di sviluppo della Regione - immagino che diverso sarebbe stato il giudizio se altra fosse stata la localizzazione - disponibili alle verifiche a livello superiore per stabilire se nel quadro nazionale la scelta entra in urto o meno con altri obiettivi e con altri tipi di sviluppo.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Tu conosci quanto me la legge 675 e sai che questa logica è già istituzionalmente a un livello super regionale; la Commissione interregionale fissa le politiche di settore.



ALBERTON Ezio

Caro Assessore, questo vuol dire che primo dovere dell'amministrazione regionale, di fronte a questa proposta, era di fare l'esame nei propri livelli di competenza e di responsabilità, non con i paraocchi, disponibili a verificare in altre sedi la congruenza rispetto ad altri obiettivi.
Questo è il giusto livello di assunzione di responsabilità.
Quella che contesto è la logica programmatoria per cui, in nome della partecipazione, non si capisce più di chi è la responsabilità delle scelte.
Se si dice: la decisione deve essere del api, delle Regioni e dei Comuni si deve anche dire che a queste decisioni tutti debbono partecipare, ognuno mettendo in evidenza i propri apporti, le proprie analisi, non entrando nel corporativismo, nel particolarismo, nell'autarchismo, cercando di conservare sempre la disponibilità, partecipando alle verifiche di carattere superiore.
E' certo che, per esempio, la proposta di insediamento industriale nel Cuneese, vicino al Monregalese, è più coerente con la programmazione regionale di quanto non lo sia un intervento delle partecipazioni statali nella periferia torinese. Dobbiamo essere convinti che è così. E' a livello superiore che devono essere fatte le verifiche di coerenza con la programmazione nazionale. Sono stati apportati motivi dimostrati validi a sostegno della tesi che questo intervento non è di per sé in contrasto con il sud né in contrasto con il disegno di riequilibrio della situazione della Pennitalia, in particolare del Cuneese in relazione alla vicenda di questa impresa. Siamo di fronte ad una alternativa o l'alternativa rischia di non esserci? Siamo di fronte alla possibilità di dire che questo insediamento può andare al sud, oppure siamo di fronte all'alternativa che o è qui o non è da nessun' altra parte? Questa verifica la faccia chi ha il potere di farla avendo la possibilità di valutare tutte le scelte con tutti gli mezzi che possono essere utilizzati per indirizzare queste scelte.
Non pare che l'insediamento nel Cuneese potrebbe ingenerare dei contrasti nei confronti delle produzioni del sud. Sono cose da andare a verificare, certo con più accuratezza di quanto non sia stato fatto come premessa alla decisione.
Il collega Calsolaro ricordava che non possiamo dimenticare la dimensione del fenomeno. In questo caso non ci stiamo rapportando con gli grossi investimenti e con rilevanti assunzioni. c'è una notevole complementarietà tra la lavorazione che verrebbe svolta nel nuovo impianto rispetto a quelli preesistenti. Non vorrei che si creassero le condizioni per cui in nome di un obiettivo, pur legittimo e pur valido, alla fine non si raggiungesse neppure l'obiettivo intermedio.
Queste cose avrebbero dovute e dovrebbero portare all'assunzione di responsabilità della Regione, prima di tutto nella verifica di coerenza con le proprie linee di sviluppo, con la sottolineatura della disponibilità alle verifiche a livello superiore, ma anche con la sottolineatura che chi verificherà a livello superiore dovrà dimostrare in base a quali criteri farà una scelta diversa da quella proposta dalla Regione Piemonte come legittima all'interno del suo contesto senza tracotanza e senza autarchismi regionali. Questa scelta dovrebbe suggerire al Cipi di mettere in atto tutte le verifiche in merito alla conformità o meno rispetto alla programmazione nazionale di questo investimento.
Abbiamo assistito a battute del Presidente della Giunta e sappiamo che egli si pronuncerà ancora con una dichiarazione formale della Giunta nel suo complesso.
Invitiamo la Giunta questa volta nell'assunzione globale della sua responsabilità a riprendere il problema, a portare avanti tutte le verifiche del caso, a emettere nella sua competenza una deliberazione. A quel punto il problema venga nella Commissione consiliare competente. La Commissione non può sostituirsi alla Giunta non avendone né la forza né i poteri; sia la Giunta a prendere la decisione.
Con questo spirito si intervenga presso il api perché il problema sia rivisto con una maggiore apertura, lo si esamini concretamente dal punto di vista produttivo, di sviluppo e di distribuzione e lo si inserisca nell'economia regionale e nazionale in modo che non provochi una fuga di investimenti dal nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signori Consiglieri, confesso con molta franchezza che il tono del dibattito e le argomentazioni sviluppate mi hanno molto preoccupato e riempito di profonda amarezza. Questo deriva dalle motivazioni che sono state portate che hanno fatto fare all'assemblea consiliare un brusco e incredibile salto all'indietro. Di colpo abbiamo avuto uno scenario inaspettato in cui non c'era più il Piano di sviluppo, i suoi grandi obiettivi, il travaglio dell'elaborazione politica e culturale che ha fissato l'obiettivo della partecipazione alla programmazione nazionale con l'ottica meridionalista e il riequilibrio regionale. L'articolo 73 dello Statuto pone un vincolo molto chiaro al comportamento della Regione in tema di programmazione, è il vincolo dello sviluppo del Meridione.
Non c'erano nello scenario di questa mattina le lotte di anni e anni dei lavoratori, l'azione dell'istituzione in cui molti di noi hanno partecipato per realizzare il cambiamento e la trasformazione del Paese, il suo peso e le sue interconnessioni con il Piemonte. In alcuni interventi invece aleggiava la questione del sud come retorica o come elemento astratto. Ma lo scenario ci ha portati ancora più indietro, ci ha portati ad un tentativo mal riuscito di legittimazione della politica del passato del vecchio meccanismo di sviluppo, del concretismo della decisione presa caso per caso, il caso che va a favore dei gruppi potenti, egemoni, dei gruppi economici dirigenti e anche politici, il caso che non si era mai proposto un fine carico di queste violenze ideali per le quali la gente è mossa all'azione, le coscienze sono trascinate.
Non solo, Io scenario era anche quello della visione delle multinazionali.
Ci siamo sempre posti tutti il problema di non acquiescenza nei confronti delle multinazionali, ma di un rapporto politico di riordino attraverso la programmazione.
Devo dire che questa mattina non ero contento di essere presente in Consiglio regionale e penso che non fosse solo un sentimento mio.
Non capisco il sorriso di Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Ho, chiesto al collega se si era sentito così a disagio di far parte del Consiglio questa mattina.



BONTEMPI Rinaldo

Io abbastanza, questa forse è la differenza. Uno degli elementi che sono stati politicamente agitati nei confronti del nostro partito è stato l'astrattismo ideologico, argomento abbondantemente ripreso anche dalla stampa locale del Cuneese e dal comunicato della D.C., provinciale. Su questo tema occorre fare alcune precisazioni, la prima è che forse meglio di certo concretismo del passato che ha portato la Giunta regionale precedente a dire di sì alle scelte che non venivano elaborate in quest'aula ci sta una carica ideale ideologica, ma più che di ideologia dovremmo parlare di una politica non come arte del contingente, ma come qualche cosa che muove le forze e le coscienze e ci si proietta verso fini ed obiettivi. Nel lanciare le accuse si dovrebbe tener conto di queste componenti. Detto questo la questione vera è la nostra concretezza, è la concretezza con cui la Giunta e anche il Consiglio, il Gruppo, il nostro Assessore Alasia hanno posto mano alla politica di programmazione.
Come stiamo portando avanti la politica di programmazione? Mi pare che le argomentazioni del collega Alberton abbiano qualche punto debole. Questa politica l'abbiamo portata attraverso il primo incontro con la Fiat avvenuto due mesi addietro sul terreno di un confronto di merito, andando a chiedere gli obiettivi di localizzazione, di investimento dei grandi gruppi, non accontentandoci di quelle dichiarazioni e sviluppando delle variabili reali che sono presenti, le questioni della Fiat, dei grandi gruppi degli imprenditori. Noi compiamo una carta di riferimento e alcune indicazioni approssimative, comunque certe indicazioni le abbiamo date.
Ebbene, questo confronto è estremamente concreto, perché quando la Fiat dice di voler fare i diesel a Verrone noi diciamo che c'è una fabbrica a Foggia che fa diesel: questa è concretezza e con questa concretezza vogliamo confrontare se c'è compatibilità,senza ideologismo tenendo in conto le connessioni nord- sud tra un ampliamento di cicli integrati e non solo di montaggio nel sud e le produzioni che devono restare al nord e che non vadano a ricadere nell'area torinese ma nelle aree periferiche.
Non so dove sia l'astrattismo ideologico. Di fronte alle dichiarazioni della Regione sulla Pennitalia sono seguire le dichiarazioni dell'ing.
Frignani, Presidente della Federazione regionale e sono contento che le abbia fatte perché non stiamo scherzando affatto. Noi non ci poniamo con nessuna astrattezza ideologica, ma con senso della concretezza. Caso mai rilanciamo la palla e di fronte alle accuse che vengono fatte alla Regione in quell'articolo, chiediamo agli imprenditori che cosa stiano facendo nelle aree periferiche del Piemonte e nell'area di Mondovì.
Quante volte, con quanti sforzi e con quanto senso di frustrazione gli nostri Assessori, il Presidente della Giunta hanno cercato insieme con gli amministratori locali, con i Consiglieri Graglia, Martini, Dadone, di svolgere un lavoro che andasse in quella direzione, che richiamasse il capitale e l'imprenditoria privata a questa opportunità: Nei confronti della Pennitalia possiamo anche aver peccato di schematismo, possiamo anche non aver tenuto abbastanza in conto una serie di passaggi, però vorrei ricordare che per i dati che avevamo, per l'obiettivo che dovevamo tutelare e il valore che dovevamo garantire l'imperativo era comunque la cautela.
Siamo pronti con molta tranquillità a rivedere tutta la questione, per deve essere molto chiaro il confronto, concreto sul merito, non parziale unitario, attorno ad un tavolo in cui tutte le variabili informative siano a conoscenza.
Il Consigliere Martini ha fatto un intervento per molti versi apprezzabile. Io non sarei però sul merito così tranquillo come era lui non conoscendo la politica economica e non essendo tecnico del settore specifico. Non sarei molto tranquillo sulle ragioni esposte in riferimento a Salerno e in riferimento al Mezzogiorno. A ma pare una presa d'atto un p0' acritica. Può darsi non sia così.
Consigliere Martini, se non si compone un confronto a più voci, in cui vi siano Governo, Pennitalia, organizzazioni sindacali, Regioni ed Enti locali interessati, lavoratori, in questi dati possono sussistere alcuni dubbi. Dico questo perché c'è l'uditorio adatto per poter entrare nel merito delle questioni. Non pare che da parte dei lavoratori si siano chiarite del tutto le preoccupazioni. Il documento del gruppo spontaneo della Vernante-Pennitalia dà delle versioni tranquillizzanti. Se le cose stanno così, confrontiamole. Quando si ebbero i primi colloqui la situazione non era così. Il pericolo per l'installazione del forno a Peveragno, il pericolo per l'occupazione di Salerno mi pare ci sia, tant' vero che si sta ventilando l'ipotesi di una riconversione nell'industria conserviera. Dobbiamo esaminare queste cose, dobbiamo farcene carico e acriticamente andare sulle posizioni che sta esponendo l'azienda.
Il terzo argomento riguarda il metodo; ho già detto qualcosa sui tempi però vorrei fare ancora un'altra considerazione. L'Assessore Alasia e questa Giunta non hanno fatto i furbi e avevano tutte le condizioni per poterlo fare. Voi sapete bene che qualsiasi cosa venga detta qui (abbiamo ricordato il caso di Spinetta Marengo) non viene tenuta in considerazione dal Cipi. La Giunta poteva tranquillamente non decidere, aspettare. Sotto il profilo generale, però, sono contento che la politica cessi di essere il terreno di azione delle furberie e questo anche per merito e contributo nostro.
Sul piano specifico vogliamo avere le nostre responsabilità; abbiamo sostenuto la posizione della partecipazione alla programmazione nazionale dai livelli bassi ai livelli più alti, dai livelli regionali e locali ai livelli governativi per riuscire a determinare i fini e gli obiettivi quando rivendichiamo questo non lo rivendichiamo nel nome di maggior democrazia facendo parlare e consultando più gente, ma perché intendiamo realizzare una profonda modificazione della struttura, perché pensiamo che una partecipazione articolata dal basso possa ridefinire i fini, rendere la gente più partecipe alla vita delle istituzioni, dei partiti, appropriare alla gente la sorte economica, sociale e civile. Diciamo chiaramente che così come abbiamo preso quella decisione, per cautela e per dovere siamo pronti a rivederla con una verifica profonda e continua, ma diciamo anche che quella responsabilità non la neghiamo perché è una responsabilità che nasce dalla concezione dello Stato, dal ruolo dei partiti nello Stato.
Non siamo venuti a far politica alla Regione perché restasse la vecchia casa. Vogliamo cambiare le istituzioni perché nel cambiamento delle istituzioni pensiamo ci stia anche il segno positivo, l'obiettivo, la prospettiva dell'uscita dalla crisi.
Alla Democrazia Cristiana cuneese, grande partito di governo, dico attenzione a cavalcare la strada del localismo, del particolarismo spicciolo! Giacomo Oddero (credo sia rappresentante della D.C.) esordisce nel suo intervento sul caso Pennitalia con due perle, una è quella della Regione Alpi Marittime (come se non ne avessimo già a sufficienza dei movimenti autonomisti in Piemonte), l'altra, mirabolante, è il confronto tra la Regione, che si accolla troppi compiti, e l'esempio di democrazia dato dalle Camere di Commercio.
Per un grande partito di governo con grandi responsabilità come è la D.C., specie nella Provincia di Cuneo, queste cose possono essere utili? Non so se possa essere utile liquidare la questione del Mezzogiorno, le connessioni del sud e la questione Pennitalia, con poche battute, spesso ironiche, come se questa fosse una questione di altri.
Voi sapete bene che questa è una questione nazionale e che il problema del Mezzogiorno è un problema nostro, non è un problema di altri e che lo sfascio del Paese ha una cartina di tornasole proprio nel sud. Vogliamo anche caricare questa questione di significati ideologici ed ideali, perch crediamo che si possa dare una risposta alla crisi, da parte nostra e delle classi dirigenti. La risposta non è nel cavalcare il localismo, non è nel contestare un partito, nel contestare la strategia del sud, che è anche vostra, non è soprattutto nello scatenare sulle pagine dei giornali accuse in tutte le direzioni per cui ne esce un quadro in cui la Torino imperiale l'avrebbe fatta 4uesta Giunta. Signori, vi risparmio chi ha fatto la Torino imperiale, vi risparmio qual è stata la lacerazione di questa Torino nel tessuto del Piemonte.
Questi sono atteggiamenti qualunquistici perché il passato non si dimentica, tutto si costruisce nella storia e gli uomini cambiano nel corso della storia. Non si dimentichi che cavalcare questi cavalli di battaglia con queste motivazioni non rende un servizio né alla collettività, né alla propria parte.
Forse è iniziata la campagna elettorale e questo è un segno, ma attenti perché su questi temi, se esasperati, si ripete il localismo e il particolarismo che diventano momento di giustificazione per qualsiasi proposta o per qualsiasi attacco.
Il Consigliere Marchini ha creduto di poter cavalcare un'occasione elettorale chiedendo le dimissioni dell'Assessore. Non rispondo sul merito perché mi sembra una richiesta pazzesca. Ritengo invece ci si debba chiedere se, quando parliamo e quando compiamo certi atti e proponiamo certe soluzioni; abbiamo il senso del nostro ruolo e del fine dei nostri atti.
Il Consigliere Benzi non si illuda venendoci a dire con quella sicumera che cambierà sicuramente la Giunta. E' il Paese che è cambiato, è cambiata la cultura, e allora si astenga dal fare certe previsioni ridicole che dimostrano come non si è colto il cambiamento che è avvenuto nel Paese.
Concludo ricordando ciò che ha scritto la Gazzetta di Mondovì: "Alasia si ricordino di questo cognome i lavoratori cuneesi se la Pennitalia spenderà a Lione e non a Peveragno gli suoi 12 miliardi!". Rispondo a quel signore, che non ho il piacere di conoscere, che i lavoratori di tutto il Piemonte conoscono questo cognome da 51 anni, per essere stato 17 anni alla Camera del lavoro, per essere stato licenziato dalla Savigliano, per averlo visto in questi ultimi tre anni prodigarsi a fianco di migliaia di lavoratori con una dedizione che non deriva solo dal mestiere, ma deriva dalla consapevolezza dei fini. Quindi stia pur tranquillo questo illustre sconosciuto articolista di Mondovì che quel cognome gli lavoratori lo conoscono, ma non come dice lui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Chiedo la parola per un brevissimo intervento sull'argomento in discussione. Non intervengo né per assumere toni polemici né tanto meno per difendere le dichiarazioni che il collega Benzi ha fatto questa mattina, ma facendomi carico di una situazione e di una preoccupazione molto sentita che hanno un riferimento particolare all'argomento che abbiamo dibattuto che a mio modo di vedere non è di grande momento, ma che è un argomento pretestuoso, comunque facilmente individuabile per una metodologia e una prospettiva che considero non per quello che è stato fino ad oggi, ma per quello che può aprirsi da oggi in poi.
Come ha detto questa mattina il collega Benzi, noi abbiamo votato il Piano di sviluppo presentato da questa maggioranza in termini di coscienza in termini di convinzione, ma in termini soprattutto di tutela delle finalità del Piano di sviluppo. Proprio in quest'ottica, oggi non ci troviamo ad intervenire nel merito di una situazione che è stata oggetto di questo dibattito, un merito oltretutto che, debbo riconoscere, colleghi Consiglieri, mi lascia del tutto sconcertato, non tanto per le cose che sono state dette, quanto per la competenza che all'improvviso ciascuno assume, per cui tutti diventano competenti ed esperti in materie su cui tale esperienza - permettetemi di dire - non esiste. E' vero che esistono documenti, procedure, passi fatti da altri, ma la nostra competenza è piuttosto scarsa. Forse ha ragione il collega Bontempi quando dice che aleggia un certo spirito pre-elettorale, uno spirito che del resto ha messo il mio partito nelle condizioni di richiamare il Gruppo consiliare ad un atteggiamento più duro, più incisivo nella battaglia politica regionale su cui il Gruppo non è sembrato essere così attento e così "fiscale" nei confronti dell'attuale maggioranza. Mi rifiuto di entrare in questo ordine di idee e voglio quindi esprimere un concetto che vorrei fosse preso in considerazione soprattutto dalla Giunta regionale.
In questa circostanza è mancata essenzialmente non la buona volontà non la buona fede di nessuno (Assessori o Giunta stessa), ma è mancata la capacità di un certo metodo, che dobbiamo effettivamente inquadrare in termini precisi, perché è da oggi in poi che dobbiamo proiettare la nostra attenzione. c'è l'accordo di tutto il Consiglio di rivedere la questione sulla base dei dati concreti, di ciò che dice obiettivamente la ditta, di ciò che emerge da tutte le situazioni esistenti nel nord e nel meridione.
Da questo punto di vista il problema è rilanciato e su questo cercheremo di avere un quadro ben preciso.
Dal punto di vista metodologico, la Giunta deve farsi carico del fatto che l'analisi di altri problemi che dovessero emergere deve attuarsi sempre in un contesto di verifica, che va fatta, prima attraverso la consulenza o la competenza di persone che nella materia sono in grado di dire parole precise, poi dalla scelta di carattere politico. Se ci sottraiamo a questa metodologia, che deve coinvolgere anche il Consiglio regionale, corriamo il rischio di trovarci di fronte a problemi sui quali la posizione di ciascun Gruppo è di parte e può far perdere di vista degli obiettivi che abbiamo affermato e che sono stati richiamati anche nello Statuto.
Sul problema della politica meridionale faccio un invito alla Giunta.
Non è sufficiente analizzare od esaminare questo problema, queste proposte sul piano di un contesto strettamente regionale. E' la Giunta in grado di avere competenze e possibilità di riferimento tali che facciano preventivamente verificare le prospettive nel campo di una programmazione che investe il problema del nord e del sud? Sappiamo che oggi questa è una preoccupazione all'ordine del giorno del Paese, ma non possiamo accettare che per questa preoccupazione si facciano dei passi o si assumano degli atteggiamenti che diventano controproducenti, non sul piano politico, ma sul piano economico e sul piano dei risultati che si vogliono raggiungere.
Cito rapidamente un episodio. Alcuni anni fa ho partecipato ad una riunione per l'assegnazione dei fondi per le case. Per le Regioni meridionali fu fatta la scelta privilegiata del 55 delle risorse. Rimasi sconcertato non per il fatto che il 55 fosse destinato al sud, il che poteva avere la sua logica, ma perché dal sud emergevano dati evidenti di un numero di vani maggiore rispetto agli abitanti, per cui l'intervento aveva le caratteristiche di tipo demagogico e non sembrava andare incontro alla risoluzione dei problemi concreti.
L'industrializzazione del sud è un problema che, a mio modo di vedere né il Governo né, soprattutto, le Regioni possono valutare in termini di precisa conoscenza dettagliata.
Il problema politico esiste e può essere risolto con indirizzi, con distrazioni, con insediamenti che presuppongano la fisionomia, che il sud può e deve avere nell'ambito e nel contesto di quella che è l'attività che ci sarà per l'Italia nei confronti del Terzo Mondo, nei confronti dell'Europa, ma soprattutto nei confronti di quella proiezione che il sud ha nel Mediterraneo; tant'è vero che mi sono sempre domandato se il problema prioritario del Meridione non sia quello portuale che lo mette in condizione di essere il tramite non di merci che arrivano nel sud e poi ritornano nel nord, ma di merci che partono direttamente e vanno ad interessare Paesi che sono molto più facilmente ravvicinabili sul piano dei trasporti.
L'invito che faccio alla Giunta, associandomi a quella che è la proposta di riesaminare il caso concreto, è quello di acquistare, di acquisire, attraverso una metodologia che forse può anche essere ritrovata nella legge sulle strutture che andiamo a votare oggi, di acquisire la capacità e una conoscenza per cui richieste o proposte che vengono presentate non siano accompagnate da atteggiamenti soltanto di carattere politico, ma siano accompagnate da affermazioni precise, da competenti e chiare documentazioni che diano effettivamente la sensazione che il problema è studiato, sviscerato in termini assolutamente completi.
A quel momento allora la fedeltà statutaria , la fedeltà agli impegni che abbiamo assunto con la votazione del Piano di sviluppo saranno un carico che smaschererà l'eventuale strumentalità di chi le ha accettate, ma in realtà non le vuole; ma dovranno essere delle scelte caratterizzate da una precisa documentazione che non lascia spazio a nessun dubbio, a nessuna manovra, a nessuna possibilità di rovesciare le carte in qualsiasi momento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La polemica che è scaturita a seguito della vicenda della Pennitalia nonostante la sua dimensione limitata, può diventare una questione di principio. Non voglio polemizzare né con i giornali né con gli uomini politici che si sono pronunciati in questa vicenda, il senatore Sarti, un po' salottiero per sua espressa ammissione perché ama leggere Proust e Musil, perciò non molto solito a leggere libri di economia, e il dottor Giacomo Oddero che peraltro quale Presidente di un grande acquedotto e quale Assessore all'agricoltura nella provincia di Cuneo segue problemi più concreti.
Daremo ulteriori dati sufficienti a dimostrare che tutto ciò che è stato detto è opera di disinformazione che, ripeto, a un senatore pu capitare, ma non al Presidente della Camera di Commercio.
Non voglio mettermi in polemica nemmeno con il Consigliere Martini anche se con lui sono in polemica da 30 anni circa. Egli fa del Comprensorio di Cuneo un quadro che pare inesatto quando dice che non esistono grandi industrie dimentica che c'è una Michelin che non può essere considerata né una piccola, né una media industria.
I livelli occupazionali nel Comprensorio di Cuneo, per non citare gli altri tre Comprensori, non saranno ottimali, ma possono essere considerati soddisfacenti. Né si può dire che nella radiale non vi siano grandi industrie quando possiamo citare la Ferrero, la Miroglio, così come non si può neppure dire che nell'area di Saluzzo, di Verzuolo e di Racconigi non vi siano grandi aziende.
Non dobbiamo negare tutto, dobbiamo dire che il problema in discussione è di modeste dimensioni e che, tra l'altro, può avere un significato emblematico.
Com'è stato l'iter della pratica? Il Cipi il 20 novembre invia alla Giunta una richiesta di parere da fornire entro 1'11 di gennaio. La sera del 19 da parte del Cipi, quindi dei Ministri che lo compongono, che non mi risultano appartenere al mio partito, viene fatta una richiesta di anticipare il parere. Né era giunto a noi alcun parere salvo un telegramma da parte del Sindaco di Cuneo che confermava l'avvenuto esame del problema da parte della Giunta; il parere del Comprensorio è giunto soltanto il 28 dicembre. Il giorno 20 l'Assessore Alasia era impegnato per altre vertenze d'altra parte l'Assessore Alasia poteva dire ai Ministri che il termine era 111 gennaio, quindi prima di quella data non saremmo stati in grado di dare risposta e tanto meno potevamo affrontare il problema insieme con le forze politiche. Vogliamo considerarlo un errore? Ci dicano i Ministri perch hanno anticipato il termine della richiesta di parere, mettendoci quasi in mora.
L'Assessore si limita a presentare una proposta di deliberazione perch al momento della stesura mancavano il Presidente e il Vicepresidente. Il parere è negativo perché non offre sufficienti garanzie di continuità produttiva ai livelli occupazionali degli stabilimenti di Salerno e Frosinone. Quindi non è un parere negativo non articolato; del resto, in quel momento nessuno, tanto meno il Governo, ci aveva messo in condizioni di sapere il quadro generale occupazionale e produttivo della Pennitalia.
Anche se fossimo stati in sede, il parere non poteva essere diverso da quello dato. Il collega Paganelli disse che probabilmente si poteva respingere la richiesta anticipata dei 6 Ministri. Forse una maggiore meditazione ci avrebbe portato a respingere la richiesta talché oggi saremmo probabilmente assolti da ogni responsabilità.
Non abbiamo mai detto una parola, non avete mai letto una parola del Presidente in quella direzione, perché non siamo qui per contestare il Governo, ma siamo qui per contribuire a che il Paese progredisca.
La Pennitalia quando richiese il parere non garantiva l'occupazione, il miglioramento e la crescita di Vernante, non garantì nemmeno l'occupazione a Salerno e a Roccasecca. Dirò di più, signori Consiglieri, proprio a voi del Gruppo D.C. Nelle sere in cui incontrammo il Presidente Andreotti per altre questioni, fui quasi aggredito dai Presidenti democristiani delle Regioni meridionali Abruzzo e Campania dove sono collocate fabbriche di questo tipo, i quali invocavano che noi garantissimo questo quadro di occupazione anche per il Sud.
Respingiamo con forza qualunque iniziativa che miri a colpire la persona e l'azione dell'Assessore Alasia perché migliaia di lavoratori l' hanno visto a fianco delle loro lotte per il lavoro. Oggi non è tempo di polemica.



PAGANELLI Ettore

La continueremo la polemica.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

E' sufficiente che la Giunta, chiamata a esprimere questo parere, lo abbandoni nelle mani dell'ufficio romano? Non avrebbe nessun senso. Quello che chiediamo è un confronto con il Governo e i Ministri che compongono il Cipi, con l'azienda, con le organizzazioni sindacali industriali. Non è sufficiente una deliberazione, anche articolata con la quale sostanzialmente ci liberiamo la coscienza ritenendo di essere a posto.
Il metodo corretto è quello di dare un parere che vede l'insediamento nell'ambito generale degli investimenti che avvengono nel nostro Paese.
Probabilmente quella polemica alla fine ricadrà, come è avvenuto in altre occasioni, su chi l'ha iniziata, perché non ha senso, perché è priva di dati esatti, perché sostanzialmente non tiene conto che nei quattro comprensori di Cuneo si doveva incentrare l'attenzione sull'area di Mondovì. Proprio ieri la Giunta ha approvato un disegno di legge che prevede il prolungamento del metanodotto nella zona industriale di Mondovì.
La proposta di deliberazione può essere articolata nel senso di dare un significato positivo all'insediamento qualora a monte vengano date le garanzie nei confronti dei lavoratori del sud e di quelli della zona di Cuneo.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Alasia leggo un telegramma inviato dai partiti DC, PCI, PSI, PSDI, PRI della provincia di Frosinone i quali "denunciano la gravissima decisione della Pennitalia di voler installare un altro stabilimento a Cuneo. Le forze politiche di Frosinone esprimono preoccupazione per le gravi e negative ripercussioni sullo sviluppo economico e sociale del sud che tale iniziativa comporterebbe e per la messa in pericolo degli attuali livelli occupazionali della Provincia. All'insediamento di Roccasecca della Pennitalia non sono mancate condizioni favorevoli (ingenti finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno attualmente è in corso un'istruttoria per un altro finanziamento maestranze qualificate, ecc.) e potrebbe avvalersi di tutte le leggi per investimenti nel sud, per avviare processi di ampliamento, ristrutturazione e ammodernamento degli impianti ormai obsoleti. I partiti di Frosinone, nel sottolineare che occorre perseguire da parte di tutte le forze politiche e sociali una politica di sviluppo del Mezzogiorno, invitano il Consiglio regionale del Piemonte a prendere in considerazione la necessità che gli investimenti della Pennitalia siano fatti al sud per contribuire in questo modo alla ripresa dell'economia del Mezzogiorno e a far uscire il Paese dalla crisi".
Do la parola all'Assessore Alasia per la replica.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Desidero ringraziare i colleghi per i contributi che hanno portato che mi pare possano aiutarci nell'immediato futuro. Non posso ringraziare il collega Marchini, non perché ha chiesto le mie dimissioni, ma per averle richieste con quelle motivazioni politiche; qualora fossi stato intenzionato a liberarmi del mio fardello, sarei obbligato a tener duro. Ho il dovere di dire alcune cose e cerco di farlo molto rapidamente. E' curioso il fatto che nessuno, tranne il Consigliere Alberton e di sfuggita abbia ripreso un aspetto fondamentale della questione, citato nella relazione e sottoposto dal Cipi come condizione per andare a rivedere la deliberazione assunta: il problema della politica di settore.
Molti di voi hanno giustamente rammentato alcune prese di posizione della fabbrica di Cuneo, nessuno ha ricordato che c'è qui una delegazione del Consiglio di fabbrica della Siv che da dieci giorni chiede ai Capigruppo di essere sentita.
Collega Marchini, ognuno può sbizzarrirsi come vuole sulle previsioni di mercato; nemmeno io sono un tecnico del vetro, né sono un tecnico di altri settori, ma ho il dovere di informarmi relativamente al sovradimensionamento delle capacità installate. Non c'è dubbio che le aziende private cercano di fare valutazioni in base al profitto, ma esiste anche una concorrenza e molte volte abbiamo visto che le valutazioni si dimostravano non fondate. La Singer con l'investimento a Leinì aveva fatto una certa valutazione e quando l'ha rivista ha creato dei problemi drammatici. La questione della politica di settore dovremo averla presente andando all'incontro con il Cipi, non è di piccolo conto, tant'è vero che su di essa si fonda la legislazione industriale e la legge di riconversione e di ristrutturazione industriale. Allora, colleghi la questione delle partecipazioni statali è di poco conto tanto da poterla ignorare? Non voglio muovere rimproveri a nessuno, ma il fatto che questa questione non sia stata ripresa e associata nella discussione dimostra quanto meno una parzialità di vedute rispetto alla questione presente. Il collega Marchini chiedeva con quale vetrino si vuole leggere la programmazione. Vorrei discuterne senza ideologismi, concretamente e vi assicuro che gli ideologismi per me non fanno velo su questo, perché all'interno del mio partito e del movimento sindacale, al quale sovente con piacere mi richiamo, è aperto il dibattito su questa materia. E' uscito di recente un volume dell' Università di Modena edito da Feltrinelli (non lo cito per non volerne fare pubblicità) contenente un mio saggio rispetto all'esperienza programmatoria e vorrei discuterne concretamente. Non ho nessuna difficoltà ad affermare che la programmazione viene dal basso e non è , un fatto tecnocratico e dirigistico. Cerchiamo di intenderci, cari colleghi, perch con questo si intende anche Salerno, viene dal basso anche una serie di sollecitazioni e di realtà diverse che vanno armonizzate se non si vuole andare allo sfascio più di quanto già non si sia andati, Non abbiamo mai accettato la polemica che rischia di peccare di schematismo. Secondo l'allora Ministro dell'industria Donat Cattin la programmazione industriale doveva essere fatta dallo Stato con l'esclusione della Regione. I problemi dei settori sono aperti e sono già stati sollevati numerose volte in Consiglio come quelli della fibra e della Montedison. Se questa crescita e questa partecipazione devono venire dal basso è necessario un momento di sintesi per avere la possibilità di situare il particolare nel generale: questo però non può che avvenire a livello nazionale dove le questioni di merito e di metodo ancora una volta si intrecciano.
Non ho mai detto che non si debba tener conto del parere del Comprensorio, anzi, nel caso specifico, ho detto ciò che pensavo su quel parere e mi pare di non aver assunto toni netti; ho semplicemente detto senza offesa per nessuno, e lo ripeto per chiarezza, che questo è "un parere", non il solo parere. Aggiungo a titolo personale che il parere espresso dal Comprensorio non è il più importante. Tornerebbe l'Italia dei tempi bui se non fossimo capaci di fare una sintesi generale! Molti Consiglieri, in particolare Martini e lo ringrazio, si sono dati da fare per dimostrare che esistono tutte le garanzie per Salerno e per Roccasecca.
Presidente Sanlorenzo ha letto però il telegramma arrivato da quella Provincia e in questo momento ho ricevuto un telegramma, diretto al Presidente della Giunta regionale, firmato da Gaetano Fasolino, Presidente della Provincia di Salerno, sullo stesso argomento.
Credete, colleghi, che nessuno sarebbe più felice di me nel prendere atto che le garanzie per Salerno ci sono, ma, come ho ricordato, non è solo questione di dichiarazioni di buona volontà e di reciproca buona fede, la garanzia deve essere in termini contrattati sugli addetti, sugli organismi sugli investimenti e sui macchinari e gli aspetti sindacali verranno verificati domani in un incontro con la Pennitalia e gli investimenti saranno verificati con gli organi dello Stato ai vari livelli.
Il Consigliere Martini ha ricordato il giudizio positivo dato dalle organizzazioni sindacali del sud al momento della composizione dell'accordo con la Coral; d'accordo, ma attenzione, che cosa dovevano fare le organizzazioni sindacali di fronte ad una richiesta di ridimensionamento di quasi la metà della maestranza? Quale altro giudizio potevano dare? Anch'io, che dopo 36 mesi sto componendo la vertenza Singer, darò giudizio positivo di quella composizione; anche il chirurgo, terminato un intervento dice: "l'operazione è andata molto bene". Certo, questo non vuol dire rallegrarsi delle condizioni che hanno determinato lo stato patologico.
Quel giudizio, caro Martini era riferito alla situazione di allora, quando si stava componendo la tranche dei 220 licenziamenti. Oggi siamo di fronte ad un fatto nuovo. Voi dite che ci sono garanzie per Salerno. Il Cipi, il Comune e la Provincia di Salerno, la Regione Campania, vogliono prendere atto di queste garanzie e, se mi consentite, i migliori giudici sono i salernitani.
Sulla questione del metodo ho ricordato i tempi e i modi che mi sono stati consentiti: ho operato in termini ristretti (19/12 - 21/12), non ho precipitato e ho espresso l'opinione che conoscete. Sono pronto a discutere di questa vicenda tutte le volte che il Consiglio lo esige. E' un problema vostro. Cerchiamo però di intenderci per fare le cose utili, nei tempi e nei modi consentiti e non in base ad un astratto democraticismo. Perché non facciamo la stessa discussione per Spinetta Marengo, dove con la chiusura del biossido di titanio la situazione è molto pesante? La Giunta doveva portare in Consiglio la discussione di circa 150 progetti di ristrutturazioni e di riconversione industriale, che ho seguito, e per i quali è stata fatta l'istruttoria per il credito agevolato; questa notte sono rientrato dall'incontro con il Ministro Prodi su una vertenza che potrebbe farci trovare da un minuto all'altro con licenziamenti a carico di 1100 donne, vi presento oggi un quadro relativo a 89 punti di crisi. Se, in omaggio alla democrazia, devo venire qui tutti i giorni a propinarvi una lezione sui punti di crisi, non ho difficoltà a farlo, sappiano però il Consiglio, la Giunta e i colleghi che ci sono anche altri modi per comunicare.
Quando assunsi l'incarico dell'Assessorato al lavoro, il Consigliere Oberto mi pregò di riferire in termini sintetici e per iscritto le varie situazioni e regolarmente le relaziono per iscritto.
Venendo al merito della questione, ho già riferito sull'intesa tra la Giunta e il Comune di Cuneo sulla proposta che avanzeremo al Cipi, con il quale peraltro ho parlato preventivamente e dopo la discussione con il Sindaco. Il Consigliere Martini ha fatto un'osservazione che non lascio cadere e cioè che forse c'è stato un errore di impostazione nella domanda fatta al Cipi. Credo che si riferisse alla domanda dell' azienda. Signori Consiglieri, devo rispondere io di un errore di impostazione fatto dall'azienda? Incominciamo dunque a puntualizzare. E' su quella base che il Cipi ha giudicato, e su quella base io ho cercato di giudicare. Su quella base la proposta metodologica ha un senso. Certamente una valutazione compiuta richiederà la presenza delle varie parti. Condivido quanto dice il Consigliere Calsolaro sull'esigenza di approfondire con il primo interlocutore cioè con il Cipi, questa è la richiesta che ho fatto il 29.12 e che ho comunicato subito al Sindaco di Cuneo, sulla cui base si sono messi d'accordo gli Parlamentari cuneesi; non sia però quel confronto segmentato, disaggregato tra l'una e l'altra parte. Se questa sarà l'opinione del Consiglio, questa sera, su questa base, prenderò contatto con il Sindaco di Cuneo per avviare immediatamente il confronto.



PRESIDENTE

Occorre ora formalizzare la conclusione del dibattito. Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

I Gruppi presenteranno un ordine del giorno sulla questione.
Vista la delicatezza della questione chiedo qualche minuto di sospensione per una più approfondita valutazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidenti, colleghi, alcune puntualizzazioni: gli interventi dei Consiglieri Martini e Alberton intendevano integrarsi l'uno con l'altro. Il collega Martini più volte, nel corso della sua apprezzata pacata, seria esposizione, ha rinviato all'integrazione politica che sarebbe stata fatta dal collega che lo avrebbe seguito nell'esporre la posizione del Gruppo.
Vi è stata quindi una sensibilità sicuramente accentuata ed acuita al problema anche locale, ma nessuna scelta particolaristica da parte del Gruppo, quanto meno nelle intenzioni. E se, al di là delle intenzioni rischi di questa natura sorgessero, siamo insieme impegnati stabilendo gli opportuni collegamenti ad evitare conseguenze di questa natura.
Voi capite però che è molto più facile contenere le spinte localistiche e particolaristiche quando si vedano sommariamente sacrificate attese e prospettive che per qualità e quantità, il buon senso comune si rifiutava potessero esserlo.
Noi non abbiamo da proporre alcuna questione personale nei confronti dell'Assessore Alasia. E sarebbe stucchevole se adesso ci dilungassimo in apprezzamenti personali per la qualità del suo impegno, che rinviamo ad altro momento che sia più significativo per lui.
Però non possiamo esimerci dal dire che ci sono tratti di generosità di serietà di impegno che qualificano anche quando circostanze obiettive o situazioni difficili possono condurre a commettere errori politici o di scelta.
E' stato detto che possono essere stati commessi errori per schematismo, per fretta. Più che della ricerca di responsabilità personali e vorrei ritenere che non siano tali - mi preoccupo delle responsabilità politiche dalle quali nessuno di noi può esimersi quando queste cose avvengono.
Voglio pero rilevare che questi possibili errori hanno causato sicuramente due effetti che mi auguro non siano irreversibili. Il primo è stato quello di introdurre surrettiziamente ed esasperare una polemica questa sì divenuta astratta perché sproporzionata rispetto ai moventi, alle cause, alle situazioni, non pertinente sulla politica per il meridione e per le scelte statutarie e non compiute, a questo riguardo, della Regione Piemonte.
Il telegramma che è stato letto e quelli che abbiamo ricevuto sono un segno allarmante del mettersi in moto di meccanismi che finiscono per prescindere dalla concretezza, dallo spessore, dalla consistenza della questione che è stata promossa; quasi tendono ad accreditare che, sia pure per aspetti quantitativamente non rilevanti, si stesse per vulnerare un principio al di là delle questioni di qualità e di quantità.
Qualcuno può avere avuto il sospetto che sia stato pagato un prezzo obiettivamente facile, ma non facilmente recuperabile nei confronti di una coerenza formale.
Ciascuno di noi compie ogni giorno errori. Stiamo attenti che errori e polemiche di questo tipo non sono destinati a rendere più credibile la posizione ideale e morale che ci fa tutti cittadini di una sola Repubblica né a convincere che elementi diversi abbiano concorso a determinare, a provocare prese di posizione nelle quali forse interessi molto concreti molto discutibili, anche legittimi, abbiano avuto un peso maggiore di grandi questioni morali e di principio.
La seconda preoccupazione è costituita dall'occasione, forse si è offerta inconsapevolmente, per le decisioni prese al centro, che mi auguro non siano irreversibili.
Quindi, noi non accettiamo neppure un'ulteriore obiettiva strumentalizzazione, quella di una contrapposizione tra gruppi di lavoratori torinesi o cuneesi.
Vorrei che le persone che sono qui ad ascoltare con tanta attenzione con tanta tensione, a costituire un pubblico così qualificato, fossero pienamente solidali e non passasse tra di loro nessun filo di divisione o di contrapposizione.
Stiamo quindi anche attenti a proporre questioni, valutazioni di interessi pur legittimi, di attese valide, collocandole in momenti e in tempi in cui queste possono assumere un ruolo pericoloso ed equivoco.
E' stato detto che si è pronti a rivedere tutta la questione. Ebbene ora sarà enormemente più difficile di prima. Non saremo noi ad esasperare le difficoltà. Ci impegniamo qui - ho preso la parola pensando prima di non doverlo fare - anche per sottolineare questo aspetto.
Il Presidente ha detto e il suo collega in professione, avv. Paganelli ha sottolineato che non c'è campo per la polemica.
Ebbene, amici, colleghi e diciamo pure lavoratori di Salerno, di Frosinone e di Cuneo, noi riteniamo che, calmate le polemiche e ripreso, da una posizione estremamente più difficile, (qui stanno le responsabilità politiche) l'esame di merito, si possa giungere ad una soluzione che, fermi i principi, ferma la politica meridionalistica, dia però anche ai nostri cittadini regionali, ai nostri lavoratori di Cuneo e di Torino, quelle garanzie che credo non siano incompatibili con lo sviluppo ordinato e unitario di tutto il Paese.
L'ordine del giorno che presentiamo suona in questi termini: "Il Consiglio regionale, sentita la relazione dell'Assessore all'industria sulla posizione assunta in merito alla richiesta della Vernante Pennitalia di creare un impianto complementare per la seconda lavorazione del vetro in prossimità dello stabilimento di Cuneo, considerato che nel corso del dibattito consiliare è emerso come la posizione favorevole al nuovo impianto assunta dagli Enti locali del Cuneese sia conforme alle linee di indirizzo della programmazione regionale e con obiettivi di coerenza con la scelta fatta propria dalle forze politiche che sostengono il Governo di investimenti industriali nell'Italia meridionale, impegnano la Giunta a rivedere la propria posizione e ad assumere immediate iniziative per un rapido ed approfondito riesame della questione a tutti i livelli e con tutti gli interlocutori necessari onde pervenire ad una decisione che risponda positivamente alle legittime attese delle popolazioni e dei lavoratori interessati del Cuneese e che sia nel contempo di piena garanzia per gli sviluppi dell'occupazione e degli investimenti nel sud".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A nome dei Gruppi di maggioranza leggo l'ordine del giorno che proponiamo: "Il Consiglio regionale, sentita la comunicazione dell'Assessore Alasia in merito alla richiesta di parere per l'insediamento di uno stabilimento della società Vernante Pennitalia a Peveragno, in considerazione del dibattito consiliare sviluppatosi sull'argomento e delle richieste dei sindacati e degli Enti locali della zona interessata decide di richiedere al Cipi di riesaminare sollecitamente con le Regioni, gli Enti locali interessati, le organizzazioni sindacali, nonché con la ditta richiedente, il problema, al fine di avere una completa conoscenza dei programmi della ditta con riferimento all'intera articolazione dei suoi stabilimenti in Italia, ed in questo ambito poter esprimere un giudizio che, tenendo conto dell' intero quadro, possa dare positiva risposta ai problemi occupazionali della provincia di Cuneo senza rischi di una loro negativa concorrenza con quella delle altre località del Mezzogiorno Salerno e Frosinone ove sono insediati gli altri stabilimenti del gruppo."



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non intendo illustrare l'ordine del giorno, mi pare però corretto nei confronti dell'Assessore, del Presidente della Giunta e deca colleghi motivare il perché del mantenimento dell'ordine del giorno del mio Gruppo.
Il Capogruppo comunista ha usato un aggettivo nei confronti della mia iniziativa e ritengo che quando avrà qualche anno di più, come li ho io sarà più moderato nei termini.
Io e il mio partito abbiamo una certa concezione della politica, Il Consiglio regionale nella stragrande maggioranza, incluso il PSI, non ha potuto non convenire sulle posizioni dell'opposizione che hanno ritenuto intempestiva ed infondata la valutazione della Giunta e dell'Assessore. In un Paese serio il parere del api dovrebbe essere un fatto serio e probabilmente irreversibile. Sono fatti politici. La politica non pu essere fatta di arrangiamenti, di ripensamenti, di chiacchierate, di stirature in tutti i sensi, positivi e negativi. Alla fine di una discussione politica di questo genere, oltre alla proposta dei due Gruppi maggiori che mi trova consenziente anche se logicamente non potrò votarla da parte del Consiglio deve venire un giudizio sul comportamento della Giunta e dell'Assessore, ossia quando l'esecutivo risponde del suo operato il Consiglio deve esprimere un giudizio politico.
Ho chiesto al Consiglio di esprimere un giudizio nei confronti della Giunta e la richiesta è motivata dal fatto che fino alla fine siamo stati in attesa di sapere se questa era una decisione dell'Assessore o della Giunta. Ci è stato chiarito attraverso quale difficoltà è venuta fuori. La Giunta non può sfuggire al giudizio del Consiglio, non può, alla fine di un dibattito come questo, uscire esprimendo la volontà di fare qualche cosa.
Il Consiglio deve dare un giudizio sull'operato della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Visto che i Gruppi hanno ritenuto di dovere definire la loro posizione attraverso la definizione di un documento, il Gruppo del Movimento Sociale Destra Nazionale presenta un ordine del giorno che dice testualmente: "Il Consiglio regionale del Piemonte, sentita la relazione dell'Assessore al lavoro Alasia, la censura, critica l'azione svolta dalla Giunta regionale impegna la Giunta stessa ad intervenire immediatamente presso il Cipi perché riveda il parere precedentemente espresso".



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Questa discussione può essere sembrata eccessiva rispetto all'esiguità del numero delle persone che possono o non possono essere impiegate nello stabilimento tuttavia ha chiarito che cosa intendono molti Consiglieri per programmazione. La maggioranza ha presentato un ordine del giorno che tiene conto della discussione in aula e che di fatto disdice quello che è stato fatto dalla Giunta; nell'ordine del giorno, la Giunta infatti chiede al Cipi di riesaminare sollecitamente il parere unitamente alle Regioni.
Dato che il parere del Cipi era uguale a quello della Regione riesaminare il parere del api significa che si ritiene riesaminato anche quello della Regione.
Ritengo particolarmente interessante questo riesame, dato che nel complesso della discussione è stato sottostimato il fatto che per esprimere un giudizio occorre tener conto dell'intera articolazione degli stabilimenti della Pennitalia esistenti nel nostro Paese.
In questo caso non si tratta tanto di sapere se l'aumento di 100 occupati nel Cuneese va a detrimento o meno di altri occupati in Italia meridionale, ma si tratta di avere delle garanzie precise per il futuro da parte dell'azienda.
L'Assessore Alasia ha sottolineato infatti l'aspetto che riguarda gli investimenti e la continuità occupazionale in conseguenza degli investimenti; non si tratta soltanto di sapere dove debbono avvenire le localizzazioni, ma si tratta di avere la garanzia che le localizzazioni diano lavoro duraturo e in questa continuità lavorativa sta il senso della programmazione.
Il fatto che l'azienda abbia dichiarato di rifiutare gli eventuali contributi ci fa meditare. Tale rifiuto avrà dietro di sé delle ragioni sia pure di carattere economico che, in qualità di politici, desideriamo conoscere per assicurare che la decisione di interesse aziendale collimi con l'interesse sociale del Paese. Non ho voluto intervenire nel momento della vis polemica che c'è stata qui oggi, intervengo ora nel momento in cui le acque sì sono calmate.
C'è stato un infortunio della Giunta. Prendiamolo per quello che è.
Il partito di maggioranza propone un ordine del giorno che è molto più complesso di quello che ci è stato proposto dalla D.C., in quanto dà una risposta alla discussione odierna e alle richieste fatte dal mio collega di Gruppo, pertanto il PRI voterà favorevolmente.



PRESIDENTE

Se gli Consiglieri sono d'accordo propongo una sospensione di pochi minuti per discutere sull'ordine dei lavori di oggi e dei prossimi giorni.



(La seduta, sospesa alle ore 17,20 riprende alle ore 17,40)



PRESIDENTE

La Conferenza dei Capi-gruppo ha deciso di: esaurire il punto che stiamo trattando con la votazione degli ordini del giorno presentati esaminare e votare la deliberazione della Giunta regionale: "Contributo ai Comuni per la realizzazione di iniziative a favore dei giovani. Impegno di spesa per l'intero importo di L. 1.000.000.000 (legge regionale 22 dicembre 1978, n. 83)" relazionare sul punto quarto all'ordine del giorno "Ordinamento degli uffici della Regione Piemonte". La discussione finale e la votazione avverrebbero nella seduta del 16 gennaio.
L'ordine del giorno di martedì prossimo conterrà anche la trattazione del parere della Regione Piemonte sul piano generale delle ferrovie.
Vi dò lettura degli ordini del giorno presentati: Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Calsolaro, Bontempi e Rossotto: "Il Consiglio regionale, sentita la comunicazione dell'Assessore Alasia in merito alla richiesta di parere per l'insediamento di uno stabilimento della Società Vernante-Pennitalia a Peveragno, in considerazione del dibattito consiliare sviluppatosi sull'argomento e delle richieste dei sindacati degli Enti locali della zona interessata decide di richiedere al Cipi di riesaminare sollecitamente con le Regioni, gli Enti locali interessati, le organizzazioni sindacali, nonché con la Ditta richiedente, il problema, al fine di avere una completa conoscenza dei programmi della ditta con riferimento all'intera articolazione dei suoi stabilimenti in Italia, ed in questo ambito poter esprimere un giudizio che, tenendo conto dell' intero quadro, possa dare positiva risposta ai problemi occupazionali della provincia di Cuneo senza rischi di una loro negativa concorrenza con quella delle altre località del Mezzogiorno Salerno e Frosinone - ove sono insediati gli altri stabilimenti del gruppo".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli, 21 contrari e 3 astenuti.
Ordine del giorno presentato dal Gruppo D.C.: "Il Consiglio regionale, sentita la relazione dell'Assessore all'industria sulla posizione assunta in merito alla richiesta della S.p.A.
Vernante-Pennitalia di creare un impianto complementare per seconda lavorazione del vetro in prossimità dello stabilimento di Cuneo considerato che nel corso del dibattito consiliare è emerso come la posizione favorevole al nuovo impianto assunta dagli Enti locali del Cuneese sia conforme alle linee di indirizzo della programmazione regionale e con obiettivi di coerenza con la scelta, fatta propria dalle forze politiche che sostengono il Governo, di investimenti industriali nell'Italia meridionale impegna la Giunta a rivedere la propria posizione e ad assumere immediate iniziative per un rapido ed approfondito riesame della questione a tutti gli livelli e con tutti gli interlocutori necessari onde pervenire ad una decisione che risponda positivamente alle legittime attese delle popolazioni e dei lavoratori interessati del Cuneese e che sia nel contempo di piena garanzia per gli sviluppi dell'occupazione e degli investimenti nel sud".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 27 voti contrari, 22 favorevoli e 1 astenuto.
Ordine del giorno presentato dal Consigliere Marchini: "Il Consiglio regionale del Piemonte, udita la comunicazione del competente Assessore all' insediamento industriale previsto a Peveragno visti i pareri espressi dal Comprensorio e dagli Enti locali, ritenuto che l'insediamento stesso è compatibile con le finalità del Piano regionale di sviluppo, esprime parere favorevole allo stesso insediamento ed auspica analogo parere ad opera del Cipi.
Il Consiglio regionale, atteso e ritenuto come l'atteggiamento tenuto nell'occasione dalla Giunta ha pregiudicato gravemente la credibilità dell'Istituto regionale con comportamento scorretto nel metodo che vanifica la partecipazione degli Enti locali e l'istituto della consultazione, miope sul piano politico, censura l'atteggiamento della Giunta stessa ed invita il competente Assessore a rassegnare le dimissioni".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'ordine del giorno è respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 23 astenuti.
Ordine del giorno presentato dal Consigliere Carazzoni: "Il Consiglio regionale del Piemonte, sentita la relazione svolta dall'Assessore al lavoro sull'insediamento Pennitalia a Peveragno, si dichiara insoddisfatto, censura l'operato svolto dalla Giunta, impegna la Giunta stessa ad intervenire immediatamente presso il api perché venga riveduto e modificato il parere negativo in precedenza emerso".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 18 astenuti.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione della Giunta regionale: "Contributo ai Comuni per la realizzazione di iniziative a favore dei giovani. Impegno di spesa per l'intero importo di L. 1.000.000.000 (legge regionale 22 dicembre 1978, n. 83)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione della Giunta regionale: "Contributo ai Comuni per la realizzazione di iniziative a favore dei giovani. Impegno di spesa per l'intero importo di L. 1.000.000.000 (legge regionale 22 dicembre 1978, n. 83)".
Vi dò lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale, adempiendo ad un impegno già presente nel dibattito relativo all' assestamento del bilancio per l'esercizio 1978, con suo provvedimento legislativo, approvato nella seduta del 30 novembre 1978 ha disposto che, per consentire iniziative a favore dei giovani (in settori ben precisati d'intervento), gli cui problemi per le loro dimensioni assumono carattere di particolare gravità, siano concessi ai Comuni contributi straordinari nell'ambito di uno stanziamento a bilancio di L.
1.000 milioni.
La relativa legge, vistata dal Commissario di Governo in data 21 dicembre, è stata promulgata il 22 dicembre 1978 e reca il n. 83. La medesima è stata pubblicata sul B.U., n.. 53, del 27 dicembre.
Poiché l'art. 1, comma secondo, della citata legge regionale n. 83/78 stabilisce che: 'il finanziamento di ogni iniziativa verrà effettuato con deliberazione del Consiglio regionale', ed essendo ormai impossibile che il Consiglio sia convocato prima della scadenza ultima dell' esercizio finanziario in corso, onde evitare che i fondi, destinati all'assegnazione dei contributi di cui trattasi, passino ad avanzo d'amministrazione e restino quindi inutilizzabili per gli scopi cui l'intervento finanziario regionale li ha destinati, si rende necessario provvedere per intanto ad impegnare la somma di L. 1 miliardo - di cui alla legge 83/78 - per conservarla in conto residui. Con l'intesa che il Consiglio regionale sarà chiamato sollecitamente a fissare il piano di riparto dei fondi e ad assegnare i singoli contributi ai Comuni ricadenti nella fattispecie prevista dall'art. 1 della legge.
Quanto sopra premesso la Giunta regionale, avvalendosi dei poteri del Consiglio, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, unanime delibera a) di impegnare la somma di L. 1.000 milioni, di cui alla legge regionale 22 dicembre 1978, n. 83, per conservarla a residui, ai fini di consentire al Consiglio regionale di assumere con sollecitudine i provvedimenti di assegnazione dei contributi straordinari ai singoli Comuni per la realizzazione delle iniziative a favore dei giovani ove i problemi relativi abbiano assunto particolare gravità per la loro dimensione.
La somma predetta è impegnata sul Cap. 4390 del bilancio 1978 istituito con il decreto del Presidente della Giunta regionale che ha apportato, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 2 della citata legge regionale 22 dicembre 1978, n. 83, le occorrenti variazioni di bilancio.
b) Di sottoporre il presente provvedimento, assunto con gli poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, al Consiglio per la ratifica nella sua prima seduta".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 21 astenuti.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame progetto di legge n. 343: "Ordinamento degli uffici della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 343: "Ordinamento degli uffici della Regione Piemonte".
Relatore è il Presidente della I Commissione, Rossotto, che ha facoltà di parlare.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la legge concernente la disciplina delle strutture di cui la Regione si avvale, per il rilievo che assume nella presente fase della vita dell'Ente, si colloca, da un punto di vista sostanziale, come momento di raccordo tra gli principi sanciti dallo Statuto e la disciplina, maggiormente caratterizzata in senso regolamentare, del rapporto di impiego dei dipendenti regionali.
La disciplina delle strutture, pertanto, costituisce un'occasione paragonabile,per rilievo, alla normativa concernente le metodologie della programmazione regionale - per contribuire ad un rinnovamento dell'apparato regionale, fornendo ad alcuni anni di distanza, anche una chiave di lettura di alcuni principi statutari.
Col provvedimento oggi sottoposto all'esame del Consiglio regionale si deve incidere su di una realtà - quella dell'apparato regionale largamente caratterizzata da contingenze, che devono essere rapidamente superate, derivanti dalla processualità del suo formarsi e dai vincoli ad essa imposti, e da stratificazioni che derivano da una consapevolezza ancora provvisoria in ordine al ruolo della Regione e al suo rilievo politico ed istituzionale.
Conseguentemente, mentre per quanto attiene al rapporto di lavoro tra l'Ente ed i suoi dipendenti è opportuno fare rinvio ad un diverso provvedimento, che recepisca le richieste e le indicazioni, contrattate anche a livello nazionale, dalle rappresentanze dei lavoratori, il contenuto degli apporti di lavoro, la relativa finalizzazione, gli riferimenti che occorre creare tra gli organi della Regione, gli organismi che alla stessa fanno capo, gli Enti che, complessivamente e nell'autonomia degli apporti, partecipano alla vita della Regione ed il relativo apparato di personale, ben possono essere oggetto di una normativa che definisca gli principi, gli criteri ed alcune delle procedure che devono disciplinare tale complessa struttura.
Ne deriva che il provvedimento legislativo concernente le strutture regionali deve essere finalizzato a concretare alcune delle condizioni per consentire alla Regione di meglio esplicare le sue funzioni legislative di indirizzo politico e amministrativo, attive e di controllo.
Le modalità di esplicazione, a termini di Statuto, devono essere informate al metodo della programmazione e al decentramento delle funzioni amministrative attraverso la delega di cui all'articolo 118 della Costituzione.
I momenti organizzativi attraverso cui la Regione esplica la sua azione sono gli organi ed organismi regionali, nonché gli Enti locali e le loro aggregazioni; le strutture, pertanto, sono definite con riferimento a tale articolazione e ad essa riferiscono la loro attività.
Obiettivo non secondario della legge è dettare, di conseguenza, gli principi cui si ispira l'organizzazione del lavoro ed il contributo del personale alle attività della Regione se si tenta un'esplicitazione in positivo, enunciando in termini non riduttivi, ma rigorosi, una definizione del ruolo "di esecuzione" proprio delle strutture.
Tale ruolo esaurisce, con riferimento sia alle fasi che precedono l'adozione dei provvedimenti, sia quelle di vera e propria esecuzione degli stessi lo spazio di contributi e di apporti, anche culturale, che è legittimo sia occupato dagli apparati. Ciò, lungi dal limitarne il ruolo, è il presupposto per il riconoscimento e la realizzazione dell'ambito di autonomia loro propria e pone le basi per l'applicazione del principio della collegialità del lavoro per un verso, e della contrattazione con le organizzazioni sindacali dall'altro.
L'intento di brevità, che con questa relazione si vuol perseguire sconsiglia una puntuale illustrazione di ogni singolo articolo del provvedimento in esame.
Pare però opportuna la sia pur sommaria illustrazione degli articoli del primo capo, che si devono intendere come canone esplicito di interpretazione, e della materia dei successivi capi con riferimento ad alcuni degli articoli che li compongono.
In ultimo è opportuno soffermarsi sul secondo articolo, per il rilievo politico che riveste e per il suo essere strettamente connesso alle stesse modalità di svolgimento dell'iter del disegno di legge nelle sedi di confronto con le forze politiche e sociali.
L'art. 1 consta di 2 commi.
Il primo è rivolto ad individuare: l'oggetto della disciplina di cui alla proposta, indicato nella configurazione dell'apparato organizzativo regionale, nella sua articolazione operativa e nelle procedure di cui lo stesso si avvale le finalità che la legge persegue nel dettare la disciplina.
Esse sono ricondotte alla collaborazione dell'apparato a favore degli organi della Regione di cui viene precisato, quale punto di riferimento non generico, il richiamo alle competenze.
Il secondo comma dell'articolo collega questa legge al più generale problema del rinnovamento, del riassetto e del riordino del sistema delle autonomie locali e dell'apporto che un organico e funzionante sistema di autonomie locali può a sua volta dare per rendere più efficiente la pubblica amministrazione in generale, sempre nell'ambito della materia disciplinata dalla legge stessa.
L'art. 2 collega le strutture della Regione alla programmazione specificando che queste debbano operare nell'ambito delle prescrizioni del piano, attuando quindi in concreto l'art. 4 dello Statuto e assicurando al tempo stesso il coordinamento dell'azione della Regione con quella dello Stato e degli Enti locali.
L'art. 3 si occupa dei problemi del decentramento e della delega definendo innanzitutto gli elementi di riferimento e le dimensioni territoriali dell'organizzazione delle funzioni regionali e individuando tali elementi di riferimento nei Comuni, singoli o associati, nelle Province, nelle Comunità montane e nei Comprensori. Le singole leggi attraverso le quali la Regione definirà il suo modo di funzionamento e l'esercizio delle funzioni, trasferite o delegate dallo Stato, sono gli strumenti attraverso i quali vengono individuati i livelli di decentramento, di delega o di sub-delega delle funzioni amministrative.
Attraverso tali leggi verranno pertanto anche definiti i livelli di decentramento delle strutture e degli uffici. E' evidente che le norme fissate da questo articolo hanno valore transitorio e sono subordinate all'entrata in vigore della legge di riordino delle autonomie locali in fase di elaborazione presso il Parlamento.
L'art 4 si propone di tradurre in attuazione il principio sancito dall'art. 2 dello Statuto sulla partecipazione, mentre l'art. 5 definisce a chi si rivolge la legge e che cosa intende disciplinare. Di particolare rilievo il fatto che la legge non riguarda solo l'organizzazione del personale regionale, ma anche il personale che venisse eventualmente comandato alla Regione dallo Stato e dagli Enti locali e l'utilizzazione degli uffici locali degli Enti cui la Regione ricorresse in attuazione dell'art. 118 della Costituzione.
L'art. 6 intende definire funzioni e responsabilità del personale.
L'art. 7 stabilisce il principio della collegialità del lavoro e del lavoro di gruppo e l'art. 8 è relativo ad alcuni importanti principi quali la mobilità, la qualificazione professionale e l'informazione del personale regionale e stabilisce innanzitutto che la Regione, attraverso le proprie strutture di formazione professionale o avvalendosi anche dell'apporto di altri Enti ed istituzioni, promuove e realizza un processo di formazione permanente del proprio personale. Per quanto riguarda la mobilità del personale, questa avviene con riferimento alla formazione professionale del personale stesso e comunque nel rispetto dei diritti acquisiti e del principio della contrattazione con le organizzazioni sindacali. E' altresì evidente che l'attuazione dell' art. 8 dello Statuto sul principio dell'informazione ha particolare significato per quanto riguarda il personale regionale e che pertanto la Regione deve predispone a tal fine gli strumenti idonei ad una più ampia informazione sui settori di intervento regionale e sulla sua attività.
Poiché il combinato disposto della legge oggi in esame e di quella che prevede all'alt. 38 è inteso a costituire pieno presupposto per l'abrogazione della legge n. 22, nei capi successivi al primo si ritrovano articoli aventi per oggetto la stessa materia di cui alla citata legge 22 resi coerenti nella forma e nei contenuti con gli principi e le finalità enunciati al capo I.
Le unità organizzative della loro articolazione in servizi ed uffici e la distinzione tra servizi funzionali e di settore sono oggetto delle norme contenute al secondo e terzo capo. Attenzione particolare, a completamento del disposto dell'art. 3, viene riservata agli artt. 15, 16, 17 e 18 alle unità organizzative decentrate.
Il capo quarto definisce le unità organizzative flessibili, gruppi di lavoro aventi rilievo dipartimentale, e le modalità di costituzione e di contestuale definizione degli obiettivi e dei relativi compiti.
Il richiamo al metodo di lavoro dipartimentale, per la realizzazione delle finalità di programmazione dell'Ente, che determina l'omogenea aggregazione delle unità organizzative regionali ed il rilievo dato alla funzione di coordinamento costituiscono rilevanti innovazioni rispetto alla più tradizionale prassi organizzativa dell'Ente pubblico e assumono quindi particolare peso e valore politico.
Le altre norme del capo V non vengono qui richiamate in ossequio all'esigenza di brevità, pur essendo di grande rilievo ed ampiezza di materia.
La trasparenza di tali norme permette, d'altro canto, una loro facile ed univoca lettura.
L'iter della discussione nell'apposita sotto- commissione della I Commissione e in sede di Commissione nella fase terminale si è sviluppato in un arco di molti, e forse troppi, mesi. Forte ed assai positivo è stato l'intreccio del dibattito politico, con gli incontri avuti con le organizzazioni sindacali confederali in sede di Commissione consiliare e ancor più, con lo svilupparsi della trattativa a livello della Giunta regionale. Gli accordi stipulati e il metodo adottato per definirli costituiscono perciò per la maggioranza un punto fermo, di grande valore e di rilievo non meramente contingente od occasionale.
La maggioranza della I Commissione ha valutato positivamente l'esigenza di mantenere, quali allegati al testo, prime valutazioni in ordine all'elencazione dei servizi del Consiglio e di quelli funzionali e di settore della Giunta regionale e del Presidente.
I dissensi manifestati su questi specifici, seppur rilevanti, aspetti non possono esimersi dal ricordare al Consiglio l'apertura, non solo di principio, ma concretizzata in fatti di grande rilievo sostanziale l'auspicio, pertanto, è che ampie convergenze, le più ampie compatibili con la natura e caratterizzazione del provvedimento, si rea lizzino nella sede consiliare, pur essendo stato tale disegno rassegnato a maggioranza dalla I Commissione.



PRESIDENTE

Il Consiglio è convocato per il 16 p.v. alle ore 9.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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