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Dettaglio seduta n.234 del 11/01/79 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'Assessore Alasia svolgerà questa mattina una comunicazione sulla questione della Pennitalia, così come è indicato nell'ordine del giorno.
I Capigruppo hanno deciso di esaminare nella giornata di oggi anche la legge sull'ordinamento degli uffici. Al termine del dibattito sulla situazione Pennitalia, gli Capigruppo esamineranno inoltre alcune richieste inerenti ai gravi fatti successi in questi giorni a Roma.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri: Astengo, Debenedetti, Fonio, Minucci Oberto Tarena.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati gli seguenti progetti di legge: N. 371: "Bilancio di previsione per l'esercizio 1979", presentato dalla Giunta regionale in data 19 dicembre 1978 N. 372: "Classificazione delle aziende alberghiere", presentato dalla Giunta regionale in data 2 gennaio 1979 N. 373: "Proroga dell'efficacia della classificazione alberghiera 1973/74 al 31 dicembre 1979", presentato dalla Giunta regionale in data 2 gennaio 1979 N. 374: "Norme provvisorie per l'esercizio, da parte della Regione Piemonte delle funzioni amministrative attualmente esercitate dalle Camere di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura del Piemonte in materia di agricoltura e foreste", presentato dalla Giunta regionale in data 2 gennaio 1979 N. 375: "Norme per l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate alla Regione ai sensi dell'art. 64 del D.P.R. 24 luglio 1977, n.. 616 e attualmente svolte dalle Camere di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura, relative alle materie 'fiere' e 'distributori di carburanti', presentato dalla Giunta regionale in data 2 gennaio 1979 N. 376: "Rifinanziamento con modifiche della legge regionale 12 agosto 1974 n.. 23, concernente provvedimenti per l'incentivazione turistico ricettiva", presentato dalla Giunta regionale in data 2 gennaio 1979 N. 377: "Interventi a favore dei Comuni e dei loro Consorzi per la costituzione di aree attrezzate per insediamenti artigiani", presentato dalla Giunta regionale in data 2 gennaio 1979.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il voto: alla legge regionale del 22.11.1978: "Convalida del Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 19 V.B, in data 7 settembre 1978" alla legge regionale del 16.11.1978: "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1978" alla legge regionale del 16.11.1978: "Integrazione della L.R. 25.5.1978 n. 26" alla legge regionale del 16.11.1978: "Istituzione del circondario di Saluzzo-Savigliano-Fossano" alla legge regionale del 16.11.1978: "Concessione di contributi in conto capitale ai Comuni, loro Consorzi e alle Comunità montane per la formazione di strumenti urbanistici e per il funzionamento degli uffici intercomunali di piano" alla legge regionale del 23.11.1978: "Istituzione del parco naturale dell'Alta Valle Pesio" alla legge regionale del 30.11.1978: "Contributo straordinario al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione ai fini dell'acquisizione di attrezzature di primo impianto" alla legge regionale del 30.11.1978: "Contributo ai Comuni per la realizzazione di iniziative a favore dei giovani".
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Economato e Servizi di tesoreria

Sulla Tesoreria regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, stanno per concludersi le trattative per la Tesoreria formata dalla Cassa di Risparmio, dall'Istituto S. Paolo e dalla Banca Popolare di Novara.
L'avvio dell'attività dovrebbe avvenire entro il 25 gennaio prossimo.
L'Assessore Simonelli la prossima settimana potrà dare informazioni più dettagliate in modo che il Consiglio possa avere piena conoscenza di questo fatto rilevante.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Informazioni dell'Assessore Alasia sulla Vernante Pennitalia


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alasia per la Vernante Pennitalia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, nel dare questa informazione al Consiglio sul problema Vernante Pennitalia, non mi limito solo alle più puntuali questioni che mi sono state poste nelle interrogazioni dei colleghi Graffia e Dadone, Martini, Lombardi, Paganelli e Soldano.
Anche senza queste interrogazioni la Giunta avrebbe comunque portato in Consiglio un' informazione, data l'importanza che la questione riveste intanto per Cuneo ma poi per un'area più vasta che coinvolge il Sud e segnatamente Salerno e Roccasecca in Provincia di Frosinone, e perch implica problemi di politica di settore e perché infine ha riflessi su attività industriali di partecipazione pubblica.
Vi sono dunque in questa questione una molteplicità di problemi, di interessi in gioco, nessuno dei quali può essere ignorato e nessuno dei quali può essere visto a sé stante.
In secondo luogo poi, per come sono andate le cose, in questa vicenda si intrecciano, assieme alle questioni di merito che sono e restano le fondamentali, anche alcune questioni di metodo, che vanno correttamente poste, e che noi non intendiamo affatto eludere.
Conviene ancora rilevare in premessa che,a questo punto della vicenda la questione Vernante Pennitalia, rilevante in sé per Cuneo, per Salerno e per Roccasecca, e rilevante in sé per un settore merceologico, finisce per assumere valore paradigmatico su ciò che si intende per riequilibrio regionale, per rapporto Nord-Sud, per politica industriale nazionale e unitaria, e conferisce anche un elemento di concretezza, fuori da liturgie e rituali, su quell'impegno delle pubbliche istituzioni a proposito della politica dei grandi gruppi che abbiamo iniziato a verificare con Fiat e con Associazioni imprenditoriali.
Vengo puntualmente alle questioni di merito e contenuto, e puntualmente, collegate a queste, alle questioni di metodo sulle quali vi sono state critiche al mio operato. A metà novembre, esattamente con la data del 7 novembre, pervenutaci il 15 novembre, il Ministero del bilancio ci ha richiesto parere sul progetto di insediamento della società Vernante Pennitalia a Peveragno.
Come è noto progetti di questa natura sono soggetti all'autorizzazione preventiva del CIPI. E' vero che la richiesta indicava la scadenza dell'Il gennaio per le decisioni dello stesso CIPI. Ma è vero anche che il Dr. De Vescovi, Segretario del CIPI, dopo averci peraltro già sollecitato nei giorni precedenti, il 19 dicembre ci comunicava che il CIPI avrebbe deciso nella sua seduta del 21 dicembre.
Io mi sono trovato davanti alla non piacevole situazione di dover dare il parere in termini utili. E in modo non equivoco. L'ho fatto nell'assoluta coscienza di non essermi mai posto da un'angolazione particolaristica, sulla base degli elementi di conoscenza e di fatto che ora espongo al Consiglio.
La nostra Commissione tecnica interassessorile, esaminato il problema ha espresso questo giudizio che vi rimetto in sintesi: "sotto il profilo urbanistico l'insediamento non presenta problemi di conformità con lo strumento urbanistico vigente del Comune di Peveragno ...
sulla base della documentazione presentata non sussistono in linea di massima preclusioni di ordine ecologico ....
la localizzazione del nuovo stabilimento in Peveragno presenta i seguenti problemi: pressoché totale inesistenza di infrastrutture al servizio dell'area; esigenza di salvaguardia dell'uso del suolo in funzione agronomica, trattandosi di un'area ad elevata fertilità; inopportunità di incentivare un processo di nuova industrializzazione potenzialmente concorrenziale con le esigenze di sviluppo del Monregalese .., la Commissione ritiene pertanto che l'investimento progettato dovrebbe configurarsi come ampliamento dello stabilimento di Cuneo".
Questo naturalmente sotto il profilo tecnico urbanistico. Per dire che vi sarebbero anche ragioni subcomprensoriali, tenendo conto che i quattro Comprensori del Cuneese hanno unitariamente indicato Mondovì come zona dove realizzare lo sviluppo, non ritenendo Cuneo certamente il primo in graduatoria. Ma l'Assessorato da me diretto ha da sottolineare altri e più importanti elementi di valutazione. Sono gli seguenti.
E' parere unanime e diffuso in tutti gli ambienti economici e politici nazionali e della CEE, che nel settore siamo davanti ad una forte eccedenza di capacità produttive installate rispetto alle reali capacità di assorbimento del mercato.
La potenzialità dei produttori in Italia è valutata sui 4 milioni di auto-vetrate mentre l'assorbimento è sul milione e 600 mila. L'Italia ha all'incirca il 27% della capacità europea installata ed esporta nei Paesi CEE ed extra CEE circa il 50% della propria produzione. Ciò malgrado i forni fusori (impianti primari) sono oggi utilizzati al 60%.
A livello CEE anche qui correlato all'andamento del mercato automobilistico il settore ha registrato una pesante crisi. Si valuta che la capacità produttiva installata sia sui 14 milioni di serie vetri per auto mentre le auto prodotte sono meno di 10 milioni.
Si consideri che la vita media di impiego di questi impianti è valutabile sui 10-15 anni.
In questa situazione, l'attività di esportazione richiede all'industria italiana uno sforzo continuato di adeguamento, sia quantitativo che qualitativo, per mantenere la competitività in un mercato caratterizzato da una competitività molto forte.
Francia, Germania e Inghilterra presentano attualmente un grado di sfruttamento degli impianti che varia dal 61 al 65%. Ed è da considerarsi quindi molto problematico che questi Paesi di fronte a margini di espansione produttiva consentano pacificamente l'ingresso di competitori extra comunitari.
Nel Benelux è stato montato un impianto con tecnologia modernissima capace di 1 milione di serie, con l'obiettivo di intervenire su tutti gli mercati europei; ciò confermerebbe come i problemi del trasporto non siano affatto determinanti anche considerando che è giudizio comune che la produzione vetri per auto è ad alto valore aggiunto ove gli costi trasporto non rappresentano un problema primario.
La Pennitalia ha due stabilimenti nel Mezzogiorno: uno a Salerno e l'altro a Roccasecca in provincia di Frosinone.
Si ha bel dire come ci dice con un telegramma l'ing. Lombardi dell'Unione Industriali di Cuneo che "non c'é stata cassa integrazione negli ultimi mesi". Sta di fatto che a Salerno nel corso del 1978 l'occupazione è scesa da 558 a 340 unità E noi saremmo ben lieti di prendere compiutamente atto, come afferma l'Ing. Lombardi, che il nuovo impianto di Peveragno non avrà ripercussioni sugli stabilimenti di Salerno e Roccasecca, ma ecc, ecc.. Ma queste cose la Pennitaha deve garantirle con una contrattazione precisa su campianti organici, ecc., con le organizzazioni sindacali di Salerno e di Roccasecca e con la presenza del Governo e delle Regioni interessate per gli aspetti di politica industriale.
E' perfettamente inutile che si ricordi a noi in modo polemico che a Salerno è stata fatta un'operazione con la Coral; siamo così poco "torinesisti" che la Coral l'abbiamo scoperta noi, quando l'Unione Industriale non la conosceva e non l'aveva come associata.
La Coral presentò a noi un progetto per la Singer quando avevamo 2.000 licenziamenti nell'area di Leinì, eppure quando si affacciò l'ipotesi di dirottare l'impegno a Salerno noi affermammo senza esitazione che l'operazione ci andava bene.
Occorre per altro ricordare che 180 lavoratori della Coral Pennitalia devono ancora andare a posto ed avranno un anno e mezzo circa di formazione professionale. Ma se anche tutta questa partita fosse a posto cosa significa? Quando mai, qualcuno in questo nostro Paese ha detto che al Sud va difesa l'occupazione "esistente"? Tutti affermano al contrario che essa si deve espandere e che quindi per il Sud devono essere previsti nuovi stabilimenti.
Alla "Gazzetta di Cuneo" che mi rimprovera la "retorica del Sud" posso purtroppo ricordare che Salerno ha circa 21 mila giovani iscritti nelle liste speciali (quasi quanto tutto il Piemonte! ); in questo momento nel Salernitano sono messi in discussione circa 1.000 posti nel tessile e 1.000 posti nella ceramica.
Altro che retorica del Sud, cari colleghi ! Bisogna aver coscienza di affrontare questi problemi sapendo di essere cittadini non di Torino o di Salerno o di Peveragno, ma di essere cittadini di questa Repubblica i cui destini sono unitari dalle Alpi alla Sicilia.
Salerno ha impianti ancora vecchi. E' opinione degli ambienti sindacali ed amministrativi della città di Salerno che l'impianto salernitano sia tecnologicamente in via di superamento e capace soltanto di garantire un'altra campagna del forno (cioè 4-5 anni).
Roccasecca ha bisogno di forti investimenti. La Pennitalia più di una volta ha affermato di voler lasciare il Sud. Si teme dunque legittimamente che l'insediamento a Peveragno sia il primo tempo di un'operazione per chiedere poi un forno e chiudere al Sud. Del resto non è per nulla chiaro se e quale portata occupazionale avrebbe l'operazione a Peveragno.
Si è parlato un po' disinvoltamente di 190 unità ma non pare che rispetto agli attuali occupati, la quota aggiuntiva avrebbe una forte incidenza.
Ancora: va rilevato che la minaccia di trasferimento in Francia non è una novità insorta in questi giorni.
"Le journal de Grenoble" del 15.111978 aveva già annunciato l'intendimento dell'azienda di costruire in Savoia impianti analoghi a quelli del Piemonte; dico questo non per dare per parte nostra per scontata la questione, ma unicamente per rilevare che questo problema era preesistente a queste ultime vicende Nostra posizione è che siamo interessati a che l'investimento si faccia in Italia in un quadro di corretti rapporti e di riequilibrio europeo.
Va per altro rilevato che la Pennitalia è una potentissima multinazionale nel settore chimico, non appare affatto fuori luogo l'esigenza che essa abbia con lo Stato italiano, una chiara discussione sui suoi programmi.
Signori Consiglieri, a questo punto un secondo ordine di questioni va responsabilmente valutato.
Nel settore opera l'azienda a partecipazione pubblica Vetroeuropa-Siv.
Al di là di qualsiasi giudizio di merito sulla Pennitalia noi ci chiediamo se, a fronte delle limitate possibilità espansive del settore (visto che in questo Paese si parla di politiche di .settore! ) le pubbliche istituzioni non abbiano il dovere di salvaguardare il potenziale produttivo e commerciale delle aziende pubbliche.
Questa vicenda Vetroeuropa del resto non è nata oggi: la Pennitalia s'era affacciata per entrare nella Vetroeuropa. Poi si è ritirata. Perché? Il perché deve dircelo il Governo, non potendo noi accogliere giudizi rispettabili finché si vuole ma di parte. Sta di fatto che si è costituita la Siv (80% di partecipazione pubblica).
Le partecipazioni statali hanno già sborsato 5 miliardi. Altri 5 stanno per essere investiti nei macchinari per i quali sono già concordati gli ordinativi.
Cosa ne fa lo Stato? Li butta alle ortiche ? Per la Siv c'é già il piano di attività formativa. Il 12 luglio 1977 (cioè più di un anno e mezzo fa) è stato firmato in Regione dall'Assessore Fiorini, dal sottoscritto, dalle organizzazioni sindacali e dalla Vetroeuropa un accordo per la necessaria formazione professionale.
Ancora il 22 dicembre il Sinvet Sindacato delle Aziende del vetro del gruppo Efim ha fatto sapere a noi e alle organizzazioni sindacali con una sua dettagliata nota di impegni che: per quanto riguarda gli aspetti più squisitamente organizzativi è stata avviata la riorganizzazione dei servizi generali di stabilimento; è stata predisposta la sistemazione delle aree industriali disponibili; dopo aver ottenuto dal Comune di Settimo dietro pagamento di 31 milioni la licenza edilizia per la trasformazione dei capannoni la Società darà inizio alle opere ed agli interventi necessari.
Sono già stati emessi gli ordini per l'acquisto degli impianti della sezione serigrafia; è stata ultimata la progettazione di alcuni impianti e strutture tecniche basilari per la successiva fase di montaggio.
Come si vede si tratta di un progetto in piedi ormai da tempo che impegna Stato, Regione, organizzazioni sindacali, Comuni.
A proposito delle critiche procedurali che mi vengono mosse e alle molteplici richieste di consultazione debbo ricordare che noi ci siamo trovati davanti ad una ridda di pareri e sollecitazioni con giudizi nettamente contrapposti: a favore il Comune di Cuneo, il Comprensorio l'Unione Industriale e naturalmente la Pennitalia; contrari le organizzazioni sindacali nazionali dei chimici, la Federazione nazionale e regionale Cgil Cisl Uil; il Comune di Salerno e la Regione Campana l'azienda a partecipazione statale.
Il Comune di Salerno con Sindaco dell'a Democrazia Cristiana ha votato all'unanimità il testo di un ordine del giorno che poi mi ha trasmesso con questo telegramma che vi stralcio: "Consiglio comunale Salerno venuto a conoscenza che Pennitalia intende procedere ampliamenti stabilimento Cuneo .., che disattendono proprio impegno ampliare stabilimento Salerno habet espresso ..., viva riconoscenza codesta Regione per elevata sensibilità problemi Mezzogiorno et questa città esprimono negativo parere per ampliamento Cuneo ..., ed esprimesi ringraziamento vivissimo Bruno Ravera Sindaco Salerno".
Al di là delle ragioni pro e contro trattando ora questioni di metodo desidero essere il più chiaro possibile. Noi siamo e restiamo per le più ampie consultazioni possibili, rispettando anche formalità, tempi e procedure. Ma nella fattispecie (e non è la prima volta che capita) esse non dipendono solo da noi.
La legge ci richiede un parere senza che l'interessato sia tenuto a darci alcuna consistente documentazione. Quando siamo posti davanti a tempi brevi in questo caso 48 ore ci si trova a dover decidere.
Mi si rimprovera ora mentre era in corso questo difficile accertamento bruscamente accelerato dalla richiesta del CIPI che ho ricordato di non aver tenuto altre riunioni.
Ma si dimentica troppo disinvoltamente di dire che, a quanto ora risulta, il Comune di Cuneo conosceva la questione da circa sei mesi senza che a me sia stato posto il problema.
Relativamente alla presa di posizione del Comprensorio che esprime parere favorevole, e che io giudico equilibrata non fosse altro che per il fatto che ammette esplicitamente che se i tempi tecnici lo consentissero esso Comprensorio privilegerebbe l'indicazione di Dronero, devo ricordare che il testo argomentato di tale presa di posizione assunta il 21 dicembre è pervenuta a me il 28 dicembre anche se da alcuni giorni prima conoscevo il parere di massima.
Ma dal punto di vista sostanziale per avere cioè una consultazione utile credo che non si possa estrarre la questione Pennitalia dal suo complessivo contesto. Voglio dire che la consultazione si ridurrebbe a cosa formale se essa fosse una serie di atti parziali e segmentati. Domani, dopo che da lungo tempo lo chiediamo, ci sarà un incontro tra le federazioni sindacali nazionali, comprese quelle di Cuneo e di Salerno, e la Pennitalia.
L'ho detto e sostenuto in tante occasioni e questo Consiglio lo ricorderà anche a sostegno di tesi portate in altre circostanze dal Ministero dell'industria che bisogna sempre avere il senso della portata della politica industriale che tenendo conto di legittime istanze locali non può che avere respiro e ampiezza nazionale.
Solo la disinvoltura giornalistica della Gazzetta di Cuneo può dire che queste sono parole vuote. No, Signori. Questo è il senso anche della legge industriale 675, del dettato in essa contenuto, che a proposito di consultazioni e pareri delle Regioni, fissa la sede della Commissione interregionale.
Fare una politica di settore significa fare una politica nazionale cercando poi di armonizzare e di inscrivere in questa le legittime esigenze locali.
E' così evidente la cosa e sono così evidenti questi oggettivi termini che avendo noi inviato fin dall'inizio di agosto ai Comprensori i nostri pareri sui progetti di settore, non uno (e la cosa la si spiega benissimo) ha mosso obiezioni o scritto una riga.
Voi sapete già la decisione del CIPI che ha espresso parere negativo.
La motivazione che telefonicamente ci è stata data è di "., non conformità alla programmazione economica..." il cui indirizzo generale è che le nuove localizzazioni devono andare al Sud.
Io mi astengo da commenti generali trovandomi in questo caso sulla base delle risultanze finora a me pervenute concordante con le decisioni CIPI.
Voglio solo aggiungere che certamente per noi questa motivazione non pu diventare una formula ripetitiva per tutte le situazioni che invece presentano difformità e problemi vari che vanno specificatamente valutati.
Del resto le decisioni del CIPI, generalmente parlando, sono ben lontane dall'accogliere sempre le indicazioni delle Regioni. Noi abbiamo il caso recente di Spinetta Marengo per il quale, nonostante il parere favorevole della Regione per potenziamenti produttivi legati alla richiesta di chiusura del biossido di titanio, il parere del CIPI è stato negativo.
Debbo per altro una risposta al Sen. Sarti che vuole trovare distinguo all'interno del CIPI. Io non so (come del resto non sa il Sen. Sarti) poiché non ne facciamo parte, come si è svolta la discussione all'interno del CIPI. Mi risulta e me lo ha voluto confermare espressamente ancora il 6 gennaio il Segretario generale del CIPI, che si tratta di una decisione unanime.
E noi sentiamo che qui si pone un problema di un rapporto collaborativo reale e non formale con il CIPI. Ma sarebbe comunque banale attribuire ad un Comitato di sei Ministri (cercando le differenze fra i meridionali e non) posizioni che non derivino da un autonomo giudizio.
Infine, in questa disputa è intervenuta anche la Federpiemonte.
Devo dire per quel che risulta dalla dichiarazione del Presidente ing.
Frignani alla Stampa del 22 dicembre e quella successiva del 23 dicembre alla Gazzetta fatta in tono più prudente che comprendo benissimo la polemica del Presidente degli industriali privati con quella che definisce "fallimentari iniziative del le partecipazioni statali".
Ma questa non può essere in alcun modo la posizione pubblica la quale deve operare affinché tali iniziative cessino di essere fallimentari e risultino sane e produttive, secondo la logica di interesse collettivo puntando alla loro salvaguardia ed al loro potenziamento. Di qui la preoccupazione espressa per la Siv.
In secondo luogo debbo ancora ricordare che noi abbiamo avuto di recente occasione di esporre ai rappresentanti delle Associazioni imprenditoriali ciò che noi intendiamo per riequilibrio piemontese e per rapporto Nord-Sud, e ciò che intendiamo apprestare per le aree attrezzate per la convenzione quadro per le rilocalizzazioni, per la formazione professionale, per il credito agevolato non dando una lira a Torino ed alle altre aree forti del Piemonte per poter invece sostenere le aree insufficientemente sviluppate come il Cuneese.
Ieri il Ministro Prodi ci ha dato atto di questo atteggiamento responsabile.
Il Piemonte presenta problemi taluni assai gravi e pesanti come quelli del settore tessile e del gruppo Montedison o assai rilevanti come i progetti espansivi Fiat dove la credibilità e l'impegno nostro e quello degli imprenditori si potrà concretamente misurare.
La vicenda Pennitalia in questo quadro è una delle tante questioni da affrontare coerentemente. Questi sono i termini delle questioni quali risultano a me sino a questo momento.
Ma io debbo ribadire a nome della Giunta quanto del resto ho scritto ai giornali il 21 dicembre ed ai quali dovevo una risposta per questa e per altre questioni di politica industriale del Cuneese: nessun parere e nessuna decisione è inamovibile. Nessun giudizio è assoluto.
E noi siamo pronti alla più ampia e reale consultazione; e se ci saranno concrete garanzie che per altro non debbono essere date solo a noi siamo pronti a rivedere qualsiasi parere.
Il 29 dicembre ho avuto un colloquio con il Sindaco di Cuneo e credo di poter dire che ci siamo perfettamente intesi su questo terreno procedurale.
Non c'é nessun impedimento né formale né sostanziale a che il CIPI, con le tre Regioni interessate, con gli tre Comuni, con le organizzazioni sindacali nazionali, e se si vuole con la Pennitalia e la Siv, promuova una verifica a fondo delle varie e reciproche garanzie da dare.
E noi ed il Comune di Cuneo ci faremo sollecitatori di una tale verifica da realizzarsi nella forma più seria, vale a dire con le varie parti interessate.
Il 6 gennaio alle ore 17, cioè prima che iniziasse la riunione dei parlamentari cuneesi indetta dal Sindaco ho parlato con il Segretario generale del CIPI. Ho comunicato subito al Sindaco dichiarando di mettermi a sua disposizione per qualsiasi tipo di esame comune, come faccio da prima di Natale , le risultanze del colloquio col CIPI stesso.
Esse sono queste: il CIPI si dichiara disposto al tipo di incontro da me prospettato anche a nome del Comune di Cuneo. Per la chiarezza allo stato dei fatti il CIPI fa presente (ed io condivido questo giudizio) che la Pennitalia deve dare garanzie diverse da quelle finora fornite, sia per il settore che per il Mezzogiorno.
La Pennitalia ha due strade possibili: o quella di ricorrere al TAR di Roma o quella di impostare un riesame su basi nuove. Ed è questa seconda strada che noi suggeriamo proprio nello spirito di un esame utile che comprenda tutti gli aspetti.
Al Sen. Sarti, che pare mi rimproveri di "cambiare opinione", voglio rispondere che per carattere io credo di essere aperto alle considerazioni altrui e non appartenendo al rigido Ordine dei Cavalieri Templari di germanica memoria, io sono pronto a cambiare opinione se mi si spiegano le ragioni e se mi danno quelle spiegazioni e garanzie che sino ad oggi non ho avuto.
Non vedo in questo nulla di male. Anzi. Ma con altrettanti franchezza affinché non sussistano equivoci devo dire che sino ad oggi sulla base dei dati di fatto non ho cambiato opinione.
Signori Consiglieri, concludendo consentitemi di dire che non intendo riprendere ingenerose polemiche giornalistiche con le quali si vuol farci apparire come affossatori dell'economia cuneese.
Dico solo che chi ha responsabilità non può che provare molta amarezza di fronte ad atteggiamenti volti ad aizzare elementari polemiche tra poveri.
Questa non è la nostra posizione.
E gli impegni che portiamo nel Cuneese sono noti.
E l'industria della provincia di Cuneo è stata anche in questo ultimo mese alla sommità delle nostre preoccupazioni: dalla Cartiera di Ormea alla Wild, alla Artex Comino; dai difficili rapporti che abbiamo intrattenuto con le banche impegnando direttamente anche il nostro Presidente; con i Tribunali, con le sedi di Torino, di Cuneo, di Milano e di Genova; dal Governo agli imprenditori.
Non c'é né fuga né disimpegno dunque.
C'é un lavoro tormentato e molto difficile dove, sia detto ancora una volta, la Regione non è che una delle parti in causa che cerca di svolgere il proprio ruolo non certamente con lo spirito "grande torinese" che ci è stato rimproverato ma con un impegno di chi sa che il problema del riequilibrio e dello sviluppo delle zone più deboli, a cominciare da Cuneo è un problema della massima importanza, ma che ha molteplici implicazioni.
Non si modifica da oggi a domani con una politica di singola rilocalizzazione una realtà strutturale cresciuta nel corso di decenni.
Proprio per questo il problema deve trovare corrispondenza in un disegno unitario, che veda gli settori, l'economia nazionale, il Nord ed il Sud e all'interno del Nord i suoi punti di caduta, fuori da ogni affastellamento scomposto di "quaderni di doglianza", che non a caso portano solo ad incredibili proposte separatistiche che per davvero penalizzerebbero ancora di più le aree deboli.
Ricordo ancora l'incontro di domani tra i sindacati e la Pennitalia e che, dopo questo dibattito, se la maggioranza lo crede opportuno contatterò il Sindaco di Cuneo per promuovere l'incontro nei termini, con le modalità e con le componenti a cui ho accennato.



PRESIDENTE

La parola alla signora Graglia Artico.



GRAGLIA Anna

Signor Presidente, signori Consiglieri, la vertenza della Vernante Pennitalia con la richiesta di un insediamento a Peveragno ha aperto un confronto politico estremamente vivace in Consiglio e fuori nella comunità regionale. Vorrei richiamare le forze politiche al senso di responsabilità ed al confronto reale su questo problema.
Una delle prime questioni che vorrei richiamare è la tematica della programmazione e di indirizzo generale che abbiamo assunti nel Piano di sviluppo regionale. Non a caso il Piano regionale di sviluppo pone al primo punto i problemi dello sviluppo della Regione nell'ambito di un corretto rapporto nazionale e di indirizzo verso il Mezzogiorno. La questione della programmazione e del Mezzogiorno non può essere "il guscio appiccicato alla lumaca", come ha scritto il Sen. Sarti, ma deve essere una scelta politica di fondo di cui si fanno carico tutte le forze politiche. Quindi non di sole dichiarazioni scritte si deve trattare, ma di un'azione che faccia uscire il Paese dalla crisi economica non riproponendo il vecchio meccanismo di sviluppo, ma iniziative per uno sviluppo equilibrato del Paese che evitino le grandi concentrazioni in pochi poli, l'emigrazione e l'emarginazione di intere zone.
La politica del Mezzogiorno e della programmazione sono state assunte dalla forza politica a cui appartengo come questioni chiave per una svolta nel Paese e sono elementi portanti della realtà del Piano di sviluppo regionale, all'interno del quale vengono posti correttamente i problemi dello sviluppo e del riequilibrio dell'area piemontese.
Nell'esaminare questa questione non dobbiamo avere una visione campanilistica con la grettezza dei soli interessi particolari, ma dobbiamo guardare alle questioni più generali del Paese. E' con questo spirito e con questo indirizzo che dobbiamo analizzare l'investimento dei 13 miliardi della Pennitalia. Quindi non soltanto con una valutazione strettamente piemontese, ma in rapporto alla realtà, agli investimenti ed allo sviluppo dell'occupazione del gruppo Pennitalia nel nostro Paese. Non a caso, nel corso della vertenza del 1975/76, quando si chiudeva lo stabilimento Pennitalia di Vernante e si apriva un problema diretto e immediato per la realtà cuneese, evidenziammo già allora l'opportunità che la questione fosse posta ed avesse sviluppo in questa direzione.
La posizione del nostro Gruppo è di una verifica della realtà occupazionale e d'investimenti della Pennitalia con le Regioni ed i Comuni del Mezzogiorno per constatare insieme quali sono stati gli impegni assunti dalla Pennitalia e quali sono state le realizzazioni e quali sono i programmi complessivi per il futuro.
Vorrei quindi riflettere sull'ordine del giorno votato all'unanimità dal Comune di Salerno, laddove afferma che: "Ricordato inoltre che la Pennitalia aveva preso precisi impegni per ampliare ed articolare la sua produzione negli stabilimenti di Salerno, impegni non solo disattesi, ma contrastati dalle decisioni attuate di ridurre l'occupazione (nel medesimo stabilimento di Salerno nell'ultimo anno l'organico è stato ridotto di 200 unità lavorative)".
Questo elemento non può essere dimenticato perché è uno dei problemi fondamentali. Contemporaneamente a questa questione e non in contraddizione con questa realtà dobbiamo verificare i problemi della nostra area per poter esprimere un parere che sia fortemente connesso alla realtà generale.
Le forze politiche devono avere presente la comune presa di posizione del PCI, della D.C., del PSI, del PSDI e del PRI dell'area cuneese che, dopo un'analisi della realtà occupazionale di quella Provincia, hanno espresso il parere che l'intervento prioritario deve essere nell'area depressa del Monregalese. Questa valutazione è pure emersa nell'incontro tra gli 4 Comprensori svoltosi circa un mese addietro. Questo elemento va tenuto in considerazione e va valutato attentamente oggi. Guai a noi se facessimo di questa questione una guerra fra gli poveri del Mezzogiorno e delle realtà depresse del Nord! Credo sia corretto quanto afferma l'Assessore Alasia circa la necessità di una verifica di tutta la problematica attraverso un confronto che deve essere promosso dal CIPI, fra le Regioni Piemonte, Campania, Lazio, fra gli Comuni di Salerno, di Roccasecca, di Cuneo, di Peveragno e di Vernante, fra le organizzazioni sindacali e la Pennitalia. Credo che questo problema debba essere valutato anche a livello piemontese unitamente alle questioni inerenti agli ultimi dati dello sviluppo della nostra Regione ed ai programmi della Fiat.
Credo che non possa essere taciuto il fatto che la trattativa attorno alla vertenza Fiat si è rotta proprio attorno alle questioni del Mezzogiorno e del suo sviluppo; che le organizzazioni sindacali ponevano al primo posto la richiesta di rilocalizzazione nel Mezzogiorno di interventi che aumentino la produzione e l'occupazione.
Abbiamo letto sulla stampa in questi giorni che la D.C., a tutti i livelli avrebbe assunto un parere favorevole per l'installazione della Vernante-Pennitalia a Peveragno, fino a prova contraria, è il CIPI e i sei Ministri che lo compongono sono democristiani che ha espresso il parere negativo e il Governo è un monocolore democristiano ! Ma a parte ciò, credo debba essere valutata dal Consiglio regionale la proposta che qui è stata fatta, che trova fermamente concorde il Gruppo comunista e che è contenuta nell'interrogazione che avevamo Presentato all'Assessore Alasia: in questa situazione non si può fare una guerra di campanili né una guerra fra poveri, ma si deve fare una valutazione approfondita, seria e responsabile della realtà e della capacità degli investimenti della Pennitalia nel nostro Paese, perché non possiamo permettere che si facciano degli investimenti in una zona del Cuneese quando questo può significare la chiusura di stabilimenti in altre parti come il Mezzogiorno.
I nuovi investimenti devono essere elemento di sviluppo per l'intero Paese. Abbiamo valutato la necessità del riequilibrio del nostro Paese, di sconfiggere il disegno delle grandi forze monopolistiche di creare "aree forti" che unifichino il Nord Italia con le "aree forti" della Germania e della Francia, vogliamo invece che il nostro Paese abbia uno sviluppo nazionale che coinvolga completamente il territorio della nazione e che permetta di dare una risposta nuova al meccanismo di sviluppo che vogliamo riprenda fiato in modo articolato.
Credo che debba essere richiesto al CIPI un confronto che veda attorno ad un unico tavolo le Regioni meridionali, la Regione Piemonte, i Comuni interessati, il Governo, le organizzazioni sindacali e gli imprenditori perché ognuno si assuma le proprie responsabilità e per avviare finalmente un discorso che non veda la questione in termini di chi arriva prima attorno a questi temi o di "vizio assurdo" dei comunisti quello di avere una parola unica a Roma, come a Cuneo, come a Torino. Il "vizio assurdo" dovrebbe essere assunto da tutte le forze politiche responsabilmente e correttamente non dicendo: "la Pennitalia non deve andare a Peveragno", ma valutando quali sono gli interventi reali che la Pennitalia può attuare valutando la realtà delle Regioni meridionali, valutando la realtà del Cuneese e in questo ambito tenendo conto che abbiamo fatto tutti insieme la scelta del Monregalese come area che deve essere potenziata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Vorrei fare la battuta che il PCI si è espresso come partito di governo e di lotta e spero che non abbia esaurito tutte le cartucce con quanto è stato detto perché, in questa sede, penso che dobbiamo arrivare a delle conclusioni che siano più concrete di quelle che sono state proposte dall'Assessore Alasia, al quale, e per lui alla Giunta, mi riprometto di dare un'interpretazione dei fatti che risponda ad un'altra logica della programmazione, che è una logica forse delle piccole cose, ma è la logica che noi abbiamo accettato, di una programmazione che deve nascere dal basso e che comunque deve essere rispettosa delle esigenze espresse a livello regionale.
Anche se sono convinto che le forze politiche non si identificano mai con la stampa, ma tutt'al più, devono farsi mediatrici di certe prese di posizione che la stampa può assumere, non accetto affatto la definizione che a Cuneo sia stata sollevata una sarabanda. Intanto noi abbiamo i mezzi per farci sentire che sono gli mezzi consentiti a tutti i cittadini e ritengo che anche la pagina della Gazzetta del Popolo della Provincia di Cuneo abbia diritto di esprimere liberamente quelle che sono le proprie opinioni in contrasto con quelle che sono le opinioni che invece vengono espresse dalla Giunta regionale. E' una pagina che è finalizzata a difendere gli interessi locali e, dato che gli interessi locali non trovano sempre rispondenza in altre sedi più vaste, ritengo, visto che sono state fatte critiche in questo senso, di dover esprimere da parte del Gruppo della D.C., il pieno apprezzamento alla pagina della Gazzetta del Popolo per aver sollevato il problema; difatti se il problema non fosse stato sollevato anche in quella sede, con ogni probabilità oggi non saremmo qui a discutere su questo argomento che sembrava un argomento di piccola portata e invece, guarda caso, è un argomento di grossa portata, un argomento che ha grosse implicazioni che peraltro sono state evidenziate anche dallo stesso Assessore.
Una parte polemica devo averla prima di arrivare alle considerazioni di carattere concreto. Ho avuto la sensazione che qui non sia emerso con precisione se la Giunta abbia collegialmente assunto una sua posizione nei giorni passati o se questa posizione è attribuibile solo all'Assessore. Se la Giunta l'ha assunta, io posso anche essere in contrasto con questa posizione, la contrasto fino in fondo ma la rispetto come rispetto sempre tutte le maggioranze che si assumono la responsabilità politica delle decisioni che prendono. Sia che questa decisione c'é stata o non c'é stata devo quanto meno dire che c'é stato sicuramente un grosso errore a livello metodologico ed a livello di valutazione. E' inutile che si venga a dire e a citare, sia da parte della Giunta che da parte della Signora Graglia, il plauso di Salerno o di Frosinone. In questa sede ha la sua implicanza quanto meno prioritaria, la condanna che viene dagli Enti locali della Provincia di Cuneo e queste cose le dobbiamo accettare perché sono nella logica della nostra programmazione e sono ampiamente richiamate nel Piano di sviluppo regionale.
Vorrei fare alcune contestazioni visto che si parla di documenti che sono arrivati dal Cipi. E' vero, sono partiti l'otto di novembre e sono arrivati a Torino il 15 novembre, pero la risposta è stata data solo al 20 dicembre; allora va tenuto presente che il giorno 30.11.78 il Comprensorio di Cuneo ha inviato una lettera all'Assessore all'industria, perch fornisse informazioni in quanto era completamente disinformato. Non c'è stata risposta. Il 6.12.78 il Sindaco di Cuneo manda un telegramma al Presidente della Giunta regionale perché attenda comunque il parere del Comune prima di decidere in qualsiasi modo. Il giorno 14.12.78 il Sindaco di Cuneo avvisa con un telegramma che il Comune di Cuneo, in sede di Consiglio comunale, ha espresso parere favorevole all'insediamento.
E' un problema locale, come ho detto, ma che ha grosse complessità e grosse implicanze. Sono stati richiamati problemi di notevole vastità rapporti fra Nord e Sud, sono stati anche richiamati giustamente altri problemi di implicanza diversa a livello nazionale. Difatti dobbiamo tenere presente che c'è un'industria privata, in questo caso un'industria privata anche a livello di multinazionale. Ma se marciamo verso l'Europa la logica delle multinazionali dovremo cercare tutti assieme di controllarla, ma non è più una logica che dovrebbe spaventare. Poi, naturalmente, c' l'industria a partecipazione statale; questi sono giudizi che vanno approfonditi e che dimostrano ulteriormente che la risposta quanto meno è stata intempestiva e data senza profonda cognizione di causa. Ma su questo il mio Gruppo troverà ancora modo in questa sede di esprimere un suo ulteriore parere.
Ora porto le motivazioni, viste da un angolo diverso da quello regionale, ma torno a ripetere un angolo che deve essere rispettato perch gli Enti locali operano su una dimensione più ristretta ma hanno il compito (naturalmente pur tenendo di fronte l'ampio quadro di riferimento regionale e nazionale), hanno anche il compito di valutare la situazione oggettiva nella quale operano. Allora qui va tenuto presente che il problema della Pennitalia è un problema che non è nato ieri. E' un problema che è stato posto sul tappeto fin dall'autunno del 1975. In quello stesso autunno bisognava dire a 200 operai di un Comune montano collocato in mezzo a cave di silice che dovevano considerarsi licenziati. Queste cose vanno tenute presenti: la produzione della silice avviene nelle nostre vallate del Cuneese e che normalmente (questa è una di quelle affermazioni che ogni tanto si fanno, ma poi si dimenticano) le industrie devono essere collegate anche alla materia prima che viene prodotta sul posto. Si trattava di dire ad un Comune montano (900 metri di altitudine) che opera in mezzo alle cave di silice, la tua fabbrica con 200 e oltre posti di lavoro deve essere chiusa. Si e poi trovata una soluzione provvisoria di compromesso e si è detto: cerchiamo quanto meno di mantenere uno spiraglio e vediamo di condurre la contrattazione a livello nazionale perché la Pennitalia non opera soltanto in Provincia di Cuneo, ma opera in Provincia di Salerno ed in Provincia di Frosinone.
Già allora si è accettata questa logica e si sono accettati i sacrifici conseguenti. Bene, provvisoriamente chiudiamo questa fabbrica, ma portiamo avanti questa contrattazione a livello nazionale con la garanzia e la mediazione garante (che è una cosa importante e non dobbiamo perdere la credibilità su queste cose) la mediazione garante della Regione che comunque gli interessi della Pennitalia in Provincia di Cuneo e delle maestranze occupate sarebbero sempre stati tenuti presenti. Se noi ci rapportiamo a questo quadro di riferimento l'atteggiamento assunto dagli Enti locali appare pienamente coerente. 'Sto facendo un po' il ragionamento che viene fatto sul posta, ma sul posto quando ci si confronta con i problemi i ragionamenti necessariamente sono più concreti, quanto meno sono ragionamenti più legati ad una realtà e il battere il naso con la realtà certe volte ci aiuta a ragionare effettivamente in modo più concreto.
Ora noi siamo arrivati alla fine del 1978: quale era la situazione della ristrutturazione generale? Stabilimento dì Salerno: accordo raggiunto nel gennaio/marzo 1978, ufficioso a gennaio, ufficiale a marzo 1978. Il personale dello stabilimento della Pennitalia viene ridotto da 558 a 340.
Gli altri 200 vanno in cassa integrazione in attesa di essere assorbiti dalla Coral Sud. Giudizi positivi, non faccio la storia solo per rapportarmi al nucleo del problema. Giudizi positivi espressi dall'Unità del 22.1.1978 sull'accordo ufficioso. Certo anche il Ministro era soddisfatto di queste cose, ma in questa sede forse è più opportuno ricordare l'Unità. Giudizio positivo del Presidente della Federazione unitaria lavoratori chimici che così si esprimeva: "giudizio positivo su questa prima esperienza di mobilità contrattata che si attua nel Salernitano" perché i posti di lavoro sono garantiti. A Roccasecca c'è stata una ristrutturazione a livello tecnologico interno con piena soddisfazione degli Enti locali. Intanto quando parliamo di Frosinone dobbiamo tener presente che la situazione occupazionale grosso modo pu essere rapportabile a quella esistente nella Provincia di Cuneo. E' stato anche lì espresso un giudizio favorevole perché, mantenuti gli posti di lavoro, si è aumentata la produzione e perché il problema è meno allarmante che non a Salerno.
Stabilimento di Cuneo Vernante: quale era la situazione al dicembre del 1978? Se la garanzia della Regione deve valere (non c'era lo stesso Assessore, c'era l'Assessore Libertini, in allora che ha dato queste garanzie). Alla fine del 1978 noi ci troviamo a Vernante con lo stabilimento riconvertito da produzione di vetro a produzione di imballaggio. Gli oltre 200 addetti sono stati così distribuiti: 45 sono attualmente occupati nella produzione di imballaggio, 80 circa fanno i pendolari verso Cuneo, a una distanza accettabile di 20 chilometri, altri 80 sono stati prepensionati. Ciò vuol dire che i montanari che avevano già fatto il grosso sforzo per passare dall'agricoltura povera all'industria nel loro paese, non si sono sentiti ad una certa età di affrontare l'ulteriore sforzo ed hanno accettato questa forma di prepensionamento che indubbiamente in altri settori, più evoluti da un punto di vista industriale, non sarebbero forse neanche ipotizzabili, anche se da noi si ipotizzano ancora.
Quindi, riassumendo, i risultati della ristrutturazione avviata dal 1976 ci dicono: a Salerno nessun contraccolpo con due fabbriche efficienti in confronto all'unica che era sovradimensionata a livello occupazionale ed aveva delle tecnologie ormai obsolete. A Frosinone nessun contraccolpo; a Cuneo Vernante meno 80 posti. Sulla base di queste risultanze gli Enti locali della Provincia di Cuneo hanno attentamente valutato le proposte della Pennitalia per il Cuneese. Proposte che vanno valutate non con riferimento al nuovo stabilimento, ma nella globalità della ristrutturazione proposta per i tre stabilimenti della Provincia di Cuneo e cioè: Cuneo Tettocanale 520 addetti. E' in corso un ammodernamento tecnologico che porterà, in brevissimo tempo, all'accantonamento di 70/80 dipendenti. Anche questo, con le ristrutturazioni tecnologiche, è sovradimensionato ai fini occupazionali. Peveragno, che viene proposto a due chilometri, è uno stabilimento non nuovo ma complementare. Ritengo che forse c'é stato anche uno sbaglio di impostazione nella richiesta che è stata avanzata dal Cipi, perché sarebbe stato più corretto presentarlo come stabilimento perché manca l'area per un collocamento interno. Allora, in questo stabilimento complementare per la seconda lavorazione di vetri per auto, dovrebbero essere occupati 180/200 dipendenti: 70/80 verrebbero occupati dallo stabilimento di Cuneo, altri 80 sono quelli persi da Vernante e allora le cifre tornano. Ci possono essere delle differenze di 20 o 30 dipendenti. Vernante a 20 chilometri avrebbe la garanzia di lavoro di imballaggio che attualmente, per 45 persone, è un lavoro che e sottodimensionato: con la lavorazione del vetro per auto si garantisce lavoro anche al reparto imballaggio. Altre cose che diciamo sovente: cicli di lavorazione devono essere nel limite del possibile completi, dalla materia prima, alla lavorazione della materia grezza ed al manufatto. Anche lo stabilimento di Cuneo raggiungerebbe così una sua posizione di maggiore sicurezza se non ottimale.
Queste sono le motivazioni che sono parse di un'estrema semplicità da essere recepite in un'area che comunque è un'area di sottoccupazione.
Perché è vero che siamo ai confini dell'area pedemontana, ma è altrettanto vero che gravitano su Peveragno i suoi quasi 5000 abitanti, Chiusa Pesio con 3.500 abitanti, Boves con 8.000 abitanti. E' una popolazione che vive nell'area pedemontana e che continua ad abitare lì perché finora la produzione di fragole ha dato una possibilità di reddito. Ma una crisi di quel settore dell'agricoltura non ha altra possibilità di riconversione.
Ecco perché questo sbocco verso un'industria locale è ancora visto con particolare interesse.
Altre motivazioni esterne alla Pennitalia che sono state tenute presenti. Io cerco di dare degli apporti in senso positivo. La Provincia di Cuneo non ha la grossa industria. Forse è dovuto al caso: come appartenente alla D.C., cioè ad una forza che ha avuto la maggioranza per 30 anni ritengo che assieme al caso quanto meno ci sia stata anche una parte di indirizzo politico della forza che ha avuto maggiore responsabilità politica nella provincia di Cuneo. Abbiamo sempre operato per evitare grossi insediamenti e porterò anche una dimostrazione in questo senso. Ora noi non abbiamo dei grossi stabilimenti, abbiamo piccole e medie industrie: ma se vale la logica, in assoluto, che nessun stabilimento nuovo in Provincia di Cuneo può più essere collocato, allora noi siamo condannati già fin d'ora ad una posizione statica. E' una situazione che è completamente diversa da quella di Torino. Questi dibattiti devono servire per chiarirci meglio le idee, di come condurre avanti questa programmazione a livello nazionale in maniera più articolata, tenendo conto che noi qui non abbiamo il Ministro della programmazione, ma abbiamo una Giunta e un Assessore, che deve interessarsi anche, e direi prioritariamente all'attuazione della programmazione regionale, cercando di fare il possibile che la programmazione e le scelte che vengono fatte non siano in stridente contrasto con quelle che sono le linee di grossa programmazione nazionale Indipendentemente da tutte le considerazioni che ho fatto prima davanti a uno stabilimento di 150/200 posti di lavoro io mi domando se il nostro atteggiamento deve essere identico che non invece davanti ai grossi insediamenti.
Certo che per la Provincia di Cuneo questa identità non può essere accettata perché la nostra realtà è completamente diversa. Ultimamente è stata chiusa la Filatura Costa con oltre 200 posti di lavoro: si è chiuso definitivamente un settore di attività con nessun fastidio per la Giunta regionale. Queste cose desidero anche evidenziarle, perché diamo atto all'Assessore che corre, è presente quando viene chiamato, ecc., però ci sono anche gli casi in cui c'é un'autodisciplina da parte della popolazione che non dà nessun fastidio alla Giunta regionale e questa autodisciplina va anche in un certo senso tenuta presente e anche premiata.
Chiusa la Fonderia Bessone, chiusa la Cedar di Pianfei, parlo di area che gravita attorno a questo stabilimento proposto, la Celdit in cassa integrazione e lo sarà ancora per oltre un anno. Ricordo, tra le altre motivazioni esterne alla Pennitalia, una considerazione che viene fatta a livello locale: la silice, essendo estratta sul posto, provoca dei danni all'ecologia, che sono evidenti per chi conosce la Provincia di Cuneo, e provoca danni all'agricoltura. Nello stesso tempo si è fatta anche la considerazione che non siamo in contrasto con la scelta meridionalista: perché? Torno a ripetere che questo è il momento centrale sul quale dobbiamo appuntare la nostra attenzione. Chiude il ciclo di ristrutturazione della Pennitalia e rafforza, completando il ciclo di lavorazione, la struttura esistente nella Provincia di Cuneo. Un utile indiretto potrebbe derivare anche al Sud perché il vetro auto utilizzato a Peveragno e prodotto dallo stabilimento di Cuneo (Tettocanale) farebbe sì che non ci sarebbe più l'esigenza di esportare verso Roccasecca circa il 30% della produzione di vetro che viene consumata per la seconda lavorazione a Roccasecca, il che darebbe naturalmente la possibilità al mercato di Salerno di coprire questo 30% che attualmente viene rifornito direttamente da Cuneo. Inoltre ci sono altre considerazioni che sono rapportabili al buon senso; ma ritengo che il buon senso, in una Provincia di confine, è anche sempre un buon senso consolidato da certe esperienze perché sono centinaia, forse migliaia i cuneesi che hanno dei rapporti con la Francia e che naturalmente sanno che cosa vuol dire produrre per l'esportazione. La prima cosa da tener presente nella produzione per l'esportazione è che i costi siano competitivi, perché se non sono competitivi non si può produrre per l'esportazione. Quando c'é l'impegno che la produzione di vetro-auto è destinata per il 60% all'esportazione qui non c'é più (e questa è stata la considerazione fatta in perfetta buona fede e nella consapevolezza di fare gli interessi non soltanto di Cuneo, ma della programmazione regionale e della programmazione nazionale), non c' più l'alternativa fra il Nord ed il Sud, ma qui c'é un'alternativa peraltro confermata come possibile, tra l'Italia e la Francia. Vogliamo produrre qui o vogliamo produrre altrove? Finora la Vernante Pennitalia è una società che si è impegnata esclusivamente con i suoi capitali in Italia. Capisco il no della Giunta regionale, capirei il no del Cipi ma mi sarei augurato che il api avesse detto di no, avendo però qualche cosa come contropartita in mano.



PRESIDENTE

Lo Statuto dice il contrario di quello che sta dicendo lei adesso.
Voglio ricordare che c'é un articolo dello Statuto che è stato oggetto di ampi dibattiti nella prima legislatura e che fa della programmazione nella nostra Regione una programmazione ispirata allo sviluppo delle Regioni del Mezzogiorno, cioè addirittura come condizione statutaria.



MARTINI Mario

Presidente, mi pare che non siamo affatto in contrasto. Dico solo che prima occorre rendersi conto esattamente di quelle che sono le esigenze locali e regionali e poi cercare di far sì che non siano in contrasto con le esigenze nazionali. Lei parla di una posizione ancora più proiettata in avanti, bisogna fare attenzione, perché può giocare anche, secondo me, dei tiri simili a quello che un'accettazione così, un po' fideistica, di questo principio mi pare abbia giocato in questa occasione. Che cosa si è detto? Si è detto che, essendo rivolta all'esportazione, bisognava quanto meno tener presente che ci fossero le esportazioni verso il mercato della media Europa, bisognava anche tener presente alcune considerazioni come quelle dei prezzi dei trasporti. L'alternativa, fra l'altro.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Questa considerazione è stata fatta al api, ma a questa considerazione ha obiettato che lo stesso ragionamento dei mercati esteri vale già per le aziende presenti.



MARTINI Mario

Oggi abbiamo sentito dall'Assessore delle motivazioni che ufficialmente non avevamo ancora mai sentito. Mi auguro di poter presto conoscere le motivazioni del Cipi, però mi auguro anche che il Cipi, prima di rispondere no ad un'iniziativa, guardi quelli che sono i piatti della bilancia e veda se c'é la possibilità di investimento al Sud in alternativa ad un investimento al Nord. Se non c'é immediatamente quella per il Sud, prima di dire no cerchi di avvicinare gli interessi per vedere se c'è proprio la preclusione in senso assoluto per andare nel Sud. Ma non si può rispondere di no senza aver niente sull'altro piatto della bilancia e automaticamente dare motivazioni per una scelta di collocamento in altri Stati europei.
Perché questi sono grossi problemi che, se parliamo di livello europeo dobbiamo cominciare a tenere nella dovuta considerazione. Ora la possibilità di insediamento in Francia a Nizza, nel Nizzardo, in quanto industria non inquinante, oppure a Grenoble, a Pont Serra, dove c' un'azienda fra l'altro che ha chiuso, è una realtà e quindi quando si è fatta questa nostra scelta a livello locale abbiamo tenuto presente, mi pare realisticamente, anche questa considerazione.
Mi avvio alla conclusione per ricordare che lo scopo di questo mio intervento, che verrà ancora integrato da un rappresentante del mio Gruppo era quello di offrire elementi alla Giunta per cambiare il parere espresso e per rimediare a quello che, a mio modo di vedere ed a modo di vedere della nostra forza politica, è un gravissimo errore di metodo e di sostanza. Ricordo che bisogna fare presto: il tempo, che forse è mancato ma che in parte si è perso nei mesi passati, occorre recuperarlo. Vorrei che fosse anche chiaro, perché il mio discorso può dare la sensazione di essere sì valido entro certi limiti, ma anche un pochino patetico, dell'uomo che ad ogni costo difende quelli che sono gli interessi della sua terra, che mi ritengo in perfetta linea con gli impegni politici assunti dalla D.C., a livello nazionale, Possiamo magari avere, perché abituati di più a confrontarci con la realtà, certe volte un linguaggio più articolato.
Possiamo anche fare attenzione prima di fare dei pronunciamenti definitivi perché, grazie a Dio, viviamo in una società che gli pronunciamenti definitivi fra l'altro non li accetta neanche più e li contesta tutti ed ha bisogno che invece vengano articolati perché l'utile particolare, per quanto si voglia fare in questa nostra società, ha ancora il suo peso e tutti ne devono tener conto. Però noi riteniamo che su certi indirizzi abbiamo sempre mantenuto la nostra linearità che rivendichiamo anche in questa sede. Avevo detto prima che avrei portato un esempio che conferma questa linearità ed è un esempio che, a mio modo di vedere, è molto probante, perché è un esempio che risale addirittura al 1971. Non eravamo ancora nel pieno della crisi attuale, non eravamo ancora arrivati, a livello di Enti locali, al capovolgimento politico che c'é stato nel 1975 c'era un modo di governare che poteva essere criticabile, ma che comunque non era sicuramente staccato dalla realtà. Nel 1971, ed ho la lettera fra l'altro firmata dal sottoscritto perché allora avevo responsabilità di Presidente della Provincia, ci fu l'Indesit che chiese di costruire uno stabilimento in Provincia di Cuneo, Comune di Cavallermaggiore: 6000 posti di lavoro. La D.C., se posso parlare di Democrazia Cristiana visto che avevamo la maggioranza assoluta in sede di Consiglio provinciale, ha mandato una lettera al Presidente della Giunta regionale con la quale ha detto no all'insediamento. Naturalmente il nostro no aveva delle motivazioni forse diverse, ma comunque più meditate delle motivazioni che ha avuto il no espresso dalla Giunta questa volta. Perché noi eravamo contrari alla terza cintura di Torino, e quello voleva dire invece rafforzare la terza cintura di Torino, con un'opera di drenaggio che avrebbe allora spopolato le nostre vallate e avrebbe portato dei grossissimi danni. Nello stesso tempo ci siamo resi conto che in una realtà, così come si è venuta configurando nei decenni nella Provincia di Cuneo, una politica industriale poteva essere condotta solo a livello di stabilimenti di piccole e medie dimensioni.
In quella sede avevamo detto che se lo stabilimento dell'Indesit non fosse stato alternativo all'impegno meridionalista che l'Indesit aveva assunto con il Governo, noi avremmo potuto tutt'al più accettare uno stabilimento non dimensionato al di sopra di 1000/1500 addetti, tenendo conto naturalmente della realtà locale.
E' una prova che ho voluto portare in questa sede per dare anche credibilità al mio discorso che non è un discorso dì difesa di interessi locali, ma è un discorso che puntualizza l'esigenza di sentire, comunque sempre approfondire gli interessi locali e le richieste che ci vengono dai singoli Enti, dalle singole categorie che operano a livello periferico perché certe volte si ricavano grossi insegnamenti, non soltanto dai grandi principi-, ma dalle piccole cose che sono più addentro alle casistiche più varie del vivere civile. Ritengo con questo di aver dato un apporto positivo. Mi auguro che questo Consiglio si chiuda con qualche parola più precisa da parte della Giunta in merito a decisioni da assumersi perché è necessario che immediatamente si cerchi di portare a conclusione positiva un'operazione che è profondamente sentita a livello locale, che è logica all'interno della logica della programmazione regionale, sicuramente perché la Provincia di Cuneo e il Monregalese confinante con quest'area è un'area particolarmente depressa, ma sono convinto che è logica anche all'interno della programmazione nazionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Una volta tanto mi rallegro della quasi omonimia con il collega Martini perché la prima parte del suo intervento mi trova consenziente, soprattutto per aver messo in luce le insufficienze dell'intervento dell'Assessore Alasia. L'Assessore ha messo nella sua relazione passione, entusiasmo ed impegno, però non ha avuto la lucidità che invece ha avuto il collega Martini. Mi pare che l'Assessore e la Giunta abbiano di fronte a sé una nebbia, un velo che impedisca l'obiettività nell'affrontare un problema che, tutto sommato, è modesto. La pregiudiziale politica ideologica ha giocato il nostro collega al quale va molta considerazione. Colleghi del Consiglio, la vicenda è emblematica e merita da parte del Consiglio la massima attenzione e la massima riflessione. Finalmente questo "infortunio" (non più di questo si è trattato e probabilmente verrà rimediato) ci dice con quale vetrino colorato l'Assessore Alasia ha letto il concetto di programmazione economica che io chiederei ai colleghi di confrontare con quello neutro che ha letto il collega Martini.
Potrei essere disponibile a considerare ed apprezzare il vetrino dell'Assessore Alasia se vedessi che lui è stato impedito ad essere obiettivo. Siamo in una condizione in cui il pregiudizio ideologico e politico può creare alla gestione della programmazione della nostra Regione dei grossissimi rischi e problemi. Il problema diventa politicamente più importante di quanto non sia la vicenda che è di fronte ai nostri occhi. Su questa questione non abbiamo ricevuto notizie; abbiamo letto giornali. Il Consigliere Martini, che non fa parte di un Gruppo disorganizzato come il mio, si è posto il problema se la decisione della Giunta sia stata collegiale o se sia stata una decisione dell'Assessore convalidata dalla Giunta.
Esiste un problema di metodo: l'Assessorato o la Giunta, ci sarà spiegato in sede di replica chi dei due, ha ritenuto di prendere una posizione che consideriamo estremamente pericolosa anche da un punto di vista procedurale, perché è preventiva rispetto ad un altro parere; teniamo presente che tutto questo si innesta in un procedimento, non è un parere fine a se stesso poiché, in quanto revocato, può essere modificato. Questo parere è dato a monte del parere del Cipi, quindi ha già speso degli effetti di tipo irreversibile, non rimediabile e, in questo senso, è ancora più criticabile dal punto di vista politico per il pregiudizio ideologico che ha fatto velo sulla valutazione di una situazione di assoluta semplicità e linearità. L'Assessore Alasia anziché andare a individuare gli problemi, come ha fatto il. Consigliere Martini, per stabilire se si tratti di spogliare un'ipotesi del Sud a favore di un'ipotesi del Nord, con macroscopiche contraddizioni che spero di poter evidenziare, ha criticato l'intervento in senso assoluto oltre che in senso relativo. Queste contraddizioni inducono il Consiglio a trarre delle conclusioni di tipo politico.
Se la Giunta ritiene che il parere del Comprensorio non abbia senso, lo si respinge al mittente dicendo: "non competente". Tuttavia non penso che la questione venga chiusa nel giro di 10 giorni perché certe scadenze probabilmente potevano essere ancora dilazionate. Nei confronti del Comprensorio di Cuneo ci si è messi in una situazione ben difficile. Ho letto alcune lettere in cui si constata come molte volte le consultazioni siano qualcosa di diverso dell'attuazione concreta e puntuale del principio della partecipazione; nella gestione dell'attuale Giunta la consultazione è un modo per recepire consensi, soprattutto è un modo per svilire il dibattito politico in Consiglio perché in sede di consultazione si svilisce, si snatura e si stempera la dialettica politica che poi è la logica della vita democratica. Quindi è tutto criticabile sul metodo.
L'Assessore Alasia facendo una valutazione dell'intervento ci ha detto che esso appare criticabile perché non risponde a una logica, perché è un problema di saturazione addirittura internazionale. Ma vi pare che sia un errore il fatto che un imprenditore multinazionale, padrone di questa realtà, decida, in una situazione di scollamento e di ristrutturazione internazionale, di riqualificare la propria presenza in Italia ? Questo non è accettabile con denaro che viene dall'estero? Possiamo noi, Regione Piemonte, Assessore e Consiglieri, dire che questo non è accettabile, non è logico? Di che cosa si tratta? Si tratta di ristrutturare un reparto di Cuneo.
Le 70 persone espulse da Vernante sono state prese in carico in termini di non produttività su Cuneo. Cuneo ha realizzato una sua sezione staccata in cui qualifica ed utilizza la propria produzione e forse in futuro recupera le 120 persone non più recuperate neanche da Cuneo.
Pensiamo che questa multinazionale faccia l'errore macroscopico di creare uno stabilimento nel Cuneese in cui si utilizza il prodotto della stessa holding e lo si qualifica all'uso particolare del vetro per auto? Assessore Alasia, se questo è vero è altrettanto vero per il Sud, perché se non altro il Sud si trova a dover pagare un prezzo ulteriore determinato dalle diseconomie oggettive alle quali faceva riferimento il Consigliere Martini. Lo stesso reparto che va a collocarsi al Sud, evidentemente paga i prezzi di trasporto, di trasferimento e di lontananza dal centro di produzione della materia base, quindi nella logica economica la soluzione nel Sud è chiaramente meno economica di quella del Ncrd. Caro Assessore questo discorso va fatto in senso assoluto perché se questo è un intervento antieconomico, destinato ad illudere ed a creare disoccupazione, lo è per il Nord come per il Sud. Ma se si dice che, se va nel Sud, accettiamo anche l'antieconomico, allora quel vetrino della pregiudiziale ideologica politica farà ulteriormente velo. Non è assolutamente dimostrato che sia un'iniziativa antieconomica.
Mi pare logica invece la preoccupazione di andare a verificare che tipo di conseguenza avrà questa operazione su Salerno. Non ripeto quanto ha detto il collega Martini che è stato estremamente puntuale analizzando la situazione occupazionale di Salerno, dove peraltro, pur ristrutturando lo stabilimento si produce vetro tirato destinato all'edilizia. Lo stabilimento di Salerno ha come concorrente interno lo stabilimento di Cuneo, che riversa sulla produzione destinata all'edilizia, quindi sul mercato di Salerno, le eccedenze del vetro flottato (tali eccedenze non vengono utilizzate per mancanza di uno stabilimento adeguato alla produzione di prodotti mobili, come il vetro per autoveicoli o per schermi televisivi Salerno oggettivamente da questa vicenda ne trae un vantaggio che è rappresentato dal fatto che trova in casa sua un concorrente di meno mancando lo spazio nel vetro in lastre per l'edilizia che veniva occupato dallo stabilimento di Cuneo Il discorso in senso assoluto è stato chiarito dal Consigliere Martini.
Dilungarmi mi parrebbe noioso, tuttavia ritengo che sul piano internazionale una risposta è venuta ed anche sul piano della logica Nord Sud qualche cosa ci è venuto. A questo punto, rispettato il quadro internazionale Cee, rispettato il piano dei rapporti Nord-Sud preoccupiamoci di sapere se ha ancora senso l'obiezione a che una multinazionale debba dipendere da una deliberazione di forze politiche presenti nel Consiglio regionale che indicano puntualmente il Monregalese e non la periferia di Cuneo per la collocazione di 70 posti di lavoro. Tra programmazione elastica e duttile e dirigismo sovietico forse sta la cartina del tornasole.
Teniamo presente che ci riferiamo pur sempre a quel Piemonte meridionale che è stato definito per legge area depressa, nei confronti del quale riteniamo di estendere il progetto di riequilibrio del Piemonte. Se l'operatore privato internazionale deve rispettare maglie di questo tipo (tra l'altro non so dov'é documentata questa maglia di preferenza per il Monregalese), allora mi pare giusto dire che questa interpretazione, questo dirigismo e questa volontà politica, sono restrittivi. Sull'atteggiamento tenuto dall'Assessore e dalla Giunta, nasce la necessità di un pronunciamento che leggo al Consiglio e che affido alla responsabilità del Presidente di assumerlo conseguentemente o meno: "Il Consiglio regionale udita la comunicazione del competente Assessore sull'insediamento industriale previsto a Peveragno; visti i pareri espressi dal Comprensorio e dagli Enti locali; ritenuto che l'insediamento stesso è compatibile con la finalità del Piano regionale di sviluppo, esprime parere favorevole allo stesso insediamento ed auspica analogo parere ad opera del Cipi.
Il Consiglio regionale, atteso e ritenuto come l'atteggiamento tenuto nell'occasione dalla Giunta, ha pregiudicato gravemente la credibilità dell'Istituto regionale con comportamento scorretto nel metodo che vanifica la partecipazione degli Enti locali e l'istituto della consultazione e miope sul piano politico, censura l'atteggiamento della Giunta stessa ed invita il competente Assessore a rassegnare le dimissioni".



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il tema in discussione oltre che essere una questione economica, è una questione di principio. Intanto devo osservare che questa discussione andata fatta non oggi, 11 gennaio, ma un mese addietro, prima del giudizio dell' Assessore o della Giunta al Cipi.
Il collega Marchini invita l'Assessore Alasia a rassegnare le dimissioni, ma io dico che non è sufficiente perché in questa vicenda è coinvolta tutta la Giunta, e non sarebbe nemmeno giusto che l'Assessore fosse lasciato solo in questo momento. Capisco che far rassegnare le dimissioni alla Giunta non è facile, fra un anno e mezzo il responso elettorale sarà tale che questa Giunta non ci sarà più e sono sicuro che la maggioranza dei piemontesi vedrà con molto piacere una Giunta diversa.
Non si comprende come un'azienda voglia fare uno stabilimento quando c'è già il 40% di produzione eccedente. Capisco che a volte la classe industriale non è sufficientemente brillante e intelligente, normalmente però prima di investire 13 miliardi in un'impresa che non serve a niente ritengo che si debba riflettere, quindi di fronte ad un surplus di produzione del 40% io ci andrei molto cauto.
Dopo l'intervento del collega Martini non ho molto da aggiungere,c' soltanto da evidenziare il sistema usato dalla Giunta per arrivare a questa conclusione. Pare che il Comune di Vernante e il Comprensorio non siano stati interpellati. Mi domando se i Comprensori sono una cosa seria o se sono soltanto un modo per dire che le Province sono divise in modo diverso.
Non dimentichiamo che esistono ancora, nonostante tutto, le Province. Le Province secondo molti sono dei cadaveri ambulanti, tuttavia, fintantoch esistono, è opportuno invitarle a dare il loro parere. Non dimentichiamo inoltre la I Commissione consiliare?la quale deve intervenire nella parte politico-economica della Regione. Ma nemmeno la I Commissione è stata interpellata. Il Consiglio regionale ha appreso queste cose dai giornali.
Non entro nel merito dell'operazione, parlo solo della forma e della sostanza della democrazia che si sostiene essere in atto. Possiamo accettare di andare al 'Sud o di andare in Cambogia, ma in questa aula dobbiamo parlarne, dobbiamo decidere se è bene o se è male. Secondo il mio parere la Giunta ha preso un provvedimento non di sua competenza, con il sistema instaurato che non possiamo accettare ha avuto un momento di grossa autorità scontentando tutti.
Conosco l'Assessore Alasia da molto tempo e so benissimo che ha agito con la massima correttezza ed in buona fede. Va però sottolineato che le forze politiche della Provincia di Cuneo, anche quelle di parte comunista hanno preso posizione contro questo parere e cito l'on. Martino e il Segretario della Federazione comunista di Cuneo che testualmente dice: "Non ho difficoltà a dire che il parere regionale drastico, ma coerente, è stato precipitoso" L 'Assessore Alasia diceva giustamente: "non abbiamo visione limitata ritenendo che l'Italia finisca al Tanaro o al Ticino, dobbiamo pensare anche agli altri". Pensare agli altri sì, ma vedendo con un'ottica giusta le iniziative che ci riguardano, infatti si era creata un'area industriale attrezzata a Mondovì avendo individuato nel Cuneese una delle zone più carenti di posti di lavoro nell'industria.
In questi ultimi due anni la Provincia di Cuneo ha perso molti posti di lavoro, alcune aziende hanno chiuso, ed altre hanno i lavoratori in cassa integrazione. In questo caso, il dato che ci deve fare riflettere è che si tratta di un'industria non italiana che intende insediare uno stabilimento senza chiedere sovvenzioni allo Stato, E' forse questo che ha spaventato la gente? Questa industria non è obbligata a rimanere in Italia perché ha la possibilità di creare lavoro dall'altra parte del confine, in Francia e questo deve farci riflettere e metterci in allarme.
Sono d'accordo sul fatto che si debbono insediare le aziende nel Sud e forse questa pausa che stiamo facendo permetterà anche questa trattazione ma noi dobbiamo anche considerare che nella zona prescelta ci sono lavoratori del settore. Se l'azienda avesse chiesto di installarsi a Torino od a Ivrea, la risposta sarebbe stata negativa, ma l'azienda ha scelto un luogo che il Piano di sviluppo regionale aveva definito zona depressa.
Il PSDI ha votato il Piano di sviluppo con la convinzione che sarebbe poi stato applicato nel modo giusto, ma il Piano è disatteso, Piano è lasciato alla volontà di qualcuno. Consiglio regionale ha l'obbligo di valutare le considerazioni espresse dagli abitanti della zona. I diritti delle popolazioni di Peveragno e di Cuneo sono eguali ai diritti delle popolazioni del Sud. Anche il Piemonte ha delle zone deboli sono le zone di confine e delle vallate. Perciò riprendo almeno parzialmente l'ordine del giorno del collega Marchini per cancellare questo brutto episodio con il quale, senza sentire le parti interessate, si è messo allo sbaraglio un Comune di mezza montagna dove esiste più miseria che ricchezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

Ieri nell'edizione del Gazzettino del Piemonte ho sentito l'intervista dell' Assessore Alasia, nel corso della quale si è dichiarato disponibile a rivedere la sua decisione in merito all'installazione della Pennitalia nella zona di Peveragno. Nell'interesse della popolazione locale invito l'Assessore Alasia e la Giunta a ritornare su questo atteggiamento negativo. Nella sua relazione mi è parso di notare un concetto di rigida applicazione della programmazione a livello nazionale a cui si deve attenere la programmazione regionale che non tiene conto di tutti gli elementi probanti che giustamente ha ricordato il collega Martini contenuti anche nelle richieste degli Enti locali.
Le motivazioni contenute nella relazione del dott. Romeo del Comprensorio di Cuneo sono più accettabili di quelle addotte dall'Assessore Alasia. La programmazione è sì un principio al quale dobbiamo attenerci ma non deve essere una programmazione rigida che vada a detrimento della popolazione monregalese. Il Comprensorio di Cuneo paventa licenziamenti in altre piccole industrie della zona. Peveragno non si trova nella periferia di Torino, ma si trova nel Monregalese. Il Presidente della Giunta conosce bene quei luoghi e mi stupisce che si sia lasciato prendere da questo atteggiamento rigido e astratto e abbia avallato la decisione .



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Non ho mai dichiarato niente.



ENRICHENS Nicola

Però è la Giunta che dà il parere ed ella ne è il Presidente.
Si tratta in definitiva di 100/200 posti di lavoro che verrebbero a compensare gli altri della Cartiera Burgo, delle Fonderie Bongiovanni e della Cedit di Cuneo e che non stravolgono il principio della programmazione nazionale e neppure quella di Salerno.
Prego pertanto l'Assessore Alasia di rivedere, nel prossimo incontro che avrà,il parere alla luce delle motivazioni portate compiutamente dal Comprensorio e illustrate dal collega Martini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per quanto sia ovvio che il pensiero della mia parte politica non possa essere delegato ad altri, sarei tentato di dire che già quanto qui affermato con conoscenza del problema e con cognizione degli esatti termini della questione mi trova largamente consenziente.
Debbo infatti confessare che questa grossa questione che ha tutte le implicanze giustamente sottolineate, mi è nota solo per quanto stamane ho sentito esporre e per ciò che nei giorni precedenti mi era stato dato di leggere sulla stampa piemontese. Se intervengo non è con la presunzione di portare ulteriori specificazioni dal punto di vista della conoscenza del problema tecnica o di metodo, ma unicamente perché credo che ciascuna forza politica debba avere in casi di Questo genere il senso di responsabilità per pronunciarsi in merito.
Ritengo di dover dire che il problema dell'insediamento Pennitalia deve essere esaminato in un duplice aspetto: uno di forma e uno di merito.
L'aspetto di forma: da tutto quanto si è letto e da tutto quanto si è ascoltato stamane è apparso chiaro e incontestato che non tutto è filato per il giusto verso nei rapporti tra Ente Regione e Amministrazioni locali.
Ci sono state delle rettifiche, ci sono state delle correzioni, ci sono state delle precisazioni, ma è rimasta inalterata la questione centrale e cioè che gli Enti locali si sono trovati di fronte al fatto compiuto.
Ho ricevuto, come tutti i colleghi, nei giorni scorsi un duro documento votato dall' Amministrazione comunale di Cuneo, 'sia pure a maggioranza, ma addirittura con l'astensione del Gruppo socialista, nel quale si pronunciavano pesantissime accuse nei confronti della Giunta regionale accusata addirittura di autoritarismo e non ho sentito stamane una convincente parola di smentita nei confronti di questa presa di posizione.
Segno è allora che effettivamente o l'Assessore o la Giunta (non dico a caso "o l'Assessore o la Giunta", lo dico perché dal dibattito è anche emerso che non è ancora chiaro a chi spetti la responsabilità di questa scelta), hanno agito con quanto meno censurabile intempestività. Ed è su questo aspetto di forma che ci si deve soffermare, perché se è vero che tutta l'azione nostra deve essere finalizzata alla programmazione, è altresì vero, come acutamente notava il collega Martini, che questa programmazione deve innanzitutto nascere e promanare dal basso e sono quindi gli organismi di base e gli Enti locali i più diretti interessati a fare conoscere quali sono le loro esigenze, le loro attese e le loro speranze.
Per quanto riguarda il problema sostanziale non sono tanto tecnico per poter dire una parola definitiva sull'opportunità o sulla non opportunità del tipo di produzione che si vuole installare a Peveragno, ma stamane sui banchi dei Consiglieri è stata depositata una memoria con moltissime firme dei lavoratori della Vernante-Pennitalia che in larga misura mi pare vada a contrastare e a contestare le asserzioni che sono state fatte dall'Assessore Alasia, in particolare si nega che un'eventuale installazione nel Piemonte-Sud andrebbe in contrasto agli interessi del Mezzogiorno, in particolare si nega che la produzione di Roccasecca potrebbe essere messa in crisi dall'installazione di Peveragno, in particolare si sottolinea che vi sono invece ottimali condizioni di mercato perché nel Cuneese questa installazione possa trovare posto; al di là di tutte le indicazioni tecniche che sono state qui ricordate a cominciare da quella che è proprio nella zona, vi sono le cave della produzione di silice che è materia prima agli effetti della lavorazione del vetro, al di là del fatto che si avrebbe nella zona una produzione a ciclo continuo come tutte le tecniche di moderna produzione sollecitano a realizzare. Mi pare che se è vero che nella sostanza la discussione può restare ancora aperta perch abbiamo assistito allo scontro documentato da entrambe le parti di due pareri contrastanti, è comunque fuori discussione che vi è stata leggerezza, che vi è stata intempestività e superficialità nelle decisioni assunte da parte dell'Assessore o della Giunta.
Dovevo dare una valutazione solo in termini politici; non credo di poterla dare attraverso la presentazione di documenti analoghi a quelli che sono stati presentati dal collega Marchini, ma certo è che ritengo di dovere anche in questo caso ribadire come da parte della maggioranza, da parte della Giunta e da parte dell'Assessore, al di là di quelle che sono state le prese di posizione, senza dubbio in buona fede, generose entusiaste, si sia commesso un errore di leggerezza e di superficialità e non ci si venga a dire, non lo diremo con i toni così appassionati usati dal collega Benzi, che noi dobbiamo avere presente soltanto, anche se questo sta nel discorso statutario, la necessità di favorire il riequilibrio del Mezzogiorno d'Italia, perché allora, e non crediamo dicendo questo di peccare di campanilismo, ci sentiamo di ripetere e di affermare, che è innanzitutto nostro compito e nostro dovere puntare per prima cosa e in via prioritaria al riequilibrio della nostra Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa mattina ho sentito più volte parlare di programmazione e ritengo che il caso che stiamo esaminando è proprio uno dei banchi di prova sul documento della programmazione faticosamente realizzato con il concorso di tutti. Mi pare di dover sintetizzare la programmazione regionale nei punti essenziali: la programmazione pone il Piemonte nell'ambito dell'Europa riconoscendo le necessarie interconnessioni, pone il Mezzogiorno come pregiudiziale ad ogni ulteriore ampliamento dello sviluppo produttivo del Piemonte, riconosce e individua in maniera chiara un mezzogiorno della nostra Regione ed infine si pone l'obiettivo difficile di impedire che il polo torinese si espanda ulteriormente. Si sono sentite battute di leggerezza e di scollamento nonostante il suo grande impegno, da parte dell'Assessore Alasia. Dobbiamo però anche ricordare il modo in cui siamo chiamati ad operare. Siamo 60 Consiglieri ma non tutti operiamo con lo stesso impegno e con la stessa assiduità. Sappiamo quanto siano difficili le azioni di governo regionale che devono tener conto da una parte delle esigenze degli Enti locali in relazione agli adempimenti nazionali, e dall'altra delle richieste a volte ultimative del Governo. Sulla legge 902 ci sono state delle enunciazioni necessitate per non mancare all'appuntamento che il Governo aveva dato però da due anni questo problema che era stato posto in termini di estrema urgenza deve essere ancora esaminato dall'apposita Commissione.
Non è sufficiente dire che il Comprensorio ha espresso parere favorevole. Se così fosse, l'azione di coordinamento delle azioni politiche in funzione dell'azione di programmazione regionale non sarebbe possibile.
Dobbiamo togliere un grosso equivoco. Parlare di politica a favore del Mezzogiorno mi pare voglia dire, sempre ed esclusivamente, un parere negativo nei confronti di insediamenti produttivi in Piemonte, ma questo non vuol dire neanche scatenare il campanilismo e l'egoismo piemontese.
Sono problemi che richiedono un'attenta valutazione da parte di tutte le forze politiche. Bisogna rendersi conto che è vero che Peveragno è vicinissima alla zona del Monregalese, che i mezzi di comunicazione tra Peveragno e Mondovì possono subire dei sovraccarichi. Ci dovremo riproporre il problema con il dibattito che si terrà alla fine del mese di gennaio in ordine alla legge 902 ed alla convenzione quadro, anche in relazione alle osservazioni che la I Commissione farà relativamente alla politica di sviluppo. L'azienda era disponibile ad andare nell'area di Mondovì, ma noi sappiamo che l'avvio dell'area attrezzata di Mondovì è in ritardo. Se c'è questa disponibilità, è opportuno conoscere gli tempi entro i quali questa disponibilità possa concretamente essere valutata.
Res melius perpensa non offende mai nessuno. Il fatto che in concorrenza con l'industria nel Monregalese o nel Cuneese ci fosse la zona di Settimo può creare un contrasto proprio nella politica regionale che cerca di disincentivare gli interventi nell'area torinese.
In questo senso il dibattito deve proseguire con tutti i possibili arricchimenti. Non è questa la sede dove si può trovare una soluzione immediata, non è un ordine del giorno che può dare una risposta. Ritengo opportuno riportare l'ampio materiale fornito dall'Assessore e dal dibattito alla meditazione delle forze politiche in una sede più opportuna.
La I Commissione della materia è già investita da lungo tempo. Forse ci si renderà conto che la politica delle aree attrezzate non avanza e non decolla se non si riesce a muovere altre forze economico-sociali, anche creditizie che possano dare soluzioni concrete e non soltanto esprimere ipotesi che non si avverano mai.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Sui gravi fatti avvenuti a Roma il giorno 10 gennaio


PRESIDENTE

La Presidenza della Consulta femminile, in relazione ai gravi fatti avvenuti ieri a Roma, chiede di intervenire per fare una comunicazione, Per consentire questo intervento interrompo i lavori del Consiglio e invito la Presidenza della Consulta femminile ad entrare in aula.



BIANCHI Adriano

Ritengo opportuno che il Consiglio regionale sottolinei e si pronunci su questo ulteriore evento gravemente negativo che caratterizza la nostra vita politica e la nostra convivenza.
L'argomento è di grande importanza e le interlocutrici sono di grande rispetto, non vorrei però che si introducesse la prassi del Consiglio aperto. Quindi gli interventi dei Consiglieri avverranno a Consiglio chiuso, e l'ulteriore fase sarà un momento di rapporto e di contatto, ma non di ripresa di dibattito e di dichiarazioni.



PRESIDENTE

Sono d'accordo con lei. Chiede la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

La soluzione del problema espressa dal Consigliere Bianchi è elegante ma ricordo che a monte c'é già un problema significativo. I Consiglieri non hanno più avuto modo di intervenire sui fatti di ordine pubblico da diversi anni, perché nessuno aveva ritenuto di fare specifica proposta. Chiedo che questa dichiarazione rimanga a verbale.
Registro la novità di allargare il dibattito. Mi riservo però di chiedere che analoga procedura ci sia per quello che riguarda il Consiglio perché così non è avvenuto in passato. Faccio notare, per esempio, che un mio ordine del giorno sui problemi del terrorismo e della Magistratura a lei inviato non è venuto in Consiglio. Quindi chiedo che nei confronti dei problemi dell'ordine pubblico ci sia pari spazio.
C'é una novità, alla quale è bene dare spazio, ma sottolineo che anche la vecchia procedura deve avere lo spazio adeguato.



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, lei può immaginare quanto io veda di buon occhio una discussione di questo genere.
Però le ricordo che l'Ufficio di Presidenza pone all'ordine del giorno tutto ciò che decidono i Capigruppo. Se i Capigruppo non partecipano alla Conferenza e non fanno presenti gli argomenti che intendono iscrivere all'ordine del giorno, non iscrivo nulla di mia spontanea volontà.
Consigliere Marchini, lei partecipi alle riunioni dei Capigruppo istituzione prevista dal regolamento, e in quella sede avanzi le sue richieste, che verranno vagliate e tenute nella giusta considerazione. Lei abitudinalmente non è presente e viene poi a sollevare strumentalmente le questioni in Consiglio, evitando il confronto con gli altri Capigruppo nella sede opportuna. E' un atteggiamento che va denunciato.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Mi pare che la Presidenza o l'Ufficio di Presidenza abbiano preso la decisione di ammettere in aula le componenti della Consulta femminile. Lei chiude la seduta in questo momento?



PRESIDENTE

E' chiaro.



CARAZZONI Nino

Lei chiude la seduta ed io esco.



PRESIDENTE

Chiudo la seduta e invito i Consiglieri a rimanere e la Presidenza della Consulta femminile a entrare in aula. E' una seduta di cittadini che in questo momento si trovano in quest'aula e ascoltano la rappresentanza della Consulta che, d'altra parte, ha deciso questo intervento all'unanimità delle forze politiche e sociali presenti nella Consulta stessa.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,35)



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