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Dettaglio seduta n.221 del 25/10/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I processi verbali delle sedute del 4/10 sono stati distribuiti ai Consiglieri. Se non vi sono obiezioni si intendono approvati.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Soldano e Martini: "Destinazione del Preventorio di Limone Piemonte a seguito del ritiro del personale religioso"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno. Interrogazione dei Consiglieri Soldano e Martini: "Destinazione del Preventorio di Limone Piemonte a seguito del ritiro del personale religioso".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

In relazione all'interrogazione concernente la futura destinazione del complesso edilizio del Preventorio infantile di Limone Piemonte, comunico che nessun intervento da parte dell'Amministrazione regionale può essere esercitato nell'ambito delle competenze istituzionali per scongiurare il ritiro del personale religioso del predetto Preventorio, anche perché lo scrivente presume che esso sia dovuto ad esigenze organizzative dell'Ente religioso in relazione anche all'assenza presso il presidio in parola di ospiti infantili da assistere.
Per quanto attiene invece alla futura destinazione, lo scrivente non può che confermare quanto già fatto presente al Consigliere Martini in relazione ad una sua precedente interrogazione e cioè che l'utilizzazione delle strutture di tipo preventoriale e sanatoriale situate in località montana, oltre a non trovare più giustificazione in una validità terapeutica, presentano inconvenienti sotto il profilo della loro utilizzazione ad altre finalità sanitarie per la loro dislocazione.
Pertanto, in coerenza con le prospettive suggerite dagli organi di gestione comprensoriale, le strutture stesse potranno essere utilizzate dalla popolazione locale per quanto attiene al parco e da organizzazioni sociali turistiche e scolastiche per manifestazioni turistico-ricreative e culturali, senza escludere un parziale utilizzo di alcuni locali in appoggio alle attività socio-sanitarie e domiciliari per la popolazione locale.
Purtroppo, però, da notizia attinta dall'Ufficio del patrimonio regionale, è risultato che l'Amministrazione provinciale di Alessandria, da cui dipende il Consorzio provinciale antitubercolare proprietario dell'immobile, ha fatto di recente conoscere di non essere più interessato alla permuta con altri immobili di proprietà regionale ubicati can Alessandria e di revocare pertanto il comodato precedentemente concordato.



PRESIDENTE

Replica la dottoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Ringrazio l'Assessore per la risposta, che tuttavia mi pare ancora di carattere interlocutorio oltre che - se mi è consentito - sotto certi aspetti, un po' sbrigativa. In effetti, siamo preoccupati non tanto per la questione a cui ha accennato inizialmente l'Assessore, cioè alle eventuali competenze della Regione per la destinazione del personale religioso (problema indubbiamente importante, ma che deve essere risolto da parte di chi è direttamente interessato), quanto piuttosto per l'utilizzo del complesso edilizio, che sorge in una zona accogliente ed è circondato da un magnifico parco. Proprio a causa dell'inutilizzo in cui il complesso è stato lasciato per lunghi mesi, si è dato, in passato, adito ad alcune campagne 'a livello giornalistico, che potremmo definire scandalistiche. La situazione non è chiara. Ci pare di aver capito dalla risposta dell'Assessore che le prospettive di utilizzo si colleghino alla programmazione socio-sanitaria e ci auguriamo che la Giunta operi, in tal senso, concordemente, o meglio, collegialmente. E' vero che le responsabilità più gravi pesano sulle decisioni che avrebbe dovuto assumere a suo tempo l'Amministrazione provinciale di Alessandria, e per essa il Consorzio antitubercolare; i è vero che un certo tipo di terapia è oggi Decisamente superato; ma è altrettanto vero che oggi sono interessati all'utilizzo razionale delle i strutture il Comprensorio di Cuneo, la Comunità montana, il Comune di Limone, le forze sociali, ossia tutta la comunità che vive intorno a i questo complesso. Anzi, stando a un recente articolo giornalistico, anche le Province liguri confinanti con la provincia di Cuneo dimostrerebbero un certo interesse all'utilizzo razionale delle strutture in discussione.
Il tempo incalza, ormai è questione di credibilità. Non è possibile permettere il continuo deterioramento dell'edificio. L'anno scorso, ha suscitato scandalo il crollo del tetto di un capannone; in realtà, il personale ancora in servizio era nell'impossibilità assoluta d'impedire quel crollo. Ciò che conta è la presenza, in loco, di personale che ha diritto a restare, ma anche ad essere convenientemente utilizzato; nello stesso tempo, è giusto operare perché la struttura tuttora valida, sia posta a servizio della comunità. La prego, signor Assessore, di farmi avere copia della sua risposta. Per ora, anche a nome dei colleghi firmatari, mi dichiaro parzialmente soddisfatta, grata se, in collaborazione con l'Assessore ai servizi sociali, vorrà informare ulteriormente il Consiglio sulla destinazione definitiva dell'opera.
Grazie.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazioni presentate dai Consiglieri Marchini e Cerchio, entrambe inerenti al problema dell'ospedale di Caluso


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni presentate dai Consiglieri Marchini e Cerchio, entrambe relative al problema dell'ospedale di Caluso.
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

L'ospedale di Caluso fu eretto a suo tempo in Ente ospedaliero, ma non svolse quasi mai questo compito, non avendo avuto alcun sanitario medico in pianta organica. Inoltre la sua precaria attività di lunga degenza fu sospesa per necessità urgente di riparazione dell'immobile, in particolare delle coperture. Il Consiglio di Amministrazione colse tale occasione per una ristrutturazione dei locali e un potenziamento dell'attività sanitaria dell'Ente stesso che fosse funzionale alle linee generali di politica sanitaria della Regione.
Tenuto conto che la zona socio-sanitaria n. 41 ha una consistenza demografica di 34 mila abitanti circa e che si è avuto un decentramento lento ma costante, di tale numero, a partire dal censimento del 1971, e che quindi nessun servizio ospedaliero può essere convenientemente impiantato per un numero così ridotto di abitanti, come si evince anche dal documento di piano socio-sanitario inviato al Consiglio dalla Giunta regionale tenuto conto inoltre che la situazione dei posti-letto ospedalieri del Comprensorio di Ivrea è buona e che Caluso confina direttamente con il Comune di Chivasso dove è presente un ospedale sia pure appartenente ad altra unità locale tenuto infine conto della ristrettezza dei fondi a disposizione, il Consiglio di Amministrazione medesimo decise di ampliare le potenzialità ambulatoriali dell'Ente stesso facendo convergere le ristrutturazioni eseguite con finanziamento regionale con l'installazione di attrezzature finanziate da Enti mutualistici.
Tale indirizzo, pienamente confacente alle linee di programmazione approvate dalla Giunta, sia pur con differenziazioni tra le forze politiche per l'ulteriore eventuale potenziamento dell'Ente stesso come ricovero per lunga degenza, fu approvato a larga maggioranza dal Comitato comprensoriale.
potenziamento ambulatoriale di cui sopra è in via di realizzazione e sarà premura della Giunta di sollecitare ed assistere il Consiglio di Amministrazione dell'ospedale di Caluso perché sia quanto prima completato.
Ogni ulteriore decisione dipenderà dal Consiglio regionale, al quale competono sia l'approvazione dei criteri di programmazione socio-sanitaria attualmente in V Commissione, sia l'approvazione definitiva dei piani comprensoriali che conterranno, come è previsto nei criteri medesimi, le decisioni più importanti nei riguardi della scelta dei presidi ospedalieri.
E' chiaro che spetterà al territorio giudicare sulla realtà territoriale che è ben altra cosa dai desiderata dei ristretti nuclei di popolazione, i quali non stanno sufficientemente valutando che la ripartizione della spesa sanitaria entro pochi mesi non contemplerà probabilmente più la suddivisione fra spesa ospedaliera e extra ospedaliera, ma sarà erogata unitariamente alle Unità sanitarie locali sulla base della popolazione esistente e con correttivi minori legati alle caratteristiche del territorio. Ciascuna Unità locale si renderà allora conto dell'effettivo costo delle diverse prestazioni sanitarie e potrà valutare l'assoluta impossibilità di forzare l'investimento ospedaliero oltre i limiti di convenienza, senza tener conto dell'assoluta inutilità, anzi, della pericolosità ai fini sanitari dei servizi ospedalieri sottonumerati e quindi perennemente dequalificati.
Tale valutazione è lampante in termini di puro buon senso anche senza l'avallo, che pure c'é, di precisi criteri programmatori. E' quindi necessario che la questione dell'Ente ospedaliero di Caluso venga condotta nei suoi reali confini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

E' difficile dare una risposta ad una risposta evasiva e, in una certa misura, poco puntuale, dal momento che si tende a minimizzare la valutazione che gli interroganti hanno ritenuto di sottolineare, cioè l'opportunità di riflettere sulla conservazione del presidio ospedaliero che si è barattata come espressione di volontà di gruppi di persone, mentre si dà per scontato quella dell'amministrazione ospedaliera e della minoranza di Caluso (l'attuale maggioranza nella considerazione presso l'opinione pubblica è certamente in minoranza) sarebbe l'opinione valida.
L'impressione mia e degli ambienti che seguono il problema è che nella specie si tenti di fare un'anticipazione di programmazione perché di fatto si cancella ogni struttura. Questa contraddizione è difficilmente recepibile a livello di Consiglio regionale. Continuiamo a ripetere, in questa sede ed in altre che tutto è rinviato alla verifica sul territorio con le popolazioni e con il Comprensorio e in definitiva vediamo che le iniziative portate avanti non arricchiranno l'area interessata, ma la impoveriranno, perché la struttura curativa che dovrebbe ricevere la struttura che si vuole realizzare a Caluso è assolutamente inadeguata.
Siamo perfettamente d'accordo su certe impostazioni del problema socio sanitario, però, se vogliamo fare un'opera di razionalizzazione facciamola globalmente e non procedendo per tessere con l'unico risultato di ridurre le prestazioni alle popolazioni interessate. Soprattutto mi pare una grossa responsabilità da parte dell'Assessorato di non voler riconoscere che la volontà reale delle popolazioni a livello di persone ed a livello di istituzione è diversa da quella che certe maggioranze politiche stanno cercando di far passare.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cerchio desidera intervenire. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Mi trovo d'accordo con le osservazioni espresse dal collega Marchini con il quale avevo ripetutamente sollecitato l'esame e la verifica del problema. In effetti le dichiarazioni dell'Assessore di rimandare ad una verifica delle decisioni sul territorio in ordine al problema delle infrastrutture nell'unità locale n. 41 di Caluso, si riferiscono a decisioni già considerate e realizzate che in effetti portano ad un impoverimento graduale dell'unico presidio ospedaliero dell'unità.
Di fatto nel rimandare ogni decisione si è svuotato li presidio ospedaliero di Caluso della sua funzione come punto di riferimento di tutta la zona.
Non posso che dichiararmi preoccupato di fronte a questa situazione tutta l'area gravitante su Caluso viene a perdere l'unico riferimento ospedaliero. Invito insieme con il collega e con tutte le realtà operanti sul territorio che sono la maggioranza della popolazione e delle amministrazioni locali dell'Unità stessa, a non disperdere quel i poco che ancora è rimasto in questo presidio ospedaliero e sanitario.



PRESIDENTE

Le due interrogazioni sono state svolte.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Martini e Lombardi: "Informazioni sulle pratiche giacenti per il finanziamento opere pubbliche"


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Martini e Lombardi: "Informazioni sulle pratiche giacenti per il finanziamento opere pubbliche". Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Il numero complessivo delle domande presentate dai Comuni fino ad oggi per l'utilizzo delle risorse della legge n. 28 è di 2202 pari a 342 miliardi. In mattinata sarà consegnato ai Consiglieri un quadro dettagliato della situazione. Emerge da questo dato la notevole I sproporzione rispetto alla cifra a disposizione in bilancio: 9,5 miliardi con la quale si possono realizzare opere per 54 miliardi con un rapporto quindi da 1 a 7 tra richieste e risorse.
Valutando la situazione in termini più generali, va detto che il 1977 a causa del finanziamento di opere per i danni alluvionali dei mesi di maggio e ottobre, per un ammontare di circa 66 miliardi, è stato un anno che non ci ha permesso di finanziare la legge n. 28.
Per quanto riguarda la seconda domanda contenuta nell'interrogazione debbo dire che la ritardata I approvazione del bilancio regionale e le serie preoccupazioni che gli eventi alluvionali di Agosto distraessero nuove risorse dal bilancio, hanno causato i ritardi lamentati.
Una parte delle risorse che erano a bilancio, come ho cercato sommariamente di riassumere, sono state utilizzate; restano ancora a bilancio risorse per circa 29 miliardi. Comunque dal documento che sarà messo a disposizione dei Consiglieri, emerge la specificazione degli atti compiuti. In esso le opere sono divise in due parti: quelle per le quali sono già stati compiuti i relativi atti amministrativi e quelle per le quali tale procedure non sono ancora ultimate.
Ieri nel corso della riunione dei Presidenti dei Comprensori sono 'state illustrate queste impostazioni per le quali vi è stato un sostanziale consenso. Entro qualche giorno i Comprensori potranno utilizzare le risorse messe a loro disposizione.
In passato le risorse erano ripartite sulla base di due parametri: popolazione e superficie. Quest'anno abbiamo introdotto un nuovo parametro: numero dei Comuni. In, sostanza tale introduzione riduce le quote in favore delle grandi agglomerazioni e le aumenta in favore delle piccole agglomerazioni, secondo l'intendimento generale di poter disporre di maggiori risorse nelle zone in cui esistono più Comuni. Nel documento sono indicate le cifre ipotetiche che saranno a disposizione dei singoli Comprensori. Si tratterà di discutere sull'utilizzo di quelle risorse (29 miliardi) per stabilire se dovranno essere indirizzate per la realizzazione di opere di viabilità, di impianti elettrici, case per anziani, mercati; in ogni caso, si tratterà di utilizzare queste risorse non solo nel 1978 ma anche negli anni futuri.
Sottolineo l'esigenza di fare riferimento alle deliberazioni programmatiche assunte dai Comprensori; già per i capitoli di viabilità è possibile tentare il raccordo tra deliberazioni programmatiche ed uso delle risorse. E' fuori di dubbio che non potremo attendere i primi schemi di piani comprensoriali che saranno presentati nei mesi di giugno e luglio dell'anno prossimo per pensare all'uso delle risorse della legge n. 28 nel bilancio del 1979. Pertanto le deliberazioni programmatiche approvate dai singoli Comprensori diventano la chiave di lettura per decidere il più correttamente possibile sulle risorse della legge n. 28 per il 1978 o per il 1979 e, per le risorse degli anni 1980 e 1981, si farà riferimento alle proposte di piano: si passerà quindi dal concetto di ripartizione all' attuazione delle indicazioni di piano e il parametro dei piccoli Comuni assumerà dei significati molto più precisi e più puntuali in ordine al riequilibrio del territorio.
Il bilancio 1979, secondo le nuove leggi della contabilità, conterrà le indicazioni pluriennali degli anni 1980 e 1981. Nel corso del 1979 sarà elaborata un'ipotesi di utilizzazione delle risorse del 1980. Le norme di contabilità regionale ci indurranno a mandare ad economia, nel momento in cui sarà approvato il bilancio del 1979, tutte le risorse stanziate dal 1976. La politica di accelerazione delle procedure delle opere pubbliche per non accumulare residui passivi, può essere perseguita solo guardando al futuro e incominciando ad impegnare le risorse sul bilancio pluriennale.
Le elezioni amministrative del 1980 comporteranno una valutazione più generale da parte delle forze del Consiglio in ordine all'ipoteca delle risorse che dovranno essere a disposizione nel 1981. In sede di I e II Commissione si potrà svolgere una ulteriore discussione per quanto riguarda gli aspetti finanziari e i criteri che dovranno accompagnare la presentazione del bilancio 1979 e del bilancio pluriennale per gli anni 1980 e 1981. Per quanto riguarda la pratica specifica del Comune di Villar S. Costanzo, citato nell'interrogazione, forse in modo pretestuoso per avere un'indicazione precisa, deciderà il Comprensorio di Cuneo se quel Comune sarà ammissibile nel quadro dei criteri che ho ora indicato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

La risposta data dal Vicepresidente Bajardi è completa e va al di là di quanto era richiesto nell'interrogazione. Il caso di Villar S. Costanzo è stato citato pretestuosamente, tuttavia andava inquadrato nell'ambito della legislazione regionale e degli impegni assunti dalla Giunta davanti al Consiglio.
Dalla risposta dell'Assessore è risultato che, a fianco della domanda di Villar S. Costanza, vi sono altre 2201 domande. Questa interrogazione era allora opportuna per indurre la Giunta ad uscire dal limbo che ha caratterizzato la sua attività programmatoria e metodologica negli ultimi 2 anni.
La risposta data, proprio per il suo tono, smorza numerose punte polemiche che invece avremmo potuto evidenziare. Si fa riferimento all'alluvione del 1977, a quella del 1978, si parla dell'assorbimento di risorse per far fronte ad impegni straordinari e automaticamente si viene a dire che c'erano alcune somme marginali che non potevano essere distribuite ai Comprensori in maniera organica o tale da venire incontro alle esigenze per cui qualche errore commesso dalla Giunta, per usare un eufemismo, pu trovare anche una giustificazione.
Siamo contenti che la Giunta, a nome dell'Assessore Bajardi, si sia impegnata ad imboccare nuovamente la via maestra che era stata indicata anni or sono, che minacciava di essere disattesa con ripercussioni imprevedibili e con conseguenze non facilmente contenibili nel 1979 e nel 1980, anni che hanno già delle tentazioni interne che possono ulteriormente aggravare la situazione con pericolosità per il prestigio non soltanto della Giunta regionale, ma anche del Consiglio, il quale con precise leggi si è impegnato a fare dei Comprensori strumenti di programmazione. Visto che l'Assessore ha avviato un discorso molto esteso, sarà necessario approfondirlo ulteriormente. Sarà necessario, ad esempio, sapere se l'accenno al possibile recupero delle somme stanziate per l'Ossola è reale sarà necessario sapere se la revisione dei criteri di finanziamento sarà agganciata alle deliberazioni programmatiche dei Comprensori disattendendo quanto la legge n. 56, all'art. 33, stabilisce per il finanziamento delle infrastrutture urbanistiche.
Non è questo il momento per approfondire questi problemi e non mi dilungo ulteriormente. Desidero soltanto precisare che i criteri di finanziamento e le linee da seguire vanno chiariti prima di tutto all'interno della Giunta perché possa presentarsi al Consiglio con precise proposte. Mi auguro che quanto è avvenuto nei mesi passati non si ripeta perché quella strada è pericolosa non solo per i motivi che ho accennati ma perché una tentazione potrebbe richiamare l'altra. Potrei citare l'esempio di una deliberazione la cui parte narrativa è intessuta di affermazioni non vere di contributi dati i ai Comuni su richieste non corrispondenti alla verità. Mi riservo eventualmente di presentare una successiva interrogazione su questo argomento.
Ci convinciamo sempre di più che questa materia deve essere indirizzata da parte degli amministratori della Regione Piemonte su precisi binari al fine di non subire in seguito gravi conseguenze.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Bajardi per una breve precisazione metodologica.
Bajardi Sante, Vicepresidente della Giunta regionale. Da un breve scambio di idee con il collega Sirnonelli, risulterebbe che, per quanto riguarda il i rapporto con le risorse dell'Ossola, il ribaltamento dal bilancio 1978 al bilancio 1979 delle quote della legge n. 28 non dovrebbe escludere che nel 1979 ci sia anche una quota non ribaltata; quindi dovrebbe esserci una quota nuova per il 1979. Come risulta dalla proposta di legge che oggi consegnerò ai Capigruppo, il contributo governativo metterebbe a disposizione della Regione 50 miliardi a fronte di una denuncia di oltre 65 miliardi di danni, con un divario quindi di 15 miliardi. La Regione ha stanziato di fatto 11 miliardi (7 come pronto intervento e 4 recuperati dalla legge n. 54. I 12 miliardi della legge n.
364 sono anticipazioni). Dovremmo recuperare ancora 4 miliardi. L' orientamento della Giunta è di mantenere analoga cifra anche per l'anno 1979.
Esiste il problema del rapporto con la legge I n. 56 sia nei confronti dei Comuni che devono presentare i piani di attuazione, sia nei confronti dei Comuni che non sono tenuti a presentare i piani di attuazione.
In Commissione abbiamo discusso circa un'interpretazione secondo la quale all'approvazione di un piano di attuazione di un Comune dovrebbe corrispondere l'impegno finanziario per la giunta regionale. Ma questa impostazione è impossibile perché costringerebbe la Regione a rinunciare ad ogni altro intervento.
Sono in grado di presentare i piani di i attuazione solo i Comuni più efficienti e la Regione rischierebbe di essere lo strumento che aggrava gli squilibri nel territorio, così come avviene per lo Stato che si trova di fronte a Regioni Come il Piemonte che spendono in fretta i fondi e altre Regioni che non li spendono, accentuando gli squilibri a livello nazionale.
E' un problema che si risolve con l'efficienza regionale, ma per la soluzione del quale devono essere trovate modifiche che rendano efficienti anche gli, altri Enti. Le Commissioni I e II, per le parti di competenza hanno già iniziato a trattare questi problemi. Sono state presentate alcune linee finanziario-procedurali dal punto di vista della programmazione. Al fine di semplificare, e unificare le procedure delle leggi attualmente operanti, l'Assessorato intende presentare, possibilmente entro la fine dell'anno, un testo unico delle leggi che ineriscono alle opere pubbliche .
Saranno così chiarite le competenze regionali e quelle comunali e lo snellimento delle procedure sarà accolto di buon grado dai Comuni e non sarà inteso come sottrazione di poteri.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Oberto "Uso ed impiego della carta, recupero materiale residuato degli uffici"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Oberto: "Uso ed impiego della carta recupero materiale residuato degli uffici".
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

L'interrogazione del Consigliere Oberto consegue ad un'altra interrogazione sulla pulizia dei muri della città dalle scritte. Devo informare il Consigliere Oberto che dopo la presentazione della sua interrogazione, il Comune e la Regione hanno assunto un'iniziativa per pulire i muri, infatti si possono già vedere i risultati.
Sul recupero della carta è in corso un'iniziativa assunta dalla Regione, dal Comune, dalla Provincia e dagli altri Enti locali in collaborazione con la Stampa di Torino per recuperare la carta dalle scuole, iniziativa che ora sarebbe opportuno allargare anche agli uffici.
Altri Paesi della Comunità come la Germania e la Francia recuperano tutta la carta, la riciclano tanto che una buona percentuale del fabbisogno dei giornali proviene dal riciclaggio della carta stampata. L'Italia importa anche la carta riciclata. Per allargare l'iniziativa agli uffici il discorso è meno semplice. Un conto è recuperare la carta negli uffici della Fiat, della Regione e del Comune, estremamente più complesso e difficile è raccoglierla negli altri uffici. Si tratta di sollecitare atti volontari e responsabili.
La separazione della carta che deve essere riciclata da quella di rifiuto, non può essere effettuata dall'azienda; deve farla il cittadino attraverso un tipo di raccolta sostanzialmente diverso da quella del rifiuto quotidiano. Si tratta di sensibilizzare e responsabilizzare l'opinione pubblica rispetto a questo problema non trascurabile. L'Italia importa 1000 miliardi di legname all'anno pagando un prezzo in continua crescita e mettendo in difficoltà anche aziende floride della nostra Regione. Come dall'interrogazione precedente sulla pulizia dei muri si è passati alla soluzione essendo i muri meno incalzanti nelle loro scritte così domani potrebbe essere meno incalzante il fabbisogno della carta.
Il Consigliere Oberto ha fatto molto bene a puntualizzare il problema che dovrà essere portato all'attenzione di milioni di cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Ringrazio il Presidente della Giunta della sua risposta concordando con quello che ha detto in tema generale. Certamente la bilancia della carta è spaventosa: siamo in attivo soltanto per quella di lusso, che per il 50 della produzione va negli Stati Uniti d'America, i quali però si stanno attrezzando e nel giro di 4 o 5 anni non ne compreranno più creando un'altra discrasia nella nostra produzione.
La mia interrogazione è nata nella mente ed è stata formulata pochi giorni dopo l'incontro tenutosi a Domodossola nel quadro dei rapporti italo svizzeri delle Comunità montane. In quell'occasione è stato distribuito un opuscolo di una certa consistenza nel quale all'ultima pagina è scritto: "Editore Dipartimento Economia Pubblica - Bellinzona - Fabbricazione svizzera 100 di carta ricuperata, quale contributo attivo alla protezione dell'ambiente".
Le iniziative giornalistiche hanno in questa direzione una rilevanza ed un'importanza non indifferente: convincere la gente che c'è la possibilità di fare economia, di evitare gli sprechi con vantaggio dell'intera comunità.
La mia interrogazione aveva però un aspetto particolare. E' possibile Signor Presidente, che si adoperi una busta del costo di 40 o 50 lire (o di un costo di poco inferiore,nel caso di acquisto di 50 o 100 mila copie) per un solo foglio? E' possibile usare una busta di questa dimensione per due fogli di carta velina? Non si fa dello sciupio di ordine generale che incide notevolmente sul nostro patrimonio? Nella mia interrogazione chiedo di conoscere la spesa della carta e sottolineo l'opportunità di un maggiore utilizzo della stessa, per esempio, scrivendo anche sulle due facciate.
L'interrogazione tocca anche il Signor Presidente del Consiglio, il quale ricorda il tempo in cui ero io Presidente del Consiglio e rilevavo l'opportunità di contenere la quantità delle pubblicazioni. Infatti andando nei Comprensori e nelle Comunità montane si trovano cataste di carta, libri inutilizzati che creano oltreché la spesa, anche il disappunto di ordine psicologico. Non vogliamo, a somiglianza di quanto accade nelle scuole, provvedere nell'ambito regionale, nei Comprensori e nelle Comunità montane, al recupero della carta che viene mandata dalla Regione e non viene utilizzata? Vorrei anche richiamare un rilievo che avevo fatto in una passata riunione quando il Consigliere Beltrami aveva illustrato con abilità un certo opuscolo e domandavo come mai i Consiglieri regionali non ricevono le pubblicazioni della Regione. Ad esempio non si ricevono i decreti del Presidente della Regione. Quell'opuscolo era stato portato ai partecipanti ad una Commissione e gli altri non ne seppero nulla; appresero dell'esistenza di quella pubblicazione dall'intervento abbastanza ameno e divertente eseguito dal collega in Consiglio regionale. Come appendice all'interrogazione vorrei chiedere che le pubblicazioni siano mandate prima ai Consiglieri regionali perché non abbiano ad apprendere dell'esistenza di qualche cosa di vali attraverso altre persone.



PRESIDENTE

Abbiamo concluso, per ora, la discussione delle interrogazioni è delle interpellanze.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

a) Congedi



PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Franzi, Minucci Paganelli, Simonelli e Vecchione.



PRESIDENTE

b) Presentazione progetti di legge



PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 352: "Convalida del D.P.G.R. n. 19 V.B., in data 7 settembre 1978 (Prelievo dal fondo di riserva per le spese impreviste)", presentato dalla Giunta regionale in data 4 ottobre 1978 N. 353: "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1978", presentato dalla Giunta regionale in data 12 ottobre 1978 N. 354: "Correzioni alla legge regionale 12 ottobre 1978 n. 63 'Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste', presentato dalla Giunta regionale in data 20 ottobre 1978



PRESIDENTE

c) Apposizione visto Commissario del Governo



PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale 7.9.1978: "Integrazione all'articolo 15 della legge 4.6.1975 n. 41" alla legge regionale 7.9.1978: "Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste".



PRESIDENTE

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo



PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale 19.9.1978: "Norme per l'istituzione e il funzionamento delle biblioteche pubbliche di Enti locali o di interesse locale" alla legge regionale 19.9.1978: "Spese per il funzionamento del Comitato urbanistico regionale".
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Procediamo con il punto all'ordine del giorno che reca: "Nomine".


Argomento: Nomine

Sostituzione del signor Wilmer Graziano, membro deceduto nel Consiglio di Amministrazione della Finpiemonte


PRESIDENTE

Nominativo proposto è quello del signor Aldo Ravioli.
passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: RAVAIOLI Aldo n. 31 schede bianche n. 4 Il Signor Aldo Ravaioli è eletto nel Consiglio di Amministrazione della Finpiemonte.


Argomento: Nomine

Commissione regionale per il lavoro a domicilio


PRESIDENTE

Sono stati segnalati i nominativi delle signore Lidia Lanza (D.C.) e Silvana Dameri (P.C.I.); manca la designazione del rappresentante del ESI.



PRESIDENTE

Poiché ho inviato apposita lettera ai Capigruppo in relazione a questo tema, propongo che la designazione venga espressa in questa sede.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo con il Presidente del Consiglio anche perché tale soluzione venne proposta ed ebbe il supporto delle forze politiche nella riunione precedente. In questo modo il Consiglio regionale designa indicativamente il rappresentante. Sarà compito del partito interessato di procedere alla sostituzione.



PRESIDENTE

Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno riportato voti: BELLOMO Emilio n. 24 DAMERI Silvana n. 19 LANZA Lidia n. 10 scheda bianca n. 1 I Signori Emilio Bellomo, Silvana Dameri e Lidia Lanza sono eletti componenti della Commissione regionale per il lavoro a domicilio.


Argomento: Nomine

Rinnovo di cinque membri, di cui due in rappresentanza della minoranza nella Commissione tecnico-consultiva per l'esame delle domande di cui alla legge regionale 12.8.1974, n. 23


PRESIDENTE

I nominativi proposti sono quelli dei signori Podestà Giovanbattista Caneparo Marco, Spagnolo Vincenzo, Catella Gian Carlo e Bianchi Adriano.
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: PODESTA' Giovanbattista n. 25 CANEPARO Marco n. 25 SPAGNOLO Vincenzo n. 25



CATELLA Gian Carlo n. 12

BIANCHI Adriano n. 12 scheda bianca n. 1 I Signori Giovanbattista Podestà, Marco Caneparo, Vincenzo Spagnolo, Gian Carlo Catena e Adriano Bianchi sono pertanto eletti nella Commissione tecnico-consultiva per l'esame delle domande di cui alla legge regionale 12.8.1974 n. 23.


Argomento: Nomine

Designazione di tre rappresentanti (di cui uno della minoranza) della Regione negli Istituti regionali di ricerca, sperimentazione ed aggiornamento educativi (artt. 11 e 19 D.P.R. 31/5/1974 n. 419)


CATELLA Gian Carlo n. 12

I nominativi proposti sono quelli dei signori Azzarello Ferdinando Piacenza Domenico e Amato Raimondo.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 32 hanno riportato voti: AZZARELLO Ferdinando n. 19 PIACENZA Domenico n. 9 AMATO Raimondo n. 17 NIGRA Martino n. 1 schede bianche n. 3 I signori Azzarello, Piacenza e Amato sono pertanto eletti rappresentanti della Regione negli Istituti regionali di ricerca, sperimentazione ed aggiornamento educativi.


Argomento: Nomine

Rinnovo di tre rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta


PRESIDENTE

I nominativi proposti sono quelli dei Aignori Garlanda Aldo, Zanoni Walter e Ghio Michele.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno riportato voti: GARLANDA Aldo n. 36 ZANONI Walter n. 20 GHIO Michele n. 16 schede bianche n. 3 I Signori Garlanda, Zanoni e Ghio sono eletti nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte della Liguria e della Valle d'Aosta.


Argomento: Nomine

Rinnovo dei tre rappresentanti, di cui uno della minoranza, nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto autonomo case popolari Provincia di Torino.


PRESIDENTE

I nominativi proposti sono quelli dei signori Uttempergher Giovanni Caponeto Rodolfo e Pignocchino Guido Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: UTTEMPERGHER Giovanni n. 22 CAPONETO Rodolfo n. 15 PIGNOCCHINO Guido n. 14 scheda bianca n. 1 I Signori Uttempergher, Caponeto e Pignocchino sono eletti nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto autonomo case popolari Provincia di Torino.


Argomento: Nomine

Sostituzione del dr. Gian Romolo Bignami dimissionario nel Consiglio di Amministrazione dell' E. S.A.P.


PRESIDENTE

Il nominativo proposto è quello del signor Carlo Chiarena. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 33 ha riportato voti: CHIARENA Carlo n. 24 schede bianche n. 9 Il Signor Carlo Chiarena è eletto nel Consiglio di Amministrazione dell'ESAP in sostituzione di Gian Romolo Bignami.


Argomento: Nomine

Nomina del rappresentante della Regione nel collegio dei Sindaci nella SAGAT.


PRESIDENTE

Il nominativo proposto è quello di Fernando Vera.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti : VERA Fernando n. 35 MORELLI n. 1 schede bianche n. 2 Il signor Vera Fernando è eletto nel Collegio dei Sindaci della SAGAT.
Le nomine sono così esaurite.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione ospedaliera e sul relativo contratto sindacale


PRESIDENTE

L'Assessore Enrietti ha la parola per un'informazione sulla situazione ospedaliera e sul relativo contratto sindacale.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Signori Consiglieri, non credo che occorra spendere molte parole per evidenziare la gravità I estrema in cui la situazione ospedaliera si presenta al nostro Paese, anche se fortunatamente gli Enti ospedalieri del Piemonte sono in una situazione più cauta e più pacata delle altre Regioni.
Cogliendo l'indicazione del Presidente del Consiglio e della signora Vaccarino, la quale ha presentato un'interrogazione circa l'applicazione del contratto del '74, farò alcune considerazioni che consentono di avere un quadro esatto e di dare una valutazione politica del Motivo per il quale, tutto sommato, nella situazione ospedaliera piemontese non vi sono quei drammi e quei traumi che vi sono nelle altre parti d'Italia.
Va precisato all'uopo che i suddetti accordi non hanno trovato presso la nostra Regione, uniforme e corretta applicazione e la difformità delle situazioni ha rappresentato, per un verso, un'inadeMpienza contrattuale e per altro verso, anche una violazione della normativa vigente per il personale ospedaliero.
Per tale motivo, le organizzazioni sindacali e L'associazione ospedali piemontesi si sono rivolte all'Assessorato al fine di sollecitare, nei limiti della propria competenza, l'emanazione di un indirizzo univoco.
Va precisato al riguardo che la materia esula dalla competenza di questo Assessorato essendo riservata da una parte all'autonomia decisionale delle Amministrazioni ospedaliere e dall'altra al controllo esercitato dalle competenti Sezioni del Co.Re.Co. ai sensi dell'art. 16 della legge 12.2.1968 n. 132 e della legge regionale 12.8.1976 n. 42.
Pur tuttavia questo Assessorato ha ritenuto doveroso richiamare con apposita circolare le Amministrazioni ospedaliere alla necessità di garantire l'applicazione della normativa contrattuale nel rispetto del vigente ordinamento anche in relazione alle situazioni anomale che si erano venute a determinare con la concessione di trattamenti economici diversi da quelli propri della qualifica posseduta.
Nonostante le raccomandazioni formulate oltre che alle Amministrazioni anche alla stessa Associazione Ospedali Piemontesi, in alcuni casi, le Amministrazioni stesse hanno avuto difficoltà a dare un'applicazione uniforme anche in considerazione dei benefici già concessi con precedenti provvedimenti, né questo Assessorato aveva la possibilità giuridica e di fatto per entrare nel merito delle singole situazioni.
Per quanto attiene al caso specifico dell'ospedale Maria Vittoria risulta che l'Amministrazione abbia attribuito ai dipendenti il riconoscimento giuridico ad personam del trattamento economico già concesso con precedente deliberazione del 1975 che ovviamente non ha comportato alcun aggravio di spesa, come del pari si è verificato per altri Enti ospedalieri.
Si precisa in proposito che secondo il meccanismo del nuovo accordo, il trattamento economico già attribuito costituisce di per sé il presupposto per il calcolo dei nuovi miglioramenti e pertanto in sede di prima applicazione dell'accordo stesso non si verifica alcun maggior aggravio di spesa in conseguenza delle deliberazioni di inquadramento giuridico che negli ovvi limiti della legittimità, doveva essere attuato fin dalla data di recepimento degli accordi del 1974.
Il confronto continuo con gli ospedali e con le organizzazioni sindacali è stato uno degli elementi che ci consente di vedere con maggiore tranquillità la situazione dei dipendenti ospedalieri nelle altre Regioni.
Non mi soffermo sulla parte normativa del contratto del 5.10.1978, ma tutto sommato non ancora eccessivamente divulgata. La parte economica rispetto al contratto del '74 comprende i seguenti aumenti: per l'ausiliario lire 54.000; per l'ausiliario con almeno sei mesi di anzianità lire 34.000; per l'operaio qualificato lire 31.300; per l'operaio specializzato lire 35.000; per l'infermiere generico lire 47.000; per l'operaio con particolare capacità lire 47.000; per l'applicato principale lire 29.000. Su questo contratto, come i Consiglieri sanno, vi è stata in alcune Regioni d'Italia una sollevazione da parte delle organizzazioni sindacali degli autonomi, nata a mio avviso, da un'interpretazione estensiva del contratto, tale che si raffigura come contratto integrativo della Regione Veneto. La Regione Veneto, infatti, nonostante avesse firmato il contratto del 5.10.1978 sottoscritto con le organizzazioni degli autonomi e con la Confederazione Cgil, Cisl e Uil, firmava un vero contratto integrativo nel quale, partendo dalla qualificazione e dall' aggiornamento del personale, veniva a definire un aumento reale delle quote che ho prima accennato. Questo fatto ha scatenato in tutto il Paese una serie di rivendicazioni a catena da rendere la situazione insostenibile.
La Regione Piemonte non appena fu raggiunto l'accordo del 5.10 con un atto ritenuto valido, ha deciso di dare ai dipendenti ospedalieri un acconto di 30.000 lire sul contratto del 5.10. Questa azione incisiva ha consentito un dialogo più fecondo con le organizzazioni sindacali.
Dopo l'iniziativa del Veneto e dopo la bagarre che si è creata nel Paese, la Regione Piemonte, di concerto anche con altre Regioni ha ritenuto di prendere un'iniziativa nei confronti del Governo affinché fossero fissati due principi fondamentali : l'impossibilità di far coesistere nel Paese dei trattamenti diversi da Regione a Regione che tutte le forze contraenti e le Regioni ritenessero valido il contratto siglato a ottobre.
Il Governo il 20/10, in una riunione presieduta dal Sottosegretario Del Rio, ha avuto il confronto con le organizzazioni sindacali al termine del quale è stato sbandierato dai giornali il famoso documento. Tutto sommato i giornali e l'opinione pubblica sono stati male informati circa l'accordo sottoscritto dal Governo tramite il Sottosegretario Del Rio. In esso si individuava il campo della formazione professionale, dell'aggiornamento come il campo in cui, stante le condizioni oggettive della scarsa qualificazione dei paramedici, non si potevano integrare le forme salariali, né riaprire assolutamente la trattativa delle richieste delle organizzazioni sindacali. La Regione Piemonte non era presente al momento della firma dell'accordo, ma erano presenti Assessori di altre Regioni.
Il documento prende in esame gli interventi per i corsi di aggiornamento e di riqualificazione professionale e dice in maniera precisa che le attività di aggiornamento articolate secondo le specificità delle singole categorie saranno organizzate e attuate nel rispetto del contratto di lavoro. I maggiori impegni di tempo e di lavoro richiesti al personale ospedaliero saranno compensati con un assegno di aggiornamento definito in lire 27.000. Nel contempo sarà corrisposto un assegno di studio pari a lire 100.000 al personale che parteciperà ai corsi di riqualificazione professionale, previsti nella proposta di legge di iniziativa delle Regioni. Questa iniziativa, che però non ha permesso il rientro in alcune Regioni dello sciopero detto "barella selvaggia" ha fatto sì che non si aprissero altre fasce di sciopero da parte degli autonomi.
Il Presidente del Consiglio ha convocato ieri sera le Regioni, il Piemonte era rappresentato dal Presidente della Giunta. Nel corso dell'incontro non si è capito, per la verità, se veniva messa in discussione l'interpretazione del documento firmato dal Sottosegretario Del Rio o il documento stesso. La riunione è stata drammatica e molto tesa ed è finita alle ore 1,30. Nello stato di confusione generale tra la prima interpretazione del documento del 20.10 con la quale si prevedevano i corsi di formazione professionale, la cui sostanza però era di dare le 27.000 lire a tutti, e la seconda interpretazione, più corretta, di dare l'assegno concordato a chi effettivamente frequenta i corsi, si paventavano altre richieste da parte di tutto il pubblico impiego. Tutto sommato occorre collegare questa richiesta alla riforma sanitaria di fresca approvazione ed alla riforma del settore del pubblico impiego in modo da ricondurre tutto ad unità. Tramite il Presidente Viglione, la Regione Piemonte ha fatto presente che nel documento finale era opportuno inserire due clausole precise: l'ipotesi di soluzione data il 20 ottobre e la convocazione da parte del Presidente del Consiglio delle organizzazioni sindacali nazionali. Tale riunione è fissata per questa sera alle ore 17. Nel nuovo incontro saranno riproposte le condizioni a suo tempo sottoscritte, sarà fatta una valutazione complessiva delle proposte emerse. Se vi sarà l'accordo delle confederazioni sindacali nazionali, le Regioni non saranno lasciate allo sbaraglio.
E' opportuno un continuo collegamento tra Governo-Regioni e organizzazioni sindacali nazionali; eventuali nuove agitazioni anche in Piemonte i non cadrebbero quindi con una vertenza aperta anche con la Confederazione Cgil, Cisl e Uil. A mio avviso, questa dovrebbe essere la posizione che nel merito si dovrà sostenere nei Confronti del Governo e delle organizzazioni sindacali in maniera che il Piemonte, che ha avuto momenti fino ad oggi di tranquillità, non sia cacciato anch'esso nella situazione disastrosa in cui si sono trovate le altre Regioni.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Convengo con l'Assessore che non rientra nei suoi compiti condizionare le amministrazioni ospedaliere nell'interpretazione di un contratto di carattere nazionale. Trattandosi però di questione politica i cui risvolti come si è visto, sono stati piuttosto ampi, le forze politiche piemontesi e fra queste il Partito repubblicano, si sono preoccupate del fatto che anche in Piemonte avrebbe potuto succedere qualche cosa di grave che fortunatamente, non è successo.
Le Osservazioni che abbiamo fatto nei confronti dell'ospedale Maria Vittoria, indicato a titolo esemplare e non volendo in particolare dare la colpa a quel Consiglio di amministrazione, ci portano a fare due considerazioni: 1) i Consigli di amministrazione debbono leggere attentamente i contratti nazionali e applicarli possibilmente senza inventare qualifiche nuove 2) i Co.Re.Co.,che sono di nomina politica, non devono dare giudizi disparati sulle deliberazioni dei Consigli di amministrazione degli ospedali. In alcuni casi infatti i Comitati regionali di controllo non esaminano con la dovuta cura la legittimità delle deliberazioni per entrare invece nel merito delle stesse, compito che non gli compete. Questo mi induce a sollecitare il Presidente della Giunta affinché convochi l'assemblea dei Presidenti e dei membri dei Comitati regionali di controllo, così come gli compete per legge. Scegliamo questa occasione per fare tale richiamo, ma avremmo potuto sceglierne molte altre, tanto più che da due anni abbiamo approvato la nuova legge sui Co.Re.Co. e in questo lasso di tempo si sarebbe già dovuta tenere un'assemblea annuale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

L'assemblea si è tenuta e prossimamente se ne terrà un'altra.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Non ne ero informata, comunque questo mi rallegra. La Regione Veneto (ed anche la Regione Emilia Romagna, a quanto risulta da indiscrezioni giornalistiche; non so se sono confermate o se si tratta solo di dichiarazioni in questo senso) ha aperto un problema che, ove dovesse ripetersi in altre materie di competenza regionale, porterebbe senza dubbio tutto il Paese al disastro. Quindi è stato giusto il giudizio dato dall'Assessore Enrietti per conto della Giunta nei confronti di quel comportamento e invitiamo la Regione Piemonte ad attenersi sempre a queste indicazioni.
Confesso tuttavia la mia estrema perplessità. Mentre gli ospedali "bruciano" soprattutto a spese degli ammalati, non è facile per il governo affrontare un problema che ha radici storiche e ahimè! disgraziate: situazioni clientelari, posizioni di persone con uno stato giuridico e un compenso che non risponde allo stato giuridico, insomma, un cumulo di errori non soltanto amministrativi, ma anche politici, una situazione comunque che ha fatto ritenere il nuovo contratto non soddisfacente creando probabilmente nuove disparità, nuove situazioni anomale, anzich sanare quelle esistenti. I nodi, dopo anni, vengono al pettine; lo Stato si trova di fronte a richieste di ulteriori aumenti rispetto a quelli che già aveva concesso: ci sembra peggiore "il tacon del buso", come si suol dire perché le 27 mila lire date oggi non si sa in quale modo non si daranno più domani. Non mi spiego nemmeno le ulteriori centomila lire come assegno di studio, a cui ha fatto accenno l'Assessore.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

E' un assegno una tantum.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Quindi un assegno da dare come sanatoria generale oltre alle 27 mila lire al mese per i corsi di aggiornamento. Vorrei sapere se i corsi si terranno entro o al di fuori dell'orario di lavoro, perché dal punto di vista dell' organizzazione questo è un dato molto importante. La Regione Piemonte deve organizzare una serie di corsi seri, tenendo però presente che le 27 mila lire oggi vengono date per "corsi di aggiornamento" e domani saranno date in favore degli "aggiornati". In realtà la Regione deve prevedere questo aumento. Dalla lettura dei giornali, però, non risulta se esso sarà a carico delle Regioni, né l'Assessore ha fatto alcun accenno a questo problema, e un chiarimento è indispensabile nel momento in cui è allo studio il piano socio-sanitario.
E' chiaro che il Governo si è trovato di fronte ad un vero e proprio ricatto. L'importante è di non continuare a creare situazioni anomale che in seguito dovranno essere sanate. Ci auguriamo che questa situazione possa in qualche modo essere regolata e che il Governo sia estremamente fermo nell'affermare che nessuna Regione può coinvolgere tutto il Paese in una spirale senza fine e superare quanto viene deciso per tutto il territorio nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Dopo la relazione esauriente e responsabile dell'Assessore e l'intervento della dottoressa Vaccarino, restano poche cose da dire.
Innanzitutto è da auspicare che nella riunione indetta per questa sera si raggiunga una soluzione coerente, seria, che coinvolga tutte le parti responsabili riportando il problema a livelli di omogeneità. E' già stato rilevato che è mancato il coordinamento, in quanto diverse Regioni hanno finito per creare una situazione insostenibile, al di là delle intenzioni.
Si apre un grossissimo problema sul modo di esercitare l'autonomia, di concepirla e di inserirla nella visione unitaria dello Stato. Se l'autonomia per iniziative, consapevoli o inconsapevoli, dovesse assumere in momenti difficili come questo, un carattere disgregante, di distorsione rispetto a coerenze di livello nazionale, certo segnerebbe un brutto punto anche per tutti gli aspetti che a noi stanno a cuore, per i quali, anche in questa assemblea, ci siamo impegnati nel costruire istituzioni, nel dare contenuti alle leggi, nell'assumere responsabilità. Quindi una sollecitazione alla Giunta, garantendo in questa direzione la nostra piena solidarietà, ad operare non per costituire cartelli e sindacati regionali artificiosi, ma perché l'attenzione vigile sia richiamata in ogni momento in cui decisioni delicate, singole, possono costituire elemento di disordine a livello nazionale. Inviamo un appello ai lavoratori interessati anche se in Piemonte, per ora, sembra non esservene motivazione, affinch non disperino di ottenere risultati equi e raccoglimento delle richieste fondate, ma perché non rompano in questo delicato settore le tradizioni di civiltà del nostro Paese. Sembra un fatto anomalo il totale disprezzo nei confronti degli ammalati, quasi un ricatto non solo nei confronti del Governo ma anche della società; sono atti e comportamenti che rendono pessimi servizi anche alle libertà sindacali, al significato dello sciopero e della difesa legittima degli interessi. Con tutta la comprensione, la duttilità, il senso di responsabilità che la situazione comporta, non possono essere dimenticate alcune questioni fondamentali e cioè che il Paese è impegnato nello studio di un piano per il risanamento della situazione economica e non per tappare falle o per risolvere una situazione pur drammatica e pesante che non può mettere nuovamente in pericolo tutta una serie di misure che ha già fruttato un miglioramento della situazione economica e finanziaria e che dovrebbe dare frutti nell'interesse di tutti.
A questo riguardo le Regioni probabilmente dovranno disporsi a fare alcuni sacrifici temporanei.
Sollecitiamo l'Assessore ed il Presidente della Giunta a sostenere in ogni sede che se si devono istituire corsi di formazione professionale, se si devono trovare soluzioni più avanzate, e dare risposte a domande che vengono formulate con fondamento obiettivo, si esca dall'ipocrisia e si facciano le cose con la serietà dovuta. Se corsi hanno da farsi, corsi siano con tutti i risultati positivi che da questi si devono attendere. Con questo stesso spirito vengano affrontate e risolte le altre questioni che sono poste sul tappeto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

Innanzitutto è dovere del nostro Gruppo ringraziare l'Assessore che con questa relazione ci ha permesso di intervenire allargando la tematica coerente e specifica che la dottoressa Vaccarino aveva sollevato con la sua interpellanza. Il ringraziamento all'Assessore per la relazione si lega nel caso nostro, all'approvazione delle indicazioni che in essa sono contenute, peraltro confortate anche nei nostri organi di stampa da indicazioni coerenti con quelle che l'Assessore ha sostenuto in sede nazionale. Non vi è dubbio che l'opportunità di questo dibattito sta anche nel fatto che nelle riunioni di oggi pomeriggio ed in quelle successive la Regione Piemonte possa parlare con il pieno ruolo e con l'importanza che deriva anche dalla discussione che c'è stata in Consiglio regionale. Non va dimenticato che i lavoratori della nostra Regione, pur avendo analoghi problemi a quelli dei lavoratori di altre Regioni e pur sapendo che non possiamo rispondere in modo generico o con prospettive a tempi lunghi hanno 'voluto cogliere il dato fondamentale dell'espletamento del servizio che deriva anche dalla forza stessa dei lavoratori per cambiare le loro condizioni di lavoro e la loro possibilità di pesare su Un piano nazionale e regionale per l'attuazione coerente della riforma sanitaria. Del pari anche la maggioranza delle amministrazioni ospedaliere hanno dato prova di una capacità di governo sostanzialmente condivisibile e positiva.
Dico Però con altrettanta franchezza che non del pari possono essere positivamente valutate alcune dichiarazioni o alcuni atteggiamenti che negli Ultimi mesi si sono andati dipanando in materia. Vorrei, con tutta la serietà e la fermezza (Al caso, rilevare come situazioni di questo genere derivano da cedimenti localizzati in alcune Regioni e dai troppi pretesti che vengono offerti quando ai convegni medici dei clinici o patologici si sostiene che la legge di riforma è una cattiva legge e che ci sono larghissime possibilità per riaprire un polverone indistinto. Troppe volte soprattutto in sede nazionale e non soltanto in materia ospedaliera, vi sono oscillazioni di posizioni, o comunque posizioni di tipo generale a cui non fanno seguito atti concreti di riorganizzazione tali da mettere tutti i soggetti nella condizione di poter espletare le funzioni nei tempi dovuti.
Questo problema, che oggi coinvolge i portantini non è solo localizzato negli ospedali, ma rischia di coinvolgere altre manovre politiche, a volte attraverso ai memoriali delle persone che non si Possono più difendere, a volte attraverso altri atti {che tendono a creare situazioni nelle quali le parole non contano più e gli impegni vengono comunque superati da una neghittosità nella realizzazione. La stessa prospettiva di sviluppo coordinato e governato del nostro Paese viene messa così in forse.
Nella situazione specifica della Regione Piemonte debbono essere riprese tre questioni 1) che le decisioni dei Comitati di controllo della Regione siano uniformi nel pieno rispetto della legittimità degli atti, visto che qualche Obiezione non è di legittimità ma rientra in campi discutibili. I differenti atteggiamenti dei Comitati di controllo rendono difficile all'amMinistrazione ospedaliera l'applicazione del passato contratto tanto che vi possono essere passaggi o riconoscimenti giuridici sperequati tra lavoratori con uguale competenza. Questo è come una miccia che, messa a conoscenza dei lavoratori, può creare situazioni ben gravi. Anche nelle unità locali dei servizi si è notata una difformità abbastanza pesante sugli organi di controllo, come nel caso di statuti votati in forma identica dai Comuni della stessa unità locale, ma soggetti alla giurisdizione di due Comitati diversi, hanno avuto pareri di legittimità difformi comportando quindi situazioni di imbarazzo e di difficoltà.
2) Al di là delle trattative che si svolgeranno a livello nazionale in questi giorni e puntando sulla formazione professionale e sulla riqualificazione del personale, la necessità che si avvii un processo di miglioramento e di adeguamento delle strutture ospedaliere che permetta di arrivare, entro termini non dilazionati, alla definizione di un programma che renda chiara la fase transitoria di norme speciali la quale finirà per fare posto ad una naturale e normale progressione di carriera attraverso concorsi e meccanismi ordinari in base alle acquisite capacità e titoli. Si stanno compiendo molti atti amministrativi di carattere individuale promozioni, riconoscimento di condizioni economiche "ad personam" che, in realtà, data l'imminenza della legge di riforma sanitaria, incidono direttamente sulle possibilità che la legge stessa finisca per non trovare affatto degli spazi effettivi di riforma, di riorganizzazione e miglioramento dei servizi. Non credo sia il caso dei portantini, i quali non hanno grandi speranze, ma altri gruppi possono avere speranze che attraverso operazioni di carattere sindacale, si possano in realtà precostituire dei meccanismi di inquadramento di gerarchia nel sistema sanitario nazionale che vedano privilegiati gli appartenenti a certi Enti rispetto agli appartenenti ad altri Enti. Già nella situazione attuale esiste una differenza retributiva fra un funzionario di un grosso Ente locale e un funzionario della struttura mutualistica o della struttura ospedaliera. Se le Regioni debbono fare dei sacrifici e debbono concorrere nel perseguire questa politica di rigore, li facciano non nel senso di favorire la proliferazione di condizioni che, nell'apparente anomalia costituiscano poi la definizione "ante legem" di decisioni che spettano invece al legislatore che ha il compito di porre mano alla riforma sanitaria. E' auspicabile che i lavoratori che, all'interno del nostro Ente, hanno sempre avuto un atteggiamento di responsabilità non vengano per via surrettizia ad essere influenzati da fenomeni gonfiati e ampliati.
Pericolosa sarebbe l'interpretazione dei sacrifici delle Regioni come possibilità di impegno di risorse regionali su questi settori per due semplici ordini di motivi: 1) le spese sanitarie, viste nella logica della mutualità, sono tali da far sì che modesti aumenti siano capaci di risucchiare ed eliminare sostanzialmente tutto il bilancio regionale 2) questa strada aprirebbe non un processo di governo coordinato, ma un moltiplicarsi di richieste di ogni categoria e di ogni gruppo, determinando un'iniziativa assolutamente ingovernabile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Come ci ha ricordato l'Assessore e come abbiamo potuto rilevare dalla cronaca dei quotidiani torinesi, la situazione in Piemonte è del tutto diversa forse anche perché nella nostra Regione vi è una maturazione politica, un diverso rapporto tra le istituzioni e il sindacato grazie anche agli organi di stampa che di questo diverso clima sono portatori.
Se tutti insieme siamo riusciti a far sì che in Piemonte l'impatto del dramma nazionale fosse di proporzioni minori, non ci dobbiamo dimenticare che a Torino sulla materia ospedaliera sono tuttora presenti allo stato latente tensioni di tipo più delicato, più pericoloso e quindi meritevole di approfondita riflessione da parte delle forze politiche. La stampa di questa mattina riporta la dichiarazione di una forza politica, non propriamente interparlamentare, secondo la quale questa sarà un'occasione per una "diversa politica della salute". Non vorrei che questa diversa politica della salute coinvolgesse quel disegno, peraltro non perfetto, che è la riforma sanitaria e soprattutto non comportasse un ulteriore appiattimento della realtà, anche se si continua ad indicare il barelliere come il samaritano della situazione, quando negli ospedali i samaritani sono ben altri operatori sanitari che non i barellieri. Non vorremmo che le anticipazioni di certe forze politiche significassero una diversa politica della salute e accentuassero la deprofessionalizzazione che sta già andando avanti e che non riguarda soltanto i barellieri. Il Partito liberale consente sulla necessità del più serio raccordo tra forze politiche istituzioni ed Enti di tipo diverso per evitare che attraverso qualche breccia passino tentativi che se non sono destabilizzanti, per lo meno rientrano nella storia nazionale e rientrano un poco nella logica della criminalizzazione generalizzata. Nella specie, visto che tutto questo riguarda la gestione delle risorse attuali e future, non possiamo non rimarcare la grottesca soluzione che viene data in ordine ai corsi di riqualificazione professionale che si terranno fuori dell'orario di lavoro con un compenso di 27.000 lire al mese e per la durata di un anno. A nostro modo di vedere la qualificazione si acquista a monte oppure nel corso dell'attività lavorativa, per cui pensare che i nostri collaboratori ospedalieri possano acquisire qualificazione professionale con 27.000 lire al mese fuori dell'orario di lavoro per la durata di un anno è come farci credere che in certi tipi di pasta ci sono le uova o cose di questo genere! Questa è un'altra occasione per retribuire 27.000 lire al mese per dei corsi che probabilmente tratteranno argomenti come la contestazione, la rappresentanza, le forme di partecipazione ma difficilmente insegneranno agli infermieri come si fa un'iniezione. Sono abbastanza scettico su queste forme di qualificazione e condivido i richiami che faceva il Consigliere Bianchi sulla necessità di non essere ipocriti. Infatti, mi pare ipocrisia pensare che quella cifra venga razionalmente e seriamente utilizzata.
Concludo questo breve intervento nell'esprimere all'Assessore un apprezzamento, certo come sono che fra i fattori che hanno portato ad un risultato diverso in Piemonte non è secondaria la sua attività personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Il Gruppo Psdi è d'accordo con ciò che ha riferito l'Assessore Enrietti e con le iniziative che la Giunta prenderà in collegamento con le altre Giunte italiane. Non possiamo sottacere tuttavia una preoccupazione che, a nostro modo di vedere, non echeggia sufficientemente in questo momento il Consiglio regionale ed è la preoccupazione di trovarci non di fronte ad un problema, ma di fronte ad un tassello di problemi che marciano tutti in una direzione obiettivamente destabilizzante non soltanto dell'attuale quadro politico ma dell'ipotesi di ripresa del nostro Paese.
A nessuno dei colleghi sfugge il fatto che nel momento della ripresa dell'attività di governo, dopo le ferie è affiorata in Italia l'ipotesi che circostanze obiettive potessero consentire la graduale uscita da una situazione pesante che sul piano economico segnava dei punti di vantaggio.
E' stata sufficiente questa ipotesi perché automaticamente a livello politico, sindacale e anche terroristico si riaccendessero molti focolai i quali probabilmente, non sono in grado, tutti insieme, di portare alla destabilizzazione, ma sono in grado di consentire che la ripresa italiana avvenga attraverso il cannello dell'ossigeno distribuito con una gradualità e una limitatezza estremamente pericolosa.
La Ragione Piemonte non ha da farsi dei rimproveri circa l'assunzione di responsabilità. Le proposte fatte per arrivare alla composizione della vertenza singolarmente colpiscono determinate zone e ne salvano altre, così come quando i ferrovieri entrano in agitazione è il Sud a pagare maggiormente. Se vogliamo sfuggire al destino tragico del Paraguay che rappresenta un punto di riferimento molto simile al nostro Paese, dobbiamo puntare sull'efficienza e sull'inserimento nella realtà italiana della forza di coalizione, che chiamiamo coalizione dell'emergenza, che mai come oggi è messa a dura prova e che deve dimostrare che l'emergenza Comprende e l'emergenza tende a risolvere.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta per una breve replica.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, desidero informare che il Ministro Morlino ha comunicato telefonicamente ché la trattativa con le organizzazioni sindacali riprende questa sera alle ore 19,30 e chiede esplicitamente la presenza del Presidente della Giunta e dell'Assessore. Pertanto l'Assessore Enrietti ed io saremo assenti alla seduta pomeridiana del Consiglio regionale.
Il dibattito di stamani, oltre a rendere più chiara la materia, ci fa uscire più forti da questa seduta per il fatto che tutti i Gruppi si sono espressi unitariamente e oggi, nell'incontro con il Governo ed i sindacati potremo parlare anche a nome di tutte le forze politiche. Alla riunione di ieri parteciparono i Ministri Anselmi, Morlino, Pandolfi e Scotti, il Sottosegretario alla Presidenza On.le Del Rio, già Presidente della Regione Sardegna, incaricato dal Presidente del Consiglio dei Ministri di seguire tutta la partita relativa al pubblico impiego.
Il Ministro Pandolfi, illustrando la parte del piano relativa all'intervento sul pubblico impiego, ha rilevato che se fosse passata una linea estendibile a 2 milioni/2 milioni cinquecentomila dipendenti del pubblico impiego, avrebbe dovuto reperire una somma certamente superiore ai mille miliardi. Ciò non è compatibile in nessun modo con le linee che il piano si prefigge; da parte sua, pertanto, non vi è nessuna disponibilità a compiere questo esborso. Il Presidente del Consiglio dei Ministri nella sua introduzione disse con chiarezza che al di là della interpretazione dell'accordo del 20 ottobre sulla formazione professionale alla parola "generalizzato" doveva corrispondere "la categoria". L'on.le Andreotti, sia pure con la finezza che lo contraddistingue, ha detto con chiarezza che nelle competenze regionali egli non avrebbe posto mano perché i problemi regionali debbono essere risolti nell'ambito dei Consigli e delle Giunte regionali, in altre parole il Governo dichiara il rispetto delle competenze regionali e pertanto rimette alle Regioni stesse non la generalizzazione del problema, ma la formazione professionale secondo i criteri che ad essa presiedono. Questa d'altro canto non è una politica nuova poiché già la precedente Giunta intendeva potenziare questo settore nel momento in cui vi è un'estrema carenza di operatori sanitari.
Abbiamo aggiunto in sede separata che sarebbe opportuno che il Governo si esprimesse sempre in questo modo, anche in ordine al dibattito sul rinvio delle leggi che a volte toccano la sfera di competenza delle Regioni. L'Assessore Simonelli ha consegnato in I Commissione la nota del Ministro delle finanze dalla quale si ricava uno scarso margine di aumento su alcune voci vi è addirittura un decremento.
In conclusione dobbiamo prendere chiara coscienza che non vi sarà da parte del Governo un ulteriore esborso. Le autonomie sono rispettate e, se non altro, per questo ringraziamo il Governo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Farò alcune considerazioni finali in merito alle questioni poste dalla dottoressa Vaccarino. Ritengo che la necessità di una risposta unica da parte di tutti i Co.Re.Co. del Piemonte sia indispensabile anche per contribuire a uniformare il trattamento dei dipendenti ospedalieri.
Va rilevato non solo l'alto senso di responsabilità dei dipendenti degli Enti ospedalieri del Piemonte, ma anche delle amministrazioni, le quali si sono adoperate in ogni caso per trovare le soluzioni necessarie affinché non esplodesse la "barella selvaggia" I corsi professionali devono essere seri e programmati e la Giunta si orienterà in questo senso. Dai dati che gli uffici mi hanno diligentemente preparato, ponendo per assurdo che partecipino ai corsi circa 27 mila dipendenti a partire dal mese di ottobre (cosa impossibile perché sono ancora da programmare), per il 1978 risulta una spesa di 2 miliardi e 100 milioni, oltre a 700 milioni "una tantum" per la qualificazione dei 7 mila infermieri generici e 4 milioni per altre spese. Per i 6 mesi del 1979 la spesa sarebbe di 4 miliardi e 200 milioni. Il costo totale in astratto di tutta l'operazione però è di 10 miliardi e 800 milioni, ma sarà comunque inferiore perché i corsi non inizieranno immediatamente, né saranno frequentati da tutti i dipendenti; vanno anche considerati gli oneri sociali (circa il 30%). Ho già detto che, a mio avviso, il costo dei corsi deve ricadere, come nel passato, sul fondo nazionale ospedaliero.
E' ovvio che dietro alla marea degli autonomi vi è un disegno di destabilizzazione del quadro politico nazionale, come lo stesso Presidente del Consiglio Andreotti ci ha confermato. Tutte le forze politiche sono interessate a questo grave problema e si impegnano affinché questo disegno non venga attuato.
Ma, come Assessore alla sanità del Piemonte, ho il dovere di evidenziare Un altro problema. Le Regioni hanno come perno centrale e fondamentale l'attuazione del coordinamento e dello sviluppo della situazione sanitaria del Paese.
L'attuazione completa della riforma sanitaria e la disincentivazione dei momenti di scontro sociale saranno un banco di prova delle Regioni, le quali o si dimostreranno all'altezza della situazione, oppure, come è stato detto da un qualificato giornale del nord, si troveranno nel caos. Ho voluto evidenziare la drammaticità dei problemi che oggi coinvolgono gli ospedalieri per sottolineare che domani potranno essere i problemi dei dipendenti delle mutue, od i problemi dell'integrazione dell'attuazione pratica della riforma sanitaria che, in ogni momento, potranno avere momenti di destabilizzazione.
Con il contributo che è venuto da questo confronto potremo affrontare con maggiore serenità la trattativa che si apre questa sera e che ci auguriamo si concluda quanto prima.



PRESIDENTE

La discussione su questo argomento è conclusa.
Sulla formazione dell'archivio cartografico regionale



PRESIDENTE

Chiede la parola il Presidente della Giunta per una dichiarazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Stamani dovevano essere discusse anche alcune interpellanze relative al problema cartografico. Poiché domani la Commissione competente affronterà questo problema si è ritenuto opportuno rinviare la discussione in Consiglio regionale dopo l'approfondimento che avverrà in Commissione.
Proposta di ordine del giorno in relazione alla cessazione dell'EAGAT e trasferimento delle relative funzioni, beni e 'personale alla Regione



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di ordine del giorno sull'Ente autonomo gestione aziende termali.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

L'ordine del giorno, in qualche misura, è superato posto che uno dei due rami del Parlamento ha già approvato una soluzione che, sotto il punto di vista formale, è conforme a quanto qui viene sollecitato e cioè il passaggio alla Regione del pacchetto azionario della Società delle terme.
Ritengo peraltro che, di fronte ad un problema che, in prospettiva presenta aspetti preoccupanti e molto seri, non basti fare da "mosca cocchiera" ossia sollecitare ciò che sta avvenendo senza farsi carico del problema della termalità nella sua globalità e nella sua proiezione regionale. Le terme di Acqui, se cadranno interamente sulle braccia della Regione senza una valutazione approfondita delle questioni connesse e derivanti, potranno costituire motivo di gravissime preoccupazione con prospettive di perdite ingenti forse di miliardi all'anno senza il corrispettivo di adeguate soluzioni. Basti pensare al problema dei dipendenti, in particolare di quelli stagionali, che già intravedono nell'ordine del giorno della Regione l'abolizione della stagionalità e una sistemazione, la quale, però, non può essere realizzata tout court, per via burocratica, perché significherebbe addossare all'Ente regionale degli oneri senza contropartita e senza la garanzia di un'adeguata utilizzazione.
Sintetizzando, ritengo che la Regione debba e possa farsi carico di un programma finalizzato di ammodernamento e di ristrutturazione delle Terme secondo una valutazione della validità della termalità nella sua funzione nel futuro nell'ambito delle attività sanitarie, di prevenzione, di cura turistiche e sociali in genere. Siamo di fronte a strutture in certa misura ottocentesche, invecchiate, obsolete, che devono Essere totalmente ammodernate e orientate per le utilizzazioni prevedibili nel futuro.
Occorre formulare ipotesi di soluzioni che non siano soltanto l'inserimento nel Consiglio di amministrazione della Società delle Terme dei rappresentanti del Comune di Acqui, della Provincia, del Comprensorio delle banche o di altri Enti. Occorre un piano, un programma con Proposte alternative che investano l'economicità della gestione. Non ci si pu quindi avvicinare alle scadenze previste, senza che sia compiuta in modo approfondito, una preparazione adeguata. L'argomento è arduo. Vi sono convenzioni che coinvolgono altre Regioni ed altre Province. E' un problema che cade sulla Regione ma che ha significato e rilevanze di carattere nazionale. Poc'anzi, per altri aspetti, abbiamo visto quel che capita quando non si riesce a coordinare ed a collegare nel quadro nazionale iniziative e prese di posizione locali. In sostanza, chiedo che la Giunta riconosca che questo ordine del giorno è soltanto una premessa una segnalazione per una soluzione tecnico-euridica, ma che la risposta al problema termale deve essere data attraverso una Preparazione, una conoscenza ed una elaborazione pertinenti, con la chiara assunzione di responsabilità che non significhi ammiccamento, reticenza, che suscitino attese o accreditino in loco indirizzi non meditati. I dipendenti vanno professionalizzati e sistemati in modo adeguato, perché non possono gravare sul bilancio regionale per mesi all'anno senza utilizzazione adeguata e produttiva: questi non sono né i Compiti né possono essere le intenzioni della Regione.
Con il trasferimento dei beni non c'è soltanto la bella prospettiva per le forze politiche di designare nuovi rappresentanti nei Consigli d'amministrazione, ma ci sono duri problemi da affrontare, con tempismo e con realismo responsabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta regionale, molto opportunamente, ha presentato al Consiglio questo ordine del giorno prendendo posizione in ordine al passaggio delle funzioni dell'Eagat all'Efim, volendo così portare avanti una politica termale nella quale la competenza della Regione viene a trovarsi nella sua centralità.
L'ordine del giorno in questo quadro ha dei limiti, ma ha anche il vantaggio di dare una precisa risposta ai fini politici generali.
Concordo con le osservazioni fatte dal collega Bianchi. A questo argomento, così importante, è però opportuno che dedichiamo qual che minuto di pazienza. Tutti assieme dobbiamo avere le idee chiare per essere in grado di suggerire delle soluzioni alla Giunta ed agli Assessori alla sanità, al commercio, al turismo, vedendo noi comunisti in questa operazione una stretta intersecazione delle competenze e un preciso coordinamento tra gli Assessorati.
La Giunta aveva promosso in data 25.6.1978 con l'Amministrazione provinciale di Alessandria e con l'Amministrazione comunale di Acqui un convegno nel quale sono stati presi in esame i problemi dello sviluppo termale. Da quel dibattito è emersa l'esigenza del mantenimento della Spa Terme di Acqui previo passaggio, ai sensi dell'art. 113 del D.P.R. 616 dell'intero pacchetto azionario alla Regione. La società, secondo quanto è previsto all'art. 3 ultimo comma di questa legge, dal primo gennaio 1979 dovrebbe gestire direttamente le attività sociali. Si è detto nel convegno che la società dovrebbe essere formata dalla Finpiemonte, dal Comune di Acqui, dall'Azienda autonoma di soggiorno e di cura della Provincia di Alessandria, dalla Cassa di Risparmio di Torino, dalla Cassa di Risparmio di Alessandria, dall'Istituto S. Paolo di Torino, dalla Banca Popolare di Novara.



BIANCHI Adriano

La Finpiemonte può avere un ruolo nella fase di ristrutturazione, ma non nella fase di gestione.



RASCHIO Luciano

Stavo appunto dicendo questo. E' un buon orientamento, tuttavia non siamo del tutto d'accordo che la Regione deleghi la "patria potestà" alla Finpiemonte. E' lodevole invece il tentativo di dare una strumentazione articolata a livello regionale ed anche a livello provinciale per dare una risposta seria sulla gestione delle Terme di Acqui. Il Consigliere Bianchi è stato molto sintetico parlando dello stato di alcuni stabilimenti di Acqui, ma io parlerei anche dello stato degli alberghi che fanno parte della vecchia società termale che sono classificati di I categoria ma che ad un esame serio, sarebbero valutabili di II categoria, proprio per la loro vetustà ed inadeguatezza. Occorre quindi un impegno finanziario di grossa rilevanza in direzione anche alberghiera per il recepimento della clientela. Questo è un primo elemento emerso durante quel convegno.
Venne inoltre auspicato uno sviluppo termale attraverso gli organi della programmazione regionale, nonché una gestione tramite l'unità di base dei servizi. Sempre nel corso del Convegno venne ribadita la necessità della formulazione di un piano socio-sanitario comprensoriale che fosse capace di soddisfare le attuali esigenze del termalismo come servizio sociale. In ordine al problema dell'occupazione dei lavoratori stagionali venne data in quella sede una risposta che noi comunisti condividiamo pienamente, ossia che allo sviluppo termale debba essere legato anche lo sviluppo turistico offrendo la piena utilizzazione della potenzialità termale e quindi occupando per l'intero anno i dipendenti anche stagionali.
Se non si pone però mano alla ristrutturazione dell'apparato termale è impossibile mantenere un impegno per 365 giorni all'anno, poiché le attrezzature sono in parte obsolete, certi momenti di ricettazione sono superati, la meccanica stessa che designa i bisognosi di cure termali è purtroppo molto complessa. E' stato costituito un Comitato tecnico per valutare le possibili soluzioni circa lo sviluppo e la gestione delle Terme di Acqui.
Che cosa chiediamo alla Giunta dopo questo dibattito? Chiediamo che i tre Assessori: Enrietti, Marchesotti e Moretti, di concerto, presentino al Consiglio regionale un piano sullo sviluppo politico della situazione termale acquese, nel quale si tenga conto però che con il primo gennaio 1979 la Regione dovrà dare una risposta a tutta la questione. Il piano potrà essere arricchito delle esperienze indicate dal Convegno di Acqui che vedono la Regione svolgere il ruolo che le è affidato dalla legge in una gestione in cui compaiano anche al suo fianco organismi finanziari, Enti locali e forze varie. Sarebbe utile a tale proposito che la Regione contattasse rapidamente anche il mondo sindacale delle fabbriche e le organizzazioni contadine da cui potrebbe trarre utili indicazioni su quella che dovrebbe essere la funzione ;termale in Piemonte. Grossa è l'aspettativa del sud del Piemonte per quanto concerne la risposta che la Regione può e deve dare in direzione delle Terme di Acqui. Non dimentichiamo che uno dei primi atti del fascismo nei confronti del libero Comune di Acqui fu quello di espropriare la vecchia amministrazione comunale delle Terme e di passarle allo Stato con il risultato deludente che oggi ancora una volta constatiamo, risultato certo non positivo e frutto delle varie gestioni che si sono succedute le quali non si sono sufficientemente impegnate nel rinnovo delle attrezzature, ma solo a sfruttare economicamente ai fini del profitto più rilevante il settore. E' storicamente provato attraverso ai secoli che Acqui e le sue terme sono sempre state un grosso richiamo.
Ci sarebbero molte osservazioni da fare, tuttavia i problemi già evidenziati dal Gruppo della D.C., e dal Gruppo comunista hanno posto le fondamenta per un incontro al fine di trovare una soluzione in ordine a questa materia.
Auspichiamo che il Presidente della Giunta e gli Assessori interessati vogliano accogliere i suggerimenti qui dati e vogliano trovare il modo di presentarci un piano particolareggiato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Martini. Ne ha facoltà.



MARTINI Mario

Non abbiamo ancora sentito il parere dell'Assessore alla sanità sull'ordine del giorno proposto; a mio avviso, però, il fatto che esso venga presentato in sede di Consiglio dà per presupposto che sia accettato anche dalla Giunta.
E' un passo avanti perché incominciamo ad avere una prima indicazione sull'utilizzo delle terme nell'ambito della politica sanitaria. Alcuni mesi fa l'Assessore non aveva idee precise in proposito come, d'altro canto, non le aveva nessuno.
Oltre allo stabilimento termale di Acqui esistono in Piemonte gli stabilimenti di S. Anna di Valdieri e Bagni di Vinadio. Non riprendo la tematica in merito alla chiusura delle Terme di Bagni di Vinadio, che ha già avuto una ripercussione in quest'aula. E' certo che se la Regione è disponibile a comperare quel pacchetto azionario, l'Ospedale di Demonte è disponibile a vendere il suo. Dico questo per convalidare quanto è già stato espresso dal mio Capogruppo.
In questa materia dobbiamo muoverci con perfetta cognizione di causa.
Molto opportunamente si dovrà riesaminare quella parte del Piano di sviluppo relativa alla politica termale che non ha avuto sufficiente esplicazione; in caso contrario rischiamo di creare dei precedenti che potrebbero avere dei risvolti negativi. La Regione deve gestire la politica termale indirettamente, soprattutto deve avere dei collegamenti con le altre Regioni. Non illudiamoci che la popolazione del Piemonte sia sufficiente a garantire la, funzionalità delle Terme a livello sanitario e turistico: i piemontesi normalmente vanno in, località termali più calde mentre in Piemonte 'arrivano utenti da Regioni dalle quali è auspicabile allontanarsi alla ricerca di un clima più temperato e più fresco. Ho voluto sottolineare la questione delle Terme di Vinadio e di Valdieri perch ritengo che il quadro non sarebbe stato sufficientemente delineato se fosse limitato alle Terme di Acqui che sono indubbia ente di notevole rilievo, ma che hanno delle appendici non trascurabili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza social

Ritengo valide le osservazioni fatte dal Capo gruppo della D.C. e dai Consiglieri Raschio Martini. Ho avuto uno scambio di idee con l'Assessore Marchesotti e posso dire che le cose stanno andando nel verso richiesto dall'ordine del giorno, ritengo quindi che questo possa essere votato senza difficoltà o perplessità. T ovvio che il problema termale non si risolve con quest'ordine del giorno, perciò la Giunta s'impegna a fornire nel più breve tempo possibile - ci auguriamo entro l'anno - un documento di concerto con gli Assessori alla sanità, al commercio ed al turismo, in modo che il Consiglio possa esprimersi sulla politica termale di tutto il Piemonte, sul passaggio della proprietà delle Terme di Acqui e sulla loro utilizzazione.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.
"Il Consiglio regionale Vista la propria precedente deliberazione n. 247-C.R. del 15.12.1977 ed in particolare l'allegato H concernente 'Osservazioni ai sensi dell'art. 113 terzo comma - del D.P.R. 24.7.1977 n. 616 - sull'E autonomo di gestione delle aziende termali' vista la proposta di legge n. 252 "Scioglimento dell'Ente autonomo di gestione delle aziende termali (EAGAT), presentata alla Camera dei Deputati in data 5 agosto 1976, dai deputati Baldani, Berlinguer Giovanni, Colonna d'Alema, Carandini, Faenzi, Fracchia, Sandomenico, Gambolato, Palopoli Bocchi, Toni visto lo schema del disegno di legge: 'Soppressione dell'Ente autonomo di gestione per le aziende termali Eagat e dell'Ente autonomo di gestione per il cinema Eagc' predisposto dal Ministero delle partecipazioni statali considerato che l'Eagat non è stato altro che una holding, un Istituto di credito, che doveva avere le funzioni di finanziare le singole società cosa che poi ha fatto in maniera estremamente limitata ed inadeguata nonostante la pretesa funzione di centro nazionale di direzione ed indirizzo rilevato che la gestione centralizzata 'delle aziende termali, attesa la "loro estrema diversificazione nelle cure, nell'entità dei mezzi nell'organizzazione, nonché dell'incidenza in rapporto all'ubicazione, al peso economico nella zona in cui operano, nella struttura più o meno industrializzata ed alla configurazione economica urbanistica ed alberghiera della 'città in cui si trovano, comporta un aggravio degli oneri ed un appesantimento della funzionalità preso atto che se bene si osserva la legge istitutiva dell'Eagat, questa necessità di autonomia fu recepita anche dal legislatore del tempo con la costituzione, accanto ad un Ente autonomo centralizzato, di una serie di società per azioni che dovevano, proprio in quanto tali, avere vita ed iniziativa propria, anche se tale possibilità poi non ebbero, perché i loro statuti furono stipulati in modo estremamente restrittivo circa le possibilità di iniziative, e soprattutto perché si stabiliva in essi che l'Ente aveva diritto ad interventi non solo di 'legittimita' ma anche di merito' su tutte le iniziative delle Società rilevato che l'Efim dovrebbe occuparsi con finanziarie settoriali delle attività produttive più disparate (carta, aerei, grande distribuzione terme e motel di Stato) e costituirebbe un'edizione peggiorata dell'Eagat confermando per le aziende termali di Stato una gestione del tutto centralizzata e per giunta pericolosa perché allontanerebbe ulteriormente le terme dall'unico ambito in cui possono e debbono avere vita e prospettiva: quello regionale ritenuto pertanto, di escludere l'ipotesi di passaggio definitivo delle aziende regionali termali dell'Efim, nonché la proposta di un passaggio temporaneo tenuto conto che con D.M. 10.12.1977 Emissione di certificati speciali di credito per lire 3.430.000.000, ai sensi della legge 7 maggio 1973, n. 244 recante aumento del fondo di dotazione dell'Ente autonomo di gestione per le aziende termali' il Governo, con comportamento dilatorio, ha disposto un ulteriore finanziamento all'Eagat richiamata la procedura prevista dall'art. 113 del D.P.R. 616/1977 chiede al Governo 1) l'immediata cessazione di ogni attività dell'Eagat che muti lo stato di fatto quale si evince dalla relazione che l'Ente ha esibito in adempimento all'art. 113 del DPR 24.7.1977, n.616 2) l'emissione del, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di estinzione dell'Eagat e contestuale - trasferimento delle funzioni, dei beni e del personale alle Regioni'.
respinge l'ipotizzato trasferimento delle funzioni, dei beni e del personale dall'Eagat dà mandato alla Giunta regionale di compiere ogni azione di intervento utile e necessario affinché si dia piena attuazione al decentramento amministrativo, ai sensi della legge n. 382 del 22 luglio 1975 e con le modalità disposte dall'art. 113 del DPR 616/1977".
Chi approva l'ordine del giorno alzi la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consi glieri presenti in aula.
I lavori riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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