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Dettaglio seduta n.219 del 04/10/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
E' stato distribuito il verbale della seduta del 19 settembre scorso.
Se non vi sono osservazioni, possiamo considerarlo approvato.


Argomento: Tossicodipendenza

Interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Situazione delle strutture ospedaliere destinate ai tossico-dipendenti"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Situazione delle strutture ospedaliere destinate ai tossico-dipendenti".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Una serie di situazioni che si sono verificate hanno causato il ritardo con cui rispondo all'interrogazione. Per questo chiedo scusa.
L'interrogazione 15.6.1978 del Consigliere Carazzoni, prendendo le mosse da un episodio verificatosi nel recente passato, ritiene di poter formulare giudizi circa presunte responsabilità, anche penali configurabili nell'omissione di atti d'ufficio, per i componenti della Giunta regionale piemontese e conclude con la richiesta di dati relativi ai posti letto riservati negli ospedali piemontesi per il ricovero dei drogati.
Per quanto attiene all'episodio che ha provocato l'interrogazione, sono in condizioni di poter comunicare che il Presidente della Giunta regionale con proprio decreto 19.6.1978 - e cioè subito dopo che il quotidiano "La Stampa" aveva dato notizia dell'episodio - ha incaricato un funzionario dell'Assessorato di esperire accertamenti. Questi ha presentato la propria relazione in data 22.6.1978, relazione che lo scrivente ha trasmesso all'autorità giudiziaria per lo specifico accertamento di competenza delle eventuali responsabilità penali degli operatori sanitari interessati al fatto. Quindi, già per l'episodio stesso non possono sussistere le paventate responsabilità per omissioni di atti d'ufficio, né presumo possano sussistere altre possibili responsabilità per i componenti della Giunta regionale.
Per quanto riguarda altresì l'attuazione delle statuizioni contenute nella legge che regola la materia, devo ripetere quanto già comunicato nella risposta ad una precedente interrogazione del Consigliere Carazzoni del 16.9.1977 relativamente alle iniziative intraprese a quella data e fare presente che: 1) il Consiglio regionale, dopo le vicissitudini procedurali, che al collega Carazzoni, quale Consigliere regionale, devono essere ben note, ha approvato la normativa regionale disciplinante l'assistenza ai tossico dipendenti in attuazione della legislazione statale 2) lo stesso Consiglio ha proceduto all'elezione dei dodici esperti che sono stati chiamati a far parte del "Comitato regionale per la prevenzione delle tossico dipendenze", costituito con decreto del Presidente della Giunta regionale 1.3.1978 n. 1264.
Il Comitato, di cui sono Presidente, ha costituito una Commissione operativa che tra gli altri compiti ha quello di stimolare e spronare gli Enti locali ed ospedalieri interessati al problema a reperire la disponibilità di posti letto.
In materia va però tenuto presente che: a) vanno privilegiate nella gerarchia degli interventi le strutture territoriali b) tutti gli Enti ospedalieri sono stati invitati a prestare la necessaria assistenza ai tossico dipendenti abbisognevoli di assistenza specifica mediante il ricovero od il trattamento ambulatoriale c) per quanto attiene al territorio del capoluogo di regione, il reperimento dei posti letto è stato fatto coincidere con gli Enti ospedalieri sedi dei dipartimenti di emergenza, nella proporzione di n. 2 posti per ciascuna divisione specialistica e generica, ciò perché lo stato di tali pazienti consiglia di non farne ospitare più di due per ciascun reparto. Si presume che quando si saranno perfezionate tutte le pratiche sul territorio regionale la disponibilità dei posti letto potrà ascendere a n. 60/70.
Per ultimo, va tenuto presente che alcune unita di pazienti che si trovano nella situazione di essere tossico dipendenti, ma che contemporaneamente risultano essere affetti da altre forme patologiche dovranno essere ricoverati nei reparti delle forme patologiche specifiche per cui si può considerare che sussista, sia pur in limitata entità numerica, un'ulteriore disponibilità di posti letto per ricovero di tossico dipendenti che presentano altra forma di acuzia. Per completezza di informazione, devo dire che sui cinque centri territoriali previsti nel Comune capoluogo di regione, uno è già in attività e che gli altri quattro entreranno in funzione entro la prima decade del mese di luglio. Credo di aver fornito tutti gli elementi necessari per poter formare un quadro della situazione. Qualora quanto sopra detto non dovesse essere sufficiente ad illuminare la situazione, rimango a disposizione per fornire gli ulteriori elementi di cui dovesse aver bisogno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

L'Assessore ha cortesemente voluto dare atto che si risponde a questa interrogazione con notevole ritardo. In effetti l'interrogazione era stata determinata da un episodio ampiamente riferito dalla stampa quotidiana che aveva profondamente colpito e commosso l'opinione pubblica, evidenziando la gravità della situazione in Piemonte per ciò che attiene alla cura dei tossico-dipendenti.
L'accenno alle eventuali responsabilità penali per omissioni di atti d'ufficio contenuto nell'interrogazione da noi presentata non si riferiva specificatamente a questo episodio, ma a quella che in allora, più di adesso, sembrava a noi essere una mancanza di adeguata politica assistenziale da parte 'della Regione nei confronti dei tossico-dipendenti.
La situazione del Piemonte ha riscontro obiettivo anche in altre Regioni tant'è vero che in termini di denuncia di omissione di atti d'ufficio è stata presa un'iniziativa nella Regione Liguria nei confronti dell'Assessore alla sanità in carica.
Non vogliamo sostenere la tesi che per quell'accenno (non osiamo dire minaccia) siano poi stati messi in funzione altri centri. L'Assessore ha ricordato che alla data dell'interrogazione vi era un solo centro in funzione, oggi sono diventati cinque.
Il Consiglio regionale ha approvato da tempo una legge sulle tossico dipendenze tuttavia ci pare di poter aggiungere che, al di là delle riserve critiche che sin da allora, e per la verità noi soli, muovemmo a quella normativa confusa, farraginosa e non rassicurante l'ammalato, molto tempo è stato perduto in Piemonte, mentre di pari passo è andato aumentando lo spaventoso fenomeno del dilagare della droga.
Finalmente ci si è decisi ad assumere qualche misura e stamani abbiamo sentito comunicare dall'Assessore che si presume che allorquando le strutture saranno rese operanti, si avrà una disponibilità di 60/70 posti nell'intera Regione. Ci permettiamo osservare che si tratta ancora di disponibilità estremamente limitata, quindi riteniamo che la Regione debba preoccuparsi ed operare più incisivamente perché il dilagare della droga non ha conosciuto soste nel frattempo.
Così come non vogliamo dubitare dell'impegno con il quale l'Assessorato alla sanità per il futuro vorrà seguire più attentamente di quanto non ha fatto in passato la situazione. Ci facciamo punto d'impegno di ritornare su questo argomento che all'interno di quest'aula stiamo dibattendo sin dalla prima legislatura, perché ci sembra che la nostra comunità non possa restare insensibile a fronte di un dramma così angoscioso ed angosciante.
Ringraziamo in questi termini l'Assessore per ciò che ci ha comunicato dichiarandoci parzialmente soddisfatti della risposta, che ci sembra essere ancora generica e non del tutto rassicurante in ordine alla politica che in argomento la Regione intende svolgere e concludiamo chiedendo copia della risposta che ci è stata data.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Motivi che hanno giustificato l'assenza della Regione al Convegno dell'URPP, svoltosi a Cuneo sull'assistenza psichiatrica"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Motivi che hanno giustificato l'assenza della Regione al Convegno dell'URPP, svoltosi a Cuneo sull'assistenza psichiatrica".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Con riferimento all'interrogazione del Consigliere Carazzoni in data 26.6.1978, con la quale sono stati richiesti i motivi della latitanza di questo Assessorato dal Convegno indetto dell'Unione regionale delle Province Piemontesi e svoltosi a Cuneo, sull'applicazione della legge 13.5.1978 n. 180 e nel contempo è stato chiesto di conoscere le iniziative assunte dall'Amministrazione regionale a sostegno delle Amministrazioni provinciali, fornisco i seguenti elementi di risposta.
Con mia grande sorpresa l'invito dell'URPP non contempla tra i destinatari il sottoscritto che non ha quindi ritenuto di programmare la propria partecipazione all'incontro. La sorpresa è stata tanto più viva ove si consideri che questo Assessorato aveva già indetto numerose convocazioni delle Amministrazioni provinciali sia congiunte, sia suddivise per territorio.
In ordine alla seconda parte dell'interrogazione, si precisa che questa Amministrazione ha tempestivamente impartito le necessarie direttive per la corretta applicazione della legge 180 citata: prima con la circolare n.
2310 in data 18.5.1978, a firma del Presidente della Giunta regionale emanata il giorno successivo all'entrata in vigore della legge 180 citata successivamente con l'individuazione degli ospedali sede di servizi di diagnosi e cura, ai sensi dell'art. 6, effettuata con deliberazione della Giunta regionale in data 25.5.1978, infine con l'emanazione di una serie di documenti in data 14 e 26 giugno, approvati insieme con l'ultimo documento "linee attuative della legge 13.5.1978 n. 180" in data 6 luglio 1978 dalla Giunta regionale nella seduta del 10 luglio u.s.
Di detti documenti sono state fatte via via partecipi le Amministrazioni provinciali, convocate a più riprese fin dal 24.5.1978 e da ultimo il 29.6.1978.
Le stesse Amministrazioni hanno partecipato, secondo la propria competenza territoriale, a tutti gli incontri che sono stati indetti con le Amministrazioni ospedaliere sede dei servizi di diagnosi e cura. Nel corso delle riunioni sono state fornite tutte le indicazioni necessarie a garantire la corretta applicazione della legge 180, pur nella difficoltà derivante dalla carenza di norme transitorie, sono stati accolti tutti i suggerimenti e recepite le notizie concrete per la definizione dell'ultimo documento del 6.7.1978 la cui attuazione è demandata proprio alle Amministrazioni provinciali e che rappresenta lo strumento guida per l'applicazione della legge medesima.
Si precisa infine che ancora prima dell'entrata in vigore della legge 180, l'Amministrazione regionale aveva erogato, a sostegno dell'assistenza psichiatrica a favore delle Amministrazioni provinciali, la somma di L.
2.500.000.000 finalizzate all'assunzione delle iniziative relative all'attuazione di strutture alternative territoriali extra-ospedaliere linea che ha anticipato le finalità della legge 180/78.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Anche a proposito di questa interrogazione dobbiamo ripetere un rilievo già prima manifestato, e cioè che gli interventi dei Consiglieri vengono a perdere gran parte della loro attualità quando ad un'interrogazione presentata sul finire del mese di giugno si dà risposta soltanto ad ottobre iniziato. Sotto questo profilo ci permettiamo appellarci alla Presidenza perché faccia quanto di sua competenza affinché alle interrogazioni ed alle interpellanze venga data più puntuale e tempestiva risposta.
Per la prima parte dell'interrogazione prendiamo atto che il rilievo formulato era del tutto esatto, anche se adesso abbiamo ascoltato la precisazione che l'Assessorato regionale alla sanità non era stato invitato a quel Convegno. Sta di fatto però che la stampa ne ha largamente parlato e vi è stata una polemica presa di posizione da parte delle Province sul non intervento della Regione al Convegno di Cuneo. Forse sarebbe stato opportuno che la situazione fosse stata chiarita allora, precisando che l'assenza della Regione aveva della cause ben precisate. Diverso è il discorso sulla seconda parte dell'interrogazione. Noi lamentiamo che il Consiglio regionale, sovente impegnato in dibattito di ampio respiro, non abbia affrontato anche in termini di commento generale una normativa così importante e così delicata quale quella prefigurata dalla legge n. 180. Non è questo il momento per esprimere un giudizio di merito sulla legge stessa che è stata presentata come grosso salto di qualità, come una valida conquista sociale, ma che, al di là di questa sua presentazione, ha rivelato, per unanime giudizio, le carenze di una normativa affrettata (sappiamo tutti che questa legge è stata varata soltanto per rendere impossibile lo svolgimento del referendum in materia), per cui la comunità e lo stesso malato di mente sono stati messi di fronte ad una legge che forse è valida nei suoi principi, tuttavia viene a determinare grosse e notevoli difficoltà nell'applicazione pratica per la mancanza di strutture adeguate che servano a prestare assistenza al malato di mente che, alla luce dei nuovi Principi legislativi, doveva essere cosî considerato quindi individuo da ricuperare socialmente togliendolo dai famigerati "manicomi".
L'Assessore ci dice che al riguardo si è mosso e prendiamo atto anche di questo, pur mantenendo fondate e giustificate perplessità, non solo per un insieme di episodi che si sono andati verificando dal momento in cui la legge è entrata in vigore, alludiamo anche a casi di malati di mente abbandonati a se stessi e che si sono recati danno con le loro stesse mani o addirittura si sono suicidati, ma perché sono di gran lunga venuti ad aumentare in questo periodo i ricoveri nelle cliniche private, per cui al manicomio di una volta si è soltanto sostituito di fatto il manicomio di' lusso; ci rivolgiamo in particolare alle recenti dichiarazioni dei primari dell'ospedale Nuovo Martini i quali parlano ancora di una "allucinante realtà del reparto speciale destinato agli ammalati di mente", reparto che esiste solo sulla carta perché i famosi 15 posti letto quasi ovunque sono irreperibili.
Crediamo quindi che su questa strada la Regione debba ancora molto lavorare, perché le carenze della legge che abbiamo denunciato, esistono tuttora.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Interrogazione del Consigliere Colombino: "Ritardi da parte dell'lnps nella definizione delle pratiche pensionistiche. Atteggiamento della Giunta e possibilità di intervento"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Colombino: "Ritardi da parte dell'Inps nella definizione delle pratiche pensionistiche.
Atteggiamento della Giunta e possibilità di intervento".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Con l'interrogazione n. 497 del 6.7.1978 il Consigliere Colombino ha inteso chiedere quale sia l'atteggiamento della Giunta regionale verso il fenomeno delle lungaggini burocratiche che ostacolano il soddisfacimento del diritto alla pensione di vecchiaia e invalidità da parte dei cittadini residenti nel territorio regionale.
Va premesso che l'ambito previdenziale resta ancora precluso istituzionalmente ad interventi diretti dell'Amministrazione regionale: ci non significa che la Giunta ed il Consiglio non debbano affrontare lo specifico problema, se non altro in chiave politica, trattandosi di materia che interessa la sicurezza sociale.
Per quanto a conoscenza della Giunta risulta infatti che i ritardi notevoli nell'espletamento delle pratiche pensionistiche presso l'Inps sono ormai generalizzati su tutto il territorio nazionale a causa di molteplici fattori, tra i quali la complessità della legislazione previdenziale, le difficoltà nell'accertamento contributivo e soprattutto, malgrado lo sforzo di elaborazione meccanografica dei dati e il decentramento degli uffici per carenza di personale.
Si ricorda a tale proposito che il Consiglio di amministrazione dell'Inps si accinge a richiedere al Comitato di liquidazione degli Enti mutualistici il passaggio in comando dalle sedi mutualistiche alle sedi Inps di 2300 dipendenti. Seppur legittima ed intesa al recupero di personale laddove è esuberante rispetto alle necessità dei servizi sanitari extraospedalieri, tale richiesta trova la Regione Piemonte in condizioni di tale povertà e carenza di personale mutualistico da non poter essere evasa se non per quelle ristrettissime qualifiche professionali la cui utilizzazione non sia prevedibile nell'ambito dei servizi sanitari di base integrativi di base e zonali. Vi è anzi da aggiungere e ribadire che gli attuali organici mutualistici nella Regione non consentono un adeguato svolgimento delle funzioni residue e di quelle nuove seppur esercitate in forma unificata. Tale problematica che ha anche implicazioni economiche e di assetto organizzativo è allo studio della Giunta regionale che, in base anche agli accertamenti emergenti in sede interregionale, fornirà al Consiglio proposte solutive.
La Giunta è del parere che i problemi organizzativi dell'Inps debbano essere seguiti e approfonditi e armonizzati con le scelte regionali e in base anche agli indirizzi che emergono dall'emananda legge di riforma sanitaria (art. 74).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Colombino.



COLOMBINO Michele

Le argomentazioni dell'Assessore su questo scottante problema sono certamente valide e non criticabili. Tuttavia mi sarei aspettato un impegno in ordine almeno ad un'eventuale destinazione di giovani, già assunti o da assumere in base ai provvedimenti per l'occupazione giovanile, da destinare all'Inps. La Stampa del 30.8 riporta una lettera del signor Alberto Calosso di 67 anni che abita ad Avigliana, Corso Laghi 345, il quale aspetta che l'Inps gli definisca la pensione di invalidità. Egli dice testualmente: "Sono al limite della disperazione, finora ho soltanto ricevuto quattro acconti. E' impossibile credere che nessuno voglia occuparsi della mia pensione". Sono testimonianze giornalistiche che dobbiamo prendere con beneficio d'inventario, ma che tuttavia documentano lo stato d'animo e di grave disagio di cittadini che attendono iniziative concrete dallo Stato e dagli organi democratici all'uopo designati.
Chiedo quindi che la Regione, anche se non direttamente interessata alla materia, intervenga attivamente e concretamente per sbloccare una situazione pericolosa, ingiusta e incomprensibile in uno Stato che deve tener conto non solo dei doveri, ma anche dei diritti dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Enrietti per una breve precisazione.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Nel corso della seduta del Comitato centrale per lo scioglimento delle mutue che si è tenuto ieri, ho sollevato il problema del passaggio dei dipendenti delle mutue alle Regioni e quello del successivo passaggio all'Inps. Circa 2.300 dipendenti dovrebbero passare all'Inps; poiché la Regione Piemonte è carente di personale mutualistico con molta difficoltà riesce a recepire personale. Ho insistito perché il trasferimento del personale non avvenga soltanto all'interno della Regione, ma fra le stesse Regioni.



PRESIDENTE

L'interrogazione è così discussa.


Argomento: Veterinaria

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Martini, Soldano e Paganelli: "Situazione del Consorzio provinciale di Cuneo per la profilassi e la polizia veterinaria. Atteggiamenti in merito alla richiesta di contributo".


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Martini, Soldano e Paganelli: "Situazione del Consorzio provinciale di Cuneo per la profilassi e la polizia veterinaria. Atteggiamenti in merito alla richiesta di contributo".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Egregi Consiglieri, in ordine all'interrogazione n. 498 circa le gravi difficoltà finanziarie del Consorzio provinciale per la profilassi e la polizia veterinaria di Cuneo, si fa presente che, a tutt'oggi, gli adempimenti relativi alla profilassi della brucellosi bovina, ovina e caprina risultano di competenza dello Stato anche se, per delega, sono attuati dalle Regioni.
Conseguentemente, le spese relative a detta azione di profilassi devono essere programmate sulla base di piani tecnici e finanziari deliberati e ratificati dall'apposita Commissione provinciale per il risanamento. In seguito, i provvedimenti delle varie Province vengono conglobati a livello regionale e trasmessi al Ministero della sanità, per l'approvazione e per lo stanziamento delle somme occorrenti.
Al riguardo, quale direttiva di massima, viene indicato un principio generale della legislazione statale e quanto previsto dalla legge regionale 8 settembre 1975 n. 51, art. 17, in base ai quali per la stessa finalità non è possibile l'accreditamento di somme da parte di più Enti; in altri termini è inammissibile il cumulo di benefici per lo stesso intervento.
E' ben vero che in diverse province si possono trovare uno o più Enti (Amministrazione provinciale, Camere di commercio, Comuni, ecc.) che concorrono in modo tangibile alla realizzazione dei piani di profilassi elargendo contributi che, come è stato detto, non possono essere sommati a quelli già concessi dallo Stato; conseguentemente detti contributi sono per lo più rivolti ad interventi di carattere marginale. Ad ogni buon fine, si richiamano gli artt. 29-30-31-32-33-34 del D.M. 3 giugno 1968 e successive modifiche, riguardanti il "Piano nazionale per la profilassi della brucellosi bovina" precisando che i contributi di cui al secondo comma dell'art. 29 di detto decreto, nonché dell'art. 7 della legge 23 gennaio 1968 n. 33, devono essere abrogati, in quanto sostituiti dalla legge 31 marzo 1976 n. 124.
Infine, ai sensi dell'art. 33 del citato D.M. 3 giugno 1968 gli Enti locali (Amministrazioni provinciali, Camere di commercio, Comuni Associazioni, ecc.) che perseguono finalità connesse alla difesa sanitaria del bestiame, o alla produzione ed al miglioramento zootecnico, dovrebbero intervenire nell'azione ponendo a disposizione del veterinario provinciale il personale occorrente per attuare gli interventi non sanitari (registrazione, ecc.) relativi al risanamento.
Inoltre, le spese necessarie allo svolgimento delle operazioni di profilassi e dei piani in parola, quelle riguardanti il personale che provvede ai compiti amministrativo-contabile e di ragioneria, qualora non distaccato da qual che Ente, nonché tutte le altre connesse all'attuazione dei programmi di cui trattasi, devono essere sostenute da Enti Associazioni, Cooperative, ecc.., con fondi dei rispettivi bilanci. Ciò in quanto si tratta di necessità particolari, che solo nello specifico ambiente è possibile risolvere ed attuare.
Esempio: la ricerca di locali idonei per l'impianto degli uffici dell'organizzazione, il distacco o l'assunzione di personale, ecc, sono difficoltà che possono essere risolte, in modo adeguato, solo localmente.
Si segnala infine che questo Assessorato, preso atto della validità della richiesta del Consorzio provinciale per la profilassi e la polizia veterinaria di Cuneo e di altre similari, relative a località diverse della Regione, ha proposto ed ottenuto l'iscrizione in bilancio di un capitolo concernente la profilassi e la lotta contro le malattie infettive e diffusive del bestiame, le zoonosi ed i contributi ai Consorzi per la profilassi e la polizia veterinaria.
In un periodo che può essere definito ancora di assestamento, i problemi regionali si presentano numerosi, diversi tra loro e di difficile soluzione. Gradatamente, con il massimo sforzo, si tenta però di seguire e di normalizzare le varie attività e pertanto anche i problemi zooiatrici tenuti in grande considerazione da questa Amministrazione regionale e che tanta importanza rivestono per l'interesse pubblico.
Sulla base di queste direttive e di queste finalità si porta a conoscenza di codesto Consiglio e dei signori Consiglieri che l'Assessorato alla sicurezza sociale e sanità, con deliberazione approvata dalla Giunta regionale in data 18.7.1978, ha concesso un contributo di lire 20 milioni necessario per fronteggiare parte delle gravose spese di funzionamento del Consorzio provinciale per la profilassi e la polizia veterinaria di Cuneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Desidero avere la risposta scritta soprattutto per quanto riguarda la prima parte che è strettamente burocratica e che fa riferimento a leggi che operano in questo settore. Debbo dire che se l'Assessore si fosse limitato alla prima parte della risposta sarei rimasto insoddisfatto.
Pur non avendo competenze dirette nel settore, la Regione non pu lasciare che un Consorzio, formato dalla Camera di Commercio, dalla Provincia e dalle amministrazioni di 141 Comuni, venga lasciato allo sbaraglio solo perché manca un coordinamento preciso tra i compiti dello Stato e i compiti della Regione Ringrazio l'Assessore per la notizia data e per la deliberazione che è stata assunta dalla Giunta e mi auguro che questo provvedimento tampone sia l'avvio di una politica più programmata perché è indubbio che istituzioni come queste nell'immediato futuro non saranno sostituibili ed avranno bisogno di aiuti nella loro operatività.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Vieti: "Determinazione circa il mantenimento in funzione della struttura per l'assistenza psichiatrica all'ospedale di Chieri"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Vietti: "Determinazione circa il mantenimento in funzione della struttura per l'assistenza psichiatrica all'ospedale di Chieri".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Fornisco i seguenti elementi di risposta all'interrogazione n. 502, con la quale i Consiglieri hanno chiesto di conoscere se non appaia opportuno mantenere il servizio neuropsichiatrico a suo tempo istituito presso l'ospedale di Chieri destinandolo a servizio di diagnosi e cura ai sensi della legge 13.5.1978 n. 180.
Nell'individuare, con deliberazione in data 25.5.1978, ai sensi dell'art. 6 della citata legge 180, gli ospedali sede dei servizi di diagnosi e cura, la Giunta regionale ha inteso prevedere in via transitoria una rete di specifici servizi di riferimento per l'attività dell'équipes psichiatriche territoriali, che rispondesse ovviamente a criteri di territorialità e di idoneità da parte dell'ospedale a supportare con la propria organizzazione tutte le esigenze che potessero derivare dal funzionamento dei servizi stessi.
Per le suddette considerazioni, tale rete è stata fatta coincidere con quella degli ospedali generali sede di Dipartimento di emergenza e accettazione, sia perché la stessa era informata a sua volta a criteri di territorialità già approfonditi al momento dell'istituzione dei Dipartimenti, sia perché l'organizzazione del servizio dipartimentale offriva sufficienti garanzie di idoneità dell'ospedale stesso.
Conseguentemente non si è ritenuto di affiancare ai suddetti elementi di valutazione, criteri che, al contrario, potranno essere tenuti presenti ove i servizi attivati risultassero insufficienti, sia come numero che come dislocazione; è peraltro evidente che solo la sperimentazione concreta potrà suggerire le modifiche da apportare, assicurando nel contempo che l'attività svolta dal servizio neuro-psichiatrico esistente presso l'Ospedale Maggiore di Chieri è ben presente all'attenzione dell'Assessorato.
Si soggiunge infine che in relazione al programma stabilito dalla Giunta regionale, nell'Unità locale dei servizi n. 30 (sulla quale insiste l'ospedale di Chieri) come per ogni altra Unità locale dei servizi, è prevista la presenza di un'equipe di operatori che potrà in ogni caso continuare a svolgere sul territorio l'attività di recupero, di cura e di riabilitazione nel caso che venga mantenuto in vita soltanto il servizio di diagnosi e cura istituito nel vicino ospedale di Moncalieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

La risposta interlocutoria non definisce formalmente la situazione circa la chiusura del reparto in questione. La preoccupazione sul piano della ristrutturazione del servizio è viva nell'Unità locale n. 30 sulla quale gravitano 25 Comuni e un'utenza di 80 mila persone.
Nel territorio della Regione Piemonte sono stati individuati 22 ospedali quali sedi per il recepimento dei malati di mente e l'ospedale di Chieri non è stato compreso nella deliberazione regionale con la motivazione che non era compreso tra i 22 ospedali sedi di dipartimento di pronto intervento. L'Assessore è al corrente che negli anni precedenti era stata rivendicata non per un fatto campanilistico, ma per obiettiva necessità dell'utenza che non è solo chierese ma comprende parte dell'Astigiano, l'individuazione della sede di dipartimento di emergenza.
Se in quel momento si fosse quantificata la richiesta, oggi l'ospedale di Chieri non si troverebbe nell'ipotesi assurda di vedere ipotizzata la chiusura del reparto neuropsichiatrico che, con 10 anni in anticipo rispetto alla legge 180, ha messo in atto forme di intervento terapeutico di erogazione di farmaci e di attività per il reinserimento sociale dei dimessi o dei dimissibili, tanto che è stato considerato punto di riferimento a livello nazionale.
Oggi non ci troveremmo nell'assurda situazione di chiudere tale reparto pilota solo perché non è compreso tra le 22 sedi di dipartimento di emergenza.
Ringrazio l'Assessore che anticipa la notizia circa l'incontro con gli operatori interessati, al fine di verificare se questo momento di sperimentazione avviato sui 22 ospedali potrà essere esteso anche all'ospedale di Chieri che ha dato risultati non indifferenti, tant'é vero che si è determinata una sensibile diminuzione di ricoveri (il solo Comune di Chieri che negli ultimi dieci anni ha raddoppiato la popolazione ha visto decrescere dell'81% i ricoveri in ospedale psichiatrico). Se è vero che il fabbisogno statisticamente è individuato in un posto letto ogni 5/6 mila abitanti, i 22 ospedali indicati sono insufficienti a rispondere alla domanda degli ammalati di mente nel territorio.
Ci pare quindi opportuno non eliminare oggi questo riferimento sul territorio per riprenderlo magari dopo sei mesi, quando sarà già stato smembrato.
Ringrazio l'Assessore se vorrà tenere conto di questa possibilità di verifica nell'incontro annunciato per i prossimi giorni.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Veridicità delle notizie apparse su un quotidiano torinese circa il trasloco dell'ospedale Maria Vittoria"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Cerchio: "Veridicità delle notizie apparse su un quotidiano torinese circa il trasloco dell'ospedale Maria Vittoria".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Fornisco i seguenti elementi di risposta all'interrogazione n. 511, con la quale mi si chiede di conoscere se rispondano a verità le notizie apparse su "Stampa Sera" del 21 u.s., circa il prossimo trasloco dell'ospedale Maria Vittoria.
Il Presidente dell'Ente ospedaliero ospedale Maria Vittoria ha rappresentato a questo Assessorato la difficoltà di procedere nell'esecuzione dei lavori di sistemazione dell'attuale sede, che abbisogna urgentemente di ripristino, atteso che ove non fosse possibile usufruire di locali finitimi ove dislocare temporaneamente i propri pazienti, sarebbe giocoforza sospendere l'attività di alcune divisioni e servizi. Ha pertanto avanzato la proposta di mettere a disposizione dell'Amministrazione dell'ospedale Ente ospedaliero "Fondazione piemontese per la lotta contro la tbc", la sede staccata di San Vincenzo in grado di offrire una sistemazione confortevole, per ospitare gli attuali degenti dell'ospedale Birago di Vische, richiedendo nel contempo di poter utilizzare il suddetto Presidio ospedaliero che per la vicinanza alla sede del Maria Vittoria risulta rispondente allo scopo, per trasferirvi temporaneamente i propri ammalati nel le more dell'esecuzione dei lavori.
Tale proposta poteva rappresentare un'ipotesi abbastanza realistica per risolvere gli annosi problemi della funzionalità dell'ospedale Maria Vittoria, che per tradizione e per dislocazione rappresenta un grosso punto di riferimento per l'utenza, ma che abbisogna urgentemente di lavori radicali di riadattamento.
Questo Assessorato ha pertanto ritenuto di approfondire la situazione richiedendo tra l'altro all'ospedale Fondazione Piemontese per la lotta contro la t.b.c., l'avviso sulla realizzazione tecnica di tale ipotesi.
L'Ente si è riservato di dare una risposta previo sopralluogo, risposta non ancora pervenuta.
Pertanto questo Assessorato, nelle more dell'accertamento della realizzazione pratica di tale soluzione non ha ritenuto di coinvolgere sul problema l'Amministrazione comunale di Torino. Appare evidente infatti che solo ove l'operazione possa essere tecnicamente realizzabile, la questione potrà essere affrontata e dibattuta con tutti gli organismi competenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Devo fare una formale protesta per le dichiarazioni apparse sui quotidiani in queste settimane del Presidente dell'ospedale Maria Vittoria il quale, sostituendosi all'Assessore regionale ha annunciato la localizzazione di nuove strutture ospedaliere all'interno dell' area metropolitana torinese. L'indicazione dell'ospedale Birago di Vische come pensionato o come cronicario, l'ipotesi di dislocazione nel ricovero per anziani nel territorio collinare torinese di San Vincenzo, che non è utilizzabile se non a fronte di una spesa di centinaia di milioni, sono le dichiarazioni apparse sui giornali e non si sa se sono state autorizzate dall'Assessorato alla sanità della Regione oppure se sono pura invenzione o legittima richiesta del Presidente del Maria Vittoria che si trova in situazione di ristrettezza. Ci parrebbe corretto riproporre il discorso a tutti gli Enti interessati, richiedendo la partecipazione del Consiglio di amministrazione del Maria Vittoria, che il 18 aprile, dietro convocazione dell'Assessore Enrietti, era l'unico ospedale assente alla riunione.
E' necessaria una corretta informazione all'opinione pubblica anche per tutelare le legittime aspirazioni di alcune centinaia di dipendenti dell'ospedale Birago di Vische che giustamente si trovano a disagio.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Informazione

Interrogazione del Consigliere Oberto: "Atteggiamento della Giunta sui problemi che riguardano le radio libere"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Oberto: "Atteggiamento della Giunta sui problemi che riguardano le radio libere".
Risponde il Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Probabilmente la questione è sottovalutata anche sotto il profilo della vita politico-culturale e sociale del nostro Paese. Ringrazio il Consigliere Oberto che l'ha sollevata. In una società democratica la libertà d'informazione, espressione di un effettivo pluralismo, deve essere garantita; ciò vale in particolare per l'attuazione di una politica radiotelevisiva che faccia dell'etere il campo non già della diffusione confusa e caotica, bensì del confronto e del dibattito nell'integrazione e nella collaborazione fra il monopolio pubblico e le iniziative private che sulla base anche della sentenza n. 202/1976 della Corte Costituzionale debbono sempre rappresentare un servizio pubblico e di preminente interesse generale.
In questo quadro viene ad inserirsi l'interesse della Giunta regionale per il problema, in armonia con le posizioni unitariamente assunte e più volte riconfermate dalle Regioni italiane.
In Piemonte operano attualmente circa 150 radio e 20 televisioni private; la loro attività è seguita, dal punto di vista operativo dall'Ufficio stampa della Regione che ha stabilito un rapporto collaborativo informativo e che, in linea generale, considera attentamente il continuo evolversi del dibattito nel quale i temi dell'emittenza locale si intrecciano con le questioni del decentramento radiotelevisivo.
Abbiamo già avuto alcune occasioni di confronto con i responsabili delle emittenti ed in quelle sedi abbiamo dovuto sempre sottolineare, come sottolineiamo oggi, la scarsa possibilità di manovra delle Regioni nel settore specifico.
In effetti, preoccupati per il proliferare incontrollato di iniziative disordinate che già oggi danno adito a talune interferenze peraltro non gravi ma non trascurabili con le emissioni della Rai-Tv, è nostra premura sollecitare la rapida approvazione del disegno di legge di regolamentazione, chiedendo che in quel contesto le Regioni possano meglio esprimere il loro giudizio.
Proprio per evitare confusioni e interferenze anche tecniche, ma soprattutto istituzionali, va riaffermata la preminenza del servizio pubblico affidato alla concessionaria, a fianco del riconoscimento della natura di servizio pubblico anche per l'emittenza locale sia essa gestita da istanze pubbliche o private.
Chiediamo altresì la fissazione di norme quadro, perché si possano affidare alle Regioni anche i poteri sulle radio-televisioni private via etere, in analogia a quanto di competenza ci era stato affidato nel settore delle televisioni via cavo, un campo - sia detto per inciso - attualmente semiabbandonato, ma che potrebbe rivelarsi portatore di buone prospettive nel futuro.
Nello svolgere questi compiti secondo le linee indicate, riteniamo di dover usare, accanto all'iniziativa ed al supporto tecnico del Comitato regionale radiotelevisivo (che già sta operando attivamente proprio in questo periodo per una serie di incontri comprensoriali) del più ampio dibattito con gli operatori delle emittenti locali ai quali già oggi ci rivolgiamo con forme di collaborazione operative fra le quali voglio citare l'avvio di un servizio prestito di radiogiornali registrati con notizie sull'attività regionale.
Ci auguriamo che, grazie alle auspicate competenze in materia, questo confronto possa intensificarsi anche sul piano istituzionale, nella convinzione che una struttura effettivamente libera e pluralista possa nascere non già da provvedimenti punitivi ma soprattutto dal confronto e dalla partecipazione nell'ordine, affinché si estenda e si decentri ulteriormente un servizio di pubblica utilità essenziale sul terreno dello sviluppo democratico della società.
Ringrazio il Consigliere Oberto che ha sollevato questa discussione e credo che il problema debba essere approfondito e seguito perché la rivoluzione che avviene è molto importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Le voci libere non possono e non debbono essere soffocate perch verrebbe meno la libertà nella quale crediamo e per la quale abbiamo combattuto ed ancora oggi crediamo di poter combattere.
Dalla data della mia interrogazione, 30 maggio, al 4 ottobre vi sono stati moltissimi convegni ed incontri, ultimo quello di Courmayeur che è stato abbastanza puntualizzante sull'utilizzazione regionale e sul servizio di carattere nazionale, aspetto particolare che sarà opportuno trattare in un dibattito.
C'è poi l'altro aspetto più modesto che è quello delle voci libere locali. Il dato statistico che lei fornisce, signor Presidente, è veramente sconvolgente: 150 radio e 20 Tv private. Allora comprendo tutto, comprendo la disinformazione del servizio, comprendo la ripetizione fino allo stucchevole dalle 9 del mattino alla sera, di dischi, di informazioni ripetute, non controllate e non confermate. L'aspetto che mi preoccupa ancora di più è quello del livello culturale: non solo non si informa, ma si toglie anche la possibilità di crescita culturale da parte dei fruitori dei servizi. Che lingua parlano questi trasmettitori? Se parlano l'italiano: povero Dante! se parlano il piemontese: povero Brofferio! La mia interrogazione aveva lo scopo di fare questo richiamo e di suggerire una riunione dei trasmettitori radio e Tv, non dico per istituire una specie di corsi serali, ma per educare, istruire e per formare una coscienza responsabile di chi, scegliendo la strada della libertà, deve informare non inquinando attraverso a disinformazioni ed a rotture linguistiche e culturali quel patrimonio che vogliamo conservare.
Sono d'accordo sulle voci libere, ma deve poter trasmettere la voce ufficializzata con la partecipazione dei singoli partiti che in questo momento hanno la responsabilità della conduzione politica del Paese.
Partendo da corso Svizzera a piazza Castello diverse radio si soverchiano l'una sull'altra e la radio nazionale non è più udibile da nessuna parte.
Per sentire la radio e per vedere la Tv nazionale i cittadini italiani pagano e quindi hanno diritto di poter fruire del servizio. Mi permetto di proporle, Signor Presidente, che il discorso sia allargato perché altri Consiglieri avranno da dire il loro pensiero. Concludo dando atto al Presidente della Giunta ed al Presidente del Consiglio regionale di quanto in questa direzione si sta facendo faticosamente.
Avendo la parola, vorrei suggerire una formalità burocratica.
Il 10.7.1978 avevo presentato un'interrogazione relativa ai processi che si stavano svolgendo a porte chiuse in Unione Sovietica in quel torno di tempo, che non è mai stata portata in discussione. Poiché il 12.7.1978 è stato votato un ordine del giorno, vorrei che la mia interrogazione si intendesse discussa in quella sede, inserendola formalmente negli atti ufficiali.



PRESIDENTE

Sono completamente d'accordo con lei e così sarà fatto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Richiesta di notizie sulla morte del pensionato Bonisconti, deceduto al Centro di rianimazione del Martini: esigenza di realizzare i dipartimenti di emergenza"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione del Consigliere Cerchio: "Richiesta di notizie sulla morte del pensionato Bonisconti, deceduto al Centro di rianimazione del Martini: esigenza di realizzare i dipartimenti di emergenza".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

Premesso che per lo specifico caso del pensionato Mario Bonisconti ultra-ottantenne che, coinvolto in un incidente stradale, fu successivamente trasferito prima all'ospedale Maria Vittoria, da questi all'ospedale S. Giovanni Battista, ulteriormente ritrasferito al Maria Vittoria, e da quest'ultimo accompagnato al servizio di rianimazione del Martini, dove poi, a seguito delle gravi lesioni riportate, è deceduto l'Assessorato, cui il sottoscritto sovraintende, dispose subito, a seguito della segnalazione della stampa, gli accertamenti atti ad acquisire elementi che potessero denotare una disfunzione organizzativa.
La relazione ispettiva ha però messo in luce che; purtroppo, la morte del paziente connessa alla gravità delle lesioni riportate, (trauma cranico, frattura di costole e bacino), in relazione all'età avanzata del paziente, non hanno consentito, sotto il profilo clinico, recupero dell'interessato.
Esclusa pertanto la responsabilità professionale dei medici intervenuti, è però nel contempo emersa la verifica di disguidi dovuti a mancata iniziativa dei singoli operatori sanitari (che peraltro non hanno compromesso l'esito degli interventi) e che purtroppo sono risultati vani per i motivi anzidetti.
Per quanto attiene alle richieste contenute nell'interrogazione circa l'urgente attivazione dei Dipartimenti di emergenza e accettazione, devo far presente che la situazione è la seguente: per quelli istituiti, con deliberazione della Giunta regionale 21.12.1975, n. 49-585, gli ospedali hanno provveduto all'adozione dei conseguenti atti concernenti l'approntamento delle strutture e la dotazione organica che è stata autorizzata, nel corso del 1977.
I tempi necessari per la realizzazione delle opere edilizie e l'approntamento delle attrezzature, hanno consigliato la graduale assunzione del personale attraverso fasi successive divise in scaglioni semestrali.
Nella prima fase è stato individuato il numero di personale minimo idoneo a garantire l'avvio dei Dipartimenti e ne è stata autorizzata già la relativa assunzione, quelle del restante personale verranno effettuate nello scorcio del presente anno e nel prossimo, in necessaria contemporaneità all'approntamento delle strutture indispensabili.
Pertanto questo Assessorato ha rispettato finora pienamente il programma stabilito dagli organi regionali, avendo in corso attualmente la prima verifica, anche ai fini della concessione del secondo scaglione.
Si rammenta che recentemente è stato approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 18.7.1978, il documento di piano "Principi di riordino dei servizi sanitari e socio-assistenziali nella Regione Piemonte", che si pone come strumento indispensabile per la riorganizzazione del servizio sanitario sul piano territoriale.
Per quanto attiene infine alla richiesta di correzione della rete dei servizi di diagnosi e cura dei malati mentali, ai sensi dell'art. 6 della legge 13.5.1978 n. 180, si precisa che tale rete è stata fatta coincidere con quella dei Dipartimenti di emergenza e accettazione, sia perch quest'ultima era informata a criteri di territorialità già abbondantemente valutati, sia perché la presenza del Dipartimento valeva a garantire una più completa rispondenza dell'ospedale alle esigenze dei ricoverati.
La deliberazione di individuazione ha espressamente richiamato il carattere di transitorietà dell'individuazione stessa: solo la sperimentazione completa dei servizi suddetti potrà legittimamente suggerire le eventuali modifiche da portare alla rete medesima.
Mi rifaccio all'incontro che avremo in settimana con gli operatori interessati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore che richiama l'età avanzata e la non possibilità di recupero del paziente. Certo comunque è che il pellegrinaggio del paziente per tutta una giornata negli ospedali di Torino ha dato una dimostrazione di come i dipartimenti di emergenza siano messi in atto solo sulla carta.
Invito l'Assessore a tenere conto, negli atti che predisporrà per la presentazione del piano globale della programmazione ospedaliera, dell' ultima parte dell'interrogazione che sintetizza i vuoti di programmazione e le carenze che in questi anni sono stati riscontrati nella politica sanitaria della Regione.



PRESIDENTE

L'interrogazione è così discussa.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione dei Consiglieri Alberton, Martini e Paganelli: "Iniziativa visite alla Sindone. Opportunità che l'iniziativa si svolga fuori dall'orario di lavoro"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Alberton, Martini e Paganelli: "Iniziativa visite alla Sindone. Opportunità che l'iniziativa si svolga fuori dall'orario di lavoro".
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Si colse l'occasione dell'ostensione della Sindone per arricchire culturalmente i dipendenti che in tre giornate furono guidati a visitare la Sindone e i musei di Torino.
Questa iniziativa rientra nella normativa costituzionale, nella normativa dello Statuto regionale, nelle linee direttrici del Consiglio nel Piano di sviluppo.
E' una crescita continua che la Giunta sta favorendo con una serie di corsi durante l'orario di lavoro, così come altri Enti e lo stesso Stato stanno facendo. Interi plotoni di militari, battaglioni di avieri, marinai fanti dell'esercito, istituzioni comuni sono venuti a visitare la Sindone.
Non per questo hanno dovuto subire una chiamata quasi clientelare o paternalistica come si dice nell'interrogazione.
D'altra parte non è possibile visitare i musei nelle ore fuori servizio.
L'Assessore Fiorini ed io ci siamo occupati della questione al fine di ottenere almeno l'apertura prolungata durante questi mesi, ma non ci siamo affatto riusciti, perché vigono norme statali, oltre alle questioni di carattere sindacale, che hanno impedito di fare dello straordinario.
La Giunta si muoverà costantemente in questa direzione per quanto riguarda i corsi professionali, i corsi scientifici, di formazione, di arricchimento.
Non ritengo che ciò possa essere definito paternalistico, anzi lo respingo duramente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Mi dichiaro insoddisfatto e purtroppo anche dispiaciuto del tono della risposta. Ero disponibile a considerare l'iniziativa come atto estemporaneo del Presidente a fini di bene, udendo però la risposta che tira in ballo la Costituzione, lo Statuto, il Piano di sviluppo, ripropongo la questione in termini di principio, perché in termini di principio dobbiamo dirci apertamente tutto quello che pensiamo.
Come pubblici amministratori siamo tenuti a rispettare ed a comprendere che verso l'iniziativa possono concorrere interessi con motivazioni di carattere diverso: religioso, scientifico, culturale, turistico e commerciale.
Vogliamo esprimere un senso di gratitudine alla città, agli amministratori pubblici, alle autorità religiose che hanno saputo fondere questi diversi aspetti senza sbandamenti che in questi casi sono facili.
Nell'iniziativa del Presidente della Giunta regionale abbiamo colto una stonatura.
Il trattamento dei dipendenti regionali deve essere analogo a quello degli altri dipendenti che devono gestirsi queste iniziative fuori orario di lavoro.
Vorrei chiedere al Presidente di riflettere e di dire a quali limiti potremmo arrivare se si volesse interpretare la Costituzione in questo modo.
E' preferibile che l'Amministrazione regionale rispetti la volontà singola dei dipendenti e non si faccia carico di iniziative che possono assumere significati paternalistici, tanto più se si considera l'aspetto religioso della vicenda che deve rimanere nell'ambito strettamente personale.
Non credo che i dipendenti regionali valutino l'attenzione della Giunta nei loro confronti per iniziative di questo genere. Sappia il Presidente che, se ha intenzione di continuare su questa strada, noi esprimeremo la nostra disapprovazione e sin da questo momento gli rivolgiamo un ammonimento anche per iniziative future.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Viglione, per una breve precisazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Nella lettera rivolta agli uffici veniva chiaramente detto che si coglieva questa occasione anche per procedere alla visita dei musei.
D'altra parte l'occasione della visita alla Sindone è forse irripetibile per quanti sono qui.
Voglio dire al Consigliere Alberton che la Giunta è intenzionata a continuare non sulla strada che egli ha descritto, ma sulla strada dell'arricchimento culturale che è compreso nel programma regionale.
Sottoporrà al Consiglio e alle competenti Commissioni come sempre è stato fatto, i relativi programmi e continuerà in questo senso, in quanto è una richiesta formulata dai sindacati nelle fabbriche di tutto il Paese.
E' un'istanza che e sentita da tutti, che è stata formulata anche in Consiglio regionale e che la Giunta porta innanzi senza stonature, senza sfasature, senza metodi clientelari. Accusare poi questa Giunta di paternalismo mi sembra del tutto fuori luogo.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata discussa.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Vietti: "Disagi a Lanzo Torinese per la soppressione della sottosezione lnam: atteggiamento della Giunta".


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Vietti: "Disagi a Lanzo Torinese per la soppressione della sottosezione Inam: atteggiamento della Giunta".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

La dottoressa Vietti ha presentato interrogazione al Presidente della Giunta e allo scrivente circa i motivi della soppressione da parte della Sede provinciale Inam di Torino dell'Unità distaccata di Lanzo, con conseguente disagio per la popolazione assistibile, invitando al contempo ad intervenire per ovviare ai lamentati inconvenienti.
Nel merito si ritiene fornire i chiarimenti che seguono l'Unità distaccata di Lanzo Torinese dipende dalla Sezione territoriale Inam di Ciri presso il presidio funzionano le seguenti specialità mediche: fisioterapia, odontoiatria (9 ore settimanali), oculistica (5 ore settimanali) e chirurgia (2 ore settimanali) fino ad alcuni mesi fa un impiegato amministrativo della Sezione territoriale di Cirié si recava due mattine la settimana (martedì e giovedì) per le informazioni di carattere amministrativo relative alle prestazioni economiche ed alla scelta e revoca del medico di fiducia.
Inoltre a seguito dello sciopero burocratico dei medici venivano duplicati i certificati per le aziende a seguito dell'andata in pensione dell'impiegato che svolgeva questo servizio, vuoto che a seguito della carenza di personale non è stato possibile colmare, la situazione organica della sezione territoriale di Cirié non ha consentito la continuazione di tale servizio la dotazione organica della Sezione territoriale di Cirié prevede n. 11 unità amministrative più un ausiliario con mansioni di usciere; alla data del 10.7.1978 le unità in forza risultano essere n. 9, delle quali n. 2 in maternità; inoltre da anni la Sezione manca dell'usciere.
A partire dal mese di ottobre un'ulteriore unità si asterrà per maternità riducendo gli impiegati presenti a 6 il peso lavoro sui dipendenti in servizio è da tempo ai limiti del tollerabile (le pratiche di malattia indennizzabili aperte nei primi sei mesi del corrente anno ammontano a n. 8.585), oltretutto agli adempimenti normali si deve aggiungere il già citato adempimento della duplicazione dei certificati causata dallo sciopero burocratico dei medici.
Vi sono quindi motivi obiettivi e validi che hanno condotto alla sospensione del servizio amministrativo presso l'Unità staccata di Lanzo Torinese.
Tali motivi sono insiti nella relativa carenza di personale amministrativo e sanitario presso gli Enti mutualistici operanti nel Piemonte, come già ebbi modo di illustrare nella mia relazione al Consiglio regionale su llo stato di attuazione della legge 349.
Tuttavia in una prospettiva a breve termine dovrà essere attivata in Lanzo una struttura amministrativa unificata di base per la Zona 37 ai fini della gestione della convenzione unica dei medici generici, come risulta dal progetto redatto dalla Giunta in ordine alle indicazioni di parte regionale contenute nella direttiva n. 9/77 del Comitato centrale di liquidazione degli Enti mutualistici.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Come è stato osservato, fin dall' inizio di maggio è stato soppresso il servizio amministrativo della sede distaccata Inam di Lanzo.
Ho potuto rilevare il grave disagio della popolazione di Lanzo e della vasta area montana vicina, che ha una popolazione con un alto indice di invecchiamento e difficoltà di trasporti.
Il servizio era utile per le impegnative per visite specialistiche, per analisi, per visti periodici sui libretti Inam e per altri adempimenti amministrativi.
Con simili provvedimenti corriamo il rischio di non essere credibili proprio nel momento in cui nelle comunità locali e sulla stampa si parla di riorganizzazione e di decentramento dei servizi sanitari.
Ringrazio delle informazioni fornite. La mia risposta è interlocutoria sarò soddisfatta quando sarà istituita a Lanzo la Saub che fornirà un servizio adeguato alle popolazioni delle Valli di Lanzo.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione urgente del Consigliere Picco: "Veridicità della notizia di parere favorevole della Regione al progetto di metropolitana leggera predisposto dal Comune di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione urgente del Consigliere Picco: "Veridicità della notizia di parere favorevole della Regione al progetto di metropolitana leggera predisposto dal Comune di Torino".
Risponde il Vice Presidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

In relazione all'interrogazione avanzata in data 31 agosto c.a., dal Consigliere Picco in merito al parere espresso dalla Regione circa il progetto di metropolitana leggera predisposto dal Comune di Torino, si fa presente quanto segue.
Come si ricorderà, nell'adunanza del Consiglio regionale in data 5 settembre 1975, in merito all'art. 14 del decreto legge 13 agosto 1975 n.
377 ebbi ad affermare: "Per quanto concerne le metropolitane non può che essere ricordato quanto avvenuto nella provincia di Torino e dire che la relazione allegata al decreto fa esplicito riferimento, come destinazione del finanziamento aggiuntivo, alla costruzione delle metropolitane di Roma e di Milano. Da questo punto di vista sorge un problema di ordine politico connesso agli orientamenti largamente acquisiti in Consiglio regionale nel passato relativamente alla discussione sul problema della metropolitana e agli studi condotti a livello dell'Assessorato: occorre un' iniziativa che portando avanti questo discorso, favorisca, o crei le condizioni affinch il Comune di Torino (titolare delle concessioni e del rapporto con la legge 1042) possa avere il massimo di disponibilità non tanto per la costruzione di una ferrovia metropolitana, quanto per un corretto sistema di trasporti che corrisponda ai bisogni dell'area metropolitana torinese. La proposta politica che viene avanzata è quindi di un emendamento aggiuntivo all'art.
14 del decreto legge n. 377, che tenda a creare le condizioni per raggiungere questo scopo, permettendo così di sbloccare i 10 miliardi fermi per i finanziamenti della 1042 a livello statale, e gli altri due miliardi circa fermi a livello della Regione Piemonte con la stessa destinazione.
La proposta politica non tende quindi alla dilatazione del capitolo di spesa, ma all'utilizzazione dei residui accantonati già da quattro anni per finalità per le quali l'Amministrazione comunale di Torino deve sollecitamente assumere delle determinazioni".
Tale indirizzo era sulla linea delle risultanze dei dibattiti consiliari tenuti fin dagli ultimi tempi della precedente legislatura.
L'emendamento fu recepito e la legge attuale consente di destinare i contributi di cui alla legge 1042 anche a sistemi di trasporto diversi dalla metropolitana tradizionale.
Successivamente, con delibera 5 maggio 1976 a firma del Ministro per il bilancio e la programmazione economica, il Cipe ha determinato che "Nei casi in cui vengano proposte varianti di tracciato ovvero di sistema di trasporto metropolitano rispetto alle soluzioni approvate dal Cipe con delibera del 28 gennaio 1971, è demandato al Ministero dei trasporti, ai fini della corresponsione dei contributi di cui alla premessa, il giudizio di equivalenza fra le nuove e le originarie soluzioni, previa valutazione delle varianti tanto sotto il profilo tecnico quanto sotto quello economico, sentite le Regioni interessate".
Il Comune di Torino, al quale la Regione riconosce l'autonomia nella determinazione del sistema di trasporti più adeguato alle necessità della città, ha appunto chiesto a tale fine che la Regione esprimesse il proprio parere sul nuovo sistema, del quale inviava contemporaneamente a questa Regione e al Ministro dei trasporti il progetto di larga massima di due linee.
Il tutto era appunto ai fini della conservazione dell'attribuzione del contributo statale accordato ai sensi della legge 1042.
Ciò considerato, la Regione, mediante la delibera di Giunta in data 25 luglio 1978, ha espresso il proprio parere sulla "equivalenza" subordinatamente alle indicazioni ed alle prescrizioni dell'analogo parere espresso dal Comitato di coordinamento dei trasporti e della viabilità nella adunanza 24 luglio 1978.
Tutto veniva condotto con carattere di urgenza in relazione alla necessità prospettata dal Comune di Torino di portare la questione all'esame della Commissione interministeriale che si sarebbe riunita nel mese di agosto.
Né tale urgenza veniva a compromettere in alcun modo la discussione del progetto da parte del Consiglio regionale o della competente Commissione perché il parere manifestato riguardava solo l'equivalenza del sistema ai fini contributivi e successivamente il progetto stesso sarebbe stato esaminati ai fini dell'approvazione, che per legge compete alla Regione, in ogni caso dopo che si fosse pronunciato il Consiglio comunale di Torino.
Siamo al corrente che la Commissione interministeriale si riunirà nel mese di ottobre per sciogliere i nodi emersi nella prima seduta del 2 agosto.
Per quanto riguarda un eventuale dibattito in Consiglio regionale, la Giunta si rimette alle decisioni che vorranno assumere i Capigruppo e la Presidenza del Consiglio. Per quanto riguarda la II Commissione, la Giunta è pronta in qualsiasi momento per un approfondito esame del problema compatibilmente ai programmi di lavoro della stessa Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, non so se riuscirò in questa sede ad evidenziare con sufficiente chiarezza le ragioni politiche gravi che stanno dietro a questa vicenda, ragioni che cassano il comportamento delle maggioranze della Regione e della Città di Torino per la disinformazione totale su questo argomento, non permettendo assolutamente di entrare nel merito ed avendo la pretesa di stabilire una polemica con le forze politiche le quali giustamente si pongono i problemi delle garanzie per quanto attiene ai finanziamenti.
Mi chiedo il perché di tutto questo. Tale comportamento ha dei precedenti gravissimi dovuti alla disinformazione totale sul merito del progetto che esiste a livello delle Commissioni e del Consiglio comunale di Torino - e vorrei essere smentito anche su questo argomento - non solo, ma la disinformazione è voluta e portata a livello di coercizione anche sul piano delle analisi tecniche. Dalla lettura dei documenti che sono stati prodotti nell'ultimo convegno sui trasporti, risulta che i tecnici incaricati di dare le soluzioni per quanto attiene al nodo ferroviario di Torino, ammettono di non aver preso assolutamente in esame il sistema di trasporto pubblico del Comune quasi dandolo come un fatto acquisibile sia in termini positivi che in termini negativi.
Questo fatto, che va sottolineato in tutta la sua gravità, testimonia un metodo non ammissibile rispetto al quale dobbiamo sollevare le più accese proteste.
Venendo al merito delle questioni che riguardano la Regione, ritengo che il metodo non era corretto politicamente, sia pure di fronte alle prospettive di urgenza della Commissione del 2 agosto 1978, la quale, tra l'altro, si è conclusa dando implicitamente un giudizio negativo nel merito tecnico. Si poteva permettere di acquisire almeno le linee essenziali del progetto perché potessero essere valutate anche in sede regionale, come lo fu a suo tempo il progetto della metropolitana tradizionale, e consentire di esprimere un parere alla Giunta ed alle altre forze politiche. Entriamo nel merito dell'utilizzazione degli strumenti tecnici e consultivi di cui la Regione dispone, come il Comitato regionale dei trasporti, il quale si è espresso con 20 voti favorevoli su 58.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Su 20 presenti, 3 hanno espresso parere contrario.



PICCO Giovanni

Voglio comunque ricordare che all'interno di quell'organo consultivo ci sono i sindacati, i quali hanno assicurato una sola presenza con il rappresentante della Cisl che si è astenuto sul parere.
Non è quindi pensabile che questo sia un parere politicamente avallabile della maggioranza; è pertanto opportuno, semmai in coincidenza con il parere tecnico, un'informazione alle forze politiche del Consiglio: il parere della maggioranza, al limite, poteva anche prevalere, ma se non altro vi era il conforto e il contributo delle altre forze politiche che all'interno del Comitato tecnico regionale non avevano potuto esprimersi.
Richiamo l'opportunità anche per il futuro di una maggior correttezza nell'utilizzazione di questi organi perché non è pensabile che essi si esprimano solo con un terzo dei loro rappresentanti.
Si può giocare sulle assenze e sulle astensioni, ma in argomenti di natura tecnica deve esserci certezza del parere espresso e delle motivazioni.
Credo non si possa dire, come è stato detto dall'on. Libertini, che il problema è esclusivamente politico: il problema è politico per le implicazioni che ha sul piano economico e sul piano tecnico.
Sul piano economico il progetto costerà certamente di più di quanto sarebbe costato il precedente, questo è un aspetto che andrà valutato al momento opportuno, e sul piano tecnico, che ha delle implicazioni politiche soprattutto in campo urbanistico, sono perpetrati gli stessi problemi che erano stati criticamente sollevati; non solo, ma con delle accentuazioni sul piano delle soluzioni tecniche che non ci trovano d'accordo, quali sono quelli della polarizzazione, della scelta degli assi sui quali orientare lo sviluppo di questa importante infrastruttura che è connessa al discorso delle garanzie sulla sicurezza e così via dicendo, tutti aspetti che fanno parte del giudizio politico che deve essere dato e che non può essere solo mistificato in termini di convenienza od opportunità ad assicurare il finanziamento.
Di fronte al dilemma se il finanziamento debba andare a Napoli, a Milano oppure a Torino, siamo tutti disposti a fare delle battaglie perch il finanziamento rimanga a Torino, ma non siamo disposti a fare delle battaglie per il finanziamento di un progetto come questo, che non darà alla città e all'area metropolitana la soluzione dei problemi, ma darà una pseudo soluzione politica che sarà certamente ridimensionata qualora si addiverrà all'approfondimento di tutte le implicazioni che essa comporta.
Con queste precisazioni emerge chiaramente che è opportuna una chiara impostazione unitaria per quanto attiene al giudizio che debbono dare gli organi istituzionali, Consiglio comunale, Consiglio provinciale e Consiglio regionale.
Attendiamo che la città di Torino faccia pervenire copia del progetto con la dovuta informazione in modo che anche per quanto attiene agli aspetti di programmazione dei sistemi di trasporto, che sono di stretta competenza del Consiglio regionale, possiamo esprimere il nostro parere e quindi correggere le storture che abbiamo evidenziato.



PRESIDENTE

Il tema in discussione è già stato ampiamente trattato negli opportuni convegni, tuttavia potrà trovare spazio in Consiglio regionale, se le forze politiche ne faranno richiesta nella riunione dei Capigruppo.
Avverto un certo disagio fra gli altri Gruppi che desidererebbero anch'essi intervenire in merito.
Per ora dò la parola al Vice Presidente della Giunta regionale Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Quello della metropolitana è un problema che ha interessato i due interlocutori anche nel passato, proprio per questo dovremmo assumere un atteggiamento di sufficiente distacco dalle questioni così come sono venute crescendo, contrapponendo forze politiche e livelli istituzionali. Non si può azzerare la situazione precedente, ma bisogna partire dallo stato di fatto. Si può chiedere all'Amministrazione regionale di intervenire per quanto le compete, ma certamente non si può interferire sul metodo e sul merito del dibattito che si svolge all'interno del Consiglio comunale di Torino. Non posso dire, perché non ne sono al corrente, se il dibattito in Consiglio comunale è stato democratico o meno.
Ho appreso dai giornali dei mesi di maggio e giugno che la questione ha ampiamente interessato l'Amministrazione comunale di Torino la quale mi ha trasmesso ufficialmente tutto il dibattito. Certamente il Consiglio regionale non è abilitato a dare una patente di democraticità sul comportamento dell'Amministrazione comunale di Torino, non per l'omogeneità di schieramento esistente nelle amministrazioni, ma perché la questione è stata ampiamente dibattuta nei mesi passati e se alcune forze politiche non sono riuscite ad avere ragione delle loro tesi, non può essere il Consiglio regionale la sede dove riproporre tout court dei problemi che sono di competenza del Comune di Torino.
Il discorso si limita al giudizio di "equivalenza". Alla Regione Piemonte non è stato consegnato il progetto della metropolitana leggera, ma è stato consegnato il progetto di massima attraverso al quale si pu esprimere l'equivalenza. Il lavoro compiuto dall'Amministrazione regionale è stato serio e corposo; i riferimenti che sono stati portati sul funzionamento del Comitato sono unilaterali. All'inizio del mese di luglio è stato trasmesso all'Amministrazione regionale questo documento, il quale è stato immediatamente presentato alla Commissione consultiva; è stata costituita la commissione già ristretta composta quasi esclusivamente da rappresentanti eletti dal Consiglio, persone quindi di fiducia dei singoli Gruppi che li hanno designati; il documento che ha approvato il Comitato di coordinamento è stato elaborato all'unanimità da tutti i membri del Comitato ristretto ed è stato presentato alla seduta del Comitato di coordinamento come documento unitario della Commissione ristretta e, come tale, esprime un parere favorevole relativamente all'equivalenza con una serie di indicazioni e di prescrizioni. La documentazione è a disposizione di tutti e dimostra il serio lavoro che è stato compiuto dagli uffici regionali e dal Comitato per esprimere un parere maturato sulla base della nuova situazione che si è venuta a creare, senza rispolverare problemi che nel passato hanno travagliato i rapporti tra le forze politiche e l'amministrazione, e non solamente per cercare di mantenere a tutti i costi un finanziamento all'Amministrazione comunale di Torino.
Il problema si pone in altri termini. La modificazione della legge n.
1042 fu concordata nel 1975 con gli organi ministeriali. Si è lavorato per presentare una proposta di massima discutendo via via con gli organi ministeriali i quali hanno comunicato che dal punto di vista dell' equivalenza il problema era compatibile. Ci sono poi tutti gli aspetti tecnici che debbono essere affrontati. Il problema si pone in primo luogo in termini giuridici. Il 2 agosto si è discusso se poteva o se non poteva essere utilizzata la somma stanziata dalla legge n. 1042 per finanziare il programma. La discussione non è quindi entrata nel merito delle questioni tecniche. Il sottoscritto non è intervenuto e non ha partecipato al voto proprio per non pesare sulle questioni. E' inspiegabile la riproposizione della questione nei termini giuridici, poiché era già stata sciolta con il voto.
Le questioni tecniche sono aperte perché il progetto non può essere steso fintantoché non ci sarà il riconoscimento dell'equivalenza che il Cipe ha passato al Ministero dei trasporti.
Stando così la situazione, non possono essere dati i giudizi di superficialità dell'Amministrazione regionale che qui sono stati espressi.
La Regione ha posto le proprie ipotesi di riorganizzazione del sistema ferroviario come base per un corretto rapporto nelle scelte che andavano elaborandosi in ordine alla metropolitana leggera, alla sistemazione della restante rete tranviaria e automobilistica.
Nel mese di maggio il Comune di Torino ha organizzato un convegno sul materiale mobile della metropolitana leggera; in quella sede sono state presentate alla collettività, agli specialisti e alle forze politiche ampiamente intervenute, tali questioni. A questo punto parlare di volontà di disinformazione in materia mi pare non corrispondente alla realtà.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.
Sulla necessità di portare a conoscenza di tutti i Consiglieri l'elenco delle interrogazioni in discussione



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Chiedo al signor Presidente di esaminare la possibilità di voler fare allegare all'ordine del giorno anche l'elenco delle interrogazioni che si intendono discutere, perché o le interrogazioni debbono interessare tutti i Consiglieri, e allora è opportuno conoscerle per tempo, o le interrogazioni interessano solo il presentatore e in questo caso sarebbe inutile portarsi dietro pacchi di documentazione, come altrettanto inutile sarebbe, per gli estranei alle interrogazioni in questione, sentirsi impegnati ad essere presenti alla discussione delle medesime.



PRESIDENTE

Questa mattina infatti abbiamo iniziato i nostri lavori alla presenza di quattro Consiglieri, che ascoltavano l'interrogazione che si stava svolgendo fra il Consigliere Carazzoni e l'Assessore Enrietti. Il suggerimento che lei propone mi pare saggio: questo comporta che la Giunta consegni in tempo utile l'elenco delle interrogazioni a cui intende rispondere, in modo da rendere possibile la trasmissione del tutto ai Consiglieri.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione del Consigliere Marchini: "Esigenza di un'indagine conoscitiva sulla situazione della diga di Moncenisio"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Marchini: "Esigenza di un'indagine conoscitiva sulla situazione della diga di Moncenisio".
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Il quesito sottolinea un problema che non è possibile risolvere questa mattina con la risposta all'interrogazione. Posso comunque informare sui primi passi compiuti per affrontarlo.
La Giunta ha affrontato il problema della diga del Moncenisio nel mese di agosto, durante una riunione svolta a Domodossola per l'evento alluvionale dell'Ossola. Fu a seguito di notizie di stampa sulla sua presunta instabilità che si decise in quella sede di promuovere una valutazione tecnica con la collaborazione degli istituti universitari. Il Rettore, sentito dal Presidente della Giunta, ha dichiarato la sua disponibilità individuando le persone che possono dare questo contributo.
La diga è sottoposta ad un regime di controllo internazionale che discende dal trattato di pace tra Francia e Italia, del 1947; tale controllo è effettuato annualmente da parte di una Commissione paritetica, la quale per la parte italiana è composta dal Presidente della IV Sezione dei lavori pubblici, dal Magistrato del Po, dal Direttore centrale dell'Enel dall'Ingegnere capo del Genio Civile di Torino e da altri tecnici.
Abbiamo chiesto al Presidente della Commissione di essere informati sui sopralluoghi che sono stati svolti e abbiamo ricevuto in risposta il 22/9 il seguente telegramma: "Con riferimento al telex della Regione, si assicura che i risultati dei controlli della diga di Moncenisio hanno con continuità indicato il suo perfetto funzionamento e un'assoluta stabilità.
Segue lettera". Il telegramma ci dà quindi un primo conforto formalmente fondato, visto che la Commissione ha compiti di controllo.
La Giunta ha dato tempestiva informazione di questo telegramma ai Sindaci dei Comuni interessati. Siamo in attesa della lettera annunciata nel telegramma per informazioni meno concise che permettano di valutare più approfonditamente i controlli effettuati ed i problemi che possono aprirsi e, sulla base di essa potremo decidere se sarà opportuno il proseguimento del contatto con la Commissione internazionale, o, nel caso di specifici problemi tecnici affrontabili da parte dell'Amministrazione regionale, se si dovrà ricorrere al contributo degli Istituti universitari. Comunque anche in questo caso, dovremo fare riferimento alle documentazioni della Commissione, in quanto non è possibile pensare che gli Istituti universitari possano esperire indagini partendo da capo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sono insoddisfatto della risposta. Devo fare una censura alla Giunta perché ha voluto recuperare la paternità su questo interesse e ha ritenuto di concludere con un telegramma di assicurazione ai Comuni del tutto fuori luogo. Il problema non è nella stabilità della diga, ma è nella stabilità del territorio all'intorno della diga perché non è assolutamente vero che c'è stabilità.
Non si pone un problema di ordine tecnico, ma si pone un problema di ordine politico in questo senso: se è vero che esiste una Commissione internazionale che elabora degli studi, a noi non debbono interessare le lettere che questa Commissione manda, ma interessano i documenti di analisi della Commissione stessa. Con l'interrogazione ho chiesto alla Giunta se non riteneva di richiedere l'acquisizione dei verbali delle ispezioni



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

La prima risposta è stata un telegramma.



MARCHINI Sergio

La Giunta ha mandato un telegramma ai Comuni prima di rispondere all'interrogante, inoltre non ha risposto al quesito posto nell'interrogazione. La Commissione nel mese di luglio ha rilevato delle difficoltà ma non le ha rilevate sulla diga. Le risultanze delle indagini annuali delle Commissioni dovrebbero arrivare normalmente alla Regione perché le indagini annuali alla fine si traducono in provvedimenti. Il peso dei francesi in quella Commissione per quello che attiene alle decisioni, è esattamente uguale al rapporto ponderale che c'è nell'invaso e nell'utilizzazione delle acque: 20 % dell'Italia e 80% della Francia.
Secondo certe indiscrezioni per fare determinati lavori oc correrebbero 8 miliardi ed i francesi non li vogliono sborsare, perché, degli 8 miliardi 6 miliardi competono a loro.
Quindi i verbali della Commissione potrebbero essere esaminati dai tecnici della Regione e dell'Università e valutati nell'interesse delle nostre popolazioni, tenendo presente che quella Commissione è squilibrata a vantaggio dei francesi i quali, evidentemente, tendono a minimizzare i pericoli, che sono tutti per noi, dal momento che le risorse per risolvere i problemi sono per la maggior parte loro. Il problema mi pare abbastanza comprensibile. Tralascio questa polemica, che tra l'altro non è usuale tra il sottoscritto e l'Assessore Rivalta, e insisto nel chiedere alla Giunta che si faccia parte diligente per ottenere i verbali dei sopralluoghi alla diga del Moncenisio e al territorio interessato che vengono fatti puntualmente ogni anno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per una breve precisazione.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Leggo il testo della richiesta che abbiamo fatto alla Commissione: "Si richiede di conoscere con la massima urgenza i risultati tecnici della Commissione in indirizzo allo scopo di valutare l'esatta portata del fenomeno e al fine anche di adattare gli eventuali provvedimenti di competenza atti a tutelare la pubblica e privata incolumità". Per ora mi è arrivato il telegramma che ho letto prima e stiamo aspettando la lettera annunciata per stabilire come continuare il confronto. Se non manderanno la documentazione è certo che interverremo.



PRESIDENTE

Le interrogazioni si concludono a questo punto.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento: Commemorazioni

a) Commemorazione di Papa Giovanni Paolo I


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, nel giorno in cui a Roma si tengono i solenni funerali, ricordiamo la figura di Papa Giovanni Paolo I, immaturamente scomparso dopo aver destato con la sua immagine e le sue parole tante speranze non solo nel mondo cattolico.
Auspichiamo che dal nuovo Conclave possa emergere una figura a capo della Chiesa che possa continuare l'opera di rinnovamento, di pace e di fraternità che era contenuta nel Concilio Vaticano II e che è stata portata avanti da Giovanni XXIII e da Paolo VI.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Commemorazioni

b) Assassinio di Pietro Coggiola da parte delle b.r.


PRESIDENTE

Ricordiamo altresì oggi la tragica scomparsa di una nuova vittima del terrorismo delle br, il capofficina della Lancia di Chivasso Pietro Coggiola. L'assassinio, avvenuto contemporaneamente ad altri atti criminali in altre città d'Italia, ha dato l'idea di un'azione a vasto raggio che tende, nella nuova e delicata situazione politica, a rompere la solidarietà democratica che regge l'attuale governo, a contrastare e distorcere il significato delle lotte sindacali che sono in corso, a far ripiombare il Paese nel clima di terrore e di paura che ha contrassegnato gran parte di questo tragico 1978, e a portare un nuovo attacco alla democrazia.
Facciamo nostri gli appelli di tutte le forze politiche democratiche del Comitato unitario antifascista, perché in un momento così delicato tutti gli sforzi vengano compiuti per assicurare alla giustizia i responsabili.
Salutiamo come un primo fatto e un primo risultato positivo ciò che le forze dell'ordine hanno conseguito a Milano. Ma ciò che è stato possibile a Milano deve essere possibile anche a Torino. Abbiamo raccolto, anche prima che il Ministro degli interni lo ricordasse sulla Gazzetta del Popolo di questa mattina, l'appello alla vigilanza, alla mobilitazione, ad una vasta azione di orientamento ideale per isolare il terrorismo. Nella città che ha saputo garantire le condizioni perché si celebrasse il processo alle brigate rosse è tempo che si ottengano risultati concreti, è tempo che vi siano meno assassini e più brigatisti arrestati, nella città dove vi è stata la più grande, vasta e capillare mobilitazione contro il terrorismo per la difesa della democrazia e della convivenza civile dobbiamo richiedere, come abbiamo già richiesto, al Governo che vi sia non solo un'attenzione particolare, ma un piano specifico e preventivo perché è una città che da anni è stata scelta come uno dei principali terreni di scontro, come terreno di manovra da ogni sorta di gruppi dell'eversione.
Rinnoviamo alla famiglia della vittima il più profondo ed accorato cordoglio di tutto il Consiglio regionale.


Argomento:

b) Assassinio di Pietro Coggiola da parte delle b.r.

Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 348: "Norme transitorie relative alle scuole libere a carattere professionale", presentato dalla Giunta regionale in data 15 settembre 1978 N. 349: "Modificazioni alle leggi regionali 20 marzo 1978, n. 24 e 23 agosto 1978 n. 55", presentato dalla Giunta regionale in data 18 settembre 1978 N. 350: "Trattamento economico di missione, di trasferimento e di prima sistemazione del personale regionale. Adeguamento alla legge 26.7.1978 n.
417. Modifiche alle leggi regionali 20.6.1977, n. 33 e 26.6.1973, n. 14" presentato dalla Giunta regionale in data 28 settembre 1978 N. 351: "Nuove norme per la disciplina dei finanziamenti della Regione per opere di interesse regionale concomitanti con gli interventi delle Ferrovie dello Stato, dell'Anas, delle Ferrovie in concessione o di altri Enti pubblici, eseguiti direttamente dagli Enti medesimi", presentato dalla Giunta regionale in data 28 settembre 1978.


Argomento:

d) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissione del Governo ha apposto il visto alla legge regionale 31/8/1978: "Interventi straordinari in agricoltura per le eccezionali calamità naturali od eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel 1978 ed aumento di alcune anticipazioni previste dalla legge regionale 6/9/1977 n. 47" alla legge regionale 31/8/1978: "Destinazione della somma di lire 7.377 milioni ad interventi di pronto soccorso in dipendenza di calamità naturali".


Argomento:

e) Trasmissione del decreto relativo alla variazione di bilancio da parte del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso, ai sensi dell'art. 41, I comma, della legge regionale n. 12 del 14.3.1978 alla Presidenza del Consiglio regionale copia del decreto relativo alla variazione di bilancio concernente: "Iscrizione della somma di lire 73.496.000 assegnata ai sensi dell'art. 10 del decreto legge 13.8.1975 n.
377 convertito con modifiche nella legge 15.10.1975 n. 493".


Argomento: Artigianato

f) Distribuzione agli artigiani dell'opuscolo illustrativo della legge a favore dell'artigianato


PRESIDENTE

Presso le associazioni artigiane, le Camere di Commercio e gli uffici regionali è in distribuzione l'opuscolo illustrativo, predisposto dall'Ufficio di Presidenza, sulla legge a favore dell'artigianato, votata all'unanimità dall'assemblea. Le associazioni di categoria sono preoccupate circa il fatto che l'Artigiancassa, in attesa della trasformazione in legge di un decreto riguardante i finanziamenti, ha sospeso i pagamenti con riflessi anche sulla legge regionale n. 47 per il credito agevolato.
E' necessario un intervento a livello nazionale perché siano sollecitamente varate le leggi che provvedono a questo rifinanziamento e perché non sia vanificato lo sforzo che questa assemblea ha fatto nei confronti dell'artigianato.


Argomento:

g) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che sono in congedo i Consiglieri: Astengo, Chiabrando, Fonio Lombardi, Minucci e Vecchione.
Le comunicazioni del Presidente sono così esaurite.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame della legge rinviata dal Governo "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale" e dibattito sull'argomento


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: "Esame delle leggi rinviate dal Governo e dibattito sull'argomento".
La II Commissione ha ripreso in esame la legge regionale: "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale", approvata dal Consiglio regionale il 6.7.1978 e rinviata il 10.8.1978, ed ha provveduto ad apportare alcune modifiche agli articoli citati nella lettera del Commissario del Governo.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il nostro Gruppo aveva richiesto un dibattito generale sul rinvio delle leggi da parte del Governo, sui modi con cui si svolge l'attività legislativa del Consiglio regionale e sui rapporti con l'autorità centrale.
Chiediamo che la discussione generale sia rinviata al momento in cui sarà riesaminata la legge sulle cave e torbiere.



PRESIDENTE

Non vi sono obiezioni a questa richiesta, passiamo quindi alle modifiche della legge già approvata dal Consiglio il 6.7.1978.
La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

La II Commissione ha preso in esame la lettera con la quale il Commissario del Governo informa del rilievo di fondo all'art. 2, comma secondo, della legge in discussione, osservando che vi è un contrasto con la disciplina degli scarichi recata dalla legge 10.5.1976. In realtà questa difformità obiettiva sussiste. Il Governo non approva un solo articolo della legge che resta valida per tutti gli altri articoli. Non vale la pena di sottoporre l'argomento agli uffici legislativi della Regione e non soltanto della Regione? Quando si verifica un caso di questo genere viene bloccata l'intera legge o viene bloccato solo l'articolo, il quale pu essere modificato con una legge successiva autonoma rendendo vigente la legge di carattere generale? Il Governo inoltre non ha rilevato che aveva assentita la disposizione stessa dell'art. 3 dell'analoga legge della Lombardia (legge 27.7.1977 n.
33) che recita sostanzialmente i termini dell'art. 2 della legge del Piemonte, quindi ci sarebbe doppio peso e doppia misura.
La II Commissione propone di addivenire alle modifiche della legge perché possa essere ancora operante nell'anno 1978.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Mi ero preparato un intervento di carattere generale, stralcerò quindi da esso le parti che trattano di questa legge.
Lo Stato, con la legge 382 e il DPR 616, si è riservato la funzione di indirizzo e di coordinamento. Questa funzione riguarda il sistema dei controlli sull'attività legislativa regionale. Come ha già detto il collega Oberto, riesce difficile comprendere come la norma della legge regionale lombarda sulla tutela ambientale ed ecologica, comma terzo dell'art. 3 della legge 27.7.1977, n. 33, e la corrispondente norma della legge regionale piemontese, secondo comma dell'art. 2, sul patrimonio naturale e l'assetto ambientale, ottengano l'una l'approvazione e l'altra il rigetto.
Mi riferisco alla immissione degli idrocarburi nelle acque dei laghi e dei fiumi. La legge Merli è entrata in vigore prima della legge lombarda quindi non è problema di legislazione sopravvenuta.
La norma, fra l'altro, ha una sua ratio particolare, nel senso che non attiene agli scarichi provenienti da impianti industriali o da insediamenti civili, ma agli inquinamenti di tipo turistico-sportivo, come sono stati definiti dal collega Oberto e come si rileva dalla legge nel suo complesso e dall'art. 2 che contiene appunto la regolamentazione dei rifiuti e dei detriti in modo particolare.
L'art. 26; che contiene limitazioni alla raccolta dei prodotti del sottobosco da parte del proprietario nel caso in cui abbiano a manifestarsi modificazioni nell'ecosistema forestale, ha avuto pure dei rilievi governativi. Tale norma è analoga a quella contenuta nell'art. 13 della legge regionale 24.1.1977 n. 2 dell'Emilia Romagna, regolarmente vistata.
Fra l'altro, questa norma corrisponde ad altra norma contenuta nella stessa legge regionale piemontese relativa alle limitazioni poste ai proprietari nello sfalcio dei prati e nell'utilizzazione dei prati ai fini della tutela della flora spontanea.
C'è il problema della vivisezione. La II Commissione ha accolto l'ipotesi di cancellare la norma. Io mi permetto invece di sostenere che la norma deve restare. Dalla comunicazione governativa notiamo che i rinvii delle leggi tendono sempre più a dilatarsi nei contenuti con la creazione di nuove categorie di rilievi che se non provocano direttamente il rinvio delle leggi, contengono tuttavia prescrizioni tali che anche in caso di adeguamento della normativa regionale alla normativa statale che si suppone violata possono alla loro volta trasformarsi in censure, cioè in motivi di rigetto dopo il riesame della legge da parte del Consiglio regionale. A questa seconda categoria di rilievi appartengono, per esempio, le perplessità. (Infatti in materia di vivisezione si parla di perplessità).
A tali perplessità non si accompagna mai il riferimento ad una specifica normativa statale, come è il caso della vivisezione per animali protetti, per i quali, tra l'altro, la rimozione del divieto per scopi di studio o di ricerca scientifica è già di per sé norma eccezionale nel senso che si tratta di animali vietati e protetti, per cui il consentire la raccolta per fini didattici e scientifici è già eccezione. Su questa eccezione si innesta un'ulteriore norma eccezionale, quale appunto quella del ripristino del divieto per il caso in cui si intenda sottoporre l'animale alla vivisezione.
Se la legge regionale può porre divieti e limiti di raccolta degli animali protetti, può certamente anche individuare i casi in cui nell' ambito dell'eccezione questi siano sottoposti al ripristino del divieto o della limitazione per il caso di un prevalente interesse di tutela.
Il collega Oberto ha fatto riferimento alla questione del rinvio di una legge per un solo articolo. Purtroppo non vale per il controllo delle leggi regionali il principio che riguarda il sindacato di costituzionalità delle leggi statali che può provocare la caduta anche di un solo articolo della legge senza implicazione di carattere generale sulla stessa legge. Ciò è evidente in quanto mentre il visto governativo, che ha carattere preventivo, opera su una legge regionale approvata dal Consiglio regionale e ne condiziona l'entrata in vigore, il controllo di costituzionalità opera su di una legge già in vigore e quindi successivamente. L'unica soluzione è, secondo me, non essendo possibile una soluzione se non legislativa o addirittura costituzionale, di carattere meramente interno alla Regione stessa. Si potrebbe stabilire nel regolamento che il riesame di una legge rinviata debba avvenire non oltre la seconda seduta successiva del Consiglio regionale a far tempo dalla data di comunicazione del Commissario di Governo. Altre soluzioni non mi sembrano possibili allo stato attuale della nostra legislatura.
Per quanto riguarda la normativa che ha dato luogo alla censura, cioè alla legge Merli, sono del parere che convenga adottare il criterio che ha ritenuto di scegliere la Commissione, non perché riteniamo fondata la censura, ma proprio per le ragioni che abbiamo detto prima: il resistere su questo punto vorrebbe andare davanti al Parlamento o alla Corte Costituzionale, a seconda del tipo di rilievo che il Governo riterrà ulteriormente di fare, e vuol dire, soprattutto, andare avanti per molti mesi e praticamente abbandonare l'iniziativa legislativa.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione degli articoli modificati.
"Articolo 2 - Divieti ed interventi di ripristino. E' vietato a chiunque abbandonare o immettere, anche temporaneamente, rifiuti o detriti di qualsiasi genere nelle acque lacustri e fluviali e sulle rive per una fascia di 100 metri dal limite del demanio, salva determinazione di minor misura definita nei regolamenti locali.
E' vietato immettere idrocarburi, anche se parzialmente combusti, nelle acque dei fiumi e dei laghi o nella fascia di cui al precedente comma, in quantità superiore ai limiti di accettabilità definiti dalla legge 10 maggio 1976, n. 319 e dalla legge regionale 20 ottobre 1977, n. 49.
I Comuni curano la pulizia delle rive: a) obbligando coloro che abbiano abbandonato i rifiuti ed i detriti alla loro asportazione ed al trasporto presso discariche pubbliche o centri di smaltimento b) provvedendo all'asportazione,al trasporto ed allo smaltimento dei rifiuti e dei detriti, a spese dei responsabili, in caso di inadempimento da parte di questi dell'obbligo di cui alla lettera a).
Spetta alle Province curare l'asportazione e lo smaltimento degli idrocarburi immessi nelle acque lacustri e fluviali a spese dei responsabili.
Coloro i quali abbiano direttamente o indirettamente determinato morie di pesci, accertate dai competenti uffici provinciali, sono obbligati a provvedere alla raccolta delle spoglie, alla loro eliminazione e al ripopolamento delle acque danneggiate secondo le modalità tecniche fissate dalle Province.
Le Province provvedono agli interventi di cui al precedente comma in caso di inadempimento dei responsabili ed a spese di questi".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 9 - Fuori strada. E' vietato compiere, con mezzi motorizzati percorsi fuori strada, tranne che nelle località a ciò destinate dal Comune o dalla Comunità montana territorialmente competenti. I sentieri di montagna e le mulattiere, nonché le strade forestali, sono considerate ai fini della presente legge, percorsi fuori strada.
E' vietato inoltre esercitare attività ricreative e sportive con mezzi fuoristrada sulle strade interpoderali di collina e pianura.
Sono esclusi dall'osservanza del divieto i mezzi impiegati nei lavori agricoli, nella sistemazione delle piste sciistiche, nelle utilizzazioni boschive, nelle opere idraulico-forestali, nelle operazioni di pronto soccorso, di vigilanza forestale e antincendio, nonché i veicoli in servizio statale.
L'esercizio dello sci d'erba è disciplinato ai sensi del primo comma del presente articolo".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
"Articolo 31 - Raccolta a fini scientifici e didattici. Il Presidente della Giunta regionale può autorizzare, in deroga agli articoli 13, 15, 20, 23 27, 28 e 29 della presente legge, gli istituti universitari, gli Enti di ricerca scientifica e le Associazioni naturalistiche e micologiche legalmente riconosciute alla raccolta delle specie indicate per fini scientifici o didattici.
La richiesta di autorizzazione deve essere rivolta alla Giunta regionale e specificare lo scopo della raccolta ed i dati relativi alle persone per le quali si chiede l'autorizzazione. L'autorizzazione deve indicare la durata le modalità e le quantità massime di raccolta ed è subordinata al consenso del proprietario del fondo o dell'avente titolo su di esso.
Della raccolta deve essere dato preavviso, almeno dieci giorni prima, agli Ispettorati ripartimentali delle foreste.
Quanto raccolto non può essere oggetto di commercio o di cessione ad alcun titolo".
Chiede la parola il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Siccome si sopprime l'ultimo comma per il quale erano state avanzate dal Governo delle perplessità e siccome riguarda una questione di principio, quella della vivisezione, voterò per il mantenimento del comma che prevede che "non sono considerati fini didattici e scientifici quelli che portano alla vivisezione dell'animale".



PRESIDENTE

Pongo in votazione il testo dell'art. 31.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri L'art. 31 è approvato.
"Art. 34 - Sanzioni amministrative. Per le violazioni dei divieti di cui alla presente legge, ad eccezione di quelle previste dall'art. 2 e dall'art. 23, si applicano le sanzioni amministrative da Lire 10.000 a lire 1.000.000, avendo riguardo alla gravità delle violazioni ed ai precedenti di chi le ha commesse.
Per le violazioni dei divieti di cui all'art. 2, il massimo della sanzione amministrativa è elevato a Lire 5.000.000 fermo restando l'obbligo della remissione in pristino dello stato dei luoghi. Per le violazioni alle norme di cui all'art. 23, si applicano le sanzioni previste dall'art. 16 della legge 17 luglio 1970, n. 568.
Le specie floreali ed animali, ed i prodotti del sottobosco, oggetto della violazione, sono confiscate ".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 34 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri La legge "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale" è nuovamente approvata.


Argomento: Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 348 "Norme transitorie relative alle scuole libere a carattere professionale"


PRESIDENTE

Il punto quinto all'ordine del giorno reca: Esame progetto di legge n.
348 "Norme transitorie relative alle scuole libere a carattere professionale".
Relazione la dottoressa Marchiaro. Ne ha facoltà.



MARCHIARO Maria Laura, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il DPR del 13.1.1972 ha trasferito alle Regioni le funzioni amministrative degli organi centrali e periferici dello Stato in materia d'istruzione artigiana e professionale nonché le attribuzioni nei riguardi dei Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica, ora soppressi (art. 39 DPR 616).
Le istituzioni scolastiche che - a norma del comma 6 dell'art. 1 della legge 86 del 19.1.1942 - si possono classificare come "corsi liberi di istruzione tecnica", rientrano nella competenza della Regione che è subentrata nei compiti dei Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica nei poteri di vigilanza, amministrativa e didattica ed in altri compiti che non sono configurabili come incostituzionali (competenza ad autorizzare obbligatoriamente l'apertura o a disporre la chiusura).
La formulazione dell'art. 35 del DPR 616 che assegna specificatamente alle Regioni "la vigilanza sull'attività privata di istruzioni artigiane e professionali" - conferma questa posizione che naturalmente vale solo per coloro che decidono di sottoporsi a questa vigilanza.
Il Ministero della pubblica istruzione ha assunto un atteggiamento che eccepisce di fatto la sua incompetenza nell'emettere atti di natura amministrativa nei confronti di scuole la cui attività rientrasse nell'ambito dell'istruzione artigiana e professionale, in quanto si tratta di corsi istituzionalmente non sottoposti alla vigilanza dell'amministrazione scolastica - ai sensi dell'art. 1 della legge 19.1.1942 - perché di contenuto prettamente professionale e non di preparazione ad esami scolastici.
L'incompetenza del Ministero della pubblica istruzione è stata ribadita dalla sentenza del 21.5.1975 n. 111 con cui la Corte Costituzionale ha riconosciuto l'invasione della competenza regionale in materia di istruzione scolastica artigiana e professionale, accogliendo un ricorso delle Regioni Puglia, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.
Tra le legislazioni regionali esistenti sulla formazione professionale alcune contemplano la possibilità del riconoscimento a corsi svolti adeguatamente da parte di soggetti diversi dagli Enti delegati (esempio: art. 4, legge regionale toscana 17.1.1976, n. 6).
Vanno inoltre precisati altri aspetti della già citata legge del 19.1.1942 n. 86 che disciplinava l'istruzione non statale; aspetti che attengono in particolare all'istituto dell'autorizzazione".
Secondo questa legge venivano definiti con "denominazione generica di corsi" "le istituzioni scolastiche non regie che non hanno ordinamenti conformi a quelli delle scuole regie" in questi casi non era contemplabile l'equipollenza dei titoli. Tale considerazione è analogicamente applicabile anche ai corsi ordinari di formazione professionale regionale.
Il comma 6 dell'art. 1 della stessa legge afferma che "fatta eccezione dei corsi per lavoratori di cui al Regio Decreto-legge 21 giugno 1938, n.
1380, tutte le istituzioni scolastiche non regie sono qualificate corsi liberi d'istruzione tecnica e come tali sono sottoposte, a norma dell'art.
1 del Regio Decreto-legge 26 settembre 1935, n. 1946, alla vigilanza amministrativa, disciplinare e didattica del Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica il quale, previa autorizzazione del Ministero per l'educazione nazionale, ne autorizza l'apertura, ne ordina la chiusura e ne dà notizia al Sindacato nazionale dei gestori di Istituti di educazione e d'istruzione".
La legge era naturalmente coerente allo stato di fatto, che non prevedeva la libertà d'insegnamento e richiedeva quindi "autorizzazioni" obbligatorie per poter aprire una scuola di qualunque tipo e livello.
Tale obbligatorietà "all'autorizzazione" è caduta dopo la promulgazione della Costituzione (l'art. 33 prevede la libertà di insegnamento), cosicché corsi di ogni genere possono essere aperti da gestori pubblici o privati senza alcuna autorizzazione da parte di Enti o amministrazioni pubbliche.
La sentenza della Corte Costituzionale n. 36 del 19.6.1958 abrog l'art. 3 e l'art. 4 commi 1-2-3 della legge 19.1.1942 (autorizzazione per l'apertura di Istituti scolastici e divieto per l'apertura di Istituti non autorizzati) in quanto in contrasto con l'art. 33 della Costituzione.
Il dispositivo della sentenza precisava che la libertà di istituzione e gestione di scuole non esclude limiti, quali l'esigenza di particolari requisiti soggettivi ed oggettivi per il suo esercizio, né controlli successivi o preventivi, purché tali da non snaturare il diritto stesso garantito dalla Costituzione.
La potestà di controllo deve essere vincolata ad interessi generali attinenti alla sfera di istruzione o a sfere pertinenti, quali la sicurezza, la sanità, la moralità e la fede pubblica.
Fu questo il supporto giuridico che consentì al Ministero della pubblica istruzione, per le scuole non statali, parificate o pareggiate, di sostituire l'abolito istituto dell'autorizzazione" con la "presa d'atto" con la quale, eliminata ogni discrezionalità, si "prende atto" che un'istituzione ha volontariamente chiesto di assoggettarsi ai controlli che i pubblici poteri possono svolgere nell'ambito dei principi costituzionali.
La situazione di vacanza legislativa e di incertezza del diritto generata dalla sentenza abrogativa della Corte Costituzionale, ha portato di fatto all'assunzione di atteggiamenti difformi da parte dei Consorzi provinciali dell'istruzione tecnica: preventiva autorizzazione oppure una semplice notifica dell'apertura con presa d'atto (come fa il Ministero della pubblica istruzione per le scuole di sua competenza).
Della questione è stata anche investita l'autorità giudiziaria che, in una sentenza (10.2.1966 - Corte d'Appello di Venezia) considerando che l'ultimo comma dell'art. 1 della legge n. 86 del 1942 non era stato abrogato dalla Corte Costituzionale, riconosceva la legittimità dell'intervento amministrativo del Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica, finché tale norma non fosse stata modificata.
Questo è dunque il quadro di riferimento legislativo entro cui - in attesa di una legge quadro nazionale e di una legge generale regionale per la formazione professionale - si sono avviati i rapporti fra la Regione ed i gestori che avevano in precedenza l'autorizzazione dei Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica.
In una prima fase si è proceduto, secondo l'indicazione della V Commissione, in data 30.6.1978, alla "ricognizione" della situazione secondo criteri analoghi a quelli previsti dalla circolare ministeriale n.
3 del 1.8.1942 che interpretava la citata legge 86, sempre del 1942, e che già era stata a suo tempo praticamente trasposta dal Consorzio provinciale dell' istruzione tecnica di Torino in un fascicolo contenente le "Disposizioni generali per tutti i corsi liberi di istruzione tecnica".
Tale procedura ha determinato la presentazione di 114 fascicoli di documentazione relativi alle "ricognizioni" per un totale di 378 corsi, di cui 45 nel settore industriale, e di 8 nuove "domande".
I gestori sono territorialmente distribuiti nel modo seguente: 65 a Torino, 18 a Vercelli, 13 a Novara, 9 a Cuneo, 8 ad Alessandria, 1 ad Asti.
La Regione in attesa della definitiva e più generale legge regionale sulla formazione professionale (che potrà prendere in considerazione anche il problema dell'equipollenza dei titoli regionali per i corsi gestiti da privati), si è trovata dunque nella necessità di disciplinare la materia tenendo presente tali considerazioni generali a) che i corsi di formazione professionale quindi anche i corsi liberi - a gestione privata si configurano per i loro significati diversi rispetto all'istruzione statale di tipo culturale generale che viene concessa dal Ministero, della pubblica istruzione ai gestori privati, sia pure "senza onere per lo Stato", semplicemente sulla base di una verifica delle condizioni materiali di effettuabilità b) che i corsi di formazione professionale a gestione privata, come i corsi liberi, riconosciuti dalla Regione, risultano corsi ai quali è stata conferita una validità sociale di carattere pubblico; che serve fra l'altro a distinguere tali corsi che esprimono validi indirizzi culturali e consistenza didattica dalle iniziative squalificanti che eventualmente privati possono organizzare e reclamizzare sia pure senza autorizzazione pubblica c) che l'incidenza economico-sociale dei corsi di formazione professionale anche a gestione privata, è ricollegabile alle linee adottate dalla Regione per i corsi ordinari di formazione professionale, per mantenere un rapporto coerente con il Piano di sviluppo economico regionale.
Tale impostazione generale va naturalmente realizzata in collegamento con i Comitati comprensoriali che possono più agevolmente indagare, oltre che sul rapporto con l'economia locale, anche sulla congruità e serietà didattica ed eventualmente esprimere pareri in proposito.
La V Commissione consiliare ha esaminato tutta l'ampia documentazione raccolta dall'Assessorato all'istruzione e trasmessa in data 5 settembre con la proposta di un provvedimento stralcio che permetta di avere riferimenti certi in attesa della legge quadro sulla formazione professionale.
La V Commissione ha quindi proceduto alla consultazione dei rappresentanti dei gestori dei corsi i quali hanno riconosciuto necessaria la regolamentazione delle funzioni trasmesse ex art. 35 del DPR 616, hanno riconfermato la validità delle ricognizioni e ribadito la necessità di permanenti consultazioni per la predisposizione dei programmi di formazione professionale.
Nella definitiva stesura del testo del disegno di legge, vengono recepite le osservazioni fatte nel corso delle consultazioni in merito alla necessità di attribuire la presa d'atto ai corsi liberi che non siano in contrasto con le linee del programma per la formazione professionale approvato dalla Giunta regionale e che posseggano comunque validi indirizzi culturali e consistenza didattica.
La Regione Piemonte, sulla base della situazione esistente di fatto nei corsi liberi autorizzati in Piemonte, con la presente legge, prevede dunque la concessione della "presa d'atto" alle scuole con corsi liberi di istruzione tecnica che si dichiarino disposte all'accertamento del possesso dei requisiti necessari ed all'osservanza delle disposizioni che disciplinano le condizioni essenziali ed inderogabili poste dall'ordinamento a tutela del pubblico interesse per l'apertura ed il funzionamento degli Istituti di educazione, in particolare nei settori della sicurezza, sanità, moralità, fede pubblica secondo l'esistente prassi amministrativa.
L'art. 1 indica le condizioni generali per la presa d'atto; l'art. 2 elenca i requisiti che debbono dimostrare di possedere le scuole che intendono ottenere la presa d'atto, circa i locali, il personale insegnante, la titolarità della gestione e le caratteristiche che i corsi proposti debbono presentare. L'art. 3 indica le condizioni per ottenere l'attestato di frequenza e profitto; l'art. 4 fissa le norme per gli esami finali; l'art. 5 determina le modalità per le ispezioni ed i controlli l'art. 6 indica i termini per la presentazione delle domande e l'art. 7 stabilisce il carattere temporaneo della legge, che ha validità fino all'approvazione della legge regionale sulla formazione professionale.
La V Commissione ha approvato il progetto di legge all'unanimità. Se ne raccomanda l'approvazione al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Prima ancora della presentazione del disegno di legge, c'è stato un approfondito dibattito nella Commissione consiliare sul problema dei corsi professionali, già di competenza dei Consorzi per l'istruzione tecnica, ora soppressi.
Abbiamo espresso il parere che il passaggio delle competenze da un Ente soppresso alla Regione non potesse determinare il superamento di tutte le autorizzazioni o delle prese d'atto dei corsi attraverso una semplice circolare.
Abbiamo pertanto chiesto un provvedimento legislativo, che è quello sul quale dobbiamo votare questa mattina.
In Commissione abbiamo sostenuto il diritto dei corsi, che abbiano idonei locali ed attrezzature e che abbiano insegnanti professionalmente qualificati, ad avere la presa d'atto da parte della Regione.
Questo diritto è conseguente a quanto previsto all'art. 33 della Costituzione che recita: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento". Mi pare sia anche conseguente alla sentenza della Corte Costituzionale n. 36 del 19.6.1958 che, all'insegna della libertà dell' insegnamento, abrogò gli articoli 3 e 4, commi 1, 2, 3, della legge 19.1.1942 n. 86, relativi all'autorizzazione per l'apertura di Istituti scolastici che, per analogia, possono anche applicarsi ai corsi di formazione professionale.
Riteniamo che i corsi, per i quali vi è la richiesta, debbano avere la presa d'atto della Regione anche per motivi pratici, in quanto è opportuno ci sia la verifica del possesso di alcuni requisiti ed un controllo in una materia così importante per la qualificazione dei giovani e per il loro inserimento nell'attività lavorativa. E' anche giusto che i giovani frequentanti le scuole libere possano percepire gli assegni familiari ed usufruire della riduzione sui tram e sui mezzi di trasporto in genere, il che avviene soltanto in seguito alla presa d'atto dei corsi da parte della Regione. Abbiamo espresso la nostra opposizione alla presa d'atto annuale dei corsi, in quanto essa determinerebbe discontinuità didattica e molto probabilmente livello qualitativo non elevato delle scuole. Infatti un Ente gestore non impegna forti capitali per attrezzature se non ha la garanzia della continuità dei corsi. Inizialmente avevamo un'interpretazione contrastante con la Giunta circa il carattere della programmazione regionale ritenuto vincolante. Per noi la programmazione regionale è vincolante per i corsi finanziati dalla Regione e da altri Enti pubblici mentre per gli istituti privati non finanziati ha esclusivamente valore di promozione e di indirizzo per orientare gli Enti gestori verso attività di formazione professionale che trovino sbocchi sul mercato del lavoro, sia per orientare la scelta dei giovani. Ciò si potrà ottenere anche attraverso un'adeguata azione di orientamento scolastico e professionale, ancora carente.
In seguito alla discussione in Commissione ed alla consultazione dei rappresentanti degli Enti gestori (a dire il vero abbiamo dovuto faticare per giungere a tale consultazione perché inizialmente la maggioranza non era favorevole), il disegno di legge, oggi in discussione, recepisce le nostre osservazioni. Infatti esso stabilisce che i corsi avranno la presa d'atto da parte della Regione quando non risultino in contrasto con le linee del programma per la formazione professionale della Regione approvato dalla Giunta o comunque quando abbiano validi indirizzi culturali e consistenza didattica. Per questo, al fine di interpretare correttamente la legge, suggerisco una piccola modifica a pag. 5 della relazione della dottoressa Marchiaro. La proposta è accolta? Si, bene. Riteniamo sia necessario riordinare questa materia con una legge, in considerazione dell' attuale congiuntura economica che richiede sforzi adeguati per la formazione professionale e del fatto che i Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica avevano atteggiamenti non omogenei: in alcuni casi autorizzavano in modo permanente i corsi, in altri casi, invece, li autorizzavano annualmente.
Concordiamo sul fatto che la presa d'atto avvenga quando le scuole hanno validi indirizzi culturali e consistenza didattica. Questo è anche conseguente alla già citata sentenza della Corte Costituzionale n. 36 del 19.6.1958, in cui si afferma che, comunque, la libertà di insegnamento non esclude limiti, quali l'esigenza di particolari requisiti soggettivi ed oggettivi per il suo esercizio, né esclude controlli successivi o preventivi tali da non snaturare il diritto garantito dalla Costituzione.
Nell'annunciare voto favorevole invitiamo la Giunta ad esprimere giudizi non discrezionali sulle richieste di presa d'atto ed a giudicare la validità degli indirizzi culturali e la consistenza didattica in riferimento ai contenuti degli analoghi corsi gestiti direttamente o finanziati dal la Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione e formazione professionale

Al momento del passaggio dei corsi dai Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica alla Regione, il nostro obiettivo era quello di fare una certa selezione in un settore che ha avuto delle vicende non sempre lineari e che anche ai Comprensori si è presentato in condizioni non del tutto favorevoli per la prosecuzione dell'attività, evidentemente lasciando la libertà di insegnamento, che non può essere contestata da nessuno, e semplicemente dando a chi lo meritava il riconoscimento della Regio, ne titolo che - deve essere chiaro - non è equiparabile a quello della formazione professionale. Tali corsi rilasciavano attestati di frequenza e di profitto. Tale attestato faceva nascere nei giovani delle aspirazioni per l'inserimento nel mercato del lavoro. Non ci siamo sentiti di dare a tutti queste possibilità, come ci era stato chiesto dalla minoranza in Commissione, seguendo la prassi del passaggio attraverso i Comprensori.
Discutendo in sede di Commissione abbiamo cercato una soluzione tale da permettere al settore di raggiungere un certo livello di serietà. Siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo e ringrazio la minoranza del contributo che ha dato nella redazione di questa legge che credo possa soddisfare tutti.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 348.
"Articolo 1 - Presa d'atto regionale. I corsi liberi organizzati dalle scuole a carattere professionale che rispondono ai requisiti ed alle condizioni di cui al successivo art. 2, sentito il parere dei Comitati comprensoriali - e di norma senza finanziamento regionale - sempreché non risultino in contrasto con le linee del programma per la formazione professionale approvato dalla Giunta regionale, o comunque abbiano validi indirizzi culturali e consistenza didattica, potranno ottenere la presa d'atto con apposita delibera della Giunta stessa.
La presa d'atto comporta l'assoggettamento ai controlli regionali previsti dalla presente legge, e conferisce il diritto di richiedere alla Regione gli attestati di frequenza e profitto per gli allievi che abbiano frequentato i corsi di cui trattasi e superati gli esami relativi".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Requisiti per la presa d'atto. Le scuole che intendono fruire dei benefici previsti dall'articolo precedente debbono presentare domanda al Presidente della Giunta regionale, allegando alla domanda stessa documentazione idonea a dimostrare il possesso dei seguenti requisiti e condizioni a) che l'istituzione abbia sede in locali adatti e salubri secondo le norme previste per l'agibilità degli edifici scolastici e disponga dei necessari mezzi tecnici e didattici b) che la direzione ed i singoli insegnamenti siano affidati a persone anche straniere - in possesso dei necessari requisiti professionali o didattici corrispondenti a quelli previsti per l'iscrizione nelle graduatorie per incarichi nelle scuole statali o in quelle regionali per la formazione professionale c) che la persona o le persone che gestiscono la scuola o che ne abbiano comunque la responsabilità giuridica documentino di essere maggiorenni o autorizzati dal Tribunale all'esercizio di impresa, cittadini italiani, e non abbiano subito condanne penali, tali da pregiudicare l'accesso all'impiego statale.
Le scuole dovranno documentare, inoltre, in relazione ai corsi proposti: 1) finalità del corso e motivi di possibile interesse sociale per cui viene svolto, con particolare riferimento alle esigenze e caratteristiche dell'economia locale 2) requisiti di ammissione degli allievi 3) livello didattico e profilo professionale 4) programmi ed orari di insegnamento e delle esercitazioni pratiche specificando la durata del corso in mesi ed ore, e se si tratta di corso diurno o serale 5) elenco dei dirigenti e degli addetti al corso 6) indicazione delle assicurazioni stipulate a favore degli allievi 7) previsione del numero degli iscritti, nonché del numero minimo e massimo di allievi per l'effettuazione del corso 8) quota d'iscrizione, frequenza ed ogni altro contributo o gravame economico richiesto agli allievi 9) tipo di propaganda effettuata o che si intende effettuare".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - Attestati di frequenza e profitto. L'attestato di frequenza e profitto potrà essere rilasciato a coloro che abbiano frequentato corsi per i quali è avvenuta la presa d'atto ed abbiano superato l'esame di cui al successivo art. 4".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Art. 4 - Esami finali. Gli esami finali per il conseguimento dell'attestato dovranno essere preordinati, ed i relativi calendari comunicati all'Assessore all'istruzione della Regione Piemonte, almeno trenta giorni prima della data d'inizio delle prove.
La Commissione d'esame sarà presieduta da un esperto designato dalla Regione.
Gli esami, salvo specifica autorizzazione regionale, si svolgono in un'unica sessione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
"Articolo 5 - Ispezioni e controlli. I requisiti e le condizioni di cui all'art. 2 potranno essere oggetto di controllo effettuato da funzionari regionali.
Qualora si rilevi la mancanza di uno dei requisiti di cui all'art. 2, la presa d'atto sarà revocata; tale revoca sarà sospesa nel caso in cui il gestore si impegni entro congruo termine a regolarizzare la situazione della scuola.
Qualora si riscontri la difformità sostanziale fra quanto documentato all'atto della domanda e le condizioni di fatto in cui si svolgono i singoli corsi, la Regione non disporrà l'invio dell'esperto di cui all' art. 4, e, conseguentemente, non saranno rilasciati gli attestati di cui all'articolo 3.
Se le difformità sono tali da inficiare la serietà della scuola, potrà, a giudizio della Giunta regionale, essere revocata la presa d'atto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
"Art. 6 - Termini per la presentazione delle domande. Le domande di cui all'art. 2 dovranno essere presentate due mesi prima dell'inizio dei corsi.
La presa d'atto ha efficacia in relazione alla validità della presente legge secondo quanto previsto dal successivo art. 7, salvo intervengano variazioni a requisiti e condizioni di cui all'art. 2".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
"Articolo 7 - Validità temporanea della legge. La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art.
45, sesto comma, dello Statuto regionale, ed ha efficacia fino all'approvazione della legge regionale sulla formazione professionale".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Si proceda alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 40 hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame deliberazione di variazione di bilancio


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Un errore tecnico ha comportato la necessità di predisporre una deliberazione di variazione di bilancio.
La modifica comporta il prelievo dal fondo di riserva di 225 milioni per integrare lo stanziamento del bilancio 1978 in relazione a liquidazioni già in corso.
La variazione riguarda il cap. 10910 al quale va aggiunta tale cifra.
Prego il Presidente del Consiglio di voler porre in votazione la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il nostro Gruppo dà a questa deliberazione un valore tecnico in quanto essa è destinata a dare i mezzi necessari per affrontare determinate operazioni di cassa. Per questo motivo il nostro voto è favorevole.



PRESIDENTE

Vi dò lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la legge di contabilità regionale n. 12 del 14 marzo 1978 ed in particolare l'articolo n. 38 inerente il prelevamento dal fondo di riserva di cassa vista la deliberazione della Giunta regionale del 13.9.1978 n. 35-16188 visto il parere favorevole della I Commissione considerata la necessità di integrare lo stanziamento di cassa dei sottoelencati capitoli del bilancio per l'anno 1978 in relazione alle liquidazioni già in corso a carico dei capitoli medesimi: Cap. 320 2.000.000 Cap. 340 10.000.000 Cap. 660 9.429.810 Cap. 2560 400.000.000 Cap. 2700 1.500.000.000 Cap. 2740 1.000.000.000 Cap. 3000 50.000.000 Cap. 3160 10.000.000 Cap. 3310 89.000.000 Cap. 3540 200.000.000 Cap. 3720 10.000.000 Cap. 3820 200.000.000 Cap. 4015 50.000.000 Cap. 4035 350.000.000 Cap. 4045 300.000.000 Cap. 5760 100.000.000 Cap. 5890 1.000.000.000 Cap. 7350 5.000.000.000 Cap. 7810 31.000.000 Cap. 9240 426.000.000 Cap. 9440 40.000.000 Cap. 10190 100.000.000 Cap. 10910 250.000.000 Cap. 70015 2.000.000.000 Cap. 70017 57.000.000 Cap. 70030 200.000.000 Cap. 70037 50.000.000 _______________ Totale 13.434.429.810 visto che il Fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 del bilancio per l'anno 1978 presenta sullo stanziamento di cassa la disponibilità necessaria delibera di approvare il prelevamento di lire 13.434.429.810 dal Fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 del bilancio per l'anno 1978 a integrazione dello stanziamento di cassa di cui ai seguenti capitoli del bilancio per l'anno 1978 per gli importi a fianco di ciascuno segnati: Cap. 320 2.000.000 Cap. 340 10.000.000 Cap. 660 9.429.810 Cap. 2560 400.000.000 Cap. 2700 1.500.000.000 Cap. 2740 1.000.000.000 Cap. 3000 50.000.000 Cap. 3160 10.000.000 Cap. 3310 89.000.000 Cap. 3540 200.000.000 Cap. 3720 10.000.000 Cap. 3820 200.000.000 Cap. 4015 50.000.000 Cap. 4035 350.000.000 Cap. 4045 300.000.000 Cap. 5760 100.000.000 Cap. 5890 1.000.000.000 Cap. 7350 5.000.000.000 Cap. 7810 31.000.000 Cap. 9240 426.000.000 Cap. 9440 40.000.000 Cap. 10190 100.000.000 Cap. 10910 250.000.000 Cap. 70015 2.000.000.000 Cap. 70017 57.000.000 Cap. 70030 200.000.000 Cap. 70037 50.000.000 __________________ Totale 13.434.429.810 La presente deliberazione è altresì dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10.2.1953, n.62".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti in aula.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori della seduta pomeridiana


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vi comunico i programmi di oggi pomeriggio: alle ore 14 si riunirà la IV Commissione; alle ore 14,30 l'Ufficio di Presidenza ed alle ore 15 riprenderanno i lavori del Consiglio regionale.
Al termine della seduta del Consiglio si terrà la riunione dei Capigruppo per stabilire il calendario dei lavori.



ROSSI Luciano

Se i Capigruppo decideranno di stabilire la seduta del Consiglio di mercoledì, sarà opportuno darne tempestiva comunicazione alla IV Commissione perché possa organizzarsi in modo diverso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



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