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Dettaglio seduta n.214 del 31/08/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Prosecuzione dibattito sui danni provocati dalle recenti calamità naturali in Piemonte


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Proseguiamo l'esame dell'ordine del giorno della mattinata. La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signori Consiglieri, la discussione dell'evento che ha colpito l'Ossola il giorno 7 agosto è nota e mi pare che su di essa non ci siano più molte parole da spendere. Tutti hanno ricordato il pesante prezzo pagato in vite umane, tutti hanno ricordato gli ingenti danni materiali emergenti da dati peraltro non definitivi. Ad oggi risultano 117 miliardi di danni, 98 nella sola provincia di Novara, 17 in provincia di Vercelli, 2,5 in provincia di Torino, danni che investono vari settori: dalla viabilità stradale e ferroviaria, agli acquedotti, fognature, servizi pubblici, Enel, Sip, alle attività economiche, che particolarmente nel Novarese e nell'Ossolano stanno attraversando momenti di particolare difficoltà. Ha subito gravi danni il settore industriale, l'artigianato, il commercio, l'agricoltura e il turismo.
Tuttavia vi è un altro elemento dannoso che non ho ancora sentito enunciare negli interventi che mi hanno preceduto, anche se questo elemento era implicitamente presente nei vari interventi: la necessità di dare alla gente locale un senso maggiore di sicurezza e di stabilità. La gente si domanda se troverà nell'Ente pubblico il necessario intervento, se la sua vita dovrà sempre essere sospesa al pericolo di una pioggia più o meno forte; vi è il problema della insicurezza collegata ai bassi redditi e ai livelli di vita incivile che sono presenti nella montagna. Dico questo senza nulla concedere alla demagogia. Vi è la difficile situazione industriale di cui abbiamo più volte discusso in Consiglio regionale, che minaccia massicce smobilitazioni.
Tutti questi fatti nell'insieme possono provocare elementi di sfiducia di sconforto, possono far presumere ulteriori fughe dalla montagna e con esse una ancora più pesante lacerazione nel tessuto sociale.
Le nostre decisioni, colleghi Consiglieri, debbono dare una risposta positiva alla gente sia in termini di ricostruzione che deve essere la più rapida possibile, sia in termini di una maggiore sicurezza per l'avvenire.
In Valle Vigezzo i 250/300 millimetri di pioggia caduti in 24 ore concentrate particolarmente tra le 18 e le 20, hanno provocato lo sfascio che tutti abbiamo potuto registrare. Questo evento è eccezionale, certo, ma fino a che punto? Questa pioggia ha influito negativamente sull'equilibrio già critico degli strati superficiali del terreno e a causa dell'impossibilità di assorbimento ha prodotto numerose frane che hanno a loro volta contribuito alla formazione di onde di piena con notevole trasporto di materiale. Tutto questo risulta dalle relazioni tecniche distribuite, relazioni apprezzabili soprattutto per i tempi ristretti entro i quali sono state redatte. Sugli aspetti propriamente tecnici è per indispensabile ampliare le indagini e lo studio delle soluzioni.
La Regione, a questo proposito, si è messa in movimento e non soltanto in occasione di questa alluvione, ma gia da alcuni mesi mettendo in cantiere nuove strutture che sicuramente daranno risultati positivi anche nell'immediato futuro, quali la creazione del servizio geologico regionale con l'assunzione di oltre 15 geologi avvenuta nel mese di luglio, con l'avvio di ricerche particolari per la formazione della carta del suolo regionale, della carta pedologica sulla fertilità dei suoli, per la realizzazione di un piano delle acque per una loro migliore regimazione e utilizzo.
Sono stati anche approntati alcuni importanti strumenti legislativi tra i quali la legge sulla tutela e uso del suolo che, anche se perfettibile, rappresenta un considerevole passo in avanti rispetto all'anarchia che ha imperversato negli anni passati, e la legge sulla ricerca e coltivazione delle cave e torbiere, approvata dal Consiglio il 13 luglio scorso, rinviata dal Governo con alcune osservazioni che il Consiglio prossimamente esaminerà.
Il peso dell'eccezionalità e anche del l'imprevedibilità è fuori discussione, ma l'imprevedibile e l'eccezionale non possono costituire n copertura né giustificazione per gli uomini, siano essi pubblici amministratori siano cittadini privati. Occorre ricostruire e con maggiore grado di sicurezza evitando gli errori del passato, occorre fare un uso più corretto del territorio senza imporgli sovraccarichi che il territorio stesso rifiuta e che non è in grado di sopportare, occorre indirizzare gli interventi alle opere di difesa, occorre avere maggiore equilibrio nel decidere le opere infrastrutturali, in sostanza occorre avere una coscienza più attenta soprattutto nei riguardi dell'equilibrio territoriale, oltre che sugli aspetti paesaggistici. Questa preoccupazione deve essere la costante in tutto il lavoro regionale tanto nel momento della ricostruzione quanto nel momento del pronto intervento.
Colleghi Consiglieri, paradossalmente, da fatti e circostanze tragiche come quella che stiamo vivendo, possono venire insegnamenti positivi per il futuro, a patto che tutti assieme e a tutti i livelli, con senso di responsabilità, si traggono le giuste conseguenze, prima fra tutte che l'uso del suolo, particolarmente in montagna, non può semplicemente corrispondere ai soli interessi individuali, ma deve primariamente tenere conto di leggi che non sono eludibili, che vanno al di là dell'interesse del singolo.
La presenza della Regione in questa tragica circostanza è stata non solo tempestiva ma anche indicativa di un metodo nuovo adottato per affrontare positivamente anche i problemi più complessi. Attorno al centro operativo regionale si sono raccolte tutte le forze disponibili, civili e militari, rappresentative del governo centrale e degli Enti locali dando il massimo di contributo in un grande sforzo unitario sul piano amministrativo e anche sul piano politico. Questa unione e questo impegno stanno a dimostrare che questa è l'unica strada che deve essere percorsa se si vogliono risolvere i problemi dell'Ossola e dell'Alto Novarese.
Questa mattina si è parlato dei problemi della grande viabilità: il discorso può avere un suo valore in rapporto alle prospettive di politica economica che l'Alto Novarese può avere. Certi problemi di viabilità e di grande viabilità sono stati affrontati con troppa leggerezza nel passato e le conseguenze si pagano ora un caro prezzo. La nostra posizione, comunque richiamata sta mane dal collega Beltrami, è sempre stata corretta e coerente. Abbiamo sempre riconosciuto l'esistenza di questo problema per i collegamenti con il resto del Piemonte e con la Lombardia. Non abbiamo mai considerato negativamente, come qualche Ministro novarese e democristiano ha fatto, né un tronco stradale né un tronco ferroviario definendoli dei rami secchi che si sarebbero dovuti eliminare dal sistema dei collegamenti.
Sul problema viario si è soffermato ampiamente il convegno regionale tenutosi alla fine di luglio a Torino. Siamo sempre stati favorevoli alla creazione di un asse stradale alternativo che colleghi Gravellona Toce con Invorio, l'Alto Novarese con Novara e Alessandria da una parte e con la Lombardia e le altre regioni padane dall'altra, attraverso una bretella che unisca questo asse stradale all'autostrada dei laghi.
E' necessaria una superstrada da Gravellona Toce al Sempione. Da venticinque anni noi denunciamo l'esistenza dei cinque passaggi a livello nel tratto Gravellona Toce-Domodossola che rendono impraticabile la strada.
La Regione, che ha in fase di attuazione il piano regionale dei trasporti ha tracciato una linea precisa che dovrà avere carattere di priorità cosi come mi auguro sarà approvata dal Consiglio regionale.
Il Governo, nel merito, è impegnato a dare una risposta tempestiva in ordine alla sistemazione del tratto Gravellona Toce-Domodossola sistemazione che può essere realizzata senza interventi straordinari ma con i fondi normali da stanziarsi nei bilanci dell'Anas. Sollecito la Giunta e il Consiglio a intervenire presso il Governo perché la risposta sia data sollecitamente.
Permettetemi di concludere riassumendo i punti principali: 1) Bisogna avere una chiara coscienza che i fatti di eccezionalità sono sempre più ricorrenti. Per il Piemonte non sono ancora spenti i ricordi del Biellese e dell'Alessandrino che arriva il disastro del il 'Ossola. Questi fatti inderogabilmente devono indurci a condurre un'azione congiunta e continua per la difesa e il consolidamento del suolo il quale, solo dopo anni di impegno costante, potrà dare risultati tangibili.
2) L'azione che gli uomini possono condurre non potrà eliminare completamente i rischi che le calamità comportano; ciononostante è nostro inderogabile dovere fare tutto quanto è possibile per ridurli e questo dovere dovrà essere compiuto anche con il sacrificio di alcune scelte che negli anni passati venivano a torto considerate prioritarie.
3) La dimensione dei danni (80 miliardi di competenza statale; 37 miliardi di competenza regionale) rende inderogabile un massiccio finanziamento dello Stato. La Regione oggi interviene con oltre 24 miliardi, 12 dei quali sono anticipati per conto dallo Stato. Per intervenire nel ripristino delle opere di sua competenza, lo Stato deve stanziare i fondi necessari nel modo più rapido possibile, ma il suo intervento è indispensabile anche per la copertura delle spese di ripristino delle opere di competenza degli Enti locali e dei privati.
Quali le forme per ottenere questi mezzi? Noi diciamo che su questo problema decidano Parlamento e Governo quali saranno le forme più opportune e necessarie per garantire all'Ossola e alle altre zone danneggiate la ricostruzione. L'unica condizione che poniamo è che la scelta degli strumenti e la disponibilità e quantità dei mezzi avvenga rapidamente con l'utilizzazione della larga esperienza degli Enti locali ed eviti interruzioni nell'esecuzione delle opere.
4) Il metodo attuato dalla Regione Piemonte per assicurare tempestività agli interventi si è dimostrato, a parere di tutti, estremamente valido.
L'esperienza però ci insegna - lo abbiamo registrato anche nel l'alluvione del 1977 - che, passato il primo momento di impegno, la complessità burocratica e dei meccanismi di attuazione portano a ritardi non tollerabili. Il Consiglio regionale e la II Commissione permanente, in stretto collegamento con i poteri locali, devono operare periodiche e puntuali verifiche sulla esecuzione dei lavori perché i ritardi, contrari alla volontà politica e agli interessi della comunità, non debbano ripetersi anche in questa occasione.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, desidero portare la solidarietà del mio Gruppo a tutte le famiglie e agli abitanti della valle colpiti dal disastro avvenuto nel mezzo delle vacanze, mentre molti si trovavano qui a godere di questi luoghi.
Siamo qui non soltanto per portare la nostra solidarietà ma anche per affrontare gli strumenti per la rinascita della Val d'Ossola. Ringrazio il Presidente e il Vicepresidente della Giunta per la puntualità con la quale arrivati sul luogo del disastro, hanno seguito i lavori e avvicinato Comuni, Comunità montane e Comprensorio del Verbano-Cusio-Ossola.
Dobbiamo renderci conto che il disastro della Val d'Ossola è la ripetizione di altri disastri simili avvenuti in Piemonte e che situazioni altrettanto drammatiche potrebbero ripetersi in qualsiasi momento. Non vorrei che la seduta del Consiglio in questa sede potesse far credere ai cittadini dell'Ossola che tutte le risorse del Piemonte sono disponibili per essere riversate in questa Valle, laddove il problema della maggior parte dei bacini piemontesi è simile a quello della Val d'Ossola.
Siamo rimasti particolarmente colpiti dalla relazione dell'Assessore Rivalta, relazione che avremmo fatto anche noi dell'opposizione per la coincidenza di valutazione. L'Assessore Rivalta ha rilevato che, qualunque sia l'opera umana, non è mai tale da essere in grado di evitare con sicurezza disastri futuri: questo vuol dire chiarezza e lealtà nei confronti degli amministrati; fare dichiarazione demagogiche e parlare di speciali interventi per assicurare la sicurezza totale dei cittadini è un inganno.
La seconda dichiarazione che mi ha colpita è stata quella relativa alle responsabilità delle autorità locali in ordine ad insediamenti di carattere speculativo che sono una violenza alla natura stessa. D'altra parte le fotografie poste alla nostra attenzione in questa aula rendono evidenti le parole dell'Assessore. Ma anche altri errori sono stati commessi, nei confronti dei boschi, lasciati crescere in modo troppo folto, tanto che hanno peggiorato la situazione, e nei confronti della politica turistica condotta in queste zone. L'invito dell'Assessore Rivalta, di rivedere il modo di operare nei confronti della natura, è accettabile e i servizi predisposti dalla Regione potranno senz'altro facilitarne l'opera. Questo senza dubbio è importante, ma è altrettanto importante rinunciare alla speculazione e programmare in altro modo il turismo.
Tuttavia determinante è l'intervento economico: senza i soldi tutte queste parole rimangono tali. La Regione Piemonte propone due tipi di intervento: uno sull'agri coltura, anticipando quanto dovrebbe dare lo Stato, e l'altro per intervenire sulle opere di sua competenza. Auguriamoci che lo Stato rimborsi questi fondi perché se la Giunta dovesse trovarsi nella situazione di dovere ricoprire i 12 miliardi con i fondi regionali dovrà affrontare una situazione di grave imbarazzo.
Ci appelliamo agli onorevoli, che vediamo numerosi, affinché tengano presente che lo s forzo della Regione Piemonte potrebbe risolvere alcuni problemi della Val d'Ossola, ma lasciare completamente scoperti i problemi del resto del Piemonte. I 7 miliardi e 337 milioni stralciati dal bilancio 1978 rappresentano un grosso problema per il settore dell'assetto idrogeologico, in quanto sottraggono una notevole parte di risorse che finora non si erano spese, ma che sarà opportuno spendere nel 1979 proprio per prevenire disastri analoghi.
Non vogliamo entrare nel dettaglio delle opere relative a strade, vie ponti perché, nonostante i grossi volumi consegnati ieri dalla Giunta, la quale ha fatto un notevole sforzo per predisporli, non abbiamo gli strumenti adatti per addentrarci nei particolari.
La situazione dell'Ossola è in lenta e costante discesa dal punto di vista socio-economico, quindi le soluzioni non vanno affrontate soltanto conseguentemente al l'alluvione, ma richiedono un esame globale. Insistiamo sulla necessità dell'auto strada o della superstrada che nel Comitato regionale per la programmazione si era indicata già come opera prioritaria che doveva iniziare dal Sempione e che invece, per disgrazia, è iniziata dalla parte opposta. Oggi non è finita e ogni giorno che passa ci rendiamo conto di quanto sarebbe stato necessario e indispensabile avere già ultimata questa parte che è la più utile.
Non siamo favorevoli alla legge speciale, perché ciò che troppo frequentemente diventa speciale non può essere considerato tale. Ritengo sia più opportuno attingere i fondi dal Fondo di solidarietà nazionale.
Questo è però compito dei parlamentari, a noi non interessa il modo con cui verranno assegnati i fondi, interessa la tempestività.
Si è chiesto di andare speditamente alla liquidazione delle spese. Sono d'accordo, naturalmente, ma esprimo qualche perplessità in merito al suggerimento di liquidare le spese attraverso alle Comunità montane o ai Comprensori: questi sono compiti della Regione. Cerchiamo di non creare nuovi costi semplicemente per affrettare le pratiche: le affretteremmo talmente che non avremo più nulla da spendere.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Desidero esprimere un omaggio alle vittime della sciagura, ai superstiti e alle popolazioni dell'Ossola e sarei grato se questo omaggio fosse considerato come testimonianza personale provenendo da qualcuno che vive in una vallata soggetta come l'Ossola a cicliche calamità e che per molta parte soffre dei mali di questo territorio. Mi spiace che non siano più presenti i rappresentanti delle Forze armate e della Guardia di Finanza, perché anche a loro avrei potuto dare testimonianza e riconoscimento di esperienze comuni.
Ripeto quanto ha detto, con la solita rigorosità, la Collega Vaccarino che è difficile ad una forza di opposizione che gioca fuori casa esprimere un parere se non sul metodo e sui tempi dell'azione della Giunta. Mi pare che la presenza pubblicizzata, forse qualche volta in concorrenza, della Giunta e del Consiglio sul territorio abbia potuto indubbiamente portare alla ricucitura di molte slabbrature che stavano avvenendo.
Devo dare atto dello sforzo fatto dalla Giunta per poter consegnare ai Consiglieri la documentazione che, per ora, è soltanto a nostre mani.
Mi ha colpito la relazione del Vicepresidente Bajardi il cui impegno e volontà sono il filo conduttore; qualche volta però questo impegno e questa volontà sono guastati da troppi "è necessario", quasi ci siano già delle determinazioni. Ho apprezzato maggiormente la relazione dell'Assessore Rivalta proprio perché, com'è nel suo costume, ha cercato di rimeditare su certe affermazioni trionfalistiche e pressapochistiche che si sono fatte in passato e ha riconosciuto,oltre alla volontà politica di certi partiti l'importanza dei fenomeni naturali che ogni tanto presentano i loro conti.
Detto questo, mi pare doveroso rispondere agli interrogativi immediati che le due relazioni hanno posto, accettando la sfida che ci impegna tutti sulla volontà lanciata dall'Assessore Bajardi (sull'intel li genza, termine usato dall'Assessore Bajardi, ci impegna maggiormente l'Assessore Rivalta).
E' una sfida che, lanciata oggi in questa zona disastrata, in presenza delle lacerazioni evidenti che ci sono note, può sembrare velleitaria se non verrà immediatamente sostenuta dall'impegno quotidiano. Collega Sono questo impegno non è lo sforzo unitario. Lo sforzo unitario l'avrei voluto riconoscere alle Fiamme Gialle e all'esercito: quello delle forze politiche deve essere un impegno politico.
In Il Commissione andremo ad approfondire, per esempio, le vacanze o le omissioni delle relazioni. Chiederei ai colleghi che hanno accennato a fatti non molto corretti sul piano dei subappalti, di produrre relazioni dettagliate in II Commissione e non soltanto utilizzarli come piccolo elemento di attenzione in questa sede. In II Commissione richiameremo la Giunta alla puntuale attribuzione delle responsabilità.
Sui problemi del territorio si dovrà creare una vera e propria sede di indagine permanente, la quale dovrà essere anche sede di ripensamento sui luoghi comuni e di verifica sulla puntualità degli interventi e dei provvedimenti. Un collega che non nomino diceva che il Consiglio un giorno dovrà pronunciarsi sul pregio da dare agli studi che la Giunta ha commissionato in questi anni, perché ogni volta che ci si trova di fronte a un problema si fa riferimento all'azione e alla buona volontà dei funzionari profusa nell'ultima settimana. A monte non si trova mai niente e le forze politiche responsabili del governo della Regione dovranno spiegarcene le cause. Respingo l'affermazione difficilmente sostenibile che in Piemonte, in particolare nelle nostre vallate, ci siano dei ritardi secolari, semmai sono ritardi decennali, perché esistono le testimonianze di una presenza attiva, scrupolosa, attenta che veniva dalla necessità della sopravvivenza.
La relazione della Giunta mi trova invece consenziente relativamente al Comitato permanente, quale espressione unitaria e coordinata degli Assessorati competenti e polo di riferimento a cui possono rivolgersi i poteri locali, il Consiglio regionale e la II Commissione. Mi trova anche consenziente l'indirizzo che ha voluto sostenere l'Assessore Bajardi in ordine all'attività che si è svolta dal 7 agosto in avanti, attività che trova il cardine nelle Comunità montane, nei Comuni e nei Comprensori.
La richiesta della legge speciale in qualche misura mi pare contraddittoria con la linea che intende perseguire la Giunta; essa è speciale non soltanto nella specie ma anche nelle modalità di intervento perché la necessità di disporre di fondi in quantità straordinaria non significa necessariamente essere dotati di strumenti, uffici di tipo speciale e straordinario.
Facciamo tutti gli sforzi possibili perché al Piemonte disastrato arrivi una massa considerevole di risorse, ma confermiamo la volontà che Regione, Comuni, Comunità montane e Comprensori debbano avere una voce primaria sull'uso e sull'utilizzazione definitiva delle risorse. Così come il Consiglio regionale, su indicazione della Giunta, reperisce i fondi senza ricorrere ad una legge speciale, il reperimento non pu necessariamente avvenire attraverso questa strada; sostanzialmente la legge speciale riconosce la caratteristica di eccezionalità a quanto sta avvenendo, il che è abbastanza opinabile.
Non seguirei il collega Bono e gli altri quando fanno l'elegia del ruralismo in montagna perché ritengo che sia possibile ripristinare un insediamento in montagna slegato dal turismo e slegato dal pendolarismo anche se può essere un sogno di tutti, perché costa molto tempo soprattutto per l'insediamento di posti di lavoro. Se il turismo rappresenta già un investimento con insediamento soggetto a tempi lunghi, l'insediamento in agricoltura, soprattutto in quella spontanea, ha dei tempi ancora più lunghi e parlare di ritorno a situazioni in cui i montanari sembrano tutti nonni di Heidi mi sembra parlare di un ruralismo fuori dalla realtà.
D'altra parte, per riempire queste ore si è costretti a ripetere dei luoghi comuni soprattutto quando si gioca in casa.
In conclusione esprimo giudizio positivo sull'attività fin qui condotta dalla Giunta, sul taglio che intende dare ai problemi e sui provvedimenti dei quali ci viene chiesta l'approvazione, sottolineando il limite sul piano finanziario perché i 7 miliardi e 337 milioni rispondevano alle richieste e alle aspettative di qualche settore della collettività regionale che si sentirà frustrata e messa da parte. L'urgenza ha impedito alla Giunta di affinare maggiormente la ricerca delle risorse.
Da questa seduta del Consiglio regionale nasce un impegno maggiore nei confronti della pubblica opinione. L'opposizione che rappresento e l'opposizione in genere dovranno richiamare puntualmente la Giunta alle sue responsabilità e alle sue scadenze.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta colleghi, ieri sera siamo stati raggiunti, e crediamo che si tratti di esperienza condivisa da altri componenti questa assemblea, da una telefonata anonima. Una voce cortese e altresì perentoria ci ha intimato di badare bene a quello che saremmo venuti a dire qui stamani e soprattutto ci ha esortato a difendere gli interessi dell'Ossola. Esortazione appassionata, ma, per la verità, ingenua perché se fosse sufficiente costruire un buon discorso, cioè presentare un discorso ben organato e ben motivato per essere ammessi tra i testimoni di difesa di questa terra potremmo facilmente e doverosamente concludere che l'Ossola di difensori già ne ha avuti molti, moltissimi ne ha ora, per cui poco ci resterebbe da aggiungere.
Il momento è estremamente difficile e delicato e sarebbe facile per una opposizione, antisistema o fuori sistema come si vuole definire quella del Movimento Sociale Italiano, sfruttare questa circostanza per discorsi che forse non sarebbero consoni alla gravità del problema che stiamo dibattendo.
Sfuggiremo quindi alla tentazione di un discorso facile e demagogico anche se nessuno può da noi attendersi un discorso dello stesso taglio dei colleghi che ci hanno preceduti, che sono stati sostanzialmente larghi di riconoscimenti e di attestazioni nei confronti di questa maggioranza e di questa Giunta. Cercheremo di dire poche cose e di dirle così come gli Ossolani vogliono che siano dette.
Arrivando abbiamo visto uno striscione che diceva "U.O.P.A. 2 più 2 uguale 4". Crediamo che il vero significato di quella esortazione sia che in questo momento occorre concretezza. Non occorrono le divagazioni verbali, le impostazioni velleitarie, i discorsi demagogici. In politica spesso 2 più 2 fa cinque, talvolta sette, qualche volta tre, ma la concretezza e l'aritmetica vogliono che due più due faccia quattro. E' su questo piano che noi cercheremo di restare, riconoscendo innanzitutto l'eccezionalità del nostro incontro. Il Presidente del Consiglio in una dichiarazione all'agenzia giornalistica italiana ha detto che il fatto che per la prima volta il Consiglio regionale tenga una seduta regolare fuori dalla sede di Torino segna l'eccezionalità della situazione e la volontà di tutte le forze politiche di cogliere l'occasione per essere protagonisti non occasionali. Già questa dichiarazione, già quella espressione: "cogliere l'occasione" ci suggerisce una considerazione amara: ci voleva l'alluvione, ci volevano i morti dell'Ossola perché ci si accorgesse che in Piemonte esiste anche questa zona.
Forse l'occasione la si sarebbe dovuta cogliere molto tempo fa. Un anno or sono nell'Ossola sono state raccolte, al di là di ogni credo politico al di là di ogni fede religiosa, al di là di ogni convinzione partitica, 35 mila firme di cittadini che, come protesta contro il disinteresse nazionale e regionale, chiedevano l'autonomia amministrativa. L'occasione andava colta allora, questa seduta del Consiglio regionale si sarebbe dovuta tenere in quel momento: per venire qui, umilmente, cercando di capire le ragioni in forza delle quali una massa cosi consistente di cittadini, che è ingiusto e ingeneroso e non intelligente definire soltanto qualunquisti sia sfociata verso questa forma di protesta. Ciò non è stato fatto allora è fatto oggi quando la gravità e la drammaticità della situazione ha proposto all'attenzione della Regione Piemonte e dell'Italia intera la situazione ossolana.
Abbiamo sentito parlare molto del futuro, come era giusto. Abbiamo sentito parlare un po' meno del passato. Ma proprio perché siamo convinti che non si potrà costruire il futuro se prima non si sarà chiarito tutto il passato, noi, essendoci proposti di dire poche cose, a questo punto vogliamo dire che va aperto il discorso sulle responsabilità penali di quanto accaduto. Il dott. Corrado Lembo, Sostituto Procuratore di Verbania ha dichiarato: "Se è vero che oltre 200 millimetri di pioggia in due ore non sono un fatto normale, è altrettanto certo che tanti crolli e franamenti di abitazioni e di argini da poco ricostruiti lasciano perplessi e vanno chiariti fino in fondo". Non ci permettiamo di invadere una sfera di competenza che non può essere la nostra, ma diciamo che l'inchiesta va fatta, soprattutto aggiungiamo che l'inchiesta si deve concludere in tempi rapidi perché non possiamo dimenticare che anche dopo l'alluvione del 1977 un'indagine era stata predisposta dal Tribunale di Verbania, ma ancora non ne conosciamo i risultati. Non ci pare abnorme affermare in questo momento che da questa sede deve partire l'esortazione perché la magistratura concluda entro il più breve tempo possibile la propria indagine e se vi sono colpe, queste colpe vengano dichiarate e se vi sono responsabilità queste responsabilità vengano denunciate e se vi sono colpevoli, questi colpevoli vengano puniti. E, accanto alle responsabilità penali, s'indaghi sulle responsabilità politiche.
L'Assessore Rivalta ha fatto una lunga e seria relazione. Ha parlato delle cause di fondo che hanno determinato il disastro dell'Ossola. Ha fatto cenno al fatto che da anni non si provvede alla costruzione delle indispensabili opere di prevenzione, ha giustamente sottolineato come siamo di fronte a una mancata politica della forestazione, ha ancora più esattamente individuato nella speculazione edilizia le cause che hanno determinato questo disastro. Ma quando l'Assessore Rivalta dice tutto questo, dobbiamo spontaneamente domandarci di chi sia, a monte, la responsabilità della mancata difesa del territorio: non certo di una forza politica come la nostra che sta all'opposizione.
Da anni attendiamo che sia varato il piano per la difesa geologica del territorio. Benissimo. Ma chi sta al governo? Non ci sta forse la Democrazia Cristiana, non è forse sorretto dal Partito comunista? Quanti anni sono passati e noi siamo qui a ripeterci le stesse cose che dicevamo tanti anni fa! Ecco le responsabilità politiche. Responsabilità politiche dovute alla mancata elaborazione di una politica capace di proteggere l'Italia dalle calamità naturali che non possono mai essere imbrigliate dal l'uomo, come giustamente dice l'Assessore Rivalta, ma che, vivaddio potrebbero essere combattute in modo diverso, si da evitare quello che oggi tutti quanti siamo costretti, nostro malgrado, a verificare, e cioè che non trascorre anno, non trascorre stagione senza che in qualche parte di questa penisola non si verifichino alluvioni disastrose con crolli di ponti, con deragliamento di ferrovie, con straripamento di fiumi. Tutto questo non pu avvenire per caso, ma ha delle responsabilità politiche precise che vanno accertate, denunciate.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Però dea legge sulla tutela e l'uso del suolo dicesti un gran male.



CARAZZONI Nino

Noi fummo decisamente contrari a quella legge (e le siamo grati che lo abbia ricordato), ma per altri motivi.
E, su tutto questo; deve essere fatta la massima chiarezza possibile.
Non è possibile che si pubblichino certe notizie senza che queste o vengano smentite o non comportino adeguate conseguenze. Il Sindaco di Anzola si è dimesso con un atto di protesta nei confronti della Regione. Ha detto secondo notizie non rettificate: "Ho preso la mia decisione dopo le piogge battenti dei primi giorni di agosto che solo per caso non hanno provocato una nuova alluvione. Tutto questo succede mentre un progetto, definito di somma urgenza, redatto dall'Ufficio del Genio Civile di Novara, è fermo da mesi in Regione in attesa di approvazione. Un altro progetto, sempre relativo ai lavori di arginatura sul Toce, inviato al Magistrato del Po nel dicembre 1977, non ha ancora avuto alcun esito".
Non abbiamo in questo momento elementi per controllare la veridicità di queste notizie. Crediamo però che un istituto come quello regionale, che sta combattendo per acquistare o per riconquistare una propria credibilità non possa restare inerte e silenzioso di fronte ad affermazioni di questo genere. Queste affermazioni o sono false e allora vanno smentite, o sono vere e allora si dica di chi è la colpa e di chi la responsabilità a chi oggi é chiamato a pagare per errori commessi da altri. Di fronte alla situazione di emergenza che si é venuta a creare, la Giunta regionale si è mobilitata. Non abbiamo difficoltà a dare atto che in questa prima fase la Regione si sia mossa tempestivamente, con impegno, in modo serio e costruttivo. Se volessimo essere scettici a tutti i cos ti dovremmo dire che altre e tali dimostrazioni di efficientismo e di rapidità abbiamo viste in analoghe o forse più gravi situazioni. Anche nel Friuli ci si era mossi con molta tempestività e poi sono venuti gli scandali, gli appalti truccati, le case prefabbricate vendute sotto costo. Ci auguriamo che tutto questo non abbia a verificarsi in questa zona.
Diamo atto alla Regione di essersi mossa con la dovuta efficienza, ma questo non può fare dimenticare le responsabilità del passato, che non sono solo di questa Giunta, ma sono le responsabilità di un arco di forze politiche, quelle che da trent'anni a questa parte governano o sgovernano l'Italia.
Il grosso pericolo che grava sull'Os sola è quello di presto non fare più notizia, di venire presto dimenticata dall'opinione pubblica, con le sue ferite da rimarginare, con le sue opere pubbliche da ricostruire, con i suoi guai da sanare.
Abbiamo sentito formulare delle indicazioni. Condividiamo anche quelle e, a dimostrazione della nostra disponibilità, annunciamo che saremo favorevoli con il nostro voto ai provvedimenti portati in Consiglio regionale.
Se dovessimo scendere nel dettaglio ci permetteremmo di richiamare in modo più approfondito l'esigenza di interventi regionali specifici per il turismo della Val Vigezzo. Ci diceva l'Assessore Bajardi che la Valle Vigezzo vive dell'apporto economico dato dai lavoratori pendolari, per i quali già si è intervenuti, ma soprattutto dell'industria turistica. E questa industria turistica, che in precedenza aveva già subito un colpo durissimo, mi riferisco all'incendio del grande albergo Excelsior di Santa Maria Maggiore, oggi affronta un periodo che sarà inevitabilmente pesante e passivo nell'arco di qual che anno.
I finanziamenti a medio termine non servono, ci vogliono finanziamenti a tasso agevolato che coprano un arco di 3/4/5 anni, ma, prima di questo, è indispensabile ripristinare i collegamenti viari con la Valle Vigezzo. Non è assolutamente pensabile che l'industria turistica vigezzina possa sopravvivere fidando esclusivamente sui collegamenti dati dalla ferrovia o attraverso la Valle Cannobina. Si tratta di rimettere in piedi prontamente le possibilità di comunicazione, di contatto e di collegamento con la Valle Vigezzo, pena la distruzione di una industria turistica che è la base economica della valle stessa.
Pensiamo che la Regione a questo riguardo debba fare un ulteriore sforzo, in particolare l'Assessorato al turismo debba predisporre una specifica legge al riguardo, per venire incontro alle esigenze presentate dagli operatori turistici.
E' chiaro che, al di là di tutti i provvedimenti che abbiamo sentito enunciare, al di là dei poveri suggerimenti che ci siamo permessi di aggiungere, il problema dell'Ossola non si risolve se non con un intervento extra regionale, cioè con un intervento da parte del Governo con la predisposizione della legge speciale.
Siamo favorevoli alla legge speciale, anzi diciamo che la legge speciale è un "atto dovuto" nei confronti dell'Ossola per sottolineare l'eccezionale di questa situazione, ma è un "atto dovuto" anche perché in termini pratici, concreti, reali, senza un intervento di tipo straordinario dello Stato e del Governo questa valle non avrebbe assolutamente, al di là della buona volontà dei suoi abitanti, la capacità e la possibilità di potersi risollevare.
Ma dobbiamo essere chiari. La legge speciale a sé stante, cioè la legge speciale che non contempli contemporaneamente la soluzione del problema della grande viabilità dell'Ossola, al massimo, nella migliore delle ipotesi, potrebbe portare l'Ossola nelle situazioni in cui già la valle si trovava prima del 7 agosto. Ma già allora l'Ossola era in stato di crisi di depressione, stava morendo per lenta soffocazione. La legge speciale quindi che non risolvesse i problemi di fondo di questa terra non sarebbe utile.
Se volessimo parlare di responsabilità il discorso diventerebbe lungo perché dell'autostrada sentiamo parlare da trent'anni da forze politiche che si sono prese sulle spalle alcune pesanti colpe. Ci riferiamo al Partito comunista e al Partito socialista, alla loro dura, intransigente e se volete - coerente opposizione al progetto dell'autostrada, il quale non è superabile, come diceva il collega Bono, semplicemente con la costruzione di un asse stradale superveloce nel tratto tra Gravellona Toce e Domodossola. Il problema si risolve solo con l'autostrada.
Queste sono le responsabilità delle sinistre e della Democrazia Cristiana. Il collega Beltrami questa mattina parlava di autostrada parlava di un documento favorevole alla costruzione dell'autostrada; noi invece vogliamo ricordare che la Democrazia Cristiana è partito di governo da trent'anni, la Democrazia Cristiana ha avuto autorevolissimi esponenti anche novaresi inseriti in posti chiave del governo, ma che dell'autostrada si sono ricordati di parlare solo alla vigilia delle elezioni.
Collega Vaccarino, non è vero che "per disgrazia" l'autostrada sia iniziata nel tratto sud anziché nel tratto nord, cioè sia partita da Voltri verso il Sempione, anziché dal Sempione verso Voltri. E' per incapacità della classe dirigente che ha rappresentato queste terre nel corso di questi anni. Questa è la verità. Era ingenuo chi poteva pensare che, una volta iniziata l'autostrada da Voltri per risalire verso il nord potesse arrivare fino al passo del Sempione. Era a tutti chiaro che nel momento in cui l'autostrada sarebbe venuta a intersecarsi con la Milano-Torino si sarebbe incanalata lungo le autostrade della Valle d'Aosta e dei trafori e non sarebbe più stata l'autostrada del Sempione, ma sarebbe stata l'auto strada del Monte Bianco e del Gran San Bernardo.
Ecco le responsabilità politiche e storiche che stanno a monte di questa situazione di isolamento di cui soffre, di cui muore la valle dell'Ossola.
Quindi legge speciale legata alla soluzione del problema stradale senza la quale noi saremmo venuti qui semplicemente a fare una accademica discussione tra di noi.
Se non interverranno questi fatti concreti, se non ci saranno queste motivate decisioni, crediamo che il futuro per l'Ossola continuerà a restare incerto e difficile.
Da anni sentiamo ripetere le stesse cose. Abbiamo sentito denunciare gli scempi urbanistici della Valle Vigezzo. Ebbene, abbiamo presentato una interrogazione nel l'anno 1973 alla quale ci rispondeva il Presidente Oberto. Ci riferivamo alla situazione abnorme dei Comuni di Druogno, di Santa Maria Maggiore, di Tocene, di Re, i Comuni maggiormente colpiti dall'alluvione del 7 agosto, e veniva detto fin da allora che bisognava provvedere, che bisognava intervenire, che bisognava che le Amministrazioni comunali si dotassero dei necessari strumenti urbanistici perché nel caso contrario le situazioni sarebbero rapidamente peggiorate.
Il tutto si è oggi puntualmente verificato e dobbiamo amaramente, una volta di più, constatare che le buone intenzioni e i buoni propositi che abbiamo sentito largamente enunciare non sono stati seguiti dai fatti concreti.
Ci auguriamo che questa volta non abbia a succedere altrettanto.
Ci ha molto colpiti la conclusione fatta stamani dal Consigliere Beltrami. Il suo richiamo a vicende storiche ormai lontane nel tempo e la dimostrazione del suo attaccamento verso questa terra e verso questa gente li abbiamo trovati carichi di appassionata e di sofferta umanità. Noi non abbiamo vissuto uguali vicende, se ci fosse stato dato di viverle, le avremmo sicuramente vissute dalla barricata opposta a quella del Consigliere Beltrami; tuttavia, è con lo stesso amore, con la stessa passione e con lo stesso impegno con il quale stamani il Consigliere Beltrami si è alzato a dire: "Fate che l'Ossola non muoia", che noi ci sentiamo di condividere questa sua esortazione.
La Regione ha lanciato una sfida in questa sede prendendo a testimonianza tutta la popolazione ossolana. Noi diciamo criticamente che la Regione, che esiste ormai da otto anni, non è riuscita com'era nei programmi, nelle intenzioni, nelle promesse, a colmare il distacco esistente tra Torino capoluogo e la periferia piemontese.
Adesso ci sarà l'impegno della Regione perché questo non abbia più a verificarsi. La nostra parte politica, ovviamente, non può concedere alcuna delega fiduciaria a questa maggioranza; però può prendere l'impegno di stare a verificare con serenità, con continuità, con coerenza che la promessa, che è stata fatta di fronte alla gente ossolana, una volta di più non venga ad essere disattesa e che davvero si abbia a cambiare pagina dopo che le disgrazie, le calamità naturali, le alluvioni tragiche hanno finalmente portato alla ribalta e all'atten zione della Regione Piemonte l'esistenza dell'Ossola.



(Grida dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Non accetto la sua replica, Consigliere Carazzoni, perché quello che ha detto il pubblico, che non sarà scritto a verbale, avevo intenzione di dirglielo io.
In fondo al Toce si ricorda ogni anno il sacrificio dei caduti che hanno lottato per creare quelle condizioni di libertà di cui lei usufruisce oggi. Lei ha ricordato invece il dispiacere di non aver potuto partecipare a quell'altra parte che ha ammazzato i partigiani.
La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ancora una volta siamo chiamati a discutere nel nostro Consiglio dei danni e delle tragedie provocati dalle calamità naturali nella nostra Regione.
E lo facciamo, questa volta, con una riunione del Consiglio regionale nel luogo stesso dell'evento anziché nel capoluogo, fatto di per sé atipico ed eccezionale nel contesto di una situazione generale di difesa del suolo e della sistemazione idrogeologica i cui effetti non sono altrettanto atipici né eccezionali, essendo ormai diventato il nostro il Paese delle alluvioni, delle frane e delle inondazioni a catena.
Dare la colpa alla irresistibilità degli eventi atmosferici, alla "furia della natura", può essere, per non piccola parte, una giustificazione di comodo e una fuga dalle responsabilità reali. Se è vero che questa volta il nubifragio, specialmente in Val d'Ossola e altre aree è stato particolarmente violento, è altrettanto vero che i danni agli uomini e alle cose sarebbero stati ben più lievi e più facilmente riparabili se alla base non vi fosse la ragione vera, quella che ormai tutti conoscono.
Basta ricordare, per tutte, le risultanze della Commissione De Marchi con il servizio geologico di Stato praticamente inesistente; l'abbandono della montagna da parte dei contadini, custodi del territorio, l'esigenza di programmare gli interventi da monte a valle, bacino per bacino, i negativi effetti dei disboscamenti e così via. O, ancor più vicine nel tempo, le conclusioni della Commissione incaricata dall'Ordine Nazionale dei Geologi di stabilire i meccanismi delle recenti alluvioni in Val d'Ossola, ultimamente pubblicate nei quotidiani del nostro paese, in cui si afferma che l'eccezionale ondata di maltempo abbattutasi sulla valle avrebbe comunque provocato danni, ma non avrebbe mai provocato danni e devastazioni valutabili in un centinaio di miliardi, se l'uomo con la sua incuria non avesse contribuito a distruggere e a deteriorare l'ambiente naturale, problema sul quale si è già soffermato nella sua relazione l'Assessore Rivalta e che condividiamo in pieno.
L'impegno che nasce da questa riunione "sul campo" é, a nostro avviso proprio quello di evitare che, passata l'attualità giornalistica del fatto di cronaca o del sensazionale, si ritorni alla consuetudine di sempre, che è quella dell'incuria e dei ritardi; che si continuino a spendere, per far fronte in modo inadeguato ai danni che colpiscono le popolazioni e che cambiano il volto della superficie terrestre, miliardi che avrebbero potuto essere impiegati per prevenire, evitandoli, i disastri che puntualmente si verificano.
Occorre quindi una legge organica nazionale per la difesa del suolo per l'uso e la difesa delle acque.
La presentazione al Parlamento da parte del Governo del piano decennale per la difesa del suolo è già un primo risultato dell'azione di pressione delle forze politiche e delle collettività locali, delle Regioni, delle Comunità montane. Ma è opportuno sottolineare la necessità di far presto e di concentrare i primi e più massicci investimenti nei primissimi esercizi così come è urgente sollecitare nei confronti del Governo nazionale, ed in particolare i parlamentari europei, un intervento presso la Comunità europea perché faccia della difesa del suolo l'occasione per la realizzazione di progetti integrati di rivitalizzazione.
Queste proposte, che sono state presentate dalla parte politica che rappresento con un memorandum al Presidente del Consiglio al momento della formazione dell'attuale Governo e che sono state di recente, prima ancora degli eventi calamitosi del 7/8 agosto scorso, riconfermate dal gruppo senatoriale, le ripetiamo anche in questa occasione, perché facciano oggetto di esame da parte del Consiglio regionale nella formulazione dell'ordine del giorno che sarà consegnato ai parlamentari della Regione al termine dei lavori, e che per quanto riguarda l'intervento comunitario deve essere inviato ai parlamentari europei.
Bisogna quindi andare avanti per avere presto una buona legge organica che dia a un organismo centrale i compiti di programmazione, attribuendo alle Regioni e ai Magistrati delle acque (da trasformare in agenzie consortili tra Regioni interessate e Stato) i mezzi finanziari per mandare a esecuzione i piani di bacino.
Mi riferisco in particolare, per quanto riguarda l'Ossola, ad un piano coordinato tra la Regione e il Magistrato del Po per la sistemazione definitiva del bacino del Toce con tutti i suoi affluenti, proposta che sarebbe stata accolta in via di massima dal Sottosegretario ai lavori pubblici, on. Fontana, e sulla quale ci sembra opportuno richiamare la Giunta.
Mentre si prepara questo strumento legislativo indispensabile, è necessario utilizzare i fondi disponibili - e cioè quelli previsti nel piano decennale per il 1978 - che rischiano di rimanere nei cassetti mentre il dissesto si aggrava di giorno in giorno. Si tratta di alcune decine di miliardi, ma sarebbe grave segno di irresponsabilità lasciarli inutilizzati.
Lo stesso discorso vale per la "legge quadrifoglio", per i fondi destinati alle zone montane per opere di bonifica, di consolidamento delle pendici, di regimazione delle acque.
Riteniamo opportuno che si faccia subito un vertice fra Governo e Regioni e che sulla base dei progetti già pronti si metta a punto un programma straordinario di interventi che investa anche il settore turistico e soprattutto quello occupazionale, secondo le indicazioni di priorità che vengono dal basso, dalle Comunità montane e dai Comprensori per impiegare senza indugio tutte le risorse finanziarie disponibili.
In occasione dell'alluvione del 7/8 agosto abbiamo assistito, e la relazione presentata dalla Giunta ne dà ampiamente atto, all'intervento di soccorso prestato con grande senso di solidarietà umana dalle Forze Armate.
Ribadiamo ancora una volta la nostra proposta di impegnare i militari in servizio di leva e i giovani volontari in un'azione di difesa del suolo e di protezione della natura, sperimentando in questo settore una idea certamente non utopistica, quale è quella dell'esercito del lavoro.
Quello che chiediamo al Governo nazionale è che non si continui, se non a dormire, a sonnecchiare. Si è facili Cassandre quando si prevede che le piogge autunnali, l'inverno e le perturbazioni primaverili trasformeranno il disordine idrogeologico in calamità generali, capaci di mettere in ginocchio l'intero Paese.
E ci domandiamo allora fino a che punto la gente è disposta a subire queste politiche che toccano la stessa credibilità delle istituzioni e fino a quando si continuerà a dilapidare buona parte delle risorse pubbliche negando i mezzi indispensabili per garantire la sopravvivenza ecologica del paese.
L'intervento della Giunta, del suo Presidente e degli Assessori competenti è stato certamente sollecito e di grande efficacia. Sembra giusto e doveroso, così come hanno fatto tutti i colleghi intervenuti in questo dibattito, darne loro pieno riconoscimento e con essi a tutto il personale dirigente e tecnico la cui ampia e cosciente mobilitazione ha consentito di realizzare un'effettiva e valida presenza della Regione nelle zone colpite dall'alluvione.
Così come hanno fatto le comunità locali, Comuni e Comunità montane, in uno spirito di collaborazione e di solidarietà che sono certamente qualificanti dell'impegno e del senso di responsabilità delle amministrazioni elettive.
Le proposte che vengono presentate al voto del Consiglio regionale hanno la nostra approvazione e su di esse abbiamo già avuto occasione in sede di Commissione di discutere a lungo, approfondendo i vari problemi che esse si propongono di affrontare e che si collocano correttamente nello spirito della legge regionale n. 38, approvata pochi mesi fa (subito dopo le alluvioni dell'ottobre 1977), e sulla quale è opportuno e necessario riconoscere che i meccanismi di attuazione si sono rivelati assai puntuali ed efficaci in questa circostanza.
Correttamente la relazione della Giunta pone in rilievo i diversi ambiti di competenza, dello Stato e della Regione. E' chiaro che le opere di competenza dello Stato devono essere assunte da esso, nelle forme legislative che il Parlamento nella sua sovranità e le forze politiche riterranno opportuno di dovere adottare. Non è infatti possibile caricare sul bilancio regionale, sul quale già gravano oneri di cospicua entità (illustrati nelle relazioni presentate al Consiglio dalla Giunta), il costo delle infrastrutture statali.. Compito della Regione è piuttosto in questo caso di promuovere la sollecita realizzazione degli interventi secondo metodi e criteri di collaborazione e di cooperazione che coinvolgano anche gli Enti locali e che consentano una sistemazione organica di tutto l'assetto del territorio secondo le linee dei piani territoriali e dei programmi di sviluppo comprensoriali, le priorità di scelta e le risorse disponibili.
Un discorso analogo vale per gli interventi regionali ad evitare duplicazioni o sovrapposizioni di competenze. L'istituzione del centro operativo, che è al tempo stesso centro di coordinamento, di studio e di attuazione degli interventi, consente per l'appunto l'organicità dell'azione del potere regionale e la sua unità interassessorile; e ci sembra di una certa rilevanza il fatto che - secondo le assicurazioni date questa mattina dal Presidente della Giunta - esso sia destinato ad operare sino al termine, sino al completamento delle opere di competenza, proprio ad evitare che con lo spegnersi del calore degli accenti di solidarietà immediata tutto possa ritornare nel vago e nel generico.
In questo senso una funzione essenziale ed insostituibile deve essere svolta dai poteri locali, Comuni e Comunità montane. L'autonomia è una conquista che si raggiunge, che si costruisce, che si consolida giorno per giorno, che non si sostanzia di affermazioni o di proposizioni velleitarie ma nel lavoro e nell'impegno continuo a sostegno dei bisogni e delle necessità della collettività. Di questo spirito di iniziativa autonomistica gli Enti locali hanno dato prova nei giorni del disastro. Ad essi non mancherà nell'opera di ricostruzione l'appoggio, il consenso, il concorso del Consiglio e della Giunta regionale. L'approvazione delle deliberazioni e delle leggi di variazione del bilancio, che sono state illustrate nella seduta di stamani, costituisce senza dubbio una testimonianza tangibile di questo impegno della Regione.



PRESIDENTE

Vorrei fare il punto della situazione e rispondere a una serie di richieste giunte all'Ufficio di Presidenza. La prima richiesta è dell'Unione Ossolana per l'Autonomia, che con una lettera chiede di poter avere la parola per esporre il pensiero del movimento rappresentante la maggioranza del popolo ossolano e cannobino.
Ritengo ciò possibile immediatamente dopo la seduta ufficiale del Consiglio regionale. Al termine della seduta, rappresentanti dei Gruppi e della Giunta potranno consultarsi nella saletta apposita con i rappresentanti dell'UOPA.
Vi è l'opportunità di un incontro con i parlamentari che hanno seguito i lavori al fine di tradurre concretamente le decisioni del Consiglio regionale. Si sta predisponendo un documento che, al di là dell'approvazione delle leggi e delle deliberazioni, concluderà il dibattito e sintetizzerà le proposte che riguardano il rapporto con il Parlamento e con il Governo. Al fine di abbreviare i tempi raccomando ai Gruppi di concordare la bozza dello stesso.
Ricordo ai Consiglieri e agli Assessori che debbono ancora intervenire l'ampiezza dei compiti che ci stanno di fronte e raccomando la massima concisione.
La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Signori Presidenti del Consiglio e della Giunta, colleghi Consiglieri si consenta al più anziano fra di voi, per età e per milizia politico amministrativa nell'ambito regionale piemontese, di esprimere brevemente alcune considerazioni e di farlo leggendo, contro quello che è il suo costume, proprio per non straripare come un torrentello di montagna dagli argini del tempo; e di farlo anche come membro della II Commissione consiliare che ha come sua definizione "Organizzazione gestionale e territoriale della Regione".
Per essere concreto vorrei partire dalla proposta che, qui o altrove nello spazio massimo di quattro mesi, cioè entro l'anno 1978, il Consiglio regionale del Piemonte si riunisca nuovamente per tirare le somme di quello che oggi ha detto, scritto, votato e formulato. Soltanto cosi daremo credibilità a coloro i quali sono qui convenuti in assemblea straordinaria per rendersi conto di che cosa effettivamente la Regione Piemonte vuole fare in questo frangente per la terra ossolana.
Innanzi tutto mi unisco all'universale cordoglio per le vittime innocenti della spaventosa tragica alluvione: personalmente, ed anche a nome della mia gente, quale canavesano valchiusellese, figlio di terra montana che ha risentito pur essa, nelle cose e nei beni, gravemente, i danni del disastroso evento del 7 agosto: e non sono i primi e, purtroppo altri ne teme. L'umana solidarietà è certamente grande cosa, e dà la misura di una civiltà; ma non è assolutamente sufficiente. E' conforto, è lenimento, ma non è riparazione.
E qui il problema è quello di riparare, e ancor più impegnativo, quello di prevenire. Ero quassù con i colleghi Beltrami e Bono il 14 luglio, ed altri amici ossolani, per una tavola rotonda sulle Comunità montane. Volli visitare la Val Vigezzo, la magica valle dei pittori, fattasi assai più valle degli sciatori, e un poco anche dei cavalleggeri, sostando a Santa Maria Maggiore, a Toceno, a Re, dal grande Santuario, scendendo sino al confine svizzero, risalendo poi per imboccare la incomparabilmente selvaggia, stretta, Val Cannobina, oggi elemento portante, pur difficile di un residuo traffico della zona.
Fui ammirato dai luoghi che non conoscevo se non attraverso ai racconti fattimi, tante volte, da Luciano Gennari, uomo di lettere e di teatro l'autore vigezzino di "Romanzo di una valle" e di "Le jour renait sur la montagne", - l'alba del nuovo giorno della sua montagna già si annuncia nel buio di questi momenti, innanzi tutto per la caparbia, tenace, forte volontà della sua gente -: ammirato dalla natura dei luoghi, desolato per le mortificazioni loro inflitte dalla petulanza degli uomini, di certi uomini, con insediamenti impropri, con la tolleranza di altri.
La "civiltà del progresso" era in cammino anche qui, solcando i fianchi della montagna con strade improvvide, calcando il grembo materno della terra con il peso di troppe case, lasciando le acque ai loro capricci.
Tornato a Torino scrissi alcune impressioni su di un quotidiano titolando "Tra la gente delle valli 'emarginate': Cuneo, Ossola e Susa".
Scrivevo che di un certo convegno sui trasporti avevo avuto in Val d'Ossola, dove mi trovavo "per un pianto sul futuro delle Comunità montane", "una eco intessuta di amaro scetticismo e forse ancor più di un fatalistico senso di ineluttabilità per quanto si riferisce al completamento autostradale Voltri-Sempione, atteso da anni, promesso da anni, che si proietta, se tutto va bene, in una realizzazione del futuribile, per la quale occorrono anni. Se si trovano i soldi. Un asse portante per lo sviluppo sociale, economico, turistico della zona più orientale della Regione, attratta da concreti interessi a gravitare più sulla Lombardia che non sul Piemonte - le comunicazioni ferroviarie con il capoluogo torinese non sono certo allettanti - resta a mezz'aria. La gente è imbronciata. E mi è parso di capire che il movimento per la ipotizzata realizzazione della Regione Autonoma della Val d'Ossola - di quella partigiana, eroica del 1944, sono indicati i termini con cippi confinari eloquente testimonianza di un passato, e ad un tempo, in certo senso monitorio, rivendicatorio -, trova alimento anche in questo diffuso senso di denunziata trascuratezza.
Mi si diceva che, per non si sa bene per quali conflitti di competenze tra Stato e Regione, i fondi per riparare, in parte almeno, i gravi danni dell'ultima rovinosa alluvione dell'ottobre 1977, pur stanziati, non hanno ancora trovato la strada giusta per arrivare a destinazione. Il mugugno cresce. E' l'indomito spirito autonomo di quei montanari che hanno alle spalle una realtà che ha nome Svizzera, è facilmente innescato anche sulla miccia del malcontento, rendendo credibile ciò che in sostanza, oggi come oggi, mi sembra di poter d ire essere utopico, per quanto comprensibili, e forse anche condividibili, possano apparire talune considerazioni legittimanti, in relazione ad ostacoli di natura costituzionale non facilmente superabili".
Una ventina di giorni dopo, il disastro! In poche, pochissime ore, fu investita dall'uragano più sconvolgente per rabbiosa violenza e per intensità di precipitazione e per furia di vento tutta una zona piemontese dalla bassa Valle di Aosta, a Gressoney (dov'ero e dove si vissero ore di angoscia con l'acqua nelle cantine e gli argini premuti con violenza) all'Eporediese, alla Valchiusella, e di là, ai piedi del Rosa scomparso nella bufera, voltasi poi fortunatamente in nevicata, al di là dal crinale la Valsesia, la Val d'Ossola spietatamente massacrata. E ancora, oltre il displuvio, oltre il confine, in Svizzera, desolazione, disastri e sette morti, diciannove qui con decine di feriti, inondazioni, valichi chiusi alpinisti bloccati, colture distrutte, strade interrotte, campeggiatori e turisti in fuga. Ovunque: di qua, di là dei monti, soprattutto nel Ticino.
Non sapremo forse mai esattamente quanta acqua sia caduta in quelle tre quattro interminabili ore di spaventosa tragedia (i pluviometri hanno fornito i dati giornalieri, non or ari, che denunciano una precipitazione enormemente superiore a quella di un'intera stagione), come non è ricordata a memoria di uomo.
Sappiamo che questo è accaduto, che può accadere ancora. Che è accaduto in Svizzera e in Italia, in montagna, oggi, com'é accaduto in America, in Giappone, in Russia. Com'era accaduto anche ieri: intendo nei secoli passati e negli anni passati e anche recenti. La montagna, la terra invecchiano: non tengono più. Basta un ruscellamento incontrollato, a volte un rigagnolo subdolatamente insediatosi, a far slittare il monte, a far straripare un fiume. E l'uomo fa il resto, spogliandole e violentandole in mille modi, montagna e terra in pianura. E violando lo spazio, con i supersonici e con i trivellamenti, disturbando, alterando i cicli di quell'arcano mistero che è l'equilibrio biologico.
Il 7 agosto, mentre la prima pioggia cadeva, stavo sfogliando un bellissimo volume "Gressoney, un secolo di fotografie". Ogni valle dovrebbe averlo un libro così. La Valle d'Ossola lo avrà a giorni con la ristampa de "Il quadro dell'Ossola" del can. Nicola Sottile, coreografie risalenti al 1810, con l'appendice di 32 pagine di antiche fotografie inedite delle valli ossolane, utile come, e forse più, di quelle carte che i geologi si apprestano a fare, e di cui si denunzia e lamenta la mancanza, con notazioni polemiche, interessanti, anche se non tutte condividibili. Ieri e oggi: la grande piana verde, libera, ieri, a Gressoney, come a Santa Maria Maggiore e altrove, brulicante di costruzioni oggi. I fianchi delle montagne, opime di boschi, offerti ai piedi degli escursionisti e degli alpinisti, volti alla conquista faticosa delle cime, ieri, solcate oggi dalle scarrucolanti e traballanti cabine in cui s'inscatolano i vogliosi solo di vertiginose discese, denunciano un malessere che va curato.
Consentitemi, colleghi Consiglieri, che io ricordi che al di là di quelle che possono essere colpe contingenti che toccano gli uomini nell'arco di un decennio, di un ventennio, di un trentennio, a conoscerla la storia della montagna italiana e della montagna di questa Ossola, si va indietro nei secoli, se è vero com'é vero che attraverso a certe pubblicazioni si apprende e s'impara che questa vicenda tragica risale nei secoli. Attraverso ad un'antica coreografia, attraverso alle notizie storiche si evince che ad un dato momento, che gli storici fissano nel tempo, sono avvenute con caratteristica ciclica, grandi alluvioni, dalla fine dell'ottobre del 798, ad oggi. Paolo Diacono, lo storico della nazione longobarda scrive, accennando all'alluvione del 798: "dal tempo di Noè non si ricordava un diluvio simile".
Signor Assessore Rivalta, lei che è uno studioso non soltanto per il fatto contingente, di questo grosso problema, si legga le 40 pagine preziosissime scritte da Tullio Bertamini, che fanno la storia di quello che nella Valle d'Ossola è accaduto nel corso dei secoli, raccontando le alluvioni e le conseguenze che risalgono al 1500, alle piene del 1600 che vengono innanzi nel tempo fino a ciò che si verificherà nel 1700, 1800 e nel 1900. Dunque dobbiamo avere presente questo fatto. L'uomo crede di essere una grande cosa; ma l'uomo non ha la possibilità di arrestare e di frenare lo scatenamento della montagna, e soprattutto non deve dimenticare l'insegnamento della storia secolare; e deve affrontare in grande umiltà come mi sembra sia stato fatto nella relazione dell'Assessore Rivalta questo aspetto del contingente, per opporsi allo scatenamento violento, e per capire quelle che sono le vicende di estremo rilievo e di grandissima importanza.
Leggevo in quel libro, tra le immagini di Gressoney, didascalie curiose, notazioni tra cronaca e storia. Leggevo che il 17 agosto 1868 giusti 110 anni fa, "con tuoni e fulmini ebbe inizio una pioggia torrenziale; in breve tutto il paese fu inondato, i ponti strappati via, e molti dei mulini esistenti (ben 34) furono gravemente danneggiati. Alla Trinitè il Lys distrusse la casa di Valentino Welf, appena ultimata, a Champezjl la casa di Cristoforo Sarel; l'acqua trascinò pure via con sé il proprietario e la domestica che non furono più trovati".
E ancora leggevo che "il 3 ottobre di quello stesso anno un'altra violenta inondazione aggiunse gravi danni; a Champsjl, Francesco Fantolin voleva di notte raggiungere la propria casa, ma il ponte era crollato ed egli precipitò nel Lys e morì: fu ritrovato due giorni dopo". Desolazione come l'Ossola oggi. Sul muro esterno della Chiesa di Gressoney St. Jean è segnata, su una lapide di marmo, la linea di altezza raggiunta dall'acqua nella spaventosa inondazione. Bisogna guardare alto per trovarla. Cronaca si dirà: cronaca sapiente perché sulla lapide sono scritte, nella parlata gressonara, le parole che testualmente traduco: "Ripulite con giudizio e coraggio, annualmente, il letto del Lys, altrimenti Chiesa, case e beni andranno perduti". Già: ripulire con giudizio e coraggio, annualmente, il letto dei torrenti, dei fiumi: l'Arno come la Dora, il Lys come il Melezzo.
E ripulire i boschi e non svellere troppi alberi. E non perdersi in ipotesi meramente dialettiche, al di là della realtà concreta tra agronomi forestali e geologi e urbanisti. La terra è oggi quella che è, e va presa com'è; non una lavagna sulla quale passare la spugna per scrivere ex novo quel che si vuole, come si vuole. Bisogna tener conto delle rughe che sono molto profonde, cagionate dal tempo, peggiorate dagli uomini.
E allora mi chiedo: anche oggi non sarebbero utili qui "cantonieri dei fiumi", tante volte auspicati? Non tornano attuali quei servizi resi alla comunità attraverso alle prestazioni in natura (o in equivalente di denaro) che da noi erano dette "roide" e altrove "comandate", o corvee ? Ieri l'altro ho avuto occasione di parlare con il Presidente della Giunta regionale della Valle d'Aosta, il quale mi ha detto che si propone di presentare una legge per la restituzione di questo servizio. In certi regolamenti rurali infatti già si trovava la regolamentazione specifica di questi servizi. Piccole cose, certo, piccole cose; ma è con quelle che si fanno le grandi, intanto conservando. Non sono forse le tante piccole cose trascurate, fatte male, che hanno cagionato o concorso a cagionare i grossi disastri che lamentiamo oggi? E' affrontando l'onere della prevenzione, "meglio spendere 100 milioni per prevenire - scrivevo un giorno, quando l'unità di grandezza monetaria era ancora il milione - che non 50 per ripa rare ". E' così che si imposta correttamente il problema. Centodieci, centoventi miliardi per riparare i danni oggi? è pauroso, è enorme, è tutta una economia sconvolta. Altro che raschiare il fondo del barile, Assessore Simonelli, che sarebbe poi il bilancio regionale, sia pure presentato con piglio squisitamente craxiano come ho letto nell'intervista concessa alla "Stampa" questa mattina.
Mi rendo anche conto che in questa maniera si mortificano legittime attese e impegni assunti che vanno delusi, mentre sono elusi impegni assunti nel tempo, cagionando anche dei danni ingiusti, e forse anche causando pericoli futuri per i ritardi.
Si parla di una legge speciale. Confesso che in materia non ho del tutto le idee chiare. So che si è andati avanti per degli anni con l'addizionale per la Calabria, per il terremoto di Messina, segnate sulle bollette delle imposte (che rispetto a quelle di oggi avevano almeno il pregio di essere più chiare e leggibili). Sono ricordi non brillanti. E' certo che lo Stato deve intervenire. Ritengo che la legge sulle calamità purtroppo prevedibili, e per i casi aventi carattere di eccezionalità, da definirsi genericamente, macroscopicamente, in termini generali, e da identificarsi in concreto rapportando al paradigma fondamentale, caso per caso, secondo criteri il più possibile rigidi, valga una legge di portata generale, congruamente finanziata: potrebbe essere valida. Ciò che importa è il suo finanziamento adeguato, facilmente attingibile, anzi attingibile immediatamente, vorrei dire automaticamente, senza remore e senza pastoie ritardanti. Si potrà obiettare che cosi si vincolano delle somme in sola via di ipotesi, con il rischio di non spenderle perché le calamità non si verificano, rischio auspicabile, e ne conseguirebbe la iattura dell'aumento dei residui passivi.
Penso che con onesti e corretti accorgimenti si potrebbe stabilire che le somme a bilancio, non spese in un determinato anno per riparare lo sconvolgimento a seguito di queste vicende straordinarie, possono essere disponibili e utilizzabili nell'anno successivo per opere di prevenzione.
Ovviamente rifinanziando la legge sulle calamità. Il Parlamento pu considerare gli aspetti della proposta, se non si ritenesse di disporre la legge speciale per l'eccezionalità dell'evento.
La Regione, dal canto suo, dovrebbe agire in conformità, senza dover ricorrere al raschiamento lamentato, che, sia chiaro, approverò perché si è in stato di necessità. La montagna ossolana non può attendere; si dia come si può, anche prevedendo inconvenienti in altri settori, ma riconoscendo che non è il metodo e il sistema preferenziale da accogliere.
Concludo rilevando: a) che il Gruppo della D.C., della Regione ha tempestivamente avvertito l'esigenza di una normativa legislativa per la disciplina e l'organizzazione degli interventi in dipendenza di calamità naturali proponendo una legge di cui fu relatore il collega Petrini per interventi di pronto soccorso a carattere ordinario e straordinario a tutela della pubblica incolumità b) che la Regione, come tutte le Regioni italiane, ha, rispetto allo Stato in circostanze come questa, una maggiore possibilità di pronto intervento e quindi l'istituto regionale deve essere dotato di strumenti e di mezzi efficaci, evitandosi discrasie burocratiche e non, conflitti di competenza perniciosi, con il pericolo della perdita della credibilità c) che le Comunità montane, sorte come tali o come Consigli di valle, sin dal 1955, quale prima espressione di decentramento amministrativo timidamente autonomo, ed istituzionalizzate con la legge 1102 del 6.12.1971, sollecitamente realizzate con le leggi regionali del 1973, 1974 1975, hanno un ruolo rilevantissimo da esercitare sotto il profilo programmatico e anche sotto il profilo gestionale. Ad una condizione: che siano messe nella concreta possibilità di operare con opportuni, congrui sicuri finanziamenti. Mentre questo oggi non é; ed è incerto lo stesso avvenire di queste istituzioni.
Alla proposta di legge del Gruppo D.C., del 6.1.1978, presentata con altri colleghi e illustrata al Consiglio dal collega Petrini, ha fatto seguito un disegno di legge della Giunta regionale del 2.3.1978. La spinta del Gruppo della D.C., si è trovata a distanza di soli due mesi in correlazione con quello che era il proposito della Giunta.
Le due distinte e successive iniziative vennero unificate in sede di esame dalla II Commissione, con decisione unanime. Il Consiglio regionale approvò il testo definitivo che reca la data del 29.6.1978. La legge ha avuto un infortunio di pubblicazione. E' comparsa infatti sul Bollettino Ufficiale n. 27 del 4.7.1978 in maniera non conforme al testo votato in Consiglio e si dovette provvedere alla rettifica sul Bollettino Ufficiale n. 29 del 18 luglio. Rispetto alle altre calamità è stata una piccola calamità tipografica.
Ma in Consiglio regionale, in relazione all'avvenuta approvazione della legge, era stata sollecitata la Giunta a presentare anche nuove proposte di legge, in particolare: in un primo tempo si era detto entro il luglio 1978, poi nell'ordine del giorno si fissò il termine entro il dicembre del 1978 (ma eravamo stati preveggenti a indicare la data previdenziale del luglio 1978), per adeguare la legislazione regionale a quanto previsto dalla legge statale n. 1/78 relativa alla semplificazione delle procedure delle opere pubbliche cogliendo l'occasione per procedere ad una verifica più generale delle procedure contenute nelle varie leggi regionali: - che ancora entro il dicembre 1978, si provvedesse all'organizzazione di un sistema compiuto organizzativo e di intervento, per fronteggiare eventi calamitosi di particolare gravità ed estensione, coordinato con le attività e gli indirizzi del Comitato regionale per la protezione civile di cui all'art. 7 della legge 8.12.70, n. 996.
Non si lasci passare il termine senza avere provveduto concretamente a questa istanza, che non è soltanto della parte alla quale appartengo, ma attraverso la votazione avvenuta nel Consiglio regionale, dell'intera assemblea.
L'esecutivo, facendo il suo dovere, in pieno, prontamente e generosamente, è intervenuto, e se ne dà atto con compiacimento a tutti quanti in persona prima si sono prodigati con i funzionari, con i soldati con gli agenti, con i vigili e - mi consenta, signor Presidente, una aggiunta: con il clero della valle dell'Ossola, sempre presente con il popolo dal momento dei 40 giorni della Repubblica Ossolana, quando due sacerdoti furono da quella parte portatori di istanze, che oggi ritroviamo ancora qui sinceramente; il clero fu con lei, con i funzionari, con i soldati, con tanti altri, ancora qui in questa valle, a portare attraverso alle persone dei vescovi e dei parroci l'apporto del conforto, e non soltanto del conforto morale, ma del conforto materiale e del sussidio alle popolazioni che avevano bisogno.
Conforto e stimolo, dato e portato anche da quei Sindaci che hanno la grossa responsabilità di reggere le piccole Comunità locali. Al Sindaco Novelli, se fosse ancora presente, avrei detto che è infinitamente più facile essere Sindaco di Torino che fare il Sindaco di Crevola d'Ossola o di un qualunque piccolo centro della montagna; là si hanno i sussidi e gli aiuti burocratici e tecnici che qui mancano del tutto, o quasi.
Sottolineiamo l'importanza dell'istituto regionale, Ente nuovo che specialmente dopo la legge 382 e i relativi decreti, ha acquisito titolo ad una piena e ampia credibilità, che deve meritarsi; e la pagina che è stata scritta in questi giorni accredita tale merito. Il Consiglio, al di là del rilievo formale, non può che essere lieto di questo augurandosi che superato il contingente, si perfezioni sempre meglio una chiara coscienza regionalista, non sottacendo che per una reale e concreta autonomia dell'istituto è necessaria una concomitante, congrua autonomia finanziaria alla quale si deve tendere responsabilmente.
Le Comunità montane hanno a loro volta operato bene. Questo istituto deve però trovare una garanzia di collocazione nelle strutture organiche dello Stato, nel quadro dell'ordinamento degli Enti locali. Occorre fare chiarezza. Siamo in seduta di Consiglio regionale, ma non possiamo anche avere occhio a coloro che hanno voluto onorarlo con la presenza, ai parlamentari. E' da loro che attendiamo, come Comunità montane, come Regione, che questa chiarezza sia fatta, e presto. Non si può vivere alla giornata, nell'incertezza del domani; e non si può operare senza mezzi. La legge istitutiva delle Comunità montane a luglio di quest'anno non era stata ancora rifinanziata. Dal 1° gennaio 1978 le Comunità montane sono orfane. La Regione, accogliendo anche una mia istanza, aveva disposto un'anticipazione proporzionata al presumibile stanziamento statale per il 1978; ma, a luglio, non sarebbe ancora stato provveduto concretamente in conformità versando la somma che era stata prevista, ulteriormente deludendo e mortificando questi importanti istituti. Colgo l'occasione per rinnovare formale istanza alla Giunta e al suo Presidente perché si provveda.
La Comunità montana ha una sua dignità che non può essere dimenticata.
La legge istitutiva ha infatti riconosciuto alle popolazioni montane la "funzione di servizio che svolgono a presidio del territorio". Ma le belle parole non bastano e non si possono dare illusioni, o concorrere a crearle.
I parlamentari piemontesi so che sono stati tutti direttamente e personalmente sollecitati dal la delegazione regionale dell'Unione a intervenire in materia, e nel mese di settembre, riprendendo i lavori traggano dalla loro cartella questa lettera.
Il 16 settembre qui a Domodossola avrà luogo una riunione, alla quale ha ora assicurato il patrocinio la Regione, e la possibile, e da me auspicabile partecipazione ai lavori, delle Comunità montane italiane e svizzere. Il convegno si propone di esaminare e confrontare esperienze e convergenze per valutare prospettive di una politica unitaria delle comunità alpine. Non si immaginava, allorché il convegno venne indetto, che vi sarebbe stata materia tanto comune e dolorosa da mettere a confronto a seguito delle attuali esperienze.
Relatore per l'Italia sarà chi ora vi parla e l'argomento affidato è "Passato, presente e futuro delle Comunità". Per la Svizzera relatore sarà l'on. Tiziano Chiesa. Si cammina dunque anche così verso l'Europa, e i montanari, che non considerano le montagne come elementi di divisione, che le forano perché transitino persone, merci, idee, che vogliono strade sicure di comunicazione per lo sviluppo ordinato e crescente, volto ad assicurare maggiori possibilità e sicurezza di lavoro - e in questo senso mi sembrerebbe giusto inserire nel discorso di oggi la richiesta al Parlamento per la necessaria deroga legislativa che consenta il rapido compimento dell'autostrada Voltri-Sem pione nel tratto novarese ossolano diranno in quel convegno le comuni aspirazioni.
L'Italia, il Piemonte, che ebbe in Valsesia il primo Consiglio di valle, ante legem, vogliono poter dire nel nome dei morti e con la fede dei vivi la ferma volontà di riprendere il cammino, ricostruendo, conservando difendendo. Anche per questo non mi è parso del tutto vano questo discorso ma perché non sia vano quello dei montanari e delle Comunità montane, si dia a questo istituto, nel ricordo di antiche tradizioni illustri, la certezza e la possibilità di vita, prima che venga meno la fiducia in se stessi: sarebbe allora veramente tutto perduto per l'uomo della montagna ma anche per gli altri uomini.
E la Regione Piemonte faccia per le sue comunità intera la sua parte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore all'industria ed artigianato

Signori Consiglieri, vi avrei risparmiato questo intervento, ma a questo punto del dibattito mi pare che vi sia l'esigenza di dire alcune cose sull'industria e sull'ar ti gianato anche perché mi è parso di cogliere dal dibattito una sottovalutazione su questi aspetti.
La relazione del Vicepresidente Bajardi e la documentazione scritta che la Giunta ha presentato al Consiglio, mi consentono alcuni rapidi cenni sui danni subiti dall'artigianato e dall'industria e di evidenziare in modo più preciso alcuni aspetti essenziali perché se è vero che l'alluvione ha avuto le caratteristiche e il peso drammatico che stiamo rilevando, è altrettanto vero che in questa zona vi era una sorta di terremoto preesistente all'alluvione che riguarda la Montedison, la Inox neo Nicora, la Clifford la Metalvista, la Sisma, la Rumianca, per fare alcuni nomi che significano migliaia di posti occupazionali.
Devo preliminarmente rilevare però che la valutazione quantitativa finanziaria dei danni stessi risulta complessa e difficile per le ovvie ragioni connesse a calamità di queste proporzioni e perché per l'industria le conseguenze dell'alluvione vengono ad assommarsi a preesistenti situazioni di crisi e di difficoltà aziendali di varia natura, che rischiano, assommandosi, di rendere ancora più precarie e problematiche le prospettive future.
C'é una considerazione generale, ovvia e scontata: fare presto, ma questa considerazione è per l'artigianato e per il 'industria particolarmente vera e pregnante se non si vogliono perdere clienti stranieri (come è per la SILT di Borgosesia), se non si vogliono avere conseguenze occupazionali per l'industria e l'artigianato nel prossimo futuro, se non si vogliono avere aggravi economici e rischi che si aprano procedure amministrative come già constatiamo per i difficili rapporti esistenti relativamente all'erogazione d'energia tra la SISMA e L'ENEL.
Industria. Dopo vari incontri sul posto, abbiamo tenuto a Domodossola il 17 agosto, una riunione con le Direzioni della SISMA di Villadossola della Rumianca di Pieve Vergonte, della SILT di Borgosesia e la Federazione CGIL. CISL. UIL. Il 21 agosto abbiamo rimesso al Ministro Donat Cattin, che già era stato sul posto, una nota riassumente i termini della situazione.
Il quadro è offerto dalla documentazione scritta che è stata consegnata.
Ringraziando il collega Bono che ha fatto qualche accenno a queste situazioni, mi limito qui a rilevare che la SILT - Tappetificio di Borgosesia, occupa 130 dipendenti, ha avuto danni stimati dalla azienda sui 505 milioni. Sono stati distrutti fattori fondamentali di produzione, come risulta dalla documentazione datavi: monte merci magazzino, inondati tutti i telai, distrutto il magazzino tappeti, distrutto il magazzino disegni cartone, allagata la cabina elettrica e la centrale termica. E' importante rilevare che la SILT esporta per il 60% della sua produzione verso mercati esteri (esporta anche in Persia). Il "piano triennale per il rilancio dell'economia", fra i vincoli principali, pone l'aumento delle esportazioni.
La SISMA di Villadossola occupa circa 1600 lavoratori, i danni riguardano gli impianti idroelettrici, il materiale di stabilimento, e sono valutati dall'azienda in 13 miliardi, ai quali si aggiungerà 1 miliardo e 900 milioni di previsti maggiori oneri per anno per la cessata autoproduzione di energia, il che costringe l'azienda ad approvvigionarsi dall'ENEL. con costi superiori a quelli dell'autoproduzione. Va rilevato che questa grave calamità viene ad aggravare una preesistente situazione già difficile e di sbocchi incerti, perché L'ENEL ha accettato di erogare l'energia malgrado sia creditore verso l'azienda per precedenti forniture di circa 2 miliardi. L'ENEL aveva proceduto, prima dell'alluvione, a pignorare la "colata continua" annunciando che se non sarà soddisfatto entro 3 mesi la colata stessa verrà messa all'asta. La vicenda della SISMA è in sostanza legata alle aziende ex EGAM passate all'IRI.
Ci sono dunque problemi preesistenti che l'alluvione aggrava. La Giunta crede, e l'ha precisato nei pareri sui progetti di settore, che la sistemazione della SISMA debba avvenire all'interno del settore pubblico.
Questo è anche il parere dello staff dirigenziale della SISMA e delle organizzazioni sindacali. La Giunta a questo punto chiede al Governo che si promuova subito una riunione con la costituita Finanziaria (Società promozione e sviluppo industriale) che coordina le aziende del gruppo B del quale la SISMA fa parte, affinché le questioni dell'emergenza siano viste nell'ambito di una sistemazione organica.
Per la RUMIANCA di Pieve Vergente, i danni valutati dall'azienda per la demolizione dell'argine del canale di alimentazione idroelettrica, sono sugli 800 milioni/1 miliardo.
A queste tre principali situazioni che sono descritte nella documentazione data ai Consiglieri, si è aggiunta in questi giorni una prima sommaria elencazione delle Associazioni Industriali del Verbano e di Borgosesia, riguardante circa 19 altre aziende, appartenenti a settori vari, per complessivi 350 milioni di danni previsti. E' comunque una stima largamente incompleta.
Artigianato. Si tratta, come ho già rilevato, di un accertamento non agevole sia per l'entità e la struttura delle aziende, sia per la loro dislocazione territoriale in numerosi Comuni. La Giunta ha dato disposizione ai tecnici della Regione operanti nel Centro, di mettersi a disposizione dei Sindaci per le valutazioni e le perizie da effettuarsi in loco. Ma intanto, con il concorso delle Associazioni di categoria e delle Amministrazioni locali, abbiamo già raccolto un primo quadro di valutazione. Con tutte le riserve del caso e precisando che si tratta di dati ancora parziali e di stime di massima, condotte con le Associazioni possiamo rilevare che su un'area di 20 Comuni per un totale di 108 aziende artigiane disastrate, i danni valutati sono 1 miliardo 795 milioni. Ripeto sono dati parziali, perché non comprensivi di tutti i Comuni. La Giunta coglie anche questa occasione per sollecitare tutte le valutazioni necessarie. In questa situazione la Giunta ha cercato di intervenire per quanto riguarda il problema occupazionale, tenendo conto dell'utilizzo di emergenza dei loro dipendenti, che le aziende artigiane debbono fare in questa fase e che le stesse aziende non hanno possibilità di ricorso alla Cassa Integrazione.
La Giunta ha intanto assunto una prima deliberazione sul capitolo 9270 a favore dei dipendenti di imprese artigiane, per un primo gruppo di Comuni e di imprese dove esiste questo rapporto di lavoro; provvedimento che sarà estensibile alle situazioni analoghe che verranno documentate.
Venendo ai provvedimenti relativi ai danni alle imprese, si possono fare i seguenti rilievi: noi crediamo che la legge n. 50 del 13/2/52 e successive modifiche e integrazioni, debba essere rifinanziata con legge dello Stato perché essa potrebbe consentire intanto contributi in conto capitale nella misura del 20% del danno accertato e può consentire anche contributi a fondo perduto alle piccole imprese e artigiani fino all'importo di L. 800.000. Dai dati in nostro possesso, credo che a questa voce potrebbero utilmente far ricorso alcune aziende artigiane (non molte).
Le aziende artigiane finora accertate con danni non superiori al milione sono 13, e 13 sono quelle con danni sino a 2 milioni.
La legge 50 prevede la possibilità di mutui di importo pari all'entità del danno accertato al tasso del 3%, a favore di imprese industriali e artigiane. All'assemblea di giovedì scorso era presente anche l'Artigiancassa. Abbiamo esaminato la questione dei crediti agevolati previsti dalla legge 949. L'Artigiancassa si è impegnata ad accordare assoluta priorità alle domande di contributo e a intervenire sugli istituti di credito per l'esame urgente delle pratiche.
Infine, è operante la legge regionale n. 47 approvata il 28/7/78, e la Giunta in questi giorni terrà una riunione con gli Istituti di credito per stipulare la prevista convenzione.
Per concludere, posso dire che questo insieme di misure può avere una indubbia utilità concretezza. Mi pare anche di dover rilevare che vi sono talune situazioni industriali, come la SILT, e talune aziende artigiane completamente distrutte, ove non esiste nemmeno più l'area sulla quale sorgevano, ove dovrebbe essere attuata una forma di intervento straordinario da concordarsi col Governo, senza di che gli incentivi e i sostegni possibili che prima ho elencato non consentirebbero - da soli - il decollo necessario. Si tratta, in sostanza, di definire quegli interventi di carattere eccezionale e di ordine nazionale ai quali ha fatto cenno il Ministro Donat Cattin nel corso della sua visita in valle. Senza stabilire meccaniche analoghe, ricordo che per l'artigianato la legge n. 336 del 29/5/76 che era intervenuta in altre situazioni, fissava un tetto massimo sino a 200 milioni e una aliquota del 3% a carico degli artigiani, con una durata massima di 15 anni.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Signor Presidente, signori Consiglieri, chiedo venia se aggiunger anch'io qualche considerazione in merito al fatto calamitoso. Mi voglio riferire all'intervento dell'As sessore Alasia poiché ho avuto la possibilità di partecipare con lui a una riunione a Domodossola, dove erano convenuti i rappresentanti dell'industria e dell'artigianato.
Per essere succinto dirò subito che l'unica via di uscita è forse quella della legge a cui ha fatto cenno l'Assessore Alasia, che può mettere a disposizione fondi ad un tasso ragionevole (3% circa fino ad un concorso di 200 milioni). c'é da sperare che non siano molte le situazioni nella condizione di dover ricorrere ad un tetto così alto.
In una situazione così drammatica è bene smorzare l'entusiasmo, stare con i piedi per terra e chiedere cose ragionevoli e possibili. Anch'io mi unisco al coro di tutti i Consiglieri regionali che si sono appellati ai parlamentari presenti perché intraprendano tutte le strade in sede nazionale e governativa, il più sollecitamente possibile.
Si sono fatti tanti discorsi andando alla storia delle alluvioni dei secoli passati, quando le calamità avvenivano in pari misura o in misura maggiore; allora c'è da dire che la colpa non è solo degli uomini contemporanei.
Mi asterrò dal ripetere l'elenco dei danni che del resto sono ampiamente documentati. Anche in questa come in altre circostanze è un obbligo impellente ed inderogabile intervenire poiché se non sarà possibile ridare la vita a chi l'ha perduta, sarà certamente possibile lenire le gravi piaghe provocate dall'evento. La Giunta regionale è intervenuta con tempestività. Si tratterà di vedere ora quanto sarà possibile fare a tempi brevi e lunghi. Mi sia consentito di fare riferimento alle cause che hanno determinato o concorso a determinare il disastro. Ribadisco l'importanza della forestazione e del radicamento vegetale, che, signori miei, tradotto in termini concreti vuol dire stanziamento di fondi ad hoc. Chi è andato a piedi sul posto ha rilevato che i danni sono stati provocati dalla grande massa di acqua caduta con violenza nelle parti alte dei bacini imbriferi dove la vegetazione non esiste più, provocando smottamenti e franamenti di terreno che, unitamente all'acqua, si sono riversati nei sottostanti riali come dicono normalmente i tecnici, ha "pallottato" tutto il materiale incontrato sul cammino trasportandolo a valle.
Sono qui presenti il dr. Poggiali ed i geom. Nuvolone e Brocchetto del Corpo Forestale dello Stato i quali hanno calpestato la Val Vigezzo per una decina di giorni e hanno riferito con crudele realtà quanto ho detto. Nel corso del suo passaggio il materiale ha sdradicato ai margini dei riali e dei torrenti piante, sassi e massi. La massa di melma mostruosa, che man mano scendeva a valle, ha assunto un volume enorme tendente a dilagare fuori dall'alveo in direzione del vuoto.
Ma perché ciò accade? Da sempre si parla di stanziare dei fondi annuali per lo spurgo degli alvei dalle piante, dalla vegetazione spontanea, oltre che dalle lame di materiale che si formano in conseguenza delle piene periodiche, ma non si è mai provveduto o si è provveduto in modo inadeguato.
Non voglio rivolgere una accusa a nessuno; la mia è semplicemente una constatazione in merito ad un intervento che tutti dicono necessario. Un ponte, una strada, una scuola, sono opere che danno immediatamente una risposta ai cittadini; l'argine o lo spurgo di un torrente, di un corso d'acqua sono opere non evidenti ma, se fatte in tempi adeguati, svolgono una funzione importantissima, se non fatte aggravano le conseguenze in caso di calamità. Un'altra delle cause tecniche che hanno contribuito a provocare i danni è la forte pendenza di riali e torrenti, infatti proprio dove più forte è la pendenza, più forte è stato il danno. Da qui la necessità di stanziare fondi e operare per la sistemazione idraulico forestale. Infatti abbiamo visto che il materiale accumulato è sceso dai torrenti e dai riali, è precipitato nel Toce ed ha provocato i danni alla Sisma, alla Rumianca e ad altre imprese industriali e agricole che hanno sede ai margini dei corsi d'acqua.
Raccomando quindi d'insistere particolarmente sotto questo aspetto indipendentemente dal verificarsi di alluvioni e di fatti calamitosi.
Procediamo periodicamente allo spurgo dei riali, dei torrenti, dei fiumi alla eliminazione della vegetazione spontanea, e assumiamo questo compito come regola costante e metodica.
Accennerò qualcosa in merito al problema degli accessi. L'accesso alla Valle Vigezzo ormai è quello che è; il fondo del torrente Melezzo nella parte bassa è ad una quota superiore rispetto alla strada, quindi manca l'alveo. Mi rivolgo in particolare all'Assessore Bajardi, col quale abbiamo avuto occasione di scambiare qualche concetto tecnico, non perfettamente concomitanti, per la verità, e mi permetto di suggerirgli la proposta di mettere allo studio l'eventuale possibilità di raggiungere la Valle Vigezzo utilizzando la già esistente strada di Trontano, almeno in parte, e da qui raggiungere la progressiva del km 7,500 della ex strada della Vigezzina.
Così come si potrebbero studiare interventi appropriati sulla strada di Valle Cannobina che conosco quasi come le mie tasche, ma che adesso non mi permetto di suggerire.
Per quanto concerne la situazione economica degli artigiani e delle piccole industrie, ho avuto occasione di accennare in II Commissione circa la necessità di conservare l'attività alle grandi aziende che fiancheggiano il Toce e il Sesia in località Borgosesia.
All'Assessore Ferraris raccomando l'intervento a favore dei danni provocati ai raccolti pendenti e alle strutture agricole. La traversa sul fiume Sesia, a Romagnano, oltre a stabilire una briglia per rallentare la pendenza del fiume, serve per la deviazione di acque in qualche migliaio di ettari di terreno sulla sponda destra del Sesia. A questo proposito vi era un progetto di 390 milioni, gia finanziato per 150 milioni, ma che non è stato possibile proseguire; il risultato è che la recente piena del Sesia ha fatto maggiorare la spesa di almeno ulteriori 200 milioni. Caro Assessore, dobbiamo immediatamente affrontare questi problemi perché le opere possano essere completate durante l'inverno '78/79, per garantirci l'eventuale derivazione di acque che ci sarà nella primavera del 1979.
Permettetemi anche di accennare al problema della grande comunicazione con il Verbano. Su questo argomento sono un antesignano. Il Consigliere Bono ed io siamo stati invitati alcuni anni fa ad una riunione alla Bemberg; il tema era l'autostrada Voltri-Sempione. Il mio parere è che si debba costruire una autostrada, perché sarebbe una opera in concessione.
Siamo in un paese in cui mancano i fondi, un paese a cui il Fondo monetario internazionale raccomanda di diminuire le spese correnti, pena i tagli o la non concessione di contributi, allora, solo un'opera che nell'immediato o in prospettiva riuscirà ad essere produttiva, avrà la possibilità di essere accolta (piacerebbe a tutti che lo Stato italiano fosse tanto ricco da essere in grado di costruire superstrade sulle quali si passi senza pagare il pedaggio).
Al Consigliere Carazzoni che accusa la Democrazia Cristiana di tutte queste conseguenze dopo trent'anni di cosiddetto "mal governo", potrei dire che se durante il ventennio fascista gli argini del Po fossero stati regolarmente e lodevolmente accuditi, non ci sarebbe stata l'alluvione del 1950 e tutte le conseguenze che ci sono state.
La verità è che il Sindaco di Torino o l'amministratore del piccolo Comune, o l'amministratore della Regione, si trovano a dover spendere 1000 e, gratta per le tasche, ne trova solamente 100. L'abilità, l'onestà dell'amministratore pubblico, sta nel fare uno sforzo maggiore per spendere bene quel 100.
Mi rivolgo con questa raccomandazione alla Giunta regionale, al Presidente e agli Assessori perché facciano l'esame della situazione coscienziosamente, assumano tutte le iniziative per poter ottenere i fondi necessari, anche in ordine alla legge speciale. Ho sentito chi è decisamente d'accordo per la legge speciale, chi non lo é: entrambi le tesi sono sostenibili. Il cittadino ossolano si chiede: "se non c'è la legge speciale e solo un programma, si ha la certezza che i finanziamenti su quel programma vengono dati? " In altre parole: approvata la legge speciale verosimilmente dovrebbero esserci i fondi, invece a fronte di un programma i fondi verrebbero dati un poco alla volta, o solo promessi. Questo è il ragionamento che ogni cittadino ossolano fa e che dobbiamo fare anche noi.
E' un discorso crudele, amici miei, ma bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà; non abbiamo nessun diritto di promettere quello che non siamo certi di poter dare e di poter mantenere.
L'amministratore pubblico, di fronte alla gente che è stata colpita nelle vite umane, nei beni materiali, ha il dovere di chiedere scusa non di colpe personali specifiche, ma di ciò che non ha potuto fare e deve cercare di infondere, se non certezza, almeno la speranza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e programmazione

Come replica dirò poche parole perché l'ampiezza del dibattito e il modo esauriente con il quale il Presidente della Giunta, il Vicepresidente e l'Assessore Rivalta lo han no introdotto mi esimono dal riprendere una serie di temi oggetto della discussione di oggi, dibattito che rappresenta la massima assunzione di responsabilità, direi anche di solenne assunzione di responsabilità, alla quale seguiranno altre fasi.
Penso non sia stato inutile soffermarsi sulle cause prossime e remote degli eventi, che certamente hanno avuto una grossa componente di eccezionalità, ma che hanno richiamato in causa anche responsabilità incurie e fatti dell'uomo. Soprattutto l'Assessore Rivalta ha messo in luce questo aspetto.
Troppe volte, in passato, si è ritenuto che sul territorio fosse lecito fare e commettere qualunque genere di intervento, qualsiasi genere di manomissione, convinti che il territorio, come l'acqua, come i beni naturali, siano beni illimitati, a disposizione indefinita dell'umanità e che nulla di quello che si fa debba avere delle conseguenze. Oggi scontiamo, certamente non solo per questo, gli effetti di una gestione non sempre rispettosa dei valori ambientali e delle regole di sicurezza poste a salvaguardia della vita dei beni e dell'uomo.
Quando abbiamo affrontato questi argomenti non sempre abbiamo avuto la consapevolezza della realtà della posta in gioco. Sarà utile tener presente queste considerazioni in futuro quando questi discorsi torneranno ad essere ripresi.
Sono emersi alcuni dati generali. Intanto la necessita di tempestività dell'intervento, quindi messa in modo rapidissimamente di strutture adeguate e di denari per intervenire; il tentativo di dare all'intervento un carattere organico e cioè non farne degli spezzoni, dei "cerotti" per chiudere le ferite che si sono aperte, ma coordinare tutti gli interventi con un piano organico di risanamento, di ripristino e di sistemazione capacità di coordinamento tra tutti i centri decisionali che operano sul territorio, Regione, Stato, Enti locali e le Comunità montane.
C'é stato il riconoscimento generale sulla tempestività e la presenza della Regione nelle sue diverse espressioni sin dalle prime ore dopo gli eventi alluvionali. Questo era il dovere che la Regione ha sentito di dover assolvere nei confronti della comunità ossolana. La Regione intende continuare questo impegno con una presenza organica sul luogo degli uffici regionali decentrati, al fine di coordinare e sviluppare le iniziative e gli interventi operativi. La Regione intende anche potenziare e qualificare le strutture tecniche.
Tre volte in un anno abbiamo dovuto subire fatti ed eventi calamitosi drammatici. Eventi di questo tipo pongono ormai in modo indilazionabile il problema di darsi delle strutture permanenti capaci di fronteggiare in modo adeguato le situazioni. Sotto il profilo legislativo la Regione si è data con la legge 38, approvata il 29 giugno, uno strumento efficace, valido che semplificherà e ridurrà le pastoie burocratiche. Il problema si pone anche a livello di strutture tecniche qualificate.
L'Assessore Rivalta si è riferito al servizio geologico regionale che la Giunta intende sviluppare e potenziare e che sta cominciando a funzionare con apporti di tecnici dell'amministrazione dello Stato, del C.N.R. La Giunta intende sviluppare un rapporto dialettico anche con il Servizio geologico nazionale. In questo modo poniamo dal Piemonte un problema che non può non riguardare lo Stato.
Attrezzare quindi l'Amministrazione pubblica in modo da essere in grado di fare fronte adeguatamente a drammatici problemi, in un paese in cui il dissesto è ormai una componente con la quale ci dobbiamo abituare a confrontarci periodicamente. Viviamo in una condizione in cui il dissesto è la regola e non l'eccezione, in cui la struttura dello Stato deve essere adeguata per fronteggiare in tutti i modi eventi come quelli che oggi lamentiamo nelle nostre valli.
Il discorso passa necessariamente attraverso l'emanazione di provvedimenti di natura finanziaria. I due disegni di leggi stanziano risorse ingenti pari a circa 25 miliardi: 12 miliardi e 800 milioni per il disegno di legge inerente l'agricoltura; 7 miliardi 337 milioni per il finanziamento degli interventi sulla legge 38; 4 miliardi sul capitolo che prevede gli interventi per l'assetto idrogeologico e forestale, con l'impegno di finalizzarli per l'Ossolano, oltre agli interventi assistenziali che sono già stati disposti sul bilancio della Regione.
Questa massa di risorse rappresenta uno sforzo ingente per la Regione ed è tutta caricata sul bilancio regionale, compresi i fondi per l'agricoltura per i quali si conta pure sull'intervento del Fondo di solidarietà nazionale, ma che la Regione si impegna ad anticipare. Questo comporta un rischio perché non sappiamo se, quando e in che misura questi fondi saranno stanziati dal Fondo di solidarietà. Ci auguriamo che arrivino dallo Stato.
E' stato ricordato da alcuni Consiglieri intervenuti il senso del fondo costituito per l'abbattimento del tasso di interesse a favore delle attività industriali, artigianali, commerciali e turistiche e crediamo che questa iniziativa, che è stata sperimentata per la prima volta dopo l'alluvione nell'Alessandrino e affidata per la gestione agli Enti operanti nella zona, possa dare dei buoni risultati.
Con un fondo di 300 milioni (un terzo di quello che si può attivare in queste zone) hanno potuto accedere a complessivi finanziamenti per 6 miliardi circa 600 aziende dell'Alessandrino. Intervento che nell'Ossolano può essere sviluppato in una forma molto più consistente. Mentre nell'Alessandrino i finanziamenti furono concessi per sei mesi, in questo caso vi è l'opportunità che il finanziamento sia concesso per un periodo più lungo per meglio consentire la ripresa dell'attività.
Le somme reperite dal bilancio regionale consentiranno la messa in moto di meccanismi finanziari, in tempi brevi; non consentiranno evidentemente di soddisfare l'intera domanda perché non è pensabile che le dimensioni del disastro possano essere fronteggiate soltanto con le risorse della Regione.
Da qui la richiesta di un adeguato intervento straordinario dello Stato contenuto nell'ordine del giorno che i Gruppi del Consiglio hanno concordato.
Livello delle responsabilità. La Regione non solo non abbandonerà queste zone dopo questa seduta consiliare, ma continuerà a fare a Torino per quello che compete e qui con la presenza continua di funzionari e di amministratori regionali tutto il suo dovere verso la comunità ossolana.
Crediamo però che sarebbe un errore impostare l'azione di risanamento e di ricostruzione soltanto con i mezzi della Regione e dello Stato. E' un fatto che coinvolge tutti quanti. I meccanismi attraverso i quali opera la legge 38 d anno grandi poteri, grandi responsabilità agli amministratori locali.
Ci sono degli ampi poteri di intervento affidati sin dal primo giorno ai Sindaci perché intervengano subito garantendo la copertura finanziaria.
Nell'opera di ricostruzioni ci sono stati e ci saranno dei poteri di coordinamento operativo che sono stati svolti bene e che continueranno ad essere svolti bene dalle Comunità montane. Ci sono compiti di coordinamento e di programmazione che sono affidati al Comprensorio.
Il discorso del livello comprensoriale è importante perché un intervento finanziario rilevante come quello che si verrà ad operare in questa zona non può essere una cosa disgiunta rispetto all'attuazione del piano comprensoriale. Oggi ci è stata consegnata una copia della deliberazione programmatica del Comprensorio del Verbano-Cusio-Ossola e così gli altri Comprensori stanno redigendo i loro documenti preliminari programmatici.
E' chiaro che gli interventi per i danni alluvionali, proprio se non vogliono essere cerotti sulle ferite aperte, devono essere parte del piano di sviluppo del Comprensorio e devono essere inseriti attraverso un'azione di coordinamento che veda tutti gli altri interventi, anche quelli che soddisferanno le richieste dei programmi pluriennali di attuazione dei Comuni, quindi verranno ad essere saldati con quelli del più ano socio economico e territoriale del Comprensorio.
In questo modo il ruolo del Comprensorio diventa determinante come momento di coordinamento per la programmazione degli interventi. Cercheremo di fare in modo che questo intervento non si riduca ad un intervento "una tantum", ma si inserisca nelle linee di sviluppo perché da questo nascano delle direttrici precise di crescita della comunità del Verbano-Cusio Ossola e della Valsesia.
Non è un mistero per nessuno che l'autostrada è stata cancellata dagli impegni operativi del Governo a causa di una legge, votata unanimemente dal Parlamento con motivazioni che allora furono da tutti ritenute valide. Di conseguenza, il problema della viabilità non è frutto di cattiva volontà o di rivendicazioni di bandiera come se realizzare l'autostrada valesse la risoluzione di tutti gli altri problemi della comunità. Non esistono opere pubbliche che possono assurgere quasi a emblema di un processo di sviluppo.
Ogni intervento, specie quelli che comportano massicci impegni; deve essere soppesato, valutato con un calcolo costo-benefici, confrontato con gli aspetti positivi e negativi e fatto a ragion veduta.
N egli anni '80 non c'é spazio per rivendicazioni di bandiera, di facciata, ma c'é soltanto spazio per opere di prestigio, per rigorose programmazioni, per migliori scelte nell'interesse collettivo. In questo senso, la programmazione è terreno di confronto e di approfondimento delle richieste che vengono avanzate dalle comunità e lo sforzo che si deve compiere richiede l'impegno di tutti perché le responsabilità locali non sono meno importanti e meno significative delle responsabilità della Regione.
Noi intendiamo essere presenti con l'apporto tecnico necessario, ma in questa azione le comunità devono gestire il processo di rinascita e di crescita con la forza che nasce dal consenso popolare ai loro Enti liberamente eletti. In questo sforzo congiunto sta la ricetta per dare alla tragedia una via d'uscita efficiente e credibile.



PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte, riunito in seduta straordinaria a Domodossola per affrontare i problemi conseguenti all'alluvione del 7 agosto ultimo scorso che ha colpito varie zone del Piemonte, ed in particolare le valli dell'Alto Novarese, dove la furia degli elementi ha causato, oltre ai più rilevanti danni alle cose, la perdita di vite umane esprime il più vivo cordoglio ai familiari delle vittime, la piena ed attiva solidarietà alle popolazioni colpite nonché il proprio impegno testimoniato anche da questa convocazione straordinaria nella città capoluogo della zona maggiormente investita dall'alluvione, ad affrontare politicamente ed amministrativamente, i problemi del ripristino, della ricostruzione e dello sviluppo che le popolazioni di questi Comuni legittimamente richiedono vengano attuati con la massima rapidità e concretezza.
Sentite le relazioni presentate dalla Giunta regionale e a conclusione del dibattito che ne è seguito, espresso vivo apprezzamento e riconoscenza per l'impegno profuso dalle comunità locali, dai Comuni, dalle Comunità montane, dai Comprensori, dalle Province, dalla Regione, dagli organi ed apparati, civili e militari, dello Stato, impegno che ha permesso di affrontare con primi, significativi risultati la fase più dura dell'emergenza, valutato positivamente, per tempestività ed efficacia l'intervento svolto dagli uffici e dalla Giunta regionale nel l'assunzione dei provvedimenti per far fronte all'emergenza, nell'avvio dell'azione di coordinamento e nell'impostazione dell'opera di ricostruzione, approva i provvedimenti amministrativi ed organizzativi assunti sino ad oggi dalla Giunta regionale sollecitando un'efficace revisione della legislazione e delle voci di bilancio per il .reperimento dei fondi necessari con il massimo contenimento delle spese correnti, si impegna, attraverso i provvedimenti legislativi ed amministrativi, e all'intervento operativo ed organizzativo di competenza della Regione, a dare continuità all'azione di ricostruzione positivamente intrapresa, a far sì che essa non subisca dilazioni e soste, e ad operare in modo che costituisca una parte integrante della più generale azione di sviluppo sociale, economico e territoriale delle zone colpite, nel quadro degli indirizzi di riequilibrio regionale contenuti nel Piano regionale di sviluppo e dell'indicazioni dei piani comprensoriali che i Comprensori stanno elaborando.
Constatato ancora una volta che tra le cause che hanno determinato la gravità e l'entità delle perdite e dei danni, insieme all'eccezionalità dell'evento naturale, vanno ascritti un uso del suolo e scelte degli insediamenti che si rivelano nel tempo insicuri, per insufficiente conoscenza o rispetto dell'ambiente e delle leggi che regolano il sistema naturale e le sue evoluzioni.
Impegna le Amministrazioni comunali, con il sostegno tecnico della Regione, ad approntare rapidamente adeguati strumenti urbanistici; rilevato che, di fronte all'entità dei danni, gli stanziamenti effettuati per far fronte alla situazione di emergenza e di avvio della ricostruzione, e quelli predisposti e predisponibili con le leggi regionali, per far fronte ai programmi per la ricostruzione e per l'indispensabile sviluppo, sono del tutto insufficienti ad affrontare i problemi di competenza dei Comuni e della Regione creatisi ed aggravatisi nelle valli colpite, ed in particolare in quelle dell'Ossola e del Sesia, ritiene indispensabile l'intervento del Governo e del Parlamento con finanziamenti e programmi straordinari ed urgenti; di fronte al ripetersi di eventi calamitosi gravi sul territorio nazionale, rileva la necessità che insieme alle politiche di prevenzione - le quali per altro, stanti ritardi accumulati nell'assetto idrogeologico e nella difesa del suolo, non potranno avere piena efficacia se non in tempi lunghi - sia approntata una legislazione nazionale con la quale fornire alle Regioni e alle comunità locali strumenti e mezzi per affrontarne le conseguenze, evitando gli interventi e i provvedimenti caso per caso; richiede inoltre che il Governo e il Parlamento, per gli ambiti di propria competenza, in particolare riguardanti l'assetto idrogeologico la viabilità e le comunicazioni, le attività industriali, orientando opportunamente la propria attività legislativa ed amministrativa, ed assicurando il tempestivo intervento delle Amministrazioni dello Stato assicurino il necessario apporto al l'opera di ricostruzione e di sviluppo delle valli colpite coordinandolo a quello della Regione e dei Comuni.
Il Consiglio regionale del Piemonte propone che al più presto si realizzi un incontro fra la Regione e la Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di coordinare con la necessaria urgenza e tempestività gli interventi che il Governo deve predisporre; dà mandato, inoltre, alla Presidenza del Consiglio regionale di inviare le relazioni della Giunta e la sintesi del dibattito consiliare alla Presidenza della Camera e del Senato oltre che al Governo, perché le competenti Commissioni parlamentari possano contribuire all'individuazione delle forme e degli strumenti necessari ad assicurare con la massima tempestività la concessione del contributo finanziario necessario a procedere nell'opera di ricostruzione secondo le linee programmatiche del Piano regionale di sviluppo e secondo le risultanze già evidenziate nella prima emergenza".
Debbo aggiungere che i parlamentari presenti, i Capigruppo e la Giunta hanno assunto l'impegno di presentare immediatamente questo documento al Governo e al Parlamento. Suggerirei di mandare questa sera stessa il telegramma con il quale si richiede la riunione con la Presidenza del Consiglio essendovi domani seduta del Consiglio dei Ministri.
La parola al Consigliere Bianchi per le dichiarazioni di voto.



BIANCHI Adriano

Dopo così lungo ed esauriente dibattito la dichiarazione di voto non può che essere sintetica, chiara nei suoi termini politici.
Cercherò di attenermi a questi criteri senza eludere il dovere della critica costruttiva, senza concessioni né all'autosoddisfazione, che qualche volta è emersa oggi, né alla polemica facile e demagogica che sarebbe irresponsabile, in tempi come questi, in una città come questa, che mi è particolarmente cara per i motivi che alcuni conoscono.
I miei colleghi intervenuti nella discussione hanno già esposto in termini esaurienti la posizione del Gruppo rispetto ai problemi che stiamo affrontando. Noi daremo il nostro voto favorevole alle proposte che sono iscritte all'ordine del giorno, non senza riproporre alcuni rilievi e procedere ad alcune accentuazioni.
Attorno a questi eventi dolorosi vi è stata una verifica, un collaudo di carattere istituzionale e, senza trionfalismo, vorrei dire che questo collaudo non complesso segna punti favorevoli. Innanzitutto, come sempre quando avvengono grandi calamità, storiche o naturali, i nuclei più piccoli sono i primi a reggere l'urto; e hanno retto l'urto i Comuni, i loro Sindaci, le comunità, le loro organizzazioni. Per la prima volta, in modo significativo, le Comunità montane hanno rivelato la loro funzionalità rispetto alle esigenze di coordinamento, di iniziativa, di rappresentazione dei problemi. La Regione ha dato prova dell'opportunità che anche il potere legislativo, e non solo quello di gestione ed amministrativo, possa essere vicino e presente ai problemi con carattere di continuità fisica. Lo Stato ne hanno dato atto tutti, dal Presidente della Giunta, all'Assessore Bajardi con la esauriente relazione sua e dei suoi collaboratori - è intervenuto con tempestività e sensibilità.
Ebbene, è triste che debba avvenire attraverso disgrazie, ma se il senso di solidarietà e di collegamento tra le istituzioni e i cittadini si realizza, è da sperare che si possano trovare anche le formule e i modi per allontanare future sventure e per consolidare la vita sociale del Paese.
La Regione ha ritenuto, secondo una suggestione che nella legge 38 è presente, di creare un centro operativo per coordinare e dirigere le operazioni; centro operativo che avevamo già ideato legislativamente e che troverà una sua adeguata soluzione formale nel tempo. Noi approviamo questa tempestività e questa iniziativa, ma poiché ci preoccupiamo sempre delle cose che nascono e delle loro conseguenze lontane (quanti organismi nati dall'emergenza e con carattere eccezionale, sono poi rimasti immutati nel tempo a contribuire alla degenerazione delle istituzioni! ), abbiamo presente subito che l'efficace intervento di questo centro e l'azione della Regione non debbano andare, in nessun momento, a scapito delle capacità di ricevere delega, di prendere iniziative, di esercitare autonomia da parte dei Comuni, delle Comunità montane, di assumere responsabilità dei Comprensori.
Abbiamo chiesto, e nei dibattiti in Commissione si è trovato il punto di incontro, in riferimento anche all'azione di controllo quale squisita azione democratica, che la II Commissione dovrà esercitare per concorrere con la Giunta a definire anche i caratteri giuridici attraverso i quali lo strumento previsto potrà continuare ad operare.
Vi è stato un intervento regionale tempestivo, nella volontà, nella dedizione delle persone e delle istituzioni che peraltro presenta alcuni aspetti che dobbiamo analizzare.
I mezzi messi a disposizione sono sicuramente ingenti per la Regione.
Sappiamo infatti che la Regione è come un canale che non può dare più acqua di quanto non ne riceva, perché non ha fonti di approvvigionamento autonome e dirette. Abbiamo però avuto l'impressione che, forse per effetto delle modalità di informazione, ci sia stata una certa enfasi nel sottolineare l'impegno finanziario, obiettivamente importante, ingente e determinante. A questo riguardo gli interventi dei vari colleghi hanno fatto doverose precisazioni che, con il suo garbo, l'Assessore alla programmazione ha indirettamente riconosciuto. Vi è stata, dunque, un'anticipazione, atto coraggioso, con affidamento sul finanziamento che lo Stato farà per quanto attiene ai danni subiti dall'agricoltura. Si sono poi utilizzate somme per 4 miliardi destinate ad interventi idrogeologici, per i quali una opposizione puntuale e pungente potrebbe osservare che, almeno in parte anzi in buona misura, potevano e dovevano già essere spesi (è andata bene per l'Ossola, che ne beneficia, non so per l'economia regionale in generale). Infine, per sostenere il pronto soccorso, si è disposto lo slittamento di una serie di stanziamenti e quindi si è spostato negli anni il dolore per la sottrazione di risorse aventi destinazioni importantissime per i Comuni della Regione. I dolori verranno in un secondo momento quando queste risorse mancheranno per ulteriori stanziamenti.
Forse l'enfasi che l'informazione e la stampa ha contribuito a dare a questi stanziamenti sarebbe stata più giustificata se - non vorremmo chiedere cose titaniche alla Giunta - si fosse fatto uno sforzo per "raschiare il barile", cioè verificare le varie poste dei finanziamenti verificare se nei bilanci potevano essere reperiti fondi non utilmente spendibili e se si fosse fatto qualche sforzo, anche moralmente significativo, come ha fatto il Consiglio regionale riducendo il proprio bilancio, contenendo spese correnti, contenendo spese di propaganda, spese della vita ordinaria, che possono essere giustificate quando tutto va bene ma che devono essere sacrificate quando si producono eventi di questa natura.
L'intervento dello Stato, per la natura e le dimensioni del cataclisma è necessario ed assorbente: viabilità, regime dei fiumi, difesa idrogeologica attengono principalmente alle competenze dello Stato.
Noi non ci siamo lasciati agganciare, non ci lasceremo agganciare, n qui, né altrove, da polemiche di carattere nominalistico. Non ci scarichiamo la coscienza rivendicando leggi speciali, che con altri chiediamo in quanto siano lo strumento necessario, ma stando ai contenuti.
A noi interessa la specialità dell'intervento, a noi interessa la congruità degli stanziamenti, a noi interessa la tempestività degli interventi, a noi interessa l'organicità dei medesimi e la razionalità della spesa.
Ho ragioni per ritenere che il Consiglio dei Ministri non tarderà molto ad affrontare in maniera soddisfacente, congrua, questo problema, in ogni caso noi siamo disponibili per mettere il nostro peso assieme a quello dei colleghi per le vie istituzionali affinché il Governo e il Parlamento siano sollecitati a dare un tipo di risposta che ha da essere speciale. Meglio se con legge speciale, ma in ogni caso con un provvedimento di natura straordinaria e speciale.
Per concludere, non posso tralasciare la sollecitazione ad una riflessione politico-culturale su questi eventi, sui modi di intervento sulle cause che stanno a monte. Non posso non recepire l'impostazione quanto meno metodologica, cauta, attenta, storicamente orientata che l'Assessore Rivalta ci ha proposto e che offre ulteriore contributo al dibattito che è andato maturando anche tra noi e che è passato attraverso momenti di verifica, ad esempio con la legge sulla tutela ed uso del suolo dove abbiamo sempre sottolineato che la nostra opposizione, anche accanita su alcune soluzioni che potevano apparire paralizzanti, non avrebbe mai potuto assumere il ruolo e il significato di un momento riduttivo sul piano della comprensione e della globalità di questi problemi e della loro carica culturale e della loro incidenza sulla vita e sulle condizioni delle popolazioni.
Poiché l'Assessore Simonelli ha ricordato come dobbiamo abituarci purtroppo, per il carico di popolazione, l'invecchia mento del nostro territorio, a vivere, in prospettiva, con il dissesto ed i suoi problemi penso che anche la Giunta, cui rivolgiamo la nostra sollecitazione, dovrà pervenire a conclusioni formali e concrete in sede di impostazione dei bilanci e dei piani, prevedendo stanziamenti specifici, in modo da evitare come è avvenuto in quest'occasione, di andare a sottrarre risorse già destinate alla soluzione di problemi esistenti. Ma tutti insieme da questa esperienza traiamo una lezione, quella che ci conduce ad operare con tutte le forze, che intelligenza, buona fede e attaccamento al nostro Paese ci sollecitano, perché il massimo d'impegno sia posto nella prevenzione e nella difesa di questa nostra terra, di questo paese percorso oggi incommensurabile nella sua preziosità, nella sua bellezza e nella sua carica di valori umani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo sia giusto, nel chiudere il dibattito, fare alcune riflessioni di carattere generale.
Siamo convinti che sia stato giusto tenere la seduta del Consiglio nella città capoluogo della zona cosi duramente colpita dall'alluvione perché fosse chiara alla gente, colpita negli affetti e nelle cose l'intenzione di operare per la ricostruzione e lo sviluppo dell'Ossola. E' sempre importante sentire le proposte e i modi con cui si assumono le decisioni, questo è un modo per contribuire a stabilire il collegamento tra istituzioni e cittadini, importante qui più che altrove.
Non sono sufficienti le parole, le buone intenzioni e le promesse ad esorcizzare agli occhi delle popolazioni gli spettri tristi che ogni disastro evoca: ritardi spaventosi nella ricostruzione, inefficienza conflitti di competenza tra i vari organi, talvolta purtroppo anche ruberie nelle opere pagate dalla collettività.
Siamo tutti consapevoli che la fiducia è un bene sempre da conquistare e che saremo misurati dalle popolazioni dell'Ossola nel momento in cui le opere di ricostruzione saranno finite e il rilancio dello sviluppo un fatto compiuto.
L'impegno del nostro Gruppo come degli altri è quello di continuare a fare il nostro dovere, chiedere alle popolazioni e ai loro rappresentanti democratici di darci un serio, importante, decisivo contributo perché siamo messi in condizioni di fare meglio. Da questo gravissimo evento che qualcuno ha chiamato lezione, nasce un contributo unitario da parte delle varie istituzioni, Stato e Regione, Giunta regionale, che si sono trovati ad operare nell'emergenza collegandosi con le realtà locali, partendo dai problemi immediati, ascoltando i Sindaci, quantificando i danni e rimettendo, laddove era possibile, le cose in condizione di funzionare nuovamente.
E' stata una lezione di democrazia, di come la democrazia sappia essere forte ed efficiente.
Noi sappiamo che, in questo rapporto di fiducia, saremo misurati solo alla fine dell'opera di ricostruzione, tuttavia dobbiamo dire (e mi pare che questo sia nel sentimento comune della gente dell'Ossola) che i primi 24 giorni hanno contribuito a creare questo rapporto di fiducia. Non ci sono stati, forse per la prima volta, conflitti di competenza trionfalismi, enfasi, c'è stato lo sforzo concorde per tentare, giorno per giorno, di risolvere uno, due, tre problemi o quanti era possibile risolvere. Sappiamo che sempre di più dovremo fare i conti con la concretezza, con la capacita di operare per dare risposte adeguate. Potremo fare ciò solo passando attraverso un profondo processo democratico che ha la sua radice non solo nelle leggi e nelle regole scritte nella Costituzione, ma nelle convinzioni degli uomini, delle grandi masse le quali sanno che attraverso l'impegno di ognuno, la decisione e la partecipazione di ognuno si possono risolvere problemi che a prima vista possono sembrare difficili, enormi, forse anche irrisolvibili.
Questa non è una dichiarazione di ottimismo, è una dichiarazione che prende forza e coraggio da quanto è riuscito dopo i primi passi compiuti.
Il passo giusto compiuto in questi 24 giorni sarebbe presto dimenticato e varrebbe ben poco se non seguissero altri passi in futuro, in ordine al collegamento tra l'immediato e lo sviluppo, gli investimenti e gli interventi strutturali.
Tutto ciò è vero, ma non possiamo nemmeno dimenticare quanto di reale e di grave preesisteva all'alluvione. Molti Consiglieri hanno ricordato come questa zona periferica del Piemonte, rispetto a Torino, vive da anni in situazione di degrado economico e sociale ed è travagliata dai problemi occupazionali e da quelli più importanti delle comunicazioni; problemi reali che non ci nascondiamo, che anzi abbiamo sempre tenuto presente, così come la filosofia e la validità del Piano di sviluppo dimostrano (al di là delle difficoltà e dei faticosi tempi di attuazione) nell'obiettivo del riequilibrio regionale, compiendo il tentativo di lanciare una sfida al vecchio meccanismo di sviluppo che prevedeva, in maniera non scritta, ma reale, Torino come unico centro fagocitante a svantaggio delle altre zone piemontesi. Il Consiglio regionale, votando il Piano di sviluppo, ha tentato di proporre le zone marginali come punti di crescita e di riferimento. c'é riuscito, ma vorrei ricordare che per accumulare il tipo di sviluppo che ha portato il depauperamento delle zone marginali, ci sono voluti molti anni e che occorre oggi intervenire immediatamente con azioni visibili che diano credibilità. Ma sappiamo anche che la ricostruzione non si ottiene né con le leggi né con documenti scritti, ma con la collaborazione larga di forze, all'interno del sistema democratico, a incominciare dai Comprensori a cui abbiamo sempre annesso grande importanza per la carica potenziale di democrazia, di autodecisione e di autonomia che possono esprimere. In quelle sedi dobbiamo organizzare le forze per affrontare gravi problemi strutturali ed economici, in particolare sul dissesto idrogeologico. La concretezza si raggiunge attraverso la corretta assunzione di responsabilità a tutti i livelli, decentrando le decisioni e coordinandole, mettendo in campo nuove forze, coscienze e intelligenze.
Non entro nel merito degli altri temi già trattati ampiamente dai colleghi, come il rapporto con il Governo.
L'eccezionalità dell'evento è tale da richiedere un intervento da parte di un Ente a carattere generale, l'intervento deve essere rapido tempestivo ed adeguato e le forme di erogazione debbono essere scelte in base a questi parametri.
Detto questo, chiudo con una considerazione di carattere generale.
Viene in ballo la questione dell'autonomia, questione che molti, per vari scopi e per vari motivi, hanno fatto echeggiare in quest'aula. E' una questione importante che occupa le discussioni della gente, dei partiti delle organizzazioni, che ritengo di dover riprendere.
Le zone in degrado, che si sentono in qualche misura di serie B o zone tradite, esprimono da sempre elementi tendenti alla autonomia. Credo che questo sia giusto, ma debbo anche dire che l'autonomia deve essere correttamente intesa. Autonomia vuol dire riuscire ad interpretare correttamente i bisogni immediati, legittimi, nel quadro più ampio delle condizioni della regione e dello Stato, vuol dire, anche e soprattutto affrontare problemi trascurati da troppo tempo, con la forza della democrazia, con l'efficienza della democrazia, non rifiutando la politica e la democrazia.
L'esempio è venuto da questi 24 giorni. Gli organi dello Stato e della Regione, i Comuni, le Comunità montane, la Provincia, hanno lavorato assieme, lo spirito di solidarietà che richiamava il Consigliere Bianchi ha fatto superare divisioni che spesso sono state cause non secondarie di ritardi e di grosso conflitto della democrazia stessa: soprattutto hanno lavorato con l'occhio molto attento e molto vigile alle esigenze, alle richieste, alle capacità di autodecisione delle popolazioni.
Non si può rispondere ai gravi problemi dell'Ossola se non attraverso un'azione che veda gli ossolani vigili e attenti controllori delle responsabilità che le istituzioni dovranno assumersi, ma che veda anche gli ossolani capaci di inserire le loro richieste sul piano dello sviluppo economico e sociale e sul piano delle comunicazioni nell'ambito del processo democratico, che proprio in Val d'Ossola ha avuto una grande testimonianza: la Repubblica della Val d'Ossola non è solo un mitico riferimento per tanti antifascisti, ma è anche un segno concreto di come la gente ha incominciato, lottando e pagando di persona, a costruire questa democrazia.
Nella democrazia gli spazi ci sono. Si tratta di assumersi le responsabilità partecipando, si tratta di lavorare unitariamente perché gli obiettivi siano raggiunti, dando linfa e spessore all'azione delle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Mi sono chiesto perché non abbiamo consentito il dibattito anche agli amministratori che sono venuti qui e che pazientemente ci hanno seguito tutto il giorno. Il Gruppo socialdemocratico vota l'ordine del giorno pur riconoscendo che non rispecchia la richiesta avanzata questa mattina che riguardava l'impegno per una specifica legge speciale per l'Ossola.
Nel momento di emergenza non stiamo a fare delle distinzioni e delle sottigliezze, intendiamo però riconoscere che questo punto dell'ordine del giorno, in cui incominciamo a dichiarare la nostra impossibilità a sopperire a tutte le esigenze, era un ordine del giorno che potevamo costruire con gli amministratori presenti. Se avessimo interpretato la loro effettiva volontà l'indicazione sarebbe stata molto più precisa.
In ogni modo votiamo ugualmente l'ordine del giorno affidandoci ai parlamentari piemontesi perché l'azione verso il governo sia immediata e decisiva e marci non attraverso a piccoli palliativi, ma attraverso obiettivi e immediati interventi che risolvano globalmente le aspettative di questa zona e diano una risposta pronta a tutti i problemi che abbiamo illustrato.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola, possiamo quindi mettere in votazione l'or dine del giorno così come è stato letto.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
Comunico intanto che i parlamentari presenti hanno già provveduto a telegrafare al Governo per provocare l'incontro con il Consiglio dei Ministri.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame progetto di legge n. 344: "Destinazione della somma di L. 7.377 milioni ad interventi di pronto soccorso in dipendenza di calamità naturali"


PRESIDENTE

Possiamo ora esaminare i due progetti di legge e le tre deliberazioni.
Al progetto di legge n. 344: "Destinazione della somma di lire 7 miliardi e 377 milioni ad interventi di pronto soccorso in dipendenza di calamità naturali", è relatore il Consigliere Rossi a cui dò la parola.



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, egregi colleghi, l'ampio dibattito che si è svolto sulla relazione della Giunta in merito alla grave calamità che ha colpito varie zone del Piemonte il 7/8 agosto scorso, mi esime dal dilungarmi nella illustrazione del contenuto del progetto di legge n. 344 che destina la somma di 7.377 milioni agli interventi di pronto soccorso.
La somma stanziata si riferisce per 7 miliardi agli interventi urgenti di cui al capitolo 8250 del bilancio e per 377 milioni al capitolo 8280 che viene appositamente istituito per la concessione di contributi alle imprese industriali, artigianali, commerciali e turistiche colpite dall'alluvione in attuazione dell'articolo 8 della legge regionale n. 38 del giugno scorso.
Credo, egregi colleghi, vada subito rilevato non solo la tempestività dell'intervento finanziario della Regione, ma anche la dimensione della spesa prevista, anche se sappiamo che la complessiva gravità dei danni non potrà essere fronteggiata con le sole risorse regionali e perciò non abbiamo dubbi che ci debba essere un intervento adeguato dello Stato.
Se si aggiunge alla somma di 7.377 milioni anche quella di 12.800 milioni previsti dal progetto di legge n. 345 per l'agricoltura (che scontano l'utilizzo del fondo di solidarietà nazionale, ma che sono subito stanziati dalla Regione con un anticipo di mesi e forse più rispetto al tempo dei versamenti da parte dello Stato), e i 4 miliardi per l'assetto idrogeologico in base alla legge regionale n. 54, nonché 500 milioni destinati ad interventi assistenziali, si ha il quadro di un intervento la cui entità non è mai stata raggiunta dalla nostra Regione.
In merito al reperimento delle risorse per fronteggiare tale intervento è stato reso possibile: per 50 milioni attraverso economie realizzate dai capitoli della normale gestione del Consiglio regionale e, per la parte restante, facendo slittare al "1979" i limiti di impegno della legge n. 28 relativa ad opere pubbliche e i contributi in conto capitale relativi agli impianti di depurazione delle acque e di smaltimento dei rifiuti.
Come è testualmente detto nei singoli capitoli della legge, lo spostamento degli stanziamenti al bilancio 1979 non comporterà n cancellazione, né rallentamento delle opere relative.
La Commissione è stata informata che gli uffici regionali hanno potuto verificare che i relativi piani di spesa non avrebbero comunque comportato l'inizio dei pagamenti entro il 31/12/1978 e perciò è stato possibile sulla base della nuova legge di contabilità, rinviare la decorrenza del finanziamento all'esercizio prossimo.
Si può concordare con la valutazione espressa dalla Giunta regionale che, dati anche i tempi strettissimi, ha compiuto l'opera di variazione in pochi capitoli agevolmente verificabili, tuttavia è opportuno aggiungere che resta la necessità di compiere una generale revisione dei capitoli della spesa al fine di reperire tempestivamente tutte le altre risorse non spendibili e utilizzarle verso quei bisogni prioritari quali emergono ed emergeranno anche in dipendenza delle gravi alluvioni di agosto.
Mi pare che questa operazione sia anche opportuna se si svilupperà in parallelo alla stesura del bilancio 1979 nel quale peseranno gli oneri conseguenti ai provvedimenti di legge che il Consiglio è ora chiamato a votare. Concludendo, l'augurio è di una rapida utilizzazione, seria e costruttiva, dei mezzi finanziari che saranno messi a disposizione.



PRESIDENTE

Non vi sono richieste di parola. Passiamo quindi all'esame dei singoli articoli.
Art. 1 - "Al fine di sopperire alle necessità derivanti dalle alluvioni dell'agosto 1978 è autorizzata, per l'anno finanziario 1978, la spesa di L.
7.377 milioni, da destinare, in attuazione della legge regionale 29 giugno 1978, n. 38 per 7.000 milioni agli interventi di cui all'art. 2, lettere a) e b) e per 377 milioni agli interventi di cui all'art. 2, lettera e).
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante le variazioni di bilancio stabilite ai sensi degli articoli seguenti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - "La decorrenza dei limiti d'impegno di 1.000 milioni, 600 milioni 200 milioni, 300 milioni e 200 milioni, iscritti rispettivamente ai capitoli n. 6030, 7240, 9205, 9940, e 9950 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1978, è trasferita all'esercizio finanziario 1979 per il rispettivo intero ammontare che sarà riferito ad appositi capitoli da istituire nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1979.
Gli impegni di spesa stabiliti sullo stanziamento dei capitoli di cui al precedente comma mantengono la loro efficacia giuridica negli stessi termini in cui furono assunti, fatta eccezione per il differimento delle rispettive decorrenze e scadenze".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - "La decorrenza del limite d'impegno di 1.000 milioni, iscritto al capitolo 7220 del bilancio per l'anno finanziario 1978 è trasferita all'esercizio finanziario 1979 per la quota di 997 milioni che sarà riferita ad apposito capitolo da istituire nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1979.
Gli impegni di spesa stabiliti sullo stanziamento del capitolo n. 7220 del bilancio per l'anno finanziario 1978 mantengono la loro efficacia giuridica negli stessi termini in cui furono assunti, fatta eccezione per il differimento delle rispettive decorrenze e scadenze".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - "La decorrenza dell'annualità di spesa di 880 milioni iscritta al capitolo n. 6380 del bilancio per l'anno finanziario 1978 è trasferita per l'intero ammontare dall'anno finanziario 1978 all'anno 1979.
La decorrenza del limite d'impegno di 1.300 milioni, iscritto al capitolo n. 6540 del bilancio per l'anno finanziario 1978 è trasferita all'esercizio finanziario 1979 per la quota di 700 milioni, che sarà riferita ad apposito capitolo da istituire nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1979.
Gli impegni di spesa stabiliti sullo stanziamento del capitolo 6540 del bilancio per l'anno finanziario 1978 mantengono la loro efficacia giuridica negli stessi termini in cui furono assunti, fatta eccezione per il differimento delle rispettive decorrenze e scadenze".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - "E' revocata l'autorizzazione della spesa di 2.000 milioni stabilita per l'anno finanziario 1978 dall'art. 29 della legge regionale 25 maggio 1978, n. 26.
Gli impegni di spesa stabiliti sullo stanziamento del capitolo n. 8060 del bilancio per l'anno finanziario 1978 sono trasferiti al capitolo corrispondente del bilancio per l'anno finanziario 1979 e mantengono la loro efficacia giuridica negli stessi termini in cui furono assunti.
L'autorizzazione di spesa di 500 milioni stabilita per l'anno finanziario 1978 dall'art. 30, secondo comma, della legge regionale 25 maggio 1978, n.
26 è ridotta di 450 milioni.
Gli impegni di spesa stabiliti sullo stanziamento del capitolo 8110 del bilancio per l'anno finanziario 1978 sono trasferiti al capitolo corrispondente del bilancio per l'anno finanziario 1979 e mantengono la loro efficacia giuridica negli stessi termini in cui furono assunti.
Gli stanziamenti dei capitoli n. 30 e n. 60 dello stato di previsione della legge per l'anno finanziario 1978 sono rispettivamente ridotti di 30 milioni e di 20 milioni".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
E' stato presentato dalla Giunta un emendamento aggiuntivo come art. 5/bis "Al fine di sopperire alle esigenze derivanti dalle alluvioni per quanto concerne i contributi di competenza regionale a favore delle aziende pubbliche di trasporto, è autorizzata l'ulteriore spesa di L. 400 milioni da iscrivere in aumento al capitolo 5620 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1978. All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante la riduzione per L. 400 milioni dello stanziamento previsto al cap. 5630 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1978".
Chi approva l'emendamento alzi la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
Si proceda allora alla votazione per appello nominale dell'art. 5/bis, che diverrà art. 6.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 5/bis è approvato.
Art. 6 - "Per effetto delle disposizioni di cui ai precedenti articoli nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1978 sono introdotte le variazioni di cui alla tabella A), annessa alla presente legge".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Al progetto di legge n. 344 è allegata una tabella A).
Desidero comunicare che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale effettuata una ricerca nell'ambito dei fondi che amministra direttamente ha stabilito di mettere a disposizione della Giunta la somma di L. 50 Prima di procedere alla votazione dell'intiero progetto di legge, dò la parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino per le dichiarazioni di voto.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, farò una brevissima dichiarazione per ricordare che il Gruppo repubblicano voterà a favore di questa legge.
Le somme relative a questa variazione di bilancio sono recuperate con lo scorrimento di annualità che erano già state impegnate. Gli impegni che la Regione si assume vengono mantenuti - né d'altra parte poteva essere diversamente - fatta eccezione per i contributi in conto capitale a favore di Consorzi e di altri Enti locali per le spese per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione. Poiché queste spese non si sarebbero potute fare, anche se impegnate nell'anno 1978, noi diamo il nostro voto favorevole, osservando però che, per il 1979, si dovranno reperire i fondi per ricoprire questi capitoli.
Come ha già osservato il collega Bianchi, la Giunta dovrà trovare questi fondi restringendo le spese per convegni, per propaganda, per acquisto libri e cosi via, che molte volte abbiamo giudicato superflue fatte con abbondanza, quasi con mecenatismo. Comprendiamo che la Giunta non ha avuto la possibilità di affinare la ricerca dei fondi: è per questo motivo che il nostro Gruppo approva la variazione di legge così come viene presentata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Le spese gestionali a cui fa riferimento la collega Vaccarino nell'ambito del bilancio generale della Regione rappresentano lo 0,70/0,80%. Potremmo comprimere la spesa di alcune decine di milioni non comprando libri, non tenendo più convegni scientifici, oppure non dando contributi per altri convegni. Tuttavia questi tagli non avrebbero il significato che si vorrebbe loro dare. La Regione Piemonte per spese di personale e di gestione costa il 3%.



PICCO Giovanni

Ci sono le spese degli esperti.



VIGLIONE ALDO, Presidente della Giunta regionale

Ma anche questo fa parte dei compiti della Regione. Riteniamo che alcuni aspetti della gestione debbano essere mantenuti per dare un supporto tecnico. Nessun Governo, nessun Paese, nessuna Amministrazione, per esempio, può sapere che cosa avviene nell'ambito nucleare, perché nessuno dispone di strutture particolari e quindi ognuno si rivolge al campo specifico che l'ha studiato. Così è per la Regione nei confronti dei grandi problemi delle acque, del territorio, dell'aerofotogrammetria e della ricerca. Non creiamo l'illusione che avendo lo 0,70% in più per le spese gestionali di tutto il bilancio, possiamo dare un contributo importante.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola. Passiamo alla votazione dell'intiero disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri Il disegno di legge n. 344 è approvato.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame disegno di legge n. 345: "Interventi straordinari in agricoltura per le eccezionali calamità naturali od eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel 1978 ed aumento di alcune anticipazioni previste dalla legge regionale 6/9/1977, n. 47"


PRESIDENTE

Il Consiglio procede ora alla votazione del disegno di legge n. 345: "Interventi straordinari in agricoltura per le eccezionali calamità naturali od eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel 1978 ed aumento di alcune anticipazioni previste dalla legge regionale 6/9/1977, n.
47".
Art. 1 - Anticipazione agevolazioni contributive "Al fine di favorire l'immediato ripristino delle strutture danneggiate dalle eccezionali calamità naturali od eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel 1978 è autorizzata l'erogazione delle somme sino all'ammontare di L. 11.000 milioni per la concessione anticipata delle provvidenze previste dall'art. 4 della legge 25/5/1970, n. 364.
Al fine di cui al precedente comma nello stato di previsione dell'entrata del bilancio per l'anno finanziario 1978 è istituito apposito capitolo con la denominazione 'Assegnazione dei fondi da destinare ai sensi dell'art. 4 della legge 25/5/1970, n. 364, per il ripristino delle strutture danneggiate dalle eccezionali calamità naturali od eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel 1978' e con la dotazione di L. 11.000 milioni.
Nello stato di previsione della spesa dello stesso bilancio sarà conseguentemente istituito apposito capitolo con la denominazione: 'Contributi ai sensi dell'art. 4 della legge 25/5/1970, n. 364, per il ripristino delle strutture danneggiate dalle eccezionali calamità naturali od eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel 1978' e con lo stanziamento di L. 11.000 milioni.
In caso di eccedenza delle somme anticipate dalla Regione per gli interventi di cui al presente articolo rispetto alle disponibilità derivanti dall'applicazione della legge 25/5/1970, n. 364, l'onere delle provvidenze concesse e non reintegrate resta a carico della Regione.
Il presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Anticipazione agevolazioni creditizie e contributive "Per le finalità di cui all'art. 1, primo comma, della legge regionale 6/9/1977, n. 47 e per le eccezionali calamità naturali od eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel 1978, è autorizzata l'erogazione di somme sino all'ammontare rispettivamente di L. 800 milioni e di L. 1.000 milioni per la concessione anticipata delle provvidenze indicate dall'art.
5, primo e secondo comma e dall'art. 7 della legge 25/5/1970, n. 364.
Per i fini di cui al precedente comma, nei seguenti capitoli del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1978, sono iscritte, in aumento alle dotazioni ad essi conferite, le somme a fianco dei medesimi indicate: capitolo 920 di entrata e capitolo 3420 di spesa, L. 800 milioni capitolo 980 di entrata e capitolo 3430 di spesa, L. 1.000 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Applicabilità "Le provvidenze previste dalla presente legge si applicano nelle zone individuate dalle deliberazioni della Giunta regionale assunte ai sensi dell'art. 70 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 ed ai sensi dell'art. 2 della legge regionale 6/9/1977, n. 47".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - Prestazioni straordinarie del personale "La Giunta regionale, nell'attuazione della presente legge, ha facoltà di riconoscere la necessità di prestazioni lavorative di carattere straordinario, in deroga ai limiti posti dall'art. 59 della legge regionale 12/8/1974, n. 22, procedendo conseguentemente alla liquidazione al personale dipendente delle ore di lavoro straordinario effettivamente svolte".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - Urgenza "La presente legge sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ed è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Nessuno chiede di parlare per dichiarazione di voto? Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri Il disegno di legge n. 345 è approvato.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Difesa idrogeologica

Deliberazione Giunta regionale n. 104-15710 del 1° agosto 1978: "Legge 3 gennaio 1978, n. 2. Programma degli interventi di competenza dei Magistrato per il Po. Parere espresso con i poteri del Consiglio regionale, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto"


PRESIDENTE

Vi dò lettura della deliberazione della Giunta regionale, n. 104-15710 del 1° agosto 1978: "Legge 3 gennaio 1978, n. 2. Programma degli interventi di competenza del Magistrato per il Po. Parere espresso con i poteri del Consiglio regionale, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto": "A relazione del Presidente Viglione: premesso: con la legge 3/1/1978, n. 2, relativa agli interventi per le zone colpite dal l'alluvione dell'ottobre 1977 sono stati previsti stanziamenti per L.
50.000 milioni per lavori di sistemazione e completamento di opere idrauliche di competenza del Magistrato per il Po con la stessa legge è stato stabilito che i predetti interventi dovranno attuarsi sentite le Regioni interessate nell'ambito delle rispettive competenze territoriali con la stessa legge sono stati stanziati L. 4.500 milioni per provvedere alle necessità urgenti di ripristino provvisorio delle opere di conto dello Stato sul territorio della Regione Piemonte, ai sensi del D.L. 12/4/48, n.
1010 in seguito ad incontri ed a verifiche condotte congiuntamente tra gli Uffici Tecnici regionali e rappresentanti del Magistrato per il Po, dei 50.000 milioni di cui sopra, sono stati attribuiti per gli interventi sul territorio della Regione Piemonte L. 19.000 milioni per quanto attiene lo stanziamento di L. 4.500 milioni, lo stesso ha già formato oggetto di quasi totale impegno, trattandosi di opere di pronto intervento, e la Regione Piemonte ha già preso atto di quanto attuato, e consultati,secondo le indicazioni di metodo fornite dalla II Commissione consiliare, i Comitati comprensoriali, ha fornito al Magistrato per il Po le indicazioni emerse in esito ad esplicita richiesta del Magistrato per il Po la Regione Piemonte è stata chiamata ad esprimere il parere di cui al penultimo comma dell'art. 3 della citata legge 3/1/1978, n. 2, sulle proposte concretate in un elenco trasmesso dall'Ufficio Operativo dello stesso Magistrato con nota n. 3664 del 12/6/1978 tenuto conto degli indirizzi operativi e dei processi di consultazione suggeriti dalla II Commissione consiliare, è stato provveduto, a cura degli Uffici Tecnici regionali con i competenti Uffici del Genio Civile d'intesa con rappresentanti dell'Ufficio Tecnico del Magistrato per il Po a verificare la validità di ogni singola situazione contenuta nel l'elenco di cui sopra in data 27 giugno 1978 è stato consegnato, per gli adempimenti di cui sopra, agli Uffici del Genio Civile ed ai Presidenti dei Comitati comprensoriali il materiale pervenuto dall'Ufficio Operativo di Alessandria del Magistrato per il Po successivamente il Magistrato per il Po ha fatto conoscere alla Regione Piemonte le ipotesi di utilizzo di L. 100 milioni e di L. 2.070 milioni rispettivamente a carico del bilancio ordinario del Ministero del Lavori Pubblici, Esercizio '78 e della proposta di variazione di bilancio del Ministero Lavori Pubblici, Esercizio '78 tempestivamente gli organismi regionali (Comitati comprensoriali ed Uffici del Genio Civile) sono stati interessati al fine di prospettare le verifiche richieste in ordine all'ipotesi di programma per l'attuazione degli interventi di cui all'art. 3 della legge 3/1/1978, n. 2, alla luce dei nuovi stanziamenti successivamente segnalati come sopra tutto ciò premesso rispettati i principi di consultazione e verifica suggeriti dalla II Commissione consiliare preso atto che il Ministero dei Lavori Pubblici ha sollecitato la Regione Piemonte ad esprimere, nei tempi più brevi, il richiesto prescritto parere preso altresì atto che, a tutt'oggi, hanno corrisposto alle richieste di verifica i Comitati comprensoriali di Torino, Pinerolo, Vercelli Borgosesia, Cuneo, Saluzzo, Savigliano, Fossano, Mondovì, Asti Alessandria, Casale Monferrato e Verbano, Cusio, Ossola preso atto che gli organismi regionali consultati , secondo le indicazioni fornite nella riunione del 27 giugno 1978, hanno elaborato apposite schede descrittive tecnico-economiche che individuano e localizzano ogni singolo intervento, nel quadro dell'obiettivo più generale di creare i presupposti ed i principi coerenti con l'organica sistemazione di ogni singolo corso d'acqua, nell'ottica di contemperare gli interventi sulle aste classificate con gli interventi, di stretta competenza regionale, nelle tratte di monte rilevato che dalle consultazioni, come sopra esperite, sono emerse richieste di ulteriori interventi, la cui realizzazione peraltro non trova capienza nelle disponibilità finanziarie; considerato che, stante l'urgenza rappresentata dal Ministero dei Lavori Pubblici, è opportuno che la Giunta regionale provveda ad esprimere - avvalendosi dei poteri del Consiglio regionale ed ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, ricorrendone la fattispecie - il richiesto parere, sulla base degli elementi sinora acquisiti la Giunta regionale, unanime delibera avvalendosi dei poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto 1) di approvare i criteri metodologici di cui alle premesse, che sono stati tenuti a base per la formulazione degli elenchi degli interventi di competenza del Magistrato per il Po, da attuarsi ai sensi della legge 3 gennaio 1978, n. 2 2) di approvare gli allegati elenchi degli interventi raggruppati per Comprensorio 3) di dare facoltà al Magistrato per il Po di poter prevedere accorpamenti operativi ai fini di una migliore funzionalità progettuale 4) di proporre al Magistrato per il Po che gli interventi, pur necessari segnalati dai Comitati comprensoriali, trovino possibilità di realizzazione con le eventuali economie che potranno discendere dalla aggiudicazione delle opere programmate 5) di dare mandato al Presidente della Giunta regionale di comunicare al Magistrato per il Po il parere previsto al penultimo comma dell'art. 3 della citata legge 3 gennaio 1978, n. 2, trasmettendo gli allegati elenchi che formano parte integrante della presente deliberazione, nonché le indicazioni per ulteriori interventi emersi dalla consultazione 6) di mandare la presente deliberazione al Consiglio regionale per la prescritta ratifica.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Difesa idrogeologica

Deliberazione Giunta regionale n. 67-16030 del 29 agosto 1978: "Legge 3 gennaio 1978, n. 2. Programma degli interventi di competenza del Magistrato per il Po"


PRESIDENTE

Vi dò lettura della deliberazione Giunta regionale n. 67-16030 del 29 agosto 1978: "Legge 3 gennaio 1978, n. 2. Programma degli interventi di competenza del Magistrato per il Po": "A relazione dell'Assessore Bajardi: con delibera n. 104-15710 del l'1.8. 1978, assunta con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, questa Giunta ha approvato, fra l'altro, gli elenchi degli interventi di competenza del Magistrato per il Po, da attuarsi ai sensi dell'art. 3 della legge 3.1.1978, n. 2 nell'ambito dei Comprensori che avevano corrisposto alle richieste di verifica, e precisamente: Torino, Vercelli, Borgosesia, Cuneo Saluzzo, Savigliano, Fossano, Mondovì, Asti, Alessandria, Casale Monferrato e Verbano, Cusio, Ossola.
Preso atto che i Comitati comprensoriali di Ivrea, Alba e Novara hanno anche essi corrisposto alle richieste di verifica la Giunta regionale, unanime delibera di proporre al Consiglio regionale: 1) fermo restando quanto stabilito ai n. 1, 3 e 4 della predetta delibera n. 104-15710, di approvare gli elenchi di interventi riguardanti i Comprensori di Ivrea, Alba, Novara, che alla presente si allegano per farne parte integrante 2) di dare mandato al Presidente della Giunta regionale di comunicare al Magistrato per il Po il parere previsto al penultimo comma dell'art. 3 della citata legge 3.1.1978, n. 2, trasmettendo allo stesso gli elenchi predetti 3) di mandare la presente deliberazione al Consiglio regionale per la prescritta ratifica.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10.2.1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Vi dò ora lettura degli elenchi relativi agli interventi nei Comprensori di Ivrea, Alba, Novara, di cui alla deliberazione precedente: "Ufficio del Genio Civile di Torino - Comprensorio di Ivrea Bacino Po - sottobacino o asta Dora Baltea e Chiusella 1) QUASSOLO - Tipo di opera: protezione sponda sinistra ed in parte sponda destra. Importo L. 150.000.000 - Finalità: in difesa area attrezzata ed azienda agricola - Grado di urgenza: somma urgenza.
2) BORGOFRANCO - Tipo di opera: protezione sponda destra ed in parte sponda sinistra - Importo L. 40.000.000 - Finalità: evitare ulteriore erosione con conseguenti danni alle campagne - Grado di urgenza: somma urgenza.
3) STRAMBINO - Tipo di opera: ripristino protezione spondale parte destra zona Crotte - Importo L. 40.000.000 - Finalità: evitare la fuoriuscita del fiume anche in caso di minima piena - Grado di urgenza: somma urgenza.
4) MALLE' - Tipo di opera: protezione spondale lato sinistro - Importo L.
110.000.000 Finalità: impedire ulteriore erosione della sponda con gravi danni alle campagne con conseguente asportazione di terreni - Grado di urgenza: somma urgenza.
5) VILLAREGGIA - Tipo di opera: ripristino sponda sinistra - Importo L.
70.000.000 - Finalità: evitare ulteriori danni alle zone agricole Grado di urgenza: somma urgenza.
6) PARELLA - Tipo di opera: disalveo e difese spondali - Importo L.
30.000.000 - Finalità: impedire sovralluvionamento alveo ed inondazione campagne - Grado di urgenza: somma urgenza.
7) COLLERETTO G. - Tipo di opera: disalveo e difesa spondale - Importo L.
30.000.000 - Finalità: impedire erosione in sponda sinistra e formazione di un pericoloso flusso alternativo - Grado di urgenza: somma urgenza.
Ufficio del Genio Civile di Torino - Comprensorio di Ivrea Bacino Po - sottobacino o asta Orco 1) CASTELLAMONTE - Tipo di opera: disalveo e ripristino argini - Importo L.
170.000.000 - Finalità: impedire ulteriore erosione in sponda sinistra e proteggere aree coltivate - Grado di urgenza: somma urgenza.
2) S. GIORGIO C.SE - Tipo di opera: protezione spondale - Importo L.
105.000.000 Finalità: protezione abitati e campagna - Grado di urgenza: somma urgenza.
Totale importo: L. 745.000.000.
Ufficio del Genio Civile di Cuneo - Comprensorio di Alba-Bra Bacino Tanaro 1) MONCHIERO, NARZOLE, CHERASCO (Mortiglione, Gabetti, Isorella) - Tipo di opera: difese radenti e repellenti in gabbioni - Importo L. 40.000.000 - Finalità: regolarizzazione alveo Grado di urgenza: notevole.
2) LA MORRA, VERDUNO, ALBA (Pollenzo, Tufi, Socchi, Sarda, Toppino) - Tipo di opera: difese radenti e repellenti - Importo L. 55.000.000 - Finalità: regolarizzazione alveo - Grado di urgenza: notevole.
3) NEIVE, MAGLIANO ALFIERI (S. Marzano Gorzetti) - Tipo di opera: difese radenti e repellenti - Importo L. 90.000.000 - Finalità: regolarizzazione alveo - Grado di urgenza: notevole.
Ufficio del Genio Civile di Cuneo - Comprensorio di Alba-Bra Bacino Stura di Demonte 1) CHERASCO (Castelrosso) - Tipo di opera: ripristino difese in gabbioni Importo L. 15.000.000 - Finalità: Eliminazioni corrosioni spondali - Grado di urgenza: notevole.
Ufficio del Genio Civile di Cuneo - Comprensorio di Alba-Bra Bacino Belbo 1) CASTINO-COSSANO (Vassa e Entracino) - Tipo di opera: ripristino e rinforzo difese radenti - Importo L. 35.000.000 - Finalità: eliminazioni corrosioni spondali - Grado di urgenza: notevole.
Ufficio del Genio Civile di Novara - Comprensorio di Novara Bacino Po - sottobacino o asta Fiume Sesia 1) CARPIGNANO SESIA loc. Ramo Cavallo - Tipo di opera: costruzione opere di difesa e ripristini rivestimento spondali - Importo L. 85.000.000 Finalità: difesa abitato di Carpignano Sesia - Grado di urgenza: massima urgenza.
2) SILLAVENGO loc. Cascina Valtoppa - tipo di opera: formazione e potenziamento scogliera con relativi pennelli - Importo L. 60.000.000 Finalità: difesa cascinale e abitato di Landiana - Grado di urgenza: urgente.
3) RECETTO loc., a monte autostrada TO-MI - Tipo di opera: sistemazione corpo arginale con relativa difesa in massi naturali - Importo: L.
50.000.000 - Finalità: difesa zona agricola e autostrada TO-MI - Grado di urgenza: urgente.
4) S. NALLARO log, a monte e a valle abitato - Tipo di opera: ripristino corpo arginale con relativa mantellata e formazione scogliera in massi di cava - Importo: L. 80.000.000 - Finalità: Difesa abitato S. Nazzaro e Villata - Grado di urgenza: massima urgenza.
Ufficio del Genio Civile di Novara Comprensorio di Novara Bacino Po - sottobacino o asta Torr. Terdoppio 1) CERANO loc. Prati Nuovi Tipo di opera: sistemazione ramo torrente Terdoppio - Importo: L.
100.000.000 - Finalità: intervento per eliminare esondazione - Grado di urgenza: massima urgenza - Note: l'intervento dovrebbe essere concepito in uno con le disponibilità della legge di bilancio per realizzare a carattere definitivo uno scolmatore. L'intervento assorbe le previsioni sullo stesso corso di acqua del Magistrato per il Po nei Comuni di Novara, Trecate Sozzago e Cerano.
Ufficio del Genio Civile di Novara - Comprensorio di Novara Bacino Po - sottobacino o asta Fiume Ticino 1) BELLINZAGO - Tipo di opera: formazione scogliera in massi naturali di cava - Importo: L. 100.000.000 - Finalità: difesa di cascinali manufatti irrigui e stradali - Grado di urgenza: massima urgenza.
2) CAMERI - Tipo di opera: formazione scogliera in massi naturali di cava Importo: L. 45.000.000 - Finalità: difesa di cascinali e zona agricola Grado di urgenza: urgente.
Ufficio del Genio Civile di Novara - Comprensorio di Novara Bacino Po - sottobacino o asta Torr. Agogna 1) CAVAGLIETTO - Tipo di opera: Formazione di scogliera al piede in massi naturali di cava - Importo: L. 15.000.000 - Finalità: difesa di cascinali e zona agricola - Grado di urgenza: urgente.
2) BARENGO - Tipo di opera: costruzione di opere di difesa e di rivestimenti spondali - Importo: L. 25.000.000 - Finalità: difesa di cascinali e zona agricola - Grado di urgenza: urgente.
3) MOMO a monte e a valle strada Buronzo-Oleggio - Tipo di opera: costruzione di opere di difesa spondale - Importo: L. 50.000.000 Finalità: difesa zona industriale-agricola e sportiva - Grado di urgenza: massima urgenza.
4) CALTIGNAGA - Tipo di opera: costruzione di opere di difesa spondale e ripristino di rivestimenti - Importo: L. 50.000.000 - Finalità: difesa di cascinali e zona agricola - Grado di urgenza: massima urgenza.
5) NOVARA - Tipo di opera: costruzione di opere di difesa spondale Importo: L. 50.000.000 - Finalità: difesa zona industriale e agricola Grado di urgenza: urgente.
6) GRANOZZO - Tipo di opera: costruzione di opere di difesa in massi di cava - Importo: L. 20.000.000 - Finalità: difesa di cascinali e zona agricola - Grado di urgenza: urgente.
7) VESPOLATE - Tipo di opera: costruzione di opere di difesa in massi di cava - Importo: L. 10.000.000 - Finalità: difesa di cascinali e zona agricola - Grado di urgenza: urgente.
Totale importo: L. 740.000.000." Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Deliberazione Giunta regionale n. 66-16029 del 31 agosto 1978: "Riconoscimento di calamità grave dell'alluvione abbattutasi in Piemonte il 7 agosto 1978"


PRESIDENTE

Vi dò lettura della deliberazione Giunta regionale n. 66-16029 del 31 agosto 1978 "Riconoscimento di calamità grave dell'alluvione abbattutasi in Piemonte il 7 agosto 1978": "A relazione dell'Assessore Bajardi: l'evento alluvionale del 7 agosto 1978 ha presentato carattere di eccezionalità anche alla luce dei danni che si sono verificati e che, da una prima valutazione, ammontano a complessivi 117.000 milioni circa.
L'evento ha particolarmente interessato la Val d'Ossola e le sue Valli laterali (Isorno, Vigezzo, Anzasca, Antrona), la Val Strona e la Valsesia nonché alcune limitate zone in provincia di Torino, giusta l'elenco dei Comuni danneggiati che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante considerato che, a termini dell'art. 9 della legge regionale 29/6/1978, n.
38, le provvidenze previste all'art. 2 lettera c) (lavori di ripristino e di sistemazione delle opere pubbliche di competenza regionale), d) (contributi per il ripristino o ricostruzione di fabbricati urbani di civile abitazione ) ed e) (concessione di contributi a fondi operanti a favore di aziende danneggiate) della legge stessa sono disposte nel caso di eventi calamitosi dichiarati gravi con deliberazione del Consiglio regionale, che provvede altresì, su proposta della Giunta regionale, alla delimitazione delle zone disastrate.
La Giunta regionale, unanime delibera di proporre al Consiglio regionale l'adozione del seguente provvedimento urgente: 'Il Consiglio regionale vista la legge regionale 29/6/1978, n. 38 preso atto della proposta della Giunta regionale per dichiarare grave l'evento alluvionale del 7 agosto 1978 abbattutosi nelle province di Novara, Vercelli e Torino e precisamente nei territori dei Comuni di cui all'elenco predisposto dalla Giunta stessa delibera 1) è dichiarato grave l'evento alluvionale del 7 agosto 1978 abbattutosi nei territori di cui all'elenco che alla presente deliberazione si allega per farne parte integrante 2) ai predetti territori si applicano le disposizioni dell'art. 9 della legge regionale n. 38 del 29/6/1978.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e del penultimo comma dell'art. 17 della legge regionale n. 38": Vi dò ora lettura dell'elenco dei Comuni danneggiati dall'alluvione del 7 agosto 1978, di cui alla deliberazione precedente: "Provincia di NOVARA - Comprensorio del Verbano - Cusio - Ossola Comunità montana Valle Ossola: Anzola d'Ossola, Beura Cardezza, Bognanco, Crevoladossola, Domodossola Masera, Montecrestese, Ornavasso, Pallanzeno, Piedimulera, Pieve Vergonte Premosello Chiovenda, Trontano, Varzo, Villadossola, Vogogna.
Comunità montana Valle Antigorio e Formazza: Crodo.
Comunità montana Valle Antrona: Antrona Schieranco, Montescheno, Seppiana, Viganella.
Comunità montana Valle Anzasca: Bannio Anzino, Calasca Castiglione, Ceppo Morelli, Macugnaga, Vanzone S.
Carlo.
Comunità montana Valle Strona: Loreglia, Valstrona.
Comunità montana Valle Vigezzo: Craveggia, Druogno, Malesco, Re, Santa Maria Maggiore, Toceno, Villette.
Provincia di VERCELLI - Comprensorio di Borgosesia Comunità montana della Val Sesia: Alagna, Balmuccia, Boccioleto, Borgosesia, Breja, Campertogno, Carcoforo Cervatto, Cravagliana, Fobello, Mollia, Pila, Piode, Quarona, Rassa, Rima S. Giuseppe, Rimasco, Rimella, Riva Valdobbia, Rossa, Sabbia, Scopa Scopello, Serravalle Sesia, Varallo,Vocca.
Provincia di TORINO - Comprensorio di Torino Castagneto Po.
Comunità montana Orco e Soana: Ribordone, Ronco Canavese, Valprato Soana. Comprensorio di Ivrea: Bollengo, S. Giusto Canavese, Strambino. Comunità montana Valle Sacra: Castelnuovo Nigra.
Comunità montana Valle Chiusella: Issiglio, Traversella, Vistrorio.
Comunità montana Dora B. Canavese: Quincinetto, Tavagnasco".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Ringrazio i Consiglieri per l'impegno che hanno profuso in questa giornata, il pubblico per il comportamento che ha tenuto durante i nostri lavori. Non è stata un'esperienza inutile. Il dibattito si trasferirà ora in altre sedi. Alle parole seguiranno i fatti, ma i fatti si creeranno se continuerà ad agire l'unità politica di intenti che si è verificata in quest'occasione e nei venti giorni seguiti al disastro dell'alluvione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



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