Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.213 del 31/08/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Invito i Consiglieri ad alzarsi in piedi per rivolgere tutti insieme un pensiero commosso alle 15 vittime accertate e a quelle non accertate dell'alluvione che il 7 agosto ha colpito la nostra Regione e in particolare le Valli novaresi.



(Tutti i Consiglieri, in piedi, osservano un minuto di raccoglimento)



PRESIDENTE

Il Consiglio regionale si riunisce oggi per la prima volta in una sede e in una città che non sono quelle usuali. Perché le forze politiche regionali hanno preso questa decisione? Innanzitutto per fare proprio qui dove il maltempo ha assunto le proporzioni più gravi e numerose sono state le vittime, un bilancio dei danni provocati dalle recenti calamità naturali, dei primi interventi eseguiti e dei provvedimenti da adottare alcuni dei quali anzi sono già sottoposti oggi all'esame e all'approvazione del Consiglio regionale. Ma la nostra riunione di oggi vuole anche essere la dimostrazione concreta della volontà di tutte le forze politiche che intendono non solo affrontare in modo nuovo i problemi posti dall'emergenza, ma cogliere l'occasione per essere protagoniste non occasionali di un impegno di programmazione che dovrà essere di lungo periodo, non solo per ricostruire, ma per operare come singoli e come enti in modo da evitare il ripetersi di errori che per troppo tempo hanno finito per esasperare le conseguenze di calamità naturali. Se non possiamo infatti impedire che si verifichino, possiamo però operare per prevenirle, per contrastarle, per rimediarne gli effetti. Proprio per questo gli organi della Regione sono arrivati a questa seduta non impreparati. Non siamo quindi qui riuniti per ripetere cose che già si sanno, ma per chiedere il contributo di tutte le forze politiche al fine di varare dei provvedimenti che rispondano a una situazione nuova che non è più quella del 7 agosto e che sono il frutto di un lungo e approfondito lavoro, condotto in numerose riunioni dei vari organismi regionali, della Giunta, dei Capigruppo, delle Commissioni competenti.
Un ulteriore criterio sta alla base della decisione di tenere qui la seduta del Consiglio regionale: quello di avvicinare gli organi della Regione alle popolazioni, ai cittadini. Stiamo vivendo un momento delicato e complesso del rapporto fra cittadini e istituzioni ed è aperta la discussione sui fenomeni che sono all'ordine della crisi di questo rapporto. Noi rifiutiamo le analisi semplicistiche che fanno discendere tali fenomeni e le conseguenti rotture da responsabilità dei cittadini perché siamo di fronte a movimenti ed a tensioni che investono l'intero sistema e che non sono che un aspetto di una crisi più generale. Ma non si può assistere a fenomeni di scollamento tra istituzioni e cittadini senza compiere ogni sforzo per superarli. La nostra riunione di oggi vuole essere un elemento perché un dialogo nuovo, duraturo, non occasionale, si stabilisca fra l'istituzione - l'Ente Regione - e popolazioni che ragioni storiche, geografiche ed economiche hanno collocato in posizione marginale dalla quale queste popolazioni vogliono uscire.
Una prima risposta era già venuta con la legislazione regionale che ha istituito e reso operanti i Comprensori. E quello di Verbania è stato in questa occasione - insieme alla Provincia di Novara - un prezioso elemento di aggregazione e di coordinamento degli sforzi compiuti nella situazione di emergenza. Auspichiamo che l'odierna seduta del Consiglio regionale faccia compiere un salto di qualità alla soluzione del complesso problema.
E per questo abbiamo invitato ad assistere alla seduta quanti si sono fin qui prodigati: per ringraziarli di quanto fatto finora e anche per elaborare insieme e dare continuità a quel rapporto che si è realizzato fin dal primo giorno dell'alluvione fra le popolazioni di queste vallate, i Comuni, le Comunità montane, la Provincia, la Regione e i diversi apparati dello Stato. Non ci sono per questo ricette consolidate: vogliamo avviare con questa seduta un rapporto nuovo con i due rami del Parlamento e il Governo, un rapporto concreto, rapido, corretto, sia per quanto attiene agli interventi legislativi, sia dal più ampio punto di vista di una programmazione generale. Sono certo che da questo Consiglio non usciranno voci particolaristiche, ma istanze particolari per la soluzione di un problema generale.
Per l'Ossola e per tante altre valli del Piemonte non si tratta solo di costruire ponti, strade e case. Si tratta di costruire un futuro diverso dal passato. Con questo impegno penso di poter aprire i lavori di questo Consiglio regionale.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame dei danni provocati dalle recenti calamità naturali in Piemonte degli interventi eseguiti e dei provvedimenti da adottare: relazione della Giunta regionale, dibattito e deliberazioni conseguenti


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori presenti, l'attuale convocazione del Consiglio regionale nella città di Domodossola a seguito delle gravi perdite umane e dei danni provocati dall'alluvione del 7 agosto, assume un particolare valore politico in uno dei momenti più difficili che le popolazioni di queste valli si trovano ad affrontare.
Desidero sottolineare subito che la presenza del Consiglio regionale non vuole avere un significato formale, né un carattere meramente di solidarietà, vogliamo invece dare continuità alla nostra presenza nella zona dell'Orsola, avere un rapporto diretto con gli amministratori e le popolazioni delle zone colpite, verificando con essi le nostre scelte ed i programmi che intendiamo realizzare; ciò al fine di consentire non soltanto una normale ripresa della vita civile, ma per superare e vincere un certo distacco e forme di isolamento che anche nel passato si sono lamentate e che possono trovare una loro origine per le stesse caratteristiche geografiche, economiche e sociali di queste zone.
Per parte nostra vogliamo superare questa situazione conquistando la fiducia di queste popolazioni verso la Regione e le istituzioni, attuando concretamente ed a tempi brevi i programmi e le opere che insieme ci siamo prefissi.
Ci ha guidato questa volontà nel momento stesso in cui si è assunta l'emergenza nelle giornate terribili immediatamente seguenti il 7 agosto nelle quali a fronte della gravità del fenomeno alluvionale e di situazioni di ritardi o di lentezze precedenti, abbiamo assunto e dato immediatamente avvio ad una serie di opere per il ripristino delle strade, la riattivazione degli acquedotti e tutto quanto fosse atto a garantire l'assistenza sanitaria e la rapida ripresa della vita civile.
Gli interventi sono stati improntati essenzialmente sul principio dell'efficienza, superando il concetto infruttuoso di solidarietà e di assistenza che, spesso adottato in passato, si è rilevato controproducente e demagogico.
Si sono avviati interventi d'urgenza, tempestivi, ma, ove è stato possibile, coincidenti con l'assetto definitivo in modo da non sovrapporre strutture simili o talora contrastanti tra loro.
I punti di riferimento cui la Regione ha fatto capo sin dai primi giorni sono stati gli Enti locali e le Comunità montane, identificando nei diretti rappresentanti delle popolazioni i più validi interlocutori per il raccordo ed il coordinamento nelle varie azioni di accertamento dei danni verificatisi in seguito al calamitoso evento e successivamente delle opere di ripristino immediate e future.
A tale proposito un sentito ringraziamento deve necessariamente essere rivolto ai reparti militari, dei vigili del fuoco, delle Guardie di Finanza, dei Carabinieri e di tutti coloro che, con abnegazione, hanno consentito i primi soccorsi ed il ripristino delle comunicazioni essenziali. Ancora oggi alcuni reparti militari operano, specie in Val Vigezzo, dove i segni della violenza del nubifragio sono più evidenti.
La Regione, già dalle prime ore di martedì 8 agosto, è stata presente sul posto con il Presidente della Giunta, gli Assessori competenti e numerosi tecnici i quali hanno costituito il primo nucleo di quello che oggi è l'ufficio regionale di coordinamento degli interventi, stabilmente insediato presso il Municipio di Domodossola.
Rilevati i primi danni, è stata data autorizzazione ai Sindaci ed agli Amministratori locali riuniti nella stessa giornata per intervenire immediatamente con i mezzi disponibili.
Sabato 12 agosto è stata convocata d'urgenza una seduta della Giunta regionale per consentire agli Assessori, prendendo visione della realtà che già appariva delineata in tutta la sua crudezza, di predisporre, ciascuno per le proprie competenze, una serie di interventi coordinati.
Nel frattempo si completava l'organico dell'ufficio regionale di Domodossola inviando sul posto tutti i geologi ed i tecnici disponibili presso gli uffici regionali, conservando ovviamente le disponibilità per l'ordinario funzionamento degli uffici.
La strategia predisposta ha rivelato immediatamente la giusta impostazione dando i primi risultati tangibili, tanto che ad una settimana dalla catastrofe non vi erano più unità abitative isolate ed i collegamenti erano stati ovunque ristabiliti anche se in via provvisoria.
Sono stati momenti difficili e desidero ricordare che in quest'opera la Regione è stata affiancata e sostenuta dalla presenza di Parlamentari degli amministratori e dei Sindaci della zona, operando quindi in stretto rapporto con tutti i livelli istituzionali.
Ci siamo assunti l'impegno di fronte alle popolazioni così gravemente colpite ed in presenza di alcune serpeggianti diffidenze e timori di immobilismo, l'impegno di superare l'emergenza entro la data del 20/22 agosto.
Riteniamo di aver rispettato questo primo impegno; oggi infatti la vita civile è normalmente ripresa, sono stati ricostruiti una serie di servizi di prima necessità, sono in corso opere che comportano un impegno di spesa considerevole, opere sulle quali riferiranno successivamente gli Assessori competenti.
Il Comitato tecnico permanente cui lavorano oggi quaranta operatori, e la cui presenza in zona è prevista sino al 1980, coordinerà interventi ed opere per circa 25 miliardi di lire.
E' questa una somma stanziata dalla Regione che è per noi rilevante e costituisce uno sforzo considerevole.
Immediata attenzione è stata poi da noi dedicata alla ricostruzione dell'economia ossolana, alla ripresa dei diversi settori produttivi attraverso la possibilità di crediti agevolati per l'industria l'artigianato, il commercio, il settore turistico.
Per il conseguimento di tale fine il 24 agosto vi fu a Domodossola un incontro della Giunta regionale con gli Amministratori locali, le Amministrazioni provinciali di Novara e Vercelli, le Camere di Commercio di Novara e Vercelli ed i rappresentanti delle più importanti banche.
Lo scopo dell'incontro era quello di costituire sulla base dell'esperienza già positivamente sperimentata nell'Alessandrino, dopo l'alluvione dello scorso anno, un fondo cui la Regione partecipa con 377 milioni già reperiti per l'emissione di prestiti a breve termine e a tasso contenuto (si ipotizza una durata di 18 mesi) a favore di tutte le attività economiche ed imprenditoriali delle zone colpite dell'Ossola, della Valsesia e della provincia di Torino, in modo da consentire loro interventi immediati per una pronta ripresa.
Analoga immediatezza richiediamo al Ministero dei Lavori Pubblici per opere inerenti la grande viabilità e al Magistrato del Po per finanziamenti adeguati nei settori di specifica competenza, per la ricostituzione dei bacini idrici, la protezione dei fiumi e dei grandi laghi ed altri interventi da parte del Ministro dei trasporti.
Anche nella circostanza odierna ci impegniamo di fronte agli amministratori ossolani ed alle popolazioni di queste zone colpite, a rispettare tutti gli impegni assunti; abbiamo a tal fine disposto che nessuna somma del bilancio regionale già stanziata per opere necessarie alla difesa idrogeologica ed al riassetto del territorio resti inutilizzata e che le opere necessarie vengano ultimate o appaltate entro il 1° marzo 1979.
Nella circostanza odierna, dunque, accanto all'elencazione di quanto è stato fatto ed agli impegni che intendiamo assumerci confrontandoli costantemente con la volontà degli amministratori e delle popolazioni intendiamo tuttavia operare anche in un'altra direzione.
La vastità della calamità naturale che ha investito la zona dell'Ossola, non può certamente essere affrontata soltanto dall'impegno regionale, sia per la relativa limitatezza delle risorse finanziarie, sia per l'ambito stesso delle competenze regionali.
Per parte nostra orienteremo tutta la nostra azione per un piano di ricostituzione dell'Osso la che si inserisca strettamente nelle linee già individuate dal Piano regionale di sviluppo.
Ma un piano per l'Orsola non può prescindere da un impegno immediato del Governo, a fronte della gravità dei danni che complessivamente superano i 117 miliardi.
Sono al proposito necessari interventi organici anche da parte del Governo nazionale con il quale intendiamo porci in un atteggiamento non di contrapposizione, ma di collaborazione costruttiva, sollecitando strumenti che non vogliamo indicare noi, ma che siano atti a superare la situazione contingente e che abbiano caratteristiche di lungo periodo.
Concludendo, desidero rassicurare il Consiglio regionale e le popolazioni dell'Ossola che la Giunta regionale al di là dei provvedimenti già assunti su cui relazioneranno più ampiamente gli Assessori, continuerà a seguire i problemi dell'Ossola nel quadro di una attenzione sempre più ampia e approfondita agli aspetti del riassetto idrogeologico e del riequilibrio territoriale di tutto il Piemonte.



PRESIDENTE

Vorrei precisare il e caratteristiche della nostra riunione. E' una riunione del tutto straordinaria del Consiglio regionale per il luogo dove si svolge, ma del tutto normale agli effetti giuridici. Il nostro regolamento prevede che nessuna persona estranea al Consiglio e ai servizi relativi può introdursi nella sala dove siedono i Consiglieri e, fin qui siamo perfettamente a posto; il pubblico può assistere alle sedute dopo aver ricevuto regolare permesso, ma deve astenersi da ogni segno di approvazione o di disapprovazione.
Ha la parola il Vicepresidente della Giunta, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Sono a vostre mani i documenti che contengono le prime valutazioni dell'evento calamitoso del 7 agosto, materiale copioso impossibile da riassumere e che quindi mi permetto di rimandare alla riflessione di ognuno dei presenti nei giorni seguenti.
Mi limiterò quindi a riprendere alcuni aspetti essenziali. A pag. 16 del fascicolo I è contenuta una tabella riepilogativi da cui emerge la dimensione economica dell'evento: 98 miliardi di danni in Val d'Ossola, 16 3 in Val Sesia, 2,8 miliardi nel Canavese. Sono in complesso interessati 74 Comuni. Stamane aggiungiamo V al prato Soana. Il danno complessivo sale a 117 miliardi. A questi va aggiunta la segnalazione dell'Anas pari a 4,7 miliardi per danni riportati dalla viabilità statale nelle province contigue.
Esaminando il problema per categoria, emergono questi dati: la viabilità provinciale ha avuto 7,9 miliardi di anni; la viabilità comunale 1,1; gli acquedotti 3,2; le fognature 902 milioni, i danni all'artigianato ammontano a 400 milioni. Il lavoro di indagine dovrà proseguire e saranno utili tutte le indicazioni, tutte le osservazioni critiche al materiale che è stato presentato in modo da poter avere un quadro esatto della situazione.
Indagare sul fenomeno vuol dire capirne la dimensione per passare ad individuarne le cause (generali e particolari) per poter dare una risposta non solo nella fase del pronto soccorso, ma anche in quella del ripristino (che non potrà essere un puro e semplice ritorno al passato) e quindi nella fase in cui si dovranno rimuovere le cause e ridurre le ipotesi di rischio.
Stiamo uscendo dall'emergenza e dal momento del pronto soccorso che nelle situazioni meno delicate, quelle periferiche, significa anche ripristino definitivo.
E' stato un periodo di grande impegno sia da parte delle strutture periferiche dello Stato che per la Regione, per tutto il sistema delle autonomie locali e per le popolazioni. L'aver dato ampia fiducia ai Comuni e Comunità montane offrendo mezzi e supporto tecnico, l'aver agito insieme con i Comprensori di Verbania e di Borgosesia, si è dimostrata una scelta giusta sul piano politico e tecnico in questa fase e anche per il futuro perché i cardini della fase di ricostruzione dovranno essere i Comuni, le Comunità montane ed i Comprensori. Alla luce degli eventi, sarà utile rileggere le deliberazioni programmatiche approvate nel luglio scorso dai Comprensori di Verbania e di Borgosesia.
L'evento ha inciso pesantemente sul tessuto economico: in certe situazioni la ripresa non potrà che essere lenta. In questo settore rimasto di competenza statale, l'iniziativa della Regione si esprime in più direzioni: la partecipazione già ricordata dal Presidente della Giunta con 377 milioni al fondo costituito dalle banche per operazioni di prefinanziamento; il rifinanziamento della legge statale 50 nella veste aggiornata della legge 2 del 1978; per l'agricoltura (ai sensi della legge regionale 47 del 1977) si è anticipata la procedura per ottenere il riconoscimento dei danni; con provvedimento di legge apposito si prevede l'anticipazione, pari a 12 miliardi rispetto ai 27,5 miliardi di danni accertati, alle produzioni agricole, alle strutture, alle scorte, alle infrastrutture collettive, alle opere di bonifica e alla sistemazione idraulico-forestale. La deliberazione, adottata martedì 29 agosto dalla Giunta, permette già da oggi agli Ispettorati forestali di procedere agli adempimenti di indennizzo, ai sensi della legge statale 364 del 1970.
Per i danni agli edifici di abitazione civile, con la deliberazione che sarà oggi assunta nel corso di questo Consiglio, la Regione si assume l'onere della ricostruzione degli edifici civili nei limiti e nelle forme previste dalla legge regionale 38 del mese di giugno scorso. Gli interessati avranno 90 giorni per presentare la documentazione prevista. E' una fase questa molto delicata che la richiamata legge regionale attribuisce totalmente ai Comuni, sia per l'accertamento dei danni, sia per la localizzazione dei ripristini che non saranno più possibili nelle zone individuate come pericolose.
Come è già stato ricordato, nel campo assistenziale sono stati subito messi a disposizione delle Comunità montane 380 milioni.
Ho già citato la legge 38 del mese di giugno 1978 con la quale la Regione Piemonte ha regolamentato il proprio intervento nei casi di eventi calamitosi. E' una legge che ha dimostrato la sua validità di fronte ad una prova che non prevedevamo cosi vicina. Di fronte a situazioni di grave pericolo se ne è estesa l'interpretazione autorizzando i Sindaci o i Consigli comunali a decidere sul posto in attesa di ratifica dell'Amministrazione regionale. E' grazie a questo meccanismo, dopo che Enel e Sip avevano ripristinato i servizi (giovedì 10), se sabato 12 agosto erano state garantite acqua e comunicazioni fondamentali in tutta la zona seppure con soluzioni di fortuna. Venerdì 11, alle ore 22, si apriva il ponte Baylai a Molini e in Valle Anzasca, impiantato dai genieri, e nella giornata di sabato 12 si completavano le opere primarie con il guado sul Melezzo orientale e con il servizio di pullman nella Valle Vigezzo. Ciò ha permesso di superare l'isolamento della valle da Domodossola verso la Svizzera.
La seduta della Giunta di venerdì 11 a Domodossola decideva il rafforzamento del centro operativo regionale di Domodossola, creando un gruppo staccato a Santa Maria Maggiore perché fosse maggiormente vicino al punto più delicato.
Per questo complesso di interventi sono stati stanziati in un primo tempo 5 miliardi; oggi saranno portati a sette. Tre miliardi sono da utilizzare dalla legge 54 per le opere di sistemazione idraulica urgenti portati successivamente a quattro.
Per un corretto utilizzo dei fondi, sia sul piano tecnico che sul piano amministrativo, funzionari regionali sono stati costantemente presenti in tutti i Comuni, verbalizzando le rispettive decisioni.
Decisioni che sono state successivamente verificate, una per una, nel corso di numerose riunioni nelle Comunità montane alla presenza dei Sindaci dei Comuni interessati. Tutte le riunioni sono state presiedute dal Vice Presidente della Giunta e da un membro della Giunta del Comitato comprensoriale. Le riunioni si sono tenute: lunedì 14 con le Comunità montane delle Valli Antigorio e Formazza; martedì 15 nella Valle Antrona giovedì 17 con la Comunità montana Valle Ossola; venerdì 18 con le Comunità montane Valle Anzasca e Valle Vigezzo.
Sabato 19 agosto si è avuto un confronto globale con tutte le Giunte delle Comunità montane, presenti Comprensori, Province, parlamentari locali, per trarre le conclusioni e fare le verifiche a livello comunale di Comunità montana e di tutta la zona.
La decisione principale è stata quella di una più incisiva presenza in tutti i Comuni, in particolare della Val Vigezzo, garantendo la presenza di funzionari regionali per accelerare l'azione di ripristino.
Sabato 16 abbiamo avuto un incontro con i militari a Druogno per fare il punto sulla loro generale utilizzazione e per avere una più incisiva utilizzazione nelle varie località e definire i tempi dell'utilizzo.
Le Province di Novara e Vercelli,di concerto con L'U.R.P.P., erano immediatamente intervenute a livello politico e tecnico per il ripristino della viabilità provinciale consegnando lavori urgenti per centinaia di milioni.
La Provincia di Novara ha inviato propri mezzi meccanici in Valle Vigezzo contribuendo validamente alla soluzione dei problemi dei Comuni al fianco dei militari.
Si sviluppavano gli interventi dell'Anas e del Magistrato del Po.
Giovedì il Presidente del Magistrato del Po era a Domodossola e procedeva alla consegna di lavori urgenti sul Toce per 390 milioni, residuo non ancora utilizzato nell'evento del mese di ottobre scorso; successivamente procedeva alla consegna dei lavori per 300 milioni in Val Sesia.
Nella giornata di giovedì il Direttore Compartimentale dell'Anas consegnava lavori sulla statale 337 per circa 6,4 miliardi.
In quelle giornate erano presenti il Ministro Donat Cattin nell'Orsola in Valle Vigezzo e in Val Sesia e successivamente il Sottosegretario ai LL.PP., on. Fontana.
E' stata compiuta una intensa attività ampiamente documentata nel materiale a vostre mani. Mi pare doveroso rilevare, pure nella consapevolezza dei limiti, che la risposta delle istituzioni nel loro complesso è stata soddisfacente e adeguata alla necessità. Sulla presenza delle strutture regionali e sull'efficacia sarà bene soffermarsi. Colgo l'occasione per rivolgere un ringraziamento a tutti quanti si sono dedicati alle opere di soccorso: rappresentanti del Governo, del Parlamento, della Prefettura, dell'Esercito, del Servizio Elicotteri e dei Genieri, dei Carabinieri, della Polizia, dei Vigili Urbani, della Forestale, delle strutture comprensoriali, delle Province, delle Comunità montane e dei Comuni, delle categorie sociali e - permettetemi di ricordare in particolare - delle strutture dell'U.O.P.A.. Mi rivolgo in particolare a coloro i quali, appena avuta notizia dei fatti, non hanno atteso a rientrare anche dall'estero per assumere il proprio impegno di fronte alla collettività. In queste occasioni emergono i lati migliori di ognuno aspetti che esistono e che vanno incoraggiati e riconosciuti, dai quali dipendono in larga parte l'avvenire democratico delle istituzioni del nostro Paese.
Il nostro impegno, benché grande, non è ancora sufficiente; dobbiamo ancora compiere un salto di qualità. Abbiamo innanzi tutto bisogno di mezzi. L'impegno della Regione è stato rapido e rilevante (12 miliardi a fronte dei 40 miliardi di competenza regionale e anticipo di altri 12 miliardi rispetto ai 27 all'agricoltura), ma è inadeguato e difficilmente dilatabile, pena la rinuncia e decisive presenze nella restante parte del Piemonte. E' indispensabile una iniziativa nazionale, nelle forme che Governo e Parlamento riterranno migliori. E' d'altro canto indispensabile che per le opere di competenza statale Governo e Parlamento facciano fronte con urgenza. L'alto peso che le competenze pubbliche hanno in questa situazione pone il problema anche in termini di credibilità popolare verso le istituzioni. Esistendo i mezzi, anche diluiti nel tempo, in relazione alla effettiva capacità di spesa che ha dei limiti anche nella complessità dei problemi particolarmente nelle opere idraulico-forestali, è indispensabile collegare il momento della ricostruzione alla politica di programmazione e sviluppo. Tale necessità è più evidente nelle località maggiormente colpite, ma vale per tutto il territorio.
Di fronte ad eventi calamitosi gravi e concentrati in zone in cui la situazione economica presenta aspetti acuti di malessere, dobbiamo saper operare contemporaneamente in termini di ripristino e di sviluppo, dobbiamo cogliere dall'esperienza drammatica la lezione, creare una condizione nuova. La massa degli investimenti è tale da poter essere un fattore economico da utilizzare opportunamente. Esistono concrete soluzioni in un ambiente di vita e di lavoro, visto in modo unitario, che non guardi al passato con nostalgia, ma che si proietti al futuro con intelligenza mettendo a frutto l'esperienza compiuta. E' in un primo luogo un discorso politico, poi tecnico, che deve coinvolgere le popolazioni, le categorie negli interessi generali prima ancora che negli interessi particolari, non dimenticando tuttavia i problemi particolari che in questa drammatica situazione emergono per ogni singolo cittadino.
Cosa vuol dire vita e lavoro nelle montagne nell'anno 1978? Non certo un momento astratto.
Come garantire condizioni di vita e di lavoro che permettano la presenza umana attiva nelle valli? Quale agricoltura vogliamo in montagna? Quale turismo? Quale uso concreto vogliamo del territorio in funzione di questi obiettivi non secondari? La Valle Vigezzo è anche il dormitorio di circa 900 frontalieri, fatto particolare rispetto al resto del Piemonte. Ma la Valle Vigezzo in futuro non rappresenterà solo questo fatto.
Abbiamo in particolare operato nella Valle Vigezzo su due piani: permettere la prosecuzione dell'attività dei frontalieri e assicurare la stagione turistica invernale. Per entrambi i problemi è decisiva l'attenzione al sistema dei trasporti e delle comunicazioni così profondamente stravolti: ricostruzione quindi a tempi di record del ponte di Orcesco (primi di novembre) per ridurre il trasporto in autobus e permettere l'utilizzo della ferrovia fino a Santa Maria Maggiore e Malesco.
Il ponte è già stato progettato con la collaborazione degli uffici regionali e della società dei trasporti. Lunedì inizierà lo smantellamento dei residui del vecchio ponte. Nel contempo si procede all'appalto in accordo con il Ministero dei Trasporti.
E' opportuno anticipare i lavori sulla statale 337 rispetto alla quale era stata ipotizzata la ripresa della viabilità alla fine di dicembre.
Penso che utilizzando tutti i margini sia possibile pensare che anche limitatamente agli autoveicoli a novembre si possa permettere il transito.
Occorre impostare le linee generali della sistemazione del Melezzo orientale dalle quali dipendono le soluzioni per tutti i ponti che lo attraversano, due della ferrovia, uno dell'Anas, uno della Provincia, oltre ai ponti comunali e alle passerelle di servizio. Il Melezzo orientale e il nodo Melezzo occidentale-Isorno Toce sono i due grandi problemi idraulici da affrontare per ripristinare condizioni minime di sicurezza. Questa mattina i funzionari regionali mi hanno consegnato una relazione dalla quale emerge il risultato della seduta di lavoro svolta ieri, presenti tutti i livelli istituzionali. In essa sono state fissate le nuove coordinate degli alvei dei grandi torrenti per procedere alla progettazione dei ponti che sono stati travolti. La prossima settimana potremo passare alla fase tecnica.
Dal punto di vista industriale e artigianale i problemi più acuti sono quelli della Sisma (danni per 13,2 miliardi), della Rumianca (800 milioni di danni), la Silt-Tappeti (505 milioni di danni), problemi che si assommano a quelli non ancora risolti della CIR. problemi che sono connessi alla sistemazione idraulica del Sesia.
Per gli impianti ferroviari di Domo II a Beura, di fronte al fatto avvenuto nello stesso territorio di Beura che coincide con quello in cui le ferrovie intendevano localizzare l'impianto di Domo II si apre un capitolo di seria riflessione al fine di garantire la stabilità dei futuri impianti di fronte ad eventi calamitosi di queste dimensioni.
Nell'emergenza abbiamo guardato al dopo. Le rilevazioni aerofotogrammetriche, qui esposte, sono già un materiale prezioso di lavoro. L'indagine fatta nel Comune di Druogno fa emergere indicazioni di lavoro concrete sul piano territoriale ed urbanistico al quale dovremo mettere rapidamente mano per permettere una ricostruzione in condizioni radicalmente nuove.
Analogamente è stata predisposta una prima stesura della carta dei dissesti. Ci siamo accordati con l'Università di Milano per il completamento della carta geologica della Valle Vigezzo, già portata avanti per il 70 per cento; in accordo con il servizio geologico di Stato intendiamo dare il nostro contributo per il suo rapido completamento e per farlo diventare già uno dei quadranti della nuova carta geologica del nostro Paese.
La totale utilizzazione delle graduatorie dei concorsi per geologi e ingegneri idraulici assieme al personale assunto con la legge sull'occupazione giovanile e staccato nei Comprensori ci hanno permesso di dotarci di personale prezioso. Avanzeremo proposte organizzative in ordine alla sua corretta utilizzazione.
Nel documento consegnato esiste una prima analisi dell'evento con alcune considerazioni sugli aspetti pluviometrici e idrogeologici, sulla geologia della zona, sulla situazione idrogeologica e forestale. E' uno sforzo per capire, per uscire dai luoghi comuni, per raccordare le politiche alle realtà concrete, avendo coscienza dei limiti oggettivi delle nostre politiche attive e delle conseguenze di certi comportamenti.
Esistono - non lo possiamo dimenticare - grandi processi in corso che investono l'ambiente naturale. Di fronte ad alcuni di essi siamo impotenti.
Non possiamo che cercare di capire per limitarne i danni che possono riversarsi sulla collettività. Dobbiamo evitare di creare danni ulteriori con i nostri comportamenti. I ritardi non sono solo soggettivi, sono anche storici, politico-culturali. Su di essi dobbiamo lavorare ed è certo che a questi si affiancano dissennatezza, speculazione e profitto.
Vi è un'ampia documentazione relativa ai bacini, sottobacini, aste principali e minori della zona interessata, documentazione unitaria a prescindere dalle competenze. E' il risultato di un serrato lavoro svolto da più équipes le quali sul posto, dopo gli interventi di primo soccorso hanno prospettato anche le previsioni finanziarie per una generale sistemazione idraulica e forestale: tre fasi distinte, ma viste come parti di un unico disegno. E' un lavoro sul quale occorrerà riflettere alla luce delle precedenti esperienze avviate di studi di bacini. La limitatezza delle risorse non deve essere di ostacolo alla conoscenza rapida dei tratti essenziali, delle situazioni, per trarre delle indicazioni per individuare i problemi più acuti e risolverli non come fatti singoli, ma in una visione di asta o meglio ancora di bacino. Tutto ciò investe problemi di metodo di lavoro, di strutture, di personale regionale centrale e decentrato, investe il problema del rapporto con gli strumenti di ricerca e di progettazione esterna e di coordinamento generale di tutta l'attività sotto l'aspetto territoriale complessivo e non come fatto settoriale.
Durante il dibattito sulla legge 38, nel mese di giugno scorso, ci eravamo fatti carico della necessità di una strumentazione e di uno schema operativo capace di fronteggiare con la necessaria rapidità ed efficienza i fatti calamitosi: un rapporto organico con tutti i livelli istituzionali in particolare con quelli dello Stato.
Dalla riflessione compiuta nei mesi successivi possiamo trarre delle indicazioni valide per tenere fede a questo impegno e per far sì che, entro la fine dell'anno, questa legge possa essere portata in discussione.
Questa riunione ed altre che seguiranno in sede di II Commissione, i contatti a livello locale, in particolare a livello comprensoriale proseguendo nella verifica avviata a Verbania, dovranno fornirci gli elementi per dare un assetto adeguato al centro operativo costituito dalla Regione a Domodossola e a Santa Maria Maggiore. Vi provvederemo con apposita deliberazione valutando l'efficienza dello strumento tecnico. Sarà questo strumento di supporto a tutti gli Enti territoriali, oltre che della Regione, per dare incisività e rapidità all'azione di ripristino e di sviluppo.
Emerge un problema: il rapporto Regione-Comprensori; il ruolo dei Comprensori. Ho già detto che le deliberazioni programmatiche assunte dai due Comprensori interessati dovranno essere oggetto di riflessione e di aggiornamento. Credo che la Regione dovrà portare questa riflessione anche negli altri Comprensori perché colgano questa lezione ad una dimensione più ampia. La situazione del Verbano-Cusio-Ossola dovrà essere verificata con maggiore attenzione alla luce dell'evento. Il materiale che ci è stato consegnato dal Comprensorio di Verbania e la nota della Giunta esecutiva del Comprensorio ci dicono che questo processo è in corso ed evidenzia l'attenzione già data prima dalla Regione Piemonte ai problemi dell'Alto Novarese. L'estensione con legge delle provvidenze al Verbano-Cusio-Ossola e l'inserimento dei grandi problemi ferroviari e stradali dell'Alto Novarese sarà la scelta prioritaria sul piano regionale dei trasporti che d'altro canto è stata discussa nel luglio scorso.
Siamo quindi nella direzione non solo di espressione di volontà ma di atti che rispondono alle aspettative delle popolazioni. Il Presidente della Giunta ricordava che stiamo attendendo dal Ministro dei LL.PP., la risposta alle richieste minime di intervento sulla statale del Sempione per avviare una iniziativa congiunta nella ricostruzione delle zone danneggiate e nella parte principale di accesso. Per l'impianto di Domo II a Beura le FF.SS.
pensano di spendere circa 140 miliardi nel corso di 10 anni, investimento che ci indurrà a riflettere particolarmente alla luce degli eventi calamitosi che hanno colpito quella zona, non per mettere in discussione l'intervento, ma per garantire il funziona mento nel tempo rispetto alle inclemenze e ai rischi delle calamità. e Ma dobbiamo fare una riflessione anche sugli eventi dell'ottobre scorso. Se è vero che non c'è stata una sovrapposizione territoriale nei due eventi, resta il fatto dei ritardi nella esecuzione di alcune opere, in particolare di quelle del Magistrato del Po. Come Regione dobbiamo creare un momento organizzativo tale che garantisca parallelamente, al momento della delega a Comuni, Comunità montane, Province e Consorzi, un momento organizzativo capace di controllare sistematicamente le decisioni assunte in modo che possano essere realizzate entro i tempi previsti.
Dalla legge 38 traiamo indicazioni per assumere alcuni adempimenti.
Delimitiamo il territorio investito dichiarandolo colpito da calamità gravi. Con apposita deliberazione estenderemo i provvedimenti anche per le opere di ripristino definitivo delle case di civile abitazione. Approveremo la variazione di bilancio e ratificheremo i pareri espressi dalla Regione per le opere del Magistrato del Po (in questo caso non interessano la nostra zona perché i pareri erano già stati espressi precedentemente).
Con questo presentiamo un quadro completo in ordine agli impegni che la Regione si assume. Esso dà l'idea della coscienza e della responsabilità che ci assumiamo.
Sottolineo l'esigenza della nostra corsa contro il tempo, per anticipare le conseguenze che certamente ci saranno in ottobre all'inizio delle piogge ed in novembre con le prime nevi, di fronte alle quali saremo impotenti e dovremo introdurre una pausa nei lavori. E' in questa corsa contro il tempo che dobbiamo essere all'altezza dei compiti che l'evento ci ha posto, consapevoli che il ripristino della situazione richiederà un tempo lungo ma che tuttavia dovrà essere ridotto all'essenziale facendo ricorso alla nostra intelligenza e alla nostra capacità organizzativa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Colleghi Consiglieri, la ricorrenza pressoché stagionale con cui eventi alluvionali si ripetono in qualche parte del territorio regionale e nazionale, le conseguenze, i costi umani, sociali ed economici che ogni volta si riscontrano, che qui e nella Val Sesia si sono avuti il 7 agosto impongono che insieme ai bilanci delle perdite, ai danni, all'impegno per la ricostruzione si accompagni una riflessione sull'origine e sulle cause di queste calamità, sulle caratteristiche di ciascuna di esse, al fine di ricercare e definire quali sono le condizioni attraverso le quali esse possono essere prevenute, o i limiti entro i quali possono essere limitate ed ancora, ove si riscontri l'impossibilità di prevenzione o incerte o insufficienti soglie di contenimento, per determinare le condizioni da rispettare al fine di evitare che anche gli eventi non prevedibili non abbiano a travolgere e distruggere le vite umane, il lavoro delle comunità e degli individui, gli abitanti e le strutture necessarie alla vita della collettività e dei singoli.
Può ad alcuno apparire intempestiva una tale riflessione, nel momento in cui il problema più immediato è quello della ricostruzione e del ripristino delle condizioni di vita distrutte o degradate.
Ma quale sarebbe mai il risultato dell'azione di ripristino e di ricostruzione di ogni singola opera, ed ancor più del sistema funzionale di vita che esse, nel loro insieme, consentono, e quali sarebbero le garanzie della loro sicurezza futura, se nella ricostruzione e nel ripristino non si tenesse conto di eventuali errori o inadempienze commesse nel passato nell'uso del suolo, nell'azione di assetto territoriale, nell'opera di difesa, nella dislocazione degli insediamenti, e non si tenesse conto dell'esistenza di processi evolutivi incontrastabili del sistema naturale e di qualche suo aspetto: geologico, idrografico, climatico.
Il risultato sarebbe quello di ricostruire in condizioni di insicurezza, nel rischio di nuove azioni distruttrici.
Riflessioni sull'e vento sono quindi necessarie sin dal momento del ripristino e della ricostruzione, perché queste azioni siano il più correttamente possibile impostate.
Se è necessario riverificare le condizioni entro le quali ogni singola opera deve essere ricostruita e riflettere sul rapporto di sicurezza che deve esistere tra ciascuna di esse e la specifica situazione naturale del sito in cui va insediata, a me pare indispensabile che si proceda ad una riflessione sul rapporto che deve esistere tra il sistema funzionale costituito dall'insieme di queste opere e l'ambiente naturale nel suo complesso: in altre parole riflettere sul rapporto che esiste tra la vita di una comunità e l'intero sistema naturale in cui essa si svolge.
Quanto questo rapporto sia difficile è evidenziato dalla stessa complessità e varietà di componenti naturali che hanno determinato gli eventi del 7 agosto.
Quali sono queste cause? Il ritardo culturale accumulato sul piano della ricerca e della conoscenza scientifica ci impediscono oggi di dare alla riflessione il necessario e compiuto fondamento scientifico.
I limiti di conoscenza di alcuni importanti elementi naturali, quali dati pluviometrici, idrogeologici, pedologici, consentono solo delle congetture, e non delle elaborazioni e deduzioni scientifiche approfondite.
E' questa una carenza di origine storica nel nostro Paese, alla quale la Regione per sua parte, nei limiti operativi che le sono consentiti cerca di ovviare, come testimoniano il lavoro per la definizione di una carta dei dissesti, di una carta pedologica, l'azione avviata per la costituzione di un servizio geologico regionale, le collaborazioni avviate con gli Istituti Universitari e cori l'Istituto di Idrogeologia del CNR per la Valle Padana.
Che cosa si può intanto dire? All'origine dell'evento c'è la pioggia intensa del 7 agosto, in particolare delle ore serali, intensità che, anche se eccezionale, già si è avuta nel passato.
Le piogge da sole, quindi, non paiono poter giustificare la conseguenza catastrofica determinata e soprattutto l'entità dei danni, questi si senza precedenti.
Altre concause sono da ricercare: una può essere individuata nell'elevata imbibizione del terreno, conseguente all'elevata quantità di pioggia caduta in questi ultimi due anni, che ha favorito il prodursi di numerose frane e l'elevato trasporto solido che ha caratterizzato l'alluvione; altre cause sono certamente da ricondurre alle caratteristiche geologiche, morfologiche e idrogeologiche del territorio.
A queste cause, che sono propriamente naturali, vanno aggiunte altre che a quelle si sovrappongono, e che sono costituite dalla incompatibilità incongruenza o insufficienza dell'azione dell'uomo.
Sono quelle, ad esempio, connesse con l'assetto idrogeologico dei bacini e con l'assetto forestale.
Per quanto concerne l'assetto idrogeologico devono certamente essere annoverati ritardi storici, non recuperabili in tempi brevi.
Fino ad oggi la tendenza prevalente è stata quella di promuovere opere idrauliche anziché opere di sistemazione montana; si sono effettuati interventi prevalentemente sui singoli dissesti e non sull'intero bacino non si sono effettuate opere di prevenzione.
Per quanto concerne l'assetto forestale la situazione non consente immediate valutazioni: va detto che le valli colpite dall'alluvione presentano un'estesa e secolare forestazione; in alcuni casi può essere semmai imputato il suo protendersi fino agli alvei dei torrenti; è da verificare, alla luce dell'evento, la compatibilità delle essenze con la natura dei terreni. Ma questo ultimo sospetto, ove risultasse fondato, è in buona misura, e comunque, la conseguenza di scelte fatte da molto tempo.
Più determinante appare il concorso di un altro fattore: l'abbandono dell'attività agro- pastorale che ha fatto mancare l'ordinaria sistemazione idraulico - agraria da cui molto dipendeva l'azione di controllo delle modalità e dei tempi di corrivazione.
Sono, tutte queste, delle cause su cui l'azione dell'uomo può influire prevenendo e introducendo condizioni di difesa passiva. In questi settori quindi deve svilupparsi un'azione profonda, rivolta alla sistemazione del suolo e all'assetto del territorio, che recuperi i ritardi o gli errori passati.
L'azione di ripristino deve però investire l'intero bacino idrografico se si vuole realizzare la più efficace possibile azione di difesa idrogeologica, agraria e forestale; senza di ciò ogni programma di ricostruzione e di sviluppo rischia di essere poggiato sulla sabbia e l'impegno, collettivo e individuale, rischia di risultare una fatica di Sisifo.
Su questa strada quindi è necessario muoversi: la Regione, le Comunità montane e locali devono fare la loro parte, ma mi preme sottolineare che è necessario l'intervento dello Stato. Senza l'approvazione della legge per un programma di assetto idrogeologico, da troppo tempo rinviata, non sarà possibile compiere e sostenere interventi organici.
A questo punto è necessario porci un'altra domanda: questi indispensabili e inderogabili interventi sono però in grado di risolvere ogni problema? A questa domanda non possiamo dare risposte demagogiche o strumentali.
Ogni assetto del sistema naturale è il prodotto di svariati fattori che hanno operato nel tempo, da quelli di natura geologica, climatica idrografica, a quelli della spontanea vegetazione. Questi processi sono tuttora in atto, il sistema naturale è in evoluzione secondo una dinamica determinata dall'interazione dell'evoluzione dei suoi singoli elementi componenti. Non è un sistema statico. Aree apparentemente stabili possono essere manifestamente e intensamente coinvolte da questo processo evolutivo. Non solo presuntuoso e illogico, ma pura follia, sarebbe il pensare di poter, con l'intervento umano, dominare a piacimento, ovunque e comunque, questa evoluzione.
In zone come quelle alpine, in zone come quelle dell'Ossola e della Val Sesia, che i geologi ci dicono essere un esemplare laboratorio naturale anche sotto il profilo della relativa celerità dei processi di assestamento, le evoluzioni sono più intense che in altre parti del territorio.
E' pertanto necessario acquisire compiutamente sin da questo momento di avvio alla ricostruzione, dopo i tragici e disastrosi eventi subiti, una coscienza nuova, culturale e sociale, che faccia assumere come inderogabile il rispetto del sistema naturale e delle sue leggi. In altri termini, che acquisisca la dimensione e i limiti in cui deve essere sviluppato il rapporto dialettico tra l'uomo e il sistema naturale. Problemi di sicurezza, problemi economici, problemi ambientali, le condizioni di vita socia le, culturale dell'individuo e della collettività, il modello e le prospettive di sviluppo della società, sono strettamente connesse al modo con cui viene considerato il sistema naturale. Gli eventi ce lo dimostrano le fotografie esposte lo documentano.
Occorre respingere ogni incosciente illusione di vittoria sopra la natura, di eliminazione di ogni rischio. Il deflusso delle acque non si risolve attraverso la sempre più spinta e cieca arginatura dei fiumi, che rendono più rapido e dirompente il deflusso. I rii rinchiusi in condotte cieche si traducono in condotte forzate: nelle piene esplodono con la dirompenza di una bomba, come è capitato in alcuni di questi abitati.
I torrenti condizionati in linee di scorrimento innaturali tendono a recuperare i loro percorsi più naturali. Non si possono fermare tutti ed ogni movimento del suolo. Gli abitati inopportunamente dislocati sono destinati alla distruzione. Occorre avere coscienza che due linee di eventi causali, quella inerente al sistema naturale che si evolve secondo la legge oggettiva della natura e quella inerente al sistema socio-economico che si evolve secondo le scelte soggettive della collettività si incrociano: dal modo con cui questa intersezione avviene dipende la sicurezza dell'uomo e del suo lavoro. Una prima norma di comportamento deve essere pertanto introdotta. Nella misura in cui parti del territorio subiscono e possono subire abnormi e pericolose modificazione per l'uomo, e queste modificazioni sono dipendenti dall'evoluzione del sistema naturale, e sono incontrastabili dall'uomo, esistono comunque incertezze sull'esito dell'intervento, allora, la norma da osservare è quella di non vivere stabilmente in quelle aree, non costruirvi abitazioni, impianti infrastrutture e manufatti importanti e costosi.
In questa direzione è meglio abbondare nella cautela piuttosto che correre rischi. Si tratta di conformare il modo di vita degli uomini ai limiti storicamente invalicabili che l'assetto naturale pone. Se ci sono limiti, come ci sono, occorre agire sulla natura in modi meno distruttivi e insicuri, meno tesi alla ricerca immediata di utilità, del profitto privato nell'illusorio beneficio sociale. Questa norma non sempre è stata assunta non è stata alla coscienza dell'azione di governo, ai vari livelli, e dell'iniziativa privata. Nei danni che si devono annoverare, troppe sono le situazioni di inoculata localizzazione degli insediamenti.
Alcune fotografie, alcuni disegni, in particolare quello redatto dal CNR. lo dimostrano. Dal confronto fra l'evento alluvionale dell'agosto scorso e l'evento alluvionale del 1954 emerge l'inoculatezza dell'azione dell'uomo. L'ultima alluvione ha colpito zone ora edificate, che già erano state investite nel 1954, quando esse però non erano edificate.
L'alluvione ultima ha distrutto le abitazioni più recenti. Delle abitazioni completamente distrutte, ben 152 vani (88%) riguardano costruzioni edificate dopo il 1960.
In una situazione come quella alpina le aree insicure o di sicurezza incerta sono molte. Gli stessi eventi naturali sono più difficilmente prevedibili; comunque meno controllabili. In questa situazione si deve fare solo quello che è certo e sicuro. Forzare significa impegnare risorse in un quadro di possibile devastazione della natura e, con essa, delle opere insediate.
In montagna le aree sicure sono poche: bisogna individuarle e fondare su di esse lo sviluppo. Se sono poche assumono anche un significato sociale particolare. In questo senso è necessaria una nuova concezione del loro uso, tenendo conto che, per economia e assetto del suolo, c'è l'esigenza del ricupero dell'attività pastorale e forestale, e a questo fine deve essere condizionata la politica degli insediamenti turistici. Proprio in questo settore è necessario non ripetere le strade del passato: trasferire nelle valli alpine le tipologie edilizie tipiche delle periferie di città permettere che gli abitati montani si espandano secondo meccanismi spontanei e speculativi, e secondo le negative forme già sperimentate nelle città di pianura.
E' necessario fondare una strategia diversa, costruire una filosofia diversa dell'uso di queste valli, sotto il profilo economico, e in particolare per quanto concerne la fruizione turistica. Non si possono ripetere ed estendere le strade percorse nel passato; perpetuare in montagna, per la fruizione turistica, i modelli di vita e le modalità d'uso propri dell'agitazione di città, costruire nelle montagne un tessuto edilizio di seconde case, speculari per dimensione e tipi a quello per la residenza stabile di città. In questo senso diventa importante - ed è un impegno che la Regione e le altre strutture istituzionali debbono assumersi la politica del territorio e di gestione urbanistica, che deve consentire di governare lo sviluppo sul territorio in modo che l'azione dell'uomo non venga sconfitta dalle azioni e dalle reazioni della natura.Troppi Comuni continuano ad essere privi di piani regolatori. E' sufficiente scorrere l'elenco della situazione al 30 agosto per vedere quanti Comuni, e fra questi quelli maggiormente colpiti, sono privi di qualsiasi strumento urbanistico; in alcuni di essi si è inadempienti fin anche rispetto alla perimetrazione dell'abitato. E' necessario fare più in fretta possibile i piani regolatori, perché popolazione e attività economica si dislochino nelle zone sicure, tenendo conto dei vincoli di natura fisica presenti sul suolo, utilizzando in modo razionale e corretto le risorse che la natura offre. E' necessario procedere rapidamente alla formulazione, insieme con il Comprensorio, del piano territoriale della zona. Sono in atto alcune grosse iniziative di carattere economico. La Regione ha esteso i provvedimenti della legge 21 per un'area industriale da realizzare nel Verbano-Cusio-Ossola. U n' articolazione di questa area industriale verrà costruita nella zona dell'Orsola. E' in fase di progettazione lo scalo merci di Domo 2. Dovrà essere affrontato il problema della viabilità dell'accesso alla valle e nella valle. E' necessario gestire lo sviluppo turistico.
Per portare avanti questi processi, importanti per lo sviluppo economico della valle, è necessario che nei tempi più ristretti possibile il Comprensorio, con la Regione, in rapporto dialettico con le comunità locali, dia vita a quel piano territoriale che può giustamente indirizzare lo sviluppo e controllare che insediamenti non abbiano a realizzarsi in aree che possono essere sottoposte a rischio.
La ricostruzione deve essere l'avvio di questa politica; deve essere un'occasione per superare i limiti di uno sforzo puramente quantitativo, e per introdurre una qualità nuova dello sviluppo fondato sul giusto rapporto dell'uomo, della comunità, del sistema economico, con la natura.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la sera del nubifragio, anzi mentre si riversava una incontenibile massa d'acqua su questo lembo estremo del Piemonte, mi trovavo nella bassa Ossola, per un incontro coi Sindaci e parlamentari, coi quali dovevamo riaccertare il pericolo incombente sul territorio per il verificarsi di un'altra alluvione: era già in corso! Aveva travolto uomini e cose, sconvolto l'Ossola, trasformato plaghe meravigliose in paesaggi desolanti, proponendo situazioni drammatiche quali, ad esempio, ha vissuto il giovane professore di Novara che aggrappato alle rocce con due creature, ha visto trascinare nel gorgo la sua auto, seguita da un'altra con 4 persone a bordo, certamente inghiottite da una delle molte voragini.
Quando incontrai il Presidente Viglione, la mattina successiva percorrendo il tratto da Migiandone a Domodossola, via Anzola, Piedimulera mi sforzavo di proporgli un quadro della situazione, legandolo a quanto vedevamo e alle notizie frammentarie che riuscivamo a raccogliere, ma nessuno immaginava le dimensioni dello sconquasso, quanto era accaduto, ad esempio, nella Valle Vigezzo.
E' un quadro che è stato prospettato stamane, compiutamente, con chiarezza di riferimenti di ogni tipo: tecnico, statistico, scientifico politico e, per quanto più conta, con ricchezza umana. Oggi stabiliamo qui un raccordo tra la Regione e una drammatica realtà locale, una verifica della organizzazione degli interventi per l'oggi e per il 1977 affidandoci, per quanto è possibile, alle molte cifre ascoltate, per certi aspetti inafferrabili, non facilmente seguibili, ma di più alla percezione alle intuizioni, al buon senso delle proposte di queste popolazioni di montagna, raccolte nei molti incontri qui a Domodossola e concentrate nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale aperto del 25 agosto.
Mi sono posto l'impegno di essere schematico, breve, soffocando il sentimento, quanto profondamente avverto per il legame che mi unisce a questa terra.
Un pensiero deferente, di commozione per le vittime e la solidarietà alle popolazioni investite dalla tragedia, qui nell'Ossola, ma anche in Valsesia e nel Canavesano. Il plauso è già stato detto da chi è intervenuto, il grazie a quanti hanno portato concreta solidarietà alle popolazioni.
Il riconoscimento alla prontezza dell'intervento regionale, in una atmosfera inizialmente se non ostile, certamente non benevola, recuperata poi da una universalmente riconosciutagli capacità nel muoversi del Presidente Viglione, il quale, con entusiasmo solerte e puntiglioso costringeva i Sindaci a ritirare le dimissioni, a spendere sulla parola dirottava altrove la protesta, tant'é che un quotidiano il 10 agosto scriveva: "I Sindaci protestano contro l'inefficacia della Regione Lombardia". Ma fuori della battuta, c'è il riconoscimento leale per i colleghi che, avendo responsabilità di governo regionale, hanno profuso tempo e energie nell'Ossola.
Noi lasciamo alle spalle ogni affermazione che possa essere interpretata come risvolto polemico e non solo perché qui vi è la tragedia ma perché da tempo questo è il taglio dato al nostro ruolo di forza di opposizione, ricercando nella "critica pulita" il vero momento di incontro con le altre forze politiche, per tentare di costruire assieme qualcosa offrendo nel non accordo, soluzioni alternative.
Gli interventi vanno coordinati sia per l'emergenza, sia per la difesa del suolo e non solo tra Stato e Regione, ENEL e Camera di Commercio Provincia e SIP, ma anche tra Assessorati regionali operanti almeno in numero di 4 per settore: urbanistica, agricoltura, ecologia e lavori pubblici.
Un eventuale ufficio regionale distaccato a Domodossola può valere solo e in quanto possa prefigurare in prospettiva l'organizzazione dell'ente intermedio (il Comprensorio che corrisponde di fatto alla zona omogenea che le progettate norme sulle "autonomie locali" definirebbero oggi "Provincia").
E' necessario acquisire gli elementi che si rifanno all'esperienza del Comitato di coordinamento costituito per l'alluvione in provincia di Alessandria, con la deliberazione di Giunta del 6/6/78.
Il nostro Gruppo, nella proposta di legge Petrini, aveva previsto la costituzione di un Comitato per l'organizzazione e un centro operativo immediatamente insediabile nel caso di calamità. La proposta non era stata in quella sede accolta. Il Consiglio ha però votato un ordine del giorno favorevole in tal senso, delegando la Giunta a presentare un disegno di legge entro dicembre: facciamoci memoria a vicenda perché possa venire a maturazione. C'è una proposta di qualche settore politico, di affidare alla II Commissione consiliare il compito di seguire le diverse iniziative.
Al Comprensorio, ai primi passi, purtroppo struttura ancora fragile nel Verbano-Cusio-Ossola, deve essere consentito di svolgere il ruolo al quale è chiamato dalla legge istitutiva, dalle leggi regionali (artt. 12 e 80 della legge urbanistica n. 56 sui piani territoriali). La stessa legge 38 sulle alluvioni, all'art. 9 recita: "La Giunta regionale approva i programmi di intervento, acquisito il parere dei Comitati comprensoriali e sentita la competente Commissione consiliare". Ho letto sui giornali che per affiancare un Assessorato di grossa portata c'è stata questa omissione della presenza comprensoriale. Eppure questo Comprensorio nell'alluvione '77 aveva operato, coordinato e presentato nei tempi congrui la proposta degli interventi, con un delicato lavoro di mediazione tra le molte attese i bisogni della popolazione col quadro delle contenute disponibilità finanziarie. Il Comprensorio non può essere usato come elemento da ricercarsi nel momento della distribuzione dei pochi o dei molti fondi ai Comuni. Non è la presenza fisica di qualche rappresentante, ma è il ruolo del Comprensorio che conta. Ci sono difficoltà obiettive che riconducono alla sostanza e non alla forma e alla facciata. Comunque qualcuno che registri, coordini, solleciti, stimoli, si raccordi coi centri decisionali è indispensabile.
Tale stimolazione che ho sentito nella parte conclusiva del Vice Presidente Bajardi, avrebbe consentito, ad esempio, che i 700 milioni in conto capitale affidati al Verbano-Cusio-Ossola sui 25 miliardi stanziati dallo Stato con la legge n. 2 del gennaio 1978 per le alluvioni in Piemonte del 1977, venissero spesi subito. Soprattutto perché definiti di somma urgenza! Cito il caso di Anzola con un progetto di 95 milioni. Ancora quello di Cavaglio Spoccia (in Val Cannobina), 90 più 90 milioni per la protezione degli abitati di Cavaglio e Gurrone, laddove è ancora in uso il materiale dato in dotazione dall'esercito e il pericolo è incombente.
Il coordinamento invocato consentirebbe che le espressioni periferiche dell'Amministrazione statale (esempio Magistrato del Po e ANAS, che pur vanno d'accordo con la Regione, anche per il calore umano che l'espressione regionale pone nei rapporti) avessero a raccordarsi entro spazi di compatibilità dignitosa con la nuova dimensione regionale, anche attraverso l'interscambio delle esperienze.
Il Consiglio provinciale di Novara ha richiesto la legge speciale. E' stato detto che la Regione non ce la fa da sola per coprire il costo totale dell'impresa preventivata a oggi in lire 117 miliardi. La proposta di legge speciale è valida perché garantisce organicità di intervento non assicurabile coll'impinguamento delle singole voci di bilancio dello Stato per i diversi Enti, attraverso invece stanziamenti specifici, ad esempio: la ricostruzione statale Valle Vigezzo 337 la sistemazione definitiva della strada Valle Anzasca 549 la ricostruzione del tronco italiano della ferrovia Vigezzina, oggi rivelatasi strumento indispensabile, senza alternativa, per la ripresa economica e il collegamento fisico della zona (passano su di essa 500.000 viaggiatori annui) la deroga al blocco imposto con la legge 16/8/75 n. 482 per il tronco autostradale Gravellona-Stroppiana dell'autostrada Voltri Sempione la costruzione superstrada Grave llona-Sempione, il cui progetto già realizzato da anni è stato riofferto dalla Provincia di Novara.
La legge potrebbe anche prevedere la riduzione dell'IVA dal 14% al 3 (su 100 miliardi non più 14, bensì solo 3 ritornerebbero allo Stato in un giro da molti ritenuto tanto "originale"). La legge forse potrebbe riconcretizzare il solido organo di gestione e di coordinamento che ricordavo prima, alle diverse presenze operative (Stato-Regione-Provincia Camera di Commercio, aziende speciali ENEL. SIP ecc.) e per la cui operatività in questa fase ci siamo affidati anche alla fantasia e alla buona volontà delle parti. L'ordine del giorno è stato approvato all'unanimità, fatta eccezione del punto riguardante l'autostrada dove il P.S.I., si è astenuto e il Partito comunista italiano ha votato contro.
Non mi impossesso dell'argomento autostrada per ricercare adesioni certe, ne indulgere a richiami di suggestione infarcita magari di demagogia. Un fatto è certo: la non esecuzione, il blocco hanno umiliato le genti ossolane, ferendole e non solo per la condanna dell'economia della zona che pur è utile al Paese (lo ha ricordato un Sindaco), che dà il passaggio a 100 miliardi annui di energia elettrica e al metanodotto Italia Olanda: un paese che serve dunque e non è servito, eppure è dotato di 4 valichi di frontiera verso la Svizzera.
Ritengo che tutti assieme, forze politiche, sindacati, organismi spontanei, culturali - senza che ci sia un primo della classe - dobbiamo operare per raggiungere questo risultato, superando anche rispettabili convinzioni di parte, accreditabili a principi generali: essere a favore o contro alla politica autostradale.
Principi e orientamenti che qui non hanno ragione di essere, non vengono intaccati perché si tratta di concludere un'opera, dare raccordo ossigeno, vita a una terra. Anzi, dobbiamo chiedere per essere certi che passata l'ondata di emozione sollevata dalla tragedia, non si ricada nel silenzio, che il piano della costruzione parta dal nord, da Gravellona verso Invorio. E ancora la legge speciale deve prevedere la sistemazione idrogeologica dell'intero bacino del Toce, organica, globale (sono stati citati il Rodano nel Vallese e il confinante Ticino), alla luce della ciclicità delle alluvioni che, secondo uno studioso locale, in un interessante saggio su "Oscellana", una rivista locale, hanno accompagnato per un millennio la storia dell'Orsola. Se nasce, come deve nascere l'intervento statale, bisognerà promuoverne l'armonizzazione con le previsioni della legge regionale 38 (Art. 5 per il piano di bacino).
L'alluvione del '77 aveva spazzato un ponte ferroviario a Vogona, un altro a Verbania Fondotoce, un altro stradale a Feriolo. Siamo stati tratti dall'isolamento attraverso recuperi di fortuna (l'antica, ma vitale e robusta linea ferroviaria Novara-Domodossola) e un ponte di barche spazzato via dalla nuova alluvione. Nell'alluvione precedente era cascato il ponte a Gravellona verso Baveno-Stresa e l'altro a Gravellona verso Verbania.
Oggi sono distrutti i ponti della Val Vigezzo e un altro in Valle Anzasca (sostituito dal Genio Miliare con un Ponte Baylai in appena 18 ore compreso il prelievo del materiale a Piacenza). Non c'è stata soluzione di continuità nella disgrazia, nell'isolamento! Signor Presidente, Signori Consiglieri, poco organicamente raccolgo ancora e telegraficamente qualche idea, qualche suggerimento per gli interventi urgenti e per quelli suppostati da tempi lunghi.
Sono sta ti comunicati gli interventi dell'ANAS e del Magistrato del Po.
Ma qui risottolineo sino alla noia l'esigenza del collegamento tra i diversi enti per le interdipendenze infrastrutturali e per le confluenze sotto il profilo geofisico e orografico, dei dati di rilievo e di studio.
Galleria strada Cannobina: unica strada di supplenza per la Val Vigezzo. Utilizzo prudente della struttura viaria attuale. Si suggerisce di iniziare subito e comunque i lavori, anche se l'Anas tenta di anticipare il congiungimento con la Vigezzo.
Valutare la convenienza di allargare la galleria, oppure semplicemente di abbassare la quota di calpestio e allargare definitivamente l'intera strada, stabilendo per la galleria un provvisorio senso alternato.
Valutare l'opportunità di invocare l'intervento del Genio ferroviario per la tratta di mt. 92 costituente, sembra, la maggiore difficoltà da superare per i raccordi della Vigezzina.
Esaminare la possibilità di estendere l'intervento sulle abitazioni private a favore dei cittadini che devono adeguare la costruzione esistente alla modificata situazione geomorfologica (es., piani terreni non più abitabili) laddove non è possibile l'applicazione dell'art. '7 della legge 38 relativo alle aree non ricostruibili.
Problema sub appalti.
Ho letto l'interessante dichiarazione dell'Assessore Rivalta. Concordo decisamente. Ritengo che l'Assessorato debba svolgere degli accertamenti e invito l'Assessore a riferire nella prossima seduta del Consiglio.
Interventi in conto interessi per precedenti alluvioni (circa 2 miliardi per il Verbano-Cusio-Ossola). Ho udito l'impostazione. Ritengo che occorra assumere decisioni per definire tempi e programma operativo, certi e non elastici. C'è il problema della zona industriale e delle attività produttive in genere. Si deve esaminare o riesaminare l'elenco dei Comuni che possono fruire del D.P.R. 902 sulle "Aree insufficientemente sviluppate" e di fatto esaminare se l'evento calamitoso possa determinare una diversa risoluzione, vista la proposta di compromesso tra l'ipotesi ministeriale e quella della Regione Piemonte, quale risulta dalla deliberazione del 25/7/78 della Giunta regionale, in un realistico confronto tra la potenzialità dell'intervento regionale con la nuova legge sull'area industriale del Verbano-Cusio-Ossola approvata il 6/7/78 e la fruizione relativamente immediata dei benefici della 902.
Danni all'agricoltura: occorre in ogni modo snellire le procedure per un settore apparentemente autoriducentesi dal '70 al '75; in Piemonte, è stato detto, la superficie agraria è calata di 143.000 ettari, nonostante la crescita del deficit alimentare. Il Collega Bertorello, che cito non per l'appartenenza al mio Gruppo politico, ma perché è un intenditore, ha potuto constatare nelle mostre zootecniche dell'Ossola l'alto grado di selezione del nostro bestiame. E' una strenua difesa ed è la voglia di andare contro corrente.
Un Sindaco accorato denunciava che nel suo paese ancora esistono 300 capi bovini e 1200 ovini (molti per queste zone di montagna): il Toce ha distrutto i 9/10 dei pascoli.
Sono ancora sospese le liquidazioni del 1977. Ho sentito che per il 1977 resta competente il Corpo forestale e per il 1978 diviene competente l'Ispettorato agrario. Propongo invece che il complesso delle liquidazioni venga subito affidato alle Comunità montane, se è consentitile, affiancate da tecnici dei due uffici, con procedura d'urgenza: sopralluogo per l'accertamento dei requisiti, valutazione immediata in contraddittorio e liquidazione attraverso la stessa Comunità montana.
Altri Consiglieri parleranno della variazione di bilancio. Sono solo dispiaciuto che per un verso o per l'altro la legge n. 28 sulle opere pubbliche per i Comuni finirà ancora di essere inoperante e si ridurranno altri interventi per opere sociali. Sarebbe il caso di approfondire il discorso rivedendo ogni voce di bilancio, così come ha fatto il Consiglio regionale che, ahimè povero!, ha pur trovato in tal maniera i suoi 50 milioni per le Comunità montane.
Spendiamo tutti i quattrini della legge 54 per la difesa del suolo ecologia, sistemazione aste fiumi e torrenti. Sui 50 miliardi del Piano di sviluppo, spendibili in 3 anni, la competenza regionale per il 78 è di 8 miliardi. Di questi è stato solo impegnato il 25% (2 miliardi) e non sarebbero ancora state sborsate le somme (forse fortunatamente per l'Ossola).
Sollecitiamo il Parlamento presso il quale è fermo il piano decennale Gullotti per la sistemazione idrogeologica con una previsione di spesa di 3.000 miliardi in 10 anni (1978-1987).
Sollecitiamo ancora la legge speciale, comunque l'intervento dello Stato.
Diamo all'Ossola la possibilità di uscire dall'isolamento, ma affidiamogli per quanto ci è possibile, in tutti i settori e anche in quello dei servizi socio-sanitari , la più ampia occasione di autonomia per i motivi emersi anche in questa tragica occasione: decollo effettivo del Dipartimento emergenza accettazione completamento dell'ampliamento dell'Ospedale S. Biagio (il quale deve essere autonomo, atteso il fatto che questa zona resta ciclicamente isolata dal resto del territorio piemontese) accoglimento delle istanze di ristrutturazione della pianta organica dello stesso ospedale, di modo che ci sia completezza e pienezza di prestazioni.
Signor Presidente, Signori Consiglieri, volevo dire di più, mi consentano di intervenire con una riflessione che ha più valore umano che non politico. Questa giornata ossolana è per molti di noi un tuffo nel passato, consentitoci mentre respiriamo a pieni polmoni questo ambiente austero e vivace, rivolgendoci con timidezza alla possenza del pensiero rosminiano, mentre fuori tutto ci richiama alla severità della riflessione sulla storia di questa terra, sulla sua tragedia, sul fatto che a chiedere con dignità sia la stessa gente che nel passato ci ospitò nelle case oggi disastrate, nelle baite sui monti, che ci sfamò in allora senza contropartita! Questo forse giustifica anche l'adesione del nostro Gruppo a un esperimento, forse non più ripetibile, di una seduta consiliare fuori dalla sede istituzionale che dovrebbe sollecitare tutti ad agire perché questa operosa popolazione possa ritornare a lavorare entro contorni di certezza fatti di pace e di sicurezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, l'alluvione del 7 agosto diciamo meglio la grande pioggia del 7 agosto, ha messo in evidenza i vecchi problemi di questa zona in termini drammatici. Erano problemi più volte segnalati, di cui eravamo a conoscenza, che avevano cominciato a determinare anche una sorta di protesta di carattere politico, qualche cosa che maturava all'insegna di quel filo rosso che corre spesso quando la contestazione assume motivate ragioni di essere.
Ebbene, questa prima caratteristica che abbiamo dovuto individuare è che qualsiasi calamità mette automaticamente questa zona fuori da qualsiasi tipo di comunicazione. E' stato sufficiente il crollo di un ponte nelle precedenti alluvioni per tagliare fuori l'Ossola. Ancora oggi il collegamento avviene soltanto attraverso la strettoia di Gravellona e appare oltretutto singolare che essendo possibile in una notte gettare dei ponti (magari sotto il fuoco del nemico) non sia possibile in 29 giorni mettere a posto un ponte di barche sul fiume Toce perché è stato scardinato dalla piena del fiume.
Abbiamo una realtà che si è offerta nella sua crudezza e diamo atto anche noi che l'azione della Giunta regionale è stata tempestiva, generosa soprattutto convalidata da una presenza che ha dato immediatamente il senso della possibilità di trasferire fiducia dall'Ente pubblico alla gente che subisce i danni.
Non staremo a fare delle critiche sul settore dei pronti interventi laddove sono emerse soprattutto dai giudizi degli Ossolani in relazione alla chiamata delle imprese che ancora oggi non hanno dato corso agli incarichi affidati. Ma di questo parleremo in futuro nella sede appropriata dove riterremo di proporre per questo tipo di interventi la possibilità di avere uno staff di imprese notevolmente attrezzate, serie, alle quali affidare immediatamente i pronti interventi attraverso prezziari ben definiti da parte degli uffici regionali, in maniera che non ci sia nessuna possibilità di revisione prezzi e di altri meccanismi che portano a rendere speculative anche queste iniziative.
Veniamo agli interventi di carattere finanziario per i quali siamo chiamati a deliberare nei termini della variazione di bilancio.
Appare immediatamente il limite dell'intervento regionale, un limite che è di notevole entità, e che non risolve al completo i problemi emersi dalla tragica realtà. La Regione ha fatto e farà tutto quello che è possibile fare, ma credo che gli interventi, così come sono configurati soprattutto per quello che riguarda l'agricoltura, sono una anticipazione di fondi che dovranno essere reperiti nella legge nazionale e per quelli che riguardano le opere pubbliche, di storno da altre attività che erano state attese da altri Enti locali, dimostrando chiaramente l'insufficienza dello sforzo che la Regione può fare e quindi la necessità di ricorrere a soluzioni di carattere diverso.
La prima cosa che dovrà essere fatta è la concentrazione degli sforzi economici di tutti coloro che sono in grado di farli per il ripristino delle condizioni essenziali di vita nei collegamenti e per la ripresa delle attività produttive.
A questo punto quella intelligenza che giustamente l'Assessore Bajardi poteva vantare, ma che mi pareva auspicasse anche per il futuro, dovrebbe portarci ad individuare dei canali burocratici, anzi eliminare le burocrazie che purtroppo ci danno impaccio per l'erogazione immediata di questi fondi. Erogazioni che possono essere fatte con tutta la cautela necessaria quando si spende denaro pubblico, ma che non possono essere soggette all'ennesimo scandalo di mesi e mesi che trascorrono senza che questi indennizzi vengano fatti. Gli indennizzi riguardano il settore dell'agricoltura, ma soprattutto si riferiscono a quei danni che possono rallentare le possibilità di ripresa dell'attività produttiva.
Credo che possa essere considerato utile il trasferimento al comprensorio nord delle possibilità offerte dalla legge per le aree industriali, ma non dimentichiamoci, perché sarebbe stupido crearci delle facili illusioni, che il settore industriale di questa zona è in crisi anche di carattere endemico, crisi che non sarà risolta con la possibilità di facilitazione di nuovi insediamenti, ma che potrà essere risolta solo con la possibilità di collegamenti che mettano l'Ossola in rapida comunicazione con il Milanese e con le zone del sud del Piemonte.
Noi del P.S.D.I., chiediamo insieme con coloro che la chiedono, pur non configurandola nei termini indicati nell'ordine del giorno presentato in bozza, una legge speciale per l'Ossola. Tutti coloro i quali hanno percorso questa contrada non possono non aver constatato alcune cose di fondo. Non siamo oggi nella fase in cui risaniamo i danni arrecati da un'alluvione, ma siamo in una fase in cui si trae qualche respiro nel momento in cui però i problemi sono rimasti tali e quali e le situazioni sono sempre drammatiche: la strada della Valle Antrona, che oggi passa su una specie di enorme mastodontico, allucinante greto, è una strada che non può essere più concepita in termini di attuazione secondo il concetto tradizionale che veda le ruspe aprire nuovamente la sede precedente, ma deve essere studiata in termini obiettivi e soprattutto di alta qualificazione e di alta capacità progettuale.
Così per i danni della Val Vigezzo. Ci rendiamo conto che i torrenti che hanno cercato nuove sedi, nuovi alvei, sono in condizioni tali per cui la pioggia che ieri è caduta per alcune decine di minuti è sufficiente per creare momenti di panico e di apprensione.
In questa situazione chiediamo che sia data una risposta non attraverso ai soliti palliativi, ma attraverso allo studio approfondito, preciso e soprattutto tecnicamente qualificato di tutta la situazione. Chiediamo che obiettivamente non si attenda che il Magistrato del Po comunichi l'inadeguatezza dei propri strumenti finanziari, ma che la realtà sia affrontata in termini di studi precisi, che possano razionalmente essere considerati efficaci. Il coordinamento regionale, da noi richiesto da oltre un anno, potrà essere efficace.
La legge speciale deve essere richiesta per tre motivi: soltanto in questo modo è possibile dare un quadro di certezza alla gente che abita nell'Ossola soltanto attraverso una legge speciale sono possibili gli sgravi di tipo fiscale. Chiediamo che gli Uffici, nell'ambito dell'iniziativa che verrà portata avanti con il Governo e il Parlamento per ottenere la legge speciale, possano già predisporre questo tipo di rinvio della riscossione delle cifre in attesa della regolamentazione solo in questo modo i problemi non di oggi, ma di ieri, che si trasferiranno sulle possibilità di sviluppo per il domani, potranno essere affrontati e risolti. Parlo del collegamento rapido e sicuro dell'Orsola con il resto della regione e delle valli circostanti. Crediamo che lo sforzo contenuto nella proposta di ordine del giorno venga portata avanti dalla Regione Piemonte con la massima energia.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, sono ancora numerosi gli iscritti a parlare. Credo che l'opportunità, pur valida, di proseguire i lavori sino ad ultimazione si scontri con il fatto che ci attenderebbero ancora tre ore di la voro. Suggerisco una breve interruzione che consenta di riprendere i lavori con un minimo di serenità alle ore 14.
Non vi sono obiezioni, la seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



< torna indietro