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Dettaglio seduta n.206 del 06/07/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BELLOMO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il processo verbale della seduta del 29/6, se non vi sono osservazioni si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta

Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i colleghi Alberton, Bianchi, Sanlorenzo Viglione ed Enrietti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale 1/6/1978: "Modifica ed integrazione dell'art. 7 della legge regionale 16 gennaio 1973 n. 4 'Iniziativa popolare e degli Enti locali e referendum abrogativo e consultivo'" alla legge regionale 1.6.1978: "Rimborso spese di viaggio e trasferta ai componenti il Comitato regionale per il servizio radiotelevisivo" alla legge regionale 1.6.1978: "Interventi regionali in materia di movimenti migratori".


Argomento: Varie

c) Nuove manifestazioni di violenza a Torino


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, un commando terrorista ha fatto un'incursione lunedì pomeriggio, verso le ore 17, nella sede della Finpiemonte in Via Garibaldi.
Il commando, dopo aver legato e rinchiuso in una stanza da bagno il direttore e tre impiegati che si trovavano negli uffici, ha lanciato tre bottiglie incendiarie in altri uffici della sede regionale. Pare che il commando fosse composto da 6 persone armate e mascherate. Solo una serie di circostanze fortuite ha scongiurato terribili conseguenze incendiarie, come era chiaramente nei disegni degli attentatori. Più tardi gli autori di questo ennesimo tentativo di violenza si sono qualificati come appartenenti a prima linea, una delle tante etichette dietro le quali si nascondono gli eversori ed i violenti.
E' di un'ora fa un'altra drammatica notizia relativa ad un attentato alla persona dell'ing. Ravaioli, Presidente dei piccoli industriali, menre stava uscendo da casa in Via Cibrario. Gli sono stati sparati alcuni colpi di rivoltella e in questo momento è ricoverato all'Ospedale Maria Vittoria.
Il Consiglio regionale nel condannare queste nuove manifestazioni di violenza, che solo casualmente non hanno avuto pesanti conseguenze ribadisce fermamente la propria incrollabile fiducia nel metodo democratico del confronto e della dialettica pluralista e rinnova l'impegno per battaglie di progresso e di sviluppo sociale nella Regione e nell'intero Paese.
Chiede la parola il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, ritengo che non sia soltanto giusto prendere la parola per accomunare i nostri sentimenti dolorosamente colpiti, ma sia anche doveroso per tutti noi Consiglieri regionali, alcuni dei quali uomini della Resistenza, lanciare un appello perché si trovi la forza politica per dare anche una risposta al Paese che attende la nomina del Presidente della Repubblica.
Le due cose, a mio giudizio non sono disgiunte. Gli attacchi forsennati, delinquenziali e criminali delle brigate rosse a uomini che danno un'impronta dinamica e democratica al settore dell'economia e l'attentato alla Regione Piemonte fatto da prima linea, derivazione operativa delle brigate rosse, s'inquadrano nel tentativo di creare ulteriore difficoltà e marasma nel Paese. Vi è l'esigenza di richiamare autocriticamente noi stessi, ognuno per la propria parte e poi l'intero Parlamento, affinché queste giornate vengano utilizzate per dare da una parte risposta ferma e aperta al Paese con la nomina del Presidente della Repubblica, e dall'altra per aumentare la vigilanza. Tutti devono sentire il dovere di collaborare con gli organismi della Repubblica per tutelare la vita dei cittadini e del bene pubblico; perciò anche all'interno della Regione Piemonte dobbiamo vigilare contro gli attacchi diretti alle nostre sedi. Su questo terreno siamo ancora ben distanti dal prendere le misure necessarie! Sono troppi gli ingressi non custoditi, troppa è la gente che va e viene e che non si conosce. Si sono addirittura verificati nel passato dei furti all'interno degli uffici. Non è detto che si debba creare uno stato di frontiera, ma è però necessario un minimo di severità negli uffici, tanto più ora che abbiamo decentrato diversi uffici con importanti servizi dotati di costosi mezzi tecnici.
E' altresì opportuno dare un'unificazione ai controlli nella vigilanza è un problema che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e la Giunta per la parte che le compete, dovranno valutare al fine di dettare alcune norme di controllo, di creare circuiti interni televisivi, di sistemare porte con citofoni e così via. Confidiamo che il nostro richiamo venga accolto non solamente dal Consiglio, ma anche dal Parlamento e che i nostri rappresentanti investiti dell'incarico della nomina del Presidente anche se sono in piccolissima rappresentanza, possano al più presto giungere alla importante elezione: anche questa è una risposta che andrà a rafforzare l'ordine pubblico contro l'ulteriore sviluppo degli attentati delle brigate rosse ed a dare saldezza alla nostra democrazia.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Prego il Presidente della Giunta e del Consiglio di esprimere a nome di tutti i colleghi un particolare cenno di solidarietà alla signora Ravaioli che da lungo tempo segue l'attività del Consiglio. Indipendentemente dalle dichiarazioni politiche, mi associo completamente a quanto ha detto il collega Raschio, penso che una manifestazione di solidarietà umana espressa da un consesso che ha già conosciuto nelle proprie file il segno criminale di queste azioni, possa rappresentare un minimo di partecipazione in questo tragico evento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, signori Consiglieri, ancora una volta il Consiglio regionale è chiamato a pronunciare una parola di esecrazione, di condanna e di solidarietà, sino a ieri per un solo fatto, stamane per altre gravi manifestazioni all'incolumità di una persona che non svolge precipua attività politica, ma è incisivamente presente nella società in rappresentanza di una categoria che pur dice una sua parola nel grosso discorso in difesa dei valori comuni, all'interno della comunità piemontese e del Paese.
Una grossa minaccia, una tragica conclusione scongiurata per l'imperfetto funzionamento del meccanismo, semplice di per sé, ma pur sempre diabolico, ha risparmiato danni alle cose - certamente riparabili e alle persone più irrecuperabilmente vulnerabili. La dinamica dell'attentato, tempestivamente e minutamente divulgata, non ha bisogno di altre sottolineature; è crudele in sé per il modo e per il fine.
Anche dal momento che non ha esitato a coinvolgere il personale inerme la cui presenza all'interno dell'edificio regionale non rispondeva certamente ad una vocazione reazionaria, ma ad altra chiamata legata a un rapporto di lavoro, alla necessità di essere in quei locali per lavorare e per vivere.
Non è che il politico abbia titolo preferenziale per essere colpito anzi talvolta è più da commiserare in ispecie quando è inerme e indifeso.
Stavolta, però, si è andati più in là. E questo preoccupa, fa riflettere sulla pretesa socialità di un moto definito rivoluzionario, provoca una sconsolata tristezza. Tristezza accresciuta dalla rilevata volontà di ferire il cuore, la cittadella democratica, oserei dire l'espressione più moderna e vivace dello Stato delle autonomie: la Regione.
Con compostezza che non è solo rituale, ma sereno rinnovato atto di fede nei principi, nei valori di fondo nei quali crediamo, risottolineiamo colla parola di condanna per l'attentato e di solidarietà per coloro che l'hanno sofferto-quanto altre volte è stato qui affermato dal Gruppo D.C.
ed è: "la constatazione dell'enorme divario esistente tra le pur obiettive condizioni di disagio e di sofferenza, presenti nella nostra società ed un ricorso programmato alla violenza eletta a ideologia, a strumento unico di lotta, che rifiuta la complessità dei problemi, l'indipendenza dei comportamenti, la proporzione dei mezzi da usare rispetto ai fini da raggiungere, le esperienze acquisite, gli ammonimenti e le lezioni anche recenti e presenti nella storia contemporanea con i sacrifici, le umiliazioni ed il dolore di tanti popoli oppressi e spesso ridotti a essere miseri".
Ben venga quindi la proposta del collega Raschio di adoprare ogni migliore atto di intelligenza per prevenire, per proteggere, per custodire i patrimoni e principalmente le persone. Non intervengo nel merito di talune proposte avanzate, di circuiti interni televisivi o porte sorvegliate: bisognerà stabilire alcuni approfondimenti perché è una materia che per taluni aspetti non sempre è riconosciuta valida ed efficace e non sempre ha i crismi della legalità.
Non è la prima volta che ci ritroviamo sforzando la fantasia alla ricerca di un modo non retorico e non demagogico per esecrare, per condannare tristi avvenimenti.
Questo Consiglio regionale nelle carni dei suoi rappresentanti porta i segni visibili degli attentati di una piccola parte della società italiana.
Risottolineiamo l'esigenza che si abbia a provvedere non attraverso alla proposta di legge eccezionale, ma attraverso all'adozione, una volta per sempre, di eccezionali provvedimenti in uno sforzo di serietà alla ricerca di punti di incontro comune che, una volta adottati, siano rispettati da tutti, non andando più in là da quella che è la semplice richiesta di un atto di giustizia, l'assicurazione del principio della tranquillità e della convivenza dei cittadini.
Se il discorso fatto attorno al Presidente della Repubblica può essere per taluni aspetti calzante come modo di proporre una facciata di pulizia di concordia all'interno della comunità nazionale, a nome del Gruppo democristiano aderisco allo sforzo che viene richiesto ai nostri delegati grandi elettori presso il Parlamento della Repubblica. Peraltro il collega Bianchi, proprio all'interno del Gruppo ha svolto egregiamente il suo intervento con una proposta sufficientemente distaccata, così come distaccato, nonostante le apparenze e gli addebiti, è l'atteggiamento della D.C. in questo particolare momento, alla ricerca tutti di una soluzione che non sia lacerante, che non ridicolizzi e sottovaluti qualsiasi parte n crei preclusioni. Sotto questo aspetto lo sforzo del nostro Partito, dei democristiani piemontesi e italiani è collocabile assieme e accanto allo sforzo di tutte le parti politiche che vogliono assicurare la copertura di questo posto che rappresenta la più alta magistratura della società italiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Diceva bene il collega che mi ha preceduto: è difficile coniare termini nuovi o trovare concetti nuovi per celebrare queste occasioni, ed è sempre più difficile valutare fenomeni che sono sempre ogni giorno più propri e caratteristici dell'irrazionale.
L'episodio al quale ci riferiamo porta il timbro di un'azione di velleitarismo di periferia e questo indica una pericolosità maggiore e diversa di altre vicende che abbiamo celebrato in questa sede che quanto meno, sia pure nell'irrazionale, avevano un certo rapporto tra l'obiettivo e la sua ragione primitiva. In questi casi invece ci troviamo di fronte alla manovalanza del crimine terroristico diretto nei confronti di situazioni che non hanno alcun tipo di risposta politica. Questo ci sta a dimostrare la ramificazione che questa organizzazione ha nel tessuto sociale e, una volta di più, mostra l'inefficienza delle forze che sono tenute a prevenire e a colpire questi fenomeni che non sono in grado di intervenire su situazioni che non hanno un'organizzazione di mesi, quale poteva essere il rapimento dell'on.le Moro, ma che probabilmente sono il risultato di un'improvvisazione con a monte non più di qualche giorno di preparazione. Questo episodio, per molti versi diverso da altri, è ancora più preoccupante del fenomeno del quale ci stiamo occupando.
Ogni volta che questi fatti avvengono tutti quanti li facciamo risalire ai comportamenti delle forze politiche e allora il contrasto tra le dichiarazioni ed i comportamenti è abbastanza stridente. A chi dice, per esempio, che l'elezione del Presidente della Repubblica può essere una risposta per modificare uno stato di disagio che in una certa misura pu avere alimentato le manifestazioni del fenomeno e il disinteresse della pubblica opinione nei confronti del fenomeno stesso, chiedo perché nella riunione dei Capigruppo ha ritenuto di assentire con il Presidente sul fatto che non ci dovesse essere il dibattito in aula in occasione della nomina dei delegati regionali, considerato che delegato vuol dire incaricato di andare nel consesso nazionale ad esprimere la volontà della comunità piemontese. La vita politica è diventata di un grigiore assoluto.
Non mi sembra serio chiamare i parlamentari alla serietà, al rigore e all'immediatezza della nomina del Presidente della Repubblica, non mi sembra serio né da parte nostra, né da parte della stampa che con noi è responsabile della formazione-informazione dell'opinione pubblica.
Sulla stampa di questa mattina è scritto,finalmente a titoli chiari: "la scelta del candidato influirà sul nostro destino politico". La battaglia che si sta facendo a Roma non è sui tempi o sulle ambizioni personali come è avvenuto in altre epoche, ma è su di una grossa strategia politica in uno dei momenti più cruciali, peraltro senza una preparazione sufficiente a monte. Dovremmo in tutte le occasioni opportune ridurre la carica qualunquistica che siamo abituati a usare oltre il lecito e, per quanto possibile, informare l'opinione pubblica e soprattutto noi stessi sulla serietà e sul pregio politico di quanto sta avvenendo in questi giorni a Roma.
E' normale che i partiti che si attestano, probabilmente, ad una svolta storica nel nostro Paese (e ci auguriamo che uno in modo particolare finalmente dopo 60 anni .voglia imboccare una scelta occidentale e pluralista in senso reale) ponderino su queste cose. Se il prezzo dell'apertura della dialettica definitiva tra concezioni diverse, anche se confluenti, sul modo d'essere e sull'organizzazione della società per nominare non soltanto un notaio più o meno rappresentativo e più o meno in regola con le tasse, è il ritardo di qualche settimana i politici e i cittadini devono riflettere e, ancora una volta, evitare di fare del libellismo e dello scandalismo che produce poi i "pruriti di periferia" che determinano fatti delittuosi come quello di cui ci stiamo occupando.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

A nome del Gruppo repubblicano, esprimo la solidarietà nei confronti dei dipendenti e dei quasi colleghi della Finpiemonte, per l'attacco che hanno subito, per il trauma che ne è conseguito, ed esprimo anche la nostra solidarietà al Presidente della piccola industria colpito stamane ed alla moglie giornalista che vediamo sovente seguire i nostri lavori.
La nostra responsabilità preminente è quella di provvedere alla tutela dei dipendenti della Regione e dei suoi enti strumentali,Alcune delle proposte fatte a tal fine possono essere prese in considerazione e messe in atto rapidamente, perché non vorrei che nelle more della discussione su questo o quel sistema, chiunque potesse andare e venire negli Assessorati e negli uffici del Consiglio. Visto che ci troviamo di fronte ad una nuova strategia del terrorismo, messa in atto dopo la tragica conclusione della vicenda Moro e la successiva relativa tregua,vorremmo conoscere il comunicato di prima linea per capirne la matrice: i documenti di queste persone non devono essere occultati almeno a coloro che sono direttamente implicati nelle vicende.
A noi tocca tutelare le persone che operano all'interno della Regione e capire le ragioni di coloro che fanno questi aberranti attentati e alla polizia tocca individuare gli attentatori; a ciascuno il proprio mestiere: alla magistratura quindi, una volta individuate le persone colpevoli, il compito di perseguirle.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dovremmo evitare di esprimere semplici parole di rito, nel deprecare avvenimenti criminali e incomprensibili. Il maldestro attentato alla sede della Finpiemonte lascia perplessi e non permette di coglierne le finalità, diverso dall'attentato così chiaro nella continuità e nell'indicazione di matrice e di tendenza.
Troppe volte abbiamo espresso parole di rito con le quali non facciamo che confermare la nostra impotenza di fronte ad avvenimenti del genere.
Come istituzione pubblica però abbiamo la possibilità di pretendere una maggiore chiarezza e credo che questa chiarezza non venga da quell'organo che oggi è sostenuto da una maggioranza del 95%, che non ha avuto un grammo di autorità in più, non ha avuto un grammo di capacità in più, non ha avuto nulla che gli consenta di portare avanti il discorso per il quale si era impegnato di fronte al Paese. Esigiamo chiarezza perché gli avvenimenti clamorosi che si sono verificati dopo l'assassinio dell'on. Moro e che hanno portato all'individuazione di persone, covi, devono essere portati sistematicamente di fronte al Paese, cosa che non si è fatta all'epoca del sequestro dell'on. Moro e si continua a non fare. Il Paese legge sui giornali notizie spesso fantasiose, spesso anticipatrici di fatti che poi non si verificano, e non conosce le direzioni verso le quali ci si muove, i risultati e le caratteristiche dei risultati che vengono acquisiti.
Non vorrei collegare questi avvenimenti all'elezione del Presidente della Repubblica. E' certo che i fenomeni di terrorismo e di azione antidemocratica si sviluppano in momenti particolarmente cruciali della vita politica italiana: le elezioni e le manifestazioni varie si inseriscono come fattore che tende a mantenere permanente lo stato di disagio, legato in modo particolare alle difficoltà economiche della popolazione italiana. Non credo che si debba scomodare il nome glorioso di Carlo Marx per individuare nell'economia il settore dove questo scontro si sta verificando e dove la trasformazione difficile che sta facendo la nostra società ha il punto di maggior frizione: l'incapacità di chi si assume l'incarico di risolvere i problemi sta nel persistere in una serie di situazioni oggettive che non si riesce a superare.
La nostra possibilità di incidere può essere quella della televisione a circuito chiuso o dei solidi chiavistelli alle porte dei nostri uffici, ma la realtà, secondo il parere del nostro Gruppo, è invece quella di incidere nel settore economico dove il disagio della popolazione si può alimentare in maniera determinante a causa delle drammatiche angosce, dei preoccupanti licenziamenti, dalla crisi persistente dell'industria, dalla faciloneria con la quale si offrono soluzioni per risolvere crisi industriali che poi vengono sistematicamente disattese o non producono gli effetti auspicati.
Su questo settore dobbiamo portare la nostra attenzione a pretendere che in esso si sviluppi l'azione governativa.
Nei primi anni del dopoguerra si affacciò il fenomeno politico "dell'uomo qualunque", fenomeno che sembrava destinato a creare una valanga nell'opinione pubblica italiana stanca dei disagi della guerra e delle incertezze del dopoguerra. A quell'epoca scrissi un articolo su un giornale che dirigevo a Novara, nel quale dicevo che quel fenomeno era destinato a sgonfiarsi automaticamente il giorno in cui il pane bianco sarebbe tornato sulle nostre mense e la tranquillità alimentare e di lavoro sarebbe stata assicurata agli italiani. Quelle parole sono ripetibili oggi di fronte a questi avvenimenti, perché la certezza del futuro economico del Paese e la garanzia che si è imboccata la strada della risoluzione graduale della crisi economica, possono essere la risposta per fugare questi avvenimenti e vanificare qualsiasi sforzo tendente a destabilizzare la democrazia in Italia.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

Non possiamo e non dobbiamo sottovalutare questi ultimi avvenimenti.
Siamo di fronte ad una nuova escalation che colpisce direttamente anche i lavoratori della Regione mettendo in pericolo la loro incolumità. Tutto ci è molto grave.
Le notizie di stamane e l'annuncio dato dai giornali e dall'Ansa che il fatto è stato rivendicato dalle br, indica il tentativo e la volontà di proseguire nel processo di destabilizzazione concentrando l'attenzione sugli Enti e sui rappresentanti dell'attività economica.
Esprimo doverosamente la nostra solidarietà ai lavoratori della Regione che hanno subito violenza, al rappresentante della categoria della piccola e media industria, ai suoi familiari, alla signora Ravaioli che è molto vicina all'attività del Consiglio regionale. Questi fatti sottolineano la necessità della costante iniziativa delle forze politiche, del complesso delle istituzioni e delle categorie sociali. La strada maestra è quella dell'isolamento attraverso alla vigilanza di massa e al funzionamento delle istituzioni democratiche che devono operare quotidianamente per la soluzione dei problemi del Paese e della nostra comunità.
Siamo consapevoli che non è un problema semplice, dobbiamo contribuire singolarmente e collegialmente con tenacia e con determinazione.
La Giunta ha il dovere di valutare le considerazioni e le proposte che dalla discussione sono emerse.



PRESIDENTE

Il Consigliere Raschio ha sollevato alcuni problemi per quanto riguarda l'incolumità dei nostri colleghi e altri colleghi hanno fatto considerazioni di taglio diverso che verranno affrontate quanto prima nella sede apposita. E' in distribuzione la fotocopia della nota Ansa relativa all'attentato all'ing. Ravaioli.
L'Ufficio di Presidenza si impegna a far distribuire in giornata il testo del comunicato di prima linea con il quale si rivendica la paternità del mancato incendio alla sede della Finanziaria.
Esprimo a nome del Consiglio a chi ha subito violenze sentimenti di solidarietà e di vicinanza.


Argomento: Contratti ed appalti - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Comunicazione dell'Assessore Rivalta sugli appalti dell'edilizia abitativa popolare pubblica


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per una comunicazione.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Il 30 settembre 1977 il Consiglio regionale ha approvato il programma di localizzazione dei finanziamenti della legge 513 per l'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata appaltata dagli Istituti autonomi e case popolari. La legge 513 prevedeva la conclusione degli appalti entro il 30 giugno del '78 e, se questo non fosse avvenuto, i fondi sarebbero stati recuperati dal Comitato centrale dell'edilizia residenziale per nuove destinazioni.
Nel corso del mese di maggio ed all'inizio del mese di giugno, molte Regioni hanno richiesto una proroga e la Commissione ministeriale dei lavori pubblici ha dato assicurazione che in occasione dell'approvazione della legge per il programma pluriennale di edilizia residenziale sarebbe stata concessa una proroga di tre mesi. L'Assessorato ha cercato di evitare di far ricorso alla proroga ed ha invitato gli Istituti autonomi case popolari ad esperire gli appalti entro il 30 giugno. I risultati sono stati positivi. Con gli ultimi adempimenti definiti nella giornata di venerdì 30 giugno u.s., tutti i finanziamenti disposti dalla legge 513, dell'agosto 1977, sono stati appaltati, adempiendo in modo integrale ai ristretti tempi previsti dalla legge.
Il risultato è indubbiamente di estrema rilevanza, anche perché, oltre ad accelerare l'esecuzione delle case, dimostra come sia possibile raggiungere, nel settore dell'edilizia abitativa, tempi burocratici ristretti qualora tutte le volontà concorrano per una rapida definizione degli adempimenti. La legge è entrata in vigore il 18 agosto del '77 abbiamo avuto comunicazione del finanziamento il 31 agosto '77, abbiamo formulato il programma entro il 18 settembre e il 30 settembre il Consiglio regionale lo ha approvato.
Nello spirito dell'accelerazione della spesa si è mossa tutta l'attività della Regione, coadiuvata dal Consorzio regionale fra gli Istituti autonomi per le case popolari, che ha, nell'esecuzione degli adempimenti, anticipato i tempi, pur estremamente contenuti previsti dalla legge, dal costante e continuo impegno degli Istituti autonomi per le case popolari e dei Comuni, che hanno svolto con sollecitudine tutte le funzioni loro assegnate, dalla scelta delle aree alla loro messa a disposizione.
I fondi a disposizione erano 63 miliardi 754 milioni. Di questi accantonati i fondi per revisione prezzi, per i diritti amministrativi delle stazioni appaltanti, per le progettazioni, risultavano 44 miliardi.
Sul complesso dei 63 miliardi c'è stato un ribasso medio del 9,3 % che ha fatto risparmiare 4 miliardi di lire: chiederemo al Ministero dei lavori pubblici di poterne disporre.
Quest'accelerazione è significativa, rispetto alle procedure passate che duravano due o tre anni, anche in relazione ai problemi occupazionali.
Si stanno ultimando i lavori appaltati con le leggi 166 e 492 e c'é il rischio che parecchie imprese debbano licenziare gli operai.
La stampa, la settimana scorsa, aveva riportato le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali in ordine a questi appalti: gli appalti sono stati avviati, quindi la risposta della Regione Piemonte è positiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Ritengo di dover fare alcune considerazioni positive e negative. Quando si innesta una procedura che responsabilizza l' Amministrazione comunale nella fase della scelta delle ubicazioni e gli Istituti autonomi case popolari, è indubbio che i risultati sono positivi in quanto le scadenze sono legate a pratiche burocratiche che hanno dei tempi obbligati e quindi razionalmente accettabili. L'azione di coordinamento e di stimolo della Regione ha dato dei risultati positivi. Di questo dobbiamo dare atto all'Assessore. Tuttavia, concomitante all'azione dell'Assessore c'é stata una circostanza favorevole sulla quale vorrei richiamare l'attenzione. Oggi è più facile appaltare i lavori di quanto non lo fosse stato negli anni passati, quando i prezzi previsti dagli Istituti autonomi case popolari sovente erano addirittura superiori ai prezzi praticati dar privati, ma i lavori non venivano appaltati a causa dei tempi lunghi per ottenere il pagamento e gli stati di avanzamento dei lavori, tant'è vero che spesso l'orientamento delle imprese era verso i privati piuttosto che verso le istituzioni pubbliche; oggi la situazione favorisce questi tipi di appalto e dobbiamo prenderne atto con soddisfazione. Tuttavia dobbiamo anche analizzare le motivazioni per le quali vengono appetiti questi tipi di appalto. Si respira già aria di crisi che inevitabilmente investirà il settore edilizio nei prossimi mesi e vorrei richiamare l'attenzione degli Assessori Rivalta e Astengo sul documento che è stato recentemente varato dagli imprenditori edili del Piemonte che guardano con estrema preoccupazione al futuro. I tempi assegnati ai Comuni per ottemperare alle disposizioni della legge 56 si sono dimostrati non sufficientemente adeguati e mi auguro che l'Assessore Astengo tiri fuori dalla manica il jolli e venga a dirci che tutti i Comuni del Piemonte si sono dati il programma di attuazione. Fintantoché queste cose non avvengono o avvengono con gravi difficoltà ho il legittimo diritto di avere delle spiegazioni più esaurienti e più confortanti.
In questi mesi il settore edilizio era ancora in attività per esaurire le licenze edilizie rilasciate dalla fine dell'anno scorso, tuttavia dobbiamo preoccuparci di non creare dei tempi morti, non tanto per l'autunno, quanto piuttosto per la prossima primavera soprattutto nei piccoli e medi centri. Rendiamoci conto che l'edilizia pubblica è un intervento molto marginale e non sufficiente per garantire lavoro in un settore che sta già denunciando qualche sintomo di crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

Mi limito ad esprimere la soddisfazione per i tempi brevi che vengono comunicati dalla Giunta per la costruzione delle case popolari, tempi brevi che mi pare siano già stati realizzati in occasione della divisione dei fondi dell'edilizia scolastica e in altre opere edilizie di grande valore.
Uno dei criteri di appetibilità per le stesse aziende deriva dalla metodologia adottata e dal tipo di procedure. Nel caso della legge 412 come anche in questo caso, si dimostra come un atteggiamento che abbia un'ispirazione programmatoria con criteri ed indirizzi per localizzare in un modo omogeneo ed organico aree, interventi e priorità, offra anche un quadro di operatività agli Enti locali e alle aziende di maggiore interesse, in sostanza, combinato con il ruolo dei Comprensori e di altri soggetti istituzionali, è un motore importante per il miglioramento della situazione obiettiva.
Certe situazioni di crisi del settore non possono essere soltanto ricondotte a presunti interventi legislativi a carattere vincolistico. Vi sono alcune caratteristiche strutturali nello sviluppo della Regione che devono essere tenute in considerazione, come la non ripetibilità in questa fase per le difficoltà della finanza pubblica, delle grandi opere di infrastrutturazione caratterizzanti degli anni passati e che in qualche modo sono stati anche matrici di attività di edilizia pubblica e privata.
Qualche considerazione andrebbe anche fatta sull'attuale distribuzione del reddito dei cittadini e sulla possibilità effettiva per la maggioranza delle persone con reddito familiare non modesto di acquisire un appartamento. I meccanismi degli interessi bancari sui mutui e i redditi delle famiglie rendevano fino ad alcuni anni fa possibile l'acquisto di un alloggio o la costruzione della seconda casa. Oggi questo è molto più difficile. Sono completamente d'accordo nel sostenere che quei 4 miliardi vengano reimpiegati in ulteriore edilizia popolare e che il settore si espanda. Nel prendere atto in modo positivo della rapidità degli appalti e del soddisfacimento dei bisogni occorre aprire non soltanto sul tema della legge n. 56 ma anche sugli altri versanti la discussione del problemi dell'edilizia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sottoscrivo le espressioni positive nei confronti del comportamento della Giunta e dell'immediatezza della comunicazione. Il mio intervento potrebbe anche chiudersi qui se il Consigliere Ferrero non avesse introdotto alcuni elementi di riflessione.
La normativa regionale o statale non giustifica il freno all'espansione edilizia. Certamente a monte della legge n. 10 e della legge regionale esiste l'alibi di volerci portare ai livelli dei Paesi più evoluti nel rapporto insediamenti edilizi-territorio. Tutto questo si è concretato in una manovra fiscale perché queste leggi hanno comportato degli oneri pesanti sull'utenza. La responsabilità va attribuita non alle leggi, ma alla volontà politica che ha ritenuto di dover penalizzare il settore dell'edilizia privata e che ha utilizzato come alibi per giustificare l'avversione nei suoi confronti le stesse insufficienze che hanno impedito alla classe politica italiana di gestire razionalmente il territorio.
Mentre l'edilizia privata ha risposto alla domanda della casa, la classe politica ha fatto una scelta non soltanto di tipo economico, ma anche di tipo politico, portandosi dietro revanscismo contro fenomeni di realizzazione del piccolo feudo personale, Giscard d'Estaing in un suo libro ha affermato che una delle finalità precise che deve avere il Governo è quella di dare ad ogni cittadino la proprietà. Dobbiamo vedere le leggi urbanistiche, nazionale e regionale, come la conseguenza di un modo troppo semplicistico per rimediare alle insufficienze giuridiche, politiche e legislative su questa materia.
Le statistiche dimostrano ogni giorno di più come sia velleitario pensare di trasferire alla mano pubblica la realizzazione di case per tutti i cittadini. Non solo, ma l'equo canone, così come verrà realizzato penalizzerà l'investimento immobiliare rispetto ad altri investimenti.
Penalizzare l'investimento immobiliare significa penalizzare il risparmio penalizzare il risparmio significa tendere al consumismo; combattere il consumismo significa determinare manovre fiscali che comportano la gestione delle risorse da parte della mano pubblica piuttosto che da parte del privato cittadino.
A mio avviso, questi sono tutti interventi che tendono a ridurre la libertà economica ed operativa dei cittadini. Il fenomeno mi pare estremamente complesso. Non è la legge urbanistica regionale, né la legge statale n. 10 che hanno determinato questa situazione, In Italia in questi anni le forze politiche di maggioranza hanno continuamente mantenuto un atteggiamento teso a scoraggiare gli investimenti in genere con una visione della società e della storia che tende a portare alla mano pubblica il massimo di decisione e di intervento anche nel campo delle scelte più delicate e più immediate del cittadino. I cattolici che hanno creato le loro città attorno alla chiesa, così come i laici che l'hanno creata attorno alla loro individualità tendono a sottrarci questo bene che è nelle nostre tradizioni e hanno quindi il dovere di proporci un altro orientamento, non soltanto politico ma anche culturale.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Ci è stata data comunicazione di un'attività che ha funzionato nei tempi e nei modi dovuti e questa mi pare l'occasione opportuna per ringraziare la Giunta a nome dell'opposizione ed anche dei cittadini.
Non mi pare questa l'occasione per andare a ricercare quali sono le nostre origini culturali o religiose, voglio semplicemente ricordare che la Giunta si era assunta l'impegno di fare una revisione della legge n. 56 in conseguenza degli inconvenienti che si fossero rilevati nella sua applicazione; gli inconvenienti si sono rilevati e invito la Giunta a mantenere quell'impegno.



PRESIDENTE

L'argomento è chiuso. Alcuni Gruppi hanno chiesto una sospensione per una riunione immediata dei Capigruppo. Propongo invece all'assemblea di tenere la riunione dei Capigruppo, che verrà presieduta dal Vice Presidente Paganelli e, contemporaneamente, di procedere con l'esame del terzo punto all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze".


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interrogazione urgente dei Consiglieri Soldano, Martini, Lombardi e Vietti: "Opportunità che la Giunta regionale sospenda i provvedimenti in corso circa l'estinzione dell'Ipab Asilo infantile 'Gandolfi-Camusso' di Chiusa Pesio"


PRESIDENTE

Poiché non vi sono obiezioni, procediamo con l'interrogazione urgente dei Consiglieri Soldano, Martini, Lombardi e Vietti: "Opportunità che la Giunta regionale sospenda i provvedimenti in corso circa l'estinzione dell'Ipab Asilo infantile 'Gandolfi-Camusso' di Chiusa Pesio".
Risponde l'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Il provvedimento proposto di estinzione dell'Ente è giustificato dalla constatazione che l'istituzione da anni ha cessato ogni attività attinente ai fini statutari, tanto che il fabbricato, già sede dell'Asilo, è stato dato in affitto al Comune che l'ha adibito a sede di scuola materna statale. Ciò risulta sia dal censimento relativo al progetto Ipab e dalle schede in possesso di questa Amministrazione sottoscritta dal rilevatore dal Sindaco del Comune di Chiusa Pesio e dal Segretario comunale, sia dalla successiva modificazione del Sindaco del Comune di Chiusa Pesio in data 21 giugno 1978.
Ai sensi della legge del 1890, quindi, l'Ente in oggetto, per non essere più funzionante ed avendo come unico scopo quello di amministrare il suo scarso patrimonio realizza le fattispecie dell'estinzione.
Del resto non è stata prospettata una chiara ripresa dell'attività dell'Ente atta a realizzare gli scopi statutari, scopi che del resto non sarebbero nemmeno perseguibili, stante le insufficienze del patrimonio elemento questo che si viene ad aggiungere agli altri per l'applicazione della legge del 1890 ai fini dell'estinzione dell'Ipab.
Si è ritenuto, pertanto, di dover avviare al procedimento per l'applicazione dell'art. 27 del Codice Civile che prevede l'estinzione delle persone giuridiche, oltreché per le cause previste nell'atto costitutivo e nello statuto, in tutti i casi in cui lo scopo è stato raggiunto o è divenuto impossibile.
L'iniziativa assunta segue, del resto, le indicazioni contenute nella legge regionale 8 agosto 1977 n. 39, di riordinamento dei servizi socio assistenziali, e rappresenta l'attuazione del progetto Ipab e delle linee del Piano regionale di sviluppo di questa Regione. Pertanto questa Amministrazione non può sospendere la procedura avviata che vede, inoltre nel parere del Comune interessato un momento qualificante di partecipazione democratica alla realizzazione del progetto ed alla conclusione del procedimento.
Per quanto concerne l'applicazione dell'art. 25 del D.P.R. n. 616, è certo che non vi è alcun conflitto di competenze tra l'Amministrazione regionale e la Commissione operante presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, avente il compito di determinare l'elenco delle Ipab che svolgendo attività inerenti la sfera educativo-religioso, sono da escludere dal trasferimento ai Comuni.
La cessazione di ogni attività rende inoltre impossibile una qualsiasi classificazione sotto il profilo educativo-religioso e assistenziale.
Come già esposto, la proposta di estinzione nasce, da un lato, da motivazioni, in fatto e in diritto, che nulla hanno a che vedere con la valutazione delle caratteristiche richiamate dall'art. 25 del citato D.P.R., compito che resta riservato alla competenza della Commissione di cui sopra; d'altro lato, l'attività della Commissione di cui sopra non ha sospeso né in alcun modo limitato la competenza della Giunta regionale derivante dalla legge 17 luglio 1890 n. 6972 e dal D.P.R. 15.1.1972 n. 9 di promuovere i provvedimenti che ritiene necessari nei confronti delle Ipab ivi compreso quello dell'estinzione, quando ne ricorrano i presupposti rigidamente accertati.



PRESIDENTE

La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Anche a nome dei colleghi interroganti, ringrazio l'Assessore Vecchione per la risposta, che tuttavia non mi esime dallo svolgere alcune considerazioni.
E', in verità, una risposta diligente, ma fatta a "tavolino", sulla base di una documentazione non sufficientemente ampia o, quanto meno limitata all'aspetto burocratico del problema.
In sede preliminare, mi pare che sarebbe opportuno compiere una verifica. Con riferimento alla legge Crispi del 1890, si deve precisare che essa attribuisce allo Stato, e ora alle Regioni, compiti di vigilanza e controllo sulle Ipab, senza tuttavia mettere in causa la validità vincolante delle tavole di fondazione ed i diritti connessi alla gestione dei patrimoni e all'autonomo esercizio dell'attività regolata dai rispettivi statuti. La legislazione successiva, sino alla Costituzione, non ha recato modifiche sostanziali alla natura e all'autonomia di tali Enti.
Né la Costituzione repubblicana, pur assumendo l'attività di assistenza e beneficenza quale compito dello Stato, affidato ora alla competenza legislativa e amministrativa della Regione, ha messo in forse il diritto di sopravvivenza e la continuità dell'azione assistenziale delle Ipab.
Non voglio addentrarmi nel merito di questi problemi, che potrebbero portarci troppo lontano dall'argomento in discussione. Ma ritengo che oggi si debba tener presente che manca tuttora la legge-quadro sulla riforma dell'assistenza, che comunque, in base al D P R 616, dovrebbe essere varata entro il primo gennaio del 1979. Nel frattempo, come giustamente è stato ricordato, è in vigore la legge regionale 39 per la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari e assistenziali. A questo punto, occorre tener presente che, in base all'art. 25 del D.P.R. 616, l'Ente ha chiesto alla Commissione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di mantenere l'autonomia perché l'attività formativo-educativa continua a svolgersi senza interruzione. Questa attività è continua nei mesi autunnali invernali ed anche nei mesi estivi, a favore dei ragazzi e degli adolescenti, oltre che degli adulti, che tornano a San Bartolomeo o che vi si recano, talvolta per la prima volta, per trascorrervi le vacanze.
L'Amministrazione dell'Ente si è sempre preoccupata di rispettare l'art. 2 dello Statuto, che rende esplicito (che "è compito del pio istituto insegnare i primi elementi di religione e di morale ai fanciulli"). La formazione religiosa, come componente nel processo di formazione integrale dell'uomo, è stata costantemente svolta sia quando, per lunghi decenni l'attività dell'asilo e, poi, della scuola materna era affidata alle Suore del Cottolengo e del Santo Natale, sia successivamente, anche quando fu istituita la scuola materna statale. L'Ente, che ha sede in zona montana, a 8 km, dal capoluogo, si trova di fronte ad un progressivo calo di popolazione, tanto che la scuola materna statale sta per essere chiusa per la diminuzione del numero di allievi. La documentazione prevista dall'art.
25 e inviata alla Commissione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è corredata da una sottoscrizione di 200 firme della popolazione che chiede la continuità del servizio, anche in vista di una possibile chiusura della Scuola materna statale.
Prima di giungere all'estinzione dell'Ente, sarebbe ora opportuno attendere il giudizio della Commissione centrale, tenendo presente che si tratta di una zona montana e disagiata nella quale sarà eventualmente impossibile provvedere al trasporto dei pochi bambini rimasti in loco mentre esistono le condizioni per proseguire il servizio in modo autonomo.
A titolo di informazione, devo precisare che i ragazzi di S. Bartolomeo che oggi frequentano, nel capoluogo, la scuola d'obbligo, e segnatamente la scuola media, usufruiscono con molto sacrificio di un servizio di autocorriera e non di un servizio apposito. D'altra parte, l'orario delle lezioni scolastiche della scuola media non potrebbe mai conciliarsi con l'orario della scuola materna.
Per tutte queste ragioni, ribadisco l'inopportunità di avvio della pratica di estinzione dell'Ipab in questione, almeno in attesa di ulteriori chiarimenti che potranno giungere sia dalla Commissione prevista dall'art.
25 del D.P.R. 616, sia dall'evolversi naturale della situazione reale, con specifico riferimento all' utilità di un servizio educativo-sociale che deve comunque essere assicurato alla comunità locale. La risposta fornita dall'Assessore non ha tenuto affatto presente la complessità e la delicatezza del problema. Pertanto mi dichiaro insoddisfatto.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Bertorello: "Rilocalizzazione industriale e nuovi insediamenti abitativi nell'area che interessa i Comuni di San Benigno Canavese, Rivarolo, etc. Atteggiamento della Giunta" ed interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Rossi: "Sviluppo delle ipotesi prospettate dall'Unione Industriale di Torino per le rilocalizzazioni nelle zone di Rivarolo e S. Benigno Canavese"


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Bertorello: "Rilocalizzazione industriale e nuovi insediamenti abitativi nell'area che interessa i Comuni di S. Benigno Canavese, Rivarolo, etc. Atteggiamento della Giunta".
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Chiedo al Presidente di rispondere contemporaneamente all'interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Rossi che pone le stesse domande.
Il progetto dell'Unione Industriale, largamente pubblicizzato attraverso ai giornali, è stato consegnato nel mese di maggio alla Giunta regionale ed ai Comuni della zona, al Comune ed al Comprensorio di Torino.
A metà maggio ho inviato l'intero fascicolo, con il progetto all'Ufficio di Presidenza del Consiglio, il quale l'ha trasmesso alla I Commissione.
Al di là di queste questioni procedurali, che evidenziano come la Giunta abbia assolto al compito di informazione al Consiglio, voglio richiamare l'attenzione sugli atti a cui la Giunta fa riferimento per valutare un progetto di questo genere.
I Consiglieri della passata legislatura ricorderanno che è stata votata una deliberazione contenente indirizzi di pianificazione territoriale per il Comprensorio di Torino. Essa concludeva una prima fase del lavoro che si era avviato il 14 giugno 1974 a seguito di una mozione presentata dal Gruppo comunista sul problema della concentrazione di attività e di infrastrutture nell'area torinese, e sullo sviluppo decentrato nel Comprensorio. La deliberazione, del 30 aprile 1975, indicava una politica di decentramento nel Comprensorio di Torino che faceva capo ad una serie di poli periferici del Comprensorio stesso: era indicata la zona di Rivarolo insieme alle zone di Cirié, Lanzo, la bassa Valle di Susa, la zona di None di Carmagnola e Poirino.
Tale politica all'interno del Comprensorio di Torino doveva essere subalterna e compatibile con una politica di decentramento regionale verso gli altri Comprensori. Non mi dilungo su queste questioni, d'altro canto i documenti con i successivi approfondimenti e le successive indicazioni territoriali che l'Assessorato ha dato partendo da quella deliberazione sono nelle mani dei Consiglieri e in Commissione dal giugno del 1976.
Per la zona di Rivarolo, individuata nella deliberazione come microzona comprendente il triangolo industriale manifatturiero Rivarolo - cuorgné e Castellamonte, era indicata un'espansione industriale massima di 3 mila occupati in 10 anni. L'indicazione teneva conto del fatto che esiste una linea ferroviaria per mezzo della quale è possibile riattivare efficienti comunicazioni; dell'obiettivo di recuperare la caduta di occupazione industriale del settore tesile, della presenza del bacino di manodopera costituito dalle popolazioni che vivono nelle circostanti valli alpine.
La proposta della Regione contenuta nella deliberazione del '75 approfondita con ulteriori indicazioni attraverso al piano dei trasporti ed allo schema territoriale che l'Assessorato ha elaborato per il Comprensorio di Torino, differisce da quella degli industriali, che anche dal punto di vista formale non può assolutamente essere fatta propria dalla Regione Piemonte.
Sarebbe comunque opportuno che la proposta degli industriali fosse esaminata dalla I e dalla II Commissione congiuntamente. Essa contiene alcuni dati positivi. La proposta dell' Unione Industriale accetta la direttrice di decentramento interna al Comprensorio indicata dalla Regione attorno alla zona di Rivarolo. Fatto nuovo, poiché nel passato l'Unione Industriale non è mai stata disponibile a prevedere una politica di decentramento. Ed anche positiva è l'accettazione di operare attraverso una politica a lungo termine.
Le discordanze nascono in merito alla dimensione: la Regione si è data una prospettiva decennale di 3 mila occupati, mentre l'Unione Industriale propone un insediamento di 9 mila occupati con una prospettiva anche a più lungo termine fino a 15 mila occupati. Sono queste quantità che dovremo poter manovrare per il decentramento regionale nei Comprensori di Vercelli Pinerolo e Asti. L'ordine di grandezza è perciò assolutamente non corrispondente alle indicazioni date dalla Regione nel passato, e risancite operativamente dagli ulteriori approfondimenti fatti.
La proposta dell'Unione Industriale non coincide con l'ubicazione di Rivarolo, Cuorgné e Castellamonte prevedendo un insediamento di 3 mila occupati a Rivarolo e uno di 6 mila a San Benigno, Comune che fa parte della microzona di Volpiano e Settimo. Credo che S. Benigno debba essere considerato una ulteriore propagine dello sviluppo filiforme spontaneo degli insediamenti industriali che uscendo da Torino si sono aggregati nella direttrice Leinì e Volpiano.
Aggiungo un'ultima considerazione. Nel corso di questa legislatura l'Assessorato alla pianificazione territoriale ha posto particolare attenzione alla predisposizione ed alla programmazione di strumenti che avessero come elemento prioritario la considerazione e la salvaguardia delle attività agricole.
Dalla lettura della fertilità del suolo dovrebbe dipendere il vincolo i salvaguardia delle aree fertili, dal quale non dovremo derogare.
Le indicazioni urbanistiche e localizzative dell'Unione Industriale che è andata al di là dei propri compiti, in quanto le scelte urbanistiche sono a carico degli Enti locali e della Regione, investono due territori di fertilità elevata. Una parte di questi terreni, nella classificazione della fertilità, sono del grado più elevato tra le otto classi fissate; gli altri terreni sono di II classe, quindi fanno parte di quelle classi che sono comunque da vincolare all'agricoltura.
Con questo non voglio fare una dichiarazione massimalista. E' chiaro però che l'esigenza vitale della società impone che certe zone di elevata fertilità debbano avere una destinazione d'uso vincolata alla produzione agricola.



PRESIDENTE

Replica il Consigliere Bertorello.



BERTORELLO Domenico

Prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore con soddisfazione.
Le Amministrazioni dei 18 Comuni, di fronte al progetto di rilocalizzazione industriale che rischiava di stravolgere tutte le premesse che in quest'aula si erano fatte, si sono preoccupate. Se è giusto che bisogna decongestionare Torino, non è giusto andare a stravolgere una zona che, nonostante tutto, ha saputo darsi un equilibrio tra industria ed agricoltura. Il Consigliere Rossi ha partecipato al Consiglio aperto che si è tenuto a San Benigno ed ha potuto verificare la disponibilità degli amministratori chiamati a risolvere i problemi tutti assieme, e non invece costretti ad accettare a scatola chiusa un atterraggio così massiccio. Sono quindi disposti a discutere sulle iniziative che occorre affrontare per l'insediamento industriale.
Gli errori di 20 anni or sono, quando la Fiat chiamava nuovi lavoratori, senza curarsi di ciò che veniva dopo, li paghiamo oggi: se sbagliamo ancora oggi, i nostri figli ci malediranno.
Ringrazio l'Assessore della risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A nome degli altri interroganti mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore.
La Regione ed i due Comuni, sapendo di esercitare la funzione di governo e di tutela da futuri danni o future grosse incongruenze, lo potranno fare in senso positivo solo se sapranno stabilire con la Fiat un rapporto globale. Invito Giunta e Consiglio, attraverso la I Commissione, a stabilire questo rapporto, perché la Regione non può accettare di dovere solo delle risposte su questioni singole, ma deve essere in condizione di dare alla Fiat e all'Unione Industriale delle risposte generali di governo perché teniamo presente che gli avvenimenti che accadono nella conurbazione torinese hanno dei riflessi, positivi o negativi, anche all'esterno. Certe zone del Piemonte sono colpite particolarmente dalla crisi industriale, e solo con un'azione di governo della Regione, attraverso la partecipazione dei Comprensori, dei Comuni e delle popolazioni,vi sarà la possibilità di governare questi processi e di fare in modo che le risposte degli Enti pubblici tengano conto della necessaria espansione produttiva e del riequilibrio territoriale. Nella Provincia di Torino si trova la maggiore risorsa agricola del Piemonte. Quanto di queste risorse è già stato utilizzato? Un'azione delle forze politiche che si faccia carico interamente del ruolo di governo è importante.
Intendiamo partecipare alle varie fasi per dare un contributo in questo senso.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Sulle conclusioni della Conferenza dei Capigruppo


PRESIDENTE

La riunione dei Presidenti dei Gruppi ha stabilito il programma dei lavori che dovremo esaurire nella giornata, e precisamente: punto sesto all'ordine del giorno: "Osservazioni del Governo alla legge regionale 26.1.1978: 'Modificazioni alla legge regionale n. 6 del 14.1.1977 relativa a norme per l'organizzazione e la partecipazione a congressi, convegni ed altre manifestazioni, per l'adesione ad Enti ed Associazioni"' punto settimo all'ordine del giorno: "Osservazioni del Governo alla legge regionale 26.1.1978: 'Norme per il conferimento di incarichi e consulenze nell'ambito dell'attività dell'Amministrazione regionale"' tre deliberazioni dell'Assessorato al commercio che hanno una certa urgenza.
Resta aperto il problema relativo alla continuazione della discussione sulla legge per la tutela del patrimonio naturale. Il Gruppo della D.C.
per sciogliere alcuni nodi relativi a tale legge, ha chiesto la sospensione dei lavori per qualche minuto. Se l'assemblea è d'accordo, sospendo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 11,40, riprende alle ore 11,50)



PAGANELLI ETTORE


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Bertorello, Chiabrando, Franzi e Menozzi: "Agevolazioni per i pensionati sui mezzi di trasporto; motivi che ostacolano la corretta applicazione della delibera n. 31/11665 della Giunta regionale"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La seduta riprende.
Procediamo con l'interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Bertorello Chiabrando, Franzi e Menozzi: "Agevolazioni per i pensionati sui mezzi di trasporto; motivi che ostacolano la corretta applicazione della deliberazione n. 31/11665 della Giunta regionale". Risponde il Vice Presidente Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

Com'é noto, nell'adunanza del 17 settembre 1974, riesaminando la situazione tariffaria venutasi a determinare nel territorio piemontese a seguito degli aumenti tariffari accordati alle aziende concessionarie di autolinee regionali, il Consiglio regionale, oltre a determinare definitivamente l'entità dell'aumento stesso, ha invitato la Giunta regionale ad accordare la gratuità di viaggio ai pensionati con reddito non superiore a L. 80.000 mensili.
Tale limite fu successivamente aggiornato, in relazione alla modifica dei minimi di pensione, e con il primo gennaio c.a. è stato portato a L.
130.000 (L. 225.000 complessivamente ove il coniuge abbia reddito).
A fronte del minore introito derivante dall'agevolazione, i concessionari non percepiscono alcun specifico contributo dalla Regione o da altri.
Da qualche tempo i concessionari, particolarmente delle province di Asti e Cuneo, lamentano la gravità dell'impegno in relazione al notevole numero di richieste che a loro pervengono da pensionati della Coldiretti.
Questa organizzazione si è incaricata di divulgare l'agevolazione e di raccogliere e presentare le domande.
I concessionari fanno presente che spesso i pensionati della Coldiretti, oltre alla pensione al livello minimo, hanno altri redditi magari in natura, che portano il loro livello di vita a condizioni superiori a quelle del pensionato tipo con 130.000 lire, cui si riferisce la delibera di Giunta. In sostanza la fascia dei possibili utenti a titolo gratuito verrebbe ad ampliarsi in modo anomalo.
A livello di funzionari è stata tenuta una riunione presso l'Assessorato trasporti con il rappresentante dei concessionari e con quelli della Coldiretti, presente il Consigliere regionale Lombardi.
E' stato concordato di rendere obbligatoria la presentazione della dichiarazione dell'Ufficio delle imposte attestante il reddito, in luogo della dichiarazione di reddito fatta dal pensionato, ai sensi dell'art. 4 della legge 4 gennaio 1968, n. 15.
Successivamente sono stati presi contatti con gli Uffici finanziari di Torino (corso Bolzano) per concordare le modalità ed i termini della dichiarazione degli Uffici delle imposte e purtroppo si è venuti a conoscenza che detti Uffici non rilasciano più dette dichiarazioni evidentemente in relazione alla mole di lavoro che hanno, avvalendosi dell'art. 24 della legge 13.4.1977 n. 114 che ritiene valida invece di dette dichiarazioni quella rilasciata dall'interessato ai sensi della citata legge 4.1.1968 n. 15.
A questo punto occorre trovare con urgenza una soluzione, tanto più che è stato ripetutamente ribadito in sede di studi per il piano regionale dei trasporti, il criterio che la Regione in futuro intenderebbe procedere ad una revisione del sistema tariffario procedendo all'erogazione di contributi a fronte delle agevolazioni disposte.
In questi giorni concluderemo una successiva riunione con i rappresentanti delle categorie per discutere della responsabilizzazione degli interessati, non essendo possibile ottenere ufficialmente documenti che certifichino la reale condizione economica.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

La risposta del Vicepresidente lascia aperto il problema perché le difficoltà che hanno portato alla situazione attuale permangono.
Ci sono alcuni appunti da fare sul modo con cui si è proceduto all'emanazione della circolare, intanto perché è stata inviata solo alle organizzazioni sindacali Cgil - Cisl - Uil e non è stata mandata invece alle altre organizzazioni di lavoratori che godono di pensione minima e che possono essere interessati ai benefici previsti. Il problema non è sorto immediatamente perché nelle zone urbane si è dato subito corso all'applicazione della circolare, mentre nelle zone rurali le organizzazioni sindacali e professionali non hanno divulgato la circolare di conseguenza per un certo periodo le richieste sono state minime. Con la totale divulgazione le domande sono notevolmente aumentate ed hanno creato il problema di oggi.
Coloro che sostengono che il pensionato, lavoratore autonomo, in specifico il coltivatore, ha dei redditi occulti, non conoscono le leggi fiscali che impongono di presentare la dichiarazione dei redditi.
Ritengo che la Giunta regionale, anche se non riesce a ottenere le dichiarazioni, sia can grado di accertare se la dichiarazione è veritiera.
Se la dichiarazione non è veritiera, non solo si perdono i diritti previsti dalla circolare, ma si incorre nelle sanzioni previste in materia dalla legislazione fiscale.
E' opportuno, al più presto, sbloccare la situazione perché ci sono migliaia di domande ferme presso i gestori di autolinee delle zone agricole della nostra Regione. Si modifichino le tecniche di applicazione della circolare in modo da mettere tutti i pensionati della Regione nella stessa condizione.
Mi auguro che l'Assessore abbia la possibilità di risolvere velocemente questo problema perché altrimenti si creano ingiustizie nell'ambito della Regione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Situazione occupazionale alla SMA di Frinco d'Asti e Collegno"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Situazione occupazionale alla SMA di Frinco d'Asti e Collegno". Risponde l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

La situazione attuale si può riassumere (dopo le note vicende sociali e giuridiche attorno all'insediamento SMA) nei seguenti punti: l'Azienda si è installata a seguito di regolari licenze del Comune.
La mobilitazione avvenuta in Valle Versa contro i rischi di inquinamento da piombo, ha innescato una complessa vicenda conclusasi per ora, a seguito dell'iniziativa del Comune di Frinco, con l'ultima sentenza del TAR che vieta di fatto l'agibilità dello stabilimento, specialmente per quanto riguarda la fusione o la lavorazione delle leghe non ferrose. E' in atto un ricorso della proprietà al Consiglio di Stato.
Una precedente sentenza del TAR, successivamente modificata a seguito dell'opposizione del Comune di Frinco, aveva dichiarato però l'agibilità dello stabilimento permettendo alla SMA di procedere all'assunzione di un primo scaglione di 50 dipendenti. L'ultima presa di posizione del TAR per ha posto l'azienda nella pratica impossibilità di operare, dopo di che la SMA ha licenziato i dipendenti stessi.
Nel frattempo la Provincia di Asti ha predisposto, di concerto con l'azienda, un sistema esterno sul controllo dell'inquinamento.
Stante la grave tensione esistente in zona contro questo insediamento soprattutto da parte degli agricoltori e delle loro associazioni di categoria, la faccenda è tutt'altro che di facile soluzione. Su richiesta della Provincia di Asti, si è tenuta in Regione, martedì 4 luglio, una riunione delle parti interessate e delle Amministrazioni locali che si è conclusa con una proposta del nostro Assessorato di: riassumere tutti i 50 lavoratori, procedendo alla richiesta di applicazione della legge n. 675 che permetta di operare sia nella direzione di una strutturazione tecnologica atta a rimuovere i fattori di rischio o di una riconversione complessiva avvio di un comitato tecnico con l'Assessorato industria e lavoro e con quello all'ecologia, in grado di valutare in modo oggettivo i rischi reali connessi alle lavorazioni interne ed esterne della fabbrica e le eventuali possibilità tecniche di una loro rimozione nel merito l'azienda si è riservata una risposta che verrà data e valutata nel corso della riunione, prevista per lunedì 10 luglio alle ore 9, presso la Regione Piemonte, con la partecipazione delle parti già invitate alla prece dente riunione.
Per quanto riguarda l'ultima parte dell'interrogazione attinente eventuali fermenti ed opposizioni nella zona di Collegno, nulla è stato posto all'attenzione né dell'Assessorato al lavoro né dell'Assessorato all'ecologia, da parte delle organizzazioni locali.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la sua risposta.
La questione nell'Astigiano ha assunto toni vivaci e drammatici per le conseguenze citate dall'Assessore. Ringrazio della tempestività con la quale l'Assessorato ha preso conoscenza del problema ed ha convocato le parti per una soluzione positiva e ci auguriamo che nella riunione di lunedì prossimo si possano verificare dei fatti ulteriormente positivi.
L'interrogazione si richiamava soprattutto alla seconda parte citata dall'Assessore sulle possibili conseguenze negative che minacciano i livelli occupazionali del distaccamento della SMA in Collegno.
Da molti mesi i Comitati di quartiere di Collegno e Grugliasco si sono mobilitati nei confronti di questa azienda altamente inquinante e già nei mesi scorsi gli organi competenti avevano notificato pesanti multe all'azienda la quale, però, ritiene di risolvere i problemi con il pagamento delle multe.
Alcuni giorni fa, una delegazione è stata da me ricevuta in Consiglio regionale, in assenza dell'Assessore .Alasia, e ha riferito che il problema sta scoppiando; ritengo quindi urgente intervenire affinché l'azienda non utilizzi l'arma del licenziamento dei dipendenti. Con l'occasione della riunione di lunedì, si potrà agganciare il discorso della realtà della cintura ovest di Torino. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Bellomo: "Situazione occupazionale alla Siver di Vercelli"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Interrogazione del Consigliere Bellomo: "Situazione occupazionale alla Siver di Vercelli". Risponde l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

L'azienda che fa parte del settore grafico, ha circa 200 dipendenti 170 operai; 30 impiegati; 50 sono donne. La vertenza sindacale è iniziata il 2 marzo; la prima rottura alla fine di maggio, conclusa dopo 6 incontri il 15.6.1978 all'Unione Industriale di Vercelli.
I temi attraverso i quali si è sviluppata la vertenza, sono stati: occupazione, investimenti, inquadramento unico al seguito dell'ultimo contratto cartai-cartotecnici, ambiente di lavoro, consultori. Inoltre si è affrontato il problema del 25 % in più per i turnisti, rinviato comunque ad una definizione in un secondo tempo unita alla trattativa di gruppo delle aziende.
Dando queste precisazioni al Consigliere interrogante, devo far presente che la questione è stata trattata e definita solo in sede sindacale, senza alcun intervento della Regione. La Giunta è orientata infatti a lasciare le vertenze contrattuali, normative e salariali al loro libero corso e confronto fra le parti. In genere in queste non si esplica un intervento della Regione se non per quei momenti in cui vi sono esplicite e dirette implicazioni di carattere occupazionale e produttivo oppure quando, data la particolarità della situazione, vi è richiesta di una delle due parti di intervento. Aggiungo che questo non è un criterio rigido; infatti laddove la dinamica sindacale l'ha richiesto, siamo sempre intervenuti. Non è stato il caso della Siver di Vercelli; comunque la vertenza è risolta positivamente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Ringrazio l'Assessore Alasia della risposta che arriva tardi, non certo per colpa sua, ma per una serie di avvenimenti. Pur rendendomi conto che la Regione non deve invadere la sfera sindacale, ritengo che le ripercussioni attorno all'interrogazione abbiano avuto un certo ruolo, infatti quattro giorni dopo la notizia della presentazione dell'interrogazione, è venuta la conclusione della vertenza sindacale.
I Consiglieri attuano queste iniziative quando le ritengono utili a concorrere alla soluzione delle vertenze tra padronato da una parte e direzione aziendale e sindacati dall'altra.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Sulla necessità per gli Assessori regionali di poter rispondere in aula ad interviste apparse sulle pagine dei giornali


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola all'Assessore Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore all'urbanistica

Quando la stampa riporta pubblicamente interrogazioni e commenti ritengo sia diritto dell'Assessore interessato di poter dare in aula le spiegazioni che l'opinione pubblica, e non soltanto il Consiglio, attende.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Osservazioni del Governo alla legge regionale 26.1.1978: "Modificazione alla legge regionale n. 6 del 14.1.1977 relativa a norme per l'organizzazione e la partecipazione a congressi, convegni ed altre manifestazioni, per l'adesione ad Enti ed associazioni"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Punto sesto all'ordine del giorno: "Osservazioni del Governo alla legge regionale 26.1.1978: 'Modificazione alla legge regionale n. 6 del 14.1.1977 relativa a norme per l'organizzazione e la partecipazione a congressi convegni ed altre manifestazioni, per l'adesione ad Enti e associazioni'".
Poiché nessuno chiede la parola vi dò lettura del testo dell'art. 1 modificato tenendo conto delle osservazioni del Governo: "All'articolo 1 della legge regionale 14 gennaio 1977, n. 6, è aggiunta la seguente lettera: 'd) procedere con deliberazione consiliare all'istituzione di Comitati di carattere non permanente con compiti di studio o di proposta al Consiglio regionale nell'ambito di finalità comprese nelle competenze regionali".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Si proceda alla votazione sull'ittero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri Il testo di legge è approvato.


Argomento:

Osservazioni del Governo alla legge regionale 26.1.1978: "Modificazione alla legge regionale n. 6 del 14.1.1977 relativa a norme per l'organizzazione e la partecipazione a congressi, convegni ed altre manifestazioni, per l'adesione ad Enti ed associazioni"

Argomento:

Esame delle deliberazioni relative a:

Argomento: Commercio al dettaglio

"a) D.P.R. 24.7.1977 n. 616 - art. 54 - lett. d) - Criteri regionali concernenti gli orari di apertura e chiusura dei negozi e delle altre attività esercenti la vendita al dettaglio"

Argomento: Commercio al dettaglio

"b) D.P.R. 24.7.1977 n. 616 - art. 54 - lett. d) - Criteri regionali concernenti gli orari di apertura e chiusura dei pubblici esercizi di vendita e consumo di alimenti e bevande"

Argomento: Distributori carburante

"c) D.P.R. 24.7.1977 n. 616 - art. 54 - lett. d) - Criteri regionali concernenti gli orari di apertura e chiusura degli impianti stradali di distribuzione dei carburanti, esclusi gli impianti autostradali"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Procediamo con l'esame delle tre deliberazioni che riguardano i criteri regionali su apertura e chiusura dei pubblici esercizi di vendita e consumo di alimenti e bevande; apertura e chiusura degli impianti stradali della distribuzione dei carburanti, esclusi quelli autostradali; apertura e chiusura dei negozi e delle altre attività esercenti la vendita al dettaglio.
La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Prima di entrare nel merito delle tre deliberazioni, vorrei invitare i Consiglieri a considerare le ultime tre deliberazioni consegnate, in quanto le prime consegnate non erano confacenti alle decisioni prese.
Ritengo inoltre indispensabile che l'Ufficio di Presidenza decida quale deve essere la funzione delle Commissioni consiliari rispetto alle materie delegate, ossia se le deliberazioni che la Giunta propone al Consiglio debbano o meno passare all'esame della Commissione competente e come debba comportarsi la Commissione stessa. Infatti il ritardo nella presentazione delle tre deliberazioni, è dovuto all'incertezza della Commissione nei confronti di questa materia.
Pongo il problema in termini generali.
Venendo al merito delle deliberazioni, devo dire che esse trattano i criteri che la Regione suggerisce ai Comuni in ordine all'apertura ed alla chiusura degli esercizi di vendita al dettaglio, agli esercizi pubblici e agli impianti stradali di distribuzione del carburante.
Tali poteri sono stati delegati ai Comuni dal D.P.R. 616. Le deliberazioni sono state concordate con le categorie interessate e con le organizzazioni sindacali nel corso di lunghe e complesse consultazioni.
Sembrano problemi di scarso rilievo, ma le categorie interessate non sempre sono unite nelle decisioni tanto da rendere necessaria una regolamentazione.
Il Consiglio con questa regolamentazione tiene conto del dimensionamento comprensoriale rispettando le leggi vigenti e le esperienze acquisite. Sono esclusi dalla regolamentazione gli impianti autostradali per la distribuzione di carburante. A pagina 2, punto 1), si dice: "I Comuni determineranno l'orario di apertura e chiusura delle attività di cui sopra nell'ambito di una fascia oraria compresa fra le ore 5 e le ore 2".
Per chiarire questo concetto, ritengo opportuno specificare: "fra le ore 5 antimeridiane e le ore 2 del giorno dopo", trattandosi di esercizi che aprono al mattino alle ore 5 e di esercizi aperti sino alle ore 2 come i night-club.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

L'elasticità di orario in queste deliberazioni è da approvare, infatti un eccessivo ingabbiamento delle attività commerciali in località così diverse renderebbe, soprattutto per il turismo, non agibili gli esercizi pubblici.
Con l'occasione vorrei accennare ad un altro problema, non strettamente pertinente, che riguarda il commercio ambulante.
Finito l'orario di mercato, il suolo sembra un'area per il deposito dei rifiuti più che una zona di mercato. Sarebbe opportuno che la Regione fissasse delle regole precise di comportamento per gli ambulanti, tanto più che il costo che grava su di loro per le pulizie è irrisorio.
Prego l'Assessore di voler tener conto di questa osservazione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Sono d'accordo sulle deliberazioni proposte. Sull'apertura e la chiusura dei distributori dei carburanti vale il senso pratico degli amministratori comunali preposti. Secondo il mio parere, la materia non dovrebbe essere delegata esclusivamente ai Comuni, ma dovrebbe essere di competenza della Regione con la partecipazione dei Comuni,tenendo conto dell'evoluzione della viabilità e delle esigenze di ogni località.
Per quanto riguarda la fissazione dell'orario, ritengo che dovrebbe essere consentita una maggiore elasticità soprattutto nelle località turistiche dove dovrebbe essere consentita la deroga dell'apertura fino alle ore 20 e nei giorni festivi.
E' vero che vi sono località che hanno caratteristiche turistiche, ma che agli effetti giuridici non sono considerate tali, per esempio, sono turistiche le cittadine di Stresa e di Baveno e non lo sono Pallanza e Intra, malgrado che tutte si affaccino sulle rive del lago Maggiore infatti le une vivono di turismo, le altre sono industriali. Tuttavia il mercato bisettimanale è frequentato dalla popolazione italiana e da quella svizzera che porta all'economia nostra valuta pregiata.
Faccio questa considerazione non perché si mortifichi questa deliberazione, ma perché la Regione rivendichi una possibilità più larga in favore dei Comuni, dando loro la facoltà di usufruire delle 44 ore e, se è necessario, anche di 50 ore con l'accordo dei commercianti locali.
Quando avevo la responsabilità dell'Assessorato, ho sollevato la questione con il Ministero dell'industria e del commercio e ritengo che tale obiettivo debba essere perseguito.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Nella deliberazione è detto "...fermo restando il limite massimo di ore 44 di apertura settimanale". Non è indicato il limite minimo. Questo significa che qualcuno potrebbe anche tenere aperto due ore alla settimana?



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Le norme stabiliscono che non è possibile tenere aperto l'esercizio più di 44 ore settimanali. Tuttavia se un commerciante non vuole aprire, lo pu fare.
Per quanto riguarda il problema dell'igiene nei mercati rionali, d perfettamente ragione alla dottoressa Castagnone Vaccarino, poiché ho potuto constatare anch'io quanto da lei lamentato. Purtroppo però la Regione non può intervenire perché non ha in questa materia alcun potere.
Si tratta di un rapporto tra il Comune e l'ambulante. Discutendo con i Comprensori dei problemi riguardanti la programmazione commerciale si è trattato anche il problema dell'igiene. Per esempio, nel Verbanese i pendolari o gli stranieri acquistano indumenti e lasciano a terra scarpe e abiti smessi. Un Comune ha distribuito agli ambulanti un sacchetto obbligando gli stessi a mettervi dentro la roba lasciata nelle strade: alcuni ambulanti buttano nel lago i sacchetti, altri trattengono il sacchetto e lasciano la roba! Questi problemi possono essere risolti solo attraverso un accordo preciso tra il Comune e gli ambulanti. E' comunque una questione che porremo alle amministrazioni locali.
Concordo con il Consigliere Borando, in merito all'orario. La Regione con le deroghe lascia ai Comuni le più ampie possibilità di fissare, in accordo con i commercianti, gli orari favorevoli alla popolazione.
Per quanto riguarda la questione della regolamentazione degli insediamenti dei distributori di carburante, la Giunta ha proposto una deliberazione che è già stata consegnata all'Ufficio di Presidenza del Consiglio, nella quale si delegano i Comuni a fissare i criteri. Tuttavia non c'é un'interpretazione univoca tra le Regioni ed il Governo:quest'ultimo ritiene che la concessione debba essere rilasciata dalle Regioni, mentre le Regioni sono del parere che siano i Comuni ad operare sulla base di criteri programmatici nazionali e regionali. Il Ministero dell'industria sta elaborando un decreto di interpretazione e quanto prima affronteremo la discussione.
Invito il Presidente del Consiglio a impegnare le Commissioni I e IV sulla questione, trattandosi di argomento di notevole importanza. Entro il 1980 dovrebbero essere ridotti in una certa quantità i punti di vendita di carburante; tuttora però non esistono delle direttive al riguardo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Passiamo alla votazione delle tre deliberazioni.
La prima riguarda i criteri regionali concernenti gli orari di apertura e chiusura dei negozi e delle altre attività esercenti la vendita al dettaglio.
"Il Consiglio regionale visto l'art. 54 - lett. d) del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 vista la legge 28 luglio 1971 n. 558 vista la propria precedente deliberazione n. 250 - C.R. 9351 in data 22 dicembre 1977 vista la proposta della Giunta regionale in data 30 maggio 1978 delibera i criteri regionali sulla cui base i Comuni, ai sensi dell'art. 54 lett. d) del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616, fissano gli orari di apertura e chiusura dei negozi e delle altre attività esercenti la vendita al dettaglio sono i seguenti: A) Procedure I Comuni dopo un reciproco confronto ed un dibattito da svolgersi su iniziativa del competente Comprensorio, tenuto conto delle esigenze dei consumatori e del tempo libero delle categorie lavoratrici, sentito il parere delle Comunità montane, ove esistono, e delle rappresentanze provinciali e locali delle organizzazioni sindacali a carattere nazionale dei commercianti, dei lavoratori addetti al commercio e dei venditori ambulanti maggiormente rappresentative, determinano gli orari delle attività di cui sopra sulla base delle disposizioni contenute nella legge 28 luglio 1971 n. 558 e dei presenti criteri.
B) Orario di apertura e chiusura Fermo restando il limite massimo di 44 ore di apertura settimanale, di cui all'articolo 1 - lett. b) della legge 28.7.1971 n. 558, gli orari di apertura e chiusura devono essere fissati entro una fascia oraria compresa tra le ore 7,30 e le ore 20.
I Comuni, indipendentemente dall'orario stabilito per l'apertura antimeridiana, possono autorizzare l'apertura facoltativa anticipata alle ore 7,30 per le latterie e panetterie, rispettivamente per la sola vendita del latte fresco e del pane e prodotti da forno a base di sfarinati.
Gli orari di apertura e chiusura, nonché la chiusura infrasettimanale devono essere uniformi per i negozi dello stesso settore merceologico o di più settori; devono altresì uniformarsi il più possibile fra le varie località di uno stesso Comprensorio. Solo in casi di effettiva e comprovata necessità, gli orari possono essere differenziati per località e per settori merceologici, sempre entro i limiti della fascia oraria di cui al primo comma, punto B.
I Comuni, sentito il parere delle organizzazioni sindacali degli esercenti e dei lavoratori addetti al commercio, possono stabilire a titolo sperimentale e con modalità che assicurino il servizio al consumatore, che la chiusura infrasettimanale dei negozi sia di un'intera giornata o di due mezze giornate. Tale esperimento può essere riferito all'intero territorio comunale, a singole zone, a singoli settori merceologici e a determinati periodi dell'anno.
Per i centri commerciali ed i mercati coperti situati in aree pubbliche attrezzate e con impianti fissati permanentemente al suolo, tenuto conto che si tratta di complessi operativi autonomi, la chiusura infrasettimanale può essere effettuata nella stessa giornata per tutti i settori merceologici.
Qualora un mercato venisse a cadere nel giorno previsto per la chiusura infrasettimanale o in un giorno festivo infrasettimanale, i Comuni possono stabilire circa lo svolgimento o lo spostamento del mercato medesimo in altro giorno della settimana, oppure per comprovate ed effettive necessità lo spostamento in altro giorno della settimana, oppure, per comprovate ed effettive necessità, lo spostamento in altro giorno della chiusura infrasettimanale.
In correlazione allo svolgimento di mercati nei giorni feriali, i Comuni possono autorizzare, qualora non fosse prevista, l'apertura dei negozi in sede fissa, a condizione che il tempo di apertura non previsto sia recuperato nello stesso giorno o negli altri giorni della settimana in modo tale da non superare le 44 ore settimanali di apertura previste dall'art. 1 lett. b) della citata legge n. 558. I commercianti ambulanti che esercitano la loro attività di vendita in forma itinerante devono osservare l'orario stabilito per i corrispondenti esercizi di vendita al dettaglio. Fermi restando i limiti di cui all'art. 1 della legge 28 luglio 1971 n. 558, i Comuni determinano l'orario dei mercati rionali e del commercio ambulante non girovago nel rispetto delle tradizioni locali e delle esigenze dei consumatori.
C) Deroghe di carattere generale I Comuni già autorizzati con apposito decreto regionale allo svolgimento dei mercati nei giorni domenicali e festivi, perché in esse tradizionalmente si sono svolte attività di commercio ambulante non girovago, possono riconfermare tale autorizzazione. In tali casi può essere autorizzata anche l'apertura facoltativa dei negozi e degli esercizi di vendita.
Nel periodo compreso tra il 15 ed il 25 dicembre i Comuni possono autorizzare deroghe temporanee all'obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché infrasettimanale sia per il commercio in sede fissa che per quello in forma ambulante. I Comuni possono altresì autorizzare le deroghe di cui sopra in occasione di festività o manifestazioni tipicamente locali.
I Comuni ai sensi dell'art. 6 - secondo comma - della legge 558 possono escludere dall'applicazione delle disposizioni di cui all'art. 1 della stessa legge, i negozi con tabella merceologica VII che vendono esclusivamente o prevalentemente generi di pasticceria.
Agli esercenti la vendita di fiori nei pressi dei cimiteri, i Comuni possono fare osservare l'orario di vendita in coincidenza con quello di apertura dei cimiteri stessi.
Le rivendite di fiori possono essere autorizzate a non effettuare la chiusura domenicale ed infrasettimanale nel periodo della commemorazione dei defunti. Deroghe temporanee al divieto di vendita nei giorni domenicali e festivi infrasettimanali, nonché all'orario giornaliero, possono essere consentite per il commercio ambulante di prodotti stagionali (cocomeri caldarroste, ecc.).
Al fine di assicurare l'equilibrio tra la domanda e l'offerta durante l'intero arco dell'anno, i Comuni, fatte salve le norme di legge e dei regolamenti comunali vigenti in materia, sentite le Associazioni provinciali e locali di categoria ed i sindacati dei lavoratori, possono definire annualmente i criteri di sospensione delle attività commerciali per ferie, assicurando che in ogni zona abitata resti aperto un adeguato numero di punti di vendita al dettaglio di generi di largo consumo.
D) Deroghe di carattere particolare Nelle località ad economia turistica, i Comuni possono applicare deroghe agli orari di apertura e chiusura degli esercizi di vendita al dettaglio sulla base delle disposizioni di cui all'art. 3 della legge 28.7.1971 n. 558, e dei sottoelencati criteri.
Le deroghe di cui trattasi devono: a) applicarsi limitatamente ai periodi di maggior afflusso turistico b) riguardare le tabelle merceologiche di cui al D.M. 30.8.1971 c) non comportare alcuna chiusura compensativa in aggiunta alla chiusura infrasettimanale obbligatoria d) essere concordate, circa l'entità del periodo e dell'apertura giornaliera, a seconda dell'ubicazione dei territori comunali interessati nel modo seguente: 1) nella sede di una singola Comunità montana, per i territori comunali appartenenti interamente ad essa 2) tra diverse Comunità montane, per i territori comunali appartenenti a più Comunità montane 3) tra Comunità montane e Comprensori interessati, per i territori comunali parzialmente montani 4) in sede comprensoriale, per i territori comunali non appartenenti a Comunità montane.
Ai fini della determinazione dell'entità dei periodi di deroga di cui al primo comma del punto d), le località che possono fruire della deroga sono classificate secondo il seguente ordine: 1. Comuni turistici 'Sono considerati tali i Comuni classificati, ai sensi del D.P.R.
27.8.1960 n. 1042, stazione di cura, soggiorno e turismo, nonché quelli in cui, ai sensi del R.D.L. 24.11.1938, n. 1926 convertito in legge 2.6.1939 n. 739 e successive modificazioni, viene applicata l'imposta di soggiorno'.
2. Comuni totalmente o parzialmente montani 'Sono considerati tali i Comuni il cui territorio è compreso interamente o parzialmente nell'ambito di Comunità montane. Per tali Comuni l'eventuale deroga deve riguardare solo il territorio che fa parte della Comunità montana'.
3. Altri Comuni 'Possono inoltre fruire della deroga le località risultanti dall'allegato elenco. Per tali località i Comuni possono confermare o meno la deroga ed il relativo periodo, ma l'eventuale autorizzazione all'apertura nei giorni domenicali e festivi infrasettimanali deve comunque essere limitata alle ore antimeridiane'.
In particolari Comuni o località, sedi di soggiorno turistico estivo e/o invernale, oltre la deroga alla chiusura domenicale e festiva infrasettimanale, può essere concessa, limitatamente ai periodi 1/6 - 30/9 e/o 15/12 - 31/3, anche quella alla chiusura infrasettimanale.
Per le località ed i Comuni non compresi nella classificazione di cui ai precedenti punti 1, 2, e 3, ma in cui si riscontrano i presupposti previsti dall'art. 3 della legge 28.7.1971 n. 558, i Comuni, su proposta dell'Associazione dei commercianti e su conforme parere della Commissione comunale prevista dagli artt. 15 o 16 della legge 11.6.1971 n. 426, possono chiedere alla Regione il riconoscimento di località ad economia turistica ai fini della deroga della chiusura domenicale e festiva infrasettimanale.
La Regione si riserva comunque di riesaminare il complesso problema delle località turistiche e relative deroghe, al fine di razionalizzarle e renderle obiettivamente rispondenti alla realtà ed esigenze locali.
E) Applicazione Le attività miste soggette parte a licenza di commercio e parte a licenza di pubblica sicurezza o licenza per la vendita di articoli di monopolio, nelle ore in cui è prevista la chiusura dei negozi per gli articoli soggetti a licenza di commercio, devono sospendere la vendita di tali articoli, ad eccezione degli articoli accessori al servizio del fumatore, se devono tenere aperto il negozio o l'esercizio per svolgere l'attività prevista dalle altre autorizzazioni.
Nei negozi e negli esercizi di vendita al dettaglio dovrà essere esposto un cartello visibile al pubblico, che indichi l'orario giornaliero di apertura e chiusura, nonché il giorno in cui si effettua la chiusura infrasettimanale. Sono fatte salve le condizioni economiche e normative dei lavoratori dipendenti ed, in particolare, il rispetto dell'orario previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle categorie interessate.
Le violazioni alle disposizioni della legge 28.7.1971 n. 558, e dei provvedimenti comunali sono punite ai sensi dell'art. 10 della citata legge n. 558. Le sanzioni saranno irrogate dal Sindaco del Comune nell'ambito del cui territorio è stata commessa la violazione.
Per quanto attiene le procedure relative all'accertamento delle infrazioni, alla contestazione delle medesime, alla notificazione dei relativi accertamenti ed all'emissione degli atti sanzionatori si osservano, in quanto compatibili ed applicabili, le norme contenute nella legge 24 dicembre 1975 n. 706.
L'importo delle somme riscosse per l'applicazione delle pene pecuniarie irrogate dal Sindaco è attribuito al Comune. Sono attribuite altresì al Comune le somme già riscosse in esecuzione alla deliberazione del Consiglio regionale n. 151 - C.R. 1321 del 17.2.1977.
I decreti del Presidente della Giunta regionale sulla disciplina dell'orario dei negozi e del commercio ambulante ed ogni altro provvedimento emesso in esecuzione ai decreti stessi resteranno in vigore fino alla data in cui avranno efficacia i provvedimenti comunali emessi nell'esercizio dell'attribuzione di cui all'art. 54 lett. d) del D.P.R.
24.7.1977 n. 616".
Chi approva tale deliberazione alzi la mano.
E' approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.
La seconda deliberazione riguarda i criteri regionali concernenti gli orari di apertura e chiusura dei pubblici esercizi di vendita e consumo di alimenti e bevande.
"Il Consiglio regionale visto l'art. 54 - lett. d) del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 vista la propria precedente deliberazione n. 250 - C.R. 9351 in data 27 dicembre 1977 vista la proposta della Giunta regionale in data 30 maggio 1978 delibera i criteri regionali sulla cui base i Comuni, ai sensi dell'art. 54 lett. d) del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616, fissano gli orari di apertura e chiusura dei pubblici esercizi di vendita e consumo di alimenti e bevande sentite le Associazioni sindacali di categoria, sono i seguenti: 1) i Comuni determinano l'orario di apertura e chiusura delle attività di cui sopra nell'ambito di una fascia oraria compresa fra le 5 ore antimeridiane e le ore 2 antimeridiane del giorno successivo.
2) I Comuni, in relazione alle esigenze e caratteristiche locali possono diversificare l'orario di apertura per zone, per categorie tipologiche e per periodi dell'anno. In casi di effettiva e comprovata necessità ed al fine di garantire il servizio ai consumatori, possono inoltre determinare un orario minimo di apertura obbligatoria.
3) I provvedimenti dei Comuni devono prevedere per l'esercente la facoltà di cui al 2° comma dell'art. 5 della legge 14 ottobre 1974 n. 524 relativa alla posticipazione dell'apertura ed all'anticipazione della chiusura dell'esercizio fino ad un massimo di un'ora rispetto all'orario di apertura stabilito , nonché la possibilità di chiusura intermedia dell'esercizio fino ad un massimo di due ore consecutive.
Devono inoltre prevedere nei loro provvedimenti la facoltà per l'esercente di posticipare la chiusura di un'ora nei giorni festivi e prefestivi.
4) Nell'ambito della fascia oraria di cui al punto 1, i Comuni possono autorizzare con le modalità che ritengono più opportune, anticipazioni o protrazioni di orario rispetto a quello stabilito.
5) Nell'interesse pubblico e tenuto conto delle esigenze e delle consuetudini locali, i Comuni hanno facoltà di concedere, eccezionalmente autorizzazioni di deroga ai limiti fissati dalla fascia oraria di cui al precedente punto 1, attenendosi ad una scrupolosa valutazione degli elementi di pubblico interesse.
6) Negli esercizi annessi ad alberghi, locande e pensioni è consentita la somministrazione di alimenti e bevande fuori dell'orario di cui ai precedenti punti alle sole persone alloggiate.
7) Negli esercizi di cui all'ultimo comma dell'art. 2 della legge 14.10.1974, n. 524 è consentita la somministrazione di alimenti e bevande per tutte le 24 ore di ciascun giorno.
8) La somministrazione di alimenti e bevande effettuata congiuntamente all'esplicazione di attività di trattenimento e svago (esercizi di cui al punto c) comma dell'art. 23 del D.M. 28.4.1976, sale da ballo, sale da gioco, locali notturni, stabilimenti balneari ed esercizi similari), pu essere effettuata nell'orario stabilito per l'attività a cui è annessa anche in deroga ai limiti fissati dalla fascia oraria di cui al punto 1.
9) I Comuni determinano la giornata di chiusura settimanale in base alle norme contenute nella legge 1 giugno 1971 n. 425.
10) Sono fatte salve le condizioni economiche e normative dei lavoratori dipendenti, ed in particolare il rispetto dell'orario previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle categorie interessate.
11) E' fatto obbligo agli esercenti di esporre nell'esercizio un cartello,visibile al pubblico, riflettente in termini ben chiari l'orario di apertura e di chiusura, nonché il giorno in cui si effettua la chiusura settimanale.
12) Le sanzioni amministrative per l'inosservanza dell'orario sono applicate dai Comuni, come previsto dall'art. 54 lett. d) del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616.
13) Per quanto non contemplato nella presente deliberazione, gli interessati dovranno attenersi alle vigenti disposizioni di legge".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.
La terza deliberazione riguarda i criteri regionali per gli orari di apertura e chiusura degli impianti stradali di distribuzione dei carburanti, esclusi quelli autostradali.
"Il Consiglio regionale visto l'art. 54 - lett. d) del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 vista la legge 28 luglio 1971 n. 558 vista la propria precedente deliberazione n. 250 - CR 9351 in data 22.12.1977 vista la proposta della Giunta regionale in data 30 maggio 1978 delibera I criteri regionali sulla cui base i Comuni, ai sensi dell'art. 54 lett. d) del D.P.R. 24 luglio 977, n. 616, fissano gli orari di apertura e chiusura degli impianti stradali di distribuzione dei carburanti,esclusi gli impianti autostradali, sono i seguenti: 1) Orario di apertura L'orario di apertura è di 57 ore settimanali e di 9,30 ore giornaliere.
I Comuni sentiti i concessionari e le organizzazioni sindacali a carattere nazionale delle categorie interessate, fissano l'orario giornaliero nell'ambito di una fascia oraria compresa fra le ore 7 e le ore 20 Tuttavia, data l'esigenza di uniformità del servizio a garanzia dell'utenza, si suggerisce ai Comuni di fissare gli orari giornalieri di apertura e chiusura delle ore 7,30 alle ore 12,30 e dalle ore 15 alle ore 19,30.
Le attività collegate, che costituiscono servizio complementare e non preminente rispetto a quello degli impianti stradali di distribuzione dei carburanti,devono osservare l'orario previsto per il servizio degli impianti stessi. In tutti gli altri casi di attività miste, nelle ore in cui è prevista la chiusura degli impianti stradali di distribuzione dei carburanti, si deve sospendere la vendita dei carburanti, se si deve tener aperto l'esercizio per svolgere l'attività prevista dalle altre autorizzazioni.
2) Turnazione festiva Nelle domeniche e nei giorni festivi infrasettimanali i Comuni, tenuto conto delle richieste avanzate dai concessionari degli impianti di distribuzione e sulla base delle indicazioni delle organizzazioni sindacali locali e provinciali delle categorie interessate, nonché di concerto con i Comuni limitrofi, determinano l'apertura degli impianti in ragione del 25 di quelli esistenti e funzionanti nel proprio territorio. Nei Comuni ove risultino installati e funzionanti n. 3 o 2 impianti, detta percentuale pu essere portata rispettivamente al 33 %o al 50 %. Nei Comuni ove invece risulti installato e funzionante un solo impianto, può essere determinata l'esenzione della chiusura domenicale e festiva infrasettimanale. Tale esenzione è concessa a richiesta dei gestori interessati e per sopperire a comprovate necessità locali o turistiche.
Gli impianti che effettuano i turni di apertura domenicale o che fruiscono dell'esenzione di cui al comma precedente sospendono la loro attività nella giornata di lunedì o, se questo è festivo, nel primo giorno feriale successivo.
Allo scopo di evitare squilibri nel funzionamento della predetta turnazione, si ritiene opportuno che i Comuni confermino, per l'anno 1978 l'attuale turnazione determinata per ogni provincia dai rispettivi decreti prefettizi, limitando le eventuali variazioni ai casi di effettiva e comprovata necessità.
Gli impianti di distribuzione del metano sono esentati, a richiesta dei gestori e concessionari interessati, dall'osservanza degli intervalli di chiusura pomeridiana e serale, nonché dei turni festivi e notturni, purch gli impianti stessi siano abilitati all'erogazione del solo metano e non risultino in un complesso più vasto di distribuzione di altri carburanti.
L'esenzione dai turni comporta l'osservanza almeno dell'orario stabilito in base alle disposizioni di cui al punto 1).
3) Servizio notturno L'autorizzazione al servizio notturno è concessa, su richiesta dei concessionari e di concerto con i gestori, ad un numero di punti di vendita non superiori al 3% di quelli installati e funzionanti nel territorio di ogni Provincia; in tale numero non sono compresi gli impianti di distribuzione automatica dotati di apparecchiatura a moneta od a lettura ottica (self-service).
Tale autorizzazione viene rilasciata dal Comune nell'ambito del cui territorio è installato il punto di vendita, previa richiesta di parere alla Regione.
Il servizio notturno ha inizio alle ore 22 e termina in corrispondenza all'apertura antimeridiana. Per poter essere autorizzati al servizio notturno gli impianti devono risultare opportunamente dislocati nei quartieri urbani e sulle vie di accesso ai centri abitati.
Devono inoltre essere tenuti nel massimo conto e costituire criterio preferenziale: a) il numero ed il tipo delle attrezzature di erogazione dei carburanti offerti al pubblico b) la qualità e l'entità dell'organizzazione assistenziale per gli autoveicoli e le persone c) le condizioni di incolumità assicurata agli operatori addetti al servizio.
Colonnine e chioschi, isolati o meno, ed impianti comunque insufficienti non possono essere abilitati al servizio notturno. Nel caso di richiesta di abilitazione in numero superiore al 3 %, a parità di servizi accessori offerti, possono essere effettuati turni annuali.
L'inosservanza degli orari notturni comporta la decadenza dalla abilitazione al servizio notturno per un periodo massimo di un anno.
Nei casi di maggiore gravità, che compromettono la regolarità del servizio di distribuzione, può farsi luogo alla decadenza della concessione ai sensi dell'art. 18, comma terzo, del decreto del Presidente della Repubblica 27 ottobre 1971 n. 1269.
Allo scopo di evitare squilibri nel funzionamento del servizio notturno e disservizi per l'utenza motorizzata, sono autorizzati a svolgere tale servizio gli impianti già abilitati alla data del 31 dicembre 1977.
4) Impianti con apparecchiature a moneta od a lettura ottica Gli impianti di distribuzione automatica dotati di apparecchiature a moneta od a lettura ottica sono esclusi dall'osservanza degli intervalli pomeridiani e serali e dai turni notturni, purché funzionino senza l'assistenza di apposito personale; l'inosservanza di tale disposizione comporta la decadenza dall'esclusione. Tali impianti, tuttavia, dovranno osservare la chiusura quando sono aperti quelli designati per la turnazione domenicale o festiva infrasettimanale.
5) Deroghe Nelle località ad economia turistica e limitatamente ai periodi di maggiore afflusso turistico, i Comuni, sentiti i concessionari degli impianti di distribuzione e le organizzazioni sindacali locali e provinciali delle categorie interessate, possono determinare deroghe all'osservanza dei turni di chiusura domenicale e festiva infrasettimanale a condizione che l'orario complessivo non superi le 57 ore settimanali di cui al precedente punto 1).
Eventuali deroghe all'orario complessivo settimanale di 57 ore, possono essere concesse dai Comuni, previa richiesta di parere da parte degli stessi alla Regione.
Sempre nei limiti di 57 ore settimanali,a richiesta dei concessionari d'intesa con i gestori interessati, possono altresì essere autorizzate deroghe in favore di stazioni di servizio poste su strade di grande comunicazione, o di raccordo con autostrade, al di fuori dei centri abitati. Per fruire di tale deroga le stazioni di servizio debbono possedere almeno i seguenti requisiti di assistenza di mezzi motorizzati oltre a quelli destinati ad assistere gli utenti: a) ampi piazzali di sosta b) punti di rifornimento in numero adeguato alle esigenze del traffico,comprendenti la possibilità di erogare benzina normale e super gasolio e miscele anche contemporaneamente a più veicoli c) servizi igienici d) locale per il gestore e) attrezzature di pronto intervento.
E' data facoltà ai Comuni, per tutto il territorio di competenza, di concedere, per gare sportive, manifestazioni tipicamente locali, fiere mercati od altro, temporanee deroghe alla limitazione di orario o all'osservanza dei turni festivi limitatamente ad un periodo non superiore a due giorni consecutivi. Deroghe relative a periodi maggiori possono essere concesse, per motivi eccezionali, previa richiesta di parere alla Regione.
6) Ferie Su domanda dei concessionari e di intesa con i gestori degli impianti i Comuni autorizzano la sospensione dell'attività per ferie per un periodo non superiore alle due settimane consecutive per ogni anno solare, fruibile in qualsiasi mese.
Può inoltre essere autorizzata una terza settimana di sospensione dell'attività, qualora i concessionari ed i rappresentanti sindacali dei gestori concordino di recuperare le festività soppresse con legge 5 marzo 1977 n. 54.
Le sospensioni per ferie vengono determinate annualmente in base ad un criterio che preveda comunque un'apertura degli impianti tale da assicurare il servizio all'utenza motorizzata, nonché lo svolgimento dei turni domenicali, festivi e notturni. Allo scopo di evitare disagi all'utenza motorizzata, i Comuni, qualora lo ritengano opportuno e d'intesa con i concessionari ed i gestori interessati, possono confermare, per l'anno in corso, i turni di ferie stabiliti per l'anno 1977.
7) Sanzioni Le violazioni alle disposizioni contenute nei provvedimenti comunali in materia di disciplina, orario impianti stradali di distribuzione dei carburanti sono punite ai sensi dell'art. 10 della legge 28 luglio 1971 n.
558. Le sanzioni sono irrogate dal Sindaco competente per territorio, con la procedura prevista dalla legge 24 dicembre 1975 n. 706.
8) Disposizioni generali Non sono soggetti alla disciplina dei presenti criteri gli impianti siti nelle immediate vicinanze dei posti di confine nazionale, sulle autostrade e sui tronchi classificati autostrade.
Lo scarico delle autocisterne per il rifornimento degli impianti di distribuzione è consentito anche nelle ore in cui gli impianti stessi sono chiusi al pubblico. I gestori devono esporre un cartello, visibile al pubblico, ove sia indicato l'orario giornaliero di apertura e chiusura.
Sono fatte salve le condizioni economiche e normative dei lavoratori dipendenti ed, in particolare, il rispetto dell'orario previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle categorie interessate.
Il decreto ministeriale 28 giugno 1974, i decreti prefettizi ed ogni altro provvedimento, concernenti la disciplina dell'orario degli impianti stradali di distribuzione dei carburanti, esclusi quelli autostradali resteranno in vigore fino alla data in cui avranno efficacia i provvedimenti comunali emessi nell'esercizio delle attribuzioni di cui all'art. 54 - lett. d) del D.P.R. 24/7/1977 n. 616".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione: "Istituzione del servizio di mensa a favore del personale dell'Amministrazione regionale"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Passiamo all'esame della deliberazione: "Istituzione del servizio di mensa a favore del personale dell'Amministrazione regionale".
Chiede la parola il Consigliere Borando. Ne ha facoltà.



BORANDO Carlo

Sono d'accordo sulla deliberazione che viene presentata all'approvazione, purché l'uso della mensa sia limitato ai dipendenti della Regione. Torniamo al caso della mensa dell'Università statale di Milano dove il 20 ' delle presenze è rappresentato da studenti e l'80 % da altra gente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Vice Presidente della Giunta regionale Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

La materia è seguita dal Presidente della Giunta. Posso dire che qualche volta la mensa viene utilizzata dai membri dei Comitati comprensoriali impegnati in attività connesse alla vita regionale.
Non risulta che personale esterno all'Amministrazione regionale o agli Enti funzionali fruisca del servizio di mensa.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Con le precisazioni del Vice Presidente Bajardi, pongo in votazione la proposta di deliberazione.
"Il Consiglio regionale vista la legge regionale 20 agosto 1976, n. 43 istitutrice di servizio mensa a favore del personale dell'Amministrazione regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 21-14534 del 6 giugno 1978 visto il parere favorevole della I Commissione preso atto della proposta formulata dalla Giunta regionale in ordine all'opportunità di autorizzare il Presidente della Giunta regionale alla stipulazione di convenzioni per la gestione dei servizi di mensa e bar presso le sedi regionali delibera di autorizzare il Presidente della Giunta regionale a stipulare apposite convenzioni, secondo lo schema allegato, per la gestione dei servizi di mensa e bar presso le sedi regionali, stabilendo che il costo di ogni pasto sia comunque sempre inferiore alla misura di L. 1.800 fino al 31 marzo 1979 ed i prezzi delle consumazioni al bar debbano venire applicati con riferimento a tabelle allegate allo schema di convenzione pattuita, di importo comunque inferiore a quelli vigenti nei pubblici esercizi.
La spesa relativa a tali convenzioni per il corrente esercizio è già stata prevista sul capitolo 800 del bilancio di previsione per l'anno 1978 riguardando la medesima il personale già in servizio quando venne assunto formale impegno con deliberazione della Giunta regionale n. 80-12710 del 14.2.1978.".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.
La seduta è tolta e riprenderà alle ore 15,30.



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



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