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Dettaglio seduta n.201 del 22/06/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Per motivi tecnici i processi verbali delle sedute del 15 giugno non sono stati stampati, verranno quindi distribuiti nella prossima seduta consiliare.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Picco, Menozzi, Minucci, Besate Bono, Carazzoni, Ferraris, Oberto Tarena e Valetto.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 326: "Assestamento di bilancio per l'esercizio finanziario 1978" n. 327: "Modifica alla legge regionale 12 giugno 1978, n. 32 'Norme sul fondo di previdenza e di solidarietà dei Consiglieri regionali' ".


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Non è stato apposto il visto da parte del Commissario di Governo alla legge regionale 18 maggio 1978: "Istituzione del Museo ferroviario piemontese".


Argomento: Artigianato

Esame progetto di legge n. 301: "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato"


PRESIDENTE

Procediamo con il punto quarto all'ordine del giorno: "Esame del progetto di legge n. 301 'Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato' ".
Relatore è il Consigliere Raschio, a cui dò la parola.



RASCHIO Luciano, relatore

Premetto che la forzata assenza del Consigliere Dadone non mi mette in difficoltà nel presentare la relazione, essendo stata preparata e concordata all'unanimità dalla IV Commissione. Questa relazione è infatti il frutto di un dibattito serio e approfondito portato avanti da tempo e per tempo in seno alla Commissione.
Signor Presidente, signori Consiglieri, il presente disegno di legge mira a realizzare, sulla scia degli interventi già impostati con la legge regionale n. 10/1974, uno degli obiettivi fondamentali della politica regionale nel settore dell'artigianato, come evidenziato anche nel Piano regionale di sviluppo: la costituzione cioè di un sistema di incentivi soprattutto creditizi, in grado di potenziare il settore favorendo il rafforzamento e il riammodernamento delle strutture aziendali artigiane.
E' noto a tutti come nella prima fase di interventi svolti dalla Regione l'artigianato piemontese abbia dimostrato una capacità di reazione che ha portato ad un concreto ed immediato raggiungimento degli obiettivi posti con la legge regionale n. 10/1974.
Attraverso tali interventi è stato possibile infatti promuovere investimenti nel settore dell'artigianato per oltre 60 miliardi di lire.
Parallelamente è stato innescato un forte sviluppo delle cooperative artigiane di garanzia, passate da 4 a 14 unità in soli 4 anni e del relativo sistema di garanzie primarie collettive che ha permesso di mobilitare crediti, nel 1977, per circa quattro miliardi di lire contro un corrispondente valore di 173 milioni di lire realizzato nel 1974.
Sulla base degli interventi realizzati e dell'esperienza maturata nel corso dell'applicazione della legge 10/74, è venuta via via affinandosi tutta una capacità di proposta delle forze politiche e delle associazioni artigiane piemontesi, che ha sollecitato la revisione degli strumenti legislativi predisposti. Nel contempo, alcune innovazioni introdotte dai decreti attuativi della legge 382 per quanto concerne le agevolazioni creditizie, hanno reso indispensabile l'adeguamento della normativa regionale già adottata.
Su un piano generale intanto è venuta consolidandosi l'opportunità di adottare interventi di agevolazione creditizia direttamente gestiti dall'Amministrazione regionale, pur in presenza di una situazione fortemente condizionata dal principale strumento di agevolazione creditizia per l'artigianato che risponde al nome di Cassa per il credito alle imprese artigiane (Artigiancassa) e che è rimasta di competenza statale.
L'assetto organizzativo di tale istituto, subordinando la presenza pubblica agli obiettivi ed alle scelte del settore bancario e limitando ad una condizione puramente formale la presenza delle Regioni nella struttura dell'organismo, blocca di fatto qualsiasi ipotesi di metodologie di intervento diverse da quelle dirette e controllate in prima persona dall'Amministrazione regionale.
Lungo questa direttrice si è ritenuto quindi dovessero ancora essere collocati gli interventi regionali di agevolazione creditizia al settore artigiano, per rispondere esaurientemente alle logiche e agli obiettivi della programmazione regionale.
Sulla base delle suddette considerazioni, fin dagli inizi del presente anno si è iniziato l'iter di preparazione e definizione del testo del nuovo disegno di legge che viene proposto oggi al Consiglio per l'approvazione da parte della IV Commissione consiliare all'unanimità.
Un accenno particolare merita appunto il metodo seguito nella costruzione del presente disegno di legge e dello "Statuto-tipo" delle cooperative artigiane di garanzia e nella fase di consultazione e discussione in IV Commissione.
Innanzitutto esso è il frutto di un proficuo lavoro di sintesi all'interno della Consulta regionale per l'Artigianato tra un primo articolato formulato dall'Assessore competente ed un documento di principi presentato unitariamente dalle tre Associazioni di categoria presenti nella nostra Regione: CGIA, CNA, CASA.
La discussione all'interno della Consulta ha permesso di giungere alla presentazione alla Commissione consiliare competente di un articolato che nei suoi punti fondamentali vede l'accordo delle Associazioni di categoria fatto questo che mette ancora una volta in risalto la validità, pur con i limiti che sono suoi propri e si dovrà cercare di superare in futuro, della Consulta regionale che permette la partecipazione diretta della categoria artigiana alle decisioni più importanti della politica regionale nel settore.
Sul suindicato disegno di legge e sullo Statuto-tipo la IV Commissione alla quale nel frattempo era pervenuta una proposta di legge sul tema da parte del Consigliere Marchini esaminata poi congiuntamente al disegno di legge, ha potuto svolgere un proficuo lavoro che con il fattivo ed importante contributo di tutti i Gruppi politici presenti in Commissione ha portato alla stesura del presente disegno di legge.
Un'importante novità è stata introdotta dalla IV Commissione quando ha deciso di consultare, sulla materia in questione, oltre che la Giunta e le Associazioni di categoria, anche i rappresentanti dei maggiori Istituti di credito piemontesi in considerazione del ruolo decisivo che le banche dovranno giocare nell'applicazione e per il corretto funzionamento del presente disegno di legge.
Da questa nostra prima esperienza possiamo ricavarne un invito a noi stessi ed alle altre Commissioni a voler procedere alla consultazione degli Istituti di credito interessati in occasione della discussione di leggi che prevedono la concessione un qualche forma di agevolazioni creditizie, in quanto diventa assai importante per noi conoscere il punto di vista delle banche, soprattutto nei meccanismi previsti dalle leggi per le agevolazioni creditizie e nello stesso tempo la consultazione diventa un momento di sensibilizzazione dei dirigenti degli Istituti di credito, sulle finalità e gli obiettivi che gli interventi della Regione si prefiggono di raggiungere.
Gli interventi previsti dal presente disegno di legge tengono conto dei limiti all'attività legislativa regionale in materia, introdotti dall'art.
109 del D.P.R. 616/1977, e questa è la novità che ci porta sulla strada già scelta con profitto da altre Regioni, vengono coordinati con gli interventi Artigiancassa. Ciò consente di rendere gli interventi svolti addizionali per investimenti eccedenti i limiti di finanziamento ammissibili dall'Artigiancassa e sostitutivi per interventi non ammessi alle agevolazioni dell'Artigiancassa, aumentando realmente in questo modo il volume complessivo di risorse disponibili per investimenti nel settore artigiano.
Nello stesso tempo, accanto alle agevolazioni creditizie per finanziamenti a medio termine, viene introdotto un meccanismo di garanzia fidejussoria regionale allo scopo di sopperire alla mancanza di garanzie reali o personali da parte dei richiedenti. Costituisce questo un punto fondamentale di tutta la nuova normativa in quanto mira alla soluzione di uno dei problemi ritenuti più assillanti per il settore artigiano, e cioè il problema delle "garanzie patrimoniali" quale condizione per l'accesso al credito. Tutto il sistema risulta inoltre integrato da agevolazioni finanziarie in conto canoni per operazioni di leasing mobiliare e immobiliare.
Tale formula finanziaria comincia a trovare riscontro ed a diffondersi anche nel settore dell'artigianato e può rappresentare in alcuni casi, come nella costituzione di aree attrezzate, uno strumento finanziario di ristrutturazione e ammodernamento per importanti comparti produttivi.
Per quanto concerne le cooperative artigiane di garanzia il disegno di legge ripropone gli incentivi già previsti nella legge regionale n. 10/1974 e successive modificazioni e integrazioni.
Gli organismi cooperativi per garanzie mutualistiche nelle operazioni di credito bancario costituiscono ormai, non soltanto nel settore dell'artigianato, ma anche in quello della piccola e media industria, una prospettiva nuova e moderna nelle problematiche del reperimento dei mezzi finanziari. Non a caso la stessa legge di riconversione e ristrutturazione industriale prende in considerazione le varie forme consortili di fondi di garanzia collettiva fidi per il credito a breve e medio termine allorch prevede, da un lato, appositi contributi in relazione alle garanzie fornite alle imprese che realizzano progetti di riconversione e di ristrutturazione e conformi ai programmi finalizzati e, dall'altro, una formale statuizione secondo cui l'attività di prestazione di garanzie mutualistiche non costituisce attività commerciale agli effetti dell'imposizione fiscale diretta e indiretta di cui rispettivamente ai D.P.R. 29/9/1973 n. 597 e 26/10/1972 n. 633.
Nel settore dell'artigianato, l'apporto che una estesa ed efficiente rete di cooperative artigiane di garanzia può dare alla soluzione delle problematiche finanziarie delle imprese associate è ancora lontano dai livelli operativi considerati ottimali. Per diversi motivi il sistema delle cooperative artigiane di garanzia ha articolato la propria attività essenzialmente nel campo del credito bancario a breve termine sottovalutando le virtuali possibilità operative anche nel campo del credito per investimenti. Pur con questi limiti tuttavia le cooperative artigiane di garanzia hanno dimostrato, come si evince dai pochi dati che la presente relazione riporta, di poter svolgere con agilità e precisione un ruolo essenziale di assistenza finanziaria alle imprese associate.
In ciò è da rintracciare il fondamento delle agevolazioni previste dal presente disegno di legge che prevede altresì una loro estensione agli eventuali consorzi tra cooperative artigiane di garanzia che si costituiscono in vista del rafforzamento di tutto il sistema di garanzie primarie collettive.
La considerazione della particolare attività che è venuta configurandosi nel tempo da parte delle cooperative artigiane di garanzia induce inoltre a prevedere, analogamente a quanto già stabilito in passato con l'articolo 11 della legge regionale 9 aprile 1974, n. 10, apposite agevolazioni creditizie per i prestiti alle imprese artigiane assistiti da garanzia delle cooperative stesse. Si tratta di prestiti di durata non superiore a 36 mesi e di importo limitato che, avuto riguardo a particolari comparti produttivi dell'artigianato dove i fabbisogni finanziari non sono molto elevati, possono soddisfare una fascia di richieste che diversamente cercherebbero spazio all'interno dei meccanismi di agevolazione creditizia per investimenti.
Un discorso a parte il disegno di legge dedica all'associazionismo economico, assumendo l'obiettivo di una robusta crescita del movimento associativo fra le imprese artigiane quale condizione per più razionali forme di organizzazione della produzione, per più proficui e stabili collegamenti con il mercato e per maggiori possibilità di ampliamento delle conoscenze tecnico-aziendali.
Allo stato attuale si contano in Piemonte circa 25 strutture consortili fra imprese artigiane , operanti soprattutto nel settore dei servizi. Al di là del dato sulla consistenza numerica del fenomeno si registra tuttavia una certa debolezza strutturale degli organismi consortili esistenti, che stentano a porsi come efficaci punti di riferimento per tutte le imprese del settore.
Il disegno di legge in esame prefigura interventi nelle spese generali di avviamento e nelle spese straordinarie di gestione conseguenti a convenzioni con Enti e organismi di ricerca scientifica , per lo studio di tematiche che possono interessare l'intero comparto produttivo in cui opera il consorzio o la cooperativa.
Il disegno di legge si completa infine con le norme di carattere finanziario, predisposte tenendo conto dei nuovi principi di contabilità regionale introdotti con la legge 14 marzo 1978 n. 12, e con le norme di carattere finale e transitorio che definiscono, rispettivamente, la cadenza temporale entro cui la Giunta riferisce al Consiglio sulla gestione della legge e le condizioni di esame delle richieste di agevolazione creditizia già presentate alla data di entrata in vigore del presente provvedimento legislativo.
La IV Commissione all'unanimità propone al Consiglio regionale l'adozione del presente disegno di legge, consapevole del fatto che si tratta di un intervento in favore di un settore economico e di una categoria (non certo annoverabili fra quelli cosiddetti "assistiti"), che hanno dimostrato di essere un punto fermo della nostra economia in un momento di così grave crisi. Se è vero che con l'approvazione della presente legge non si risolvono tutti i problemi dell'artigianato piemontese, è pur vero però che una sua ampia e corretta applicazione pone le premesse per un diverso sviluppo del settore senza il quale è pregiudicata ogni possibilità di positivo superamento dell'attuale crisi economica.
L'articolato del disegno di legge, suddiviso in titoli allo scopo di favorire la lettura del testo legislativo attraverso una facile e immediata individuazione dei vari interventi, si compone di 29 articoli.
Raccomando la massima pubblicità di questo disegno di legge non appena sarà approvato perché uno degli elementi ancora carente nel settore degli artigiani è l'informazione. Consiglio pertanto di predisporre opuscoli tenere delle interviste esplicative e tecniche per dimostrare ampiamente il significato dei finanziamenti e il modo con cui potervi accedere.
L'artigiano, che è grande maestro nel suo lavoro, non sempre invece è maestro nell'amministrazione della propria contabilità, deve trovare quindi nella Regione un punto di appoggio nella predisposizione della documentazione atta ad accedere al finanziamento agevolato. Questo non vuol dire superare il diritto-dovere dell'artigiano di ricevere dalla propria associazione sindacale l'assistenza necessaria, ritengo anzi che questo canale d'informazione debba essere fatto anche attraverso alle stesse associazioni sindacali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, facendo memoria di quanto si disse, in materia di artigianato, al momento della discussione del Piano regionale di sviluppo, è giusto ricordare che la legge che il Consiglio è chiamato oggi ad approvare costituisce un adempimento alle indicazioni allora espresse. Di fatto, anche il Gruppo della Democrazia Cristiana consente sulle motivazioni che hanno originato l'odierno provvedimento che fa seguito al provvedimento legislativo assunto durante la prima legislatura come ricordava il collega Raschio e consente anche sulle forme in cui si esplica l'intervento regionale, soprattutto tenendo conto che pur con il doveroso adeguamento alle diverse e mutate esigenze, la Regione cerca di collocarsi correttamente nel solco di una politica per l'artigianato, che a suo tempo venne tracciato nel corso della precedente legislatura.
Giova sottolineare quelli che, a mio avviso, sono gli aspetti qualificanti del nuovo testo di legge e che trovano il nostro consenso, pur tuttavia uniti ad alcune considerazioni di carattere generale.
L'intervento finanziario della Regione, nelle forme e nei modi previsti, "filtrato" dal Comitato consultivo, anche se la concezione dell'intervento regionale quale intervento addizionale a quello della Artigiancassa (né, siamo d'accordo, poteva essere altrimenti, dovendo la Regione prendere atto che il D.P.R. 616/1977, ha mantenuto tale Istituto) lascia sopravvivere alcune perplessità.
In relazione infatti ad una situazione di inoperatività dell'Artigiancassa, situazione che, purtroppo, si verifica assai di frequente o per carenza di fondi o per lungaggini burocratiche - si corre il rischio di giungere anche al blocco degli interventi regionali, con grave danno per la categoria artigiana che si vedrebbe così chiusa la possibilità di accedere al credito agevolato con quella sufficiente sollecitudine, che è indispensabile per la continuità della propria attività.
E' necessario dunque che questo principio, proprio nell'interesse della categoria, sia gestito con oculatezza e con opportuna elasticità.
Accogliamo pertanto con soddisfazione la notizia, riportata dalla stampa quotidiana, dell''erogazione di nuovi fondi a favore dell'Artigiancassa, secondo un disegno di legge di iniziativa governativa che eleva di 350 miliardi, ripartiti in 7 esercizi finanziari, il fondo per il concorso statale nel pagamento degli interessi, incrementa di 150 miliardi il fondo di dotazione e aumenta di 3 miliardi per il 1978 il fondo centrale.
Date le premesse, con questi "contenuti" c'è da augurarsi che anche l'attività regionale possa riprendere a tempi brevi.
Su altri punti la legge trova il nostro consenso: la garanzia fidejussoria regionale intesa non come "copertura" negativa, ma come aiuto a chi non possiede garanzie proprie le agevolazioni per operazioni di leasing gli interventi per lo sviluppo e il rafforzamento delle forme consortili e cooperative, in quanto soluzioni aziendali che possono effettivamente contribuire allo sviluppo economico e sociale del settore.
Tuttavia riesce difficile, colleghi Consiglieri, tralasciare un accenno ai più ampi e complessi problemi della categoria artigiana nel momento in cui si approva una legge che reca "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato".
E sono problemi che attengono tanto al modo con cui la Regione si pone in termini generali, di fronte a questa categoria così importante per l'assetto economico del Piemonte, quanto alle strutture regionali per fare idoneamente fronte alla richiesta di "servizio" del settore.
Sono emersi, infatti, in questi ultimi tempi, alcuni rilievi critici sull'impostazione globale della politica artigiana regionale, rilievi che tendono essenzialmente ad evidenziare la limitatezza delle risorse per un reale sviluppo della categoria e la mancanza di una programmazione organica.
Tutto questo sembra riportarci piuttosto indietro nel tempo, a formulazioni critiche di una categoria che ricordano il periodo in cui ancora le Regioni non operavano, e che comunque, espresse oggi che l'Ente Regione si mostra così impegnato sul fronte dell'andamento economico ed occupazionale, suonano come campanello d'allarme, visto il ruolo che l'artigianato svolge nel contesto dell'economia della nostra Regione.
In più, colgo su di una pubblicazione come "Nuova Società" e dunque provenienti da una fonte "non sospetta", alcune valutazioni che mi preoccupano, proprio perché fanno da eco ad identiche osservazioni che sottoposi all'attenzione dell'Assessore in sede di esame del Piano di sviluppo.
Cito testualmente da un'intervista ad Enzo Lalli, Segretario generale del Comitato regionale della Confederazione Nazionale Artigianato, con riferimento alla struttura degli Assessorati alla Regione: "Un Assessorato che raggruppi fondamentalmente lavoro, industria e artigianato è avvincente, perché potrebbe permettere una politica organica ; in realtà il settore lavoro assorbe quasi completamente le strutture assessorili. Non è il caso di riorganizzare le strutture in vista di una maggiore funzionalità del settore artigiano, considerato che è uno dei settori economici nei quali la Regione ha ormai i più ampi poteri? ".
Lungi dal voler strumentalizzare una presa di posizione che è seria proprio perché sfugge a condizionamenti di parte, mi pare giusto riflettere ancora una volta, soprattutto oggi che ci accingiamo ad approvare una legge che andrà a porre nuovi carichi burocratici e decisionali sulla Regione riflettere - dicevo - sui nostri modi di attrezzarci di fronte alla domanda del settore.
Dire infatti che ci vuole una programmazione di settore, che le risorse sono ridotte, un relazione al potenziale della categoria, che occorre un quadro coordinato in cui porre le iniziative per il settore, che l'associazionismo artigiano va sollecitato ed aiutato, significa riproporre, né più né meno, gli obiettivi di quello che fu, e rimase sulla carta, l'Ente di Sviluppo per l'Artigianato Piemontese (Esap).
Oggi possiamo anche essere tutti d'accordo sull'in opportunità di creare altri Enti strumentali. E' ovvio peraltro che si attendono, stavo per dire si pretendono, le forme alternative con cui conseguire i medesimi obiettivi.
C'è da riconoscere a tutti, all'Assessore Alasia e ai suoi funzionari il massimo dell'impegno ed un plauso merita, in maniera particolare l'indagine sull'apprendistato: ma sappiamo quali e quanti problemi investano oggi industria e lavoro per non temere che, anche involontariamente, l'artigianato ne subisca le conseguenze negative, certo imputabili più a carenze strutturali che non a mancanza di volontà politica.
Ricordo che in numerose occasioni si è parlato di un rafforzamento della dotazione organica del personale addetto all'artigianato, onde poter adeguare i servizi alle richieste e alle necessità delle imprese, comprese quelle, particolarmente interessanti, dell'assistenza tecnica e commerciale, dove, soprattutto, mi sembra manchi ancora una presenza programmata della Regione e dove, mi sembra, si è praticamente rimasti agli interventi sporadici dei primi anni di vita della Regione.
Ecco quanto, in sintesi, il Gruppo della Democrazia Cristiana, per mio tramite, intende in questa importante occasione sottolineare, in linea con il proposito di far seguire la costruttività alla critica.
Ho già accennato al ruolo dell' artigianato piemontese.
Tale ruolo si può innanzitutto misurare considerando il suo peso numerico. Una indagine Unioncamere del Piemonte indicava per il 1976 una occupazione artigiana regionale di ben 212.000 addetti. Altre stime più recenti parlano di 239.000 addetti, relativi a circa 95.000 aziende artigiane. Son dati di grande rilievo, anche tenendo presente che "solo" tre quinti dell'occupazione (all'incirca) sono relativi all'artigianato cosiddetto di produzione (i restanti addetti sono relativi all'artigianato di servizi). Va inoltre tenuto presente che in determinate aree del Piemonte l'artigianato è una realtà che caratterizza le aree stesse.
Possiamo ricordare qui subito il rilievo dell' artigianato tessile nel Biellese, delle calzature ad Alessandria, dei mobilifici a Saluzzo, delle imprese orafe artigiane a Valenza Po.
Non è il caso qui di soffermarci in analisi di dettaglio, possibili tra l'altro, quando l'indagine Ires sull'artigianato sarà conclusa.
Ma qualche sottolineatura è necessaria. Tra le imprese artigiane di produzione c'è una larga presenza di imprese metalmeccaniche, ha un forte peso il settore delle costruzioni, ci sono poi cospicue presenze dei comparti vestiario e tessile, degli alimentari, della lavorazione del legno. Va ancora aggiunto che abbiamo, da un lato, il mercato di acquisto delle famiglie come sbocco importante delle vendite artigiane e, dall'altro lato, delle imprese artigiane che hanno collegamenti di sbocco con l'industria media e piccola principalmente e che da queste vengono, in un certo senso, determinate nel loro ciclo produttivo. La cosa è particolarmente vera quando, in caso estremo, abbiamo l'impresa artigiana che ha un solo cliente industriale che assorbe tutta la sua produzione.
Nei tempi più recenti l'artigianato sembra avere ancora aumentato la propria occupazione. Viene dunque confermato il carattere del settore a tenuta congiuturale notevolmente elevata.
Ha in altre parole, l'artigianato, delle capacità espansive anche in presenza di situazioni economiche complessivamente negative, come quella che stiamo attraversando. Il grado di elasticità produttiva dell'impresa artigiana è notevole e questo concorre a spiegare la tenuta di cui si parla.
Se il settore tiene, peraltro grazie anche alla intraprendenza e al sacrificio dei titolari del comparto, ciò non vuole dire che il settore non abbia problemi, anche gravi, ed esigenze alle quali anche il momento politico-amministrativo regionale non debba provvedere, anche prontamente.
Vediamo allora quali sono secondo noi i problemi e le esigenze essenziali del comparto artigianale in Piemonte.
Si è detto nella relazione annuale di un organismo pubblico a livello regionale Unioncamere: "Il problema più impellente è oggi non solo quello di dare la possibilità all'unità artigiana di operare fattivamente sul mercato ammodernandosi ed adattando le tecniche di produzione e di commercializzazione del prodotto alle mutevoli esigenze della società moderna, ma anche quella di inserire l'impresa in un modello di sviluppo economico a più largo respiro, che garantisca la continuità nel tempo della impresa artigiana".
Siamo d'accordo, ma vediamo taluni particolari aspetti, tra i più essenziali.
Tra le prime preoccupazioni degli artigiani, c'è quella del credito. Ne hanno bisogno per investimenti (migliorare tecnologie e processi di produzione, con nuove macchine), ma ne hanno bisogno anche per finanziare l'esercizio (discorso del credito ordinario). Se la risposta regionale in termini di agevolazioni creditizie e di incentivi alla cooperazione pu determinarsi con la legge in discussione, resta l'aspetto relativo ai collegamenti con il mercato degli artigiani, della commercializzazione.
Come fornire una assistenza commerciale e promozionale? Innanzitutto favorendo l'organizzarsi degli artigiani in consorzi o altre forme associative, per cui sia facilitata l'azienda di cui stiamo parlando.
E poi con una assistenza nostra, come Regione - c'è PROMARK per "portare" gli artigiani sui mercati -. Occorre però rendere l'azione promozionale più continua, non limitata alle pure necessarie "fiere". E allora perché non mettere in azione, senza burocratizzare l'intervento però, delle forme di assistenza tecnica al marketing per le imprese artigiane? Come operare con strumenti di promozione dell'export artigiano? Si tratta di vedere in concreto come tale "servizio" può essere organizzato . E la Regione può utilmente pensarci, in tempi brevi.
Da talune "aree" artigiane emerge un particolare fabbisogno, quello di disporre di aree attrezzate artigiane, per motivi legati a rilocalizzazioni, a esigenze di concentrarsi nella prospettiva di nuovi collegamenti con altre imprese artigiane e con servizi comuni.
Qui si può fare molto e i Comuni maggiori dovrebbero tenere conto di questa esigenza.
Mi risulta che il Comune di Valenza abbia studiato adeguatamente il problema, parlando e progettando un'area orafa e vedendo in essa non solo una riorganizzazione produttiva, ma anche un sistema per avviare nuove strategie di vendita.
Mi sembra un esperimento da seguire con molta attenzione.
Concludendo, credo che i problemi dell'artigianato piemontese non si fermano qui. Ricerche particolari hanno rilevato, anche in una ottica che guarda all'artigianato, scarse simbiosi tra mondo della scuola e mondo dell'artigianato.
E quindi ritorna anche qui sul tappeto il problema della formazione e quello, che ha già interessato la Regione con apposita indagine sull'apprendistato. Non è aspetto secondario del comparto dell'artigianato.
Se il comparto, proprio perché l'industria ha difficoltà di assorbire occupazione, continua a espandere la propria occupazione, deve avere la possibilità di ottenere occupazione formata o agevolmente formabile e addestrabile. E così potrà concorrere, non marginalmente, all'obiettivo base della nostra Regione, che è il sostegno, in generale, dei livelli occupazionali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

E' già stato ricordato che questa legge ha le radici in quella predisposta nel corso dell'altra legislatura: le basi erano buone e su quelle abbiamo potuto costruire qualcosa di nuovo cercando di formare una mentalità diversa all'artigiano: non è facile per lui, abituato com'è a lavorare solo e isolato.
Delle forme associative, dei raggruppamenti, dei consorzi si parlava già trent'anni fa per la piccola industria, che è parente dell'artigianato tant'è vero che si cerca oggi di far fare alle aziende artigiane un salto di qualità verso forme produttive quali quelle della piccola industria; ma il salto di qualità dipende anche dal funzionamento degli uffici regionali e dalle leggi nazionali. La Regione deve farsi promotrice presso il Governo perché faccia sì che le leggi nazionali si adeguino alla nuova situazione alla sua mentalità, al nuovo modo di ragionare dell'artigiano, se non vogliamo che l'artigianato continui ad essere un campo secondario che non sa essere presente nei mercati internazionali.
Ha ragione il Consigliere Raschio a raccomandare che sia data la massima informazione sulla legge perché l'artigianato deve diventare una forza propulsiva nella produzione.
Farò alcune considerazioni in merito agli articoli. L'art. 2 recita: "...Il Consiglio regionale può adottare, su proposta della Giunta, in armonia con le indicazioni del Piano regionale di sviluppo, criteri prioritari e selettivi per l'attuazione degli interventi previsti dalla presente legge". Manca, secondo il mio parere, la parte promozionale. In Piemonte esiste un artigianato che accettiamo così com'è senza pensare che sotto la spinta della Regione, soprattutto l'artigianato delle località montane potrebbe essere diverso e dare delle garanzie tali da frenare lo spopolamento.
L'art. 4, al punto b), recita: "installazione, anche in forma collettiva, di impianti per la depurazione delle acque, dell'atmosfera e dell'ambiente". Questo è un problema molto delicato la cui soluzione comporta alti costi, perché tratta un campo che è in continua evoluzione: ciò che è necessario oggi, domani non serve più a nulla. E' quindi opportuno andare molto cauti perché si rischia di far affrontare alle imprese artigiane consorziate spese enormi per opere che, dopo pochi anni non servono più. Le soluzioni adottate per i fanghi residui, per esempio fino a qualche anno fa sembravano ottime, oggi invece sono dimenticate e gli impianti costati centinaia di milioni sono inattivi.
Il Consigliere Petrini ha già osservato che manca il finanziamento per le scorte che, in molti casi, è indispensabile per permettere all'azienda di continuare la produttività.
All'art. 7 è detto che arbitro del finanziamento è l'Istituto di credito, il quale fa le ricerche in campo economico, stabilisce se dare o meno il finanziamento. In questo modo la Regione è esautorata. E' come una bottiglia vuota con una bella etichetta. Gli Istituti di credito danno facilmente i fondi alle grandi aziende, e sono poco sensibili nei confronti delle piccole aziende alle quali negano 10/15 milioni. La Regione dovrebbe perciò poter garantire anche l'azienda che non ha molti mezzi.
All'art. 8 si parla di fidejussione: tale garanzia è senz'altro positiva, tuttavia ritengo eccessivo che la Regione debba garantire ed accollarsi l'onere di un eventuale fallimento al 100 %: considerato che le banche collaborano con la Regione e considerato che hanno il loro tornaconto, riterrei giusto coinvolgere anche le banche, accollando loro parte delle insolvenze.
All'art. 12 si prevede "un contributo fisso di lire un milione per le spese di esercizio dell'anno precedente, aumentato, per le cooperative con oltre 100 soci, della somma di lire 3.000 per ogni socio eccedente tale numero".
Tale contributo è troppo esiguo.
Art. 13 - E' di difficile interpretazione e vorrei che l'Assessore mi desse qualche spiegazione. Nella legge si è trascurato troppo l'apprendistato che è fondamentale per la sopravvivenza dell'artigianato.
La Regione non ha poteri, tuttavia, anziché impegnare fondi per i corsi di formazione professionale, potrebbe ricercare strade nuove per invogliare l'artigiano nell'insegnamento del mestiere ai giovani.
In questo modo si potrebbero rinforzare le schiere degli artigiani, tra i quali vi sono molti anziani. C'è soprattutto una carenza nel finanziamento, perché sono previsti 50 milioni per quest'anno e non è previsto nulla per gli anni 1979-1980. Se la legge non poggerà su un finanziamento sicuro non avrà nessuna efficacia.
Nonostante questi rilievi, siamo d'accordo sullo spirito della legge quindi il nostro voto è favorevole con la speranza che l'artigianato abbia un impulso nuovo e fecondo per la Regione e per il Paese.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Colombino. Ne ha facoltà.



COLOMBINO Michele

Come unitariamente, in linea di massima ed in senso favorevole si sono espresse le associazioni maggiormente rappresentative della categoria artigiana, sul presente disegno di legge favorevolmente si esprime anche il Gruppo D.C., nella responsabile convinzione di rendere un prezioso servizio ad una benemerita categoria di cittadini - silenziosi ed operosi - a cui il Paese deve ogni giorno di più ammirazione, solidarietà, comprensione e collaborazione.
Prima però di entrare nel merito dell'articolato e quindi al voto finale, è doveroso rimarcare che i favorevoli provvedimenti della legge oggi in questione avrebbero potuto - e forse dovuto - giungere al traguardo in tempi meno lunghi, così come proposto e sollecitato con una nostra interrogazione risalente al 16 giugno 1977 allorquando stavano per esaurirsi i fondi previsti dalla legge regionale 9.4.1974 n. 10.
Tale carenza si è verificata, purtroppo, un momento economico congiunturale di basso autofinanziamento aziendale, quando più stringente si sente la necessità di ricorrere a risorse esogene per finanziare eventuali programmi di intervento tendenti ad aumentare la capacità produttiva e la produttività di queste piccole ma indispensabili unità produttive.
E' risaputo che, nel campo della produzione di beni e servizi, elemento importante, vitale e primario è la possibilità di soddisfare tempestivamente tutto ciò che il mercato richiede e questo può avvenire solo se le imprese sono messe nella condizione di operare in sintonia, con investimenti produttivi già in grado di funzionare alla occorrenza.
Siamo attualmente in un momento in cui pare delinearsi con una certa consistenza e robustezza la ripresa economica del Paese, come sembrano esprimere alcuni importanti indicatori economici desunti dai dati ufficiali e non, ma parecchie imprese artigiane non potranno beneficare se non solo in parte di questa positiva evoluzione per gli inadeguati investimenti aziendali. Questi sono venuti meno per l'inaridirsi delle fonti di finanziamento regionale, che, non dimentichiamolo, in molti casi si pongono in funzione alternativa a quelli dell'Artigiancassa, in considerazione del fondo di garanzia sussidiaria precostituito e creato per favorire l'accesso al credito da parte di quelle unità produttive che, pur dimostrando efficienza e spirito d'iniziativa, sono bloccate operativamente per mancanza di adeguate garanzie patrimoniali.
Anche se il presente disegno di legge perfeziona notevolmente, come invero avevamo richiesto in precedenti interventi, ripetutamente l'operatività del regolamento in forza della più robusta garanzia rappresentata dall'istituto della fidejussione, occorre sottolineare che le aziende di credito, quando veniva a configurarsi una situazione simile a quella testè descritta, orientavano la clientela sul finanziamento regionale, più oneroso ma presentante l'indubbio vantaggio della garanzia sussidiaria. Questa già permetteva di concedere fido con maggiore disinvoltura. Si era meno angustiati dal pensiero di un problematico rientro causa la carenza di garanzia.
Il sopraddetto atteggiamento degli Istituti di credito, considerato impropriamente dall'esterno più elastico, sta a dimostrare che il banchiere, da buon intermediario, solo se può imbastisce operazioni di impiego, a dispetto del comune concetto di "insensibilità" che si vorrebbe attribuire a questa categoria il cui imperativo categorico e indiscutibile è la migliore amministrazione possibile di mezzi non di proprietà, ma di appartenenza di tutti i depositanti.
Alla luce di questi concetti, dovrebbero essere chiare anche ai non iniziati le tante ragionate remore che ostacolano un troppo disinvolto comportamento di questi intermediari finanziari, allocatori di risorse non di priorità, bensì solo in deposito.
Fatta questa breve digressione, non si può fare a meno di ancora una volta lamentare che la tanta importanza riconosciuta al settore degli artigiani rimane troppo spesso, per motivi non sempre imputabili a cattiva volontà da parte dei legislatori regionali, a livello di mera enunciazione teorica, servendo da etichetta di maniera senza profittevole e continuativo seguito.
In realtà se non fosse operante e incisivo l'intervento Artigiancassa come dimostrato da inconfutabili dati alla mano a dispetto di certe inesatte affermazioni fatte in contrario, gli artigiani non avrebbero alternative se non finanziandosi a tassi di mercato, il che renderebbe proibitiva ogni seria iniziativa imprenditoriale.
Queste affermazioni non sono ben inteso da interpretare come sterile e mera presa di posizione polemica, ma hanno l'intimo intendimento di riportare l'Amministrazione regionale ad interventi più tempestivi aderenti e consoni alle aspettative di questo sano strato del tessuto economico locale, a nulla valendo nascondersi dietro la semplicistica affermazione che i fondi sono stati bruciati in un arco di tempo molto più breve di quanto si potesse ragionevolmente presumere.
Questa affermazione d'altra parte contraddice l'affermazione fatta alcuni mesi addietro dal Presidente della Giunta regionale, allorch affermò che la legge n. 10/74 era poco conosciuta dalla categoria; a pochi mesi di distanza dal momento in cui fu riportata simile osservazione su un quotidiano locale ad ampia tiratura, l'ufficio artigianato dell'Ente Regione era costretto a comunicare, a chi vi si rivolgeva, che le richieste di finanziamento potevano essere accettate solo a condizione sospensiva, in attesa di una nuova legge di rifinanziamento.
Invece di tener presenti le esigenze del mondo produttivo artigiano, si continuava a discutere sull'opportunità o meno di unificare i sistemi di finanziamento regionale e Artigiancassa, auspicando la regionalizzazione di quest'ultima con il presunto pretesto di realizzare strumenti unificati per sempre meglio poter intervenire e programmare per quanto riguarda il settore in oggetto.
Con tutta onestà dobbiamo riconoscere a tutt'oggi la superiore e migliore operatività del regolamento agevolativo statale sia nei confronti degli artigiani relativamente al tasso di interesse praticato e alla maggiore velocità del processo istruttorio delle pratiche, sia per quanto riguarda il rispetto delle norme previste per simili tipi di finanziamento.



RASCHIO Luciano

La velocità non direi.



COLOMBINO Michele

Ci sono delle considerazioni a livello bancario che è possibile recepire in qualsiasi momento.
E' facilmente accertabile che gli organi centrali, attraverso un sistema coordinato di verifiche, vigilino per accertare se le risorse destinate alla categoria e a determinati tipi di investimenti, vadano veramente nella direzione voluta, seguendo la traiettoria originariamente prevista, essendoci saltuariamente dei controlli a campione.
Si riscontra sia se l'investimento finanziato continua ad essere presente nell'ambito delle immobilizzazioni tecniche aziendali, sia se l'impresa artigiana beneficiaria di risorse pubbliche continua ad averne il presupposto, essendo sempre regolarmente iscritta nell'Albo delle imprese artigiane.
Ogni anno poi devono pervenire alla sede centrale di Roma dichiarazioni sottoscritte dai prestatari, vistate dagli Istituti erogativi del credito a conferma della regolarità e congruità dell'operazione.
Simili controlli perseguono lo scopo di eliminare possibili abusi e non conformi usi di risorse altrimenti utilizzabili secondo i fini programmatici prefissati.
In questo specifico campo si era portato avanti il discorso di voler privilegiare determinati tipi di investimenti e specifiche attività produttive. Con quali risultati? Risulta che una verifica di quanto si era prefissato in anticipo non ci sia mai stata e mi pare che si sua continuato ad elargire contributi a pioggia senza una precisa finalità programmatoria, scartandosi solamente le richieste che in modo più macroscopico erano contrarie al regolamento.
Questo sembra essere il modesto risultato di teorici principi enunciati con forza, rimasti però solo sulla carta con ben scarsa rispondenza con la realtà.
Infine, sempre a questo proposito, non posso fare a meno di rilevare che il mancato stanziamento di fondi a tempo e luogo denuncia una mancanza di visione di quelli che sono i collegamenti con la realtà produttiva attuale, dove si sta verificando il fenomeno contrario, cosiddetto del decentramento delle unità produttive le cui motivazioni sono parecchie e svariate e che comunque non è il caso di analizzare in questa sede.
Questo naturale fenomeno di incremento di nuove forze imprenditoriali di modeste dimensioni attuali, ma con potenzialità di notevole sviluppo futuro, non ha trovato il supporto di quegli strumenti pubblici locali che dovrebbero essere essenziali in questa prima fase di vita.
Non posso inoltre, a questo punto, fare a meno di chiedere quali risvolti pratici abbia avuto l'indagine conoscitiva sull'artigianato in Piemonte, soprattutto per quanto riguarda la necessità di prendere adeguate misure anzitutto per porre in essere i corsi di perfezionamento professionale e poi per adeguarli a quelle che sono le reali esigenze del mondo produttivo artigiano.
E' già stato rilevato da fonti ben più autorevoli, che soprattutto le imprese artigiane trovano un ostacolo di grosse dimensioni quando vogliono aumentare la capacità produttiva aziendale per reali prospettive espansive.
La remora è rappresentata dalla rarità della mano d'opera disponibile ad inserirsi in queste piccole realtà, pur in presenza di grosse sacche di disoccupazione giovanile in cerca di prime esperienze di lavoro.
Sono queste le contraddizioni che caratterizzano il momento politico ed economico attuale, per cui si richiedono da parte di tutti e di tutte le forze politiche regionali non più parole o dichiarazioni di buoni principi ma finalmente fatti ed interventi concreti e coerenti.
Per quanto riguarda le scorte a cui si richiamano le associazioni di categoria artigiane, ed il cui discorso è stato già ripreso dai colleghi Petrini e Benzi, i mesi che ci separano dal 31 marzo (termine previsto dall'art. 28 della presente legge per la relazione illustrativa da parte della Giunta sulla gestione) dovrebbero essere utilizzati per meglio affrontare il problema, al fine di non assumere aprioristicamente e per sempre un atteggiamento chiuso ad ogni ulteriore posizione, dovendosi piuttosto procedere facendo dei ragionevoli "distinguo".
Esistono infatti scorte di natura prevalentemente commerciale e vere e proprie scorte di esercizio destinate alla trasformazione in prodotti finiti.
Per decidere se le scorte appartengono alla prima categoria oppure alla seconda, è necessario fare appello al concetto del "valore aggiunto" intendendosi per quest'ultimo la differenza tra il prezzo di vendita del prodotto finito risultante dalla trasformazione ed elaborazione della materia prima attraverso il processo produttivo e il costo della stessa allo stato puro (valore aggiunto uguale prezzo prodotto finito meno costo materia prima).
Tale valore o differenza non può essere di poco conto, anzi deve avere una notevole consistenza a dimostrazione del "ricarico" dovuto per l'intervento della mano d'opera.
Si ha al contrario la scorta commerciale, allorquando il materiale viene piazzato e venduto con minimo intervento di mano d'opera.
Il concetto è ulteriormente chiarito facendo degli esempi.
Per il panettiere, scorta di tipo artigiana è la farina che lavorata si trasforma nel prodotto finale "pane"; per l'impresario edile, il tondino di ferro o la calce o il mattone, ecc., che convenientemente elaborati danno luogo alle costruzioni civili o industriali; per le imprese cosiddette meccaniche, le lamiere di ferro e i profilati, il cui prodotto finito pu essere rappresentato dagli articoli più disparati; le tavole di legno ed i tronchi per il falegname il cui prodotto finito può essere rappresentato da mobili ed oggetti di legno di varia natura. Eccetera....
Alla categoria delle scorte di tipo commerciale possono appartenere tutti quegli articoli di .tipo igienico-sanitario (lavabi, ecc.), o di qualsiasi altra natura (batterie per il meccanico, ecc.) che non subiscono ulteriore elaborazione, che alla fine non si presentano con connotati diversi da quelli che erano all'origine e che comunque vengono solamente piazzati dall'artigiano senza ulteriore trasformazione.
Questi prodotti si prestano forse maggiormente ad essere immagazzinati per eventuali fini speculativi e possono già configurarsi come qualcosa che appartiene più al settore commerciale che non a quello artigiano.
Bocciare, pertanto, "sic et sempliciter" ed "in toto" il concetto del finanziamento scorte per tutto il periodo della presente legge può essere non conforme sia alla realtà delle cose sia alle reali e vere aspettative del mondo della varia produzione artigiana.
Per quanto riguarda il "fondo rischi" da costituirsi con il concorso congiunto della categoria degli artigiani e della Regione, non contemplato nella presente normativa, ritengo che questo sia un concetto da sviluppare e da approfondire per i profittevoli sbocchi e risvolti che si possono avere per il mondo produttivo artigiano.
E ciò non per differenziarci dall'emendamento che verrà presentato dal Consigliere Marchini, ma perché è una questione che non si risolve ora con un semplice emendamento, ma che va esaminata, dibattuta e studiata concretamente in sede di IV Commissione.
Il fondo centrale di garanzia Artigiancassa viene preso in considerazione molto raramente dagli Istituti di credito, in quanto rende l'istruttoria della pratica pesante, lunga, rallentando la normale procedura.
Prima dell'erogazione, in simili casi avvengono delle verifiche molto rigorose da parte degli organi dell'Artigiancassa, che a maggior garanzia pretende la trascrizione del privilegio speciale su tutti i macchinari e le attrezzature dell'affidato.
In caso di insolvenza l'Istituto di credito deve prima esperire tutte quante le procedure per il recupero del credito e solo dopo può essere soddisfatto sino alla concorrenza di una certa percentuale dell'importo in sofferenza.
Inoltre, se simile richiesta dovesse essere generalizzata è probabile che l'Artigiancassa pretenderebbe il concorso del pagamento del contributo previsto per simili tipi di operazioni per un buon numero di richieste. (E' chiaro che le banche avrebbero interesse a chiedere simili interventi solo per le pratiche scarse, cercando di scaricare l'eventuale rischio sulla Artigiancassa).
Tutto questo comporterebbe aggravi indesiderati non convenienti per l'intera categoria, poiché in simili casi non si potrebbe procedere subito all'erogazione del finanziamento come avviene tuttora, dovendosi ottenere sempre il benestare degli organi centrali per il pagamento.
Immaginando il tempo necessario per la realizzazione di tutto il carteggio, si desume immediatamente la scarsa convenienza all'adozione di una simile procedura.
Per favorire qualche pratica scarsa o priva di garanzia si farebbe pagare uno scotto indesiderato a molti altri.
A questo punto è bene ricordare che per favorire la categoria e per soddisfare le loro pressanti esigenze di liquidità, gli Istituti di credito, nella stragrande maggioranza dei casi, passano all'erogazione dei fondi concessi prima che l'Artigiancassa dia parere favorevole per l'ammissione al contributo, attendendo quest'ultimo solo nel caso di richieste dubbie e dall'esito incerto.
E' considerazione inesatta in quanto, per quanto mi consta, gli Istituti creditizi non hanno mai cessato di fare erogazioni a tasso agevolato di natura Artigiancassa, onde questo particolare canale di finanziamento è sempre stato aperto ed operante.
L'affermazione contraria non ha riscontro nella realtà e va senza dubbio rigettata come non vera.
La garanzia fidejussoria regionale è un istituto da noi sempre voluto ed auspicato in tutti gli interventi precedenti in quest'aula. A questo riguardo però è doveroso rilevare che esiste un vizio di forma e di sostanza o comunque di impostazione metodologica che ne inficerà in parte la logica e naturale realizzazione. Infatti si porta avanti il discorso di correlare i due tipi di finanziamenti Artigiancassa e regionale, si mette in evidenza il concetto che l'uno non può essere concesso se non si è già utilizzato totalmente l'altro e già si ha sentore che il disegno di legge 301 non potrà avere effetto se un operatore, causa le scarse garanzie, non può prima beneficiare dell'intervento Artigiancassa.
Si parla di strumenti di collegamento organici, in realtà tale caratteristica pare esistere al momento solo sulla carta, in quanto si è voluto correlare formalmente in modo organico due istituti con matrice diversa (statale e regionale) e di competenza diversa anche se orientati ambedue nella stessa direzione.
Si richiede, da parte delle associazioni di categoria, poi l'estensione dell'istituto della fidejussione anche per il tipo di finanziamento Artigiancassa, essendosi percepito che nel meccanismo c'è un elemento di trasmissione che potrebbe bloccare il funzionamento relativamente ad una quota parte del programmato intervento.
Due provvedimenti possono però essere legati tra di loro se provenienti da uno stesso Ente o comunque da Enti diversi con avvenuta a priori codificazione di omogeneo comportamento e non viceversa.
Sarà questo certamente un motivo di studio e di impegno da parte della IV Commissione, sempre attendendo che ogni legge può e deve essere perfettibile; anche se la perfezione in linea assoluta non potrà mai avvenire in una società umana composta da individui che debbono pur sempre contemperare le esigenze alle realtà, i desideri alle finanze, il caso singolo all'impegno globale di tutta la comunità.
E proprio per questo richiamo alla realtà non posso, per il momento associarmi alla proposta del collega Marchini laddove con un suo emendamento propone di elevare, per quanto riguarda i crediti garantiti dalle cooperative artigiane di garanzia, il concorso regionale da 5 a 10 milioni. Non sarà certo la D.C. a tirarsi indietro su questa battaglia nella quale personalmente credo, ma bisogna anche avere il coraggio e il dovere di dire in che modo è oggi possibile variare il bilancio per consentire l'accoglimento di tale proposta che pure è nei propositi di ottenere per il prossimo futuro.
Giunto a questo punto mi sia concesso per l'importanza che il settore dell'artigianato riveste nel campo economico sia per il numero delle aziende che per quello degli occupati e dell'entità del prodotto, di esprimere alcune osservazioni che, per le ben note ragioni, non è stato possibile avanzare in sede di discussione di bilancio e che ritengo indispensabile per dimostrare da parte del Consiglio che esiste la sensibilità e la volontà di corrispondere alle attese della categoria.
Quanto dirò è mosso dal più sincero e aperto spirito costruttivo poich in un momento politico così tragicamente difficile come il presente ritengo doveroso che tutti, ed a tutti i livelli, compiano il proprio dovere assolvendo, ciascuno nel ruolo che gli compete - la maggioranza governando e l'opposizione criticando e stimolando - ai compiti spettatigli sì da riaffermare nella conoscenza di tutti la massima credibilità nelle istituzioni.
Intendo richiamare l'attenzione sul fenomeno dell'apprendistato che riveste una notevole importanza per il settore artigianale come stanno a confermare le polemiche che in questi giorni si stanno sviluppando negli ambienti interessati.
Questo Consiglio, a suo tempo, consapevole dell'importanza del problema per la vita di molti giovani e per i riflessi economici che ne conseguono accogliendo una richiesta di parte dei componenti, ha disposto un'indagine conoscitiva che si è conclusa da circa un anno con la pubblicazione di un volume.
La IV Commissione pervenne nell'aprile 1977 all'approvazione unanime della relazione del collega Consigliere Dadone, nella quale si richiedeva "un ampio dibattito in aula e la ripresa, sulla base delle risultanze conseguite, del discorso sui corsi complementari interrotto nel febbraio 1976".
A tutt'oggi nulla è seguito e pertanto un lavoro che è costato fatica soldi e tempo mai ha avuto alcuno sviluppo.
I titolari di imprese rilevano che i giovani che intendono inserirsi nel mondo del lavoro si presentano, oggi, forse più istruiti ma certo meno preparati.
Questo fatto, nel momento attuale, assume un aspetto allarmante nel quadro occupazionale che prevede una carenza della forza manuale e un'eccedenza di quella intellettuale.
La Regione, cui per legge compete la materia della formazione professionale, deve tenere presente le esigenze del settore artigianale per consentire alla categoria che ha sempre offerto alla collettività la sua originale disponibilità educativa, l'opportunità di continuare nella formazione delle nuove leve di qualificati operatori ed imprenditori.
Qualora si siano constatate oppure si rilevino delle deviazioni nell'applicazione di tale attività, è compito comune svolgere accertamenti per giungere a chiarimenti al fine di non coinvolgere tutta una categoria in episodi che ci auguriamo sporadici e per non favorire il diffondersi di un clima di sfiducia tra i giovani, che invece tanto hanno da guadagnare da una limpida e, soprattutto, valida opera di qualificazione che consenta loro di guardare ad un futuro più sereno.
In effetti sono molteplici e quanto mai evidenziatrici di una situazione assai poco funzionale ai problemi dell'artigianato, le carenze che proprio sotto questo punto di vista si debbono lamentare.
Tante e tali difficoltà comporta e tante e tali capacità soprattutto richiede oggi la gestione dell'impresa artigiana, che l'inserimento in un settore così ricco di prospettive di redditività e di occupazione diventa da un lato proibitivo per l'imprenditore che voglia utilizzare con serietà tali nuove energie.
Il perché è di facile comprensione, anche se le difficoltà si pongono e spiegano su due piani diversi, ma certamente del tutto complementari.
Per diventare artigiani (e giustamente i tedeschi chiamano l'artigiano che ha da loro una posizione di solido prestigio, "maestro") occorre affrontare le regole di un'arte, sia essa un qualcosa di geniale ed originale, oppure si estrinsechi in quello che, più familiarmente chiamiamo "il mestiere".
Ma uno come l'altro, se presuppone doti diverse, non esclude invece un forte impegno, un serio apprendimento, un buon maestro ed un attento allievo.
Entrambi non devono perdersi d'animo, non scoraggiarsi, ma anzi devono essere incentivati nella prospettiva di un comune vantaggio: e se a noi ora preme quello dell'artigiano in piena attività, che svolge la sua indispensabile funzione economico-sociale, deve premere ancora di più il futuro dei nostri giovani che tale compito - per educazione e sensibilità meglio ancora potranno svolgere domani.
D'altro canto - si nota ancora - come l'arte non basta più di questi tempi per vivere, per convivere, ma ancora più per lavorare - e a maggior ragione se si è "in proprio" - occorre ormai avere una curata e completa preparazione nei settori giuridico, creditizio, previdenziale, senza la quale è praticamente impossibile svolgere con efficacia l'attività artigiana.
Senza la conoscenza di questi talvolta ardui e complicati meccanismi farraginosi e poco oliati, dal funzionamento incerto, ma in compenso molto rumorosi ed invadenti -, senza dunque la capacità di districarsi in questi meandri di leggi, ora economiche ora volte a fini diversi, non si riesce certamente a realizzare quegli scopi che invece ci proponiamo.
Il problema tocca indistintamente il giovane, che vede un ulteriore ostacolo alle sue aspirazioni, e l'artigiano già affermato che vede in tutto ciò una disincentivazione ad ampliare la sua attività, ad inserire appunto nuove leve.
Giustamente le associazioni di categoria stanno occupandosi in questi giorni di tali argomenti, puntando su una corretta gestione dell'impresa artigiana, e sottolineando come nodi cruciali quelli riguardanti lo sviluppo generale dell'attività dell'artigiano come datore di lavoro: di qui i problemi del credito, dei rapporti commerciali, degli adempimenti fiscali, e ancora della manodopera e professionalità nell'impresa artigiana.
Punti di rilievo in quest'ultima tematica sono dunque quelli concernenti una legge che regoli l'apprendistato, nell'ambito più completo di una legge sull'occupazione giovanile, e poi accenni diretti alle scuole di formazione professionale di cui tutti, ormai, sentono l'impellente necessità.
In realtà questi temi, di cui si occupano ora a buon diritto le associazioni artigiane, dovranno trovare uno sbocco logico in una ragionevole ed urgente legge quadro da parte dello Stato, ma anche la Regione - per la parte di sua competenza - dovrebbe farsene carico dando un coerente indirizzo alla materia, ed insieme una spinta efficace a tutto il settore.
Sicuramente non si avvia il problema a soluzione inviando, come è avvenuto da parte dell'Assessorato competente, una circolare datata 30 marzo e mai pervenuta, se non a seguito di sollecitazioni da parte delle organizzazioni di categoria, ai primi di giugno, nella quale si prescriveva la data del 10 aprile quale termine per la presentazione delle domande per i corsi.
Anzi così si perde tempo prezioso, come d'altronde avviene in altri casi, quali ad esempio le consultazioni per partecipazioni a fiere e mercati che viene avviata su basi e criteri diversi dall'Assessorato al commercio e da quello all'artigianato, denunciando scarsità di coordinamento fra i vari organi di Giunta.
A tutto è infine da aggiungere che la Consulta per l'artigianato viene sentita, a parere delle stesse organizzazioni, in materia saltuaria e scoordinata, per cui non si ha mai la possibilità di affrontare in modo logico e globale tutta la tematica che interessa il settore.
Ciò rende sempre più evidente la necessità di dare alla stessa Consulta una veste ufficiale e la definizione dei compiti spettanti sì da raggiungere l'obiettivo democratico di far partecipare i rappresentanti del settore a tutte le iniziative e decisioni concernenti la categoria.
Ritengo in conclusione che siano necessarie maggiore concretezza praticità e tempestività nell'impostazione della politica artigianale per soddisfare non solo le istanze della categoria, ma quelle più alte ed importanti di tutta la collettività regionale di cui l'artigianato è parte assai importante.
Comunque, sulla legge oggi in discussione, certamente migliorativa della vecchia legge n. 10, c'è il nostro solidale voto e la nostra responsabile adesione, anche se molto ancora rimane da fare per consegnare agli artigiani, in un domani che speriamo non lontano, una normativa ancora migliore, più rispondente alle esigenze ed alle aspettative di questa benemerita categoria, pilastro e supporto indiscutibile di una società in marcia verso nuovi traguardi e verso nuove conquiste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, il disegno di legge n. 301 viene finalmente a colmare un vuoto legislativo che si era creato e viene a soddisfare una legittima attesa del mondo degli imprenditori artigiani piemontesi.
Giunta e Commissione hanno giustamente previsto con l'articolo 29, il recupero delle numerose domande presentate ai sensi della legge 10 e rimaste inevase nel periodo del vuoto legislativo. Forse questo è un insegnamento che possiamo trarre: evitare i vuoti tra una legge e l'altra.
Il settore artigianale piemontese è un settore che comprende oltre centomila imprese, e rappresenta una importante fascia della nostra economia. La legge 10 del '74 si è dimostrata una buona legge - sono giunte lodi da tutti i Gruppi politici -. La bottega artigiana del Piemonte vi ha fatto largo ricorso tant'è vero che nel corso dell'anno 1977 venne rifinanziata per soddisfare le numerose domande. Una delle ragioni del ritardo nel presentare questa legge può essere stata l'attesa del D.P.R.
616. In questi sei mesi dell'anno 1978 l'attesa degli artigiani si è fatta viva e pressante. Capisco le insistenze dell'Assessore Alasia perché questo disegno di legge arrivasse in aula e venisse trasformato in uno strumento migliore e più efficace per consentire l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore artigiano. La Regione Piemonte si è sempre dimostrata sensibile e attenta perché consapevole che il rilancio dell'attività produttiva del Piemonte passa anche attraverso a quelle misure e a quei provvedimenti che valorizzano il ruolo dell'artigianato e della piccola impresa; un ruolo dal quale non si pu prescindere se veramente si intende realizzare una linea politica economica programmata che non si limiti in una serie di interventi di carattere finanziario e congiunturale, ma tenda ad eliminare le cause strutturali di fondo della crisi economica del Paese.
Gli artigiani affermano che lo sviluppo non può fondarsi esclusivamente sulla sottomissione di tutti gli strumenti di intervento alle esigenze della grande impresa, ma la ripresa deve attuarsi con una concreta politica di programmazione economica, democratica. Solo così sarà possibile combattere l'inflazione, perseguire il contenimento dei costi, ridurre e qualificare la spesa pubblica, modificare la natura dei consumi e degli investimenti, avviare a soluzione il grave problema della disoccupazione giovanile e femminile, ridurre le importazioni e aumentare le esportazioni.
E' un discorso che hanno fatto le forze politiche democratiche e che coincide con la visione programmatoria che, per quanto ci riguarda, abbiamo esplicitato nelle linee del Piano regionale di sviluppo.
Questo disegno di legge, sulla falsariga della legge n. 10 del '74 realizza un sistema di incentivi e di supporti economici, una base minima di concreta solidarietà. Costituire una condizione di concreta garanzia regionale attraverso al miglioramento e al perfezionamento degli strumenti legislativi equivale a dare all'artigiano una prospettiva non certamente astratta, per l'avvenire della sua attività produttiva, altrimenti corriamo il pericolo di vedere spegnersi lentamente ma inesorabilmente una attività sul piano tradizionale e professionale importante.
Quanti di noi, soprattutto nei piccoli centri urbani hanno ricordi di esperienze di lavoro consumate nel periodo delle vacanze scolastiche quando la bottega dell'artigiano era fiorente ed apprezzata e diventava scuola di lavoro e di apprendistato e forse anche scuola di vita! I tempi sono mutati. Nessuno vuole mettere la testa sotto l'ala del conservatorismo nostalgico e fuori tempo, tuttavia non possiamo e non dobbiamo sottovalutare il ruolo da protagonisti che gli artigiani, così come i contadini hanno naturalmente avuto. Gli artigiani, e i contadini, è gente che suda, che si arrabatta per progredire, che si industria, che si sfrutta, che si autosfrutta oltre le lancette dell'orologio; è gente che paga alle scadenze, ma è gente che si va rarefacendo. E' gente che ha le carte in regola per chiedere e soprattutto per ottenere. Gli artigiani piemontesi si sono impegnati nel discorso delle responsabilità e delle possibilità in un rapporto diretto e solidale con la Regione Piemonte hanno sottolineato le esigenze e le necessità che incombono sulla categoria, hanno discusso e confrontato le problematiche incombenti. Forse qualcuno persisterà nel dire che si sarebbe dovuto e potuto fare di più e meglio ma questo qualcuno seppure esiste, perché non sono certamente in grado di escluderlo, non ha impedito alle organizzazioni sindacali degli artigiani di riconoscere apertamente alla Regione Piemonte la positività del disegno di legge che recepisce gran parte delle richieste avanzate dalla categoria, in ciò riconoscendo la capacità politica.
Al di là del riconoscimento che abbiamo ricordato, restano alcuni problemi aperti che debbono trovare una soluzione concreta e organica, per i quali il Consiglio regionale deve affermare la sua piena e totale disponibilità. Alludiamo al grosso problema dell'Artigiancassa che resta il maggiore strumento di agevolazione creditizia e che si regge su regole ben precise di pertinenza statale, che limita ad una condizione puramente formale la presenza della Regione e che in pratica agisce dentro una logica che non si sottrae agli obiettivi e alle scelte, più o meno recondite, più o meno palesi, pertinenti al settore bancario. Per aver fatto personalmente parte di un Consiglio di amministrazione di un Istituto bancario, ricordo le difficoltà che incontravano le operazioni dell'Artigiancassa e la tendenza degli altri Istituti a tenere abbassati gli sportelli di fronte al credito agevolato. Gli artigiani chiedono l'estensione della garanzia fidejussoria regionale anche sui finanziamenti dell 'Artigiancassa, al fine di rompere il cosiddetto sbarramento delle garanzie patrimoniali del sistema bancario italiano. Per le banche non è sufficiente avere le idee pulite, le mani callose, il senso del dovere e lo spirito di iniziativa non è sufficiente dimostrare che il credito serve per cambiare una macchina obsoleta, per ampliare un capannone, un laboratorio angusto, per compiere uno sforzo produttivo di qualità e di quantità. Alle banche occorre dimostrare di avere un patrimonio immobiliare. Sul piano nazionale le organizzazioni degli artigiani chiedono il rifinanziamento della cassa per il credito. Con i 500 miliardi conferiti sul fondo per il concorso nel pagamento degli interessi si potrebbe avviare un processo per circa 1500 miliardi da destinare ad impianti dell'azienda artigiana.
Il disegno di legge 301 tiene conto del problema dell'Artigiancassa e con l'occhio teso ai limiti imposti dal D.P.R. 616, cerca di coordinare l'intervento regionale con quello dell'Artigiancassa ed è un passo avanti rispetto alla precedente legge che gli artigiani, ferma restando la loro rivendicativa di base, hanno dimostrato di sapere apprezzare; alludiamo ai problemi del credito d'esercizio e del finanziamento delle scorte, alla costituzione di un fondo rischi a favore delle cooperative artigiane di garanzia che in questi ultimi tre o quattro anni si sono moltiplicate e che hanno consentito di mobilitare crediti per il 1977 per circa 4 miliardi rispetto ai pochi milioni degli esercizi precedenti. Per queste rapidissime considerazioni e per non aggiungerne altre che i colleghi più esperti di me hanno già fatto su questa materia, noi socialisti votiamo favorevolmente la legge, consapevoli di non risolvere tutti i problemi del settore artigianale, ma di fare un passo avanti concreto in direzione della domanda che viene da questo "universo" mondo artigianale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo P.L.I. ha presentato due proposte di legge: l'una sul riconoscimento della bottega artigiana e della funzione del maestro artigiano, ancora giacente; l'altra, ora ritirata proprio per dimostrare alla categoria la volontà di arrivare comunque al più presto ad un risultato, ferme restando le nostre posizioni. Questo nostro atteggiamento verso la categoria mi esime, come forse ha dovuto fare qualche collega, di arricchire gli atti regionali di titoli di rappresentatività e di gratificazione presso le categorie. Mi limiterò a fare alcune considerazioni laddove la legge è criticabile dalla nostra parte politica sollevando alcuni cenni polemici nei confronti dei colleghi dell'opposizione che, pur riconoscendo la fondatezza della nostra istanza dal punto di vista quantitativo e qualitativo, si trincerano dietro ad obiezioni procedurali, asserendo che gli emendamenti del nostro Gruppo andavano affrontati in Commissione. L'argomento, se non gli emendamenti, è stato affrontato in quella sede.
In secondo luogo, ritengo sia inutile rivendicare la funzione dell'apprendistato nell'ambito artigianale quando non si dà alcun contributo affinché la Commissione competente esamini la nostra proposta di legge sulla bottega artigiana.
Nel corso delle consultazioni sull'occupazione giovanile si è avvertita, da parte dell'artigianato e dell'industria, la necessità della qualificazione professionale che, ahimè, non si può ottenere soltanto attraverso i corsi regionali, ma che per larga parte può essere più attuale, più puntuale attraverso canali formativi di taluni settori operativi, in particolare di quelli artigiani.
La maturazione in ordine a questo problema mi auguro che induca ad affrontare l'esame della mia proposta di legge con lo stesso sentimento di collaborazione che ha comportato la rinuncia alla proposta di legge del mio Gruppo giacente avanti la IV Commissione, rinuncia che ha permesso alla Regione di intervenire, in vacanza di legge, in termini più stretti di quelli che sarebbero stati necessari qualora la Commissione avesse dovuto spendere alcune settimane per esaminare il nostro progetto. Ciò non significa aderire al disegno di legge proposto. Si dice che le organizzazioni sindacali di categoria hanno dato parere favorevole a tale disegno di legge, ma se leggiamo attentamente gli atti traspare la volontà che comunque il problema venga affrontato non c'è assolutamente totale adesione ad esso.
Mi pare abbastanza indelicato trasferire la collaborazione critica addirittura ad una identificazione fra i discorsi delle associazioni di categoria e della maggioranza; ciò significa portare a estreme e pericolose conseguenze la consultazione, perché le categorie, così facendo, tenderanno a venire alle consultazioni per avere un premio in termini di reciproco consenso e non per portare un tipo di comportamento politico.
Mi risulta che le banche hanno dato atto che le nostre preoccupazioni in ordine al capitale di rischio erano effettivamente fondate. Tutto questo è stato ignorato e naturalmente le associazioni hanno dovuto sfumare nei documenti la non adesione alla linea della Giunta perché c'è la preoccupazione che un non allineamento possa comportare, a tempi brevi delle disarmonie nei rapporti.
Quindi si presti più attenzione nel giudicare il comportamento di coloro che si va a consultare.



ROSSI Luciano

Le banche fanno quello che vogliono.



MARCHINI Sergio

Non sto parlando delle banche, sto parlando degli artigiani, i quali hanno sottoscritto un documento del quale si sono sottolineati gli aspetti di consenso e non si sono sottolineati gli aspetti di dissenso: questo, a mio avviso, è un modo di gestire il risultato della consultazione a senso unico. Caro Rossi, non in una sola occasione ho votato non soltanto considerando oggettivamente l'argomento in votazione, ma come quell'argomento sarebbe stato utilizzato dalla Giunta in conseguenza dell'atteggiamento dei Gruppi consiliari rappresentanti di settori.
Detto questo, illustrerò i punti di distinguo tra la nostra posizione e quella della Giunta. Essi si qualificano nell'insufficienza della legge per ciò che riguarda la garanzia sussidiaria della Regione e nel non voler riconoscere la necessità di intervenire nel credito di esercizio. Anche il relatore socialista ha rilevato che la caratteristica tipica dei problemi bancari sono appunto incentrati sulla non disponibilità di garanzie bancarie reali e il non voler riconoscere che l'artigianato gioca soprattutto sulla capacità operativa dell'artigiano, della sua famiglia e dei suoi addetti e non sulle strutture. Questa legge invece tende ad incrementare le strutture.
Il Consigliere Rossi infatti in Commissione ha riconosciuto con onestà che la finalità prioritaria della legge è quella di recuperare in termini occupazionali con il rilancio della struttura più che con il mantenimento in essere dell'attività artigianale. Questi argomenti, peraltro legittimi ci trovano non consenzienti perché, a nostro avviso, la struttura così com'è può essere messa in crisi proprio dal fenomeno anomalo rappresentato dal costo del denaro per il capitale di gestione. In effetti sull'utenza bancaria si scarica tutta una serie di distorsioni politiche; mi pare politicamente non puntuale non riconoscere che funzione politica della Regione sarebbe quella di sollevare con il credito di esercizio la categoria dalle distorsioni politiche che sono a monte degli alti tassi bancari. Non è nei confronti della categoria artigianale che debbono essere distratte le risorse per coprire i debiti degli Enti locali. La funzione politica della Regione poteva essere quella di ridurre l'impatto su una categoria imprenditoriale che tende a dare il massimo valore al bene che trasforma. Se l'artigiano viene costretto a rischiare la sua sopravvivenza su un elemento accidentale, il capitale, essendo la capacità il suo elemento fondamentale, è evidente che si trova in un fenomeno distorto. A prescindere dalle conseguenze immediate di carattere pratico questo mi pare un limite di tipo politico che la Giunta regionale avrebbe dovuto superare.
Altrettanto dicasi per ciò che riguarda la garanzia sussidiaria della Regione. Non varrà a superare la mia perplessità l'argomento delle cooperative di garanzia, perché queste logicamente tenderanno a trasformarsi in società di tipo finanziario e a recuperare dagli Istituti bancari e dalle loro sorelle maggiori quelli che possono essere considerati vizi da parte di qualcuno, e che invece, da parte nostra, possono essere considerati come meriti. Un esponente politico liberale, assurto ad un'alta carica (non se ne può parlare ora perché parrebbe voler già entrare in altro argomento all'ordine del giorno), diceva che le banche hanno la funzione di fare da filtro alla demagogia dei politici. Se così non fosse è vero che non avremmo residui passivi, ma dovremmo chiederci dove sarebbe finito il Paese con la dissennatezza di certe leggi in termini finanziari.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

I residui passivi combattono le leggi ingiuste.



MARCHINI Sergio

Se il sistema bancario che fa da filtro non avesse funzionato probabilmente la nostra situazione debitoria sarebbe diversa, come diversa sarebbe la situazione dal punto di vista dei servizi, delle strutture, dei patrimoni. Siccome ho qualche riserva da fare sulla capacità della classe politica in genere, ritengo che talvolta la banca svolge una funzione di filtro positiva non soltanto di difficoltà come è nella specie. Funzione politica è cercare di ridurre la funzione del filtro bancario dove ci si trova in presenza di situazioni particolarissime quale è quella dell'artigiano, soprattutto quello piemontese.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

Chiede di intervenire nel dibattito il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

Mi limiterò ad alcune brevi considerazioni, spiegando come il disegno di legge in discussione è stato elaborato, come ha avuto certi sbocchi e come è approdato al dibattito odierno.
Il suo obiettivo di fondo è la creazione di un sistema di incentivi creditizi per potenziare il settore artigianale favorendo il rafforzamento e il riammodernamento delle strutture: condizione essenziale per lo sviluppo dell'artigianato.
Certamente lo sforzo delle Regioni è rilevante. Si può chiedere di più nell'ambito, però, delle risorse nazionali avviando una politica di maggiore coordinamento tra l'Artigiancassa e la Regione per evitare quegli errori tecnici e burocratici delle prime esperienze.
La preoccupazione è di riuscire a distribuire le risorse nell'interesse della produttività; esse non dovranno più essere "a pioggia" o in forma assistenziale, ma dovranno tenere conto delle esigenze economiche e occupazionali.
Le associazioni artigiane scrivono che l'Artigiancassa di Torino rimasta priva di fondi, a seguito di azione politica ha dovuto spostare fondi dal sud al nord perché le leggi approvate nel sud non avrebbero avuto lo sviluppo desiderato. Non è giusto porre la questione in tal modo.
Infatti, nella ripartizione dei fondi nazionali il Piemonte è stato "punito" negli anni scorsi, come risulta raffrontando per esempio gli stanziamenti che gli sono stati attribuiti rispetto a quelli della Lombardia: il rapporto è di 1 a 2.
Ecco allora che è indispensabile il coordinamento degli interventi per una politica nazionale che potenzi il settore artigianale.
Per quanto riguarda la questione delle cooperative di garanzia, ritengo che se non avessimo collegato l'approvazione della legge all'approvazione dello statuto avremmo certamente ritardato i tempi. E' il frutto di un lungo processo avviato con il movimento associativo degli artigiani, che ha avuto come base l'indagine conoscitiva e che ha permesso di elaborare i due documenti contemporaneamente accelerando ulteriormente l'iter delle pratiche.
Le cooperative artigiane di garanzia debbono sempre più essere in condizione di poter usufruire del credito, non solo a breve termine, ma a lungo termine, sì da permettere l'incentivazione strutturale che è la condizione unica per poter fare un discorso serio anche nel campo dell'istruzione professionale. E' opportuno tener conto delle nuove professionalità, dei nuovi livelli di cultura e delle caratteristiche specifiche soprattutto in alcuni settori pilota dell'artigianato, come abbiamo potuto rilevare dall'indagine conoscitiva.
Per esempio nella politica urbanistica, ma il riferimento è rivolto soprattutto all'Assessore all'ecologia, dovremmo stabilire nelle zone industriali delle aree per la depurazione dei fanghi e per depositare le scorie. Già oggi siamo in presenza di aree, distanti 70-80 chilometri dai centri urbani, adibite al deposito dei fanghi. In questo modo non si aiuta il contadino, né si dà un contributo nei confronti della politica industriale e della politica ecologica.
Siano fatti utili convegni, seminari di studi con la partecipazione delle categorie interessate al fine di conoscere, capire, assumere provvedimenti tecnici adeguati, scegliere nelle zone industriali quelle aree che possono essere utili per lavorare i fanghi, e per non creare ulteriore nocività. Se non si affronterà la tematica in questo modo continueremo a stanziare somme senza ancorarle però ad una reale politica coordinata e intelligente, anche dal punto di vista della difesa della salute. Pensiamo alle cromerie, ai piccoli laboratori delle batterie dell'indotto dell'auto, dove l'inquinamento è diventato drammatico spaventoso; sono migliaia le piccole industrie che scaricano le scorie nelle fognature, che uccidono il bestiame lungo i torrenti e che creano danni immani.
Occorrono iniziative concrete per potenziare il settore economicamente e strutturalmente. La politica delle attrezzature non può fermarsi al capannone, ma deve poter riorganizzare tutto il settore attraverso la formazione di cooperative, di consorzi, di unificazione di uffici al servizio di più imprese artigiane.
Questa è una legge che tenta di stabilire un rapporto con le associazioni della categoria non solo nell'interesse di dare maggiori contributi, ma con l'obiettivo di stabilire un confronto continuo utile al fine di elaborare e aggiornare gli interventi legislativi con scelte più incisive, più coordinate che daranno i loro effetti anche a livello nazionale per una politica diversa a favore dell'artigianato.
Questa legge, attraverso alla consultazione con la categoria e la Giunta, dopo la lunga elaborazione in Commissione e dopo il primo contatto diretto con gli Istituti bancari, ha creato il presupposto per una politica diversa anche nei rapporti con le banche. Con essa possiamo veramente dare al settore dell'artigianato un reale contributo.



PRESIDENTE

Si conclude così il dibattito generale sulla legge per il credito all'artigianato.


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Ritengo opportuno, data l'ora, sospendere la seduta, che riprenderà alle 15 con le repliche degli Assessori, la votazione della legge sull'artigianato e la designazione dei rappresentanti regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

L'informazione sulle scadenze riguardanti le mutue è stata rimandata per l'assenza dell'Assessore competente. Potrà essere svolta domani mattina permettendo ai Consiglieri che lo volessero un breve dibattito.



VIETTI Anna Maria

L'argomento è molto importante, perciò riteniamo opportuno che la discussione venga iscritta all'ordine del giorno della prossima seduta.



BONTEMPI Rinaldo

Questa richiesta va apprezzata in quanto il dibattito deve avere uno svolgimento adeguato.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta non ha difficoltà ad accogliere la proposta di rendere la dichiarazione dell'Assessore domani mattina e di affrontare l'argomento con tutta l'ampiezza richiesta successivamente.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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