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Dettaglio seduta n.197 del 08/06/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VlCEPRESIDENTE BELLOMO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I processi verbali delle precedenti sedute del giorno 1° giugno sono approvati, se non vi sono osservazioni in merito.


Argomento: Comprensori

Interrogazione presentata dai Consiglieri Martini, Paganelli, Soldano e Lombardi: "Atteggiamento della Giunta sulla richiesta formulata dal Comprensorio di Mondovì per la modifica dei criteri di riparto dei fondi alle Unità locali sanitarie"


PRESIDENTE

Passiamo alle interpellanze ed interrogazioni. La prima interrogazione è presentata dai Consiglieri Martini, Paganelli, Soldano e Lombardi: "Atteggiamento della Giunta sulla richiesta formulata dal Comprensorio di Mondovì per la modifica dei criteri di riparto dei fondi alle Unità locali sanitarie". La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

In merito all'interrogazione presentata in data 12/5/78 dai Consiglieri Martini, Paganelli, Soldano e Lombardi per conoscere gli intendimenti della Giunta regionale riguardo alla procedura di erogazione della spesa ai Comuni di cui alla delibera 18/3/78, n. 15-13731, si precisa quanto segue.
Il metodo di riparto è stato adottato per l'anno 1978 nello spirito e secondo le indicazioni della legge regionale 8/8/77, n. 39 che individua nei Consorzi, o nel decentramento per quanto riguarda la città di Torino lo strumento atto ad assicurare il coordinamento tra i Comuni della stessa ULS e quindi, nell'ambito della politica di piano della zona di cui la delibera favorisce l'avvio, la gestione unitaria delle funzioni di cui all'art. 3 della legge regionale 39/77 prevede il riordino.
L'art. 17 della stessa legge prevede poi che l'ammontare dei contributi regionali a favore dei Comuni del Consorzio è determinato tenendo conto delle esigenze di riequilibrio nella distribuzione delle risorse e dei servizi, con riferimento alla dimensione demografica del bacino di utenza e tenendo altresì conto dell'ampiezza del territorio. La delibera di criteri per l'erogazione della spesa ha destinato il 90% delle risorse rapportandole alla popolazione e il 10% delle risorse in rapporto all'ampiezza del territorio.
Tali percentuali cui si è pervenuti dopo aver preso in considerazione altre ipotesi è risultata la più idonea ad assicurare alle zone nel loro complesso una destinazione di risorse il più possibile omogenee e vicine ai contributi assegnati per l'anno 1977. Dall'esame delle somme delle assegnazioni ai Comuni della stessa ULS per il 1977 risulta anzi come le stesse zone abbiano tratto complessivamente vantaggio per l'incremento delle assegnazioni. In particolare le ULS 66 e 67 a fronte di una assegnazione complessiva per il 1977 di L. 141.391.136, col riparto oggettivo adottato per il 1978 vedono assegnata, per il 1978, la somma complessiva di L. 205.637.070 come risulta in dettaglio dal prospetto allegato.
Occorre per concludere far rilevare che le percentuali adottate nella misura del 90% in proporzione alla popolazione e del 10% in rapporto al territorio consentono anche di rispondere all'esigenza di intervenire con maggior efficacia laddove si è assistito a fenomeni di concentrazione urbana e di sviluppo caotico che nel corso di questi anni ha, più che altrove, determinato situazioni di disagio. In queste zone occorre porre mano a rimedi anche in termini di servizi e di possibilità di attivarli che consentano di circoscrivere ed invertire i fenomeni di disgregazione sociale che ne hanno accompagnato lo sviluppo.
Ciò senza che vengano ovviamente in alcuna misura compromesse le esigenze di riequilibrio di altre zone del Piemonte su cui nel corso degli anni scorsi ha insistito un processo socio-economico opposto al modello di cui prima si accennava.
Probante di quanto viene affermato è, tra l'altro, ciò che risulta dall'esame comparato delle assegnazioni realmente trasferite alle zone per i servizi attivati, con il complesso delle risorse a disposizione delle zone stesse. Da questo esame risulta infatti che una notevole parte dei Comuni delle zone, per caratteristiche assimilabili alla zona oggetto dell'interrogazione, non hanno correttamente impiegato i contributi regionali loro destinati in seguito alla mancata o parziale attivazione dei servizi oggetto di contributo regionale.
Lo scopo principale per l'anno 1978 era di non determinare degli strappi nell'applicazione del criterio rispetto a quanto era avvenuto nei periodi precedenti. Solo la Comunità montana della Val Pellice ha subito una decurtazione del 35%Al fine di evitare che nel 1978 si verifichi una inversione di tendenza con difficoltà ai Comuni Commissione è stata richiesta ed accettata una trattenuta del 25% nel corso dell'anno 1978 a correttivo per intervenire in quelle situazioni dove l'applicazione dei criteri possa determinare delle interruzioni di servizio- In ogni caso il modo in cui si è andata a formare la spesa per il 1978 è legato alla formulazione dei piani per cui se le zone 66 e 67, che hanno avuto un'attribuzione superiore a quella dell'anno passato, realizzano o propongono dei piani di intervento nei servizi sociali, compatibili con l'indicazione data dalla Giunta regionale, la loro realizzazione, qualora in altre zone non fossero stati presentati i piani,/ sarà premiata altrimenti sarà sacrificata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini



MARTINI Mario

La risposta dell'Assessore è molto precisa e meritA un esame più meditato che mi riservo di fare. Faccio rilevare che, mentre vengono fatti i raffronti fra i dati statistici del '77 e le proposte di ripartizione per il 1978, mancano i dati comparativi con le zone di più forte concentrazione urbana. Quindi mi dichiaro soddisfatto per la risposta, ricca di dati e stimolante per un ulteriore approfondimento e mi riservo di produrre ulteriori richieste qualora emergessero dei dati contrastanti.
Ringrazio l'Assessore e lo prego di farmi avere la risposta scritta.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Franzi e Bellomo: "Situazione occupazionale alla Montefibre di Vercelli. Atteggiamento della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Franzi e Bellomo: "Situazione occupazionale alla Montefibre di Vercelli. Atteggiamento della Giunta regionale". Risponde l'Assessore Alasia



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Nell'affrontare il problema della Montedison di Vercelli, abbiamo coscienza di toccare uno dei punti più gravi e più densi di ripercussioni dell'intera vicenda del gruppo Montedison.
Ecco perché la Giunta avrebbe accolto con favore la proposta del Presidente Sanlorenzo di tenere la nostra seduta proprio a Vercelli non già con intenti di generica propaganda, ma per conferire al dibattito stesso quella ricchezza di apporti e quel peso politico che può derivare da un consesso che si apre e si fa sollecito alle sue realtà territoriali economiche e sociali più acute.
La proposta del nostro Presidente era, secondo noi, non solo testimonianza di sensibilità politica, ma metodo corretto di stabilire un rapporto non solo della Giunta, ma dell'intera assemblea rispetto al problema.
Perché di questo si tratta, davanti alle dimensioni e alla qualità dei problemi.
Mi sia consentito dire infatti che la Regione Piemonte ha, rispetto al problema Montedison, operato attivamente, ha le carte in regola, è in grado, in ogni momento più adeguato e più opportuno di questo, che è sede di interrogazione, di documentare la propria attività - che perdura da anni e non può dunque accettare quella sorta di impostazione periferica, che se comprensibile alla luce delle ripercussioni locali, diventa miope quando si afferma che il problema Montedison dovrebbe essere risolto dalla Regione.
Io ringrazio il sen. Medici, che nell'incontro con il Comune di Vercelli avrebbe dato atto dell'impegno della Giunta regionale e mio personale.
Ma non si può da questo tirarne la conclusione che a Vercelli si chiude tutto (tutti i 1182) e che il problema deve risolverselo la Regione. Questa è pura demagogia. Alla Regione si chieda di fare la propria parte, come sta facendo; e si abbia coscienza della dimensione dei problemi, che sono certo vercellesi, certo piemontesi, ma sicuramente nazionali e europei. A Vercelli - la richiesta che Montedison avanza - non è di un taglio o di un ridimensionamento. Su 1182 addetti, sono considerati eccedenti 1182 (l'ultimo scaglione di eccedenza prevista per il 1979 è di 430). Analoga sorte dovrebbe toccare a 101 della Taban di Vercelli- Non è chiara nemmeno la sorte della Lidman con 300 addetti- Per la Lidman dovrebbe essere arrivato ultimamente il finanziamento della 464, ma la situazione non è affatto tranquilla, credo di non aver bisogno di spendere parole per ricordare la pesantezza di questa mazzata.
Va solo ancora ricordato che si tratta di una occupazione prevalentemente femminile e prevalentemente immigrata. E che Vercelli ha perso nell'industria 960 posti di lavoro fra il 1973 e il 1978. La Montedison sostiene che le due lavorazioni, quella di acetato e quella di poliestere, non reggerebbero più- L'acetato non avrebbe più prospettiva) mentre per il poliestere, lo stabilimento di Acerra dovrebbe soddisfare tutte le nostre esigenze. Va notato che siamo attualmente ancora importatori di poliestere, e che Acerra comunque non decollerà molto presto. Va notato ancora che il blocco della produzione degli ultimi 15 giorni ha creato serie difficoltà in almeno una cinquantina di aziende, che hanno dunque bisogno di questo prodotto.
Per il famoso prodotto del BCF, per il quale c'erano stati gli accordi con il Governo nel 1973, a Vercelli non è mai decollato, mentre grosse spese (si parla di 2 miliardi) sarebbero state fatte per studi e per macchinari. Martedì 6 giugno vi è stato qui a Torino l'incontro con il Sottosegretario on. Pumilia, e riprenderà il 14 giugno. Di questo incontro qui, in sede di interrogazione, io dò solo quelle informazioni che investono Vercelli.
Abbiamo posto queste questioni: 1) - che venga verificato seriamente, nell'ambito degli accordi CEE per la fibra, quale quota è attribuibile al nostro Paese, a quali livelli va a dimensionarsi la produzione italiana e conseguentemente l'aliquota di Vercelli.
Per il progetto fibra infatti, partendo dalla considerazione che un ridimensionamento è oggettivamente imposto dalle condizioni di mercato e volendo noi debitamente considerare il Mezzogiorno, il 12 gennaio avevamo chiesto al Ministro Donat Cattin che la Regione venisse associata alla definizione di progetto di settore. Il Ministro rispondeva in data 30 gennaio in questi termini: "La trattativa in corso con la CEE è stata trattativa di politica industriale; le questioni in discussione sono di carattere generale e non toccano i livelli produttivi delle singole regioni italiane, ma l'intera produzione nazionale; non è pertanto possibile promuovere riunioni sull'argomento fibre regione per regione. Peraltro, le conclusioni raggiunte in sede CEE verranno recepite nel progetto fibre chimiche, al quale sta lavorando un apposito gruppo di studio istituito ai sensi della legge n. 675; una volta ultimato, il progetto sarà sottoposto all'esame del CIPI e alla valutazione delle forze sociali e della Commissione interregionale, secondo la procedura fissata dall'art. 2 della legge citata: in quella sede le Regioni interessate al problema delle fibre chimiche potranno esprimere validamente il loro pensiero".
Devo dire che era una risposta corretta, confacente con il significato che noi abbiamo sempre attribuito ai progetti di settore. Ma devo anche dire che, dato il precipitare della situazione, un rapporto preventivo non avrebbe guastato, anzi, al Sottosegretario Pumilia abbiamo riproposto la questione anche considerando il fatto che a quanto si dice il progetto di settore dovrebbe essere imminente.
2) - all'on. Pumilia abbiamo fatto presente che: a) la Regione ha avviato tutte le procedure per l'area attrezzata. Nei giorni scorsi s'è firmata la nuova convenzione. Oggi si insedia il Comitato Tecnico.
b) nelle proposte per la 902 (credito agevolato per le aree insufficientemente sviluppate al nord) la Giunta ha avanzato la proposta dell'inclusione di Vercelli.
c) il mio Assessorato ha promosso un incontro informale con la CEE, con le organizzazioni sindacali e con la federazione imprenditori, rilevando esservi disponibilità di interventi a sostegno per iniziative imprenditoriali.
Come i signori Consiglieri interroganti comprendono, questi consistenti impegni debbono trovare un corrispondente impegno da parte imprenditoriale per investimenti industriali; cosa che non ci è stato possibile verificare il 6 giugno, dato che gli industriali hanno avuto una riunione separata con il Sottosegretario e dato che la Montedison, pur invitata, non è venuta all'incontro. Io debbo dire per altro, per correttezza, che nei rapporti delle precedenti settimane la Federpiemonte ci ha dichiarato di volersi impegnare, anche se i successivi incontri a livello di singole Unioni non hanno sortito sin qui alcun impegno.
E' un impegno che verificheremo nel successivo incontro già convocato dall'on. Pumilia per il 14 giugno con la partecipazione degli imprenditori.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Ringrazio a nome del Gruppo socialista l'Assessore Alasia per le notizie dettagliate che ha fornito. Essendo vercellese e trovandomi come il collega Franzi nell'occhio del ciclone, conosco l'estrema apprensione e l'attesa delle maestranze residue sulle quali incombe il pericolo del licenziamento e dello smantellamento degli stabilimenti. La Regione non ha la bacchetta magica e non può risolvere problemi per la soluzione dei quali devono intervenire altre parti interessate nel Vercellese.
Dei 6400 addetti all'industria, 2000 sono già iscritti nelle liste di collocamento e con questa operazione si registrerebbe l'allontanamento dal posto produttivo di altri 1200 lavoratori, il che vuol dire la disoccupazione del 50% del potenziale addetto all'industria di Vercelli con tutte le conseguenze che si possono immaginare. I lavoratori della Montefibre hanno intrapreso una azione sindacale che conducono sistematicamente e quotidianamente attraverso il blocco parziale dell'uscita delle merci; per questa protesta hanno ricevuto anche una denuncia sulla quale gli organi della Magistratura si dovranno pronunciare.
La domanda sostanziale che viene dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali è che la Montedison rispetti il patto sottoscritto nel 1976. La vertenza, per la verità, dura dal 1974, quando in alternativa al ridimensionamento della ex Chatillon si dovevano creare aziende sostitutive tra le quali la Lidman che è già nata stentatamente. L'Assessore osservava che il 50% delle maestranze ha ripreso il lavoro, ma è garantito solo verbalmente che entro il mese di luglio l'intero organico potrà contare sul ritorno in fabbrica. La delegazione del Consiglio di fabbrica con una rappresentanza dei partiti, ricevuta a Roma il mese scorso da parlamentari dei partiti dell'arco democratico, ha ribadito la necessità di mantenere fede a quei patti. Da parte delle forze politiche è stata data l'assicurazione in questo senso ma la situazione, in verità, è quella illustrata dall'Assessore, ossia siamo in una sfera di incertezza dove il dato più certo è il licenziamento dei 1200 addetti alla Montedison di Vercelli è prevista una giornata di lotta in tutto il territorio vercellese. L'interrogazione urgente vuole suonare come un campanello di allarme perché, mentre tutto il Piemonte è minacciato dai 5000 licenziamenti della Montedison e delle altre aziende in crisi, a Vercelli questo allarme diventa lancinante perché non ci sono alternative, non ci sono prospettive. La Giunta e l'Assessore hanno fatto il loro dovere, siamo qui per dargliene atto, ma siamo anche qui per concludere con amarezza che malgrado tutti gli sforzi intrapresi dalla Giunta, dall'Assessore, dai movimenti sindacali locali, non c'é nessuna garanzia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Non so quante volte si sia trattato e discusso in sede di Consiglio il problema della Montefibre con particolare riguardo agli stabilimenti di Vercelli e di Verbania.
Sfogliando i miei appunti su questa dolorosa vicenda ho avuto modo di verificare le dichiarazioni dell'allora Vicepresidente Libertini in occasione di uno specifico incontro Giunta sindacati tenutosi presso la sala della Giunta alla fine del 1975, quando precisò che la Regione si collocava come interlocutrice principale per garantire l'occupazione, che era decisa a contrastare qualsiasi decisione unilaterale e che la Giunta non intendeva venire meno alle proprie precise responsabilità.
Dichiarazioni ed impegni indubbiamente corretti, ma che purtroppo non hanno sortito alcun risultato positivo, pur ammettendo e dando atto della buona volontà dell'Assessore Alasia; ma anzi la situazione da allora ad oggi si è gravemente deteriorata al punto che diversi lavoratori sono finiti anche sul banco degli imputati per il solo fatto di difendere il posto di lavoro. Quest'ultima iniziativa dei dirigenti della Montedison Montefibre rappresenta altresì l'ultimo episodio di una serie di atteggiamenti intimidatori volti soltanto a fiaccare la resistenza delle maestranze per realizzare lo scopo di chiudere definitivamente lo stabilimento, dimenticando fra l'altro che nel 1973 erano stati assunti precisi impegni di insediare nuove attività sostitutive. Mi rendo perfettamente conto che operando in un regime di libero mercato gli imprenditori industriali possono anche trovarsi in condizione di non poter reggere alla concorrenza con industrie di altri Paesi. Tuttavia è importante considerare che la situazione Montefibre si trascina ormai da 5 anni, durante i quali i dirigenti della Montefibre si sono assunti di volta in volta specifici impegni per attività sostitutive allo scopo di assicurare la continuità occupazionale, senza peraltro mai rispettarne alcuno. In questo caso non si tratta di perdere soltanto 10, 50, 100 posti di lavoro, ma la realtà più recente è che restano disoccupati altri 1300 lavoratori; questo può significare di portare all'agonia tutta una comunità che già presenta da tempi lunghi gravi tassi di disoccupazione, come peraltro è stato ribadito dallo studio del marzo '78, effettuato dall'Assessorato alla pianificazione del territorio.
La situazione di Vercelli è stata riconosciuta drammatica già nel 1975 quando la precedente amministrazione propose la costituzione di specifiche aree attrezzate. I licenziamenti, secondo notizie giornalistiche, sono la conseguenza del piano comunitario, ma questa affermazione non pu convincermi. Non credo infatti che la CEE voglia procurare disoccupazione se andiamo a verificare la documentazione elaborata dalla Comunità Europea vediamo la Provincia di Vercelli inclusa nell'elenco delle zone svantaggiate nei confronti delle quali si devono promuovere nuovi investimenti e si devono erogare contributi comunitari. Il programma proposto, di cui ho avuto notizia questa mattina dalla Gazzetta del Popolo per la creazione di quattro centri specializzati a Porto Marghera, Acerra Terni, Pallanza e Intra è deludente soprattutto per Vercelli. Si parla anche di mobilità di lavoro.
In che modo si può realizzare la mobilità? Che cosa può determinare? Vercelli ha un pendolarismo di circa 2000 lavoratori. Se a questi si aggiungono altri 1300 lavoratori, significa spostare oltre il 50% del tasso occupazionale della città. Da qualche tempo si va parlando di piani specifici e speciali per la chimica ed è proprio in ordine a questi problemi che invito la Giunta e in modo particolare l'Assessore Alasia ad accentuare l'attenzione perché quando si parla di chimica si deve parlare anche di fibre artificiali e quando si parla di fibre artificiali non si può dimenticare che sono anche fibre tessili. Il Sottosegretario l'umilia tornerà a Torino il giorno 14 giugno. Sarebbe opportuno che all'incontro partecipasse una rappresentanza del Consiglio, perché questo più che un problema di amministrazione è un problema politico di cui deve essere investito il Consiglio.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Non tocca a me predisporre il calendario del Sottosegretario Pumilia.
Mi sono fatto premura di far partecipare, a lato della riunione che si è tenuta con lo stesso, il Sindaco di Vercelli e il Presidente del Comprensorio. Ieri ho detto che sono disponibile per l'incontro, quindi fate pure l'istanza al Sottosegretario. Io la sostengo.



FRANZI Piero

Credo tocchi alla Giunta di fare in modo che ci sia un anello di congiunzione nei colloqui con il Ministero.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Questo lo faccio, ma non posso dire chi sarà invitato alla riunione. In un primo tempo abbiamo avuto l'assicurazione che ci sarebbe stato il confronto con gli imprenditori, confronto diretto che però non c'è stato per ragioni che non sto a sindacare. Mi farò carico di questa sollecitazione.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Interrogazione del Consigliere Rossotto: "Proposta per la costituzione di una Commissione speciale di indagine conoscitiva sulla situazione degli Enti ospedalieri piemontesi"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Rossotto: "Proposta per la costituzione di una Commissione speciale di indagine conoscitiva sulla situazione degli Enti ospedalieri piemontesi". Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

In relazione all'interrogazione n. 453, inerente alla situazione degli Enti ospedalieri, ritengo di poter fornire i seguenti elementi di risposta.
Faccio presente che il mio Assessorato ha fornito, già il 7/12/77 ampia documentazione in ordine alla gestione economico-finanziaria dell'assistenza ospedaliera nel triennio 1975-77. Un aggiornamento del quadro suddetto concernente anche ulteriori aspetti dell'assistenza ospedaliera, quali gli organi del personale, le procedure relative alle forniture agli Enti ospedalieri ed i sistemi di elaborazione dell'informazione del settore, verrà fornita entro il prossimo mese.
In tale sede verranno altresì presentate alcune nuove ipotesi in ordine al finanziamento della spesa nell'ottica riformata del piano dei servizi socio-assistenziali e del futuro passaggio dal fondo per assistenza ospedaliera al fondo sanitario. Contemporaneamente verrà presentata al Consiglio regionale la proposta del piano per i servizi sanitari e socio assistenziali che impegnerà il Consiglio, i Comprensori e le Unità locali in uno sforzo coordinato per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano di sviluppo, tra i quali assume carattere preminente il contenimento della spesa, sia in dipendenza della razionalizzazione dei servizi, sia in relazione ad un'utilizzazione più corretta dell'ospedale mediante una riqualificazione delle strutture territoriali di base.
E' attraverso reali documenti conoscitivi e di programmazione che il Consiglio regionale potrà disporre degli elementi indispensabili per un giudizio globale sulla situazione ed avviare concretamente un processo di verifica e di riforma che coinvolga tutta la comunità regionale nelle sue varie forme di aggregazione verso obiettivi predeterminabili e controllabili nei risultati. Nel quadro del dibattito che si aprirà in seno al Consiglio regionale e nel processo dialettico che si svilupperà nella Regione sulle proposte di piano dei servizi, è possibile individuare prospettive di conoscenza e strumenti di intervento concreti generali ed a breve termine, quali certo non sarebbe in grado di fornire la Commissione speciale proposta, la quale potrebbe esaminare solo aspetti della gestione oltre che parziali, in via di modificazione ed obsolescenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Ritengo che questo discorso debba uscire dall'ambito regionale per essere allargato al livello nazionale e per coinvolgere le forze politiche e sociali che hanno diretti interessi nella gestione corretta e non soltanto amministrativa. Una delle risposte che possiamo dare alla collettività è la riduzione della permanenza della degenza negli ospedali.
Anche in occasione del consuntivo del 1977 ci sarà la possibilità per le forze politiche che vogliono assumersi responsabilità di una più organica e programmata gestione di riflettere su questa spesa che raggiunge il 45 o il 50% di tutta la spesa non erogata e, se andiamo in termini di erogazione, raggiunge livelli dell'80%. Quindi è necessario coinvolgere altre forze politiche, sociali e la collettività regionale nel suo complesso.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Psichiatria

Interpellanza dei Consiglieri Vietti, Beltrami, Cerchio, Menozzi e Soldano: "Tempi e modalità con cui la Giunta intende dare applicazione alle disposizioni della legge n. 180 relative alle norme per i trattamenti psichiatrici"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza dei Consiglieri Vietti, Cerchio, Beltrami Menozzi e Soldano: "Tempi e modalità con cui la Giunta intende dare applicazione alle disposizioni della legge n. 180 relative alle norme per i trattamenti psichiatrici". La parola alla dott.ssa Vietti.



VIETTI Anna Maria

L'interpellanza trae origine dall'entrata in vigore della legge 13 maggio 1978 n. 180, la quale detta nuove disposizioni in ordine ai ricoveri obbligatori e volontari per gli affetti da malattie mentali.
Come è stato rilevato sulla stampa cittadina, c'é stato inizialmente un notevole disagio per la mancanza di posti letto negli ospedali. Questa situazione è evidente soprattutto se esaminiamo la situazione dell'assistenza psichiatrica nella Regione. Molte affermazioni sono state fatte sulla esigenza di superare l'istituto manicomiale ma, in realtà, sul piano concreto non si sono raggiunti risultati positivi. Le équipes territoriali sono scarse e soprattutto sono quasi assenti i servizi per il reinserimento nella vita sociale dei dimessi dagli ospedali psichiatrici.
Nella provincia di Torino l'unico intervento che già recepiva lo spirito della nuova legge è quello della convenzione attuata dalla precedente Amministrazione provinciale di Torino con gli ospedali di Chieri e di Ivrea. In una relazione dei sindacati ospedalieri, risulta che nel periodo 71/76 gli ospiti degli ospedali psichiatrici di Torino sono diminuiti da 3395 a 2369 unità, ma di questi ben 1439, cioè un numero superiore alla diminuzione dei ricoveri, sono stati trasferiti in altri Istituti, quindi non sono stati reinseriti nella vita sociale, ma hanno trovato accoglimento in altri istituti, talvolta molto lontani dalla loro abitazione, come, per esempio, gli ottantanove ricoveri, a carico della Provincia di Torino, avvenuti nell'Istituto Germani di Cingia de'Botti soluzione che non tiene conto dell'esigenza dell'accoglimento del dimesso in una località vicina alla propria abitazione.
Il lato più grave è rappresentato da quanto i sindacati dei medici denunciano in ordine agli infortuni che si sono registrati negli ospedali psichiatrici di Torino. Il numero degli infortuni è aumentato dal 3,15 sul numero dei ricoverati, nel 1971 al 16,89% nel 1977; questi dati stanno a dimostrare come negli ultimi anni non sia stato nemmeno gestito correttamente il processo di liberalizzazione dei reparti.
La legge afferma il principio di mettere sullo stesso piano la malattia mentale con le altre malattie dando la possibilità ai malati di mente di essere ricoverati negli ospedali generali. La Regione conosceva, prima dell'entrata in vigore della legge, che si stava per varare il provvedimento, tuttavia nulla ha fatto per avere un piano pronto per affrontare tempestivamente i problemi al momento in cui la legge sarebbe entrata in vigore, come è stato denunciato sulla stampa quotidiana.
La circolare del Presidente della Giunta - anche se ci rendiamo conto che qualcosa bisognava pur fare - non può tuttavia superare la legge; essa è per di più contraddittoria quando afferma che, in via transitoria, gli ospedali psichiatrici pubblici devono continuare a ricoverare i malati di mente e, nello stesso tempo, stabilisce la soppressione dei reparti di osservazione. La legge prevede tale soppressione ma questo potrà essere operante se non avrà validità la possibilità transitoria dell'accoglimento dei malati negli ospedali psichiatrici, prevista dalla circolare, perch l'accoglimento di nuovi malati non può che avvenire nei reparti di osservazione.
Abbiamo presentato l'interpellanza per conoscere i risultati degli incontri della Giunta con i medici. Vorremmo inoltre sapere se l'incontro è avvenuto anche con i medici che operano sul territorio, la cui funzione è importante per attuare in modo corretto lo spirito della nuova legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Della legge 180 si può dare un giudizio positivo, anche se alcuni nodi sull'impostazione generale non sono stati ancora risolti.
Ribadisco la grande utilità della circolare del Presidente della Giunta, come primo passo di orientamento in questo settore. La nostra è la prima Regione d'Italia che si è occupata tempestivamente del problema.
In merito all'osservazione della dottoressa Vietti sulla mancata predisposizione delle strutture, non capisco quali strutture potevano essere predisposte in assenza di una legge apposita. Tanto meno c'era la possibilità del trasferimento dei servizi perché questi sono demandati alla convenzione che il Governo è tenuto a redigere entro 60 giorni dalla promulgazione della legge.
Per rispondere precisamente a quanto l'interpellanza chiede, offro questi elementi: 1) sui tempi e sulle modalità con cui la Giunta intende attuare il disposto del terzo comma dell'art. 6 della citata legge che recita: "le Regioni individuano gli ospedali generali nei quali, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, devono essere istituiti specifici servizi psichiatrici di diagnosi e cura" 2) sui risultati di eventuali incontri con il personale addetto ai servizi e, in particolare, con i medici ospedalieri psichiatrici e delle quipes extra ospedaliere cui sono attribuite rilevanti responsabilità per l'attuazione della nuova normativa.
Per quanto attiene al primo punto va rilevato che la legge in discussione è entrata in vigore il 17 maggio 1978 e che il numero della Gazzetta Ufficiale che conteneva la pubblicazione non era ancora pervenuto agli uffici dell'Assessorato il giorno 18 maggio u.s.
La Giunta regionale, in applicazione della statuizione contenuta nell'art. 6, con formale provvedimento, adottato in adunanza straordinaria del 25 maggio u.s., ha individuato transitoriamente ed in via d'urgenza gli ospedali generali nei quali debbono essere istituiti gli specifici servizi di diagnosi e cura per il trattamento sanitario delle malattie mentali che necessitano di degenza ospedaliera.
Il numero dei presidi è stato stabilito in n. 23 facenti capo a n. 22 Enti ospedalieri e sono stati fatti coincidere con le sedi dei dipartimenti di emergenza ed accettazione. Nel contempo, in riunioni avute con gli amministratori degli Enti ospedalieri interessati, sono state concordate tutte le misure idonee ad attivare, entro i termini previsti dalla legge, i servizi sia per quanto riguarda l'individuazione dei locali, sia per gli eventuali lavori di adattamento, per il cui costo l'Assessorato a nome dell'Amministrazione regionale ha assicurato il finanziamento.
Per quanto attiene al secondo punto dell'interpellanza, devo far presente che coerentemente con le iniziative dell'Amministrazione regionale in attuazione della legge, il sottoscritto ha presenziato ad alcune riunioni con i rappresentanti delle Amministrazioni provinciali, delle Opere pie psichiatriche di Torino ed Alessandria e con i rappresentanti delle categorie mediche, per coordinare le modalità procedurali e l'entità numerica del personale che dovrà essere assegnato ai servizi predetti attraverso le équipes territoriali di zona, nella cui responsabilità rientra l'utilizzazione dei servizi in questione.
Peraltro, le procedure per l'attuazione della legge sono tuttora in corso attraverso quotidiane riunioni con tutte le organizzazioni sindacali dei medici e dei non medici e con tutti gli amministratori degli Enti interessati al problema e sono convinto che con l'apporto di tutte le componenti interessate sarà possibile conseguire gli obiettivi prima ancora della scadenza del termine fissato dalla normativa in esame.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Con la mia osservazione intendevo dire che dovevano essere precedentemente predisposti gli studi ed i piani perché potessero diventare esecutivi immediatamente approvata la legge.
Rilevo che non ho avuto risposta alla mia richiesta se erano stati interpellati anche i medici che agiscono sul territorio. Sono stati individuati 23 ospedali; la legge prescrive che non possono essere ricoverati più di 15 degenti per ogni servizio.
Dai dati di cui disponiamo risulta, per esempio, che nella zona Lingotto dove, secondo uno studio dell'equipe del professor Pascal, c'é una minore incidenza di ricoveri ospedalieri, sono ricoverate permanentemente otto donne. Tenendo conto che dalle statistiche si rileva che i maschi hanno una incidenza di ricovero superiore rispetto alle femmine, si pu desumere che in una zona di 65000 abitanti, qual è quella del Lingotto mediamente, sono ricoverate più di 16 persone; quindi per ogni unità sanitaria di dimensioni demografiche medie sarà necessario un servizio ospedaliero.
I posti individuati non dovrebbero pertanto essere sufficienti.
Auspichiamo che lo sviluppo dei servizi sul territorio determini la diminuzione delle degenze, anche se devo rilevare che la zona che ho citato è già dotata di una equipe che opera sul territorio, quindi già abbastanza probante. Nella zona Santa Rita sono sette i ricoveri medi femminili. Si può dunque desumere che sarà necessario un posto letto almeno ogni cinque o sei mila abitanti; i posti individuati in base ai dati comunicatici dall'Assessore sono, al massimo, 345. Penso che ne saranno necessari invece almeno 700.
Con queste osservazioni ci dichiariamo soddisfatti delle informazioni forniteci; ci riserviamo di dare il nostro giudizio sull'operato della Giunta quando sarà possibile valutare se quanto è stato predisposto è rispondente o meno alle esigenze della comunità regionale. Soprattutto riteniamo necessario provvedere al potenziamento delle équipes che operano sul territorio, altrimenti lo spirito della legge sarà disatteso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti per una brevissima considerazione.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

I posti letto individuati in tutto sono circa 300 in 23 ospedali.
Prevederne un allargamento, a mio avviso, significherebbe forzare la legge nel senso di voler costituire altre divisioni al posto dei manicomi.
L'individuazione deve essere fatta dalla valutazione attenta dei ricoveri.
Nella circolare del Presidente della Giunta è indicata questa normativa. Si farà una valutazione se si dovranno aumentare oppure diminuire.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Martini: "Ripartizione dei fondi regionali ex legge n. 28/75 per la viabilità provinciale"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Martini: "Ripartizione dei fondi regionali ex legge n. 28/75 per la viabilità provinciale". Risponde il Vicepresidente della Giunta, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Non è stata effettuata una ripartizione recente. E' stata concordata una riunione con l'Unione regionale delle province piemontesi per discutere della ripartizione e di altre questioni di ordine generale.
In considerazione del fatto che nel corso dell'anno i due miliardi non sarebbero stati utilizzati, abbiamo ripartito il complesso delle risorse da destinare alle province nel triennio 78/79/80.
La richiesta del Consigliere Martini di prospettare sin d'ora congiuntamente con le province l'utilizzo delle risorse è corretta, tant'è vero che nel Convegno svolto ad Alba promosso dall'Unione regionale delle Province, si è appunto concordato un atteggiamento unitario tra Regione e Province, considerando le proposte tecniche del piano regionale dei trasporti e cercando di condurre una azione concordata tra i vari livelli istituzionali, al fine di garantire la massima produttività degli investimenti. Le proposte relative alla viabilità saranno illustrate durante il Convegno che si terrà il 14/15 luglio; prima di tale data il programma sarà discusso nel Comitato di coordinamento dei trasporti e nella II Commissione e prima ancora con l'Unione regionale delle Province.
Nel Convegno di Alba si è ipotizzato anche di un riesame della legislazione in vigore, in ordine alla unificazione dei capitoli 6000 e 6010 relativi al finanziamento alle Province. Una utilizzazione diversa delle risorse nell'arco del triennio permette di operare in modo più corretto dal punto di vista tecnico e finanziario, perché la riduzione della cifra relativa al '78 non vuol dire riduzione dell'investimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Sono solitamente soddisfatto delle risposte dell'Assessore Bajardi questa volta però non lo sono in quanto c'é uno sfasamento, perché il Piano di sviluppo deve costituire una sufficiente cornice di riferimento. In questo modo rischiamo di rinviare le decisioni ad ulteriori documenti agli anni successivi. Le Amministrazioni provinciali sono le uniche che possono far fronte con una certa facilità ad una politica di investimenti.
Ci sono dei conti in sospeso a causa di programmi degli anni scorsi sovradimensionati per cui viene a mancare il credito alle province, ma proprio per questo motivo, è necessario fare il punto sulla situazione passata e dare garanzia per i programmi del prossimo triennio. Sulle linee di indirizzo che scaturiranno dal piano della viabilità e dei trasporti non facciamoci grosse illusioni perché i fondi saranno insufficienti. Le Province hanno bisogno di far fronte a problemi immediati di viabilità a costo di pagare in maniera drammatica negli anni prossimi questi ritardi.
E' vero che c'é la proposta di trasferire sul bilancio del '78 un miliardo dalla viabilità provinciale alla viabilità comunale, ma si corre il rischio di avere questo miliardo in più inutilizzato alla fine dell'anno. Insisto sulla necessità di un incontro urgente, se necessario prima dell'assestamento di bilancio.
Manteniamo questo finanziamento anche se due miliardi incidono appena in superficie e diamo la possibilità di intervenire anche solo minimamente.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Fabbris: "Iniziative per evitare la chiusura del maglificio Sensitiva di Biella"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Fabbris: "Iniziative per evitare la chiusura del maglificio Sensitiva di Biella" Risponde l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Il maglificio Sensitiva occupava negli stabilimenti di Biella e di Ponderano 330 lavoratori. Al 10 maggio erano ridotti per dimissioni volontarie a circa 270. Lo stabilimento di Ponderano, che attualmente occupa circa 60 dipendenti, è tecnicamente avanzato. Peraltro pare, anche secondo il giudizio degli imprenditori, che una delle ragioni del rilevante dissesto finanziario, sia dovuto agli alti costi dello stabilimento di Ponderano- Il maglificio versa in grave situazione finanziaria: gli arretrati di stipendio che si riferiscono ai mesi di marzo, aprile e maggio, ammontano a circa 80 milioni mensili (240 milioni). L'Assessorato al lavoro è intervenuto nella vicenda con l'obiettivo di fronteggiare la questione immediata dei salari cercando contemporaneamente di salvaguardare quel polo produttivo con un diverso assetto proprietario, esigenza peraltro avvertita anche da parte degli imprenditori associati.
A questo proposito abbiamo avuto molteplici rapporti con gli istituti di credito, le organizzazioni sindacali, i Comuni, il Comprensorio, le associazioni degli imprenditori, il Governo e il tribunale. Nelle riunioni avute con il Comune di Biella il 29 aprile e successivamente, ci siamo adoperati per avviare con le banche una operazione di surroga dei crediti privilegiati dei lavoratori. Tale operazione venne svolta parzialmente nella prima decade di maggio dalla Cassa di Risparmio e dalla banca Sella e si aggira attorno ad un importo di 30 milioni, pari ad un acconto di 100 mila lire per lavoratore. L'11 maggio abbiamo riesaminato la situazione con il Comune, il Comprensorio e i sindacati nella ricerca di una possibile nuova operazione di surroga.
Malgrado che nell'incontro tenuto a Roma col Sottosegretario on.
Sinesio i creditori si fossero impegnati a non far precipitare la situazione, un gruppo di essi non ha mantenuto l'impegno, tant'é vero che il 26 giugno si terrà l'udienza per la domanda di concordato preventivo.
Si dovrà attendere il 17 luglio per la presa d'atto del tribunale. Rispetto al duplice obiettivo cui mi riferivo prima preciso che, per quanto riguarda i salari, come il Consigliere interrogante sa, per aver partecipato alla riunione, la Regione ha promosso un incontro a Biella per il 5/6 con 9 banche.
Devo ringraziare il Sindaco che con solerte attività ha fatto pesare nella vicenda l'impegno del Comune e devo anche sottolineare il costante impegno dei Consiglieri Fabbris e Petrini, aiuti che per la Giunta sono molto importanti e che mi auguro di ritrovare in analoghe vicende. Credo anzi spero, che la riunione del 5 giugno produca un risultato non avendo incontrato opposizioni di principio al trasferimento dei crediti e all'operazione di surroga. La risposta definitiva ci giungerà domani.
In merito alle prospettive di un diverso assetto non posso che esprimere un giudizio molto cauto. Ciò non significa che la Regione non si sia mossa in questo senso. Mi risulta che il Tribunale non sarebbe contrario ad una operazione transitoria di affitto; sarebbe una operazione importante perché permetterebbe la ripresa del lavoro. Esistono tuttavia taluni interessi imprenditoriali in ordine al subentro. E' naturale che non si vorrebbe strapagare l'operazione e non si vorrebbe neanche intervenire ad azienda decotta. Assicuro l'interrogante che la Giunta si sta muovendo in ordine a questo secondo e più importante impegno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere, signora Fabbris.



FABBRIS Pierina

Non per uno scambio di convenevoli ma per una ragione di carattere obiettivo, ritengo opportuno ringraziare l'Assessore Alasia per l'attenzione e l'impegno da lui dedicato nel seguire le vicende di questa vertenza che mette in discussione il posto di lavoro di oltre 300 persone L'obiettivo è quello di salvaguardare il posto di lavoro ai 300 dipendenti evitando manovre di carattere speculativo.
E' stato detto che non si vuole strapagare l'operazione: cerchiamo di evitare che a strapagare debbano essere ancora una volta i lavoratori.
Grazie.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono così concluse.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge n. 323: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'anno finanziario 1977"


PRESIDENTE

Punto quinto all'o.d.g.: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'anno finanziario 1977". La parola al relatore, Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano, relatore

Egregi colleghi, per la prima volta abbiamo avuto a disposizione, in tempi utili per un approfondito dibattito una relazione della Giunta regionale assai completa soprattutto dal punto di vista contabile; si sostanzia così ancora una volta la validità del conto consuntivo per le finalità statutarie di controllo sul piano politico e sul piano giuridico formale del Consiglio sulle attività della Giunta regionale.
Per questi motivi ci sembra inutile riprendere dettagliatamente le cifre del rendiconto in quanto riteniamo che ogni Consigliere in questo momento le abbia ben presenti; riteniamo invece più utile approfittare dell'occasione della discussione del conto consuntivo per cercare di affrontare i temi più generali della politica finanziaria e di bilancio della Regione, specie alla luce dei principi del nuovo ordinamento contabile regionale.
Questo perché, anche in base alla nostra personale esperienza l'individuazione delle possibili cause di ritardo e di inefficienza nella gestione della spesa regionale, rinviano sempre a dei nodi politici che sono quelli che cercheremo di individuare.
Io credo che il dibattito sul consuntivo formalmente ancorato alla vecchia normativa di contabilità non debba farci dimenticare che attualmente stiamo gestendo la spesa regionale attraverso un bilancio preventivo di tipo nuovo e attraverso nuove procedure disciplinate dalla nostra legge di contabilità regionale.
Con questo voglio dire che d'ora in poi la discussione sul consuntivo dovrà essere un'occasione per la discussione sul Piano regionale di sviluppo e sul programma pluriennale di attività e di spesa, anche ai fini di un corretto e approfondito assestamento del bilancio preventivo. Penso che ciò comporterà la presentazione da parte della Giunta regionale di relazioni di carattere non solo contabile, ma anche economico e finanziario; ciò perché in caso contrario si rischia di restare impantanati in infruttuose e ragionieristiche disquisizioni sui ritmi di smaltimento dei residui e sui flussi di cassa della Regione, favorendo le ambiguità e a volte anche le mistificazioni sul problema dei residui passivi delle Regioni, sui quali tanto ultimamente si è discusso in questa ed in altre sedi.
E' per questo che ancora una volta la politica di bilancio della Regione va affrontata tenendo presenti gli attuali problemi istituzionali che derivano dai rapporti tra Regione e Stato, da un lato, e Regioni, Enti locali e forze sociali dall'altro. Il conto consuntivo per l'anno finanziario 1977 dimostra l'accentuarsi della tendenza alla sempre maggiore caratterizzazione delle Regioni come Enti a finanza derivata. E' sufficiente prendere in considerazione i dati relativi al consuntivo in esame per averne una conferma: le risorse con vincolo di destinazione - che nelle previsioni iniziali rappresentavano il 60,5% del complesso di quelle a disposizione - nella fase di accertamento erano aumentate al 76,6% delle risorse stesse, con un incremento in valore assoluto di circa 350 miliardi.
Penso che sia superfluo riaffermare ancora una volta che i fondi settoriali dello Stato a destinazione vincolata, se da un lato comportano una maggiore possibilità di residui passivi, dall'altro vengono spesso a creare dei rigidi limiti all'autonomia delle Regioni, in alcuni casi senza dubbio in contrasto con le stesse previsioni della nostra Costituzione.
Questa situazione contribuisce ad accrescere la rigidità del bilancio, vale a dire che una sempre minore quota di risorse a destinazione non vincolata può essere impiegata in spese di investimento. Ciò lo si rileva soprattutto in relazione all'esercizio in esame, nel quale ad accrescere l'ammontare delle risorse a destinazione vincolata hanno concorso in particolare le quote del fondo ospedaliero che lo Stato ha erogato a saldo degli esercizi del 1975 e del 1976. A proposito di questo fondo, desidero fare una considerazione: nonostante più volte sia stato oggetto di discussione in quest'aula, non siamo tuttavia ancora in possesso di elementi di conoscenza relativi ai meccanismi di spesa. Credo sia ormai opportuno che da parte del Consiglio, o della stessa Giunta regionale, venga urgentemente presa una iniziativa che ci metta in condizione, come Consiglio, ma anche per informare in modo corretto l'opinione pubblica, di venire a conoscenza dei metodi e della qualità della spesa ospedaliera, tenendo conto che essa coinvolge circa il 45 % delle risorse del bilancio. Ritornando ora alla questione, circa i limiti dell'autonomia della Regione e della rigidità dei bilanci, siamo coscienti, anche se vogliamo ancora ricordarle, per la loro gravità, che esse rappresentano questioni più volte dibattute e sulle quali tutte le Regioni e le forze politiche sono state concordi.
C'é però, egregi colleghi, un nuovo dato emergente, e questa è una osservazione che sottopongo al dibattito di questo Consiglio, che cercher di riassumere in poche parole.
Io credo che non vi sia una procedura più in contrasto con le previsioni dell'art. 4 del nostro Statuto regionale (che come è noto riguarda la definizione della programmazione come metodo di governo e non come materia assimilabile alle altre materie previste dall'art. 117 della Costituzione), quale quella prevista dalla maggior parte delle leggi settoriali dello Stato. In altre parole io vedo con grande preoccupazione un progressivo e pernicioso trasferimento della verticalizzazione degli apparati ministeriali dello Stato a livello regionale; cioè inevitabilmente la scarsa collegialità delle decisioni del Consiglio dei Ministri rischia di determinare in certi casi una uguale mancanza di coordinamento nelle decisioni della Giunta regionale, e delle Giunte regionali del Paese. Oggi più che mai diventa allora improcrastinabile la ripresa di una politica di programmazione (intendendo ovviamente la programmazione come metodo di governo) a livello statale, con una adeguata partecipazione delle Regioni in caso contrario si aggraverà la tendenza di una programmazione nazionale e regionale intesa come somma non coordinata di programmazioni settoriali.
Sinceramente temo che il proliferare di Comitati interministeriali (Cipe, Cipaa, Cip, Cipes, ecc. ) rischi di impedire quei processi di coordinamento interassessorile che le Regioni fin dalla fase di elaborazione degli Statuti avevano cercato di mettere in atto. Spetterà allora al Consiglio regionale valutare questi rischi e sviluppare un'efficace azione di indirizzo politico e amministrativo affinché i rapporti con lo Stato trovino uno sbocco corretto.
Circa il secondo nodo politico che emerge da un esame non ragionieristico dei dati del consuntivo, vogliamo partire da un unico dato di merito: la percentuale delle spese impegnate per trasferimenti (contributi sotto varie forme per spese correnti e per spese di investimento erogate a favore degli Enti locali e degli operatori economici, pubblici e privati) è arrivata al 74% circa sul totale delle spese regionali.
Da ciò si deduce che il bilancio regionale è un bilancio essenzialmente di trasferimenti e quindi testimonia la necessità di affrontare i problemi politici che derivano dal rapporto tra Regione e soggetti beneficiari dei trasferimenti, che come è noto sono essenzialmente gli Enti locali e alcune categorie economiche. Conoscendo la realtà di questi trasferimenti noi sappiamo che queste voci di bilancio rappresentano la traduzione contabile di un'ormai decisa vocazione delle Regioni verso "leggi di spesa", verso leggi cioè di erogazione di contributi, di incentivi, di ausili finanziari.
Noi sappiamo come sino ad oggi l'azione legislativa regionale si sia svolta prevalentemente attraverso leggi di erogazione e di spesa, mentre le leggi regionali organiche, disciplinanti nel loro complesso istituti oggetti e campi di attività di competenza regionale sono intervenute solo nel corso del passato anno (legge sulle procedure, trasporti, sanità urbanistica). Si tratta quindi di affrontare il problema dei rapporti di tipo nuovo con gli Enti locali, partendo dalla volontà di raggiungere come obiettivo ultimo un massiccio processo di deleghe delle funzioni amministrative regionali. A me sembra che i dati del consuntivo, egregi colleghi, possano essere letti sotto due angoli di visuale non alternativi da un lato si può accentrare l'attenzione sul problema dei residui passivi specie quelli di stanziamento, dall'altro in un'ottica più incentrata sui rapporti procedurali tra Regione ed Enti locali.
Come inciso, vorrei ricordare ai Gruppi politici che avevano preso posizione a suo tempo in riferimento al rifinanziamento delle leggi di contributo per l'assistenza farmaceutica ai contadini, agli artigiani e ai commercianti, che prima di procedere all'assestamento del bilancio, il Consiglio deve valutare l'utilizzo dei 2841 milioni relativi all'avanzo finanziario definitivo; essi non saranno sufficienti, ma potranno già costituire una somma considerevole.
Entrando nel merito dei rapporti procedurali tra Regione ed Enti locali, il primo aspetto è senz'altro importante e tocca ad esempio l'avanzo finanziario definitivo, che come è noto è originato essenzialmente dai lenti tempi di operatività di certe leggi regionali di investimento con particolare riguardo al settore delle opere pubbliche. Si tratta allora di costruire dei meccanismi organizzativi e procedurali che servono a garantire la possibilità di adeguati e periodici controlli sulla operatività degli interventi regionali di spesa. Bisogna fare in modo che gli uffici amministrativi della Regione siano in grado di individuare con tempestività le cause specifiche dei ritardi nell'erogazione dei fondi (specialmente i contributi), attraverso una raccolta e un utilizzo diverso di informazioni di carattere economico, che pur arrivando agli uffici, non sono utilizzati in questo senso. Si tratta ovviamente di dare certezza ed ordine a queste necessità attraverso un apposito regolamento, che è previsto da una norma di legge operante da tempo, quale quella contenuta nel secondo comma dell'art. 3 della legge di contabilità regionale; si tratta altresì di costruire ed utilizzare in questo senso le relazioni semestrali sull'andamento della gestione di cassa prevista dalla deliberazione consiliare sulla revisione delle leggi regionali di spesa.
Questi nuovi strumenti regolamentari e conoscitivi, ho voluto, signori Consiglieri, ricordarli, perché dovranno permetterci di eliminare, secondo il mio parere, le carenze in termini di controllo economico della spesa regionale, dovute ad una purtroppo ancora mancata integrazione tra uffici amministrativi e uffici finanziari. Tale deliberazione rimane poi come il punto di partenza per affrontare gli aspetti procedurali, cui ho accennato in precedenza, e che sono anche i più delicati dal punto di vista politico (quali i processi di delega ed i livelli decisionali per la definizione degli interventi puntuali di spesa per la Regione).
Bisognerà quindi che il processo di revisione delle leggi regionali, ma anche la stessa normale attività legislativa del Consiglio, prosegua alla luce dei principi più volte enunciati circa la necessità di costruire delle leggi che contemplino procedure agili ed elastiche, pur tenendo presente alcuni anomali vincoli statali che continueranno a permanere; come esempio cito solo ancora una volta la possibilità di una iniziativa legislativa per quanto riguarda i contratti e il patrimonio della Regione.
L'esame del consuntivo ci indica che a maggiore ragione deve andare avanti il processo di programmazione comprensoriale, che costituisce lo strumento per la riqualificazione della spesa da un lato, e per una sua gestione più democratica dall'altro. Ciò servirà anche ad incrementare il flusso di spesa regionale che dai dati degli ultimi due consuntivi risulta più o meno percentualmente costante attorno al 47% degli impegni in conto competenza e residui.
Signori Consiglieri, credo che gli elementi problematici e propositivi che ho sommariamente individuato attraverso una lettura del consuntivo, non più soffocato da una elencazione di cifre e basato su vecchi schemi e su vecchi luoghi comuni, debba far riflettere tutti i colleghi circa la necessità di affrontare con più sistematicità e continuità i temi della politica finanziaria regionale. Ciò comporterà una discussione sin da ora sugli strumenti conoscitivi di cui avremo bisogno per affrontare con serietà questi temi: credo che la I Commissione debba essere messa nella condizione di esercitare le sue competenze statutarie e legislative anche attraverso l'esame dei metodi e dei modelli di cui la Giunta si vuol dotare, non solo per la costruzione dei nuovi consuntivi, ma anche per la gestione delle informazioni di tipo finanziario che da quest'anno dovranno essere trasmesse al Ministero del tesoro per la costruzione delle previsioni di cassa dell'intero settore pubblico allargato.
Ciò non è di poco conto, anche alla luce dei risultati del consuntivo in esame, perché, se ad esempio, consideriamo l'alta mole dei residui attivi sia per quanto riguarda le previsioni di entrata per l'indebitamento, sia per quanto riguarda lo stato del nostro conto corrente aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato, possiamo facilmente intuire l'importanza che può assumere l'utilizzo di questi strumenti, sia per la partecipazione alla politica di Tesoreria dello Stato da un lato sia per la definizione di criteri e di indirizzi per i rapporti con il sistema creditizio dall'altro. A questo proposito bisogna anche chiarire che i flussi dei pagamenti regionali non possono andare oltre i versamenti annuali della Tesoreria dello Stato (a parte le entrate proprie e quelle da indebitamento).
Ben venga allora una accelerazione e una riqualificazione della spesa regionale, che sia però accompagnata da una responsabile partecipazione delle Regioni alla politica di bilancio e soprattutto alla politica di Tesoreria dello Stato; ovviamente ciò comporterà anche un diverso rapporto tra Regioni e sistema creditizio, vista l'importanza strategica di quest'ultimo per lo sviluppo economico regionale in un periodo come questo contrassegnato da precisi vincoli all'espansione del credito totale interno. Per esempio, nel suo piccolo, la stessa massiccia accensione di tutti i mutui autorizzati dalle leggi regionali comporterebbe dei problemi circa la disponibilità di risorse creditizie per altri operatori pubblici o privati.
Signori Consiglieri, concludendo, quanto esposto credo debba servire ad offrire spunti di dibattito per il Consiglio regionale attraverso i quali possono emergere dei chiari indirizzi politici ed amministrativi per l'attività della Giunta regionale e ovviamente per il Consiglio stesso.
Il voto favorevole sul consuntivo, espresso dalla maggioranza della I Commissione, è un voto per progredire in direzione di quegli obiettivi e quelle finalità che ho cercato di individuare: sono obiettivi di programmazione e riqualificazione della spesa e di decentramento politico delle decisioni di spesa. In questo senso l'attività amministrativa della Giunta ha segnato validi passi in avanti (edilizia scolastica e residenziale, piani per la formazione professionale, ecc.). In questo contesto, ai colleghi dell'opposizione mi permetto di chiedere e auspico che il confronto non si limiti a soli aspetti particolari del rendiconto in esame, seppure sempre importanti, ma sia un confronto sugli obiettivi politici e sugli strumenti per raggiungerli, in quanto sono convinto che la costruzione di un modo nuovo di governare debba essere concepito come un obiettivo che impegna tutti, per affermare più che mai la validità delle istituzioni in un momento così delicato della vita del Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire nel dibattito il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, alle verifiche politiche, che possono essere pilotate e guidate, si aggiungono le verifiche tecniche che devono rispondere a precise esigenze legislative. Sbaglierebbe chi volesse attribuire a questa verifica un significato esclusivamente tecnico: è proprio dal lato tecnico che emerge il momento politico, la capacità di dirigere e governare i processi politici, di gestire l'indirizzo programmatico e propositivo. In quest'ottica si colloca l'esame del conto consuntivo che, dovendo precedere l'assestamento per esigenze legislative viene esaminato in anticipo rispetto agli anni precedenti e, per quanto riguarda la Commissione, con un certo arco di tempo la Giunta e la Presidenza del Consiglio devono fare un'autocritica perché il documento è stato distribuito solo questa mattina e se i colleghi non fossero stati informati dai rispettivi Gruppi non avrebbero nemmeno avuto la possibilità di esaminare il conto consuntivo- E' un'autocritica che faccio anche a me come rappresentante dell'Ufficio di Presidenza.
Come ci collochiamo in questo dibattito? Con minore polemica nel senso di "vis polemica", di polemica strumentale. L'ha allentata la maggioranza e non ci costringe a combattere su questo terreno.
Il Presidente Viglione nel dibattito sui Comprensori ha introdotto una frase che ci è piaciuta e che seguiremo in questo intervento: quella della dialettica "non lacerante"- Quando calcavamo le aule giudiziarie sfogliavamo la giurisprudenza e trovavamo "re melius perpensa" e il Presidente Viglione nel corso della sua Presidenza ha ritenuto di introdurre questo elemento di confronto. Noi immediatamente lo accettiamo ma proprio questo diverso modo di confronto ci spinge ad un maggiore rigore (ammesso che sia possibile) di analisi, ad un approfondimento meditativo.
Se la nostra analisi ci porterà ad evidenziare carenze in un settore più che in un altro, questo non vuol dire che si voglia bersagliare questo o quel personaggio, questo o quell'Assessore, perché se ci saranno osservazioni da fare nei confronti di qualche Assessorato non significherà che la si abbia con il rispettivo Assessore. Ci collochiamo inoltre con un discorso di continuità rigorosa e precisa con la linea che abbiamo seguito in questa materia. Per la precisione diciamo subito che abbiamo ben presente nel momento in cui svolgiamo il nostro intervento quanto abbiamo dichiarato: il 23 novembre 1977 in sede di consuntivo 1976 il 23 dicembre 1976 in sede di preventivo 1977 il 18 aprile di quest'anno in sede di preventivo 1978 e bilancio pluriennale.
Il discorso che noi portiamo avanti in tema di bilancio ha una sua logica, una sua continuità che noi evidenziamo in ogni occasione.
Il discorso vero e proprio sul consuntivo deve questa volta essere preceduto da due premesse indispensabili per la chiarezza e la completezza della materia. Il rendiconto '77 è accompagnato da una relazione che fornisce dati, fa delle elaborazioni (non tutte,e sono proprio quelle che mancano che cercheremo di fare noi) e che ci dimostra ancora una volta la capacità, l'abilità di parecchi funzionari del settore bilancio e finanze.
Li abbiamo conosciuti parecchi anni fa, sappiamo quanto sono bravi e siamo lieti di riconoscerlo anche in questa occasione.
Ciò che questi dati fanno emergere o sottendono (e qui entra la finezza politica) lo dobbiamo esplicitare perché la comunità regionale deve sapere con estrema chiarezza quanto avviene in Regione, i termini del nostro confronto e del dibattito- Veniamo alla prima premessa. Essa è collegata alla discussione del preventivo 1977 ed all'informazione che la Giunta ha dato del consuntivo (vedasi giornali del 25 maggio di quest'anno). E' un fatto noto che il bilancio 1977 non è mai stato discusso a fondo o sottoposto a consultazione, né nel documento primitivo, né nelle successive note di variazione.
A dicembre 1976 si era detto al momento della rapida discussione e della votazione che si trattava di bilancio provvisorio e tale è stato e la Giunta se lo è tranquillamente gestito per tutto l'anno. Si trattava allora di un bilancio pareggiante sulla cifra di 422 miliardi 635 milioni. La sorpresa piacevole - chiamiamola così - del consuntivo è che quella cifra si è nel corso dell'anno pressoché raddoppiata.
La previsione in competenza arriva (come si ricava dalla reimpostazione) a 797.124.231.590 ed in uscita addirittura a 815.543.231.590 (in quanto vi è stato anche il ricupero dell'avanzo finanziario risultante alla chiusura dell'esercizio 1976 ed al ricupero contabile di altre somme per un totale di 18 miliardi e rotti). Questo per non vuol dire che nel corso dell'esercizio siano entrate ed uscite queste cifre.
La Giunta, sempre prodiga nelle informazioni (vi saranno in Regione uffici carenti: quello stampa certamente no)" ha dato un tipo di informazione che non ha consentito l'esatta percezione del problema, tant'è vero che un quotidiano torinese ha intitolato la notizia della velina "La Regione ha speso 3 miliardi al giorno". Così non é, a prescindere dal fatto che un titolo del genere penso non piaccia a nessuno, neanche alla Giunta perché non si conosce il tipo di spesa.
Il dato politico che emerge dalle cifre finali della previsione è il netto miglioramento dei rapporti, l'ampliarsi della collaborazione tra lo Stato e le Regioni. Quel rapporto che troppe volte in tempi passati si è voluto porre sul piano della conflittualità sta nel naturale evolversi dei tempi acquistando toni collaborativi e contorni sempre più definiti che penso non possano far che piacere alle forze politiche. Restano certo problemi aperti nel rapporto Stato-Regione. Il relatore Rossi ha accentrato il suo intervento su questo tema e non lo lasceremo cadere.
Ricordiamo frattanto che nel 1977 vi sono state, rispetto alle previsioni, ulteriori grosse assegnazioni: le maggiori assegnazioni per il fondo di assistenza ospedaliera con i conguagli 1975 e 1976: L. 240.405.000.000 assegnazioni per completamento opere di edilizia ospedaliera:L.
35.023.748.000 assegnazioni a seguito calamità naturali:L. 25.000.000.000 assegnazioni per l'agricoltura: L. 30.137.663.000.
Seconda premessa. La Giunta, nella relazione, alla pagina 33, rileva che vi è un ritardo dello Stato nell'erogazione dei fondi speciali e dice cosa sostanzialmente esatta. Pur rilevando che si tratta di un fenomeno (quello della riscossione e dei pagamenti) che subisce una accelerazione a cavallo dell'anno e gli effetti si riscontrano nell'anno successivo, pur ricordando per una corretta informazione sul fenomeno dei residui che i mancati incassi rendono la cassa assai meno consistente rispetto a ciò che può apparire dal dato finale dei residui passivi, l'esame del consuntivo mette in risalto un altro dato chiaro: la Regione ha avuto sostanzialmente dallo Stato tutti quei flussi finanziari che le necessitavano e che era in grado di spendere.
Il dato lo si desume da questi fatti: a) non sono stati accesi mutui b) che delle somme regionali depositate nelle banche nel corso dell'esercizio è stato prelevato un solo miliardo c) nel corso dell'anno è stata estinta l'anticipazione bancaria di 22 miliardi per l'erogazione mensile agli ospedali.
Anche sotto questo profilo si rileva un netto miglioramento dei rapporti tra Stato-Regione, sia pure sotto il giusto incalzare della Regione (sappiamo che il Presidente sa bussare alle porte del Tesoro).
Veniamo al conto consuntivo vero e proprio. Il relatore Rossi si è dimostrato preoccupato di una disquisizione che fosse troppo ragioneristica e infruttuosa. Il primo a preoccuparlo, però, dovrebbe essere proprio il Presidente Viglione. Ieri abbiamo avuto occasione di leggere un articolo su un quotidiano torinese, sul quale ci sarebbero molti punti di discussione ma non è questo il momento (lasciamo stare quella programmazione addebitata alla D.C., quasi dimenticando quelli che sono stati per decenni i ministri della programmazione).
Il Presidente dice: "un altro aspetto nel quale la Regione ha posto il massimo impegno è stato quello relativo all'incentivazione della spesa e alla riduzione dei residui passivi. L'esame delle cifre in questo settore porta a considerazioni abbastanza positive".
Non vogliamo certo esasperare questo aspetto del problema in discussione, ma, proprio per il ruolo che esercitiamo in Consiglio, non possiamo neanche rinunciare a questo tipo di esame di rendiconto: 1) perché, come già detto, il dato contabile non è mai un aspetto a s stante, ma si compenetra con il momento politico mettendo in mostra capacità o deficienze 2) perché nulla, nessuna discussione che sia seria e pacata, è mai infruttuosa. Si dice che bisogna conoscere la realtà per trasformarla e un rendiconto può accentuare, modificare o confermare delle tendenze ed è su queste che occorre applicarsi.
Il rendiconto 1977 intanto presenta un avanzo finanziario anomalo di oltre 66 miliardi; di questi ben 63 circa sono rappresentati dal trasferimento all'esercizio finanziario 1978 della decorrenza di limiti di impegno autorizzati a sensi di precedenti leggi regionali (L.R. 24 gennaio 1978 n. 9). In altre parole ci troviamo di fronte ad un accorgimento contabile che evita di ingrossare i residui passivi, ma che dimostra, anzi evidenzia, che le relative opere non sono partite e che i soldi non sono spesi. Nonostante questo accorgimento i risultati non sono entusiasmanti.
E' ovvio che senza questo accorgimento i risultati sarebbero ancora inferiori. Consideriamo il 1977 facendo riferimento ad analoghe considerazioni svolte discutendo il consuntivo 1976. Rapido smaltimento delle somme previste per le spese correnti: L. 337.065.409.434 su L.
545.577.014.541 se consideriamo la sanità con una percentuale del 62,4%; se consideriamo le spese correnti senza la sanità abbiamo L. 76.721.852.989 su L. 112.151.014.541 pari al 68,4%.
Discorso ben diverso per quanto riguarda le spese di investimento. Come sempre - e riteniamo correttamente - i calcoli sono fatti non in riferimento alle somme previste, ma a quelle effettivamente impegnate e a quelle pagate: pagate L. 31.465.359.080 impegnate L. 193.220.784.078 pari al 16,2%.
Nel 1976 la percentuale era stata dell'11,17%, vi è quindi un lieve miglioramento. Senza scorrimento sarebbe del 14,7%.
L'esame analitico degli Assessorati, ove la spesa è più consistente dà i seguenti risultati: Viabilità - Trasporti - infrastrutture: pagate L.
15.439.797.725; impegnate L. 43.615.011.670 pari al 35,9 Pianificazione e gestione urbanistica: pagate L. 803.804.225; impegnate L. 5.220.604.000 pari al 15,4 Sicurezza sociale e sanità: pagate L. 3.245.099.975; impegnate L.
47.711.901.500 pari al 6,9 Agricoltura: pagate L. 3.333.424.895; impegnate L. 61.882.441.500 pari al 5,4 Tutela ambiente e sistemazione idrogeologica: impegnate L.
10.250.000.000.
Le cifre a bilancio per gli altri Assessorati sono sostanzialmente minori e non sono quindi significative per una valutazione complessiva (Turismo : somme impegnate 18 milioni; spese nessuna e troviamo 2 miliardi e 136 milioni di scorrimento; c'era quindi una chiara previsione che le somme non avrebbero potuto essere spese nell'anno).
Potremmo leggere queste cifre in assoluto o in percentuale, ma non sposteremmo i nostri ragionamenti. Al di là quindi delle spese che riguardano l'Assessorato viabilità e trasporti, ove anche una accorta previsione, un certo scorrimento ed una maggiore facilità sul piano amministrativo della spesa per quanto riguarda i trasporti rendono accettabile il ritmo di erogazione, la preoccupazione più viva riguarda invece settori delicatissimi: la tutela dell'ambiente, la sicurezza sociale, la sanità e l'agricoltura.
Il collega Franzi si soffermerà particolarmente sul settore dell'agricoltura, che viene considerato centrale, verso il quale si indirizza lo sforzo propagandistico della Giunta o di Enti regionali con pubblicazioni destinate a far breccia, nella mente di chi le ha ideate, nel mondo agricolo, verso il quale però vi è un sostanziale fallimento sul piano della operatività. I settori "sofferenti" sono praticamente gli stessi che già indicavamo discutendo del consuntivo 1976, confermando chiaramente una linea di tendenza negativa cui occorre porre rimedio. Altro elemento importante per la valutazione della gestione è l'eliminazione dei residui relativi agli esercizi precedenti mediante i pagamenti. Vediamo che cosa è avvenuto nel 1977 considerando i residui per ogni anno che erano rimasti, al 31.12.76,e i pagamenti sia per spese correnti che di investimento: 1972 - Residui al 31.12.76 L. 6.950.528.381 - pagati nel 1977 L.
2.504.917.500 pari al 36 1973 - Residui al 31.12.761. 14.954.193.617 - pagati nel 1977 L.
3.470.859.740 pari al 23,2 1974 - Residui al 31.12.76;L. 35.201.272.089 - pagati nel 1977 L.
8.086.569.095 pari al 22,9 1975 - Residui al 31.12.76:: L. 151.142.529.881 - pagati nel 1977 L.
48.245.326.390 pari al 31,9 1976 - Residui al 31.12.76: L. 212.928.109.005 - pagati nel 1977 L.
69.736.835.615 pari al 32,7%.
Complessivamente per i cinque anni retro, a fronte di 421.175.632.974 si sono spesi 132.044.508.340 miliardi pari al 31,3%. Siamo sulle cifre dello scorso anno. Discutendo il consuntivo 1976 dicevamo: "sostanzialmente questi dati ci dicono che l'eliminazione dei residui degli anni precedenti avviene ad una media del 30% all'anno; è un problema che merita approfondimento e che non può essere risolto, a mio avviso, - dicevo allora solo guardando alla legge di contabilità". Oggi dobbiamo ripetere le stesse cose.
Prima di fare delle osservazioni conclusive di carattere generale desideriamo ancora soffermarci su di un dato e fare una considerazione. Il dato è quello del totale dei residui a fine 1977 che dobbiamo avere ben presente per ogni e qualsiasi valutazione: L. 636 miliardi e 289 milioni di residui di cui oltre 182 miliardi riguardano il fondo ospedaliero, sul quale ancora oggi il Consigliere Rossi ha avanzato una domanda di discussione generale in Consiglio, domanda che facciamo anche nostra.
Parlando della cifra totale dei residui, dobbiamo dire qualche cosa al Presidente in merito alla tabella pubblicata nell'articolo di ieri, tabella che nella relazione è a pag. 48 e che il Presidente ha ripreso nell'articolo. E' una tabella ingegnosa, ma dice poco nel raffronto di anno in anno. Avviene come in un bilancio familiare dove si stabilisce, per esempio, una cifra tot per l'abbigliamento, segnando il decremento nella percentuale. Ma, ahimé, li abbiamo o non li abbiamo comprati gli abiti? E' molto abile questa tabella e mi voglio compiacere con chi l'ha ideata perché ha avuto un guizzo felice che ha fatto felice il Presidente.
Non mi pare una tabella probante. Vi è il particolare dei famosi 63 miliardi che, con un altro guizzo, questa volta attribuibile alla capacità dell'Assessore, furono esattamente spostati. Ma questi 63 miliardi ci sono e da soli sposterebbero già quel 7,74 al 22,5%. E' più attendibile la nostra analisi che dimostra che passi avanti, nonostante gli sforzi che la Giunta fa, se ne sono fatti ancora pochi.
In omaggio alla dialettica "non lacerante" non ci soffermiamo ad analizzare certi capitoli di spesa corrente, questi sì rapidamente impegnati e spesi; il nostro silenzio specifico in questa occasione non è ne acquiescente né consenso, vuole essere un monito alla Giunta a frenare certe spese. Abbiamo però l'impressione, avendo già dato uno sguardo alla bozza di assestamento di bilancio, che su questi argomenti dovremo ritornare a breve termine.
Il Consigliere Rossi ci ha invitati ad affrontare i temi più generali della politica finanziaria più che quelli specifici del conto consuntivo.
Senza avere la pretesa di esaminare l'argomento crediamo di dovere al collega Rossi alcune risposte. Il tema tecnico del consuntivo ed i temi più generali della politica finanziaria non sono affatto contrastanti tra di loro, posto che tutti, quelli tecnici e contabili e quelli politici debbono essere finalizzati a che la Regione nel quadro delle competenze costituzionali abbia mezzi, li spenda subito e bene.
Verticalismo e destinazione con vincolo sono osservazioni esatte e sono legate alla vecchia interpretazione dell'art. 9 della legge n. 281 del maggio 1970. Quando non vi erano i piani questa era la soluzione: si danno alla Regione dei fondi sull'art. 9, però la Commissione interregionale della programmazione con Ministero del bilancio e Presidenti delle Giunte regionali indica dei settori. E' un argomento molto importante e la prova che siamo sensibili ad esso l'abbiamo data un mese fa, quando abbiamo presentato alla Giunta una interrogazione in ordine all'informazione dei rapporti che corrono in questo momento tra Regioni e Stato, tra la Commissione interregionale e il Governo.
Leggi di spesa, leggi organiche e rapporti con gli Enti locali. Anche queste sono questioni importanti. Non dobbiamo farci prendere da una discussione astratta; è una discussione che dobbiamo affrontare avendo presente che il nostro compito è di attuare delle scelte che portano ad operare, che portano ad essere concreta la presenza, diretta o indiretta dell'amministrazione regionale. In conclusione credo che si debbano trarre alcune indicazioni. L'esame del conto consuntivo 1977 ha evidenziato con lievi spostamenti le stesse tendenze manifestatesi nel 1976: facile smaltimento delle spese previste nel settore corrente, grossi ritardi e difficoltà per le spese in conto capitale, insufficiente eliminazione dei residui passivi degli anni precedenti.
Occorre porre rimedio, tutti assieme, se non si vuole che anche questa discussione diventi un rito. Il Consigliere ha cercato di nobilitarla dicendo che ad essa deve accompagnarsi una verifica in riferimento al Piano di sviluppo.
Quale può essere il rimedio? Non certamente uno solo, ma debbono essere parecchi, diciamolo francamente, perché è inutile fare discorsi astratti che poi non possiamo rispettare: sono rimedi non per sanare tutto, ma per invertire intanto la tendenza. Quelli in discussione sono processi che non si modificano da un giorno all'altro, o meglio da un anno all'altro. Chi pensava"o pensasse ancora, di modificare con bacchette magiche o con semplice collocazione politica situazioni di questo genere non e aderente alla realtà.
Allora, diciamo genericamente "revisione delle leggi", che è pur sempre un'affermazione buona, ma astratta, e incominciamo a modificare qualche legge, anche piccola, per vederne gli effetti, cominciamo a rivedere qualche meccanismo. A volte un passaggio di pratica in meno può far guadagnare sei mesi ed accelerare la spesa. Se ci sono uffici regionali non in grado, per qualsivoglia causa, di smaltire le pratiche, si individuino e si indichino i rimedi. Ci sia, già nella previsione, maggiore rigore nelle spese correnti per attuare il salto in percentuale con quelle di investimento. Si discuta pure con lo Stato - ecco, collega Rossi, che i discorsi si intrecciano - per avere fondi non settorialmente vincolati, ma liberi nella gestione del piano perché in tal modo si può rendere più rapida la spesa. Si approfondisca il discorso con gli Enti locali per raggiungere anche in questo modo il fine che si vuole perseguire.
Speravamo molto che nelle direzioni fin da ora possibili si operasse già con l'assestamento del bilancio che è imminente. Da quanto abbiamo potuto apprendere in Commissione l'assestamento sarà una piccola parziale modifica (la Consigliera Vaccarino diceva con acuto spirito: "sesta nota di variazione di bilancio?") che non intaccherà l'impianto di quel bilancio 1978 sul quale a lungo ci eravamo soffermati.
Non vogliamo essere cattivi profeti, ma abbiamo molti timori. Anche se l'Assessore Simonelli ci ha detto in Commissione e ci dirà oggi che all'inizio dell'anno la situazione è migliorata per un rapido smaltimento dei residui da lui chiamati fisiologici, cioè quelli che se ne vanno rapidamente nell'anno successivo, riteniamo che, così com'é impostato il bilancio, la situazione non sarà molto migliorata. Tutto è rinviato al bilancio 1979, l'ultimo interamente gestibile in questa legislatura. La Giunta deve mettersi subito in condizione di operare e deve mettere noi forze di opposizione, in grado di poter fare al prossimo bilancio, quei discorsi nuovi che sinceramente auspichiamo.
Sapete benissimo, colleghi della maggioranza, da quale posizione, con quale visione, con quale consapevolezza affrontiamo questi problemi. Anche questo intervento si colloca come sempre nella linea costruttiva che perseguiamo in quest'aula e che perseguono nella società civile coloro che rappresentiamo e che oggi sono più numerosi di ieri.



PRESIDENTE

La parola alla Signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente e colleghi, prima di tutto mi rallegro di poter parlare in presenza di una Giunta più numerosa di quanto non lo fosse all'inizio della discussione, quando in aula c'erano soltanto gli Assessori socialisti,tantoché ci siamo chiesti se questo era il bilancio socialista o se era il bilancio della Giunta.
In occasione della discussione sul bilancio di previsione del '77, il Gruppo repubblicano aveva affermato che la Giunta aveva sottoposto al Consiglio un documento privo dell'indispensabile supporto programmatico e con notazioni di provvisorietà, di ordinaria amministrazione e che la Giunta ci chiedeva di firmare una cambiale in bianco in attesa della predisposizione in via definitiva del Piano di sviluppo nonché di quegli strumenti necessari per realizzare il collegamento e l'integrazione tra programmazione e bilancio: le leggi sulle procedure, sulle strutture (che non esiste ancora adesso), la legge regionale di contabilità. I dati del consuntivo dimostrano e confermano che di cambiale in bianco si trattava e che non sono valse le dichiarazioni di buona volontà concretizzatesi solo parzialmente nella predisposizione di alcuni di questi strumenti.
Sottolineiamo comunque il ritardo con cui sono stati predisposti e presentati i documenti e gli strumenti di programmazione. Non sono valse a mutare la situazione complessiva le consistenti variazioni apportate al bilancio nel corso dell'esercizio 1977 e tanto meno quelle presentate a fine d'anno. In sostanza, le forti variazioni in aumento intervenute nelle entrate, che hanno comportato un saldo di bilancio sui 794 miliardi da una previsione iniziale di 422 miliardi, si sono realizzate sul piano della spesa al di fuori di un quadro di riferimento programmatico, in assenza di precisi indirizzi politici e di scelte coerenti. Il volume delle risorse disponibili è cresciuto, ma la questione della spesa è quella di sempre e con strutture immutate.
Queste osservazioni sono anche state fatte dal relatore Rossi, che ringraziamo, non solo per aver sottolineato alcuni punti interessanti per tutto il Consiglio e non soltanto per la maggioranza, ma anche per averle fatte in cattive condizioni di salute, dando con sforzo un notevole contributo.
Non possiamo fare a meno di addentrarci nel campo tecnico delle cifre.
La differenza tra le previsioni definitive e gli accertamenti risulta complessivamente di circa tre miliardi, entità assai modesta rispetto alla massa finanziaria che dobbiamo considerare, che tuttavia va considerata con attenzione. Da un lato vi sono maggiori accertamenti: più 5 miliardi minori accertamenti: meno 8 miliardi; di questi ultimi risulta: minore accertamento Ilor 4 miliardi e 900 milioni rispetto ai 9 miliardi previsti minore accertamento tassa di circolazione 1 miliardo e 400 milioni rispetto ad una previsione definitiva di 19 miliardi.
Per quanto concerne la tassa di circolazione è bene ricordare che la previsione definitiva risulta da un incremento di 1 miliardo e 150 milioni della previsione iniziale.
Facciamo queste osservazioni non per la loro grande rilevanza, ma semplicemente perché sono la dimostrazione di artifici contabili in occasione della presentazione di alcune leggi che non avevano copertura col conseguente rigonfiamento di alcune entrate. Un bilancio corretto esige che di questi artifici ce ne siano il meno possibile. Preghiamo la Giunta per tranquillità di lettura e per tranquillità di dati, di non operare questi artifici contabili, ma di far si che le previsioni corrispondano alla realtà, a maggior ragione quando la Giunta è perfettamente in grado di prevedere. Queste considerazioni possono valere anche per le multe e per gli altri dati. Sui 5 miliardi di maggiore accertamento rispetto alle previsioni definitive pesano in modo particolare i 2,2 miliardi di partite che si compensano nella spesa, 1 miliardo e 700 milioni di interessi attivi e 1 miliardo in più per assunzione di anticipazioni passive del fondo ospedaliero che nel 1976 risultano di 8 miliardi e 500 milioni e per il 1977 ammontano a 23 miliardi.
E' vero che la Regione ha i fondi depositati in tesoreria, tuttavia da calcoli fatti non siamo riusciti ad arrivare alla cifra complessiva di 15 miliardi e 700 milioni e desidereremmo sapere come si è formata. In merito alla spesa, dal dato iniziale di 422 miliardi siamo arrivati a 815; abbiamo pagamenti per 396,8 pari al 49% degli impegni e residui per 397 miliardi pari al 50% all'incirca degli impegni; di economie abbiamo 25 miliardi che rappresentano il 3% soltanto delle previsioni definitive.
Non intendo annoiare i Consiglieri su questo punto, tuttavia non posso fare a meno di fare alcune osservazioni sulle spese correnti, escludendo quelle della sanità. Le previsioni definitive sono di 112 miliardi, i pagamenti di 77 miliardi pari al 68%; dall'altro lato avevamo previsioni definitive di 214 miliardi, con pagamento di 31 miliardi e 400 milioni pari soltanto al 16% degli impegni; abbiamo delle economie rispetto alle spese correnti di 4 miliardi (pari al 3,6%) e residui di 35 miliardi, (pari al 31%); dall'altro lato abbiamo residui di 162 miliardi: 84% rispetto agli impegni, impegni di 193 miliardi ed economie di 21 miliardi.
Questi dati si richiamano alle nostre discussioni sulle quali c'è l'accordo della maggioranza e della minoranza per quanto riguarda gli accorgimenti per mutare le leggi (ovviamente non basta dire che dobbiamo cambiare le leggi per avere una spesa di investimento più puntuale e più redditizia).
Ogni tanto mi viene la tentazione di dire qualche malignità, d'altra parte non ci sarebbe gusto essere all'opposizione. Alle osservazioni fatte dal collega Paganelli, vorrei aggiungerne altre in merito alla categoria III Beni e Servizi. Le previsioni iniziali sono di 13 miliardi e 810 milioni alle quali sono stati aggiunti 4 miliardi e 475 milioni di cui un miliardo e 643 provenienti dal fondo CEE. La minore previsione è di 585 milioni, quindi la previsione definitiva è di 17 miliardi e 700 milioni.
Pagamenti: 8 miliardi e 101 milioni.
Economie: 2 miliardi e 56 milioni.
Impegni: 15 miliardi e 821 milioni.
Residui: 7 miliardi e 720 milioni.
E' curioso il modo in cui queste cifre si sono formate. Per esempio alla rubrica n. 3 dal capitolo 840 al capitolo 945 vi sono variazioni in più per 280 milioni; economie di 281 milioni. Mi chiedo: non sappiamo fare i conti sulle spese di affitto e su quanto spendiamo correntemente? Dal capitolo 1620 al capitolo 180, spese per i CO.RE.CO., vi sono 19 milioni in più su 331 previsti inizialmente; economie pari a 149 milioni.
Come possono esserci state chieste delle variazioni per 19 milioni quando in realtà ne risparmiamo 149? Ecco perché abbiamo dei forti dubbi perché se su operazioni così semplici e cosî elementari, ci sono errori tanto grossolani, possiamo ritenere che errori molto più madornali siano fatti nelle spese di maggiore importanza, delle quali è difficile la prevedibilità. Salto la parte della gestione dei residui per non annoiare i colleghi, per fare invece qualche osservazione di carattere conclusivo.
I rapporti tra lo Stato e la Regione sono indubbiamente di grande importanza e sono stati giustamente sottolineati nella relazione di Giunta e nella relazione del collega Rossi. Il bilancio è di eccezionale rigidità tuttavia riteniamo che la spesa per conto dello Stato potrebbe essere fatta in un modo diverso. Alcuni flussi finanziari ci vengono dati assai lentamente; capisco che lo Stato abbia qualche difficoltà a rinforzare i fondi quando vede che la Regione ha giacente un certo numero di miliardi.
Dal momento che lo Stato intende diminuire la sua spesa complessiva" ritengo che diminuirà anche la spesa generale, quindi la Regione avrà problemi di altro genere con lo Stato. Non so se ci siano notizie precise a questo proposito, forse solo indiscrezioni, delle quali sarebbe opportuno che la Giunta ci desse notizia. Capisco che in queste condizioni è difficile fare la programmazione. Non voglio quindi infierire nei confronti della Giunta anche se all'inizio ho detto che sono mancati gli strumenti regionali. La programmazione è bene che incominci a farla lo Stato. Come può la Regione programmare senza conoscere ciò che ha in tasca, o ciò che le arriverà? Ogni tanto ci arrivano delle indiscrezioni, ma le indiscrezioni non si possono mettere a bilancio.
Questa situazione rende anche difficile il rapporto fra la Regione e i suoi organismi. Per i Comprensori, per esempio, 1 miliardo e 700 milioni di spese in realtà sono scivolate.
Complessivamente quali considerazioni possiamo fare? Che la gestione complessiva del bilancio conferma l'assenza di una politica finanziaria e di bilancio. Lo dimostrano le variazioni che cancellano gli oneri di mutuo che trasferiscono i limiti di impegno. Questa ultima operazione ha comportato il recupero di 66 miliardi e nella sostanza economie di spese che hanno formato quell'avanzo finanziario per pareggiare il bilancio del 1978.
Il bilancio pluriennale prevede per il 1979 un avanzo di 58 miliardi.
Questa operazione, che noi abbiamo giudicato negativa perché non sapevamo come sarebbero stati usati quei miliardi, non potrà essere ripetuta. Quindi la gestione complessiva di bilancio e la politica finanziaria per l'anno prossimo debbono essere messe in "pulito" ed essere chiare. I risultati della gestione delle spese del funzionamento, circa il 10% della spesa corrente al netto della spesa ospedaliera, dimostrano che le nostre perplessità erano fondate e che tali spese possono essere decisamente contenute; dimostrano altresì come la carenza di una politica del patrimonio e della sua gestione più volte denunciata, sia ormai inaccettabile. La Regione non riesce a programmare correttamente neppure il suo funzionamento, non può pretendere quindi di programmare gli altri.
I dati generali di gestione, in particolare quelli relativi ai pagamenti, comprendono anche la gestione effettuata tramite gli uffici periferici, questo è fondamentale perché è un dato che cambia completamente lo stato della spesa, del quale non abbiamo conoscenza; ciò significa che le somme accreditate ai funzionari delegati sono somme che a consuntivo risultano pagate. Tuttavia l'erogazione effettiva di tali somme non è assolutamente certa, così come non è certa di conseguenza la realizzazione delle spese. Quindi a quelle che noi abbiamo indicato sono da aggiungere come probabilmente non fatte, anche le somme che sono state accreditate ai funzionari. Su questo punto io desidererei un minimo di precisazione da parte dell'Assessore perché questo può spostare i dati di bilancio che ci sono stati dati. Queste somme, gestite in questo modo, rappresentano una considerevole percentuale di stanziamento.
Inoltre l'ammontare degli interessi attivi accertati in 15,7 miliardi tenuto conto dei depositi bancari che ammontano a 53 miliardi, fa ritenere che le somme accreditate e non erogate non siano state di poco conto.
Riallacciamo questo al problema delle somme che sono date ai funzionari delegati.
Non ci resta che fare qualche proposta. Proponiamo una regolamentazione del patrimonio e dell'economato; una regolamentazione del rapporto fra la programmazione e il bilancio poiché esiste una separazione fra i centri di gestione amministrativa e i centri di bilancio, l'immediata applicazione dell'art. 3 della legge di contabilità; la regolamentazione degli uffici periferici; l'accelerazione della revisione delle leggi; la presentazione dello stato di attuazione dei programmi a questo momento.
In occasione dell'assestamento di bilancio si farà quella discussione che per le ragioni tragiche che tutti ricordiamo non si è potuta fare e si sfrutteranno le osservazioni fatte oggi e le spiegazioni che la Giunta ci vorrà cortesemente dare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire nel dibattito il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Nella relazione molto interessante del collega Rossi c'è una frase che certamente gli è costato molto di scrivere; è l'ultima frase nella quale richiede da parte di tutto il Consiglio l'impegno per realizzare il "nuovo modo di governare".
Posso anche capire il suo stato d'animo se pensiamo che eravamo convinti che da due anni fosse già in moto il nuovo modo di governare. Dico questo senza nessuna ironia, non voglio oltretutto aprire una polemica sulle parole e sulle intenzioni; voglio soltanto dire che c'è sempre una divaricazione tra impegni e grancassa pubblicitaria sugli impegni stessi e la realtà con la quale è necessario fare l'impatto. In tutta questa vicenda l'unico elemento di carattere rilevabile è proprio questa divaricazione tra uno sbandieramento di cifre e la realtà che le stesse cifre nascondono.
Lasciamo stare il problema della pubblicità. Evidentemente ogni gestore è portato a valorizzare la propria attività e il proprio impegno e molte volte si va al di là perché si finisce per offrire il campo a una serie di critiche che obiettivamente finiscono con essere critiche più in questa direzione che in una realtà oggettiva.
L'intervento del collega Paganelli ha messo in risalto che c'é da parte sua la doverosa puntualizzazione di una forza di opposizione, ma non mi è parso che sia emerso nel suo intervento una critica serrata se non attraverso il richiamo a un'impostazione che dovrà essere fatta tenendo conto di un apporto collegiale delle forze del Consiglio.
I problemi sono presenti, sono problemi che ci trasciniamo dietro che investono difficoltà che non abbiamo potuto cancellare con la bacchetta magica. Mi riferisco al passato in cui abbiamo constatato che una serie di leggi nella precedente legislatura, in realtà - e questo torna ad onore ancora una volta del collega Paganelli - ce n'era stata una che aveva funzionato in termini apprezzabili e corretti, era la legge sull'artigianato. Quella legge aveva avuto immediatamente la possibilità di operare e di assolvere ai propri impegni.
E' poco in una serie di leggi che tendevano a inserirsi in tutti i settori e che poi sono state giustamente razionalizzate e ricondotte in una visione organica di programmazione. Le difficoltà che la Giunta ha incontrato nella presentazione del consuntivo era ipotetico che potessero essere eliminate nel giro di qualche mese. Le ragioni sono diverse: i meccanismi di applicazione di una serie di leggi sono ancora troppo pasticciati, non trovano molte volte riscontro nella burocrazia regionale nello smaltimento delle incombenze. Obiettivamente queste difficoltà non si possono attribuire per intero all'esecutivo, ma vanno attribuite al modo con cui fino ad oggi abbiamo predisposto le leggi. L'invocazione fatta dalla collega Vaccarino e da altri Consiglieri di andarle a rivedere verificare attraverso il modo con cui possono essere gestite rappresenta uno degli elementi per modificare la situazione attuale.
In realtà stiamo facendo ancora dei passi timidi in quella che definisco "una programmazione recalcitrante", programmazione che scarsamente trova riscontri, programmazione che dovremmo imparare a fare in tema di rigorosa analisi di dati oggettivi verso i quali effettuare la concentrazione delle nostre risorse. E' molto più facile l'erogazione della spesa corrente rispetto alla spesa in conto capitale e per gli investimenti: nella spesa corrente non andiamo a spulciare le singole cifre o i singoli capitoli, lasciando quel certo margine di discrezionalità affidata agli esecutivi. C'é tuttavia da fare il rilievo che su questa base, con il criterio col quale procediamo, è fatale che continuiamo una strada di rapporti di tipo clientelare (frase che molte volte ci è stata buttata sul volto negli anni passati); questa tendenza continua. I clientes non vanno intesi in senso deteriore ma vanno intesi in senso elevato mettendo tra i clientes gli Enti locali e tutti miei settori pubblici verso i quali la Regione privilegia gli interventi.
Questo spiega la ragione del permanere della consistenza dei residui passivi, anche se questa somma contiene lo scivolamento dei vecchi e la ripresentazione di nuovi. Non può essere risolta con impegni che prescindano da una riorganizzazione completa dell'attività finanziaria e programmatica regionale, quella che, del resto, abbiamo già definito abbiamo chiarito con leggi specifiche, ma verso la quale dobbiamo portare un'attenzione molto più precisa e soprattutto una operatività che è giunto il momento di mettere in azione.
Il bilancio del 1979 sarà il banco di prova di questa nostra possibilità. Quando dico nostra non parlo di maggioranza o di opposizione ma della Regione in generale. I rapporti tra Stato e Regione, anche se hanno dei punti oscuri, sono obiettivamente migliorati e anche sul piano finanziario la situazione è più scorrevole di quanto non fosse in passato.
E' evidente che questa strada deve essere seguita perché siamo legati indissolubilmente con lo Stato se pensiamo che nel bilancio le spese di trasferimento corrispondono a entrate altrettanto trasferite, provenienti da stanziamenti di carattere statale.
Ho voluto fare queste osservazioni di carattere generale, senza entrare nei fatti specifici, per richiamare il Consiglio a una valutazione obiettiva. E' facile l'ipotesi polemica, la contestazione e questa pu rappresentare anche una strada d'obbligo per chi si colloca in una certa posizione nell'ambito del Consiglio regionale, ma credo che non sia sufficientemente responsabile se non si va alla radice delle cause e soprattutto se non si individuano i rimedi per rimuovere le ragioni di queste difficoltà.
Nella relazione del collega Rossi sono indicate in termini precisi alcune strade da seguire per realizzare questi obiettivi. Noi le condividiamo in grandissima misura perché sono quelle che rappresentano la sintesi di ciò che abbiamo elaborato, discusso in innumerevoli Consigli regionali. Invitiamo la maggioranza ad avere più modestia e più convinzione che è uno sforzo che si può conseguire non nella ricerca di successi di tipo diverso, successi che, mi pare di avere capito dalle elezioni recenti non sempre pagano, almeno non in tutte le direzioni, mentre invece è opportuno arrivare a una precisa organizzazione della finanza regionale nell'ambito della programmazione che non possiamo tardare a portare avanti.
Concludo con un riferimento al collega Rossi. Mi auguro che le sue espressioni possano non essere quelle di un Necker ma, nella migliore delle ipotesi, quelle di un Erhard degli ultimi anni della Repubblica Federale Tedesca.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Con la deliberazione del 27 luglio 1977 con cui ha approvato il Piano regionale di sviluppo, il Consiglio regionale ha indicato nella necessità di una puntuale informazione e di una costante discussione sui documenti finanziari della Regione uno dei momenti fondamentali per l'attuazione del Piano di sviluppo, per rendere cioè concretamente attuabile il processo della programmazione regionale.
Emerge dalla semplice lettura del testo della deliberazione un complesso di impegni che delineano, in modo diffuso e preciso, un quadro della politica finanziaria della Regione che, non a caso, è - anche formalmente - collegato all'approvazione del Piano di sviluppo. Con la presentazione del rendiconto generale per l'anno finanziario 1977 accompagnato da una relazione che, per la prima volta, collega questo documento con gli altri documenti contabili della Regione, e cioè tanto con il bilancio 1977 quanto con il bilancio 1978 e ancora con la prossima legge di assestamento 1978, la Giunta ha compiuto un primo passo concreto per dare attuazione alle indicazioni della deliberazione consiliare del luglio 1977.
Ci sembra quindi che il rendiconto del 1977 sia un elemento utile non solo e non tanto per una presa d'atto rituale "una tantum" delle risultanze della politica di spesa e di entrata della Regione, ma per verificare il funzionamento di meccanismi legislativi e di quelli di spesa, e quindi anche per verificare come si sta realizzando il Piano di sviluppo e quali sono le condizioni generali che presiedono alla sua realizzazione. Dalle cifre contenute nel rendiconto si rilevano alcuni problemi di grande interesse che già sono stati fatti oggetto di analisi da parte del Consiglio e in sede di Commissione. Si rileva innanzitutto che il bilancio preventivo viene ad assumere un carattere di quasi provvisorietà, nel senso che esso è destinato ad aumentare considerevolmente nel corso dell'anno.
Vediamo, infatti, dai dati riportati nella relazione, che il bilancio 1977 è passato, da una previsione iniziale di circa 422 miliardi, ad una previsione definitiva di oltre 815 miliardi in conseguenza di nuove attribuzioni di risorse nel corso dell'esercizio.
Questo fatto giustifica la nuova impostazione programmatoria - o meglio, conforme ai principi della programmazione - che è stata data nel corso dei dibattiti consiliari alla politica finanziaria regionale, e che rende, per l'appunto, indispensabile una serie di appuntamenti a scadenze continue, in luogo dell'appuntamento annuale, unico, per l'approvazione del bilancio preventivo. E' evidente che l'appuntamento "una volta all'anno" conduce, o rischia di condurre, ad una disquisizione per larga parte accademica su di un documento che deve essere sottoposto - e che di fatto viene poi continuamente sottoposto - a verifiche e ad aggiornamenti.
Riteniamo che questo fenomeno si ripercuota negativamente sul modo di gestire la Regione, e ci sembra pertanto opportuno che la Giunta si faccia carico, e pertanto promotrice, nei confronti del Governo di una azione intesa a sollecitare la tempestiva definizione dei provvedimenti di spesa affinché le Regioni abbiano la certezza circa le risorse che sono loro attribuite all'inizio dell'esercizio, e non a metà o magari addirittura alla fine.
La tardiva attribuzione delle risorse è senza dubbio alcuno una delle carenze che generano i residui passivi, mentre d'altra parte la possibilità di una previsione certa e tempestiva consente sicuramente alle Regioni di programmare la loro attività. Una ulteriore sollecitazione mi sembra debba essere rivolta alla Giunta. Mi riferisco agli echi di questi ultimi giorni in merito a proposte, provenienti tanto da ambienti del Ministero del tesoro quanto parlamentari, sulla necessità di far cadere, cioè di sopprimere, tutti gli automatismi che sarebbero presenti nella finanza regionale. Occorre a questo proposito ribadire con fermezza che nella finanza regionale vi è un solo tipo di automatismo, e cioè l'ancoraggio delle entrate del fondo globale e di quello per i programmi regionali di sviluppo al livello complessivo del gettito dei tributi dello Stato.
Questo automatismo, o meglio questa correlazione, è stata disposta recentemente con la legge 356, la legge Morlino del 1976, ed è l'unica condizione che consente alla Regione di avere delle entrate che tengano il passo con le entrate dello Stato. Pur non rappresentando una quota fissa come le Regioni avevano chiesto, del complesso delle entrate erariali dello Stato, tuttavia le entrate regionali sono ancorate al livello delle entrate tributarie.
Sopprimere questa nuova innovativa peraltro assai recente, avrebbe come conseguenza di far precipitare le Regioni in una crisi finanziaria dalle dimensioni imprevedibili, mettendole praticamente in uno stato di paralisi.
E' necessario perciò che la Giunta affronti questo problema con il Governo manifestando quella che non può che essere la ferma e chiara volontà delle Regioni: di non consentire, cioè, che la riforma recentemente introdotta venga alterata e che, da una condizione di relativa certezza sulle entrate si passi ad una condizione di incertezza e di inefficienza. Un altro punto di notevole interesse è quello che riguarda la formazione e lo smaltimento dei residui passivi. A questo proposito la relazione che accompagna il rendiconto contiene utili elementi per i successivi adempimenti del Consiglio, in modo particolare per quanto si riferisce alla revisione delle leggi.
Appare certamente importante conoscere, per esempio, che l'accumulazione più consistente di residui passivi, e la stessa maggiore difficoltà a ridurli - e cioè la persistente tendenza degli impegni a non tradursi in atti e in concreti pagamenti - riguarda in modo massiccio le leggi di spesa approvate nel corso del 1975, e cioè tanto sul finire della I legislatura quanto all'inizio della II.
Pur prescindendo da valutazioni che potrebbero farsi sulla tendenza del legislatore regionale ad eccedere nelle previsioni di spesa nei periodi posti a cavallo della fine legislatura e all'inizio della nuova, cosa che potrebbe dar luogo a interessanti considerazioni di vario genere - e che non è il caso, in questa occasione, di esaminare - resta comunque il fatto che questa indicazione comporta per il Consiglio regionale una precisa ipotesi di lavoro: di sottoporre a revisione con particolare attenzione e con rigore, le leggi di spesa che sono state approvate nel corso del 1975 che sono appunto quelle che presentano il minore tasso di attuazione, di realizzazione concreta.
Dall'esame dei residui passivi emerge anche una nota positiva giustamente sottolineata nella relazione della Giunta, sulla tendenza ad una riduzione del loro incremento. Voglio dire che i residui passivi aumentano in dimensioni assolute, e così non potrebbe non essere in quanto è il bilancio ad aumentare in valori assoluti; il loro incremento non è però proporzionale all'incremento del bilancio, ma decresce nettamente. Mi riferisco alla nota tabella di pag. 48, citata dal collega Paganelli ed elaborata, secondo la sua affermazione, con una specie di guizzo intellettuale da "recordman" dell'Assessore Simonelli. Sono convinto che Simonelli saprà certamente difendere il suo record contestatogli dal collega Paganelli, quale del resto, da buon democristiano, e per di più juventino, ha la mania di vincere sempre, ma non sempre si possono avere gli arbitri favorevoli.
La relazione prevede poi addirittura una inversione di tendenza tra il 1977 e il 1978 e non possiamo non augurarci che queste previsioni abbiano a rivelarsi fondate e che il risultato ipotizzato si realizzi effettivamente.
Del resto ci rendiamo conto perfettamente, che i risultati obiettivamente importanti, significativi anche sotto il profilo quantitativo, in tema di smaltimento dei residui passivi possono ottenersi soltanto se muta l'impostazione delle leggi regionali di spesa e dello stesso bilancio. In questo senso deve essere accolta la lezione delle cifre che emerge dal rendiconto del 1977: questa lezione deve essere tradotta in risultati visibili nel corso di quest'anno. Così è evidenziato che ci sono dei capitoli di spesa del bilancio, derivanti da leggi regionali, che sono sovra-dimensionati rispetto alle capacità di spesa della Regione.
Con la nuova legge di contabilità questa situazione non è più giustificata. Il bilancio deve riportare ai diversi capitoli gli stanziamenti che corrispondono a quanto è concretamente spendibile nel corso dell'anno, e in questo senso la previsione di competenza deve essere il più possibile vicina alla previsione di cassa al netto dei residui. Se queste previsioni, come mi pare, sono esatte, e come traspare dalla stessa relazione della Giunta, allora occorre che anche su questo punto la Giunta si impegni in una risposta precisa. Occorre che già in fase di assestamento del bilancio 1978, e ancora a maggior ragione e in dimensioni più consistenti in occasione del bilancio del 1979, si abbia la fermezza (oserei dire il coraggio) di porre in bilancio soltanto le cifre che corrispondono alle cifre effettivamente erogabili. Solo in questo modo sarà possibile contribuire fattivamente ad impedire che i residui passivi aumentino ulteriormente nei prossimi esercizi.
Sin qui, naturalmente, si tratta di un discorso prevalentemente contabile.
Quello che soprattutto ci deve interessare da un punto di vista politico, e come Consiglieri regionali, interpreti dei bisogni della collettività, non è tanto che diminuiscano i residui passivi ma che si facciano le opere. I residui passivi sono solo lo specchio di una realtà inaccettabile fatta di somme stanziate e non spese, di opere progettate e non fatte. Il risultato a cui si deve mirare è perciò quello di realizzare le opere - come si usa dire -, di attuare concretamente le leggi o meglio di fare leggi che abbiano reali, e non teoriche, possibilità e capacità di essere attuate. Questa è la prospettiva che deve informare il processo innovatore della legislazione regionale, per il quale esiste l'impegno di tutti.
Le nuove leggi devono consentire tempi brevi, un iter semplificato procedure snelle, un raccordo organico tra Regione ed Enti locali. Uno dei nodi sui quali si è arrestata la spesa regionale in passato, come del resto è evidenziato nella relazione al rendiconto, è stato, in effetti, il difetto, o la mancanza, di coordinamento tra le erogazioni finanziarie della Regione, quelle dei Comuni e degli altri destinatari della spesa regionale.
Rimuovere gli ostacoli rappresentati da questa carenza significa dare operatività e snellezza alla spesa.
A nome del Gruppo socialista mi auguro sinceramente che, sulla linea di quanto l'Assessore Simonelli ha già avuto occasione di dichiarare più volte in Consiglio e di quanto traspare dalla stessa relazione che è sottoposta all'esame dell'odierna seduta del Consiglio, la Giunta si orienti in questa direzione e che il Consiglio risponda - come siamo certi - in modo adeguato, ed in tutte le sue componenti, a questo sforzo di rinnovamento destinato a migliorare la produzione legislativa e gli effetti della spesa regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire nel dibattito il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Ritengo che l'invito esplicito del collega Rossi fatto a nome della maggioranza e della I Commissione di alzare il tiro attorno al consuntivo 1977 per trovare un confronto politico sia stato accolto da tutti. Non sta a me trarre le conclusioni, tuttavia posso dire che gli interventi dei colleghi Paganelli, Castagnone Vaccarino e Cardinali sono stati ricchi di valutazioni e di analisi.
Il rendiconto finanziario è stato redatto con la normativa antecedente alla legge regionale del 14 marzo 1978. E' un elemento che è già stato sfiorato nella discussione, ma che è bene ricordare" perché ha oggi una particolare caratteristica che non ha mai avuto negli anni precedenti.
Dobbiamo anche spendere alcune parole sul rendiconto delle spese del Consiglio regionale, che è incluso nel rendiconto generale della Regione, a norma dell'art. 5 della legge relativa. Dobbiamo rilevare la validità della gestione dei fondi da parte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio che ha realizzato una economia di ben 297 milioni che ritornano quindi all'Amministrazione regionale.
Ho esaminato la parte delle entrate extra tributarie dove esiste un minor accertamento di 6.341 milioni di cui 4.963 relativi all'Ilor e 1.425 relativi alla tassa di circolazione. Devo rilevare che vi sono delle carenze gravissime da parte degli uffici finanziari dello Stato i quali per scarsezza di personale e per disfunzioni organiche, non sono in grado di far fronte all'esigenza di intensificazione e allargamento degli accertamenti. Vale anche un'altra considerazione che riguarda la violazione delle norme sui tributi propri della Regione. Risultano 659 milioni in meno per le Regioni: i verbali di contravvenzione sono stati notificati, però le somme accertate sono risultate di gran lunga inferiori per la proverbiale lentezza con cui operano gli uffici del Registro. Si pone anche il problema del modo con cui fare le ingiunzioni nei confronti di chi viola o di chi non paga la contravvenzione.
Propongo alla Giunta, sempre se questo sarà possibile, di staccare alcuni nostri funzionari per venire a capo in qualche modo di questa situazione. Quando ero Vice Sindaco ad Alessandria e mi occupavo delle finanze comunali, avevo trovato il modo di staccare alcuni funzionari presso l'Ufficio Imposte Dirette per la tutela degli interessi del Comune a quei livelli. E' un accorgimento, mi si permetta dire, "da periferia" teniamo però presente che qualche cosa va fatto anche grazie al nostro diretto intervento perché è anche un problema quello di combattere più seriamente gli evasori fiscali.
Queste osservazioni sono da considerare a corollario delle affermazioni sulla validità del bilancio che riguarda l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esaminando il quadro riassuntivo della gestione 1977 risulta che i dati relativi alla gestione e alle competenze sono caratterizzati dall'equilibrio tra entrate accertate e spese impegnate. Notevole è l'incremento, pari al 55%, che queste presentano rispetto alle entrate accertate ed alle spese impegnate incremento dovuto soprattutto a leggi dello Stato che hanno finanziato investimenti a destinazione vincolata. Il discorso fatto dall'opposizione in ordine a questi dati mi pare perciò corretto.
Per quanto riguarda le riscossioni e i pagamenti si rileva che" pur essendo notevolmente superiori a quelli dell'esercizio 1976 rispettivamente del 41 e del 31 per cento, tuttavia rappresentano una quota troppo esigua delle entrate accertate e delle spese impegnate, quota che non supera il 50% dell'ammontare complessivo, per toccare punte minime del 12 % per le entrate provenienti da assegnazioni dello Stato depurate da quelle riguardanti il fondo per l'assistenza ospedaliera e del 17% per le entrate relative alle contabilità speciali.
Nel settore della spesa troviamo punte del 16% per le spese in conto capitale e del 16% per la contabilità speciale. Come già molto bene ha rivelato la puntuale relazione del collega Rossi, le finanze delle Regioni in particolare quella della Regione Piemonte, stanno avviandosi da un lato ad essere sempre di più vincolate alla volontà dello Stato per quanto riguarda l'impiego delle risorse e dall'altro a subire ritardi nell'erogazione dei fondi da parte dello Stato.
Nell'esercizio finanziario del 1976 infatti le riscossioni rappresentavano il 54% delle entrate accertate ed i pagamenti il 58% delle spese impegnate. Ritengo doveroso affermare che per quanto riguarda le spese non tutte le responsabilità per i mancati pagamenti, e quindi per la formazione dei redditi passivi possono essere addossate allo Stato, ma una buona parte sono attribuibili alle difficoltà ad operare che incontrano le leggi regionali, specie quelle che finanziano gli interventi per investimenti.
Infatti, da una attenta analisi del rendiconto consuntivo, si rileva che se per le spese correnti (al netto del fondo per l'assistenza ospedaliera) il 70% delle somme impegnate si è tradotto in pagamenti, nelle spese in conto capitale (interventi a favore degli Enti locali, di associazioni, di imprenditori singoli od associati) i pagamenti toccano livelli del 5% relativamente all'assetto del territorio e del 6% per la sicurezza sociale e la sanità. Si tratta, come ben sapete, di pratiche lunghe che giungono alla fase del pagamento solo dopo anni, pur tuttavia così non è più possibile continuare come spettatori anche non passivi qualcosa non funziona e riguarda non solo la macchinosità talvolta delle procedure burocratiche, ma anche la forma del finanziamento correlata, il più delle volte, alla scarsa possibilità dell'Ente locale beneficiario di utilizzare quella parte del contributo regionale che per entrare in azione deve essere accompagnata dal corrispettivo stanziamento dell'Ente locale che purtroppo non avviene perché l'Ente locale non ha più possibilità di intervento economico per assoluta mancanza di garanzie delegabili presso gli istituti finanziari.
Occorre insistere, cogliendo l'occasione delle revisioni in atto delle leggi regionali, per rivedere i nostri rapporti finanziari con le difficoltà economiche che terribilmente attanagliano i bilanci degli Enti locali privandoli della loro iniziativa negli investimenti pubblici. E' attorno a questi rilevanti problemi che la revisione delle leggi regionali di spesa dovrà operare più incisivamente,z compatibilmente con le risorse a disposizione della Regione, trovando - io credo - anche il modo di finanziare interamente le opere ritenute dalla Regione, in base al piano generale di programmazione, a livello comprensoriale ed in pari tempo anticipando agli imprenditori singoli od associati quei contributi sugli interessi che per un certo numero di anni la Regione avrebbe dovuto versare agli istituti di credito, assicurando quelle garanzie sussidiarie che consentono agli operatori economici di ottenere abbastanza agevolmente i mutui richiesti. Questi sono indubbiamente tentativi che possono anche non essere recepiti e possono anche non trovare consensi da parte di chi viene a controllare e viene a decidere sulle nostre proposte di legge, tuttavia non possiamo accollare tutta la responsabilità a più o meno "furbe gestioni" delle nostre possibilità finanziarie. Dobbiamo avviare un rapporto diverso con i Comuni, con le Province, con gli interessati singoli od associati e il rapporto diverso si può instaurare esaminando questi canali che fino a ieri non avevamo percorso.
Sarà utile al dibattito consiliare esaminare, seppur molto brevemente attraverso ai dati risultanti dal conto consuntivo dell'esercizio 1977 come la gestione dei residui si è svolta nel corso dell'esercizio, fermi restando come punti di partenza le analisi che il documento della Giunta sul consuntivo e la relazione Rossi della Commissione hanno svolto per indicare gli elementi politici e tecnici che hanno contribuito a creare i residui.
Innanzitutto si deve rilevare la diversa intensità di formazione tra residui attivi e residui passivi nel corso dell'esercizio 1977. Mentre i residui attivi nel corso dell'esercizio 1976 erano cresciuti nella misura del 33%, in quello del 1977 sono saliti al 61%; i residui passivi nell'esercizio 1976 si erano incrementati del 36%, nel corso del 1977 sono cresciuti del 51%.
Su queste diverse intensità di incremento hanno avuto da un lato influenza le grosse somme relative all'esercizio 1977 che ancora restano da incassare dallo Stato e la minor quantità di residui attivi riscossi e dall'altro il maggior grado di eliminazione dei residui passivi dovuto quasi esclusivamente al trasferimento all'esercizio finanziario 1978 dei limiti di impegno e delle conseguenti annualità previste all'origine sui capitoli residui.
Inoltre si deve tener conto del fatto che nel corso dell'esercizio 1977 si sono verificati importanti assegnazioni finanziarie da parte dello Stato, senza però poterle riscuotere se non in piccola parte, pertanto anche questo fattore di carenza finanziaria contabile insieme agli altri cui poc'anzi ho accennato, condizionano tutta la gestione dell'esercizio di competenza, contribuendo ad accrescere l'importo complessivo dei residui attivi. Risulta sempre più evidente a chi, senza atteggiamenti preconcetti voglia assumere notizie attorno all'esame del consuntivo rilevando obiettivamente che i ritardi dello Stato nell'erogazione dei fondi si riflettono anche sui residui attivi degli anni precedenti: complessivamente sono stati riscossi per il 31% con l'esercizio 1977, mentre nell'esercizio '76 queste riscossioni rappresentavano il 38 % dell'ammontare complessivo dei residui attivi.
Scendendo nel dettaglio dobbiamo rilevare che le somme da riscuotere dallo Stato, che rappresentano il 40% di tutti i residui attivi, sono state riscosse solo nella misura del 51%; mentre nell'anno finanziario del 1976 le assegnazioni statali giacenti tra i residui attivi sono state riscosse nella misura del 66%.
A voi colleghi, quindi considerazioni politiche e finanziarie su questo dato di rilevanza consistente e che viene ad inceppare la nostra azione.
Per quanto riguarda il pagamento delle somme conservate sui residui passivi, la percentuale non è variata nei due esercizi; è pari al 31%; sono variate invece le percentuali di eliminazione di residui passivi relative alle spese di investimento che passano dal 22% al 38%, mentre quelle relative alle spese per le funzioni delegate diminuisce dal 35 al 30,6% e rappresenta la minor percentuale di eliminazione, come faceva osservare giustamente la collega Vaccarino.
E' bene ancora ribadire, se ce ne fosse bisogno, che il ritardo nella determinazione delle somme da parte dello Stato e dell'erogazione delle medesime rende sempre più difficile non solo il meccanismo regionale della spesa. In ogni caso però l'incremento subito dalla percentuale di eliminazione dei residui passivi relativi alle spese di investimento, come i colleghi hanno potuto verificare dai documenti allegati alla relazione della Giunta, è un buon segno anche se ancora soddisfacente per chi crede come noi, essenziale dare anche su questo terreno, terribilmente irto di difficoltà politiche e burocratiche, una risposta politica e tecnica che ci consenta in unità stretta con la politica del piano regionale e con le realtà dei Comprensori un balzo qualitativo nella politica di accelerazione della spesa e di rallentamento progressivo e ben determinato dei nuovi residui passivi.
Signor Presidente, signori Consiglieri, permettetemi ancora un'ultima considerazione dettata da quanto sta bollendo in pentola in questi giorni mi riferisco alla esigenza governativa di procedere a tagli della spesa pubblica per ricavare tutte le possibilità di economia a livello statale al fine di irrobustire il bilancio dello Stato nei confronti della situazione debitoria con l'estero e per la ripresa economica all'interno.
Credo che la nostra Regione, sempre sensibile ai problemi finanziari degli Enti locali, deve farsi carico, anche in questo dibattito del consuntivo del 1977, di esprimere un forte richiamo al Governo, alla maggioranza che lo sostiene ed in particolare al Ministro Pandolfi perch non si tagli la spesa pubblica in direzione dei Comuni. L'appello dell'Anci deve essere da noi accolto per evitare che una ulteriore compressione dei bilanci comunali non si riveli come un detonatore incontrollato che faccia esplodere l'intero assetto degli Enti locali con ripercussioni molto gravi non solo sulla politica della Regione, ma anche come elemento destabilizzante sulla funzione che deve nascere dalla partecipazione del basso per creare una nuova mentalità nella direzione economica e sociale.



PRESIDENTE

La seduta è tolta e verrà ripresa alle ore 15 per la prosecuzione del dibattito.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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