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Dettaglio seduta n.185 del 05/04/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Dibattito sui CO.RE.CO


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Propongo di mutare l'ordine dei lavori, pur rispettando le decisioni dei Capigruppo, introducendo come primo argomento il dibattito sui CO.RE.CO.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il ritardo con cui viene presentata la presente relazione trova una sua giustificazione nell'esigenza, da più parti rammostrata, di avere un sufficiente arco di tempo per valutare compiutamente le conseguenze di attuazione della legge regionale 42/1976. Sotto questo profilo la relazione, che tiene conto dell'attività 1976, è peraltro influenzata anche dalle notizie ed informazioni acquisite nei decorsi mesi 1977.
L'attività del Comitato regionale di controllo e delle sue sezioni decentrate è stata caratterizzata nel corso dell'anno 1976 da due eventi: il rinnovo dei consessi l'entrata in vigore della legge regionale n. 42.
Entrambi gli avvenimenti non possono essere considerati motivo di intralcio, ma anzi hanno rappresentato un certo aspetto positivo dell'attività di controllo.
La mutata composizione personale non ha per intanto arrecato, nella totalità dei casi, inconvenienti all'attività dei consessi; l'intesa e l'affiatamento tra i componenti vecchi e nuovi sono stati raggiunti molto presto, ed i nuovi consessi hanno continuato ad esercitare, con la dovuta tempestività, la loro funzione.
L'entrata in vigore della legge n. 42, poi, pur non essendo in grado per il breve periodo di applicazione relativo al 1976, di spiegare appieno gli effetti che il legislatore si era prefisso con la sua adozione, ha già però offerto una significativa riduzione dei provvedimenti, interlocutori o definitivi, e una semplificazione istruttoria messa in luce da quasi tutti i consessi.
Questi ultimi hanno messo in evidenza, nelle rispettive relazioni, come la loro azione sia stata improntata ad un proficuo spirito di collaborazione che si è estrinsecato sia nell'audizione degli amministratori da parte dei collegi, sia in suggerimenti forniti a livello operativo dal personale degli uffici regionali di controllo.
Si è inoltre registrato che i provvedimenti sono stati quasi totalmente adottati con l'unanimità dei voti, tranne qualche caso isolato.
I dati statistici, relativi al 1976, comparati con quelli degli anni precedenti, sono rilevabili dagli allegati prospetti relativi ai singoli consessi, ove risultano esposte le voci elencate dall' art. 15 della legge n. 42.
Dai vari prospetti emerge, però, un aumento del numero degli atti adottati.
L'aumento è legato all'attribuzione alle sezioni decentrate del controllo sugli atti degli Enti ospedalieri; è però contenuto in limiti ristretti, perché si è esaurita la fase del riassetto del personale degli Enti locali che ha implicato negli anni decorsi l'adozione di numerosi provvedimenti.
Gli altri aspetti, relativi all'esercizio delle funzioni di controllo segnalati nelle relazioni, sono di due ordini: quello inerente le modalità di adozione degli atti da parte degli Enti controllati e quelli inerenti le modalità procedurali adottate dai consessi, nonché l'organizzazione interna di questi ultimi.
Per quanto attiene al primo ordine di aspetti, vari consessi hanno segnalato che gli organi deliberanti, per i provvedimenti dei quali la legge regionale ha confermato il controllo di legittimità come eventuale si ostinano a rimettere agli organi di controllo tutti gli atti deliberativi adottati, motivando tale comportamento con la circostanza che sarebbe oneroso il verificare quali atti debbano essere sottoposti al solo controllo di legittimità (eventuale) e quali a quello di merito (che implica la trasmissione di tutti gli atti al controllo) che sovente gli atti adottati sono trasmessi alle segreterie dei collegi con ritardo, e con maggiore ritardo vengono riscontrate le richieste di chiarimenti che sarebbe data esecuzione ad atti deliberativi, nonostante essa sia sospesa per l'esperimento in corso della procedura di controllo che altrettanto frequentemente vengono dichiarati immediatamente esecutivi atti deliberativi in casi in cui l'urgenza non trova alcuna giustificazione che spesso le Giunte municipali si sostituiscono ai Consigli comunali per l'adozione di atti che rientrano nella competenza di questi ultimi.
Le fattispecie sopra illustrate inducono a rilevare come nella maggior parte dei casi gli annullamenti, statisticamente in percentuale esigua siano dovuti principalmente a violazione di legge (soltanto in casi sporadici ad eccesso di potere) e specificatamente a motivi formali e non sostanziali.
Altro aspetto emerso e meritevole di evidenziazione è quello relativo alla differenziazione, per quanto attiene i problemi del personale, tra gli Enti territoriali e gli ospedali, nei quali ultimi l'iniziativa sindacale è più vivace, con la conseguenza di impegnare maggiormente le amministrazioni ospedaliere; in particolare l'eccezionale rilevanza della classe medica nell'organiz-zazione ospedaliera fa disporre per essa di una maggiore forza contrattuale, che riesce spesso a condizionare l'Amministrazione.
Ancora si è messo in luce che la legge statale 14/1973 intesa a favorire l'industria edilizia ha avuto invece ripercussioni negative negli appalti di opere pubbliche. E' nota infatti la portata dell'art. 1 lettera a) che sancisce il divieto per le stazioni appaltanti di stabilire il limite alle offerte in aumento del prezzo di aggiudicazione. Ne discende spesso una difficoltà per i Comuni di reperire i fondi per la maggiorazione del costo, con conseguente esitazione ad affrontare l'esecuzione di opere pubbliche per quanto attiene al secondo ordine di aspetti, è stata concordemente rilevata l'opportunità del-l'abolizione dei controlli atipici (autorizzazioni alle licitazioni private, trattative private, visti di esecutività) nella legge n. 42.
In proposito la Sezione decentrata di Alba-Bra ha fatto presente, per che nonostante la vigenza della norma, che ha eliminato i controlli atipici, "quella sezione" ha ritenuto fino ad ora di concedere le autorizzazioni per le trattative private e le licitazioni private, nonché i visti sui contratti, anche per soddisfare le richieste degli Enti interessati.
Nella relazione del Comitato regionale, è stato dettagliatamente analizzato il fondamento giuridico di tale abolizione. Lo stesso Comitato ha però fatto presente di essere stato costretto ad apporre il visto di esecutività ai contratti di mutuo perché gli Istituti di credito, specie il San Paolo, subordinano a tale visto l'esecuzione del contratto di mutuo.
Complessivamente si può ritenere che la nuova legge regionale rappresenta un indubbio progresso nella direzione di una più agile forma di controllo, ma l'esperienza di circa un anno denota che tale progresso deve essere ulteriormente rafforzato.
I valori cui l'istituto del controllo deve ispirarsi sono infatti nel senso di un potenziamento e non di una mortificazione delle autonomie.
L'esigenza invero della legalità non può degenerare in una forma deteriore di immiserimento burocratico formale del-l'autonomia locale.
In particolare va evitato che, attraverso una serie di interpretazioni compiacenti e una mal celata tendenza a forzare la legge, si giunga a far rientrare sotto il pretesto della legittimità un controllo di merito che deve, viceversa, presentarsi come sempre più circoscritto ai gravi temi della programmazione e della razionalizzazione delle risorse.
Ciò premesso si ritiene che i punti essenziali del controllo debbano individuarsi, in linea di prima generale approssimazione, come segue: 1) rapidità del controllo in modo da evitare i cosiddetti tempi morti "procedurali".
2) rigore, in modo essenziale anche se non preminente, per quanto attiene al momento finanziario 3) limitazione del controllo di merito e rigorosa precisazione del punto entro il quale è ammissibile, ancora, parlare di un controllo di legittimità 4) momento partecipativo, realizzato attraverso l'audizione e, in modo particolare, attraverso una migliore valorizzazione degli istituti della pubblicità delle delibere e le relative eventuali opposizioni 5) esigenza di adeguare il controllo al tipo di ente i cui atti sono all'esame (v, per gli enti ospedalieri l'art. 29 del D.P.R. 616).
Dalla lettura delle relazioni dei Presidenti emergono ulteriori importanti spunti di riflessione.
Anzitutto la profonda diversità esistente fra i diversi Comuni, per cui appare chiaro che anche per questi aspetti la riforma della legislazione comunale e provinciale non dovrebbe più oltre farsi attendere; ma ulteriormente, assume rilievo drammatico la divaricazione fra i compiti (sempre più articolati e complessi) e le responsabilità (sempre più gravi precise e penetranti) che toccano i Comuni ed i loro amministratori da un lato e la povertà dei mezzi a disposizione.
I piccoli Comuni, che sono di gran lunga i più numerosi, rischiano a questo punto la paralisi o nella migliore delle ipotesi l'inerzia. Si ritiene pertanto opportuno, per contribuire in parte alla soluzione di taluni problemi, creare nel quadro delle funzioni istituzionali proprie della Presidenza della Giunta delle strutture (anche decentrate a livello di Comprensorio o di Circondario) volte ad assistere i Comuni nei loro difficili compiti. Tale proposta assume, oggi, carattere di particolare indilazionabilità e di urgenza anche per facilitare l'attuazione della legge 382 e del decreto 616 da parte delle Amministrazioni locali ed il loro adeguamento alle nuove realtà istituzionali.
D'altro canto, molte delle illegittimità, più frequentemente riscontrabili a livello di controllo, derivano più da inesperienza che non da cosciente violazione della legge.
Appare, infatti, grande il divario fra compiti sempre più pesanti degli Amministratori locali e la limitatezza dei mezzi (non solo finanziari) a loro disposizione.
Essenziale, a questo proposito, è, a mio parere, il raccordo istituzionalizzato fra Regione e Comuni, non tanto nel momento del controllo (che è sugli atti) ma del- l'informazione, della partecipazione di Amministratori ed operatori comunali per la formazione responsabile e legittima degli atti.
L'autonomia, infatti, mi pare, si esprime in concreto nella sua forma più creativa solo se chi è chiamato democraticamente a decidere ha a sua disposizione i supporti conoscitivi e tecnici per poter fare le scelte più coscienti possibili.
Un contatto preventivo con gli Amministratori e segretari comunali non è mancato, parallelamente all'attività di controllo sugli atti.
L'opera di informazione e di collegamento dei rappresentanti delle comunità locali con gli organi centrali della Regione da parte del Comitato di controllo e sue sezioni e, per ragioni operative, soprattutto dai loro uffici, è un aspetto che la legge n. 42 ha già comunque evidenziato; valga come esempio la valorizzazione del contatto tra Amministratori e Comitati specialmente su richiesta dei primi, a supporto dell'attività di controllo.
Ritengo a questo punto di formulare, sempre sulla scorta delle relazioni dei vari consessi, una considerazione finale di carattere economico, concernente la conduzione degli Enti locali.
E' necessaria la radicale revisione della normativa sulla finanza locale al fine di assicurare tempestivamente ai Comuni i mezzi finanziari necessari per l'esplicazione dei servizi pubblici loro affidati.
Per quanto riguarda poi le IPAB, in particolar modo quelle di piccole dimensioni, va osservato che esse esplicano la loro attività con l'assenza di personale qualificato sotto il profilo tecnico contabile, e quindi con provvedimenti spesso adottati in forma giuridica non sempre corretta.
Sull'organizzazione interna dei consessi, al cune sezioni hanno segnalato problemi di sistemazione alloggiativa e tutte problemi di dotazione organica. Questi ultimi saranno risolti in sede di formazione delle strutture organiche regionali.
Desidero ancora ricordare che in una recente riunione dei Presidenti di tutti i consessi è emersa l'opinione che le statuizioni contenute nella legge regionale 12 agosto 1976 n. 42 "Norme per il funzionamento dell'organo regionale di controllo" siano idonee per conseguire la finalità, che l'Amministrazione regionale si era proposta, dello snellimento delle procedure.
In sostanza, sono stati messi in rilievo i seguenti aspetti: 1) l'esigenza che sia codificata la possibilità di convocazione, oltre che degli Amministratori degli enti deliberanti (prevista dall'articolo 12), anche delle forze sindacali e delle altre forze sociali 2) la necessità che siano impartite disposizioni agli Amministratori regionali perché copie di tutte le circolari siano inviate anche ai consessi di controllo 3) sono state sollevate perplessità circa la competenza dei consessi stessi ad emettere i "mandati di ufficio" nei casi in cui l'emissione medesima sia prevista dalle vigenti disposizioni. Tale dubbio è stato subito dissipato con l'individuazione di una soluzione affermativa alla luce dell'ultimo comma dell'art. 59 della legge 10.2.1953 n. 62 4) è inoltre stata prospettata l'esi- genza che sia evitata, per quanto possibile, una difformità nelle decisioni dei vari consessi su deliberazioni con contenuto identico adottate da Enti deliberanti ubicati su territori di competenza di diversi consessi 5) è stata pure prospettata l'esigenza che sia eliminata la statuizione, contenuta al quinto comma dell'art. 16 della citata legge 42/76, laddove nell'attuale formulazione, per il coordinamento del termine ivi previsto con quello del comma successivo, si arriva alla conclusione che l'esecutività degli atti deliberativi debba intervenire nel ventitreesimo giorno anziché nel ventesimo.
E' stata comunque messa in rilievo l'esigenza di un coordinamento tra i Comitati, attraverso riunioni dei Presidenti delle Sezioni decentrate presso il Presidente del consesso di cui all'art. 55 della legge 53/62, al fine di perseguire una uniformità di interpretazione delle norme e della conseguente applicazione delle stesse.
In sostanza, 350 mila circa sono stati gli atti sottoposti a controllo una attività imponente. La legge 42 pur precisando punti che erano in discussione e pur avendo soluzioni avanzate rispetto al problema del controllo, non ha ancora spiegato tutti i suoi effetti perché vi è ancora il timore per atti che non sono soggetti a controllo, ma che comunque le amministrazioni ritengono di dover inviare al controllo stesso per ragioni che possono essere di interpretazione ed a volte anche di sicurezza.
Dalla quantità di atti potremmo sfoltire questi atti che divengono esecutivi attraverso la sola pubblicazione senza il controllo, perché ciò è previsto dalla legge, tuttavia vi sono ancora dei momenti in cui i Comuni ritengono di dover mandare avanti questi atti per ragioni di interpretazione e di sicurezza.
Le relazioni richieste ai Comitati non saranno più lunghe e dettagliate, ma saranno esclusivamente volte ai problemi inerenti la modificazione della legge 42. Riteniamo di riaffrontare questo dibattito nei mesi di maggio o giugno proponendo delle soluzioni che valgano a dare certezza e a ridurre l'attività di controllo.



PAGANELLI ETTORE



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Il ritardo con il quale discutiamo la relazione della Giunta, che è innestata su altrettante relazioni dei Presidenti del CO.RE.CO., ci crea un disagio nel senso che siamo impreparati ad affrontare il problema, come invece ci eravamo a suo tempo preparati a portare un contributo vero, reale e critico.
Sono senz'altro allineato con l'illu-strazione che ha fatto ora il Presidente commentando la relazione inviata a suo tempo ai Consiglieri perciò mi limiterò rapidamente a fare alcune considerazioni, una delle quali almeno lascia pendente sul tavolo della Presidenza un interrogativo al quale il Presidente vorrà rispondere a conclusione del dibattito.
La legge 12.8.1976, n. 42, ha portato alcuni significativi vantaggi nell'attività di controllo dei Comitati. Non so se si possa esattamente quantificare, per esempio, la riduzione automatica che è derivata dal l'applicazione della legge, ai fini degli atti da esaminare. C'è chi dice il 10%, chi sostiene che di fatto sono molti di più. Tutti coloro con i quali ho potuto avere uno scambio di opinione concordano nel dire che la legge 42 ha prodotto una significativa riduzione dei provvedimenti interlocutori o definitivi ed ha indiscutibilmente per logica conseguenza semplificato la fase istruttoria anche se non sono mancati alcuni contrattempi che peraltro non hanno impedito un aumento del numero degli atti adottati. Quindi, sotto questo aspetto, la legge 42 ha prodotto indiscutibili vantaggi ed ha consentito di fare un certo passo avanti nella direzione di una più snellita forma di controllo da parte dei collegi.
La Giunta, e anche qualche conoscente personale che ha responsabilità nel- l'organo di controllo, sostiene che anche se si sono fatti passi avanti altri ne restano da fare se si vuole davvero raggiungere quel livello di produzione, quella esaltazione dell'autonomia che molte volte resta invece impigliata nelle remore di natura formale ed anche di natura burocratica. Al di là comunque di questi fatti positivi, dei quali prendiamo atto, mi è accaduto di sentire anche voci critiche sul più generale sistema di attuare il controllo. Sono voci che, pur riconoscendo la portata e l'effetto applicativo della legge, osservano che nella sostanza dell'attività la legge 42 non ha innovato, e non poteva innovare perché nella sua elaborazione si è tenuto conto che le competenze a legiferare in materia di controlli sostanziali sono sempre riservate allo Stato, per cui se si fossero inserite delle norme atte a modificare la vigente legislazione statale, sarebbero fatalmente cozzate contro il motivo di illegittimità e sarebbero state certamente censurate dal Governo.
Ne consegue che, per uno spirito libertario quale abbiamo riscoperto noi socialisti con il 41° Congresso nazionale, il dato critico che salta fuori quando si fanno questi discorsi è che a trent'anni dalla Costituzione e a sette anni dalla nascita delle Regioni a Statuto ordinario, gli Enti locali continuano ad essere controllati dallo Stato centralizzato, per certi versi corporativo, in forza del Testo Unico del 1915 e di quello del 1934.
Avviene che i Comitati di controllo, anzi i singoli componenti, quando si trovano tra le mani una deliberazione, se vogliono comportarsi in modo legittimo, debbono comportarsi in modo obbligato. Sarebbe il caso che visto che da Roma nulla si muove nel senso di un vero decentramento e nulla lascia pensare che dal centro si muoveranno nonostante la legge 382 e il decreto che la attua (tra l'altro qualcuno prevede che sorgeranno questioni spinose e complicate tra attività nuove degli Enti locali e attività di controllo) sarebbe il caso che in quanto Regioni ci muovessimo insieme per ottenere una legge di riforma della vigente legislazione sui controlli ispirata ai nuovi principi autonomistici verso i quali tutti tendiamo.
Con questo non si intende affatto negare il risultato concreto di avere sottratto al controllo un numero significativo di atti (anche se, mi è stato fatto notare, il rischio di un sindaco o di un segretario comunale è sempre presente proprio per il fatto che la legge che conta veramente, e conta soprattutto per il giudice ordinario, è quella dello Stato e questa dice che "tutte" le deliberazioni dei Comuni, delle Province sono soggette al controllo di legittimità e talora di merito).
Oggi i Comuni sono chiamati ad attuare il D.P.R. 616 e questo significa che gli Enti locali saranno chiamati ad adottare probabilmente una miriade nuova di decisioni. Può accadere che se con la legge 42 abbiamo sottratto un numero indefinito ma significativo di atti al controllo, alleggerendo gli uffici e creando le condizioni per una maggiore e migliore agibilità decisionale, con il D.P.R. 616 andremo nuovamente a trovarci nelle condizioni di prima. E' una domanda che pongo a me stesso e pongo a chi ne sa più di me.
C'è poi una seconda domanda personale che vorrei fare alla Giunta laddove, in fondo alla pagina 5 della relazione, si parla di strutture volte ad assistere i Comuni nel loro difficile compito. Chiedo in sostanza che cosa vuol dire questo impegno da parte della Presidenza della Giunta e in che cosa può consistere questa assistenza ai Comuni, dando già per scontato che non vorrà certamente dire che la Regione vorrà regionalizzare tutto, quindi anche una deliberazione di un Comune di 1.000 abitanti perché altrimenti significherebbe andare su una strada diametralmente opposta a quella percorsa fino a questo momento, soprattutto da questa Giunta regionale.
Mi rendo conto che il discorso potrebbe essere più lungo e più articolato; ma non sono in grado di farlo. Spero invece di sentirlo da altri Consiglieri che certamente potranno portare un contributo maggiore e migliore di quanto io ho potuto portare.
L'occasione che ci è stata presentata dalla Giunta è propizia per consentire a chi fra noi è in grado di farlo, valutazioni e considerazioni di più ampia portata, per esempio, in riferimento al disegno di legge sulle autonomie o a quello proposto sulla finanza locale. E' anche questo un terreno sul quale si debbono difendere le autonomie locali e le Regioni hanno molto da dire anche se molto è già stato detto.
Concludendo, ritengo che la validità della legge regionale n. 42 nel senso del-l'autonomia del controllo è ancora più valida oggi dopo l'emanazione del decreto legge sui provvedimenti urgenti per la finanza locale. In generale questo provvedimento ha accentuato nell'attività di controllo l'inci-denza delle norme statali e ciò per il fatto che esso chiama direttamente in causa i componenti dei Comitati regionali di controllo (art. 16) i quali si fa per dire si metteranno gli occhiali a dieci diottrie per evitare di commettere qualche errore e soprattutto di risponderne in solido. Lo stesso decreto ha portato anche altre innovazioni che riguardano l'attività di controllo: bilanci non più in spareggio modifiche dei ruoli organici del personale e altre che in questo momento mi sfuggono. Mi pare di vedere che tali nuove disposizioni potranno portare concrete limitazioni all'attività del controllo e certamente si ripercuoteranno sull'auto-nomia degli Enti interessati.
Tutto questo premesso, la linea presente nella relazione della Giunta mi trova consenziente così come sono d'accordo sulla necessità di un costante coordinamento fra i Comitati ed i loro Presidenti al fine di perseguire fin dove è possibile un'uniformi-tà di interpretazione delle norme vigenti e soprattutto una loro uniformità di applicazione in sede concreta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Ha chiesto di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Signor Presidente, non abbiamo avuto l'avventura di riscoprire lo spirito libertario, per cui il mio intervento è svestito della carica che ha invece posto il collega Bellomo.
Io invece ho riscoperto nel fascicolo delle carte che abitualmente mi porto dietro una sua relazione che ha la data del 6 dicembre 1977. Sono un paziente e un diligente, non ho altre doti e altre virtù. Ho anche visto che avevo fatto parecchie annotazioni, che oggi dovrei rinfrescare per fare un intervento organico, cosa che invece non mi propongo assolutamente di fare, sottolineando però con tutto il garbo possibile; un poco brofferianamente (Brofferio, quando tornava per la seconda o la terza volta a vedere i vecchi muri della prigione, diceva: "era Pasqua allora, adesso è Natale". Qui potremmo dire "era Natale allora - 6 dicembre - e adesso è passata da poco Pasqua".
Rendiamoci pure conto che in questo tempo abbiamo fatto qualche cosa d'altro, ma tutto questo viene un poco riscaldato nella seduta di oggi e vorrei anche dire un poco improvvisato.
Signor Presidente della Giunta, lei ha risposto al mio interrogativo in un modo che in un certo senso denicotizza la natura del mio intervento.
Erano corse voci che il costo di gestione dei Comitati fosse eccessivamente elevato. Se la memoria non mi tradisce, resta su per giù il costo iniziale della primitiva gestione dei Comitati. Quindi non vi è stato quell'incremento di spesa che invece era stato evidenziato da talune voci evidentemente non controllate.
Il mio intervento vuole pertanto ridursi ad una considerazione di ordine politico. La Giunta regionale, cioè l'organo di governo, il Consiglio regionale, cioè l'organo legislativo, possono intervenire non dico interferire perché certamente la risposta sarebbe subito negativa ulteriormente per dare delle indicative all'esercizio dell'attività che i Comitati debbono sviluppare e svolgere? E' giustissimo dire che i piccoli Comuni si trovano in imbarazzo. E' più difficile fare il Sindaco di Pamparato che fare il Sindaco di Torino perché quest'ultimo è accompagnato da uffici tecnici e da consulenti finanziari, che il Sindaco di Pamparato certamente non ha.



ROSSI Luciano

Il Comune di Pamparato è governabile, mentre il Comune di Torino non lo è più.



OBERTO Gianni

Questo è un altro discorso.
Caro collega, ci sono anche piccoli Comuni che non sono affatto governabili come non è governabile Torino. L'accetta-zione di essere governati in qualche maniera è la capacità di governare democraticamente in termini concreti. E' cosa estremamente difficile dall'uno e dall'altro versante.
Fin dove noi possiamo intervenire per aiutare i piccoli Comuni a risolvere i loro problemi? Dove si stabilisce il limite dell'in-tervento dell'organo regionale senza prevaricare nella disponibilità, direi persino nella libertà di sbagliare, che compete al singolo Comune, al piccolo e al grande Ente? Sono convinto e persuaso che dobbiamo rispettare in pieno tutto il senso dell'au-tonomia.
Il Presidente della Giunta concludeva la relazione rilevando che attraverso ad incontri che sono stati fatti con i Comitati di controllo è emersa l'esigenza di un'unifor-mità di decisioni. Ho sempre un poco di titubanza ad accettare il criterio dell'unifor-mità perché faccio derivare il termine "uniformità" dal termine "radice", cioè incasellamento, cioè rinuncia alla facoltà propria di interpretare attraverso al conflitto che si è sollevato, alla disparità di opinioni che si sono manifestate, al dialogo che si è sviluppato; quindi si sceglierà non per aderire allo spirito di uniformità o di conformità, ma per aderire all'attività di convincimento che viene facendosi.
Noi desidereremmo sapere qual è il pensiero della Giunta. Si vuole fare promotore Signor Presidente, di una riunione dei vari Presidenti di Comitato presso il Presidente del Comitato centrale, perché si veda insieme come stabilire una linea di indirizzo di carattere generale? Avrei alcune esitazioni a istituzionalizzare questo sistema di controllo uniforme, anche perché lei, Signor Presidente, ed io abbiamo un'esperienza che ci deriva dall'essere avvocati. Una volta a Torino, a Palazzo Madama, c'era la Corte di Cassazione, e un'altra Corte di Cassazione era altrove; ad un certo punto proprio per un criterio di uniformità, si è detto "portiamo tutto a Roma proprio per fare la Cassazione unica". Hanno soppresso alcune liberissime voci periferiche e hanno concentrato tutto a Roma, Con quale risultato, Signor Presidente? Lo chiedo a lei come avvocato. Alla sezione prima si giudica in un modo e alla sezione seconda si giudica in un modo assolutamente diverso.
Dico questo per sottolineare che la volontà di uniformità è praticamente impossibile, mentre invece sono convinto dell'op-portunità di uno scambio di pensiero, di opinioni, di esperienze,lasciando la massima autonomia a ciascuno di decidere in conformità al proprio pensiero.
Una precisazione mi tornerebbe personalmente gradita.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Rossi



ROSSI Luciano

Dopo quanto ci ha ricordato il Presidente della Giunta, mi sembra doveroso fare alcune considerazioni. La prima riguarda l'elevata mole di lavoro svolto dai Comitati di controllo: circa 350.000 atti esaminati. Un simile dato non facilita un discorso di tipo qualitativo, ma permette solo di recepire aspetti di carattere quantitativo. Vorremmo invece avere informazioni di tipo diverso soprattutto in ordine al rapporto tra Comitati di controllo ed Enti controllati. Si tratta di un rapporto che, pur nel rispetto dell'autonomia reciproca, richiede un approfondimento improntato alla volontà comune di operare nell'interesse pubblico. Senza conoscere questi aspetti diventa difficile valutare il costo di questi 350.000 atti.
Inoltre sarebbe più utile se dalla relazione annuale sull'attività dei Comitati emergessero aspetti che ci permettessero di ricavare suggerimenti e proposte da avanzare al legislatore nazionale per modificare la normativa statale sui controlli, al fine di superare la legge del '53 a cui siamo ancora legati. I sette anni di esperienza che abbiamo maturato in questo campo ci consentono invece di stabilire un rapporto migliore con le diverse forme di espressione della volontà democratica che sono interessate all'attività di controllo e di portare un contributo costruttivo al legislatore nazionale per ridefinire l'intera questione dei controlli. La stessa normativa che le Regioni si sono date in materia, nella sua diversità e nella sua perfettibilità, potrebbe essere oggetto di iniziative comuni, di dibattiti, di confronti per puntualizzare la materia.
Vorrei anche soffermarmi sull'altra questione che è stata qui sollevata: quella dei piccoli Comuni. Il problema, come sappiamo, è particolarmente attuale ed è stato oggetto di dibattito in questi mesi: la stessa legge 382 ed il relativo decreto delegato hanno posto con urgenza il problema della revisione della legislazione in materia di Province e Comuni. Il problema dei piccoli Comuni non si pone tanto né può essere risolto al momento del controllo: è a monte che dobbiamo risolverlo.
Siamo tutti favorevoli ad una politica diretta al consorziamento fra Comuni, ma anche questo pone dei problemi. Basta pensare alla figura del Segretario comunale, definita da una legislazione arcaica, dipendente ad un tempo dal Ministero del-l'interno e dal Comune, che deve occuparsi di quattro o cinque Comuni, senza personale, senza sostituti. Bisogna quindi venire incontro ai piccoli Comuni, dando loro un ausilio per interpretare le nostre leggi, per attuarle con le strutture scarse e inadeguate che si ritrovano affinché, quando approvano la deliberazione applicativa della legge, questa non incorra nei rilievi del Comitato di controllo A conclusione, possiamo rilevare che l'esperienza dei Comitati di controllo deve permetterci: 1) di snellire al massimo le procedure, come abbiamo già tentato di fare con la nostra legge regionale 2) di stabilire un corretto rapporto con le varie istanze elettive esistenti nella realtà regionale 3) di dar vita ad una struttura operativa che permetta di procedere con rapidità anche di fronte ai 350.000 atti esaminati in un anno.
La sua relazione, signor Presidente, ci fa riflettere su tutto questo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio i Consiglieri intervenuti, che hanno dimostrato di comprendere appieno l'importanza dell'argomento.
Quasi non vi è Paese europeo che abbia un sistema così articolato di controllo: nelle grandi democrazie europee non vi è alla base il sospetto costante che l'Ente chiamato a svolgere il proprio compito non sia capace o sia truffaldino. Non voglio entrare nella mente del costituente che stabilì il sistema dei controlli, che, tutto sommato, non aveva alcuna ragione d'essere perché ciascuna amministrazione eletta risponde di fronte alla legge. Einaudi sosteneva che nel caso in cui il sindaco o l'amministratore mal si comporta vi sono due strade: quella del procuratore della Repubblica e quella degli elettori che devono cambiarlo. Tuttavia: atteso che siamo nella Costituzione, dobbiamo operare nell'ambito di essa che prevede un Comitato di controllo. Lo scopo della legge 42, pur non attribuendo il controllo alla legislazione regionale, ma alla sua organizzazione, cerca di far sì che esso sia uno strumento moderno di confronto e di partecipazione e non di oppressione. Quando un sindaco si accingeva a varcare i cancelli della Prefettura un senso di colpa o di sottomissione incontrollata lo prendeva andando a chiedere a chi aveva l'esercizio del controllo qualche favore perché l'atto fosse varato. Nulla di tutto questo anima noi in quanto non vogliamo un Comitato opprimente, e persecutore, ma un Comitato che aiuti le amministrazioni a crescere.
Come faremo noi ad aiutarlo, a far sì che il controllo sia liberatorio e non opprimente? Questo è il punto centrale che hanno rilevato tutti i Consiglieri intervenuti. Vi è un'opinione corrente in cui si dice che i Comuni non sanno crescere, che non sono come noi intendiamo, che sono alla ricerca sempre dell'escamotage e mai del concetto giuridico di amministrazione. Tutto questo non è vero, perché rileviamo che la gran parte dei Comuni, e dei loro sindaci, sono in questa logica continuamente in lotta contro difficoltà finanziarie e burocratiche. Meriterebbe di essere discusso lungamente il problema nodale di una società che, nel l'espansione dei poteri locali, liberi finalmente i vincoli che sono frapposti all'at-tività ed alle iniziative dei Comuni, perché, alla base vi è sempre l'incredulità della buona fede che anima l'amministratore ed il sospetto che ogni atto possa essere inficiato da illegittimità che possono assumere a volte anche carattere personale o interesse politico. E' pur vero che nella nostra legislazione attraverso la farragine di 130 mila leggi e 200 mila regolamenti, nessuno riesce a ritrovarsi; anche le forze politiche presenti nei consessi, spesso agitate da contrasti all'interno, a volte premono più l'ac-celeratore sul problema scandalistico di presunte o vere illegalità, piuttosto che sul-l'effetto dell'atto.
Le grandi democrazie presenti all'in-terno della Comunità Europea hanno già affrontato e risolto questi problemi con una capacità decisionale per i temi che possono essere affrontati immediatamente senza sospetti. La Germania, da oltre cent'anni, ha instaurato una serie di poteri locali costituzionalmente validi e operativi.
Nell'assicurare la ricerca del modo nuovo, rilevo che è possibile dare questo aiuto, è possibile creare questo clima, è possibile, attraverso un dialogo ampio fra le forze politiche, maturare decisioni nuove, affrontare problematiche che offriamo alla meditazione di tutti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Con le precisazioni del Presidente della Giunta il dibattito è concluso. Ai sensi dell'art. 15 della legge regionale 42/1976, il dibattito si conclude senza il pronunciamento di un voto.


Argomento: Circondari

Esame disegno di legge n. 280: "Modifica della legge regionale 10 maggio 1973, n. 8, concernente l'istitu-zione del Circondario di Pinerolo"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Passiamo quindi al punto quinto dell'ordine del giorno: esame dis. di legge n. 280 "Modifica della legge regionale 10 maggio 1973, n. 8 concernente l'istituzione del Circondario di Pinerolo". Relatore è il Consigliere Rossotto, che ha facoltà di parlare.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questo disegno di legge riguarda la richiesta del Comune di Piossasco di essere trasferito dal Circondario di Pinerolo a quello di Torino. La Commissione ha espletato l'iter previsto dalla legge istitutiva dei Circondari e all'unanimità ha deciso di accogliere l'istanza del Comune di Piossasco di essere trasferito dal Circondario di Pinerolo a quello di Torino.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Dichiarazione di voto.
Stante l'attuale situazione prendiamo atto della necessità di delimitazione del Comprensorio e riteniamo si debba addivenire alla modifica anche del Circondario. Il Comune di Piossasco fa parte in questo momento di un Circondario e di un Comprensorio diverso. Desideriamo ricordare che durante la discussione relativa ai Comprensori avevamo sostenuto la tesi secondo la quale il Comune di Piossasco doveva far parte del Comprensorio di Pinerolo, per una serie di motivazioni ampiamente illustrate. Desideriamo sottolineare che tale posizione rimane per noi immutata, stante però la necessità obiettiva di far coincidere il Circondario con il Comprensorio, votiamo a favore di questa legge. Il Comune di Piossasco è compreso in una Comunità montana del Comprensorio di Pinerolo, e si dovrà affrontare anche quel problema.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Non vi sono altre richieste, quindi passiamo alla votazione dell'articolo unico del testo di legge.
"Articolo unico Dall'elenco dei Comuni compresi nel circondario di Pinerolo di cui all'art. 2 della legge regionale 10 maggio 1973, n. 8, è escluso il Comune di Piossasco".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri Il disegno di legge n. 280 è approvato.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Osservazioni del Governo alla legge regionale: "Provvedimenti a favore del movimento cooperativo": provvedimenti conseguenti


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Passiamo al punto settimo all'ordine del giorno: Osservazioni del Governo alla legge regionale: "Provvedimenti a favore del movimento cooperativo"provvedimenti conseguenti.
La parola al relatore, Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano, relatore

Giustamente il Commissario di Governo ha richiesto che nel provvedimento fossero scritte le parole "per le materie di competenza" particolare che in sede di Commissione ci era sfuggito. Si deve invece modificare l'art. 7 in relazione ai tempi di presentazione delle domande per l'anno in corso.
La IV Commissione ha licenziato la legge all'unanimità.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Vi dò lettura dell'articolato.
"Articolo 1 - In attuazione dell'art. 45 della Costituzione e dell'art.
4 dello Statuto, la Regione riconosce alla cooperazione la funzione sociale ed un ruolo fondamentale nella determinazione e nell'attuazione della programmazione dello sviluppo economico regionale.
La Regione istituisce la Commissione regionale della cooperazione e concede contributi a favore delle sezioni regionali di rappresentanza e tutela del movimento cooperativo operanti in Piemonte ed aderenti alle Associazioni nazionali giuridicamente riconosciute, per le materie di competenza".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno risposto SI n. 35 Consiglieri L'articolo 1 è approvato.
"Articolo 7 Per ottenere i contributi di cui all'art. 6 le sezioni regionali delle centrali cooperative giuridicamente riconosciute devono presentare domanda al Presidente della Giunta regionale entro il 28 febbraio di ogni anno.
Le domande devono essere corredate da: a) il programma relativo alle iniziative che si intendono intraprendere b) il preventivo di spesa c) la relazione sullo stato di attuazione delle iniziative e sulle spese sostenute, a partire dalla seconda domanda di contributo.
Per il primo anno di applicazione il termine di cui al primo comma deve intendersi entro 60 giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della presente legge".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'inte-ro testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri L'intero testo della legge è pertanto approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale in Piemonte


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

L'Assessore Alasia chiede di fare una comunicazione relativamente all'azienda IBMEI.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Ringrazio i colleghi che hanno sollevato la questione della IBMEI perché domani vi sarà un nuovo incontro.
I colleghi Castagnone Vaccarino, Menozzi e Rossi in mia assenza perch impegnato per la vicenda della Montedison, hanno partecipato alla riunione con le organizzazioni sindacali, con i Comuni e con il Comprensorio di Asti tenutosi presso la Regione.
La situazione è questa: dopo un lungo periodo di crisi durata da giugno a settembre 1977, l'azienda è stata ammessa alla procedura dell'amministrazione controllata. In quel periodo è stato raggiunto un accordo in sede ministeriale con l'ingresso nella gestione della Gepi; in seguito alla dichiarazione del fallimento (6 10.1977), è stata costituita la nuova IBMEI e la Gepi ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede l'assunzione di 700 lavoratori; gli altri 1000 lavoratori per i quali il governo si è impegnato a trovare una soluzione occupazionale mediante il meccanismo della legge 675, usufruiscono del trattamento di disoccupazione speciale previsto dalla legge 1115.
In verità, quando fu raggiunto questo accordo, manifestai le mie perplessità circa la possibilità di gestire nella zona di Asti una mobilità reale per mille persone. Ma in quel momento, forse, non c'era altra soluzione. Non solo, ma si è resa necessaria la richiesta della proroga della disoccupazione speciale fino al mese di ottobre 1978. Il 21.3.1978 la Gepi e le organizzazioni sindacali hanno raggiunto un accordo che prevede: l'assunzione dei 700 lavoratori entro il 3.4.1978 (attualmente ne sono in forza 440) la Gepi lascerà per alcuni mesi 308 lavoratori a cassa integrazione ordinaria.
Il 30.3 in un altro incontro presso la Regione è stato affrontato in modo particolare il problema dei restanti 1000 lavoratori. Da una verifica fatta con i funzionari del Ministero del lavoro sembra che gli artt. 24 e 25 della legge 675 concernenti la mobilità, non siano applicabili in questa situazione. Durante la riunione sono state fatte alcune ipotesi: chiedere la modifica della legge 675 (sono però perplesso in merito) imporre alla Gepi di assumere tutti i lavoratori creando un'attività sostitutiva. Dopo ampia discussione si è convenuto: 1) poiché l'art. 25 prevede espressamente l'ipotesi del fallimento trovare una soluzione con un'interpretazione "elastica" della legge 675.
2) il Governo dovrebbe risolvere il problema nell'ambito della legge 675 o una soluzione alternativa.
La Regione si è impegnata a sollecitare l'incontro che dovrà avvenire presso i Ministeri del lavoro e dell'industria già richiesto dalle organizzazioni sindacali.
Si è convenuto un altro incontro alle 16,30 di domani per gli sviluppi e gli ultimi contatti avvenuti con i Ministeri.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Con voce rauca, frutto della manifestazione tenutasi ieri pomeriggio in Asti interessante il mondo dei lavoratori autonomi e di quelli dipendenti mi accingo ad alcune considerazioni sulle comunicazioni fornite in riferimento alla triste vicenda IBMEI. E' doveroso rivolgere all'Assessore un ringraziamento per la responsabilità, la passione e l'impegno dimostrato nei confronti di questa difficilissima "gatta da pelare". L'ab-biamo visto in Asti quel fatidico e tragico 16 marzo quando si doveva affrontare questo discorso che, per ovvi motivi è stato rinviato; si è ripresentato venerdì 24 e sempre di IBMEI si è riparlato il 30.
Per capire che cosa significa IBMEI per Asti, bisogna inquadrare il problema nel contesto generale della provincia. Dai dati brevissimi ma significativi che fornirò si può subito affermare che in tema di occupazione vi è la più grave situazione esistente in Piemonte, rapportata percentualmente parlando, alle anguste dimensioni della provincia in questione.
La disoccupazione dal 1976 al 1977 e quasi raddoppiata: da 2.900 unità del 31.12.1976 è passata a 5.400 del 31.12.1977; oltre ai disoccupati, ci sono 1.600 giovani in attesa di prima occupazione iscritti nelle relative liste speciali.
Le ditte esistenti, nonostante il calo di manodopera accusato, hanno impianti che nella migliore delle ipotesi vengono utilizzati solo al 60/70 per cento. Il reddito pro-capite nelle 6 province è il più basso in senso assoluto; se spostiamo il discorso a livello comprensoriale è il penultimo (il ruolo di Cenerentola lo gioca Mondovì).
Pensiamo poi alla situazione dell'agri-coltura, che non intendo assolutamente commentare, ma che tuttavia e una delle più disastrate di tutto il Piemonte. Il flusso immigratorio, che da una parte potrebbe essere positivo, ma che in questo caso viene ad avvalorare quanto sto dicendo, nei confronti degli anni precedenti e diminuito del 50 per cento circa. La diminuzione demografica che si è verificata nel corso del 1977, dopo le falcidie subite dall'esodo degli anni dello pseudo miracolo economico, ha continuato la sua linea discendente e ha perso 100 unita circa anche nel corso del 1977. In questo non edificante quadro di ordine generale si inserisce il triste aspetto specifico della IBMEI. E' un gravissimo fatto di ordine umano e di ordine economico-sociale che non potrà mancare di dimostrarsi grave sotto il profilo politico, tanto più se pensiamo che dei 1000 lavoratori il 97/98%, per non dire il 100%, proviene dal Sud: situazione di duplice debacle quindi.
Non intendo ripetere le proposte avanzate nella riunione astigiana e in quella presso la Regione. Mi pare che alcune vanno decisamente scartate come quella di apportare modifiche alla legge 675: di fronte ad una situazione come questa che richiede in un modo o in un altro una soluzione entro una settimana, è pensabile di attendere la modifica della legge ammesso che sia proponibile? L'ipotesi di imporre la riassunzione dei 1000 lavoratori o quella di costruire delle società sono gravi e possono essere definite pseudofasulle per trovare un aggancio legalitario attraverso L'illegalità.
Penso che l'unico punto sul quale deve convergere anche l'attenzione del Consiglio regionale sia quello che assunse il Sottosegretario Scotti che nel frattempo è diventato Ministro del lavoro, anche se cadeva in contrasto con le tesi dell'allora Ministro on. Tina Anselmi, ossia di trovare il modo per prorogare ulteriormente la disoccupazione speciale nella speranza che nel frattempo maturino situazioni atte a stabilizzare la situazione.
Qualunque sia la soluzione non può essere trovata all'interno del Consiglio regionale o della Giunta. Si impone la richiesta di un sollecito incontro a livello governativo con i Ministri del lavoro, dell'in-dustria e del commercio, con le rappresentanze sindacali e con la presenza politica anche di questo Consiglio regionale. E' quanto, come membro astigiano del Consiglio regionale, premuroso e preoccupato, chiedo perché la situazione non consente dilazioni.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

La situazione del Comprensorio di Asti è estremamente difficile e si è richiesta questa informazione per aggiornare il Consiglio regionale. Per l'Astigiano, zona depressa, non si riesce ancora a trovare alcun sbocco alla drammatica situazione, malgrado le leggi 902 e la 675 sul credito agevolato e sulla mobilità del Lavoro.
Nel momento in cui è stata presa la posizione Gepi in sede governativa c'era l'impegno specifico di affrontare la questione globalmente, quindi diventava incredibile pensare che non si riuscisse ad avere un incontro con i Ministri.
Occorre il piano produttivo della Gepi per i 700 lavoratori, perché non vorrei che ci trovassimo, come è già successo in altre occasioni, di fronte ad un inganno, ad una beffa. Che tipo di ristrutturazione e che tipo di programma propone la Gepi? Non conoscendo questo piano diventa difficile capire quanto durerà il parcheggio della Cassa integrazione e dei provvedimenti per la disoccupazione speciale nei confronti dei 1.000 licenziati, in quanto l'una soluzione si scontra con l'altra.
Mi pare che la Regione abbia il dovere-diritto di richiedere un incontro tra le parti interessate, ma anche di assumere una sua precisa posizione nei confronti del Governo per conoscere quali sbocchi avrà la situazione: non certamente quelli della modifica della legge 675 o di altri palliativi quando pensiamo, ad esempio, alla situazione della chiusura delle fabbriche in Sardegna e in Sicilia nelle quali dovrebbe operare la legge 675.
La cassa integrazione o la disoccupazione speciale non possono durare per lungo tempo, perché creerebbero altre situazioni di lacerazione sul piano economico-sociale, oltre che politico. Con questo spirito e con questa volontà di partecipare e di contribuire nell'azione nei confronti del governo, ci dichiariamo a disposizione per tutto quanto sarà necessario fare. Domani sera il Gruppo comunista parteciperà alla riunione che le parti sociali hanno indetto.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Non vi sono altre richieste di parola in relazione a questo argomento.
Consideriamo chiusa la comunicazione dell'Asses-sore Alasia.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Nomine


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Siamo in grado di effettuare alcune nomine. Cominciamo con la sostituzione di Gianni Goria, esperto della Commissione tecnico-consultiva (commercio) (L.R. 4.6. 1975 n. 47, art. 13).
Il nominativo proposto è quello di Giuseppe Scialuga. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 36 ha riportato voti: SCIALUGA Giuseppe n. 36 Il signor Giuseppe Scialuga è pertanto eletto come esperto della Commissione tecnico-consultiva del commercio.
Procediamo con la nomina del rappresentante della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione dell'I.E.N. "G. Ferraris" di Torino.
E' proposto il nominativo del signor Riccardo Bulla. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 36 ha riportato voti: BULLA Riccardo n. 36 Il signor Riccardo Bulla è eletto nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto elettrotecnico nazionale "G. Ferraris" di Torino.
Sostituzione di Massimo Lo Cicero da membro del Consiglio di Amministrazione dell' I.R.E.S.
Il nominativo proposto in sostituzione è quello di Gianbattista Podestà. Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 36 ha riportato voti: PODESTA' Gianbattista n. 33 schede bianche n. 3 Il signor Gianbattista Podestà è eletto membro del Consiglio di Amministrazione dell'IRES in sostituzione di Massimo Lo Cicero.
Sostituzione di Brusadore Carlo nel Collegio dei Sindaci dell'IRES. Il nominativo proposto è quello del signor Gilberto Valeri.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 36 ha riportato voti VALERI Gilberto n. 33 schede bianche n. 3 Il signor Gilberto Valeri è eletto nel Collegio dei Sindaci dell'IRES in sostituzione di Carlo Brusadore.
Chiudiamo le nomine con la sostituzione di Chiarena Carlo, componente supplente del CO.RE.CO, di Alba-Bra. Nominativo proposto: Costanzo Brovida.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 36 ha riportato voti: BROVIDA Costanzo n. 33 schede bianche n. 3 Il signor Costanzo Brovida è eletto componente supplente del CO.RE.CO.
di Alba-Bra.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame disegno di legge n. 298: "Attribuzione di giornate di riposo ai dipendenti regionali, integrazione art. 24 della legge regionale 12/8/1974 n. 22"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Sono stati svolti tutti i punti iscritti all'ordine del giorno che erano stati concordati nella riunione dei Gruppi consiliari.
Se vi è il consenso dei presenti propongo ora di mettere in discussione il disegno di legge n. 298: "Attribuzione di giornate di riposo ai dipendenti regionali, integrazione dell'art. 24 della legge regionale 12/8/1974, n. 22", che è urgente.
Ha la parola il relatore, Consigliere Dadone.



DADONE Pietro, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la Regione Piemonte intende regolamentare con il presente disegno di legge l'attribu-zione di giornate di riposo ai dipendenti regionali in aggiunta al congedo ordinario previsto dall'art. 24 della legge 12,8.1974 n. 22, in conseguenza alla soppressione di alcune festività disposte dalla legge 5.5.1976 n. 54.
In base alla legge in oggetto, cinque giorni corrispondenti alle festività dell'Ep-fania, S. Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini, SS.
Apostoli Pietro e Paolo, cessavano di essere considerati festivi agli effetti civili, e le giornate della celebrazione nazionale della Repubblica e dell'Unità nazionale slittavano rispettivamente alla prima domenica di giugno ed alla prima domenica di novembre. Pertanto hanno cessato di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre.
In seguito è stata emanata la legge 23.12.1977 n. 537 che disciplina in modo omogeneo tutta la pubblica amministrazione, l'attribuzione delle giornate di riposo ai dipendenti fissandole in sei complessive annue.
La Regione Piemonte intende ora adeguarsi a questo dispositivo di legge estendendo al proprio personale i benefici disposti dalla legge statale.
Pertanto l'art. 24 della legge regionale 12.8.1974 n. 22 che prevede per i dipendenti regionali un congedo ordinario di 24 giornate lavorative, viene modificato con l'attribuzione di altre sei giornate di riposo da usufruirsi con le seguenti modalità: 2 in aggiunta al congedo ordinario 4 a richiesta degli interessati, che potranno usufruirne compatibilmente con le esigenze d'ufficio.
Il disegno di legge regionale, a differenza della legge statale, non prevede il compenso forfettario di L. 8.500 giornaliere lorde per le quattro giornate di cui al punto b) dell'art. 1 non fruite nel corso dell'anno solare, in quanto la Giunta regionale e la I Commissione d'accordo con essa, hanno ritenuto, d'intesa con le organizzazioni sindacali di categoria, di non monetizzare in nessun modo tali giornate, ma di far sì che i dipendenti possano fruirne. La legge consiste in un articolo unico che precisa le modalità con cui si applicano le disposizioni sopra illustrate, ed è stata approvata all'una-nimità dalla I Commissione consiliare nella seduta di lunedì scorso.
Vorrei soltanto sottolineare che il disegno di legge contiene un errore di battitura: alla quinta riga anziché "finire" leggasi "fruire".



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Vi dò lettura dell'articolo unico del disegno di legge: "Ai dipendenti regionali sono attribuite in aggiunta al periodo di congedo previsto dall'art. 24 della legge regionale 12/8/1974 n. 22, sei giornate complessive di riposo, come disposto dalla legge 23/12/1977 n.
937, da fruire nel corso dell'anno solare come segue: a) due giornate in aggiunta al congedo ordinario b) quattro giornate, a richiesta degli interessati, tenendo conto delle esigenze dei servizi.
Le due giornate di cui al punto a) del precedente comma seguono la disciplina del congedo ordinario".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri Il disegno di legge n. 298 è approvato.
Comunico che all'ordine del giorno della seduta di domani verrà aggiunto un punto, relativo ad una deliberazione sul-l'attività estrattiva negli alvei dei corsi d'acqua.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,30)



(La seduta ha termine alle ore 17,30)



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