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Dettaglio seduta n.171 del 17/01/78 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I verbali delle sedute del mese di dicembre, se non vi sono osservazioni, sono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

a) Congedi



PRESIDENTE

Ho ricevuto richieste di congedo dai Consiglieri Bertorello e Oberto Tarena.
Questa mattina mi è stato comunicato dal Capogruppo del Partito socialdemocratico che è scomparsa la sorella del Consigliere Benzi. Ci associamo al suo dolore, considerandolo in congedo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: Disegno di legge n. 271: "Modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56", presentato dalla Giunta regionale in data 22 dicembre 1977 ed assegnato alla II Commissione nella stessa data (già approvato dal Consiglio regionale in data 22 dicembre 1977) Disegno di legge n. 272: "Rifinanziamento per l'anno 1977 della legge regionale 19 novembre 1975, n. 54 'Interventi regionali in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico-forestali, opere idrauliche di competenza regionale' ", presentato dalla Giunta regionale in data 22 dicembre 1977 ed assegnato alla II Commissione in data 23 dicembre 1977 Disegno di legge n. 273: "Interventi per il controllo e la prevenzione dell'inquinamento atmosferico ed acustico", presentato dalla Giunta regionale in data 27 dicembre 1977 ed assegnato alla II Commissione in data 5 gennaio 1978 Disegno di legge n. 274: "Istituzione del Parco naturale dell'Alta Valle Pesio", presentato dalla Giunta regionale in data 27 dicembre 1977 ed assegnato alla II Commissione in data 5 gennaio 1978 Disegno di legge n. 275: "Finanziamento per la realizzazione del Centro di formazione professionale e di ricerca di Biella", presentato dalla Giunta regionale in data 2 gennaio 1978 ed assegnato alla V Commissione in data 5 gennaio 1978 Proposta di legge n. 276: "Abrogazione della legge regionale 4 maggio 1976 n. 20: 'Istituzione della Consulta regionale per il turismo, sport e tempo libero' ", presentata dal Consigliere Calsolaro in data 4 gennaio 1978 ed assegnata alla V Commissione in data 11 gennaio 1978 Proposta di legge n. 277: "Disciplina e organizzazione degli interventi di pronto soccorso a carattere ordinario e straordinario a tutela della pubblica incolumità", presentata dai Consiglieri Alberton Bianchi, Genovese, Martini, Oberto, Paganelli, Petrini e Picco in data 6 gennaio 1978 ed assegnata alla II Commissione in data 11 gennaio 1978 Disegno di legge n. 278: "Norme per la programmazione sportiva in Piemonte", presentato dalla Giunta regionale in data 10 gennaio 1978 ed assegnata alla V Commissione in data 13 gennaio 1978.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale 23/11/77: "Modifiche alla legge regionale 12/8/74, n. 22 - Adeguamento dotazioni organiche provvisorie delle qualifiche regionali" alla legge regionale 23/11/77: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'anno finanziario 1976" alla legge regionale 1 /12 /77: "Rifinanziamento delle leggi regionali 8/9/75 n. 51 e 4/6/75 n. 45 con modificazioni ed integrazioni" alla legge regionale 7/12/77: "Norme sullo scioglimento degli EE.CC.AA. sul passaggio delle attribuzioni del personale e dei rapporti patrimoniali ai Comuni ai sensi dell'articolo 25 del D.P.R. 24/7/77, n.
616" alla legge regionale 7/12/77: "Disciplina degli organi consultivi in materia di igiene e sanità" alla legge regionale 22/12/77: "Modifiche alla legge regionale 5/12/77, n. 56" alla legge regionale 22/12/77: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1978".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

E' mancata l'apposizione del visto del Commissario del Governo: alla legge regionale 7/12/77: "Norme transitorie e di salvaguardia per l'applicazione del D.P.R. 24/7/77, n. 616 nel settore dei servizi sociali" alla legge regionale 13/12/77: "Tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte".
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto: scadenza del mandato dell'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Passiamo agli adempimenti dell'art. 14 dello Statuto il quale recita: "Il Consiglio, come suo primo atto, procede alla elezione dell'Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, due Vicepresidenti e da due a quattro Segretari. L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza della minoranza.
L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti,il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità, è eletto il più anziano di età.
All'elezione dei Vicepresidenti e dei Segretari si procede con votazioni separate e ciascun Consigliere vota, a scrutinio segreto, con le modalità stabilite dal Regolamento.
I componenti dell'Ufficio di Presidenza restano in carica trenta mesi e sono rieleggibili". Dobbiamo però adempiere ad una serie di atti precedenti. Siamo stati eletti trenta mesi or sono, ma la scadenza effettiva è tra quattro giorni. Abbiamo ritenuto di porre l'argomento all'ordine del giorno della prima seduta del Consiglio dopo l'interruzione per le festività. E'opportuna la presa d'atto da parte del Consiglio delle dimissioni dell'Ufficio di Presidenza.



(Il Consiglio, all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti, prende atto delle dimissioni)



PRESIDENTE

Il Consiglio deve pure prendere atto delle dimissioni della dottoressa Castagnone Vaccarino che ha fatto pervenire alla Presidenza la seguente lettera: "Per solidarietà con i colleghi dell'Ufficio di Presidenza che lasciano l'incarico per termini statutari, do le dimissioni dall'incarico di Segretario dell'Ufficio di Presidenza".
Come sapete, la dottoressa Castagnone Vaccarino era stata eletta successivamente agli altri membri dell'Ufficio di Presidenza, quindi attualmente è ancora in carica per un certo periodo di tempo. Tuttavia, per sopperire ad un'anomalia del nostro regolamento e delle nostre procedure credo che l'iniziativa della signora Castagnone Vaccarino sia particolarmente apprezzabile, perché consente di rendere uniformi le decisioni che saranno prese oggi per quanto riguarda l'intero Ufficio di Presidenza.



(Il Consiglio, all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti, prende atto delle dimissioni)



PRESIDENTE

Possiamo, ora passare alla determinazione del numero dei Segretari che dovranno far parte dell'Ufficio di Presidenza. La proposta è che i Segretari siano quattro.
Pongo in votazione per alzata di mano tale proposta.
La proposta è accolta con 46 voti favorevoli e 2 astenuti.
Possiamo quindi passare all'elezione degli organi dell'Ufficio di Presidenza.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signori Consiglieri, all'importante appuntamento statutario, cui oggi tutti siamo chiamati, mentre ci apprestiamo ad eleggere, al termine dei 30 mesi previsti dall'art. 14, il nuovo Ufficio di Presidenza che reggerà il Consiglio fino alla conclusione della seconda legislatura regionale, il Gruppo comunista ritiene di dover giungere recando, attraverso questo intervento che apre il dibattito di stamane, un proprio meditato contributo di proposte, idee e riflessioni.
Proposte, idee e riflessioni che intendiamo presentare all'attenzione degli altri Gruppi e dell'assemblea nel suo insieme, con lo scopo preciso di rendere possibile una discussione corretta, capace non solo di cogliere in termini adeguati l'elevato "specifico istituzionale" di cui oggi dobbiamo trattare, ma anche di tradurne significato e valore in conseguenti, concreti comportamenti.
Per questo motivo abbiamo creduto e crediamo sia stato giusto e coerente da parte del nostro Gruppo e degli altri Gruppi che compongono la maggioranza, volere e proporre alle altre forze politiche del Consiglio una netta separazione, anche temporale, tra questo appuntamento istituzionale previsto dallo Statuto e il dibattito, attraverso cui, fra breve tempo, i vari Gruppi svilupperanno un serrato e ravvicinato confronto politico sull'attività, le proposte, le scelte del governo regionale.
Altro è il contenuto di un dibattito, e la stessa collocazione delle forze politiche sulle "regole del gioco" che devono garantire il funzionamento di un'assemblea democratica; altro è il confronto sul "merito del gioco" proposto da una maggioranza. E siamo lieti, lo vogliamo sottolineare, che anche gli altri Gruppi abbiano convenuto su questa impostazione e ne abbiano accettato le conseguenze procedurali e di metodo.
Ho iniziato parlando di proposte, com'è giusto trattandosi di rieleggere degli uomini a comporre un organo "interno" dell'istituzione regionale. La prima proposta, a nome del Gruppo comunista, è che a presiedere questa assemblea per l secondo scorcio di legislatura sia riconfermato il compagno Dino Sanlorenzo.
Non credo sia il caso di illustrare con particolari riferimenti personali la profonda convinzione che ci guida in questa designazione: è sufficiente richiamare alla memoria, nostra e di tutti, senza commenti, con quale impegno, serietà e correttezza il nostro compagno ha svolto la sua funzione nel pieno rispetto ed adempimento dello Statuto.
La seconda proposta che rivolgiamo a tutti i Gruppi democratici dell'assemblea è che tanto il Presidente, che i Vicepresidenti, che i quattro Segretari siano eletti unitariamente, in forza di un voto unitario che esprima con molta chiarezza la volontà delle forze politiche democratiche di dar vita ad un organo in cui, per le sue caratteristiche specifiche, gli eletti rappresentino non questo o quel partito, questo o quello schieramento politico, ma siano davvero la pluralistica espressione di una unitarietà dell'assemblea, della unitarietà delle sue responsabilità. Con altrettanta chiarezza, credo sia giusto ribadire che la proposta nasce dall'affermata e consapevole convinzione che nessuna confusione è possibile, né lecita, tra il significato di un voto unitario in un organo che deve assolvere alle funzioni di tutela dei principi e delle regole dello Statuto e le determinazioni di voto che conseguono al formarsi di una maggioranza di governo e alla proposta dei suoi programmi.
Aggiungo ancora, prima di passare a sviluppare le motivazioni che sono alla base di questa proposta e che intendiamo sottoporre alla riflessione degli altri Gruppi, che se, come mi pare di capire, l'intero Ufficio di Presidenza venisse riconfermato anche nelle persone che ne hanno ricoperto finora i ruoli di Vicepresidenti e di Segretari, sarei, anche a titolo personale, particolarmente lieto che la nostra proposta ne rendesse possibile una rielezione unitaria, senza distinzione di parti né numero di voti, in armonia e conseguenza di un lavoro che tutti e ciascuno hanno saputo svolgere con vero spirito unitario, oltre che con serietà, impegno e fedeltà allo Statuto.
Questo ultimo argomento mi consente di introdurre, sia pure brevemente e per punti e talvolta anche solo per titoli, le motivazioni che ci rendono serenamente convinti della giustezza e correttezza della nostra proposta "unitaria".
C'é un primo ordine di motivazioni, che scaturisce direttamente dall'esame del significato e dei risultati dell'esperienza di questi due anni e mezzo di funzionamento del Consiglio e, come suo simmetrico dall'individuazione che siamo venuti maturando insieme dei problemi che ci si presentano tuttora aperti.
Credo, signori Consiglieri, che sia del tutto legittimo e non controvertibile affermare che la conduzione unitaria, nei fatti e non solo nella forma, del Consiglio da parte di questo Ufficio di Presidenza (resa possibile, e vorrei sottolinearlo con molta forza, dall'impegno, dalla volontà, dall'atteggiamento di tutti i suoi componenti), questa conduzione dunque sia stata una promessa indispensabile, naturalmente insieme al modo con cui hanno operato e si sono espressi gli altri organi interni del Consiglio, Gruppi e Commissioni, per il raggiungimento dei risultati positivi che si sono ottenuti.
Ricordo alcuni dati che sono esemplificativi di questi risultati: l'alto numero di sedute di Consiglio, con la media di circa 6 sedute al mese, di Commissione (oltre 600), di leggi approvate (circa 180) sintomo comunque di un rilevante impegno dell'assemblea e dei singoli Consiglieri, oltreché di un buon livello medio di efficienza dell'istituzione la complessiva elevazione di qualità e di carattere della produzione legislativa, in particolare nel senso di un tendenziale superamento del limite emerso nella prima legislatura (certamente non solo nella nostra Regione, ma quasi in tutte) e messo in rilievo dalla dottrina e dalla pubblicistica regionalista, che ha spesso, ed anche a ragione, accusato le Regioni di aver esplicato l'azione legislativa quasi esclusivamente attraverso le cosiddette "leggi-provvedimento" in conseguenza di una riduzione della figura e dell'attività dell'Ente a soggetto di amministrazione attiva, in chiara difformità rispetto ad un disegno costituzionale che è evidente e che individua nelle Regioni, "Enti di governo", cioè di legislazione, di programmazione, di direzione e di coordinamento. In questo senso, si è avviato, anzi, signori Consiglieri dovrei dire meglio "abbiamo avviato" in questi trenta mesi un processo di superamento di questi limiti (certo, ancora da continuare e completare) e di cui sono state espressioni alcune importanti leggi-quadro e di piano come la legge sui trasporti, la legge urbanistica, la legge di organizzazione dei servizi socio-sanitari, la legge di attuazione delle direttive CEE, la legge delle procedure della programmazione.
Sotto un altro profilo, invece, va ulteriormente migliorato ed affinato un altro aspetto di qualità delle leggi, più propriamente relativo alla tecnica legislativa, a mio avviso ancora approssimativa, anche a causa di strumenti insufficienti a disposizione dei Consiglieri e delle Commissioni un altro punto che mi pare di dover sottolineare, in tema di risultati positivi, è una crescente individuazione della centralità del Consiglio come una questione di fondo, da realizzare in atti e comportamenti concreti, e risolvendo in modo corretto un'altra delle questioni sollevate dalla pubblicistica a proposito della forma di governo che con lo Statuto la Regione si è data: mi riferisco cioè alla famosa questione dell'"ambiguità" dello Statuto in relazione alla forma di governo assembleare o parlamentare.
Ebbene, in ordine a questo rilevante problema che tanto appassionò i nostri "padri costituenti", penso si possa dire che significativi passi avanti sono stati compiuti (e altri, certo, vanno fatti, e lo diciamo con molta chiarezza) nel riconoscere al Consiglio attraverso il rapporto Giunta Consiglio, Giunta - Commissioni, le priorità di direzione politica che gli è propria.
Qui voglio introdurre come riflessione e suggerimento uno dei possibili temi di impegno nel secondo scorcio della legislatura, e cioè l'applicazione del punto a) dell'art. 16 dello Statuto che stabilisce che il Consiglio ha facoltà dei compiti che vanno al di là della potestà legislativa, cioè quelli di amministrazione attiva; - penso poi che occorra dare un giudizio positivo della riforma delle Commissioni che ha portato il numero da 8 a 5, nonché del lavoro che i Consiglieri hanno svolto, anche se non sempre nelle condizioni migliori e comunque nei limiti che attengono a tutti noi, nessuno escluso, come personale politico e quelli relativi al personale stesso delle Commissioni che è insufficiente e che comunque abbisogna di un'ulteriore qualificazione, per garantire una reale capacità di elaborazione ai fini legislativi e di interpretazione dei documenti e delle deliberazioni.
In questo quadro credo valga anche la pena di riflettere sull'opportunità di utilizzare l'apporto delle strutture della Giunta e degli Enti strumentali della Regione (cito per tutti l'Ires).
Per altro credo che sulle Commissioni vada fatta anche un'altra riflessione sui risultati positivi conseguiti da questa corretta impostazione unitaria che ha permesso di giungere all'accordo per le Presidenze e le Vicepresidenze, con attribuzione a tutti i Gruppi più importanti.
Va inoltre rimarcato positivamente l conferimento per intero, anche nei casi di stretta competenza formale di Giunta, delle nomine negli organismi e negli Enti di emanazione o partecipazione regionale. E' stato un fatto di grande rilievo; dobbiamo dire che siamo riusciti a compiere un passo in avanti significativo che ha permesso la presenza di tutti i partiti, anche dei minori. Semmai il problema è di affinare le tecniche di confronto nell'assemblea perché le nomine non abbiano ad attendere, come spesso accade, per nostra responsabilità.
Altre considerazioni positive potrebbero essere fatte, anche se dobbiamo accompagnarle sempre con l'individuazione dei problemi e dalle prospettive di miglioramento (talvolta radicale, come per quanto riguarda i lavori dell'aula). Considerazioni positive potrebbero essere fatte su temi come i rapporti tra Consiglio, Commissioni, Enti locali, forze sociali, sul ruolo, sulla funzione che sono venuti assolvendo e anche sui singoli Consiglieri. E' un tema suggestivo che però non posso approfondire per economia di tempo.
Un ultimo tema solo vorrei sviluppare brevemente in ordine alla prima motivazione: riguarda la questione che ho già sentito sollevare anche sui giornali, e che forse verrà ripresa in quest'aula, in ordine ad una possibile o presunta contraddizione tra "compiti istituzionali" del Consiglio e le cosiddette "iniziative esterne" che si vorrebbero ridurre.
Ebbene, penso che l'Ufficio di Presidenza testé scaduto abbia agito correttamente ed opportunamente nell'impegnarsi unitariamente a promuovere quelle iniziative che ne hanno fatto (specie di fronte ai gravi problemi che la situazione ha posto di fronte a tutta la comunità piemontese) un punto di riferimento, di aggregazione, di coordinamento e di mobilitazione delle energie democratiche della Regione. Valgano per tutti le iniziative per il Friuli e sul terrorismo. Ma più in generale, credo che andrebbero confrontate le opinioni che stabilissero una meccanica disgiunzione tra compiti istituzionali "propri" e queste iniziative: se è vero, com'é vero che l'Ente Regione è per sua natura Ente di rappresentanza generale, Ente di governo in senso lato, e che i suoi compiti sono, oltre che di legislazione, programmazione e (poco) di amministrazione attiva, anche di coordinamento e promozione; se è vero, com'è vero, che tanto rilievo unanime venne dato nei dibattiti che precedettero lo Statuto, ai principi riguardanti la partecipazione (e mi chiedo come si possa attuarla realmente se non promuovendone concrete occasioni sui temi più rilevanti all'attenzione della società civile), ebbene, credo che si possa affermare che anche questi sono dei compiti dell'istituzione.
Semmai il problema vero - che indico alla riflessione di tutti ed in particolare del nuovo Ufficio di Presidenza - è di fare in modo che sia data la massima cura agli aspetti che, comunque, sono parte prevalente dell'attività del Consiglio: le leggi, il coordinamento delle Commissioni e via dicendo. Ma si può e si deve ottenere ciò elevando il livello di questa parte dell'attività senza penalizzare l'altro di cosi grande rilievo e peso politico.
Concludendo su questa motivazione: un'analisi realistica di questi trenta mesi mostra che l'impostazione e la conduzione unitaria dell'assemblea ha pagato in risultati positivi e che un rinnovarsi di azione unitaria può permettere di affrontare i problemi che insieme abbiamo individuato e che comunque con questa prima parte del mio intervento ho creduto di contribuire a porre in luce.
C'é poi una seconda motivazione alla base della nostra proposta di voto unitario: la storia della Regione stessa, fin dal suo inizio.
Credo che vada ricordato il fatto che ci fu un regolamento (superato poi dallo Statuto), espressione evidente della volontà delle forze politiche, che prevedeva i due terzi dei Consiglieri per l'elezione del Presidente in coerenza con le analoghe regole che vigono per le istituzioni parlamentari. Inoltre la storia dell'elezione dei due Presidenti Vittorelli e Viglione (e dirò anche sull'altra elezione che non andò cosi).
Fummo noi, allora, ed eravamo opposizione politica, a votare unitariamente in omaggio ad un principio che oggi crediamo di riaffermare con coerenza: il Presidente del Consiglio, l'Ufficio di Presidenza che non deve essere espressione di una maggioranza di uno schieramento politico, ma dell'assemblea intesa unitariamente.
Certo, mi si potrà obiettare facilmente, il caso Oberto fece eccezione: ma convenite, amici della Democrazia Cristiana, che allora ci fummo proprio tirati per i capelli, e sicuramente anche a malincuore, e le ragioni le conoscete bene: si era nella situazione di formazione di un governo centro destra, c'era un po' l'anomalia di due Presidenze degli organi più rilevanti allo stesso partito, e c'era anche, a rileggersi i dibattiti di quel giorno, l'esplicita dichiarazione di inaccettabilità dei nostri voti che eravamo all'opposizione. Credo si possa dire che oggi, per fortuna, non siamo in quella situazione.
C'è poi un'ultima motivazione di carattere generale, a mio avviso, e di grande rilievo; e su cui davvero sarebbe un errore non compiere una seria riflessione per le implicazioni politiche ed istituzionali che essa reca con sé.
Sono le considerazioni che rimandano ai grandi te mi dello Stato, del rapporto partiti-istituzioni, del pluralismo, cosi urgenti oggi, e, per certo verso, anche così mal affrontati. Cosa intendiamo, quando diciamo con piena e serena convinzione che l'assemblea non può essere strumento di parte, e non può avere un "governo" vero che non sia accettato da tutti e rappresentato da tutti? Perché sosteniamo, oggi come ieri, che uno dei significati politici più alti della democrazia politica, sta nel corretto intendere la specificità dell'assemblea? In questo senso, le assemblee elettive (in questo caso il Consiglio regionale) sono la sede politica che deve realizzare la sintesi del pluralismo, essere capaci di ricercare l'unità democratica necessaria per la ricomposizione tra sociale, economico e politico e di avviare quindi l'uso di strumenti di direzione politica in una prospettiva di visione globale degli interessi generali. Da questa concezione dell'assemblea (e perché no, dell'assemblearismo inteso nelle sue ragioni di fondo) discende come conseguenza che non vediamo un nesso tra governo unitario dell'assemblea, suo ruolo, le cosiddette "regole del gioco" che ricordavo prima, ed esecutivo unitario e appiattimento dell'opposizione. Anzi, perch le opposizioni siano tali e non minoranze, occorre un governo unitario dell'assemblea, perché le opposizioni possano produrre proposte, stimolare e controllare l'esecutivo: credo davvero che occorra ribadire in tutte le occasioni, anche a livello teorico, questa regola "unitaria" della democrazia. Se ben si pensa, questa regola, signori Consiglieri, è la garanzia maggiore (altro che il semplice meccanismo garantistico delle minoranze) perché continui e si sviluppi il pluralismo, perché un partito e un schieramento non occupi e faccia suo lo Stato, perché nessuno spazio ci sia per avventure o richiami totalizzanti. E' una garanzia di fondo della democrazia politica; è la stessa ipotesi di fondo della politica democratica. Perché allora non esprimere, anche con il voto di oggi, in piena e trasparente chiarezza, senza equivoci di sorta, quello che sentiamo tutti essere una conseguenza logica di ragioni che penso siano ampiamente condivise? Perché non ribadire con il voto che il Presidente Sanlorenzo non è stato, e non sarà il Presidente dei comunisti e della maggioranza, che Paganelli non è stato e non sarà il Vicepresidente dei democristiani, o Bellomo non e il Vicepresidente dei socialisti, o i Consiglieri Fabbris Castagnone Vaccarino, Benzi, Petrini i Segretari dei rispettivi partiti, ma che invece, sono rispettivamente Presidente, Vicepresidenti e Segretari di tutti? Del resto - e mi avvio a chiudere - sono state queste considerazioni a indurci a fare nei mesi scorsi la proposta della Presidenza del Consiglio alla Democrazia Cristiana: in questo senso, appunto, di fiducia unitaria al rappresentante di quel Gruppo per un'emblematica garanzia unitaria di conduzione del Consiglio, Così come quando, insieme ai compagni socialisti all'indomani del 15 giugno, formulammo una proposta analoga, che poi non fu accettata (e le ragioni di allora possono anche essere comprese).
Queste sono le considerazioni di carattere generale che porto in piena coscienza a supporto di questa proposta.
Vorrei chiudere dicendo che aveva dimostrato di cogliere questa esigenza e di collocarsi correttamente di fronte allo specifico istituzionale chi, come Zanone, il 21/12/1973 diceva: "Riteniamo che il Presidente del Consiglio debba essere scelto in modo che sia espressione de 11 'assemblea, non di una maggioranza o di uno schieramento politico perché soltanto cosî si avrà la possibilità di assolvere le funzioni che gli competono di tutela dei principi, delle procedure legislative e regolamentari che disciplinano l'attività del Consiglio".
Allo stesso modo il 13/7/1970 il Consigliere Bianchi aveva giustamente compreso questa esigenza quando diceva: "Non posso che compiacermi, a nome del mio Gruppo, per il fatto che si manifestino da tutte le parti i propositi di far convergere ampie manifestazioni di consenso e di voto intanto sul nome della persona che dovrà presiedere questa assemblea a sottolineare il carattere unitario dell'assemblea stessa, l'unitarietà delle sue responsabilità".
Penso che quelle conclusioni, quelle intuizioni, fossero un modo giusto allora di collocarsi e possono essere oggi ancora il modo giusto e coerente di collocarci, tutti, in questa occasione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, constatiamo oggi, anche dopo il serio ed impegnato intervento del Consigliere Bontempi, che fu saggia ed utile la norma statutaria che previde il rinnovo della Presidenza e dell'Ufficio alla scadenza dei trenta mesi: per il prestigio e le sorti dell'istituzione e non tanto perché questa norma offrisse occasione per avvicendamenti suggeriti dalla spinta delle ambizioni; avvicendamenti che in questo caso non sono ricercati. Mentre può sovvenire la sollecitazione ad una riconferma, affinché l'esperienza e la bontà della prova dia risultati ulteriori nel corso a venire, è efficace lo stimolo che questa occasione offre alla meditazione e alla valutazione delle condizioni e dei modi della nostra convivenza politica, dell'indirizzo e della funzionalità dell'istituzione che ci è affidata ed in cui svolgiamo il mandato popolare.
Non è stata soltanto, quindi, una saggia convergenza e valutazione delle forze politiche nell'attuale congiuntura che ha portato a distinguere nettamente questo momento da quello del dibattito sul merito della situazione politica e del ruolo delle forze politiche, ma era una logica conseguenza di un'impostazione che andava rispettata e che oggi ci auguriamo pervenga a felici conclusioni.
Si tratta, nel nostro caso, di un'assemblea legislativa e quindi politica nel suo significato integrale dalla quale, pur nella distinzione dei poteri, del ruolo e delle responsabilità, direttamente od indirettamente dipende la legittimità e la validità degli altri organi regionali, che ripetono da questa la loro elezione, e dalla quale vengono comunque influenzati gli atti di tutti i soggetti pubblici e privati della Regione. E' attuale un vasto dibattito sulla nostra Costituzione, sulla sua attuazione e sulle differenze esistenti, clamorose, tra ciò che è stato scritto sulla carta - e si tratta di una Costituzione rigida - e ciò che la realtà è venuta determinando attraverso la prassi politica e lo spazio assunto dai partiti, dai sindacati, per effetto dello scambio di ruoli, con la creazione di vuoti e lo spostamento dei centri costituzionali dei poteri resi, in qualche momento, addirittura vaganti.
Sappiamo bene, quindi, che i comportamenti e i rapporti tra le forze politiche e sociali e i momenti istituzionali possono, pur nel rispetto formale di ciò che le leggi e gli statuti hanno dettato, condurre un'istituzione ad assumere fisionomia e caratteri diversi da quelli immaginati e voluti.
La rigidità - abbiamo detto - e la non flessibilità formale paiono qualche volta, più di stimolo che di remora ai mutamenti, non tutti certamente da avversare perché anche una carta o una legge costituzionale deve essere interpretata, adattata e resa viva nella realtà. L'esperienza che abbiamo insieme compiuto ed una doverosa riflessione ci inducono a riproporre e a precisare, sia pure in modo molto sintetico, come questo dibattito richiede, il nostro Giudizio la funzione del Consiglio regionale deve essere difesa e valorizzata - in questo concordiamo pienamente innanzitutto nel carattere specifico dei suoi compiti e dei suoi ruoli.
Deve essere difesa e valorizzata l'attività legislativa e deliberativa generale, in cui si fa concreto il momento di esercizio di una porzione della sovranità. L'altra attività specifica è quella dell'interpretazione e quindi anche della risonanza, della traduzione della volontà politica o meglio della domanda politica nascente dalla comunità regionale che viene qui o che qui dovrebbe essere armonicamente rappresentata per essere trasmessa alla superiore istanza dello Stato, quando le questioni lo richiedono, od essere qui direttamente ed organicamente collocata nel quadro delle compatibilità e delle possibilità di attuazione.
Vi è poi il terzo momento, specifico, della competenza e dell'attività regionale che è costituito dal controllo sull'attività di gestione delle leggi e delle risorse, sugli atti esecutivi: controllo non inteso burocraticamente ed in senso statico come informazione e commento, ma come supervisione tempestiva, quando occorra addirittura contestuale e dinamica che verifica, stimola ed indirizza. Ma l'esaltazione di questi tre ruoli fondamentali, la richiamata centralità del Consiglio, sulla quale pienamente conveniamo deve assolutamente resistere alla tentazione di assorbire progressivamente nell'assemblea ogni potere, pur lasciandone le apparenze altrove.
La distinzione degli organi, l'esatta collocazione delle responsabilità, la piena funzionalità del governo e la legittimità della sua iniziativa in cospetto e nei confronti di questa assemblea e verso il mondo esterno, l'autonomia degli Enti minori, la capacità di iniziativa degli Enti strumentali, sono condizione per l'efficienza ed insieme per la validità democratica dell'istituzione. Cose ovvie, non contraddette, ma che se non trovano coerente attuazione possono condurre a sbocchi ben diversi.
Le vie per consolidare la funzionalità e il prestigio politico di questa assemblea si trovano ovviamente e necessariamente nell'accentuazione e nell'affinamento delle funzioni e delle attività sue proprie ed interne.
Noi abbiamo il dovere di essere presenti in ogni situazione in cui un problema si apre e una sensibilità si attiva, ma il prestigio dell'assemblea è assicurato in via assolutamente prioritaria se essa sappia, nei modi propri, prima che nei modi impropri od estemporanei, dare risposte valide alle domande che le pervengono.
L'esame critico che noi sviluppiamo non è rivolto ad un ufficio o a singole persone; è un esame autocritico che investe l'assemblea e consiste in una meditazione sugli elementi validi di un'esperienza compiuta, per le prospettazioni e le indicazioni che ci fornisce per il futuro.
Il Presidente ci sarà garante e ci faciliterà il compito, nella gravità della situazione che attraversiamo. La necessità di rendere incisiva e concretamente avvertibile l'azione della Regione da parte del contesto amministrativo, sociale ed economico ci richiama a concentrare principalmente ogni sforzo in questa direzione.
Noi siamo pertanto interessati ad operare perché l'attività di elaborazione legislativa e la possibilità di iniziativa e di proposta da parte del Consiglio (non ci illudiamo che vi siano grandi spazi nell'attuale situazione politica ed economica per iniziative singole) possa raggiungere i migliori livelli in termini tecnici, di tempi, di attualità avvalendosi di metodologie più affinate e di supporti più efficienti.
La costituzione effettiva di un ufficio legislativo e la sua organica utilizzazione, insieme all'ufficio documentazione e alla biblioteca, sono traguardi cui abbiamo mirato più volte, ma che abbiamo verificato non essere facili da raggiungere e forse neanche molto prossimi. Sarebbe già un grosso risultato se potessimo garantire l'impegno per la consegna di un meccanismo così funzionante alla prossima legislatura: è compito quindi da svolgere nei restanti trenta mesi.
Le potenziali e le più volte riconosciute capacità dei funzionari vanno a questo fine concentrate, messe in condizione di offrire le possibili nuove prestazioni occorrenti, con aggiornamenti tecnici e messa a disposizione degli strumenti adeguati. Chi pensa ad un ufficio legislativo capace di elaborare, di predisporre schemi, quasi risolutivi, delle leggi credo che si affidi ad un'illusione intellettualistica, assolutamente destituita di fondamento: nessuno può surrogare il compito creativo e l'iniziativa legislativa che ha sede esclusivamente nella responsabilità politica. Abbiamo visto più volte come persone dotate di preparazione culturale più modesta, hanno messo in crisi e in difficoltà esperti e tecnici di alto livello, ma non forniti della cosiddetta "grazia" e della responsabilità specifica dello stato.
Tenuto conto di questo dato occorre che il Consiglio possa avvalersi di un'assistenza e di una strumentazione che offrano maggiori certezze sul quadro giuridico culturale, sulla compatibilità tra le norme che si stanno per varare e l'ordinamento giuridico nel suo insieme, sulle esperienze già compiute e maturate in altre Regioni ed in altri Paesi dai quali si possono mutuare insegnamenti, nessuno escludendone.
Siamo interessati inoltre a migliorare la qualità sostanziale e formale delle leggi perché esse possano meglio e più chiaramente esprimere anche i contenuti politici. E' solo un atteggiamento sotto culturale quello che disdegna l'attenzione all'aspetto letterario, alla precisione terminologica, alla qualità stilistica dei testi, perché attraverso questi caratteri si raggiungono i migliori risultati di efficienza, di incisività di ricettività politica.
Siamo interessati all'ulteriore riorganizzazione del lavoro delle Commissioni- Il passo fatto è positivo, non dobbiamo pentirci della riduzione delle Commissioni da otto a cinque e delle occasioni che questa decisione ha offerto, ma sicuramente con l'assunzione di nuove responsabilità da parte dei singoli Consiglieri e dei Gruppi possiamo migliorare le cose. Il lavoro delle Commissioni deve essere più agile.
Anche qui la scala dei valori deve essere sempre presente, per non dedicare a facili discorsi e confronti tempi lunghi, sacrificando poi in strette specialistiche o in confronti tra pochi le materie di maggiore importanza.
Il nostro lavoro deve essere più pertinente e meno dispersivo.
A questi effetti mi pare possa sovvenire una predisposizione più organica degli ordini del giorno e soprattutto la preventiva preparazione di documentazioni sintetiche, di relazioni tecniche che consentano ai vari Consiglieri, che hanno diversa estrazione e diversa preparazione rispetto alla molteplicità dei temi, di essere coinvolti più rapidamente e più facilmente nella discussione.
L'affiancamento e l'assistenza degli uffici, che già abbiamo ricordato è preziosa. L'azione individuale che i funzionari compiono può facilitare e rendere più agevole confronto politico e gli stessi risultati, anche in termini di contenuti.
Prestiamo, infine, molta attenzione alle modalità di funzionamento di questa assemblea, materia su cui è impegnata la sensibilità dei Gruppi e la responsabilità dei singoli Consiglieri- I dibattiti generali che spesso hanno attinto, per riconoscimento esterno, livelli di sicura dignità qualche volta si stemperano in stanche ritualità o in dialoghi tra pochi informati o delegati a trattare materie che sembrano specialistiche Occorre quindi, da un lato, assicurare maggiormente, non soltanto il coinvolgimento dei Gruppi, ma anche di tutti e di ciascuno dei Consiglieri cui deve poter giungere sempre, in termini di leggibilità, di informazione chiara e sintetica, il materiale preparatorio della discussione e dell'approvazione dei provvedimenti; dall'altro lato, occorrerà una più attenta, rigorosa e comune verifica sul modo di collocare, di condurre e di svolgere i dibattiti generali. Questo è un mandato che al nuovo Ufficio di Presidenza deve essere conferito, perché non vi è nulla di più pregiudizievole per il prestigio e il decoro di un'assemblea che la conduzione stanca, fiacca, disattenta di dibattiti, che poi non attingono a risultati concludenti.
Occorrerà il coraggio di rinunciare ad alcune di queste ritualità e di queste scadenze per preparare scrupolosamente e concentrare l'attenzione su punti di grande rilevanza per i quali l'attenzione dei Consiglieri sia necessariamente incatenata e l'attenzione del pubblico esterno sia sufficientemente richiamata.
Valorizzata maggiormente deve essere la funzione di controllo demandata, come uno dei compiti essenziali e come cardine del sistema democratico, all'assemblea elettiva. Si tratta, com'é noto, di un controllo che non è burocratico e neppure tecnico-giuridico, ma squisitamente politico. Questo controllo deve avere efficacemente ad oggetto alcuni diversi momenti. Innanzitutto quello tradizionale che avrà da spiegarsi più efficacemente nel futuro, riguardo alle funzioni amministrative, di gestione e di indirizzo esplicate dalla Giunta, dagli organi e dagli uffici esecutivi. Avevamo detto che dovevano studiarsi e procurarsi anche momenti di contestualità rispetto a questo controllo ed alcuni, di fatto, si sono avuti davanti alle Commissioni, per la sensibilità della Giunta e di Assessori o per la richiesta di Consiglieri.
Particolarmente delicata è questa funzione di controllo in una fase di trapasso che ci porta dalla fase costituente,di approvazione, delle leggi generali, delle leggi quadro, alla fase più incisiva ed operativa con l'attribuzione di compiti concreti ai Comprensori, ed un rapporto più organico con gli Enti locali, attraverso l'attivazione degli uffici della Regione. Un altro tipo di controllo riguarda l'efficacia e gli effetti della legislazione. E' un controllo che dovrà essere quasi istituzionalizzato, reso forse periodico, per verificare la validità e la necessità di aggi ornamento, di coordinamento, di revisione della legislazione. Seguendo questo metodo non solo si perfezionerà l'attività legislativa del Consiglio pervenendo all'approvazione di leggi sempre migliori dal punto di vista tecnico e giuridico, ma tutto il sistema legislativo regionale potrà essere condotto ai migliori livelli dell'incisività politica. Da ultimo, un cenno sull'attività tradizionale che è costituita dalle interrogazioni e dalle interpellanze. La guida del Presidente e l'autodisciplina del Consiglio e dei Gruppi ha fatto fare grandi progressi nella rapidità delle discussioni che nascono da questi momenti. Forse qualche ulteriore attenzione potrà essere prestata per la migliore collocazione degli argomenti a seconda del tempo e rispetto al tema proposto per ottenerne una rilevanza non soltanto Formale, con registrazione negli atti della Regione. Autodisciplina e autocontrollo dunque, da, parte di tutti i Consiglieri di tutti i Gruppi, non escluso il mio che, essendo all'opposizione, è più sollecitato a proporre interrogazioni e ha anche il dovere di pensarvi, ma che si impegna a farlo secondo questa prospettiva; naturalmente rimettendosi a chi regge l'assemblea per la moderazione delle sue stesse iniziative e il loro esatto inserimento nella vita istituzionale.
Questo, indicativamente, per quanto attiene all'attività interna dell'assemblea, che è poi la più specifica e la più qualificata attività con effetti esterni, perché non vi è nulla di più incisivo rispetto alla realtà esterna che fare le leggi, deliberare sulle medesime, rivederle controllare l'opera del governo e l'attività amministrativa.
Rispetto all'attività specificatamente esterna noi non muoviamo censure, non facciamo analisi critiche sulla generalità. Constatiamo proprio partendo dai punti positivi, che se è vero che la Regione acquisisce consensi, adempie alla sua funzione, accresce il proprio prestigio, contribuisce al senso della comunità regionale intervenendo nei momenti più opportuni e che lo richiedono in modo pressante, come è stato per la tragedia del Friuli, com'é per il drammatico tema del terrorismo egualmente rischia o rischierebbe - diciamolo pure al condizionale - di scadere ad Ente promozionale cui si rivolgono tutte le istanze, tutte le sollecitazioni, al quale si chiedono tutti i patrocini, se moltiplicasse queste occasioni di intervento in funzione di una diligenza, di un impegno di una volontà di fare, non controllata e non graduata. Il prestigio l'influenza dell'assemblea sono costituiti dal suo stesso rapporto con la comunità regionale; sono, in via assolutamente primaria, affidati alla sua attività legislativa e politica.
Veniamo ora brevemente al problema posto questa mattina, per il quale abbiamo sentito sollecitazioni che non ci lasciano indifferenti.
Indifferenti non eravamo neanche prima che ci venissero esplicitamente e caldamente rivolte queste sollecitazioni, rispetto alla ricerca di una soluzione unitaria che dia luogo ad una responsabilità unitaria, che consenta il miglior governo di questa assemblea, la miglior atmosfera, per facilitare il confronto pluralistico e dialettico tra le forze politiche e tra governo ed assemblea.
Ci sentiamo pienamente coinvolti nell'appello all'unitarietà nell'assolvere alle responsabilità di guida, di arbitrato e di garanzia dei lavori dell'assemblea che il Presidente in prima persona, e l'Ufficio di Presidenza collegialmente, devono assicurare. Diciamo inoltre che in questa fase, nella situazione in cui ci troviamo, ma non c'è bisogno di ricorrere ad eccezionalità per affermarlo, riteniamo perfettamente legittima, e riterremmo illegittimo il contrastarla, la proposizione della candidatura del Presidente uscente in quanto membro, rappresentante che gode intanto la fiducia della maggioranza, per costituire in modo più corretto l'Ufficio di Presidenza e di questa assemblea.
A noi sta bene la designazione, non abbiamo riserve di sorta da sollevare rispetto a questa designazione dal punto di vista personale, dal punto di vista del giudizio sulla passione politica, sul livello culturale sulla dignità formale che il Presidente ha assicurato all'esercizio della sua alta e difficile funzione, tanto più difficile in quanto egli proviene da un partito nel quale la militanza è stretta e ideologicamente molto impegnativa. Ancora oggi il Consigliere Bontempi lo ha designato con l'appellativo affettuoso di "compagno", significativo anche politicamente a sottolineare che, quale compagno, ha presieduto l'assemblea in modo corretto. Noi riconosciamo che questa posizione gli rende qualche volta più difficile l'esercizio di questa funzione. Siamo qui per facilitargli l compito, in un corretto gioco in questa assemblea nella quale non sono trascurabili i rapporti personali e la stima personale, la capacità di capirsi tra le persone che pur con rigore interpretano ruoli diversi.
Quindi non intendiamo contrapporre candidature, non abbiamo eccezioni da muovere, non abbiamo voti da proporre in termini negativi. Noi, su questa vicenda, le spiegazioni le abbiamo già date anche fuori di qui e ci asteniamo dal ripeterle. Il nostro voto di astensione esprime, in una fase delicata, la fermezza di una linea e la puntigliosa ricerca della chiarezza dei ruoli, ma non suona rifiuto dalla responsabilità collegiale nella funzione di garanzia che il Presidente e l'Ufficio di Presidenza hanno. Un momento dopo l'adempimento di questo compito formale il Presidente rieletto sarà anche il nostro Presidente al quale chiediamo la garanzia della massima oggettività possibile nella conduzione dei lavori di questa assemblea, ma al quale anche diamo il massimo della fiducia e il sostegno perché questo compito difficile possa essere svolto.
Non vi è quindi da parte nostra la ricerca o l'insistenza su momenti di distinzione e di frattura, che non sarebbero funzionali alla corretta guida e alla vita di questa assemblea; vi è anzi un momento di serena chiarezza per la chiusura di un periodo, di una fase. Potremo riprendere l'argomento tra qualche settimana sui temi generali dei rapporti politici. Noi sentiamo che così operando contribuiamo a far intendere all'elettorato che ci ha proposto e all'opinione pubblica in generale che qui non si compromettono impropriamente posizioni politiche essenziali, perché abbiamo ed avremmo il coraggio, laddove si presentasse la necessità di confronti o di incontri su problemi specifici, oppure di intese su problemi generali, e quando le condizioni politiche lo permettessero, di farlo per le vie dirette. Non vogliamo che in questa fase si possa pensare che si compiono dei piccoli tortuosi passi in una direzione che può conoscere soltanto vie maestre.
Concludo: mi si consenta di esprimere il mio personale ringraziamento ed apprezzamento al Presidente Sanlorenzo per l'enorme e lodevole fatica compiuta in trenta mesi, assicurandolo che i compiti dei prossimi trenta gli saranno facilitati dalla nostra comprensione e dalla nostra fiducia.
Rivolgo anche un ringraziamento particolare ed affettuoso ai Consiglieri che il nostro Gruppo ha quasi un po' staccato da sé, mettendoli a disposizione di questo servizio nell'interesse comune. Lo stesso ringraziamento rivolgiamo ai Consiglieri espressi da altre forze politiche ai quali pure, non solo per ragioni tecniche, siamo disposti a conferire voti per garantire l'equilibrio dell'Ufficio che ci dovrà reggere nei prossimi trenta mesi, in un lavoro impegnativo e decisivo per le sorti e il prestigio dell'istituto regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Ritengo corretto ed esatto scindere tra momento istituzionale che coinvolge la gestione dell'assemblea, ricco di significati politici più generali, che non sconfinano in unanimismo, ma si avvicinano a più ampie unità a difesa di quei valori di democrazia e di partecipazione verificati nella Resistenza, patrimonio comune di gran parte delle forze politiche che siedono in questo consesso, da quello pure istituzionale, ma più ricco di specifiche ed individuate valenze politiche che la designazione del capo dell'esecutivo che deve gestire, sostenuto da una chiara maggioranza, la politica che questa maggioranza vorrebbe e vuole perseguire.
Non sono novità queste per una forza politica di tradizione liberale e la conferma la ritraggo nelle parole e nei concetti che senza plagio rifaccio oggi miei,che l'attuale Segretario nazionale del PLI, quando era Capogruppo del PLI e pertanto espressione politica del mio pensiero pronunciò in quest'aula in identica situazione all'inizio della prima legislatura regionale e che il collega Bontempi ha testé richiamato. Il giudizio e il voto a favore della candidatura Sanlorenzo, avanzata dal PCI trova il nostro assenso non come logica conseguenza delle solide e valide intese di alleanza politica che ci lega, nel governo del Piemonte, insieme al PSI e a questo partito.
Proprio per rispetto alla scissione dei due momenti istituzionali quello di oggi da quello del dibattito politico a cui fra poco saremo chiamati, le motivazioni del nostro voto a favore del Presidente Sanlorenzo sono di tipo diverso. Un primo ordine riguarda il giudizio positivo che sulla sua opera ci sentiamo oggi di sottolineare. E' sufficiente un richiamo concreto. In un momento di gravi tensioni sociali, nelle quali forze oscure, irresponsabili e criminali hanno con assidua e metodica costanza innescato drammatici attacchi alle istituzioni democratiche, alle strutture sociali e all'incolumità dei cittadini, il Presidente Sanlorenzo è stato il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, terra dove lo scotto per il riscatto della democrazia che la sua gente ha pagato è forse stato il più alto, il più nobile di tutta la storia dell'antitotalitarismo italiano. Non è stato certo facile affermare valori di democrazia e di libertà in questo contesto sociale e politico e non credo, colleghi, che in questi momenti che non sono più cronaca e che già stanno diventando storia egli abbia guadagnato il giudizio che, sempre restando un comunista egli è stato un Presidente intelligente, attento, puntuale, imparziale e democratico, senza che nessuno voglia assumersi la capacità di dare patenti di democrazia, ma sono riconoscimenti che sorgono dai fatti. Credo che le motivazioni, per avere una portata politica, non possono solo ridursi a valutare il passato: finirebbero in una melensa agiografia, enumerazione di fatti, perdendo la fluidità e la costante vivacità del discorso politico.
Ecco pertanto le motivazioni che riguardano il futuro e che hanno giustificazioni politiche più generali. La Regione Piemonte si è impegnata senza iattanza per ed in una qualificata politica di piano, con la conseguente necessità di scelte coraggiose, impopolari e pertanto il più possibile partecipate. Ecco pertanto un nuovo ruolo ed una più esaltata funzione operativa del Consiglio tutto, come momento di attenta valutazione, da parte delle forze politiche che lo compongono, delle proposte proprie della Giunta, momento politico che necessariamente è già parte.
Questa nuova funzionalità, una più organica esaltazione delle capacità di acquisire più ampi consensi che lo stesso Consiglio nella strutturazione organica delle sue Commissioni può ottenere, presuppone prestigio personale, peso politico, senso del pluralismo, rispetto delle altrui ragioni e grande esperienza nell'uomo che dovrà assumere la sua Presidenza.
Ecco perché, al di fuori di meschini, e se non meschine,anche solo limitate interpretazioni tattiche della lotta politica, che esaltano e sostanziano la stessa vita democratica, ci sentiamo di dare, e di suggerire di dare al Presidente Sanlorenzo il consenso anche oltre ai limiti dell'alleanza che lega il suo partito al PSI ed al mio, per rafforzare e sottolineare quegli aspetti, quelle garanzie che sono, credo, condivise da tutti, e i termini e le grandi linee dell'azione a cui il Presidente uscente Sanlorenzo dovrà già essere chiamato a rispettare nei prossimi anni e nei prossimi trenta mesi, fino al termine di questa importante e forse decisiva seconda legislatura.
Ci auguriamo che questo nostro voto sia anche invito accolto che possa allargare la base dei consensi che porrà Sanlorenzo alla guida del nostro Consiglio con un prestigio che gli consentirà di interpretare maggiormente non la volontà dei più, ma anche quella degli altri, così come egli ha saputo fare in precedenza e così come è nostra convinzione che egli saprà fare nei prossimi trenta mesi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendendo la parola in questa riunione che giudico molto importante e significativa mi sento lo stato d'animo, fatte le debite proporzioni, di Wellington alla sera della battaglia di Waterloo quando attendeva Blücher, e in questo caso Blücher è il mio Gruppo, che non vedo per ragioni ovvie, perché un Consigliere è ammalato, l'altro è stato colpito da una dolorosissima disgrazia e l terzo probabilmente è malato anch'esso. Ho citato Wellington e non Napoleone che aspettava a sua volta Grouchy perché non c'é nessun dubbio che la vittoria arrise a Wellington e i Blücher che sono assenti in questo momento io li considero presenti a tutti gli effetti attraverso le parole che intendo dire.
Noi ci troviamo oggi ad adempiere ad un compito che ha un'importanza straordinaria e che a metà della legislatura ci porta a votare per l'elezione dell'Ufficio di Presidenza, Presidente, due Vicepresidenti e quattro Segretari, i quali devono regolare e contribuire a portare avanti la vita del nostro Consiglio.
Come ci siamo comportati noi socialdemocratici nella prima e nella seconda legislatura di fronte a questa incombenza? Nella prima legislatura abbiamo sempre votato tutti i Presidenti del Consiglio. Nella seconda non abbiamo votato la candidatura del Consigliere Sanlorenzo perché in quel momento la disputa politica aveva assunto un aspetto non ancora chiarificato, all'inizio di una legislatura in cui la battaglia era aperta anche per la soluzione di carattere politico da dare alla Regione ed in cui noi, dissentendo da un'impostazione che era stata data, abbiamo anticipato una valutazione politica che abbiamo poi successivamente confermato. Oggi a trenta mesi di distanza, la valutazione che un Gruppo come il nostro deve fare non è quella di una collocazione del Presidente in termini di rappresentante di una maggioranza che, come tale, deve essere contrastata o comunque non appoggiata. Noi riteniamo che le valutazioni che si fanno in una riunione come quella di oggi devono essere nettamente diverse da quelle che faremo in una riunione che ci sarà ai primi di febbraio. Nettamente diverse non per una valutazione di ordine politico o per un revivemente di ordine politico. A metà legislatura ci sono delle posizioni politiche che vengono in un certo senso ad essere cristallizzate o comunque che hanno una caratterizzazione che è stata già formata e consolidata.
Questo nostro atteggiamento lo esprimeremo certamente nel dibattito che faremo sul problema generale della conduzione della Regione che investirà il confronto con l'attuale maggioranza. In questo momento non possiamo non tener conto di due fattori: la conduzione di questi trenta mesi della legislatura, il funzionamento dell'Ufficio di Presidenza che è stato solidale, ad unanimità, che ha coinvolto tutte le forze politiche rappresentate in una caratteristica oltretutto che va sottolineata, di un rapporto all'interno dell'Ufficio di Presidenza a favore delle forze collocate nella cosiddetta opposizione. Per questa ragione il discorso oggi è molto più semplificato e molto più facile. Non sono propenso a titolo personale, ma neanche come rappresentante del Gruppo ad esprimere attraverso elogi anche accentuate motivazioni politiche poi differenti.
Diceva un deputato a chi lo elogiava "meno elogi, ma più voti" perch voleva dimostrare evidentemente che quello che contava non erano gli elogi ma i voti. Gli elogi in questo momento ritengo siano sprecati, perch dovrei aprire il discorso sui sette membri dell'Ufficio di Presidenza e dovrei andare a suddividere l'insieme degli elogi. Mi limiterò invece a fare alcune critiche in generale; alcune sono già state fatte, ma non sono critiche di fondo. La nostra istituzione ha funzionato e ha tutte le caratteristiche per funzionare. Ritengo che ci siano stati momenti di particolare difficoltà. Ricordo qualche seduta di Consiglio non troppo producente, qualche situazione in cui, non dico un polso più fermo, ma certamente una conduzione meno acquiescente agli umori dell'assemblea avrebbe potuto rendere più succose le sedute e più stringenti i punti da attuare.
Tuttavia ritengo che passi validi sono stati fatti, come il funzionamento delle Commissioni, l'esatta interpretazione del problema della partecipazione che non è diventato più un elemento paralizzante dell'attività del Consiglio, non è più diventato un momento del sentire per il sentire, ma è diventato un momento di reale interlocuzione con interlocutori che erano quelli debitamente validi e con i quali si poteva arrivare ad una certa operatività nell'immediato.
Questo funzionamento deve essere sottolineato anche se molti problemi rimangono aperti, anche se nel funzionamento del Consiglio tutti i Gruppi dovranno farsi carico di apportare un contributo per migliorarne i lavori.
Diremo a suo tempo del problema della collocazione che noi diamo al Consiglio nei confronti dell'esecutivo, ma lo diremo in termini che non presuppongono antitesi, ma una giusta qualificazione dei ruoli ed una corretta interpretazione dei dettami statutari.
Tra le segnalazioni che posso fare al nuovo Ufficio di Presidenza - mi scusino i Consiglieri se si tratta di un problema che ha scarsa rilevanza politica, ma che è pur significativo - chiedo che ci sia anche quella della tutela in prospettiva dell'assetto e dello status dei Consiglieri stessi.
E' un problema al quale l'Ufficio di Presidenza credo debba richiamarsi perché investe il futuro soprattutto di quei Consiglieri che non avranno la fortuna di ripetere la legislatura. Detto questo, dico con franchezza che se avessi avuto il mio Gruppo presente avrei fatto la proposta di distribuire i nostri quattro voti in questo modo: quattro voti per il Presidente del Consiglio, due voti si sarebbero riversati sui due Vicepresidenti e avremmo chiesto l'apporto di tutti gli altri Gruppi per l'elezione di Benzi a Segretario, che credo possa essere coinvolto negli elogi che genericamente sono stati fatti all'Ufficio di Presidenza.
Rimanendo solo non potrò fare altro che esprimere il voto al Presidente del Consiglio, voto che non ha significato politico, ma che ha il significato di riconoscimento della validità della persona, di riconoscimento della funzione che attribuiamo all'Ufficio di Presidenza, e voterò il collega Paganelli come Vicepresidente - mi rincresce, ma lo dico con franchezza - non in alternativa, ma per una ragione di equilibrio che avrebbe riflettuto e dovrebbe riflettere quello sdoppiamento che con un Gruppo di quattro Consiglieri avrei attuato in modo più efficace.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, farò alcune brevi considerazioni a nome del Gruppo repubblicano, per quanto riguarda l'attività del Consiglio regionale e soprattutto per quanto riguarda la centralità della funzione del Consiglio; centralità che, a mio avviso, non è ancora totalmente esplicata perché non possiamo dire che sia completamente finita la fase costituente. Solo quest'anno infatti abbiamo votato un piano programmatico, che è previsto dallo Statuto, in assenza del quale alcuni adempimenti statutari non potevano diventare operanti.
Vorrei sottolineare la centralità che viene ad acquistare all'interno del Consiglio la Commissione programmazione e bilancio, l'unica Commissione specificamente prevista dallo Statuto. Voglio leggere il dettato dello Statuto, all'art. 22: "Tra le Commissioni permanenti è istituita la Commissione programmazione e bilancio la quale: esamina in sede referente il bilancio preventivo e il conto consuntivo esamina in sede referente gli atti relativi alla programmazione di cui all'art. 74 che debbono essere esaminati in sede consultiva dalle altre Commissioni per le materie di loro competenza esamina in sede consultiva le proposte di legge che comportano impegni di spesa a carico del bilancio, al fine di valutarne la coerenza con il programma pluriennale di attività e di spesa e con il bilancio ed eventualmente segnalando esigenze di aggiornamento del programma esercita secondo le modalità stabilite dal regolamento, funzioni di controllo sulla gestione patrimoniale e contabile della Regione".
Questo è un punto di grandissima importanza che non è stato sollevato nella discussione. Per questo motivo, invece di trattare complessivamente la materia come hanno fatto i colleghi, vorrei puntualizzare il problema anche perché esso comporta un differente rapporto fra il Consiglio e la Giunta.
Non vorrei entrare nella discussione politica che faremo tra venti giorni, se non per toccare la parte che riguarda i rapporti istituzionali che debbono esistere tra il Consiglio e la Giunta e, in questo caso specifico, fra la Commissione programmazione e bilancio e la Giunta.
Nella vivace discussione che si tenne quando si approvò lo Statuto, il problema della collegialità della Giunta fu a lungo dibattuto, anche se poi lo Statuto gli diede il rilievo necessario. Ecco perché dico che la fase costituente non è ancora terminata, perché di fronte ai compiti della Commissione programmazione e bilancio è chiaro che non potremo che avere una Giunta con responsabilità collegiali, come ha, ma anche con attività di tipo collegiale. Qualsiasi tipo di sfasatura all'interno dei vari Assessorati non potrà che essere ampiamente rilevata dall'opera della Commissione programmazione e bilancio. Questo tipo di considerazioni sulla centralità del Consiglio regionale e della Commissione che più esprime questa centralità, mi porta a fare altre considerazioni che hanno già sottolineato alcuni Consiglieri, sulla necessità di un Ufficio legislativo e di un Ufficio documentazione che abbiano maggiore peso, maggiore qualificazione e maggiore ampiezza. La Commissione programmazione e bilancio, in considerazione dei compiti nuovi che dovrà assolvere, non potrà certo continuare ad operare con il tipo di per sonale che ha in questo momento, qualificato, ma modesto come quantità. Mi pare opportuno sottolineare questo aspetto, sul quale tutte le forze politiche dovranno meditare.
Per quanto riguarda la ragione specifica per la quale siamo chiamati oggi a votare, ho ragione di provare un certo imbarazzo a parlare in qualità di Capogruppo e anche di membro dell'Ufficio di Presidenza: è l'imbarazzo che tocca ai partiti piccoli e me ne scuso con i colleghi.
Tuttavia, debbo dire che, sia pure con molte imperfezioni e difetti - e posso farmene carico -, l'Ufficio di Presidenza ha lavorato in unità costante.
Stupisce l'atteggiamento di alcuni Gruppi che vogliono accentuare la loro caratterizzazione di opposizione che, per quanto riguarda il Partito repubblicano, non si mette affatto in discussione, ma che, a nostro avviso non ha ragione di essere in questo momento in cui stiamo per eleggere l'organo che deve garantire la funzionalità e l'esistenza stessa del Consiglio regionale.
Tale significato è sottolineato anche dal fatto che il precedente Ufficio di Presidenza, che viene oggi riproposto, non era composto secondo una divisione di maggioranza e di minoranza, come lo Statuto richiede, ma aveva una maggioranza di tipo inverso, in quanto l'opposizione nel Consiglio era la maggioranza nell'Ufficio di Presidenza. Se l'Ufficio di Presidenza viene oggi riproposto con queste caratteristiche, non vediamo quale ragione ci possa essere per non procedere ad un'elezione unitaria anche della Presidenza, delle Vicepresidenze e dei Segretari.
Rimane chiara la posizione del Partito repubblicano invece nei confronti della Giunta, posizione di opposizione costruttiva come sempre i repubblicani hanno avuto nei confronti del governo regionale.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, colleghi, il Gruppo socialista dichiara il proprio voto a favore del Presidente del Consiglio regionale, Dino Sanlorenzo, e si associa alle espressioni di consenso e di stima che sono state espresse non soltanto dai Gruppi che compongono la maggioranza politica, ma anche da autorevoli rappresentanti dei Gruppi di opposizione. Proprio per questo richiamando in particolare quanto detto dal collega Bontempi sul carattere istituzionale di questa votazione e ripreso ancora dal Capogruppo repubblicano, non possiamo non esprimere il nostro rammarico, senza che ci possa suonare in alcun modo rimprovero verso chicchessia, per il fatto che non sia oggi possibile giungere, come invece è accaduto per altissime cariche di rappresentanza nei corpi elettivi del nostro Paese, all'unanime consenso di tutte le forze democratiche per l'elezione delle massime cariche del Consiglio regionale.
E' mia personale convinzione che sia prevalsa in fondo una sorta di impostazione o di ottica, detto senza alcuna malignità, un po' provincialistica, o di timidezza o per timori coalizionistici che non mi sembra invece di aver rilevato nella storia di questi trenta mesi di vita del Consiglio regionale; non senza rilevare ancora che l'Ufficio di Presidenza, per quanto è a noi noto, ha sempre operato unitariamente rispettando in questo modo con assoluta correttezza la norma statutaria che lo fa garante dei diritti e delle libertà dell'assemblea e che quindi avrebbe meritato l'unanime conferma.
Per queste ragioni non entrerò nel merito dei problemi affrontati nella bozza, peraltro inedita, della proposta di relazione dell'Ufficio di Presidenza, sui cui temi sono già intervenuti altri colleghi, riservandomi di intervenire sui singoli argomenti al momento in cui saranno portati all'attenzione e alla discussione del Consiglio regionale. Non posso tuttavia non esprimere personalmente, come Presidente della H Commissione e credo di interpretare anche il ringraziamento del collega Bono Vicepresidente, e dei colleghi della Commissione - per quanto la bozza dice in ordine al tipo di rapporti che si sono instaurati fra la II Commissione e la Giunta, merito dei colleghi della Commissione, merito ovviamente degli Assessori che hanno rapporti con la Commissione stessa, rapporti che sono stati molto proficui e molto intensi.
Il Gruppo socialista, poi, ripropone per la Vicepresidenza del Consiglio regionale Emilio Bellomo. Ritengo di esprimere, tralasciando gli elogi alla persona,che in queste occasioni sembra abbiano il senso dell'affettata celebrazione rituale che so non piacere all'amico Bellomo (almeno così lui dice), il mio personale ringraziamento come Capogruppo del PSI per quanto egli, pur tra i molteplici impegni e le difficoltà che ha dovuto affrontare come Vicepresidente, ha tuttavia fatto in appoggio all'attività del Gruppo nel Consiglio, nelle Commissioni, con gli interventi ed il lavoro in aula, a dimostrazione di una responsabile sensibilità civile e politica che affonda le sue radici nella lunga e, se mi consente, quasi semi-secolare militanza socialista.
Per queste ragioni il Gruppo socialista voterà nel senso che ho adesso dichiarato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, al di là di ogni considerazione sui metodi di conduzione dell'assemblea, intendo esprimere una valutazione di carattere politico sulla futura composizione dell'Ufficio di Presidenza, così com' stata delineata, cosî com'è stata proposta.
Tale composizione esclude dalla rappresentanza alcuni Gruppi componenti di questa assemblea, come il Gruppo liberale e il Gruppo al quale appartengo. Questa esclusione mi induce ad una valutazione che non pu essere che politicamente negativa, dalla quale consegue la mia decisione di astenermi, assicurando peraltro all'Ufficio di Presidenza che sta per essere eletto tutta la mia collaborazione per il corretto funzionamento dell'assemblea.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Ha detto bene il Capogruppo Bianchi che è estremamente opportuna una pausa, quando si fa il giro di boa, a metà della legislatura. E' un'occasione di riflessione sui rapporti tra le istituzioni regionali ed è anche un'occasione di riflessione sul modo d'essere e di comportarsi dei partiti nei confronti delle istituzioni stesse. Nel tentativo di dare un contributo e non soltanto di ripetere quanto è convincimento comune ritengo che il riconoscimento migliore che si possa dare all'Ufficio di Presidenza è quello di muovere degli appunti, poiché la franchezza in politica è la dimensione e l'habitat in cui si manifesta il reciproco rispetto. Sui tre punti che sono stati oggetto della nostra riflessione Commissioni, centralità del Consiglio e modo d'essere del Consiglio stesso e della sua Presidenza verso l'esterno, forse è il caso di fare qualche riflessione più approfondita. Certamente le Commissioni vanno potenziate essendo la sede di prima approssimazione e di prima valutazione dell'attività legislativa e proprio perché costituiscono la fase istruttoria devono essere, soprattutto in termini tecnici, le più compiute e le più ricche possibile. Mi trovano quindi concorde particolarmente i suggerimenti del Consigliere Bianchi, perché il Consiglio e le Commissioni siano dotati di strumenti e di mezzi affinché i Consiglieri possano assolvere nel modo migliore ai loro compiti.
Per quanto riguarda i rapporti verso l'esterno andrei molto cauto a porre delle remore. Non sono tra quelli che si sono dimostrati troppo entusiasti di talune iniziative, tuttavia proprio questa pausa di riflessione ci deve dire che forse è meglio sbagliare facendo che sbagliare non facendo. Stamattina, per esempio, tutti abbiamo posto a titolo della nostra attività l'impegno sul terrorismo; il Presidente Sanlorenzo e i colleghi mi saranno testimoni del salto di qualità, di responsabilizzazione e di prestigio che abbiamo fatto da quel pomeriggio quando il Consigliere Rossotto interruppe il dibattito chiedendone la sospensione, per riflettere sull'omicidio dell'avvocato Croce. Siamo diventati i protagonisti della riflessione sul terrorismo e se non avessimo fatto, in tutte le occasioni un passo in avanti, rischiando anche qualche slabbratura che per quanto mi è stato possibile ho puntualmente richiamato in questa sede, certamente non avremmo perseguito nessun risultato.
Signor Presidente, proprio perché apparteniamo ad un'istituzione che sta ancora nascendo e proprio perché coloro che hanno voluto la Regione (e non sono tra quelli), non l'hanno voluta soltanto per fare leggi e "vestiti" su misura degli utenti, ma l'hanno voluta perché crescesse un diverso tipo di Stato e un diverso modo di essere della collettività, ogni volta che farà dei tentativi per andare avanti mi troverà solidale, anche se puntualmente critico della sua non capacità di verificare e di gestire questo fenomeno. Purtroppo, interessi politici, elettorali e settoriali fanno sì che le nostre iniziative tendano ad essere strumentalizzate od egemonizzate da qualcuno. Questo è il momento di resistenza e di vigilanza che dobbiamo avere, però questo non deve essere prevalente sulla disponibilità ad avere anche il coraggio di uscire da certe regole precise che sembrerebbe facile imporre, mentre in definitiva sarebbero soltanto degli alibi alla nostra pigrizia e alla nostra incapacità.
Si è detto della centralità del Consiglio. Ho ascoltato con stupore alcuni colleghi che hanno parlato di rapporti corretti tra Giunta e Commissioni. Ci sono stati alcuni episodi in cui effettivamente la Giunta non ha avuto questa delicatezza nei confronti del Consiglio. Rimprovero al Presidente del Consiglio di non avere sollevato e investito i Presidenti delle Commissioni delle responsabilità che loro competevano, o di far finta di niente o di dare le dimissioni. Forse al Presidente del Consiglio sarebbe spettato il dovere di intervenire con una lettera richiamando la Giunta a non interferire. Questo mi pare un richiamo dovuto, detto amichevolmente, Presidente Sanlorenzo, nella dimensione di franchezza e di rispetto reciproco. Cito un caso per essere più esplicito: quando la Giunta regionale del Piemonte, moto proprio, non obbligata da nessuna legge trasferisce il tutto al Consiglio e quindi alla II Commissione e poi dichiara che è disponibile ad accettare in Piemonte una centrale nucleare significa pronunciarsi su quello che dovrà essere il lavoro della Commissione, ossia sull'idoneità delle aree, non dei siti. A mio avviso, in quel momento, non si è messa in discussione soltanto la credibilità della II Commissione, ma si è messa in discussione la credibilità del metodo fondamentale di gestione della Regione, cioè la partecipazione. I consultati hanno avuto la netta impressione di stare a giocare sulla sabbia.
Ho ricordato questo episodio per chiedere a lei, Presidente, visto che avremo il piacere di averla ancora per altri trenta mesi, di essere per quanto possibile più rigoroso e più rigido.
Vengo adesso alla riflessione di ordine politico che non è stata fatta e non so per quale motivo. E' inutile che si ignori che intorno alla Presidenza del Consiglio si è aperta un'ipotesi politica da parte di qualcuno, rifiutata da parte di qualcun altro. Il problema non mi riguarda non sto a giudicare se ha fatto bene la maggioranza a cercare di coinvolgere nella gestione la D.C. o se ha fatto male; non sto a giudicare la D.C. se ha fatto bene o se ha fatto male a non accettare. Non è avvenuto nulla, quindi il problema potrebbe anche chiudersi qui. Tuttavia, dal momento che non stiamo esaminando un problema politico ma stiamo esaminando un problema istituzionale, ho ragione di sottolineare il modo grossolano con cui due partiti si sono posti nei confronti del problema stesso. Si è detto che la Presidenza deve rappresentare l'unitarietà: non mi sembra giusto; non rappresenta l'unitarietà, ma deve rappresentare per quanto possibile l'espressione massima della funzione dell'assemblea e se la si mette in termini politici, nei confronti della Giunta della funzione di controllo che gli è istituzionalmente riconosciuta. Non si può non sottolineare il salto all'indietro molto grave che è stato fatto su questo argomento. Sono andato a rileggere le dichiarazioni del Consigliere Berti collega maior, adesso, e del Presidente Viglione, che avevano formulato la proposta di affidamento della Presidenza alla minoranza proprio per esaltare la funzione di controllo del Consiglio nei confronti della Giunta.
Da parte del Gruppo liberale c'era stato un rifiuto, o una non adesione a questa ipotesi, dichiarato esplicitamente da Zanone. Si era detto che non si trattava di strumentalizzazione o di giocare sui personalismi, ma che era rispetto ad esaltazione della funzione del Consiglio. Se questa prospettiva non si era concretata era stato per responsabilità dell'opposizione che non era riuscita a trovare un minimo di coagulo da rendere accettabile la proposta della maggioranza (sono parole di Zanone) ma lasciamo la liturgia a parte.
Il Capogruppo comunista questa mattina ha ammesso che l'offerta della Presidenza è stata fatta alla D.C. La D.C. ha gestito e riflettuto su tale proposta come una proposta fatta alla D.C. Non mi pare poca cosa, amici e colleghi, che dal rapporto tra maggioranza e minoranza il problema della Presidenza sia diventato un problema fra D.C. e P.C.I.: è un salto di qualità all'indietro estremamente grave, sul quale si deve fondare anche la motivazione del voto di astensione sulla candidatura che, peraltro, dal punto di vista personale del suo modo di gestire e delle prospettive alle quali ci porterà, mi trova consenziente.
La D.C. non ha accettato la proposta, ma ha accettato il ruolo di interlocutore e secondo me questo non è stato corretto, così come non è stato corretto da parte del Partito comunista deferire il ruolo di interlocutore non all'opposizione, e quindi ai destinatari della funzione di controllo nel loro complesso, ma alla D.C. Non mi si venga a dire, cari colleghi, che a questo punto si fa un problema di peso e di numeri. Noi riconosciamo al Presidente la funzione di essere il massimo garante della funzione di controllo e del pluralismo, vivaddio! Questa funzione, a livello nazionale, viene gestita da un personaggio e certamente i nostri precedenti Presidenti della Repubblica meno chiacchierati, guarda caso erano direttamente proporzionali al numero dei deputati in Parlamento quindi i Presidenti, più deputati hanno dietro, più sono chiacchierati.
Presidenti come Einaudi e Saragat non saranno facilmente ripetibili, e pure provenivano da partiti di non grosso peso. Dico questo per smontare la giustificazione del collega Bontempi, il quale ci voleva far credere che il discorso alla D.C. era stato fatto perché è il Gruppo di opposizione più forte. Era invece una proposta politica di tipo diverso che la D.C. forse in questo caso ha fatto bene a respingere. Avrei però desiderato, e ne faccio un amichevole rimprovero agli amici della D.C., che prima di respingere la proposta avessero chiesto alle forze di opposizione di respingerla o di accettarla, comunque di gestirla in termini istituzionalmente corretti, cosî come si è fatto all'inizio della legislatura.
Motivato in questo modo il mio rincresciuto voto di astensione sulla candidatura proposta per il Presidente Sanlorenzo, darò voto favorevole al Vicepresidente Paganelli e alla dottoressa Castagnone Vaccarino. Nel caso della signora Castagnone Vaccarino ritengo che si tratti di una rotazione in una funzione che ha assolto in modo estremamente puntuale, nella difesa qualche volta anche per lei solitaria, di un modo di concepire la vita in questo consesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta colleghi Consiglieri, abbiamo assunto un impegno preciso di mantenere questo intervento correttamente entro i limiti che, con decisione unanime sono stati definiti dalla conferenza dei Capigruppo. Intendiamo cioè limitarci al problema squisitamente istituzionale che ha appassionato questa assemblea, rinviando ogni altra considerazione di carattere più politico alla successiva e già calendarizzata occasione del dibattito che dovrà avvenire a vicina scadenza tra maggioranza ed opposizione. Quindi non deborderemo dalla linea che ci siamo volontariamente dati anche se soprattutto l 'ultimo intervento del collega Marchini, potrebbe o dovrebbe sollecitare considerazioni di più ampio respiro politico proprio in ordine alle offerte di Presidenza e di alternanza nella carica di Presidente di cui ci si è dovuti occupare.
Ma, come detto, vogliamo attenerci strettamente al tema scelto perch intendiamo sinceramente, anzi volutamente, concorrere - e, se ci è consentito dirlo, contribuire - dal nostro punto di vista a quella che crediamo debba essere la finalità di questo dibattito, che rappresenta una novità rispetto a momenti precedenti; cioè ad elevare, a migliorare, a potenziare il funzionamento dell'assemblea.
Siamo dunque anche in questa circostanza, per usare un'espressione cui ricorre spesso il Capogruppo comunista, rispettosi delle "regole del gioco", come sempre lo siamo stati in questa assemblea e al di fuori di essa, anche se faziosamente discriminati, anche se volgarmente emarginati.
Tuttavia, proprio nel rispetto delle regole del gioco, che crediamo debba esservi in un'autentica democrazia, la mancata considerazione di tutte le forze politiche in un'assemblea elettiva ci porta, ci costringe, ci obbliga a dare un giudizio negativo su quello che è stato questo Ufficio di Presidenza, anticipando un analogo giudizio negativo su quello che sarà il prossimo, anche se non rinnovato nelle persone.
Infatti, noi dobbiamo ricordare a noi stessi e all'assemblea che questo è un Ufficio di Presidenza non espressione di tutto il Consiglio regionale ma dell'arco costituzionale che è poi l'arco della discriminazione nei confronti della destra. Allora, non possiamo sottacere questa che è una questione di principio dalla quale non ci è dato decampare. Non ha importanza alcuna il fatto che nell'Ufficio di Presidenza anche altri Gruppi politici non siano rappresentati; né ha importanza alcuna il fatto che, presieduto da un comunista, questo Ufficio di Presidenza si sia comportato nei confronti della nostra parte, certo non sempre, ma talvolta in modo anche più corretto di quando a presiederlo erano rappresentanti o socialisti o democristiani.
E', come dicevamo, il principio, sul quale noi ci fermiamo, non potendo accettare, ritenendo anzi abnorme, antidemocratico, aberrante che l'Ufficio di Presidenza che dovrebbe essere presidio garantista di tutta l'assemblea accetti poi, e, ci si passi l'espressione, si mortifichi ad essere espressione solo di una parte, partendo dal principio che comunque non ha diritto di accedervi una forza quale il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale che pure è legittimamente presente in questa assemblea. Questa è l'affermazione che dobbiamo fare.
Ma abbiamo anche detto, e ci auguriamo che sia accolto il significato di questa nostra affermazione, che noi intendevamo prendere parte a questo dibattito per dare un nostro modesto contributo e concorso, magari critico proprio alla discussione quale si è svolta tra tutti gli altri Gruppi.
Siamo anche noi dell'avviso che molto si debba ancora fare, al di là delle cifre statistiche presentate nella bozza di relazione che qualcuno ha definito, come in effetti è rimasta, "Medita", per la funzionalità di questa assemblea, avendo soprattutto riguardo delle forze politiche minori che vogliono, che tengono a dare il loro contributo; ma che talvolta sono messe nella pratica impossibilità di documentarsi come richiede l'alta funzione legislativa e amministrativa del Consiglio; e che talvolta non riescono assolutamente a seguire il ritmo incalzante dei problemi dei quali pure vorrebbero potersi occupare.
Da questo punto di vista la riduzione del numero delle Commissioni è stata senz'altro un provvedimento accettato che ha messo in condizioni migliori di lavoro i Gruppi che siano ridotti ad avere un solo rappresentante e che erano, quindi, nella materiale impossibilità di seguire i lavori di altre Commissioni.
Ma anche su questa strada noi crediamo che ancora vi sia da fare perch il funzionamento delle Commissioni deve appunto essere reso più agile, più accessibile e questo presuppone, come è stato osservato da altre parti dare nuovo slancio, nuovo vigore, nuovo impulso all'Ufficio documentazione e all'Ufficio legislativo. Quindi molte delle osservazioni che abbiamo sentito fare sul piano esclusivamente tecnico sono del tutto accettabili e condivisibili.
Dovremmo lamentare nei confronti dell'operato di questo Ufficio di Presidenza un certo tipo di iniziative di carattere paraistituzionale che sovente, dal nostro punto di vista, hanno portato a un indebolimento dei poteri e dell'autorità del Consiglio. Sono la creazione di quei molteplici organismi di tipo consultivo che già hanno trovato motivo di critica da altre parti politiche e che quindi, se vengono adesso avanzate da noi pensiamo non possano essere respinte in modo aprioristico.
Noi non citeremo il duca di Wellington, citeremo molto più semplicemente il collega Cardinali, il quale appunto nel numero passato della rivista del Consiglio regionale prendeva posizione nei confronti di questo tipo di attività testualmente scrivendo (forse se lo è dimenticato stamane con l'impostazione che ha seguito): "....di fatto si dà il rischio di un progressivo svuotamento ed esautoramento delle istituzioni e di un graduale trasferimento del potere reale a questi organismi fittizi di agevole manovrabilità politica".
Questa è una critica precisa che noi riprendiamo e che sottolineiamo.
Così come vogliamo non tanto criticare, ma auspicare che l'attività dell'Ufficio di Presidenza sia pubblicizzata più e meglio di quanto non lo sia stata in questi trenta mesi. Noi abbiamo molto apprezzato la decisione della Giunta di fare pervenire ai Gruppi copia delle deliberazioni prese ma non riusciamo a comprendere perché, proprio nel rispetto del principio dell'informazione, sancito anche dal nostro Statuto, tale decisione non abbia assunto l'Ufficio di Presidenza stesso, soprattutto nei confronti di quei Gruppi che non si trovano ad esservi rappresentati.
Sono annotazioni che facciamo in termini critici e che offriamo come contributo per una loro serena e meditata valutazione.
Per ciò che riguarda il nostro atteggiamento, alla luce di quanto siamo andati dicendo sin dalla premessa, noi parteciperemo al voto intendendo anche in questo modo affermare la nostra partecipazione viva, operante all'attività di questa assemblea; ma voteremo ovviamente scheda bianca caricando questa astensione di un significato critico e soprattutto di un significato di denuncia, al di là della valutazione sulle singole persone che ci sono state proposte come candidati, nei confronti di un Ufficio che ci discrimina per le ragioni che abbiamo detto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, il Consiglio è oggi riunito per un adempimento non solo importante sotto il profilo statutario ed istituzionale, ma anche per i suoi aspetti politici.
L'elezione del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale è infatti particolarmente rilevante nella vita di un'istituzione che individua nel compito legislativo e quindi nella vita e nel funzionamento dell'assemblea la caratteristica più qualificante di tutta la sua attività.
Con questa consapevolezza la Giunta regionale desidera esprimersi in questo dibattito ribadendo innanzitutto l'estrema importanza della funzione politica svolta dal Consiglio regionale.
Fin dalla presentazione del programma politico ed amministrativo abbiamo sottolineato la priorità del ruolo di direzione politica del Consiglio regionale, esprimendo la volontà delle forze di governo di dare al Consiglio la pienezza delle sue funzioni.
In questi due anni e mezzo, abbiamo sempre cercato di ispirare la nostra azione a questa affermazione di principio, vale a dire al potenziamento del ruolo delle forze politiche democratiche; operando con estremo rispetto delle competenze consiliari e dei rapporti Giunta Consiglio, consapevoli che la direzione politica è caratteristica dell'assemblea consiliare quale punto di riferimento costante della volontà espressa dalle forze sociali della nostra comunità.
Molti sono gli esempi che si potrebbero fare del modo in cui si è svolto questo rapporto. Esaminando il nostro comportamento riteniamo di aver operato concretamente in questa direzione, in particolare nella delicata materia delle nomine ed incarichi in organismi regionali, che abbiamo conferito interamente alle forze politiche, rappresentanti dell'intera comunità regionale.
Non possiamo nasconderci che è stato questo un periodo difficile.
La seconda legislatura regionale del Piemonte è stata caratterizzata da una situazione di crisi economica, aggravata, in un continuo crescendo, da manifestazioni di terrorismo politico miranti a paralizzare le istituzioni democratiche.
Pur in questa situazione di oggettive difficoltà operative e politiche la Giunta regionale ritiene di esprimere un giudizio ampiamente positivo sulla funzione svolta dal Consiglio regionale, che ha operato correttamente ed ha rappresentato con grande dignità la comunità regionale.
Desidero ricordare in particolare le vertenze occupazionali di considerevole rilevanza alla cui soluzione stanno collaborando molte forze politiche; e le ormai numerose circostanze in cui le forze consiliari si sono trovate unite e solidali nella condanna di ogni forma di terrorismo politico con l'impegno di difendere e consolidare le istituzioni.
Ho richiamato solo questi due casi: occupazione e difesa delle istituzioni democratiche che costituiscono tuttavia la condizione per amministrare e programmare le scelte politiche ed economiche in tutti i restanti settori di competenza.
La Regione, come nuova istituzione, si è certamente rafforzata divenendo il punto di riferimento politico per l'azione degli Enti locali dei cittadini, delle forze sociali, economiche e sindacali su tutti i problemi della nostra comunità, non solo nei settori di stretta competenza regionale.
Stanno dunque crescendo il nostro ruolo istituzionale e gli spazi di intervento: grandi impegni attendono la Regione, a cominciare dall'attuazione della 382 che comporta nuovi e complessi rapporti con tutto il sistema delle autonomie locali.
Abbiamo chiesto, unitariamente, come Regione, questo completamento di competenze: non solo, ma nell'azione quotidiana si individuano nuovi campi in cui un intervento organico della Regione potrebbe certo facilitare la soluzione di grandi questioni sociali.
Potremo far fronte a questa nuova realtà solo se l'istituto regionale sarà sempre più valido ed efficiente.
A tal fine un primo rafforzamento dovrà coinvolgere le Commissioni consiliari, principale strumento di studio e di elaborazione legislativa va dunque rafforzata questa struttura, consolidato il rapporto tra Commissioni e Consiglio regionale, valorizzato ed intensificato il rapporto stesso tra Giunta regionale e Consiglio, nella consapevolezza che nella presente situazione del nostro Paese e della nostra Regione, al di là delle competenze e delle differenziazioni di ruoli, che pur devono sussistere, è profondamente costruttivo dialogo e la ricerca del confronto su ogni problema riguardante la comunità.
A questo metodo non ci siamo sottratti ed il nostro Consiglio regionale ha risposto sempre con sollecitudine; sarà importante continuare in questa direzione.
Con questo spirito ringrazio, a nome della Giunta regionale, il Presidente del Consiglio regionale, Dino Sanlorenzo, i Vicepresidenti Ettore Paganelli ed Emilio Bellomo che lo hanno coadiuvato, i Consiglieri Segretari Germano Benzi, Aurelia Castagnone Vaccarino, Carmen Fabbris e Luigi Petrini, che hanno operato a nostro giudizio con tanta dedizione al consolidamento dell'istituto regionale.
A due anni e mezzo dall'inizio della seconda legislatura un bilancio dell'attività svolta è certo positivo e la circostanza odierna ci consente di esprimerlo.
Anche noi come esponenti della Giunta regionale non intendiamo sottrarci ad un giudizio nel merito del nostro operato (per noi non scadono i trenta mesi, lo Statuto non prevede l'interruzione del governo), per meglio impostare l'attività ed i programmi futuri. Non temiamo questo confronto.
A tal fine chiediamo che in una prossima seduta il Consiglio apra un dibattito sull'attività della Giunta regionale, ritenendo che solo il confronto franco ed aperto tra le forze politiche possa costituire un contributo positivo per l'attività di governo.



MARCHINI Sergio

E' il Consiglio che chiede il dibattito.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Lo chiediamo entrambi.
Ribadiamo che i prossimi mesi saranno particolarmente difficili, siamo consapevoli della tensione che grava sul Piemonte e sull'area torinese.
Se pure già all'inizio della legislatura conoscevamo la gravità della crisi economica, tuttavia ora essa è diventata particolarmente acuta, ma non potevamo allora prevedere questo acutizzarsi e ripetersi di episodi di terrorismo politico.
Per superare questa situazione è indispensabile un profondo raccordo pur nella chiarezza reciproca dei nostri ruoli; dobbiamo infatti migliorare, per quanto possibile, il nostro modo di operare come amministratori.
Per questo, nell'interesse della comunità regionale richiediamo il dibattito sull'operato della Giunta regionale; siamo certi infatti che questo potrà giovare alla nostra attività; ancora una volta chiediamo alle forze dell'opposizione di darci il loro contributo, cogliendo anche la circostanza odierna per ringraziarle dell'azione di stimolo costante, della partecipazione costruttiva svolta che ha contribuito a migliorare la nostra stessa attività di governo. Quante volte noi stessi siamo stati migliori proprio perché l'opposizione è intervenuta in modo efficace.
Il dialogo con le forze politiche di questo Consiglio regionale non è mai stato scontro, ma vera opposizione democratica, in questo Consiglio regionale si è attuato il regime parlamentare di governo e di opposizione in una forma ampiamente costruttiva che, nell'interesse del Piemonte auspichiamo possa permanere fino al termine della legislatura.
Con questo spirito andiamo incontro al voto di oggi.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per l'elezione del Presidente del Consiglio regionale.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Il risultato della votazione è il seguente: Presenti e votanti n. 55 hanno ottenuto voti: SANLORENZO Bernardo n. 34 BORANDO Carlo n. 1 CALSOLARO Corrado n. 1 schede bianche n. 19 Il Consigliere Dino Sanlorenzo, che ha riportato 34 voti, è quindi rieletto Presidente del Consiglio regionale.



(Applausi dai banchi dei Consiglieri e dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

Ringrazio prima di tutto i singoli Consiglieri, i Capigruppo per le parole di apprezzamento sulla mia persona che interpreto nell'unico modo possibile, ossia apprezzamento per l lavoro svolto collegialmente dall'Ufficio di Presidenza. Se in quest'aula oggi sono risuonati interventi puntuali e si è svolto un confronto sereno ed elevato, cui si sono mischiate parole di cordialità e di stima, converrà dire che questo è già il risultato di un clima di rispetto, di tolleranza, di cordialità che non ha mai impedito - e anche oggi è stato così - la distinzione delle posizioni ideali e politiche e la possibilità di giungere a soluzioni e conclusioni anche diverse.
Se questo è vero, è merito evidentemente di tutte le forze politiche ed è merito di tutti, anche di quelli che sovente si collocano in una posizione anti istituzionale e contro questo tipo di Repubblica. Molti quasi tutti, amano appassionatamente i valori nei quali credono, per i quali si sono battuti e si battono, qualunque posizione abbiano assunto nella vita della Regione, nella prima e nella seconda legislatura, quando sono stati in maggioranza e quando sono stati in minoranza.
Permettetemi allora di dire che se il voto di oggi ha un valore anche esterno a noi, se il c o m portamento degli anni passati è un patrimonio comune, il voto di oggi è anche una risposta a coloro che, a settemila chilometri da qui, ci vorrebbero dividere in buoni e in cattivi, in coloro che credono nella democrazia e in certi valori e in coloro che invece non ci crederebbero.
La maturità delle forze democratiche italiane è cresciuta e costituisce una forza da custodire e da difendere. Le forze che hanno espresso questa Presidenza sono una manifestazione di questa mentalità e di questa forza.
Abbiamo troppa coscienza storica delle difficoltà che la democrazia italiana ha dovuto superare in questi anni per non esserne gelosi custodi e per non avere piena consapevolezza di ogni atto politico che si compie nel nome della democrazia e nell'esercizio della democrazia. Tutto ciò è costato sofferenze, sacrifici, lotte. Dobbiamo avere la consapevolezza che dovremo sempre difendere questa autonomia da qualsiasi parte venisse in qualche modo intaccata.
Quando il Capogruppo del mio Partito ha usato, giustamente, la parola "compagno" per indicarmi come candidato, ho ricordato che trent'anni or sono mi avvicinavo al Partito comunista al quale mi sono iscritto due giorni dopo la sconfitta delle sinistre, nell'anno 1948. Anche allora per me la parola "compagno" voleva dire democrazia, voleva dire battersi per un'Italia diversa, non accettare un'Italia spaccata in due, pensare che il destino del Paese, dopo la Liberazione, non doveva essere quello che ci voleva no assegnare dall'esterno e anche dall'interno.
Anche il voto di oggi ci dice che l'Italia non è più quella di trent'anni fa. Le parole sentite, la cordialità dei toni, gli accenti, il contenuto del discorso di tutti rivela un'Italia diversa, cresciuta e migliore. Non c'é nostalgia del '48 se non quella della giovinezza, non c'è nostalgia per i bassi salari, per un'Italia agli ultimi posti nei consumi di carne, per un'Italia agricola di migliaia e migliaia di braccianti che strappavano con le unghie, con i denti e anche col sangue dignità e lavoro.
L'Italia di allora era l'Italia di Torremaggiore, di Portello della Gidestra, di Modena, di Montescaglioso e la nostra giovinezza è stata quella giovinezza.
Certo, tutto è cambiato, sono cambiati i Partiti e siamo cambiati anche noi. Guai se non avvertissimo questo mutamento! Guai se non avvertissimo che di fronte ai problemi gravi questi mutamenti sono indispensabili necessari, sono i valori che forse abbiamo conquistato per la prima volta perché le radici della democrazia in Italia sono ancora giovani, per non dire tenere e deboli. E' uno dei punti di riferimento assoluti e necessari per uscire dalla crisi, è un salto di qualità che l'Italia ha compiuto rispetto all'epoca delle crociate, delle intolleranze, dei fanatismi di tutti i tipi, dell'odio ideologico, del muro contro muro, del bene tutto da una parte, del male tutto dall'altra, del mondo spaccato in due. Quante lotte, quanti sacrifici! Quanta pazienza! Quanti anni, quante vite! Oggi, qui, il movimento operaio si è espresso con la parola "compagno" esprimendo un senso dello Stato che è una conquista recente. Voi dovete capire questo. Il movimento operaio italiano non è nato con il senso dello Stato, ma è nato con il senso della distruzione dello Stato, che gli era nemico. I limiti dello Stato nato dal primo Risorgimento, il modo come si compì,non era lo Stato delle masse popolari, dei contadini, degli operai quindi questa conquista è importante.
' La linea espressa nelle proposizioni di Bontempi, Calsolaro, Rossotto esprime delle acquisizioni ideologiche, ideali, che sono oggi profonde affidate nelle mani di milioni di uomini, e che sono costate fatica travaglio.
Nella proposizione degli organismi unitari del Consiglio non c'era tattica politica, non c'era la questione del "compromesso storico". C'era invece una coscienza dello Stato, di cui il movimento operaio si fa protagonista e portatore anche in questi gesti, anche in queste occasioni tenacemente, coerentemente. Solo così la classe operaia può dare il suo contributo ed essere classe dirigente. Questo è un problema di portata storica che nessuno ha risolto tanto facilmente. Non lo ha risolto la classe dirigente liberale e laica che è stata protagonista della costruzione del nostro Stato, ma sanno i cattolici con quanta fatica sono giunti ad accettare lo Stato, sanno quanto recente è la loro partecipazione ad uno Stato democratico che in fondo fu compiuto soltanto con la Resistenza e nell'opera esercitata per trent'anni, sanno con quante contraddizioni si è lavorato, si è lottato, si è aspramente combattuto in questi trent'anni per affermare poi nei fatti quello Stato che la Costituzione repubblicana aveva indicato.
Tuttavia le forze che ho indicato, in fondo, tutte le forze di questo Consiglio, sono indispensabili oggi per costruire lo Stato descritto ieri e solo se queste forze potranno essere messe in grado di dare il loro contributo, noi usciremo dalla profondità della crisi di cui pare di non vedere la fine.
E' facile dire che viviamo in un momento drammatico. Siamo in una crisi di Governo più buia di tutte le crisi al buio.
A che cosa facciamo riferimento per avere fiducia? Facciamo riferimento alle consapevolezze raggiunte dalle forze che devono essere le forze trainanti del nostro Paese, da tutte le forze che ho citato. Si sta cercando di fare proprio questo, al di là di tutte le polemiche, gli slogans, le formule, le prospettive, che pure hanno il loro valore strategico e tattico.
Se questa partita, per caso, fosse giocata male; se alla fine nessuno risultasse vincente, l'Italia tornerebbe indietro non solo di dieci anni ma addirittura sarebbe portata allo sbaraglio.
Naturalmente le formule per arrivare a questo devono essere discusse.
Non sto parlando del compromesso storico, ma sto parlando del contributo che ciascuna forza deve essere in grado di dare, non soltanto appellandosi alla storia del passato, ma sapendo aggiornare ciò che deve dare in un momento come il presente, dove tutto viene rimesso in discussione, i valori, la società, la cultura della società.
In questo quadro, ciò che possiamo fare noi non è poco. Siamo una Regione importante del nostro Paese dal punto di vista economico e politico. Ciò che si decide in Piemonte ha sempre avuto una grande rilevanza nella politica e nell'economia nazionale. Ecco allora che è giusta la tensione che animava i colleghi nel loro intervento nel proporre nell'avvertire il salto di qualità che dobbiamo compiere, nelle critiche più o meno puntuali (ma non importa, interessa l'animus ) .
Occorre ogni elemento di miglioramento di questa assemblea la cui centralità è scritta nello Statuto; ma potrebbe essere inutile l'averla scritta nello Statuto se poi non riuscisse a compiere questo salto di qualità.
Se non abbiamo la consapevolezza che nei prossimi trenta mesi andremo all'attuazione del Piano di sviluppo, alla possibile attuazione della politica di programmazione, che sarebbe una novità tale da avere rilevanza a livello nazionale, stante la disparità profonda che c'è stata tra la promessa di una programmazione e l'incapacità, finora, di darsi alcunch che assomigli alla programmazione. E' sufficiente accennare a questo problema per avvertire la dimensione del compito che ci sta di fronte.
Sarà possibile realizzare questo compito affidandolo soltanto alla Giunta? No davvero, è un compito che deve essere affidato a tutti gli organi della Regione, alla Giunta, al Consiglio, al suo Presidente. E' una scommessa, è una partita di grandissime proporzioni, di difficoltà inesplorate. Certo, sono d'accordo su quanto si è detto della I Commissione, del rapporto tra le Commissioni, del rapporto tra Giunta e Commissioni, degli apparati che devono migliorare e funzionare meglio. Ma tutto questo esige che questa tensione che oggi ho avvertito negli interventi dei colleghi si trasferisca nel modo di essere di ciascuno di noi nei singoli momenti di vita dell'assemblea, partendo dalle piccole cose, dall'attenzione, dal rispetto con cui si ascolta l'interlocutore.
Ho ascoltato con molto interesse le argomentazioni del Consigliere Marchini. Non le ho condivise, tuttavia capisco che in esse c'è qualche cosa che meriterebbe una risposta, per esempio, su quanto egli ha detto circa la proposta fatta da un Gruppo ad un altro Gruppo. Ciascuno di noi può essere portatore di contributi che non devono essere lasciati cadere devono far riflettere.
Non condivido quasi nulla di quanto ha detto il Consigliere Carazzoni vorrei però che riflettesse sul fatto che la discriminazione da lui lamentata non è istituzionale, ma è una scelta politica delle forze presenti in Consiglio di non considerare il Movimento Sociale Italiano come forza che abbia caratteristiche di democraticità, di coerenza con la Costituzione, a differenza delle altre forze che invece sono in grado di dimostrarlo. Istituzionalmente, però, il Movimento Sociale non è discriminato in questa assemblea, tant'è vero che ha la possibilità di esprimere il suo pensiero nella Rivista del Consiglio regionale. E' stato questo Ufficio di Presidenza che ha fatto questa scelta.
Per quanto riguarda le iniziative esterne, di cui il Consigliere Carazzoni si lamentava e a cui dava interpretazioni politiche, occorre ricordare che l'inchiesta sulla droga l'ha visto membro della Commissione come tutti gli altri Consiglieri, che è stato consenziente sugli indirizzi e sulle conclusioni della Commissione, che è stato partecipe della delegazione della Consulta Europea. Nessuna discriminazione istituzionale quindi, nemmeno nei confronti del Movimento Sociale. Anche questa è una scelta politica di ciò che tutte le forze ritengono utile rispetto alla loro concezione ideale.
Nessuno ha criticato esplicitamente questa o quella manifestazione. In realtà si è voluto mettere al centro la funzionalità del Consiglio, il che significa funzionalità delle istituzioni. All'accentuazione eccessiva di questo elemento si possono opporre le cifre e i dati, la quantità delle leggi approvate, le interpellanze, le mozioni, gli ordini del giorno dell'assemblea, l'impegno nel lavoro, la presenza, lo stile, non merito nostro, ma merito della società in cui viviamo, merito della tradizione.
Si sono tenuti Consigli tutte le settimane, con una media di sei al mese, le presenze/ anche se un po' confuse, sono state del 40-50%.
Nelle Commissioni non sempre i Commissari erano presenti all'ora stabilita, ma sono diminuiti i casi in cui le riunioni si scioglievano per mancanza del numero legale. Il bilancio complessivo, insomma, è ricco di fatti, di lavoro svolto.
Ricordo che l'Ufficio di Presidenza gestisce una legge regionale sull'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, quindi tutte le iniziative sono state svolte in attuazione di quella legge. Il primo anno fummo criticati perch risparmiammo dei fondi, si disse che eravamo tirchi e taccagni. Penso tuttavia che sia utile esserlo, non per forma, ma per contenuti. Se il Paese ha bisogno in tutte le sue manifestazioni di essere coerente con la necessità di ridurre e qualificare la spesa pubblica, noi, per quanto ci era possibile, abbiamo cercato di comportarci in questo modo. Nel secondo anno invece abbiamo speso tutto e le iniziative sono state confortate dai consensi e dagli apprezzamenti venuti da tutte le parti politiche. Tra gli altri ricordo i telegrammi degli onorevoli Zaccagnini e Taviani, che si complimentavano per l'iniziativa del Convegno europeo.
In merito all'iniziativa del Friuli che cosa posso dire? Che abbiamo fatto male ad assumere un'iniziativa esterna nella quale erano coinvolti gli organi della Regione, Consiglio, Giunta e il suo Presidente? Devo dire però che se non avessimo fatto cosi non avremmo potuto ottenere i risultati che abbiamo ottenuti, i quali sono stati possibili grazie al pluralismo economico, sociale, culturale e religioso della nostra società, che è stato coordinato dal Comitato in cui tutti si ritrovano. Abbiamo ricevuto consensi, lettere di Sindaci, lettere di cittadini anche commoventi, per l'iniziativa che, in quel momento, era straordinaria, come è stato straordinario il terremoto.
Così per quanto riguarda i problemi dell'eversione, le iniziative sono nate già durante la precedente legislatura, in cui vi erano diverse maggioranze e quando ancora non c'era una legge a sorreggerle. Fu la sensibilità e l'intelligenza dell'avv. Oberto ad avvertire la necessità di dare vita ad un Comitato da cui nacquero queste iniziative. Anche allora si parlava della violenza e dei modi per combatterla. Allora, le stigmate della violenza erano essenzialmente di carattere fascista: scoppiavano le bombe qua e là, in Piazza Fontana, sull'Italicus. Nacque da allora una continuità di iniziative che purtroppo la situazione odierna non ci induce a pensare che si possano rallentare.
Si sono tenute in un mese 360 assemblee nei Comuni, nelle fabbriche nelle scuole, in seguito all'appello scritto per quattro quinti dal Capogruppo della D.C. e votato dal Consiglio. Aver costruito tutto questo è stato un fatto positivo per la società e per la comunità piemontese.
D'altro canto non vedo altra via per combattere con le armi della democrazia il terrorismo, se non producendo un movimento che porti i giovani nelle fabbriche, i lavoratori nelle scuole, nei Comuni, se non avendo più chiara la natura del pericolo, se non combattendolo con le armi giuste della democrazia, se non isolando questo tema dagli altri, se non cercando partecipazione a questa lotta.
Queste manifestazioni sono esterne alla funzione del Consiglio regionale? La Regione è parte dello Stato, il che vuol dire che dobbiamo farci carico dei problemi con i mezzi, con le volontà e con le tensioni morali che abbiamo, che dobbiamo anche saper destare nella comunità come è successo per il Friuli, quando mezzo milione di piemontesi si è censito con nome e cognome, per partecipare.
Si è dato vita ad un movimento di solidarietà che non ha precedenti nella storia del Piemonte, pieno di virtù ma un po' chiuso, con una ricchezza di animo grande, ma non facile né agli entusiasmi, né alle grandi iniziative corali.
Ci saranno forse altri appuntamenti. Guai se in una situazione dove la società è tutta in trasformazione dovessimo chiuderci in una visuale ideale e politica. Lo so che non è stato chiesto questo. Sto facendo un ammonimento a me stesso e a tutto il Consiglio, ad avere una visuale che veda il processo di trasformazione della società e veda, con i mezzi che ha a disposizione e senza violare la legge di intervenire in questo campo.
Perché rammaricarci di aver fatto per primi la Consulta femminile in Piemonte, quando anche tutte le altre Regioni la fanno e prendono a modello ciò che si è fatto in Piemonte? Perché rammaricarci di aver fatto la Consulta europea, quando la Regione Liguria e la Regione Sardegna l'hanno fatta con forze e maggioranze diverse? Perché rammaricarci di questo, quando tutte le decisioni le abbiamo prese assieme? Tutto ciò tende da un lato a suscitare le energie piemontesi e dall'altro a fare assumere alla nostra Regione anche il ruolo che obiettivamente ha in campi nei quali le conquiste sono da poco realizzate.
I compiti regolamentari acquisiti dalla Regione con la legge 382 danno anche compiti regolamentari per quanto riguarda le direttive della Comunità Europea, allargano l'orizzonte della Regione in confini che non erano previsti nel disegno costituzionale. In questa direzione c'è la volontà di tutte le forze politiche di camminare, di andare. Avremo quindi ancora altre occasioni per riaffrontare questi problemi.
Penso che la discussione di oggi crei le condizioni per fare un salto di qualità nella centralità del Consiglio. Al di là del voto questo è stato l'animo che ho colto negli interventi di tutti i Consiglieri e mi pare che questa sia la garanzia più seria, più profonda, più viva del procedere dell'Ufficio di Presidenza e di tutto il Consiglio verso i trenta mesi che ci attendono, al fine di consegnare la seconda legislatura ricca di messi di raccolti e all'altezza dei gravissimi problemi della Regione e del Paese.
Passiamo ora agli altri adempimenti per il voto dei due Vicepresidenti.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Il risultato della votazione è il seguente: Presenti e votanti n. 55 hanno ottenuto voti: BELLOMO Emilio n. 31 PAGANELLI Ettore n. 22 schede bianche n. 2 I Consiglieri Bellomo e Paganelli sono quindi rieletti Vicepresidenti del Consiglio regionale.



(Applausi dai banchi dei Consiglieri e dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Si proceda infine alla votazione, a scrutinio segreto, per l'elezione dei quattro Segretari.
Ricordo che ai sensi del quarto comma dell'articolo 3 del Regolamento provvisorio, ciascun Consigliere può votare un solo nome.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Il risultato della votazione è il seguente: Presenti e votanti n. 53 hanno ottenuto voti:



FABBRIS Dalli Carmen n. 14

PETRINI Luigi n. 14 CASTAGNONE Aurelia n. 14 BENZI Germano n. 9 schede bianche n. 2 Sono quindi rieletti Segretari dell'Ufficio di Presidenza i Consiglieri Fabbris Dazzi, Petrini, Castagnone Vaccarino e Benzi.



(Applausi dai banchi dei Consiglieri e dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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