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Dettaglio seduta n.168 del 15/12/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Oberto relativa alla viabilità in Val di Susa


PRESIDENTE

La seduta é aperta.
Esaminiamo prima di tutto l'interrogazione, la cui risposta é stata sollecitata questa mattina dal Consigliere Oberto, relativa alla viabilità in Val di Susa.
Ha la parola il Vice Presidente della Giunta, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

Il collega Oberto aveva presentato un'interrogazione alla Giunta in merito ai problemi della viabilità in Valle di Susa, in relazione soprattutto all'apertura del traforo del Frejus.
Come é ormai noto a tutti i Consiglieri, il problema della viabilità in Valle di Susa é stato inserito, come progetto specifico, all'interno del piano regionale dei trasporti in via di elaborazione.
Ciò per diversi motivi, collegati comunque all'importanza che tale sistema viario assume in riferimento ai rapporti ed agli scambi commerciali con il resto dell'Europa: motivi d'altronde richiamati dallo stesso consigliere Oberto nella sua interrogazione.
D'altra parte, la soluzione di tale problema, non può non tener conto di diversi fattori: 1) processo di riequilibrio del sistema del trasporto merci, oggi, in Italia, eccessivamente sbilanciato a favore del trasporto su gomma 2) effettiva analisi della previsione dei volumi di traffico soprattutto traffico pesante, da qui all'89, anno in cui si ritiene verosimilmente, definitivamente completata con il blocco automatico la linea ferroviaria Torino-Modane 3) realtà socio-economica della Valle di Susa 4) problemi di carattere idrogeologico ed ambientale-paesaggistico 5) presenza in Valle di strutture viarie già esistenti.
Ciò premesso, l'Assessorato viabilità e trasporti ha avviato uno studio organico del problema in questione, avvalendosi della consulenza dell'arch.
Leonardi per quanto attiene alla previsione del traffico ed alla Società ELC di Milano per l'elaborazione di soluzioni tecniche.
Tale studio ha portato già ad alcuni risultati: 1) la conoscenza delle previsioni di traffico fino all'89 avendo previsto per l'83 l raddoppio della linea ferroviaria e per l'89 la completa instaurazione del blocco automatico 2) la predisposizione di alcune proposte alternative di assetto viario tenendo presente la necessità del massimo recupero dell'esistente compatibilmente con l'obiettivo da raggiungere. Orientativamente si pensa di realizzare un'arteria che garantisca un livello di esercizio C per il momento 3) la formulazione di proposte di priorità di intervento tenendo conto delle effettive urgenze e della possibilità, fornita dalle previsioni di traffico, della gradualità degli interventi.
Credo sia necessario ricordare che tale lavoro di elaborazione ha visto coinvolte le istituzioni locali che hanno formato una commissione tecnica la quale vaglierà le diverse ipotesi alternative arrivando poi alla proposta finale da sottoporre alle autorità politiche.
In tal modo, mi pare sia stato affrontato correttamente il problema della partecipazione democratica dei soggetti istituzionali interessati.
Partendo dalle considerazioni precedenti, mi pare di poter affermare che, per intervenire sulla viabilità, non si sia aspettato l'ultimazione della linea ferroviaria anche se di questa si é tenuto conto.
Resta il fatto, comunque, che tale problema va approfondito creando anche la necessaria iniziativa politica per smuovere tutti gli ostacoli ed i ritardi presenti nel lavoro di completamento.
Per quanto riguarda il traffico locale e turistico credo che possa trovare una sua collocazione all'interno delle misure previste e già i primi interventi prioritari: consentiranno di accrescere la potenzialità delle infrastrutture esistenti e, quindi, una diminuzione dei tempi di percorrenza con la conseguente riduzione delle lunghe code oggi esistenti.
A questo punto mi preme fare un'ultima considerazione: la Regione Piemonte si é assunta un ruolo, per la Val di Susa, che va oltre le sue competenze. E' vero che spetta alla Regione dare pareri ed indicazioni sul tracciato delle infrastrutture viarie, ma é pur vero che nella fattispecie la competenza dell'opera da realizzare non può non essere che del Governo centrale perché si tratta di strade statali e, soprattutto, perché i riflessi di tale viabilità hanno una dimensione internazionale.
In tal senso, una volta definita la soluzione tecnica finale, come Regione, andremo a discutere con il Ministro Gullotti affinché da parte dello Stato si diano all'ANAS le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione del programma di intervento.
Noi abbiamo operato per contenere al massimo i costi e per non sperperare risorse in opere surdimensionate, ma a questo punto é il Ministro che deve assumersi la responsabilità economica del progetto.
In occasione di un incontro tenutosi recentemente in Valle di Susa, di fronte alla ventilata ipotesi di un provvedimento atto ad affrontare la situazione finanziaria in ordine alle autostrade, si chiedeva se la Giunta regionale avrebbe sostenuto un'ipotesi che si avvalesse di questo provvedimento per inserirvi, stante la caratteristica internazionale dell'opera, una messa a disposizione dell'ANAS.
In quella sede il sottoscritto ha avuto l'opportunità di dichiarare che la situazione non é certamente semplice, che la Regione avrebbe fatto la sua parte in quella direzione, che una visione non territorialmente limitata, aperta alle esigenze generali del Paese, non poteva essere ignorata e che la valutazione della relazione tra questa misura straordinaria e il complesso delle esigenze generali della viabilità erano all'esterno dell'ottica regionale.
Nella prossima settimana, molto probabilmente, la Commissione LL.PP consulterà le Regioni interessate dai fatti alluvionali dell'ottobre scorso e sarà possibile in quell'occasione avere i chiarimenti necessari in tal senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, é certamente un discorso molto grosso e molto importante quello che é stato avviato dell'interrogazione alla quale ha risposto succintamente l'Assessore Bajardi ripetendo in quest' aula quello che abbiamo letto essere stato frutto di una sua dichiarazione che il giornale "Edilizia" ha pubblicato in esteso. E' tuttavia importante, anche se i banchi sono sguarniti e se l'attenzione non moltissima, che il Consiglio regionale piemontese sottolinei il rischio ed il pericolo gravissimo che al principio dell'80, realizzatosi il traforo autostradale del Frejus, la Valle di Susa e la Regione Piemonte conseguentemente, non siano assolutamente in grado di ricevere e di addurre il traffico al Traforo. E' pacifico che da parte italiana e da parte francese si sono raggiunti i 4 chilometri e mezzo di perforazione, quindi i tempi sono larghissimamente rispettati, se non succederanno degli episodi particolarmente imprevisti ed imprevedibili, il tempo di esecuzione sarà la fine del 1979 o il principio del 1980. A differenza di quello che accadeva per altre perforazioni, qui contemporaneamente al buco si costruisce anche tutta l'intelaiatura per cui il traffico attraverso al traforo sarà rapidamente portato in essere. Mi vorranno perdonare i colleghi, anche quelli della Democrazia Cristiana, se ritorno su questo argomento. Sono stato Presidente nei tempi meno fausti, meno felici della Società italiana del traforo autostradale, senza nemmeno la remunerazione di un gettone di presenza, soltanto convinto che quella era una realizzazione di una rilevanza tale da non potersi affrontare con una soluzione semplicemente turistica come quella del traforo del Bianco e che doveva essere costruita prima. Nell'intervista concessa dall'Assessore Bajardi leggo che le sue dichiarazioni coincidono perfettamente con il mio ragionamento e con quello della mia parte.
La mia preoccupazione deriva però da una necessità di correggere il tiro. Sono contento che l'amico Rossotto sia arrivato un aula, perché lo avrei citato in causa.



ROSSOTTO Carlo Felice

Chiederò la parola.



OBERTO Gianni

Se vogliamo allargare l'argomento sono dispostissimo e sono documentato per intervenire. La ragione dell'interrogazione e quindi il capovolgimento della situazione deriva da questo: rileggetevi alle pagine 308 e 315 del volume secondo della relazione al Piano regionale, ma soprattutto rileggiamoci insieme, Consiglieri regionali, quello che il relatore Rossotto il 7/12/1976, presentando un testo di relazione approvato dalla Commissione e portato poi all'esame del Consiglio regionale, ha affermato testualmente: "é indispensabile preparare una serie di interventi che consentano alla Regione di recepire al meglio i vantaggi che quest'opera potrà produrre agendo nel contempo per annullare o almeno ridurre i fenomeni negativi che con una puntualità e costanza sono da più parti evidenziati". Quali siano questi aspetti negativi nessuno mai li ha evidenziati, li può avere ipotizzati, suggeriti, ma certamente non dimostrati e non posti in esame come motivo fondamentale; tuttavia diamoli per ammissibili.
E continua: "Una corretta esaltazione del trasporto pubblico quale elemento essenziale di un nuovo e più equilibrato assetto socio-economico impone l'impegno della Regione a fare sì che l'apertura al traffico del sistema autostradale si realizzi solo in epoca successiva all'integrale attuazione del potenziamento della linea ferroviaria che opera in loco di cui lentamente, purtroppo, proseguono i lavori". Chiedo se questa proposizione categorica, tassativa, precisa é rientrata attraverso le dichiarazioni che ha fatto oggi l'Assessore Bajardi. Effettivamente la strada ferrata cammina lentamente, ho sentito parlare che sarà ultimata nel 1989, cioè fra 12 anni. Se dovessimo restare ancorati alla relazione, al piano territoriale, soprattutto alla relazione che é stata approvata a maggioranza dal Consiglio, ci troveremmo con le mani legate e cioè a dover aspettare il raddoppio della ferrovia per incominciare ad impostare la soluzione del problema viario della Valle di Susa. E' una situazione di una gravità eccezionale, che ritengo possa essere ridimensionata dalle dichiarazioni fatte prima ai giornali e oggi in sede di risposta alla mia interrogazione dall'Assessore Bajardi: dobbiamo incominciare adesso dicembre '77, a consultare e a definitivamente a valuta - re quelle che sono le esigenze di assetto idrogeologico e a camminare speditamente nella scelta, di strada o di autostrada, quella che sarà, senza preoccupazioni per quella che potrà essere l'operatività. Mi consenta, Assessore Bajardi non si può delegare tutto allo Stato: la Regione é motivo di decentramento.
Il problema é statale, é internazionale addirittura, ma é prima di tutto regionale e trova la sua soluzione nella legge del 18,12.1972 con la quale si rende concessionaria del Traforo del Frejus la Sitav, oltreché della costruzione e della successiva gestione anche dell'autostrada Torino Bardonecchia, con un'espressa deroga all'art. 11 della legge 28 aprile 1971 n. 287 che vieta la costruzione delle nuove autostrade. E' un impegno che ritengo il Consiglio possa prendere oggi, mentre é ancora in tempo. Il risultato della discussione sarà quello che sarà, il Consiglio avrà fatto dalla sua parte tutto quello che doveva fare. La Regione e la Giunta, anche l'organo regionale di governo, devono tenere presente che, di fronte alla legge La Malfa del 1975 che fa cadere ogni e qualunque contributo alle autostrade, vi é in corso di esame una iniziativa di carattere parlamentare con la quale si tende di sovvenire da parte dello Stato le autostrade che sono in condizioni deficitarie. Amici del Gruppo comunista, qui sì avete ragione per le proteste che avevate sollevate allora per talune scelte di autostrade nel meridione d'Italia fatte intempestivamente e che oggi pesano gravissimamente sull'economia generale, a cominciare dal traforo del Gran Sasso che é già costato più di 100 miliardi senza alcuna utilità. Signor Presidente, poiché vi é al Parlamento la proposta di sovvenire con legge dello Stato le autostrade deficitarie, é stato sollevato il problema di verificare la possibilità di intervenire con una sovvenzione anche nei confronti di questa costruenda strada o superstrada del Frejus altrimenti ho ragione di doverlo ripetere ancora - in Val di Susa si verificherà quello che si é verificato in Valle d'Aosta: avremo il Traforo del Frejus non avremo le strade di adduzione e di accettazione del traffico e non avremo risolto il problema della Valle di Susa, che non é soltanto di traffico, ma é problema di assetto e di riassetto dell'intera vallata sotto diversi profili, non ultimo quello turistico che, a mio modo di vedere, in questi tempi é di grandissimo rilievo per la sua ripresa e per la sua rinascita. Questa assicurazione, se l'Assessore Bajardi é in condizione e in grado di poterla dare a nome della Giunta, tranquillizzerebbe e chiuderebbe la discussione in sede di interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

Non si tratta di inversione di orientamenti rispetto alle dichiarazioni fatte a suo tempo dal collega Rossotto, ma si tratta della prosecuzione di una linea che, dati i paurosi ritardi delle Ferrovie dello Stato, tenta di risolvere il problema. In secondo luogo, dalla mia risposta emergevano gli elementi che esprimevano lo stato di avanzamento dei lavori e la preoccupazione di fronteggiare in tempo utile la situazione. La disponibilità ad operare nei confronti della Commissione LL.PP. é stata espressa, consapevoli che tale richiesta porrà alle forze politiche nazionali grosse questioni delle quali, personalmente, non sono in grado di stabilire le relazioni.



PRESIDENTE

L'interrogazione é discussa.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione recante osservazioni sugli Enti elencati nella tabella B "compresa l'annotazione finale" di cui all'art. 113 del D.P.R. 24/7/1977 n. 616


PRESIDENTE

Il punto secondo dell'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione recante osservazioni sugli Enti elencati nella tabella B 'compresa l'annotazione finale' di cui all'art. 113 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616".
Propongo di incominciare dagli Enti presi in esame dalla V Commissione che riguardano la prima proposta di deliberazione.
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Sarebbe opportuno un dibattito complessivo, perché si possano esaminare contemporaneamente le osservazioni su cui si concorda e quelle su cui si dissente.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della V Commissione, Ferrero.



FERRERO Giovanni

Le deliberazioni a mani dei Consiglieri sono una parte consistente e prevalente di quelle che la V Commissione ha esaminato, riguardano in particolare la materia dell' assistenza.
Le deliberazioni sono due: la prima é approvata unanimemente dalla Commissione; la seconda approvata dalla maggioranza, in quanto il Gruppo della Democrazia Cristiana aveva delle proposte differenti da avanzare su specifici Enti e su alcuni pareri.
Vi é ancora un'altra parte di pareri che attiene al turismo, alla caccia e ad alcuni problemi di grande rilievo che riguardano l'Associazione Nazionale Controllo Combustioni ed altri Enti, che sono stati trasmessi alla V Commissione perché ritenuti di competenza dell'Assessore Enrietti.
Su queste deliberazioni, esaminate nel dettaglio soltanto oggi alla fine del Consiglio, vi é parere unanime della Commissione, tranne che per due enti: L'ENPI sul quale vi é in Commissione in corso un chiarimento che non siamo riusciti a risolvere per la mancanza della responsabilità precisa della Giunta, e L'ENAL sul quale vi é un parere di maggioranza e un parere del Gruppo della Democrazia Cristiana.
Proporrei quindi che venissero considerate a tutti gli effetti allegate alla prima deliberazione anche le altre non pertinenti la materia dell'assistenza, che hanno voto unanime, e venissero considerate allegate alla seconda deliberazione quelle altre deliberazioni, in particolare dell'ENPI e dell'ENAL. che non hanno parere unanime, a meno che la Giunta regionale in sede di dibattito consiliare non sia in grado di chiarire il significato della formulazione in ordine alla omologazione, materia Estremamente complessa che vede sovrapposizioni di Enti ed organismi.
Per quanto riguarda quindi la posizione di maggioranza, riteniamo che vada valutata positivamente la larga intesa raggiunta sulla maggioranza dei pareri e che questo possa essere un elemento di aiuto alla Commissione nazionale, di cui all'art . 113. Riteniamo peraltro che le formulazioni che vedono dei distinguo da parte dei Gruppi sono comprensibilmente e logicamente motivate anche sulla base di posizioni nazionali e di diverse valutazioni nell'interpretare la legge n. 382.
Il lavoro della Commissione é stato positivo e unitario.
E' anche lecito e ragionevole attendersi quei margini di dissenso in una materia tanto complessa e articolata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Desidero ricordare che d'accordo con gli altri colleghi della Commissione, in merito alle osservazioni dell'Eagat si é deciso di stralciare alla pagina 3 un periodo, senza che con questo venga cambiato il giudizio definitivo in ordine alla soppressione dell'Ente. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Non credo che la deliberazione del Consiglio regionale sulla questione degli Enti nazionali ed interregionali e la relativa procedura prevista dall'art. 113 del D.P.R. n. 616 possa essere caratterizzata da una sorta di asetticità burocratico-amministrativa che lascia in definitiva ogni iniziativa e ogni responsabilità alle diverse istanze nazionali, alla Commissione tecnica, alla Commissione parlamentare per le questioni regionali, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Voglio dire, cioè, che non mi sembrerebbe conforme allo spirito che ha informato la linea seguita dai poteri locali e dalle Regioni per l'attuazione della 382, la semplice presa d'atto dell'esistenza degli Enti elencati nella tabella B e di quelli individuati con la nota aggiunta della loro natura pubblica o privata, della loro struttura e delle loro funzioni in relazione ai trasferimenti e alle deleghe.
Il Consiglio regionale deve esprimere, come dice l'art. 113, un suo giudizio: il che significa che l'esame degli Enti - quindi della loro natura, delle strutture e delle funzioni - deve scendere nel merito e concludersi con proposte univoche.
In sostanza, il Consiglio regionale delibera che un certo numero di Enti sono da sopprimere (e li indica nominativamente) e che altri conservano funzioni residue (e per questi si porrà ovviamente la questione del trasferimento parziale).
Se così non fosse se cioè le Regioni non si sentissero chiamate a dare un giudizio politico, di valutazione critica e di merito sull'opportunità dello scioglimento degli Enti alla luce di un'interpretazione che giuridica, ma anche politica e storica, delle norme di riforma contenute nel decreto delegato , rinuncerebbero ad esercitare quel potere di iniziativa che tanta parte ha avuto nella lunga vicenda di elaborazione del decreto delegato e che viene ad esse riconosciuto.
Tanto sarebbe valso allora che una simile indagine fosse svolta da un organo giurisdizionale - come la Corte di Cassazione o il Consiglio di Stato - o dallo stesso Governo nazionale Non sarebbe stato il caso di scomodare la Giunta, le Commissioni, il Consiglio regionale, tutte le Regioni.
La verità é che la soluzione di questo problema - uno dei primi nodi da sciogliere per fare camminare la riforma - deve necessariamente rappresentare un passo avanti sulla strada della ricomposizione delle funzioni pubbliche attorno agli Enti territoriali di governo e in particolare alle Regioni e ai Comuni, in attuazione, per esempio, dell'art.
38 della Costituzione, che da una parte mette l'assistenza pubblica dall'altra quella privata, che é libera; riportando alle Regioni competenze che ad esse già spettano nelle singole materie affinché, con la cancellazione delle spese statali divenute superflue e con la soppressione degli Enti e delle amministrazioni divenuti inutili, l'attuazione della 382 si traduca in una riforma senza spese (o, come si dice, a saldo zero).
Ho già detto, in occasione della discussione sui disegni di legge n.
252 e 256, che il decreto attuativo della legge 382 costituisce indubbiamente un passo in avanti nella direzione di un nuovo sistema di servizi sociali con lo scioglimento degli ECA, dei Patronati scolastici delle IPAB che non abbiano prevalenti finalità educativo-religiose ed il trasferimento agli Enti locali dei compiti, dei patrimoni e del personale relativo.
L'attuazione della legge 382, con il definitivo trasferimento di tutte le competenze dello Stato e dei vari Enti pubblici nazionali e locali alle Regioni e ai Comuni, doveva costituire un momento di razionalizzazione della spesa e contemporaneamente segnare l'avvio di un nuovo tipo di assistenza con il superamento degli interventi settoriali e categoriali, il rifiuto del ricovero indiscriminato degli assistiti conseguente alla logica delle categorie e la creazione di un sistema di servizi di appoggio all'individuo e alla famiglia.
A livello degli organismi nazionali e interregionali i risultati conseguiti sono molto più modesti rispetto a quelli conseguiti a livello degli organismi locali e, per alcuni aspetti, nettamente contraddittori con l disegno riformatore.
Risultano infatti conservati allo Stato gli interventi di protezione sociale prestati ad appartenenti alle forze armate, ai corpi di polizia, ai vigili del fuoco, svolti da organismi appositamente istituiti; rimangono allo Stato anche gli uffici e i centri di servizio sociale nel settore della rieducazione dei minorenni.
Viene confermata l'esistenza dei Comitati provinciali per l'assistenza e beneficenza per l'espletamento delle funzioni residue. Si sta affacciando un'ipotesi interpretativa della normativa, secondo la quale sarebbero escluse dal trasferimento anche le attività assistenziali svolte dagli Enti e dalle Casse che gestiscono forme obbligatorie di assicurazione contro le malattie (le colonie e case per ferie).
Per quanto riguarda le IPAB a carattere interregionale, vale anche per esse l'eccezione della conservazione se svolgono attività educativo religiosa, come probabilmente é l caso dell' Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia.
Ma il discorso più grave é quello relativo agli Enti di assistenza a categorie (come l' ENAOLI e L'ONPI), che coinvolge anche il gruppo degli Enti a struttura associativa (come l'Unione Italiana Ciechi e l'Ente Nazionale Sordomuti).
Le disposizioni contenute nell'art. 114 prevedono che, allorché almeno il 30% dei soggetti tenuti alla contribuzione obbligatoria decida di associarsi, costituendo un Ente privato, questi possa chiedere alla Presidenza del Consiglio la concessione in uso dei beni per lo svolgimento delle attività assistenziali, senza oneri per lo Stato. Il finanziamento delle attività potrà essere effettuato con il versamento dei contributi obbligatori - non più dovuti da chi si associa - al nuovo Ente.
Un'operazione destinata a probabile successo in quanto queste prestazioni verrebbero ad aggiungersi a quelle che gli Enti locali debbono comunque assicurare alla totalità dei cittadini.
E' nostra opinione che questa norma sia del tutto illegittima. Essa destinata ad aprire una quantità di problemi e di tensioni in sede di applicazione e capovolge la linea sin qui seguita da tutte le formazioni politiche in tema di riforma dell'assistenza.
L'illegittimità deriva dall'art. 1, lettera b) della legge 382 che prevede esplicitamente il trasferimento delle: "funzioni inerenti alle materie indicate nell'art. 117 della Costituzione esercitate da Enti pubblici nazionali ed interregionali, fatte salve, comunque, quelle già trasferite", nonché "i rispettivi uffici e beni".
D'altra parte l'art. 22 del decreto di attuazione, definendo la materia della beneficenza pubblica, include tutte le attività che attengono alla materia assistenziale con la sola esclusione delle funzioni relative alle prestazioni economiche di natura previdenziale.
Il trasferimento di competenze assistenziali da Enti nazionali a Enti privati é quindi chiaramente impugnabile da parte delle Regioni davanti alla Corte Costituzionale.
Quest'iniziativa é opportuna e necessaria anche per altre considerazioni. Come é noto l'art. 115 relativo agli Enti a struttura associativa prevede, correttamente, lo scorporo e il trasferimento delle funzioni assistenziali fin qui esercitate da questi Enti e la loro riconduzione a libere associazioni con il compito esclusivo della promozione e della tutela degli interessi delle categorie. Per facilitarli in questi compiti viene prevista la conservazione a questi Enti del patrimonio necessario allo svolgimento della sola attività associativa e sono assicurati idonei finanziamenti.
Appare subito evidente l'incongruenza di un sistema che consente, ad esempio, ai pensionati di gestire attività assistenziali, ma lo vieta agli invalidi. Il superamento di questa incongruità porterà sicuramente nel tempo all'assunzione di attività assistenziali da parte di tutti gli Enti l passaggio integrale del patrimonio, il finanziamento a tutti da parte dello Stato.
Già oggi l'Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro conserverà, per i disposti degli articoli 114 e 115, in proprietà o in uso tutto il patrimonio, proseguirà lo svolgimento delle attività assistenziali, ricevendo contributi dagli associati e dallo Stato.
Ma la permanenza dell'art. 114 é altresì fonte di altri sviluppi. Com' noto, infatti, il personale degli Finti di assistenza a categorie destinato, se non assegnato alle Regioni in base alle funzioni trasferite o delegate, ai ruoli unici presso la Presidenza del Consiglio. Secondo l'art.
122 del D.P.R. n. 616, é consentita l'utilizzazione di questo personale da parte degli Enti privati, dietro rimborso delle relative spese.
E' abbastanza prevedibile, in considerazione delle ragioni tipicamente clientelari che hanno motivato l'art. 114, che i nuovi Enti provvederanno a reclutare nuovo personale anziché utilizzare quello pubblico. Ci comporterà 1' inattività e la dispersione di capacità professionali per migliaia di lavoratori pubblici e una spesa aggiuntiva valutata in almeno 100 miliardi.
Il Gruppo socialista esprime quindi la preoccupazione che, con la giustificazione di garantire lo sviluppo di una società pluralista, siano stati introdotti incentivi allo sviluppo di Enti settoriali e categoriali contro i quali si é prodotta fino ad oggi una forte battaglia democratica della quale sono state protagoniste le Regioni, per la fine di un sistema clientelare e lo sviluppo di un moderno sistema di servizi sociali preoccupato di prevenire i problemi sociali e di dare comunque ad essi risposte efficaci e risolutive. Queste condizioni sono possibili solo realizzando un quadro globale dell'intervento sociale ancorato al territorio e quindi agli Enti locali.
Di questi problemi discuteremo ancora: dal brevissimo esame che lio fatto sulle competenze conservate allo Stato e agli Enti nazionali, dai decreti di attuazione della 382 e, in particolare, dell'art. 114, balza evidente la capacità di resistenza delle burocrazie centrali e dei gruppi di potere clientelare, contro i quali le forze democratiche hanno a lungo combattuto.
I risultati con la 382 sono, a nostro avviso, solo una tappa. Tutto il movimento democratico, riformatore, tutte le forze impegnate per il rinnovamento dell'assistenza e dei servizi sociali, per la costruzione di un autentico Stato delle autonomie, devono riprendere l'iniziativa per la costruzione di una società civile e democratica. La questione dell'illegittimità di alcune norme contenute nell'art. 114 sarà, per esempio, un primo momento di verifica.
In questi giorni, in previsione del dibattito sugli Enti inutili, ho fatto una piccola ricerca - non una ricerca importante, diciamo una ricerca da scuola elementare. Ho confrontato la tabella B del D.P.R. 616 con la tabella B dello schema e con la tabella A della Commissione Giannini. I colleghi le hanno sicuramente presenti. Non si può nascondere che vi sia una confusione assoluta. La tabella A della Commissione Giannini indicava gli Enti che operano nei settori della sanità e dei servizi sociali esclusivamente o prevalentemente nelle materie di competenza regionale quindi da sopprimere; la tabella B gli Enti che svolgono funzioni da riordinare in sede di riforma sanitaria; la tabella C gli Enti che operano solo parzialmente nelle materie di competenza regionale.
Nelle relazioni e nelle proposizioni normative della Commissione Giannini relative agli altri gruppi di materie sono inoltre evidenziati altri Enti che appaiono nella tabella B del D.P.R. 616, che e quindi onnicomprensiva, salvo l'annotazione finale.
Ora vorrei porre due domande, rivolgendomi ovviamente alla Giunta: La tabella A della Commissione Giannini conteneva 63 Enti. Di questi oltre una ventina, non compaiono più nella tabella B del D.P.R. 616 facciamo degli esempi e nomi: nella tabella A della Commissione Giannini comparivano, per esempio, 1"' Opera nazionale assistenza all' infanzia delle regioni di confine", l'Opera nazionale di guerra" e il "Consorzio sovvenzioni ipotecarie ai danneggiati dall'eruzione del Vesuvio del 1906".
Che cosa significa questa cancellazione (ho riferito in merito a tre Enti ma ne sono elencati 23 o 24), che gli Enti sono stati già sciolti, che rientrano nell'annotazione finale, o che sono stati riconosciuti utili? Mi sembrerebbe che dovrebbero rientrare nell'annotazione finale (a meno che siano IPAB locali), e quindi anch'essi sottoposti alla procedura di scioglimento.
La seconda domanda, più politica, é: quale interpretazione intende dare la Giunta alla normativa di scioglimento per il caso in cui la prevalenza delle funzioni trasferite sia pressoché totale e quale proposta intende sottoporre al Consiglio, per evitare la mera presa d'atto di una limitata funzione residua? Facciamo il caso di un Ente che tra le altre funzioni abbia anche una scuola materna. Io credo che in questo caso non si può che accogliere un'interpretazione rigorosa della legge, auspicando quindi che la Commissione nazionale provveda alla soppressione definitiva dell'Ente il che - in linea di principio - deve pertanto avvenire in tutti i casi in cui residuano limitate funzioni non regionali. Il che non significa ovviamente, per rifarmi all'esempio, sopprimere la scuola materna.
Allo stesso modo le funzioni non istituzionali dell'Ente (come é il caso dell'Enalotto per L'ENAL. Ente sicuramente da sopprimere) devono essere riassunte dallo Stato, e non determinare 1' individuazione di una funzione residua e quindi il salvataggio dell'Ente.
Secondo il nostro parere mancheremmo ad un compito che ci é stato attribuito esplicitamente dal D.P.R. 616, che non é quello della presa d'atto, ma é quello di dare un giudizio. Forse la materia avrebbe richiesto maggiori approfondimenti e avrebbe comportato tempi più lunghi, tuttavia con risultati non diversi considerando che la materia é stata oggetto, in sede politica e in sede istituzionale, come é stato fatto con molta puntualità dalla Commissione Giannini, di studi analitici e di proposte concrete alle quali facciamo riferimento e sulle quali, concordando, ci attestiamo.
Mi sembra, cioè, che il giudizio nostro, come ho già detto, sia soprattutto un giudizio politico, il cui contenuto non può che essere quello che ha caratterizzato la lunga vicenda, unitariamente condotta dalle Regioni e dai poteri locali, per l'affermazione delle autonomie locali e per una reale riforma delle istituzioni, di cui lo scioglimento degli Enti inutili - contro ogni tendenza al salvataggio di interessi particolari rappresenta un momento certamente decisivo per l'attuazione della legge n.
382.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la dott. Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

La maggioranza degli Enti sui quali dobbiamo esprimere osservazioni, in base all'art. 113 del D.P.R. 24.7.1977 n. 616, svolge attività nel campo della sanità e dell'assistenza. Vi sono altri Enti, in numero minore, che operano in altre materie previste dall'art. 117 della Costituzione.
I rilievi fatti dal Consigliere Calsolaro, se accettati, farebbero sì che non dovremmo esprimere il nostro parere sugli Enti interessati, ma dovremmo fare un ricorso di anticostituzionalità del D.P.R. 616, perché le sue osservazioni sono sul contenuto del Decreto non già sulle osservazioni che ci accingiamo ad esprimere.
Non concordo sul parere del Consigliere Calsolaro quando afferma che non dobbiamo soltanto prendere atto della situazione dell'Ente, ma dobbiamo concludere con un parere specifico. L'art. 113 stabilisce che dobbiamo esprimere il parere sugli Enti nazionali e pluri-regionali che esplicano attività integralmente trasferite alle Regioni e che pertanto devono essere estinti; dobbiamo inoltre mettere in rilievo le residue competenze statali.
In questi casi é più delicato esprimere i giudizi conclusivi perché non credo dobbiamo anche formulare dei pareri sulle residue competenze statali.
In questo caso sarà l'Ente stesso, sarà lo Stato che deciderà anche se, in linea di principio, ritengo sarebbe errato mantenere in vita degli Enti per funzioni marginali. Lo Stato dovrà preoccuparsi di attribuire ad altri Enti tali competenze. Non mi parrebbero pertinenti nostre osservazioni sulle funzioni statali, mentre sono pertinenti le osservazioni sugli Enti che devono essere estinti in quanto svolgono esclusivamente attività previste dall'art. 117 della Costituzione e che quindi devono essere trasferite alle Regioni o ai Comuni, in base al Decreto del Presidente della Repubblica n.
616.
Poiché dovevamo, entro il 13 novembre u.s., esprimere le osservazioni tutta la polemica a monte del D.P.R. 616 oggi può avere soltanto significato come confronto e come dibattito, ma non é pertinente all'argomento all'ordine del giorno.
Noi possiamo affermare con forza che la Democrazia Cristiana é sempre stata d'accordo sul trasferimento delle competenze degli Enti nazionali nel settore della sanità e dell'assistenza ed anche in altri settori alle Regioni ed ai Comuni perché esse venissero gestite, in modo consortile o decentrato, dagli Enti locali territoriali con la partecipazione degli utenti.
Infatti il lungo dibattito, in Parlamento, sulle proposte di legge di riforma dell'assistenza, dopo il confronto delle forze politiche nella Commissione ristretta interpartitica, ha permesso di giungere ad un testo unificato, in cui permanevano dei contrasti sul ruolo dell'assistenza privata e delle IPAB infraregionali ma vi erano convergenze sul problema degli Enti nazionali e degli Enti strumentali, come sull'esigenza dello scioglimento degli Enti comunali di assistenza.
Le forze politiche avevano convenuto su uno schema di proposta di legge che non é stata approvata perché é terminata anticipatamente la legislatura - che prevedeva la soppressione degli ECA e degli Enti nazionali che svolgono attività assistenziale. Pertanto, su questo punto non c'era disaccordo, così come in quella bozza di proposta di legge era chiaramente espressa la volontà delle forze politiche di privilegiare i servizi domiciliari e di rivalutare il ruolo della famiglia nell'ambito dell'attività assistenziale.
Non concordiamo con il Consigliere Calsolaro quando esprime giudizi negativi sugli articoli 114 e 115 del D.P.R. 616 che prevedono la possibilità di trasformarsi in associazioni volontarie oppure in Enti morali aventi personalità giuridica privata per gli Enti che svolgono assistenza a categorie, che fossero obbligate per legge a versare contributi e le cui entrate derivassero prevalentemente dal contributo delle categorie e per gli Enti a carattere associativo. Non concordiamo perché il patrimonio di tali Enti si é costituito prevalentemente attraverso il contributo dei soci, attraverso il contributo delle categorie interessate, obbligate dalla legge ai versamenti e perché crediamo profondamente nel valore del libero associazionismo. La difesa del libero associazionismo é recepita nella Costituzione, come conseguenza della nostra concezione sul pluralismo sociale. Pertanto ribadiamo: trasferimento ai Comuni ed alle Regioni delle competenze assistenziali e sanitarie degli Enti nazionali ma, nello stesso tempo, non mortificazione del libero associazionismo perché esso é espressione di una società ricca ed articolata.
Sarebbe stato interessante svolgere in Commissione un dibattito su questi argomenti, tuttavia in quella sede abbiamo esaminato attentamente le osservazioni espresse dalla Giunta. Su molte di esse abbiamo concordato talvolta dopo aver ottenuto soppressioni e modifiche di alcune parti.
Il Gruppo della Democrazia Cristiana ha sempre cercato di mettere in rilievo la natura associativa dell'Ente, ogni qual volta ciò emergesse dallo Statuto, a sostegno del libero associazionismo, così come ha cercato di mettere in rilievo la natura di Enti di assistenza a categorie, le cui entrate prevalenti fossero a carico, in forza di legge, a persone fisiche o giuridiche diverse dallo Stato e dalle Regioni, al fine di permettere alle categorie interessate la costituzione di associazioni nazionali volontarie di assistenza le quali, in base all'art. 114, se raggiungeranno il 30% dei soggetti tenuti alla contribuzione obbligatoria, potranno mantenere in uso in tutto o in parte, i beni dell'Ente.
Abbiamo assunto tale posizione perché siamo convinti che, in gran parte, i patrimoni degli Enti si sono costituiti mediante la contribuzione delle singole categorie.
In contrasto con quanto ha oggi sostenuto il Consigliere Calsolaro abbiamo anche concordato di non esprimere un giudizio conclusivo sulla natura delle IPAB perché questo giudizio deve essere espresso dalla Commissione tecnica nominata in base all'art. 113 del D.P.R. 616: abbiamo ritenuto opportuno stabilire che si mettessero in rilievo le caratteristiche dell'Ente senza giungere ad un giudizio esplicito.
A mio avviso, tale posizione non é in contrasto con quanto abbiamo sostenuto nella discussione sulla legge di salvaguardia per le IPAB durante la quale abbiamo chiesto che la salvaguardia, relativa all'alienazione dei beni ed all'assunzione di personale, non fosse applicata alle IPAB la cui natura é educativo-religiosa, perché non abbiamo mai contestato che fosse il Presidente del Consiglio dei Ministri ad esprimere il giudizio definitivo sulla natura delle IPAB, secondo il parere espresso dalle previste commissioni.
Pertanto non abbiamo individuato gli Enti a carattere educativo religioso che non dovranno essere trasferiti ai Comuni anche se dalla documentazione presentata e dalle osservazioni espresse emerge chiaramente la natura educativo-religiosa di alcuni Enti, come ad esempio il "Piccolo Cottolengo della Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione", con sede legale a Genova, l' "Istituto Suore della Presentazione di Maria Vergine, dette Pietrine" di Sampierdarena, l' "Opera Pia Conservatorio Istituto Madri Pie Franzoniane" di Genova Sampierdarena, i cui Consigli di Amministrazione sono composti da Religiosi, così come il personale.
Il dissenso non é sul volere mantenere in vita alcuni Enti e non volere il trasferimento delle loro competenze agli Enti locali perché, come abbiamo dichiarato, siamo d'accordo nel superare l'organizzazione verticale dell'assistenza per realizzare un'organizzazione orizzontale, delegata al territorio; il dissenso é sul contenuto di alcune osservazioni. Riteniamo che alcuni giudizi non siano corretti, perciò su di essi esprimeremo voto contrario. Per quanto riguarda l'Enal, per esempio, riteniamo che, oltre alle attività trasferite alle Regioni, svolga altri compiti, come quello del coordinamento nazionale di numerose attività ricreative e sportive.
Riteniamo inoltre che l'Enal sia, almeno in parte, un Ente a struttura associativa.
Per quanto riguarda L'ONIG, non condividiamo l'affermazione secondo la quale possono considerarsi estinte "ope legis" le funzioni residue di tutela e di rappresentanza della categoria presso organismi vari.
Vi é poi un altro gruppo di Enti sulle cui osservazioni dissentiamo.
Essi sono: l'Opera per il Mezzogiorno d'Italia, l'Opera nazionale per l'assistenza agli orfani di guerra anormali psichici Gaetano Giardino l'Ente nazionale per i lavoratori rimpatriati e profughi, l'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Questi Enti, oltre alle attività assistenziali gestiscono scuole materne, scuole elementari e medie parificate. Non possiamo accettare si affermi che queste competenze sono trasferite ai Comuni in base al decreto del Presidente della Repubblica 616, in quanto la gestione di scuole non é una competenza della Regione: l'assistenza scolastica e la gestione di scuole sono due cose distinte e diverse.
Abbiamo alcune riserve inoltre in relazione all'ENAOLI ed all'ENAM, in quanto sono Enti che svolgono, in parte, attività previdenziali: L'EANOLI svolge questa attività poiché l'erogazione dell'assegno agli orfani dei lavoratori realizza una forma di assistenza continuativa e costituisce un diritto per gli orfani e non una prestazione assistenziale discrezionale.
E' quindi una funzione di carattere previdenziale, di competenza dello Stato e non trasferita alle Regioni. Lo stesso dicasi per l'Ente di assistenza magistrale.
In merito al Gaslini rileviamo che il giudizio della Giunta della Regione Piemonte é diverso da quello della Regione Liguria: la Liguria sostiene che il Gaslini é un Ente privato, con dimensione territoriale regionale, mentre la Giunta del Piemonte sostiene che é un Ente pubblico di carattere nazionale. Non riteniamo di avere sufficienti informazioni per dissentire dal giudizio della Regione Liguria, dove la fondazione Gaslini svolge in modo prevalente la sua attività, così come non riteniamo si possa "sic et simpliciter" affermare che dal D.P.R. n. 616 scaturisca il totale superamento della volontà del fondatore sull' utilizzazione del patrimonio in questo caso, recepita da una legge della Repubblica. Esprimiamo quindi voto contrario al giudizio espresso sulla fondazione Gaslini.
Per quanto riguarda L'ENPI non abbiamo espresso né parere favorevole n parere contrario poiché siamo ancora su posizioni interlocutorie.
L'Assessore o il Presidente potranno dirci se vengono accettate o meno le nostre osservazioni.
In conclusione, su un complesso di 100 Enti abbiamo espresso parere sfavorevole nei confronti di nove. Riteniamo certamente positivo il trasferimento delle competenze degli Enti nazionali alle Regioni, ai Comuni, poiché l'esaltazione dell'autonomia degli Enti locali ci trova del tutto consenzienti. Nell'ambito della sanità e dell' assistenza, riteniamo sia indispensabile superare le sovrapposizioni, le contrapposizioni, la settorialità degli interventi.
Con gli adempimenti previsti dal D.P.R. n. 616 si può realizzare la riorganizzazione delle competenze degli Enti nazionali e delle IPAB per permettere la realizzazione di un servizio più vicino all'utente, come pu essere un servizio organizzato a livello territoriale, gestito dagli Enti locali, ma anche da Enti privati con l'esaltazione del volontariato e del libero associazionismo.
Tale organizzazione risponde alle esigenze delle popolazioni ed maggiormente in grado di prestare un servizio che esalti la dignità della persona umana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Commetteremmo certamente un errore se nel giudizio sulla proposta di soppressione degli Enti di cui alla legge n.382e al decreto attuativo cogliessimo il pretesto per enunciazioni di principio. Credo che non riusciremo in Italia a emergere in nessun modo se non incominceremo ad attuare seriamente principi di riforma e questa é una riforma che passa attraverso l'eliminazione. Che ci, sia l'accordo su 100 Enti e il disaccordo su cinque o dieci, secondo me, ha scarsa importanza: l'importante é che arrivi il giudizio della Regione al Parlamento, alla Commissione, sostanzialmente al Governo.
Il nostro Gruppo é favorevole alla soppressione. Siamo sicuri che l connubio o l'accordo che certamente emergerà nel Parlamento attuale risolverà molto probabilmente in termini compromissori i problemi di carattere pratico. Dico questo con tutta tranquillità per i colleghi della Democrazia Cristiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Mi paiono esatte le notazioni del collega Calsolaro il quale ha voluto ricordarci che, con una formulazione estremamente imprecisa, siamo di fronte ad un atto complesso nel quale intervengono più soggetti che hanno se non pari, uniforme dignità politica. E' certamente una valutazione di ordine politico, perché non si tratta di un accertamento fiscale sulle attività svolte, ma si tratta di vedere come questi Enti tendono a prodursi e a riprodursi in futuro qualora non vengano soppressi. E' più rilevante il modo con il quale si arriva ad individuare un certo parere perché - ripeto non siamo in grado di fare un'indagine fiscale in quanto avremmo dovuto leggere tutti gli statuti (che sappiamo superati poi dalla prassi) e andare in loco per verificare, per esempio, le dimensioni delle attrezzature e delle funzioni. Ritengo opportuno che il Consiglio regionale debba con questo dibattito assumere, come di fatto ha assunto, grazie agli interventi di chi mi ha preceduto, la portata della valutazione della funzione che gli Enti e l'associazionismo privato debbono conservare nella realtà della Regione. Non possiamo non riconoscere che non ci compete il superamento di un limite di competenza funzionale che si é riservato il Presidente del Consiglio dei Ministri in ordine alle funzioni in prevalenza di assistenza e di istruzione; peraltro ci é riservato il dovere di verificare, nella realtà complessiva della Regione, come certi Enti rispondono o meno alle funzioni e soprattutto agli statuti così come vengono indicati. Il nostro dovere é di tendere alla realizzazione e alla democratizzazione dei sistema nella misura in cui tutto, anche il volontarismo, possa raccordarsi a questo disegno che trova negli Enti locali e nel territorio i punti di riferimento. Questa esigenza non può che indurci ad essere estremamente rigorosi nel raccomandare che il maggior numero possibile di Enti, che non hanno la possibilità di sopravvivere, siano soppressi, soprattutto dobbiamo essere estremamente rigorosi nel tagliare i cordoni ombelicali di quegli Enti che, essendo zona di riserva siano, in un Paese come l'Italia, la ragione del loro ritorno ad avere funzioni in concorrenza, se non addirittura di prevaricazione sulle funzioni degli Enti locali. Mi pare che il dibattito sia stato estremamente interessante e la preoccupazione del Consiglio regionale piemontese, in ordine a questi problemi, merita di essere accolta in senso favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

La materia é stata discussa in Commissione con gli Enti pubblici di assistenza e beneficenza e con gli Enti privati. La posizione del nostro partito e quella in generale delle forze politiche ha già avuto negli anni passati maturazione e approfondimento con modificazioni delle posizioni anche per la natura complessa dei problemi. Le deliberazioni in votazione riguardano, oltre agli Enti assistenziali, anche altre materie. Vorrei effettuare una puntualizzazione in ordine al parere espresso sull'ENPI. La formulazione del parere della Giunta suona così: "Non possono essere prese in considerazione le attività cosiddette di omologazione non istituzionali puramente volontarie, in quanto non previste per statuto e a carattere sperimentale al di fuori di una valutazione di un quadro di scelte prioritarie riflettenti gli interessi della collettività in quanto non previste e regolamentate da leggi. Si esprime pertanto un parere sfavorevole per l'omologazione intesa come collaudo e verifica tecnica di strumenti e macchine, etc". Questa formulazione aveva suscitato dei dubbi perché effettivamente la stesura letteraria risulta un po' contorta. Ci troviamo di fronte a molti Enti di carattere diverso che hanno fra di loro competenze sovrapposte, implicate, difficili da definire e queste competenze hanno attinenza nel campo della salute, delle condizioni di lavoro e sono al di fuori di un serio ed efficace controllo pubblico.
Politicamente non può che essere dato un giudizio negativo sulla situazione attuale e che in un organico disegno di riforma sanitaria nazionale non si può che convenire che le contrapposizioni e le sovrapposizioni e anche gli sprechi di risorse e di energie vengano eliminati.
Il problema é peraltro superato nella situazione di oggi dalle intese tra le forze politiche a livello nazionale. Il testo di legge che proposto e approvato in sede referente dalla Commissione igiene e sanità della Camera mi pare che vada al di là ancora di questo parere, infatti all'arti 4 viene esplicitamente detto che sono "competenze dello Stato attinenti alla materia assistenza sanitaria ospedaliera l'omologazione di macchine, impianti e mezzi personali di protezione" In un articolo successivo é detto: "Con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, della sanità.., da emanarsi entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge é dichiarata l'estinzione dell'ENPI e dell'Associazione Nazionale Controllo Combustioni e ne sono nominati i relativi Commissari liquidatori". Lo stesso testo ribadisce in modo non equivoco: "A decorrere dal 1° gennaio 1979, i compiti e le funzioni svolte dall'ENPI e dall'ANCC, sono attribuite rispettivamente ai Comuni, alle Regioni e agli organi centrali dello Stato con riferimento all'attribuzione di funzioni che nella stessa materia é disposta dal Decreto del Presidente della Repubblica, 24 luglio 1977, n. 616". Quindi non solo si sciolgono questi Enti, ma viene già indicata nello Stato, nelle Regioni e nei Comuni, che hanno rispettive competenze, la materia dell'omologazione e viene anche ribadito in modo esplicito l'aggancio con il D.P.R. Poiché non siamo ancora tenuti a considerare operante il testo opportuno che manteniamo i pareri sugli Enti e, all'interno di questi, che tocchiamo le materie.
Desidero concludere dicendo - e chiedo scusa di questa precisazione che, per ragioni tecniche, il testo di questo parere, dal punto di vista della stesura formale non del tutto felice, va inteso in questo modo: le cosiddette attività di omologazione nella situazione legislativa attuale sono mal definite e non risultano nell'attribuzione dell'ENPI, ma sono state assunte dall'ENPI in via sperimentale come é detto nel parere, senza un'attribuzione legislativa che le rendesse istituzionali e proprie dell' ENPI. Da queste considerazioni nasce il parere sfavorevole per l'omologazione intesa in un certo modo e quindi mantenuta come funzione residua dell'Ente.
Queste cose sono necessarie per completezza formale del Consiglio e sono politicamente di grande rilevanza, tra l'altro trovano già un riscontro tassativo e puntuale nel materiale già definito a livello parlamentare con l'accordo dei partiti.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Nel primo intervento avevo espresso riserve sul parere della Giunta per quanto riguardava L'ENPI. Nessuna riserva invece per L'ANCC. Non é che non fossimo d'accordo sullo scioglimento dell'ENPI, in realtà avevamo chiesto in Commissione delle precisazioni sul testo delle osservazioni precisazioni che i Commissari non erano stati in grado di fornire.
Poiché il Consigliere Ferrero, Presidente della V Commissione, ha ampiamente risposto ai nostri interrogativi, ritiriamo le nostre riserve sull'ENPI e dichiariamo di dare voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Chiedo la parola per una brevissima considerazione sui due organismi che sono stati considerati: L'ENPI e L'ANCC.
Sono organismi con competenze che a volte si accavallano, tuttavia mentre L'ENPI é un Ente pubblico, l'Associazione Nazionale Controllo Combustione ha più carattere di associazione privata anche se svolge competenze di carattere pubblico. Non c'è dubbio che le competenze dell'ANCC possono, in un modo molto corretto e molto semplice, essere trasferite all'Ispettorato del lavoro per eseguire operazioni di controllo e di collaudo delle macchine messe in opera, in forma gratuita e non a pagamento.
Vorrei fare un'altra considerazione per quanto riguarda L'UMA. Non ho nulla da eccepire sul parere espresso dalla Commissione, però per questo Ente va fatto un discorso in termini di contributi, ossia, in che modo le Regioni o gli organismi potranno essere investiti del rilascio delle certificazioni sulla qualifica di utente di macchine agricole? Attualmente l'UMA é retto da uno statuto interno. In sede di Commissione credo sia stato tenuto in considerazione il fatto che gli utenti nel presentare la domanda devono impegnarsi ad osservare le norme dello Statuto, le quali comportano anche il pagamento di contributi. Lo stesso discorso vale per l'Associazione Nazionale Controllo Combustioni ossia che i servizi devono essere resi gratuitamente senza nessun onere per i richiedenti. In questo caso, o viene mantenuto il carattere privatistico dell'Ente, oppure lo si considera erogatore dei servizi pubblici caricando l'onere sulla collettività. Non si possono usare due pesi e due misure. Alcune iniziative che L'ANCC ha assunto negli anni passati e che io ho avuto modo di seguire per motivi professionali, mi paiono ingiuste ed immorali. Risulta infatti che un servizio reso per un anno, comporti l'obbligo al versamento dei contributi anche negli anni successivi.
Per quanto riguarda L'UMA il discorso é analogo. Diventando pubblico il servizio, é evidente che non si dovrà fare richiesta di contribuzione nei confronti dei beneficiari.



PRESIDENTE

La parola all'avv. Oberto.



OBERTO Gianni

Vorrei sapere se sono stati espressi pareri e quali relativamente ai numeri 30, 32, 38 e 57 della tabella d). Il documento relativo non c'è.
Vorrei richiamare la cortese attenzione dei colleghi Consiglieri, in merito all'Associazione Nazionale delle famiglie caduti e dispersi in guerra. Le vedove dei combattenti, della Resistenza, della prima e della seconda guerra, che abbiano compiuto i 65 anni e che non godano di altre prestazioni previdenziali, ricevono una pensione pari a lire 99.900: lire 3.000 al giorno. Le vedove di guerra che abbiano compiuto soltanto 60 anni ricevono di meno; se non hanno raggiunto i 50 anni ricevono lire 29.900. Il parere della Giunta e del Consiglio regionale non può non tenere conto di questa situazione dicendo che l'Associazione deve continuare ad esistere proprio per dare quest'assistenza. Non so che cosa in concreto dica il parere della Giunta e della Commissione perché non ho ancora avuto la possibilità di leggerlo , ritengo tuttavia doveroso fare questa sottolineatura anche per quanto si riferisce all'Associazione dei mutilati e invalidi di guerra, all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e all'Associazione Nazionale degli ex Internati in Germania. Rendiamoci conto dell'impressione che può avere l'espressione di un parere di non conservazione di questi enti.



PRESIDENTE

Non vi sono altri interventi, possiamo passare alla replica dell'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore regionale

Assessore all'assistenza Devo dare atto del buon lavoro che é stato svolto da parte dei funzionari della Giunta e della V Commissione che hanno portato a termine con rapidità tali adempimenti. La Regione non é l'Ente che decide la soppressione o meno di un Ente nazionale o regionale: la Regione dà un parere sulle funzioni che questi Enti svolgono, quindi individua attraverso gli statuti o attraverso le attività la funzione svolta ed esprime un parere se questa funzione é tra quelle trasferite.
Questo é stato il ragionamento svolto in Commissione e attraverso a questo ragionamento siamo arrivati al fondo del discorso complessivo interno a 100/120 Enti. Di questi ne abbiamo accantonato un gruppo di 7/8 attorno ai quali si é sviluppato un discorso che chiarirò in questa sede. Quindi nessuna competenza diretta della Giunta di attività che invece toccano allo Stato, alla Commissione interparlamentare per le questioni regionali e soprattutto alla Commissione prevista all'art. 113 del D.P.R. n. 616. Il discorso ha avuto una lenta, ma importante maturazione su un terreno difficile, certe volte anche aspro. Il Consigliere Cardinali giustamente ha detto che va dato un giudizio politico.
La Giunta deve in questo momento rispettare integralmente il D.P.R. n.
616. Il lavoro dei mesi che hanno preceduto l'emissione del decreto D.P.R.
n. 616 é stato molto impegnativo in ordine alle attività delle Regioni. Di tabelle ne sono state predisposte più di una. Nella tabella mancano gli Enti che ricordava il collega Calsolaro, che si danno già per estinti; ci sono altre situazioni che invece hanno formato oggetto di una discussione politica in ordine alla compilazione della tabella.
Più difficile e più delicato é definire il quadro delle competenze statali residue, le problematiche che si incentrano sulle funzioni regionali o statali, quindi la fotografia degli Enti. Al Consigliere Oberto posso rispondere che la Giunta non é assolutamente in imbarazzo nei dire che se quegli Enti hanno attività di carattere previdenziale e se i loro associati intendono che quell'attività continui, gli artt. 114 e 115 consentono tranquillamente di aprire quella strada. Evidentemente non ci sono oneri contributivi da parte dello Stato e della Regione: é libera associazione.
Intorno a questa problematica c'é stata una discussione tra i partiti e il problema dell'associazionismo ha trovato la formula compromissoria degli artt. 114 e 115. Ci sono realmente delle motivazioni serie. Pensiamo a che cosa sono gli Enti di previdenza e di assistenza a categorie. Molti colleghi Consiglieri sono legali e sanno quali danni e quali guasti si verificano nel nostro Paese nell'ambito della previdenza per categorie: certo soltanto il prelievo costante dal punto di vista dell'obbligatorietà del versamento dei contributi. Riportare ad ordine tutta questa materia non semplice. Escludo che si siano raggiunte posizioni di compromesso: si sono fissati dei principi e l'ambito preciso entro il quale si é mossa la Giunta nel dare i pareri sulle funzioni degli Enti. Ci sono stati dei punti sui quali non era possibile andare d'accordo, soprattutto in merito al Gaslini, in ordine al quale la Liguria ha dato un parere assolutamente incomprensibile perché ha riconosciuto la natura privata dell'Ente che retto però da una legge che lo dichiara Ente di diritto pubblico. E' abbastanza preoccupante per la Regione dichiarare privato un Ente che retto con legge e con statuto di diritto pubblico. Pur partendo da questa posizione che ci ha divisi e ci divide con la minoranza, siamo arrivati alle stesse conclusioni: lo abbiamo escluso individuando le funzioni da un possibile trasferimento alla Regione. E' un Ente che ha una dimensione molto vasta e nella tabella b) c'entra in piccola parte. L'osservazione politica del Gruppo della Democrazia Cristiana é il fulcro di un certo discorso su tutta la materia delle IPAB. Per questo dico che non ci sono compromessi, ma rapporti chiari tra i Gruppi, tra maggioranza e Consiglio.
La Democrazia Cristiana ritiene che la volontà del fondatore vada sempre rispettata. Questa é una posizione politica assunta dal Gruppo della Democrazia Cristiana sulla discriminante dell'applicazione del D.P.R. n.
616 per quanto riguarda le IPAB. Noi affermiamo che il D.P.R. n. 616 salta l discorso in ordine alla volontà del fondatore in quanto riordina le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza dandone la destinazione naturale voluta dalla legge. Diversi sono gli atteggiamenti della Giunta in relazione all'ENAOLI e all'ENAM e ad altre questioni che riguardano le funzioni degli asili infantili e della scuola materna. Non abbiamo detto che tali funzioni sono di esclusiva competenza del Comune e della Regione perché sarebbe stata una brutta forzatura. Sicuramente é una competenza con cui concorrono altre competenze, libere di esprimersi, come sono le scuole private, come sono gli asili infantili gestiti dalla Chiesa. Quando abbiamo dovuto prendere in carico quell'Ente individuato dalla tabella b) del legislatore, abbiamo ritenuto che fra quelle funzioni ci sono alcune funzioni che ci appartengono per destinazione legislativa o per destinazione dell'ordinamento del '34 che fa riferimento ai Comuni. Il caso dell'ENAOLI é un caso politico eclatante in quanto l'Ente tende a costituire la sua sopravvivenza come Ente di previdenza e sostiene questa posizione in base al fatto che eroga degli assegni a titolo discrezionale agli orfani. Noi riteniamo un errore grave il perpetuare un Ente che si colloca nella posizione di Ente previdenziale e che scarica sulla Regione tutta la parte dei servizi. L' ENAOLI ha la funzione dei servizi e questa funzione é trasferita ai sensi dell'art. 22 e seguenti del D.P.R. n. 616 alle Regioni. In sostanza si é trattato di piccoli sfridi nel lavoro, che però hanno messo in luce alcuni punti politici chiari sui quali é nota la posizione della Democrazia Cristiana e degli altri Gruppi. Alla Giunta interessa, e credo che il risultato sia stato conseguito, di attuare questo adempimento che mette in moto il processo di trasformazione dell'assetto istituzionale del Paese con la massima serenità e chiarezza. L'obiettivo stato raggiunto per il 90% dei casi. Rimangono queste divisioni su pochi casi, sui quali però non credo debbano esserci dei drammi, ma posizioni chiare e aperte, senza compromissioni deteriori.



PRESIDENTE

La discussione é conclusa, possiamo quindi passare all'esame delle proposte di deliberazione. Suggerisco di iniziare con la prima proposta di deliberazione esaminata dalla V Commissione che riguarda gli Enti contenuti negli allegati A, B e C.
"Il Consiglio regionale Visto l'articolo 113 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 Esaminate le osservazioni proposte dalla Giunta regionale in ordine agli Enti nazionali ed interregionali indicati nella tabella B, compresa l'annotazione finale, allegata al D.P.R. 24/7/77, n. 616 Sentita la relazione della V Commissione delibera di approvare le osservazioni sugli Enti soprarichiamati, contenute negli allegati A - B - C, che fanno parte integrante della presente deliberazione.
La presente deliberazione é dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'articolo 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62".
Chi approva é pregato di alzare la mano. La deliberazione é approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo all'esame della seconda deliberazione approvata dalla V Commissione, che riguarda gli Enti contenuti nell'allegato D. La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

E' inteso che a questa deliberazione sono state aggiunte le osservazioni sulla Fondazione Gaslini e sull'ENAL. Pertanto, mentre abbiamo votato a favore per la deliberazione precedente perché in Commissione avevamo concordato sulle osservazioni, talvolta dopo che la Giunta aveva accolto nostre proposte di modifiche, su questa invece votiamo contro perché non concordiamo sulle osservazioni proposte dalla Giunta. Il parere del Gruppo della Democrazia Cristiana é allegato alla deliberazione.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni? Non ve ne sono.
"Il Consiglio regionale Visto l'articolo 113 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 Esaminate le osservazioni proposte dalla Giunta regionale in ordine agli Enti nazionali ed interregionali indicati nella tabella B, compresa l'annotazione finale, allegata al D.P.R. 24/7/77, n. 616 Sentita la relazione della V Commissione delibera di approvare le osservazioni sugli Enti soprarichiamati, contenute nell'allegato D che fa parte integrante della presente deliberazione e che riporta, separatamente, anche le osservazioni espresse dal Gruppo della Democrazia Cristiana.
La presente deliberazione é dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'articolo 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62".
Chi approva il progetto di deliberazione alzi la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 16 contrari.
Esaminiamo ora la proposta di deliberazione approvata dalla III Commissione.
"Il Consiglio regionale Visto l'articolo 113 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 Esaminate le osservazioni proposte dalla Giunta regionale in ordine agli Enti nazionali ed interregionali indicati nella tabella B, compresa l'annotazione finale, allegata al D.P.R. 24/7/77, n. 616 Sentita la relazione della III Commissione delibera di approvare le osservazioni sugli Enti sopra richiamati, contenute nell'allegato che fa parte integrante della presente deliberazione.
La presente deliberazione é dichiarata immediatamente esecutiva, ai sensi dell'articolo 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62".
Chi é favorevole alzi la mano.
La deliberazione é approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
Proposta di deliberazione della IV Commissione che riguarda la tabella B. La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Nella deliberazione si parla di Torino Comune, Torino città, Torino Provincia, ma ritengo che si tratti della Regione Piemonte che ha sempre avuto presente la realtà dell'Ente Italiano Moda, con sede a Torino.
Inoltre, si esprime un giudizio, né positivo né negativo in termini assoluti. E' un giudizio possibilista perché conclude dicendo: "Per le considerazioni sopra svolte non sembra possa giustificarsi la sopravvivenza dell'Ente". E' un parere un poco sibillino sul quale non sono d'accordo per cui voto positivamente le altre conclusioni e mi astengo da questa.



PRESIDENTE

Non vi sono altre dichiarazioni, pertanto pongo in votazione la deliberazione, dopo averne dato lettura: "Il Consiglio regionale Visto l'articolo 113 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 Esaminate le osservazioni proposte dalla Giunta regionale in ordine agli Enti nazionali ed interregionali indicati nella tabella B, compresa l'annotazione finale, allegata al D.P.R. 24/7/77, n. 616 Sentita la relazione della IV Commissione permanente delibera di approvare le osservazioni sugli Enti soprarichiamati, contenute negli allegati E - F - G - H, che fanno parte integrante della presente deliberazione.
La presente deliberazione é dichiarata immediatamente esecutiva, ai sensi dell'articolo 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62".
Chi é favorevole alzi la mano.
La deliberazione é approvata con 45 voti favorevoli e 1 astenuto.


Argomento: Immigrazione

Esame dei progetti di legge nn. 55-182-212 relativi a "Interventi regionali in materia di movimenti migratori"


PRESIDENTE

Passiamo al punto ottavo all'ordine del giorno: "Esame dei progetti di legge nn. 55-182-212 relativi a 'Interventi regionali in materia di movimenti migratori'.".
Relaziona il Consigliere Colombino.



COLOMBINO Michele, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il progetto di legge che viene sottoposto alla vostra attenzione é il risultato di un lungo, annoso e faticoso "iter" che si é concluso con la stesura del testo in discussione in quest'aula.
Infatti sin dalla precedente legislatura, l'allora Presidente della Giunta regionale, dopo un suo viaggio all'estero fra i nostri connazionali sentì che la Regione doveva compiere qualche azione concreta per affrontare il problema dell'emigrazione in special modo.
Ne sortì la proposta di legge n. 55 a firma del Consigliere Oberto e di altri Consiglieri del Gruppo della Democrazia Cristiana, presentata il 22 dicembre 1975.
Successivamente fu presentata un'altra proposta dal Consigliere Carazzoni relativa all'istituzione della Consulta regionale dell'emigrazione, mentre analogo provvedimento fu presentato dalla Giunta l'8 giugno 1977 avente come oggetto: "Interventi in materia di movimenti migratori".
Come é emerso anche da un recente viaggio in Argentina, compiuto da una delegazione di questo Consiglio regionale e attese le risultanze del 3 Congresso degli emigrati in Europa tenutosi a Torino il 28-29 maggio scorso, la fiducia dei nostri corregionali all'estero, per quanto nei loro confronti viene fatto nella loro terra d'origine, é sempre più viva mentre, nel nostro territorio, si acuiscono e si drammatizzano ogni giorno i problemi degli emigrati.
Si é pertanto ritenuto urgente e doveroso non rimanere ulteriormente estranei al grave problema, dotando la Regione Piemonte, come già hanno fatto quasi tutte le altre Regioni d'Italia, di norme legislative in materia di emigrazione e di immigrazione e si é pervenuti al progetto attuale, frutto degli elaborati precedenti.
Con questa legge non si intende, e non sarebbe possibile, risolvere i gravissimi e complicatissimi fenomeni di diversa natura e di svariata origine che coinvolgono l'emigrazione e l'immigrazione, ma si colma senz'altro un vuoto che, nelle circostanze attuali, era indispensabile venisse coperto perché é anche attraverso la sensibilità nell'affrontare questi problemi che il Consiglio può contribuire, sia pure nei limiti della sua competenza, a sviluppare un'atmosfera di maggiore distensione creando un clima di maggior fiducia e speranza sull'attività degli ordinamenti costituiti.
Si tratta quindi di un primo passo concreto verso una più efficiente e organica politica di tutela dei diritti, in modo particolare, dei piemontesi all'estero.
E' la base di partenza di una moderna politica a favore della nostra emigrazione all'estero ed immigrazione interna, secondo linee precise di volontà e di concretezza in un settore che richiede un responsabile impegno politico di tutte le forze qui rappresentate.
La crisi occupazionale che ha investito tutta l'Europa ha determinato oltre ai tradizionali problemi che si sono sempre accompagnati all'emigrazione all'estero ed all'immigrazione interna, l'insorgenza di nuovi fenomeni quali il rientro degli emigrati e la disoccupazione degli immigrati.
Il Piemonte é una delle Regioni che, purtroppo, anche in questo settore costretta a primeggiare.
Proporre oggi delle soluzioni globali sia per i limiti di competenza come già accennato, che per possibilità reali sarebbe utopistico.
L'offrire, però, nei limiti massimi delle nostre capacità e possibilità, una risposta alle istanze dei "figli d'oltre frontiera" e dei "trapiantati nella nostra terra" che li sollevi dall'insostenibile situazione di "paria", é nostro preciso dovere.
Chi si é trasferito all'estero ha pagato ed anche assai duramente sul piano affettivo e culturale il distacco della sua e nostra terra trovandosi, spesso, in difficoltà ad agganciarsi a due patrie che, suo malgrado, sente entrambe straniere.
Analogamente ciò é successo a chi, pure lui suo malgrado e non certo per libera scelta, é soggetto e protagonista dell'immigrazione interna.
Questa proposta di legge, suddivisa in otto articoli, vuole essere ed al momento è, la risposta che umanamente e responsabilmente sentiamo l'indifferibile bisogno di fornire.
La legge contempla, in collaborazione con i competenti organi dello Stato, un arco abbastanza complesso di iniziative da parte della Regione.
L'articolo 1 compendia e prevede le finalità che si propone il provvedimento e elenca i modi, i mezzi, gli organi attraverso i quali realizzare i fini che l provvedimento stesso si prefigge.
Da sottolineare, soprattutto, la rilevante importanza che assume l'equiparazione dei due fenomeni, quello emigratorio e quello immigratorio nonché l'assimilazione al primo di quello dei lavoratori frontalieri.
Oltre all'attività di assoluta e riconosciuta indispensabilità della promozione di studi e di ricerche sui movimenti migratori, sono previsti ed indicati interventi di carattere socio-assistenziale mediante l'erogazione di contributi e di sussidi ed il sostegno e l'incremento di iniziati ve di Associazioni e di Enti per favorire l'elevazione sociale degli emigrati e rafforzare i legami e la conoscenza tra questi e la loro terra.
Infine é prevista l'istituzione della Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione, la cui composizione e le cui funzioni vengono definite nei successivi articoli 3, 4 e 5.
L'articolo 2 prevede la programmazione annuale degli interventi per la realizzazione dei quali vengono indicati i finanziamenti ai successivi articoli 7 e 8.
L'articolo 6 predispone l'inserimento nell' organico regionale, di personale specializzato nei servizi di assistenza sociale, come previsto dall'allegata tabella A).
Certamente, in questa breve relazione non é stato possibile acclamare tutti gli argomenti e le questioni inerenti al complesso problema dell'immigrazione e dell'emigrazione.
Una cosa, però, é certa: questo provvedimento legislativo tende 1) in linea generale, ad inquadrare il fenomeno migratorio, interno ed esterno, promuovendo un'ordinata e programmata azione di studio attraverso la quale, nei limiti del possibile, prevenirlo e, fide ultimo, evitarlo 2) in linea particolare, con pratici, concreti e realistici interventi sul piano assistenziale, di carattere assolutamente non caritativ, ma rispettosi della dignità umana, favorire il reinserimento nell'attività produttiva di tante e volonterose e capaci forze.
Questo provvedimento avrà - se approvato - certamente ripercussioni non solo nell'ambito dell'apparato regionale, specie fra quanti da sempre attestano fede e fiducia nelle tradizioni piemontesi di un passato che non può e non deve essere cancellato, ma soprattutto all'estero dove numerose comunità piemontesi, organizzate o no, portano nel mondo non solo la lingua, gli usi, i costumi e la tradizione piemontese, ma vivificano con il loro ingegno, con il loro lavoro e con la loro dignitosa fierezza, l'opera geniale di tanti "Piemontesi e Italiani" che noi con orgoglio e fierezza giustamente accettiamo e riconosciamo come i migliori "ambasciatori" del Piemonte e dell'Italia.
A queste Associazioni, in particolare, il Piemonte vuole e deve testimoniare solidarietà, concretezza, collaborazione in quanto esse prendono sempre più coscienza degli aspetti positivi e originali della loro esperienza, sia essa di natura economica, professionale e culturale. Gli emigrati hanno purtroppo camminato quasi da soli per più di un secolo e sanno che il fiorire di proposte - nel tempo - da parte dello Stato italiano e delle Regioni potrebbe tradursi in un supplemento di delusioni.
Però siamo anche vigili, attenti e concreti: la conoscenza dei nostri problemi e la necessità di stabilire un ponte fra noi, gli emigrati e gli immigrati può e deve stimolare l'impegno per realizzare finalmente una nuova politica.
Il 1978 potrà essere, se la legge verrà approvata - come sinceramente si spera - il primo anno di operatività della Regione in questo importantissimo e delicatissimo settore dell'emigrazione e dell'immigrazione e allora il "cammino della speranza" potrà trasformarsi nel "cammino della certezza".



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Debenedetti. Ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Signor Presidente e colleghi ho chiesto la parola per riconfermare il voto del Gruppo che rappresento in merito alle iniziative legislative che stiamo esaminando, ma soprattutto per illustrare un ordine del giorno presentato poco fa che riguarda un problema strettamente connesso con il disegno di legge che stiamo esaminando. Va sicuramente a titolo di merito della Regione Piemonte l'avere dimostrato questa particolare sensibilità al problema degli emigrati con le provvidenze e le iniziative che formano il contenuto della legge ma il dovere morale che dovremmo sentire tutti ci porta a fare una ulteriore considerazione quando si parla di lavoratori emigrati all'estero: questa é l'occasione perché il Consiglio regionale pur non essendo strettamente competente, ma essendo la sede dove le forze politiche sono impegnate, affronti il problema del voto ai connazionali residenti all'estero.
Ho avuto la fortuna e l'occasione di far parte della delegazione del Consiglio regionale che l'anno scorso é stata in Inghilterra e si incontrata con gli emigrati italiani. Nel prendere consapevolezza di come i lavoratori italiani emigrati seguono con passione le vicende del nostro Paese, le forze politiche sono state sollecitate da quei lavoratori a garantire la possibilità di esprimere il loro voto nel Paese di residenza.
Io credo di potermi rivolgere a tutte le forze politiche presenti in Consiglio per richiamare la necessità che scaturisca un impegno preciso politico in quella direzione. L'ordine del giorno che ho presentato anche a nome dei miei colleghi di Gruppo dice: "Il Consiglio regionale del Piemonte nell'approvare la legge regionale avente per oggetto 'Interventi regionali in materia di movimenti migratori', con la consapevolezza della necessità inderogabile di attuare appieno i principi costituzionali, interpretando altresì le più volte rappresentate aspirazioni dei connazionali emigrati impegna tutte le forze politiche democratiche e sollecita il Parlamento a predisporre tempestivamente quei provvedimenti legislativi atti a garantire a tutti i cittadini italiani residenti all'estero l'esercizio affettivo del diritto di voto nei rispettivi Paesi di residenza".



PRESIDENTE

Vi sono altri Consiglieri che desiderano intervenire? La parola al Consigliere Dadone.



DADONE Pietro

Desidero innanzitutto rimarcare il metodo con il quale si é giunti alla formulazione di questo nuovo testo legislativo portato in aula molto più tardi rispetto al momento di presentazione del progetto. Il tempo trascorso non é stato invano poiché le discussioni in sede di III e IV Commissione sono state approfondite grazie anche all'apporto dei risultati del Convegno nazionale sull'emigrazione tenutosi nel frattempo a Torino, che ha avuto una vasta eco nazionale ed internazionale e ha permesso di conoscere più a fondo determinati aspetti del problema. Si sono tenute numerose riunioni in alto Piemonte, soprattutto nelle zone frontaliere. Alcune delegazioni del Consiglio regionale, sono state all'estero il che ha permesso di avere un quadro di assieme anche della presenza dei piemontesi emigrati. I contributi sono venuti da tutte le forze, dal Presidente della Commissione Debenedetti, dai colleghi della Democrazia Cristiana, in particolare dal Consigliere Colombino, che ha svolto la relazione a nome di tutti, dal Consigliere Oberto il quale, pur non facendo parte della Commissione, é il primo presentatore di uno dei progetti di legge.
A mio avviso il lavoro svolto, che si é concluso con un testo unificato, dovrebbe essere preso come esempio da altre Commissioni. E' ovvio che se rapportassimo l'impegno finanziario della Regione alle dimensioni del problema, ci accorgeremmo quanto esso non sia equo. Tuttavia si tratta di un primo impegno che dimostra che si vuole affrontare il problema in un determinato modo. Il punto centrale della legge é la formazione della Consulta regionale. Tutte le Regioni hanno già compiuto questo adempimento, alla Regione Piemonte veniva reclamato dai Gruppi e dall'Associazione degli emigrati lo strumento della Consulta. Essa potrà dare l'avvio ad un sistematico lavoro di approfondimento e di conoscenza del problema degli emigrati e degli immigrati.
In merito all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Debenedetti mentre riconosciamo l'importanza del problema, peraltro dibattuto anche a livello nazionale, ci chiediamo se sia opportuno discuterne in occasione della votazione della legge dal momento che non ne abbiamo ancora discusso in Commissione. Ritengo quindi che sarebbe opportuno portare l'argomento all'esame della Commissione competente e dei Capigruppo, per giungere ad una formulazione che sia accettata da tutti e per poter votare all'interno del Consiglio regionale, non rischiando così di protrarre oltre la votazione della legge. Ribadiamo il nostro voto favorevole alla legge con l'impegno di valutare a breve scadenza i primi risultati del lavoro della Consulta.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione degli articoli del disegno di legge unificato, rimandando ad un successivo momento la discussione dell'ordine del giorno presentato da tre Consiglieri, il cui primo firmatario é il Consigliere Debenedetti.
Passiamo all'articolo 1 - "La Regione Piemonte, nell'ambito delle finalità fissate dal proprio Statuto in ordine al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo economico e di progresso sociale, in collaborazione con i competenti .Organi dello Stato, promuove iniziative a tutela dei lavoratori emigrati e delle loro famiglie ed attua forme di solidarietà volte a rinsaldare i rapporti tra i lavoratori emigrati e la Regione Piemonte. La Regione assume, inoltre, iniziative a tutela dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie.
Per i fini di cui al precedente comma, la Regione: a) istituisce la Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione b) promuove studi e ricerche sul fenomeno dei movimenti migratori ed individua le aree regionali nelle quali più intenso é il movimento di migrazione e le caratteristiche socio-economiche del fenomeno migratorio per ciascuna zona c) attua interventi di carattere socio-assistenziale, concedendo in particolare, tramite i Comuni: contributi di prima sistemazione o di accoglimento ai lavoratori emigrati all'estero che rientrino definitivamente in Piemonte e che versino in disagiate condizioni economiche, anche al fine di favorirne l'inserimento nella vita sociale e produttiva contributi per l'assistenza e la riabilitazione ai lavoratori emigrati all'estero affetti da malattie professionali, non altrimenti assistiti sussidi straordinari alle famiglie dei lavoratori emigrati all'estero che risiedano nel territorio regionale o che vi rientrino definitivamente che si trovino in particolari condizioni di bisogno assegni di studio per la frequenza delle scuole di ogni ordine e grado agli orfani e ai figli dei lavoratori piemontesi emigrati all'estero che non usufruiscono di altri analoghi benefici d) favorisce la conoscenza, da parte degli emigrati all'estero, del patrimonio letterario, linguistico e culturale del Piemonte e) sostiene ed incrementa le iniziative delle Associazioni e organizzazioni di cui alla lettera e) del successivo articolo 3 per l'elevazione sociale dei lavoratori piemontesi emigrati all'estero e delle loro famiglie.
I frontalieri sono considerati, agli effetti della presente legge, dei lavoratori emigrati che lavorano all'estero".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 1 é approvato.
"Art. 2 - La Giunta regionale, sentito il parere della Consulta di cui al successivo art. 3, propone, per la sua approvazione, al Consiglio regionale il programma annuale degli interventi di cui al precedente art. 1.
Nel programma saranno anche previste le modalità per la gestione dei fondi da concedersi ai Comuni per le finalità di cui alla lettera c) del precedente articolo 1 e per la concessione, da parte della Giunta regionale, dei contributi previsti alle lettere d) e e) dello stesso articolo 1.
Alla realizzazione dell'attività di studio e di ricerca provvede la Giunta regionale avvalendosi dell'IRES o conferendo specifici incarichi a norma della legge regionale 4 gennaio 1973 n. 1".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri.
L'art. 2 é approvato.
"Art. 3 - Presso la Giunta regionale é istituita la Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione.
La Consulta é composta: a) dall'Assessore regionale al lavoro che la presiede b) dal Presidente della Commissione permanente del Consiglio regionale competente per i problemi del lavoro, o da un suo delegato c) da 6 rappresentanti delle Amministrazioni Comunali della Regione designati dalla sezione regionale dell'ANCI d) da tre rappresentanti designati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative in campo nazionale e) da 8 rappresentanti delle Associazioni ed organizzazioni a carattere nazionale maggiormente rappresentative a livello regionale, che operano in Italia e all'estero a favore degli immigrati, emigrati, frontalieri e loro famiglie f) da 5 rappresentanti degli Istituti di patronato ed assistenza sociale a carattere nazionale che assistono gli immigrati, emigrati frontalieri e loro famiglie g) da 4 rappresentanti delle Associazioni regionali degli industriali degli artigiani, dei commercianti e degli agricoltori h) da 5 membri nominati dal Consiglio regionale.
Alla nomina dei membri della Consulta di cui alle lettere e), f), g) provvede il Consiglio regionale su designazione delle singole organizzazioni.
Le funzioni di segreteria della Consulta sono esercitate da un funzionario designato d'intesa tra l'Assessore regionale ai problemi del lavoro e dell'immigrazione e il Presidente della Commissione permanente del Consiglio regionale di cui al precedente punto b).
Ogni qualvolta sia ritenuto utile, il Presidente invita a partecipare ai lavori della Consulta rappresentanti di amministrazioni, associazioni ed Enti interessati agli argomenti posti in esame.
La Consulta é convocata di norma almeno ogni quattro mesi".
Il Consigliere Oberto chiede di parlare. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Signor Presidente, abbiamo votato l'art. 1, nel quale si dice: "sostiene ed incrementa le iniziative delle Associazioni ed organizzazioni di cui alla lettera e) del successivo articolo 3", articolo che é ancora da votare. La lettera e) del successivo art. 3 recita: "da 8 rappresentanti delle associazioni ed organizzazioni a carattere nazionale, maggiormente rappresentative a livello regionale, che operano in Italia e all'estero, e a favore degli immigrati ed emigrati frontalieri e loro famiglie".
Chi dovesse interpretare la legge, che cosa pensa? Quali associazioni e quali organizzazioni? Sono gli immigrati? Gli emigranti? Se l'Associazione non é a carattere nazionale gli interessati non hanno la possibilità di entrare in nessuna maniera a far parte della Consulta? Inoltre che cosa vuol dire "rappresentative a livello regionale?" Faccio un'ipotesi: esiste in Italia l'Associazione Nazionale dei Pugliesi, con una sezione a Torino. Questa Associazione ha diritto di pretendere di essere tra gli otto candidati della Consulta regionale? Verrà il giorno in cui il Consiglio vorrà sentire il risultato del viaggio in Argentina e dei contatti che si sono avuti in ordine ai problemi del voto, dell'occupazione e dell'emigrazione.
Per ora posso dire che esiste un'associazione in Argentina che raccoglie tutte le associazioni degli emigrati dell'Argentina stessa, la quale però non é rappresentata in Piemonte. In questo caso la escluderemmo dalla possibilità di essere fra i candidati? Ritengo che il testo dell'art. 3 debba essere affinato per impedire che vi siano delle preclusioni, non certamente volute, che potrebbero per emergere dall'interpretazione letterale, alquanto ermetica, della lettera e) dell'art. 3.



PRESIDENTE

La proposta modificativa é così formalizzata: alla lettera e) sopprimere le parole "a carattere nazionale, maggiormente rappresentative a livello regionale".



ALASIA Giovanni, Assessore all'industria ed all'artigianato

La Giunta, per non sollevare questioni, concorda. Tuttavia, lei Consigliere Oberto, che ha seguito questa materia con molto impegno...



OBERTO Gianni

.e con qualche delusione!



ALASIA Giovanni, Assessore all'industria e all'artigianato

Anch'io ho avuto' qualche delusione, perché attendevo la legge quadro che avrebbe consentito qualche cosa di meno modesto. Lei sa che in sede di Consulta dobbiamo avere dei riferimenti precisi, proprio in considerazione della proliferazione delle associazioni e dei gruppi. Il riferimento era rivolto alle organizzazione collegate alle Acli e alle organizzazioni sindacali che operano in favore dei frontalieri. Francamente avrei preferito la precedente dizione, comunque la Giunta non fa questioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dadone.



DADONE Pietro

In effetti la dizione a carattere nazionale era stata aggiunta in Commissione per raggiungere le finalità espresse ora dall'Assessore Alasia e non per restringere la possibilità di partecipare alla Consulta.



PRESIDENTE

L'obiettivo può essere ugualmente raggiunto in quanto la scelta avviene fra le organizzazioni maggiormente rappresentative.
Chi approva l'emendamento soppressivo presentato dal Consigliere Oberto alzi la mano.
L'emendamento é approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
Si passi alla votazione dell'art. 3 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 3 é approvato.
"Art. 4 - La Consulta é costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale e resta in carica per la durata della legislatura regionale.
Ai componenti della Consulta sono corrisposti, se dovuti, i compensi di cui alla legge regionale 2 luglio 1976, n. 33".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri.
L'art. 4 é approvato.
"Art. 5 - La Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione, ha il compito di: proporre alla Giunta regionale l'effettuazione degli studi e delle ricerche di cui al punto b) del precedente art. 1 esprimere parere alla Giunta regionale sulla proposta di programma di cui al precedente art. 2 esprimere parere sui problemi di inserimento nelle attività produttive e nella vita sociale dei cittadini immigrati e dei lavoratori che rientrano dall'estero formulare proposte sul potenziamento dei servizi sociali esistenti in ciascuna zona, al fine di sopperire ai bisogni delle comunità nelle quali più rilevante é l'apporto costituito da lavoratori provenienti da altre località e dalle loro famiglie esprimere parere sui piani di programmazione regionale, formulando proposte in materia di piena occupazione nel quadro delle esigenze di un armonico sviluppo territoriale segnalare l'opportunità di proporre al Parlamento, ai sensi dell'art.
121 della Costituzione, provvedimenti ed iniziative tendenti a tutelare i diritti degli emigrati e delle loro famiglie e suggerire l'adozione di provvedimenti e di iniziative a tutela degli immigrati, e delle loro famiglie, nell'ambito della competenza regionale formulare alla Giunta regionale proposte per la designazione dei rappresentanti degli emigrati all'estero e degli emigrati interni negli Enti ed organismi che hanno funzioni o competenze in rapporto ai problemi dell'emigrazione e dell'immigrazione esprimere parere su ogni altro argomento sottoposto all'esame della stessa Consulta dai competenti organi della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 5 é approvato.
"Art.6 - Il personale dell'Ente Italiano di Servizio Sociale, regolarmente assunto in forza della deliberazione del CIPE in data 11.7.1975, per i servizi sociali di base rivolti agli immigrati meridionali nelle zone di insediamento del Piemonte, ad esclusione del personale operante presso la sede centrale dell'E.I.S.S., e i cui nominativi sono individuati nella Convenzione stipulata tra L'E.I.S.S. e la Regione Piemonte per l'anno 1977 in servizio alla data del 31.12.1977, é assegnato alla Regione con effetto dal 1° gennaio 1978.
I dipendenti dell'EISS di cui al comma precedente sono 20 e rivestono le qualifiche di cui all'allegata tabella A).
All'inquadramento nel ruolo della Regione, che avrà effetto dalla data di assegnazione di tale personale alla Regione, si provvederà con le modalità che saranno indicate in apposita legge regionale, da emanarsi entro il 31 dicembre 1978.
Fino all'inquadramento, di cui al comma precedente, al personale dell'EISS, continueranno ad applicarsi, da parte della Regione, le norme relative allo stato giuridico ed al trattamento economico di attività previste dall'ordinamento di provenienza.
Al personale assegnato alla Regione sono fatte salve le posizioni economiche rispettivamente già acquisite nel ruolo di provenienza.
Tale personale, a decorrere dalla data di assegnazione, sarà iscritto ai fini del trattamento di quiescenza, previdenza e assistenza alla C.P.D.E.L. e all'I.N.A.D.E.L.".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri.
L'art. 6 é approvato.
"Art. 7 - Per l'attuazione della presente legge la Regione si avvale: a) degli stanziamenti regionali annui di cui all'art. 8 della presente legge b) dei contributi o rimborsi del fondo sociale europeo c) degli eventuali contributi dello Stato.
Le entrate previste alle lettere b) e c) del precedente comma saranno introitate per l'anno finanziario 1978 e per ciascuno degli anni finanziari successivi in appositi capitoli da istituire nello stato di previsione dell'entrata di ciascun bilancio, rispettivamente denominati: "Assegnazioni derivanti da contributi e rimborsi del fondo sociale europeo per interventi a favore degli emigrati e degli immigrati e delle loro famiglie" e "Assegnazione statale a titolo di contributo per interventi a favore degli emigrati e degli immigrati e delle loro famiglie".
Negli stati di previsione della spesa dei corrispondenti bilanci saranno correlativamente iscritti appositi capitoli rispettivamente denominati "Contributi o rimborsi del fondo sociale europeo per interventi a favore degli emigrati e degli immigrati e delle loro famiglie" e "Contributi dello Stato per interventi a favore degli emigrati e degli immigrati e delle loro famiglie".
Il Presidente della Giunta regionale é autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri L'art. 7 é approvato.
"Art. 8 - Per le attività di studio e di ricerca di cui al precedente articolo 1, lettera b), é autorizzata a decorrere dall'anno finanziario 1978, la spesa annua di 25 milioni.
Lo stanziamento del capitolo corrispondente al capitolo n. 190 del bilancio per l'anno finanziario 1977 sarà conseguentemente aumentato di 25 milioni nel bilancio per l'anno finanziario 1978 e in ciascuno dei bilanci per gli anni finanziari successivi.
Per l'attuazione degli interventi di cui al precedente articolo 1 lettere c), d) ed e), é autorizzata a decorrere dall'anno finanziario 1978 la spesa annua di 100 milioni; nel bilancio per l'anno finanziario 1978 e per ciascuno degli anni successivi sarà conseguentemente iscritto apposito capitolo con la denominazione: 'Interventi in materia di migrazioni' " e con lo stanziamento di 100 milioni.
Per il funzionamento della Consulta di cui al precedente art. 3 autorizzata, a decorrere dall'anno finanziario 1978 la spesa annua di 5 milioni. Lo stanziamento del capitolo corrispondente al capitolo n. 840 del bilancio per l'anno finanziario 1977 sarà conseguentemente aumentato di 5 milioni nel bilancio per l'anno finanziario 1978 e per ciascuno degli anni finanziari successivi.
Ai fini dell'inquadramento nel ruolo regionale del personale di cui all'art. 6 della presente legge é autorizzata la spesa annua di 150 milioni a decorrere dall'anno finanziario 1978. Gli stanziamenti dei capitoli corrispondenti ai capitoli nn. 5000 e 5010 del bilancio per l'anno finanziario 1977 saranno conseguentemente aumentati rispettivamente di 115 milioni e di 35 milioni nel bilancio per l'anno finanziario 1978 e per ciascuno degli anni finanziari successivi.
Al maggior onere di 280 milioni, ricadente nell'anno finanziario 1978 e in ciascuno degli anni finanziari successivi, si farà fronte con una quota di pari ammontare della maggior somma attribuita alla Regione Piemonte, a decorrere da tale anno, in base al riparto del fondo di cui all'articolo 8 della legge 16 maggio 1970, n. 281, e successive modificazioni ed integrazioni.
Il Presidente della Giunta regionale é autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Vi comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri.
L'art. 8 é approvato.
Prima di passare alle dichiarazioni di voto vi do lettura della Tabella A che fa parte integrante della legge.
1) CARLUCCI Anna - nata il 21,12,38 - Carriera: direttiva - Grado: consigliere - Data assunzione: 15.1.1967 2) TOSCO Margherita - nata il 9.11.1939 - Carriera: direttiva - Grado: supervisore - Data assunzione: 15.11.1967 3) VINCIGUERRA Maria - nata il 26.6.38 - Carriera: direttiva - Grado: supervisore - Data assunzione: 15.7r1967 4) AUXILIA Maria Luisa - nata il 18.3.36 - Carriera: concetto - Grado: ass. sociale - Data assunzione: 15.7.1967 5) BISSOLI Teresa - nata il 15.5.29 - Carriera: concetto - Grado: ass.
sociale - Data assunzione: 16.3.1971 6) BOVI Domenica - nata il 6.12.42 - Carriera: concetto - Grado: ass.
sociale - Data assunzione: 16.9.1971 7) MORISCO Anna Rosa - nata il 3.3.43 - Carriera: concetto - Grado: ass. sociale - Data assunzione: 1.1.1969 8) ANFOSSI Margherita - nata il 25.4.41 - Carriera: concetto - Grado: ass. sociale - Data assunzione: 1.6.1967 9) GALLINA Annabruna - nata il 15.4.47 - Carriera: concetto - Grado: ass. sociale - Data assunzione: 1.1.1973 10) MONFRONE Gabriella - nata il 29.5_51 - Carriera: concetto - Grado: ass. sociale - Data assunzione: 1.4.1971 11) SALVI Stelio - nato il 20,4,23 - Carriera: concetto - Grado: ass.
sociale - Data assunzione 1.9.1971 12) VARCASIA Francesco - nato il 22.5.48 - Carriera: concetto - Grado: ass. sociale - Data assunzione 17.9.1973 13) GRIGLIO Gabriella - nata il 18.6.45 - Carriera: concetto - Grado: ass. sociale Data assunzione 15.1.1975 14) PICCIN Gisella - nata il 6.3.23 - Carriera: esecutiva - Grado: applicata - Data assunzione 1.1.1973 15) CASTAGNO Franca - nata il 23.8.53 - Carriera: esecutiva - Grado: applicata - Data assunzione: 2.4.1973 16) QUARTA Santina - nata l'1.11.43 - Carriera: concetto - Grado: segretaria - Data assunzione: 1.6.1968 17) UBERTI Marzia - nata il 26.3.31 - Carriera: esecutiva - Grado: applicata - Data assunzione 1.7.1971 18) NARDIN Emma - nata il 3.4.20 - Carriera: ausiliaria - Grado: commesso - Data assunzione: 16.1.1967 19) BASILOTTA Rosa - nata il 17.7.50 Carriera: concetto - Grado: ass.
sociale - Data assunzione: 16.4.74 20) GARIGLIANO Margherita - nata il 24.9.40 - Carriera: concetto Grado: ass. sociale - Data assunzione: 1.1.1968 Chiede la parola l'avv. Fonio per dichiarazione di voto.



FONIO Mario

Desidero esprimere l'adesione del Gruppo socialista a questa legge. La mia dichiarazione non vuole tanto rifarsi al viaggio in Argentina, al quale ho partecipato, ma vuole sottolineare l'importanza dei molti problemi connessi all'emigrazione e all'immigrazione. Il Gruppo socialista aveva elaborato un progetto di legge che però non ha potuto avere corso perché a quell'epoca scadeva la precedente legislatura. I problemi dei frontalieri fondamentali per i nostri lavoratori, si connettono con quelli citati dal collega Debenedetti sul voto degli italiani all'estero, questione di importanza nazionale. La legge che oggi votiamo contribuisce all'elevazione sociale degli emigrati. In realtà, riteniamo doveroso dare degli aiuti alle associazioni all'estero soprattutto perché con essi diamo anche quel necessario conforto alla loro azione che é estremamente importante. A San Francisco, per esempio, la lingua ufficiale degli emigrati é il piemontese e esiste quasi un fenomeno di rigetto verso coloro, locali o di altre nazionalità, che non lo parlano, non per un fenomeno campanilistico, ma per una specie di culto, infatti gli aspetti di lingua, di cultura, di tradizioni e di attaccamento alla terra sono molto sentiti: quasi un tabernacolo da dove si potrebbero trarre motivi di meditazione e di ispirazione. La lontananza indubbiamente influisce. E' comunque opportuno sotto tale profilo avviare un discorso per dare incremento a questa iniziativa ma anche per analizzare doverosamente gli altri aspetti più seri e più importanti dei diritti civili e dell'assistenza. Il 90% degli emigrati ha mantenuto la nazionalità italiana e sente un estremo bisogno di non essere abbandonato. La Consulta avrà la possibilità di seguire tutta la materia per dare una concreta e reale assistenza e assicurazione di ogni diritto a chi é italiano a tutti gli effetti, da italiano opera e come italiano ha bisogno di non sentirsi abbandonato. Perciò a questo primo passo che vediamo con estremo favore, diamo il nostro voto positivo.



PRESIDENTE

Nessuno chiede più di parlare. Passiamo alla votazione finale della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno risposto SI n. 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge é approvato.
Il Consigliere Debenedetti chiede di parlare in relazione all'ordine del giorno presentato.



DEBENEDETTI Mario

Avevo chiesto alle forze politiche di esprimersi sull'argomento, ma c' stata solo la risposta del collega Dadone, il quale, data la rilevanza del problema, ritiene opportuno che si affronti la discussione con più calma così da consentire a tutti i Gruppi di esprimersi nel modo più completo.
Credo che l regolamento consenta di mutare l'ordine del giorno in mozione per aprire un successivo dibattito in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Sono sufficienti le tre firme dei Consiglieri perché l'argomento venga inserito in una successiva seduta del Consiglio regionale. Non sarà però la prossima seduta.



DEBENEDETTI Mario

D'accordo.



PRESIDENTE

La proposta é accolta.


Argomento: Nomine

Sostituzione di Massimo Lo Cicero nell'azienda regionale de La Mandria


PRESIDENTE

Passiamo ad una nomina che ci é possibile effettuare: "Sostituzione di Massimo Lo Cicero nell'azienda regionale de La Mandri".
Il nominativo proposto in sostituzione di Massimo Lo Cicero é quello di Luciano Casa- dei.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: CASADEI Luciano n. 27 schede bianche n. 8 Il signor Luciano Casadei é eletto membro dell'Azienda regionale La Mandria.
Richiesta di spiegazioni alla Giunta regionale sui problemi determinati dall'attuazione della legge regionale "Tutela ed uso del suolo".



PRESIDENTE

Il Consigliere Picco chiede di parlare in riferimento ad un'interrogazione a firma anche del Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

In assenza del Consigliere Marchini credo di poter svolgere l'argomento anche a nome suo.
Debbo soprattutto dolermi del fatto che, nonostante fosse stata promessa dall'Assessore Astengo una precisazione in ordine ai rilievi con i quali il Governo ha accompagnato il visto alla legge regionale, ciò non avvenuto nella seduta scorsa né in questa seduta, mentre sarebbe stato urgente conoscere la presa di posizione della Giunta, prima della pubblicazione della legge, stante il fatto che a tutt'oggi non é ancora stata pubblicata. Chiedo che, nella prossima seduta del Consiglio regionale, l'Assessore riferisca sul pensiero della Giunta per quanto attiene ai rilievi del Governo apposti in calce al visto della legge stessa.
La seconda osservazione, concerne l'oggetto dell'interrogazione urgente che abbiamo fir-mato con il Consigliere Marchini. Nell'interrogazione rilevavamo la contraddizione tra il telegramma che é stato inviato giorni fa a seguito di decisione unanime presa dal Consiglio regionale (in conclusione della discussione sul disegno di legge n. 117), telegramma che indipendentemente dalla sua formulazione, dava certezza ai Comuni in ordine all'esame delle concessioni, ed un secondo telegramma che contraddice nettamente quella posizione. Riteniamo necessario che la Giunta dia un'immediata risposta, in ordine al regime di certezza che si deve dare ai Comuni e all'interpretazione del primo e del secondo telegramma. Da una parte si dice di esaminare le pratiche in un modo, dall'altra si afferma che la validità delle norme di cui all'art. 85 entra immediatamente in vigore con la pubblicazione. Ritenendo sia necessario dare questa certezza abbiamo dato carattere di urgenza all'interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Le questioni che ha posto il Consigliere Picco, soprattutto per chi avvocato e che esercita da molti anni, sono assai complesse. Una legge, che trovi approvazione da parte del Governo, non é soggetta ad alcuna limitazione. Sarebbe impensabile che il Presidente della Repubblica promulgando una legge, ponesse, nell'ambito del potere che gli discrezionale rispetto a determinate leggi, delle limitazioni alla legge stessa.
Tuttavia il Governo, sempre più spesso, nel momento in cui consente il corso della legge, pone delle puntualizzazioni rispetto alla sua attuazione.
I rilievi che spesso vengono mossi all'attuazione della legge possono trovare nell'ambito delle forze che operano nel Consiglio regionale delle puntualizzazioni, delle osservazioni, delle discussioni e dei confronti.
Così é successo per la legge sulla tutela e l'uso del suolo e così succede per altre leggi.
La Giunta non può dare la risposta, semmai questa spetta all'intero Consiglio. La legge é un provvedimento che ha avuto il suo effetto nel Consiglio regionale e non si vede perché proprio la Giunta debba immediatamente esprimersi. Ci esprimeremo tutti quanti sulle osservazioni fatte dal Governo alle quali tutti possiamo naturalmente attenerci.
Per quanto riguarda invece l'aspetto dell'efficacia della legge potremmo avviare una discussione che tra l'altro ha tormentato intere generazioni di giuristi: l'efficacia della legge rispetto alle problematiche che essa pone. Potremo dire che l'efficacia della legge vale sempre per il futuro e mai per il passato. Ma nel momento in cui si formula un indirizzo da parte dell'Assessorato, non vuol dire che esso sia l'interpretazione autentica della legge; pur apprezzando lo sforzo dell'Assessorato non mi sentirei di dare una certezza. La certezza deriva dalla legge e non dalle interpretazioni che possono essere date, peraltro lodevoli, da parte dell'Assessore in due momenti: l'uno certamente consentendo interpretativamente che siano esaminati gli aspetti delle domande, delle istanze presenti presso i Comuni in questo momenti, e quindi quasi lasciando credere che le istanze presentate siano accoglibili in ogni momento anche successivo; l'altro non disattendendo questo, ma restringendo il campo al momento in cui entrerà in vigore la legge.
Peraltro, signori Consiglieri, se vogliamo essere corretti, dobbiamo dire anche in questo caso, da parte della Giunta e per essa dell'Assessore che si tratta di direttive di carattere generale; ma noi diciamo che l'interpretazione stessa é nella legge, deriva dalla legge stessa. Non siamo i detentori della verità né dell'interpretazione autentica delle leggi. Abbiamo anche noi il nostro potere di indirizzo, di direzione, che può essere soggetto alla verifica costante del Consiglio, delle forze politiche , della Magistratura, interprete ultima, ma, al di là di questo dobbiamo dire che l'autentica interpretazione sorge dalla legge, dalla sua applicazione, dalla pubblicazione. Data la complessità, il testo va verificato attentamente in quanto potrebbe essere snaturato soltanto dall'errore di una sola virgola, di un solo concetto, di una sola parola.
Da vari giorni sta avvenendo quest' esame, quindi il ritardo é dovuto esclusivamente a questo motivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Mi dichiaro solo parzialmente soddisfatto della risposta. Per quanto attiene alla prima parte avevo sottolineato una specie di mozione di censura al comportamento dell'Assessorato, perché essendovi stato l'impegno di riferire sull'atteggiamento, della maggioranza che ha la responsabilità politica della legge, ritenevo che questo dovesse essere fatto in tempi molto tempestivi.
L'Assessore l'aveva promesso e, ripeto, l'impegno deve essere mantenuto, affinché anche le altre forze politiche possano esprimere pareri e valutazioni a questi rilievi; siccome sono pendenti questioni piuttosto gravi che concernono la legittimità e l'incostituzionalità delle norme, non sarei, come traspare dalle parole del Presidente della Giunta, così fiducioso che l' "iter" applicativo non possa determinare problemi ed ulteriori inceppi all'operatività della legge stessa. Quindi mi preoccuperei tempestivamente di affrontare questi argomenti in un contesto che veda chiarite tutte le posizioni politiche.
Per quanto riguarda l'altro aspetto, prendiamo atto della dichiarazione del Presidente della Giunta, cioè che rispetto alla pubblicazione della legge non vi sono remore che non siano di carattere tecnico. Riteniamo comunque opportuno sottolineare, sia per quanto attiene alla nostra presa di posizione sulla votazione finale della legge, sia per quanto attiene alla contraddizione dei due telegrammi, che siamo stati coerenti in una precisa richiesta e cioè che il regime di incerta chiarezza per i Comuni non si presti ad equivoci o a coperture che possono essere distorsive ai fini dell'applicazione della legge. Non intendevamo assolutamente porci in atteggiamenti equivoci ma solo rivendicare certezze negli indirizzi.
Ritenevamo logico che l'Assessore venisse in aula dicendo: "ci siamo sbagliati" o per lo meno "abbiamo dato un tipo di interpretazione che nell'espressione letterale del telegramma si può prestare al superamento della legittimità della legge stessa e quindi riteniamo tutti insieme, come abbiamo deciso in un primo tempo, di assumere un altro atteggiamento modificativo del precedente".
Concordo sull'affermazione che l'interpretazione della legge é nella legge stessa, però ritengo anche che qualsiasi ulteriore remora o incertezza per quanto attiene alla definizione del regime giuridico dato dalla pubblicazione della legge, sia in questo momento dannoso alla corretta gestione dell'attività urbanistica.



PRESIDENTE

La questione sollevata, data la caratteristica del problema sostanzialmente risolta.
Vorrei richiamarmi anch'io a quanto ha detto il Presidente della Giunta. Siamo in una fase in cui la responsabilità é del Presidente della Giunta il quale, avendo la legge ottenuto il visto, la promulga e ne cura la pubblicazione.
Il Presidente della Giunta ha dichiarato che la pubblicazione é in corso e non vi é che da augurarsi che avvenga al più presto possibile. Del resto le interpretazioni attraverso circolari o telegrammi (basti pensare alla circolare del 1977 che era lunga 6 volte più della legge) sono un vezzo delle pubbliche amministrazioni. Su questa interpretazione il Consiglio ha tutte le facoltà di pronunciarsi così come potrà pronunciarsi nel momento in cui si vogliono esaminare le osservazioni del Governo che attengono al momento attuativo della legge e non più al momento di approvazione della legge.
Comunico che il Consiglio regionale sarà convocato il giorno 22 dicembre alle ore 9,30 e alle ore 15.
La seduta é tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.30)



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