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Dettaglio seduta n.166 del 07/12/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione della Venchi Unica


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
E' stato presentato, a firma dei Consiglieri Alberton, Rossi, Benzi Calsolaro e Rossotto, il seguente ordine del giorno: "I Capigruppo del Consiglio regionale con l'Assessore all'industria e al lavoro hanno incontrato oggi la Federazione CGIL - CISL - UIL per l'esame della situazione Venchi Unica.
Il Consiglio regionale chiede al Ministro dell'industria che venga urgentemente convocata la riunione per l'esame della situazione Venchi Unica più volte sollecitata dalle organizzazioni sindacali e dalla Giunta.
Mentre i trascorsi 12 mesi della gestione di amministrazione controllata hanno confermato la validità produttiva e di mercato dell'azienda, la vicina scadenza del 10 gennaio rischia di aprire un'altra drammatica fase se non verranno risolti i problemi dell'assetto gestionale e proprietario.
La Regione, che aveva attivamente concorso alla soluzione attuata l'anno scorso, ha più volte messo in evidenza l'urgenza di pervenire ad una definitiva e organica soluzione utilizzando appunto il positivo svolgimento dell'amministrazione controllata.
Il Consiglio regionale ai fini di verificare a fondo le disponibilità imprenditoriali incarica i Capigruppo di affiancare l'azione già in corso da parte della Giunta".
La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Signori Consiglieri, come sapete la Venchi Unica, dopo alterne vicende era arrivata, anche dietro il nostro impegno e concorso diretto all'amministrazione controllata.
Nel corso di 12 mesi è stato possibile verificare la validità produttiva e di mercato di quella formula, sono stati pagati i salari arretrati, sono ripresi i contatti con 130 punti di vendita, c'è stato un giro di affari per decine di miliardi. Il 10 gennaio scade l'amministrazione controllata.
Dopo aver verificato l'inconsistenza di una proposta portata avanti dalla parte imprenditoriale vi è la necessità di garantirci con una formula di gestione definitiva. I Capigruppo hanno sottolineato l'esigenza che la questione venga discussa con il Ministero dell'industria. Debbo insistere su questa richiesta, non soltanto formale, ma sostanziale, dal momento che tale Ministero è stato impegnato nella ricerca e nella definizione di quella formula e, attraverso la persona del Sottosegretario Carta, ha seguito tutta la vicenda. Insistiamo su questa richiesta e vorremmo che il Consiglio autorizzasse la Giunta a richiedere che si tenga la riunione possibilmente a Torino.
Da mezz'ora abbiamo avuto notizia di una circolare della Presidenza del Consiglio che demanda al Ministero del bilancio tutte le questioni inerenti problemi occupazionali e di crisi aperte. Ripetiamo quanto abbiamo detto alla riunione dei sindacati e dei Capigruppo che non abbiamo nulla in contrario perché la vertenza venga esaminata anche al Ministero del bilancio, ma insistiamo sull' "anche", non per una questione formale o di procedura, ma per una questione di sostanza, perché riteniamo che la verifica debba continuare nella sede governativa in cui la questione è stata sempre seguita ed esaminata. In sostanza vorremmo chiedere che cosa si potrà fare, possibilmente in un incontro a Torino, dal momento che il Ministro dell'industria si trova spesso qui a fine settimana.
Mentre ci accingiamo a votare l'ordine del giorno ho voluto sottolineare questo aspetto della vertenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

La drammaticità della situazione Venchi Unica è nota a tutti i Consiglieri della Provincia di Torino. Anche noi abbiamo accettato l'ordine del giorno perché ai vari livelli di responsabilità tutti si muovano per verificare la possibilità di soluzione, anche se è ovvio che in questo caso la soluzione sta soprattutto nella ricerca di un imprenditore e non tanto nella messa in opera di atti politici che dipendono dalla volontà del Governo e delle forze politiche in Parlamento. Gli strumenti legislativi esistenti sono quelli che sono, oltre a quelli non ne possiamo inventare degli altri. La sede istituzionale prevista per la soluzione delle situazioni di crisi aziendale è il Ministero del bilancio - non dimentichiamolo - ed è una soluzione a cui si è pervenuti anche su richiesta delle organizzazioni sindacali. Non è sicuramente accettabile nella misura in cui si vogliono raggiungere risultati positivi e proficui chiedere certe cose a livello di organizzazione globale e pretendere impegni quasi "ad personam" a questo o a quel Ministro, pronti poi a scaricare su questo o quel Ministro, piuttosto che alla sua rappresentanza istituzionale, la responsabilità della mancata soluzione dei problemi. A questo punto credo sia necessaria, oltre agli interventi effettuati presso il Ministero dell'industria, una immediata presa di contatto con il Ministero del bilancio stesso.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

E' già stato fatto.



ALBERTON Ezio

Se c'è l'impegno a condurre le trattative in un certo modo, crediamo che il Governo possa e debba assolverle secondo le formule concordate e al Ministro del bilancio noi stessi da questi banchi e anche in sede politica non mancheremo di sottolineare l'urgenza estrema della vicenda. Questo è da mettere in chiaro, proprio per ottenere risultati positivi e per non giocare con tiri al bersaglio che pochi risultati darebbero all'infuori di soddisfazioni di scarsa consistenza politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Moretti nella sua qualità di Consigliere. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Il Partito socialista sottoscrive l'ordine del giorno presentato dall'Assessore. In merito alla disputa sorta attorno al Ministero competente, credo di dover dire che questa non è la sede per discutere del problema, semmai è il Governo nella sua globalità che ne ha la responsabilità.
L'azienda si trova in una situazione migliore rispetto ad altre società in crisi, avendo un'attività produttiva che può soddisfare tutte le richieste e una situazione di bilancio soddisfacente, tant'è vero che ha suscitato l'interesse di chi cerca di assorbirla. Il Consiglio regionale non dovrebbe permettere che certe speculazioni tentino di distruggere una azienda che ha dato molto alla produzione dolciaria della nostra Regione.
Ci sono due scadenze importanti: quella dell'assemblea azionaria e quella del 10 gennaio. E' opportuno che i Gruppi consiliari, come è stato già sottoscritto nell'ordine del giorno, si responsabilizzino del problema.
Il Partito socialista esprime all'Assessore e ai lavoratori la solidarietà nella lotta per la difesa del posto di lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

Con l'ordine del giorno in esame ci sforziamo di trovare una soluzione positiva e urgente in merito alla situazione drammatica dell'azienda Venchi Unica.
Questo è l'impegno del Consiglio regionale, poiché una grande speranza e una grande fiducia è riposta nei nostri atti. Dopo un anno di gestione positiva, che ha aumentato la produzione e il fatturato, è assurdo comunicare ai 1600 lavoratori, in maggioranza donne, che le prospettive possibili potrebbero essere quelle del fallimento. L'ordine del giorno che siamo chiamati a votare non vuole difendere l'ennesimo ramo secco, ma vuole difendere con spirito costruttivo una azienda anche per il futuro e vuole aprire prospettive alla nostra città, al Piemonte, soprattutto alla massa rilevante di lavoratori e di lavoratrici. Certo, non dobbiamo crearci delle illusioni, tuttavia l'impegno è serio affinché il periodo di tempo che ci divide tra oggi e il 10 gennaio serva a costruire qualcosa di solido per sviluppare una prospettiva positiva in un settore economico così importante per la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Mi associo a quanto hanno dichiarato l'Assessore e i colleghi. In questi giorni stiamo leggendo sui giornali che un certo signor Rovelli ha potuto ottenere migliaia di miliardi per l'industria e pare che una parte di questi miliardi sia sparita. Per sistemare un'azienda come la Venchi Unica di Torino occorreranno circa 20 miliardi; tuttavia ritengo che 10 miliardi siano sufficienti per una gestione adeguata. Teniamo presente che la messa in cassa integrazione della Venchi Unica finirebbe per assorbire ugualmente i 10 miliardi. Poiché dalle cifre rese note questa mattina si è potuto rilevare che la gestione di quest'anno è stata positiva, il Gruppo socialdemocratico appoggia senz'altro le richieste dell'Assessore Alasia convinto che questo è il momento di impegnarsi a fondo per impedire che manovre inconsiderate diano un grosso danno all'industria cittadina.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Desidero confermare al Consiglio che la Giunta si è già adoperata per avere un incontro diretto con la Presidenza del Consiglio e con il Ministero del bilancio.
L'insistenza a richiedere anche l'impegno del Ministro dell'industria non è per fare una richiesta "ad personam", ma è per continuare sulla linea sinora seguita, poiché con il Ministero dell'industria è stato raggiunto l'accordo e sempre in quella sede si sono tenute le due ultime riunioni e la verifica con il Sottosegretario Carta. Nessuno fa il tiro al bersaglio ma per le esigenze e la specificità della questione crediamo sia non solo utile, ma indispensabile, avere questo collegamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno letto in apertura di seduta. Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Norme per l'attuazione dell'art. 3 della legge regionale 13 ottobre 1972 n. 10, modificato dall' art. 3 della legge regionale 20 giugno 1977, n. 33


PRESIDENTE

Passiamo alla deliberazione: "Norme per l'attuazione dell'art. 3 della legge regionale 13 ottobre 1972, n. 10, modificato dall'art. 3 della legge regionale 20 giugno 1977 n. 33". Si tratta di un regolamento predisposto dall'Ufficio di Presidenza che il Consiglio regionale aveva già votato, al quale però il Commissario del Governo ha apposto alcune osservazioni. Sono state apportate le modifiche suggerite, così come risulta dal testo a mani dei Consiglieri.
"Considerato che con deliberazione del Consiglio regionale n. 220 C.R.7389 del 12/10/77 erano state approvate le norme per l'attuazione dell'art. 3 della legge regionale 13/10/72 n. 10 modificato dall'art. 3 della legge regionale 20/6/77 n. 33 Considerato altresì che in relazione ad alcune osservazioni espresse dalla Commissione di Controllo sugli atti della Regione si è ritenuto opportuno riformulare il testo al fine di meglio armonizzarlo con tutta la legislazione in materia; Il Consiglio regionale delibera 1) di revocare, per motivi di cui in premessa, la deliberazione n. 220 C.R.7389 del 12 ottobre 1977 2) di approvare l'allegato testo di 'Norme per l'attuazione dell'art. 3 della legge regionale 13/10/72 n. 10 modificato dall'art. 3 della legge regionale 20/6/77 n. 33".
Se non vi sono richieste di parola pongo in votazione il nuovo testo del Regolamento.
Il Regolamento è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Osservazioni del Governo alla legge regionale 19 /5 /77: "Tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte" provvedimenti conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto all'o.d.g.: "Osservazioni del Governo alla legge regionale 19/5/77: 'Tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte'; provvedimenti conseguenti". La parola al relatore, Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, relatore

Il Consiglio regionale ha approvato, nella seduta del 19/5/77, la proposta di legge regionale n. 54 "Tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte".
Con comunicazione in data 22 giugno 1977 il Governo ha rinviato al nuovo esame del Consiglio regionale la legge regionale in oggetto "avendo rilevato che il provvedimento normativo travalica dalle competenze regionali di cui all'art. 117 della Costituzione, invadendo la riserva statale affermata anche dalla consolidata giurisprudenza costituzionale in materia di riconoscimento e tutela delle minoranze linguistiche in attuazione dell'art. 6 della Costituzione".
La comunicazione governativa aggiunge inoltre, ed infine, che "la previsione dei corsi di educazione linguistica e culturale piemontese in scuole di ogni ordine e grado, di cui all'art. 6 (della legge), costituisce invasione delle competenze statali in materia di ordinamento scolastico".
Il D.P.R. 26 luglio 1977, n. 616 emanato nel frattempo in attuazione della delega di cui all'art. 1 della legge 22 luglio 1975, n. 382 stabilisce all'art. 49 che "Le Regioni, con riferimento ai propri Statuti ed alle proprie attribuzioni, svolgono attività di promozione educativa e culturale attinenti precipuamente alla comunità regionale, o direttamente o contribuendo al sostegno di enti, istituzioni, fondazioni. . ., nonch contribuendo ad iniziative di Enti locali o di consorzi di Enti locali".
Non è dubbia l'esistenza nello Statuto della Regione Piemonte - e precisamente agli articoli 5 e 7 - di quegli espliciti riferimenti prescritti dall'art. 49 del D.P.R. n. 616 che consentono alle Regioni di svolgere attività di promozione educativa e culturale attinenti precipuamente alla comunità regionale.
Nel la legge in oggetto l'attività di promozione - che non va confusa con quella diretta al riconoscimento e alla tutela delle minoranze linguistiche, che è estranea alla lettera e allo spirito della normativa regionale proposta - viene chiaramente espressa agli articoli 2, 5 e 6.
Altrettanto chiaramente all'art. 1 non nel riconoscimento e nella tutela delle minoranze linguistiche si individuano le finalità della legge ma nella difesa dell'originale patrimonio linguistico e culturale regionale e locale, e nella sua valorizzazione.
Il che è perfettamente conforme al dettato dell'art. 49 del già citato D.P.R. n. 616.
Né possono trarsi argomenti in ordine alla supposta invasione delle competenze statali in materia di ordinamento scolastico dalla normativa regionale, posto che la Regione non istituisce corsi di educazione linguistica e di cultura piemontese nelle scuole, ma promuove i corsi stessi: ciò non può avere altro significato se non quello letterale di un impegno a finanziare - nell'assoluta autonomia delle autorità scolastiche e nel quadro dei programmi scolastici di competenza statale - i corsi che le istituzioni scolastiche intendessero liberamente istituire.
Al fine di evitare interpretazioni errate della legge in oggetto, la V Commissione ha ritenuto opportuno di modificare gli articoli 1 e 2 richiamando all'art. 1 l'ambito delle funzioni di cui all'art. 49 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 ed il rispetto delle competenze statali di cui all'art. 6 della Costituzione, e all'art. 6, richiamato dal successivo art. 8, per ciò che riguarda la promozione di corsi di preparazione e di perfezionamento della lingua letteraria, dei dialetti e della cultura piemontese, l'intesa con le competenti autorità scolastiche.
La stessa intitolazione della legge, pur non costituendo di per s elemento decisivo di interpretazione, individua il proprio oggetto nella tutela del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte, e non nel riconoscimento e nella tutela delle minoranze linguistiche. Né da alcuna norma della legge in oggetto si può trarre un diverso convincimento.
Paradossalmente, se con una legge regionale si intendesse promuovere lo studio della lingua cinese o di quella araba, seguendo la logica messa in azione dalla comunicazione di rinvio, si potrebbe sostenere il travalicamento delle competenze regionali trattandosi di materia attinente ai rapporti internazionali.
Si fa rilevare ancora che il Titolo III della legge applica alle comunità locali occitana o provenzale, franco-provenzale e walser le stesse norme del piemontese: anche in questa ipotesi quindi si tratta di mera promozione di un'attività di tutela di un patrimonio culturale attinente precipuamente alla comunità regionale del Piemonte, senza il riconoscimento di alcuno "status" giuridico né alle comunità stesse né ai singoli cittadini.
Azione di promozione, quindi, ai soli fini della tutela e della valorizzazione di un patrimonio culturale che lo Statuto regionale prevede esplicitamente tra i suoi principi fondamentali, senza invadere la competenza propria del Parlamento nazionale.
I casi di riconoscimento e di tutela delle minoranze linguistiche nella nostra legislazione statale hanno contenuti ben diversi da quelli previsti dalla legge regionale in esame: essi conferiscono dei diritti alle popolazioni interessate, come è nel caso della Valle d'Aosta e dell'Alto Adige, mentre la legge regionale del Piemonte, molto più sommessamente, si limita a concedere contributi - proprio come glielo consente l'art. 49 del D.P.R. 616 - ad Enti locali, istituzioni ed associazioni che assumessero le previste iniziative culturali.
Nella scorsa legislatura l Comune di Roreto Chisone mutò la propria denominazione riassumendo quella antica in lingua provenzale di "Roure".
Ciò avvenne a seguito di referendum popolare e di successiva specifica legge regionale.
Si trattò ovviamente del legittimo esercizio di una competenza riconosciuta dalle leggi dello Stato ai Comuni ed alle Regioni, né vi fu chi obiettò che tale mutamento potesse costituire riconoscimento a tutela delle minoranze linguistiche poiché si passò, in effetti, da una denominazione in lingua italiana ad una in lingua provenzale - il che potrebbe apparire in linea di principio ben più pregnante ai fini del riconoscimento di minoranza che non il semplice sostegno finanziario a corsi di educazione linguistica e di cultura regionale.
Né può apparire rappresentanza di gruppi linguistici la previsione relativa alla composizione della Commissione di cui all'art. 9 della legge in quanto la Commissione non è organo collegiale della Regione e gli esperti non sono designati dalle cosiddette minoranze linguistiche all'interno di esse ed in loro rappresentanza, ma dagli enti culturali dalle Comunità montane o dai Comuni fra loro che conoscono la materia, come la stessa dizione di esperti inequivocabilmente recita.



PRESIDENTE

La parola alla professoressa Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Il Consigliere Calsolaro ha già ampiamente richiamato i motivi di ordine giuridico-istituzionale per cui la proposta di legge, se non emendata, quanto meno oggi completata, può essere nuovamente presentata all'esame del Governo. A nome del Gruppo della D.C., ritengo di dover ribadire quanto abbiamo affermato in Commissione, non soltanto sul piano giuridico-istituzionale, ma anche richiamando gli articoli 2 e 6 della Costituzione e soprattutto gli artt. 5 e 7 dello Statuto della Regione Piemonte. E' indubbio che le osservazioni del Governo dovevano essere, da parte nostra, opportunamente meditate, anche se ci hanno, in un certo senso, stupiti. Dobbiamo ribadire ora che si devono rispettare le competenze dello Stato previste dall'art. 6 della Costituzione e, in particolare, quando si tratta di dare un contributo per la realizzazione di corsi di educazione linguistica e culturale nell'ambito delle scuole; era ed è nostra intenzione salvaguardare tutta la competenza statale, evitare cioè, qualunque forma di invasione, secondo la citazione formulata nell'ambito delle osservazioni del Governo. La nostra adesione alla proposta di legge deve piuttosto essere interpretata come ampiamente rispettosa delle libertà di scelta e dell'autonomia dei singoli organi collegiali della scuola, mentre, dal punto di vista promozionale evidenziamo la validità dell'obiettivo che la proposta di legge si propone cioè la difesa e la valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale delle comunità locali comprese nell'ambito regionale: piemontesi, occitano provenzali, franco-provenzali, walser, aggiungendo a queste anche le comunità che, in talune zone limitrofe, riguardano i gruppi liguri piemontesi o piemontesi-lombardi; da parte nostra, è pieno il rispetto delle competenze e delle autonomie. La nostra adesione pertanto è sincera.
Il decreto 616 ci offre oggi una ulteriore possibilità di rivedere la questione, anche dal punto di vista legislativo, per ulteriormente chiarire, se necessario, la posizione del Consiglio regionale nei confronti sia delle comunità locali, sia dello Stato.
Ribadiamo dunque la nostra scelta di rivalutazione e di rilancio di un ricco patrimonio umano e culturale, specialmente a vantaggio delle giovani generazioni. Ribadiamo che intendiamo offrire una risposta alla specifica richiesta, oggi generalizzata a livello di base popolare come espressione di partecipazione e democrazia autentica, in uno sforzo di ricerca della propria identità e in una costante affermazione di libertà e di dignità di gruppo. In questo senso, secondo questa interpretazione, il nostro voto alla proposta di legge è favorevole.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione dei due articoli e del disegno di legge. Articolo 1 "La Regione Piemonte, nell'ambito delle funzioni di cui all'art. 49 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e nel rispetto delle competenze statali di cui all'art. 6 della Costituzione, si propone, con la presente legge, di dare applicazione alle norme previste dagli artt. 5 primo e secondo comma, e 7 dello Statuto ai fini della difesa dell'originale patrimonio linguistico e culturale, regionale e locale, e della sua valorizzazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 "La Regione promuove, d'intesa con le competenti autorità scolastiche, l'istituzione di corsi di preparazione e di perfezionamento per l'insegnamento della lingua letteraria, dei dialetti e della cultura piemontese".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 35 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Passiamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno risposto SI n. 34 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere.
La legge è pertanto riapprovata.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 206: "Disciplina degli organi consultivi in materia di igiene e sanità"


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo dell'o.d.g.: "Esame disegno di legge n. 206: 'Disciplina degli organi consultivi in materia di igiene e sanita' ".
La parola al relatore, Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni, relatore

La Giunta regionale, in data 18 maggio 1977, aveva trasmesso al Consiglio, per il relativo esame, il disegno di legge n 206, recante "Disciplina degli organi consultivi in materia di igiene e sanità", il quale, come risulta anche dalla relazione ad esso allegata, si muoveva lungo due direttrici fondamentali. La prima era volta ad adeguare l'organizzazione di detti organi consultivi alla dimensione regionale oggi assunta dalla legislazione sanitaria, attraverso l'istituzione di un Consiglio regionale di sanità; la seconda, attraverso un adeguamento della composizione degli attuali Consigli provinciali di sanità, era volta a favorirne il raccordo reciproco e la piena efficacia operativa.
La V Commissione, dopo avere esaminato l'articolato, ha ravvisato, in accordo con la Giunta regionale, l'opportunità di non procedere, in carenza di un quadro legislativo definito, nell'iter legislativo per quanto riguarda la prima delle finalità suesposte.
Ritenendo però indispensabile garantire le condizioni per il pieno funzionamento delle strutture oggi esistenti (e cioè dei Consigli provinciali di sanità), si è provveduto ad una più agile formulazione del precedente testo, idonea al raggiungimento di tale finalità.
Nella stesura sottoposta all'approvazione del Consiglio regionale il provvedimento in oggetto consta di quattro articoli. L'art. 1 fissa le finalità del disegno di legge, nel loro rapporto con il disposto del D.P.R.
11/ 2 /61, n. 257. L'art. 2 attribuisce all'Assessore alla sicurezza sociale e sanità della Regione, anziché al Prefetto, le funzioni di Presidente del Consiglio provinciale di sanità, del quale cessano di far parte i rappresentanti dell'INPS, dell'INAIL e dell'INAM. L'art. 3 fissa le norme finanziarie per il funzionamento dell'organo soprarichiamato, mentre l'art. 4 prevede la dichiarazione d'urgenza per il provvedimento che si sottopone all'approvazione del Consiglio regionale.
Se il Presidente del Consiglio me lo consente, vorrei dare ai Consiglieri, membri della V Commissione, alcune comunicazioni. Poiché mi è giunta notizia che venerdì non è possibile tenere la riunione della V Commissione per l'assenza di alcuni Commissari, pregherei di considerarla convocata al termine di questa seduta per esaminare alcune questioni di particolare urgenza. In secondo luogo, il Presidente della III Commissione mi ha fatto presente che martedì 13 non sarà possibile tenere l'incontro fissato per l'assenza di parte rilevante dei membri della Commissione stessa. Sarebbe opportuno convocare fin d'ora la III Commissione per martedì 20 dicembre.
Inoltre, dato che non sarà possibile riunire la V Commissione venerdì 16 dicembre per la contemporanea seduta del Consiglio regionale, manterrei ugualmente la riunione della Commissione per quel giorno e nella giornata del Consiglio decideremo in quale data fissare la riunione.
Chiedo scusa per le mie intromissioni arbitrarie e ringrazio.



PRESIDENTE

Poiché nessuno chiede di parlare, passiamo alla votazione dell'articolato. Articolo 1 'A parziale modifica delle disposizioni contenute nel Titolo II del D.P.R. 11/2/61 n. 257, la composizione e l'ordinamento del Consiglio provinciale di sanità sono regolati dalla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 "Le funzioni di Presidente del Consiglio provinciale di sanità sono attribuite, anziché al Prefetto, all'Assessore alla sicurezza sociale e sanità della Regione o ad un membro del Consiglio provinciale di sanità da lui delegato. I rappresentanti dell'INPS, dell'INAIL e dell'INAM cessano di essere componenti del Consiglio provinciale di sanità.
Il funzionamento del Consiglio è regolato dal D.P.R. 11/2/61 n. 257.
Le funzioni di segretario sono svolte da un funzionario della carriera direttiva amministrativa della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 32 hanno risposto SI n. 32 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 "All'onere di spesa per il funzionamento del predetto organo valutato in L.15.000.000 annue, si fa fronte con lo stanziamento iscritto nel Cap, n. 4240 dei relativi bilanci della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI n. 36 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 "La presente legge è dichiarata urgente, ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 30 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Nessuno chiede di parlare, si proceda alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno risposto SI n. 33 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 206 è pertanto approvato.


Argomento: Artigianato

Informazione della Giunta regionale sull'indagine conoscitiva sull'artigianato


PRESIDENTE

Possiamo passare all'informazione della Giunta sulla indagine conoscitiva dell'artigianato.
La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore all'artigianato

Come i signori Consiglieri ricorderanno, la Giunta aveva fornito in data 5 maggio una relazione scritta sull'impostazione metedologica dell'indagine conoscitiva sull'artigianato in Piemonte Dopo lo svolgimento delle fasi di rilevazione sul campo e di trasferimento delle informazioni su supporti meccanografici è stata avviata, da parte dell'IRES, la fase di vera e propria elaborazione dei dati acquisiti. A partire da quest'ultima fase la Giunta regionale è stata messa in grado di conoscere i primi risultati della ricerca compiuta e nelle prossime settimane, contiamo di far ultimare all'IRES tutte le elaborazioni richieste dal grado di approfondimento della ricerca che intendiamo raggiungere. A ciò faremo seguire la stampa e la diffusione, fra tutti gli operatori interessati, dei risultati della ricerca.
L'indagine conoscitiva sull'artigianato piemontese può quindi considerarsi compiuta e dal momento che essa dovrà costituire la base razionale ed oggettiva sulla quale andremo al rifacimento della legge sul credito che scade quest'anno, noi crediamo sia nostro dovere esporre qui prima di darne larga informazione pubblica - alcune delle principali risultanze dell'indagine stessa.
L'informazione data il 5 maggio mi dispensa dal diffondermi sulla metodologia seguita nel corso dell'indagine. Ricorderò solo, per memoria dei signori Consiglieri, che l'indagine ha avuto carattere campionario con una scelta rigorosa e scientifica, su un universo di 98.536 imprese artigiane, di 3.647 aziende stratificate nei vari comprensori della regione e in 18 settori merceologici.
In questo campione di 3.647 aziende, il solo settore metalmeccanico incide per il 37% . Le aziende produttrici di servizi inoltre rappresentano il 54,3%, le aziende che producono prodotti finiti il 35,4% e quelle che producono semilavorati il 10 %.
Riferisco questi dati di riferimento generale solo per richiamare a grandi linee l'impostazione metodologica seguita, ma è ovvio che tutta la documentazione dettagliata e analitica verrà fornita ai signori Consiglieri. Ciò non è ancora possibile fare oggi al momento in cui vogliamo (e dobbiamo) fare una rielaborazione attenta e comparata delle varie risultanze. Nel contempo abbiamo tuttavia il dovere di presentare una prima informazione per passare subito al lavoro in sede di Consulta e poi in sede di Commissione al fine della necessaria revisione critica degli attuali interventi regionali in materia di artigianato.
In ultimo ricordo ancora che l'indagine, condotta con criteri e metodo scientifico e con personale specializzato, ha fruito del totale apporto diretto della categoria che si è impegnata molto bene e del contributo di stimolo e di informazione preliminare svolta dai Comprensori. Ci nell'intento, come avevo ricordato a maggio, di associare rigore scientifico e partecipazione, di modo che l'indagine stessa non passasse sulla testa degli interessati. Alle associazioni degli artigiani ed ai Comprensori la Giunta deve un ringraziamento per questa fattiva collaborazione. Venendo al merito delle risultanze crediamo si possano enucleare le prime seguenti considerazioni, relativamente almeno alle "voci" ed ai problemi sui quali in questi giorni dovremo aprire l'esame per il rifacimento della legge regionale n. 10 e per orientare meglio i nostri interventi. Mi riferisco in particolare ai problemi: delle agevolazioni creditizie e della loro utilizzazione in forme selettive e qualificate delle aree artigianali delle attività promozionali delle esigenze formative.
Intanto si rileva, sul piano dei possibili mutamenti strutturali, che paiono abbastanza limitati i casi di aziende artigiane per le quali si possa ragionevolmente prevedere possibilità di passaggio ad attività industriali e proprie. Infatti, oltre il 50% delle aziende intervistate occupa un solo addetto, costituito dal titolare dell'impresa. Un altro 20 delle aziende intervistate occupa due addetti. Con oltre cinque addetti troviamo soltanto il 10,8% delle aziende. Di queste solo il 3,2% occupa più di dieci addetti e appartengono principalmente al settore metalmeccanico e al tessile e abbigliamento. Si registra qualche azienda di questo tipo anche nei rami produttivi del legno, dell'oreficeria, della carta e delle costruzioni. Sono queste le aziende che sembrano possedere già un'organizzazione di tipo industriale.
Il secondo rilievo che si può desumere è quello relativo alla dotazione aziendale di attrezzature. Escludendo l'artigianato di servizio (che in maggioranza non dispone di utensili meccanizzati) le altre aziende sembrano disporre di attrezzature scarsamente sofisticate. Il 63% di queste aziende infatti ottiene la produzione manualmente con l'ausilio di utensili motorizzati. Solo 1'8,4% effettua produzioni meccanizzate in serie e il 10 effettua produzioni meccanizzate ma non in serie. Circa la destinazione della produzione vediamo che il 50% delle imprese intervistate destina i propri prodotti prevalentemente alle famiglie. Si tratta qui in maggioranza di prestazioni di servizi. Circa il 30% delle aziende fornisce la propria produzione a imprese piccole e medie, mentre il 9,2 % fornisce in prevalenza grandi imprese. Oltre il 20% delle aziende intervistate ha dichiarato inoltre di avere un cliente prevalente. Per la maggior parte di queste aziende il cliente prevalente assorbe più della metà della produzione attuata mentre circa un terzo colloca tutta la produzione presso un solo cliente.
Nel complesso si osserva che le poche aziende che dichiarano di avere un cliente prevalente ne hanno uno solo che assorbe la totalità della produzione o quote molto alte di essa. Molte di queste aziende appartengono ai settori di trasporto. Le aziende di questi settori contano per un quarto del totale delle aziende intervistate che hanno un cliente prevalente e per oltre il 57% delle aziende intervistate operanti nel settore dei trasporti.
Il resto delle aziende con cliente prevalente appartiene al metalmeccanico e al tessile. Con riferimento a quest'ultimo settore, si può notare che oltre il 50% delle aziende intervistate a Biella dichiara di avere un cliente prevalente e l 70% di queste aziende fornisce a questo cliente la totalità della produzione. E' quindi un fenomeno di decentramento produttivo che lega completamente l'azienda artigiana al committente lasciandole pochissimo spazio per una presenza autonoma sul mercato. Su questo importante fenomeno si riuscirà sicuramente a fare più luce quando tutte le elaborazioni saranno state ultimate.
Circa i mutamenti dei campi di attività delle imprese artigiane piemontesi si constata che le aziende intervistate paiono caratterizzarsi per un notevole grado di staticità: il 96% di esse non risulta infatti aver modificato nel tempo l'oggetto originario della propria produzione. Analogo elemento di staticità si riscontra nella relativa immobilità territoriale delle aziende: circa il 67% di esse non risulta infatti abbia mai cambiato la sede originaria, né sembrano esserci, anche in prospettiva, elementi che possano far prevedere una maggiore mobilità territoriale. Quest'ultima constatazione serve ad introdurre il discorso della propensione, da parte delle imprese artigiane piemontesi, a localizzarsi in aree artigianali attrezzate. A questo riguardo si rileva che coloro che non sono interessati al trasferimento della sede (e sono oltre l 70% del totale) non sarebbero neppure interessati a trasferirsi in un'area attrezzata.
Tuttavia non mi pare ne vada tratto un giudizio in assoluto (e non modificabile) influendo probabilmente in questo orientamento il quadro oggi presente dell'assetto territoriale. Forse invece ciò deve indurci ad affrontare l problema "aree artigianali attrezzate" nell'ambito di una problematica più ampia a cui vanno riferiti tutti gli interventi sul territorio la cui caratteristica, come nel caso degli insediamenti produttivi, è quella di condizionare prima di ogni altro l'assetto delle principali variabili socioeconomiche. D'altra parte il dato della scarsa propensione delle imprese artigiane piemontesi a trasferirsi in aree attrezzate comincia a mutare quando da una valutazione a livello generale si passa ad esaminare il problema a livello di singole categorie.
Per il settore metalmeccanico, ad esempio, si registra una qualche insoddisfazione riguardante i locali, da cui può derivare l desiderio di cambiamenti di localizzazione oppure un freno all'espansione produttiva.
Una politica di apprestamento di aree attrezzate, che consentisse di rimuovere gli ostacoli all'espansione produttiva, riscontra tra gli artigiani del meccanico un favore maggiore di quello registrato complessivamente. Si dichiara eventualmente interessato a trasferirsi in tali aree il 25,5% delle aziende metalmeccaniche, contro una percentuale del 22% rilevata per il complesso dell'artigianato.
Le risultanze finora emerse dall'indagine conoscitiva consentono infine di fornire alcune prime valutazioni accertate scientificamente, per quanto riguarda l'occupazione nel settore artigiano.
Il numero totale di addetti nell'universo dell'artigianato oggetto dell'indagine risulta compreso tra 249.000 e 253.500 unità, con il valore medio pari a circa 251.000 addetti. La distribuzione di questa occupazione tra i diversi settori vede al primo posto le aziende del ramo metalmeccanico con 94.984 addetti. Seguono nell'ordine: le aziende delle costruzioni (47.297 addetti), del vestiario (18.586 addetti) dell'alimentare (15.912 addetti), dei trasporti merci (13.651 addetti), del tessile (12.957 addetti di cui circa il 60% concentrati nel solo Comprensorio di Biella), dei servizi di tintoria e pulitura (7.330 addetti), della lavorazione dei minerali non metalliferi (7.172 addetti) della cartotecnica e poligrafiche (6.445 addetti), dell'oreficeria (6.395 addetti), dei mobili (3.675 addetti), delle calzature (2.945 addetti).
Queste prime risultanze generali vanno naturalmente poi analizzate più analiticamente sia a livello di singoli settori merceologici che a livello di situazioni territoriali. E' un lavoro che è in corso e che seguiremo puntualmente per disporre, per oggi e per il futuro, di un quadro non solo generale ma particolareggiato che serva ad orientare i nostri interventi.
Ripeto che forniremo questo quadro al Consiglio e che lo porteremo in discussione in Consulta e al confronto con le Associazioni di categoria. Ma intanto, e senza voler generalizzare e tirare conclusioni affrettate, ci pare di poter proporre alla riflessione generale le seguenti considerazioni.
Per quanto concerne le agevolazioni creditizie regionali già con l'ultima legge approvata recentemente, con cui si è provveduto ad integrare gli stanziamenti di bilancio previsti per il corrente anno, sono state apportate alcune modifiche miranti a coordinare il rapporto funzionale tra interventi regionali diretti, da un lato, e interventi tramite Artigiancassa e tramite cooperative artigiane e di garanzia da un altro.
Riteniamo che i nuovi provvedimenti che dovranno essere adottati il prossimo anno, oltre a caratterizzarsi per l'eliminazione di tutte le aree di sovrapposizione esistenti tra i diversi interventi di agevolazione dovranno prevedere una articolazione degli incentivi tale da riuscire a raccordare le differenti iniziative assistibili con i grandi obiettivi del Piano regionale di sviluppo.
In particolare si dovrà puntare maggiormente al sostegno di iniziative d'investimento qualificate, capaci di costituire momenti di riorganizzazione produttiva dell'artigianato piemontese tanto a livello settoriale che territoriale. A questo proposito andranno assunte misure concrete per l'incentivazione dell'associazionismo economico fra le imprese artigiane.
Finora gli interventi regionali attuati in questo campo sono stati limitati al solo settore delle cooperative artigiane di garanzia. Questo settore si è sviluppato e rafforzato in Piemonte in misura decisiva.
Riteniamo necessario tuttavia che la nuova normativa regionale in materia di agevolazioni creditizie preveda ancora interventi che accompagnino la crescita e l'evoluzione del sistema delle cooperative artigiane di garanzia piemontesi verso traguardi di maggiore potere contrattuale nei confronti del sistema bancario.
Nel contempo riteniamo però che debba essere promosso lo sviluppo e il rafforzamento di tutte le altre forme di cooperative e consorzi artigiani che, pur presenti in una certa misura nella nostra regione, non riescono ancora per la debolezza delle loro strutture, a superare la dimensione aziendalistica ed a porsi come elementi strategici attraverso cui il settore artigiano può riuscire realmente a contrastare i pericoli di emarginazione del mercato e di subordinazione nei confronti dei più forti settori produttivi.
Con riferimento alla realizzazione di aree attrezzate per l'insediamento di imprese artigiane i recenti decreti attuativi della legge 382 hanno assegnato ai Comuni importanti funzioni, che si indirizzano, nel rispetto della pianificazione territoriale regionale, verso l'apprestamento e la gestione di tali aree. I Comuni vengono confermati quindi quali promotori e interlocutori principali di questo tipo di problematica. E' da ritenere però che le ben note difficoltà di ordine finanziario in cui si dibattono le Amministrazioni comunali non consentiranno facilmente a queste ultime di esplicare una propria politica di programmazione del territorio che non sia limitata soltanto agli aspetti urbanistici. L'obiettivo quindi di sollecitare, con opportuni provvedimenti regionali, qualificati programmi d'insediamento d'imprese artigiane rimane pur sempre valido e mai come in questo momento, attuale. Sono ormai numerosi i Comuni della regione che hanno previsto nei propri strumenti urbanistici are e destinate ad insediamenti artigiani. Altrettanto numerosi sono i consorzi fra imprese artigiane che si sono costituiti con lo scopo di promuovere processi di rilocalizzazione aziendale da parte degli associati.
Il livello della proposta politica complessiva che viene avanzata alla Regione è tale ormai da richiedere precise scelte di intervento anche in questo campo. A questo specifico riguardo sarebbe possibile già con le prossime proposte che avanzeremo al Consiglio in tema di agevolazioni creditizie, prevedere specifici interventi per la realizzazione di aree artigianali attrezzate. Riteniamo tuttavia, consapevoli di quanto ogni intervento sul territorio condizioni e predetermini ogni scelta successiva che la sede tecnicamente e politicamente più corretta in cui strutturare gli interventi di questo tipo debba essere la legge regionale n. 21 opportunamente rivista e integrata per quanto specificatamente attiene agli insediamenti artigiani. Sarà in questo modo possibile fissare una base logica unitaria alla quale agganciare la problematica degli insediamenti produttivi nel loro insieme, disponendo di un solo strumento legislativo.
Per quanto riguarda le attività promozionali siamo impegnati nell'elaborazione di programmi d'intervento rivolti a migliorare la conoscenza delle più tipiche attività artigianali piemontesi e la commercializzazione, sia in Italia che all'estero, dei prodotti dell'artigianato regionale.
In ordine alle esigenze formative, infine, si tratta di individuare quei settori d'intervento dove è effettivamente possibile realizzare una qualificazione professionale (uso questo termine intenzionalmente, perch le stesse associazioni di categoria hanno fatto dei distinguo all'interno dell'artigianato). Sappiamo che nell'artigianato è necessario realizzare una qualificazione professionale e sappiamo che non si verifica indistintamente un tipo di attività che sia effettivamente formativo. Credo che queste situazioni vadano esaminate scorporando le varie realtà.
In questo campo gli interventi non sono tutti riconducibili alla Regione. Diversi nodi attendono di essere sciolti a livello di governo centrale e tra questi, fondamentalmente, è l 'emanazione di una legge quadro sulla formazione professionale (proprio oggi ho avuto notizia che la legge procede rapidamente). Attuandosi questa legge sarà possibile definire l'assetto legislativo regionale in materia e in quest'ambito garantire ogni possibilità di dare concrete risposte alle esigenze formative esistenti nel settore artigiano. Con queste sommarie indicazioni circa gli interventi regionali a favore dell'artigianato piemontese, pensiamo si possa circoscrivere in forma compiuta, tenendo conto anche degli adempimenti che deriveranno dai dispositivi della legge 382, l'area delle iniziative assumibili nel medio periodo nei confronti del settore.
Ogni intervento ipotizzato, naturalmente, potrà essere suscettibile di rettifiche, tanto nell'impostazione quanto negli obiettivi, proprio in rapporto alla discussione e all'interpretazione che si svilupperà sui dati dell'indagine conoscitiva sull'artigianato piemontese di cui contiamo di fornire al più presto il quadro completo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, con questa informazione si chiude, per il momento l'argomento. Quando ci sarà ulteriore documentazione, si potrà avviare il dibattito.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Propongo ora di procedere alla elezione dei membri nei seguenti organismi: a) Nomina rappresentante Regione nel Consiglio di Amministrazione del Politecnico di Torino.
b) Cooperativa artigiana di garanzia del Vercellese: nomina del Presidente del Collegio sindacale.
c) Comitato regionale di coordinamento dei Trasporti e della viabilità: nove esperti di tecnica ed economia dei trasporti, designati dal Consiglio regionale con voto limitato a due terzi (legge regionale 30/12/1974, n.
41).
Cominciamo con la nomina del rappresentante della Regione nel Consiglio di Amministrazione del Politecnico di Torino. Il nominativo proposto è Massimo Pietri. Si distribuiscano le schede e si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 40 ha riportato voti: PIETRI Massimo n. 37 scheda bianca n. 1 schede nulle n. 2 L'ing. Pietri è pertanto eletto rappresentante della Regione nel Consiglio di Amministrazione del Politecnico di Torino.
Passiamo alla nomina del Presidente del Collegio sindacale nella Cooperativa artigiana di garanzia del Vercellese; viene proposto il nominativo di Sala Vincenzo. La nomina, già effettuata nell'ottobre scorso viene ripetuta perché il signor Sala non aveva ottenuto voti sufficienti.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 36 ha riportato voti: SALA Vincenzo n. 31 schede bianche n. 5 Il signor Sala Vincenzo è eletto Presidente del Collegio sindacale nella Cooperativa artigiana di garanzia del Vercellese.
Rimane da eleggere l Comitato regionale di coordinamento dei trasporti e della viabilità: nove esperti di tecnica ed economia dei trasporti designati dal Consiglio regionale con voto limitato a due terzi (legge regionale 30/12/74, n. 41). Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 37 hanno riportato voti: VIRANO Mario n. 21 PAPARO Giovanni n. 21 TROVATI Emilio n. 21 NICOLA Sergio n. 20 BARALE Gianfranco n. 20 NIGRA Martino n. 16 IANNELLI Francesco n. 16 VECCO Luigi n. 16 CRAVERI Piero n. 16 I predetti signori sono pertanto eletti nel Comitato regionale di coordinamento dei trasporti e della viabilità.
Chiede la parola il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Da lungo tempo ho presentato un'interrogazione in merito all'applicazione dell'art. 24 dello Statuto e alle funzioni che dovrebbe svolgere la Commissione nomine. Ho presentato l'istanza al Presidente della Giunta per sapere se non intenda farsi promotore di un disegno di legge per regolamentare la materia.
In quella occasione ho detto anche che se non fosse per rispetto verso le istituzioni e verso i colleghi, un giorno o l'altro avrei fatto nominare dal Consiglio regionale un cavallo. La nomina sarebbe passata certamente! Mi auguro che l'interrogazione e le determinazioni conseguenti vengano quanto prima assunte dal Consiglio regionale.
E' un problema che è stato trattato anche in sede di Parlamento in occasione dell'accordo programmatico tra i sei partiti dell'arco costituzionale.



PRESIDENTE

Il Consiglio sarà convocato per le ore 9,30 del giorno 15 dicembre.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,15)



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