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Dettaglio seduta n.162 del 23/11/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interrogazione del Consigliere Vietti: "Opportunità di soprassedere alla decisione di modificare la sede principale dell'IPAB Ospedali Psichiatrici da Torino a Collegno"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, inizio i lavori con la trattazione di una serie di interpellanze ed interrogazioni.
La prima è l'interrogazione presentata dalla dottoressa Vietti: "Opportunità di soprassedere alla decisione di modificare la sede principale dell'IPAB Ospedali Psichiatrici da Torino a Collegno".
Risponde l'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

In risposta all'interrogazione n. 363 in data 7/11/1977 del Consigliere Anna Maria Vietti tendente a conoscere se è stata espletata la procedura prevista dall'art. 62 della legge 17/7/1890 n. 6972 e dell'art. 8 lettera i) della legge regionale 8/8/1977 n. 39 nei confronti delle modifiche statutarie adottate dal Consiglio di amministrazione dell'Opera Pia Ospedali Psichiatrici di Torino (spostamento della sede amministrativa da Torino a Collegno), si precisa che in data 22/9/1977 è stata inoltrata al Presidente della Provincia di Torino e ai Sindaci di Torino e Collegno una nota affinché provvedessero a richiedere il parere dei Consigli da essi presieduti sulla delibera in questione. E quindi ben 45 giorni prima della sua interrogazione.
Lo statuto organico dell'Opera Pia ha per scopo la cura degli alienati poveri e accetta, "colle formalità previste dalla legge e dal regolamento sui manicomi: 1) gli alienati poveri, di ambo i sessi, di ogni età e nazionalità italiana 2) gli alienati militari del R. Esercito, della Marina e Corpi Armati 3) gli alienati carcerati e prosciolti 4) gli alienati stranieri".
Non vi sono quindi limitazioni nell'utenza tali da far pensare ad interesse prevalente di altre Province o di altre Regioni nella conduzione dell'Ente.
Il Consiglio di amministrazione è formato da due membri nominati dalla Regione, uno dal Sindaco di Torino, cinque dall'Amministrazione provinciale di Torino e uno dalla Regione Valle d'Aosta. Tuttavia la presenza di un Consigliere d'amministrazione nominato dal Consiglio regionale valdostano non è per la Giunta regionale criterio sufficiente a far definire un'Opera Pia pluriregionale, dal momento che l'erogazione dell'assistenza avviene solo in Provincia di Torino.
Pur non essendo espressamente previsto, dato l'interesse della Provincia, si è invece voluto conoscere il parere dei Consigli comunali interessati (va precisato che dall'1/3/1975 l'Ente non ha più sedi ospedaliere in Torino).
Le risposte alle richieste suddette saranno comunque opportunamente vagliate in base al D.P.R. 616 ed al documento di piano socio-sanitario di prossima adozione da parte della Regione.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Prendo atto della risposta dell'Assessore che afferma di aver richiesto il parere del Consiglio provinciale di Torino come richiesto dall'art. 62 della legge 17/7/1890 n. 6972, la cosiddetta legge "Crispi". Non mi pare sia logico l'affermare che l'utenza proviene da tutto il territorio nazionale e che pertanto non si deve sentire il parere né della Regione Valle d'Aosta né del Consiglio provinciale di Asti. Per l'esperienza che ho di questa Opera Pia, l'utenza proviene oltre che dalla Provincia di Torino dalla Valle d'Aosta e dalla Provincia di Asti, dove non ci sono sedi ospedaliere psichiatriche, tanto che la Valle d'Aosta per lungo tempo - non so attualmente - era titolare di una parte della proprietà dell'Ospedale di Grugliasco. Questa è la mia interpretazione.
Rilevo tuttavia che non mi è stato risposto a quanto chiedevo. Io chiedevo se non era il caso, tenendo conto del disegno di legge sulla riforma sanitaria e del D.P.R. 616, di valutare l'opportunità di soprassedere alla modifica dello statuto relativa al trasferimento della sede da Torino a Collegno. In base al D.P.R. n. 616 le IPAB dovrebbero essere trasferite ai Comuni; il trasferimento, con l'attuazione del disposto del D.P.R. 616, della sede da Torino a Collegno potrebbe avere delle conseguenze. Il testo del disegno di legge sulla riforma sanitaria all'art. 2, indica tra gli altri compiti del servizio sanitario nazionale "la tutela della salute mentale mediante forme e modi di assistenza che superando il concetto di segregazione, consentano di inserire l'assistenza psichiatrica nell'assistenza generale e di contribuire a rimuovere le componenti sociali nell'insorgenza delle malattie mentali". Pertanto gli ospedali psichiatrici non potranno essere considerati un'IPAB come un'altra, ma dovranno essere trasformati in rapporto alla riforma dell'assistenza psichiatrica che non deve più prevedere forme segreganti ma deve soprattutto dare un'assistenza extra-ospedaliera legata al territorio. Questo è anche lo spirito del documento che l'Assessorato alla sanità ha inviato alle Amministrazioni provinciali perché esprimessero il loro parere, documento che, malgrado numerose richieste, non è stato mai discusso in Commissione. Più volte abbiamo richiesto di discutere i documenti programmatici prima del loro invio agli Enti locali, ma questo non è avvenuto.
Mi pare che sul piano politico non sia opportuno il trasferimento della sede da Torino a Collegno: in tal caso sempre più si farebbe riferimento alle strutture murarie ospedaliere anziché agli utenti, la maggioranza dei quali è certamente residente nella città di Torino. Non è quindi opportuno stabilire la sede a Collegno soltanto perché là c'é la maggiore struttura ospedaliera. Ripeto: è prossima la riforma sanitaria, c'è il D.P.R. 616 e per di più siamo di fronte ad un contratto tra gli ospedali psichiatrici ed il Comune di Torino che permette l'utilizzo da parte degli ospedali della palazzina di via Giulio di Torino fino al 30 luglio 1978. Quindi è opportuno attendere prima di assumere la decisione, oggetto dell'interrogazione.
Non posso per ora ritenermi soddisfatta perché nel merito nessuna risposta mi è stata data dall'Assessore.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interpellanza presentata dai Consiglieri Vietti, Beltrami, Cerchio Menozzi, Soldano e Martini: "Atteggiamento della Giunta sulla notizia secondo cui in alcuni Comuni vengono esercitate pressioni sugli Amministratori delle IPAB per la loro estinzione affinché sia più rapido il passaggio di beni, personale, ecc., alle Amministrazioni comunali"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Vietti, Beltrami Cerchio, Menozzi, Soldano e Martini: "Atteggiamento della Giunta sulla notizia secondo cui in alcuni Comuni vengono esercitate pressioni sugli Amministratori delle IPAB per la loro estinzione affinché sia più rapido il passaggio di beni, personale, ecc., alle Amministrazioni comunali".
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Come rilevato nell'interpellanza, abbiamo avuto notizia che alcune Amministrazioni comunali esercitano pressioni sugli Amministratori delle Opere Pie affinché attraverso una loro deliberazione di autoscioglimento dell'Ente si realizzi l'immediato trasferimento ai Comuni. Questo è evidenziato in modo molto chiaro dal "Notiziario montanarese", una pubblicazione supplemento di "Unità operaia", diretta da Adalberto Minucci dove viene pubblicato un documento del P.C.I. e del P.S.I. che contiene un invito in tal senso. In tale documento si proponeva che l'Infermeria dei poveri" e "La casa di riposo per vecchi" adottino un proprio atto di scioglimento anticipato, mentre per quanto riguarda l'asilo infantile "Petitti", senza preoccuparsi delle possibili caratteristiche educativo religiose, che lo escluderebbero dal trasferimento, afferma: "La delegazione dei due partiti propongono che il Consiglio di amministrazione dell'Ente, a cui va il plauso per l'opera fin qui svolta tra notevoli difficoltà finanziarie, deliberi anch'esso lo scioglimento anticipato".
Dopo la pubblicazione di tale documento sul Bollettino di Montanaro il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che riprende la stessa tematica e che facendo proprio il documento del P.C.I. e del P.S.I. invita gli Enti a deliberare il proprio scioglimento. Per di più si esercitano pressioni personali sugli Amministratori con riferimenti di carattere municipalistico in quanto si dice loro che se deliberano lo scioglimento immediato degli Enti ne salvano il patrimonio per il Comune di Montanaro mentre se attendono l'approvazione della legge di riforma dell'assistenza che dovrà stabilire le modalità di trasferimento degli Enti, il patrimonio potrebbe essere assegnato al Consorzio dei Comuni. Mi pare una pressione non corretta.
Vorrei rilevare che in questo momento lo scioglimento delle IPAB non può avvenire perché il D.P.R. n. 616 stabilisce che le IPAB saranno trasferite ai Comuni sulla base e secondo le modalità da stabilirsi nella riforma dell'assistenza statale o, in carenza, secondo le modalità stabilite dalla legge regionale. Lo scioglimento non può quindi avvenire in base al D.P.R. 616 e, nel caso concreto del Comune di Montanaro e di altri casi analoghi di cui sono a conoscenza, non può avvenire nemmeno in base alla legislazione vigente, anteriore al decreto 616. Lasciamo da parte il fatto che il TAR in una recente sentenza al riguardo del Lombroso afferma di non condividere la conclusione della Regione, secondo cui se la figura dell'estinzione non si rintraccia nella legge fondamentale sulle Opere Pie la sola disciplina applicabile è quella comune all'art. 27 del Codice Civile; ritiene il Tribunale amministrativo che "prima di attingere al diritto comune, occorre esaminare e valutare se la normazione sulle istituzioni che interessano non dia sulle stesse una disciplina compiuta che non consente integrazioni dell'esterno. Questo sembra invero al Collegio il caso della particolare materia dell'assistenza e beneficenza pubblica". E si conclude affermando che al massimo le IPAB possono essere fuse, concentrate e trasformate.
Non sono certamente un'esperta in diritto, ma la realtà è che nella prassi sia del Governo che della Giunta della precedente legislatura come dell'attuale ci si è comportati in modo diverso, ossia per analogia si è esteso alle IPAB il disposto dell'art. 27 del Codice Civile.
In questo caso però non è applicabile nemmeno l'art. 27 del Codice Civile: in esso infatti si prevede che la persona giuridica possa estinguersi solo ed esclusivamente, oltre che per le cause previste nell'atto costitutivo e nello Statuto, quando lo scopo sia stato raggiunto o sia divenuto impossibile. Non ritengo che gli scopi della Casa di riposo dell'infermeria e dell'asilo infantile di Montanaro o di altre Opere Pie cui viene rivolto l'invito di autoscioglimento, possano considerarsi raggiunti o divenuti impossibili, tanto più che la Casa di riposo e l'infermeria di Montanaro hanno oltre un miliardo di patrimonio e cento milioni in cassa ed anche perché lo stesso documento del P.C.I. e del P.S.I. elogia l'operato delle rispettive amministrazioni. Pertanto, in considerazione di quanto sopra, ritenendo la procedura proposta illegittima, vogliamo conoscere il parere della Giunta e sapere quali provvedimenti intenda assumere perché si evitino situazioni di questo genere, incresciose per gli amministratori delle IPAB, e per evitare l'assunzione di provvedimenti impugnabili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Richiedo che sia allegato agli atti dell'interpellanza il documento del P.C.I. e del P.S.I. di Montanaro perché esso dimostra cose ben diverse da quelle che sono state esposte. In merito poi all'interpellanza presentata dai Consiglieri Vietti, Beltrami, Cerchio, Menozzi, Soldano e Martini si precisa quanto segue.
La portata dei processi di riforma istituzionale e nella fattispecie per quanto riguarda il settore dell'assistenza, l'obiettivo di salto di qualità in positivo che informa lo spirito e la lettera dei decreti attuativi della legge 382 è così ampia e vasta, per certi versi così totale, da fare di questa legge una delle più importanti, se non la più importante, che siano state emanate da tempo a questa parte.
Condizione essenziale per una gestione corretta dei processi di riforma che l'attuazione della 382 mette in atto è la partecipazione di quegli organismi che nella comunità regionale possono in qualche modo porsi e rendersi interpreti della volontà dei cittadini, affinché questi ultimi possano, attraverso i canali in cui si esprime la dialettica politica o attraverso i canali delle istituzioni che li rappresentano, arrivare ad una maturità che consenta loro di partecipare a pieno titolo e con conoscenza di causa alla gestione della cosa pubblica.
Non si può infatti pensare di reggere tutto ciò che la 382 significa isolandosi solo ed esclusivamente nell'aventino delle dotte discussioni politiche di vertice e nella, talvolta ai più incomprensibile, freddezza della disquisizione tecnico-giuridica che pure sono peraltro entrambe indispensabili.
Questo perché la popolazione ha non solo il dovere ma soprattutto il diritto di comprendere, discutere, dibattere, prendere posizioni sui processi in essere,o soprattutto quando tali processi la coinvolgono direttamente. E' indubbio che talvolta il metodo dell'espressione democratica delle idee porta anche ad assumere posizioni errate o che come tali possano essere interpretate; sarà allora diritto di coloro o delle forze i cui orientamenti non coincidono, dichiararsi in disaccordo e porre la questione, in un confronto tra forze simili, nella sede adatta.
Tale non pare comunque essere per inciso il caso del documento del P.C.I. e del P.S.I. di Montanaro, il quale è semplicemente una proposta di confronto dialettico che i partiti P.C.I.-P.S.I. propongono alla discussione delle forze presenti nella comunità di Montanaro e nel merito del quale la Giunta regionale non ritiene affatto suo diritto intervenire.
Entrando, invece, nel merito di quanto nell'interpellanza viene affermato e cioè che il trasferimento delle IPAB ai Comuni deve avvenire secondo quanto disposto dall'art. 25 del D.P.R. 616, con le modalità delle disposizioni contenute nella legge di riforma dell'assistenza oppure, in assenza di questa, secondo apposita norma regionale, è bene precisare che tali disposizioni interesseranno, a far tempo dall'1/1/1979, le IPAB del Piemonte nelle loro generalità, con l'esclusione delle IPAB che svolgono attività inerenti precipuamente la sfera educativo-religiosa.
Altra cosa è evidentemente l'estinzione di singole IPAB che gli Enti previsti dall'art. 62 della legge 17/7/1890, n. 6972, intendono proporre per l'estinzione in considerazione dell'irraggiungibilità dei fini o nel caso di esiguità del patrimonio ovvero per non attuabilità dei fini medesimi oppure nel caso in cui lo stesso Consiglio di amministrazione dell'IPAB decida di estinguersi sulla scorta di vari elementi di valutazione. Tra l'altro tale prassi è stata ampliamente posta in essere dalla Regione fin dal suo sorgere. Infatti molti Enti (circa 30) sono stati dichiarati estinti e ad altri Enti sono state inoltrate lettere di sollecito dalla stessa interpellante affinché provvedessero ad assumere i relativi provvedimenti. Circa la competenza della Regione ad estinguere Enti pubblici operanti nella sua sfera di interventi oltre a quanto disposto dall'art. 27 C.C., prassi peraltro mai contestata dagli organi di Governo, è bene richiamare l'art. 8 lett. I della legge regionale 8/8/1977 n. 39. Legge regionale operante e quindi legge dello Stato. In relazione all'estinzione e alla relativa devoluzione dei beni, in linea generale salvo rare eccezioni motivate, l'estinzione non fa che accelerare il processo di evoluzione previsto dal D.P.R. 616 che fa confluire beni e attività delle IPAB nei Comuni e loro Consorzi. Per concludere è bene sottolineare il fatto che se un Ente decide autonomamente di sciogliersi in base a quegli elementi di valutazione che possono scaturire dall'auspicabile e legittimo dibattito tra le componenti sociali delle collettività, non si vede come questo fatto possa essere interpretato come frutto di pesanti pressioni delle forze di qualsiasi parte e collocazione.
E', invece, necessario che le forze politiche presenti in questo Consiglio regionale si dichiarino, e può essere anche quella di oggi la sede, disposte a dare attuazione all'accordo di Governo ed al pieno rispetto del D.P.R. 616. Il governo regionale non ha dubbi in proposito e così, ci auguriamo, le forze politiche dell'arco costituzionale.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Mi dichiaro insoddisfatta della risposta dell'Assessore, anche perch la ritengo contraddittoria. Ribadisco che nel documento citato si invitano le Amministrazioni ad autosciogliersi e ritengo che, se non ancora deliberato, certo l'argomento è già stato posto all'ordine del giorno delle Amministrazioni delle IPAB. Mi pare contraddittoria la risposta dell'Assessore perché, mentre afferma che vuole dare piena attuazione al D.P.R. 616, su cui non possiamo che essere d'accordo, e mentre concorda nell'ammettere che l'art. 27 del Codice Civile prevede l'estinzione delle persone giuridiche soltanto quando il loro fine sia stato raggiunto o sia divenuto impossibile, contemporaneamente afferma che tuttavia, quando i Consigli di amministrazione deliberano la propria estinzione, anche per altre cause, non si può che prenderne atto. Contesto quest'ultima tesi perché ritengo che la Giunta regionale ed il suo Presidente (se crediamo nello stato di diritto), possano deliberare l'estinzione di Opere Pie esclusivamente nell'ambito della legislazione vigente.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione presentata dal Consigliere Alberton: "Corso di formazione per operatori culturali tenuto a Ciriè nella primavera scorsa sotto l'egida della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Alberton: "Corso di formazione per operatori culturali tenuto a Ciriè nella primavera scorsa sotto l'egida della Regione Piemonte".
Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione

Poiché le domande contenute nell'interrogazione sono parecchie risponderò nell'ordine secondo cui sono state poste. In primo luogo non ci sono rapporti tra Regione e strutture del Cesfor in quanto centro privato di formazione professionale. I rapporti in questo caso sono stati abbastanza soddisfacenti e sono: un corso per bibliotecari svolto l'anno scorso in collaborazione con la Sovrintendenza e il corso per il quale è stata presentata l'interrogazione.
Il costo del corso è stato di 4 milioni e mezzo ed è stato controllato come tutti gli altri corsi, dai nostri Ispettori.
Gli allievi proposti erano 30, gli iscritti 29; hanno superato l'esame in 24. Gli insegnanti erano i fratelli Guaraldo della Facoltà di Magistero e un coordinatore, Dario Manuetti, in collaborazione con il LEINO (Laboratorio Etnologico per l'Italia nord-occidentale, facente capo all'Università di Torino). Il corso era costituito da una parte di lezioni e una parte di "ricerca sul campo". Credo che l'attenzione del Consigliere Alberton si sia rivolta in particolare a quest'ultima. Il corso era stato avviato su richiesta dal Comune di Cirié, il quale aveva la necessità di formare un certo numero di operatori culturali. Gli stessi insegnanti non hanno avuto altri incarichi oltre a questo. Il giudizio della Giunta pu essere anche critico rispetto al tipo di ricerca, alla quale forse si è dato troppo spazio rispetto alle lezioni propedeutiche. La ricerca che ne è risultata, che è a disposizione del Consiglio ma che il Consigliere Alberton già conosce, esprime dei giudizi che, a mio parere, non hanno una faziosità politica ideologica in quanto vengono criticati alcuni Enti o associazioni da un certo punto di vista, ma non solo quelli appartenenti ad una parte, come ad esempio l'Anpi che non è certo un'associazione della parte a cui si riferisce il Consigliere Alberton. Quindi bisogna tener conto che questo lavoro è stato fatto in modo autonomo sotto la direzione di due insegnanti e che le opinioni che vengono espresse involgono la responsabilità di coloro che le hanno espresse e in un clima di pluralismo e di libertà non si può certamente andare a sanzionare opinioni espresse in un corso di formazione professionale, rilevando che le osservazioni che questi giovani fanno sono in genere basate su dati o su interviste e quindi riguardano risposte specifiche fatte sulla base di un singolo questionario.
Non sono approvati altri corsi di questo tipo dalla Regione e quindi al momento è finita la collaborazione con il Cesfor.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Anche se limitato ad un'interrogazione l'argomento ha una certa importanza. Il corso per gli operatori culturali comprendeva una parte teorica e una parte pratico-applicativa di ricerca sul campo. Avrei qualche osservazione da fare già sulla parte teorica dal momento che si è riscontrato che la parte teorica è consistita essenzialmente nell'insegnare un criterio di archiviazione delle strutture culturali e si è scoperto che l'archiviazione più corretta è quella in ordine alfabetico: qualche perplessità sulla validità teorica del corso potrebbe essere già espressa.
La parte pratica è consistita in un'indagine sulle strutture culturali di tre Comuni della cintura torinese, nella quale si sono analizzati cine club, club filatelici, scuole, associazioni nazionali alpine, partiti politici. Mi sembra già molto strano che vengano applicate metodologie di analisi uguali per strutture ed organizzazioni così diverse, inoltre definire l'Associazione Nazionale Alpini e un partito politico una struttura culturale non mi sembra corretto: questi dati basterebbero per giustificare le più ampie riserve sulla validità tecnico-scientifica del corso e sulle figure professionali che escono dai corsi con la qualifica di operatore culturale.
Insisto però sulla faziosità più rozza che ha animato di fatto questa ricerca, che avrebbe già dovuto essere frenata proprio dalla metodologia adottata nel corso che rivela parecchie insufficienze. Non credo che di faziosità non si possa parlare solo perché essa è stata indirizzata verso tutti gli Enti e non solo verso qualcuno perché si può essere faziosi e rozzi anche applicando giudizi aprioristici e scorretti su campi e settori diversi. La chiave di interpretazione in tutta la ricerca è una sola: le strutture culturali di questi paesi funzionano e sono positive se a capo delle Amministrazioni comunali c'é un certo tipo di amministrazione, di sinistra, nella fattispecie; se l'amministrazione è invece di altro colore politico tutte le strutture culturali di quel paese non funzionano e la responsabilità è da far risalire alla guida politica dell'amministrazione.
Questo evince da tutto il documento, che è di una trentina di pagine, e mi permetterò di fornire alcuni particolari presi dal documento stesso per avvalorare queste tesi che credo siano prima di tutto rozze sul piano culturale. E non si può dire che la Giunta regionale si astiene dall'emettere un giudizio perché rispetta una libertà di comportamento, di azione e di giudizio da parte di un gestore di un corso di formazione professionale. Questo lo capirei dove si facesse della formazione professionale e tale posizione sarebbe da difendere in pieno, ma, dove si utilizza un corso di formazione professionale per fare in realtà della propaganda politica, questo non è ammissibile.
Andiamo a leggere alcune di queste affermazioni che vengono fatte, dove si parla di rapporti tra Giunta di centro-sinistra e centro turistico giovanile: "la struttura politica del Paese, Giunta di centro-sinistra, fa sì che certe strutture culturali a carattere prevalentemente tradizionale e apolitico abbiano una forte incidenza sulla popolazione locale e siano le associazioni con il maggior numero di utenti" (quasi che bastasse avere una certa amministrazione per poter influenzare anche espressioni associative che hanno lunghissimi anni alle loro spalle).



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione

Questa frase non significa proprio niente.



ALBERTON Ezio

Va bene, allora io espongo le mie considerazioni poi prenderò atto che la Giunta ha pareri diversi e ognuno si terrà la propria idea, ma certamente da parte nostra non c'é assoluzione nei confronti di questo tipo di gestione.
"L'Associazione Nazionale Alpini: questa struttura resta al di fuori del processo evolutivo dello spirito progressista della società così come il centro turistico giovanile integrato in un'ottica di restaurazione conservatrice attraverso il qualunquismo del paese dove esiste ancora una realtà contadina arretrata e costituendo l'unica alternativa a livello di aggregazione giovanile. Il CTG ritiene un modo sano l'aggregare i giovani sull'apoliticità per escluderli dalle forti tensioni dei movimenti portatori di democrazia, facendo la classica politica democristiana".
"La stessa minima incidenza dell'azione culturale è denunciata dal Comitato festeggiamenti che trova grosse difficoltà a coinvolgere le organizzazioni culturali di base perché sono molto legate alla Democrazia Cristiana".
Democrazia Cristiana e biblioteche: "rispecchia la sostanza e i reali intendimenti questa struttura,cioè quelli più genericamente di ogni Comune democristiano, utilizzare le biblioteche semplicemente come deposito di libri da prestare".
Democrazia Cristiana e spesa pubblica: "gravissimi problemi di locali e di trasporti che investono una scuola. L'Amministrazione fa orecchi da mercante, perseguendo la più nera politica democristiana di strozzamento della spesa pubblica. Questo non avviene però al riguardo del Comitato del centro turistico giovanile per il quale fa dei versamenti" (risulta poi che sono 50 mila lire all'anno).
Vi è poi una frase che sintetizza tutto: "Nei paesi con amministrazione di sinistra si sta lavorando in campo culturale con grosso impegno, mentre a San Maurizio, classico feudo democristiano, si persegue la linea dell'immobilismo politico culturale".
Giustamente l'Assessore ha detto che non riguarda solo alla D.C. C' qualcosa che riguarda, per esempio, anche al P.S.I.: "Dubbia ci pare l'estrazione proletaria del P.S.I. di Mathi in quanto le perplessità già espresse sul metodo del tesseramento, ci conduce a considerare che la maggior parte dei tesserati venga reclutata attraverso il meccanismo della tessera "con regalo" che trova spazio tra le file del sottoproletariato o del proletariato in prevalenza immigrato".
Alla fine c'é un giudizio forse anche critico o che si inserisce nel classico filone di un dibattito ideologico anche all'interno del Partito comunista: "In molti casi è stata privilegiata la posizione dell'Amministrazione comunale di sinistra rispetto a quella del partito.
Questo naturalmente ha creato delle critiche da parte degli iscritti che vedono privilegiata la posizione del partito come forza di governo a discapito di quella di un partito inteso come partito di lotta".
Mi chiedo se queste interpretazioni, questi giudizi possono essere fatti risalire ad un'analisi di tipo culturale, se sono proprie di persone che dovranno poi andare a gestire delle strutture con il titolo di "operatore culturale", se non è corretto affermare, invece, che questi giudizi sono spinti e provocati esclusivamente da faziosità politica, se quindi a questo punto la Giunta regionale, nel momento in cui spende 4 milioni e mezzo per creare delle figure professionali con questi corsi senza nessuna qualificazione professionale, non abbia il diritto e il dovere di un maggiore controllo nella spesa di questi fondi. Chi ha voglia di emanare questi giudizi ha tutto il diritto di farselo in proprio: si prenda un ciclostile, si tiri le copie e vada eventualmente a vendere questi volumetti sulle pubbliche piazze; vedremo quanti consensi riceverà quanti volumetti riuscirà a vendere. Ma che questi volumetti vengano venduti o vengano diffusi a carico del bilancio della Giunta e della Regione Piemonte non mi pare corretto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione

Quando ho detto che non è corretto che la pubblica amministrazione vada a controllare i contenuti didattici, non ho affatto detto che a posteriori non possa trarre delle conclusioni. Infatti, come ho detto, al Cesfor non sono stati dati altri corsi.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Sui tempi e i modi di risposta alle interrogazioni ed interpellanze e sul problema dell'accesso all'aula consiliare


PRESIDENTE

Vi sarebbero molte altre interrogazioni da trattare e a questo proposito vorrei fare una raccomandazione a tutti: se si vuole che le interrogazioni siano svolte all'inizio delle sedute, occorre essere presenti, interroganti e rispondenti, puntuali alle ore 9,30.



CALSOLARO Corrado

Sarebbe bene che i Consiglieri potessero conoscere il giorno prima a quali interrogazioni si risponderà il giorno dopo in Consiglio.



PRESIDENTE

Questo non è difficile, possiamo decidere senz'altro che la Giunta 48 ore prima consegni all'Ufficio di Presidenza l'elenco delle interrogazioni pronte per la risposta in modo che si possono notificare ai Consiglieri.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta è disposta a rispondere nei termini fissati alle interrogazioni e interpellanze e a consegnarne eventualmente l'elenco alla Presidenza del Consiglio. Sarebbe opportuno al proposito che i Capigruppo fissassero il numero e l'importanza delle interrogazioni, ciò per evitare di lasciare la decisione alla sola discrezionalità del Presidente del Consiglio che ha anche titolo per averla, ma che potrebbe non essere di soddisfazione dei vari Gruppi e dei vari interpellanti. La Giunta è disposta a rispondere a tutte le interrogazioni. Dobbiamo stabilire questo criterio. Vi è poi il problema della presenza della Giunta e del Consiglio.
Debbo rammaricarmi anche stamani che i membri della Giunta non erano presenti al momento in cui si discutevano le interrogazioni e le interpellanze.



PRESIDENTE

Mi pare del tutto corretto.
Dato che siamo in questo clima comunico che ieri i Presidenti dei Gruppi hanno preso in esame la questione inerente lo svolgimento delle sedute del Consiglio regionale manifestando profonda insoddisfazione circa l'ordine dei lavori. Si sono intanto prese due decisioni che sono le seguenti: in aula hanno diritto di accesso i giornalisti, i funzionari destinati alle registrazioni dei lavori del Consiglio e i funzionari dei Gruppi quando vengono richiesti per ausilio e sostegno al dibattito in corso. Tutte le altre persone, che pure sono utili e che chiedono di essere presenti per ragioni di lavoro, non entrano in aula. Entra invece l'usciere che viene a portare l'annuncio all'Assessore o al Consigliere che fuori di qui si discute una questione urgente, c'é una chiamata o cose di questo genere. La saletta nuova è stata allestita anche per questi lavori. In Consiglio si discute, si dibatte, si vota, si decide e quindi non si possono fare contemporaneamente cose non attinenti all'attività del Consiglio.
Vi sono osservazioni a queste misure? Bene, allora procediamo con i nostri lavori.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge n. 239: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'anno finanziario 1976"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: "Esame disegno di legge n. 239: 'Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'anno finanziario 1976' ".
La parola al relatore, Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge inerente al rendiconto generale della Regione per l'anno finanziario 1976 illustra nei primi quattro articoli la dinamica delle entrate e delle spese verificatesi nel corso dell'esercizio; gli articoli 5, 6, 7, 8 specificano le entrate e le spese verificatesi nella gestione dei residui relativi agli esercizi 1972 e seguenti; all'articolo 9 si verifica qual è stato il risultato finanziario, con i relativi elementi che hanno concorso alla sua formazione. L'articolo 10 illustra le eccedenze di impegno verificatesi in alcuni capitoli di spesa, in relazione alle maggiori entrate accertate nei corrispondenti capitoli; gli articoli 11, 12 e 13 specificano gli elementi attivi e passivi dell'attività finanziaria e patrimoniale della Regione con il relativo risultato finale patrimoniale.
L'analisi dettagliata della gestione del bilancio nei suoi vari aspetti è possibile ricavarla dalla nota preliminare allegata al conto consuntivo.
Tale nota specifica, ampiamente, qual è stata la dinamica delle maggiori e minori previsioni di entrata, ed altrettanto fa per le previsioni di spesa relativamente ai titoli in cui le medesime si articolano sia per la parte della competenza, che per quella della gestione dei residui. In particolare si può rilevare che nel passaggio dalle previsioni iniziali agli accertamenti di entrata alla fine dell'esercizio, queste si sono incrementate del 13% passando da 449.500.000.000 a 511.644.000.000 circa.
Rispetto alle previsioni iniziali, la variazione in aumento è stata assai inferiore rispetto al precedente consuntivo del 1975, nel quale ha registrato, nei confronti del bilancio preventivo, una percentuale del 49%.
Pertanto è possibile affermare che con il bilancio 1976 si è creata la condizione di una maggiore certezza tra le indicazioni previsionali del bilancio e gli accertamenti definitivi che risultano dal rendiconto finanziario.
Tuttavia l'incremento prima evidenziato, rispetto alle previsioni iniziali, è stato determinato principalmente da due elementi: 1) dall'aumento dei mutui autorizzati nel corso dell'esercizio, con l'approvazione delle leggi regionali che prevedono tale forma di finanziamento 2) dall'aumento notevole delle entrate relative alle contabilità speciali i cui fondi sono vincolati allo svolgimento delle funzioni delegate dallo Stato, e sui quali, per la loro natura, non può influire la volontà della Regione.
Considerato che la massa dei mutui autorizzati nel corso dell'esercizio non poteva essere perfezionata prima della fine dell'esercizio stesso, si deve rilevare che l'incremento delle risorse verificatosi rispetto alle previsioni iniziali, in realtà ben poco ha modificato la dinamica dell'erogazione di quella parte della spesa la cui destinazione dipende dalla volontà della Regione. Si deve anzi rilevare che tali elementi di incremento hanno concorso a determinare un'ulteriore rigidità del bilancio e ad accrescere la gestione dei residui passivi nella misura in cui i mutui non sono stati perfezionati, e lo Stato ritarda il versamento delle somme relative alle funzioni delegate.
Per quanto concerne le spese abbiamo prima evidenziato che esse hanno subito un incremento in percentuale superiore alle entrate, per cui alla fine dell'esercizio si è registrata una maggiore spesa di 2.073 milioni, al cui finanziamento si è provveduto mediante parziale impiego dell'avanzo finanziario dell'esercizio 1975.
La rimanente parte di questo avanzo ha concorso, insieme all'utilizzo di un miglioramento complessivo determinatosi nella gestione dei residui attivi e passivi degli esercizi 1975 e precedenti, alla formazione dell'avanzo finanziario dell'esercizio 1976, per un ammontare di 20.098 milioni.
E' opportuno tuttavia considerare come tale avanzo finanziario in effetti si riduca a 1.700 milioni circa, proprio in quanto alla sua formazione ha concorso anche quello dell'esercizio 1975 che ammontava a circa 18 miliardi e che, al momento della formazione del conto consuntivo del 1976, non si era ancora trasformato in concreti impegni di spesa nonostante che la destinazione fosse già stata stabilita.
In effetti, essendo l'avanzo finanziario dell'esercizio 1975 utilizzato soltanto per 17.720 milioni nel bilancio dell'esercizio finanziario 1977 le risorse disponibili per il finanziamento di nuovi interventi ammontano a 2.378 milioni.
Colleghi Consiglieri, con quanto sinora esposto sono state illustrate seppure sommariamente, le risultanze della gestione dell'esercizio 1976 nelle sue principali componenti: entrate, spese e avanzo finanziario definitivo.
D'altra parte, fare l'elenco dettagliato di tutte le operazioni che sono avvenute, significherebbe ripetere quanto in modo analitico viene illustrato nella nota preliminare al documento allegato al disegno di legge in esame e nella relativa tabella riassuntiva, documento che tra l'altro è stato certamente esaminato dai colleghi del Consiglio.
Ci pare però opportuno evidenziare alcuni aspetti: 1) - Gestione delle entrate.
L'esercizio finanziario 1976 è anzitutto caratterizzato da un complesso di entrate di competenza inferiore di 5.361 milioni, pari all'1,4 rispetto a quelle dell'esercizio 1975. Anche le somme riscosse in conto entrate di competenza sono inferiori di circa 17 miliardi rispetto all'esercizio precedente. Una riduzione quindi, in percentuale, che passa dal 57% al 54 % del totale delle risorse a disposizione.
Questa riduzione è avvenuta nonostante che la legge statale n. 356 del 1976 abbia determinato, con l'adozione di nuovi criteri di riparto per la formazione del fondo comune, una maggiore entrata nell'esercizio 1976 di circa 20 miliardi rispetto al 1975.
E' evidente che una tale situazione, verificatasi in un periodo di notevole inflazione monetaria e di aumento vertiginoso dei prezzi, non ha certo favorito l'azione dell'Amministrazione regionale, tendente all'attuazione delle numerose leggi pluriennali approvate nei diversi settori di attività.
Una delle principali cause della diminuzione dell'ammontare complessivo delle entrate, rispetto a quelle dell'esercizio 1975, è dovuta alla minor capacità di indebitamento della Regione, che ha subìto una contrazione del 42,6% per poter mantenere il livello degli oneri d'ammortamento entro i limiti di legge.
Altre cause tuttavia sono intervenute a far sì che, alla fine dell'esercizio, il complesso delle entrate risultasse inferiore a quello dell'esercizio precedente. Se analizziamo infatti i singoli titoli in cui è divisa la parte delle entrate, si può rilevare che ognuno di essi ha subito, nel passaggio dalle previsioni definitive agli accertamenti significative variazioni. Per le entrate tributarie, ad esempio, la variazione più importante è quella negativa di 5.547 milioni, che corrisponde alla differenza fra le previsioni di bilancio e la somma accertata in base ai ruoli, che risultano essere stati emessi nell'anno 1976.
Relativamente alle entrate extra-tributarie, le più importanti variazioni in aumento riguardano sia i proventi dei fondi della Regione dove sono state accertate maggiori entrate per interessi sui fondi in deposito fruttifero presso Istituti di credito e presso la Tesoreria centrale dello Stato per 927 milioni circa, sia le partite che si compensano nella spesa dove il maggiore accertamento di entrata che deve essere corrisposta dallo Stato è correlativo alla maggiore spesa autorizzata a favore degli Enti ospedalieri, per porli in condizione di far fronte agli impegni finanziari più urgenti, tra i quali la corresponsione della tredicesima mensilità al personale dipendente. La conversione in legge del suddetto provvedimento è avvenuta soltanto nell'esercizio 1977 la spesa che la Regione ha comunque dovuto sostenere prima della chiusura dell'esercizio 1976 e la relativa entrata che lo Stato deve rimborsare sono state iscritte tra le partite che si compensano tra di loro.
Sulle entrate extra-tributarie hanno influito anche variazioni negative, la più importante delle quali è certamente la mancata assegnazione da parte dello Stato, nel quadro dei programmi regionali di sviluppo, di fondi per le spese destinate a lavori di completamento di opere di edilizia ospedaliera per un ammontare di 35.023 milioni. Questa somma comunque si spera di poterla incamerare nell'esercizio 1977 al quale dovrà essere fatta slittare la relativa spesa.
Relativamente alle entrate per assunzioni di prestiti, anticipazioni ed altre operazioni di credito si ripete la già accennata minor capacità di indebitamento della Regione, per cui i mutui autorizzati sono diminuiti da 102 miliardi circa del 1975 a 58.400 milioni del 1976.
2) - Gestione dei residui attivi.
Nell'esercizio 1976 si è acquisita una massa complessiva di risorse superiore del 13,9% rispetto all'esercizio 1975. Ciò è stato determinato soprattutto da una maggiore riscossione di residui attivi relativi agli esercizi 1975 e precedenti, la quale ha consentito un analogo incremento della spesa.
Sotto questo aspetto pertanto possiamo dire che la gestione dei residui attivi è stata positiva. Tuttavia, il confronto tra le gestioni della competenza degli esercizi 1975 e 1976 dimostra che le entrate riscosse sono diminuite, passando dal 57% al 54% dell'ammontare complessivo delle entrate accertate. Ne discende, come conseguenza, un incremento dei residui attivi in base ad un tasso superiore a quello dell'esercizio precedente.
Per essere più precisi, nel 1976 sono stati riscossi 227 miliardi e 813 milioni contro i 511 miliardi e 843 milioni di entrate accertate. Questi dati debbono farci riflettere, non tanto per formulare valutazioni di carattere politico, quanto per esprimere preoccupazioni relativamente all'esistenza di una notevole pesantezza nell'amministrazione pubblica, in modo specifico nei rapporti finanziari tra Stato e Regione.
La lentezza dell'erogazione se continua a persistere, creerà serie difficoltà all'avvio della politica di piano e di programmazione, che deve basarsi proprio sulla disponibilità tempestiva delle risorse e su un'altrettanto rapida, oltre che sempre più oculata, capacità di spesa.
E' necessario però evidenziare ancora che nella gestione dei residui attivi influiscono varie partite, che non hanno una vera e propria natura di residui. Ad esempio, le somme depositate in conti fruttiferi presso Istituti di credito e presso la Tesoreria centrale dello Stato con i relativi interessi attivi non riscossi, nonché le somme corrispondenti ai mutui la cui accensione è stata autorizzata. Ne consegue che i residui attivi, in effetti, sono assai inferiori, e ciò lo si potrà definire meglio nel momento in cui entrerà in funzione la Tesoreria regionale, e la nuova legge di contabilità, che annulla i residui conservati dopo due esercizi.
3) - Gestione della spesa.
La gestione della spesa in conto competenza, anche se è caratterizzata da alcuni valori assoluti negativi, rispetto a quelli dell'esercizio 1975 presenta tuttavia aspetti percentualmente positivi, che danno l'impressione di una gestione di bilancio più efficiente di quella degli esercizi precedenti.
L'ammontare complessivo delle spese appartenenti alla gestione della competenza è inferiore dell'1,6% rispetto a quello dell'esercizio 1975 mentre le somme effettivamente pagate rappresentano il 58,6% delle spese impegnate, con un lieve miglioramento rispetto al 57,9% dell'esercizio 1975.
Questa tendenza all'aumento percentuale delle spese pagate, e quindi alla riduzione di quelle che concorrono alla formazione dei residui passivi, è certamente un segno positivo da non trascurare. Essa tuttavia è limitata dal fatto che lo stato di previsione della spesa del bilancio regionale è, purtroppo, caratterizzato da notevoli immobilizzazioni di risorse, che andranno in pagamento soltanto dopo molti esercizi e che, di conseguenza, concorrono ad accrescere la gestione dei residui passivi.
Basta pensare a quei contributi in capitale che sono relativi a spese d'investimento per la realizzazione di opere, per le quali le fasi di progettazione, di approvazione del progetto esecutivo, di assegnazione del contributo, e di appalto dei lavori durano anche degli anni. Ovvero alle somme stanziate per contributi in interesse a favore degli operatori economici interessati, ed, in particolare, a favore degli Enti locali, le quali presuppongono una facilità di accesso al credito da parte di questi Enti, che oggi purtroppo non sono più in condizioni di avere, per mancanza di garanzie delegabili e per la richiesta di tassi troppo elevati da parte degli Istituti di credito.
L'esistenza in bilancio di immobilizzazione di risorse la si pu rilevare anche dall'ammontare delle somme pagate per le spese d'investimento, che rappresentano appena il 10,8% delle somme impegnate anche se nell'esercizio 1976 i pagamenti sono aumentati del 70% circa rispetto a quelli del 1975.
E' quindi opportuno che l'Amministrazione regionale continui a procedere nell'eliminazione di parte di queste immobilizzazioni, mediante lo spostamento della decorrenza delle annualità conseguenti ai limiti d'impegno già autorizzati, al fine di attivare risorse a favore di nuovi investimenti.
L'esame delle somme pagate in competenza evidenzia, però, anche un'altro aspetto molto importante della gestione del bilancio rappresentato dal fatto che il loro ammontare è superiore di 22.975 milioni al complesso delle riscossioni verificatesi. Questo utilizzo di fondi liquidi di cui la Regione ha la disponibilità, nell'esercizio 1975 rappresentava il 2,6% delle spese effettuate in competenza, mentre nell'esercizio 1976 rappresenta il 7,6% delle medesime. Esso è conseguente ai pagamenti effettuati in forza di leggi regionali che prevedono, come forma di finanziamento, la contrazione di mutui. Questi mutui, pur essendo stati autorizzati, non sono stati ancora perfezionati che in misura minima per non appesantire il bilancio di grossi oneri di ammortamento.
Senza dubbio ciò ha costituito un aspetto positivo della gestione del bilancio, tuttavia è opportuno considerare il fatto che le leggi che prevedono contributi in conto capitale, e che normalmente sono finanziate con l'assunzione di mutui, hanno iniziato ad operare con un certo ritmo anche se non soddisfacente, per tutte le leggi.
Questa operatività nel rendiconto 1976 ha inciso per 23 miliardi, la cui spesa è stata fronteggiata utilizzando fondi liquidi disponibili, e probabilmente ciò si sarà verificato, in misura ancora più accentuata nell'esercizio in corso. Il persistere in tale politica potrebbe significare l'esaurimento dei fondi disponibili, nel volgere di pochi esercizi; si pone perciò la necessità di prendere in esame il perfezionamento di alcuni mutui, per un ammontare almeno pari ai fondi già utilizzati, al fine di ristabilire un giusto equilibrio finanziario.
Altro aspetto da considerare è l'incremento in valore assoluto delle spese correnti rispetto al 1975, anche se nell'esercizio in esame esse rappresentano una percentuale inferiore delle entrate con le quali si fa fronte alle medesime.
Più specificatamente ha inciso per 14.400 milioni circa sull'incremento delle spese correnti, l'onere che la Regione ha dovuto sostenere a favore degli Enti ospedalieri per porli in condizione di far fronte, in modo particolare, al pagamento della tredicesima mensilità al personale dipendente. Questa spesa sarà compensata da una maggiore previsione di entrata, relativa al fondo ospedaliero, che si dovrebbe verificare nell'esercizio 1977. D'altra parte si deve rilevare invece che le spese correnti hanno subìto, rispetto alle previsioni iniziali, variazioni in diminuzione in tutte le categorie economiche e le sezioni funzionali nelle quali le medesime si possono distinguere, determinando minori impegni di spesa per 5.700 milioni circa.
La diminuzione in percentuale delle spese correnti, rispetto alle entrate con le quali le medesime vengono fronteggiate, ha consentito la destinazione di una maggiore quantità di risorse al finanziamento delle spese di investimento, supplendo in parte alla diminuita capacità di indebitamento della Regione.
Dai dati che si ricavano dal conto consuntivo la situazione è pertanto la seguente: 1975: le spese correnti rappresentavano l'84% delle entrate relative ai primi tre titoli del bilancio 1976: le spese correnti rappresentano il 78% delle stesse entrate.
Per quanto riguarda la quota delle entrate destinate alle spese di investimento, essa, rispetto al 1975, è aumentata di 33.053 milioni pari al 20,8% dell'ammontare complessivo delle spese di investimento dell'esercizio 1975.
Se si confrontano ancora le somme pagate per spese d'investimento nei due esercizi, si può rilevare che nel 1976 esse rappresentano il 10,8% del complesso degli impegni per spese di investimento, mentre tale percentuale nel 1975 era del 6%.
Tuttavia, ciò non ha evitato la formazione di una notevole massa di residui passivi; ne consegue la conferma di una sempre maggiore lentezza di estinzione delle spese di investimento, rispetto a quelle correnti. Questo ragionamento, se in termini tecnici, è corretto secondo le disposizioni di legge sui bilanci, sul piano economico e sociale è errato, in quanto si continuano a considerare le spese per servizi sociali e per l'istruzione come normali spese correnti.
4) - Gestione dei residui passivi.
Un aspetto da evidenziare è rappresentato dal fatto che durante l'esercizio 1976 si sono estinti residui passivi degli esercizi 1975 e precedenti per 98 miliardi.
Questa eliminazione dei residui passivi è dovuta in gran parte alle spese correnti il cui tasso di estinzione ha raggiunto nell'esercizio 1976 la percentuale del 70% circa.
Tale situazione non si verifica nelle spese di investimento relativamente alle quali i residui passivi si formano più facilmente e si estinguono con minore rapidità. Ne discende che al 31/12/1976 su una massa di residui passivi di 421 miliardi, quelli relativi a spese di investimento ammontavano a 300 miliardi.
Questi residui passivi che sono da considerare in parte residui di stanziamento, tendono ad aumentare attraverso la dinamica delle leggi finanziate con mutui, che prevedono soprattutto la concessione di contributi in conto capitale, e che per la nostra Regione, al 31/12/1976 avevano già autorizzato 166 miliardi circa di mutui. La rimanente differenza di 134 miliardi circa di residui passivi relativi a spese d'investimento sono costituiti da contributi in interesse, che sono finanziati con mezzi ordinari del bilancio.
Parte di questi contributi sono concessi a favore degli Enti locali per la costruzione delle opere pubbliche; e parte a favore degli operatori privati, singoli od associati, per agevolare le loro possibilità di accesso al credito. L'obiettivo di questo tipo di intervento è quello di mobilitare, nella più ampia misura, le risorse pubbliche e private ai fini dello sviluppo economico e sociale della Regione. Il presupposto è che i beneficiari siano in grado di porsi rapidamente nella condizione di utilizzare le provvidenze delle leggi regionali. Ma questo è un presupposto che nella pratica si è dimostrato molte volte di difficile realizzazione se non addirittura obiettivamente infondato.
Alla sua realizzazione si frappongono infatti difficoltà di ordine amministrativo e finanziario, di ordine tecnico, di natura operativa, che ogni amministratore pubblico conosce per esperienza diretta. Le cause del ritardo dell'erogazione della spesa sono però in larga misura di natura economica e rendono sempre più difficile la programmazione della spesa perché determinate da una casistica derivante dalle specifiche condizioni dei singoli Enti e dei singoli operatori.
Nascono da queste circostanze di fatto i prolungati ritardi nell'erogazione di una parte notevole della spesa regionale.
Con le norme previste dalla nuova legge di contabilità che abbiamo approvato e con la formazione del bilancio annuale di cassa, accanto a quello di competenza, le spese che si dovranno erogare, comprese quelle di investimento, dovranno graduarsi alle effettive possibilità di spesa perché dopo due anni gli eventuali residui passivi devono essere annullati per determinare economie di spesa. Ciò significa che sul piano economico e finanziario questo sistema permette di liberare e di attivare un volume di risorse rendendole immediatamente disponibili per impieghi e per obiettivi che diversamente sarebbero differiti nel tempo. Solo in questo senso si pu parlare di accelerazione della spesa. Però al fine di evitare economie ingiustificate, è necessario che la spesa annuale sia definita in termini rigorosi, in base a fondati elementi di conoscenza, avendo già determinato con sufficiente certezza le condizioni per una rapida erogazione.
A questo fine la revisione delle leggi regionali di investimento si impone non solo per recuperare fondi ma soprattutto per correggere eventuali previsioni generiche, basate anche su valutazioni sommariamente presuntive degli obiettivi da raggiungere, prive di sicuri supporti procedurali ed operativi.
Desidero ricordare l'importanza della revisione delle leggi regionali e, a questo proposito, desidero ricordare il notevole contributo che ha dato il Consigliere Luciano Rossi con lo studio sulla gestione finanziaria delle leggi, che ha presentato in Commissione. Il Gruppo comunista ritiene che la Giunta e i Consiglieri dei vari Gruppi dovrebbero cimentarsi su quella traccia che ci ha proposto il Consigliere Rossi se si vuole riassestare e riequilibrare il bilancio e dare inoltre immediatezza al nostro intervento di spesa. C'é molta differenza tra legge e legge ("il cavallo beve o non beve"); l'esempio classico ci è dato dalla legge sull'artigianato che dobbiamo continuamente finanziare mentre altre leggi assorbono lentamente i fondi o addirittura sono ferme da anni.
Il Piano di sviluppo sarà certamente una guida più certa per affrontare i bisogni presenti nella società regionale, perché le leggi che ne deriveranno dovranno essere fondate su progetti operativi di intervento e di spesa di cui sono già definite le condizioni concrete di attuazione. In questo modo non solo si ridurranno i residui passivi, ma il rendiconto consuntivo servirà a dimostrare nei fatti le reali capacità dell'Amministrazione regionale.
Colleghi Consiglieri, brevemente ancora per quanto riguarda il rendiconto patrimoniale che completa l'esame sull'esercizio finanziario 1976.
La gestione patrimoniale presenta una differenza attiva sui valori alla chiusura dell'esercizio 1975 di L. 7.943.460.021. Questo risultato positivo che rappresenta un miglioramento della situazione patrimoniale, è dovuto all'incremento delle attività per un ammontare di L. 122.509.184.022 e ad un analogo aumento delle passività per L. 114.565.724.001.
Essendo l'incremento delle attività superiore a quello delle passività la differenza di quasi 8 miliardi rappresenta appunto un miglioramento della situazione patrimoniale.
Un accenno infine occorre fare al conto consuntivo dell'Ires che, ai sensi della competente legge regionale, deve essere allegato al rendiconto generale della Regione.
La gestione dell'esercizio 1976 si chiude con un disavanzo di L.
152.999, quale saldo negativo della differenza fra entrate e spese accertate nell'esercizio.
Il disavanzo di amministrazione risultante dalla somma algebrica del fondo cassa e dei residui attivi e passivi alla chiusura dell'esercizio ammonta invece a 50.152.199, a causa del mancato versamento del proprio contributo, per l'anno 1974, di L. 50 milioni da parte del Comune di Torino.
Questa relazione, approvata a maggioranza dai membri della I Commissione, è il frutto di un'analisi tecnica e di uno scandaglio fatto dalla sottocommissione presieduta dal collega Bellomo con a latere il collega Paganelli e il sottoscritto.
Il Consiglio si deve pronunciare sulla bozza di maggioranza presentata dalla Commissione. Credo di interpretare anche il pensiero del Consigliere Paganelli affermando che la tenuta contabile è esatta.
Colgo l'occasione, e credo di potermi esprimere a nome di tutti i Consiglieri, per ringraziare i funzionari della ragioneria e della I Commissione per il valido apporto tecnico che hanno dato all'esame del rendiconto.
Questo è tutto. Rimetto a lei, signor Presidente, la discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi accingo anch'io a trattare un argomento che non è di facile trattazione in un'aula consiliare, perch il riferimento a dati, a cifre, a percentuali può essere alquanto pesante.
D'altra parte discutendo di un rendiconto non si può evitare di fare dei riferimenti a dati e a cifre sia pure con delle valutazioni di ordine politico e le mie valutazioni di ordine politico non collimano certamente con quelle che il collega Raschio molto diffusamente e molto abilmente ha presentato. D'altra parte è noto che la discussione sul rendiconto di un bilancio consuntivo è l'occasione per fare delle osservazioni e delle meditazioni, per verificare come chi lo ha gestito ha retto alla prova dei fatti rispetto alle previsioni, rispetto al modo di atteggiarsi. Quando abbiamo discusso il bilancio preventivo 1976, vi è stata una notevole divaricazione tra il modo con cui la maggioranza aveva presentato il bilancio preventivo e il modo con cui la mia parte politica si era collocata nella critica del bilancio stesso. Di fronte a quella che avevamo ritenuto un'enfatizzazione del bilancio 1976, noi avevamo preso una precisa posizione con dei precisi riferimenti. E' antipatico citare se stessi, ma poiché anche in quell'occasione ho avuto l'incarico di svolgere l'intervento tecnico del Gruppo democristiano, avevo mosso specifici rilievi su quella che avevamo chiamato allora la gonfiatura delle spese.
Che cosa si era detto allora? Si era detto: "noi troviamo iscritti 82 miliardi per il fondo comune. A fronte di questa iscrizione quali sono le previsioni di entrata? " dicevamo noi allora: "60 miliardi 189 milioni ex art. 8; 6 miliardi 260 milioni, quota aggiuntiva 1976; 6 miliardi 419 milioni quota aggiuntiva del 1975 e non più iscrivibile nel bilancio del 1975".
Oggi vediamo che sono esatti quei dati: gli 82 miliardi e 500 milioni in previsione diventano 66 miliardi e rotti più 5 miliardi e 350 milioni per quanto riguarda il 1975. Avevamo fatto anche delle osservazioni in ordine ai capitoli 14 e 15 relativi al fondo di sviluppo per i quali ritenevamo eccessiva l'assegnazione di 5-6 miliardi: vediamo che al momento del consuntivo la nostra previsione era stata addirittura ottimistica perché i 20 miliardi e 800 milioni diventano poco più di 13 miliardi avevamo mosso delle specifiche osservazioni sui capitoli 2 e 46, Ilor e proventi per violazione delle norme, dove dicevamo che si riteneva che vi fosse una previsione maggiore di circa 5 miliardi e ci siamo anche sbagliati perché la previsione maggiore non è stata di 5 miliardi ma è stata esattamente di 7 miliardi e mezzo.
Diciamo queste cose per rilevare che alcune critiche che avevamo mosso in quel momento, cadute nel vuoto, non sono poi state del tutto infondate abbiamo sbagliato anche noi nel fare certe previsioni in quanto si sono poi manifestate ancora più basse di quanto pensassimo. Facciamo certe osservazioni, cerchiamo di farle con aderenza alla realtà perché è inutile indicare grosse cifre in previsione e poi dire che quelle cifre sono mancate nel momento del consuntivo quando già si poteva pensare e si sapeva che quelle cifre sarebbero mancate.
L'esame del bilancio consuntivo è anche l'occasione per fare delle considerazioni sulla gestione. Non muoviamo nessuna osservazione sulla tecnica del bilancio, abbiamo fatto delle analisi a scandaglio e non abbiamo alcun rilievo da muovere. Sappiamo benissimo che l'Assessorato al bilancio e alle finanze oltre che essere retto da un bravo Assessore col quale a volte ci scontriamo in queste valutazioni, ma sulla cui competenze e capacità nulla vi è da dire, dispone anche di una serie di ottimi funzionari che garantiscono appunto l'efficienza tecnica della gestione. Ma le osservazioni che facciamo sono sulle gestioni che riguardano l'aspetto politico. La Giunta in questi anni ha molto insistito sulla capacità e la rapidità della spesa; particolarmente in certi interventi del Presidente abbiamo sentito spesso ripetere che si era dato luogo ad un meccanismo di accelerazione della spesa. E noi abbiamo seguito con attenzione questo impegno anche perché la prospettiva di accelerare la spesa e di rendere più efficiente la macchina della Regione ci vede tutti accomunati a qualsiasi parte politica si appartenga.
Vediamo come si è realizzato questo impegno e questa accelerazione della spesa. Dobbiamo tenere conto che si procede, si cammina, si va avanti indipendentemente dal colore delle amministrazioni, che vi è oggi una migliore meccanizzazione dei servizi, e che vi è anche una maggiore disponibilità di personale di quanto non vi fosse in passato.
Inoltre,quando si discute di dati e di cifre, si fanno dei raffronti.
Dobbiamo subito sgombrare il campo da quegli equivoci, che peraltro in determinati momenti hanno fatto sì che si potessero far passare dati e previsioni non esattamente rispondenti ad una corretta interpretazione del bilancio: ci riferiamo al fondo ospedaliero, che nella gestione della Regione è entrato dal 1° gennaio 1975. Tutti i discorsi, tutti i calcoli e tutti i raffronti debbono correttamente prescindere dalla spesa ospedaliera che entra nelle casse regionali sia pure con tutti i ritardi che conosciamo e che ne esce molto rapidamente.
Non ho nulla da dire per quanto riguarda la spesa corrente. Non ho fatto le percentuali, che d'altro canto già il collega Raschio ha ricordato nella relazione. Mi pare che ci troviamo di fronte ad una riduzione complessiva dall'84 al 78% e non possiamo che sottolineare con piacere questa riduzione, ma sappiamo tutti che la spesa corrente, come si evidenzia da questo rendiconto, ha camminato bene, la Giunta non ha avuto ritardi nel far camminare le spese di gestione generale ed alcune altre spese sulle quali noi talvolta amiamo appuntare le nostre critiche. Ma credo che la Giunta non intenderà misurare la propria bravura e la propria capacità, su quella che è la spesa corrente; nessuna amministrazione si è mai misurata sulla spesa corrente.
Qualche osservazione invece va fatta sulla spesa in conto capitale. Il Consigliere Raschio nella sua relazione ha dato dati e percentuali su cui vorrei ritornare per fornire un diverso raffronto e una diversa considerazione. Innanzi tutto ritengo che parlando di percentuali della spesa in conto capitale non sia corretto fare riferimento alla spesa in previsione, ma si debba fare riferimento alle somme impegnate e alle spese effettuate delle somme impegnate. Per il 1976 abbiamo un dato dell'11,17 addirittura superiore al 10% citato dal Consigliere Raschio: 148 miliardi di somma impegnata e 16 miliardi 563 milioni pagata. Il collega Raschio fa il raffronto con l'anno 1975, in realtà un anno nero in merito alla spesa in conto capitale: 158 miliardi impegnati, 9 miliardi e rotti spesi con una percentuale del 6,15%. Rilevo inoltre che la percentuale dell'11,17% per il 1976 si discosta di poco da un'altra percentuale che riguarda la gestione 1974: 87 miliardi impegnati, 8 miliardi 787 milioni spesi con una percentuale del 10,01%.
Insomma, la percentuale del 1976, grosso modo, è la stessa di quella del 1974, quando la Regione appena appena si muoveva, e non aveva certamente le strutture, la meccanizzazione, l'efficienza dei servizi che ha oggi, a due anni di distanza.
Voglio fare qualche osservazione anche sulla gestione di spesa dei residui degli anni precedenti: 98 miliardi su 310. Che cosa è avvenuto? Siccome riguardiamo gli anni precedenti, trattiamo spese correnti e spese di investimento nel complesso per l'eliminazione dei residui: 1972: erano rimasti 10 miliardi e rotti di spese da pagare, si sono fatti pagamenti per 3 miliardi 688 milioni, percentuale 30 1973: su 23 miliardi e rotti - 8 miliardi e rotti: spese - percentuale 28,9 1974: su 55 miliardi e rotti - 18 miliardi e rotti spesi - percentuale 29 1975: su 219 miliardi se ne sono spesi 67 - percentuale del 32,6 sostanzialmente questi dati ci dicono che l'eliminazione dei residui degli anni precedenti avviene ad una media del 30% all'anno; è un problema che merita approfondimento e che non può essere risolto a mio avviso solo guardando alla legge di contabilità come diceva il collega Raschio; è vero che essa prevede contabilmente l'eliminazione dei residui, ma poi questi bisogna reimpostarli in competenza, se le spese sono riferite ad impegni assunti ed il problema, sostanzialmente, rimane.
Particolare considerazione e meditazione merita l'andamento della spesa in alcuni settori: ne prendiamo alcuni a campione per spese di investimento non riferendoci al 1976 perché sappiamo perfettamente che la spesa di investimento è molto lenta a mettersi in movimento, ma riferendoci ai dati del 1975. Vi è un solo settore dove si può dire che la spesa ha camminato celermente ed è quello dei trasporti: su 5 miliardi e 400 milioni si sono spesi 4 miliardi, certamente una gestione, un andamento che dobbiamo considerare buoni.
Nel settore dei lavori pubblici invece su 13 miliardi e 100 milioni si sono pagati poco più di 2 miliardi; nell'agricoltura su 57 miliardi se ne sono pagati poco più di 14 miliardi, nel settore della sicurezza sociale su 27 miliardi e 900 milioni si sono pagati poco più di 4 miliardi.
La situazione poi è assai grave, addirittura allarmante in tre settori: in quello della tutela dell'ambiente (mi spiace che non ci sia il collega Fonio perché vedrebbe come i rilievi fatti l'altro giorno da Petrini hanno fondamento); su 13 miliardi 860 milioni, spesi poco più di 900 milioni; nel settore del commercio 3 miliardi e 100 milioni: spesa zero; e in quello del turismo 4 miliardi 140 milioni: spesa zero.
Colleghi, sono queste le cifre sulle quali dovremo meditare (quando discuteremo sull'operatività delle leggi, sui tempi e sui meccanismi), se non vogliamo trovarci presto con la macchina regionale inceppata. Ho già avuto occasione di apprezzare le osservazioni del Consigliere Rossi pertinenti e sagge sul rendiconto del 1976, ma faccio anche un'altra osservazione: stiamo trattando dell'operatività della Giunta, che a volte ama definirsi con una punta di orgoglio (che io approvo in questo caso) "organo di Governo", ma è governo in quanto governa, in quanto indica al Consiglio la base su cui discutere per eliminare errori ed inconvenienti e per trovare soluzioni. Lo studio del Consigliere Rossi è apprezzabile: lo mediteremo, lo discuteremo, ma per uscire da questa situazione ci vuole una precisa proposta del governo regionale. Concordo su questa affermazione, in essa c'é una punta di orgoglio, ma ci vuole l'orgoglio, ci vuole anche l'ambizione per fare camminare le cose.
L'anno finanziario si chiude con un avanzo finanziario di 1 miliardo e 727 milioni: è la conseguenza di quell'ingigantimento delle previsioni che allora avevamo rilevato; a tutt'oggi i residui passivi sono di oltre 421 miliardi, di cui 213 sono del 1976. Anche se vogliamo togliere i 22 miliardi del rimborso prestiti, che sono solo una partita finanziaria siamo attorno ad una cifra di circa 400 miliardi, compresi naturalmente i mutui non contratti per circa 166 miliardi i quali, considerati come residui attivi, dimostrano che se non si è dovuto ricorrere ai mutui (questo è un discorso che abbiamo già fatto e sul quale dobbiamo ulteriormente meditare) è perché la cassa ha consentito di poter operare ugualmente. Il Consigliere Raschio dice che, quanto meno, si dovranno accendere dei mutui parziali per stabilire un certo riequilibrio: anche questo è un discorso da meditare.
Ho fatto soltanto alcune analisi a grandi linee confrontando i dati in riferimento alle entrate e alla spesa e cercando di evidenziare in rapporto alla situazione di oggi e in rapporto alle considerazioni che abbiamo fatto a suo tempo, i motivi che non consentono al nostro Gruppo di approvare questo rendiconto 1976.
Desidero tuttavia sottolineare che abbiamo fatto questa fotografia a complemento della relazione del Consigliere Raschio che ha messo in luce piuttosto altri aspetti nella materia e non certo con compiacimento ma con una certa preoccupazione perché le previsioni fatte a suo tempo si sono rivelate sostanzialmente esatte perché dobbiamo oggi constatare come sovente alle intenzioni non riescano poi a tener seguito i fatti. Il taglio dell'intervento che ho svolto per il Gruppo della Democrazia Cristiana credo sia significativo nel nostro modo di collocarci, di valutare e di comportarci, perché se avessimo dato un taglio diverso, se avessimo a nostra volta svolto un intervento trionfalistico alla rovescia, avremmo ripetuto degli errori e non avremmo seguito il nostro modo di collocarci e di comportarci che ha come scopo una migliore gestione, una migliore attività, una migliore operatività dell'organo di governo e delle forze che dai banchi del Consiglio controllano la sua attività.
A queste osservazioni potremmo aggiungerne altre nella sede più ristretta della Commissione. Abbiamo già fatto osservare all'Assessore che questa materia non è di facile trattazione nell'aula consiliare ma che sarebbe di più facile trattazione attorno ad un tavolo con documenti, con discorsi più familiari.
Per le ragioni anzidette non possiamo approvare il disegno di legge del rendiconto generale. Riconfermiamo in questa occasione il nostro impegno e la nostra disponibilità per approfondire, per discutere, per eliminare ci che frena dall'interno il cammino delle Regioni ed in particolare della Regione Piemonte. Richiamo all'attenzione dei Consiglieri che non ne sono a conoscenza lo studio del collega Rossi che è un elemento molto utile per coloro che vogliono approfondire questa materia.
Colleghi Consiglieri, ritengo che si debba fare tutti assieme un grosso sforzo in questa direzione, con urgenza prima che sia troppo tardi, prima che l'istituto regionale, e non una maggioranza o un'opposizione, perda di credibilità.



PRESIDENTE

Chiede di parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, la discussione di oggi avviene con la calma e la serenità necessaria per affrontare problemi di questo genere. Purtroppo alcune cose sono già state dette e saranno ripetute con sempre maggiore noia per i Consiglieri. Dobbiamo riconoscere che la stessa relazione di maggioranza conteneva elementi di critica che noi dell'opposizione abbiamo apprezzato. Dobbiamo tuttavia rimarcare alcuni punti con altre sottolineature anche se le cifre rimangono le stesse.
Partiamo quindi dal raffronto tra le previsioni di entrata e gli accertamenti, riservandoci quindi di analizzare in seguito nel particolare alcuni dati maggiormente significativi. Riassumiamo per chiarezza le risultanze: previsioni definitive di entrata 527 miliardi 800 milioni riscossioni 277 miliardi 800 milioni da riscuotete 233 miliardi 800 milioni accertamenti 211 miliardi 600 milioni.
Gli accertamenti rappresentano quindi il 96,9% delle previsioni e la differenza fra le previsioni e gli accertamenti è pari al 3% delle previsioni definitive. Questi dati complessivi sottolineano un errore di previsione che parrebbe di modesta entità, e quindi accettabile, però non è così, perché il 3% non costituisce la media di errore delle previsioni soprattutto per quanto riguarda le voci più importanti di entrata, inoltre il 3% di scarto è determinato da una serie complessa di elementi quantitativamente diversi, di variazioni in aumento e in diminuzione. Sul piano generale vanno tuttavia rilevati gli scarti fra le previsioni e gli accertamenti rispetto alle riscossioni, poiché assumono grande rilievo per la politica e la situazione di cassa della Regione nonché in conseguenza dei rapporti che a tal riguardo si realizzano fra Stato e Regione. Le riscossioni infatti rappresentano il 52,6% delle previsioni ed il 54,3 degli accertamenti. Nelle conclusioni metteremo a raffronto questi dati con quelli relativi alla spesa. Passando ad un'analisi più dettagliata, vediamo che le entrate tributarie presentano: previsioni iniziali: 28 miliardi e 700 milioni accertamenti: 23 miliardi e 600 milioni riscossioni: 23 miliardi e 300 milioni.
La differenza fra le previsioni e gli accertamenti, pari a 5 miliardi e 100 milioni, rappresenta il 17,7% delle previsioni, tenuto conto di un aumento degli accertamenti di 513 milioni determinato da pari incremento della tassa di circolazione. Il 17,7% di scarto risulta così determinato: Ilor-previsioni: 11 miliardi, accertamenti: 5 miliardi e 400 milioni quindi una differenza in meno di 5 miliardi e 500 milioni pari al 50 circa.
Quando nel bilancio di previsione per il 1977 è stata aumentata l'Ilor avevamo già osservato che in realtà sarebbe stata un gonfiamento di entrata, e oggi dal consuntivo del 1976 risulta abbastanza chiaro che avevamo ragione tasso sulle concessioni: previsioni 700 milioni; accertamento 639 milioni meno 61 milioni all'incirca pari al 9%; i dati relativi all'Ilor come dicevamo, sono sufficientemente chiari, non si può dimenticare che malgrado le risultanze del 1976, nel 1977 si sono rifatte previsioni abnormi. Sarebbe opportuno, a questo punto, conoscere i risultati del 1977 almeno fino a questo momento. Le previsioni così vistosamente lontane dalla realtà vengono fatte per garantire al bilancio un equilibrio che di fatto risulta essere solo formale, ossia ottenuto attraverso operazioni contabili che ci permettiamo di considerare assai discutibili.
Le quote dei tributi statali presentano questa situazione: previsioni iniziali 82 miliardi e 600 milioni; previsioni definitive 71 miliardi e 800 milioni; accertamenti 72 miliardi. Se si facesse un raffronto fra le previsioni finali e gli accertamenti, tutto parrebbe a posto, ma anche in questo caso non è così. Le quote del gettito di imposte erariali sul reddito agrario dei terreni e dei fabbricati relativi al 1973 e previsti in 100 milioni sono risultate di 413 milioni più 313 milioni. E' stata assegnata una quota integrativa per l'anno 1975 del fondo dell'art. 8 (fondo comune) pari a 25 miliardi e 300 milioni e iscritta a bilancio nel corso dell'anno, ma il bilancio 1976 prevedeva un'assegnazione di 82 miliardi e 500 milioni, del fondo comune, accertata invece in 66 miliardi e 300 milioni, 16 miliardi di meno pari al 19,4% del previsto.
Entrate extra-tributarie. Risultano significativi i dati relativi al capitolo 14, assegnazioni di fondi per il finanziamento del programma di sviluppo, la cui previsione iniziale pari a 13 miliardi risulta accertata in 11,8 miliardi meno 1 miliardo e 184 milioni pari al 9% delle previsioni.
Una previsione iniziale di 7 miliardi e 800 milioni, questa assegnazione aggiuntiva per gli oneri connessi all'applicazione del nuovo contratto del settore autoferrotramviario al personale delle aziende concessionarie di autoservizi che non è stata assegnata. Quest'ultimo dato deve essere attentamente valutato sul piano politico, poiché gli oneri sono in costante aumento e le Regioni devono farvi fronte con quote del fondo di sviluppo riducendo così le disponibilità già esistenti per l'attuazione dei loro programmi. Tale situazione è di per se stessa inaccettabile e ci porta al discorso degli interventi sostitutivi dello Stato e dei rapporti fra questo e le Regioni.
Sempre nell'ambito delle entrate extra-tributarie merita qualche accenno la categoria quinta.
Proventi dei servizi pubblici, che dà i seguenti risultati: previsioni definitive 2 miliardi e 841 milioni, accertamenti 987 differenza in più 202 milioni, differenza in meno 2 miliardi e 64 milioni.
Sostanzialmente fra le previsioni definitive e gli accertamenti c'è una differenza in meno del 65%; in particolare è da rilevare il capitolo 46.
Proventi connessi alla violazione delle norme sui tributi propri delle Regioni (multe), previsto in 2 miliardi e 150 milioni, è stato accertato in 190 milioni con una differenza in meno di 1 miliardo e 959 milioni, pari al 91% delle previsioni.
E' chiaro che, quando le entrate sono errate in modo così vistoso alcuni casi addirittura del 91 %, dobbiamo chiederci qual è stata la ragione politica che ha indotto la Giunta a fare tali previsioni: non possiamo che dedurre che alcune di esse fossero imprevedibili, ma che altre fossero prevedibili, quindi si è trattato esclusivamente di un artificio di carattere contabile per far quadrare le entrate con le spese.
Spese. I dati complessivi sono 528 miliardi e 900 milioni: pagamenti 300 miliardi e 700 milioni; residui 212 miliardi e 900 milioni; delle spese accertate 513 miliardi e 700 milioni. Le spese accertate rappresentano il 97% delle previsioni definitive, tenuto conto che complessivamente si sono avute differenze in più rispetto a queste ultime, di 25,9 miliardi (4,9%) dei quali 14 miliardi e 400 milioni per spese correnti e differenze in meno di 41 miliardi e 100 milioni dei quali 5 miliardi e 700 milioni costituiscono economia di spesa della parte corrente e 35 miliardi rappresentano la miglior spesa, in relazione alla minore entrata corrispondente alla prevista assegnazione per le spese destinate ai lavori di completamento di spese di edilizia ospedaliera (i 35 miliardi già rilevati dal relatore).
I dati di maggiore rilievo sono: spesa corrente previsione definitiva 310 miliardi e 100 milioni, pagamenti 276 miliardi e 700 milioni, residui 33 miliardi e 400 milioni. I pagamenti rappresentano l'89% della previsione mentre i residui il 10,7%.
Bisogna tener conto che circa 200 miliardi, cioè il 72% dei pagamenti sono stati erogati per l'assistenza ospedaliera. Ecco perché il Consigliere Paganelli riteneva che fosse giusto estrapolare questa spesa rispetto al resto del rendiconto.
E' ancora da sottolineare che sulla spesa corrente si sono realizzate economie per 5 miliardi e 700 milioni essenzialmente su spese di funzionamento che il P.R.I. aveva effettivamente indicato come da ridimensionare; ricordiamo per esempio quelle per i Comprensori.
Spese di investimento: previsioni definitive 148 miliardi e 200 milioni, pagamenti 16 miliardi e 500 milioni; residui 131 miliardi e 700 milioni. I pagamenti quindi rappresentano l'11% delle previsioni di spesa mentre i residui ne rappresentano l'89%.
Sul totale dei pagamenti effettuati 276 miliardi e 700 milioni quelli per spese in conto capitale rappresentano il 5,9%; dunque la Regione ha speso nel 1976 quasi esclusivamente per gli ospedali e per mantenere se stessa. Questa è un'osservazione politica di cui io prego la Giunta di tenere in dovuto conto.
Per quanto riguarda il conto residuo degli esercizi passati è già stato ricordato che all'1/1/1976 avevamo da pagare in spese correnti 48 miliardi e 490 milioni (di cui sono stati pagati al 31/12/1976 32 miliardi e 440 milioni) con un residuo che è soltanto del 27,4%.
Siamo perfettamente d'accordo nel ricordare che la differenza fra spese correnti e spese di investimento è in realtà formale, talvolta verbale perché le spese che sono fatte, per esempio, nel campo dell'istruzione non saremmo certo noi repubblicani a considerarle spese correnti. Ci atteniamo in questo caso, alla dizione comune perché questo è quello che ci tocca fare in questo momento. Spese di investimento invece da pagare all'1/1/1976 218 miliardi e 900 milioni, pagati al 31/12/1976 49 miliardi e 800 milioni con dei residui del 76,9%.
Su questa parte ha già insistito il Consigliere Paganelli e non dovremo che ripetere quanto egli ha detto con un'analisi molto precisa.
Noi abbiamo voluto semplicemente rifare un'analisi leggermente diversa anche se le conclusioni di carattere politico non possono che essere le medesime: le spese di investimento in realtà non corrono in settori fondamentali. Anche il Consigliere Gandolfi che aveva svolto l'intervento sul bilancio previsionale aveva già sottolineato la necessità di incentivare soprattutto l'agricoltura e le opere pubbliche. Non potremmo seguire quelle stesse indicazioni politiche, che la Giunta ci presenta come sue, nel momento in cui queste spese non siano nella realtà attivate.
L'analisi dei residui passivi fatta dal collega Rossi - al quale va l'apprezzamento della mia parte politica - è una base e altro non pu essere perché la volontà politica per tradurre in operatività quella che è semplicemente un'analisi non può dipendere che da coloro che hanno le responsabilità governative. E' stata messa di fronte alla Giunta la situazione attuale. La Giunta ha elaborato a sua volta dei dati per quanto riguarda la causa dei residui passivi. Il Consiglio si dimostra sempre d'accordo e disponibile alla collaborazione per la revisione delle leggi passate, alla possibilità che queste possano essere mutate in modo da incidere veramente sull'attività regionale.
Questo lo abbiamo già detto in occasione della presentazione del piano lo ripetiamo quest'oggi, purtroppo non trova assolutamente eco all'interno della Giunta. Per le considerazioni che abbiamo fatto e per altre considerazioni che avremmo potuto fare sugli arrangiamenti del rendiconto: scorrimento di annualità, limiti di impegno, inserimento e poi cancellazione di oneri di mutuo che garantiscono un pareggio di bilancio soltanto formale (per esempio, al capitolo 11250/75 per i contributi di interesse a favore di Consorzi e Enti locali per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi risultano 500 milioni; nel 1976 l'annualità relativa è di 100 milioni; nel 1977 di 500 milioni) e potremo fare molti di questi esempi; il Gruppo repubblicano darà voto negativo al consuntivo del 1976.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, non ripeterò le cifre già ampiamente citate dai colleghi che mi hanno preceduto, ma farò soltanto un rilievo in merito alla relazione che in verità è stata molto chiara anche per coloro che sono completamente sprovveduti in materia. Si potrebbe dire che si sta facendo un discorso fra alessandrini visto che l'Assessore Simonelli, il Consigliere Raschio ed io siamo di Alessandria e che la maggior parte della gente qui presente non si interessa del bilancio. Non discuterò delle cifre, discuterò invece del contenuto politico del piano contenuto che in effetti non esiste. Uno o due anni fa siamo stati frastornati dalla famosa frase: "modo nuovo di governare" e onestamente aspettavamo delle grandi cose. In realtà queste grandi cose non ci sono n nelle opere né nei fatti, né nei bilanci: è una gestione normalissima con tutte le pecche delle gestioni normalissime, i problemi sono affrontati a parole, ma nei fatti non si affrontano e lo dimostrerò più avanti. Ci preoccupa ciò che non è stato fatto. Nel momento attuale di crisi occupazionale gravissima, il bilancio della nostra Regione dovrebbe essere uno stimolo, dovrebbe contenere iniziative invece è un bilancio totalmente carente. Che le cifre pareggino o non pareggino, non ha importanza: i bilanci degli Enti pubblici, Regione, Province e Comuni non devono avere un valore meramente ragionieristico, ma devono essere un fatto di propulsione soprattutto nei momenti di crisi.
Un anno fa avevamo già denunciato che si sarebbe verificata questa situazione, era abbastanza facile capire che le entrate erano gonfiate e la stessa cosa oggi, a conti fatti e a "bocce ferme", come dicono i piemontesi, si sta verificando: c'é carenza di denaro. Questo bilancio non ci soddisfa proprio per le cose che sono state indicate ma che poi non sono state realizzate e andrò ad elencarle brevemente: la Finanziaria regionale piccolo feto che di quando in quando viene ricordato in quest'aula, che dovrebbe essere un grande apporto al Piemonte ma che in realtà è un solo titolo di un libro in cui le pagine sono tutte bianche; le aree industriali, altro cadavere che gira in Piemonte; ad eccezione del piccolo tentativo a Vercelli, tutte aree industriali per il rilancio delle industrie piemontesi che avevamo ipotizzato giacciono tranquillamente sepolte (nella neve visto che ieri è nevicato). Non dico che sia colpa soltanto della Regione, però essendo il massimo esponente la Regione ha il diritto ed il dovere di fare certe cose.
Un'altra questione da imputare forse alla trascuratezza della Giunta regionale e che proprio in questi giorni è trattata sui quotidiani è quella del traforo del Frejus. Ricordo che l'attuale maggioranza, quando era all'opposizione, non voleva parlare del traforo del Frejus, ricordo l'opposizione dei Sindaci che venivano condotti a mano nel mio ufficio. Fra due anni avremo il traforo finito e non sappiamo come i TIR percorreranno le strade.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Non avete dato retta ai Sindaci che non lo volevano.



BENZI Germano

I Sindaci non lo volevano, ma il traforo non dipende da noi: il traforo è internazionale; quando si è incominciato a parlarne la Regione non era ancora costituita; è troppo facile dire che il traforo l'abbiamo fatto noi voi, però, avete impedito che si facessero gli accessi.



ROSSOTTO Carlo Felice

E Borgaro?



BENZI Germano

In queste cose tu sei sepolto. Su Borgaro noi abbiamo risposto negativamente e tu sai che cosa abbiamo detto nell'ultima seduta. Dovevamo pronunciarci entro 90 giorni su 7-8 problemi, e oggi, dopo due anni, non è ancora stato fatto nulla sul problema del Frejus.
Un'altra grossa carenza è la perdita del finanziamento dello Stato per il trasporto a Torino e due anni fa vi avevo messo in guardia a proposito di quel contributo. I 180 miliardi che si potevano avere (a parte gli interessi alti), di fronte alla crisi economica consistevano nel dare lavoro a Torino. Si era detto che li avremmo presi ugualmente. Avevo presentato un'interrogazione proprio su questo, nella quale prevedevo che avremmo perso quei fondi e infatti li abbiamo persi. Abbiamo perso il Samia che era in una situazione negativa, però noi lo abbiamo difeso poco e male.
Infine la Regione non assume nessuna iniziativa nel campo dell'edilizia d'accordo: non è un compito istituzionale dal momento che lo Stato è carente, ma la Regione, come interviene nel campo della scuola, dovrebbe secondo noi, intervenire anche in quello dell'edilizia. Due anni fa qualche iniziativa si era avviata, ma l'attuale Giunta non l'ha più proseguita; pu darsi che abbia ragione, tuttavia ritengo che se avessimo condotto un altro tipo di politica forse oggi vi sarebbero meno disoccupati in Piemonte. Per queste considerazioni è chiaro che il nostro Gruppo voterà contro.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

L'anno scorso la discussione sul bilancio consuntivo si svolse con sei Consiglieri in aula in quanto era consuetudine dare per scontato che il bilancio consuntivo fosse un documento tecnico che non merita troppa riflessione. Tutti i Gruppi quest'anno hanno ritenuto invece di valutarne più attentamente le questioni al di là dei giudizi positivi o negativi che si possono esprimere nel momento del voto.
Vorrei sottolineare una questione di carattere politico generale: nel bilancio preventivo del '76 le entrate erano state maggiorate di circa il 25% e questo fatto l'avevamo dichiarato apertamente nel momento della presentazione. Si trattava di rispettare un impegno assunto dai rappresentanti di tutte le Regioni italiane, di tutti gli schieramenti politici, i quali avevano deciso, come nel '75, di stabilire un rapporto politico diverso con il Governo nel momento della formazione del bilancio dello Stato che doveva tenere conto di concedere alle Regioni almeno un 25 di risorse superiori all'anno precedente. Tale richiesta tendeva a mettere in risalto che le Regioni, vivendo soprattutto di una finanza derivata e vincolate alle leggi statali, dovevano incominciare ad operare basandosi su maggiori fondi la cui destinazione deve essere decisa in modo autonomo dai Consigli regionali non in concorrenza con lo Stato, ma coordinando meglio le risorse delle Regioni con quelle degli Enti locali quindi con il bilancio dello Stato. Quello spirito politico unitario non era per condurre una politica di rivendicazionismo regionale, ma per costringere tutte le istanze democratiche del Paese, dal Governo alle Regioni, ad una riflessione e ad un ulteriore approfondimento più concreto ma non ha camminato a sufficienza. Non voglio tediare i colleghi con le cifre, desidero soltanto ricordare che il bilancio della Regione, in sostanza, è soltanto di circa 90 miliardi sui 511 indicati dal consuntivo: ai 90 miliardi se ne aggiungono 166 per mutui relativi a leggi approvate quasi sempre all'unanimità; la rimanenza, circa il 600, la si amministra con vincoli fissati dallo Stato. Il collega Raschio diceva nella relazione che aumentano le entrate per le contabilità speciali e questo può essere un elemento positivo ai fini della finanza derivata, ma la capacità amministrativa autonoma, per investimenti e per una politica economica regionale, diminuisce di anno in anno. Questo è l'elemento di fondo su cui dobbiamo riflettere anche per il futuro e il Consiglio regionale deve tenerne conto al di là delle giuste osservazioni fatte da tutte le parti ed in particolare di quelle del collega Paganelli.
L'altra questione politica, che va presa in considerazione, riguarda la Tesoreria regionale che dobbiamo mettere in moto al più presto in quanto dobbiamo fare un discorso molto più produttivo in ordine ai fondi che depositiamo nelle casse degli istituti di credito. Su questo punto ho insistito in due occasioni: nel dibattito sul Piano di sviluppo e sulla variazione del bilancio. E' il momento di far decollare la Tesoreria regionale per poter disporre delle risorse utili per finanziare leggi di investimento legate ai processi di Piano di sviluppo. Si impone il discorso di una conferenza per discutere della politica finalizzata del credito politica che non si sostituisca allo Stato, ma che faccia giocare le risorse regionali. Si potrebbe evitare una parte considerevole dei residui con un esame attento soprattutto delle leggi per contributi in conto interesse o in conto capitale agli Enti locali i quali non hanno la possibilità di integrare la parte rimanente a loro carico. Avevamo proposto nel nostro studio di organizzare urgentemente e chiedo nuovamente al Presidente del Consiglio, oltre alla conferenza del credito, un'indagine conoscitiva e un'analisi delle possibilità reali di investimento della Regione e degli Enti locali. Il Consigliere Paganelli ha citato le leggi del turismo e del commercio, ma ce ne sono altre che si trovano nella stessa situazione. Nel corso del 1978 verranno annullati i due grossi capitoli di residui per quanto riguarda le opere igieniche e gli asili nido. Più di cento asili nido saranno costruiti in Piemonte, 27 miliardi investiti di cui una parte è già pagata. Si porrà il problema della loro gestione. Colgo l'occasione della discussione del consuntivo come momento di riflessione di tutto il Consiglio regionale perché in relazione alle leggi di investimento nei settori sociali, si stabilisca un rapporto più corretto con lo Stato e con il Parlamento, perché non si possono approvare leggi giuste di investimento nel settore sociale e vincolare Regioni e Comuni sulla base di una situazione generale altrettanto giusta. Il costo per la gestione degli asili nido, porterà un aumento delle spese correnti del 20-21%. Dobbiamo approvare leggi che garantiscano la gestione dei servizi e che abbiano un equilibrio tra la spesa di investimento e la spesa di gestione. Questo è un discorso che dobbiamo fare se non vogliamo trovarci di fronte a pesanti sorprese; sono più di 15 gli asili nido in Piemonte ultimati e all'inizio del 1978 saranno 100 e più. Si deve allora fare un discorso a questo riguardo che investa non solo gli Enti locali, ma soprattutto il Governo e il Parlamento. E' stata nominata una Commissione parlamentare in cui sono rappresentati anche i Ministeri competenti, per studiare la questione dei residui dello Stato. La revisione delle leggi sulla quale c'é l'accordo di tutti e per la quale il Consiglio regionale dovrà votare un documento che stabilisca i principi, è quanto mai urgente.
Il traguardo obbligatorio per tutti è legato all'assestamento del bilancio che si farà nel mese di giugno 1978. Allo stato attuale, su 166 miliardi ne sono stati spesi circa 70-75; è probabile che entro il '77 o all'inizio del '78 si spendano 100 miliardi per cui il mutuo che si dovrà accendere sarà di circa 100 miliardi e saremo obbligati a farlo in base alla nuova legge di contabilità.
Anche nella spesa per gli ospedali, nelle spese di investimento, ci sono residui degli anni '73/'74/'75 che si accumulano a quelli del '76 anche gli ospedali non possono costruire e ampliare le loro sedi, quindi saremo obbligati a fare delle scelte e invece di trenta opere ne faremo soltanto 10, ma almeno queste si attueranno. Alcuni dicono che il disavanzo dello Stato non sarebbe di 16 mila miliardi ma sarebbe di 36 mila miliardi altri dicono che sarebbe di 24 mila miliardi, altri di 26 mila miliardi. La realtà è che sarà probabilmente di 36 mila miliardi, però il problema è che lo Stato non riesce a spendere all'anno più del 60% delle spese a bilancio di conseguenza il disavanzo sarà attorno ai 23-24 mila miliardi.
Questo consuntivo, per l'analisi riflessiva e puntuale che è stata fatta sugli aspetti essenziali merita un voto positivo anche per dare una dimostrazione di volontà politica unitaria che faciliti il Consiglio e le Commissioni nella revisione delle leggi, pur nel gioco delle parti che spetta ad ogni Gruppo.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare? Per la replica la parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e alla programmazione

Il Consigliere Rossi ha rilevato che per la prima volta l'analisi del rendiconto non è stata un fatto "tecnico", ma è diventata un'occasione di un dibattito politico estremamente serio, approfondito e ricco di proposte.
Questo vale ad instaurare un diverso taglio nelle discussioni, sui documenti contabili e finanziari. Le Regioni con la riforma della contabilità si impegneranno al di là delle scadenze tradizionali, al di là dei fatti rituali con i quali si è stati soliti nel passato accompagnare la discussione del bilancio.
Devo con piacere dare atto ai colleghi che sono intervenuti, dal relatore Raschio ai colleghi Paganelli, Castagnone Vaccarino, Benzi e Rossi, di avere portato su questi argomenti un contributo di particolare interesse.
La cifra di 421 miliardi è certamente molto alta, ma è opportuno non sottovalutare la qualità dei problemi che abbiamo di fronte, è opportuno non sottovalutare che a determinare questa cifra concorrono non solo i 22 miliardi delle anticipazioni (che devono essere considerati a parte), ma concorrono anche i 52 miliardi delle contabilità speciali che, trattandosi di somme erogate dallo Stato per funzioni delegate il cui ritardo di spesa non è in alcun modo addebitabile alla Regione perché possono essere spese nel momento in cui le risorse vengono trasferite, fanno parte di una politica che ci limitiamo a gestire per conto dello Stato.
La voce più consistente è quella rappresentata dai 300 miliardi che corrispondono ai residui in conto capitale. Dobbiamo dire che a questa cifra concorrono ben 131 miliardi per residui in conto capitale dell'esercizio 1976, somma che non poteva tecnicamente non essere un residuo perché sappiamo che il meccanismo delle leggi è tale che nel corso dell'esercizio quasi tutti gli stanziamenti in conto capitale finiscono a residuo. E' stata distribuita una tabellina schematica che riassume l'andamento della gestione dei residui al 21 novembre 1977, dalla quale risulta che dei 421 miliardi di residui contenuti nel rendiconto, 112 sono stati pagati anno per anno con il seguente rapporto: sui 7 miliardi rimasti del '72 se ne è pagato un miliardo e 8 su 15 miliardi circa del '73 se ne sono pagati 2 miliardi e 6 su 35 miliardi del '74 se ne sono pagati 6 miliardi e mezzo su 151 miliardi del '75 se ne sono pagati 38 miliardi e 7 su 213 miliardi del '76 se ne sono pagati 62 miliardi e mezzo.
Per gli esercizi '72/'73/'74 abbiamo erogato 10 miliardi circa, cioè le percentuali di pagamento erano inferiori a quelle registrate in passato questo vuol dire che si sta esaurendo la capacità di impiego di quei residui e perciò gran parte di quei residui deve essere cancellata nella revisione delle leggi.
Per gli esercizi '75 e '76 incomincia ad essere avviato un discreto pagamento in misura però non ancora sufficiente. Questi dati dimostrano che ormai siamo in presenza di linee di tendenza consolidate nella dinamica della spesa dei bilanci regionali alla quale occorre porre adeguato rimedio.
Invito il Consiglio ad analizzare in controluce la colonna dei residui attivi nella quale sono presenti cifre assai consistenti. Prescindendo per un momento dalla discussione sui mutui non contratti la cui disponibilità figurano dall'una e dell'altra parte, dobbiamo considerare che è tecnicamente impossibile ridurre i residui passivi senza ridurre contemporaneamente anche i residui attivi; nel caso contrario la Regione si troverebbe nella necessità di effettuare più pagamenti di quante risorse ha a disposizione. Il limite del buon funzionamento della macchina finanziaria regionale è dato anche dai ritardi con i quali vengono erogati i fondi che corrispondono alle competenze trasferite dallo Stato alle Regioni, giacch l'elevata consistenza dei residui attivi, salvo la partita "mutui" corrisponde al denaro dello Stato non ancora erogato: tuttavia siamo riusciti ad accelerare la spesa. Il Consigliere Paganelli ricordava con dati inoppugnabili l'accelerazione impressa alla spesa corrente ed io concordo con lui nel ritenere che non sia questo un parametro definitivo per valutare l'efficienza della Regione. E' certo però che si pu incominciare a dire che finalmente abbiamo raggiunto livelli di efficienza della macchina regionale tali che consentono di spendere rapidamente quasi per intero la spesa corrente, sul piano della gestione le Regioni sono "maggiorenni", sono in grado di pilotare più rapidamente e più efficacemente rispetto alla macchina centrale dello Stato la politica di spesa normale; però è anche vero che abbiamo accelerato questa capacità di spesa dimezzando le giacenze di cassa presso la Tesoreria centrale. L'anno scorso avevamo una media di giacenza sul conto corrente intestato alla Regione Piemonte presso la Tesoreria centrale dell'ordine dei 130 miliardi la media di giacenza attuale è intorno ai 60 miliardi. In varie occasioni il Presidente della Giunta ha sollecitato le erogazioni dei fondi giacenti presso la Tesoreria centrale. Si apre il problema per il futuro. Quando riusciremo ad attivare la spesa in conto capitale, che è ferma o quasi come riusciremo a finanziare questi interventi, atteso che le erogazioni dallo Stato a malapena servono per erogare la spesa che oggi siamo in grado di erogare? Evidentemente questo problema ci indurrà ad accendere dei mutui, ma ci riporterà anche di fronte alle difficoltà della cassa e della gestione che, a maggior ragione, comporterà un modo diverso di formare i bilanci e di formulare le leggi.
Il problema dei residui passivi anche se ridimensionato, come ho detto turba in qualche misura tutte le Regioni e impone una tecnica legislativa che tenga in evidenza da un lato le leggi regionali approvate in passato che non funzionano e che non funzioneranno mai e dall'altro le leggi che invece funzionano anche se cominciano a funzionare negli esercizi successivi a quello di approvazione il cui ammontare però è iscritto nel bilancio relativo all'anno in cui sono approvate. Sono problemi diversi che devono essere affrontati in modi diversi. Il primo può essere affrontato e risolto con la revisione delle leggi, il secondo deve essere affrontato e risolto con la nuova impostazione del bilancio e delle leggi di spesa. Non è sufficiente cancellare i residui passivi accumulati nel passato, occorre impedire con comportamenti e dati concreti che i residui passivi continuino a formarsi per il futuro.
Ribadiamo la piena disponibilità della Giunta a procedere alla revisione delle leggi valendosi dello studio del Consigliere Rossi. La Giunta fornirà le schede aggiornate.
La Giunta è disposta a proporre un documento di metodo e di intenti per procedere alla revisione delle leggi del passato, revisione che dovrà avvenire non solo con i membri della I Commissione, ma con i membri di tutte le Commissioni interessate. Tale revisione dovrà avvenire in ordine ad una triplice necessità: il funzionamento finanziario, l'efficacia degli interventi che, in termini reali, dovrà richiamarsi alla realtà che sta dietro alle cifre e la coerenza delle leggi con il Piano di sviluppo. Le Commissioni effettueranno l'esame delle leggi insieme con gli uffici dell'Assessorato competente al fine di analizzare non solo le dimensioni del residuo, ma anche i motivi per i quali certe somme non sono state spese, il modo con cui la legge può essere modificata e le ipotesi eventuali di cancellazioni delle leggi, esame molto lungo, molto approfondito, molto serio che non può essere visto soltanto in un'ottica contabile ma che deve essere visto nel merito delle scelte fatte.
Il nuovo bilancio, grazie all'approvazione della legge di contabilità dovrà essere doverosamente impostato in modo diverso, occorre cioè prevedere degli stanziamenti che corrispondano alle cifre che si stanziano nel corso dell'esercizio, perché sarà possibile approvare leggi di spesa pluriennale che rinvieranno l'individuazione delle somme alle successive leggi in bilancio. Non ci sarà più la necessità, l'urgenza e l'opportunità politica di stanziare delle cifre alte per dimostrare che non si trascurano determinati interessi o determinate categorie, ma si potrà approvare una legge di spesa che preveda una cifra complessiva o che non preveda nessuna cifra e che faccia rinvio alle singole leggi di bilancio. Il bilancio pluriennale recupererà la dimensione complessiva dell'intervento.
L'agricoltura e l'ecologia sono due settori che consideriamo prioritari per i quali abbiamo indicato i relativi investimenti. Non è possibile che dal rendiconto emerga un dato a discredito dell'Assessore, semmai va a discredito di tutti noi che abbiamo approvato quelle leggi ad un certo modo, che abbiamo insistito perché si approvassero. E' inutile scrollare la testa, Consigliere Alberton. Quando l'Assessore porta in Commissione un disegno di legge, i tuoi colleghi di Gruppo, come quelli di tutti gli altri Gruppi, insistono perché in quel disegno ci siano finanziamenti più alti senza considerare se quei finanziamenti si potranno spendere entro il 31 dicembre. Ai fini di una politica diversa di spesa occorre la collaborazione fattiva di tutto il Consiglio, occorre che nelle Commissioni non si giochi al rialzo contabile, ma si giochi all'efficacia dell'intervento; è un discorso che investe la responsabilità di tutti i Gruppi. Proprio le leggi che presentano residui passivi più alti, sono quelle che passano all'unanimità, poiché sono quelle che hanno grandi stanziamenti, che vanno secondo le indicazioni che il Consiglio ha dato.
Non è possibile, per esempio, che per le leggi che riguardano il settore ecologico il rendiconto '76 presenti 20 miliardi e mezzo di stanziamento e non una lira di pagamento e che per le leggi che riguardano l'agricoltura il rendiconto presenti 57 miliardi di stanziamento e meno di due miliardi di pagamento. E' un meccanismo distorto.
Nel bilancio '78 non sarà più possibile fare degli stanziamenti se non sono corrispondenti alle cifre che nel corso dell'esercizio potranno essere spese, in altri termini, il bilancio '78 conterà due colonne: una per quanto riguarda la competenza e un'altra per quanto riguarda la cassa e le previsioni di queste due colonne dovranno essere ravvicinate il più possibile perché non si giustificherà un divario, se non in termini di errori previsionali o di manovre particolari che saranno possibili nel corso dell'esercizio. In questo modo si otterrà una trasparenza nella gestione del bilancio e nella politica di spesa e quindi si sgombrerà il campo non solo dalla mole dei residui passivi, ma si sgombrerà il campo anche dalle polemiche artificiose sulla dimensione della spesa.
Dovremo misurare l'efficacia degli interventi regionali con la consistenza fisica e reale delle opere da realizzare e, sotto questo profilo, noi affronteremo altri due temi importanti: da un lato quello delle risorse ancora disponibili sugli stanziamenti degli esercizi precedenti per il quali il '78 sarà l'anno del reimpiego e dall'altro quello della pochezza dei mezzi a disposizione. Si renderà indispensabile il coordinamento con il sistema creditizio e con i meccanismi del finanziamento, in particolare per quanto riguarda le opere pubbliche. La proposta di una conferenza regionale sul credito mobiliterà l'opinione pubblica ed in particolare gli addetti ai lavori del sistema creditizio e indicherà con trasparenza e credibilità quali sono le dimensioni del Piano di sviluppo del bilancio pluriennale, gli indirizzi e le priorità rispetto al sistema del credito. La Regione sarà un interlocutore estremamente attendibile. La finanza regionale merita una continua attenzione, intanto nella discussione sul bilancio pluriennale e sul bilancio preventivo per il '78 e poi all'appuntamento del mese di giugno con la discussione della legge di assestamento; tra gennaio e giugno dovremo anche approvare il rendiconto '77 che ci darà altri elementi di analisi su questi temi. La Giunta si impegna a presentarlo al Consiglio prima del mese di giugno in modo che nella legge di assestamento sia possibile già tenere conto degli andamenti dell'anno '77; prima del mese di giugno si dovrebbero anche approvare le principali variazioni alle leggi di spesa vigenti perché se ne possa tenere conto nella variazione di bilancio impinguando gli interventi già nel corso del '78.
Dobbiamo renderci conto non solo che con il Piano di sviluppo abbiamo la traccia per andare in una direzione certa: priorità, progetti e programmi indicati, ma che con la nuova contabilità regionale abbiamo la possibilità di presentare bilanci e leggi di spesa diversi. La Regione ha voluto la riforma della contabilità proprio per disporre di uno strumento meno formale, meno giuridicamente anacronistico, meno "gabbia di formalismo" sotto il quale si potevano celare le scelte o le non scelte.
L'intervento del Consigliere Paganelli è sottoscrivibile quasi al cento per cento anche per l'acutezza con cui ha "infilato il coltello" in tutta una serie di piaghe: però non sono le piaghe della Regione Piemonte, ma sono le piaghe della vecchia contabilità dello Stato applicate alle Regioni vecchio sistema che, sotto la pretesa di un controllo formalistico e giuridico, in realtà consentiva di presentare bilanci discrezionali e poco legati alla realtà. Abbiamo sopperito a questo fatto con le leggi di variazione che ci hanno consentito di fatto l'adeguamento in corso. In un certo modo dobbiamo fare artigianalmente quell'operazione che la legge nuova ci imporrà di fare tutti gli anni.
Abbiamo anche avuto dei momenti di incertezza istituzionale. La dottoressa Castagnone Vaccarino e il Consigliere Paganelli hanno ricordato che le previsioni di entrata sono state superiori a quelle che si sono rivelate nella realtà e il Consigliere Rossi ha risposto che al momento della predisposizione del preventivo '76 eravamo in contestazione con il Governo e che il "braccio di ferro" mirava ad ottenere risorse maggiori che poi non si sono ottenute. Per il futuro ci atterremo ai dati certi e attendibili che emergono dalla consistenza delle cose. Il momento della verità che verrà per i bilanci regionali come verrà per il bilancio dello Stato, sarà amaro. In questi giorni registriamo i dibattiti e le polemiche in corso sul fabbisogno complessivo del settore pubblico allargato e sul livello del deficit e ci accorgiamo che siamo di fronte ad una politica restrittiva ribaltabile anche sulle Regioni per quanto riguarda la spesa pubblica, quindi sotto questo profilo dobbiamo aspettarci delle crescenti difficoltà, dobbiamo cioè aspettarci ciò che altre volte abbiamo denunciato e cioè che non è casuale la politica volta a restringere, in termini di cassa, la capacità di spesa, non è casuale la difficoltà di avere giuridicamente i fondi regionali che giacciono alla Tesoreria centrale perché è il frutto di una scelta politica volta al contenimento della spesa degli Enti pubblici. E' in corso la polemica sul disavanzo del settore pubblico allargato che in base alla lettera di intenti dovrebbe essere di 13.600 miliardi che Stammati ritiene possibile fare accettare dal Fondo monetario internazionale nella misura di 19 mila miliardi e che i conti più attendibili, secondo la relazione Lombardini, fanno ascendere invece a 33 mila miliardi (anche in quel caso però la spesa è temperata dalla considerazione fatta da noi qui e cioè che corrisponde ad un'astratta possibilità di spesa).
Ci dobbiamo preparare a fare fuoco con la legna che sarà, via via disponibile; sarà comunque importante conoscere l'entità esatta della legna per sapere quale tipo di fuoco potremo accendere anno per anno, al fine di non alimentare illusioni fuori luogo, ma per cercare di sviluppare il massimo delle iniziative e delle capacità di spesa della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, desidero aggiungere alcune considerazioni a quanto detto dall'Assessore Simonelli col quale abbiamo collaborato per circa 27 mesi di governo. La Giunta giudica positivo il risultato conseguito nel 1976.
Come ha detto il Consigliere Paganelli, si devono depurare i 421 miliardi dei 22 miliardi anticipati per la sanità e delle somme che debbono essere versate in conto interessi alle varie Casse depositi e prestiti ed alle banche per quanto riguarda gli interessi che vengono versati per gli interventi sull'artigianato. In verità si può calcolare il residuo sia poco più di 300 miliardi. Se noi rapportiamo questo residuo a quello delle altre Regioni non possiamo certamente dire che ci troviamo in una situazione difficile. Consideriamo i 2.000 miliardi della Sicilia, i 1.500 della Campania, i 1.100 miliardi della pur attiva Lombardia, quelli del Veneto del Lazio nei confronti dei nostri 300 miliardi, dei quali 112 sono stati spesi nel corso dei primi dieci mesi del 1977, per cui dobbiamo dire che non siamo lontani ai 200 miliardi circa, cifra che diventa naturale in un bilancio che ha riflessi non soltanto nell'anno in corso, ma anche nell'anno successivo.
Non tutto dipende dal mutamento del meccanismo della legge, perché con essa non vediamo sorgere subito scuole, ospedali, case, asili nido. Cambia la finalità alla quale legge si riferisce perché essa si inserisce nel Piano di sviluppo e quindi dà un tono diverso agli interventi.
Le leggi hanno funzionato secondo il meccanismo del credito. Siamo ancorati alle leggi dello Stato; la stessa Cassa depositi e prestiti ha meccanismi derivanti dalle leggi dello Stato che devono essere rigorosamente rispettati: l'approvazione del progetto da parte del Genio Civile, tutte le altre approvazioni che nelle nostre leggi avevamo in parte superato, vengono riprodotte qualora si debba attivare il credito presso la Cassa depositi e prestiti o presso altri Istituti. Come possiamo modificare tout court il meccanismo quando il credito non passa nelle nostre mani? In alcune leggi, come nella legge n. 28, determinati progetti non vengono ad essere assoggettati ad alcuna approvazione da parte degli organi tecnici della Regione, ma questo non serve nel momento in cui si attiva un rapporto con lo Stato. Quindi se non avviene una modificazione all'interno delle leggi dello Stato, non cambia nulla. Vi è il problema della spesa molto più grave. Ritengo positivo il risultato raggiunto attraverso le lotte che abbiamo condotto anche presso i Ministeri interessati. La situazione è legata intimamente alle sorti della Tesoreria centrale. Il metodo è di contrarre la spesa pubblica in ogni sua manifestazione di cassa, di spesa e di bilancio. L'erogazione normale aveva toccato qualche mese i 20 miliardi mensili e oggi è scesa a 12 miliardi. I 200 miliardi vengono erogati per la sanità, 12 miliardi per quanto riguarda il mensile, a questi vanno aggiunti i nostri tributi e gli interessi attivi.
Devo ringraziare i Ministri Morlino, Stammati, Pandolfi per l'attenzione che hanno avuto rispetto al problema della Regione Piemonte non posso assolutamente fare alcun addebito alla politica che essi perseguono e agli obiettivi che debbono conseguire.
Consideriamo che attiviamo una spesa generale di oltre 500 miliardi e oggi siamo già a 410 miliardi e si calcola entro il mese di gennaio di raggiungere i 500, e pertanto abbiamo esaurito ogni capacità di spesa perché abbiamo superato il bilancio che è di 446 miliardi. Quand'anche contraessimo qualche decina di miliardi di mutui, avremmo soltanto ridotto la nostra capacità di intervento perché il mutuo oggi è erogato al 17%. Se andassimo a contrarre 200 miliardi di mutui (le nostre leggi ammontano a 198 miliardi) impegneremmo il bilancio per 25 anni salvo eccezionali aumenti su ogni spesa. Dobbiamo meditare su tutto questo e attendere che il rapporto con la Tesoreria sia attivato per chiedere che sia discusso il mutuo, cioè che il denaro alla Regione sia erogato ad un tasso accettabile.
E' questo il discorso che l'Assessore Simonelli faàa in risposta all'interpellanza del Consigliere Paganelli.
Finora abbiamo agito saggiamente usando la nostra cassa. E' vero che questo discorso sarà chiuso nel 1978 ma è anche vero che nel '78, aprendo i rapporti con la Cassa di Risparmio, l'Istituto San Paolo e la Banca Popolare di Novara, potremo chiedere alcune condizioni, cosa che abbiamo già fatto senza avere ancora ottenuto risposta. Se aprissimo oggi il processo della Tesoreria con l'anticipo dei fondi al tasso del 17 produrremmo dei guasti, quindi procedo con cautela perché al mio successore vorrei consegnare un bilancio possibile ed accettabile, non come il bilancio dei grandi Comuni che hanno lasciato, nei decenni scorsi accumulare situazioni allarmanti per cui il successore è diventato peggiore di chi lo aveva preceduto nella gestione.
La nuova Amministrazione del Comune di Torino, con 200 miliardi di disavanzo dovette contrarre prestiti al tasso del 22%. Che cosa potrà ancora fare in futuro se non dell'ordinaria amministrazione? Fra il '76 ed il '77 abbiamo attivato il massimo della spesa compatibile e questa politica è stata esaminata nell'accordo dei sei partiti, viene perseguita dai Ministri del Tesoro, delle Finanze, delle Regioni perché è considerata atta al contenimento della spesa per far cadere il tasso di inflazione che potrebbe raggiungere i tassi sud-americani del 30-35-40%.
Al Direttore Generale del Tesoro, dott. Ruggero, nell'incontro che avremo domani, diremo che non vogliamo stravolgere niente, ma vogliamo inserirci correttamente nei programmi approvati dallo Stato, quindi vogliamo dare un contributo come Ente Regione al programma nazionale.
Questo è l'accordo a sei e questa è la politica che il governo regionale persegue e che sottopone alla vostra verifica e alla vostra attenzione.
Piuttosto di modificare il mero meccanismo delle leggi, dobbiamo modificare la linea di intervento e posso dare ragione al Consigliere Benzi quando dice di attivare un grande processo politico economico con l'obiettivo di cogliere tutto quanto ha evidenziato il Piano di sviluppo.
Questo è anche motivo di crescita. Se la Sicilia ha 2.000 miliardi di deficit, è forse perché i siciliani sono meno intelligenti di noi? No certamente, E' la crescita degli elementi tecnici, di una comunità che ha il suo valore. La nostra comunità è cresciuta in questi anni nelle strutture tecniche, nelle strutture organizzative, negli impianti, e nell'insieme, darà un risultato. Ecco allora che è positivo il consuntivo del 1976, perché sono cresciute le strutture negli anni '74/'75/'76/'77.



PRESIDENTE

Prima di passare all'esame dei singoli articoli, desidero dire che le proposte avanzate dal Consigliere Rossi e dall'Assessore Simonelli sulla presentazione di idee, di ipotesi circa l'analisi delle leggi da modificare, la coerenza delle leggi nuove in relazione al Piano di sviluppo, il nuovo modo di lavorare delle Commissioni in stretto rapporto con gli Assessorati, trovano piena disponibilità da parte della Presidenza del Consiglio. Mi riprometto di proporre il complesso delle proposte operative in questo senso all'attenzione dei Capigruppo, per fissare tempi e date, perché considero questa tematica assolutamente prioritaria per l'attività legislativa futura della Regione: i meccanismi delle leggi, la loro destinazione e i loro obiettivi, sono la sostanza del lavoro del Consiglio regionale.
Chiede la parola il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, desidero dichiarare che il Gruppo della Democrazia Cristiana mantiene il voto contrario. Questa dichiarazione è soprattutto in riferimento a quanto ha detto il collega Rossi e cioè che il rendiconto del 1976, per il tipo di discussione che ha suscitato, per i problemi che focalizzato, avrebbe dovuto vedere il voto concorde del Consiglio regionale.
La nostra parte politica mantiene sul rendiconto del 1976 le riserve che hanno voluto dimostrare che il risultato non è così altamente positivo come il Presidente della Giunta ha cercato di sostenere nel suo appassionato e accalorato intervento.
Il nostro voto, come il mio precedente intervento ha sottolineato, non è un voto preconcetto. Noi siamo lieti di constatare che l'atteggiamento della nostra parte politica e anche delle altre forze di opposizione tenuto in Commissione e in quest'aula, ha fatto scendere dall'olimpo certe valutazioni e certe previsioni ed ha indotto a discutere concretamente.
Siamo lieti del risultato che si raggiunge con questo dibattito e confermiamo la nostra disponibilità per approfondire gli argomenti. Gli interventi ampi dell'Assessore e del Presidente della Giunta (quest'ultimo è stato così rapido che necessita di attenta lettura e ci servirà certamente per ulteriori dibattiti) ci suggeriscono alcune osservazioni.
Accelerazione della spesa. Non preoccupiamocene. Se sarete in grado di imprimere un'accelerazione della spesa, ve ne riconosceremo i meriti.
Riteniamo che non vi debbano essere preoccupazioni di ordine finanziario.
Non mancheranno certamente i mezzi perché non dobbiamo semplicemente deviare "in corner" il problema sul Governo, ma dobbiamo dire che quelle maggiori erogazioni fatte sul fondo giacente presso la Tesoreria oggi sono servite soprattutto per la spesa in conto corrente.
Se questa accelerazione avverrà per la spesa in conto capitale, e noi vi auguriamo di realizzarla, vi daremo merito nel momento in cui ne discuteremo. Vi sono ampie possibilità di finanziamento: la contrazione dei mutui, sui quali farò alcune brevi osservazioni, il prelievo dei depositi che nell'epoca delle vacche grasse abbiamo fatto; nel momento in cui si saranno contratti i mutui e si saranno prelevati i depositi, certamente il Governo darà alle Regioni i fondi che le stesse saranno in grado di spendere. Non nascondiamoci che la remora del Governo è avvenuta nel momento in cui lo stesso si è accorto che le Regioni tesaurizzavano i fondi tenendoli nelle banche per lucrarne gli interessi. Il Presidente della Giunta, in merito ai mutui, ha fatto alcune considerazioni che vanno meditate e va inoltre precisato un punto: i nostri bilanci hanno tenuto conto delle leggi che disponevano i finanziamenti con mutui. Nel rendiconto, nei bilanci e nelle leggi, le annualità sono state previste sia pure con tassi inferiori a quelli del mercato corrente.
In ultimo concordo con il Presidente nel dire che la revisione delle leggi non sana tutte le situazioni. Io l'avevo detto prima e lo ripeto oggi che per fare il discorso sulla revisione delle leggi ci vogliono delle precise risposte: la Giunta esca dal suo silenzio, faccia delle chiare proposte e i Gruppi si assumeranno la loro responsabilità.
Il nostro voto contrario, che manteniamo, è accompagnato da queste considerazioni che crediamo seriamente responsabili.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Le considerazioni da noi fatte nell'intervento precedente rimangono perché le spiegazioni che ci sono state date non cancellano la realtà del rendiconto.
Prendiamo atto con piacere delle indicazioni politiche espresse per il futuro, ma oggi non siamo chiamati a votare sulle intenzioni della Giunta che pure ci sono molto gradite, ma siamo chiamati a votare sul rendiconto del 1976 e sul suo contenuto.
Ribadiamo per questo il nostro voto negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non ho avuto la possibilità di sviluppare quel tipo di analisi che due colleghi puntualmente hanno sviluppato. Ribadendo la critica di fondo, il voto contrario è un elemento costante della nostra posizione fin da quando la Giunta ha adottato su questi problemi un atteggiamento elusivo e temporeggiatore nel momento in cui deve assumere le proprie responsabilità.
In un primo tempo si è parlato dell'esercizio provvisorio, poi della legge di contabilità, adesso si dice è in relazione alla riforma.
Come diceva giustamente Paganelli, la Giunta di fronte a questa situazione critica non può semplicemente prendere atto, compiacersi delle iniziative del Consigliere Rossi, essere disponibile alle iniziative proposte dalla Democrazia Cristiana. Mi pare che siamo di fronte ad un grosso problema politico per il quale la Giunta assume ancora un atteggiamento elusivo e temporeggiatore che la mia parte politica non pu avallare con voto positivo di astensione, quindi il Partito liberale italiano voterà contro al provvedimento.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni di voto? Non ve ne sono.
Possiamo passare allora all'esame degli articoli.
Articolo 1 - Approvazione d e l rendiconto "Il rendiconto generale della Regione, per l'anno finanziario 1976, è approvato con le risultanze di cui alla presente legge.
Al rendiconto di cui al precedente comma è allegato, ai sensi dell'articolo 13 della legge regionale 2 settembre 1974, n. 29, il conto consuntivo dell'Istituto ricerche economico-sociali del Piemonte per l'anno finanziario 1976".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - Entrate di competenza dell'esercizio finanziario 1976 "Le entrate tributarie, le entrate per quote di tributi, le entrate extra tributarie, le entrate per alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali, le entrate per rimborso di crediti ed accensione di prestiti le entrate per contabilità speciali, accertate per la competenza dell'esercizio finanziario 1976, risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 511.643.618.553.
Le entrate di cui al primo comma furono riscosse in L. 277.813.494.777 e rimasero da riscuotere in L. 233.830.123.776".
Se nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 - Spese di competenza dell'esercizio finanziario 1976 "Le spese correnti, le spese in conto capitale, le spese per il rimborso di prestiti e le spese per contabilità speciali impegnate per la competenza dell'esercizio finanziario 1976 risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 513.716.790.690.
Le spese di cui al precedente comma furono pagate in L. 300.788.681.685 e rimasero da pagare in L. 212.928.109.005".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4 - Riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza "Il riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza dell'esercizio finanziario 1976 risulta stabilito dal rendiconto consuntivo come segue: Entrate complessive L. 511.643.618.553 Spese complessive L. 513.716.790.690 Differenza L. 2.073.172.137 Entrate tributarie, entrate per quote di tributi statali ed entrate extra-tributarie L. 397.945.497.446 Spese correnti L. 310.134.823.404 Differenza L. 87.810.674.042" Qualcuno chiede di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 - Entrate residue degli esercizi finanziari 1975 e precedenti "I residui attivi dell'esercizio finanziario 1972, dell'esercizio finanziario 1973, dell'esercizio finanziario 1974 e dell'esercizio finanziario 1975, risultavano stabiliti, alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975, in L. 326.239.408.044.
I residui di cui al precedente comma furono riaccertati, al 31 dicembre 1976, in L. 326.682.714.395, furono riscossi per L. 124.138.955.669 e rimasero da riscuotere per L. 202.543.758.726".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6 - Spese residue degli esercizi finanziari 1975 e precedenti "I residui passivi dell'esercizio finanziario 1972, dell'esercizio finanziario 1973, dell'esercizio finanziario 1974 e dell'esercizio finanziario 1975 risultavano stabiliti, alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975, in complessive L. 309.588.529.078.
I residui di cui al precedente comma furono riaccertati, al 31 dicembre 1976, in L. 306.231.139.924, furono pagati per L. 97.983.615.955 e rimasero da pagare per L. 208.247.523.969".
Se nessuno chiede di parlare si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7 - Residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976 "I residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 436.373.882.502 e si riferiscono per L. 233.830.123.776 alle somme rimaste da riscuotere sulle entrate accertate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1976, come risulta indicato nel precedente articolo 2, e per L.
202.543.758.726 alle somme rimaste da riscuotere sui residui degli esercizi finanziari 1975 e precedenti, come risulta indicato nel precedente articolo 5".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8 - Residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976 "I residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio, in L. 421.175.632.974.
I residui di cui al precedente comma si riferiscono per L.
212.928.109.005 alle somme rimaste da pagare sulle spese impegnate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1976, come risulta indicato nel precedente articolo 3, e per L. 208.247.523.969 alle somme rimaste da pagare sui residui degli esercizi finanziari 1975 e precedenti, come risulta nel precedente articolo 6".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 8 è approvato.
Articolo 9 - Risultato finanziario "L'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1976 è stabilito in L.
20.098.005.580, in base alle seguenti risultanze del rendiconto consuntivo del bilancio: Avanzo finanziario al 1° gennaio 1976: + L. 18.370.482.212 Maggiore accertamento, nell'esercizio finanziario 1976, di residui attivi pertinenti agli esercizi finanziari 1972, 1973, 1974 e 1975: + L.
682.000.001 Minore accertamento, nell'esercizio finanziario 1976, di residui passivi pertinenti agli esercizi finanziari 1972, 1973, 1974 e 1975: - L.
3.357.389.154 Differenza, di cui all'articolo 4 della presente legge, tra le entrate complessive e le spese complessive di competenza dell'esercizio 1976: - L.
2.073.172.137 Minore accertamento, nell'esercizio finanziario 1976, di residui attivi pertinenti agli esercizi finanziari 1972, 1973, 1974 e 1975: - L.
238.693.650 Avanzo finanziario: L. 20.098.005.580 L'avanzo finanziario di cui al precedente comma, ripreso per la quota di L. 16.890.000.000 nel bilancio dell'esercizio finanziario 1977, pu essere ulteriormente ripreso nel bilancio 1977 per la quota di L.
1.230.482.212 con riferimento all'avanzo finanziario 1975 e per la quota di L. 1.977.523.368 con riferimento all'avanzo finanziario risultante alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 9 è approvato.
Articolo 10 - Disposizioni speciali "Sono approvate le eccedenze d'impegno di cui ai capitoli n. 9840, n. 9860 e n. 10000 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio 1976, in relazione alle maggiori entrate accertate nei corrispondenti capitoli n.
91, n. 92 e n. 100 dello stato di previsione dell'entrata per lo stesso esercizio finanziario".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 10 è approvato.
Articolo 11 - Attività finanziarie e patrimoniali "La consistenza delle attività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 risultava stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 168.484.486.351.
La consistenza delle attività di cui al precedente comma alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976 risulta stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 461.424.559.536".
Nessuno chiede di parlare, si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 11 è approvato.
Articolo 12 - Passività finanziarie e patrimoniali "La consistenza delle passività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 risultava stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 335.181.213.698.
La consistenza delle passività di cui al precedente comma alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976 risulta stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 449.746.93/.699".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 12 è approvato.
Articolo 13 - Risultato patrimoniale "L'eccedenza delle attività sulle passività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario 1976 risulta stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L 11.677.621.837".
Se nessuno chiede di parlare si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri.
L'articolo 13 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo del disegno di legge n. 239.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 239 è approvato.
La seduta riprenderà alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,25)



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