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Dettaglio seduta n.15 del 21/11/75 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il primo punto dell'ordine del giorno reca: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle sedute del 6 novembre scorso sono stati inviati per posta unitamente all'o.d.g. di convocazione del Consiglio e, se non vi sono osservazioni, possono essere considerati approvati.
Non ve ne sono, pertanto i verbali sono approvati.


Argomento:

Interpellanze ed interrogazioni


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Interpellanze ed interrogazioni". Ne abbiamo molte a cui la Giunta si è dichiarata disposta a rispondere.
Pregherei tutti i Consiglieri di rimanere in aula e di favorire lo svolgimento ordinato delle interrogazioni e delle interpellanze e inoltre di osservare il regolamento che prevede l'illustrazione delle interpellanze, mentre per le interrogazioni prevede che il Consigliere interrogante si dichiari soddisfatto o insoddisfatto.
I documenti che dobbiamo discutere oggi attengono tutti quanti ad argomenti di grande rilievo e possono costituire un momento importante dei lavori del nostro Consiglio.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione del Consigliere Rossotto: "Opportunità di dibattere in Consiglio i criteri e le direttive che la Giunta intenderà adottare circa la variante 17 del P.R.G, di Torino"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Rossotto: "Opportunità di dibattere in Consiglio i criteri e le direttive che la Giunta intenderà adottare circa la variante 17 del P.R.G. di Torino".
Risponde l'Assessore Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali ed all'espropriazione

Signor Presidente, signori Consiglieri, il tema che ha mosso l'interrogazione del Consigliere Rossotto è piuttosto impegnativo ed importante non solo a livello del Comune di Torino su cui verte l'interrogazione, ma anche a livello della politica urbanistica della Regione e soprattutto per quanto riguarda la politica urbanistica degli insediamenti industriali. Infatti la preoccupazione che muove questa interrogazione è fondata, legittima e deriva da questo fatto: nel reperimento delle aree libere, o facilmente liberabili nell'ambito del territorio comunale di Torino che, come lor signori sanno, è un territorio abbastanza ristretto, vi sono 11.000 ettari di cui la massima parte costruiti (ad eccezione della piccola parte relativa alla collina).
Il reperimento delle aree libere per aumentare il bassissimo standard di servizi sociali richiesto dal decreto ministeriale del 1969, seguente alla legge ponte 765, che si aggira intorno ai 5-5,6 mq, per abitante, per portarlo se non ai 18 mq, richiesti per lo meno cercando di avvicinarvisi il più possibile, ha costituito una grossa preoccupazione per il Comune di Torino che ha investito su questo argomento lunghi mesi di studio, di tensioni, di discussioni, ma è anche stato oggetto di crisi a livello della Giunta municipale. Queste aree peraltro si ritengono necessarie perché i servizi sociali sono un elemento di base, il test della qualità della vita di una città, sono l'indicatore più preciso che si possa individuare per classificare la capacità di offrire servizi ai propri abitanti.
Ecco quindi che la crescita del numero degli abitanti della città di Torino ha comportato contemporaneamente una domanda di servizi sociali e che il Comune di Torino intendesse dare questa risposta era non soltanto legittimo, ma doveroso nei confronti della propria popolazione.
Il problema molto grosso era quello di reperire le aree per i servizi.
A parte alcune aree ancora libere, di modesta entità, alcuni cambiamenti di destinazione d'uso da aree residenziali ad area per servizi, in alcuni casi era stata individuata, nell'impostazione iniziale di questa variante, anche la possibilità di utilizzare aree, oggi coperte da impianti industriali perché in quel momento - si parla già di qualche anno fa - sembrava corretta una politica di trasferimenti d'impianti che, obsoleti o già vicini a diventarlo, potessero trarre un'utilità funzionale in un trasferimento che avrebbe consentito degli impianti più aggiornati. In realtà le situazioni sono anche cambiate dal punto di vista generale della nostra economia e quindi questa tesi iniziale indubbiamente oggi è assai diversa e da vedere in una diversa luce.
Dall'esame condotto in sede istruttoria su questo argomento, è emersa l'opportunità di dare una risposta al problema sollevato dal Consigliere Rossotto e che ha avuto anche delle esplicitazioni da parte delle associazioni di categoria che hanno fatto presente come sarebbe opportuno che sul tema specifico della dislocazione degli impianti industriali ci fosse un qualche cosa di più, di diverso da quello che oggi si trova nella variante stessa Su questo argomento ho riferito nella Giunta passata ampiamente e la linea che è stata discussa è quella che ora esporrò e cioè: la variante così com'è presentata ha bisogno ad un certo punto di essere in qualche modo approvata e resa operante perché è necessario che certi reperimenti di servizi si concretino in servizi. Per contro presenta due aspetti che lasciano perplessi: il primo è che le carte su cui è stata redatta la variante 17 sono le stesse del piano regolatore di Torino (scala 1 a 5000) e quindi tali da conferire una rappresentazione estremamente sintetica e sommaria dello stato dei luoghi; per di più queste carte non rappresentano un aggiornamento dello stato di fatto rispetto al momento in cui fu adottato ed approvato il piano regolatore, ma sono antiche, non aggiornate perciò è difficilmente leggibile, al di sotto dei vari simboli che si sovrappongono, che cosa in realtà esista nella area indicata per servizi.
Vi è dunque una difficoltà di fondo che gli uffici hanno rilevato e che non si poteva non evidenziare: la rappresentazione dei servizi su di una scala non adeguata. Un primo suggerimento quindi, che può tradursi in forma di pressante raccomandazione, è che questa variante venga tradotta in carte che siano leggibili. Ora è abbastanza evidente, elementare che per fare una variante che modifichi lo stato dei luoghi occorre una rappresentazione precisa dei servizi esistenti, l'indicazione, con un'apposita simbologia di quelle aree che già destinate dal piano regolatore a servizi, si intendono confermare, e una differente simbologia chiara per indicare i servizi che si intendono aggiungere, a integrazione di quelli precedentemente destinati al piano regolatore, per raggiungere uno standard più elevato di quello attuale.
Questa è semplicemente un'operazione tecnica che si inviterà il Comune di Torino a predisporre, ma è un accorgimento tecnico che ha anche dei risvolti più precisi e più minuti in rapporto a quell'applicazione di destinazione d'uso di servizi là dove questa cade su impianti industriali.
Una delle domande che ci si pone e che è implicita nell'interrogazione fatta dal Consigliere Rossotto e chiaramente espressa dall'associazione di categoria è questa, ma tutto questo è avvenuto senza che ci fosse un'indagine precisa sullo stato di consistenza, sulle caratteristiche di quegli impianti, sapere cioè se sono impianti obsoleti oppure no, se sono impianti trasferibili oppure no.
Ecco quindi che l'assenza di una rappresentazione dello stato di fatto e degli elementi analitici relativi a questo stato di fatto non ci consente di esprimere un giudizio anche in sede istruttoria e in sede di decisione perché le osservazioni che sono state rappresentate da privati non sono esaminabili proprio per l'assenza di questi elementi di sostegno, o sono esaminabili in linea di massima, ma non può essere emesso un giudizio veramente fondato.
Il secondo punto che è stato illustrato è il seguente: il trasferimento degli impianti per la formazione di servizi deve necessariamente avere una sua normativa, ecco che allora si può prospettare l'invito al Comune di Torino di dotarsi di una normativa integrativa di quella della variante 17 che metta in moto il meccanismo del trasferimento, che anzitutto precisi che cosa è possibile fare o non fare nel periodo dell'intervallo che va da oggi, impianto esistente, fino al momento in cui sarà trasferito La prima osservazione è: quando sarà trasferito? E' quindi necessario che vi sia un programma attuativo che indichi in trance temporali quando avverranno le singole operazioni; questo costituisce elemento di chiarezza anche per chi ha l'impianto (la ditta, l'imprenditore, l'impresa) affinch possa conoscere i tempi di permanenza ancora consentiti nella località e quando avverrà invece il trasferimento.
In questo intervallo di tempo, che può essere di uno, due, cinque dieci anni, sia indicato nella norma che cosa è possibile fare: è possibile solo sostituire gli impianti senza modificazione dell'involucro esterno? Sono ammessi alcuni ampliamenti strettamente connessi alla funzionalità degli impianti? Queste cose debbono essere esplicitate nella norma. Al momento in cui invece l'area diventa necessaria per i servizi e deve essere programmata - e possono essere tempi vicini, medi o lontani - con adeguato preavviso deve essere in qualche modo agevolato il trasferimento e per questa agevolazione appare opportuno che si dia concretezza a quell'indicazione che è stata più volte enunciata e nel Consiglio regionale è stata oggetto di deliberazioni circa l'informazione di aree attrezzate industriali, nell'ambito di una pianificazione territoriale e di assetto urbanistico del territorio si dia atto o a quelle che erano di grandi dimensioni, o ad aree di minori dimensioni, qualcuna forse ancora nello stesso territorio comunale di Torino è fattibile, altre ai margini del territorio comunale di Torino saranno invece più facilmente organizzabili e parlo proprio delle aree di frangia. Ed ecco che il discorso non è più soltanto quello del Comune di Torino , ma diventa quello dell'area metropolitana, diventa quello dell'assetto territoriale della cintura attorno a Torino.
Allora si individuino queste aree, si metta in moto un meccanismo con l'acquisizione delle aree a mezzo della 865 (art. 27), si facciano i piani di sviluppo industriali, si garantisca che il trasferimento può avvenire e si individuino le condizioni per questo trasferimento, condizioni che possono anche essere convenzionate perché si tratta di offrire aree in misura adeguata, convenzionando il trasferimento stesso.
La nostra intenzione darebbe quindi di suggerire questa integrazione e nell'ambito della deliberazione che precede il voto, quando tutti questi elementi siano ampiamente esposti. Aggiungendo ancora, e questo eventualmente nella trasmissione, che queste forme di accordo, di trasferimento che sono estremamente delicate perché investono da un lato l'efficienza aziendale ma anche la mano d'opera e la localizzazione della manodopera (i posti di lavoro sono uno degli aspetti più delicati) vengano esaminate in forma aperta e quindi sia attraverso l'apporto delle associazioni di categoria, sia attraverso l'apporto dei sindacati.
In questo quadro quindi noi intenderemmo approvare la variante 17, ma non condizionarne l'approvazione perché questo pare non legittimo, bensì esporre calde raccomandazioni perché questi punti vengano tenuti presenti.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, io ringrazio l'Assessore e la Giunta per l'analitica risposta alla mia interrogazione che non si poneva nella logica di bloccare la variante 17 che, come ha ricordato l'Assessore, ha avuto una lunga e travagliata nascita, con le finalità sociali ed urbanistiche che sono state ricordate.
Nel momento in cui la Regione sta avviando, attraverso il piano di coordinamento territoriale dell'area metropolitana sia la realizzazione di una diversa politica industriale (almeno queste sono state le dichiarazioni fino ad oggi costituenti un po' il punto di riferimento programmatico di azioni in questo specifico settore del rilancio dell'economia regionale a sostegno della piccola e media industria) sia il decongestionamento del polo Torino per un migliore ed organico riequilibrio territoriale - punto di fondo di una programmazione che tutte le forze politiche qui esistenti hanno sempre posto come parametro - sia quel punto di riferimento di linee programmatiche è la diversificazione produttiva, indubbiamente la variante 17 in un momento di ristagno dell'economica, in un momento di difficoltà finanziaria ben nota dei Comuni sta diventando una camicia di Nesso ove fosse applicata. Anche perché - e questo me lo si consenta - è indubbio che nel momento in cui si devono modificare o invertire certi tipi di processo bisogna agire e questo era il significato degli interventi che come gruppo liberale abbiamo sempre fatto; la spinta economica è più facile modificarla nel momento in cui non c'è una ripresa.
In questo quadro come liberali noi vedevamo il pericolo che la variante 17 non approvata potesse creare complicazioni di non possibilità di intervento da parte del Comune di Torino e che fosse approvata senza questa chiara indicazione da parte regionale che sta chiedendo la revisione degli strumenti urbanistici con una visione più ampia che era partita dal piano territoriale di coordinamento, con l'indicazione che questo piano al termine della passata legislatura aveva già dato. Nel momento in cui stiamo innescando altri processi anche d'ordine finanziario, tipo la Finanziaria pubblica che si pone su questa direttrice, mentre esistono già della precedente legislatura le aree industriali individuate come momento anche di riequilibrio territoriale, pareva che la Giunta approvasse, recepisse e facesse recepire dal Comune di Torino queste indicazioni nella piena autonomia da parte del Comune e della sua possibilità di decisione, mentre la Regione sta camminando su certe linee, verso certi obiettivi e le sue potestà legislative d'intervento son ben chiare in materia, e che quindi il Comune di Torino utilizzi la variante per quelli che sono gli interventi immediati. Nessuno vuole interrompere, anzi, nel momento di rilanciare e di realizzare l'economia, cioè che c'è da costruire lo si faccia, ma tenendo però conto che forse proprio per quella domanda, cioè domanda di servizi che la collettività oggi pone, un grosso problema della classe politica regionale è quello di aiutare la diminuzione di domanda attraverso un decongestionamento del polo torinese ed il trasferimento di attività industriali da Torino in altre zone deve essere facilitato perché vuol dire risolvere in condizioni meno gravose da un punto di vista sociale conflittuale, la realizzazione di quei servizi che sono casa, trasporti che vengono richiesti dagli abitanti di Torino non dotati di questi particolari beni.
Ed infine è estremamente corretto, stabilite le linee generali, dare delle indicazioni obiettive ed oggettive, fondamentali in uno stato di diritto in cui siano corresponsabilizzate da una parte le organizzazioni imprenditoriali che devono farsi carico del problema di una ristrutturazione, di un ammodernamento dei loro impianti, di un'utilizzazione di quelle che sono le disponibilità che come Regione mettiamo a loro disposizione per fare questo passo, e dall'altra parte che tutto ciò avvenga con la diretta corresponsabilizzazione delle forze sindacali le quali devono esaminare in concerto i problemi dei trasferimenti dei lavoratori che non possono essere considerati come dei pacchi, ma che sono soggetti di diritti; ed è quello il momento di dimostrarlo concretamente che se vogliamo diversificazione, se vogliamo riequilibrio è giusto che esista questa dialettica chiara, oggettiva e precisa per quella che sarà poi l'azione che dovrà essere portata avanti a livello di Consiglio Comunale. Il riferimento a chiare normative su problemi così delicati, dove giocano interessi enormi, perché l'azzeramento o l'evidenziazione di rendite avvengono con finalità sociali e a beneficio di qualcuno, deve essere chiaro e preciso affinché nessuno possa pensare che i termini di socialità, di rilancio produttivo, di riconoscimento di beni e di valori che non appartengono al singolo, ma appartengono alla collettività vengano buttati via - parlo di queste che sono le rendite di certe aree - perché buttarli dalla finestra nel momento in cui mancano le disponibilità anche finanziarie per realizzare sarebbe un grosso errore e non devono esserci zone d'ombra (questo mi pare debba essere uno dei compiti dell'opposizione stimolatrice e costruttrice) perché nelle zone d'ombra il cittadino, chi non è al potere, non sa che cosa è avvenuto e perché.
Quindi io mi dichiaro sotto questo profilo soddisfatto dell'impostazione che è stata data e come è stata recepita l'interrogazione, non nel significato del tremendismo di bloccare la variante 17, ma di lasciare uno strumento con cui il Comune possa operare avvertendo però il Comune di Torino che la Regione sta camminando su certi obiettivi ormai chiari e precisi, il resto lo vedremo nel piano di sviluppo, ma ovviamente su questi obiettivi oggi la variante 17 applicata integralmente (a parte che non è applicabile) è la camicia di Nesso all'economia locale.


Argomento: Comuni

Interpellanza dei Consiglieri Picco e altri, Robaldo e Gandolfi, circa le iniziative assunte dall'Assessore nelle consultazioni con i comuni in mancanza di linee programmatiche discusse in Consiglio


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Picco, Petrini, Alberton, Colombino e Bianchi: "Opportunità di un dibattito consiliare sulle linee di politica urbanistica e chiarimenti circa le iniziative assunte dall'Assessore nelle consultazioni con i comuni in mancanza di linee programmatiche discusse in Consiglio", e interpellanza dei Consiglieri Robaldo e Gandolfi: "Ragioni che hanno indotto la Giunta ad esporre, nelle consultazioni coi comuni linee innovative di pianificazione urbanistica non ancora discusse dal Consiglio regionale".
Poiché le due interpellanze riguardano la stessa materia, proporrei la discussione congiunta e darei la parola pertanto al Consigliere Picco per l'illustrazione dell'interpellanza democristiana e poi a chi dei due Consiglieri del gruppo repubblicano vorrà illustrare la seconda.
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il gruppo consiliare della D.C. intende sottolineare, in questa presentazione, le motivazioni dell'iniziativa ed alcune considerazioni politiche sono connesse.
Premettiamo che la presentazione dell'interpellanza, nonostante le preoccupate reazioni degli enti locali all'esposizione del documento Astengo, è stata dettata da una responsabile ricerca di un confronto. Noi non intendiamo semplicisticamente contrastare l'operato della Giunta, ma correggere errori d'impostazione con riflessi negativi sulla comunità premesso che avremmo preferito un dibattito più ampio sulle linee di politica urbanistica della Giunta alla semplice discussione di una interpellanza che probabilmente riuscirà solo in minima parte ad affrontare i complessi problemi che vi sono connessi, non possiamo non sottolineare come questa iniziativa sia espressione di una profonda insoddisfazione e anche di una certa delusione.
La insoddisfazione segue alle preoccupazioni che già avevamo avuto modo di esprimere nell'illustrazione delle indicazioni programmatiche presentate dalla Giunta in luglio su questa materia. La genericità che allora avevamo sottolineato e che poteva essere tollerabile per oggetti programmatici che ancora dovessero essere valutati e quindi chiaramente definiti in termini d'investimenti, non è ammissibile nell'esercizio d'importanti compiti istituzionali, quali sono appunto le attività di controllo ed approvazione degli strumenti urbanistici. La delusione deriva, oltre che da stati d'animo diffusi tra tutte le amministrazioni comunali, anche dall'impossibilità di questo preciso confronto che poteva derivare dall'assunzione d 'impegni e di precise responsabilità o scadenze. Non vi è dubbio quindi che il riferimento che sollecitiamo nell'interpellanza al Consiglio regionale sia non solo analogicamente, ma per principio, il più valido per potere avere un confronto sugli indirizzi operativi degli esecutivi, tanto più se riferito ad un settore così importante quale appunto la politica urbanistica.
Sollecitazioni in tal senso mi pare siano venute (questo per cognizione diffusa) ripetutamente nella passata legislatura da chi oggi siede nei banchi della maggioranza e quindi noi sappiamo che da quelle sollecitazioni sono nati momenti precisi di confronto dialettico e anche di scontro, ma che hanno certamente delineato alcune linee che sono state positive ritengo, per l'impostazione della politica urbanistica regionale.
Noi intendiamo essere promotori di questo confronto proprio perché non intendiamo sottrarci, anche se dai banchi dell'opposizione, a questo positivo contributo.
Venendo al merito del documento elaborato e diffuso dal prof. Astengo noi riteniamo che le indicazioni nello stesso contenute non possano essere sottovalutate come semplici espressioni di propositi; sono precedute da drastici giudizi sui quali dovremo pur dire qualche cosa e sono seguite da indirizzi operativi di competenza dell'assessorato che è responsabile della sezione urbanistica e quindi tali, da precostituire un impegno operativo per la Giunta, impegno che purtroppo ha anche riflessi sull'operatività dei Comuni stessi.
Noi non siamo stati invitati ai confronti che l'Assessore ha avuto con loro, ma sappiamo che nel migliore dei casi è stato interpretato come assenso il silenzio degli amministratori presenti, quando è risaputo che per una materia così complessa è impossibile valutare da semplici indicazioni espresse in un documento, quali conseguenze deriveranno da indirizzi che non sono ancora sostanziali da precisi supporti legislativi e da precisi supporti normativi.
Il malumore diffuso è notevole e non tanto per il merito delle linee innovatrici, io ritengo, quanto per il blocco che hanno innescato nelle istruttorie degli strumenti urbanistici e nelle approvazioni degli strumenti stessi già adottati dai Comuni; noi non possiamo non farci carico di questo malumore pensando anche alle disastrose conseguenze che potrebbero emergere dal disimpegno dei Comuni stessi. Questa è la nostra preoccupazione: un regime confuso di gestione delle attività urbanistiche nelle remore di strumenti non approvati, con un regime di salvaguardia in taluni casi operanti e in taluni casi non più operanti.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Picco, l'argomento che lei sta trattando, come tutti sappiamo, è di grande rilevanza e pertanto non ammetto che ci sia un brusio tale da non potere ascoltare: il dibattito deve potersi svolgere con assoluta serietà.
Lei può continuare e prego i Consiglieri presenti di tacere.



PICCO Giovanni

Noi riteniamo che i Comuni, non ancora dotati di strumenti operanti siano ancora troppi per poterci permettere di azzerare un faticoso processo di autodeterminazione di corrette scelte quali appunto sono state, anche se, in taluni casi imperfette e contraddittorie, le scelte elaborate dai Comuni per dotarsi di uno strumento urbanistico. La Regione deve controllare queste scelte, guidarle, correggerle, modificarle perfezionarle; noi riteniamo che non debba eluderle e mortificarle.
Da questo punto di vista, mi permetta l'Assessore, a nome del gruppo D.C. intendo reagire al giudizio sommario che è espresso a pag. 4 del documento, là dove si afferma che "l'orientamento sostanzialmente permissivo ed incentivante rispetto alle posizioni di rendita e di imprenditorialità privata, ha prevalso in concreto nella maggioranza delle amministrazioni locali e delle Regioni fino al giugno 1975".
Noi riteniamo che il giudizio eccessivamente drastico e generalizzato debba essere respinto non solo per la maggioranza dei Comuni e delle amministrazioni comunali, ma anche per l'esercizio della stessa attività della Regione. L'Assessore sa che sono stati operati negli anni passati coraggiosi tentativi di metodo e di merito proprio nella nostra Regione per arrestare i gravi processi di deterioramento di certe realtà urbane e sa che questi tentativi non sono possibili molte volte senza l'illuminato e defatigante impegno di singoli amministratori ad andare contro corrente rispetto a certe linee di sviluppo.
I risultati raggiunti possono essere in taluni casi modesti, ma non per questo non apprezzabili ed utili fino a che non vi sarà un diverso quadro istituzionale e normativo che possa correggere definitivamente determinate condizioni di sviluppo e non consenta nuove e più definite previsioni anche per una politica di programmazione, così come s'intende innescare.
Concludendo noi riteniamo, come promotori di questa discussione, che si debba chiedere assoluta chiarezza operativa perché l'obiettivo prioritario è, secondo noi, l'immediata operatività degli strumenti urbanistici l'immediata adozione per tutti i Comuni, nessuno escluso, di uno strumento operante. La Giunta e l'Assessorato devono prendere su questo tema impegni precisi; ormai da questi mesi di gestione vi siete resi conto di quale è la realtà e la dimensione della operazione e noi non intendiamo assolutamente arrestare i processi di perfezionamento, né di elaborazione di un corpo normativo, di una nuova legge urbanistica così come l'Assessore delinea nel suo documento, ma riteniamo che questi obiettivi non debbano assolutamente anteporsi al compito istituzionale di controllo e di gestione dell'attività urbanistica, in un quadro di certezza, privo di sperequazioni e di discrezionalità che potrebbero essere pericolose.
Noi riteniamo che in questa iniziativa vi sia da denunciare, purtroppo contraddittorietà rispetto alle linee espresse dalla Giunta, di volontà di partecipazione all'elaborazione di certe linee programmatiche; certamente è una iniziativa settoriale pericolosa che ne può determinare ed innescare anche altre. Mi pare di avere rilevato come siano state indette perifericamente riunioni, cito l'esempio di Casale Monferrato, per l'esposizione di linee regionali ad esempio sulla legge quadro regionale sui trasporti. Mi si permetta, il Consiglio regionale di queste cose non ne sa assolutamente nulla; ci si stupisce, ma questo probabilmente per un insieme di processi a catena che si determinano nella misura in cui non avviene un controllo sulle iniziative settoriali. E' quindi un richiamo alla Giunta perché il documento di Astengo venga filtrato e valutato come iniziativa che è avulsa certamente da un preordinato quadro di programmazione dell'attività della Giunta stessa, e questo anche per un semplice motivo, che il documento ha un gravissimo difetto, quello di essere astratto dalla realtà e dalla dimensione dei problemi che sono immediatamente da affrontare.
Che tutto ciò debba essere molto chiaro noi lo vogliamo sottolineare al di là di ogni denuncia o di strumentalizzazione delle difficoltà in cui si dibatte l'attività edilizia, che certamente è avviata ormai verso meccanismi totalmente diversi da quelli fino ad ora operanti.
Attendiamo quindi una risposta ai quesiti posti dall'interpellanza che abbiamo ritenuto di illustrare e consideriamo come possibile l'assunzione di nuove iniziative o meno in funzione delle risposte che verranno all'interpellanza stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi per l'illustrazione della seconda interpellanza.



GANDOLFI Aldo

Devo dire con franchezza che noi ci proponevamo di interloquire più con il Presidente della Giunta che con l'Assessore all'urbanistica nel senso che nella nostra interpellanza ponevamo problemi non tanto di merito su questioni specifiche, riguardanti la gestione degli strumenti urbanistici ma questioni un po' più ampie di rapporto tra gli organi della Regione e di discussione della politica regionale.
Noi siamo fortemente imbarazzati perché la Giunta ha iniziato a lavorare dopo una discussione in Consiglio che è stata esclusivamente di indirizzi di carattere politico di fondo e di schieramento, e non è ancora stata proposta, in effetti, un'indicazione precisa dei programmi di lavoro sul piano legislativo e amministrativo; noi ci troviamo costretti in molte circostanze ad inseguire degli atti, delle prese di posizione dei singoli Assessori che non abbiamo la possibilità di valutare nella loro coerenza e compatibilità con altri programmi o iniziative di carattere settoriale che la Giunta porta avanti; certe volte lo facciamo a posteriori, come nel caso dell'interpellanza che il gruppo repubblicano ha presentato sulla programmazione ospedaliera che verrà discussa stamattina, in certi casi cerchiamo di intervenire a priori, facendo forse il processo alle intenzioni. Stamattina ci aspettavamo ad esempio di discutere anche l'interpellanza che abbiamo presentato sul problema della Padania (anche se forse a norma di regolamento c'è ancora tempo per la Giunta di rispondere) cioè sulla proposta del Presidente della Regione Emilia-Romagna di un raccordo tra le Regioni del Nord che noi giudichiamo.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Si risponderà lunedì.



GANDOLFI Aldo

Ma noi non vorremmo anche in questo caso trovarci di fronte ad una presa di posizione della Giunta che prescinde da discussioni nell'ambito del Consiglio regionale.
Il problema che volevamo sottoporre e che abbiamo sottoposto al Presidente della Giunta regionale con l'interpellanza è di questo tipo: le informazioni che gli Assessori del dipartimento dell'organizzazione del territorio in II Commissione hanno dato sulle linee di lavoro, le dichiarazioni che in diverse sedi, almeno per quello che abbiamo appreso dai giornali, l'Assessore Astengo ha fatto nelle riunioni con gli enti locali, introducono degli elementi innovativi di una certa importanza che il Consiglio non ha potuto discutere preventivamente, ma secondo noi mettono in luce anche degli elementi di una certa contraddizione e comunque degli elementi che contengono taluni rischi che noi vediamo emergere da queste prese di posizione e che secondo noi richiederebbero la prospettazione al Consiglio di un'ipotesi globale e coerente di politica urbanistica.
In particolare qual è il tipo di considerazioni che noi riteniamo di fare sul documento che l'Assessore Astengo ha presentato alla II Commissione ed ha illustrato ai Comuni? Su molte affermazioni o indicazioni di lavoro possiamo anche essere concordi, ma ci sono alcuni meccanismi di lavoro che l'Assessore Astengo ha dichiarato di voler introdurre, che secondo noi sono pericolosi rispetto ai processi che il Consiglio regionale nella passata legislatura ha cercato di mettere in moto attraverso il meccanismo della realizzazione comprensoriale.
L'Assessore alla gestione degli strumenti urbanistici, in sostanza, è andato a fare un discorso di stimolo ai comuni nel senso dell'organizzazione di uffici di carattere urbanistico intercomunale e di organizzazione di piani di carattere intercomunale che a nostro avviso scavalca completamente il livello comprensoriale come momento di definizione di piani territoriali di coordinamento all'interno dei quali poi correttamente si possono collocare iniziative di carattere intercomunale. C'è l'esigenza di contemperare la necessità di uno sviluppo di lavoro sugli strumenti urbanistici già giacenti, o che i comuni si apprestano a fare, con i problemi di pianificazione a medio e lungo termine che ovviamente si potranno sviluppare con il livello comprensoriale; ci sembra che l'Assessore Astengo abbia un po' troppo precorsi i tempi e in definitiva stia portando avanti rispetto al livello della pianificazione comunale dei discorsi e delle iniziative che rischiano di compromettere gravemente un'impostazione organica dei problemi di assetto del territorio a livello di comprensorio.
Anche l'ipotesi della creazione di uffici urbanistici intercomunali ci sembra da un lato poco rispondente alle possibilità concrete - operative e finanziarie - dei comuni nella situazione attuale della finanza locale, ma in una certa misura rischia di creare una struttura che mal si raccorda con le necessità di concentrare a livello comprensoriale processi decisionali e strutture di carattere tecnico adeguate, capaci di sostenerli, che era l'obiettivo che la Regione si era proposto con l'istituzione dei comprensori.
Noi abbiamo ritenuto di rilevare questo tipo di contraddizioni e di incoerenza nei discorsi che abbiamo sentito dagli Assessori del dipartimento di organizzazione del territorio e in questo senso volevamo sollecitare al Presidente della Giunta, senza polemica, ma nell'interesse di una corretta impostazione di rapporto tra la Regione e gli organi territoriali a livelli inferiori, un momento di discussione e di dibattito su linee proposte dalla Giunta che tengano conto dell'articolazione complessiva di questi problemi e della necessità di portare avanti una politica urbanistica che si collochi in un processo logico di sviluppo delle decisioni che abbiamo assunto. Torno a ripetere che in assenza della presentazione di un programma della Giunta regionale, o anche solo di dibattiti su problemi settoriali da svolgersi sulla base di documenti articolati e globali presentati dalla Giunta, noi rischiamo ad ogni seduta di Consiglio di scontrarci su delle questioni marginali e su delle iniziative specifiche che non sappiamo come valutare e come inquadrare in assenza di elementi di valutazione di carattere più generale.
E per questo in particolare al Presidente della Giunta chiediamo se non ritenga opportuno venire a una definizione più organica della politica urbanistica regionale attraverso un documento da proporre al Consiglio e sul quale organizzare un dibattito generale che ci permetta di approfondire il discorso e di arrivare a delle indicazioni di carattere più preciso e puntuale.



PRESIDENTE

Risponde agli interpellanti l'Assessore Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Signor Presidente, signori Consiglieri, le due interrogazioni divergono in certa misura e quindi darò due risposte distinte. Prima quindi rispondo all'interrogazione presentata dai Consiglieri del gruppo D.C. con parecchie firme.
In questa interpellanza ci sono motivi generali di lagnanza e motivi specifici di richiesta di chiarimenti: quelli di carattere generale attengono soprattutto alla iniziativa che, come Assessore alla pianificazione e gestione urbanistica, ho preso consultando gli enti locali sulla situazione urbanistica locale.
Dirò che i tempi sono stati tali da poter oggi dare una risposta ampia e circostanziata sull'esito di queste consultazioni, in assenza delle quali non avrei potuto fornire, salvo elencare, come elencherò, aride cifre che mi sono state fornite dagli uffici.
Sulla legittimità di queste consultazioni, soprattutto nell'intervento del Consigliere Picco, non si è ulteriormente insistito, ritengo però che gli Assessori di questa Giunta abbiano tutto il diritto, ove occorra, di venire in contatto non solo singolarmente con gli amministratori, ma anche in riunioni che, come quelle che sono state condotte, investono varie parti del territorio Si rimprovera in termini generali non solo all'Assessorato, ma anche alla Giunta, di non avere fatto precedere un'ampia discussione sul modo di risolvere il grosso nodo costituito dalla pianificazione urbanistica locale che, in generale nel nostro Paese, ma in questa Regione non è stata condotta in modo soddisfacente e non è certamente oggi una base dalla quale partire per risolvere i grossi problemi del rilancio della nostra economia e del soddisfacimento dei bisogni sociali della popolazione.
Non c'è stata una discussione generale, però le linee politiche esposte nel documento della Giunta sono estremamente chiare ed esplicite, esplicite negli obiettivi perché si parla precisamente di priorità dell'uso sociale del territorio, si parla della necessità del ridimensionamento dei piani abnormi, si parla di introdurre ovunque le aree occorrenti per i servizi sociali e per avviare un coerente processo attuativo, si parla dei programmi poliennali operativi e si parla precisamente della necessità di mettere in moto un processo di decentramento politico e amministrativo e di associazione delle unità comunali. Questi elementi sono alla base di quello che è stato esplicitato nel documento che ho predisposto e che ho sottoposto all'esame dei colleghi della Giunta e soprattutto del dipartimento e mi stupisce che si trovi qualche contraddittorietà fra queste enunciazioni e il documento stesso che le esplicita, nel quale non ci sono altro che delle indicazioni precise su come si possano eliminare come ipotesi di lavoro sottoposte agli enti locali per sentire le loro indicazioni, le previsioni abnormi, di come si possa soddisfare la domanda di servizi offrendo aridi servizi sociali, di come si possa avviare una programmazione delle opere pubbliche, delle opere infrastrutturali, delle opere urbanistiche, delle opere sociali.
Ecco quindi che il metodo che è stato avviato era il metodo necessario e non saprei come se ne potesse inventare un altro.
C'era una dichiarazione di volontà politica, c'era da una parte un ammasso di piani giacenti, più di 500 (entrerò poi nei dettagli su questo argomento) c'era questa situazione di conoscenza, sia pure campionaria, di situazioni non soddisfacenti; bene inteso ho detto nella maggioranza dei casi, maggioranza proprio numerica, statistica, la minoranza è rappresentata invece da alcune esperimentazioni e attuazioni di valore promozionale, di valore sociale, di valore politico estremamente significativo, ma statisticamente rappresentano la minoranza.
Non so davvero come si sarebbe potuto immaginare un procedimento che non fosse quello di conoscere dal vivo quali erano i problemi e questo è avvenuto dopo otto riunioni svolte ad Asti, Alessandria, Cuneo Borgomanero, Pinerolo, Castellamonte, Torino ecc. Sulla base degli appunti che sono stati da me presi in base a tutti gli interventi svolti dai singoli Consiglieri comunali, dai Sindaci, da qualche Consigliere regionale che ci ha onorato della sua presenza io sono in grado di fornire un quadro un po' più preciso di quanto si potesse fare unicamente attraverso......



OBERTO Gianni

I Consiglieri regionali non erano stati invitati, almeno in una visione locale.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Chiedo scusa se nella difficoltà a volte di stabilire il giorno esatto può essere sfuggito, comunque alcuni Consiglieri erano presenti e li ringrazio. D'altra parte non pensavo di creare una cosa così complicata credevo che fosse un lavoro veramente di base, non pensavo di reclamizzarlo ad alti livelli.
Che cosa si è fatto in queste riunioni? Gli uffici sono stati invitati ad esaminare la situazione area per area, sulla base di elementi sia pure grossolani, ma tali da poter dare delle indicazioni dimensionali, crescita della popolazione, crescita occupazionale, quello che i piani invece prevedono come crescita in termini di popolazione, in termini di aree di lavoro, confronto fra queste indicazioni e quindi individuazione di alcune aree, di evidenti scompensi, di evidenti distorsioni. Sono state evidenziate anche le aree in cui si addensano i problemi amministrativi e cioè aree vuote di comuni vuoti, privi di strumentazione urbanistica, o in cui vi sono strumenti che sono purtroppo scaduti.
Questo quadro, sia pure elementare, a partire da ieri è finalmente raccolto con dati che sono stati tabulati, per cui per ogni comune oggi si è in grado di avere la situazione amministrativa dei vari strumenti urbanistici e delle vicende legate a questa strumentazione; adesso da questo quadro è possibile avere una visione d'insieme che prima non c'era.
Direi che sulla base di questi accertamenti, anche se l'operazione è molto ambiziosa e anche molto onerosa, si potrebbe tentare di formulare un rapporto sulla situazione dell'urbanizzazione nella nostra Regione. Non mi consta che altre Regioni lo abbiano mai fatto, né mai il Ministero dei Lavori Pubblici, quando l'urbanistica era accentrata, lo fece, i famosi documenti di base del Ministero concernono il rapporto sull'indagine su Agrigento, il rapporto sulle lottizzazioni, il rapporto sulla 167, ma non certamente sui piani; penso che questo è uno sforzo che tenteremo di compiere, ma sarà estremamente pesante, chiedo che ci si renda conto di questa fatica anche tenendo conto delle forze disponibili dell'Assessorato che sono diminuite avendo fatto un riparto che, d'altra parte era logico fare, nell'ambito del dipartimento. Abbiamo delle forze disponibili di gran lunga inferiori a quelle delle altre Regioni, si tratterà di far crescere (non parlo egoisticamente dell'Assessorato del quale sono responsabile) tutto il dipartimento a dimensioni adeguate a quello che esso rappresenta per i problemi di questa Regione. Non è possibile che il nostro dipartimento che si occupa di progettazioni, di prospettazione delle soluzioni attraverso i piani territoriali, di previsioni di sviluppo, di attuazione delle opere sia dotato di un numero di funzionari che press'a poco è il decimo di tutti i funzionari della Regione. Questa sproporzione c'è, l'abbiamo ereditata e vogliamo superarla con qualche sforzo che ritengo debba essere doverosamente rilevato.
Come dicevo, il quadro che stiamo delineando per alcuni versi è preoccupante, per altri meno di quello che poteva essere inizialmente quando cioè avevamo a disposizione numeri di comuni, dei quali potevamo conoscere la classe dimensionale, ma non sapere quanto incidessero i problemi del territorio ed il significato che questi piani avevano nel contesto territoriale. Oggi attraverso a questo esame c'è una situazione un pochino più tranquilla perché certe zone in cui c'è una estrema evidenza di carenza di servizi, possono essere sollecitate a uscire da questa situazione con quelle iniziative che sostanzialmente sono state prospettate e anche in larga misura recepite. In altre zone invece in cui esiste una maggiore solidificazione di strumenti precedenti, è possibile arrivare senza delle operazioni sconvolgenti unicamente attraverso (là dove esistono) ai piani regolatori - e parlo precisamente di una buona parte dell'area attorno a Torino - attraverso ai programmi di attuazione.
Ecco quindi che c'è maggiore chiarezza rispetto all'intero problema che però, prima di poterne tirare delle conclusioni, deve essere visto nelle sue quantità. Anzitutto io ho fatto una ricerca per sapere se c'erano state delle precedenti discussioni in Consiglio sulla politica urbanistica, non sulla politica di assetto territoriale e l'ufficio del Consiglio mi ha detto che non ce ne sono state per cui non ho potuto attingere a documenti precedenti.
La situazione è questa: per il territorio regionale al 1975 abbiamo una certa carenza di comuni sprovvisti, 178; di comuni con strumento urbanistico trasmesso ma scaduto 59; con sola perimetrazione, 212.
E' una situazione abbastanza pesante, di non soddisfacimento, però si tratta in realtà, salvo qualche eccezione, come, poniamo, Leinì, di comuni di non grande dinamica.
Abbiamo: Comuni dotati di strumento urbanistico non adeguato agli standards, ma questi sono già approvati (103) sono quelli vigenti per i quali attraverso la legge regionale occorrerà chiedere l'adeguamento degli standard Comuni con strumento urbanistico adeguato agli standards, 248 Comuni con strumento urbanistico adottato e trasmesso che sono completamente da istruire, 341; alcuni sono stati già rielaborati, 68 altri si aggiungono a questi conformemente a osservazioni fatte dalla sezione urbanistica e poi c'è una serie di varianti agli strumenti urbanistici.
Quindi sostanzialmente diciamo che il nodo è dato dagli strumenti vigenti non adeguati agli standards (450/500) oppure con strumento scaduto e per i quali c'è l'invito alla riadozione.
Di fronte a questa che è una massa, vista statisticamente, che cosa potevo vedere retrospettivamente? Semplicemente questa situazione: fino al 31 dicembre 1973 erano stati approvati 111 fra piani regolatori, varianti programmi di fabbricazione e varianti ai programmi di fabbricazione, cioè dieci al mese, con 41 funzionari della sezione; dall'1.1.1974 al 31.7.1975 125, si scende cioè al di sotto della media di dieci al mese, però la sezione è aumentata a 55 funzionari. Nei mesi di settembre e ottobre, pur con una riduzione della sezione urbanistica, scesa al di sotto di 50 funzionari, nove strumenti nuovi sono stati esaminati e deliberati in Giunta e sono pronti per il decreto; alcuni di questi hanno già anche avuto il decreto; un numero rilevante, e precisamente 48, sono stati esaminati per 18 è stato dato il via libera subito e altri hanno bisogno di qualche ritocco. Dunque c'è stata una produzione in questi due mesi, tenendo conto sia di quelli nuovi sia di quelli giacenti e che dovevano essere perfezionati, superiore statisticamente alla produzione mensile precedente.
Blocco allora non ce n'è, blocco semmai c'era, si andava prospettando con le modalità della Giunta precedente e che hanno determinato l'affastellamento degli strumenti in lista di attesa, il loro aumento progressivo, mentre passavano prima dieci e poi otto strumenti urbanistici al mese.
Di fronte a questa situazione, o aumentare di gran lunga il numero dei funzionari, o trovare sistemi diversi; qualcuno aveva prospettato l'idea di formare delle Commissioni esterne. A me pare che non siano le Commissioni esterne che possono risolvere i problemi dell'amministrazione regionale questi vanno risolti all'interno.
La terza via è quella che ho cercato di avviare e che ha dato dei risultati perché dopo otto riunioni, attraverso le lettere pervenute e attraverso gli appunti che sono stati presi, abbiamo la possibilità di prospettare per il Piemonte (nelle mappe in rosso sono indicate) le aree per le quali è stato deciso autonomamente dalle amministrazioni comunali la formazione di piani intercomunali: alcuni Comuni hanno deliberato, altri chiedono modalità per deliberare, indicazioni per risolvere i problemi, ma le aree nell'alessandrino sono cospicue, sono cospicue nella parte media del vercellese e novarese, sono notevoli in Val Sesia, nella parte alta del comprensorio di Verbania, ecc. e anche nelle aree dell'eporediese, altre sono in corso con delle consultazioni in altre aree.
Allora vuol dire che molte di queste aggregazioni spontanee hanno risposto a delle esigenze locali che altrimenti non si riuscivano a risolvere. Quali sono queste esigenze? I Comuni dovrebbero essere dotati di strumenti per l'esercizio della loro autonomia, la realtà è che nello Stato italiano si chiede anche ai Comuni di poche centinaia di abitanti, di essere dotati di tutti gli strumenti che ha un grande comune. Per l'urbanistica che è stata - io dico - "opportunamente" decentrata all'autonomia locale, non si sono però istituiti strumenti adatti perch potesse essere esercitata.
Ecco che allora, senza alcuna innovazione, ma unicamente utilizzando la legge 34 che questo Consiglio nella precedente legislatura aveva approvato che privilegiava il momento del piano intercomunale offrendo al 100 per cento la copertura delle spese da sostenere per la formazione del piano intercomunale, si è toccato il polso e si è visto che i piani intercomunali erano uno strumento che poteva avviare a soluzione i problemi soprattutto dei piccoli comuni e delle aggregazioni che si stanno formando per aree abbastanza consistenti, alcune delle quali hanno dichiarato esplicitamente agli interessati di voler arrivare ad una dimensione di distretto scolastico e cioè ad una dimensione che possa ad un certo momento coincidere con il subcomprensorio. Io ho sentito più volte parlare di "subcomprensorio" ma non ne ho mai sentita la definizione, penso che una definizione di subcomprensorio (posso enunciarla come ipotesi di lavoro) possa essere questa: quella dimensione che è sufficiente per gestire servizi sociali che non siano semplicemente a livello locale comunale quindi il distretto scolastico, quindi l'unità sanitaria locale.
Queste aggregazioni sorgono precisamente in una marcia di avvicinamento dall'ente locale verso il comprensorio. Certo, ci sono amministrazioni politicamente più mature, altre meno, e quindi c'è uno squilibrio territoriale in questo momento, ma compito delle Regioni credo sia quello di stimolare, di sostenere, di aiutare, di agevolare ed una prima agevolazione è precisamente quella di coprire le spese e di non farle gravare sulle finanze locali e la Regione ha già dichiarato di volersele assumere nella misura adeguata.
Ecco perché è stato presentato ed assegnato alla II Commissione (è già anche fissata la data della discussione) quell'emendamento alla legge 34 che prevede semplicemente l'estensione ai Comuni superiori a 10.000 abitanti fino ai 50.000 di un aumento dei fondi di dotazione per poter sopperire alle spese in modo adeguato che servano non soltanto per professionisti esperti esterni, ma soprattutto per fondare qualche cosa di permanente e cioè un ufficio urbanistico che a livello intercomunale è possibile attrezzare, ma che da solo non potrà risolvere tutti i problemi perché le forze locali forse non sono culturalmente sufficienti a dare il massimo per cui sarà possibile integrarlo con una consulenza. Ecco che allora l'ufficio locale, di una struttura permanente che si forma sul posto, integrata da consulenti esterni di livello elevato e qualificato può avviare questa presa di consapevolezza, di responsabilità dei problemi locali studiati e gestiti localmente e avviare il processo di una revisione degli strumenti urbanistici e di una programmazione della spesa pubblica.
Tutta questa operazione non è unicamente volta ai fini di una specie di intellettualistico soddisfacimento di un equilibrio fra domanda ed offerta.
Domanda e offerta sono fatti molto precisi, concreti, economici, sociali politici; occorre dare risposta sul posto, ma non una risposta astratta bensì una risposta legata ai finanziamenti, agli investimenti. Abbiamo visto chiaramente, nell'ambito dei dipartimenti, come soltanto una gestione controllata localmente della spesa pubblica, attraverso programmi di attuazione che comprendono le opere, l'indicazione delle aree da espropriare, gli importi delle opere stesse sulla base di preventivi sommari, di progetti sommari, consenta di formare quel pacco di progettazioni di opere - che è bene non siano soltanto comunali, perch alcune di queste, come acquedotti e fognature, sono sovracomunali concrete che le Amministrazioni locali intendono realizzare, per le quali aprono la loro vertenza nei confronti degli organi a livello superiore così che vi sia a questo punto effettivamente un rapporto dialettico fra la Regione che programma, lo Stato che non programma affatto - ma la Regione incalzerà lo Stato perché programmi - e la domanda reale, che può essere toccata con mano soltanto se emerge effettivamente dai fatti e non è funzione intellettualistica di attribuzione, di erogazione di spesa.
Credo di avere così illustrato nei termini più semplici possibili la ragione di tutto quello che è stato fatto. Personalmente, non riesco a comprendere le delusioni, le insoddisfazioni, le genericità, il malumore diffuso di cui qualcuno parla. Può darsi che qualche amministratore locale non abbia ancora ben compreso il significato dell'invito che noi abbiamo rivolto, ottenendo circa il 60 per cento di presenze. Si sa, queste sono cose normali. Ritorneremo là dove siamo stati sollecitati a farlo: ad Asti son già stato una seconda volta, e così pure ad Alessandria; abbiamo avuto sollecitazioni anche per Cuneo. Se c'è qualche problema, lo si risolve. Io ho elencato tante osservazioni, ma non ho rilevato da alcuna parte del malumore. Se poi qualcuno ha qualcosa da ridire ed esita a dirlo, lo invito a parlare; mi pare strano, però, che degli amministratori pubblici siano titubanti ad esporre le loro obiezioni.



MARTINI Mario

A Cuneo non lo sono stati davvero, ieri. Mi pare che si sia persino un po' esagerato.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Infatti. Le lamentele e i desiderata emersi a Cuneo li ho annotati tutti. Il Sindaco di Entracque ha fatto una proposta: che mandiamo nelle singole località elementi della sezione urbanistica; ma, conteggi alla mano, abbiamo potuto dimostrare che, anche suddividendo la sezione urbanistica in equipes, calcolando una presenza di qualche giorno in ognuno dei 1209 Comuni per poter raccogliere tutti gli elementi necessari, non basterebbero tre-quattro anni per portare a termine l'operazione.
Si è detto - e qui vengo al nodo presentato dal Consigliere Martini da molte parti: facciamo tutto questo, ma prima approvate tutti i piani così come sono. La mia risposta, a questo proposito, non è mai stata drastica: ho detto che avrei preso in esame tutti gli elementi. Ora sono in grado di esporre le mie conclusioni.
Che cosa significa approvare tutti i piani così come sono? Vuol dire mettere in moto un meccanismo che è esattamente quello che vogliamo scartare. Ma non perché noi siamo di una Giunta di sinistra ed abbiamo quindi forse delle fosche visioni nei confronti di coloro che fanno delle operazioni



OBERTO Gianni

Le ricordo, per dare a ciascuno il suo, che la sua parte era rappresentata nella Giunta precedente.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Personalmente, se permette, non mi interessa. Noi parliamo di una Giunta organica, che fa blocco nelle decisioni.
Permettete che apra una parentesi. Molte volte ho esaminato progetti.
Manca per ora una Commissione tecnica urbanistica, e la dovremo creare con una legge, un provvedimento specifico: nel frattempo, per non essere solo in questo esame, ho formato una commissione di tecnici, di capi-sezione, di capi-servizio, funzionari. Ebbene, vi assicuro che non solo soffro quando mi trovo di fronte a piani che denotano uno sperpero di denaro pubblico per soluzioni viabili fantasiose, come duplice o addirittura triplice circonvallazione attorno ai Comuni, nodi infrastrutturali costosissimi ed inutili; soffro parimenti quando vedo analoghi sprechi nei piani di lottizzazione presentati dai privati. Io ritengo sia doveroso, infatti, non soltanto controllare la spesa pubblica, perché non venga impegnata in soluzioni dispendiose e scarsamente produttive quando non addirittura inutili e nocive, ma anche scoraggiare l'adozione da parte di privati di soluzioni non adeguate perché troppo costose, quando con qualche piccolo accorgimento si poteva a parità di costo ottenere molto di più, oppure ottenere gli stessi risultati con spesa inferiore.
A me pare che sarebbe politica errata quella di dire: per ora apriamo le paratie, poi con una legge regionale serreremo le dighe. Ho domandato in Giunta, ed ora ripeto la domanda in Consiglio, se si può permettere che venga riavviato il meccanismo di sperpero della spesa pubblica e di quella privata, o non è più opportuno cercar di convincere, attraverso una meditazione che può essere sollecitata con tutte le forme di cortesia e d'incontro che si possono immaginare, a ridimensionare il tutto.
In questo quesito, secondo me, si possono dare delle risposte in questo senso. Esistono dei piani regolatori? Benissimo, ai piani regolatori diamo risposta, li stiamo istruendo tutti. Però ci sono piani regolatori che non funzionano, che non vanno bene. Che cosa fare, allora? Cerchiamo di migliorarli. Quindi, ai piani regolatori precedenza, ai programmi di fabbricazione esame se rientrano in aree che possano essere organizzate a piani intercomunali (intendo per Piano intercomunale, desidero qui dirlo molto chiaramente, non un qualsiasi strumento, vagante, ma piano-quadro, ma una somma di piani regolatori comunali). Questi possono essere avviati sulla base di ciò che già è stato predisposto per il programma di fabbricazione, cioè una analisi, sia pure sommaria e molte volte fantasiosa, dello stato di fatto, e sulla base di alcuni elementi.
Mi vorrei poi, ad un certo momento, soffermare su questioni specifiche come, per esempio, i centri storici sono trattati in questi strumenti.
Sulla base di quello che è già avvenuto, con un'analisi critica, occorre cercar di migliorare e di fare in modo che si rapprendano quelle parti che sono più concrete e più razionali, si migliorino le situazioni, si integrino le norme là dove devono essere integrate, si sfoltisca una gran quantità di norme generiche affastellate, farraginose, che sono contenute nelle norme di attuazione e nei regolamenti edilizi; si migliori tutto questo, lavorando sul posto con uffici intercomunali.
Per i piani regolatori, abbiamo detto, via libera, e lavoro intenso perché diventino veramente operanti; per i programmi di fabbricazione che rientrano in questo quadro, il massimo di disponibilità per il loro miglioramento. Alcuni programmi di fabbricazione sono aberranti (ce ne sono molti operanti nelle vallate alpine, che hanno dato risultati pessimi giustamente denunciati dalla stampa). Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo continuare in questa direzione? A me sembra di no, che non si possa più procedere in questa direzione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Parla anche della questione di Oulx.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Certo, ci sono situazioni aberranti che devono essere in qualche modo esaminate, forse anche attraverso un'inchiesta.



BIANCHI Adriano

Non è su questo punto che verteva l'interrogazione. Se si allarga il tema, vorremmo poter rispondere.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Ho soltanto voluto dire che certe situazioni richiedono attenzione.
Questi piani, che sono aberranti, devono essere contestati alle amministrazioni, le quali devono essere invitate a rivederli. E credo che questo sia legittimo e doveroso nei confronti di tutti.
Ecco che allora in merito a quei cinquecento piani io ritengo che con questi criteri, con questa impostazione, con quel quadro generale del rapporto sulla urbanizzazione, oggi ci sia la possibilità di dare una risposta entro breve tempo, entro pochi mesi; cosa che, invece, seguendo il ritmo precedente, avrebbe richiesto parecchio tempo, credo l'intero percorso di questa legislatura, sempre con la speranza che nessun altro piano venisse in questo frattempo adottato e presentato.
Il mio quadro non sarebbe completo se non dicessi almeno qualcosa circa l'organizzazione degli uffici. Noi abbiamo ereditato una situazione disastrosa, sotto questo profilo. Stiamo spostandoci ed organizzandoci nei locali di corso Bolzano, dove incontriamo un'accanita resistenza da parte di alcuni uffici dello Stato, che non ci consentono neppure di trasferire del materiale inerte che è in deposito in alcune stanze in altri locali che abbiamo a ciò predisposto. Fino a quando non saremo riusciti ad organizzarci tutti nel dipartimento in questo edificio evidentemente avremo difficoltà obiettive, in primo luogo per l'archivio (stiamo sistemando l'archivio in modo da renderlo adeguato). Stiamo organizzando il personale in equipes, in gruppi di lavoro, o isole di lavoro, come le abbiamo chiamate, che siano permanentemente in contatto con analoghe situazioni locali sul territorio, quindi con raggruppamenti di amministrazioni. Stiamo avviando un processo, cioè, per arrivare dall'ente locale al livello comprensoriale non in modo immaturo ma in modo più maturo.
Perché questa è la conclusione: i comprensori scatteranno con l'inizio dell'anno nuovo. Ma se, una volta scattati come organismo, non trovassero il punto d'appoggio, vagherebbero nel vuoto. Noi cerchiamo di costruire attraverso questi uffici periferici locali, quegli elementi che potranno essere poi aggregati a livello comprensoriale. Ecco perché l'unica richiesta che ci è stata rivolta - approvateci i piani così come sono - non può trovare una risposta unica, ma soltanto una risposta articolata nell'ambito della quale credo ci sarà ancora parecchio spazio per la discussione.
Comunque, ringrazio i Consiglieri democristiani che hanno avviato questo discorso, perché esso mi ha consentito di esporre un insieme di problemi che altrimenti non sarebbero venuti in discussione in Consiglio.
All'interrogazione, o interpellanza, del Consigliere Gandolfi, tranne che per gli elementi che attengono ad un discorso più ampio relativo all'intero dipartimento, credo anche in parte di aver dato una risposta perché lo sforzo che noi stiamo compiendo è precisamente quello di arrivare al livello comprensoriale con una crescita che sia anche una crescita dal basso. Ma questa non potrebbe da sola dare alla dimensione comprensoriale un contenuto se contemporaneamente non ci fosse anche questa operazione che sta avvenendo nell'ambito dell'Assessorato alla pianificazione territoriale, nell'ambito dell'Assessorato alla viabilità e ai trasporti e dell'Assessorato all'ecologia, questo sforzo di disaggregazione articolata per comprensori degli interventi statali e regionali e di individuare le linee generali, le linee strategiche per lo sviluppo del territorio. Sono fermamente convinto che solo l'incontro fra questi due movimenti convergenti al livello comprensoriale potrà rendere questo operativo.
Certo, dovremo definire ancora tante cose sul contenuto, l'operatività di questo livello, però con una marcia di avvicinamento dalle due parti sarà più facile farlo.



PRESIDENTE

Chiede di rispondere, per il gruppo democristiano, il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Ringrazio l'Assessore per l'impegno spiegato come sempre nell'illustrare non solo i criteri che lo hanno guidato, ma anche i contenuti che esprimono la sua ansia personale, il suo livello culturale e il suo impegno nell'esercizio delle responsabilità politiche che gli sono state affidate.
Ho però l'impressione che l'Assessore abbia provato, sia pure con atteggiamento democratico, quasi un senso di fastidio nel cogliere il significato proprio dell'interpellanza, poiché ha risposto, in sostanza con argomenti di merito, alcuni opinabili, alcuni largamente condivisibili tutti sicuramente meritevoli di organico approfondito esame e confronto in questa sede e nelle sedi proprie per dare delle risposte valide, evitando però di rispondere più direttamente e compiutamente sul tema dell'interpellanza che è metodologico, perché ciò sarebbe stato indubbiamente più scomodo, meno piacevole.
Noi ci rendiamo conto che all'inizio dell'attività di una nuova Giunta si possa anche cadere per eccesso di zelo in improvvisazioni, che possono poi trovare un correttivo. Senza alcun intento di censura, nel senso moralistico del termine, osserviamo che il corretto funzionamento dei rapporti fra gli organi della Regione, tra le forze politiche, nei confronti degli enti locali e con l'opinione pubblica, all'inizio di un nuovo corso, di un nuovo confronto, deve essere impostato con sufficiente rigore, anche perché ci si possa intendere poi nella dialettica e nel dibattito sui termini anche del dissenso, così da mon apparire dissenzienti là dove si vorrebbe essere consenzienti, o per non sembrare ostruzionistici dà dove invece si pongono questioni fondamentali di principio.
Ricordo all'Assessore lo stato di generale stupore che ha pervaso la Commissione II di fronte ad un'ufficialità, consacrata addirittura, come qualcuno ha sottolineato, in una pubblicazione, di una proposta fortemente innovativa per contenuti, prospettazioni illuministiche, critiche, quasi presupponenti la partenza da un anno zero, senza tener presenti le realtà sulle quali si deve operare, quasi senza considerare l'esistenza e della legge sui comprensori, delle leggi sulle comunità montane, e di altre realtà che sono andate maturando. Noi non neghiamo che tutto possa anche essere innovato, ma i tempi ed i modi per proporre questa tabula rasa credo non potessero essere quelli che sono stati adottati.
Noi non contestiamo all'Assessore, in questa sede, il diritto di consultare, incontrare, raccogliere dati, e lo ringraziamo per i dati che sicuramente saranno intelligentemente elaborati e presentati al Consiglio per le sue deliberazioni. Comprendiamo l'ansia personale, diciamo così dell'Assessore, e quindi questa censura è politica, non personale. Ci pu anche essere un momento di simpatia, direi, per una forma di ingenuità che è tipica delle persone di alta cultura, che ha caratterizzato questa vicenda. Ma non riteniamo che un Assessore possa proporre a nome della Regione, senza che questa le abbia discusse ed approvate, radicali linee di riforma, con conseguenze immediate, di natura anche amministrativa, sul comportamento degli enti locali, incidenti sulla loro attività preannunciando graduatorie, nuove forme anche di intervento amministrativo per l'approvazione degli strumenti urbanistici, sulla base di statistiche enunciate. Su questi dati, l'Assessore mi insegna che bisognerebbe forse fare un'analisi anche, diciamo così, per stabilirne le omogeneità; perch ad esempio, il piano regolatore di Alessandria da solo vale 25 o 50 programmi di fabbricazione. E poi, l'affollamento degli strumenti urbanistici davanti agli uffici regionali è avvenuto perché questi sono stati adottati in un certo contesto di tempo tutti insieme: sono arrivati e poi se ne è incominciato l'esame.
Non è su questi punti che la polemica poteva e può svolgersi. Il fatto che è stato dunque causa di sgomento è la presentazione di linee che la Regione non ha né elaborato, né discusso, né adottato; sgomento che è stato anche sottolineato per altre iniziative, suggerite anche queste dall'ansia dell'Assessore di prendere contatto con la realtà, nelle quali si propongono alla periferia, quindi con conseguenza di comportamenti relativi, delle linee di politica riguardanti settori importanti, senza che questi abbiano conosciuto un momento di verifica e di sintesi preventiva.
In sostanza, l'Assessore ha agito come se l'Assessorato fosse una forza politica che si muove verso la periferia, che incontra le forze sociali e le forze culturali e ad esse propone un proprio programma da mettere in corsa.
Di questo principalmente noi ci siamo allarmati, ed è questo che abbiamo denunciato, partendo dal caso che ci sembrava più clamoroso per la vastità e l'importanza degli argomenti trattati, perché qui si facesse una verifica. Come ha già detto, nell'illustrare l'interpellanza, l'architetto Picco, noi non accettiamo che questo venga ritenuto come un momento di dissenso preventivo, prima delle verifiche su tutte le proposte innovative.
Certo, noi facciamo alcuni richiami ad alcune esigenze: necessità di partire da dati realistici, di non lasciarci prendere, come abbiamo già detto, da un'impostazione di tipo illuministico che fa tabula rasa di tutto quello che c'è e su questo costruisce ex novo un edificio che sarà magnifico ma che rischia di farci perdere anni senza condurre in porto risultati concreti.
Mentre ringraziamo l'Assessore per quanto ci ha annunciato in ordine alla volontà di approfondire tematiche, di raccogliere elementi, di presentarci dati, non possiamo dichiararci politicamente soddisfatti, in questa sede, della risposta che ci è stata data. Prendiamo atto degli aspetti positivi, ma prendiamo atto che è mancato il chiarimento su questa nuova metodologia che deve essere impostata, che deve essere coerente con delle dichiarazioni generali di principio che investono i nuovi modi di governare. Noi verificheremo, negli atti, le rettifiche che devono essere apportate, e se la Giunta non riterrà di passare attraverso i momenti che sono necessari per l'elaborazione della politica regionale secondo le forme che sappiamo quali debbono essere, con la presentazione in questa sede dei documenti e delle linee, con lo svolgimento qui e nelle altre sedi opportune delle occorrenti discussioni, ci riserviamo di utilizzare gli strumenti di cui disponiamo, quale quello della mozione, per provocare una discussione di carattere generale e sistematica sull'argomento Non trasformiamo immediatamente questa interpellanza in mozione, non perché non vogliamo che si dia seguito ad una discussione generale sull'argomento, che invece sollecitiamo, ma per evitare che si possa pensare che il dibattito sia risolto - come in qualche modo ha tentato di risolverlo l'Assessore dandoci delle risposte generali su alcuni temi partendo da un esame che per noi è ora principalmente di natura metodologica, di impostazione e di principio. Il merito dovrà essere affrontato espressamente in un quadro completo ed organico.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, dobbiamo dichiararci assolutamente insoddisfatti della risposta dell'Assessore Astengo. La legge che abbiamo approvato non molti mesi fa, alla fine di aprile sull'istituzione dei comprensori, prevede in maniera precisa che il comitato comprensoriale abbia competenza nella redazione del piano territoriale di coordinamento, nell'individuazione, secondo criteri fissati dalla Regione, delle aree sub-comprensoriali. Attraverso tale legge abbiamo messo in moto un certo meccanismo - tralasciamo di discutere ora se si tratti di un meccanismo giusto, sbagliato, discutibile - per l'impostazione delle procedure di programmazione. Con l'iniziativa che ha assunto, lei Assessore Astengo, di fatto viene a precostituire, non ad agevolare, talune suddivisioni di carattere sub-comprensoriale, così da farle trovare già determinate ai comitati comprensoriali quando si insedieranno, per iniziativa della Giunta regionale.
Lei ha colto il problema che io ho sollevato, ma mi sembra che abbia tratto delle conclusioni che non possiamo accettare. Il rischio è grosso.
Lei, per risolvere delle contraddizioni tra le iniziative urbanistiche dei singoli Comuni, propone un livello di pianificazione di carattere intercomunale: questo può essere corretto, ma c'è il rischio di spostare le contraddizioni ad un livello più ampio, cioè tra queste unità di carattere sub-comprensoriale che lei in questo modo è venuto a sollecitare ed una sfera autonoma di iniziative e di determinazione che la legge ha voluto riconoscere ai comprensori come elemento caratterizzante della loro attività.
Noi comprendiamo perfettamente, Assessore, anche le ansie e le preoccupazioni che l'hanno spinto, e le assicuro fin d'ora che la nostra parte politica sarà sempre dispostissima ad appoggiarla in un rigore estremo nell'approvare gli strumenti urbanistici che i singoli Comuni dovessero sottoporle non coerenti con gli indirizzi che il Consiglio regionale, sul piano politico generale della politica urbanistica, già ha avuto parecchie volte occasione di discutere e di approvare. Ma il problema, a questo punto, è un altro: che bisogna, accettando con pazienza per il tempo occorrente - sei mesi, al massimo un anno - una gestione per certi versi ancora precaria, dare pienezza di poteri, piena autorevolezza e possibilità di determinare poi in modo autonomo e secondo gli elementi di carattere democratico che si son voluti inserire nella legge di attuazione dei comprensori, dar modo ai comprensori di cominciare ad articolare una politica sulla base delle direttive del Consiglio regionale ma con l'elaborazione di iniziative urbanistiche di livello sub-comprensoriale.
Non precostituiamo, quindi, dei fatti che in qualche misura finiranno poi con il determinare delle scelte e probabilmente anche con il creare degli elementi di incoerenza.
Noi avevamo voluto, con la nostra interpellanza, in modo garbato cortese, ci sembra, sottoporre in particolare questo tipo di problema alla Giunta regionale e sollecitare da essa un impegno preciso in questo senso.
L'Assessorato all'urbanistica, in questa fase, secondo noi, deve preoccuparsi, oltre che della gestione in fase transitoria degli strumenti urbanistici, sia pure con criteri rigidissimi, sui quali siamo d'accordo l'ho già detto, di impostare in modo corretto questo avvio di una politica urbanistica nuova, cercando di definire le procedure, i modi, le competenze che spetteranno ai comprensori, le direttive che i comprensori dovranno seguire nell'impostare le politiche sub-comprensoriali, la redazione dei piani territoriali di coordinamento, le aggregazioni appunto di carattere sub - comprensoriale.
E' questo, secondo noi, il problema politico che l'Assessorato e il dipartimento devono affrontare nei prossimi mesi, e non certamente, invece quello di incominciare a precostituire questo tipo di realtà, che ci sembra calata dall'alto e pericolosa per lo sviluppo della politica comprensoriale. Per questo noi ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti non essendoci stato da parte della Giunta l'impegno che le avevamo richiesto. Pertanto trasformiamo immediatamente - l'abbiamo già consegnata all'Ufficio di Presidenza - l'interpellanza in mozione e richiediamo quell'impegno della Giunta che ci sembra non ci sia stato



PRESIDENTE

In effetti, ho ricevuto una mozione, in base al primo comma dell'articolo 50, che suona così: "Il Consiglio regionale preso atto delle dichiarazioni dell'Assessore alla gestione urbanistica rilevando che le ipotesi di lavoro sui piani intercomunali rischiano di compromettere un corretto avvio del processo di pianificazione affidato ai comprensori invita la Giunta a sospendere ogni determinazione in materia ed a sottoporre al Consiglio il documento globale di discussione sulla realizzazione dei comprensori in rapporto alla pianificazione urbanistica".
Rimetto al Consiglio la decisione sulla sorte di questa mozione.
Annuncio subito che convocherò fra breve una riunione dei capigruppo, anche per concordare il proseguimento dei lavori odierni, visto che la discussione che si è svolta stamattina, indubbiamente interessante positiva, credo utile, ha scompaginato il nostro programma di lavoro.
Dovremmo ancora discutere sedici fra interpellanze e interrogazioni, prima di passare all'ordine del giorno; inoltre vi sono da effettuare delle nomine, in merito alle quali dobbiamo rilevare che non tutti i capigruppo hanno tenuto fede all'impegno di far pervenire il curriculum dei loro candidati all'Ufficio di Presidenza.
Nel corso di tale riunione penso si potrà decidere anche la sorte della mozione, cioè se votarla nella seduta di oggi, eventualmente al termine della discussione, dopo aver raggiunto, se possibile, un'intesa.
Non vedo obiezioni a questo modo di procedere.
Ora dobbiamo decidere sull'ulteriore corso dei lavori. Ritiene il Consiglio di continuare a discutere interrogazioni ed interpellanze? Dopo aver dedicato a queste già un paio di ore (anche se era un dibattito necessario, del quale certo nessuno si rammarica), forse è il caso di passare ad altro punto. La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Chiederei anzitutto alla Giunta di accogliere la richiesta che qui è stata fatta di predisporsi ad un dibattito sulla politica urbanistica, per certi versi già esposta in questa seduta dall'Assessore Astengo. Mi sembra che le osservazioni puramente di metodo che qui sono state avanzate possano trovare un'altra sede per entrare anche nel merito delle questioni prospettate. E' quindi una richiesta alla quale ci associamo anche noi che, non avendo presentato un'interpellanza, non abbiamo potuto intervenire in questo dibattito, molto interessante ed utile.
A questo punto proporrei però di rispettare anche il Regolamento passando subito all'ordine del giorno, senza dedicare altro tempo alle interrogazioni ed interpellanze.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, il problema che è stato posto dalle interpellanze ed ora tradotto in una mozione del gruppo del partito repubblicano è assai presente ed è stato lungamente dibattuto in seno alla Giunta in più occasioni. Ci rendiamo conto dell'importanza del problema.
Occorre però aver presente un'altra cosa. Il Consiglio si appresta a dibattere, i prossimi lunedì e martedì, alcuni temi scaturiti dalla Conferenza economica, E' un dibattito dal quale emergeranno anche delle linee che saranno poste a base del previsto piano di sviluppo, per il quale la Giunta ha indicato come termine massimo di redazione e di preparazione la data del 31 gennaio, o comunque fine gennaio - principio febbraio '76.
Quindi, tutto sommato, è utile un dibattito generale che faccia scaturire ed emergere le linee di politica di pianificazione territoriale e di gestione urbanistica. Perché non è soltanto di gestione urbanistica, e io ringrazio il collega Gandolfi delle sue dichiarazioni in proposito, nel senso che non è che lo si pone come termine di apertura, di varco: lo si pone come un corretto modo di intervenire a livello di aiuto ai Comuni e nell'insieme dell'economia generale del Paese pur rispettando le regole che presiedono ad un corretto piano urbanistico. Ringrazio anche tutti gli altri Consiglieri intervenuti, ed in particolare il capogruppo della Democrazia Cristiana, Bianchi, per le espressioni che ha avuto nei confronti dell'operato dell'Assessore Astengo. A mio avviso, però, un tale dibattito dovrebbe seguire, distanziandosene di un certo lasso di tempo quello che si svolgerà lunedì e martedì, per non essere un fatto immediatamente ripetitivo di queste linee. Perché la gestione territoriale la gestione urbanistica vanno inquadrate nella cornice più generale del piano di sviluppo, per la cui elaborazione, ripeto, la Giunta ha fissato come termine la fine del prossimo gennaio o il principio di febbraio.
Riteniamo pertanto utile che la mozione sia discussa. Nella conferenza dei Presidenti dei gruppi fisseremo quanto meno la data, che potrebbe essere attorno ai primi del gennaio '76.
Teniamo presente che per il 4 dicembre è in programma un dibattito sul problema dell'artigianato. Loro sanno, signori Consiglieri, che la legge fa carico entro il 15 novembre di ogni anno di dare una relazione per quanto riguarda l'attuazione della legge per l'artigianato; in quell'occasione abbiamo già preso anche accordi, all'interno della conferenza dei Presidenti dei gruppi, per dibattere questo importante problema, cui sono interessati in Piemonte 408 mila addetti ed un'economia vastissima della nostra Regione.
Teniamo anche presenti le altre scadenze che ci attendono. Per i primi di dicembre, sempre su sollecitazione dello stesso gruppo del partito repubblicano, del Consigliere Gandolfi, la Giunta ha in animo di proporre un dibattito per quanto riguarda il rapporto Regioni-Stato; proprio ieri, a Roma, c'è stata ancora una riunione con il ministro Morlino ed il Vicepresidente La Malfa, in cui è stato esposto alle Regioni un piano a medio termine che reputiamo di grande interesse e tale da richiedere un dibattito in Consiglio regionale.
Non vorrei che tutti questi adempimenti si accavallassero l'uno sull'altro, pregiudicando l'approfondimento dei temi che poniamo sul tappeto, che è lo scopo cui dobbiamo tendere. Sarebbe preferibile, perci collocare l'esame della mozione in modo da lasciar intercorrere un lasso di tempo breve ma sufficiente a consentire l'approfondimento che questo problema e questa materia meritano.
La Giunta, in conclusione, accoglie l'invito al dibattito venuto dalla mozione del partito repubblicano e lascia che sia la conferenza dei Presidenti dei gruppi a concordarne il tempo e le modalità.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Ovviamente, noi siamo d'accordo sul piano del metodo: che le linee di politica urbanistica devono discendere da un'impostazione di programmazione socio-economica sul territorio; e quindi siamo anche dell'avviso che la discussione sulle linee di pianificazione urbanistica debba seguire quella più generale sui problemi della situazione economica e dello sviluppo piemontese. Ma vorrei far rilevare al Presidente della Giunta che proprio per quello che lui ha detto è importante che questa discussione si svolga a distanza ravvicinata e che comunque non si compiano da parte della Giunta degli atti o si assumano delle iniziative che possano in una certa misura compromettere questo tipo di discorso.
Quello che abbiamo voluto sottolineare, e che ora ribadisco, è che anche il discorso dei piani intercomunali, quando non si collochi in uno sviluppo organico e coerente di atti programmatori, da quello regionale a quello comprensoriale, da quello comprensoriale a quello sub comprensoriale, può essere estremamente pericoloso. In questo senso manteniamo la mozione.
Decideranno poi i Capigruppo le modalità con cui arrivare rapidamente ad una discussione su questi temi che, se non altro, fissi alcune norme di comportamento e di indirizzo della Regione tali da non lasciar margine ad incertezze e ad elementi di contraddizione.



PRESIDENTE

La mozione, quindi, viene mantenuta.
Vi è però la proposta del capogruppo comunista di passare al punto successivo all'ordine del giorno, rinviando ad altra seduta lo svolgimento delle restanti interrogazioni ed interpellanze. Mi pare una proposta ragionevole. La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

In relazione a quanto ha detto il Presidente della Giunta sull'ampio respiro che dovrà avere il dibattito sulla conferenza dell'occupazione previsto per le sedute di lunedì pomeriggio e martedì, vorrei far rilevare rispettosamente che a mezzogiorno di venerdì ancora non abbiamo ricevuto il testo degli interventi svolti in tale conferenza.
Faccio questo rilievo anche perché memore dei giusti richiami che ricevevo dalla minoranza quando occupavo io il suo posto. Non le voglio muovere dei rimproveri, Presidente, ma osservo che non rimarrà molto tempo per un accurato esame dei documenti: domani è sabato, poi c'è la domenica che qualcuno ancora santifica, e il lunedì si dovrebbe già poter discutere.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il testo sarà consegnato nel corso della seduta odierna, secondo l'impegno assunto a suo tempo dalla Giunta nella conferenza dei capigruppo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento: Commemorazioni

a) Morte del Caudillo Franco


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Con la morte di Franco è scomparso l'ultimo tiranno fascista del nostro Continente. Ma noi non accoglieremo l'invito del Governo spagnolo ed esprimere il nostro cordoglio, non innalzeremo la bandiera italiana abbrunata, e non ci alzeremo nemmeno in piedi: troppe volte l'abbiamo dovuto fare, negli ultimi anni, per ricordare le sue vittime, i martiri dell'ultimo regime fascista d'Europa.
Salutiamo invece, insieme a tutti i detenuti politici che languiscono nelle carceri spagnole, come ha detto ieri il grande poeta Rafael Alberti "La scomparsa della Spagna della morte", e auspichiamo il ritorno della "Spagna della vita".
Sappiamo quanto sia difficile questa fase di transizione, e sappiamo che non sarà priva di pericoli, che potenti sono le forze che, morto Franco, vogliono tenere in piedi il franchismo. C'è un inasprimento della repressione e del terrore, che continua proprio in questi giorni e proprio in queste ore, mentre sta cambiando la forma di potere.
Noi inviamo da quest'Assemblea il saluto e l'augurio a tutto il popolo spagnolo perché, morto Franco, si liberi dal franchismo e possa costruire il suo avvenire nella democrazia. Per questo chiediamo che il nostro Governo si adoperi con tutte le sue forze per ottenere prima di tutto la libertà per i 1.500 detenuti politici imprigionati nelle carceri spagnole e perché tutte le libertà siano ristabilite. L'Europa ha bisogno di una Spagna democratica, e lo stesso futuro del nostro Paese ne è direttamente e immediatamente interessato. La nostra Regione, che non comincia oggi la sua azione di solidarietà attiva con tutte le forze democratiche spagnole continuerà e intensificherà le sue iniziative per la crescita di una nuova Spagna liberata per sempre dal terrore, dalla tortura e dal fascismo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

b) Sciopero generale per l'occupazione e lo sviluppo economico


PRESIDENTE

Si è svolto ieri in Piemonte lo sciopero generale per l'occupazione e lo sviluppo economico, in concomitanza con lo sciopero nazionale del settore auto-indotto e trasporti. Sono venuti a Torino migliaia di lavoratori, dando vita ad una grande manifestazione svoltasi in piazza San Carlo, dove ha parlato il Segretario della Federazione unitaria CGIL-CISL UIL, Bruno Storti. Nel corso della manifestazione alcuni gruppi estremisti hanno tentato di inserire una provocazione inqualificabile, aggredendo e ferendo alcuni operai e alcuni studenti, rompendo le vetrine di alcuni negozi, estendendo gli incidenti anche in altre parti della città.
Le dimensioni dell'episodio sono state limitate, rispetto al grande sciopero, all'imponente manifestazione; ma la sua estrema gravità non pu essere in alcun modo taciuta. Ci uniamo pertanto alla CGIL-CISL-UIL nel condannare fermamente questi individui, che hanno fatto sfoggio di un comportamento assolutamente estraneo alla storia, al costume ed alla tradizione di lotta del movimento operaio torinese.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Costituzione della Commissione di vigilanza della biblioteca


PRESIDENTE

Ho provveduto a costituire, ai sensi dell'articolo 11, lettera c) del Regolamento del Consiglio regionale, la Commissione di vigilanza della biblioteca, che, su accordo dei gruppi, è costituita dai Consiglieri Bianchi, Rosei e Zanone. Ad essi si affiancheranno i rappresentanti della Giunta, gli Assessori Astengo e Rivalta. Infatti, in sede di conferenza dei capigruppo, si è deciso di creare una biblioteca unica della Regione, che non sia solo uno strumento di lavoro della Regione ma un centro di documentazione e di cultura aperto all'intera comunità regionale. Di qui l'esigenza, oltre che di costituire rapidamente, come abbiamo fatto, la Commissione, affiancandole i due rappresentanti della Giunta, anche di trovare locali idonei.
A questo proposito, l'Ufficio di Presidenza ha deciso di collocare la biblioteca nei locali contigui a Palazzo Lascaris, affacciantisi sulla via omonima, che abbiamo in affitto dal Banco di Sicilia. Non si tratta ancora della destinazione definitiva, che dovrà essere all'interno del Palazzo Lascaris, ma è una soluzione che permette di dare alla biblioteca una sede decorosa e funzionale, senza interferire nei lavori di sistemazione interna del Palazzo stesso. Non ha ancora potuto trovar sede, invece, nella destinazione definitiva perché la stessa è interessata dai lavori di ristrutturazione del palazzo.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

d) Istituzione di una Commissione speciale di indagine conoscitiva sul fenomeno della droga


PRESIDENTE

In data 30 ottobre indirizzavo al Presidente della Giunta ed ai capigruppo una lettera sulla questione tragicamente viva e di scottante attualità, della droga e della sua diffusione in relazione alla nuova normativa che il Parlamento si appresta a varare e che assegna specifici e rilevanti compiti agli organi regionali.
Credo non siano necessarie molte parole per illustrare la portata e la drammaticità del fenomeno che ormai interessa migliaia e migliaia di giovani e di giovanissimi e che ha assunto in Italia, e anche nella nostra Regione, dimensioni gravi.
I dati giornalistici riferiscono che i consumatori abituali od occasionali di stupefacenti in età scolastica sarebbero oltre 200.000 contro i 20.000 del 1968.
Gli eroinomani sarebbero in Italia da 5 a 10 mila, ma gli esperti denunciano che, se non si riesce a fermare lo sviluppo del fenomeno, nel giro di 3 anni potranno diventare 50 mila.
Solo a Roma, riferiva recentemente "La Stampa", i tossicomani di ogni età sono 5 o 6 mila, di cui la grande maggioranza al di sotto dei 21 anni.
La diffusione della droga rimanda ai problemi sociali che stanno dietro a tale quadro: emigrazione, disoccupazione, disgregazione economica alienazione nei rapporti sociali, crisi di valori.
Ma la diffusione della droga è anche l'espressione dello spazio che nel nostro Paese è destinato e concesso alla delinquenza organizzata da parte del potere economico, politico e burocratico. Esiste il sospetto di una relazione tra esponenti delle trame nere ed alcuni dei dediti alla droga esiste il sospetto che lo stesso commercio della droga sia usato, anche a fini politici da gruppi avventuristici ed eversivi. Sembrerebbe confermato che le vie della droga sono intrecciate come parte integrante con quelle della delinquenza comune e politica. Al di là quindi della denuncia del fenomeno e a fianco delle iniziative per arginarne le conseguenze, occorre pertanto da un lato individuare e colpire i mandanti delle attività criminose, svelando altresì protezioni e connivenze (politiche e burocratiche), dall'altro riformare le procedure giudiziarie.
La legislazione attualmente in vigore è coerente con i principi autoritari e la logica fascista che sono alla base del Codice Rocco e comunque si è rilevata assolutamente inidonea a risolvere in qualche modo il problema. Bisogna pertanto ispirare coerentemente la legislazione penale in materia alle norme della Costituzione che affida alla pena un carattere ed un contenuto essenzialmente rieducativo.
Pur con i suoi limiti, la nuova legge antidroga rimane senza dubbio un passo avanti rispetto alla vecchia normativa.
Il disegno di legge, recentemente approvato dal Senato e ora all'esame della Camera, oltre ad affermare importanti principi innovatori in materia penale, concede credito alla capacità delle Regioni e dello Stato di intervenire efficacemente e prontamente in un campo in cui è quasi tutto da inventare.
Le Regioni si apprestano quindi a sperimentare una profonda innovazione pur nella carenza delle indispensabili infrastrutture che ne debbono costituire una componente essenziale.
Come è noto, infatti, la legge che sta per essere approvata affida alle Regioni particolari compiti di prevenzione e di cura. E la nostra Regione non deve tardare ad attuare ciò che è di sua competenza e che la legge prescrive.
A questo proposito rilevo come per la prima volta una legge sia finalmente precisa nell'indicare, come le Regioni hanno sempre richiesto le rispettive competenze dei due organi regionali, Giunta e Consiglio.
Stabilisce l'articolo 2 della legge che le funzioni di prevenzione ed intervento contro l'uso non terapeutico delle sostanze stupefacenti e psicotrope, al fine di assicurare la diagnosi, la cura, la riabilitazione ed il reinserimento sociale delle persone interessate, sono esercitate dalle Regioni, in applicazione dei criteri di indirizzo e di coordinamento stabiliti dallo Stato.
A tal fine sono costituiti in ogni Regione (Titolo X della legge): un Comitato regionale per la prevenzione della tossicodipendenza presieduto dall'Assessore alla sanità e composto da specialisti nominati dal Consiglio regionale. Tale Comitato ha compiti di coordinamento e di controllo sugli organi e gli enti che si occupano della prevenzione, cura e riabilitazione, nonché di raccolta di dati statistici. Comitato, nelle materie di sua competenza, deve essere sentito in relazione alle deliberazioni degli organi della Regione e può formulare pareri, proporre interventi e compiere le opportune indagini conoscitive ed ispezioni (artt.
89 e 90) uno o più centri medici e di assistenza sociale con il compito di fornire l'ausilio specialistico occorrente ai luoghi di cura, di determinare la terapia di disintossicazione più idonea, di attuare ogni iniziativa idonea al recupero sociale degli assistiti. Tali centri composti da medici, psicologi, assistenti sociali ed educatori, sono creati dalla Giunta regionale in attuazione di un piano di intervento formulato (e periodicamente aggiornato) dal Consiglio regionale, sentite le amministrazioni provinciali, i comuni e gli organismi socio-sanitari di zona nonché il parere del Comitato di cui sopra. Il centro compie gli interventi immediati necessari e indirizza colui che è bisognoso di assistenza medica al presidio sanitario locale, o, se necessario, al medico ritenuto più idoneo, predisponendo ed attuando i necessari collegamenti e operando gli opportuni interventi sociali (art. 91).
In sede di prima applicazione della legge è previsto che, entro due mesi dall'entrata in vigore della legge stessa (e cioè in termini estremamente ravvicinati soprattutto se si considera che è contestualmente prevista l'entrata in vigore della legge il giorno della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), il Consiglio regionale deve provvedere all'istituzione provvisoria dei centri medici e di assistenza sociale di cui sopra, avvalendosi dei servizi sanitari e sociali aventi sede nei Comuni e nelle Province nonché degli istituti di prevenzione e di pena, nei centri di servizio sociale previsti dall'ordinamento penitenziario e negli uffici distrettuali per i minorenni e negli istituti mutualistici e previdenziali. Qualora i Consigli regionali non provvedano entro il termine di due mesi il Ministro della Sanità istituisce in via provvisoria con proprio decreto i centri stessi (art. 105).
Dall'esame della parte della legge che affida questi compiti alle Regioni, risulta quindi evidente una prima necessità: quella di conoscere bene le reali dimensioni del fenomeno in tutta la nostra Regione.
Sulla base di queste considerazioni, i capigruppo hanno concordato sull'opportunità dell'istituzione, ai sensi dell'articolo 19 dello Statuto regionale, di una Commissione speciale di indagine conoscitiva che operi sulla base delle metodologie già positivamente sperimentate e provate in analoghe iniziative avviate e condotte a termine nella precedente legislatura (insediamenti industriali a Crescentino, situazione edilizia a Bardonecchia, e soprattutto quella sull'attività di eversione fascista in Piemonte).
In questo senso l'elaborazione di un questionario con poche domande tese non già a rilevare i nomi dei giovani che in qualsiasi modo sono indotti ad usare la droga, ma tese ad individuare le scuole nelle quali il fenomeno esiste, tutti gli elementi utili per accertare le fonti di rifornimento e di spaccio di ogni forma di droga potrebbe essere lo strumento adatto, come si è già verificato nell'indagine per l'attività eversiva neofascista.
L'indagine dovrebbe avere soprattutto carattere di massa e avere quale terreno principale di azione le scuole, protagonisti gli stessi organi di gestione della scuola recentemente costituiti.
L'indagine non dovrebbe però essere limitata solo al mondo della scuola, ma potrebbe svolgersi con la collaborazione dei Comuni, già felicemente sperimentata nella precedente iniziativa sul neofascismo, degli ospedali psichiatrici e degli altri presidi sanitari specializzati. Nè potrebbero essere trascurati gli aspetti che il fenomeno assume in qualche caserma.
I capigruppo hanno concordato che la Commissione d'indagine sia costituita in analogia a quella sul neofascismo e funzioni con le stesse modalità, che ad essa partecipino, in relazione ai compiti che la legge loro affida, gli Assessori alla sanità e all'assistenza, che le sia assegnato un periodo di tempo di tre mesi per condurre in porto l'indagine riferire in Consiglio e costituire la base indispensabile per attuare i vari disposti della legge.
Un'inchiesta di tale genere avrebbe certamente consensi della stragrande maggioranza dei giovani piemontesi e delle loro famiglie turbate dalle conseguenze molto gravi di un fenomeno complesso caratteristico delle società in profonda crisi economica e morale, dalla quale però il nostro Paese può uscire, richiedendo la responsabile consapevole partecipazione della stragrande maggioranza dei cittadini.


Argomento:

d) Istituzione di una Commissione speciale di indagine conoscitiva sul fenomeno della droga

Argomento:

e) Apposizione visto da parte del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 16/10/1975: "Interventi regionali in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico-forestali, opere idrauliche di competenza regionale" alle legge regionale del 16/10/1975: "Modifica all'art. 7 della legge regionale 16/5/1975 n. 28" alla legge regionale del 16/10/1975: "Contributi straordinari alle imprese private concessionarie di autoservizi di linea in dipendenza della perequazione contrattuale dei dipendenti del settore" alla legge regionale del 23/10/1975: "Nuovo termine per la presentazione delle domande di cui all'art. 7 della legge regionale 4/6/1975 n. 42 'Provvedimenti per la promozione dello sport in Piemonte".


Argomento:

e) Apposizione visto da parte del Commissario del Governo

Argomento:

f) Presentazione disegni di legge


PRESIDENTE

La Giunta regionale ha presentato i seguenti disegni di legge: n. 30: "Modifiche alla legge regionale 23/5/1975 n. 34 recante 'Concessione di contributi in conto capitale ai Comuni ed ai loro consorzi nonché alle Comunità montane per la formazione di strumenti urbanistici'" n. 31: "Convalida del decreto del Presidente della Giunta regionale n.
3895 in data 29/9/1975, relativo a prelievo di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste" n, 32: "Variazione al bilancio per l'anno finanziario 1975" n. 33: "Istituzione della Consulta regionale per il turismo, industria alberghiera, sport e tempo libero" n. 34: "Proroga dell'efficacia del vincolo alberghiero di cui alla legge 24/7/1936, n. 1692, e modifica del termine di cui al secondo comma dell'articolo 2 della stessa legge".
Qualcuno chiede la parola sulle comunicazioni? Il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Desidero sottolineare quella parte delle comunicazioni del Presidente del Consiglio che si riferisce alla manifestazione di ieri ed ai tentativi di provocazione posti in atto.
Ieri a Torino oltre centomila lavoratori con grande senso di responsabilità hanno partecipato ad una manifestazione per l'occupazione per gli investimenti, per il lavoro, per ottenere dal Governo iniziative concrete in materia di politica economica capaci di dare uno sbocco alla situazione che, come è noto, in Piemonte ha carattere di estrema drammaticità.
Abbiamo dovuto però notare che la manifestazione, ripeto, organizzata e condotta dai lavoratori con grande senso di responsabilità, è stata oggetto di un grave tentativo di provocazione e di teppismo: mentre il Segretario generale della CISL, Storti, parlava a nome della Federazione unitaria dei sindacati, praticamente dall'inizio alla fine gruppi di extra parlamentari in una così detta lotta comunista, o lotta continua evidentemente preordinata, hanno fischiato e urlato contro l'oratore, contro gli uomini politici e i dirigenti sindacali nazionali e locali, gridando slogans che niente hanno a che fare con gli obiettivi di lotta e con le proposte che i lavoratori con le loro organizzazioni stanno oggi facendo. Richiamati da operai che li hanno invitati ad atteggiamenti più responsabili, hanno reagito di sorpresa con bastoni aggredendoli e fuggendo immediatamente come è caratteristica dei vigliacchi.
Va sottolineato il senso di responsabilità che anche in questa situazione le decine di migliaia di lavoratori presenti in piazza San Carlo hanno dimostrato. Il tentativo era quello di far degenerare in rissa questa importante manifestazione, ma i provocatori sono stati isolati.
Noi comunisti vogliamo denunciare l'atteggiamento di gruppuscoli i quali, partendo da impostazioni ideologiche infantili, velleitarie, ne hanno dovuto registrare il fallimento anche quando hanno tentato di assumere carattere elettorale, ma soprattutto vogliamo sottolineare l'isolamento a cui li ha costretti la classe operaia dentro le fabbriche vogliamo denunciare l'atteggiamento di gruppi che non rappresentano che se stessi e che forse traggono alimento anche materiale da persone che ancora si nascondono; vogliamo denunciare il tentativo di provocare disordine, di portare tensione là dove occorre calma, freddezza, senso di responsabilità che i lavoratori italiani, i lavoratori piemontesi hanno da sempre e più che mai oggi manifestato in grandissima misura. Dobbiamo dire che questi gruppuscoli che si appropriano del, glorioso per noi, appellativo di "comunista", niente hanno a che spartire con i comunisti, sono dei provocatori, dei reazionari, in gran parte figli di papà, gente che va combattuta, che noi vogliamo combattere, che il nostro partito ha detto esplicitamente in qual conto la tiene. Questo è quanto abbiamo già detto e quanto in questa occasione il nostro partito ha voluto qui, con questa mia dichiarazione, ribadire. La situazione del paese è drammatica, più di quanto non appaia e ne sono testimonianza i dibattiti e le constatazioni che più volte in questo Consiglio regionale sono state fatte. Noi diciamo che i problemi vanno risolti con l'apporto di tutti, con l'assunzione di politiche economiche precise, con la lotta, perché forti sono anche le resistenze; ma siamo convinti che le lotte, tanto più sono efficaci quanto più dimostrano che la classe operaia è capace di assumere una funzione di direzione dello sviluppo politico, economico del paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Quanto dichiarato ora dal capogruppo del PCI esprime un profondo senso di responsabilità sul quale non può tacere la rappresentanza del PLI che da anni in questo Consiglio - e mi appello alla memoria dei colleghi che hanno vissuto insieme a me la prima legislatura - ha denunciato come in una situazione economica sempre più difficile per indubbie carenze, errori e colpe, potevano innescarsi ad essere innescati processi che giocando sull'emotività dei soggetti dei cittadini dagli errori, o dalle conseguenze di necessarie trasformazioni che la società conosce, riportano nel caos quello che la Costituzione repubblicana ha cercato di imporre come metodo di dialettica democratica.
I discorsi sugli estremi e sulla necessità d'identificare, come unica matrice, coloro che si arrogano di certi valori fondamentali o della classe borghese, o di coloro che hanno con il loro lavoro guadagnato attraverso le lotte sindacali, attraverso i contratti e la dignità di cittadini, cercano il caos. La democrazia è oggi in gioco facilmente; da 400 persone si pu passare rapidamente a 4.000 e a 40.000 e poi il tumulto sull'emotività pu diventare disastroso ed è opportuno pertanto questo appello che in parole serene deve far sì che ognuno, per quella che è la parte politica, sociale che vuole e deve rappresentare nel ruolo democratico i giusti contrasti e di mediazione politica successiva o di confronti sui quali ci può essere l'accordo o il disaccordo, ma nel libero gioco delle regole della democrazia, sia solidale e preciso nel denunciare coloro che, forse per più oscuri disegni, giocando sulle tinte diverse che ci possono essere in funzione degli interessi che devono essere colpiti, che devono essere modificati perché la nostra società prosegua ed avanzi in clima di maggiore giustizia sociale, non vengono chiaramente coperti da nessuno.
In questo senso e appellandomi a quanto già detto con riferimento a un personaggio vagheggiato lungamente nel mondo universitario milanese, che mi permisi di definire "fascista rosso" perché il fascista rosso ha gli stessi significati della violenza portata avanti da quelli che hanno il colore originario, io ritengo che oggi con questo Consiglio regionale sia opportuno, richiamandoci a quelle che sono le regole fondamentali di uno stato di diritto che trae origine da rapporto democratico che è instaurato in funzione della Costituzione repubblicana, togliere finalmente le coperture a coloro che possono invece soltanto giocare su false emotività e con nulla di razionale. Il discorso irrazionale è quello che porta i paesi alla distruzione. Con la logica, con la freddezza e con la coerenza è possibile progredire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, sulle sue comunicazioni: una breve dichiarazione in ordine all'attività della Commissione d'indagine conoscitiva sulla droga con la ovvia raccomandazione che la ricerca dei dati sia costantemente volta in positivo e alla mobilitazione di tutte le forze giovanili, che attendono di essere mobilitate per la loro sensibilità morale e in questo la Regione ha un ruolo ed un compito importante da svolgere.
Sul problema della Spagna occorre sollecitare la massima apertura verso tutto il mondo spagnolo affinché avverta che l'Europa è sensibile e pronta ad accoglierlo nel concerto delle nazioni che la compongono in modo da favorire ogni suo sviluppo democratico, senza alcun arretramento della Spagna, né della sua condizione economica, né soprattutto delle sue prospettive di sviluppo democratico in modo che sia preservato da ogni forma di violenza, secondo l'impegno esplicito ed il comportamento di tutte le forze politiche e democratiche che stanno emergendo e che sono presenti quanto meno nell'anima e nella cultura della Spagna.
Infine, sugli atti che sono stati testé denunciati, io non formulo giudizi dal punto di vista morale e politico, sono persino ovvi, sono giudizi che vengono dati da tutta la gente che ha spirito democratico, che ha voglia di lavorare, che ha a cuore lo sviluppo civile della nostra società. Sulle condizioni e sul quadro politico che è necessario determinare perché la nostra società esca dalla crisi che l'attanaglia e perché il nostro paese superi la crisi economica che incide così fortemente sulla vita dei lavoratori e delle imprese e anche sul peso internazionale del nostro Paese, ci esprimeremo opportunamente nella sede predisposta, nel dibattito che sarà sviluppato il 24 e 25 corrente, per cui non si tratterà soltanto di affermazioni di principio, ma di indicazioni raccordate alle responsabilità politiche che dobbiamo affrontare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Interverrò, molto brevemente, signor Presidente, sui tre argomenti che sono stati oggetto delle sue comunicazioni.
Credo che quanto al problema spagnolo, con la fine dell'ultimo dittatore fascista, fine giunta molto tardi, e dopo inaudite sofferenze del popolo spagnolo, non possiamo che esprimere l'augurio che tutte le forze democratiche considerino il momento attuale della vita spagnola come un momento assolutamente delicato, in cui non debbano prevalere finalità che non siano quelle strettamente di restituire a quel popolo i metodi della democrazia e la possibilità di esercitarli.
Certamente, l'Europa ha compiti enormi di fronte a questo problema: se saprà essere unita ad esercitare una attenta vigilanza, anziché assumere una posizione d'intransigenza nei confronti della situazione che si creerà da oggi in poi nella Spagna, i risultati non potranno che essere positivi.
Per quel che riguarda le manifestazioni di ieri, io penso che la stigmatizzazione degli incidenti che vi sono stati non ci esima dal considerare la possibilità che focolai di questo tipo siano determinati non soltanto obiettivamente da situazioni provocatorie che certamente ci sono ma anche da situazioni oggettive. Credo che il partito comunista, con la dichiarazione del suo capogruppo, abbia voluto sottolineare la responsabilità e la responsabilizzazione di cui si fa carico il partito comunista per contribuire ad una democratica e corretta risoluzione dei problemi che ci stanno di fronte.
Il partito comunista, nel momento in cui sceglie una strada diversa ed offre la propria collaborazione, si trova di fronte ad un qualche cosa che oggi, non potendo probabilmente operare sull'altro versante dello schieramento , opera alla sinistra del partito comunista.
L'unico rimedio a questa situazione sta nel portare sollecitamente a soluzione i problemi, ma è un compito non facilmente ed immediatamente realizzabile neanche per questa nuova Giunta, di diversa conformazione politica: sarà necessario uno sforzo di tutti noi insieme, almeno di quanti di noi credono nella democrazia, per arrivare al più presto a concreti risultati positivi.
Per quanto riguarda la Commissione anti-droga, mi viene spontaneo fare un richiamo al Presidente del Consiglio per la forma in cui egli ha presentato il problema. Quando il Presidente del Consiglio parla a titolo non personale, ma a nome del Consiglio, come credo abbia fatto poco fa, pu certamente dare delle valutazioni di ordine politico e dare interpretazioni a determinati problemi; lo inviterei però a non cadere nella genericità degli slogans automatici per cui si attribuisce con fatalità sempre a matrici di un certo tipo fenomeni che hanno invece origini chiare, anche se diverse e che devono essere bene individuate, origini che, del resto, la Commissione d'indagine ha proprio lo scopo di individuare.
Altrimenti, corriamo il rischio di dare una precostituita indicazione che finisce con lo sminuire l'importanza, l'impegno e la caratteristica delle Commissioni che nominiamo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Il gruppo socialista si associa all'augurio formulato dal Presidente del Consiglio regionale che la fine del dittatore Franco coincida con il ritorno della Spagna alla libertà. Il nostro indirizzo di solidarietà va a tutti i militanti antifascisti spagnoli, soprattutto a coloro che soffrono in carcere o in esilio.
Mi sembra, anzi, che sia questa occasione propizia perché, il Consiglio regionale formuli un voto che esprima la sua intensa partecipazione alla lotta democratica dei partiti antifascisti, dei sindacati operai, delle forze autonomistiche e libertarie di Spagna; lotta che viene condotta perché la Spagna ritorni europea.
Mi sembra opportuna la proposta presentata dal Presidente del Consiglio per la costituzione di una commissione consiliare che dovrà predisporre con una indagine conoscitiva il più possibile ampia e completa, gli elementi d'informazione e di ricerca e di struttura per una sollecita attuazione della legge sulla droga. Ha già chiaramente e sinteticamente detto il Presidente del Consiglio come un rapido esame del testo approvato dal Senato (e che dovrebbe essere d'imminente approvazione da parte della Camera) consenta di rilevare l'importanza e la delicatezza delle funzioni attribuite alle Regioni in ordine alla prevenzione, attraverso la costituzione di una speciale Commissione regionale per la prevenzione, di centri medici e di assistenza sociale, ed il contatto con gli enti locali (giustamente si è parlato, quindi, di un rapporto che dovrà tenere a sua volta la Commissione con i Comuni e le Province, con le associazioni, gli enti e le istituzioni pubbliche e private di assistenza sanitaria e sociale operanti nel settore) sino all'obbligo, legislativamente previsto, di programmazione della Regione nella materia. Tutto ciò implica una molteplicità di compiti la cui predisposizione non potrà certo essere improvvisata, ma va avviata nella valutazione dei già grossi impegni della Regione in materia di Sanità e Assistenza sociale, nonché dei termini alquanto ristretti - lo ha accennato il Presidente Sanlorenzo - che la legge prevede per la sua attuazione da parte degli organi regionali.
Nessun dubbio, quindi, sull'importanza del problema, che investe anche il campo dei rapporti fra la Regione e gli organismi della scuola, in particolare quelli di cui ai decreti delegati, essendo proprio la scuola il momento determinante dell'attività di formazione, educazione e prevenzione.
La costituzione della Commissione consiliare rappresenta, quindi, in questo senso, un'occasione di grande impegno, di responsabilità, anzi, come ha detto il collega Bianchi, di mobilitazione; e alla formazione di questa Commissione il gruppo socialista dà la sua approvazione ed assicura tutta la sua collaborazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Robaldo, ne ha facoltà.



ROBALDO Vitale

Il gruppo repubblicano si associa all'espressione di condanna che il Presidente ha avuto nei confronti del passato regime franchista ed auspica che quei germi di libertà che sono alla base del popolo spagnolo possano emergere e trovare terreno di vivificazione, per portare anche quella Nazione in un contesto democratico e civile collegato al resto dell'Europa.
Quindi, assicura il suo appoggio a tutte le iniziative tendenti a favorire questo stimolo democratico e questo inizio di nuovo corso che noi auspichiamo.
Perfettamente d'accordo sulla costituzione di una Commissione che si occupi del problema della droga, vorremmo porre l'accento sul fatto che ci deve essere in questa attività proprio una mobilitazione collettiva, pari direi, a quella che si è avuta quando si è trattato di svolgere l'inchiesta sull'antifascismo. Questo è un problema di altrettanta gravità. Al di là della ricerca, che dovremo certamente proporci, delle radici sociali che portano a questo fenomeno negativo, dobbiamo indubbiamente sensibilizzare tutta un'opinione pubblica attorno a questo problema. Questo io ritengo sia il momento focale di questa iniziativa della Regione.
Prendo atto con soddisfazione della stigmatizzazione da parte del Partito comunista - d'altronde, non è un fatto nuovo - dell'attività teppistica di gruppuscoli extra-parlamentari, che hanno indegnamente disturbato e cercato di impedire una pacifica dimostrazione democraticamente condotta da lavoratori i quali volevano, nel contesto delle loro rivendicazioni, far presenti i gravissimi problemi, non solo di ordine generale ma soprattutto di ordine regionale, presenti attualmente in Piemonte. Ci auguriamo soprattutto che una iniziativa sul piano programmatico e sul piano operativo da parte della Giunta possa porre rimedio a certe situazioni.
Sarebbe la risposta migliore a questi atti di provocazione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, il Governo regionale condanna gli atti teppistici avvenuti durante la manifestazione di ieri. Già in altre occasioni abbiamo avuto modo di rilevare come, frequentemente, sulla lotta dei lavoratori per la conquista di migliori condizioni di vita e di lavoro, s'innestino elementi di provocazione grave come quelli di ieri. E' evidente che fra i manifestanti si sono insinuati dei provocatori che hanno tentato di far degenerare la manifestazione, quasi come un motivo di lotta all'interno della stessa classe operaia, dei lavoratori che manifestavano, e non invece un movimento unitario di lotta all'esterno per giungere a condizioni migliori di vita e di lavoro per la difesa dei livelli occupazionali e per lo sviluppo della produttività del nostro Paese.
Sono atti cui abbiamo dovuto assistere ripetutamente nei mesi scorsi e che tendono a manifestarsi sempre più marcatamente quanto più si inasprisce la lotta.
Possiamo anche collocarli esattamente. Per esempio, la provocazione venuta dalle cosiddette "brigate rosse" in occasione di lotte importanti alla Fiat, in momenti importanti in cui il Paese era chiamato ad esprimersi per i diritti civili, in altre occasioni, che potremmo specificare dettagliatamente, fra cui ultima quella di ieri, nel momento in cui la drammatica situazione occupazionale e produttiva del Piemonte veniva denunciata da centomila lavoratori riuniti in una piazza di Torino.
Il Governo regionale, inoltre, ritiene di doversi associare alle parole del Presidente del Consiglio per dichiarare, come ha già fatto in altre circostanze, il suo appoggio alla lotta del popolo spagnolo tendente ad ottenere il ripristino della legalità democratica e della democrazia in quel Paese. Rileva tuttavia che sono da respingere le facili illusioni di chi ritiene che la morte del dittatore Franco porti automaticamente al ripristino della democrazia in Spagna. Ritiene invece che tutti i democratici, di tutto il mondo, e noi per la comunità regionale piemontese debbano continuare a dare il proprio appoggio alla Spagna perché questa possa ritrovare la libertà da tanti anni perduta, in quanto in quel Paese come tutti ben sappiamo, esistono molte forze reazionarie, collegate a forze internazionali (basti pensare alle basi militari che la Spagna ha concesso in questi ultimi anni) che si adoperano in senso contrario, per impedire che in Spagna si torni ad un regime veramente democratico e popolare.



PRESIDENTE

Si conclude così il dibattito sulle comunicazioni.
Darei ora la parola nuovamente al Presidente della Giunta, per alcune comunicazioni che costituiscono un punto aggiuntivo all'ordine del giorno.
Suggerirei di tenere poi la riunione dei Capigruppo e la riunione della II Commissione, che ha chiesto di potersi convocare subito, sotto la Presidenza del Consigliere Gandolfi. Riconvocherei pertanto il Consiglio regionale per oggi pomeriggio alle ore 15, in modo da lasciar liberi i Consiglieri.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, ritengo opportuno informarvi su alcune situazioni mantenendo il proposito preannunciato di dialogare costantemente sui temi più importanti con tutte le forze politiche all'interno del Consiglio e con tutti i Consiglieri.
Perseguendo l'obiettivo che ci eravamo fissato con il nostro documento programmatico, abbiamo intavolato trattative per l'acquisizione di aree importanti per la formazione di parchi regionali. Sono stati avviati contatti per La Mandria, sono iniziate trattative per Stupinigi, ed altresì sono state iniziate ulteriori trattative per il Parco Cavour di Santena.
Per quest'ultimo parco esistono buone possibilità di conclusione, o nel senso dell'acquisto o quanto meno nel senso dell'utilizzo.
Il Parco di Santena, il cosiddetto Parco Cavour, che è di circa 250 mila metri quadrati, con l'area esterna annessa, è già di proprietà del Comune di Torino, a parte un diritto di usufrutto della Marchesa Visconti Venosta, che è presidente della Fondazione Cavour, la quale si è dichiarata disposta comunque a rinunciarvi in parte purché il complesso sia acquisito dalla Regione, unitamente ad altri enti interessati o comunque ad altri enti pubblici, con il fine di valorizzare la documentazione cavouriana, di valore inestimabile, custodita nel castello, che oggi purtroppo non ha ancora una autentica difesa ed è quindi esposta ad una infinità di eventi non esclusi i furti (ne sono avvenuti negli anni scorsi).
Avremo modo di discutere l'argomento in modo più approfondito.
Comunque, è certo che l'orientamento della Fondazione è quello di aprire alle forze politiche, modificando il proprio statuto per consentire la partecipazione di quattro rappresentanti della Regione, tre del Comune di Torino e uno o due della Provincia, in modo da consentire a tutte le forze politiche di esservi rappresentate. Intorno al 15-20 dicembre vi sarà un incontro allargato, al quale chiameremo e inviteremo ad intervenire tutta la stampa, perché ci dia il suo appoggio in quello che consideriamo un momento altamente qualificante dell'azione della Giunta: vi sono da evidenziare all'opinione pubblica valori tuttora sconosciuti, non esaltati adeguatamente, con l'apertura di conoscenze storiche di grande rilievo a più vasti strati di studiosi della storia del nostro Risorgimento.
Quanto al Parco della Mandria, le trattative sono già in una fase abbastanza avanzata ed è probabile che abbiano a concludersi rapidamente, e in modo assai favorevole.
Non sto qui a precisarvi i termini degli accordi che possono già essere intercorsi; dico solo che, a meno di colpi di scena, nelle prossime settimane la Giunta regionale potrà probabilmente darvi notizia di una conclusione positiva.
Il Parco della Mandria, come voi sapete, originariamente era di 2800 ettari, ridotti a 1400 per la vendita alla Bonomi Bolchini.
Sono 14 milioni di metri quadrati, cui si aggiungono tutti gli immobili, il castello e la sua dependence, dove solitamente avvengono i ricevimenti d'importanti personaggi (nei giorni scorsi vi è stato il Re di Svezia). Il castello ha all'interno pezzi di buon pregio, trova collocazione storica molto importante e rappresenta per la comunità piemontese un valore che deve essere acquisito. Già la Giunta precedente d'altronde, aveva iniziato tutta una serie di rapporti, che noi abbiamo continuato.
Per il Parco di Stupinigi, abbiamo iniziato trattative puramente a livello tecnico con l'Ordine Mauriziano. Si tratta di 16 milioni di metri quadrati di terreno, di cui 8 milioni a bosco e 8 milioni suddivisi fra gli affittuari di 23 cascine, ove dovrebbe trovar sede la Facoltà di Agraria e Veterinaria.
Qui le difficoltà si presentano maggiori, non per quanto riguarda il bosco ma per quello che concerne i terreni coltivati, in quanto gli affittuari hanno diritto di prelazione, e quand'anche si dovesse arrivare ad una forma di esproprio gli stessi avrebbero pur sempre diritto ad un risarcimento in misura notevolissima, commisurata ad una percentuale del reddito.
Comunque, ritengo che sia il castello di Stupinigi sia l'area attinente più propriamente al bosco, di circa 8 milioni di metri quadrati, possano essere in questo momento oggetto di trattativa con il Mauriziano, o sotto una forma o sotto l'altra: non importa se l'acquisizione è in forma di proprietà o di utilizzazione per canone di affitto, purché rimanga destinata a parco. L'acquisizione del castello, trattandosi di un bene storico, un bene culturale, che non può essere utilizzato e richiede ingenti spese di manutenzione, sarebbe senz'altro passiva. Importante è pure l'acquisizione delle masserie attorno al Castello, che costituiscono un complemento architettonico di grande importanza; ma anche su queste vale il diritto di prelazione per gli affittuari che attualmente le occupano.
Una possibilità di contrattazione vi è invece per l'area, sempre nel complesso di Stupinigi, per quanto riguarda la Facoltà di Agraria e Veterinaria. Il dialogo è già stato iniziato dalla precedente Giunta e noi intendiamo portarlo a conclusione nel più breve tempo possibile. Occorrerà indubbiamente poi trattare con chi attualmente utilizza quest'area, con l'affittuario; ma noi riteniamo che si possa giungere abbastanza facilmente ad un risultato positivo.
Ho voluto fornire queste informazioni al Consiglio sempre in funzione del nuovo modo di governare che intendiamo portare avanti, in rapporto al quale non vogliamo che i Consiglieri debbano avere conoscenza di certi fatti magari in sede diversa, ritenendo più corretto darle preventivamente in modo che ognuno possa giudicare, possa intervenire rispetto agli argomenti che ci troviamo a dover affrontare.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola in ordine a queste comunicazioni? Chiede di parlare il Consigliere Cerchio, ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Apprendo con viva soddisfazione che vi è buona probabilità di poter valorizzare il Parco di Cavour e l'edificio annesso in Santena. In effetti negli anni scorsi alcuni enti locali del Chierese, come espressione di forze politiche, ed altri di carattere culturale, come il Teatro Stabile di Torino, avevano cercato, con iniziative loro proprie, di ottenere l'autorizzazione ad utilizzare e il parco e l'ambiente nel senso di un inserimento di spettacoli, di mostre; iniziative che avevano però carattere di provvisorietà e mancavano di organicità e comunque non utilizzavano completamente l'ambiente.
Lo scorso anno, l'ipotesi di localizzazione nel Parco di Cavour di un settore della interessantissima Rassegna internazionale di teatro, musica e arti dell'espressione, intitolata "I giovani per i giovani", giunta al suo quarto anno e che ha assunto una rilevanza notevole, era stata scartata proprio per la non possibilità di sufficiente garanzia e sicurezza dell'ambiente.
La possibilità d'intervento dell'ente pubblico, a nostro avviso, è un fatto estremamente significativo, e ciò mi induce ad accogliere con soddisfazione questa comunicazione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Borando, ne ha facoltà.



BORANDO Carlo

Vorrei una precisazione in merito alle trattative per questi parchi, in particolare per quello della Mandria. Vorrei sapere se l'acquisizione del complesso contempla anche le scorte vive e morte, che mi risulta, almeno per La Mandria, essere abbastanza consistenti. Osservo poi che, per quanto concerne il diritto di prelazione che potrebbe essere vantato dai conduttori, che ogni loro tentativo di farlo valere sarebbe vano nel caso in cui i piani regolatori, i piani di fabbricazione dei Comuni su cui insistono questi parchi prevedessero verde pubblico o area destinata a parco.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Questo non cambierebbe nulla, perché anche nel caso di espropriazione la legge riconosce all'affittuario una quota.



BORANDO Carlo

Una quota per quanto concerne i suoi diritti di conduttore, non per quanto riguarda il diritto di prelazione per l'acquisto.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Non è cosa di poco conto, tuttavia.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Mi auguro sinceramente che sia la penultima volta che prendo la parola su questo problema dei parchi: vorrei cioè parlare soltanto più per compiacermi dell'avvenuta acquisizione quando tutto sia stato veramente concluso.
Il Parco della Mandria è stato oggetto di discussione in questo Consiglio regionale - ne ha accennato il Presidente, sia pur fugacemente fin dal tempo in cui a presiedere la Giunta c'era il dott. Calleri. Fu proprio lui, anzi, a prendere per primo l'iniziativa, non semplice, non facile, che venne poi continuata dalla Giunta che ho avuto l'onore e la responsabilità di presiedere. Nella mia Giunta tale attività è stata svolta essenzialmente - desidero darne atto in Consiglio, ma il Presidente della Giunta certo non lo ignora, perché attraverso l'esame e lo studio degli atti se n'è senz'altro reso conto - dall'amico e collega Paganelli predisponendo rilievi aero-fotogrammetrici, sopralluoghi, che hanno comportato anche parecchie difficoltà, e via dicendo. Mi auguro che fra poche settimane effettivamente la nuova Giunta possa annunciare in Consiglio che tutto è concluso. Le difficoltà che si frappongono a questo felice esito sono però tali da rendere molto perplessi sulla possibilità che in termini così brevi si possa colmare tutto lo spazio lasciato libero dai fatti precedenti. Questo non esclude che la trattativa debba essere portata innanzi con estremo vigore e rigore, così come noi auspichiamo.
Indubbiamente, il compito è abbastanza facilitato proprio da tutto quanto è stato in precedenza fatto in questa direzione. Più d'una volta ho intrattenuto il Consiglio su questo argomento, a sollecitazione soprattutto dell'allora Consigliere, ora Assessore, Rivalta, il quale una seduta sì e l'altra no chiedeva che si facesse il punto sulle trattative per Stupinigi e la Mandria. Cercherò di evitare di prendere il suo posto con il sollecitare in una seduta sì e in un'altra no il Presidente attuale della Giunta a portare a conclusione effettiva questo grosso, importante e grave problema, augurandomi che non ve ne sia necessità.
Vorrei osservare che le difficoltà da superare per Stupinigi sono ancora maggiori per quel che sa riferisce alla trattativa con l'Ordine Mauriziano, anche perché là vi sono implicazioni della collocazione delle due Facoltà di Agraria e Veterinaria, per le quali sono state ipotizzate anche altre soluzioni.
Unicamente per recare un apporto personale, a nome anche dei colleghi che se ne sono occupati nella precedente Giunta, vorrei dire al Presidente della Giunta attuale che si deve armare di ottimismo e di entusiasmo evitando di arrendersi di fronte alle molte difficoltà che gli si frapporranno in questa direzione, soprattutto per quel che concerne la valutazione economica e finanziaria di questi valori. Negli atti della Giunta troverete, degli accertamenti peritali che sono stati predisposti troverete traccia di quello che l'avv. Paganelli, per mio incarico e per incarico della Giunta, ha fatto in direzione dell'acquisto, e tutto ci dovrà costituire elemento di base. Perché quando, forse con eccessiva facilità, si parlava di esproprio di questi parchi, non ci si rendeva conto che con ogni verosimiglianza avremmo esagerato non soltanto nel fatto dell'espropriazione, alla quale si può essere sempre disponibili e disposti, ma perché sarebbe stato onnicomprensivo ed avremmo urtato contro quelle difficoltà che sono state oggi fatte presenti.
Se il Presidente Viglione mi darà la gioia e il conforto di riferire tra qualche settimana in termini concreti e positivi, la mia voce si leverà soltanto per dire: grazie di avere così bene completato quel lavoro che era stato da noi pazientemente condotto avanti per l'addietro.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ho meditato a lungo, Consigliere Oberto, prima di fare questa comunicazione, ma poi mi sono deciso anche perché sentivo il bisogno di essere confortato a proseguire in questa azione. E' vero che il nostro documento di programma, presentato nello scorso luglio, prevedeva precisamente l'acquisizione di questi parchi, ma mettere per iscritto le cose non vuol sempre dire poterle realizzare: si tratta di un problema grandioso, in cui occorre che la Giunta sia sorretta dall'appoggio dell'intero Consiglio.
Per quanto riguarda Santena, la soluzione è praticamente raggiunta, si attende soltanto più il compimento di determinati atti. Quanto agli altri le trattative, ripeto, con l'Ordine Mauriziano sono a livello tecnico, di precisazione di ogni elemento, quindi soltanto a livello funzionariale; per quanto riguarda invece la Mandria il livello è già superiore.
Riteniamo di poter portare al più presto le questioni all'esame delle Commissioni II e V (perché si tratta di pianificazione e parchi) perch siano esaminate in modo approfondito. Si tratta di un grande momento, sul quale deve esserci l'unità di tutto il Consiglio, di tutte le forze politiche rappresentate nel Consiglio. Quindi, ringrazio i Consiglieri che sono intervenuti e che ci hanno dato incoraggiamento all'attività che stiamo conducendo in questa direzione.



PRESIDENTE

La seduta del mattino è conclusa. I lavori riprendono oggi pomeriggio alle ore 15.
Le Commissioni I e VI sono convocate per le ore 14,45; la Commissione II è già riunita.
I capigruppo si riuniranno subito, come avevo preannunciato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



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