Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.141 del 19/09/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Comunicazioni del Presidente sull'attentato alla Stampa e al giornalista Ferrero dell'Unità


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, ritengo doveroso iniziare i lavori con alcune comunicazioni sulle quali si potrà anche sviluppare un breve scambio di opinioni.
L'attentato terroristico compiuto alle ore 0,30 di ieri notte contro lo stabilimento della Stampa di Torino poteva essere una strage ma fortunatamente si è risolta con otto contusi.
A distanza di 24 ore, questa notte è stato aggredito e ferito il giornalista dell'Unità, Nino Ferrero. Due terroristi gli hanno sparato alle gambe fratturandogli entrambi i femori.
Prima di tutto desidero proporre al Consiglio regionale di associarsi al Consiglio di fabbrica e al Comitato di redazione della Stampa per le parole che hanno scritto in un comunicato esecrando la nuova violenza che colpisce nel Paese persone innocenti, che mette in pericolo la libertà e la democrazia il cui principio poggia sul rispetto del lavoro e delle idee sulla garanzia di libertà che assicura la Costituzione a tutti i cittadini democratici.
Esprimo altresì l'augurio più caloroso, fraterno e - se permettete personale al giornalista colpito perché possa al più presto riprendere il suo posto al servizio della verità, dell'informazione, della libertà di stampa.
Ma non dobbiamo fermarci qui di fronte a questi due atti cosi vicini nel tempo; dobbiamo interrogarci su che cosa vogliono costoro, qual è il senso della ripresa degli attentati terroristici. E' opinione comune che costoro non operano affatto per ideali rivoluzionari, ma lavorano per una svolta reazionaria nel Paese. Non sono partigiani di alcuna causa, ma sono criminali assassini; non sono eroi e vittime della società repressiva, ma sono dei vigliacchi che agiscono, a due o a quattro, armati,di notte,contro cittadini inermi.
Da gennaio ad oggi costoro hanno provocato in Piemonte, 58 attentati ad auto, scuole, sedi di Partiti, sindacati e commissariati, attentati contro 12 persone di cui quattro mortali; hanno provocato tredici aggressioni e hanno compiuto altri undici episodi collegati alla delinquenza politica.
Dopo questi ultimi due casi, credo che dobbiamo sforzarci di capire che cosa si prefiggono a breve scadenza nel quadro della strategia generale che più volte abbiamo analizzato anche in questa sede. Penso di poter esprimere delle ipotesi che possono configurarsi in questo modo: prima di tutto puntano sull'esasperata situazione di questa settimana, in preparazione del Convegno promosso dagli estremisti a Bologna e,in secondo luogo, cercano di creare nella città di Torino una situazione tale da rendere impossibile lo svolgimento dei processi alle Brigate rosse, il primo dei quali già fissato per il mese di ottobre che, come voi sapete, è stato oggetto di una presa di posizione del Consiglio regionale perché i processi si celebrassero nella nostra città.
In ultimo, forse, vogliono impedire che sia fatta piena luce sull'episodio del 5 agosto scorso, quando due giovani morirono dilaniati da un ordigno esplosivo, probabilmente destinato ad un attentato. In effetti mi ha sorpreso, e credo che sorprenderà anche voi, l'affermazione molto grave fatta da un giornalista di Stampa Sera, lad dove raccontando dello svolgimento dell'inchiesta dice: "L'inchiesta, è doveroso scriverlo, ha fatto grandi e importanti passi avanti: Polizia e Carabinieri sarebbero arrivati a conclusioni sotto alcuni aspetti clamorose, ma i loro dettagliati rapporti giacciono da quasi due mesi sul tavolo del Magistrato che avrebbe dovuto occuparsene con sollecito zelo".
Poiché il giornalista Nino Ferrero si occupò anche di questo caso credo che oggi dobbiamo richiedere da questa tribuna: se è vero ciò che dice il giornalista, quali sono i motivi per i quali l'inchiesta si è fermata per un mese e mezzo se ciò non è vero e se l'inchiesta è conclusa, ne siano resi noti i risultati se è ferma o si è fermata per qualche colpevolezza, sia ripresa sollecitamente e portata a conclusione, perché non c'è cosa peggiore di fermare l'accertamento della giustizia.
Poiché la dimensione dei due attentati e la loro qualità esplicitamente fanno riferimento alla libertà di stampa e pongono in discussione una questione di importanza nazionale, propongo una riunione per questa sera alle ore 18, presso la Presidenza del Consiglio regionale dei Segretari regionali e provinciali dei partiti democratici, antifascisti per esaminare assieme all'Associazione Piemontese della Stampa le iniziative più opportune da prendere di fronte agli atti che abbiamo subito in questi giorni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bellomo per una dichiarazione. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Mi associo, a nome dei Gruppo socialista, alle parole del Presidente.
Mi auguro che la proposta finale di una riunione dei Segretari regionali e provinciali dei Partiti democratici non sia solo il tradizionale appello che pure è significativo e politicamente valido, che ci fa trovare puntualmente ad ogni riunione del Consiglio regionale a dover commemorare e a dover condannare questi fatti. Mi associo per un triplice motivo: per esprimere al compagno Ferrero, da parte del Gruppo socialista l'espressione di vicinanza e di solidarietà, per esprimere la nostra più profonda, convinta, netta e chiara condanna a questa metodologia volta a scardinare lo Stato che faticosamente cerca di trovare il suo equilibrio a Torino, a Vercelli, a Roma e ovunque, ed infine per riaffermare, a nome del Gruppo, il nostro impegno di attenta vigilanza, di mobilitazione permanente, laddove tutte le conclusioni sono possibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi associo alle parole del Presidente del Consiglio che penso rispecchiano l'opinione dei Consiglieri ma anche l'opinione pubblica.
Con l'attentato alla Stampa che è una testata che cerca di parlare degli interessi di tutti i cittadini, con l'attentato a Ferrero, si vuole imbavagliare la stampa. Sono fatti che ricordano i sistemi del 19/20/21/22.
Allora ero ragazzo, ma già presente. I cittadini erano intimoriti, il Governo non godeva fiducia, era in preparazione un sommovimento a carattere rivoluzionario, venne il famoso colpo di Stato che ha portato la marcia su Roma del fascismo. Gli attentati di oggi hanno una matrice fascista e non ha importanza la sigla con cui vengono poi rivendicati. La metodologia, il sistema, l'aggressione a cittadini inermi, approfittando dell'oscurità sono gli stessi sintomi di molti anni fa.
Dobbiamo difendere la libertà di stampa, dobbiamo far si che i giornali possano dire le cose come sono. La cittadinanza torinese e piemontese sappia che il Consiglio è contro a questi sistemi che tendono a disfare lo Stato. Ritengo perciò giusto che tutti i partiti politici prendano posizione e che dicano alla popolazione ché siamo contro questo sistema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio coloro che hanno espresso al compagno Ferrero i sensi della solidarietà dei Gruppi democratici.
Rilascerò brevi dichiarazioni non certo per rifare l'analisi dei fatti neanche per ribadire i concetti che purtroppo da tempo esprimiamo sulla strategia della violenza e dell'eversione. Mi limiterò ad esprimere a titolo personale, oltre che a nome del mio Gruppo, sentimenti di particolare commozione in quanto sono stato collega per almeno tre anni del compagno Ferrero, ho avuto modo di lavorare con lui. Il saperlo vittima di questo atto criminale, mi fa ritornare ai momenti di lavoro insieme presso il giornale e mi riporta a considerare il caso umano che un attentato, sia pure con caratteristiche politiche, contiene in sé.
Credo però che sia opportuno non farsi velare particolarmente dalla commozione e dall'emozione anche se è forte dentro di voi e dentro di me così come fu forte per l'opinione pubblica e per le forze politiche sociali, per i cittadini, per i lavoratori del Piemonte quando furono colpiti l'avv. Croce prima, il brigadiere Ciotta e il rappresentante democristiano Puddu poi.
Già allora pronunciammo da questi banchi con particolare forza un appello all'unità democratica ed antifascista. Oggi, nel momento in cui sotto forma di attentati individuali, viene colpito il giornale operaio, il giornale del nostro partito e quindi il nostro partito, è necessario un richiamo a tutte le forze politiche, sindacali, sociali, ai lavoratori, ai giovani, ai cittadini per una mobilitazione, una vigilanza democratica che sappia battere" attraverso l'unica strada possibile,quella dell'unità, le vie dell'eversione e dello squadrismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, è già stato detto che attraverso questi attentati si tende a diffondere il timore, la paura, il disimpegno ai livelli medi quelli nei quali sono impegnati tutti i cittadini seri. Credo che la risposta debba essere questa: al giornalista Ferrero intanto noi diciamo che ci sentiamo colpiti con lui; agli attentatori diciamo che il calcolo è sbagliato perché la reazione non sarà quella che si propongono di ottenere.
I cittadini si sentono direttamente minacciati nelle certezze elementari e fondamentali della convivenza civile. Noi ci auguriamo che partendo l'esempio dalle istituzioni, dallo Stato, dalla Magistratura, dalla Polizia, dalle forze politiche, non resti alcun anello debole su cui premere per ritardare, per attenuare, per deviare, per determinare negligenze.
Lo spazio si restringa sempre di più attorno a questa follia omicida assassina. Sappiamo e vediamo che vi sono altri Stati più rigorosamente organizzati del nostro, nei quali l'opinione pubblica sembrerebbe anche molto più omogenea, schierata e civicamente attrezzata a reagire; ci nonostante anche là restano spazi per chi, isolato, ma collegato e scientificamente guidato, voglia colpire. Quindi temiamo che ci vorrà la capacità di una resistenza e di una reazione di non breve durata.
Siamo a questo preparati e, se possiamo dirlo ai cittadini, siamo pronti ad affrontare le nostre responsabilità personali, siamo pronti a non avere paura di fronte a nessuna minaccia, siamo pronti a dare l'esempio, a prendere e a far prendere tutte le iniziative che uno stato democratico, ma non imbelle, non timido, non provocabile fino a questo punto, può assumere.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, sono rimasta colpita quanto le altre volte da questo avvenimento. Agli attentati della bombetta, che già avevano colpito tutti i partiti, oggi si è aggiunto quello al giornalista Ferrero al quale va tutta la solidarietà nostra e gli auguri dei repubblicani. Ma, evidentemente, questo non lo aiuterà molto a far si che le sue gambe ritornino quelle di prima.
Il nostro impegno è l'impegno di ogni democratico e consiste nel continuare la propria strada senza essere intimoriti da nulla e da nessuno.
Solo in questo modo ritengo che si possa salvare la democrazia. Finora non abbiamo visto fughe, nonostante tante gambe rotte, non le abbiamo viste da parte dei giornalisti e non le abbiamo viste da parte dei politici.
Ritengo giusto l'incontro proposto dal Presidente con la partecipazione della Magistratura e degli organi di polizia. La difesa deve essere stretta perché non basta avere il coraggio, a questo punto, occorre anche capacità di reazione e di offesa. Non si può attendere, come se si fosse predestinati ad un metafisico tiro al piccione, di essere colpiti tutti e quindi di essere fisicamente smantellati.
Molte persone hanno detto che nella Germania nazista non è esistita resistenza: è una menzogna perché tutti coloro che resistettero furono uccisi e poiché il nazismo salì al potere, di resistenza ce ne fu assai poca perché gli altri erano morti. Non vorremmo arrivare ad una analoga situazione di marca fascista semplicemente perché i democratici sono morti e che si dicesse poi che in Italia non esisteva resistenza democratica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

S'impone innanzitutto un atto di omaggio e di amicizia nei confronti del giornalista Ferrero che in questa occasione chiamerei collega poich anche lui, come noi, è scelto come protagonista in primo piano della vita della collettività.
Nell'occasione è opportuno rivolgere anche un atto di solidarietà nei confronti del giornale "La Stampa", oggetto di un attacco meno evidente sul piano umano, ma certamente grave sul piano politico; e questo atto di solidarietà va rivolto soprattutto nei confronti de "La Stampa" che seppure non tenero verso il mio partito, è un giornale benemerito per la causa laico-liberale in genere, per le battaglie d'opinione sul dissenso e sul comunismo-leninismo che ha portato avanti in questi ultimi giorni.
Non posso che sottoscrivere quanto è stato detto dai colleghi, vorrei però sottolineare che non possiamo legittimamente affermare che il calcolo è sbagliato. Questa mi pare un'affermazione trionfalistica.
Il calcolo è sbagliato se i conti non torneranno e, allora, come forze politiche dobbiamo impegnarci affinché i conti non tornino per quella gente. Poiché si parla di mobilitazione, dobbiamo chiederci se tutte le forze politiche sono mobilitate e se le forze politiche e le istituzioni possano essere il punto di riferimento nei confronti dell'opinione pubblica.
In questi giorni abbiamo visto che un Ministro, dopo certi fatti, come punizione ha ottenuto due Ministeri al posto di uno e abbiamo visto che per ex Presidenti del Consiglio si fanno summit alla Procura generale, cosa che non sarebbe certamente avvenuta per i cittadini Sergio Marchini o per Dino Sanlorenzo.
Nella mia non lunghissima esperienza professionale ho visto degnissime persone arrestate in udienza per molto meno; comunque, queste istituzioni queste forze politiche hanno il dovere di garantire che il calcolo sia sbagliato, ma in queste condizioni non possono garantire nulla. Quindi facciamo pure riunioni e convegni, ma incominciamo a fare qualcosa all'interno di noi stessi che, bene o male, siamo pur sempre i protagonisti di questa vita, ahimè così densa di tensioni.
Come leadership delle forze politiche piemontesi - diciamolo con un minimo di presunzione - non possiamo neanche fare riferimento soltanto ai fatti naturali poiché a livello locale abbiamo già una dimensione, uno spazio, una scena tali in cui un nuovo modo d'essere delle istituzioni e in primo luogo delle forze politiche deve verificarsi giorno per giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Mentre i Consiglieri parlavano, stavo pensando al numero di volte che è toccato a me sedendo a quel posto e al numero di volte che tocca a lei, da quando siede a quel posto, di prendere la parola per esprimere l'indignazione, accompagnata dal sentimento di solidarietà verso coloro che ne sono le vittime, per le espressioni di violenza che nel nostro Paese continuano ad essere motivo di profondo turbamento. Prendo la par o la soltanto per una rapidissima puntualizzazione dicendo al giornalista Ferrero e ai lavoratori della Stampa che hanno subito lesioni e dicendo all'organo "La Stampa" tutta la personale solidarietà; solidarietà che viene da un uomo che gli anni dal '19 al '22 li ha vissuti in prima persona subendo violenza personale e reagendo, ritenendo che alla violenza sia sacro dovere reagire con la violenza per allontanarla da sé e per impedirne il progresso.
Prendo la parola anche per sottolineare ciò che il Presidente ha molto sottilmente detto e che deve essere ripetuto nell'incontro di questa sera: che quella gente non creda di essere della schiera degli eroi e soprattutto non creda di essere la vittima della società repressiva. Facciamola calare dal tronetto sul quale si colloca, non è assolutamente vittima di questa società repressiva, semmai questa società potrebbe essere indotta ad un ripensamento, se non sia eccessivamente permissiva.
Nel discorso che lei, signor Presidente, ha fatto la settimana scorsa con grande garbo, con grande misura ha tuttavia richiamato l'attenzione della necessità d'intervento, ove del caso anche repressivo.
Ebbene, abbiamo il coraggio di queste espressioni chiare, dette in tutti i termini: ad un certo momento,se si vuole fermare e frenare la violenza, non c'è che da applicare le norme della legge con tutto il rigore e con tutta la rapidità che lei ha auspicato in relazione ad un episodio che dovrà essere approfondito ed essere accertato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, constatiamo ancora una volta che la strategia della tensione iniziata nel lontano 1969 sta dispiegandosi in tutte le sue dimensioni e che da fatti meramente episodici diventa ormai un fatto permanente.
Pensavamo che di fronte alla fermezza delle istituzioni e dei cittadini, la strategia avesse una pausa o comunque non fosse cosi intenzionata ad arrivare alle estreme conseguenze. Rileviamo invece che all'interno del Paese esiste un'organizzazione che può operare impunita per lungo tempo. Non conosciamo gli obiettivi, i mandanti, i capi di questa organizzazione che, con l'andar del tempo, rileviamo rimanere sempre più misteriosa ed ignota.
Pensiamo che siano gli stessi che hanno operato nella primavera scorsa contro il Consigliere provinciale Puddu, contro il brigadiere Ciotta. Qual è l'obiettivo? Quello di creare uno stato di tensione tale che le istituzioni e i cittadini siano giornalmente distolti dalle questioni istituzionali, dal governo, di creare il disequilibrio attraverso una serie di iniziative criminose perché l'equilibrio democratico e istituzionale venga ad essere interrotto. Questa strategia si sviluppa colpendo gli uomini democratici, in particolare quelli che si sono più interessati alla vita democratica, alla salvaguardia delle istituzioni, colpendo la stampa in genere, ma in particolare "La Stampa" di Torino che fu già oggetto di un attentato. Finora però nessun elemento di paura si è introdotto negli uomini politici, nelle istituzioni, ne: cittadini. Certo, si avverte nell'insieme uno stato di tensione e di paura anche fisica, ma non vi sono state smagliature a nessun livello. Il pericolo vero - il Consigliere Bianchi ha colto esattamente il problema - può venire attraverso una serie di azioni di terrore, di bombe, di attentati.
Potrebbe farsi strada quello che si chiama il "fuggi fuggi", il "si salvi chi può", ovvero si potrebbe creare quello stato in cui ciascuno non si sente appartenente alla società, ma si sente isolato. Dobbiamo sconfiggere questo pericolo: in primo luogo, dichiarando tutti fermamente che essi sono degli assassini che potranno ancora continuare sulla strada del crimine, ma di fronte ai quali le istituzioni democratiche, i cittadini, i lavoratori porranno un muro invalicabile. Sono degli assassini, che attentano alla Costituzione repubblicana, e come tali vanno trattati? senza alcuna esitazione, senza alcuna paura.
Lo schieramento democratico è disposto a combattere senza esitazioni affinché questo fenomeno sia cancellato dal Paese. Vi sono purtroppo alcuni altri problemi che non danno pace, come quello dell'occupazione giovanile della disoccupazione, della caduta dell'economia.
Come governo regionale ci siamo già impegnati in modo da ridurre quello spazio che può essere terreno di fuoriuscita dal tessuto democratico.
Questo è l'impegno che assumiamo, e come già facemmo in molte occasioni come già si fece nella guerra di Liberazione, come già si fece nelle condizioni difficili del nostro Paese chiamiamo in quest'opera i democratici e i cittadini. Noi sappiamo che saremo vittoriosi in questa battaglia.



PRESIDENTE

Possiamo considerare conclusa questa parte dei lavori.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 234: "Regolamentazione degli interventi per il mantenimento dell'equilibrio faunistico nelle aree istituite in parchi o riserve naturali regionali"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame del punto tredicesimo all'O.d.G.: "Esame disegno di legge n. 234: 'Regolamentazione degli interventi per il mantenimento dell'equilibrio faunistico nelle aree istituite in parchi o riserve naturali regionali'". La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore pianificazione territoriale

Il disegno di legge che la Giunta regionale ha presentato nello scorso mese di luglio, che riguarda la possibilità di concedere abbattimenti nelle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali consegue ad un lungo dibattito con i cacciatori e con gli agricoltori, in qualche caso anche animato, che si è avuto sia nella fase di predisposizione del piano regionale dei parchi, sia successivamente alla sua approvazione.
La preoccupazione degli agricoltori deriva dal fatto che un divieto assoluto e permanente di caccia nelle aree riservate a parco può ingenerare una presenza faunistica superiore a certi limiti, quindi dannosa alla produzione agricola. I cacciatori, dal canto loro, hanno svolto un'azione rivendicativa per poter svolgere attività di caccia, secondo un regime controllato e definito a priori, in alcune zone dove tradizionalmente già si svolgeva. Tale azione è venuta soprattutto dai cacciatori locali di quelle zone ove più vasta è l'estensione dei parchi. In queste zone, i cacciatori si vedono impediti allo svolgimento della caccia, che possono esercitare solo compiendo dei percorsi di lungo raggio. Nel corso delle discussioni a cui hanno partecipato vari Consiglieri regionali, ci siamo fatti unanimemente la convinzione che soprattutto le ragioni degli agricoltori avessero un fondamento, e che anche le rivendicazioni dei cacciatori locali avessero una loro motivazione, non potendosi disconoscere l'esercizio della caccia, se condotta correttamente, come una delle tante forme ricreative che esistono nella dimensione culturale della nostra società. Alcuni esperti, che hanno dedicato la loro vita alla conoscenza e alla lettura scientifica dell'ambiente faunistico, da noi consultati, hanno consigliato di acconsentire e promuovere una gestione oculata del patrimonio faunistico. Il Consigliere Oberto è testimone di una problematica di questo genere esistente nel Parco del Gran Paradiso. Il signor Piodi, che svolge una funzione di consulenza per il Parco del Gran Paradiso, e lo stesso direttore del Parco, che non può certamente essere conosciuto come un fautore della caccia, hanno sottolineato come la presenza faunistica del Parco del Gran Paradiso oggi, dopo anni di blocco assoluto di caccia, scientificamente richiede determinati interventi di abbattimento poiché dopo un primo periodo di sviluppo consistente d ella fauna, si verifica un rallentamento e situazioni di impoverimento della specie. E' quindi necessario un intervento di carattere selettivo.
Le stesse esperienze condotte nel passato ci hanno fatto capire che una posizione del tutto massimalista non solo determina rapporti difficili con le popolazioni locali che sono quelle che più devono avere a cuore la difesa ambientale del parco, ma crea dei problemi faunistici di natura eugenetica.
Pertanto la Giunta ha formulato questo disegno di legge che, oltre a consentire gli interventi per i ripopolamenti e la cattura della selvaggina nelle zone a parco per trasferirla altrove, qualora la densità superi le soglie che saranno ritenute ammissibili, consente, anche nelle aree a parco, la possibilità di definire annualmente dei piani di abbattimento. Si tratta di una possibilità, e non di una concessione che viene fatta per legge su tutte le aree-parco: è una possibilità che la Giunta regionale approva dopo aver valutato la specifica situazione ambientale.
Nel disegno di legge si fa riferimento ai parchi superiori ai 6 mila ettari. Abbiamo discusso a lungo con i Comitati caccia su tale limitazione di superficie, ritenendo che la possibilità di concedere o meno piani di abbattimento debba dipendere da una valutazione di merito sulla presenza faunistica dei singoli parchi, e non da una meccanica predefinizione della dimensione del parco.
Nel piano regionale dei parchi, ad esempio, ci sono alcune zone che non hanno come specifico obiettivo la difesa faunistica, ma la difesa di altri specifici aspetti dell'ambiente.
La riserva naturale della Valle Andona è stata inserita nel piano dei parchi perché in quella zona c'è una ricca sedimentazione fossile; si intende quindi impedire l'asportazione dei fossili da parte di predatori che corrono anche il rischio di provocare incidenti per smottamenti.
Pertanto all'art. 2, dove appunto si fa riferimento alla superficie minima di 6 mila ettari, è stato presentato un emendamento sostitutivo che elimina tale limitazione e lascia la possibilità di decidere dopo una valutazione di m e rito. Inoltre, l'emendamento sostitutivo dell'ultimo comma dell'art. 2 dà la possibilità di abbattere, nell'ambito delle quantità complessive consentite dal piano, un capo giornaliero per specie ammessa, anziché un capo giornaliero in assoluto.
I quadri di abbattimento verranno proposti dai Consigli di direzione dei parchi e delle riserve naturali, sulla base del censimento faunistico della lettura dell'ambiente. L'emendamento aggiuntivo dopo l'ultimo comma dell'art. 2 sottolinea che anche nelle aree istituite in riserva naturale gli abbattimenti possono essere concessi qualora le aree stesse non siano state sottoposte ad una tutela specifica di carattere faunistico.
Inoltre, è proposto un emendamento aggiuntivo, che si configurerebbe come articolo 4; per consentire alla Giunta regionale di procedere alla formulazione del piano di abbattimento nelle aree comprese nel piano dei parchi per le quali non sia stata ancora approvata la legge istitutiva e manchi quindi il Consiglio di direzione. Ciò consentirà di intervenire già nel corso di quest'anno, con piani di abbattimento, nelle aree ove risulti opportuno e necessario. Con questo si vuole anche sottolineare un atteggiamento di non contrapposizione alle richieste delle popolazioni locali, mantenendo quell'atteggiamento di apertura culturale e ideologica che la Giunta regionale, e il Consiglio regionale, si sono dati.
Questo disegno di legge non vuole quindi essere una concessione alle rivendicazioni e alle manifestazioni protestatarie che ci sono state in questi giorni, ma l'assunzione di problemi che ci sono stati da tempo posti.
Devo dire che nella grande maggioranza delle zone non c'è stata opposizione radicale alla politica dei parchi; ci sono state valutazioni critiche, però, anche W, ove è prevalso il consenso al parco, pur nella consapevolezza che esso comporta qualche sacrificio, in particolare per i cacciatori.
Solo in alcune zone dell'Alessandrino, alle Capanne di Marcarolo dell'Astigiano, l'oasi del Tanaro, e nei Comuni di Mattie e in parte di Meana, ci sono state delle rimostranze da parte della popolazione e di alcuni amministratori che hanno trasceso il corretto comportamento.
Un conto è una discussione franca e aperta per cercare la soluzione migliore e più equilibrata, altro conto è pretendere che la partecipazione e la democrazia si configuri con la volontà di gruppi o di formazioni locali.
Alcune manifestazioni sono state negative, acritiche e con latente carattere di violenza, vorrei anche dire di anarchismo. Si accusano Assessori e Consiglieri regionali perché avrebbero fatto affermazioni che in verità, non hanno mai fatto, né in privato né in pubblico; caso mai si è detto esattamente il contrario. Vengono messe in discussione le questioni inerenti la difesa dell'agricoltura e gli espropri, quando si sa che la modifica apportata alla legge su proposta del Consigliere Chiabrando ha tolto qualsiasi equivoco sulla limitazione dello sviluppo delle attività agricole, non solo di quelle esistenti, ma anche di quelle che in futuro i piani zonali indicheranno nelle varie zone. La tutela ambientale non vuol dire politica di esproprio. La legge quadro del '75 e il piano regionale dei parchi non vogliono introdurre criteri rigidi tradizionali sulla tutela dei parchi, ma vogliono introdurre criteri di gestione nuova e corretta concordata con le forze sociali e economiche che hanno interessi di produzione o di ricreazione in quelle aree. Questa legge quindi è l'accettazione della parte più ragionata della discussione tenuta con le popolazioni locali, con le organizzazioni contadine, e con i cacciatori.
D'altra parte, il piano regionale dei parchi in alcune situazioni ha introdotto il divieto assoluto della caccia; c'erano situazioni di riserve che negli anni passati e ancora quest'anno hanno raggiunto un patrimonio faunistico consistente per cui pare opportuno limitarne la densità (si tratta per lo più di fagiani e lepri riprodotti attraverso processi di riproduzione), perché può diventare dannosa all'agricoltura.
Con questa legge abbiamo voluto rispondere alla parte più ragionevole e più corretta dei cacciatori (che sono molti, anche se appaiono di più quelli propensi a fare manifestazioni esteriori di protesta), e abbiamo voluto dare risposta alle giuste motivazioni degli agricoltori rispetto ai pericoli che una elevata presenza faunistica può provocare ai raccolti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Chiedo la parola a titolo strettamente personale.
Stavo annotando alcune osservazioni per replicare nella fase finale, ma le conclusioni dell'Assessore mi hanno offerto alcune indicazioni ed assicurazioni.
Prendo quindi atto che non è in discussione il problema della difesa dell'agricoltura; sarebbe un discorso sicuramente pretestuoso. Sottolineo che solo miopia o arretratezza culturale possono far ritenere che una corretta difesa ambientale ed ecologica possa tradursi in danno economico.
Queste potrebbero essere zone economicamente privilegiate a tutti gli effetti e queste cose vanno opportunamente documentate con riferimenti ad esempi che sono ben presenti a diversi livelli. Sottolineo che le dichiarazioni dell'Assessore in ordine alla ratio, alla volontà, alla finalità della legge sono da accogliere e da approvare, però non risolvono interamente il problema. Questa legge tende a risolvere correttamente un problema, ma implicitamente suona concessione a certe pressioni e, in qualche momento, implicita ipocrisia.
E' difficile stabilire chi è il cacciatore corretto. Nessuno in queste zone dovrebbe procedere all'abbattimento con un'attività sostanzialmente di caccia. La cattura o l'abbattimento in queste zone dovrebbe avvenire come attività autorizzata da parte di persone che compiono un lavoro secondo programmi, piani, ordini precisi e non dovrebbero essere i cittadini che ne abbiano fatta richiesta.
E' molto triste constatare quanto è avvenuto in questi mesi in varie zone d'Italia, un segno preoccupante quasi di anarchismo, di insofferenza di fronte ad ogni disciplina, spregio a ordinanze, a norme, a leggi sintomi di situazioni molto penose e molto preoccupanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa legge è arrivata o troppo presto o troppo tardi. Il discorso dei parchi è avviato dal 1975 e la legge doveva essere approvata allora.
La stagione della caccia è ormai incominciata e la legge sarà operante tra un mese circa, nel corso del quale imperverseranno le fucilate da tutte le parti: questa situazione porta confusione fra i cacciatori. Non difendo né cacciatori né caccia, anzi sono contrario a quelle attività: devo per dire che queste norme si devono prevedere in anticipo, non oggi quando la caccia è cominciata, non solo, ma sarebbe stato preferibile lasciare le cose come stavano fino alla fine di dicembre. Approvo la sostanza della legge, mentre non approvo la decisione della Giunta di proporre in questo momento la legge sulla quale il mio voto è di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Intervengo a titolo personale, poiché il Gruppo socialista sul vessato problema della caccia ha mantenuto la libertà di coscienza.
Ho seguito attentamente l'introduzione dell'Assessore Rivalta in cui è esplicitato lo sforzo fatto dalla Giunta per disciplinare, sia pure in ritardo, una materia difficile e complessa. Mi pare uno sforzo da assecondare, perciò mi allineo personalmente a questa impostazione e voto a favore della legge.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La proposta dell'Assessore Rivalta in larga parte mi trova consenziente anche se, come diceva il Consigliere Bianchi, contiene molta ipocrisia.
L'attività della caccia come fattore di disequilibrio ha comportato però un equilibrio artificiale. La caccia è un'attività sportiva,non è la macellazione e l'abbattimento come è scritto nella legge. La caccia pu essere autorizzata come attività sportiva con regole particolari, nei confronti della specie, dei capi, dei piani di abbattimento, ma non come abbattimento dell'animale: questo mi pare un discorso poco serio e non me ne voglia l'Assessore che sa in quale considerazione lo abbia.
Questo problema deve essere affrontato nella discussione delle leggi istitutive dei singoli parchi con la premessa di carattere generale di riqualificazione della caccia come attività sportiva e non come attività tipica del borghese incallito di città che va con il telescopio a sparare al povero camoscetto, il quale, invece di essere abbattuto dai guardiani, è abbattuto dal "padrone delle ferriere". Questa visione della caccia del tardo ottocento non mi piace, anzi mi stupisce nell'Assessore Rivalta.
La legge generale dovrebbe prevedere la possibilità della caccia per tutti con condizioni e con regole da specificare nelle leggi istitutive dei singoli parchi. Questo per quanto riguarda il discorso di carattere generale, e mi fa piacere il riconoscimento che la caccia, in una situazione di squilibrio generale, finisce per essere uno dei fattori dell'equilibrio ecologico.
Ho presentato alcuni emendamenti, uno dei quali si riferisce all'art. 4 e sottolinea l'opportunità di sentire il parere delle associazioni naturalistiche oltre al Comitato caccia. Inoltre, al contrario di quanto diceva il Consigliere Bianchi, mi domando se non sia opportuno per togliere alla legge la caratteristica della macellazione autorizzata, prevedere tra le persone alle quali viene affidato questo compito il personale di sorveglianza. O introduciamo un'attività di tipo venatorio, di tipo sportivo e lasciamo esercitare l'attività ai cacciatori sportivi oppure prevediamo un'operazione di carattere veterinario e affidiamo il parco agli operatori e alle persone che hanno funzioni di sorveglianza. Questi due concetti insieme, visti da chi vive in montagna come il sottoscritto porteranno alla conseguenza che saranno i bracconieri a chiedere di fare i guardiacaccia. Avviene già adesso che nel 90 % dei casi le cosiddette guardie volontarie, sono cacciatori incalliti, i quali vogliono crearsi una situazione di privilegio.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

I migliori guardiacaccia hanno un passato di bracconiere.



MARCHINI Sergio

O ribaltiamo la situazione qualificando la caccia come attività sportiva estesa a tutti gli aventi diritto, regolata da norme precise nelle singole leggi sui parchi, oppure introduciamo dei criteri di pressappochismo superati, di discriminazione.
Il permesso per cacciare in un certo luogo sarà considerato come una specie di commenda all'occhiello, così come avviene per i permessi di pesca. E' un discorso modesto nel contenuto, ma è estremamente pericoloso per i riflessi che potrà avere soprattutto se lo consideriamo in relazione ai fatti di anarchismo che si sono avuti nella comunità.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parola la signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori colleghi, parlo a titolo personale perch non è possibile consultarci sull'argomento poiché il testo della legge ci è stato consegnato in questo momento. Mi rimane quindi l'impressione personale che questa legge sia stata fatta in seguito alle pressioni fatte di tipo negativo. Le discussioni politiche sono più accettabili l'abbattimento delle palinature, la ribellione dopo lunghi discorsi contatti e chiarimenti francamente non sono accettabili. Ho quindi l'impressione che questa legge, nonostante le assicurazioni dell'Assessore Rivalta, sia stata predisposta dietro l'incalzare di questo secondo tipo di pressioni, più che della discussione ragionevole intorno ai fatti. Dar voto negativo alla legge perché non ritengo possibile esaminare le conseguenze fino in fondo e dare delle indicazioni per eventuali tipi di storture che altri colleghi hanno già evidenziato nel loro intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Colleghi Consiglieri sono particolarmente grato al mio Capogruppo perché con il suo intervento conciso mi ha dato la forza necessaria per intervenire, in quanto il mio turbamento era tale e tanto che non avrei avuto la forza di effettuarlo. A differenza della collega Vaccarino dichiaro la mia soddisfazione per l'avvenuta presentazione di questo disegno di legge, anche se repentina ed affrettata, non avendo dato a tutti la possibilità di riflettere e ponderare, soprattutto dopo le tensioni che si sono registrate in questi ultimi tempi. Dichiaro la mia soddisfazione coerentemente con quanto andiamo dicendo dall'ormai lontano 1975 quando approvammo la prima legge per l'agricoltura, sulla esigenza di difenderla e di limitare alcuni divieti, come quello della caccia, che cadono in contrasto con la difesa dell'agricoltura medesima.
Non intendo riferirmi alla caccia che tende ad eliminare quelle specie di fauna che invece vogliamo difendere, bensì alla selvaggina stanziale ritenuta nociva e cioè a quel tipo di gallinacei che vanno sotto il nome di fagiani e altri, che distruggono non solo i prodotti agricoli ma anche la selvaggina che si vorrebbe salvaguardare. In uno dei parchi, dove più forte è stata la tensione, e più viva la pressione e dove più fortemente si sono inserite certe strumentalizzazioni, se un dubbio sussisteva era proprio quello di consentire, assieme alla selvaggina che si vuole difendere, anche quella nociva, per cui approvo il primo emendamento proposto, non solo perché toglie la discriminazione della superficie, ma proprio perch consente l'abbattimento in questione. Reputo accoglibile anche il secondo emendamento tendente a togliere decisamente la parola "divieto" in quei parchi in cui si intende difendere la fauna e l'esistenza di reperti fossili. Se questa legge sarà approvata toglierà due motivi di tensione: consentirà ai cacciatori di poter disporre di una maggiore area con la relativa regolamentazione e soprattutto ridarà tranquillità agli agricoltori che credono nella loro attività. Gli agricoltori non lamentano soltanto la devastazione nelle loro colture, ma, soprattutto lamentano l'insufficienza e i ritardi dei risarcimenti ad essi dovuti; problema di cui la Giunta regionale dovrà farsi carico perché i danni arrecati lo scorso anno dalla selvaggina stanziale, in certe zone di ripopolamento e cattura, vengono risarciti soltanto ora, e in percentuali oscillanti dal 10 al 15 % del danno realmente subito.
Non affronto l'argomento della legge istitutiva, ma dal momento per che una volta ancora è venuto alla ribalta questo scabroso problema, mi permetto di anticipare alcune richieste affinché siano tenute presenti nel momento in cui si affronterà la stesura di detta legge. Con riferimento alla situazione creatasi nella mia provincia, chiedo che l'Assessore Rivalta mantenga fede all'impegno assunto in una tumultuosa riunione tenutasi alla vigilia di Pasqua, di indire delle consultazioni che siano tali non solo nella forma, ma anche nella sostanza, ampliando il raggio dei consultati, quindi andando direttamente nei Comuni interessati perché sia possibile un colloquio diretto con la popolazione interessata. E' opportuno rivedere la superficie dei parchi per delimitare solo quella strettamente necessaria, quindi circoscrivere e restringere il territorio entro il quale dovranno operare. Scusatemi se faccio ancora riferimento al parco naturale del Tanaro, sul quale si deve tendere principalmente a due obiettivi: difenderlo dagli escavatori e salvaguardare la fauna e la selvaggina acquatica e migratoria, cioè gli anatidi e altre specie che stanno diventando rare. Per ottenere questo non c'è bisogno della superficie che risulta dalla cartografia. Prendo atto con compiacimento della volontà dell'Assessore di esaminare in Giunta il problema anche sotto questo aspetto.
Vorrei affrontare anche un altro argomento; poiché all'interno dei parchi, oltre a difendere l'agricoltura, si dà anche la possibilità all'operatore agricolo di costruire ed ampliare la propria casa, sottopongo all'attenzione del Consiglio anche l'opportunità di consentire al titolare dell'azienda agricola la possibilità di cedere un pezzo di terreno per costruire l'abitazione dei figli maschi che, anche se dediti ad altre attività, desiderano rimanere vicino ai genitori.



OBERTO Gianni

Perché non alle femmine?



MENOZZI Stanislao

Scusatemi, ero fermo al caso in cui la figlia permanga presso la famiglia oppure, sposandosi, si trasferisca altrove. Ringrazio il collega Oberto, per avermi richiamato alla parità dei diritti tra uomo e donna.
Riportiamo allora al plurale la mia proposta e quindi propongo di consentire ai figli, di ambo i sessi, tale possibilità. Sarà comunque un argomento che affronterò quando discuteremo quell'altro scabroso problema sulla edificabilità dei suoli. Purtroppo, anche di fronte alle vicende dei parchi, il qualunquismo e il pressappochismo anarcoide stanno galoppando le speculazioni stanno prendendo il sopravvento, annebbiando tutto ciò che è meritevole di valutazioni serie, obiettive e soprattutto coerenti. Di questi annebbiamenti siamo molte volte vittime anche noi politici, presi dalla mania di cavalcare il populismo di maniera, e a volte incapaci di distinguere tra popolo e populismo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Mi rincresce di dovermi dissociare dal voto sul disegno di legge n. 234 espresso dal mio Capogruppo. Delle sue argomentazioni non nego la validità tuttavia nella legge colgo l'aspetto pratico, ossia l'utilità che essa esercita nei confronti dell'agricoltura nelle zone dei parchi, perci voterò a favore.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

Il senso del mio intervento è riassunto nelle parole che ha detto il Consigliere che mi ha preceduto. Richiamandomi anche a quanto diceva l Consigliere Bianchi penso che si debba avere in conto che altro è il testo della legge e le sue formulazioni e quindi le soluzioni tecniche che prevede; altro, ben diverso e non accettabile, potrebbe essere l'interpretazione di questa legge in chiave di concessioni o cedimento rispetto a posizioni inaccettabili. Sarà necessaria da parte della Giunta e del Consiglio una gestione estremamente oculata delle norme. Sarà poi nella gestione che il rigore, la fermezza e gli stessi contenuti tecnici della legge possono affermarsi in senso positivo delle proposte che contengono oppure possono distorcersi in situazioni e in posizioni non accettabili.
Già in altre occasioni ci siamo trovati a discutere dei problemi della caccia e a nessuno sfugge la complessità della materia perché inserisce problemi di equilibrio naturale ed ecologico e la complessità, le mutevolezze e la varietà delle forze sociali , e non solo dei cacciatori che attorno ai temi della caccia si muovono e si impegnano. Credo che si debba votare a favore della legge per il carattere oggettivo che il testo di legge secondo noi ha. Ritengo anche che la stesura, nel carattere oggettivo delle motivazioni e delle articolazioni che ha trovato, sia equilibrata e tende a rispondere alla complessità di cui parlavo prima. Per quanto riguarda i tempi, il ragionamento svolto dal Consigliere Benzi non è privo di efficacia e non è privo di fondamento.
E' certo che i tempi di una legge non si misurano soltanto rispetto ad altri tempi obiettivi o comunque oggettivamente dati, oppure rispetto ai tempi del solo dibattito all'interno del Consiglio regionale. I limiti d'informazione sulla natura e sulla regolamentazione dei parchi, la strumentalizzazione che su questa mancanza d'informazione si è largamente innestata e la carenza di dibattito per articolare le norme generali della legge, dibattito che è indispensabile per calibrare l'intervento sui problemi qui sollevati e che la situazione oggettiva sollecita, hanno reso difficile valutare quando il tempo diventa maturo, quando invece lo è troppo e tende alla marcescenza. Forse la mia speranza, che era anche di altre persone, era che su tale materia, delicata, ma che non riguarda i grandi assetti territoriali, economici e politici della Regione, la possibilità di una ragionevole intesa potesse conseguire da un ulteriore più approfondito dibattito. Anche questo rende difficile la calibrazione dei tempi perché una chiusura magari più ferma, magari più rigorosa, ma più precoce di certe materie legislative, può innestarsi su un dibattito ancora aperto dando la sensazione di una chiusura "amministrativa" di un dibattito che magari avrebbe meglio potuto comporsi attraverso il ragionamento.
Detto questo, per quanto riguarda la stesura della legge, le sue motivazioni e quindi la necessità di una gestione ferma, ritengo che vada raccolto il contributo che nella sua stessa introduzione l'Assessore Rivalta e i Gruppi politici, soprattutto il Gruppo della D.C., hanno dato.
Non è ammissibile, nemmeno in questioni di minore presunto rilievo, che materie legislative che hanno ormai due anni di storia, possano essere interpretate, possano essere lette nella speranza di una doppiezza da parte dell'Ente che queste disposizioni ha votato. Non credo che anche eventuali ritardi o disguidi tecnici possano mai autorizzare le opinioni che le leggi si facciano per essere disattese. La decisione di rendere operanti le leggi anche nei loro elementi visivi, nelle paline o negli altri elementi, è giusta e coerente, e va comunque difesa. Non credo che la comunità regionale abbia posto nella sua maggioranza, ma nemmeno in settori significativi il problema di rivedere la concezione dei parchi. Si sono posti invece problemi derivanti da mancanza d'informazione e di dibattito.
Se si ponesse un problema di mutamento delle normative, come tale va affrontato e non attraverso espedienti o meccanismi che tendano sotto un preteso atteggiamento di buon senso e di ragionevolezza a gettare discredito e a rendere nulla l'efficacia delle disposizioni che noi votiamo. Questo va tanto più tenuto fermo in una situazione in cui le difficoltà politiche e i travagli sociali possano spingere a posizioni anarchiche, irresponsabili e irragionevoli gruppi estremamente limitati, e non rappresentativi nemmeno della categoria a cui fanno capo.
Il Consiglio regionale, nell'esprimere il proprio voto, credo debba anche ribadire il principio generale e ovvio, che le leggi dello Stato, le leggi della Regione, sono leggi, e che quindi tutti i cittadini piemontesi gli Enti locali e le altre strutture che a queste leggi sono interessati sono tenuti al loro rispetto in modo chiaro, esplicito, senza doppiezze.
Ritengo che la fermezza usata nel procedere agli adempimenti dovuti nei confronti della legge del 1975 e degli atti successivi, sia il primo principio d'interpretazione nella gestione di questa legge e quindi sia il primo principio a cui ci si dovrà attenere alla gestione oculata e intelligente dei principi tecnici e dei contenuti di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Bisognerebbe dare un limite a questa legge. Mi domando se gli abbattimenti sono consentiti per il periodo di caccia aperta o possono verificarsi anche in periodo non di caccia aperta? E' una precisandone indispensabile. La critica del Consigliere Benzi in ordine al tempo di presentazione ha una sua validità, ma a me sembra che soprattutto debba rilevarsi come la discussione in aula di questa legge renda estremamente evidente la necessità che tutte le leggi e questa forse in maniera particolare, approdino alla sede naturale della Commissione dove tanti piccoli argomenti, possono essere rilevati, dibattuti, consentiti o dissentiti con una maggiore precisazione di quello che non possa avvenire in una discussione fatta direttamente nell'aula del Consiglio su argomenti come questi che interessano parte dei Consiglieri e parte invece non sono assolutamente interessati. Certo, il Presidente della Giunta regionale non deve avere delle preoccupazioni per quello che un illustre suo concittadino scomparso, Capo del Governo italiano a suo tempo, diceva a proposito delle leggi sulla caccia per la caduta dei governi e quindi delle Giunte, perch questa non è una vera e propria legge sulla caccia.
Vorrei fare due o tre puntualizzazioni se mi sono consentite. Nel mondo naturalistico, nel mondo che si occupa del problema dei parchi naturali vige il concetto che si deve lasciar fare alla natura la quale ha dei disegni imperscrutabili. Per esempio, da due anni si diceva che l'habitat del Parco nazionale del Gran Paradiso non tollerava più l'insistenza in loco degli stambecchi e dei camosci troppo cresciuti. Nella imperscrutabile vicenda della natura che noi non riusciamo a penetrare, nessuno pensava che nell'inverno 1976/77 sarebbero morti per il rigore del freddo 1900 capi, un migliaio di camosci e 900 stambecchi, modificando quanto presumibilmente si poteva pensare e quanto di solito accadeva, e cioè mentre per i camosci colpiti erano i camoscetti dell'anno, per gli stambecchi la mortalità superiore era dei capi anziani, il che dimostra che si deve pensare ad una selettività di quei capi i quali finiscono per essere nocivi a se stessi e alla generazione della specie.
I naturalisti dicono che gli abbattimenti selettivi sono ammissibili e taluno aggiunge che sono doverosi perché sono venuti meno gli antagonisti naturali delle specie: il Parco nazionale del Gran Paradiso non ha più il lupo, non ha più l'orso, non ha più la lince. Abbiamo fatto il tentativo di introdurre due linci e per poco il Presidente veniva linciato dalle popolazioni che non accettavano e non volevano che vi fosse questo ritorno che e un ritorno che aveva già un diritto di cittadinanza, se mi è consentito di dire cosi, nell'ambito del territorio del parco.
Gli abbattimenti selettivi ad opera dell'uomo sono molte volte necessari ed indispensabili. Alcuni parchi in America e in Africa consentono anche l'esercizio della caccia, ma perché lo consente il loro Statuto.
Mi pare che il disegno di legge n. 234 dovrebbe essere considerato una legge stralcio. La legge dovrà essere totalmente rivista e collocata nell'ambito di ciascun parco naturale proprio per le diverse caratteristiche che ciascun parco ha, in un parco sarà possibile e probabilmente addirittura consigliabile il piano di abbattimento. Ci sono casi in cui lo straripamento impressionante di animali reca danno alle colture e all'agricoltura, ma reca anche danno alla stessa per i pericoli di epidemie. E' quindi indispensabile che ciascuna legge preveda in concreto. Perché? Si va dicendo - e non so quanto abbia di fondamento questa voce - che alla Mandria vi era un numero di cervi superiore al numero esistente prima della destinazione a parco (prima avvenivano gli abbattimenti selettivi) e vi era una grossissima preoccupazione che oggi non esisterebbe più, perché il numero dei capi sarebbe diminuito. Colloco questo interrogativo per sottolineare come la gente dica che la disposizione che si vorrebbe applicare non abbia un contenuto di tutela naturalistica o faunistica, ma di soddisfazione delle esigenze dei cacciatori i quali, attraverso questo meccanismo, potrebbero sfogare nei parchi naturali l'attività venatoria che non sviluppano con soddisfazione in territorio aperto anche per la povertà della fauna.
Il Consiglio regionale, approvando o non approvando questa legge, deve uscire da questa situazione anche attraverso all'assicurazione sostanziale e formale della Giunta dimostrando che non si intende assolutamente favorire nessuno che abbia la possibilità di servirsi di questo strumento per fare la caccia nell'ambiente protetto dalla natura E' una preoccupazione molto grave e molto delicata, alla quale la sensibilità della Giunta e la responsabilità del Consiglio non può sfuggire pena di essere successivamente giudicati male. I parchi hanno creato, creano, e creeranno ancora dei problemi.
A proposito delle valutazioni distorte e difformi sul valore dei parchi desidero ricordare ai colleghi Consiglieri che il Ministro Corbino nel 1922 a proposito del Parco nazionale del Gran Paradiso che auspicava e di cui ha portato innanzi la proposta, pronuba la Provincia di Torino, scriveva testualmente in una relazione che una oculata gestione del parco prevedendo quindi abbattimenti di animali distorcendo invece il significato vero dell'esistenza di un parco nazionale, avrebbe potuto determinare degli introiti finanziari a vantaggio dell'erario dello Stato. Ecco come le cose possono vedersi anche distortamente. Ma non debbono essere viste distortamente, per cui, sul piano di abbattimenti selettivi e riduttivi nell'interesse dell'ambiente e nell'interesse della stessa specie, se si vuole protetta e difesa, io non ho difficoltà ad accettare l'abbattimento selettivo; gli altri esercitati soltanto nel caso in cui la riduzione del numero complessivo giustifichi, caso per caso, la pianificazione. Dico questo a conforto delle preoccupazioni più che giuste, più che legittime da parte di Consiglieri che non abbiano approfondito la loro materia, perch anche nella legge istitutiva del Parco nazionale del Gran Paradiso è prevista questa riduzione di animali nel caso in cui il numero sia talmente cresciuto da creare danno e preoccupazione per lo sviluppo successivo.
Vorrei che in questa legge si distingua chiaramente che oltre agli abbattimenti selettivi, vi sono anche abbattimenti determinati dalla sovrabbondanza della specie che determina o può determinare prevedibili e ingiusti danni all'attività agricola.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Sento il bisogno di replicare ad alcune considerazioni che nella sostanza condivido, ma che in qualche misura mi stimolano considerazioni critiche.
Nelle zone di tutela ambientale, quelle che abbiamo chiamate parchi (e che, poiché in molti questa parola evoca il parco di tipo urbano, come è il Valentino, sarebbe stato più opportuno e esplicito chiamarle appunto "aree di tutela ambientale") rimane fermo il principio della legge generale del divieto di caccia. Il principio generale è questo, tant'é che la legge nell'art. 1 sancisce che nelle zone istituite con legge regionale a parchi o riserve naturali è vietato l'esercizio venatorio.
Se negli articoli successivi si ammettono delle eccezioni (mi pare molto opportuna la precisazione del Consigliere Oberto sulla caccia selettiva e sull'abbattimento selettivo) non credo che ciò possa derivare da un atteggiamento ipocrita. Non ho assolutamente frainteso il discorso dei colleghi: e mi fa piacere che i colleghi abbiano con molta chiarezza espresso le loro posizioni di merito sulla legge. Sono convinto, invece che nelle posizioni assunte oggi, le quali contrastano con quelle assunte nel processo di formazione della legge, o per lo meno con le sollecitazioni manifestate in altra sede da più di un Consigliere perché la legge vada avanti, ci siano da parte di alcuni, componenti che possono tranquillamente essere chiamate ipocrite. La legge è stata presentata il 26 luglio ed era in gestazione già da tempo.
Le pressioni che possono avere avuto caratterizzazioni strumentali sono di queste ultime settimane, cioè in prossimità del 18 settembre, data di apertura della caccia. Richiamo le date per dire che, in qualche misura, a queste conclusioni ero già giunto, con i colleghi dei vari Gruppi con i quali abbiamo affrontato il problema in un periodo in cui le pressioni strumentali non si erano ancora manifestate, ed era possibile ragionare con relativa serenità. Tralascio comunque gli aspetti di ipocrisia che in qualche misura si sono .oggi manifestati. Voglio spiegare, invece, dopo essere stato ritenuto un integralista nell'applicazione dell'azione di tutela, come ho cercato di superare questo atteggiamento e di capire la posizione degli agricoltori e dei cacciatori. A me è parso che da parte di alcuni fosse prospettata un'attività di caccia strettamente connessa alle condizioni di equilibrio dell'ambiente, e a esperienze secolari del rapporto uomo e natura. Può aver fatto leva nel mio spostamento di posizione il ricordo delle sole esperienze di tipo venatorio che posseggo quelle dell'infanzia quando andava d'estate sulle Langhe al paese dei nonni. In quegli anni, andavo con mio zio o con altri cacciatori del paese alla preparazione della caccia. Al mattino presto e alla sera si usciva nella campagna per conoscere la dislocazione e il modo di vivere della selvaggina nell'ambiente: per sapere dove era la lepre, dove era la pernice. Leggevamo la natura, il modo d'essere e il rapporto dei suoi vari componenti. Tutto sommato quelle esperienze hanno avuto per me un significato. Discutendo con alcuni cacciatori ho ritrovato quell'interesse e attenzione, e ho scoperto come la caccia, il colpo di fucile l'abbattimento non è che la conclusione di un atteggiamento di questo genere. Per me, quella lettura dell'ambiente che ho condotto da ragazzo, a fianco di cacciatori, non ha mai prodotto il desiderio di arrivare all'abbattimento. Tuttavia riesco anche a capire che, se pure esso a me appare contraddittorio con la stessa lettura dell'ambiente, possa costituire uno sbocco di quella lettura, dalla quale si trae le ragioni di una selezione da quella lettura ne deriva una caccia che colpisce là dove e ammissibile e forse anche giusto colpire. Basterebbe leggere le pagine sui cacciatori e sulla caccia di Turgenev per cogliere questo spirito, questa dimensione culturale: una caccia non semplicemente e puramente espressione della violenza.
Tutti i processi di formazione e di decisione sono complicati, la soglia tra l'oggettivo e il soggettivo, particolarmente in queste situazioni, diventano difficili. Il disegno di legge, che ho presentato certo risente di queste difficoltà, ma non è un cedimento. Credo che questa legge può avere una dimensione sperimentale che può introdurre elementi di gestione venatoria nuova, che a partire dalle aree a parco, dove si riconosce l'opportunità d'applicarla, può allargarsi al resto del territorio.
Gli altri elementi che mi hanno indotto a proporre questo disegno di legge sono le questioni sollevate dai cacciatori e dagli agricoltori almeno di quelli che tutti siamo qui disposti a riconoscere come giusti.
Spesso ho avuto la sensazione, e in qualche caso più di una sensazione che dietro queste questioni si celassero altri interessi. Se ciascuno di noi fa mente locale alle situazioni ove la proposta dei parchi è più contrastata, la zona dell'Alessandrino (le Capanne di Marcarolo), la zona dell'Astigiano (l'oasi del Tanaro ), la zona del Ticino, e, in una certa misura, la Valle di Susa (da Mattie a Meana), scopre che alle spalle dell'opposizione degli agricoltori e dei cacciatori ci sono altri interessi: qualcuno addirittura di natura politica, che si esprime attraverso un ribellismo puro verso i partiti, e verso le istituzioni ove si sviluppa la gestione organizzata della vita del Paese; in altre situazioni sono presenti interessi veri e propri di natura speculativa legati agli insediamenti residenziali turistici o alle attività cavatorie condotte senza controllo. Mi è parso opportuno esaminare fino in fondo queste situazioni: in molti casi emerge che l'azione maggiore di violenza all'ambiente non è venuta dai cacciatori, anche se essi hanno le loro colpe, ma è venuta dalle iniziative legate appunto alla speculazione residenziale o all'attività cavatoria.
Tutti i processi maturano e la storia va avanti. Credo che una giusta educazione, a partire dalle scuole, possa far crescere una equilibrata posizione di uso dell'ambiente, senza negazioni né opposizioni integraliste. Forse questa stessa legge, spero, potrà aiutare ad assumere positivamente questi problemi.
Sono molto confortato dalle dichiarazioni del colleghi che hanno sottolineato come sia giusta la linea che la Regione Piemonte si è data fin dal 1975 nei confronti della tutela dell'ambiente.
Tuttavia, non posso dimenticare che varie forze politiche di Asti e Alessandria si sono dichiarate contro la politica di tutela ambientale, e contro la tabellazione delle aree che è la naturale e necessaria conseguenza della politica avviata, esprimendo questa opposizione con deliberazioni delle assemblee elettive approvate in questi ultimi giorni quindi dopo la presentazione di questo disegno di legge. Il Presidente della Giunta in persona si è impegnato perché venisse fatta la tabellazione, quasi ovunque è stata posta, salvo in alcune zone, come le Capanne di Marcarolo, dove alcuni amministratori si sono addirittura messi alla testa di manifestazioni per impedirne fisicamente l'effettuazione rendendosi responsabili di situazioni che potrebbero essere sottoposte ad un procedimento penale.
La Regione deve mostrare una capacità dialettica nei confronti di tutte le posizioni, per tenerne conto, come s'intende appunto fare con questo disegno di legge. D'altra parte è confortante che il Consiglio regionale disgiunga nettamente sul piano politico, sul piano culturale e sul piano dei pronunciamenti personali la propria responsabilità da chi ha cercato manifestazioni che non possono che essere considerate inconsulte. In questo senso l'atteggiamento del Consiglio regionale può essere di aiuto, di stimolo e di controllo per una corretta applicazione della legge, per far sì che fin da una fase di sperimentazione si abbia una gestione la più oggettiva e la più scientifica possibile.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, propongo di interrompere a questo punto i nostri lavori e di riprenderli puntualmente alle ore 15 per passare alla votazione della legge. Vi sono opposizioni a questa procedura? Non ve ne sono.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.15)



< torna indietro