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Dettaglio seduta n.13 del 06/11/75 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I signori Consiglieri hanno già preso visione dell'ordine del giorno.
Ritengo però opportuno rileggerlo visto che è stato aggiunto un punto, come comunicato nella giornata di ieri.
Nella primitiva stesura l'ordine del giorno comprendeva: 1) Approvazione verbale precedente seduta 2) Interpellanze ed interrogazioni 3) Comunicazioni del Presidente 4) Esame disegno di legge n. 7: "Modifiche alla legge regionale 12/8/1974 n. 22: 'Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale Norme transitorie per il primo inquadramento' " 5) Esame disegno di legge n. 3: "Istituzione del servizio di Tesoreria della Regione Piemonte" 6) Relazione della Giunta Regionale sul Piano speciale d elle opere stradali realizzato dall'A.N.A.S. in dipendenza dei decreti di emergenza 7) Nomine.
E' stato poi aggiunto: "Informazione sulla vertenza Montedison", argomento che io suggerirei di trattare dopo il punto terzo, prima che si passi alla votazione delle leggi, in modo che si possa svolgere un minimo di dibattito.
Vi è qualche osservazione su questo ordine di svolgimento dei nostri lavori? Poiché nessuno chiede di parlare ritengo possa considerarsi approvato l'ordine del giorno.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbale precedente seduta".
I Consiglieri hanno certamente ricevuto i processi verbali dell'adunanza del 23 ottobre 1975. Se non vi sono interventi per richiesta di modifiche che qualcuno possa avere riscontrato essere necessarie, penso possano considerarsi approvati.
Qualche Consigliere si sarà sorpreso di vedersi recapitare a casa, a notte inoltrata, venerdì sera, il materiale per la seduta odierna.



OBERTO Gianni

Con scampanellate a non finire.



PRESIDENTE

Si è trattato di una decisione presa dai Capigruppo dopo che alcuni Consiglieri avevano giustamente fatto rilevare in precedenti sedute che non era possibile esaminare accuratamente il materiale se non lo si riceveva che ventiquattr'ore prima della riunione.



OBERTO Gianni

Ma il recapito deve avvenire di giorno, non di notte...


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Calsolaro "Determinazioni da assumere in merito alla costruzione della strada denominata 'Pedemontana', attesa la sua assoluta inutilità"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Interpellanze ed interrogazioni".
Secondo l'ordine di presentazione, sarebbe da discutere per prima l'interrogazione del Consigliere Oberto, ma non è ancora giunto l'Assessore cui compete rispondere.
Proporrei di farla precedere da un'interrogazione del Consigliere Calsolaro: "Determinazioni da assumere in merito alla costruzione della strada denominata 'Pedemontana', attesa la sua assoluta inutilità". Se non vi sono obiezioni, darei la parola all'Assessore Bajardi per la risposta.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti

Il problema della cosiddetta 'Pedemontana' (in termini giuridici si tratta della variante alla Statale 565 da Castellamonte ad Ivrea) non è recente. Questa variante era stata progettata con tracciato del tutto nuovo, da Castellamonte ad Ivrea, con caratteristiche autostradali affinché potesse corrispondere pienamente ad esigenze (pretese, si pu affermare da qualche parte) di mobilità. Questo comportava, però, che si mettesse a soqquadro anche tutto l'assetto della zona, in particolare la parte più produttiva del terreno agricolo, poiché ovviamente una strada tende a svilupparsi su terreni pianeggianti.
Nell'attuazione del secondo lotto (il che non vuol dire che fosse già stato attuato il primo lotto ), anni addietro, erano sorte serie contestazioni, da parte di enti locali ma in modo particolare da parte dei contadini della zona, i quali con l'attraversamento dei loro terreni avrebbero vista spezzata l'unità di conduzione agricola.
Secondo informazioni forniteci dall'A.N.A.S., queste difficoltà vennero allora superate ridimensionando sensibilmente le caratteristiche del secondo lotto, unificandolo di fatto con il primo lotto (la parte più vicina a Castellamonte) ed effettuando un'operazione attraverso la quale con la stessa spesa del secondo lotto si finanziava l'esecuzione del secondo e del primo lotto. Ora l'opera è tutta appaltata e sta raggiungendo la piana di Colleretto Giacosa.
Per quanto riguarda il terzo lotto, quello oggi oggetto di discussione il tratto Colleretto Giacosa-Ivrea, non possono essere ignorate le riserve emerse in quest'ultimo periodo, prima e dopo le elezioni del 15 giugno. Ed in particolare non ci pare si possa non tenere in conto la presa di posizione assunta il 30 agosto 1975 da tutti i sindaci della zona (posso citare quelli di Baldissero, Strambinello, Quagliuzzo, Parella, Colleretto Giacosa, Lorenzé, Samone, Banchette, Pavone, Ivrea), i rappresentanti delle organizzazioni sindacali CISL, CGIL e UIL, i rappresentanti delle organizzazioni contadine (Coltivatori diretti, Alleanza Contadina, Unione Agricoltori) e la rappresentanza di tutti i lavoratori delle costruzioni presa di posizione compendiata in una nota che credo abbiano ricevuto tutti i Consiglieri della zona ed i gruppi politici. Il giudizio, in questo documento, è abbastanza netto, tranchant: inutilità dell'opera, in primo luogo, rispetto ai bisogni essenziali della zona, e soprattutto danno per l'agricoltura.
Con questo documento si auspicava un analogo atteggiamento da parte della Regione, oltre che degli altri enti locali, della Provincia. E mi pare che non si possa negare oggi da parte della Giunta l'espressione della solidarietà a questa impostazione chiaramente sostenuta da tutti gli enti locali del comprensorio di Ivrea. E' stata anche richiesta una partecipazione degli enti locali a quella che può essere la fase delle decisioni o dei rapporti con gli enti istituzionali responsabili di questa politica, in particolare l'A.N.A.S. Non abbiamo nulla da obiettare. Dico anzi, anticipando in parte un discorso che si inquadra nell'ordine del giorno della seduta di oggi, relativo ai rapporti più generali Regione A.N.A.S., sui quali torneremo più ampiamente, che la Regione ha piena disponibilità a che a questa fase di confronto con l'A.N.A.S e il Ministero dei Lavori pubblici sia presente anche una rappresentanza del comprensorio di Ivrea, e vedremo come organizzare questa partecipazione. Noi pensiamo che nella prossima settimana questo incontro (possibilmente a Torino altrimenti a Roma) possa avvenire, e si possano ottenere chiarimenti che illuminino sulla questione richiamata dall'interrogazione e sul discorso più generale dell'A.N.A.S.
Più in generale ci pare giusto dire che, dopo il blocco di tutte le opere autostradali introdotte dai decreti anticongiunturali, è indubbia la necessità di un intervento nella viabilità ordinaria e minore: a questa esigenza non ci si può assolutamente sottrarre, pena la perdita di efficienza dell'attuale sistema autostradale. Questo discorso introduce il capitolo di un nuovo rapporto con l'A.N.A.S., al di là del discorso dell'evitare che l'A.N.A.S. si metta a fare autostrade ed assolva la sua funzione primaria, resta aperto il capitolo di un rapporto nostro al fine di organizzare il reale intervento dell'A.N.A.S. nella viabilità statale e, aggiungiamo, di un rapporto più generale con tutti quegli enti, Province e Comuni, che intervengono sul complesso della viabilità minore.
Come seconda considerazione, non può essere ignorato che ci paiono in questo ordine più interessanti le opere non radiocentriche, quelle opere che collegano i fondovalle tra di loro, in quanto ci pare che una politica di decongestione delle grandi aree urbane possa ritrovare nel momento dei collegamenti tra i fondovalle uno strumento per avviare un diverso assetto dell'uso del territorio.
Esistono poi anche, come ultima considerazione, dei problemi reali di viabilità. Se una considerazione a posteriori può essere fatta è che assurdamente questo intervento pubblico, che è già costato, grosso modo, 7 miliardi, è iniziato dalla parte che non aveva problemi di viabilità: se si fosse iniziato invece dalla parte di Ivrea, dove i problemi di viabilità esistevano, rovesciando i termini della situazione si sarebbe potuto andare ad una soluzione più corretta dell'uso di queste risorse. Stranamente, ci troviamo invece in fase di completamento di un'opera iniziata da una parte dove non esistevano assolutamente problemi di viabilità, la parte più connessa a Castellamonte, che vengono crescendo per strada fino ad assumere una dimensione anche reale per quanto certamente assai ridotta rispetto alla caratteristica autostradale che si vuol conferire all'opera quando penetra nella città di Ivrea con due trafori che hanno una dimensione doppia dello stesso ponte che serve da sbocco di questa struttura.
Fatte queste considerazioni, che tendono a collocare nel modo giusto i problemi della viabilità, occorre affrontare la questione in termini di modi, di tempi, e poi di priorità all'interno ancora di questi tempi.
Le priorità. Certo, noi non possiamo sottacere quanto viene denunciato dalla lettera dei Comuni: molte altre cose sono più urgenti e certamente con i 5-6 miliardi si potrebbe affrontare una serie di questioni; qualora la somma fosse messa a disposizione del Comune di Ivrea e di altri Comuni ben difficilmente la scelta potrebbe essere questa.
Questo fa prospettare un problema di coerenza a livello generale dell'uso delle risorse: se sia ancora ammissibile che in un pacchetto siano messe a disposizione di un ente statale X miliardi senza che questi tengano conto delle reali esigenze di una porzione di collettività. Una situazione di questo genere induce la periferia ad un comportamento non responsabile che è poi quello conseguente alla considerazione: "A caval donato non si guarda in bocca", per cui si accetta qualsiasi somma, anche se non adeguata ai bisogni. Da questo punto di vista non può che essere apprezzato il comportamento della Comunità canavesana, che, anche a costo di perderlo mette in discussione uno stanziamento notevolmente sproporzionato alle sue esigenze fondamentali.
C'é poi un problema di tempi, per quelle esigenze che anch'io riconoscevo di viabilità. I tempi possono anche indurre a posporre opere di viabilità ad un intervento e ad un uso delle risorse per esigenze più impellenti. Tra l'altro, non possiamo ignorare che il Comune di Ivrea ha già persino ecceduto con la costruzione a proprie spese di un ponte del costo di un miliardo, un'opera che certamente doveva trovare una fonte di finanziamento diversa, ascrivendosi ad esigenze più generali e non di tipo urbano. Ma questa stessa spesa di un miliardo per il ponte ci deve indurre a riflettere sul fatto che quando si avvia un determinato meccanismo subentra la logica delle ciliegie, per cui una tira l'altra e si finisce con il dover dire "sì" o "no" ad un'opera la cui realizzazione non si sa nemmeno bene da chi sia stata sostenuta, in questa fase più recente.
Esiste un problema di modi. Nel corso della discussione nella Commissione che ha affrontato i problemi del piano A.N.A.S. è stata avanzata da alcuni la proposta di un forte ridimensionamento dell'opera, da altri, e in primo luogo dalla Comunità canavesana, è stato avanzato un netto rifiuto all'opera in sé e a ritrovare in altri interventi, anche di tipo viabile, la soluzione di quei problemi reali viabili che esistono ma che con una visione urbanistica più ampia, non ristretta a questa stessa questione, possono avere delle soluzioni adeguate ad una visione più generale dei problemi che la Comunità canavesana deve fronteggiare.
La Giunta è quindi sensibile alle considerazioni contenute nell'interrogazione del Consigliere Calsolaro, e vuole farsi parte attiva per la soluzione il più possibile corretta dei problemi della Comunità canavesana.
Concludo ribadendo quanto ho già detto prima: noi parteciperemo ad un incontro con i rappresentanti dell'A.N.A.S. e con il Ministero dei Lavori pubblici ed auspichiamo che in questo incontro, pur annegando il problema della Pedemontana in tutte le altre questioni, si possa trovare una soluzione corretta alle esigenze della popolazione del Canavese.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore Bajardi per la risposta, che mi trova consenziente, sia per quanto riguarda il problema particolare della Pedemontana sia per il problema generale della viabilità nella nostra Regione. E lo ringrazio soprattutto per l'impostazione realisticamente coerente che ha dato in ordine alle prese di posizione dei sindaci dei Comuni del Canavese, delle organizzazioni sindacali e soprattutto delle organizzazioni contadine.
Direi che la protesta contadina è stata la più viva e la più valida nei confronti di questa che appare sempre di più un'opera inutile, un ingiustificato sperpero di fondi pubblici, e che ha già provocato danni gravissimi all'agricoltura. L'Assessore Bajardi sa certamente che per procedere frettolosamente agli sbancamenti si è distrutto tutto il raccolto della meliga di quest'anno, e sa anche, ne sono certo, che i terreni lungo l'asse stradale sono stati acquistati da grossi speculatori. Il loro costo è salito da 15 mila a 150 mila lire la tavola. Non c'é soltanto la speculazione sull'opera in sé, ma su tutto il territorio che gravita attorno alla cosiddetta Pedemontana. La sua inutilità si evince, altresì dal fatto che, secondo certe indicazioni portate da chi sostiene quest'opera, si vorrebbe arrivare ad una modifica del secondo tronco tale da utilizzare largamente l'attuale tracciato: fare una strada utilizzando il tracciato di un'altra strada significa fare un'opera assolutamente inutile e senza significato.
Ringrazio l'Assessore Bajardi, e mi compiaccio per il fatto che la Giunta Regionale abbia opportunamente accolto i voti delle Comunità locali delle organizzazioni sindacali e delle organizzazioni contadine, e intende far partecipare gli enti locali del Canavese ad un confronto democratico sia per quanto riguarda l'intero piano A.N.A.S., che più particolarmente l'intera materia oggetto di questa discussione.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Oberto sull'opportunità di un contributo per la ricostruzione del Parco di Chanousia al Colle del Piccolo San Bernardo


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dal Consigliere Oberto: "Opportunità di un contributo per la ricostruzione del Parco di Chanousia al Colle del Piccolo San Bernardo".



OBERTO Gianni

Chiederei di poterla illustrare, sia pur brevissimamente.



PRESIDENTE

A me è stata presentata come interrogazione, e sull'interrogazione non è consentita l'illustrazione. Per salvare la forma ed anche la sostanza potrei concederle di diffondersi un poco di più di quanto sarebbe consentito dalla prassi, in sede di replica.
La parola all'Assessore Fonio, competente in materia.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

La risposta odierna all'interrogazione del collega Oberto non può che essere interlocutoria, in quanto sono in attesa delle decisioni che la Societé de la Flore valdotaine assumerà nella riunione fissata per il 15 novembre prossimo in merito alla ricostituzione del giardino della Chanousia.
Questo giardino, com'é noto, è andato completamente distrutto ed abbandonato in seguito agli ultimi eventi bellici. Era localizzato a quota 2.180, sul Piccolo San Bernardo, al confine fra l'Italia e la Francia, ed aveva un'importanza notevole sia per le specie rare, italiane e straniere che vi venivano coltivate, sia per l'interesse specifico che suscitava negli studiosi di botanica, sia per l'interesse didattico e divulgativo essendo meta di giovani studenti da ogni parte del mondo. I terreni sui quali era situato il giardino della Chanousia sono di proprietà dell'Ordine Mauriziano, che, nonostante le ripetute richieste di intervento di diversi enti interessati, ha sempre dimostrato disinteresse alla ricostituzione del giardino stesso.
Dai primi contatti avuti con i rappresentanti della Societé de la Flore valdotaine è emerso che deve ancora essere deciso se la ricostituzione del giardino avverrà nella stessa località dove si trovava o se dovrà essere scelto un altro sito idoneo: la decisione sarà presa nella riunione che ho preannunciato, del prossimo 15 novembre. In tale occasione verranno presi in esame anche i possibili indirizzi, studi, ricerche, coltivazioni che il giardino in oggetto dovrà realizzare. Precisando che, in ogni caso, la sede del giardino sarà nella Regione Valle d'Aosta, ritengo che le coltivazioni di specie rare della flora alpina che in esso si potranno realizzare non saranno solamente di interesse della suddetta Regione ma di estrema importanza, oltre che per tutte le regioni dell'arco alpino, anche per tutti i Paesi alpini.
Nel quadro delle attività che la Regione Piemonte intende assumere per la divulgazione e l'incentivazione delle coltivazioni delle specie protette della flora piemontese in base alla nostra legge 13/8/1974 sulla "Protezione della flora", la ricostituzione del giardino della Chanousia anche se situato nella Regione Valle d'Aosta, è di notevole interesse.
Pertanto, ritengo che, in linea di prima indicazione di intervento, la Regione possa assumere le seguenti iniziative: promuovere la presentazione da parte della Societé de la Flore valdotaine di un programma di coltivazione delle specie protette della flora piemontese, che per una gran parte coincidono con quelle della flora della Valle d'Aosta, al fine di mettere a punto le diverse tecniche colturali e promuovere la produzione delle sementi delle suddette specie; sempre d'intesa con la Societé de la Flore valdotaine e con tutte le Regioni dell'arco alpino, promuovere la divulgazione delle specie che verranno coltivate nel giardino della Chanousia, indicando nel materiale divulgativo per ciascuna specie coltivata il tipo di protezione che si realizza nelle diverse regioni.
Per l'attuazione dei suddetti programmi la Regione potrà concedere un contributo finanziario sulla base della legge, che ho già citato, del 13 agosto 1974, n. 24, "Protezione della flora", sia per la coltivazione delle specie protette e la messa a punto delle tecniche colturali, sia per la divulgazione delle specie stesse.
Per un'approfondita valutazione del problema sto concordando un incontro tra rappresentanti della Societé de la Flore valdotaine e responsabili della Regione Valle d'Aosta al fine di verificare l'impegno che dovranno assumersi le Regioni del nord Italia per la ricostituzione del giardino della Chanousia nonché per mettere a punto i programmi di divulgazione e incentivazione delle specie protette della flora dell'arco alpino, quindi al di là di un puro e semplice contributo nell'arco della nostra legge, inserire un qualche cosa di più organico e di più razionale.
Mi impegno a tenere informato il Consigliere interrogante ed eventualmente a riferire ancora in Consiglio sugli sviluppi dell'azione per la ricostituzione di questo giardino della Chanousia.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Traspare dalla risposta ampia e cortese data dall'Assessore Fonio tutto l'interesse che la Giunta porta a questo problema, e questo mi dà la consapevolezza di aver fatto bene a superare una certa esitazione che avevo avuto a presentare l'interrogazione, derivante dalla preoccupazione che potesse sembrare strana la richiesta di un intervento della Regione Piemonte per l'esecuzione di un'opera che apparentemente interessa solo la Regione della Valle d'Aosta.
Il giardino della Chanousia costituisce un fatto di civiltà e di cultura internazionale, poiché veramente mondiale era la raccolta delle specie (4500) messe insieme e curate con passione, con interesse, con amore, dal 1897 fino al momento in cui, con il passaggio della guerra, in quella zona, vennero distrutte le mura ed anche le specie di altissimo rilievo, fra cui esemplari provenienti dalle zone artiche ed antartiche.
Nessuno ha mai avuto il dubbio che fosse infondata la definizione data di questo orto botanico quale "giardino alpino più famoso del mondo".
Dopo l'umiliazione della guerra - mi si permetta di diffondermi un poco, essenzialmente per dare ai colleghi Consiglieri la misura dell'importanza internazionale di questo problema -, per il grande disinteresse mostrato da parte francese ed anche da parte italiana passarono inutilmente trent'anni in scambi di carte senza che si raggiungesse un minimo di intesa. Lo spostamento della linea di confine ha fatto sì che attualmente il luogo ove questo orto botanico aveva la sua incidenza si trovi in territorio francese, così come colloca in territorio francese i resti dell'Ospizio del Piccolo San Bernardo, reso famoso anche dai salvataggi che vi si compirono, dagli studi che vi si realizzarono. Non si riuscì a concludere niente: la linea di confine è inesorabile, gli uomini non hanno trovato la maniera di dare ospitalità a delle piante, a dei fiori che hanno un discorso che non si misura in termini di confini.
La Societé de la Flore valdotaine prese a cuore la ricostituzione del giardino, dopo molti vani tentativi per stimolare l'Ordine Mauriziano ad occuparsene, tentativi ai quali ha fatto riferimento nella sua risposta anche l'Assessore, uno dei quali è costituito da quell'articolo che mi son permesso di passarvi in visione, intitolato "Requiem per il più famoso giardino alpino del mondo".
Io sono soddisfatto per quello che mi è stato detto, soprattutto per l'assicurazione di una partecipazione finanziaria di grosso rilievo. Il preventivo di spesa è dell'ordine di grandezza di 200 milioni, la sottoscrizione ha carattere internazionale. Proprio l'altro ieri mi scriveva una lettera l'Association Suisse-Vallee d'Aoste, compiacendosi di questa iniziativa e dicendosi interessata ad ospitare conferenze illustrative, per stimolare l'attenzione di tutti. Già la pubblicazione sulla stampa dell'interrogazione comunque ha prodotto qualche effetto - e lo sviluppo che penso potrà esser dato al colloquio fra l'Assessore, in risposta alla mia interrogazione, e me, accrescerà queste reazioni -: ieri sono stato contattato da un rappresentante legale dell'Ordine Mauriziano il quale ente sembra essersi risvegliato dopo trent'anni (molti, anche se non sono i settecent'anni di cui parla d'Annunzio in una sua famosa opera).
Potrebbe davvero esserci questo risveglio, e allora si potrebbe forse anche arrivare alla ricollocazione di questo giardino alpino proprio là dove era stato creato tanti anni addietro, nella situazione ottimale (come credo sia convinzione anche dell'Assessore, che ha avuto modo di conferire in argomento con il prof. Peyronel, nostro consulente regionale e che è stato anche consulente di questa nostra iniziativa, e sa quindi che fino a questo momento non si è ravvisato alcun altro luogo più adatto della sede primitiva).
La risposta dell'Assessore mi lascia dunque soddisfatto per l'ampiezza di vedute per quello che sarà il dopo, più che per l'iniziativa (200 milioni dovrebbero essere reperibili abbastanza facilmente: gli uomini dotati di buona volontà ci sono); perché è la partecipazione al mantenimento successivo che mi pare debba allargare ancora il motivo di intervento regionale, di concerto - e io fornirò tutti gli elementi di conoscenza possibili non appena sarò in condizione di farlo - con lo stesso Ordine Mauriziano, avendo presente che l'iniziativa è iniziativa a carattere internazionale, che interessa non soltanto Italia e Francia, non soltanto la Regione Valle d'Aosta, ma veramente la civiltà e la cultura europee.
Sono pertanto soddisfatto di aver presentato l'interrogazione soddisfatto della risposta che mi è stata data, anche perché accompagnata dall'assicurazione di un ulteriore accreditamento di notizie.



PRESIDENTE

Anche questa interrogazione è stata svolta.
Sarebbe ora da discutere quella presentata dal Consigliere Chiabrando.
Non essendo in aula il presentatore, penso sia opportuno rinviare questa discussione alla prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o .d .g. : "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bono (solo per il mattino) Bianchi, Debenedetti, Zanone, Rossotto, Franzi.


Argomento:

b) Presentazione disegni di legge da parte della Giunta Regionale


PRESIDENTE

Sono stati presentati da parte della Giunta Regionale i seguenti disegni di legge: n. 26: "Modificazione dell'art. 6 della legge regionale 25/5/1975 n. 31 su 'Norme per la concessione di contributi agli istituti di patronato e di assistenza sociale' " n. 27: "Modifiche ed integrazioni a taluni interventi previsti da leggi regionali in materia di agricoltura e foreste" n. 28: "Norme per l'esercizio delle funzioni trasferite dal decreto 15/1/1972 n. 9 in materia di nomina dei Consigli d'amministrazione degli IPAB" n. 29: "Costituzione dell'Istituto finanziario regionale piemontese".
I disegni di legge saranno naturalmente assegnati al più presto alle Commissioni competenti.
Chiede di parlare il Consigliere Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Vorrei sapere quando potrà essere discussa l'interpellanza presentata il 23 ottobre dal capogruppo Bianchi e da altri colleghi della Democrazia Cristiana, riflettente i problemi legati al dipartimento dell'organizzazione territoriale, in particolare dell'Assessorato alla pianificazione e gestione urbanistica. Sono problemi che investono il territorio regionale, la pianificazione regionale, e interessano fortemente le comunità locali, che entro il mese di novembre si troveranno davanti a precise scadenze ed attendono da più parti una precisa risposta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

La risposta verrà data il giorno 13.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Informazioni sulla vicenda Montedison


PRESIDENTE

Come d'accordo, a questo punto inseriamo il nuovo argomento: "Informazioni sulla vicenda Montedison". Dò pertanto la parola al Vicepresidente della Giunta, Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Consiglieri di diversi gruppi, fra cui la Democrazia Cristiana organizzazioni sindacali hanno sollecitato che si facesse qui il punto sulla questione Montedison. Aderiamo di buon grado alla richiesta, visto che anche la Giunta è pienamente convinta dell'opportunità di questo aggiornamento.
In questa informazione sulla complessa e spesso drammatica vicenda Montedison è giocoforza riferirsi ad un punto di partenza che è di comodo dal momento che la vicenda risale a molto prima. Intendo dire alle dichiarazioni, che credo quasi tutti i colleghi abbiano ascoltato direttamente, fatte dall'amministratore delegato Grandi alla conferenza sull'occupazione.
Ricorderete che in quell'occasione l'amministratore delegato della Montedison, stracciando definitivamente gli accordi che erano stati raggiunti con le organizzazioni sindacali nel '73 per un processo di conversione e di mantenimento dei livelli di occupazione negli stabilimenti Montefibre in Piemonte, diede degli annunci che equivalevano alla smobilitazione della presenza Montedison nella Regione. Egli annunci infatti la volontà della Montedison, e quindi della consociata Montefibre di disfarsi dei Cotonifici Valle Susa, in sostanza provvedendo alla loro liquidazione ed al licenziamento di 3400 dipendenti. Annunciò inoltre un piano di ridimensionamento degli impianti attuali, che comportava la fuoruscita dello stabilimento di Vercelli dalla produzione delle fibre, con avviamento in quella sede di attività sostitutive di carattere molto limitato, il mantenimento pressoché invariato dell'attività dello stabilimento di Ivrea, ed un ridimensionamento drastico dello stabilimento di Pallanza.
L'annuncio ha provocato, come sapete, vaste reazioni da parte delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori interessati, con fabbriche presidiate, manifestazioni massicce in varie località del Piemonte, ad una delle quali, quella di Verbania, ha partecipato la Regione Piemonte, con rappresentanza della Giunta Regionale e del Consiglio, dichiarando la sua opposizione al piano prospettato dall'amministratore delegato Grandi. Vi è stato a questo punto, anche per nostra sollecitazione oltre che per autonoma decisione, un intervento del Ministro dell'Industria, Donat Cattin: egli ha convocato le parti (Montedison-Montefibre da una parte organizzazioni sindacali e Regione Piemonte dall'altra) a Roma per il 23 ottobre. Dopo una lunga trattativa, svoltasi in un primo tempo con la presenza del Ministro, dei dirigenti della Montedison e della Regione Piemonte da me rappresentata, ha vista nella seconda parte la partecipazione diretta, oltre che delle organizzazioni sindacali, di molti enti locali, Comuni e Province del Piemonte, e si è conclusa con un accordo.
Colgo l'occasione per sottolineare ancora una volta quel che già dissi all'indomani dell'accordo (ma qualcuno ha ugualmente equivocato): quello del 23 ottobre è stato soltanto un accordo nel senso di aprire una trattativa, un accordo per trattare. Perché, in definitiva, su che cosa si è raggiunta un'intesa nella notte del 23 ottobre? Anzitutto sul fatto che per i Cotonifici Valle di Susa ogni decisione era formalmente rinviata al 31 dicembre di quest'anno, ma praticamente, per un certo meccanismo che non sto qui a descrivere, al 28 febbraio dell'anno prossimo. Però, debbo sottolineare, per essere estremamente chiaro ed obiettivo, che la Montedison, nell'accettare, su pressione del Governo, questo rinvio, e nel garantire in quell'occasione il mantenimento dell'attività (quindi, non solo l'astensione da provvedimenti di smobilitazione ma il mantenimento dell'attività), ebbe a confermare che comunque manteneva il suo punto di vista, cioè la sua volontà di cedere i Cotonifici Valle Susa. Si lasciava soltanto aperto uno spazio di tempo di qualche mese, fino al 28 febbraio evitando dei licenziamenti che sarebbero partiti praticamente, per il processo di liquidazione fallimentare e via dicendo, già dal 25 ottobre per dar tempo al Governo di trovare una soluzione politica al problema dei Cotonifici Valle di Susa. In secondo luogo, si era convenuto che si sarebbero riprese di lì a poco le trattative fra organizzazioni sindacali e Montedison, sul complesso della questione Montedison, interrotte in precedenza perché la Montedison si era sempre rifiutata di trattare l'insieme della situazione Montefibre ed aveva sempre ripetuto che intendeva discutere la sorte dei singoli stabilimenti, dei singoli reparti.
Ed era stata fatta dalla Montedison una dichiarazione che poteva aprire uno spiraglio di speranza: di un impegno a mantenere, riprendere e sviluppare la produzione del nylon 66 a Pallanza, cioè di un intermedio molto interessante rispetto al ciclo complessivo della produzione delle fibre.
Voglio ricordare - perché certe cose vanno precisate - che nel momento in cui questo accordo per la ripresa di una trattativa e di un esame del problema andava in porto, le cose stavano per precipitare di nuovo, perch all'ultimo, per iniziativa della Giunta Regionale, o meglio, presa da me in qualità di rappresentante della Giunta Regionale, fu ricordato che nella trattativa andava rimessa in questione la sorte del reparto Helion dello stabilimento di Vercelli. Su questo la Montedison si irrigidì, dicendo che era disposta a scendere a trattative per la questione Montefibre nel suo complesso, che avrebbe atteso fino al 28 febbraio a prendere decisioni di smobilitazione per i Cotonifici Valle Susa, ma che non intendeva ritornare sulla decisione di chiudere il reparto Helion di Vercelli il lunedì successivo, decisione ormai adottata in via definitiva, non più trattabile.
La discussione a quel punto si riaprì, e venne fatto presente dal Governo da me come rappresentante della Regione e dalle organizzazioni sindacali che questo avrebbe pregiudicato tutta la trattativa. Alla fine, la Montedison acconsentì a rimettere anche la questione dello stabilimento nell'intero pacchetto oggetto di trattativa.
Ripresa la contrattazione con le organizzazioni sindacali (per il Cotonificio Valle Susa le cose sono rimaste ferme a quella notte: si attende, cioè, un'iniziativa, che il Governo, del resto, sta prendendo anche attraverso l'ufficio tessile costituito presso il Ministero dell'Industria), si è arrivati rapidamente alla rottura. Vorrei sottolineare che indubbiamente nella rottura delle trattative tra sindacati e Montedison - trattative che riguardano la produzione delle fibre, non il CVS, che rientra in un altro discorso - un peso grosso l'ha avuto la vicenda di Vercelli, cioè il fatto che la Montedison, alla ripresa delle trattative con le organizzazioni sindacali, ha sostanzialmente riportato in quella sede la sua posizione pregiudiziale, cioè ha detto nuovamente: trattiamo pure, ma per intanto io chiudo l'Helion, ed ha addirittura annunciato delle misure che sono poi state poste in essere per la chiusura del reparto; chiusura del reparto che è avvenuta, tra l'altro, con una tecnica che chiamerei poco industriale, per il rischio di danneggiare macchine, impianti e così via, cioè è stato un atto violento effettuato dalla Direzione.
Ma se questa questione, di ciò che è accaduto nel reparto Helion di Vercelli, è importante, perché ha certamente creato una condizione per la quale era difficile continuare la trattativa da parte delle organizzazioni sindacali, e se, voglio aggiungerlo, per la Giunta Regionale, e credo per l'intero Consiglio Regionale, assume un'importanza grandissima, perch voglio ricordarlo, a Vercelli sono rimasti 9.000 occupati nell'industria, e 3.000 sono alla Montefibre, per cui il decadere di questo stabilimento equivale ad un colpo decisivo ulteriore inferto alla condizione economica dell'occupazione di Vercelli; se dunque la questione di Vercelli ha assunto così grande importanza, non è essa però soltanto che ha determinato la rottura delle trattative, perché la verità è che al tavolo delle trattative la Montedison si è presentata con una posizione di chiusura anche più arretrata di quella che aveva presentato nella notte del 23 ottobre, perch oltre a rimettere in discussione la sorte dello stabilimento di Vercelli per il quale vi è la chiusura del reparto Helion, l'impegno ad un'attività sostitutiva a tempi lunghi per quelli che lavorano in quel reparto, ma nessuna possibilità, per ora, di sostituzione dell'attività complessiva dello stabilimento per cui c'è un destino di smembramento e di ricomposizione affidato a ipotesi che sono del tutto aleatorie anche su altri punti: la produzione del nylon 66, la sorte dello stabilimento di Pallanza e perfino il funzionamento dello stabilimento di Ivrea - la Montedison si è presentata con posizioni del tutto chiuse, del tutto insoddisfacenti e che non offrono nessuna garanzia.
Di qui la rottura delle trattative, la ripresa di un conflitto molto aspro, con manifestazioni che si svolgono anche in questi giorni; di qui l'iniziativa del Ministro Donat Cattin di riconvocare il 12 novembre le parti per riprendere la discussione; anche perché, voglio ricordarlo, nella trattativa del 23 ottobre fu stabilito che vi era questa volta una garanzia del Governo e, in una certa misura, anche la partecipazione della Regione per cui, se le trattative con i sindacati fossero state concluse positivamente o negativamente, alla fine sarebbero dovute tornare sul tavolo del Governo, anche perché la Montedison agganciava la ripresa delle trattative con le organizzazioni sindacali alla concessione di finanziamenti in base a leggi (in particolare la 464) che evidentemente sono di competenza del Governo e del Parlamento e che quindi impegnano le forze politiche.
La riunione dunque è convocata per il 12 novembre, ma a questo punto io credo sia giusto fare qui, con molta chiarezza, alcune valutazioni, sulle quali tra l'altro i vari gruppi possono esprimersi.
Prima valutazione: ciò che è in discussione, voglio sottolinearlo con molta forza, non è la sorte di un reparto dello stabilimento di Vercelli, o di uno o due reparti dello stabilimento di Pallanza, ciò che torna in gioco attraverso il complesso è la presenza di questo gruppo nella Regione Piemonte, ciò che noi registriamo, se facciamo la storia della vicenda Montedison dal 1971 all'accordo con i sindacati del 1973 fino ai giorni nostri, è in realtà la decisione della Holding Montedison, non soltanto della Montefibre, ma della Holding madre di provvedere al disimpegno da queste produzioni qui nella Regione Piemonte in rapporto a piani del gruppo Montedison di carattere complessivo che non sono molto chiari, ma che a mio avviso sono diretti ad accentuare la presenza Montedison nella sfera finanziaria rispetto alla sua presenza nella sfera industriale.
E da questo punto di vista è assolutamente falso, è da respingere ogni tentativo di contrapporre la presenza Montedison in Piemonte, alla presenza Montedison in Sardegna o in Campania, ciò a cui siamo di fronte è un tentativo della Montedison di ridimensionare la sua presenza complessiva nella sfera industriale del nostro Paese.
Il problema enorme che abbiamo qual è dal punto di vista dell'apparato industriale? Che l'apparato industriale italiano è squilibrato in un settore vitale, quello chimico, un settore che è il secondo nel mondo, che ha una dinamica fortissima - a parte i contraccolpi della crisi congiunturale - ma di cui in Italia vi è uno sviluppo squilibrato perché è tutto centrato sulla chimica di base e insufficiente, come dimostra anche la bilancia dei brevetti. Qui la Montedison ha giocato un ruolo negativo dal punto di vista dello sviluppo nazionale complessivo e il problema non è di sapere se oltre allo stabilimento di Ottana che produce fibre, o dello stabilimento di Acerra che produce altri tipi di fibre, è impossibile avere una presenza industriale in Piemonte, il problema è di sapere se la Montedison intende (questa è la questione che è sul tavolo) impegnarsi nella dimensione, ricoprendone una parte cospicua, non dico tutta, di un piano chimico nazionale capace di riequilibrare la chimica in Italia e di portarla ad un livello diverso; o se la Montedison, mantenendo impegni nel settore chimico di carattere limitato al nord o al sud e riducendo quindi il suo impegno soprattutto in una prospettiva dinamica, intende concentrare i suoi sforzi in un'altra sfera, come società di partecipazione finanziaria nel mercato interno e nel mercato internazionale (l'abbiamo letto tra l'altro in questi giorni sui giornali, non ne abbiamo conferma diretta, i grossi impegni che la Montedison va assumendo nell'area internazionale.
D'altro canto voglio porre anche questo in evidenza: è vero che il discorso sulle fibre è gravato dalle difficoltà della crisi congiunturale da sovradimensionamenti che esistono in certi settori, in certi tipi di fibre, però è anche vero in primo luogo che per molti tipi di fibre la bilancia dei nostri pagamenti con l'estero è largamente passiva, il che prova che vi sarebbe spazio per produzioni nazionali, e in secondo luogo che tutti gli indici e tutti gli osservatori confermano che negli ultimi due mesi quello delle fibre è uno dei pochi comparti in cui si assiste ad una ripresa del mercato mondiale; sono i dati degli ultimi due mesi. Per cui questo atteggiamento di disimpegno della Montedison, di fuga da questo settore non ha a che fare con dati oggettivi, ma ha a che fare con la strategia che il gruppo Montedison ha deciso, con gli errori manageriali perché anche questo vi é: quando la Montedison sostiene che ha scarsa vocazione tessile e per questo vuole abbandonare il CVS, dice una cosa da una parte inaccettabile e per altro verso perché quella del CVS (e noi stiamo raccogliendo gli elementi) è una gestione che grida vendetta dal punto di vista dell'incapacità manageriale e la gestione Gritti, precedente all'attuale gestione Schimberni del gruppo Montedison, è altrettanto criticabile dal punto di vista industriale.
La questione che abbiamo qui davanti e la voglio sottolineare a tutti i colleghi, è si la questione di Vercelli, di Pallanza, di un colpo di maglio che viene inferto ai livelli occupazionali in una Regione che è al centro di una crisi di enorme gravità, crescente già rispetto ai giorni della conferenza, ma è un grande problema con il quale il Piemonte si trova a fare i conti, ma che riguarda anche l'Italia.
E qui viene la seconda valutazione da fare. Io debbo esprimere apprezzamento per le iniziative del Ministro dell'Industria, per l'impegno che ha dimostrato nel cercare di avviare il problema verso una soluzione positiva, per la mediazione che ha esercitato, per l'atteggiamento anche duro che ha tenuto già dalla tribuna della conferenza dell'occupazione però debbo dire che al di là di questo apprezzamento, che non esito a manifestare, vi è un tema che deve essere affrontato per quello che è ed è che il Governo non può più presentarsi come mediatore nella vicenda Montedison, perché il Governo è controparte. Nel momento in cui da una parte il pacchetto azionario della Montedison, in termini formali, è per metà pubblico, in termini sostanziali sappiamo che è in realtà in maggioranza pubblico, perché se non vi fosse stata una sterilizzazione della presenza pubblica vi sarebbe già una maggioranza, nel momento in cui il gruppo Montedison adotta delle strategie che così visibilmente contrastano con l'interesse nazionale (ripeto, non si tratta solo di una questione piemontese) il problema di che cosa fa il Governo rispetto alla politica del gruppo Montedison, del sindacato di controllo, della direzione del gruppo Montedison, dei suoi piani complessivi, è sul tappeto e su questo una risposta giustamente le organizzazioni sindacali la chiedono non più soltanto all'amministratore delegato o al Presidente della Montedison ma la chiedono al Governo e in questi termini nuovi, ed è nostra opinione che vada riaperta la discussione e la trattativa. Il Governo, il Parlamento devono assumersi tutte le loro responsabilità rispetto a quello che è uno dei più grandi e drammatici problemi nazionali dei quali la crisi piemontese è un aspetto più saliente, più clamoroso, ma non il solo, non l'esclusivo.
La terza valutazione che debbo fare è questa: si è discusso, anche nella conferenza dell'occupazione, della necessità, se si vogliono avviare nuove produzioni, una diversificazione della produzione industriale, un rinnovamento dell'apparato produttivo, che vi sia una disponibilità alla mobilità della manodopera, che vi sia cioè una disponibilità del movimento operaio, delle organizzazioni sindacali ad adattare la manodopera alle nuove necessità produttive. E su questo vi è una polemica aperta che non voglio risollevare, ma debbo dire che se c'è un'area nella quale le organizzazioni sindacali hanno mostrato una disponibilità totale ad una mobilità della manodopera, alla sua flessibilità rispetto ai processi di conversione, questa è l'area Montedison; l'accordo del 1973, da questo punto di vista, è un modello, un accordo di conversione industriale rispetto al quale le organizzazioni sindacali pagano una serie di prezzi molto pesanti, compresi alcuni prezzi che davvero sarebbero assai discutibili, pensate alla lunghezza dei periodi di cassa integrazione in rapporto alla conversione.
Qui non ci troviamo di fronte ad una soluzione resa impossibile da un atteggiamento delle organizzazioni sindacali o dei lavoratori, ma ci troviamo di fronte a strategie che passano sulla testa dei problemi di gestione industriale degli stabilimenti e investono la linea generale del gruppo Montedison.
E per quello che riguarda la Giunta Regionale io voglio tornare a dichiarare con molta forza che noi, come abbiamo detto nella conferenza dell'occupazione, sappiamo che un processo di rinnovamento produttivo è necessario, che vi sono parti dell'apparato produttivo piemontese che sono obsolete o tecnologicamente, o per le scelte produttive e sappiamo anche che per questo è necessario mettere in discussione la mobilità della forza lavoro, naturalmente non dall'occupazione alla disoccupazione, ma da un posto di lavoro a un altro.
E noi siamo pronti - lo sapete - ad assumerci le nostre responsabilità politiche in questa direzione. Con la Montedison fin dal primo incontro abbiamo sottolineato la disponibilità della Regione - coi suoi mezzi modestissimi - a venire incontro ad ogni esigenza che fosse orientata verso una riqualificazione della Montedison in Piemonte.
La verità è che fino ad oggi abbiamo trovato la porta chiusa; la verità lo debbo dire, che la situazione oggi presenta un quadro estremamente pessimistico, che ad oggi non vi è nessun affidamento per il Val di Susa dopo il 28 febbraio, che tutta la questione della produzione di fibre è rimessa in discussione dai suoi fondamenti e che quindi la questione che il Governo, che il Parlamento deve risolvere, è quella di definire una nuova politica della Montedison. Ed è questo che noi chiediamo e lo chiediamo sì come Regione Piemonte, ma lo chiediamo dal punto di vista dell'interesse nazionale.
Obbedendo a questi criteri la Regione Piemonte, nell'ambito delle sue competenze che, come sapete, sono molto limitate e modeste, prende una serie di iniziative: la prima, abbastanza ovvia, è quella di partecipare a tutte le iniziative che sono in corso per risolvere la questione, perci come siamo stati a Roma il 23 ottobre saremo a Roma il 12 novembre, ci teniamo in stretto contatto col Governo, con i Ministeri competenti continuiamo a discutere, tutte le volte che ci è possibile, con la direzione della Montedison, abbiamo incontri e confronti con le organizzazioni sindacali.
In secondo luogo il Presidente della Regione Piemonte ha invitato a Torino (si concorderà la data) i Presidenti delle altre Regioni che hanno stabilimenti Montedison e questo lo voglio dire non per usurpare competenze che non sono nostre, e neppure per chiedere aiuto, ma per sottolineare che i problemi che abbiamo in Piemonte li vogliamo risolvere in un quadro nazionale, non vogliamo cioè fare del problema Vercelli o del problema Pallanza un osso da contendere tra Piemonte e Sardegna, tra Piemonte e Campania, ma vogliamo farne delle tessere di un mosaico complessivo che deve essere da tutti costruito.
In terzo luogo, come è stato richiesto già da molti Consiglieri di vari gruppi, il Presidente, a nome della Giunta Regionale, ha informato gruppi parlamentari di diversi partiti della situazione che si è aperta, chiedendo loro di prendere le misure che sono necessarie.
Voglio dire, infine, che la questione Montedison si inserisce in un quadro occupazionale che si è nelle ultime settimane ulteriormente appesantito, vi sono comparti produttivi che non erano stati toccati direttamente dalla crisi, macchine utensili per esempio, e nei quali l'esaurirsi del carnet di ordini rischia nelle prossime settimane di provocare un aggravamento ulteriore della situazione.
In un quadro complessivamente negativo, per ragioni che spesso trascendono non solo la volontà della Regione, ma che attengono alla crisi del mercato mondiale, l'unico elemento positivo (colgo l'occasione per dirlo) ci sembra costituito dall'annuncio che avete visto sui giornali, ma che il gruppo Fiat ha voluto farci direttamente come Giunta Regionale quindi lo rendo noto, che oggi si va ad una riapertura delle trattative tra Fiat e sindacato su una base che ci sembra molto interessante.
Noi ci auguriamo vivamente che queste trattative si concludano rapidamente e bene, sapendo che esse riguardano non soltanto problemi di organizzazione nell'interno della Fiat, ma riguardano anche il mantenimento dei livelli occupazionali per tutto il 1977 in Piemonte, la possibilità di riaprire le assunzioni in certi settori della Fiat e l'avvio dello stabilimento di Grottaminarda in Campania. Se la Fiat concluderà l'accordo coi sindacati noi saluteremo questo come un fatto positivo, lo abbiamo detto in occasione della conferenza e lo ripetiamo qui ora, uno stato di rottura tra Fiat e sindacati come quello che è intervenuto nelle scorse settimane sarebbe certamente un ostacolo assai grave allo sviluppo di quei rapporti di contrattazione che la Regione Piemonte intende portare avanti.
Questo della Fiat è l'elemento ancora interlocutorio, ancora dubbio, le trattative riprendono oggi, non negativo se le cose vanno avanti in questa direzione. Per il resto il problema Montedison è certo l'aspetto più grave ma si inserisce in un quadro complessivo negativo che esige da parte di tutti noi, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, un impegno severo, che non può essere ristretto nell'ambito piemontese ma che richiede una nuova strategia economica nazionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito, se tale si pu definire perché credo sia piuttosto una presa d'atto delle dichiarazioni del Vicepresidente Libertini, può portarci ad anticipare alcuni giudizi in merito ai risultati della conferenza economica che la Regione ha indetto alla metà dello scorso mese di ottobre.
Dico questo perché mi pare che risalti, dalla dichiarazione del Vicepresidente, uno stato di fatto segnalato, almeno per quello che riguarda il mio gruppo, alcuni mesi prima della scadenza del mandato regionale, quando nelle trattative che la Giunta Regionale di allora conduceva sembrava si aprissero alcuni spiragli nell'ambito del rapporto con la Montedison. Dicemmo allora che la situazione non era credibile perché vi era una logica nell'impostazione delle scelte economiche e finanziarie dei gruppi in contraddizione con il mantenimento di determinati impegni e il clamoroso ripudio da parte della Montedison del patto sottoscritto così solennemente nel 1973 relativo all'impianto di Mergozzo non ne rappresenta che uno degli aspetti.
Il nostro pessimismo nasceva ovviamente dalla considerazione che il problema esulava dalla possibilità della Giunta Regionale di intervenire per bloccare determinate situazioni e che, come giustamente riconosceva stamattina il Vicepresidente, si trattava di problema di carattere nazionale e chiamava in causa il Governo e la sua pianificazione purtroppo assente allora e scarsamente profilatesi oggi.
Facemmo però allora una considerazione e cioè che il fattore fondamentale era costituito dal lavoro dei dipendenti della Montedison e che il nostro scopo, il nostro obiettivo era quello di scegliere tra la posizione rigida del battersi a tutti i costi per il mantenimento dei posti di lavoro, e l'andare a un confronto con i piani che la Montedison intendeva strutturare, avendo il diritto, come Regione e come Governo, di conoscere questi piani.
Dicemmo anche allora - e forse fu una proposta che passò inosservata o quasi - che l'obiettivo a cui si doveva tendere come Regione, sul piano politico, era il congelamento delle situazioni occupazionali, in attesa di verificare ed eventualmente controbattere i piani di cui non eravamo e non siamo, mi pare, neanche oggi a conoscenza.
Proponemmo in quell'occasione, ma era più che altro un'indicazione: blocchiamo per due anni produzione e mantenimento di posti di lavoro, diamo alla collocazione della produzione la caratteristica della politicizzazione (dissi anche che sarebbe costato certamente molto meno della cassa integrazione che è stata invece successivamente pagata) e andiamo a vedere che cos'é questo piano, che cosa intende fare in realtà la Società coinvolgiamo la scelta governativa e anche la nostra oltre quella dei sindacati in una proposta alternativa.
Ponemmo la domanda se la Regione Piemonte era in grado di proporre piani alternativi che non fossero quelli di dire: nello stabilimento tale rimangono occupati e non si muovono i tali dipendenti, nello stabilimento tal'altro si verifica la stessa cosa, perché un conto è il ruolo dei sindacati, e un conto è il ruolo della Regione Piemonte. La proposta forse non ebbe spazio per essere accolta, io credo però che stiamo scivolando praticamente su quel terreno perché i rinvii che si riescono ad ottenere oggi al 28 febbraio, domani forse al 30 luglio, non fanno che riproporre il problema in quei termini, esasperando però una situazione e soprattutto non consentendo di vederne chiaramente gli sviluppi e gli sbocchi.
Io credo che per l'economia del dibattito si possa dire che non c'è dubbio che il riconoscimento è quello del problema generale, nazionale che investe tutto l'atteggiamento della Montedison ed io concordo con il Vicepresidente della Giunta che il Governo non può rappresentare né il mediatore né l'assistente al dibattito; è chiaro che la soluzione di una questione di questo genere è legata al piano generale, alla programmazione nazionale entro cui devono trovare la loro giusta collocazione il piano chimico, così come i piani degli altri settori produttivi, a maggior ragione in quei settori dove la larga partecipazione del capitale dello Stato consente di manovrare anche la leva finanziaria.
Il guaio è che riaffiorano sempre, purtroppo, nelle cose che mi sento portato a dire, dei grossi dubbi non tanto sulla lealtà della nostra controparte, quanto sulla sua obiettiva capacità di offrire una prospettiva, un assetto; ma direi che la conoscenza di un piano preciso soprattutto il sapere che questo piano risulta da un confronto in cui emergono tutte le indicazioni alle quali certamente devono dare il contributo le Regioni interessate, ma direi le Regioni come unità territoriali entro cui si attua tutta l'operatività del settore chimico, ci metterà di fronte a realtà particolarmente dure per il Piemonte, ma se non altro lo vedremo nelle sue reali dimensioni e potremo allora sì, come Giunta Regionale, come Consiglio Regionale del Piemonte, ricercare tutti i mezzi e tutti gli strumenti per assicurare al mondo del lavoro la possibilità alternativa di una collocazione.
Io credo che non sia una questione di furbizia, non lo è certamente immagino, da parte della Giunta, non lo vuole assolutamente essere da parte del mio gruppo che si rende conto della gravissima situazione in cui oggi versa il Piemonte e che non può vedere ritardare un'iniziativa da parte del Governo, per l'indicazione precisa di piani organici di sviluppo in tutti i settori della vita produttiva. Il nostro compito sarà quello di assecondarli questi piani, di verificarli per quello che riguarda la congruità con le realtà regionali che devono risolvere, e sarà soprattutto quello di essere i portatori permanenti di un'esigenza di fondo che è quella della salvaguardia dei posti di occupazione. Ma, ripeto, in questo settore credo che una proposta fatta propria dalla Giunta Regionale che consenta il dibattito sul piano generale e che coinvolga il Governo nelle sue responsabilità, ma garantisca per un congruo periodo di tempo la tranquillità delle maestranze che non sia permanentemente, giorno dopo giorno, messa in gioco, possa rappresentare un obiettivo politico non secondario, un obiettivo politico su cui penso si debba puntare.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Besate, ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, colleghi, l'informazione fornita dall'Assessore al lavoro nella sua generalità è molto precisa ed esauriente, tuttavia credo che il Consiglio debba rendersi conto di alcuni fatti che stanno al fondo di questa vicenda che la rendono particolarmente difficile, ma che sono anche significativi per le decisioni e gli ulteriori passi che la Regione deve, secondo noi, compiere.
Mercoledì 12, come ha annunciato l'Assessore al lavoro, ci sarà un nuovo incontro in sede governativa e ciò avviene in un momento in cui il Governo, secondo noi, non può e non deve essere neutrale o mediatore, sia pure con una neutralità attiva nei confronti della Montedison; non pu essere neutrale perché la neutralità in questo caso, anche attiva, anche vigorosa, sarebbe complice delle incredibili decisioni della Montedison perché, come dimostrerò, la Montedison sperpera denaro pubblico con grande disinvoltura (Montefibre in particolare) e perché in questo quadro di sperpero e di disimpegno emerge, a mio modesto parere, da fatti precisi, il sospetto di interessi privati in compra-vendita di brevetti inutili, di know-how pregiati buttati nel cestino e raccolti gratis da altre industrie private, di smantellamento di produzioni che poi vengono ricomposte in coproduzioni con altri grandi gruppi privati a condizioni inferiori a quelle della Montefibre.
Tutto ciò richiederebbe, secondo noi, una severa inchiesta sui massimi dirigenti della Montedison, ponendoli nelle condizioni di non potere interferire perché, come ha detto l'Assessore al lavoro, si tratta di imporre scelte che interessano l'intero sistema industriale nazionale dalla chimica al tessile, all'agricoltura.
Non ci deve affatto abbagliare la girandola di miliardi (380) che la Montedison intende investire in Piemonte in vari programmi, perché si tratta di miliardi fantasma che la Montedison snocciola sotto il naso di chi le chiede quali sono i suoi piani in Piemonte ed è smentita poi dal piratesco golpe perpetrato contro il reparto Helion di Vercelli, mettendolo nottetempo nelle condizioni di isolamento dalle comunicazioni con l'esterno, con una situazione che rasenta una responsabilità penale per la sicurezza degli impianti e anche delle persone che vi lavorano.
Ma veniamo ad alcuni fatti, quelli che dicevo che avevo denunciato e che meritano, secondo noi, un'inchiesta severissima e non una mediazione del Governo.
Reparto Policord. Questo primo intervento di radicale chiusura fu effettuato nel 1972. Nella primavera del 1973 tutte le macchine tessili di quel reparto furono trasferite a Montefibre France dove si potenziò il reparto Policord per sei tonnellate al giorno per cercare di tamponare in parte la perdita avuta con la fermata di Vercelli. Quando si fermò il reparto Policord di Vercelli si disse che le macchine erano obsolete, le stesse macchine trasportate in Francia non lo erano più e vennero rimesse in funzione.
Per quanto riguarda la chiusura del laboratorio ricerche, è uno di quei casi veramente paradossali che generano sospetti gravissimi: qui si è andati a buttare nel cestino un brevetto di tecnologia per le fibre poliesteri che era un brevetto Chatillon Montedison Fisher, per acquistare per decine di miliardi un brevetto giapponese con il quale vennero poi realizzate altre cose nella valle del Tirso. Che cosa è avvenuto? E' avvenuto che la SIR dell'ing. Rovelli ha assunto tutto il personale del laboratorio ricerche Montefibre (dr. Urgesi, direttore del centro ricerche dr. Cavallari, Vicedirettore, Donatelli, Di Marco, ing. Ferrarlo, dr.
Perrone, ecc.) e con la Fisher di Berlino ha attuato le linee poliesteri nei propri stabilimenti; nel suo bilancio si legge che in questo campo la SIR non solo ha dei reparti largamente positivi, ma che è all'avanguardia della tecnologia nel settore. Allora questa gente gioca con il denaro pubblico, butta via brevetti buoni e ne acquista altri con tecnologie più arretrate, li prende gratuitamente insieme con il personale, scorte vive e morte, e i grandi gruppi privati li mettono in funzione e ci ricavano alti profitti.
Per il cordene uguale discorso. Lì c'è di mezzo la Pirelli. La storia di questo reparto è molto importante: produceva rayon ad alta tenacità filo continuo per la Michelin, Firestone Brema ed all'estero era richiesto viene chiuso. Contemporaneamente la Montefibre si associa alla Pirelli nello stabilimento Sicrem di Pizzighettone. Allora, mentre da una parte la tecnologia Montefibre era molto più avanzata, tanto è vero che con 350 operai produceva 15 tonnellate giornaliere, oggi là si produce il doppio 30 tonnellate, ma con 1.300 operai, si è andato a fare un regalo a Pirelli gruppo privato, con il denaro pubblico di Montedison; disimpegno dal settore, come diceva l'Assessore al lavoro, ma non senza precisi interessi precisi appoggi dalla Pirelli, dalla SIR. ecc, che hanno l'interesse non solo di non avere il concorrente, ma di andarsi a prendere i brevetti e le tecnologie gratuitamente dalla Montedison che li cede con assoluta noncuranza e disinvoltura.
La chiusura del reparto Helion è addirittura incomprensibile, quando si pensa che la Bemberg e la torcitura di Borgomanero producono pure il nylon 6 in una situazione estremamente più arretrata tecnologicamente.
Io concludo dicendo che il sostenere che per impiantare le macchine di testurizzaziome nel reparto Helion di Vercelli occorre smantellare il reparto, è un pretesto, gli operai, il consiglio di fabbrica, i sindacati i tecnici stessi della Chatillon dimostrano che è possibile procedere all'impianto delle nuove macchine di testurizzazione senza nessun pregiudizio dell'altra produzione.
Il Governo non può essere all'oscuro di queste cose e non può rimanere neutrale di fronte a chi vuole 380 miliardi a determinate condizioni per investire, senza dare nessuna garanzia. Ecco perché il Consiglio Regionale deve essere informato con previsione di queste cose, questi documenti sono stati inviati anche al Governo da parte dei sindacati e del consiglio di fabbrica, alla stampa lombarda e alla stampa piemontese, locale e nazionale, sono stati inviati a tutti gli organi e istituzioni piemontesi direttamente interessate, non si può tacere su questi fatti che non sono stati smentiti.
In un paese con un Governo che sia preoccupato che le cose abbiano un minimo di correttezza, si dovrebbero mettere sotto inchiesta questi massimi dirigenti della Montedison che realizzano i loro disegni senza nessun rispetto né del denaro pubblico, né dell'occupazione degli operai, né della verità delle cose.
Il 12 novembre quindi, nell'incontro che si avrà in sede governativa questi elementi dovranno essere tenuti presenti quando si parlerà dei piani della Montedison, in modo da non consentire loro nessuna fuga dalle responsabilità e in modo da avere una verifica dell'esattezza delle affermazioni della Montedison perché sono state tutte smentite dai fatti non solo dal punto di vista delle scadenze delle chiusure, ma anche per quanto riguarda la tecnologia, il mercato, ecc., sono tutte affermazioni di comodo che mascheravano invece un disegno di ben altro tipo - e che - a meno che non si tratti di persone che non sappiano qual è il costo dei brevetti e che ritengono che i miliardi siano noccioline - danno il sospetto di interferenze, di interessi privati di gruppi che su queste operazioni possono anche avere dei profitti illeciti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

E' stato giustamente ricordato come la situazione Montedison continui ad essere drammatica.
Abbiamo espresso più volte la consapevolezza della difficoltà anche economica di questa impresa, della difficoltà del settore specifico delle fibre.
Crediamo sia dovere di tutti (e ribadiamo l'invito alla Giunta di seguire attentamente il problema) ritrovare un giusto equilibrio tra il tentativo portato avanti dalla Montedison di perseguire iniziative di ristrutturazione su singoli settori, correndo l'alea di perdere di vista l'insieme dei problemi e la necessità di non vincolare rigidamente tutto ad un piano di contemporaneità temporale per aree e per settori tecnologici pena il rischio, di cui siamo consapevoli, di perdere occasioni di intervento che vanno colte invece con estrema oculatezza. Ma che ci sia questa consapevolezza e nelle forze politiche regionali e anche nelle organizzazioni sindacali credo l'abbiano dimostrato gli avvenimenti di questi anni, quindi è un invito a non deflettere dagli atteggiamenti già portati avanti in passato.
Siamo convinti anche noi che l'attuale dirigenza Montefibre paghi in credibilità soprattutto gli errori della dirigenza passata, nei suoi aspetti di conduzione imprenditoriale e industriale.
Se Montedison e Montefibre non propongono ancora un piano complessivo solo perché lo vogliono proporre quando hanno carte sicure da giocare, la Regione non mancherà di prestare attenzione a questo loro sforzo perch troppe volte in passato, pur di "epater le bourgeois", ci siamo visti prospettare delle soluzioni che industrialmente non erano valide.
Non ci nascondiamo le difficoltà di reggere sui settori in cui sono presenti sia Montedison che Montefibre, crediamo però sia pienamente legittimo pretendere dalle capacità finanziarie e imprenditoriali della Montedison di pianificare, organizzare e guidare le operazioni di riconversione. Di fronte a presenze industriali come quelle Montedison non è accettabile che esse deleghino ad altri lo sforzo imprenditoriale di riconvertire le proprie strutture.
Montedison non può pretendere finanziamenti agevolati per ridurre ulteriormente la sua presenza: le dichiarazioni rese dal Ministro dell'Industria in questo senso ci confortano e crediamo che il Governo sarà estremamente rigido nel non concedere carte in bianco.
E' certo che appare sempre più in discussione legittimamente l'aspetto proprietario della Montedison, al fine di rimetterne in evidenza fino in fondo le caratteristiche industriali. Per questo, quando da parte delle organizzazioni sindacali si sottolinea, a nostro parere con troppa formalità, la necessità che in tutti i momenti (esempio CVS) continui ad essere presente esclusivamente Montedison, invitiamo tutti a riflettere perché potrebbe anche essere un'arma a doppio taglio.
Apprezziamo lo sforzo della Giunta Regionale di contribuire ad inquadrare la situazione Montedison nell'ottica nazionale: il problema fibre, soprattutto, non è risolvibile in un'ottica puramente regionale.
Sottolineiamo però la necessità che il richiamo alle responsabilità e poteri del Governo non vada a nascondere, ma ribadisca anzi con estrema chiarezza il richiamo alle responsabilità determinanti della dirigenza Montedison, in tutte le sue componenti private e pubbliche, a farsi essa carico con assoluta priorità degli sforzi imprenditoriali per sviluppare piani di riconversione, pena altrimenti scaricare su un non meglio definito momento politico un ruolo di salvataggio dell'esistente.
Proprio perché siamo convinti della situazione poco chiara presente all'interno del gruppo Montedison, siamo anche noi favorevoli a che si addivenga ad un'inchiesta anche di carattere nazionale che chiarisca fino in fondo tutte le manovre finanziarie, troppo spesso con scarse caratteristiche industriali, portate avanti in questi ultimi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Prendo brevemente la parola, signor Presidente e signori Consiglieri per ribadire un aspetto che reputo fondamentale, che è già presente nell'informazione che ci ha fornito il Vicepresidente Libertini e che a mio giudizio va ulteriormente sottolineato.
Come i Consiglieri ricorderanno, alla conferenza regionale promossa dalla nostra Regione il Ministro dell'Industria on. Donat Cattin, poche ore dopo l'intervento che aveva svolto l'ing. Grandi, venne alla tribuna e accusò l'ing. Grandi di essere un "killer", non si sa bene al servizio di chi, oppure lo si sa fin troppo bene. Sempre il Ministro Donat Cattin rilevò che il Comitato ministeriale per l'industria tessile era stato informato solo il mercoledì del piano Montedison e disse: noi non daremo mai 250 miliardi perché la Montedison licenzi; soggiunse ancora che a suo giudizio, se lo voleva, la Montedison (cito quasi testualmente) aveva tutte le condizioni per presentare un piano accettabile per i sindacati.
Io non aggiungo altro alle parole di apprezzamento (che condivido) che sono già state espresse da Libertini su questa presa di posizione del Ministro; noi prendiamo in parola il Ministro e consentitemi di dire, con altrettanta franchezza, che speriamo che le parole siano "pietre", come diceva un celebre scrittore, e non piume al vento. Dico questo perché siamo vecchi di questi boschi.
E' alquanto strano, per non dire altro, che un'azienda a carattere pubblico, che ha quel peso di capitale pubblico che conosciamo, venga ad annunciare un programma di cui il Ministro competente non è a conoscenza con una serie di conseguenze come quelle che Besate ha ricordato.
Io vorrei ancora ricordare che è proprio di questa settimana la notizia comparsa su una rivista che la Montedison si preparerebbe ad investire all'estero un miliardo di dollari, 600 miliardi di lire. Io non so quanto questa notizia corrisponda al vero, però la cosa è di estrema gravità e va accertata in questo confronto con il Governo, perché se cosi fosse ci troveremmo davanti ad un'azienda che sfugge alle sue precise responsabilità nazionali per fare investimenti speculativi con il capitale pubblico.
A questo punto mi pare che sia giusto sostenere anche da parte nostra l'impegno che Libertini ha preso nell'incontro con i sindaci e con i sindacati, per avere un pronunciamento preciso, perché nessuno può pensare di mettersi la coscienza in pace con ordini del giorno ai quali non facciano poi seguito precisi impegni. Gli amministratori di Vercelli sono venuti a dirci che la Montedison non è la sola controparte con la quale si devono avere rapporti; il governo non potrà più fare da mediatore, non potrà più fare da cassa di risonanza di notizie che gli arrivano dall'esterno rispetto ad un'azienda dove è presente il capitale pubblico dovremo andare all'incontro col Ministro per avere una precisa indicazione.
Noi condividiamo quanto sostenuto dal Vicepresidente Libertini e insistiamo nel dire che l'incontro dei prossimi giorni dovrà essere risolutivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

La conclusione a cui è pervenuto il Vicepresidente della Giunta mi trova d'accordo, egli ha puntualizzato esattamente le vicissitudini della Montedison e sono anch'io del parere che si tratta di un problema di dimensione nazionale, a questo punto il governo non può più stare dietro le quinte, deve scendere allo scoperto a fare una scelta: o con la Montefibre Montedison, oppure con i lavoratori.
Apprezziamo gli sforzi del ministro Donat-Cattin e le sue iniziative che per certi versi sono coraggiose, ma vorrei sottolineare a mia volta che le iniziative che non hanno uno sbocco concreto non imbandiscono le tavole ossia le tavole dei disoccupati della Montefibre o di coloro che sono potenzialmente tali non possono essere imbandite soltanto con solidarietà.
Ho preso la parola soltanto per dire (e ringrazio il Consigliere Alasia che mi ha preceduto) che la drammaticità del problema Montefibre di Vercelli è una cosa che si commenta da sé; lì la dirigenza del complesso chimico milanese ha fatto il bello e il cattivo tempo, ha sottoscritto i patti con i sindacati nell'aprile del '73, ha ripensato ai medesimi patti nel gennaio del 1974, ha trovato l 'amministrazione comunale di Vercelli e l'amministrazione dell'ospedale pronte a rispondere, a favorire l'insediamento così detto sostitutivo che era un aspetto concreto dei patti sottoscritti con i sindacati, il Comune e l'ospedale hanno apprestato i terreni per questi due stabilimenti, oggi che questi terreni sono praticamente diventati una landa desolata dove c'é una squallida ruspa sempre ferma, segno chiarissimo della volontà della Montefibre di non fare niente, di non materializzare quegli impegni, i lavoratori della Montefibre di Vercelli sono arrivati ad un livello di guardia e per quanto responsabili possano essere i nostri appelli alla calma, diventa difficile impedire ad un lavoratore di lottare,in questo caso sono tremila i lavoratori che non credono più agli atteggiamenti della Montefibre, credono invece nella loro forza organizzata perché da che mondo è mondo le lotte di classe sono sempre state fatte dai lavoratori, e credono anche nella Regione.
Ecco perché secondo me è bene partecipare all'incontro romano del 12 novembre. Tra l'altro a Vercelli il 10 novembre ci sarà una importante manifestazione dei sindacati che farà convergere non solo i dipendenti delle industrie tessili del vercellese e del biellese attraversate dalla crisi, ma anche di quelle lombarde e liguri. Nella cornice di questa manifestazione si porrà con forza -come hanno fatto gli stessi lavoratori della Montefibre andando a bloccare la statale Torino - Milano, andando ad occupare simbolicamente per la verità, la stazione ferroviaria di Vercelli la questione della Montedison perché, come ha già detto molto chiaramente il Vicepresidente della Giunta, se su una popolazione di novemila occupati nel settore perdiamo tremila posti e 700 li stiamo già perdendo con la chiusura inopinata, golpista è stata definita, certamente proditoria e provocatoria del reparto helion, se perdiamo tremila entità lavorative nella città di Vercelli e nel suo immediato hinterland, vuol dire che l'economia di quella città è veramente in ginocchio e noi non lo dobbiamo permettere poiché abbiamo ancora intatta la fiducia e l'attesa delle masse lavoratrici del vercellese.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Franzi, ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Signor Presidente, signori colleghi, il problema della Montefibre sta diventando sempre più preoccupante poiché a dispetto delle molte assicurazioni fornite dai dirigenti dell'azienda in questi ultimi anni per la difesa dell'occupazione, in questi giorni si sta realizzando il programma di smobilitazione del settore delle fibre.
Ormai sono anni che ci si interessa presso i dirigenti della Montedison Montefibre per chiedere precisi impegni sulle linee della loro tipologia d'imprenditorialità che, se pure in una dimensione di una nuova struttura aziendale, assicurino gli stessi livelli di occupazione.
Sono stati stipulati accordi, si sono avute decine di incontri a livello sindacale, politico e di governo, il tutto però senza alcun risultato concreto. Si continua a discutere, però l'azienda smobilita e le maestranze sono senza lavoro. Intere zone presentano pesanti indici di recessione economica e sociale. Questa è la triste realtà delle comunità di Vercelli, di Pallanza, di Ivrea e di altri centri minori. E' una realtà che deve essere affrontata con una diversa visione, soprattutto con un diverso impegno da parte della Giunta.
Se fino a qualche mese addietro avevamo fondate ragioni per credere che gli impegni sarebbero stati mantenuti, la decisione assunta dalla Montefibre per il settore helion di Vercelli dimostra inequivocabilmente che non possiamo più sperare nel rispetto degli impegni assunti e sottoscritti.
Il fatto di Vercelli è grave non solo perché sono state licenziate oltre 700 persone, ma per il modo come si è agito. Il ricorso all'autodistruzione degli impianti, secondo il mio modesto parere, comporta gli stessi caratteri di responsabilità, sotto un profilo giuridico, della serrata.
Non vi sono, infatti, differenze sostanziali tra la chiusura dello stabilimento e la distruzione degli impianti, come si è verificato a Vercelli.
Se è perseguibile penalmente, oltre che moralmente, colui che dispone la serrata, nelle stesse condizioni viene a trovarsi colui che distrugge il proprio impianto. Sia in un caso che nell'altro, lo scopo è quello di non produrre e di licenziare i dipendenti, per cui in ambedue i casi si commette un reato perseguibile penalmente.
Penso che il Presidente della Giunta, avvocato, queste considerazioni le abbia già fatte.
Non so se la Giunta ha preso in esame questo aspetto e soprattutto quali iniziative intende assumere per un'eventuale denuncia dei dirigenti che hanno disposto la distruzione degli impianti dello stabilimento Chatillon di Vercelli.
Oggi ci troviamo in una condizione in cui non è più sufficiente dare l'appoggio ai sindacati e chiedere l'intervento del governo; è necessario che anche la Regione assuma impegni in prima persona, formulando precise proposte per soluzioni alternative, perché solo in questa direzione potremo avere ragione di addebitare all'incapacità imprenditoriale Montedison Montefibre la mancanza di nuove iniziative.
Non si può solo ed unicamente chiedere che siano gli altri a fare e ad inventare qualcosa di nuovo. Se veramente si crede che sia possibile trovare nuove soluzioni si deve quanto meno saperle proporre in termini e prospettiva imprenditoriale. Sarebbe perciò opportuno che la Regione anche in questa direzione ci dicesse come intende operare e cioè se è disponibile per studiare o fare studiare in termini economici quali soluzioni alternative la Montedison-Montefibre potrebbe realizzare per risolvere i problemi che oggi intimamente ci turbano e che potrebbero provocare la morte civile e sociale di intere popolazioni.
La Regione si è assunta precise responsabilità alle quali non intende venir meno: queste sono le dichiarazioni del Vicepresidente Libertini in occasione dell'incontro avuto con i rappresentanti dei Comuni e dei sindacati di pochi giorni or sono. Ebbene, questo impegno, secondo me, deve tradursi in precise linee di azione e non restare solo a livello di buone intenzioni. Non si devono solo invocare gli impegni degli altri, ma è giunto ormai il momento di sapere fare delle precise proposte.
Queste sono le iniziative che vorremmo fossero assunte dalla Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signori colleghi, è stato detto e mi sembra giustamente, dal Vicepresidente della Giunta che il governo in questa situazione che si è determinata non può più limitarsi a fare da mediatore. Siamo d'accordo con questa affermazione, ma vorremmo anche precisare la posizione del Gruppo repubblicano.
La sensazione che noi abbiamo è che in questa circostanza, come in circostanze analoghe negli anni precedenti, la Montedison abbia, con molto cinismo, ricattato i poteri pubblici ed il governo in particolare per farsi garantire ulteriori finanziamenti per le sue iniziative di riconversione e di ristrutturazione aziendale.
Se c'è un problema prioritario che il governo deve affrontare è quello di verificare fino in fondo i piani del gruppo dirigente della Montedison e in concreto le sue capacità imprenditoriali, non possiamo trascinare ulteriormente una situazione nella quale il gruppo dirigente della Montedison si fa forte, come negli scorsi anni, di situazioni precarie all'interno del gruppo per chiedere come contropartita d'interventi e ristrutturazione, finanziamenti particolarmente ingenti da parte della mano pubblica per poi utilizzarli per operazioni finanziarie che non sempre sono di carattere produttivo e spesso sono gestite con una disinvoltura che non è accettabile. Il problema che abbiamo di fronte e che deve essere affrontato in maniera definitiva e risolutiva non è tanto quello di ricondurre il gruppo Montedison nel settore delle partecipazioni statali per scaricare sullo Stato degli oneri finanziari, ma è quello di garantirsi che l'attuale gruppo dirigente della Montedison abbia le capacità imprenditoriali necessarie per procedere ulteriormente nel campo della riconversione, e che soprattutto dia garanzia di utilizzare quello che il potere pubblico può mettere a disposizione in una maniera corretta ed accettabile, altrimenti si deve andare ad interventi di altro tipo e ad un atteggiamento estremamente drastico e responsabile nei confronti dell'attuale direzione del gruppo Montedison.
Questo ci sembra che sia il problema di fondo. Bisogna ormai mettere tutte le carte in tavola, il governo deve avere la capacità di andare a vedere fino in fondo quelli che sono i piani effettivi della Montedison e la capacità soprattutto di portarli in porto in una maniera accettabile.
Non si può continuare a finanziare operazioni disinvolte della Montedison dell'entità di quelle degli anni scorsi, per ritrovarci puntualmente in situazioni di questo tipo cioè di piani non definiti, di operazioni tutto sommato inaccettabili e imposte con colpi di mano. Questa è la sostanza e il nocciolo del problema e in questa direzione ci auguriamo di poter vedere impegnati concretamente e rapidamente la Giunta regionale da un lato, ma soprattutto il Ministro dell'Industria dall'altro.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame del disegno di legge n. 7: "Modifiche alla legge regionale 12.8.1974 n. 22 'Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale. Norme transitorie per il primo inquadramento' "


PRESIDENTE

Terminata la discussione sulla situazione alla Montedison passiamo all'esame del disegno di legge n. 7: "Modifiche alla legge regionale 12.8.1974 n. 22 'Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale. Norme transitorie per il primo inquadramento' ".
Relatore è il Presidente della I Commissione, Rossi.
Mi sono stati fatti pervenire i pareri e le incombenze previsti dallo Statuto, non vi sono quindi difficoltà a trattare l'argomento.
La parola al Presidente della I Commissione.



ROSSI Luciano, relatore

Stamani la I Commissione si è riunita nuovamente ed ha concordato alcuni punti che ho fatto includere nella nuova relazione che verrà distribuita ai colleghi del Consiglio.
La I Commissione permanente del Consiglio ha esaminato il d.d.l. n.7 della Giunta regionale concernente "Modifiche alla legge regionale 12.8.1974, n. 22 'Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale - Norme transitorie per il primo inquadramento' ".
La I Commissione, al riguardo, ha svolto una consultazione con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali della categoria, ed ha avuto incontri specifici con il Presidente della Giunta regionale.
La relazione, che viene ora sottoposta al Consiglio regionale, tiene perciò conto non solo degli aspetti della legge in questione, ma esprime alcune considerazioni, che saranno utili all'Assemblea per la discussione che seguirà.
La Commissione regionale di Controllo ha annullato totalmente o parzialmente circa 600 deliberazioni (su 990) d'inquadramento nei ruoli regionali del personale trasferito e comandato.
Le motivazioni di tali annullamenti sono essenzialmente due: requisiti limitati al solo titolo di studio e riconoscimento dell'anzianità pregressa, vincolata al principio delle carriere.
Le deliberazioni d'inquadramento furono assunte dalla Giunta regionale in conformità delle proposte espresse dalla Commissione paritetica, secondo l'interpretazione - concordata tra Giunta regionale ed organizzazioni sindacali - delle norme transitorie di cui al Titolo III della legge regionale n. 22 del 12.8.1974.
Tale interpretazione si rese necessaria per il fatto che la legge regionale di prima stesura, approvata dal Consiglio regionale, dovette subire - per sostenere la necessaria approvazione da parte del Governo diverse mutilazioni, aggiunte e variazioni, presentando così numerosi problemi interpretativi circa la sua applicazione pratica.
Allo stato attuale delle cose, la Giunta regionale, d'intesa con le organizzazioni Sindacali, ha ravvisato in questa legge interpretativa, che esprime chiaramente ed inequivocabilmente le norme ed i principi, lo strumento atto allo scopo di rimuovere tutti gli ostacoli frapposti all'attuazione dell'inquadramento del personale, secondo quanto già concordato.
Essendo i punti nodali della controversia interpretativa individuabili nell'art. 65/1 gomma, nell'art. 66 e nell'art. 71, la Giunta regionale ha provveduto a modificarli, unitamente agli artt. 62 e 64 per correlazione provvedendo altresì alla modificazione del secondo e terzo comma dell'art.
73 per motivi di equità.
Le modifiche alla legge regionale n. 22 sono pertanto le seguenti: 1) - al primo comma dell'art. 62, variazione della parte introduttiva alla tabella di comparazione ed indicazione "e qualifiche equiparate" a fianco di ciascuna qualifica. La modifica rende più chiara e, con la successiva modifica all'arti 65, tassativa la tabella.
2) - al primo comma dell'art. 64, per correlare la norma per l'inquadramento del personale comandato con le modifiche apportate agli artt. 62 e 65. E' stato invece lasciato inalterato il testo del secondo comma all'art. 64 in quanto l'ordine degli elementi di valutazione in esso contenuti non è tassativo, e comunque se ne deve tener conto ai soli fini dell'equiparazione alle qualifiche statali, interpretazione alla quale la Regione già si è attenuta con le deliberazioni adottate e poi approvate e rese esecutive.
3) - all'art. 65, abrogazione del primo comma e sostituzione del secondo comma. L'abrogazione del primo comma si rende necessaria perch elimina il combinato disposto con l'art. 4, che è stato la fonte principale delle divergenze interpretative di cui si è detto.
Oltre a ciò si rileva il fatto che le altre Regioni con livelli funzionali simili (Lombardia, Emilia-Romagna, etc.) non richiedono altri requisiti che non siano quelli delle qualifiche di provenienza. La modifica al secondo comma, invece, è ispirata a motivi di chiarezza.
4) - all'art. 66, la ricostruzione economica viene stabilita ed indicata con una tabella, in sostituzione della norma descrittiva che ha creato confusione fra i termini qualifica e carriera. La tabella è simile a quella in vigore nella Regione Lombardia eccettuata la valutazione, nel nostro caso inferiore, del servizio prestato in Enti pubblici che non siano quelli di provenienza. In questo caso la sostituzione è indispensabile per rendere chiara ed inequivocabile la norma.
5) - all'art. 71: integrazione del titolo ed aggiunta di alcuni commi.
La modifica ha lo scopo di consentire al personale a tempo determinato impiegato però a tempo pieno ed in servizio alla data del 4/9/1974, di partecipare al concorso interno, come già è stato consentito al personale avventizio. S'intende in tal modo soddisfare alla legittima aspettativa concretizzatasi nel corso di questi ultimi anni nel personale in possesso dei requisiti sopra indicati.
La normativa ha carattere transitorio ed esaurisce pertanto la sua validità con la definizione delle operazioni d'inquadramento e con la sistemazione giuridica ed economica del personale interessato, come chiaramente precisato dall'art. 5 del disegno di legge in esame.
Si tratta, anche in questo caso, di rendere più chiara ed operante la norma; infatti l'art. 73 ne prevedeva la decorrenza dello stato giuridico ed economico, sia la corresponsione dell'una tantum dall'inizio del servizio presso la Regione fino al 4/9/1974, il che sarebbe impossibile senza l'inquadramento di detto personale. Nelle condizioni previste dall'articolo modificato si troverebbe una giusta soluzione per i 55 dipendenti impiegati a tempo pieno, rispetto ai 125 dipendenti, circa, che hanno invece un rapporto di lavoro a tempo determinato con orario parziale.
6) - all'art. 73, sostituzione con unico comma del secondo e terzo comma, che vengono abrogati. La modifica è dettata da ragioni e equità perequativa, sotto il profilo economico, per tutto il personale regionale al momento dei provvedimenti d'inquadramento.
Da tutto quanto sopra descritto si deduce che la legge rendendo possibili gl'inquadramenti secondo quanto già deliberato, non persegue scopi di pura rivalutazione economica, ma di giustizia nei confronti del personale che da anni opera presso gli uffici regionali; il risultato della predetta legge si avvicina, peraltro senza raggiungerle, alle condizioni giuridiche ed economiche di primo inquadramento delle altre Regioni a Statuto ordinario.
Quanto sinora esposto tende ad evidenziare i seguenti aspetti: 1) la legge, riguardante il personale, ha avuto, a suo tempo e a vari livelli, un travaglio non indifferente 2) la legge del 1974 ha potuto trovare soltanto una parziale applicazione.
Con questo disegno di legge si tende perciò a creare la condizione, per numerosi dipendenti, di godere del primo inquadramento, inquadramento che proprio per il travaglio prima ricordato, a tutt'oggi non ha potuto ancora attuarsi.
Tuttavia, in conseguenza del fatto che parte rilevante del personale della Regione proviene da Enti vari, con posizioni di carriera diversamente articolata e con livelli d'inquadramento quasi mai omogenei, esistono situazioni particolari di malcontento di non facile soluzione: soluzione che comunque non può trovare pieno accoglimento in una legge di carattere generale, a meno che non si voglia cadere in particolarismi che ci porterebbero sempre più lontani rispetto ai principi di omogeneità.
Nonostante ciò sarebbe errato sottovalutare questa realtà, che pu trovare una giusta soluzione soltanto con la costruzione della legge delle strutture, tendente ad una collocazione obiettiva di tutto il personale nel quadro di una politica programmata dell'Ente Regione.
Infatti, definite le operazioni d'inquadramento per tutto il personale nella formulazione della legge sulle strutture l'Amministrazione potrà assumere appositi provvedimenti normativi per sanare situazioni obiettive esistenti, prevedendo, tra l'altro, la facoltà per i dipendenti in possesso di titolo di studio superiore a quello richiesto per la qualifica d'inquadramento, di accettare tale inquadramento o di chiedere l'ammissione ad un concorso interno, per il conferimento della qualifica (iniziale) corrispondente al titolo di studio posseduto e, tra l'altro, superando eventuali sperequazioni di carattere economico.
In tale legge potrà essere anche effettuata una valutazione globale e conseguentemente più obiettiva del problema relativo al riconoscimento di mansioni superiori sanando le sperequazioni che si fossero verificate nel corso dell'attuazione delle procedure d'inquadramento.
In questa visione pensiamo sia possibile in un prossimo futuro, con la legge sulle strutture, affrontare i problemi che ne derivano: valutazioni delle mansioni, dell'esperienza professionale e della preparazione culturale.
Comunque pensiamo sia bene riaffermare che strutture, organizzazione e metodo di lavoro hanno un senso se sono collegate ad una politica di piano il che significa per il personale andare ad operare a livello di dipartimenti e, presto, a livello di comprensorio, quindi per raggruppamento di competenze e di uffici collegati fra loro in modo omogeneo.
Il disegno di legge della Giunta regionale ha valore per gli obiettivi immediati che abbiamo ricordato, ed offre l'occasione d'impegnare il personale in modo sempre migliore e per tale motivo s'impone anche la sua dichiarazione d'urgenza.



PRESIDENTE

La discussione è aperta. La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come è già stato evidenziato dal relatore collega Rossi, il disegno di legge relativo a modifiche alla legge regionale del 12.8.1974 n. 22 ha lo scopo principale di rendere possibile l'inquadramento del personale, trasferito dallo Stato o comandato da enti pubblici, le cui delibere erano state annullate dalla Commissione di controllo.
L'interpretazione fornita a suo tempo dalla Commissione paritetica per l'inquadramento e fatta propria dalla Giunta regionale con le deliberazioni del 24 marzo 1975, non aveva infatti trovato accoglimento da parte dell'organo che controlla gli atti dell'ammissione regionale.
La legge in discussione, modificando alcuni articoli della precedente legge, rende possibile riadottare nuove delibere inquadrando il personale così come a suo tempo proposto, e pertanto lo spirito informatore della legge, così come gli specifici articoli, vanno sostanzialmente approvati.
In particolare si sottolineano quelle norme che consentono di superare gli ostacoli creati da una ristretta interpretazione del titolo di studio e quella che consentirà finalmente l'inquadramento del personale con contratto a tempo determinato presso i centri di formazione professionale per il quale addirittura nella precedente legislatura era stata bocciata una legge avente come finalità appunto il detto inquadramento.
La presentazione di questa legge ha però fatto sorgere delle perplessità, innanzi tutto per non aver considerato aspetti che in sede di modifica erano meritevoli di considerazione, ad esempio il caso di quei dipendenti trasferiti o comandati in possesso di titolo di studio superiore a quello richiesto per la qualifica d'inquadramento proposto; è stata per avanzata l'ipotesi di risolvere questa questione con un ulteriore disegno di legge per non pregiudicare o ritardare ulteriormente in sede d'approvazione la presente legge.
Il mio gruppo, proprio nella considerazione del lungo travaglio che l'inquadramento, giustamente reclamato dal personale regionale, ha sino ad ora avuto, aderisce a questa impostazione e si farà carico di presentare idonea proposta di legge qualora non vi fosse - ma siamo certi vi sarà adeguata iniziativa legislativa della Giunta.
Altro punto che ha richiesto approfondimento, è stato quello relativo alle deliberazioni adottate dalla Giunta in data 24 marzo 1975, ai sensi dell'art. 72 della legge 22, posto che con l'approvazione della legge oggi in esame viene praticamente reso non più applicabile il predetto articolo.
L'ordine del giorno presentato da vari gruppi e che verrà posto in votazione a fianco della legge, invita la Giunta a risolvere situazioni con l'ulteriore approfondito esame delle deliberazioni, in ciò sottolineando il principio della continuità amministrativa, principio corretto ed indispensabile in ogni ente e demandando in ogni caso, alla legge sulle strutture, l'adeguata soluzione di problemi emergenti. Anche questa soluzione ci pare corretta ed accettabile.
Con queste rapide considerazioni ed osservazioni dichiaro il voto favorevole del gruppo della D.C. alla legge in discussione.



PRESIDENTE

Se nessuno chiede di intervenire, darei la parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, con l'approvazione del disegno di legge di modificazione di alcuni articoli della n, 22 viene resa giustizia a quasi la metà del personale della Regione; rimangono 600 persone che, per un motivo o per l'altro, non hanno trovato inquadramento, e pertanto sono ancora, come si suol dire, fra coloro che son sospesi. Ciò rientra anche confermo in questo quanto ha detto il Vicepresidente Paganelli - nel quadro già impostato dalla precedente Giunta, che aveva appunto già dato questa interpretazione alla n. 22, ma aveva visto la sua tesi respinta in sede d'approvazione da parte della Commissione di controllo sugli atti della Regione. Il provvedimento, dunque, s'inserisce in quel filone, ne segue direi, tutti i criteri che in allora erano stati portati innanzi con le deliberazioni d'inquadramento.
Vi sono particolari situazioni, come ha già detto il Vicepresidente Paganelli, che restano in sospeso e che il Governo regionale si è impegnato ad esaminare congiuntamente con tutte le forze politiche. Vi è la fondata speranza che il disegno di legge sia approvato dal Governo. Questo è il dato, direi, più importante. Con l'espressione del voto favorevole che è stata preannunciata in Commissione e qui in aula da tutte le forze politiche il disegno di legge troverà accoglienza: eguale accoglienza deve però trovare in sede d'approvazione da parte del Commissario di Governo e del Governo stesso.
Convengo altresì con il Presidente della I Commissione, Rossi, che non si tratta soltanto di un momento rivalutativo delle condizioni economiche ma di un atto di giustizia grazie al quale, ad oltre cinque anni dalla nascita delle Regioni, si dovrebbe finalmente giungere a realizzare un primo inquadramento. D'altronde, questo principio è già stato accolto nel suo insieme in leggi di altre Regioni, per cui dovrebbe essere fondata la nostra speranza di vedere entro breve tempo realizzato quanto da cinque anni questi dipendenti attendono da noi.
Ringrazio pertanto le forze politiche che con il loro contributo in sede di Commissione e in sede di aula hanno fatto in modo che si potesse procedere speditamente. Anche la I Commissione, con la lucida, puntuale interessante relazione del suo Presidente, ha dato un grande contributo all'interpretazione del disegno di legge, puntualizzando determinate situazioni che il Governo regionale s'impegna a portare innanzi, come già ho detto. Anche le forze sindacali hanno collaborato costantemente in questi tre mesi di elaborazione ed hanno dato un grande contributo.
Approvata che sia la legge da parte del Governo, si dovrà por mano agli altri adempimenti: gli atti deliberativi, le ricostruzioni delle carriere.
Il Governo regionale assume formale impegno di provvedere ad ogni adempimento, nell'ipotesi che la legge sia approvata dal Governo, entro novanta giorni. In tale lasso di tempo si provvederà per le delibere d'inquadramento, la loro approvazione, il pagamento degli arretrati che spettano ai dipendenti (bisognerà affrettarsi a provvedere, tanto più che l'inflazione di questi ultimi cinque anni ha già divorato per lo meno il 50/60 per cento delle cifre), ed anche per la corretta stipendializzazione mensile nell'ammontare che risulterà dovuto.
Cogliendo l'occasione della presentazione di questo disegno di legge desidero informare ancora che la Giunta ha anche posto mano ad una indagine conoscitiva dello stato del personale. Perché il personale che lavora per la Regione ha provenienze disparate: da enti soppressi il cui personale è stato trasferito per legge alla Regione; da Enti locali e anche da Amministrazioni dello Stato, per comando; vi sono trasferimenti dalle Amministrazioni dello Stato, vi sono degli avventizi. E' un complesso di situazioni che noi dobbiamo affrontare quanto più rapidamente possibile.
A questo punto bisogna dire alcune cose. Già noi abbiamo provveduto alla compilazione di un cosiddetto "libro bianco", che i Consiglieri hanno già ricevuto, con il quale si dà una situazione complessiva dello stato del personale, cosa che mi sembra sia assai utile per poter svolgere ulteriori indagini, per procedere ulteriormente su questa strada. Ma vi sono altri impegni che il Governo regionale intende oggi prendere, ulteriori dichiarazioni che intende fare.
Il personale della Regione, così composito provenendo da tanto disparate esperienze, deve trovare un momento di realizzazione di sintesi nel nuovo lavoro regionale, nel nuovo indirizzo regionale. Qual è il nuovo indirizzo regionale? E' la crescita di una società della comunità piemontese diversa da quella di prima, che si estrinseca ormai in nuovi fatti democratici periferici, nei comprensori, nelle comunità montane, in organismi regionali decentrati che tendono a realizzare un nuovo modo di governare, una nuova politica. In questa nuova politica noi diciamo riaffermiamo con forza, che il primo elemento cui dobbiamo avere riguardo è il personale. Se non ci orientassimo in questo senso, non potremmo pretendere che il personale realizzi la politica che qui, all'interno del Consiglio regionale, le forze politiche daranno alla comunità piemontese ed avremmo allora perso la nostra battaglia. E' evidente infatti che se c' un muro da costruire, ma non vi è chi sia disposto a porvi mano e sia in grado di farlo, quel muro resterà per secoli da erigere. Soltanto l'uomo soltanto l'operatore all'interno della Regione Piemonte, cioè i funzionari e gli impiegati che noi abbiamo, può tradurre in pratica le nostre decisioni politiche.
Il Governo regionale intende pertanto avviare una nuova politica del personale, che si estrinsecherà in tutta una serie di iniziative di studio quindi, una novità completa che si attuerà e crescerà con il sorgere dei comprensori e di tutti gli altri organismi regionali.
In questo quadro va collocata anche la presentazione di una legge regionale delle strutture. La Giunta si era impegnata a presentarla al più presto, ma alcuni nodi ancora da sciogliere l'hanno bloccata. Il primo nodo da sciogliere è l'approvazione di questo disegno di legge da parte del Governo: senza tale approvazione, tutte le novità che vogliamo introdurre andranno ad impattare in un elemento negativo. La presentazione di un disegno di legge per le strutture incontra anche difficoltà, per ora, nella delega al Governo della 382 del trasferimento delle competenze alla Regione. Ecco i motivi per i quali noi siamo preoccupati rispetto a questo problema. Se da un lato vogliamo, ovviamente, che il Governo realizzi nella interezza il trasferimento delle competenze, d'altro canto, rispetto alla legge delle strutture, siamo preoccupati, perché non si può fare una legge di struttura regionale che non sia adeguata a quello che è il trasferimento delle competenze che noi reclamiamo.
Comunque, c'impegniamo a dare, se non altro, delle linee entro la primavera. Perché il Governo dovrebbe provvedere ad uno dei primi atti rispetto alla 382 entro la fine di febbraio, e quindi saremo in grado per allora quanto meno di conoscere la portata delle competenze che saranno trasferite alla Regione.
Quindi, riaffermiamo il ruolo prioritario che noi assegniamo ai funzionari ed agli impiegati della Regione, che non è, ripeto, quello dell'antica burocrazia ma di un nuovo modo d'inserimento in una realtà e di una realizzazione di una politica che le forze politiche all'interno del Consiglio regionale si daranno continuamente; abbiamo però delle remore che io ho voluto indicare, rispetto alla 382.
Dalla pubblicazione dei due libri cosiddetti "bianchi" sul personale discendono anche alcune considerazioni che noi qui dobbiamo fare relativamente alla cosiddetta "giungla retributiva". Non possiamo che respingere recisamente l'insinuazione - abbiamo già anche chiesto delle rettifiche di pubblicazioni - che alla Regione Piemonte ci siano casi di giungla retributiva: le cifre, che tutti i Consiglieri hanno modo di controllare, e che sono di pubblico dominio (perché la nostra documentazione non è certamente segreta, è facilmente consultabile) dimostrano che alla Regione si parte da stipendi che non arrivano alle 170 180 mila lire (in alcuni casi, di assunti fuori di un certo ruolo addirittura 120-130 mila lire) per toccare, in ipotesi di carriera direttiva, cifre niente affatto eccezionali, da superburocrate, come è di moda dire. Con stipendi di 180 mila, o anche di 220-250 mila lire, diciamo anche di 300 mila lire, non si può parlare di cospicui emolumenti, ma anzi di difficoltà costante e continua che hanno i nostri funzionari a far quadrare il proprio bilancio familiare, nell'odierna situazione d'inflazione del costo della vita (si pensi che solo nell'ultimo mese si è avuto un nuovo aumento dell'1,7 per cento, e quindi nel corso dell'anno la svalutazione ha raggiunto il 20 per cento).
Vorrei fare un'ultima considerazione: tutti i problemi attinenti al personale noi intendiamo discuterli con le organizzazioni sindacali. Ci siamo confrontati in questi tre mesi costantemente con esse, ed abbiamo avuto momenti di concordanza ma anche momenti di non concordanza. Questo sta a significare l'autonomia del sindacato, che non si realizza come cinghia di trasmissione di una formula politica che può essere sorta alla Regione Piemonte ma è un momento di confronto, di autonomia complessiva. La Giunta non intende - l'abbiamo già detto in più occasioni - seguire la tattica della blandizie o dell'adulazione verso il sindacato, o dell'offesa se il sindacato assume determinate posizioni : questo attiene, lo ripetiamo, all'autonomia che guida l'azione della Giunta nella istituzione della Regione Piemonte e che guida il sindacato nella sua azione a favore dei dipendenti della Regione.
Questo è il significato e lo spirito con il quale la Giunta propone alle forze politiche l'approvazione del disegno di legge. Mi pare comunque, che dalle dichiarazioni che vi sono state sia emerso chiaramente che il disegno di legge sarà senz'altro approvato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Berti ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Desidero far accompagnare il voto positivo che il nostro Gruppo darà a questa legge, come del resto preannunciato in Commissione, da alcune considerazioni sul contesto in cui questa legge viene presentata ed approvata.
Io sono d'accordo con le affermazioni che sono state fatte circa lo stato di complessità, per certi versi di confusione, in cui si trova in particolare il personale della Regione. Abbiamo altre volte affermato che il ritardo storico, diciamo così, con il quale le Regioni sono state costituite ha portato necessariamente ad un trasferimento di personale da vari enti alla Regione, creando da una parte la situazione che è stata qui denunciata (diverse provenienze, diversi trattamenti, e quindi complessità di situazioni), e per altri versi ha impedito alla Regione in effetti di procedere per l'assunzione di personale fin dall'inizio sulla base di concorsi e quindi di procurarsi personale competente in rapporto alle funzioni specifiche della Regione.
L'istituto del comando, del trasferimento ha in effetti portato a dotare la Regione di un certo tipo di personale, selezionato in chiave politica, in quanto ha consentito ad esponenti politici di fare delle proposte, di chiamare a far parte dello staff elementi di suo gradimento.
Non si veda malanimo in questa mia dichiarazione: è uno stato di fatto che potendosi procedere a scelte, del resto non controllate, com'é avvenuto soprattutto negli anni precedenti e come noi vorremmo non avvenisse più, i provenienti, i comandati, i trasferiti sono stati chiamati nominalmente certamente tenendo conto delle singole capacità professionali, ma indubbiamente avendo occhio anche all'appartenenza politica.
La diversa provenienza ha portato anche a disparità macroscopiche di trattamento economico: a parità di lavoro, ci sono situazioni di differenza fra trasferiti e comandati. Certo, i comandati, direi soprattutto gli avventizi, hanno ottenuto, con questo primo inquadramento, una sistemazione soddisfacente; non so se lo stesso possa dirsi dei trasferiti. Ma in questo settore - lo ha detto Rossi nella sua relazione - permangono situazioni che vanno comunque viste.
Il concetto base su cui ci fondiamo noi comunisti è che si debba premiare soprattutto la capacità e l'attaccamento del personale per il lavoro che esso svolge: il titolo di studio ha la sua importanza, ma importa soprattutto quello che i dipendenti dimostrano di esser capaci di fare. Per operare questo tipo di selezione occorre però uno strumento fondamentale: la legge sulle strutture regionali. Tutte le questioni del personale (inquadramento, stato giuridico, stato economico) sono state sinora risolte senza che si potesse usufruire di un parametro fondamentale quello delle strutture, disponendo del quale ogni funzionario viene collocato, a seconda delle sue capacità, delle mansioni svolte, di quello che riesce a dimostrare di saper fare, nel posto giusto, dove può dare il massimo di contributo.
Io non sono fra quelli che addebitano al personale cattiva volontà di dare il massimo rendimento nel lavoro: secondo me, spetta alle forze politiche che dirigono, agli organismi, alle Giunte, ai Gruppi la responsabilità di costruire le condizioni grazie alle quali ogni funzionario è stimolato a dare il massimo di contributo. Noi vogliamo che si arrivi ad avere dei funzionari ideali, che siano regionalisti, convinti che occorre inventare ancora molto in questa direzione, intenzionati a porre con entusiasmo al servizio di questa idea le loro capacità e le loro conoscenze. Ma per far questo occorre risolvere molti problemi che non sono stati fino ad oggi risolti. Tant'è che anche questo primo inquadramento che arriva con tanto ritardo, non può tener conto di questo parametro fondamentale che è la legge sulle strutture.
Questa legge, che risolve l'aspetto umano della questione, uno degli elementi fondamentali, ponendo rimedio ad una situazione che si trascinava da troppo tempo (chi lavora ha diritto, dopo cinque anni e mezzo, di essere inquadrato), non risolve però tutti i problemi. Non è quindi il caso di assumere toni trionfalistici nell'annunciarla: rimangono aperte molte situazioni di ingiustizia, che dobbiamo riparare, e dobbiamo riparare attraverso la legge sulle strutture.
Nel confermare il voto favorevole del nostro Gruppo a questa legge, io invito la Giunta, e ribadisco l'impegno del Gruppo comunista in tal senso ad operare perché vengano immediatamente avviati gli studi in questa direzione, Anche quei problemi che, già deliberati, rimangono ancora aperti, vanno, salvo casi particolarissimi, risolti soltanto all'interno della legge sulle strutture. Occorre produrre finalmente le strutture di lavoro della Regione Piemonte, per mettere in grado ognuno di lavorare come deve e come meglio può. Con questo impegno noi votiamo la legge dichiarandoci - come è detto in un ordine del giorno che abbiamo sottoscritto - disponibili anche per l'esame delle situazioni ancora aperte, quanto meno per risolvere quelle che risulteranno palesemente ingiuste e dal punto di vista della qualifica e dal punto di vista del trattamento economico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo repubblicano voterà a favore del disegno di legge che è stato presentato dalla Giunta.
In sede di dichiarazione di voto riteniamo di dover fare pochi e brevi commenti.
Il disegno di legge che ci è stato presentato comporta un onere aggiuntivo abbastanza notevole rispetto alle spese precedentemente preventivate, ma sul quale non possiamo non trovarci consenzienti per due ordini di ragioni: 1) che fa decorrere i termini del trattamento economico d'inquadramento dall'inizio del servizio presso la Regione in maniera uniforme per tutte le categorie di personale, con un atto doveroso di giustizia 2) che questo onere si riflette sull'attuale bilancio per quanto riguarda gli oneri relativi ad esercizi precedenti, ma per il futuro ha una incidenza relativamente modesta. Quindi, ci sembra che complessivamente il problema vada visto come un atto di sanatoria e di perequazione, e come tale accettato.
La seconda considerazione, che si riallaccia ad osservazioni già emerse, è che se elementi di sperequazione ancora sussistono certamente riteniamo (in questo senso la Giunta ci sembra abbia già assunto impegni comunque è stato approntato un ordine del giorno in cui si precisa un orientamento definitivo del Consiglio regionale), la legge che dovrà poi definire le strutture, le funzioni e quindi anche le mansioni dei dipendenti permetterà certamente di riassorbirli; perché la legge sulle strutture, nella misura in cui permetterà di definire funzioni e collocazioni, dovrà anche far sì che a parità di funzioni dei dipendenti ci sia parità di trattamento economico.
Da ultimo, osservo che, risolti questi problemi (ci auguriamo con la prossima primavera come diceva il Presidente) per quanto riguarda il personale resta aperto un problema sul quale vorremmo sollecitare l'attenzione della Giunta, quello dell'aggiornamento del personale, cioè dell'impegno che l'Amministrazione regionale deve assumere perché il personale possa avere delle opportunità di aggiornamento che lo mettano in condizione di assolvere pienamente i suoi compiti, venendo dotato di tutti quegli elementi conoscitivi e di miglioramento culturale che oggi sono essenziali. Sarebbe importante che, settore per settore, ci si orientasse a far frequentare, in forme ovviamente compatibili con gli impegni di lavoro al personale dei corsi su materie di carattere professionale che investono le sue competenze specifiche.
Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Capogruppo comunista in merito ai criteri di obiettività, e non più criteri esclusivamente di orientamento politico, da seguire nella scelta del personale. In queste ultime settimane abbiamo udito alcuni commenti anche relativamente a delibere che sono state assunte dalla nuova Giunta regionale: ci auguriamo che queste delibere siano state assunte nello spirito della dichiarazione del Consigliere Berti, che questo sia un tipo di orientamento per la scelta dei funzionari della Regione destinato a diventare definitivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Il disegno di legge che ci accingiamo a votare fornisce una risposta sia pure incompleta, a molti quesiti man mano maturati. Io non credo che il ritardo con cui a ciò si provvede sia da attribuire a cattiva volontà a portare avanti questi problemi: il ritardo è certamente conseguente alla molteplicità degli aspetti che abbiamo incontrato volta per volta quando il personale è affluito alla Regione.
In questo modo, rispondendo soprattutto agli atteggiamenti negativi degli organi di Governo, riequilibriamo una certa situazione, risolviamo alcuni problemi. Per quei problemi che rimarranno ancora aperti auspichiamo che giungano essi pure a soluzione prima che i dipendenti entrati giovani vedano i propri capelli ingrigire.
Non sono molto convinto che la legge sulle strutture sia il toccasana per i problemi del personale. Direi che un personale va concepito e congegnato per le caratteristiche intrinseche che possiede l'utilizzato in conseguenza. Certo è che nell'ambito di una legge di strutture può trovarsi il momento dell'eliminazione di sperequazioni che oggi permangono In conclusione, annuncio che il nostro Gruppo voterà a favore del disegno di legge.



PRESIDENTE

Concluse così le dichiarazioni di voto, possiamo passare alla votazione dei singoli articoli.
"Modifiche alla legge regionale 12/8/1974 n. 22: 'Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale - Norme transitorie per il primo inquadramento' " "Articolo 1 - Il primo comma dell'art. 62 della legge regionale 12/8/1974 n. 22 è abrogato e sostituito dal seguente: Inquadramento del personale trasferito - personale di ruolo dello Stato e degli enti pubblici trasferito in applicazione della legge 16/5/1970 n.
281, e quello ad esso assimilabile è inquadrato, fatti comunque salvi i diritti acquisiti nell'Amministrazione di provenienza, nelle qualifiche regionali in base alla seguente tabella di corrispondenza: Qualifica regionale: Dirigente di settore - Qualifica statale: Dirigente superiore e qualifiche equiparate, Ispettore generale e qualifiche equiparate - Parametro: 530 Qualifica regionale: Capo servizio - Qualifica statale: 1^ Dirigente e qualifiche equiparate, Direttore di Divisione e qualifiche equiparate Parametro: 426-387 Qualifica regionale: Istruttore - Qualifica statale: Segretario Capo e qualifiche equiparate - Parametro: 370 - Direttore di Sezione e qualifiche equiparate - Parametro: 307 - Consigliere e qualifiche equiparate Direttore Centro Formazione Professionale - Parametro: 257 Qualifica regionale: Capo Ufficio - Qualifica statale: Segretario Princ. e qualifiche equiparate, Ins. Teorico-Tec. pratici - Parametro: 255-260 Coadiutore Superiore e qualifiche equiparate - Parametro: 245 Qualifica regionale: Segretario - Qualifica statale: Segretario e qualifiche equiparate - Parametro: 160 - Coadiutore Princ. e qualifiche equiparate - Parametro: 188-183 - Capo Operaio e qualifiche equiparate Parametro: 210 Qualifica regionale: Operatore specializzato - Qualifica statale: Operaio specializzato e qualifiche equiparate - Parametro: 190 - Operaio qualificato e qualifiche equiparate - Parametro: 163-173-146-129 - Serv. 1 categoria e qualifiche equiparate - Parametro: 150 - Comm. Capo e Agg. e qualifiche equiparate - Parametro: 165 - Tecnico Capo Autista e qualifiche equiparate - Parametro: 143 - Coadiutore e qualifiche equiparate Parametro: 128-120 Qualifica regionale: Operatore - Qualifica statale: Autista e qualifiche equiparate - Parametro: 133 - Commesso e qualifiche equiparate - Parametro: 133-115 - Operaio e qualifiche equiparate - Parametro: 153-133-115 Qualifica regionale: Custode - Qualifica statale: Qualifiche con parametro Parametro: 100".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Il primo comma dell'art. 64 della legge regionale 12/8/1974 n. 22 è abrogato e sostituito dal seguente: Inquadramento del personale di ruolo comandato Il personale di ruolo dello Stato e degli enti pubblici, distaccato o comandato a norma dell'art. 65 della legge 10/2/1953 n. 62 presso gli uffici regionali ed ivi in servizio senza demerito, é inquadrato, a domanda, nelle qualifiche regionali in base alla tabella di corrispondenza di cui all'art. 62, primo comma, sentita la Commissione paritetica per l'inquadramento, di cui al successivo art. 70, nonché per il personale del Consiglio sentito anche l'Ufficio di Presidenza".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - Il primo e il secondo comma dell'art. 65 - Modalità per l'inquadramento - sono abrogati e sostituiti dal seguente comma: Il personale provenente dalla carriera ausiliaria ed inquadrato nel ruolo regionale in applicazione delle presenti norme, potrà essere ammesso a partecipare ai concorsi che verranno indetti per la nomina alle qualifiche di operatore e operatore specializzato, purché abbia adempiuto alla scuola d'obbligo prevista dalle disposizioni vigenti alla data in cui è cessato per l'interessato l'obbligo scolastico".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Articolo 4 - L'art. 66 della legge regionale 12/8/1974 n. 22 è abrogato e sostituito dal seguente: Ricostruzione economica della carriera Ai fini della ricostruzione economica della carriera, il servizio prestato presso la Regione Piemonte in qualità di trasferito, distaccato o comandato di ruolo è valutato per intero.
I periodi di servizio prestato quale dipendente civile o equiparato di pubbliche amministrazioni anteriormente alla data di inquadramento sono computati in base alla seguente tabella: Qualifica regionale: Dirigente di settore - Carriera nell'ente di provenienza: Direttiva - Carriera negli altri enti pubblici: Direttiva (se con mansioni afferenti all'attività esplicata presso l'Amministrazione regionale) - Aliquota di riconoscimento: 100 per cento - Ente di provenienza: Concetto - Aliquota: 75 per cento Ente di provenienza: Esecutiva ed altre carriere Altri enti pubblici: Concetto ed altre carriere Aliquota: 50 per cento - Ente di provenienza: Servizi non di ruolo altri enti pubblici: Servizi non di ruolo - Aliquota: 50 per cento Qualifica regionale: Capo Servizio - Carriera nell'ente di provenienza: Direttiva - Carriera negli altri enti pubblici: Direttiva (se con mansioni afferenti all'attività esplicata presso l'Amministrazione regionale) Aliquota di riconoscimento: 100 per cento - Ente di provenienza: Concetto Aliquota: 75 per cento Ente di provenienza: Esecutiva ed altre carriere - altri enti pubblici: Concetto ed altre carriere - Aliquota: 50 per cento - Ente di provenienza: Servizi non di ruolo - altri enti pubblici: Servizi non di ruolo Aliquota: 50 per cento Qualifica regionale : Istruttore - Carriera nell'ente di provenienza: Direttiva o Concetto - Carriera negli altri enti pubblici: Direttiva o Concetto (se con mansioni afferenti all'attività esplicata presso l'Amministrazione regionale) - Aliquota di riconoscimento: 100 per cento Ente di provenienza: Esecutiva - Aliquota: 75 per cento - Ente di provenienza: Ausiliaria - altri enti pubblici: Esecutiva e altre carriere Aliquota: 50 per cento - Ente di provenienza: Servizi non di ruolo - altri enti pubblici: Servizi non di ruolo - Aliquota: 50 per cento Qualifica regionale: Capo Ufficio - Carriera nell'ente di provenienza: Concetto - Carriera negli altri enti pubblici: Concetto (se con mansioni afferenti all'attività esplicata presso l'Amministrazione regionale) Aliquota di riconoscimento: 100 per cento - Ente di provenienza: Esecutiva Aliquota: 75 per cento - Ente di provenienza: Ausiliaria - altri enti pubblici: Esecutiva e altre carriere - Aliquota: 50 per cento - Ente di provenienza: Servizi non di ruolo - altri enti pubblici: Servizi non di ruolo - Aliquota: 50 per cento Qualifica regionale: Segretario - Carriera nell'ente di provenienza: Concetto ed esecutiva - Carriera negli altri enti pubblici: Concetto ed esecutiva (se con mansioni afferenti all'attività esplicata presso l'Amministrazione regionale) - Aliquota di riconoscimento: 100 per cento Ente di provenienza: Ausiliaria - Aliquota: 75 per cento - Ente di provenienza: Servizi non di ruolo - altri enti pubblici: Ausiliaria ed altre carriere, Servizi non di ruolo - Aliquota: 50 per cento Qualifica regionale: Operatore specializzato - Carriera nell'ente di provenienza: Esecutiva ed Ausiliaria - Carriera negli altri enti pubblici: Esecutiva ed Ausiliaria (se con mansioni afferenti all'attività esplicata presso l'Amministrazione regionale) - Aliquota di riconoscimento: 100 per cento - Ente di provenienza: Servizi non di ruolo - altri enti pubblici: Altre carriere, Servizi non di ruolo - Aliquota: 50 per cento Qualifica regionale: Operatore - Carriera nell'ente di provenienza: Esecutiva ed Ausiliaria - Carriera negli altri enti pubblici: Esecutiva ed Ausiliaria (se con mansioni afferenti all'attività esplicata presso l'Amministrazione regionale) - Aliquota di riconoscimento: 100 per cento Ente di provenienza: Servizi non di ruolo - altri enti pubblici: Altre carriere, Servizi non di ruolo - Aliquota: 50 per cento.
Sono inoltre computati in ragione del 50 per cento i servizi svolti nell'Amministrazione non civile dello Stato che abbiano costituito titolo e requisito per l'ingresso nella carriera civile.
L'anzianità viene computata in mesi: le frazioni di mesi superiori ai 15 giorni vengono conteggiate per mese intero, quelle pari o inferiori ai 15 giorni sono trascurate.
I riconoscimenti del servizio pregresso previsti dal secondo comma del presente articolo non sono attuati nei confronti del personale inquadrato nel ruolo dell'Amministrazione regionale nelle qualifiche dirigenziali di cui al D.P.R. 30 giugno 1972 n. 748, come previsto dall'ultimo comma del successivo art. 74".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
"Articolo 5 - L'art. 71 della legge regionale 12/8/1974, n. 22 è così modificato: La rubrica è abrogata e sostituita dalla seguente: Inquadramento del personale non di ruolo ed a tempo determinato.
Dopo il quarto comma sono aggiunti i seguenti: 'Le procedure d'inquadramento di cui ai precedenti commi si applicano altresì al personale amministrativo presso i Centri di Formazione professionale con contratto a tempo determinato, in servizio alla data del 4/9/1974, che nel biennio anteriore a tale data abbia svolto attività lavorativa a tempo pieno per almeno un intero anno scolastico o che risulti incaricato a tempo pieno per l'anno formativo 1974-1975.
Il personale docente presso i Centri di formazione professionale con contratto a tempo determinato, in servizio alla data del 4/9/1974, che nel biennio anteriore a tale data abbia svolto attività lavorativa a tempo pieno per almeno un intero anno scolastico o che risulti incaricato a tempo pieno per l'anno formativo 1974-1975, viene inquadrato a domanda nella qualifica di Segretario subordinatamente ad accertamento di idoneità in esito a concorso interno le cui modalità saranno stabilite dalla Giunta Regionale sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Al personale didattivo di cui sopra è consentito l'inquadramento nella qualifica funzionale corrispondente alle funzioni svolte, al compimento del periodo di due anni di servizio con tali funzioni.
La decorrenza dell'inquadramento per il personale amministrativo e docente di cui sopra va riferita alla data del 4/9/1974'.
Il quinto comma dell'art. 71 è abrogato e sostituito dal seguente: 'La scadenza dei rapporti di lavoro instaurati con i dipendenti della Regione, comunque assunti o denominati, è prorogata sino alla data di espletamento dei concorsi come sopra previsti' ".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
"Articolo 6 - Il secondo ed il terzo comma dell'art. 73 della legge regionale 12/8/1974, n. 22 sono abrogati e sostituiti dal seguente: 'A decorrere dalla data dell'effettivo inizio del servizio presso la Regione e fino alla data del provvedimento di inquadramento sarà corrisposto a tutto il personale cui si applicano le presenti norme transitorie un assegno 'una tantum', pari alla differenza fra il trattamento economico ad esso spettante sulla base della posizione giuridica ed economica acquisita per effetto della presente legge all'atto del provvedimento d'inquadramento e quanto percepito, per lo stesso periodo, dall'ente di provenienza o dalla Regione, a qualunque titolo diverso da indennità di missione, compenso per lavoro straordinario e premi in deroga, nel rispetto del principio della onnicomprensività del trattamento economico stabilito dall'art. 55 della presente legge' ".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
"Articolo 7 - Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge per gli anni 1974 e precedenti, valutati in 1.500 milioni, si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, delle disponibilità esistenti nel capitolo n. 1018 - Rubrica 3 (n. 1 e n. 2); Rubrica 5 (n. 1); Rubrica 6 (n.
1) e Rubrica 8 (n. 1 e n. 2) - dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975 sarà conseguentemente istituito il capitolo n. 45, con la denominazione 'Assegni spettanti al personale in dipendenza del suo inserimento nel ruolo regionale. Oneri per gli anni 1974 e precedenti' e con lo stanziamento di 1.500 milioni.
Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge per l'anno finanziario 1975, valutati in 400 milioni, si provvede mediante un'ulteriore riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 - Rubrica 6 (n. 1) - del corrispondente stato di previsione della spesa e mediante l'iscrizione delle somme di 10 milioni nel capitolo n. 4, di 40 milioni nel capitolo n. 40 e di 10 milioni nel capitolo n. 44, di 20 milioni nel capitolo n. 132 e di 5 milioni nel capitolo n. 136, di 10 milioni nel capitolo n. 210 e di 2 milioni nel capitolo n. 212, di 10 milioni nel capitolo n. 270 e di 2 milioni nel capitolo n. 271, di 10 milioni nel capitolo n. 310 e di 2 milioni nel capitolo n. 312, di 60 milioni nel capitolo n. 314 e di 15 milioni nel capitolo n. 316, di 15 milioni nel capitolo n. 360 e di 5 milioni nel capitolo n. 361, di 30 milioni nel capitolo n. 400 e di 10 milioni nel capitolo n. 401, di 15 milioni nel capitolo n. 580 e di 5 milioni nel capitolo n. 581, di 40 milioni nel capitolo n. 660 e di 10 milioni nel capitolo n. 661, di 40 milioni nel capitolo n. 710 e di 10 milioni nel capitolo n. 711, di 20 milioni nel capitolo n. 751 e di 4 milioni nel capitolo n. 752 dello stato di previsione medesimo.
Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge per ciascuno degli anni 1976 e successivi si farà fronte con gli stanziamenti di cui al precedente comma che risulteranno iscritti nei correlativi bilanci.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
"Articolo 8 - La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Rimane da votare la legge nel suo complesso. Se nessuno desidera parlare si può procedere all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri La legge è quindi approvata.


Argomento:

Esame del disegno di legge n. 7: "Modifiche alla legge regionale 12.8.1974 n. 22 'Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale. Norme transitorie per il primo inquadramento' "

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dopo la votazione dell'ordine del giorno connesso al disegno di legge or ora approvato, alla quale procederemo immediatamente, rimangono da discutere due punti: quello relativo a "Istituzione del servizio di Tesoreria della Regione Piemonte" e quello che prevede una serie di nomine.
Ad un certo momento della mattinata era stata ventilata l'ipotesi di poter concludere i nostri lavori senza doverci ritrovare al pomeriggio, ma mi pare che ciò non sia possibile: una sia pur breve discussione della legge sulla Tesoreria, con la votazione dei relativi articoli, richiederà almeno 45 minuti, e un minimo di un'ora ci vorrà per le nomine.
La mia proposta sarebbe pertanto di votare l'ordine del giorno che completa la legge sul personale e poi interrompere la seduta con l'intesa di riprendere i lavori alle 15,30 precise. Se non vi sono obiezioni ritengo accettata la mia proposta.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Ordine del giorno sul personale regionale


PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno che completa la discussione della legge sul personale presentato da tutti i Capigruppo (reca le firme dei Consiglieri Berti, Paganelli, Gandolfi, Cardinali Calsolaro, Beltrami), di cui leggo il testo: "Considerato che con la legge modificativa testè approvata si dà soluzione sulla base degli indirizzi delle deliberazioni precedenti, al primo inquadramento di tutto il personale in servizio presso la Regione Piemonte alla data del 4/9/1974, e constatato che nello sviluppo dell'attività regionale, con particolare riferimento agli orientamenti di programmazione coordinamento e deleghe, potrebbero rilevarsi aspetti non precisati nella fase del primo inquadramento, a proposito di mansioni, esperienza professionale e titolo di studio; e che sono tuttora pendenti, in attesa di chiarimenti, deliberazioni riguardanti inquadramento di personale il Consiglio Regionale invita la Giunta ad operare per consentire la risoluzione delle situazioni ancora non definite con i provvedimenti in corso di esame e comunque con la presentazione di una legge sulle strutture".
Nessuno chiede di parlare per dichiarazione di voto? Allora, passiamo alla votazione, per alzata di mano. Chi approva l'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.
La seduta è aggiornata ad oggi pomeriggio alle ore 15,30.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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