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Dettaglio seduta n.126 del 30/06/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Prosecuzione esame progetti di legge n. 104 e n. 154 relativi alla "Riorganizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue l'esame dei progetti di legge n. 104 e n. 154 sulla riorganizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali.
Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, contiamo di avere, almeno in questa circostanza, la comprensione dell'assemblea, non solo per il fatto che ci tocca prendere la parola a quest'ora in una giornata piuttosto calda e soffocante; ma, soprattutto, perché ci è dato intervenire dopo che i lavori di questa mattina sono stati conclusi nel modo confuso a tutti noto o insufficientemente chiaro, poiché non permette a noi, come crediamo non permetta agli altri colleghi, di individuare con esattezza sin da questo momento le conclusioni alle quali andrà questo nostro dibattito. In realtà dopo la riunione dei Presidenti di Gruppo siamo ancora aperti a qualunque possibile soluzione; questo lo vogliamo dire molto serenamente, molto pacatamente in quanto è nostra impressione che all'interno di quest'assemblea ci siano Gruppi politici che non intendono svolgere il ruolo di opposizione, tuttavia dando questa impressione all'esterno.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Si riferisce alla Democrazia Cristiana?



CARAZZONI Nino

Mi riferisco alla Democrazia Cristiana, per essere chiari, non al Partito socialista, in questo caso; visto che la domanda mi è stata posta dal Presidente della Giunta, ho ritenuto opportuno precisare.
Noi, che non abbiamo problemi di questo tipo, vogliamo cercare di essere chiari fin dall' inizio stravolgendo l'intervento che ci eravamo preparati con un certo taglio e al quale poi ci riagganceremo per vedere sin da questo momento quali potrebbero essere, in un disegno futuro, le posizioni che il Gruppo della Destra Nazionale dovrà assumere. Diciamo cioè che se oggi si intende portare fino al termine l'esame di questo disegno di legge, sul quale daremo qualche breve giudizio critico, il nostro voto, per tutte le ragioni che andremo ad esplicitare, non potrà che essere negativo.
Diciamo altresì che, se ci troveremo di fronte ad una richiesta di rinvio motivata dal fatto che non può essere disancorata dall'attuazione della riforma sanitaria, in questo caso, assumendoci tutte le responsabilità siamo pronti a condividere e a sottoscrivere una richiesta del genere perché è una tesi che potrà essere contestata, potrà essere discussa, potrà essere non condivisa, ma quanto meno è una tesi che esprimiamo apertamente.
Se, infine, ci troveremo messi di fronte ad una richiesta di rinvio a breve termine, nel giro cioè di 15 giorni, con la motivazione più o meno speciosa del rinvio della legge in aula per ulteriori miglioramenti in Commissione in questo caso, diciamolo brutalmente se si vuole, non siamo per niente interessati a proposte di questo tipo, convinti come siamo che il rinvio in Commissione di questo testo che già nasce, come cercheremo di dimostrare brevemente, all'insegna del confronto o del compromesso, altro non potrà che sortire come conseguenza e come effetto che un più approfondito compromesso o confronto tra i due maggiori Gruppi. Crediamo con questa premessa di aver detto con un minimo di precisione e, ci sia consentito con la precisione che forse per superiori capacità dialettiche e politiche altri interpretano in diverso modo, le posizioni del nostro Gruppo.
Ritornando al tema, facendo conto che non si sia verificata quella parentesi veramente strana, veramente sconcertante, a cui stamani abbiamo assistito, dobbiamo ripetere la nostra critica di partenza e cioè che un disegno di legge di questo tipo, proprio come da altri è già stato detto per il mancato aggancio con riferimenti di carattere nazionale che fatalmente comportano come conseguenze riforme a livello locale, nascono con obiettivi limiti di disorganicità e di frammentarietà e sono fatalmente destinati a diventare fonte di nuove contraddittorie incertezze proprio laddove invece si sarebbe voluto portare ordine e chiarezza; in altri termini non contestiamo l'esigenza oramai universalmente avvertita di riordinare i settori dei servizi socio-sanitari ed assistenziali: in realtà il caos in questo campo è giunto ad un punto tale per cui si avverte e si condivide da parte di tutte le forze politiche l'esigenza di interventi chiari e decisivi. Sarebbe pertinente a questo punto accertare quali siano le responsabilità a monte di questa situazione che si è venuta a determinare ma, senza volere allargare il tema dell'intervento, ci limitiamo a ripetere, ancora una volta, perché già abbiamo avuto modo di precisarlo in altri interventi, che tutto deriva dal ritardo e dalle inadempienze con le quali il Governo nazionale non ha ancora provveduto alla formulazione di leggi quadro: anche in questa circostanza la mancata attuazione della riforma sanitaria o anche la mancata approvazione del decreto di delega della 382 rappresentano delle obiettive carenze che inficiano in partenza la validità di questo provvedimento di legge.
Quanto al merito rileviamo che, come si è riconosciuto da tutte le altre parti politiche del Consiglio, questo testo rappresenta la sintesi del disegno di legge 104 presentato dalla Giunta regionale e della proposta di legge n. 154 elaborata dal Gruppo della Democrazia Cristiana e, dopo una lunghissima e amplissima consultazione, come ricordava stamattina il Presidente della V Commissione, rappresenta il frutto maturato dal confronto, come si usa dire, o dal compromesso come noi preferiamo invece precisare, tra le posizioni rappresentate dalle sinistre e dal Gruppo della Democrazia Cristiana. Questo risultato, questa sintesi unificante che è stata presentata questa mattina con una relazione orale del collega Ferrero, senza che peraltro venisse precisato se la Commissione l'aveva approvata all'unanimità, a maggioranza o in altro modo, proprio per il fatto di essere un frutto unificante, rappresenta e mantiene in sé tutte le ambiguità, le fin troppo contrattate sfumature, i molti spazi che volutamente sono stati lasciati vuoti. Con questa tecnica esasperata dell'arrangiamento continuo forse si sono potute evitare quelle contrapposizioni frontali che, tutto sommato, il Partito comunista teme e che la Democrazia Cristiana non ama. Ma certamente ne è venuta fuori una normativa non chiara, non ragionata, soprattutto non rassicurante agli effetti del riordinamento, del coordinamento e dello sviluppo dei servizi sanitari e socio-assistenziali, che, secondo quanto indicato dall'art. 1 della legge, la Regione avrebbe dovuto attuare. L'impostazione che al problema aveva dato la Giunta regionale o meglio aveva tentato di dare a questo argomento, è saltata in più di un punto: si ponga a confronto il testo di quel disegno di legge con il testo di oggi e ciascuno di noi se ne potrà obiettivamente e serenamente rendere conto. In particolare, la nostra parte politica criticava in quel disegno di legge una concezione che oggi è saltata, impossibile da accettarsi, che puntava a qualificare l'Ente locale come interprete di tutte le necessità del cittadino e di conseguenza individuava l'Ente locale come gestore in monopolio di tutte le esigenze del cittadino. Era un'impostazione qualificante del disegno di legge, ma è saltata, non è più presente, non la ritroviamo più nel testo di legge unificato che oggi ci viene presentato. Era una concezione che non era possibile accettare in quanto faceva a pugni con qualunque concezione di una società pluralistica ove noi riteniamo debbano essere tenuti in conto e debbano essere presi in considerazione tutti gli apporti, siano essi pubblici, siano essi privati, delle iniziative che abbiano una loro validità e che possano quindi favorire il miglioramento costruttivo del vivere umano.
E' stata una marcia indietro della maggioranza, marcia indietro che ha poi trovato esplicitazioni più particolareggiate in numerosi altri casi. Li abbiamo sentiti ricordare stamani dalla dottoressa Vietti, sempre puntualmente documentata su questo tipo di problema e con la stessa serenità (stavamo per dire spregiudicatezza) con la quale prima avevamo mosso un rimprovero in termini politici al Gruppo della Democrazia Cristiana, possiamo dire di essere perfettamente d'accordo con quanto sostenuto dalla rappresentante del Gruppo democristiano a proposito dell'opportunità che nel testo unificato siano state modificate talune pericolose dizioni che sottintendevano ben altre conseguenze, quale ad esempio il demandare i compiti di educazione demografica e di igiene sessuale alla Regione o all'Ente locale; compiti e funzioni di assistenza scolastica ed educativa che erano stati introdotti dalla maggioranza con una forzatura chiaramente anticostituzionale e che, ove fossero stati mantenuti in quel disegno di legge, senza dubbio avrebbero avuto conseguenze del tutto negative in quanto avrebbero usurpato la funzione educativa che riteniamo essere di competenza esclusiva della famiglia quindi non sottraibile né demandabile alla Regione.
Se guardiamo il disegno di legge unificato da questa ottica, non possiamo sottacere e sottovalutare le chiare implicane politiche l'arrendevolezza che, ancora una volta, con una tattica spregiudicata ha dimostrato la maggioranza e in particolare il Partito comunista. Dovremmo forse concludere che, essendo nato un testo di legge in questi termini potremmo essere d'accordo, essere consenzienti. La risposta della nostra posizione politica è certamente no.
Signor Presidente, ci darà atto che oggi siamo straordinariamente distensivi, proprio per le ragioni dell'ora tarda. Desideriamo precisarlo altrimenti potrebbe sorgere il dubbio che anche noi siamo caduti nella trappola del compromesso e dell'ambiguo confronto! Possiamo anche capire che altre forze politiche che si trovano ad avere in questo settore interessi largamente diversi da quelli che noi rappresentiamo, da quelli che la Destra Nazionale rappresenta, possano dirsi accontentate a sufficienza dai miglioramenti che sono riuscite ad ottenere. Questo per non può essere una impostazione accettabile da parte del nostro Gruppo perché la normativa uscita da questa pattuizione compromissoria è tale da non potere e da non dovere evitare un giudizio chiaramente negativo.
Veniamo a quanto avevamo detto in premessa, cioè al disancoramento rispetto ai non ancora esistenti quadri di certezza nazionale.
Vi sono poi numerose carenze di merito che, pur nella fusione dei testi, sono tuttora presenti, sono sopravvissute; per esempio, riteniamo espressione di velleità demagogica tutti gli obiettivi che sono stati indicati al Titolo I della legge e che non altrimenti vanno giudicati se non come mera enunciazione di principi.
Manteniamo delle motivate perplessità in ordine alla costituzione dei Consorzi dei Comuni, contenuta nel Titolo II, in quanto è del tutto ignorato, ad esempio, il ruolo delle Province. Abbiamo ascoltato le comunicazioni fatte dal Presidente questa mattina sugli accordi che si vanno profilando nel quadro della riforma degli Enti locali, ma dobbiamo dire che, non più tardi di ieri, un quotidiano torinese, "La Stampa" diceva, criticando le comunicazioni udite questa mattina, che "saranno le Province a dover approvare il programma di localizzazione dei presidi assistenziali nonché ad esprimere il parere sulle forme associative tra i Comuni". Ambiguità quindi rilevate anche da altre parti, del cosiddetto comitato di partecipazione, rischi di disorganicità inseriti nel riconoscimento accordato ai Consorzi dei Comuni di elaborare Statuti e regolamenti in modo autonomo. Si potrà obiettare che questo invece è proprio un modo per consentire una partecipazione, la più vasta, la più democratica a questa problematica. Ma noi dobbiamo pur sempre porci anche dall'altra ottica, quella che fa giustamente rilevare i pericoli insiti nella disorganicità che da questa impostazione può derivare.
Infine, sempre nel merito, dobbiamo rilevare la del tutto mancata specificazione e l'indeterminatezza dei contenuti relativi alle deleghe (questo ci pare che sia stato rilevato dal collega Cardinali o forse da altri), mentre invece in altre occasioni, come la legge quadro sui trasporti regionali, conteneva specificazioni ben più precise. Qui, invece restiamo molto nel vago, molto nell'indeterminato.
A noi sembra che il disegno di legge che ci è stato sottoposto, pur essendo migliorato, pur essendo meno insidioso rispetto alla formulazione iniziale, tuttavia ha conservato in sé una carica oggettiva di insufficienze e di incertezze che sono inevitabilmente destinate a produrre confusioni ulteriori nella gestione dei servizi sanitari e socio.assistenziali.
Per il fatto che la normativa che viene portata in esame nasce da una pattuizione, da un compromesso tra interessi largamente contrastanti che in qualche modo, per altre ragioni (per essere chiari per ragioni di ordine politico), si è stati portati ad accettare, le posizioni, ovviamente, tra la Giunta regionale da un lato e il Gruppo democristiano dall'altro; e per il fatto che questo disegno di legge ha cercato di soddisfare, entro certi termini, determinati interessi che altre forze politiche hanno in questo settore, noi riteniamo che esso non possa corrispondere alle aspettative alle attese, alle esigenze che sono postulate invece in questo campo dal nostro Gruppo politico. Concludendo e ringraziando dell'attenzione superiore anche a quella che hanno avuto altri colleghi negli interventi di stamani in quanto la discussione si è svolta in modo disordinato, noi diciamo che se ci troveremo messi di fronte a fatti improvvisi che in questo momento non possono essere previsti, accetteremo ipotesi di rinvio che si fondino però in modo chiaro, in modo preciso, in modo inequivocabile sull'esigenza di attendere prima il varo della legge- quadro nazionale per procedere poi a formulazioni normative regionali; se ci troveremo messi di fronte a proposte di rinvio che, con il pretesto del ritorno della legge in Commissione, sostanzialmente mirino ad accentuare il carattere compromissorio della legge stessa, o in altri termini cerchino di salvare su questo tipo di provvedimento una votazione in termini assembleari o largamente unitari, quale forse oggi non sarebbe possibile ottenere, allora noi non saremo interessati e quindi non condivideremo un'ipotesi del genere; se infine si vorrà portare fino alle estreme conseguenze, fino alla conclusione questo dibattito ed effettivamente passare alla votazione sull'articolato, allora, a meno che non abbiano ad intervenire modifiche di fondo al disegno di legge, il voto della Destra Nazionale non potrà essere che negativo.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Su "Notizie" della Regione Piemonte del marzo 1977 esercitavo un certo sforzo su me stesso, per poi invitare altri a fare altrettanto, per valutare se esistevano punti di incontro, non l'onorevole compromesso, ma la possibilità di ricercare uno spazio entro il quale non annullare quanto per ognuno di noi è irrinunciabile, ma, facendo tesoro delle esperienze della prima e della seconda legislatura, indulgere un po' meno alle soluzioni di fantasia e, stando coi piedi per terra, tentare nella gradualità di "perfezionare" il sistema. Avvertivo da un lato l'esigenza di dare un contenuto, un'anima alle individuate unità locali dei servizi, nate dalla legge regionale n. 41/76; avvertivo altresì che ignorare, per esempio, che stiamo entrando nella fase calda della legge 382, per la quale il Governo emanerà uno o più decreti (con il valore di legge ordinaria) per il completamento delle funzioni già trasferite o delegate alle Regioni sulla base degli articoli 117 e 118 della Carta costituzionale, vuol dire non stare coi piedi per terra. Certamente l'attuazione della legge 382 condizionerà la legge definitiva della Regione scaturente dalla 104 e 154 e già si parla di operatività dal 1° gennaio 1978.
La legge 382 prevedeva in allora che la materia sanitaria (art. 24) venisse regolata dalla legge di riforma. Questo progetto che si dice abbia tanti titoli per poter passare in Parlamento da già delle indicazioni precise attorno a materie che vengono trasferite o delegate alla Regione.
Siamo davanti ad una fase in continuo movimento per cui lo stesso dibattito di oggi pomeriggio può far sorgere delle perplessità, come forse sono sorte alla parte politica alla quale appartengo; ma queste perplessità trovano giustificazione davanti alle incertezze del quadro legislativo regionale. Né si può dire che le Regioni non possano attendere oltre la riforma sanitaria il cui tormentato travaglio parlamentare nelle diverse legislature del dopoguerra ha accresciuto ansie, speranze, attese delusioni. Non diciamo che essa è alle porte; non è neppure possibile per dire l'esatto contrario. Infatti la legge 386 dell'agosto 1974 che ha sanzionato il passaggio dell'assistenza ospedaliera a far capo dal 1 gennaio '75 alle Regioni e l'estensione dell'assistenza a tutti i cittadini, che ha fissato i termini per la "conclusione" o "estinzione" degli Enti mutualistici, è stata osservata nel rispetto della scadenza (la legge 202 è passata al Parlamento questa notte) e stanno ormai entrando nella dirittura di arrivo la liquidazione delle molte casse mutue e il passaggio delle funzioni alle Regioni competenti per territorio. La legge 386 è stata il filtro, il passaggio naturale attraverso il quale la riforma entra nel Paese; ci sono condizioni, premesse, attuazioni per le quali il blocco, l'arresto, il rinvio della riforma non sono più possibili, anzi la 386 è già parte anticipatrice della più organica legge di riforma.
E' un discorso che potrà forse essere fatto più compiutamente in prosieguo o in un dibattito generale sulla sanità e sulla sicurezza sociale ma oggi non può essere taciuto che se lo Stato e le Regioni non si muoveranno con oculatezza, con attenzione e con prudenza - mi si consenta del tutto piemontese, il processo di riforma, anche per la parte già iniziata, non potrà che risolversi in una debacle, in una catastrofe con risvolti economici spaventosi.
Abbiamo visto i costi della gestione ospedaliera (ne ha riferito ieri l'altro il Presidente Viglione) quando si è trattato del problema degli oneri gravanti sulla Regione per le convenzioni con le case di cura.
Stamani si è avuto la possibilità di vedere il Presidente della Regione pensoso su questo argomento. In una intervista che l'Assessore Enrietti ha rilasciato ieri alla "Stampa", ha sottolineato anche una certa inadempienza dello Stato nei confronti dell'impinguamento del fondo ospedaliero.
Immaginiamo oggi la Regione investita dalla valanga di un sistema mutualistico realmente e potenzialmente debitorio (la sola Inam è in grado di scaricare sulle Regioni 2 mila miliardi di passivo), non filtrato da una fase di riequilibrio, di unificazione, di preparazione, di predisposizione dello stesso istituto regionale a raccogliere questo nuovo gravame impegnativo. Ridurremo in breve tempo il ruolo della nostra presenza a quello che oggi è svolto da talune Province soffocate dalla massa delle passività. Basta pensare alle passività poste a carico delle Province dall'assistenza psichiatrica.
Il Ministro Stammati, in sede di Consiglio dei Ministri, ha avvertito che l'insieme dell'assistenza ospedaliera e dell'assistenza extra ospedaliera è preventivata per il 1977 attorno ai 9.500 miliardi, il che vuol dire che potrà concludersi sui 10 mila miliardi (si dice il 6,5% del rapporto con la dimensione del bilancio nazionale), il che vuol dire che solo per quest' anno si dovranno reperire 2.500 miliardi per risanare il debito mutualistico e 2.350 per risanare il debito sanitario ospedaliero.
Siamo passati dai 600 miliardi del 1974 ai 3.500 per un settore, ai 4 mila per l'altro, il che comprova che il servizio nella situazione attuale non può facilmente reggere, violenterebbe le Regioni anche per la difformità esistente tra Nord e Sud, tra mutua e mutua. Bisogna pensare che dovremo portare i mutuati autonomi, i coltivatori diretti, i commercianti, gli artigiani allo stesso livello assistenziale dei lavoratori dipendenti, che costituiscono una massa di oltre 11 milioni di assistiti, il che tradotto in termini di bilancio aggiunge altri 80/90 miliardi.
Si sa che è aumentata la richiesta di medicinali: siamo passati dal 18,22 % di farmaci medicinali pro capite del 1976 al 19,20 del 1977. Ogni cittadino italiano ha consumato l'anno scorso circa venti medicine. Non parliamo poi dell'indennità economica per assenze da malattia che fino a ier l'altro era in continua crescita. Pare si sia arrestata in questi giorni. Addirittura è stato scritto che da un raffronto fra i cittadini italiani mutuati e la popolazione ci si è accorti che esistono 1.170.000 unità in più di quelli che avrebbero titolo per poter essere assistiti: c' sovrapposizione, ci sono persone che sono assistite due o tre volte, c' una grossa confusione, ci sono persone inesistenti che con tutta tranquillità figurano anche assistite.
Quindi si apre il discorso sul contenimento dei costi sulla riduzione delle degenze, sui ticket di dissuasione per i farmaci (come lo chiama il Presidente Andreotti) e quant'altro consenta di passare alle Regioni qualcosa di vivo e non il "cadavere" di una riforma o scaricarne il fallimento perché anche noi potessimo fallire. E' un discorso che tutte le forze politiche responsabili hanno portato avanti in quattro mesi di incontri, di trattative, per venire alla conclusione che la riforma è urgente, non più differibile e deve essere la condizione per un forte balzo in avanti nella qualità delle prestazioni e un contenimento della spesa verso la diminuzione della stessa.
Queste riflessioni, se non altro, hanno trovato il terreno del confronto piuttosto attento e aperto e devo riconoscere che uno sforzo serio è stato compiuto nei lavori della Commissione, se è vero come è vero e l'ha già detto la dottoressa Vietti - che il testo ultimo in circolazione è di forte superamento degli schemi iniziali. Dire che a questi risultati si è pervenuti per merito dell'uno e dell'altro Gruppo sarebbe un errore, vanificherebbe gli sforzi compiuti, renderebbe da ultimo arida la dialettica del confronto.
Rimangono, però, aperti taluni problemi, delle dimensioni dei quali è stato investito stamani il Consiglio,che investono la stessa ragion d'essere della complessità delle iniziative sul territorio, la presenza di una sovradimensionata struttura che scavalca quelle delle singole unità locali dei servizi e che necessita di una regolamentazione. Se volessimo dare un senso da quanto è emerso dalla consultazione (l'ho seguita nelle sei sedi della mia Provincia, nelle quali è avvenuta) dovremmo guardare con attenzione al problema della costituzione dei Comitati delle Unità locali dei servizi e ai costi di gestione. Quasi ovunque è stato chiesto di valutare il grave onere che già investe i Consiglieri comunali e quindi l'esigenza - che, con ogni più utile forma di raccordo e di coordinamento altri cittadini, accrescendo la partecipazione, vengano responsabilizzati all'internò delle Unità locali dei servizi con una più corretta e proficua gestione della salute. Su questo punto c'è contrasto. Ritengo che sia un punto che debba essere approfondito. Penso però ai Consiglieri dei nostri paesi di montagna, impegnati nelle Comunità montane, impegnati nei Comprensori che sarebbero nel prossimo futuro chiamati a lavorare a tempo pieno senza avere alle spalle la giusta copertura di ogni tipo che accompagna questa presenza. Quasi ovunque si è parlato di costi: nota dolente.
Nelle consultazioni della mia provincia ho sentito queste affermazioni da tutte le parti politiche. Chiedono che sia data la delega, ma con la delega siano dati anche i quattrini. E' già stato detto che dalle posizioni iniziali sono stati fatti molti passi avanti, costruttivi. E' difficile dire: "oggi pomeriggio riprendiamo da capo, continuando ad azzerare tutto".
La verità è che siamo costretti ad una corsa forsennata in questo ultimo mese e che per calcolo o coincidenza stiamo trattando in un mese troppe cose, e, pur dando atto di ogni sforzo, forse il volume, come conclusione ultima, tornerà a scapito della qualità.
Abbiamo votato l'altro giorno la legge sui trasporti - lo ha richiamato il collega Bianchi che ha parlato poco fa - e ora ci accorgiamo che, ad esempio, per quanto riguarda la programmazione, nella legge in esame oggi rispetto a quella, c'è un vuoto spaventoso; intanto si manda avanti la legge sulle procedure e anche qui la nostra mal si lega o mal si innesta su quella.
Questa notte, come ho ricordato, il Senato ha licenziato la legge già approvata dalla Camera, sulla quale c'è stato un accordo tra le forze politiche, la cosiddetta legge 202 in attuazione delle scadenze delle legge 386. Ignorare che questo sia accaduto e soprattutto che costringerà la Regione a nuovi compiti, non è possibile; né è possibile affermare che non accadrà niente. Sì, lo dice tutta la stampa: di fatto non accadrà niente ma c'é un carico potenziale sulle Regioni. Il fatto stesso che in un articolo di questa legge si avverte che è possibile utilizzare determinate strutture degli Enti mutualistici per taluni tipi di visite, per taluni esami radiologici. Questo torna a confermare l'esaltazione del momento preventivo che viene posto all'art . 2 del testo di legge unificato all'esame della Regione Piemonte.
Si parla di beni e di personale. Ci sono patrimoni di beni, di consistenza rilevantissima. Ci troveremo a dover verificare che entro talune Unità locali dei servizi la Regione avrà una disponibilità patrimoniale di strutture e di mezzi per poter intervenire per collegarsi per poter raccordare i tempi ed i modi di intervento, senza sottacere che il personale delle mutue ha forti possibilità di intervenire anche in questo settore, collaborando con la Regione.
La riflessione fatta questa mattina che viene perfezionata oggi pomeriggio porta, ad esempio, a far soppesare in una verifica di congruità della norma regionale con quella statale per quanto attiene al problema delle convenzioni che ci riserviamo nelle competenze della Regione all'art.
8, comma f) e che trova un suo riscontro nello stesso art. 8 della legge varata questa notte dal Parlamento. Può darsi che le due cose calzino, che non si sovrappongano, può darsi che si ritengano congrue e integrabili, pu darsi invece che, da una lettura attenta del testo e che conosceremo solo ufficialmente domani mattina, si debbano rivedere talune posizioni per non determinare che la legge approvata oggi si riveli superata all'indomani.
Altri problemi investono l'assistenza psichiatrica. Il discorso è di largo campo, investe le correnti scientifiche, le dottrine, posizioni ideologiche, ecc. Nella legge 202 c'è un richiamo, quanto meno legato al convenzionamento con i medici. Ritengo che il liquidare nell'articolato della legge in esame alla Regione semplicemente il problema come "igiene mentale" sia troppo sbrigativo e comporterebbe quantomeno, se non vogliamo più parlare di assistenza psichiatrica, un discorso di salute mentale: questo appartiene alla realtà del Paese, appartiene alla realtà del quadro personale di molti ammalati. La nostra non è una legge facile. Ci si è sforzati per capire se è una legge di delega. Se fosse una legge di delega direbbe troppo. Da qualche altra parte vien detto che è una legge quadro.
Potrebbe darsi che sotto questo aspetto dica qualche cosa di meno di quanto si potrebbe o si dovrebbe dire.
Nel contenitore dell'unità locale dei servizi la Regione sta mettendo tutto, anche se per maturazione di esami in Commissione è stata accantonata una fascia del settore scolastico. Che cosa accadrà sul piano pratico operativo? La riforma sanitaria prevede l'istituzione dell'unità sanitaria locale con autonomia di gestione, con controlli, rendiconti, con funzioni di carattere sanitario. La stessa proposta iniziale del Gruppo comunista al Parlamento, presentata nel dicembre del 1976, prevedeva all'art. 9 la formazione di unità sanitarie locali. Nel progetto di legge nazionale è previsto un livello intermedio organizzativo del territorio attraverso il Distretto. Noi non ne parliamo nella legge istitutiva delle unità locali dei servizi, la legge n. 41/76, e apriamo uno spazio troppo tenue nell'attuale legge. Invece la legge della Regione Umbria, fissando i principi ai quali devono attenersi gli Statuti, prevede anche l'organizzazione in "Distretti".
E vengo al problema dei Consorzi. Più ci pensiamo maggiori divengono le perplessità. E' stato detto autorevolmente che nella legge di riforma i Consorzi saranno resi obbligatori. Noi non abbiamo oggi questa possibilità.
E' accaduto che i Consorzi in corso di costituzione sul territorio hanno dato luogo all'evidenziazione di notevoli soluzioni di continuità, con Comuni che non hanno voluto associarsi a queste stimolazioni che la Regione offre attraverso il contentino del vantaggio economico. Eppure tutti assieme dovremmo tentare di fare qualche cosa per poter costituire questi Consorzi in modo valido e operante.
Altrimenti, che cosa possono fare i comitati dei Consorzi che non coprono tutto il territorio? Trovarsi, parlare, discutere, fare delle pubblicazioni, intuire, sensibilizzare per il dopo e basta! Altrimenti stiamo veramente entrando nel turbine delle anticipazioni: i Comuni, su sollecitazione delle Regioni, hanno già istituito i Consorzi socio-sanitari in anticipazione di una legge regionale che non è ancora varata; la legge regionale, a sua volta, anticipa le previsioni di una legge statale. Siamo in fase di anticipazioni e se anticipando non arriviamo ad equilibrare il tipo della presenza dell'organo che andiamo a costruire, l'accelerazione potrebbe diventare pericolosa nelle curve. Oggi ci troviamo effettivamente in curva! Converrà valutare la possibilità di precisare e esplicitare il contenuto degli Statuti, come fa la richiamata legge dell'Umbria all'art.
6; mentre il nostro corrispondente art. 7 è più preoccupato della costruzione e della composizione degli organi di gestione del Consorzio dell'unità locale dei servizi che del contenuto programmatico. A tale proposito, tentando di completare il lodevole quadro fatto questa mattina dalla dottoressa Vietti, risottolineo che è un errore insistere sulla sola presenza dei Consiglieri comunali. Sono poi intervenute maturazioni diverse, atti concordati a livello parlamentare, ma nel disegno di legge originale di riforma sanitaria del Partito comunista si prevede non il Consigliere comunale, ma l'espressione del Consiglio comunale. La legge del Veneto dice che devono essere eletti dai rispettivi Consigli comunali e non precisa che debbano essere Consiglieri. L'Umbria, la Toscana e l'Emilia non specificano. La Lombardia addirittura afferma: "nell'ipotesi in cui non si tratti di Consiglieri comunali, i rappresentanti devono essere scelti tra gli elettori residenti nel Comune". La Basilicata prevede che siano presenti i rappresentanti espressi dalla minoranza. Il Lazio parla di rappresentanze delle minoranze consiliari.
Non può quindi reggere ulteriormente l'affermazione che solo i Consiglieri comunali sono in grado di raccordarsi con la realtà locale e non pensassimo all'intelligente capacità degli Enti locali, dei Comuni, a creare, stabilire, inventare questo tipo di raccordo.
Sugli articoli 12 e 13 della legge regionale che investono la programmazione è già stato fatto rilevare che la legge regionale che viene richiamata nella nostra dovrebbe essere la legge delle procedure. E' stato fatto notare che difficilmente la legge delle procedure riuscirà a investire congruamente tutti gli aspetti della sanità e dell'assistenza. A tale proposito è stata richiamata, anche da altri, la recente legge sui trasporti. Richiamo ancora la legge della Regione Umbria agli articoli 9 10, 11, 12, che mi risparmio di leggere. C'é un problema di livelli di programmazione, il taglio che occorre dare all'unità locale dei servizi in merito alle funzioni di programmazione e di gestione.
In ultimo c'è il problema dei costi. Quando si parla di quote degli Enti consorziati, a mio avviso, occorrerà precisare che queste quote attengono alla gestione delle materie proprie dei Comuni, per sanzionare tra l'altro, in termini chiari e non dubbi, che queste materie, che già sono oggetto di competenza dei Comuni, confluiscano decisamente nella gestione consortile. E' stato chiesto perentoriamente nelle consultazioni! Richiamo ancora la legge dell'Umbria che, all'art.16, stabilisce "Le spese sostenute per l'esercizio delle funzioni delegate con la presente legge saranno a totale carico della Regione".
La Toscana, invece, per finanziare (art. 2) prevede che il Consorzio sia costituito da tutti i Comuni gravitanti in una unità di servizi.
E' pacifico che bisognerà poi aprire un discorso sui controlli, sui rendiconti, come prevede l'art. 24 del disegno di legge di riforma sanitaria.
Occorre poi dare un certo spazio a norme di raccordo o a norme transitorie, in questa prima fase di passaggio delle competenze dalle mutue alle Regioni, in particolare nel settore della prevenzione, con le strutture ospedaliere esistenti, con i consigli degli ospedali ancora esistenti, che hanno personalità giuridica e che potrebbero dar luogo nell'ambito dell'Unità locale dei servizi a dei veri conflitti fra l'una forma organizzata e l'altra che ha titolo per poter deliberare, decidere e che ha grosse responsabilità. Bisognerà dire qualche cosa attorno al patrimonio, alla formazione dei bilanci, agli organi di programmazione esistenti o costituenti. La legge sui trasporti parla in termini chiari della costituzione del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti con funzioni di stimolo, di controllo, di consulenza.
Abbiamo degli organismi già costituiti, a marte dell'art. 20 della legge 386. Fu il Consigliere Berti a volere fortemente questa grossa conclusione. Qualche anno fa abbiamo costituito il Comitatone e abbiamo anche costituito il Comitatino dei nove, che mi pare dia una certa collaborazione alla Regione. Questo Comitato di coordinamento aveva funzioni di collegamento dell'attività degli Enti mutualistici dei lavoratori autonomi e dipendenti con l'attività degli Enti ospedalieri.
Che cosa succederà? Spariscono queste previsioni? Spariscono questi Comitati? C'é un disegno di legge pendente in Consiglio e in Commissione presentato il 18 maggio 1977, per la disciplina degli organi consultivi in materia di igiene e sanità, con il quale si darebbe vita al Consiglio regionale di sanità e a quello provinciale. Ha ragione ancora di essere questo disegno di legge in forma enucleata da una legge quadro sanitaria? E' una domanda che pongo agli amici più responsabili.
La nostra posizione, responsabilmente maturata, purtroppo in una curva fatta di sovraccarico di lavoro e di tempi brevi, è rivolta ad approfondire uno sforzo comune del Consiglio per offrire alla comunità piemontese qualcosa di duraturo che tenga conto delle rilevanti modifiche in atto nel quadro legislativo nazionale, per un raccordo tra i due livelli di legislazione che non sia meramente intuitivo o solamente potenziale. E' bene che sia il Consiglio regionale a prenderne atto per un discorso filtrato in Commissione. Lo ha sottolineato giustamente questa mattina il Presidente della Commissione, Ferrero.
Oggi sono aperti nuovi orizzonti, nuovi indirizzi nel campo dei servizi sociali. Forse lo stesso Partito comunista aveva sottovalutato all'inizio della seconda legislatura la ricchezza, la dimensione, la vivacità di una presenza cattolica non ancorabile solo alle molte strutture nate quando la comunità locale o lo stesso Ente locale erano assenti dal problema, oppure identificavano la presenza organizzata con l'esperienza del volontariato cattolico. Non mi riferisco a quanto i giornali hanno potuto scrivere sul preteso incontro "compromissorio" tra la Democrazia Cristiana e il Partito comunista per "Estate Ragazzi", perché sarebbe un riferimento infantile, ma mi rifaccio al documento che il Presidente Viglione ha inviato alla Curia torinese in tutto segreto sui problemi socio-assistenziali, là dove si dice...



PRESIDENTE

Ho trasmesso quel documento ai Capigruppo.



BELTRAMI Vittorio

Noi l'abbiamo saputo per altri canali.
Nel documento si dice che la Giunta regionale del Piemonte "nell'atto in cui intende avviare con il Consiglio regionale un piano articolato nel campo dei servizi sociali, manifesta la propria disponibilità politica affinché sugli atti stessi dell'esecutivo si realizzi un confronto preventivo al fine di consentire un arricchimento complessivo di merito sulle basi delle linee di programmazione e di indirizzo perseguite".
Vorrei sottolineare e rivendicare che questo e ogni altro tipo di discorso, al di là di questi incontri e di questi contatti, devono essere ricondotti da ultimo entro l'aula del Consiglio regionale, sede naturale prima e ultima, per ogni concreta determinazione di indirizzi e della linea della politica regionale, pur fatto salvo il diritto di proposta legislativa che la Giunta ha comune a quella dei Consiglieri regionali.
L'odierno dibattito che cosa comporta? A quale conclusione possiamo pervenire? Possiamo tenere conto delle molte animazioni, dei fermenti in atto tra gli operatori e gli utenti del sistema? La richiesta che trova sbocco in questo dibattito di un approfondimento sui temi di un certo rilievo, sui quali vi è un confronto tuttora vivace e interessante, proprio per le considerazioni esposte che investono un mondo in fase di movimento e di trasformazione, toccano anche tragiche realtà di carattere economico-finanziarie. Ritengo che non costituiscano in assoluto un nodo per allontanare il problema e che il discorso di oggi, questo tipo di intervento fatto dai Consiglieri regionali è di per sé una risposta seria, di un Consiglio che vuol camminare al passo con i tempi. Non è stata una risposta sbagliata o dispersiva, anzi, sono convinto che da questo confronto si eviterà di sollevare un polverone sotto il quale seppellire una volta per tutte le speranze, le attese sorte con le Unità locali dei servizi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Furnari. Ne ha facoltà.



FURNARI Baldassare

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche il mio Gruppo, credo come tutti gli altri, si è chiesto se conveniva portare in discussione questa legge in questa data, o non piuttosto attendere la riforma sanitaria che oramai sembra non più tanto lontana.
Difatti, contemporaneamente a noi, il Senato opera sulle "norme transitorie" riguardanti le mutue.
Però credo che non convenga attendere sempre, anche a scapito del servizio "assistenza" che dobbiamo fornire ai cittadini. Se ci sembrerà che le norme della riforma sanitaria possano migliorare questa legge, ben vengano i miglioramenti, ci sarà sempre tempo per apportarli.
Qualche perplessità credo sia giustificabile da parte di tutti, per il fatto che una legge così importante si stia discutendo poco dopo la distribuzione del documento relativo, senza che i Consiglieri, salvo quelli della V Commissione, possano aver riflettuto un momentino sui contenuti.
Purtroppo, sono difficoltà che si presentano molto spesso e si presenteranno sempre, almeno finché il lavoro di Commissione sarà privilegiato nei confronti del lavoro di assemblea, come accade ora.
Anzi, colgo l'occasione per invitare tutta l'assemblea a considerare la possibilità di riunirci più spesso, anche se capisco che non sarà facile data la mancanza, per ora, di una sede nostra e la scarsa funzionalità di questa sede.
Detto questo, considerando che il testo di legge, sottoposto alla nostra attenzione, non contiene punti che possano fornirci motivi di dura opposizione; considerando che questo testo, deriva dalla fusione di due progetti di parti politiche diverse e che hanno trovato una composizione preannuncio il voto favorevole del Gruppo P.S.D.I.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

I colleghi Vietti e Beltrami hanno già avuto modo di mettere in evidenza alcune critiche che rivolgiamo a questo progetto di legge, pur riconoscendo superamenti e miglioramenti nei confronti della proposta e del disegno di legge precedenti.
Collega Carazzoni, crediamo che il successo di una forza politica non si debba verificare sul fatto che primeggi una tattica o l'altra, anche se la scelta dal nostro partito è chiaramente individuabile, ma ha da essere verificata sulla capacità che ha di realizzare il bene della società nel rispetto dei propri principi. Se una forza politica ce la fa, vuol dire che è una forza politica valida. Vorrei affrontare il tema in discussione sotto due aspetti particolari: il quadro programmatorio e il quadro dei finanziamenti che esso prevede. Mi sia tuttavia consentito di riprendere prima alcune considerazioni in un'ottica un po' particolare che non ha certamente la pretesa di esaurire l'ampia tematica in discussione, ma permette di arrivare ad alcuni aspetti critici di questi specifici argomenti.
Oltretutto abbiamo constatato il desiderio di partecipazione anche da parte di Consiglieri regionali che chiedono un ampliamento del dibattito che si dice non riesce ad avvenire in Commissione. Il collega Beltrami lo ha già accennato e vorremmo ripeterlo, ricordando le potenzialità inflazioniste di un certo modello riformistico dello stato della sicurezza sociale, e vorremmo invitare il Consiglio a riflettere, partendo da alcune considerazioni sulle responsabilizzazioni dei gruppi sociali, delle famiglie, degli operatori di prestazioni di sicurezza. Lo facciamo per richiamare l'attenzione sui potenziali pericoli di un crescente controllo pubblico sul privato, intendendo per privato quelle operazioni che riguardano strettamente l'individuo. Rischiamo di avere uno stato assistenziale che cresce come Stato ma, contemporaneamente, toglie autonomia alla società e rischia di diffondere un concetto di dipendenza.
Attenzione, dunque, alla socializzazione amministrativa della vita privata dalla cura della salute all'assistenza. Qualcuno, nei dibattiti che si svolgono su questi temi, citava che le quote di prodotto nazionale che destiniamo a questo settore non possono non farci riflettere sui rischi che correremmo se la totalizzazione amministrativa si estendesse, per esempio al lavoro domestico ove le famiglie provvedono oggi ancora in proprio, ma che tuttavia potrebbe essere ricondotto dentro certi concetti di assistenza. E' indiscussa la necessità che lo Stato prelevi quote crescenti del prodotto per investirle nei servizi sociali, ma facciamo attenzione che la crescente amministrazione pubblica delle cose private non generi effetti di dipendente rivendicazionismo e faccia cadere motivazioni conformi allo spirito di sacrificio e di austerità necessari in questi momenti di ripresa. Bisognerà ottenere gli stessi servizi sociali a costi minori, con una minore divisione del lavoro, oltretutto con una maggiore capacità di autocontrollo della spesa, con partecipazione e coinvolgimento delle famiglie, degli utenti nell'autogestione, con la rimotivazione delle responsabilità personali individuali. Occorre ricostituire spazi comunitari di solidarietà locale, con valorizzazione a tempo parziale del volontariato, del semi- volontariato che riduca anche la stratificazione tra fette di forze lavoro che ricevono sussidi e fette di forze lavoro che invece sono in regola con il sistema della sicurezza.
Queste premesse non sono fuori luogo quando si pensi alla possibilità di dare origine immediatamente a questo tipo di legislazione (già sono state ricordate le dipendenze rispetto alla legge nazionale): ci chiediamo se è sufficiente trasferire le competenze della Regione, senza avere prima un piano organico di articolazione del servizio, le valutazioni sulle risorse finanziarie, qualitative e quantitative necessarie e degli operatori.
Facciamo attenzione perché la positività dell'utenza non viene ricuperata con la sola partecipazione in Comitati, perché rischia di essere sollecitato un atteggiamento esclusivamente rivendicativo. Si è parlato della necessarietà della globalità dell'intervento, ma ancora una volta si insiste, a nostro parere in maniera errata, sulla globalità dell'intervento come necessariamente coincidente con l'unitarietà di gestione. Poiché nella legge si fa riferimento alle necessarie interdipendenze tra le politiche di sicurezza sociale, della casa, del territorio, del lavoro, dovremmo chiedere che anche su questi argomenti ci fosse unità di gestione esclusiva! Veniamo ad alcuni aspetti più specifici del quadro programmatorio che ci viene proposto da questa legge. Il Consigliere Ferrero, nella sua qualità di relatore, richiamandolo sinteticamente nella relazione introduttiva, ricordava che nella legge vi è il richiamo a un piano regionale , a un piano comprensoriale e ai programmi zonali. Questi programmi sono approvati dal Consiglio regionale, con i finanziamenti della Regione riversati o all'Ente locale o al Consorzio, cioè alla zona.
Chiedo che si rifletta su tale quadro di articolazione programmatoria e sulla sua incoerenza con il quadro programmatorie che ci siamo dati con la legge sui trasporti, soprattutto con la legge sui Comprensori, con le discussioni avvenute nel frattempo in merito alla legge sulle procedure.
Quale ruolo la Giunta e la maggioranza, attraverso una legge come questa vogliono dare ai Comprensori? La Giunta e la maggioranza devono chiarirsi le idee. Si oscilla tra proposte inserite nel disegno di legge n. 117, in cui al Comprensorio vengono attribuiti poteri di sanzione nei confronti di presunti trasgressori delle regole e un disegno di legge come questo in cui il Comprensorio viene completamente tagliato fuori dal processo programmatorio. Mi dica l'estensore della legge dove viene richiamato il Comprensorio e in che maniera viene raccordato con i programmi zonali.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Sarà quello che promuove il Consorzio.



ALBERTON Ezio

No. Qui è scritto esplicitamente che i programmi li fanno i Consorzi e questi vengono approvati dal Consiglio regionale. Questo è quanto dice la legge. Se si hanno idee diverse si ha il dovere di trovare la maniera di richiamarle perché le parole volano e la legge invece rimane.



FERRERO Giovanni

I programmi zonali sono regolamentati dalla legge delle procedure.
Posizione discutibile, ma chiara perché lascia aperta la questione. C'è una parte specifica di gestione e non di programmazione che viene regolamentata un po' di più proprio perché specifica.



ALBERTON Ezio

C'è la necessità che le leggi di settore siano più analitiche rispetto alla legge sulle procedure, ma certamente coerenti con l'impostazione che si pretende o si presume di voler dare alla legge sulle procedure. Nel dibattito che abbiamo finora fatto su queste impostazioni abbiamo sempre cercato di disegnare un ruolo del Comprensorio come punto di riferimento per tutti i programmi di riequilibrio settoriale o territoriale, punto di riferimento per la distribuzione dei finanziamenti, punto di riferimento questo viene richiamato dai bilanci consolidati di Comprensorio - dei momenti di articolazione sub-comprensoriale. Queste cose non sono per esplicitate nella legge. Nel momento in cui si definisce che il finanziamento va direttamente al consorzio e i programmi zonali vanno direttamente dal consorzio alla Regione, mi chiedo quale ruolo possa svolgere il Comprensorio in questo dialogo. Se riflettiamo inoltre sul fatto che da un lato le Unità locali di servizio nella periferia della Regione coincidono con certe estensioni territoriali, dall'altro, come per la città di Torino, coincidono con i quartieri, credo che ci rendiamo conto che non è gestibile una struttura di questo genere.
Facciamo poi attenzione alla definizione che viene data ai programmi zonali. In un primo momento vengono chiamati piani, poi è stata variata la dizione, ma non è che variando la dizione il problema venga risolto: come programmi zonali si intendono cose che, a mio parere, sono estremamente diverse tra di loro. Infatti da un lato si parla di organizzazione del personale, e questo la ritengo un'operazione specifica di un programma di gestione, dall'altro si parla di determinare l'articolazione funzionale e territoriale delle strutture, e credo che questa sia una delle tipiche competenze da assegnare al Comprensorio, perché le unità locali dei servizi sono chiaramente inadeguate per dimensione e per le problematiche in gioco a farsi carico di un concetto di questo genere.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza sociale

Le unità locali dei servizi dovrebbero riferirsi ad una popolazione oscillante tra i 20.000 ed i 150.000 abitanti.



ALBERTON Ezio

Bene. Assessore Vecchione, però il ruolo che vogliamo assegnare al Comprensorio è quello dei piani socio-economici territoriali. Possiamo prevedere che ci siano livelli diversi e così articolati di programmazione che non comunichino tra di loro? Se il programma di articolazione della zona è fatto dal Consorzio ed è trasmesso alla Regione, chi ne verificherà la congruenza, premesso che tutti concordiamo che a programmare una situazione di questo genere sia molto più competente il Comprensorio che non le Unità locali dei servizi? Si parla della necessità di questi piani e non viene detto nulla sul finanziamento e sulla formazione di essi. Sono forse a carico degli Enti locali? L'Assessore Enrietti conosce le difficoltà in cui si trova, per esempio, il Comprensorio e l'Unità locale dei servizi di Ivrea. Caluso, che è alla ricerca del finanziamento per un piano delle strutture ospedaliere.
La Regione risponde che non dà finanziamenti in materia, gli Enti locali non hanno fondi. Se carichiamo gli Enti locali di questo onere deve anche essere previsto l'aspetto finanziario. Non credo che i Consigli comunali possano da soli mettersi a fare queste elaborazioni. Infine c'é il problema dei finanziamenti. Sono previste due forme: una al Consorzio, una all'Ente locale. Per quanto riguarda il finanziamento al Consorzio, il cui obiettivo è di riequilibrare territorialmente la situazione, preferiremmo che fosse evidenziato il Comprensorio e non la singola Unità locale dei servizi; vi è poi il problema del rapporto con gli Enti locali e la notevole ambiguità della formulazione secondo cui i finanziamenti sono dati agli Enti locali sulla base delle loro condizioni finanziarie.
Crediamo che debba esserci uno sforzo nell'indicare la ripartizione dei finanziamenti al fine di individuare le sperequazioni che esistono tra le diverse realtà partendo dal presupposto che, poiché i fondi per la sicurezza sociale saranno prelevati dalla tassazione diretta, salvo interventi di corresponsabilizzazione su alcuni aspetti, la restituzione deve avvenire quanto più possibile su quota uguale per cittadino. Certo però che le diverse realtà locali partono da situazioni squilibrate: occorrerà intervenire sulle zone e non sui singoli utenti e sui singoli Enti.
Che cosa significa la condizione finanziaria dell'Ente? E' il bilancio del Comune? Crediamo di no, perché il bilancio del Comune è chiaramente inadeguato a rispecchiare la situazione di cui ci si vuole preoccupare.
Allora c'è la necessità di specificare meglio, per non rischiare di andare a privilegiare quelle zone che più hanno o più spendono in questa direzione, rispetto ad altre che in questa direzione spendono ancora troppo poco, per correttezza o impossibilità amministrative.
Questi sono seri motivi di riflessione che non troviamo sufficientemente esplicitati e spiegati nella legge. Essa contiene termini ambigui, molto incompleti; se invece le idee sono convergenti, si faccia lo sforzo di enunciarle in termini più chiari, più espliciti, interpretabili in maniera univoca da parte della comunità regionale, pena il rischio di sollevare altrimenti un polverone nel quale invece di avanzare, rischiamo di fare passi indietro.



PRESIDENTE

Finita la discussione generale , dò senz'altro la parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Un ampio dibattito ha suggerito la presentazione di questo disegno di legge, d'altronde non si poteva fare a meno, esso è talmente importante e cade in un momento talmente attuale, visto il progetto di riforma in discussione, che soltanto un ampio dibattito poteva sottolinearne il significato. Si sono dette molte cose, alcune estremamente apprezzabili altre credo siano meno aderenti al tema che stiamo discutendo: stiamo cercando di dare un contributo all'avvio della riforma sanitaria e non stiamo definendo tutti i temi della riforma sanitaria, come abbiamo potuto cogliere dall'intervento del Consigliere Beltrami. Alla prima osservazione posta all'attenzione del Consiglio, occorre dare una risposta chiara: il Gruppo della Democrazia Cristiana ritiene che in questo momento non sia opportuno approfondire questo disegno di legge e arrivare alle sue conclusioni, perché incerte sono le sorti della riforma sanitaria e incerta è l'applicazione delle norme transitorie. Il disegno di legge per l'avvio della riforma sanitaria e le norme transitorie sono stati approvati all' unanimità dalla Commissione del Senato e sono noti al Consiglio ed ai Consiglieri, perché pubblicati nel testo integrale sul "Sole - 24 ore" e su altri giornali, da giovedì della scorsa settimana.
Attorno alla riforma sanitaria si è svolto un dibattito culturale talmente ampio e talmente vasto nella comunità nazionale che credo sia noto a tutti, e sono convinto che questo atto del Consiglio regionale del Piemonte sia un contributo determinante all'avvio della riforma sanitaria.
Il dibattito su tutti gli articoli della legge in discussione contribuisce all'approfondimento culturale che richiederà il progetto di riforma sanitaria, e ritengo che non ci sia niente che possa intralciare l'avvio e la concreta realizzazione del disegno di legge sulla riforma sanitaria anzi il contributo della Regione Piemonte in questo senso è estremamente determinante per la finalizzazione, come ho sentito evidenziare negli interventi, della realizzazione effettiva del servizio sanitario nazionale.
Il Piemonte con questa legge - non ho remora a dirlo - occupa e recupera una situazione di estremo lassismo nella proposizione, nei confronti della comunità nazionale, di alcune leggi di riforma. Il Piemonte, dalla conclusione del dibattito iniziato nel marzo 1976, arriva oggi alla presentazione di questa legge e fa certamente un salto di qualità per l'iniziativa, per la collaborazione e lo stimolo espresso nei confronti di tutte le forze nazionali per il raggiungimento dei fini della riforma.
E' per questo motivo che ritengo che il Consiglio regionale non può non arrivare questa sera alla definizione del provvedimento legislativo.
Alcuni suggerimenti sono certamente di tipo positivo: quelli della dottoressa Vietti, del Consigliere Cardinali e del Consigliere Alberton.
Sono state date interpretazioni che certamente offriranno motivi di miglioramento della legge, ma non si può accettare il discorso del rinvio.
Ma è possibile che di fronte a 4 milioni e mezzo di cittadini, nel momento in cui molti telefonano, scrivono e chiedono notizie sul futuro delle mutue, la Regione Piemonte si limiti a dire: "non succede assolutamente niente"?, tanto più che il provvedimento è stato presentato dalla Giunta regionale un anno fa, questo non va dimenticato. Il Consiglio regionale del Piemonte deve esprimere chiaramente il suo pensiero sulla linea di impostazione della politica sanitaria. E' questo, colleghi Consiglieri, il concetto di fondo della legge, non tanto l'articolo in più o l'articolo in meno, la parola in più o la parola in meno; è il fondamento, è l'aspetto culturale, è l'innovazione che diamo all'impostazione della politica sanitaria quello che interessa.
La relazione del Ministro Dal Falco al disegno di legge presentato alla Camera è chiarissimo in questo: i servizi sanitari sono arrivati al momento del caos. Credo che tutti siano a conoscenza del sistema attuale. Occorre riorganizzarli. La Regione Piemonte per riorganizzarli la pensa in questa maniera, il Gruppo della Democrazia Cristiana per riorganizzarli la pensa in maniera diversa e ha presentato una proposta di legge. La Commissione ha dibattuto a lungo su questi argomenti ed è arrivata ad esprimere un disegno di legge comune.
A questo punto, colleghi Consiglieri, è dovere arrivare alla conclusione. Le consultazioni sono state fatte in tutta la Regione Piemonte; credo che non ci sia stato un disegno di legge che abbia avuto una più vasta consultazione di questo. Non ho partecipato a molte consultazioni, tuttavia sono stato sempre informato dettagliatamente delle sollecitazioni per la presentazione di un disegno di legge che riorganizzi i servizi socio-sanitari. La domanda viene dalla comunità piemontese, anche per non tradire le aspettative che vi sono da parte di tanti Comuni. Ormai di fatto alcuni Consorzi sono già in essere. Come potrebbe il Consiglio regionale di fronte a molte iniziative ed aspettative, andare a dire: "no non è possibile, rimandiamo questo discorso"? Allora il Piemonte si mette in coda e invece di essere una delle Regioni che ha recuperato sotto questo aspetto attende che i grandi soloni nazionali diano tutto il loro apporto e quando avranno deciso la Regione Piemonte si adeguerà. Credo non sia il metodo corretto per affrontare i problemi della comunità nazionale. Certo che le cose della sanità non funzionano: occorre porre ordine secondo la linea fondamentale, dibattuta in Consiglio e indicata nel documento del dibattito avvenuto nel marzo 1976, linea che parte dall'individuazione dei bisogni sul territorio e in base a questi si pone come obiettivo la riorganizzazione alternativa dei servizi attuali; linea che ci ha consentito di arrivare, questo è stato un motivo di notevole soddisfazione del Consiglio regionale, alla votazione quasi unanime della legge n. 41. La Signora Castagnone Vaccarino sottolinea che non aveva votato quella legge.
Sotto questo aspetto lo ritengo un fatto negativo; fatto positivo sarebbe stata invece la votazione unanime, votazione che ci ha consentito di recuperare un'esperienza della passata Amministrazione, che aveva già presentato in questo senso un disegno di legge non recepito nella sua configurazione territoriale e nei suoi criteri, comunque, questa Amministrazione ha recepito l'intuizione che era quella di arrivare all'azzonamento del territorio regionale e quindi alla delega dei poteri per cui si dà vita alle zone determinate.
Tutto questo è previsto nel disegno di legge della riforma sanitaria che autorizza le Regioni a fare, dopo l'approvazione della legge sulla riforma, l'azzonamento, la formazione dei Consorzi, tutti quegli atti che in questo disegno di legge sono stati previsti.
Ecco, quindi la necessità di arrivare alla votazione di questo disegno di legge. Farò alcune osservazioni su alcuni temi specifici. Si è parlato del passaggio delle mutue alle Regioni e quindi dei costi che le Regioni vengono ad assumersi oltre a quelli che ora già sostengono per quanto riguarda la spedalità. Va detto che intorno a questa materia vi è stato un dibattito approfondito, serio, determinato da tutti gli Assessori alla sanità del Paese, e posso dire che vi è una posizione unanime nei confronti del Governo.
In un articolo della legge n. 386, si diceva che dovevano passare alle Regioni tutte le mutue per cui, in base all'applicazione di quell'articolo si sarebbe dovuto togliere la targa dell'INAM o dell'ENPAS e mettere quella della "Regione Piemonte" con il carico conseguente degli oneri, compresi i debiti. Tutte le Regioni hanno rifiutato un'impostazione di questo tipo come hanno rifiutato l'ipotesi che si era ventilata in sede governativa di rinviare tutto al primo luglio 1978. Si è definito infine che passasse alle Regioni l'aspetto programmatorio dei servizi per puntare decisamente alla razionalizzazione degli stessi e che non passassero le responsabilità n gestionali né finanziarie. Quindi su questa legge non cadono ulteriori costi finanziari, poiché essa punta alla razionalizzazione dei servizi. E' un fatto estremamente importante e fondamentale del quale i cittadini e i mutuati forse non se ne rendono immediatamente conto. Ha fatto bene il Presidente della Giunta a sottolineare che in questo settore non deve essere investita solo la Giunta, ma tutto il Consiglio regionale. E' quanto avevo sottolineato nel dibattito che si è tenuto in Consiglio regionale quando affermavo che questi problemi devono essere gestiti dal Consiglio regionale intero e non soltanto in termini di maggioranza o di minoranza.
Il Consigliere Beltrami ha parlato di elementi positivi raggiunti nel testo unificato. Non credo che sia merito di questa o di quell'altra forza perché non penso che il problema debba essere posto in questi termini: è merito di tutto il Consiglio regionale aver ulteriormente elaborato i testi proposti e aver presentato in Consiglio il testo unificato come elemento di collaborazione generale per l'ulteriore miglioramento della legge. La posizione che si è raggiunta nel testo unificato rappresenta il momento di fusione di posizioni espresse dall'opposizione e dalle forze del Consiglio e questo fatto è estremamente positivo. Sono stati presentati parecchi emendamenti. Se con tali emendamenti si vuole cambiare la parola "unitaria" con "integrata", se c'é da sottolineare oppure da trascurare il problema estremamente delicato della composizione delle assemblee consortili, se si vogliono puntualizzare problemi di programmazione, credo che tutto questo rientri nello spirito della ricerca positiva, considerando che si tratta di una legge promozionale. Se si ritiene invece di rimandare per trovare elementi di differenziazione, in quel caso ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Colleghi Consiglieri, ho cercato di essere breve e di dire le cose in termini abbastanza chiari. Forse non ho risposto a tutti gli interventi ma ho detto ciò che, con sincerità, penso sulla legge; ritengo di aver dato un contributo alla soluzione dei problemi della sanità e della sicurezza sociale della Regione. E' necessario che il Consiglio regionale prenda una posizione precisa in merito, questa sera.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa. Si può quindi passare all'esame degli articoli. La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, non chiedo il privilegio di riaprire le discussioni che sono concluse, chiedo, invece, la parola per dovere di chiarezza verso l'assemblea, i colleghi e il mio Gruppo, per dire che, innanzitutto, dagli interventi che abbiamo sviluppato in questo dibattito, pari per serietà ed importanza di argomenti alla fase di elaborazione che la legge ha subito non vi è stato nessun intento né vi é, anche in questo momento, di valutazione nei confronti dell'impegno di tutti e di ciascuno ed in ordine all'importanza dell'approccio tentato e sperimentato in questa materia.
Gli argomenti svolti ancora pochi istanti fa per alcune valutazioni e riconoscimenti dello stesso Assessore, nel cui intervento ho colto tutta la comprensibile passione di chi si sente responsabile di un settore, titolare di un'iniziativa così importante, non mi sono parsi privi di pregio. Non li ripeto; sono stati esposti con chiarezza e recepiti.
Non può essere neppure motivo di sorpresa, non dico scandalo, il fatto che la discussione di una legge come questa possa avere offerto l'occasione per rimeditazioni, che possono essere addirittura autocritiche, o momenti in cui ci si sofferma di fronte agli sviluppi, agli indirizzi ed alle conseguenze dei propri atti per valutarli anche sotto un profilo politico generale quasi di principi. Mi riferisco- ad alcune, osservazioni, in particolare a quelle dell'intervento di Alberton che credo non fossero fuori campo, comunque non legate strumentalmente da alcun filo polemico, ma richiamavano problemi di conoscenza e di scienza non trascurabili.
Noi abbiamo esposto, sulla base di una serie di argomenti, la valutazione dell'opportunità non di rinviare, termine che poteva suonare anche in contrapposizione rispetto ad un'iniziativa, ma di fare il punto come è stato fatto rigorosamente, sullo stato di avanzamento notevole che la Regione ha impresso all'elaborazione di tale materia, fare il punto sulle necessità di perfezionamento e sospendere per un momento perch l'incastro possa funzionare efficacemente in attesa di definizione e di chiarimenti sia interni alla legge, quali sono stati indicati e recepiti poc'anzi, sia di carattere esterno con riferimento alla fase interessante ed importante di elaborazione a livello nazionale.
Questa sospensione non ha il significato di una sospensione sine die.
Siamo arrivati sin qui, ora ci fermiamo e attendiamo che venga definito il quadro di tutte le leggi quadro, della riforma sanitaria: è evidente che se le prospettive di definizione a tempo rapido si verificano vi sono certezze maggiori, se invece di definizioni giuridiche si arriva a delle definizioni politiche che danno una indicazione certa, anche queste sono sufficienti a dare il collegamento sicuro per la prosecuzione del lavoro del Consiglio regionale. La stessa Dottoressa Castagnone Vaccarino, nella riunione dei Capigruppo poc'anzi, si era fatta carico di questa situazione dicendo che nella sua proposta di rinvio non vi era la prospettazione di andare per tempi lunghissimi, ma poteva significare come rapporto dialettico con il Governo e con il Parlamento per sollecitare, verificare la tempestività di adempimenti che paiono promessi quanto meno nei rapporti tra le forze politiche a livello nazionale.
In questo senso riproponiamo alla valutazione del Consiglio questa linea, questa posizione. Proprio perché la materia è così delicata e proprio perché il dibattito ha portato a livelli di tensione, non intendiamo in questa fase rischiare di forzare e deformare il significato delle cose dette, degli atteggiamenti assunti, quindi non avanziamo formalmente proposte di non passaggio agli articoli o cose di questo genere per provocare un vuoto, uno scontro, un diverso avvio di un rapporto su questa materia; però riteniamo, con tutta responsabilità politica, di dover riproporre alla valutazione dei colleghi la proposta di rielaborazioni e di definizioni per la materia programmatoria senza la prospettiva del voto immediato.
Siamo aperti anche a passare alla discussione degli articoli e al voto.
Siamo qui e non ci sono sicuramente delle pregiudiziali a questo dal punto di vista formale: è ineccepibile il proseguire, se si intende proseguire.
Lasciamo agli altri Gruppi e alla maggioranza di fare le valutazioni e le proposte.
Ne trarremo le deduzioni politiche e di contenuto che il caso suggerisce.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Oberto, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Chiedo la parola in relazione alla discussione generale conclusa, per un commento a titolo personale e senza sottrarmi alla disciplina di Gruppo per esprimere alcuni apprezzamenti: il primo dei quali mi deriva dal fatto di aver ascoltato, mentre i Gruppi erano riuniti, certe comunicazioni radiofoniche, non so quanto accettabili e quanto fondate, relative ad una crisi che investirebbe non soltanto la composizione della Giunta provinciale di Torino, ma anche la Giunta regionale, dove ci sarebbe un certo movimento relativo alla cessione da parte di un Assessore socialista ad un Assessore socialdemocratico. Vorrei dire che se un sacrificio dovesse essere fatto per una diversa combinazione di Giunta, non sia l'Assessore Enrietti ad essere sacrificato, perché oggi ha dato veramente misura di capacità tribunizia oltre che intellettuale e concettuale che ha movimentato, ha sommosso un poco lo spirito, l'intelligenza, il cuore, il sentimento di tutti, anche di uno come me, vecchio, uso e capace a questi accorgimenti, non fosse altro che per una lunga attività professionale che porta qualche volta a far sopravvalere ai concetti di ragione e di raziocinio quelli che sono i sentimenti del cuore, dello stimolo e della sensibilità.
Ma intendo prendere la parola, Signor Presidente del Consiglio e Signor Presidente della Giunta, indotto da un'altra ragione, salvo sempre la disciplina di Gruppo alla quale mi assoggetterei. Vivo nel Partito popolare dal 1919/1920, sono incardinato in questo filone, so che cosa significa essere in un Partito, so che cosa significa servire un Partito e quindi non mi sottrarrei a questo. Ma sarei vivamente sollecitato dalla mia coscienza interiore a non partecipare alla votazione, e non tanto per un problema di sostanza, quanto per un problema di forma, che però si traduce in sostanza.
Molte volte diciamo che la forma è garanzia della sostanza. Ma come fa un povero vecchio come sono io, che ha avuto ieri sera notizia del testo di questa legge, attraverso una riunione rapida nel mio Gruppo, e ha avuto il testo questa mattina alle ore 9,30, perché alle ore 9,30 era puntuale qui come può responsabilmente un Consigliere regionale assumersi una determinazione votando a favore o contro? Signori Presidenti del Consiglio e della Giunta, è un problema di sistema e di metodo: non è possibile arrivare alla discussione e alla votazione di documenti così importanti senza che un Consigliere abbia avuto il tempo e la possibilità di meditare di studiare, di esaminare, di approfondire. Assessore Vecchione, avresti dovuto dire una parola su questo argomento. Io l'aspettavo. Ha parlato Enrietti, è stato bravissimo, ma c'era una parte che interessava anche il tuo settore, che però non è emerso in modo assoluto, tant'é che questa parte non la conosciamo. E' un altro elemento negativo, di difficile valutazione per un Consigliere regionale che abbia vivo il senso della responsabilità nel votare positivamente o negativamente.
Ho chiesto la parola perché dovevo sottolineare questa esigenza e perché d'ora innanzi non vi sia il quadernetto squadernato al mattino alle 9,30 per chiedere che si voti alle 11,30 o nel pomeriggio. Le leggi sono una cosa seria; il Consiglio regionale è una cosa seria, i Consiglieri regionali votando pro o contro esprimono un aspetto altamente positivo ed altamente responsabile. Non è accettabile votare con questo sistema, senza una relazione scritta, presentata in tempo utile, perché consenta di dare un responsabile sì, o un responsabile no. Questa era la puntualizzazione che ritenevo opportuno fare.



PRESIDENTE

Consigliere Oberto, tutti dovremmo auspicare di avere, alla sua età, la lucidità e l'abilità politica che lei ha dimostrato nel suo intervento.
Vorrei solo ricordarle che all'ordine del giorno c'é la riorganizzazione dei servizi sanitari, non la ricomposizione della Giunta regionale; se tale argomento sarà iscritto all'ordine del giorno, discuteremo anche di questo.
Ricordo inoltre ciò che ha già evidenziato l'Assessore Enrietti, e cioè che si tratta di una legge che ha avuto un anno di maturazione, per la quale c'é stata una serie interminabile di riunioni in Commissione e di consultazioni, un iter politico che ha permesso ai Capigruppo, mi pare 25 giorni or sono, di decidere in perfetta tranquillità di iscriverla all'ordine del giorno per la seduta di oggi.



OBERTO Gianni

Ma la legge è arrivata questa mattina!



PRESIDENTE

E' arrivata questa mattina perché i comportamenti politici dei Gruppi e dei Consiglieri rappresentanti i Gruppi nella Commissione hanno portato a far sì che la Commissione stessa concludesse i suoi lavori in modo difforme da ciò che era stato concluso precedentemente, per cui lo stesso Presidente della Commissione, per ottemperare all'impegno assunto di fronte al Consiglio di trattare l'argomento oggi e non fra una settimana, ha svolto la relazione orale; abbiamo fatto tutto quanto era possibile per riuscire a consegnare gli emendamenti per iscritto questa mattina, nei tempi brevissimi che ci sono stati dati per duplicare e ciclostilare. Certamente l'osservazione formale che lei fa, Consigliere Oberto, è corretta, per questo ho detto che ha fatto un intervento abile, ma la troppa abilità deve, ad un certo punto, fare i conti con la sostanza politica. Il dibattito di oggi è stato di sostanza politica, è stato un dibattito elevato, un confronto politico elevato. Mi appello al regolamento per dire che la discussione generale è conclusa, che l'Assessore Enrietti ha concluso la discussione generale, ora si può prendere la parola come l'ha presa il Consigliere Bianchi, il quale però, abilissimo anche lui, non ha proposto il rinvio: ha proposto che altri proponessero.
Questo è il momento in cui l'abilità deve soggiacere alla sostanza e alla forma e, dal punto di vista regolamentare, se non mi viene presentato un documento che chiede il rinvio, passo alla votazione del primo articolo.
Se non vi è una richiesta di non passaggio agli articoli e se altri Consiglieri non prendono la parola per richiedere qualche altra cosa in termini formali su cui ci sia l'assenso di tutti, passo all'art. 1 e non d più la parola a nessuno su questa questione; in altre sedi ed in altri momenti si farà la discussione sui tempi di presentazione delle leggi sulla stampa dei documenti, ecc. E' una richiesta giusta, e valida, ma è opportuno esaminare l'argomento in altra situazione. La questione che ho di fronte in questo momento è questa. Vi sono richieste di parola sull'art. 1? Non ve ne sono. Ve ne do lettura: "Art. 1 - La Regione promuove, nell'ambito di una organica politica di sicurezza sociale, il riordinamento, il coordinamento e lo sviluppo dei servizi sanitari e socio-assistenziali al fine di rendere effettivo il diritto di ogni cittadino alla promozione, al mantenimento e al recupero dello stato di benessere fisico e psichico".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 55 votanti n. 54 hanno risposto SI n. 49 Consiglieri ha risposto NO n. 1 Consigliere si sono astenuti n. 4 Consiglieri non ha partecipato alla votazione n. 1 Consigliere L'articolo 1 è approvato.
"Art. 2 - L'organizzazione dei servizi deve garantire in particolare: a) l'ammissione di tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, al godimento dei servizi di cui necessitano b) la partecipazione della popolazione a tutti i livelli di gestione dei servizi c) la rimozione delle cause che possano determinare il bisogno di assistenza sanitaria o sociale o fenomeni di emarginazione, in conformità con i principi sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto della Regione e altresì favorire il recupero dei soggetti affetti da minorazioni psico fisiche e il loro inserimento o reinserimento nel normale ambiente sociale d) l'unificazione dei momenti sociale, sanitario ed assistenziale e la loro caratterizzazione in senso preventivo e) l'articolazione territoriale degli interventi, in aderenza ai bisogni ed alle esigenze di sviluppo delle Comunità locali.
I servizi e gli interventi sanitari e socio-assistenziali sono, nel quadro della programmazione, integrati e armonizzati tra loro nonché con gli interventi per il lavoro, la casa, l'assetto del territorio e con gli altri interventi che, direttamente o indirettamente, possono favorire il conseguimento delle finalità della presente legge".
Nei confronti di questo articolo vi sono numerosi emendamenti presentati dal Consigliere Marchini e dal Gruppo Democrazia Cristiana.
Il primo emendamento, presentato dal Consigliere Marchini, è integrativo e recita: "alla lettera 13, sostituire la parola 'popolazione' con 'cittadini' ". Il secondo recita: "alla lettera d) sostituire la parola 'unificazione' con 'il coordinamento' ".
La parola al Consigliere Marchini



MARCHINI Sergio

Alla lettera b) non si capisce perché non sia prevista anche la presenza degli operatori del personale medico e paramedico. In diritto la popolazione non esiste, esiste il popolo, quindi è un concetto lessicalmente improprio; se però si intende collettività nel suo complesso potremmo indicare i "cittadini".
Quanto all'emendamento alla lettera d) il concetto di "unificazione" è restrittivo; il termine "coordinamento" forse non obbligherebbe la Giunta a operazioni effettive di unificazione talvolta difficilmente operabili.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Vorremmo solo precisare, Signor Presidente e colleghi, che la parte finale del dibattito, la sua conclusione, il modo stesso attraverso il quale si è giunti alla votazione, comportano quel giudizio negativo più ancora e prima ancora di principio che di merito che avevamo esplicitato nei confronti del disegno di legge proposto. Proprio per questa ragione, su questo emendamento come sui successivi, il nostro Gruppo si asterrà.



PRESIDENTE

Chi è d'accordo sull'emendamento all'art. 2, lettera b)? L'emendamento è accolto con 54 voti favorevoli e 1 astenuto.
Passiamo all'altro emendamento presentato dal Consigliere Marchini: alla lettera d) alla parola "unificazione" sostituire le parole "il coordinamento". Sempre sullo stesso punto d) c'è un emendamento presentato dal Gruppo Democrazia Cristiana che chiede la soppressione della parola "l'unificazione" sostituendola con "l'integrazione".
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Noi, come abbiamo gia sostenuto in Commissione senza che le nostre posizioni siano state accolte, riteniamo che sia giusto che vi sia l'integrazione del momento sociale, sanitario e assistenziale perché la persona è unica e necessita di interventi integrati tra di loro. Riteniamo invece, che non sia accettabile l'"unificazione" di tali momenti perch come ho affermato nel mio intervento, riteniamo che l'integrazione permetta ai singoli momenti di mantenere la loro specificità, mentre l'unificazione annulla la specificità.
Abbiamo poi anche affermato che nel territorio riteniamo ci debba essere una pluralità di competenze: sarebbe stato allora inutile rinviare ad un successivo confronto il problema dell'assistenza scolastica per quanto riguarda gli interventi relativi ai sussidi didattici, alle attività integrative scolastiche etc., se già si sancisce una gestione unitaria; il rinvio sarebbe pretestuoso perché già questa legge comprometterebbe le future decisioni.
Mi permetto di ricordare che la proposta di legge per la riforma dell'assistenza presentata in Parlamento, circa un mese fa, sia dal Partito comunista sia dal Partito socialista, prevede ovunque l'integrazione del momento sociale e sanitario così come l'integrazione delle funzioni socio sanitarie. La proposta di legge del Partito comunista all'art. 2 recita: "gli obiettivi previsti dall'articolo precedente si realizzano mediante un sistema di servizi sociali territoriali integrati e coordinati con i servizi sanitari". La proposta del Partito socialista, all'art. 8, recita: "i servizi sociali dovranno essere integrati e coordinati con i servizi sanitari e formativi".
Pertanto riteniamo che la Giunta debba accettare il nostro emendamento che è stato ripresentato ogni qual volta si parla di gestione unitaria anziché di gestione integrata.



PRESIDENTE

Il senso è chiaro.
La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

L'obiezione della dottoressa Vietti non è pertinente, in quanto in Commissione, dopo aver sottoposto a discussione filologica ampia e sottile la differenza fra i termini "integrazione" e "unificazione", avevamo adottato nel testo (sul quale peraltro la dottoressa si era riservata ancora un'opinione differente) tre termini per cogliere le sfumature qui riprese: le parole "unificazione", "integrazione" e "coordinamento" assegnando, come i Consiglieri potranno vedere nel disegno di legge, la parola "unificazione" non già ai servizi (in questo senso il riferimento al testo socialista non è pertinente), ma soltanto alle categorie astratte e per la precisione, ai settori, materie e funzioni; assegnando invece il termine "integrazione", di questo più debole, in una fase non di indicazione di principio ma in fase di concrete indicazioni, e lasciando il termine di "coordinamento" ove vi fossero dei soggetti istituzionali quindi degli Enti che con la loro autonoma volontà né si possono integrare né unificare, ma soltanto coordinare.
La questione non è nuova. Infatti nel testo unificato non si parla mai di "unificazione dei servizi", tolto il punto in cui è stato introdotto il termine di "programmi zonali unitari ed integrati" per accogliere l'indicazione, di cui il Consigliere Alberton si è fatto promotore, di adeguamento alla legge sui trasporti che recita esattamente questa formulazione; l'intenzione della maggioranza e della Commissione era di introdurre la doppia terminologia "unitario" e "integrato", sdrammatizzando la possibile polarizzazione dei due termini che il Tommaseo distingue, ma che la lingua corrente tende a confondere, forse con troppa faciloneria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

La Giunta non accoglie.



PRESIDENTE

Si passa quindi alla votazione dell'emendamento, presentato dal Consigliere Marchini che propone al posto della parola "unificazione" la parola "coordinamento". La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ritiro l'emendamento perché la precisazione del Presidente della Commissione chiarisce il concetto.
Si trattava di coordinamento degli interventi dei servizi, non di unificazione delle categorie.



PRESIDENTE

Bene, rimane l'altro emendamento, quello presentato dalla Democrazia Cristiana che propone di sostituire "integrazione" ad "unificazione" emendamento respinto dalla Giunta. Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 18 voti favorevoli, 29 contrari e 6 astenuti.
C'è ancora un emendamento alla lettera e), presentato dal Consigliere Marchini, che dice: alle parole "articolazione territoriale" aggiungere le parole "ed il coordinamento".
Il Consigliere Marchini desidera illustrarlo? Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Questo emendamento tende a evitare che "nell'uso" di questa legge le articolazioni territoriali, senza una previsione diversa di coordinamento abbiano poi difficoltà ad utilizzare strutture con una potenzialità e una presenza sul territorio al di fuori delle zone.



FERRERO Giovanni

Anche questa non è una questione di dissenso politico, ma di certezza che una certa volontà venga rispettata. In più punti della legge si fa riferimento esplicito alla legge 9 luglio 1976, n. 41, che definisce la zonizzazione e dice che in questi anni possono essere erogati i servizi e nei piani di zona si precisa nuovamente che è possibile un'articolazione all'interno della zona stessa.
Nell'interpretazione del testo è esclusa la possibilità che l'articolazione possa comunque superare gli ambiti di competenza dell'Ente gestore e quindi invadere i campi territoriali che sono, ai sensi della legge n. 41, già approvata dal Consiglio regionale, soggetto di un altro Ente di governo.



MARCHINI Sergio

Ritengo comunque non sia da escludere un'ipotesi di necessità di collegamento, al di fuori delle articolazioni territoriali: interscambi questo è il problema. E' un articolo dispositivo, che enuncia delle finalità. In relazione a certi tipi di strutture con potenzialità che vanno oltre le dimensioni territoriali, oggetto specifico del nostro discorso, il tendere al coordinamento deve essere enunciato; d'accordo che tutto vada articolato territorialmente, ma oltre alla determinazione territoriale si deve anche tendere ad un coordinamento là dove ci siano delle strutture sovradimensionate o comunque con finalità che vanno al di fuori delle zone.



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, mantiene l'emendamento? Bene, mettiamolo quindi in votazione per alzata di mano.
L'emendamento è respinto con 1 voto favorevole, 29 contrari e 24 astenuti.
Pongo in votazione l'art. 2.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 56 votanti n. 55 hanno risposto SI n. 32 Consiglieri hanno risposto NO n. 21 Consiglieri si sono astenuti n. 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione n. 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - Il riordinamento dei servizi, di cui al precedente articolo 1 riguarda le seguenti materie: a) assistenza sanitaria, territoriale, ospedaliera e farmaceutica, ed assistenza sociale b) profilassi delle malattie infettive c) igiene ambientale e prevenzione degli inquinamenti d) igiene e medicina preventiva e sicurezza del lavoro e) igiene nella produzione e distribuzione degli alimenti e delle bevande f) igiene ed assistenza veterinaria; vigilanza sull'alimentazione zootecnica e sugli alimenti di origine animale g) tutela materna ed infantile ed assistenza ai minori h) igiene e medicina scolastica e dell'età evolutiva, assistenza psico medico-pedagogica e tutela sanitaria dell'attività sportiva i) assistenza scolastica, per quanto inerisce a mense e trasporti 1) assistenza sociale, sanitaria e psicologica al singolo, alla coppia e alla famiglia m) assistenza all'anziano n) assistenza, recupero e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie sociali e da minorazioni psicofisiche o) prevenzione, cura e riabilitazione dell'alcoolismo e delle tossico dipendenze p) igiene mentale q) educazione sanitaria r) formazione ed aggiornamento degli operatori socio-sanitari s) informazione e documentazione sulle materie precedentemente indicate".
Vi è un emendamento presentato dal Consigliere Marchini: "alla parola 'territoriale' si sostituiscono le parole 'diagnostica curativa di base'".
Consigliere, desidera illustrare l'emendamento?



MARCHINI Sergio

L'emendamento è di difficile illustrazione perché non so se la trasposizione del mio concetto sia accettabile e corretta. Certamente per l' "assistenza sanitaria territoriale" non è una materia. Che cosa vuol dire? E' intesa come edilizia, come territorio? Ho fornito questa formulazione sulla quale non conosco l'orientamento della Giunta. Prego la Giunta di formalizzare un testo che non sia completamente inaccettabile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

La diagnostica curativa di base è riduttiva rispetto all'assistenza sanitaria.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il relatore, Ferrero. Ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni

Parliamo di riordinamento di materie e non di servizi. Per queste materie, secondo me, se il termine "territoriale" non piace, si potrà indicare "nel territorio" o "sul territorio".



PRESIDENTE

Quando si specifica si dimentica sempre un settore, qualunque esso sia piccolo o grande. Se si scrive "assistenza sanitaria e assistenza sociale" nella sua accezione generale non viene compreso tutto? Perché bisogna specificare il territorio? Dato che l'assistenza è onnicomprensiva non comprende qualsiasi specificazione? Chiede la parola il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Presidente della Giunta regionale. Propongo semplicemente di togliere il termine "territoriale", per cui sarebbe così specificato: "assistenza sanitaria, ospedaliera, farmaceutica e assistenza sociale".
Formulo un emendamento in questo senso.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini cosa ne pensa?



MARCHINI Sergio

Mi adeguo al suggerimento del Presidente della Giunta di togliere la parola "territoriale".



PRESIDENTE

Si vota quindi l'emendamento proposto dal Presidente della Giunta Viglione, per alzata di mano.
L'emendamento è accolto con 29 voti favorevoli e 26 astenuti.
Passiamo all'emendamento presentato dal Gruppo della Democrazia Cristiana all'art. 3, lettera h: "sopprimere la dizione 'assistenza psico medico-pedagogica e' ".
Chiede la parola la professoressa Soldano . Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Lungi da me l'intenzione di ripetere le lunghe argomentazioni che, a questo riguardo, ho già presentato in occasione del dibattito sul disegno di legge 82 bis. Ritengo comunque doveroso, anche a nome del Gruppo della Democrazia Cristiana, richiamare almeno qualche punto fondamentale.
Ribadiamo l'importanza di tenere presente la connessione tra l'assistenza psico-medico-pedagogica e i servizi di orientamento scolastico e professionale. Premesso che la medicina scolastica, in base alle leggi vigenti, è già di competenza comunale (cioè materia non delegabile), la linea dell'ottica pedagogica deve essere sostanzialmente unificante anche in materia di assistenza socio-psico-pedagogica. In particolare richiamiamo i decreti delegati, in applicazione della legge 477 del 30 luglio 1973, che fanno esplicito riferimento alla presenza di operatori nella scuola anche per servizi "specialistici" e contemporaneamente impegnano gli operatori della scuola stessa, cioè docenti e genitori a livello di organi collegiali, per affrontare determinati problemi, in modo specifico per avviare i ragazzi al raggiungimento dell'auto-orientamento.
Vorrei inoltre porre in evidenza la qualificazione del consiglio di classe, cioè del corpo docente integrato dai rappresentanti dei genitori quale organo particolarmente impegnato a favorire il processo di sviluppo e di maturazione della personalità dell'alunno. Questi è il giovanissimo utente di un servizio sociale ed educativo che non può essere staccato dal tipo di servizio previsto nell'ambito della riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali e sanitari, previsti dalla legge in esame.
Nelle scuole meglio organizzate, oggi è presente un docente particolarmente preparato in materia di orientamento, allo scopo di coordinare le attività dei colleghi, di animare iniziative specifiche a livello di istituto e di avere rapporti con gli esperti. E' il "consigliere scolastico", che opportunamente all'interno di ogni scuola, può altresì coordinare l'attività di assistenza medico-psico-pedagogica. Non possiamo sottovalutare le energie disponibili nella scuola e vicino ad essa, nella comunità che va al di là della scuola, per comprendere tutto l'ambiente nel quale il ragazzo nasce, cresce, diventa uomo. L'unitarietà del processo educativo e formativo resta per noi fondamentale, come resta fondamentale la linea unificante dell'ottica pedagogico-educativa.
Avevamo proposto che, a livello di consiglio di distretto scolastico si potesse realizzare, in quanto organo di programmazione scolastica nell'ambito del Comprensorio, anche questo tipo di assistenza, secondo quanto previsto dall'art. 12 del D.P.R. 416 del 31 maggio 1974.
D'altra parte il problema dell'assistenza socio-medico-psico-pedagogica non è stato sinora sufficientemente approfondito, come è emerso anche dalle consultazioni.
Chi sono questi operatori? Mantenendo la dizione consueta, noi dovremmo annoverare, in ogni èquipe: un medico, preferibilmente auxologo, uno psicologo e un "pedagogista" che però non si sa esattamente chi possa essere perché è ancora una figura da definire. Una equipe seria posta dall'Ente locale anche a disposizione della scuola dovrebbe essere completata dall'assistente sociale, e, quanto meno, da un membro della scuola che dovrebbe coordinare tale forma di assistenza all'interno della scuola stessa e favorire i rapporti con l'Ente locale e con le scuole esistenti nel territorio. Nella proposta della Giunta regionale viene puntualizzato l'aspetto sanitario e socio-sanitario del problema, ma l'aspetto psicologico finisce per essere considerato in termini riduttivi nell'ambito delle leggi esistenti sulla medicina scolastica. Inoltre, tutto il problema delicatissimo è considerato in modo staccato dalla scuola, a scapito del ragazzo-alunno, il cui processo di sviluppo della personalità deve essere sostanzialmente unitario.
Non rifiutiamo la collaborazione, se si tratta di approfondire questo tema; ma ribadiamo che, attraverso il distretto scolastico, potremmo trovare quell'anello di congiunzione tra scuola e società che minaccia, in questi tempi cruciali, di non congiungersi mai.
Oggi, nell'ondata emotiva determinata dalle bocciature che sistematicamente sembrano aver colpito soprattutto gli studenti della scuola secondaria superiore, può tornare comodo lanciare tutte le colpe tutte le responsabilità di certi esiti negativi sulla scuola.
Pongo un interrogativo: vogliamo continuare a mantenere il distacco forse aggravandolo, tra scuola e società? Questa è una domanda a cui occorre dare una risposta. E il problema dell'assistenza socio-medico-psico pedagogica ne costituisce un termine importante. Proponiamo dunque, per il momento, di abolire una dicitura che, in realtà, propone il doveroso approfondimento di un grave problema, e altresì determinare possibili interferenze con la legislazione statale. La stessa legge "382" e la relazione della Commissione Giannini, su questo argomento, sono molto rispettose della distinzione tra competenze statali e competenze regionali.
Si può trovare la collaborazione, nel rispetto delle competenze degli uni e degli altri organismi, cercando sostanzialmente un momento unificante.
La nostra disponibilità non mancherà nel momento in cui il problema ora in discussione potrà essere affrontato sistematicamente, e ce lo auguriamo nell'ambito del problema dell'assistenza scolastica in senso lato, come proposta di realizzazione graduale del diritto allo studio. Non corriamo il rischio di creare, in questo momento, una nuova spaccatura.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni

Vorrei specificare che i mutamenti intervenuti rispetto al testo originario della legge n. 104 stanno a significare un punto di accordo raggiunto. Comunque, era convinzione di tutti che equipes di questo genere non possono surrogare un intervento educativo, non possono in qualche modo essere sostituite dalle attività che la scuola compie. Per meglio chiarire questo punto, molto brevemente, vorrei sottoporre al Consiglio due considerazioni. La prima, anche se espressa in modo non felice, riguarda la medicina scolastica che non può essere affidata dalla Regione ad altri organi al di fuori dei Comuni, perché così stabilisce la normativa statale.
Sappiamo che una situazione del genere si può risolvere, nei fatti soltanto attraverso lo sdoppiamento delle funzioni, cioè aggiungendo agli operatori attuali altri operatori tra di loro non coordinati, oppure rompendo quell'unità delle equipes , che è stata una delle indicazioni maggiormente difese all'interno del settore.
L'altra considerazione di carattere politico che desidero fare riguarda l'art. 4, lettera c) della legge, nel quale si legge che il coordinamento delle funzioni delle Province, degli altri Enti pubblici e dei Consigli del distretto scolastico deve essere tenuto dalla Regione, quindi da un organo generale con funzioni programmatorie. Questo fatto, e il fatto che la normativa della legge regionale 27 prevede per il prossimo anno il funzionamento degli organi attuali per il meccanismo di presentazione delle domande, apre, rispetto alla formulazione precedente, uno spazio di discussione politica, non all'interno di un testo generale, ma sulla normativa specifica di settore, al fine di vedere quali sono i ruoli di gestione e di programmazione tra i Distretti e le Unità locali dei servizi e di risolvere un problema che non è risolto in questa legge in modo da escludere le funzioni di indirizzo pedagogico ed educativo che il distretto scolastico può assumere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Condivido pienamente le preoccupazioni della professoressa Soldano nello stesso tempo, però, ritengo che le osservazioni fatte poc'anzi dal Consigliere Ferrero siano determinanti in termini di razionalizzazione dei servizi. Sarebbe assurdo che questo tipo di servizio venisse realizzato in modo avulso dalla realtà territoriale e quindi fosse una competenza puramente scolastica; a mio avviso finirebbe per togliere dal contesto territoriale la scuola stessa, cosa che nessuno vuole. Dato che si tratterà di stabilire un coordinamento tra le Unità locali dei servizi ed i Distretti, proporrei di modificare il punto h) in questo modo: "igiene e medicina scolastica e dell'età evolutiva; tutela sanitaria dell'attività sportiva; assistenza medico-psico-pedagogica nel rispetto delle competenze istituzionali previste dai decreti delegati ex legge 477".
In questo modo verrebbe accolta la preoccupazione e nello stesso tempo si salva la necessità della efficienza di tipo territoriale e unitario soprattutto perché la prevenzione non si fa soltanto all'interno della scuola, ma, e soprattutto, fuori di essa.



PRESIDENTE

La parola ancora alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Ringrazio l'Assessore Fiorini di questa proposta. Resta tuttavia il dubbio sulla questione della delega e dell'affidamento di compiti. Il problema rimane aperto. Non voglio, in questo momento, iniziare una polemica. Ritengo che questo sia un piccolo passo, ma che rimanga da chiarire l'interpretazione reale del modo di attuazione nel rispetto delle competenze e della legge.
Se, in effetti, si vuole compiere un passo avanti si abbia il coraggio di affidare compiti ben definiti agli organi collegiali scolastici, e particolarmente all'istituendo Consiglio distrettuale scolastico, per usufruire di tutte le possibilità di contributo che ne possono derivare e soprattutto per compiere le scelte che, a livello attuativo, possono garantire la migliore soluzione, nonché il miglior assolvimento del servizio scolastico educativo.
Questa è la nostra vera preoccupazione. Per il momento, non mi rimane che ringraziare e dichiarare che non intendiamo ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

Chiede la parola la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Potrebbe essere una questione di forma: l'Assessore Fiorini ha proposto il suo emendamento che potrebbe essere messo in votazione senza che noi ritirassimo il nostro.
Quanto proposto da Fiorini, infatti, è del tutto diverso da quanto da noi proposto ed i Consiglieri che hanno seguito le consultazioni lo sanno benissimo.
La medicina scolastica è di competenza dei Comuni, ma non così l'intervento psicopedagogico che, secondo noi, è strettamente collegato al problema educativo e che non è rivolto soltanto agli alunni, ma anche agli insegnanti ed alle famiglie.
Per tale intervento la Regione, secondo noi, deve avvalersi dell'art.
12 della legge istitutiva dei Distretti scolastici che prevede la possibilità che la Regione affidi nel settore dell'assistenza scolastica compiti ai Distretti.
Quando l'Assessore Fiorini propone di aggiungere: "nel rispetto delle competenze dei distretti scolastici" sostiene una cosa del tutto diversa.
Pertanto, in coerenza alla posizione che abbiamo assunto durante le consultazioni, non ritiriamo il nostro emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Se l'emendamento proposto dalla Giunta, e per essa dall'Assessore Fiorini, è valido, non ne farei oggetto di scambio. Non possiamo chiedere al Gruppo della Democrazia Cristiana di rinunciare all'emendamento, ma ci assumiamo la responsabilità di migliorare la legge. Se questo emendamento è migliore, come viene affermato da tutte le parti, ma una parte, per ragioni sue, non vuole votarlo, la maggioranza assume la responsabilità di migliorare la legge, e questo resterà storicamente acclarato.



PRESIDENTE

La parola ancora alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

La nostra proposta di soppressione potrebbe essere messa in relazione con quanto viene asserito alla lettera l), dove si parla di assistenza sociale, sanitaria e psicologica al singolo, alla coppia e alla famiglia.
La figura del pedagogista, che nessuno sa ora esattamente chi sia e che cosa possa fare perché sinora non esiste in nessuna equipe, a questo punto potrebbe essere superata.
Questa è una ragione che si aggiunge alle precedenti per confermare la nostra proposta di emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Questi temi sono stati affrontati ampiamente e sufficientemente in Commissione. E' inutile negare che c'é una differenza di visione e di interpretazione da parte di vari Gruppi, ad esempio, da parte della maggioranza rispetto al Gruppo della Democrazia Cristiana.
Su questo argomento, però, abbiamo assunto l'impegno ad andare ad un dibattito politico, anche in relazione agli atti successivi, che metta in luce quali possono essere le possibili vie d'uscita.
L'emendamento proposto dalla Giunta, e per essa dall'Assessore Fiorini tende al miglioramento anche con lo scopo di cogliere lo spirito sotteso nell'emendamento della Democrazia Cristiana. Poiché il Gruppo democristiano, mantenendo coerentemente il suo emendamento, manifesta una chiarezza di giudizio, rimandiamo ad un momento successivo questo approfondimento e diamo, sia pure con un emendamento, l'aggancio verso una posizione non identica oggi, ma che speriamo si solidifichi successivamente. Credo sia più opportuna nei riguardi dell'articolo una posizione comune e di unità. Ritengo giusta la posizione dell'Assessore Fiorini. In caso contrario si potrebbe mantenere, per maggiore chiarezza l'articolo così com' é.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Vi è la disponibilità per una definizione ulteriore. Se questo è lo spirito di quanto ha testé suggerito il Consigliere Bontempi, propongo di ritirare il nostro emendamento, con l'impegno di definire, in altra sede questo quadro che rimane aperto; evidentemente vi saranno altri atti normativi sui quali potremo misurarci. Perciò manteniamo l'articolo e ritiriamo l' emendamento.



PRESIDENTE

In sostanza è ritirato l' emendamento della Giunta e invece è mantenuto l'emendamento del Gruppo della Democrazia Cristiana che metto in votazione per alzata di mano.
L'emendamento è respinto con 20 voti favorevoli, 29 contrari e 7 astenuti.
Passiamo all'emendamento all'art. 3, lettera i) del Gruppo della Democrazia Cristiana; dopo la parola "trasporti" aggiungere le parole "per la scuola dell'obbligo".
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Ho già illustrato questo emendamento nel mio precedente intervento.
Riteniamo che la delega ai Comuni per quanto riguarda il trasporto e la mensa degli alunni debba essere limitata alla scuola dell'obbligo per due motivi.
In primo luogo perché riteniamo che la scuola materna abbia le mense organizzate a livello di scuola perché il momento della mensa ha una rilevante importanza sotto l'aspetto educativo per tale tipo di scuola.
Quindi la delega non deve essere attribuita ai Comuni ma la competenza deve essere affidata ai distretti scolastici.
Il secondo motivo riguarda la scuola media superiore.
Si prevede di delegare ai Comuni il trasporto e la mensa della scuola in genere includendo pertanto anche la scuola superiore; dobbiamo rilevare che negli stanziamenti di bilancio sono soltanto previsti gli interventi per la scuola professionale. Per questi motivi proponiamo di aggiungere "per la scuola dell'obbligo" rinviando il discorso relativo alla scuola superiore ad una ulteriore legge, poiché la dizione così espressa non trova corrispondenza di spesa in un capitolo di bilancio, ad eccezione che per gli istituti professionali.



PRESIDENTE

Cosa ne pensa la Giunta?



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

La Giunta non ritiene di accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è respinto con 22 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astenuti.
Vi è ancora un emendamento all'art. 3, lettera l) presentato dal Consigliere Marchini: "le parole 'alla famiglia' si sostituiscono con le parole 'ai problemi della famiglia' ".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La formulazione degli emendamenti è solitamente non molto felice.
Ritengo che non si possa enucleare tra le materie oggetto della legge l'assistenza alla famiglia.
Peraltro, siccome l'Assessore ha spiegato che si ripete la formulazione usata per i consultori, valgono le spiegazioni date per quella legge quindi l'emendamento viene ritirato.



PRESIDENTE

Non vi sono altri emendamenti, né richieste di parola, passiamo quindi alla votazione dell'art. 3.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico i risultati della votazione: presenti n. 55 votanti n. 54 hanno risposto SI n. 32 Consiglieri hanno risposto NO n. 20 Consiglieri si sono astenuti n. 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione n. 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
"Art. 4 - La Regione, per il conseguimento delle finalità della presente legge, e per rendere possibile a tutti i livelli l'esercizio organico delle funzioni attinenti alle materie di cui al precedente articolo 3: a) delega ai Comuni e alle Comunità montane l'esercizio delle funzioni amministrative proprie, comprese quelle delegate dallo Stato, perché le esercitino in forma consortile o decentrata, in base alla dimensione delle singole zone indicate dalla legge regionale 9 luglio 1976, n. 41 b) promuove, avvalendosi degli organismi Comprensoriali, all'interno di ciascuna zona, per l'esercizio delle funzioni proprie degli Enti locali o ad essi delegate, la costituzione del Consorzio o il decentramento amministrativo a livello sub-comunale c) promuove in ciascuna zona il coordinamento, con le attività degli Enti delegati, delle funzioni svolte dalle Province, dagli altri Enti pubblici e dai Consigli di distretto scolastico.
d) stabilisce i requisiti dei servizi prestati da Enti od istituzioni pubblici o privati, che rendano possibile il riconoscimento della loro utilità e validità per il coordinamento con le Unità locali dei servizi come definite dal primo comma dell'art. 2 della legge regionale 9 luglio 1976 n. 41".
Non sono stati presentati emendamenti. Non vi sono richieste di parola.
Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti n. 52 votanti n. 51 hanno risposto SI n. 49 Consiglieri ha risposto NO n. 1 Consigliere si è astenuto n. 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione n 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
"Art. 5 - La gestione unitaria delle funzioni riordinate ai sensi della presente legge è assicurata mediante il Consorzio tra Comuni, o tra Comuni e Comunità montane, e, per il Comune di Torino, mediante il decentramento amministrativo sub-comunale.
Il Consorzio non può comprendere Comunità montane il cui territorio includa più di una delle zone previste dalla legge regionale 9 luglio 1976 n. 41".
Sono stati presentati due emendamenti. Il primo, presentato dal Gruppo della Democrazia Cristiana, dice: sopprimere la parola "unitaria" e sostituirla con la parola "integrata".
Metto in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è respinto con 20 voti favorevoli, 29 contrari e 5 astenuti.
Metto in votazione il secondo emendamento, presentato dal Consigliere Marchini, che dice: al termine del primo capoverso aggiungere "Sarà inoltre consentito l'accorpamento di più unità". La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Nella città di Torino sono previste unità socio-sanitarie di dimensioni tali che probabilmente non riusciranno a svolgere funzioni organicamente valide. Dovrebbe essere previsto in qualche modo un collegamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore alla sanità.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

La Giunta non ritiene di accogliere l'emendamento in quanto vi è soltanto un livello superiore, che è quello del Comprensorio.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è respinto con 1 voto favorevole, 29 contrari e 26 astenuti.
Passiamo alla votazione dell'art. 5 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 54 hanno risposto SI n. 32 Consiglieri hanno risposto NO n. 20 Consiglieri si sono astenuti n. 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
"Art. 6 - L'esercizio delle funzioni riordinate ai sensi della presente legge è disciplinato da statuti e regolamenti appositamente adottati dagli Enti che provvedono alla relativa gestione.
Il Consorzio è costituito e lo statuto è approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale, previo parere favorevole del Consiglio regionale".
Non vi sono emendamenti né richieste di parola. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 54 hanno risposto SI n. 51 Consiglieri ha risposto NO n. 1 Consigliere si sono astenuti n. 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
"Art. 7 - Lo statuto consortile deve indicare gli organi del Consorzio le loro attribuzioni ed inoltre: contenere norme per assicurare l'attuazione delle finalità della presente legge garantire il principio della rappresentanza delle minoranze consiliari in seno all'assemblea consortile, costituita da Consiglieri comunali garantire la partecipazione democratica dei cittadini, sulla base dell'art. 2 dello Statuto della Regione, alla formulazione ed all'attuazione dei programmi, a mezzo di un Comitato di partecipazione di cui facciano comunque parte rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle altre forze sociali organizzate presenti sul territorio.
Uno speciale regolamento, elaborato di concerto con il Comitato di partecipazione di cui al comma precedente, determina le modalità di funzionamento del Comitato medesimo.
Per il Comune di Torino, che si articola in zone sulla base della legge regionale 9 luglio 1976 n. 41, il regolamento deve contenere le norme per la delega di funzioni amministrative".
Vi è un emendamento soppressivo presentato dal Gruppo della Democrazia Cristiana: "sopprimere la dizione 'costituita da Consiglieri comunali' ".
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, la Giunta ritiene di accogliere questo emendamento. Occorre però puntualizzarlo perché non è cosa di poco conto ma è una scelta precisa che si va a compiere.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è approvato con 49 voti favorevoli e 2 astenuti.
E' stato inoltre presentato un emendamento dal Consigliere Marchini che recita: al penultimo capoverso aggiungere le parole "in ogni caso è garantita la presenza delle minoranze politiche e sociali attraverso rappresentanti esperti". Il secondo dice: "dopo la parola 'rappresentanti' aggiungere 'qualificati' ".
Consigliere Marchini, mantiene questi emendamenti?



MARCHINI Sergio

Li mantengo. Se mi è consentito, però, ridurrei il primo emendamento.
Aggiungerei le parole "con la garanzia della presenza delle minoranze" dopo le parole "presenti sul territorio".



PRESIDENTE

In questo caso l'emendamento presentato viene sostanzialmente ritirato e al suo posto vengono proposti due emendamenti. Il primo dice: "dopo la parola 'rappresentanti' aggiungere 'qualificati' "; il secondo, al termine del capoverso aggiungere "con la garanzia della presenza delle minoranze".
Chiede la parola il Consigliere Ferrero. Ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni

Mi pare che il primo emendamento suoni offensivo rispetto al meccanismo di elezione delle rappresentanze delle forze sociali e sindacali. Inoltre il secondo emendamento, così com'é stato formalizzato, suona altrettanto strano, perché presuppone che in un meccanismo di partecipazione e in realtà di contributo si possa configurare a priori la presenza di una maggioranza sociale e di una forza che già si colloca in posizione emarginata. Non vorrei che nascesse una situazione abbastanza curiosa che per avere una rappresentanza ci si ritenga a priori minoranza emarginata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione il secondo emendamento.
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'art. 7.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico i risultati della votazione: presenti e votanti n. 54 hanno risposto SI n. 51 Consiglieri ha risposto NO n. 1 Consigliere si sono astenuti n. 2 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
"Art. 8 - Salvo quanto altro stabilito dalla presente legge, restano alla competenza della Regione le funzioni amministrative concernenti: a) l'autorizzazione e la classificazione delle case di cura private b) i concorsi dei medici, delle ostetriche e dei veterinari condotti c) i concorsi e lo stato giuridico degli ufficiali sanitari d) i concorsi per le sedi farmaceutiche e) le tariffe per le prestazioni a privati da parte dei laboratori provinciali di igiene e profilassi, nonché da parte degli ufficiali sanitari e dei veterinari condotti f) la contrattazione collettiva delle convenzioni con le categorie sanitarie per le prestazioni di ordine preventivo, curativo e riabilitativo g) la determinazione dei requisiti di idoneità al funzionamento degli istituti assistenziali e dei presidi soggetti al rilascio dell'idoneità nell'ambito delle leggi in materia h) l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta, entro i limiti fissati dalla legge 23 dicembre 1975 n. 245 i) l'erezione e la classificazione, le fusioni, i concentramenti, i raggruppamenti, le estinzioni, i consorziamenti e le modifiche statutarie degli Enti ospedalieri, nonché degli Enti o delle Istituzioni pubbliche aventi finalità sanitarie e socio-assistenziali di cui alla legge 17 luglio 1890 n. 6972 e successive modificazioni ed integrazioni, nell'ambito delle leggi in materia e comunque sentito il parere dei Consorzi e del Comune in cui l'istituzione ha sede l) le variazioni patrimoniali degli Enti e delle istituzioni di cui al punto precedente, per quanto di competenza della Regione m) il controllo sugli organi degli Enti o delle istituzioni sanitarie e socio-assistenziali".
E' stato presentato dal Gruppo della Democrazia Cristiana il seguente emendamento: "dopo la terza riga aggiungere 'a) gli Enti, le istituzioni e i presidi sanitari, ospedalieri, extra ospedalieri, assistenziali e sociali che per le finalità specifiche perseguite e per le loro caratteristiche tecniche e specialistiche siano riferibili a bacini di utenza, la cui estensione includa il territorio di più unità dei servizi' ".
Chiede la parola la dottoressa Vietti, ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Negli articoli già approvati si è previsto che tutte le competenze della Regione in materia sanitaria e socio-assistenziale siano delegate ai Comuni ed alle Comunità montane.
Chi ha esperienza in questo settore sa che ci sono degli ospedali di alto livello specialistico che non hanno come bacino di utenza una sola Unità locale dei servizi e non vi sono soltanto presidi ospedalieri in questa situazione, ma anche presidi sociali.
Il disegno di legge governativo sulla riforma sanitaria, all'art. 9 recita: "il servizio sanitario è articolato in unità sanitarie locali e in presidi e servizi di secondo livello" e precisa ancora: "la legge regionale provvede all'individuazione ed all'organizzazione dei presidi sanitari ospedalieri ed extra ospedalieri che, per le finalità specifiche perseguite e per le loro caratteristiche tecniche e specialistiche, siano riferiti a Comprensori la cui estensione include il territorio di più unità sanitarie locali". E prevede che i presidi di secondo livello siano amministrati dai rappresentanti di tutti gli Enti locali interessati e siano collegati con le relative Unità sanitarie.
Questo problema non si pone soltanto per gli ospedali, si pone per una vasta gamma di servizi contemplati nella legge in discussione.
Se non si è chiari, a rigore, le unità dei servizi che hanno nel territorio servizi specialistici di questo livello potranno pretendere la delega delle funzioni relative. Mi si potrà obiettare che oggi ci sono ancora i Consigli d'Amministrazione degli ospedali, ma non ci sono soltanto gli ospedali, ci sono anche altri presidi.
Inoltre le leggi dovrebbero collocarsi non soltanto in riferimento al momento della loro approvazione ma anche in prospettiva. Pertanto non trattare per nulla i problemi dei presidi di secondo livello ed immaginare per esempio, che l'amministrazione delle Molinette dovrebbe essere delegata al quartiere Nizza-San Salvario, quella del C.T.O. al quartiere della collina ed i problemi relativi ad alcuni istituti assistenziali di Torino di vasta portata al loro quartiere, mi pare una cosa veramente fuori dal buon senso.
Per questo motivo riteniamo che tali competenze debbano restare alla Regione in quanto i servizi che interessano vaste zone o un intero Comprensorio debbono essere gestite dai rappresentanti degli utenti di quel bacino e non già dai rappresentanti di un bacino molto più ristretto che avrebbero poca rappresentatività rispetto al servizio che si riferisce ad una zona molto più vasta.
Per i suddetti motivi, in coerenza con quanto è previsto nel disegno di legge governativo, che recepisce le esigenze della realtà sanitaria abbiamo presentato l'emendamento in discussione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

E' un aspetto estremamente importante, credo però che non si possa accettare questo tipo di emendamento poiché, di fatto, non esistono presidi di primo e di secondo livello. Possono essere ipotizzati, ma quando? Li ipotizzeremo probabilmente nella stesura del piano ospedaliero e del piano socio-sanitario. Quindi, non riteniamo di poter accettare, in questa fase, l'emendamento poiché snaturerebbe come impostazione finale tutto il concetto della legge e anche della riforma che punta alle Unità sanitarie locali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento del Gruppo della Democrazia Cristiana.
L'emendamento è respinto con 22 voti favorevoli, 29 contrari e 2 astenuti.
Pongo in votazione l'art. 8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 32 Consiglieri hanno risposto NO n. 19 Consiglieri si è astenuto n. 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
"Art. 9 - Oltre a quelle precedentemente indicate, i Comuni e le Comunità montane possono affidare ai Consorzi altre funzioni proprie in materie affini a quelle previste dalla presente legge, allo scopo di assicurare in forma integrata l'erogazione dei servizi sanitari e socio assistenziali nell'ambito delle zone costituite ai sensi della legge regionale 9 luglio 1976 n. 41".
Non vi sono emendamenti. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 50 Consiglieri ha risposto NO n. 1 Consigliere si è astenuto n. 1 Consigliere L'art. 9 è approvato.
"Art. 10 - Qualora un Consorzio, od il Comune di Torino, non esercitino le funzioni loro demandate, la Giunta regionale, sentiti gli Enti medesimi e previa assegnazione di un adeguato termine, si sostituisce ad essi negli adempimenti di loro competenza.
La Giunta regionale comunica ai Consorzi e al Comune di Torino le direttive emanate dagli organi statali per l'esercizio delle funzioni delegate".
Non vi sono emendamenti, lo pongo in votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 52 hanno risposto SI n. 50 Consiglieri ha risposto NO n. 1 Consigliere si è astenuto n. 1 Consigliere L'art. 10 è approvato.
Per quanto riguarda l'art. 11 c'é una proposta di emendamento soppressivo e sostitutivo dell'intero articolo che dice: "Per quel che concerne le norme e le procedure di formazione ed attuazione del Piano regionale socio.sanitario, degli indirizzi socio-sanitari ed ospedalieri dei piani comprensoriali, dei programmi zonali pluriennali ed annuali unitari ed integrati di gestione dei servizi, si applicano le disposizioni della legge di cui al primo comma dell'art. 75 dello Statuto regionale".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, sono stati presentati emendamenti che investono tutto il quadro programmatorio e finanziario.
Non so se ci sia consentito, in questa fase di stanchezza, di penetrare e valutare a fondo un quadro di questo genere.
Chiederei, comunque, cinque minuti di sospensione per determinare, non solo in relazione a questo articolo, ma a tutto questo pacchetto l'atteggiamento del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La richiesta mi pare legittima e viene anche incontro ad uno stato assai diffuso di stanchezza.



(La seduta, sospesa alle ore 19,30 riprende alle ore 19,50)



PRESIDENTE

Ci eravamo fermati all'art. 11 ed avevo letto il testo dell'emendamento sostitutivo.
La discussione è aperta. La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, faccio una dichiarazione che riguarda questo e i successivi emendamenti presentati dalla Giunta. Abbiamo preso atto innanzitutto degli intenti e cioè che la Giunta ha riconosciuto come le argomentazioni, i rilievi e le proposte formulate dal Consigliere Alberton per conto del Gruppo, avevano qualche fondamento ed ha cercato di corrispondervi. Peraltro questo cambiamento investe un terzo della legge.
Siamo entrati nel merito della formulazione ma, per rispetto anche dei colleghi che qui attendevano, non potevamo esaurire un esame compiuto, un giudizio completo; pertanto ci siamo fermati a questo punto prendendo atto degli intenti e, non potendo formulare compiutamente un giudizio sui risultati, ci asterremo su questi emendamenti.



PRESIDENTE

Mi pare che la sospensione sia stata produttiva.
Passiamo quindi all'esame dell'emendamento che è stato presentato al primitivo testo dell'art. 11.
E' approvato con 31 voti favorevoli, 2 contrari e 16 astenuti.
Non vi sono nuove proposte di emendamento, quindi pongo in votazione per appello nominale il nuovo art. 11.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico i risultati della votazione: presenti e votanti n. 49 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 2 Consiglieri si sono astenuti n. 16 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Per quanto riguarda l'art. 12, la Giunta propone di sopprimere e sostituire il primo comma nel modo seguente: "Entro 60 giorni dall'approvazione del piano regionale dei servizi sanitari e socio assistenziali, o nel diverso termine stabilito dal Piano regionale di sviluppo per ciascuna zona di cui alla legge regionale 9 luglio 1976 n. 41 i Consorzi, sentiti gli Enti consorziati e sulla base delle indicazioni programmatiche regionali, formano i programmi zonali unitari ed integrati di gestione dei servizi. Entro lo stesso termine provvede anche il Comune di Torino, sentiti i Consigli circoscrizionali".
Il Gruppo della Democrazia Cristiana mi comunica che è da considerarsi pertanto ritirato l'emendamento "alla terza riga sopprimere le parole 'unitari ed integrati' ".
La restante parte dell'articolo rimane immutata: "I programmi zonali devono prevedere: a) gli obiettivi prioritari degli interventi, in armonia con i principi generali stabiliti dal precedente art. 2 ed i relativi standards funzionali b) l'eventuale articolazione territoriale dei programmi zonali c) le modalità di organizzazione del personale, ivi comprese le norme per favorire e disciplinare la residenzialità degli operatori l'aggiornamento professionale, l'orario di lavoro e la piena utilizzazione del personale già in servizio negli Enti locali d) le modalità per la riconversione dei servizi sanitari e socio assistenziali, così da fornire alla generalità dei cittadini che vivono in una determinata area servizi territoriali aperti e non emarginanti e) l'integrazione funzionale e l'articolazione territoriale di tutte le strutture e dei servizi inseriti nel programma zonale f) il coordinamento e l'integrazione, anche a mezzo di convenzioni, con i servizi gestiti da altri Enti pubblici, che non siano i Comuni, i loro Consorzi o le Comunità montane, o da Istituzioni pubbliche o da Istituzioni private che ne facciano richiesta, dei quali siano riconosciute la validità e l'utilità ai termini dell' art. 4 punto d) g) il piano di finanziamento degli interventi previsti dal programma zonale.
I programmi zonali sono approvati dal Consiglio regionale".
Chi è d'accordo sull'emendamento proposto dalla Giunta regionale alzi la mano. L' emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 22 astenuti.
Passiamo alla votazione dell'art. 12 così emendato. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 53 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 2 Consiglieri si sono astenuti n. 20 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Vi è ora un emendamento aggiuntivo che formerebbe l'art. 12 bis, che in sede di coordinamento chiameremo art. 13.
"Art. 13 - I programmi zonali pluriennali ed annuali sono presentati approvati ed aggiornati secondo quanto previsto dal precedente art. 11.
In particolare il Comune di Torino e i Consorzi di Comuni presentano ai Comitati comprensoriali i programmi pluriennali unitari ed integrati di gestione o le loro articolazioni annuali, in coerenza con il piano dei servizi sanitari e socio-assistenziali della Regione, con l'indirizzo in materia socio-sanitaria ed ospedaliera del piano socio-economico territoriale del Comprensorio e con le previsioni degli altri strumenti di piano.
I Comitati comprensoriali trasmettono al Presidente della Giunta regionale i programmi di cui al precedente comma, opportunamente coordinati e previo controllo di coerenza con gli indirizzi degli elencati piani accompagnati dal proprio motivato parere, affinché la Giunta regionale ne tenga conto nel formulare il programma pluriennale di attività e di spesa della Regione od il programma ed il bilancio preventivo annuale, da sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale.
La Giunta regionale, dopo tale approvazione, trasmette quindi ai Comitati comprensoriali i programmi approvati con le eventuali modificazioni per la comunicazione agli Enti interessati.
Gli Enti di cui al secondo comma del presente articolo presentano entro il 15 marzo di ogni anno, ai Comitati comprensoriali, una relazione sullo stato di attuazione dei programmi ed il conto consuntivo per l'esercizio precedente dei programmi di spesa per materie delegate dalla Regione, secondo quanto previsto dagli articoli 11 e 27 della legge 19 maggio 1976 n. 335.
I Comitati comprensoriali trasmettono quindi relazioni e consuntivi di cui al comma precedente, opportunamente coordinati e previo il controllo di coerenza con i programmi di cui al secondo comma del presente articolo, al Presidente della Giunta regionale, accompagnati dal proprio motivato parere, per la redazione del conto consuntivo e dell'assestamento di bilancio da approvarsi dal Consiglio regionale".
Metto in votazione l'art. 12 bis per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 53 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 2 Consiglieri si sono astenuti n. 20 Consiglieri L'art. 12 bis (o 13 che dir si voglia) è approvato.
"Art. 13 (che diventerà in sede di coordinamento l'art. 14) - In relazione agli interventi previsti, il programma zonale indica, per il periodo della sua operatività, i necessari finanziamenti, che sono imputati ai capitoli di spesa dei bilanci consortili e del bilancio del Comune di Torino.
Per quanto attiene ai Consorzi, gli oneri relativi sono finanziati con le entrate degli stessi, costituite da: a) quote degli Enti consorziati b) partecipazione alla spesa da parte della Provincia c) contributi integrativi della Regione d) altri eventuali contributi.
I contributi degli Enti aderenti sono determinati a norma degli statuti consortili in misura correlata alla relativa consistenza demografica.
Le partite relative alla partecipazione delle Province, che si riferiscono ai servizi di competenza delle stesse, in relazione a quanto disposto dall'art. 4 punto c) della presente legge, ove non conferite convenzionalmente agli Enti delegati od ai Consorzi, sono previste dal bilancio dei Consorzi stessi e del Comune di Torino in termini figurativi".
Non vi sono emendamenti, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 49 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 2 Consiglieri si sono astenuti n. 16 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Passiamo all'art. 14 che diventerà art. 15. E' stato presentato dalla Giunta regionale un emendamento soppressivo del terzo e quarto comma. Metto in votazione questo emendamento.
L'emendamento è accolto con 31 voti favorevoli e 22 astenuti.
Il testo dell'art. 14 (che diventerà 15) recita: "Art. 15 - La Regione assicura il finanziamento delle spese relative alle materie delegate previste dai programmi zonali, entro i limiti dei corrispondenti capitoli del bilancio regionale.
Il finanziamento di cui al comma precedente è realizzato: a) mediante la corresponsione di quote di finanziamento a favore degli Enti delegati b) attraverso contributi di cui alla lettera c) del capoverso dell'articolo precedente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 15 (ex art. 14): presenti e votanti n. 53 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 2 Consiglieri si sono astenuti n. 20 Consiglieri L'art. 15 (ex art. 14) è approvato.
"Art. 16 (ex art. 15) - I Comitati comprensoriali promuovono le iniziative necessarie per realizzare sia le aggregazioni consortili e le articolazioni sub-comunali previste dalla presente legge, sia, quando occorra, il coordinamento, nel proprio ambito territoriale, di tutte le attività dirette al raggiungimento delle finalità previste dalla presente legge.
Qualora singole leggi regionali attribuiscano funzioni amministrative nelle materie di cui alla presente legge, gli Enti delegati, quando sia prevista la gestione consortile, continuano ad esercitare le funzioni attribuite fino alla costituzione degli organi consortili".
Non vi sono richieste di parola, si procede quindi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 53 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 2 Consiglieri si sono astenuti n. 20 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
E' stato presentato un nuovo articolo, che costituirà l'art. 17: "Art. 17 - In sede di prima applicazione della presente legge i programmi zonali pluriennali ed annuali dei servizi vengono presentati dal Comune di Torino e dai Consorzi ai Comitati comprensoriali entro la data fissata, per ciascuna zona, su proposta della Giunta regionale con deliberazione del Consiglio regionale.
I Comitati comprensoriali trasmettono ciascun programma, accompagnato dal proprio motivato parere, alla Giunta regionale per l'adozione.
Adottato il programma, la Giunta regionale lo presenta, insieme alla proposta delle quote di finanziamento a favore degli Enti delegati, al Consiglio regionale per l'approvazione.
L'ammontare dei contributi regionali a favore del Consorzio è determinato, tenuto conto delle esigenze di riequilibrio nella distribuzione delle risorse e dei servizi, con riferimento alla dimensione demografica del bacino di utenza, e tenendo altresì conto dell'ampiezza del territorio".
Non vi sono richieste di parola. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 53 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 2 Consiglieri si sono astenuti n. 20 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero disegno di legge, chiede la parola il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, avevamo proposto in vari momenti, in vari contesti cercando di farci capire, e forse ci è stato anche difficile, visto che complessivamente non lo siamo stati, la necessità ed opportunità di un momento di sosta su questa legge; momento che infine avevamo anche lasciato da determinare e da valutare alle altre forze politiche, per coinvolgerle nella responsabilità relativa. Penso sia prevalsa a questo riguardo la preoccupazione di non segnare mancamenti in un forcing che forse si prepara per il mese di luglio: spero che così non sia perché troppo importanti sono le cose che dobbiamo approntare. Non aggiungo altro, perché sia facilmente inteso da chi sa intendere le cose.
Penso che su questa legge dovremo reintervenire per ragioni e situazioni che sono in movimento a tutti i livelli, a quello nazionale e anche a quello regionale, perché nel momento stesso in cui si definirà e si consoliderà la legge sulle procedure ci accorgeremo di dover fare una corsetta indietro per riprendere e ricollegare alcune forme che riguardano questa legge. Non abbiamo tentato di proporre questi argomenti in termini di contrapposizione per ottenere rivincite o vantaggi sulla maggioranza, la quale peraltro ha poi dovuto riconoscere che vi era un fondamento nelle nostre obiezioni. Noi facciamo un'autocritica, sappiamo che siamo stati portatori di un'iniziativa legislativa e che le cose che potevamo contestare ai titolari dell'esecutivo legislativo non dovevano essere accolte come dure critiche in una sola direzione da parte di chi si colloca fuori. Alcune pare che siano state ritenute fondate con encomiabile capacità di rapida traduzione in un testo e sono state accolte, ma pochi minuti non sono sufficienti a dare un giudizio conclusivo.
C'é stata la storia degli emendamenti, dei quali alcuni importanti e uno importantissimo. Dò atto della vivace prontezza del Presidente della Giunta nel cogliere la non drammaticità dell'emendamento che lascia aperta ogni libertà di definizione ai Consigli comunali, mentre la chiusura avrebbe avuto un significato negativo e molto pesante. Ma c'è una serie di altri emendamenti qualificanti non accettati: la discussione sui problemi dell'assistenza psico-medico-pedagogica è già stata abbastanza tormentata perché io aggiunga qualche cosa. Credo che in questo caso si tocchi un settore di grande delicatezza e mi auguro che in futuro, di fronte al contatto con la realtà , questo desiderio di simmetria troppo razionalista anche se poco razionale, a mio giudizio, sarà sollecitato a modificazioni.
Vi è poi la questione dei presidi di secondo livello: sembrava una questione di buon senso e credo che anche questa sarà facilmente riesaminata in un secondo momento.
Il nostro giudizio politico, nei suoi termini più penetranti e pertinenti, nei limiti in cui siamo stati capaci di esprimerlo , è ritrovabile negli interventi svolti durante la discussione generale che riguarda anche i rapporti tra le forze politiche: le cose successe in questa giornata e gli argomenti prima esposti ci inducono a votare con serena pacatezza in modo contrario alla legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il mio sarà un voto di astensione nella misura in cui la pregiudiziale che i repubblicani avevano fatto non abbia conservato tutta la sua validità, e cioè che questa legge difficilmente si raccorda e si inquadra in un momento legislativo ancora tutto in essere. D'altra parte questa legge difficilmente si raccorderà, come ha detto il Consigliere Bianchi alla legge sulle procedure e a tutto quanto stiamo elaborando in questo scorcio di estate. Questa, più che una legge, è il risultato di uno sforzo costruttivo che ci pone in una situazione di sperimentatori o comunque di anticipatori di una realtà. Lo sforzo fatto in particolare dalla Giunta e dalla Democrazia Cristiana merita da parte di forze politiche che a questo dibattito, non per colpa loro, hanno potuto dare una partecipazione minore una considerazione e non deve essere né distrutto né sminuito solo per spirito di polemica: tutto questo materiale che abbiamo raccolto, questo sforzo che si è fatto per introdurre una nuova realtà merita di essere considerato nella sua positività e rapportato alle considerazioni di carattere negativo per giustificare un voto di astensione.
La giornata di oggi e quella di ieri ci debbono far meditare su alcune cose che già ha anticipato il Consigliere Oberto. I Consiglieri e le forze politiche non possono essere messi di fronte a una realtà in continuo movimento, nella necessità di imbastire su un tema così importante un atteggiamento, oltre che di ordine legislativo anche di ordine politico: siamo passati in 48 ore da una ipotesi di proposta unitaria approvata dalla Commissione al voto contrario di una delle due componenti di un documento che ancora qui ci viene detto che è l'unico documento, Non c'é il ritiro della proposta democristiana, non c'é stata l'insistenza della Giunta.
Questo mi pare un modo veramente curioso di impostare l'attività legislativa della Regione, significa anche svilire il dibattito politico.
Non si riesce più a capire che cosa vogliono le forze politiche: ottenere una legge diversa? Far sì che la legge venga approvata quando ci sarà una diversa realtà a livello nazionale? Questo dibattito è stato abbastanza amaro perché non è riuscito a far capire su che cosa si stava sviluppando; la legge, bene o male, era quella che era e ognuno aveva i propri convincimenti. Non si capisce perché per discutere tre emendamenti siano passati due giorni; ognuno di noi ieri pomeriggio non sapeva se doveva preparare gli emendamenti alla legge oppure se doveva votare contro o a favore per ragioni politiche sperando di far cadere la maggioranza. Questo è il ragionamento che mi sono fatto. Qualche forza politica qui presente non attende forse al momento del voto il verificarsi di due cose: la volontà di fare una legge, ma anche l'esistenza di una maggioranza? Evidentemente altri Partiti non si pongono il dubbio.
Concludo ribadendo che esprimerò un voto di astensione, non che mi asterrò, anche se è la stessa cosa: intendo dire che quella dell'astensione è una valutazione, non una presa di posizione, nel senso che lo sforzo della Giunta e della Democrazia Cristiana in questo settore è stato certamente notevole e lodevole, così come il lavoro della Commissione. I limiti che ha questa legge nei confronti del quadro nazionale e nei confronti del quadro della nostra attività, a livello regionale, inducono a non andare oltre all'astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Nel momento in cui dichiaro il mio voto favorevole, vorrei riallacciarmi alla dichiarazione effettuata in premessa dal collega Bianchi il quale si poneva la domanda, con tono anche di autocritica, se non erano state afferrate e capite, forse perché non presentate in termini chiari, le preoccupazioni esposte del suo Gruppo nell'interessante e estremamente valido dibattito. Possiamo anche non aver capito, ma questo è un altro argomento e non mi pare che sia il tema, il significato politico di certi atteggiamenti, non comprendiamo invece la forte preoccupazione del collegamento alla normativa regionale, espressa anche dal collega Marchini il quale diceva che le Regioni possono e devono procedere dietro il pungolo delle proposte, specie quando sorgono in maniera così sofferta, faticosa ma anche largamente unitaria.
Molto probabilmente il 14 luglio, quando affronteremo la legge sulle procedure della programmazione, dovremo fare un passo indietro. In Commissione ci siamo posti il problema del raccordo dei progetti di legge n. 104 e 154 con la legge sui trasporti già passata, con la legge urbanistica ancora in Commissione, e con la legge sulle procedure. Questi problemi ce li siamo posti anche nel dibattito odierno, ma nella legge sulle procedure della programmazione viene lasciata un'ampia e generale indicazione di flessibilità con rispetto per le singole materie. In alcuni disegni, per la maturazione che c'è stata, vi è l'astensione del Gruppo della Democrazia Cristiana di fronte agli emendamenti che ponevano norme di procedura; ma quando in queste norme di procedura si rispetta l'autonomia e il rapporto di coordinamento tra l'Ente regione e gli Enti locali nel momento comprensoriale, si sono indicate le linee a cui dobbiamo rifarci quando andremo ad occuparci di leggi, settoriali. Mi auguro che non si debba ritornare a rivedere le procedure della programmazione per contraddire tutto un processo storico, politico e culturale di cui nessuno è primo portatore, ma in cui tutti, durante un dibattito durato ben sette anni, hanno determinato scelte chiare, precise.
Le norme predisposte sono norme settoriali che possono anche avere alcune caratteristiche di differenziazione o di particolare novità: ma il piano zonale è qualche cosa di nuovo che si riallaccia in questo particolare settore, così come le norme urbanistiche.
Come forza politica che non è presente nelle altre Commissioni, ma è presente al massimo in quella che si occupa della programmazione, delle procedure, di questi gravi importanti e fondamentali problemi, crediamo che con questo disegno di legge non soltanto riorganizziamo, non soltanto tracciamo una linea su cui c'è stato il massimo accordo e apporto di costruzione, ma stiamo anche delineando in modo estremamente corretto le leggi settoriali, le leggi che si ricollegano alla linea di programmazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Furnari.



FURNARI Baldassare

Il Gruppo socialdemocratico valuta positivamente dibattito e, come preannunciato precedentemente dal nostro Capogruppo e da me stesso annuncia voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

La posizione politica qui tenuta viene ad alleggerire il nostro compito. Ci esime, ad esempio, in questo specifico caso, di fare ricorso all'abilità sottilmente dialettica, in qualche punta diremmo addirittura capziosa, a cui ha dovuto appellarsi il collega Bianchi, Capogruppo della Democrazia Cristiana, per motivare il suo voto contrario.
Noi, molto più brevemente, non facciamo altro che ribadire il giudizio già espresso con l'intervento in sede di dibattito generale. Questa è una legge che presenta tutti i limiti, tutte le ambiguità, tutte le contraddizioni, tutte le insufficienze insite in un testo che è stato sino al momento finale frutto di una pattuizione compromissoria. E questo nostro giudizio rimane. Che si tratti di una legge di compromesso, noi lo ripetiamo, anche se in forza di valutazioni sulle quali non vogliamo ora soffermarci, i Consiglieri della Democrazia Cristiana hanno ritenuto di dovere concludere con un voto negativo questa giornata. Diceva il Consigliere Marchini che non si riesce a capire che cosa vogliano certe forze politiche. Noi oggi avevamo posto, seppure in altri termini, una domanda del genere e avevamo dato una risposta con un gioco di parole che però crediamo di dovere ripetere perché pensiamo possa essere significativo, emblematico anche di un certo tipo di comportamento: vi sono certe forze politiche che vogliono stare all'opposizione non dandolo molto a vedere; o meglio ancora, vi sono certe forze politiche che non vogliono stare all'opposizione ma che vorrebbero questo fare credere all'esterno.
Talvolta poi il gioco non riesce fecondo e allora si verificano dei cambiamenti improvvisi. Ma questo è un discorso che potremmo utilmente ampliare anche in altra sede.
Per concludere, per quanto ci riguarda noi daremo con serena pacatezza voto contrario, così come viene dato da altri settori, ma, ci sia concesso lo daremo forse con un più intimo convincimento e con un più coerente comportamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Parlo a nome del Capogruppo repubblicano.
Per i motivi già illustrati il nostro Gruppo esprimerà voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, ritengo di non dover spendere molte parole per confermare la posizione che abbiamo illustrato questa mattina. Vorrei invece limitarmi a osservare che, al di là dell'esito del voto e delle posizioni politiche che i Partiti e i Gruppi hanno assunto, quando il dibattito è sereno e responsabile, com'é stato questa mattina e com' sempre stato in quest'aula, il risultato non può che essere positivo, da qualsiasi angolazione si guardi.
Confermiamo il voto favorevole al testo di legge unificato perché siamo convinti della validità delle osservazioni espresse dall'Assessore in diverse repliche, quando sosteneva che questa legge sarà un pungolo e uno stimolo anche per il quadro nazionale



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Esprimo la posizione del Gruppo comunista innanzitutto in riferimento all'atteggiamento del voto, ovviamente favorevole, e poi facendo alcune brevi considerazioni sul dibattito odierno, sul significato e sulla portata di esso e sul peso del provvedimento che ci apprestiamo ad approvare. Al di là delle lentezze, delle incomprensioni, come diceva il Consigliere Bianchi, ci siamo però capiti, in quanto è prevalsa la convinzione sulla necessità di andare ad una legge coraggiosa, perché innova in un campo sul quale tutti conveniamo che occorre innovare; è una legge che viene da lontano perché è frutto di maturazione naturale per l'esigenza di dare una risposta alla comunità, per l'esigenza di andare a costruire, attraverso un provvedimento legislativo, un atto politico, è un momento di riorganizzazione, di trasformazione, di rinnovamento in un campo tanto importante, tanto cruciale quale quello dei servizi socio-sanitari.
In questo senso il prevalere di legittime preoccupazioni di coordinamento con le leggi nazionali, che hanno motivato ripensamenti e riflessioni, sono state positive. Ritengo che il conforto di un giudizio del genere ci deve venire non solo dalla considerazione della portata del provvedimento, ma anche dalla considerazione del merito del provvedimento e del metodo che ci ha permesso di arrivare ad un punto di approdo.
Sappiamo che incontreremo molte difficoltà nell'applicazione di questo strumento, ma ci rendiamo anche conto che abbiamo compiuto un atto che si qualifica nel merito, perché pone in campo soggetti determinati e pone soprattutto il settore in una veste largamente evolutiva e quindi innovativa.
Sotto questo profilo c'é infatti la disponibilità e la correttezza del metodo che abbiamo manifestato con coscienza, e cioè con questo provvedimento si vanno a coinvolgere nel modo più ampio le forze politiche e le Comunità locali.
Il voto della Democrazia Cristiana non corrisponde, e me ne rammarico sinceramente pur tenendo conto delle motivazioni che dicevo prima, allo spirito che auspicavo, allo spirito che ha caratterizzato i lavori della Commissione, però mi auguro, non certo per riproporre solamente una politica di facciata, che nell'attuazione di questo provvedimento, quindi nella costruzione dei meccanismi, dei Consorzi, dei momenti di discussione e di dibattito che sorgeranno nella comunità, si potrà realizzare un impegno serio, meditato, attraverso il confronto di tutte le forze politiche, in particolare del Gruppo della Democrazia Cristiana, che oggi ha espresso un voto contrario.
Se questo è lo spirito del dibattito odierno, posso dire che abbiamo speso provvidenzialmente la giornata portando avanti un atto legislativo innovatore; abbiamo fatto un atto profondamente buono che richiederà aggiustamenti e coordinamenti anche con la legislazione nazionale: guai se in questo momento dovessimo farci prendere da eccessive preoccupazioni seppure legittime, di un segno perfetto e del tutto coordinato di fronte all'urgenza di certi provvedimenti.
Questo era senza dubbio un problema urgente, perciò abbiamo fatto bene ad andare avanti, a cercare di approvarlo. Non posso che augurarmi che il momento successivo dell'applicazione trovi uno sforzo e un impegno largamente unitario da parte di tutte le forze politiche e sociali.



PRESIDENTE

Non vi sono altre dichiarazioni di vo to. Possiamo quindi passare senz'altro alla votazione dell'intero disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 53 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri hanno risposto NO n. 20 Consiglieri si sono astenuti n. 2 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.
Vi sono alcune richieste per esaminare con urgenza dei disegni di legge all'ordine del giorno. Si tratta di stabilire un'intesa per trattare con priorità gli argomenti urgenti (ad esempio la legge presentata dall'Assessore Rivalta e la legge sulla caccia). Esamineremo l'ordine dei lavori nella riunione dei Capigruppo che si terrà mercoledì mattina.
Il Consiglio sarà convocato per il 14 luglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



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