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Dettaglio seduta n.113 del 28/04/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto primo all'ordine del giorno reca: "Approvazione verbali precedenti sedute". Se non vi sono osservazioni possiamo considerare approvati i processi verbali delle sedute del 14, 19 e 21 aprile scorsi.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Commercio

Interrogazione urgente dei Consiglieri Bertorello, Chiabrando, Franzi e Menozzi ed interrogazione dei Consiglieri Besate e Raschio sulle "Iniziative che la Giunta intende adottare nei confronti del Governo nazionale e della CEE per la situazione di grave crisi del settore lattiero caseario"


PRESIDENTE

Al punto secondo vi sono "Interpellanze ed interrogazioni". Esaminiamo l'interrogazione urgente dei Consiglieri Bertorello, Chiabrando, Franzi Lombardi e Menozzi "Iniziative che la Giunta intende adottare nei confronti del Governo nazionale e della CEE per situazione di grave crisi del settore lattiero-caseario", e l'interrogazione dei Consiglieri Besate e Raschio sullo stesso argomento.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Rispondo alle due interrogazioni che, se pure con qualche differenziazione, affrontano gli stessi problemi.
La gravità della situazione è tale da meritare un vero e proprio dibattito, alla conclusione del quale assumere degli orientamenti e delle determinazioni nei confronti della CEE per tutto quanto può contare il Consiglio regionale.
Le due interrogazioni chiedono quali iniziative urgenti si intendono adottare nei confronti del Governo e della Comunità Europea perch intervengano nell'attuale gravissima situazione che si è verificata nel settore lattiero caseario che ha messo nel Paese e soprattutto nella nostra Regione in non cale il prezzo regionale contrattato dalle parti con l'azione mediatrice della Regione.
Gli interroganti inoltre chiedono quale azione è stata svolta dalla Giunta e dall'Assessorato in particolare per l'osservanza del prezzo del latte alla produzione ed in particolare i Consiglieri Raschio e Besate chiedono a che punto si trovano gli adempimenti per la costituzione dell'associazione dei produttori di cui alle leggi n. 306 e n. 45/76 quindi quali iniziative di natura politica, amministrativa e giurisdizionale si ritengono possibili da parte della Giunta regionale.
Tutti sappiamo che siamo giunti alla formazione del prezzo regionale del latte sulla base di due leggi, una nazionale e una regionale, dopo una lunga trattativa conclusa alla fine con la sottoscrizione dell'accordo da parte del massimo rappresentante dell'organizzazione degli industriali della Coldiretti, dell'Alleanza contadini e dell'Assessorato all'agricoltura.
L'accordo non fu firmato da parte dei rappresentanti delle Centrali del latte e dall'Unione degli agricoltori, per motivi opposti: i rappresentanti della Centrale del latte ritenevano il prezzo inaccettabile perch eccessivo; l'Unione degli agricoltori riteneva quel prezzo inadeguato a ripagare i costi di produzione.
Il contratto così stipulato è stato rispettato nei mesi di gennaio e febbraio, salvo per la Centrale del latte che ha avuto delle difficoltà anche nel mese di gennaio soprattutto con le cooperative di Torino nord difficoltà che poi abbiamo in un certo modo risolto con un secondo e difficile accordo. Il prezzo del febbraio e marzo è sempre stato rispettato. Salvo qualche lodevole eccezione, in qualche zona gli industriali pagano soltanto degli acconti, altri invece pagano il prezzo che ritengono. Vi sono delle contestazioni sul ritiro del prodotto, nel senso che, soprattutto nel Cuneese, l'industriale contesta oggi più di ieri certe partite, perché non hanno le caratteristiche che dovrebbero avere.
Sono fatti che stanno verificandosi e fanno parte della guerriglia per realizzare l'obiettivo principale, cioè non rispettare il contratto firmato.
La situazione è diversa in Lombardia e in Emilia. La Lombardia si pu dividere in zone: in alcune si paga, rispettando il contratto, in altre soprattutto nella fascia centrale, non si rispetta il contratto dove si danno solo degli acconti. In Emilia addirittura si paga di più da parte delle Cooperative, perché collegate alla produzione del grana e del parmigiano. Nel Veneto la situazione è pressoché uguale alla nostra.
La nostra Regione rimane comunque sempre nella situazione più difficile. La ragione di fondo di tutta la situazione parte dagli industriali e non senza qualche buona ragione viene indicata nel fatto che torrenti di latte e fiumi di formaggio stanno arrivando in Italia dalla Baviera e dalla Francia.
Il latte, come sappiamo, ha il prezzo base di 196 o 200 lire al litro prezzo facilitato dagli importi compensativi, meccanismo perverso che fa sì che anche l'Italia contribuisca a pagare 60 lire per ogni litro di latte.
Lavorando quel latte il trasformatore guadagna 60 lire in più, gli industriali dicono invece che la situazione si è trasformata a tal punto per cui stanno tutti quanti perdendo e rischiano la chiusura delle aziende.
Vi sono stati incontri separati, dalla fine di febbraio in poi, con le organizzazioni professionali, con i maggiori industriali, con la Centrale del latte, per ottenere il rispetto dell'accordo. Sono stati inviati telegrammi al Ministero dell'agricoltura per ottenere misure straordinarie cioè interventi alle frontiere per un'azione igienico-sanitaria, interventi di carattere economico e monetario, come la svalutazione della lira verde (che ha però altre conseguenze negative sul piano più generale), e il pagamento dell'IVA, che prima era dell'1%, al 6 %, come è per il nostro latte! Entrando nel discorso generale della politica comunitaria nella quale occorre modificare qualche cosa, senza con questo uscire dalla Comunità, abbiamo chiesto di stabilire una soglia diversa, oltre la quale ogni Paese ha diritto di proteggersi, perché altrimenti ne va di mezzo la base produttiva del proprio Paese e alla lunga può andare anche di mezzo l'indipendenza nazionale.
Il Ministro dell'agricoltura si batte a Bruxelles come nessun altro si è battuto prima di lui. Su questo piano ormai sono d'accordo quasi tutte le forze politiche, se è vero che è stata firmata una mozione unitaria che contiene anche questo punto, e che è stata discussa proprio ieri in Parlamento.
Ci siamo mossi in questo senso, aggiungendo anche la svalutazione della lira verde. Si sono ottenute lire 7,5; si è ottenuto che l'Iva venga portata al 6% (poi viene restituita al 5 o al 3 %, a seconda dei tipi di lavorazione). Si era quasi ottenuto un impegno massiccio per quanto riguarda le frontiere e sul piano igienico-sanitario, ma poi non si è fatto nulla.
In questo campo vien fatto qualcosa dal Servizio frodi di Torino, che è un servizio statale ma non agisce nel complesso del territorio nazionale.
Ammesso che a Limone si inaspriscano i controlli, ci sono altri valichi nel Veneto e nell'Alto Adige, non controllati che portano latte in Italia.
Le misure più generali sono quelle che sono state discusse a Bruxelles e sappiamo che è stato ottenuto un aumento dei prezzi del 3,50 %. Sono comunque misure che non risolvono l'esclusione del nostro Paese dall'abbattimento dei capi bovini, la continuazione dei premi Aima nella misura di 36 mila lire; una compartecipazione nella tassa sul latte ridotta rispetto agli altri Paesi. Sono punti ancora da chiarire, comunque non si sono ottenute misure tali da bloccare la situazione.
La Regione ha continuato a convocare le parti a gruppi, fino alla riunione di ieri, dopo aver inviato una diffida, firmata dal Presidente e non più dall'Assessore, a tutti gli industriali perché rispettino il prezzo del latte; in caso contrario la Regione si sarebbe data i mezzi e gli strumenti per intervenire.
Ieri presso l'Assessorato si è tenuto un incontro con tutti gli industriali e con i rappresentanti di categoria. L'atteggiamento degli industriali non è purtroppo mutato. Essi dicono: "Il prezzo deve essere rispettato, paghiamo acconti, affidiamoci alla buona avventura". Ma anche su questa posizione gli industriali non sono univoci.
Discuterò prossimamente delle proposte avanzate dagli industriali con le organizzazioni di categoria. Non rimane per il momento che agire premendo per un intervento politico, nei confronti del Parlamento e della CEE, insistere presso il Ministero per gli interventi di inasprimento delle misure di controllo, avviare trattative separate con coloro che finora si sono comportati rispettosamente nei confronti della legge, per poter più facilmente recuperare gli altri e infine passare alle misure di carattere amministrativo o giurisdizionale. Come si rispettano le leggi dello Stato e quelle delle Regioni? Si tratta di reati penali per i quali è competente la Magistratura. Se si tratta di questioni civili occorre che la parte lesa si faccia avanti. Oltre alla diffida, si potrebbe mettere a disposizione l'ufficio legale per ogni possibile assistenza in questo senso. Sarà un aspetto da discutere con le organizzazioni professionali che dovranno individuare i casi con una scelta molto oculata, tenendo conto se la legge va difesa in una certa sede, o in un'altra.
Ciò che va detto, ripetuto, sottolineato in questa sede pubblica è che la Regione, non negando la grossa difficoltà per i trasformatori, deve far osservare gli impegni assunti.
Gli industriali dimostrano, conti alla mano, che sono in disavanzo.
Capisco che si guadagna di meno prendendo il latte italiano e più con il latte estero. Siccome non è un reato prendere il latte estero, posso anche capire che ognuno cerchi di fare i suoi interessi. Alcune aziende dimostrano effettive difficoltà, tant'è che passeranno alla competenza dell'Assessorato al lavoro. Gli industriali incolpano i distributori, e quindi torniamo al vecchio discorso: è un settore che va riordinato e ristrutturato. La Regione deve continuare su tutti i piani perché i patti sottoscritti siano rispettati.
Per quanto riguarda la questione dell'applicazione della legge n.
45/76, l'ultimo adempimento era quello di definire la zona minima per procedere al riconoscimento della sanzione ai produttori. E' stato approvato dalla Giunta e presentato in Commissione; verrà in Consiglio in una delle prossime sedute. Potrà diventare la strada fondamentale perché il prezzo che si contatta sia poi effettivamente rispettato.



PRESIDENTE

Replica il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Signor Presidente, desidererei che ricordasse a me stesso ed al Consiglio i termini del regolamento. Si tratta di un'interrogazione urgente presentata il 23/3 alla quale si risponde oggi 28 aprile. E' opportuno ricordarci reciprocamente i termini del regolamento per fare in modo che in futuro sia maggiormente rispettato. In questo caso il problema era di grande importanza per i produttori agricoli e per i consumatori e meritava un dibattito più immediato e più ampio. Rilevo che sono insufficienti sia la risposta che l'azione svolta. Sappiamo che l'Assessore ha fatto tutto il possibile, ma l'Ente Regione non ha affrontato il problema decisamente.
Lo Stato ha fatto una parte aumentando l'Iva dall'1 al 6 % e intervenendo nella svalutazione della lira e nell'aumento del prezzo del 3,5 %su tutti i prodotti agricoli.
Stenta però a delinearsi l'azione locale indicata nella seconda parte dell'interrogazione: l'azione della Regione.
L'Assessore ha detto molte cose interessanti e giuste, ma non ha toccato il problema della Cooperativa dei produttori latte di Novara che la Regione ha ampiamente finanziato (oltre 2 miliardi) e sulla quale si erano riposte grosse aspettative e grosse speranze per equilibrare tutto il mercato del latte. Queste erano le premesse per cui è nata questa iniziativa e per cui la Regione ha finanziato la Cooperativa. Non ho sentito dall'Assessore cosa si fa con questo strumento che è uno strumento pubblico regionale. La Cooperativa è pur sempre uno strumento creato agevolato, facilitato dalla Regione, ed invece si pone sul piano degli industriali, importando 350 quintali giornalieri di latte dall'estero a 190/200 lire.
Il secondo aspetto non citato dall'Assessore è quello riguardante il fatto che il latte è stato aumentato al consumo e ridotto alla produzione.
Sappiamo che l'aumento al consumo è senza ritorno, mentre così non è alla produzione. Questo divario, di un aumento da una parte a danno dei consumatori e di una riduzione dall'altra è un controsenso, e un modo non corretto di portare avanti le trattative. L'Assessore Ferraris non ha detto cosa abbia fatto la Regione sui prezzi al consumo. Perciò, pur riconoscendo tutta l'azione svolta, devo dire che essa non è stata completa, e che non è stato fatto il massimo sforzo per risolvere il problema. Quindi nel dichiararmi parzialmente soddisfatto, invito la Giunta e l'Assessore a continuare l'azione già avviata, intervenendo sulla Cooperativa produttori latte di Novara e sui controlli degli aumenti al consumo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Con il collega Besate ho avuto modo di scambiare un'ampia valutazione sulla situazione del latte, prima di giungere alla stesura dell'interrogazione. Siamo d'accordo con l'Assessore circa l'opportunità di svolgere una discussione più ampia su questo argomento. Non voglio entrare in polemica con il collega Chiabrando, ma faccio un netto distinguo da alcune sue posizioni. Piuttosto di andare ad esaminare ciò che la Regione ha fatto o non ha fatto, occorre esaminare quali sono le iniziative da assumere nel nostro Paese affinché da un lato il latte diventi remunerativo per i produttori, esigenza di fondo senza la quale ne andrebbe di mezzo la zootecnia, e dall'altro il rincaro non venga posto a carico dei consumatori, perché stiamo raggiungendo dei livelli insopportabili, e tra l'altro i consumatori del latte sono in genere bambini e anziani, cioè consumatori che meno possono difendersi.
Come Gruppo comunista chiediamo un'azione più vigorosa per quanto concerne gli accertamenti igienici sanitari, svolti ora troppo debolmente dagli organi dello Stato nei confronti del latte che viene importato dalla Baviera e dalla Francia. Il latte, quando viene trasportato e maneggiato diventa un pericolosissimo veicolo di malattie anche gravi dell'apparato digerente, soprattutto quando è già pasticciato in partenza per poterlo esportare con più larghi profitti. Su questo problema le organizzazioni contadine, desidero ricordarlo, hanno da tempo preso posizione.
L'elemento igienico sanitario, a mio parere, è essenziale; infatti si trova evidenziato che gli organi dello Stato alla frontiera possono essere in grado di rompere sin dall'inizio un afflusso di latte di questo tipo.
Non è però con misure di carattere coercitivo che riusciamo ad allontanare questo fenomeno non avendo, infatti, in Italia un prodotto bastevole alle esigenze del consumo: la presenza del latte della Francia e della Germania a basso costo, diventa una spada di Damocle su di noi.
Ho voluto ribadire alcune considerazioni perché il problema è molto grave. Ritengo che la Giunta nell'ambito delle sue limitate competenze abbia fatto tutto quanto era possibile.
Ci dichiariamo pertanto d'accordo con la linea portata avanti dall'Assessore Ferraris.



PRESIDENTE

L'argomento meriterebbe di andare avanti nella discussione, ma ravviso sempre l'opportunità di utilizzare gli strumenti che ci siamo dati con il regolamento del Consiglio. L'Assessore vorrebbe replicare alle questioni che riguardano l'azienda Latte Verbano. Chiede inoltre la parola il Consigliere Franzi, forse Gastaldi avrebbe altre cose da dire. Non avrei nessuna difficoltà ad iscrivere questo punto all'ordine del giorno perch si svolga un dibattito in tutta la sua specificità che supera quindi quanto è stato chiesto nelle interrogazioni, cioè le iniziative assunte nei confronti del Governo e della CEE. E' un interessantissimo dibattito sulla politica agraria cui vorrei che partecipassero tutti i Gruppi; non c'è quindi nessuna obiezione a che sia iscritto e trattato con tutta l'ampiezza che merita. Voglio però evitare che l'ordine del giorno del Consiglio sia stravolto dalla discussione di argomenti di altra natura che mettono in forse le scelte fatte dai Capigruppo. Riproporrò la questione alla conferenza dei Capigruppo per far sì che la questione, se merita una trattazione più ampia, sia iscritta all'ordine del giorno di una prossima seduta.
Il Consigliere Franzi desidera fare una breve replica. Ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Ritengo anch'io che il problema meriti un dibattito molto più ampio non soltanto per ribadire o per riconsiderare quanto ha detto l'Assessore circa il metodo di pagamento da parte degli industriali (l'Assessore dice in termini di acconto, mentre posso dire che è in termini definitivi), non per quanto riguarda la politica della CEE per le questioni dei diritti di soglia, per il richiamo delle norme di salvaguardia o se deve essere la parte lesa a difendere i propri interessi o meno. Qui c'è tutto un discorso che va ben più in là: i produttori lo scorso mese si sono trovati isolati cioè hanno avuto la sensazione che la Regione non li appoggiasse, tant'è vero che ho dovuto sollecitare il Presidente della Regione perch intervenisse personalmente presso il Ministero dell'agricoltura per sostenere il Ministro nell'azione che andava svolgendo per la difesa dei prezzi dei produttori agricoli, soprattutto per la svalutazione della lira verde. Chiudo il mio intervento con l'impegno che fra otto giorni si riprenda questo argomento per un dibattito molto più ampio, anche per esaminare le misure e le iniziative che la Giunta deve assumere nei confronti degli industriali.
Amico Ferraris, non si aspetta un mese a convocare gli industriali per porli in mora, questo è un grosso ritardo.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Sono stati convocati tre volte, ieri è stata l'ultima volta.



PRESIDENTE

Portiamo la questione alla Conferenza dei Capigruppo.



CHIABRANDO Mauro

Vorrei alcuni chiarimenti sui tempi con cui si danno le risposte alle interrogazioni.



PRESIDENTE

Preciso che quando la Giunta mi comunica che è pronta a rispondere le presento in Consiglio: se l'argomento è importante e dopo una settimana non viene portato in Consiglio, l'interrogante lo sollecita affinché venga esaminato nella riunione dei Capigruppo. E' una forma attraverso la quale si può essere coerenti con l'importanza dei problemi da trattare.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Ritardi nell'insediamento dei Consigli di amministrazione delle Aziende autonome di cura e soggiorno"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Carazzoni sui "Ritardi nell'insediamento dei Consigli di amministrazione delle Aziende autonome di cura e soggiorno". Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Le designazioni dei membri avvengono attraverso il sindacato di categoria sia dei datori che dei prestatori di lavoro. Stiamo completando il quadro (abbiamo già designato 14 Presidenti) ed entro una settimana o due la situazione dei Consigli di amministrazione si concluderà. Devo per aggiungere che nell'interrogazione il Consigliere Carazzoni si riferisce anche alla situazione disastrosa delle Aziende di soggiorno. Faccio per presente che vi è già un Consiglio di amministrazione in carica, il quale ha facoltà di predisporre i programmi promozionali turistici. Devo anche aggiungere che molti piani sono già stati predisposti, quindi non esistono situazioni disastrose come viene indicato nell'interrogazione. In una sola azienda era in carica il Commissario, che è decaduto con la nomina del Presidente. Non esistono quindi situazioni commissariali nell'ambito delle aziende. Posso assicurare che il problema sarà risolto a breve termine cioè nell'arco di un paio di settimane; è all'attenzione dei Capigruppo e della Commissione nomine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, ci permettiamo di rilevare che l'interrogazione poneva in risalto un problema che è di estrema importanza per l'organizzazione turistica periferica. Detto questo, dobbiamo annotare che la risposta dell'Assessore Moretti, che incidentalmente si trova a fare l'Assessore al turismo, ci pare che si commenti da sola, perché lascia poco spazio a qualunque più serio giudizio. In sostanza si è risposto fingendo che nulla esista di difficile, di incerto, di provvisorio, di temporaneo nell'organizzazione turistica periferica. Si è detto "c'era un solo regime commissariale, quello del Lago d'Orta, e lo abbiamo risolto". Sì, è verissimo, era un regime commissariale che si stava protraendo dal momento in cui è sorta quell'Azienda di soggiorno, che ancora oggi non è nella possibilità piena di funzionare perché si trova appunto ad avere solo il Presidente e non il Consiglio di amministrazione. Ma ci sono altre aziende che da anni attendono di essere rinnovate negli organi di Presidenza e di Consiglio.
Qui si era fatto valere il principio, sul quale non mi voglio soffermare in questo momento anche per ragioni di tempo, secondo il quale le Presidenze dei Consigli dovessero essere spartite tra le forze politiche dell'arco costituzionale senza rispetto alcuno per le competenze; da questo principio, che ci limitiamo a definire abnorme, ne è discesa una serie di conseguenze: sappiamo di un'Azienda autonoma di soggiorno che si è trovata ad avere alla Presidenza un odontotecnico, bravissimo nella costruzione di protesi dentarie, ma del tutto sprovveduto di coscienza turistica. Questo principio non solo è accettato, ma è ormai convalidato da prassi; ma il grave è che, pur avendolo istituzionalizzato, le forze dell'arco costituzionale non riescono a trovare tra loro un accordo per la suddivisione dei posti disponibili. Tutto questo avviene senza che l'Assessore al turismo abbia il senso di responsabilità e la sensibilità di far presente che è una situazione che si traduce a tutto danno dell'organizzazione turistica periferica. E' verissimo che restano in carica i Presidenti, anche se scaduti nel tempo, ma è altrettanto vero che continuano ad agire in clima provvisorio, temporaneo, contingente e quindi non possono attendere ai loro compiti, ai loro uffici con la tranquillità e con la sicurezza necessaria. Questo andava ammesso, ma non è stato detto.
Abbiamo rilevato in premessa che la risposta dell'Assessore al turismo si commentava da sola e lasciava poco spazio: il poco spazio che ci lascia lo utilizziamo per dichiarare la nostra completa insoddisfazione.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono così concluse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Possiamo passare alle comunicazioni del Presidente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bertorello e Besate.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

b) Commemorazione di Antonio Gramsci nel 40 anniversario della morte


PRESIDENTE

La seconda comunicazione un po' meno breve che desidero fare è quella concernente il quarantesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci.
Signori Consiglieri, 40 anni or sono moriva Antonio Gramsci all'alba del 27 aprile 1937. Era entrato nelle carceri fasciste undici anni prima l'8 novembre del 1926.
Il pensiero che il nostro Consiglio regionale rivolge oggi alla sua vita e alla sua opera è assai diverso da una commemorazione: mai forse come in questo momento Gramsci è vivo per l'attualità e la fecondità del suo pensiero, per i valori che ci indica con la sua prassi di vita, illuminata e guidata da quella necessità di riforma culturale e morale che egli indic come necessità storica per la società italiana, ma che intanto applic coerentemente per tutta la sua vita come antagonista del regime fascista profeta della sua caduta, capo del Partito comunista, intellettuale che viene negli 11 anni di prigionia, a consegnare alla cultura del nostro Paese con i "Quaderni dal carcere", la più straordinaria somma di intuizioni, di studi, di anticipazioni e di analisi sulla società italiana tale da collocarlo fra i grandi del nostro secolo.
Impossibile è in questa sede anche solo delineare i temi della sua ricerca storica e della sua importanza. Voglio invece ricordare ciò che non solo tutte le forze politiche, ma tutti gli uomini del nostro Paese ciascuno di noi individualmente può trarre di insegnamento o di memoria o di richiamo alla propria coscienza dalla sua prassi, dalla sua incalcolabile coerenza fra pensiero e azione. "Ho sognato una vita scriveva - della quale il mio pensiero e la mia volontà fossero le uniche guide dell'azione". E ne ebbe bisogno subito di queste guide, sin da giovanetto, sin dal suo primo difficile modo di essere studente.
Scriveva al padre il 10 febbraio 1910 "Oggi non sono andato a scuola perché mi son dovuto risuolare le scarpe. Questo carnevale non sono uscito un momento di casa, accucciato in un angolo, imbronciato tanto che Gennaro credeva che fossi ammalato...".
"Se il Preside mi manda il bidello a casa gli dico chiaramente che non vado a scuola perché non ho un vestito pulito da potermi mettere".
Queste erano le condizioni materiali dello studente Gramsci. Lo studente povero affrontò lo studio come conquista, come fatica necessaria resa più ardua dalle condizioni materiali misere e dalla salute cagionevole. Lo studio come conoscenza indispensabile per capire il mondo "oscuro e terribile" e individuarne e dominarne i problemi.
Ecco un primo insegnamento per tutti coloro, vecchie e nuove generazioni, che vogliono intendere la lezione. Senza cultura sofferta senza studio, senza conoscenza, senza fatica non si riforma, non si rinnova, non si salva l'Italia di oggi, non si attua nessuna riforma culturale e morale. E poi il nesso fra pensiero e azione che postula prima di tutto la soluzione del problema della conoscenza non solo attraverso i libri, ma a contatto della realtà vissuta non da indifferente spettatore ("odio gli indifferenti" - scriverà il Gramsci giovane -) ma da "partigiano" cosciente. E allora la lezione di Torino, degli operai delle fabbriche e l'umiltà con la quale si accosta alla comprensione della loro condizione. E' studente all'Università di Torino, a 100 metri da questa aula consiliare per una borsa di studio di 70 lire per 10 mesi. "A certe ore del mattino - racconta Togliatti - quando abbandonavamo l'aula e dal cortile uscivamo nei portici avviandoci verso il Po, incontravamo frotte di uomini diversi da noi che seguivano quella strada. Tutta una folla si dirigeva verso il fiume ed i parchi sulle sue rive. E ci andavamo anche noi, accompagnandoci a questi uomini; sentivamo i loro discorsi, parlavamo con loro e ci interessavamo della loro lotta. Sembravano, a prima vista diversi da noi studenti, sembrava un'altra umanità. Ma un'altra umanità non era. Era un'umanità che bisognava capire, e alla cui scuola bisognava andare non per insegnare ma per imparare dai suoi successi, dai suoi errori, dal suo modo di vivere e di lottare, dal suo modo di essere nella fabbrica e fuori".
Infine la sintesi della conoscenza e dell'esperienza nell'azione politica. Nasce con questa sintesi un politico e un intellettuale di tipo nuovo. Non l'intellettuale cosmopolita di cui era ricca la tradizione italiana, capace di capire magari il mondo, ma non il proprio Paese, ma l'intellettuale che sa fare politica e lottare perché sa prevedere, entro certi limiti, le linee della storia.
Profeta non disarmato lo fu davvero nel 1920 - due anni prima della marcia su Roma. Sei anni prima della liquidazione di tutte le libertà in Italia quando scriveva la celebre previsione "La fase attuale della lotta di classe in Italia è la fase che precede: o la conquista del potere politico da parte del proletariato rivoluzionario per il passaggio a nuovi modi di produzione e di distribuzione che permettano una ripresa della produttività; o una tremenda reazione da parte della classe proprietaria e della casta governativa. Nessuna violenza sarà trascurata per soggiogare il proletariato industriale ed agricolo ad un lavoro servile: si cercherà di spezzare inesorabilmente gli organismi di lotta politica della classe operaia (Partito socialista) e di incorporare gli organismi di resistenza economica (i sindacati e le cooperative) negli ingranaggi dello Stato borghese".
Esattamente quello che sarebbe avvenuto e sarebbe durato per 20 anni.
Gramsci fu arrestato alle ore 22,30 del 6 novembre 1926 e fini lì la sua vita fra gli uomini liberi ma iniziò, assieme al vero calvario fisico che doveva portarlo alla morte 11 anni dopo, la sua eccezionale, unica esperienza di produttore di pensiero, di idee che dovevano poi influire e influiscono ancor oggi nella vita culturale, sociale e politica del Paese.
Quello che ci ha insegnato non l'ha insegnato solo a noi, ma a tutti gli italiani di ieri e di oggi. In questo senso Gramsci non appartiene certo solo al patrimonio morale, ideale, politico del Partito comunista, ma a quello del nostro Paese, e di quanto di migliore vi è nel nostro popolo nella sua capacità creativa di pensiero e di azione. Ci ha insegnato come si lotta e come ci si tempri nella lotta, senza cedere né a lusinghe, né a minacce, come si debba in ogni contingenza della vita individuale e collettiva fare appello alle energie feconde dello spirito.
L'Italia della Resistenza, della Repubblica e della Costituzione non sarebbe quella che è senza i frutti del pensiero e dell'azione di Gramsci e dei suoi continuatori ed eredi.
L'Italia di oggi e di domani potrà uscire dalla crisi anche se saprà trarre dal suo esempio l'insegnamento necessario.
Chiede di parlare il Consigliere Bellomo, ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, signori Consiglieri, parlare di Antonio Gramsci della sua opera e del suo prezioso insegnamento nel breve spazio di tempo che è concesso da questa circostanza non è cosa di poco conto. Credo di poter dire che non c'è nessuna capacità di sintesi, che pure fu uno dei tanti insegnamenti gramsciani, che sappia contenere senza sfocare i contenuti, i valori e la personalità del fondatore del Partito comunista italiano, personalità politica, culturale e morale, grande capo rivoluzionario. Il suo altrettanto grande e ricco insegnamento ha impegnato il Partito comunista ed il movimento operaio in generale a non affidarsi acriticamente alle codificazioni dogmatiche, ma a ricercare costantemente e incessantemente la realtà politica e sociale in continuo inarrestabile movimento ed a verificare il rapporto ed il collegamento delle masse con la realtà che muta. Da questa angolazione bisogna subito ricordare che la figura ed il pensiero di Antonio Gramsci non appartengono solo alla storia ed al presente del Partito comunista italiano ma, come è destino di tutti i grandi pensatori politici che furono contemporaneamente anche uomini di azione, appartengono alla Storia ed al movimento complessivo di tutti i lavoratori.
L'attualità di Antonio Gramsci, a quarant' anni dalla sua morte, sta nella rilettura e nella ridiscussione delle sue tesi e del suo pensiero che formano un tema coincidente con la problematicità del pluralismo, nel rapporto Stato-democrazia e società, tema che sta investendo in modo evolutivo anche lo stesso Partito comunista italiano. E' un dibattito non astratto e nemmeno ritualistico, come ricordato nei giorni scorsi dal giornale del mio partito, ma è un dibattito concreto ed importante che investe e coinvolge il tipo di comportamento politico più pragmatico e tradizionalmente meno ortodosso dell'attuale corso politico del Partito comunista italiano. Non a caso il Partito comunista francese, per esempio registra un'evoluzione preceduta oltralpe da una riscoperta culturale di Gramsci. Analogamente riteniamo di poter dire che anche il Partito comunista italiano può avere oggi una visione più limpida e più piena del suo fondatore. E' vero che Gramsci è stato un grande e convinto interprete del leninismo, legato al concetto cardine della dittatura del proletariato determinando l'avvenire e le fortune stesse del Partito comunista italiano ma è altrettanto vero che Gramsci era chiaramente contro le deviazioni cosiddette staliniste e contro ogni sorta di aberrazione ideologica perch nemico degli economicismi e degli spontaneismi, in ciò ricavando una lezione leninista che porterà all'intuizione della democrazia consiliare tema sul quale ha spaziato lungamente per esempio Rodolfo Morandi e la tradizione socialista autogestionaria.
Se nella prima fase del suo pensiero l'egemonia coincide con il concetto della dittatura del proletariato, successivamente Gramsci si pone il problema della distinzione tra società civile e società politica comprendendo quel cervello, che non avrebbe mai dovuto funzionare secondo le intenzioni mussoliniane, che nella società civile occidentale diversamente da quella orientale, più totalizzante nelle sue strutture bisognava operare nella sfera del culturale, del consensuale, a livello prima del sociale e poi del politico, in una realtà composita fatta di filoni e di pluralità economiche di classe, di istituzioni e di tradizioni.
Su questo piano va inquadrata la concezione di egemonia e di pluralismo gramsciano, concezione che dura secondo me oggi più che mai, al centro del dibattito politico e culturale del nostro Paese, dibattito che investe e appassiona non soltanto il Partito comunista, ma la sinistra laica e progressista e tutti quanti, come diceva Gramsci stesso, gli uomini di buona volontà che si sentono impegnati a cambiare la qualità della vita.
Restano aperti nel dibattito in corso interrogativi di fondo sul pensiero gramsciano che, in quanto rappresentanti del Partito socialista, abbiamo il dovere di analizzare sino in fondo per ricavare dall'analisi l'interpretazione più corretta e più vera, e al limite più critica, da mettere al servizio della nostra società.
La ricorrenza del quarantesimo anniversario della morte di Gramsci segna finalmente, come ha scritto lo storico Giuseppe Tamburrano, l'uscita del grande personaggio sardo dal mito e dall'ortodossia per riconsegnarlo o consegnarlo al regno della storia, al regno della critica, al regno della verità che, come tutti sappiamo, è rivoluzionaria per la sua stessa natura una verità sulla quale tutti sono impegnati perché anche attraverso ad essa passa la prospettiva che si innalza davanti al nostro futuro.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Il Presidente del Consiglio, con la comprensibile emozione del militante, e con la dignità del ruolo che riveste, ha ricordato poc'anzi la grande figura di Antonio Gramsci. E noi potremmo semplicemente associarci al ricordo di questa figura, che, come è stato detto, è,per il suo rilievo patrimonio non solo di chi ne trae diretta ispirazione, ma di tutto il Paese, facendo parte della sua storia, della sua vita politica e della sua cultura.
Mi limiterò a qualche cenno, che non pretende di costituire un'analisi critica né di esprimere il giudizio che il mondo dei democratici cattolici dà rispetto al suo pensiero (in altra sede potrà essere fatto); giudizio che deve essere espresso anche da noi, perché non è giusto che lo faccia solo chi direttamente si richiama al suo insegnamento e alla sua eredità.
E' certamente giusto ed opportuno che lo facciano le forze politiche che sono interessate alla comprensione di ciò che è avvenuto e avviene, che sono interessate allo sviluppo democratico del nostro Paese, che colgono tutta l'importanza di Gramsci, che si riassume nel rapporto tra la cultura profondamente vissuta non come fatto di erudizione, la vita e la politica.
A quarant'anni dalla sua morte, l'analisi dell'opera e del pensiero di Gramsci, fuori dal mito, fuori dalle esigenze politiche del contingente anziché diminuire la statura del personaggio, anche sul piano umano concorre ad elevarla. Uscendo dal mito le dimensioni del personaggio, di solito, si rivelano molto più limitate, credo che questo sia invece uno dei casi in cui si produce un fenomeno opposto.
La sua sofferenza, la sua libertà, la sua dignità personale all'interno del movimento che ha concorso a fondare ed al quale ha affidato un grande insegnamento, sono momenti per noi da meditare e ricordare. Tempi durissimi erano, non solo per la terribile pressione della dittatura e per la sua condizione di vittima, di martire, di carcerato per tanti anni, ma durissimi tempi erano anche per le condizioni in cui si sviluppava il movimento nel quale Gramsci si collocava con grande liberta e dignità. Noi cogliamo questo insegnamento. I discorsi sull'attualità e la continuità sono sempre discorsi equivoci, difficili e possono suscitare comprensibili riserve o diffidenze. Certo, dagli accenni fatti, l'attualità di un personaggio come Gramsci risulta evidente, ma stiamo attenti a che, non in quest'aula oggi, ma in queste celebrazioni non si esaltino più le virt degli allievi viventi che non quelle autentiche del maestro che viene ricordato a quarant'anni dalla sua morte.
Non facciamo qui l'analisi critica del pensiero e dell'opera di Gramsci. Vi è certamente un grande interesse attuale attorno alla sua figura ed al suo pensiero, che non è separato e non è separabile dalla sua testimonianza di uomo nel pensiero e nell'azione. La testimonianza che si impone a tutti è quella dell'esempio di grande rigore intellettuale conquistato, attraverso una dura disciplina, fin da bambino, per crescere e per acquisire certezze da trasmettere agli altri. E' una grande terribile attualità ammonitrice che accomuna a lui altri uomini passati attraverso dure esperienze. Non sono sicuramente un grande conoscitore del pensiero di Gramsci, ma ritengo che questo atteggiamento di onestà intellettuale che si sforza di penetrare le condizioni storiche del Paese al fine di proporre un'azione politica da realizzarsi in un quadro di tensione umanistica, in Gramsci assume il valore della ricerca per non essere vittima di un sistema, di un quadro di idee e di metodi. Egli ha cercato, infatti, di verificarne la validità nella conoscenza delle reali esigenze storiche del Paese, delle reali aspirazioni della gente per le quali intendeva proporre non un programma astratto, ma un'azione di riforma accetta e volta all'effettivo miglioramento. Una tensione umanistica, quindi, che noi cogliamo come patrimonio comune.
La difficile interpretazione di questa realtà da parte di Gramsci, i contrasti di cui si parla, l'isolamento e la solitudine, pagata da chi anticipa verità o posizioni, l'adattamento e lo sviluppo di una dottrina dura in ordine ai termini della lotta politica e dell'esercizio del potere la ricerca da parte di Gramsci di umanizzarla, i discorsi sul significato dell'egemonia nel primo e nel secondo tempo di Gramsci, sul significato che ha il consenso, sui modi per coglierlo e per utilizzarlo politicamente, sul significato del pluralismo, sono uno stimolo ad una lezione. Questa attualità invita ad un ulteriore confronto quanti collegano appunto cultura, politica, realtà umana e i metodi per dare delle risposte valide ai problemi del nostro tempo.
Noi a quarant'anni dalla sua morte, possiamo associarci nel ricordare il suo grande sacrificio di pensatore che riesce a mantenersi sereno persino nei confronti dei persecutori. Uno dei giudizi storicamente validi che noi abbiamo dovuto conquistare, è che il fascismo ottenne, ad un certo momento, un consenso di massa, ebbene, Gramsci riusciva a riconoscerlo mentre era quasi morente in carcere. Questa è l'altezza intellettuale e morale di un uomo davanti al quale ci inchiniamo e con riferimento alla quale invitiamo i giovani a meditare sulla loro condizione presente.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Il Presidente del Consiglio ha svolto la commemorazione di Gramsci, nel quarantesimo anniversario della sua morte: noi socialisti democratici non possiamo non inchinarci di fronte ad un personaggio che non fa soltanto parte della storia italiana, ma fa parte anche della storia piemontese, che ha rappresentato negli anni bui del fascismo il settore di riferimento più impermeabile alla penetrazione fascista, proprio per il grande insegnamento dei suoi cittadini, o concittadini, nel senso che operavano qui in Piemonte, come Gobetti ed altri personaggi, molti ancora viventi, che hanno operato per mantenere viva la realtà di una democrazia, ricercata attraverso strade difficili, strade certamente influenzate da quei cinque famosi giorni che sconvolsero il mondo e che furono rappresentati dalla rivoluzione sovietica.
Il pensiero di Gramsci deve essere considerato uno dei contributi maggiori per trasferire l'impeto, l'azione libertaria contenuta nella rivoluzione sovietica ad una realtà che non poteva ignorare esperienze diverse e che doveva necessariamente rifarsi al liberalismo, che era stato tanta parte della formazione culturale e politica del nostro Paese e in modo particolare del Piemonte. La coerenza dell'uomo, la sua intransigenza la sua grandezza morale, sono obiettivamente patrimonio di tutti e non soltanto del partito di cui è stato fondatore, che lo ha evidentemente e più particolarmente sentito vicino, ma sono e devono essere soprattutto patrimonio dei giovani, perché c'è nell'esempio di Gramsci e degli uomini come lui un insegnamento che è il solo al quale possiamo attingere nuovi ideali o il perfezionamento di ideali che ci consentono di andare avanti e di trasformare la nostra società in senso realmente aderente alle esigenze delle grandi masse popolari. Il merito fondamentale di un uomo come Antonio Gramsci è quello della caratteristica intatta del suo pensiero, della sua visione politica. Non entro nel merito della validità delle cose che aveva preannunciato o aveva detto: molte certamente erano pertinenti, altre sono state modificate o spostate dai fatti contingenti; il fatto fondamentale è che quest'uomo, il 27.4.1937 muore in carcere in un momento in cui l'Italia si trova quasi riconciliata con la dittatura che aveva sempre combattuto dopo la conquista d'Etiopia, dopo l'impero e dopo tutto il chiasso che da parte del regime imperante è stato fatto su queste manifestazioni del tutto occasionali; ma in un momento in cui anche quella rivoluzione che in Gramsci aveva rappresentato la molla fondamentale per tutto il suo pensiero sta naufragando o sta portandosi verso i momenti terribili delle grandi epurazioni, il momento dello stalinismo, cioè il momento della minaccia della fine, dello snaturamento della grande azione libertaria esplosa nel novembre del 1917. Di fronte a queste realtà, la lucidità del pensiero dell'uomo, la sua fiducia incrollabile nel futuro, l'aver raccolto una serie di insegnamenti che consentono di conciliare la visione di fondo sfrondandola e togliendola da tutto ciò che l'azione degli uomini ha snaturato in una direzione o nell'altra, rappresentano l'enorme merito di un uomo che si colloca tra i grandi precursori, fra coloro i quali hanno espresso gli insegnamenti sui quali, comunque sia, in un senso o nell'altro, la realtà della vita che conduciamo deve tenere conto in ogni momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

La commemorazione di un uomo che ha tragicamente pagato con la perdita della libertà, prolungatasi per oltre 11 anni, senza che mai si fiaccasse nella mente, nello spirito, nella volontà e con la coerenza estrema delle idee rafforzatesi e rinnovatesi in quel rosario di ore senza mai un domani non può, per rispetto al ritratto dell'uomo che in ognuno di noi dobbiamo salvare, essere fatto con toni formali o soltanto culturali o agiografici.
Penso che come uomini politici, nel momento in cui ci troviamo, dobbiamo anche valutare cos'è stato l'insegnamento di Gramsci; nell'anno della sua morte, 1937, non so se ci fosse stata la pacificazione tra l'Italia ed il governo che si era imposto al Paese. Penso che dopo l'euforia delle bandiere al vento e della vittoria, che ritornava dopo 20 secoli sui colli capitolini, il Paese stesse meditando su molti degli atteggiamenti che allora esistevano.
La miseria del profondo Sud spingeva falangi di ricercatori di lavoro a combattere in terra straniera. Era il 1937, la Germania aveva spaccato l'anno precedente le barre confinarie della Romania, il Fronte popolare in Francia già scricchiolava sui problemi dell'interpretazione che si doveva dare. Nello stesso movimento comunista esistevano profondi errori di valutazione su quello che era il fascismo, che stava ormai preparandosi al grande salto di qualità nella strategia della presa del potere successivo forse non adeguatamente preparato nel saper contrapporre al fascismo l'unità di coloro che in libertà volevano vivere in democrazia ed in dignità.
Questo è il quadro cronologico dell'anno della morte di Gramsci, che quarant'anni dopo è motivo di profonda riflessione, anche in termini prettamente politici. Non vorrei sembrasse una strumentalizzazione, ma ognuno, di fronte all'opera di un uomo che ha pagato come ha pagato, mi pare non possa soltanto dire che è stato grande, che è stato un uomo che ha lasciato qualche cosa: bisogna vedere che cosa ha lasciato, che cosa da lui prendiamo, che cosa rifiutiamo e su che cosa andiamo a misurarci. Questo è il modo esatto per rispettare lui e ciò che ha rappresentato.
Il collega Bianchi ha accennato con estrema eleganza che l'opera di Gramsci è un insegnamento ai giovani, i quali hanno indubbiamente molto di più di ciò che abbiamo avuto noi e di ciò che aveva avuto il giovane Gramsci. Il Presidente ricordava il rapporto con il bidello e l'impossibilità di andare a scuola per la mancanza di elementi materiali che potessero degnamente ricoprirlo. Credo che di fronte a certe contestazioni che ammettiamo in clima di libertà, che sono giuste, occorre che i giovani, che molte volte su certe cose non meditano, facciano alcuni ripensamenti: le grandi conquiste, l'avanzamento ed il progresso sociale anche rivoluzionario, presuppongono sempre una dura e costante utilizzazione dei beni e dei mezzi che esistono. L'insegnamento che si pu trarre, senza nessuna agiografia, senza nessuna strumentalizzazione costringe ad una maggiore serietà nell'affrontare il problema giovanile che presenta grosse difficoltà e che deve imporre un profondo ripensamento sui diritti e sui doveri. Questo è il collegamento fra i pensieri storici dei nostri grandi: di diritti e doveri parlava anche Mazzini. Questa è l'autocritica di un esponente di una forza politica molte volte trattata con un sorriso, quando si dice liberale e democratica, ma che indubbiamente si vuole riattaccare a tutte le tradizioni e ai purtroppo mancati appuntamenti esistenti; è una rimeditazione approfondita perché, come e che cosa non è avvenuto in questi 30 anni, che cosa dovrà avvenire, e che gente, ben più preparata del sottoscritto, possa negli anni futuri, se il clima di democrazia e di libertà esiste, ristudiare e ripensare. Gobetti e Gramsci non erano soltanto amici, ma avevano filoni di pensiero comuni ognuno interpretando diversamente e partendo dai principi culturali delle generazioni dell'epoca. Tutta l'analisi, tutta la battaglia culturale portata avanti da Gramsci nei confronti del crocianesimo e quindi del liberalismo allora imperante culmina, direi, in tanti altri elementi.
Indubbiamente l'accordo tra borghesia industriale del Nord e borghesia agraria del Sud è stata una delle conseguenze. Quando in concreto parliamo dei grossi problemi del Sud e sentiamo quale minaccia possa venire alle istituzioni democratiche per non aver affrontato alle radici il problema che non è soltanto risolvibile con l'inaugurazione di stabilimenti o il trasferimento di attività come nel passato, ci rendiamo conto come sia un motivo di profonda meditazione. Molte cose studiate, scritte, riflettute diventate nei dibattiti causa di modificazioni di atteggiamenti, di compiti ed obiettivi da parte di quella grande forza che è il Partito comunista rappresentano in termini politici, storici e culturali nel nostro Paese una profonda meditazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, altri hanno ricordato la difficoltà di commemorare la figura e l'opera di Antonio Gramsci nei pochi minuti che ci sono assegnati. Penso che se questa ragione di difficoltà vale per tutti, vale tanto più per noi comunisti, per cui ricordare la figura di Gramsci in questa sede, in un'istituzione democratica e repubblicana, significa l'affollarsi alla mente ed anche al cuore di tanti ricordi di ispirazione politica, di lezioni politiche, tradotte poi nel concreto nella nostra opera e nella nostra lotta. Per questo sarò molto breve, molto sintetico, ricordando che la figura di Antonio Gramsci, vera ed autentica memoria storica del nostro partito, si pone oggi all'attenzione di tutto il mondo della cultura e della politica con rinnovato e maggior interesse di quanto sia stato negli anni scorsi. Da questo fatto dobbiamo partire per individuare due momenti della sua figura su cui mi soffermerò molto brevemente, che oggi sono ancora e sempre più al centro del dibattito politico e culturale. Antonio Gramsci è maestro di cultura. Il riconoscimento di Gramsci è un fatto importante, se ricordiamo che è l'unico pensatore italiano moderno tradotto in tutte le lingue, in tutti i Paesi, dalla Spagna alla Francia, dagli Stati Uniti al lontano Giappone, ad Israele, ho ricordato solo alcuni casi emblematici, è l'unico pensatore italiano che ha rotto con le barriere esternamente provinciali della cultura italiana: è l'uomo di cultura del nostro tempo, riconosciuto come tale ovunque; è l'uomo che sul piano culturale ha fornito una nuova analisi della storia e della società italiana dando un contributo decisivo alla comprensione ed allo studio di momenti essenziali della nostra storia dal Risorgimento a dopo l'unità. Pensiamo alle sue analisi sul Risorgimento, sulle contraddizioni delle classi dominanti, sulla questione meridionale, sullo studio della funzione antica e moderna che nella storia italiana hanno avuto gli intellettuali. Ed in questo senso l'opera di Antonio Gramsci ha certamente fatto diventare la classe operaia un soggetto nuovo della cultura italiana, alla sua opera si deve se la classe operaia e le classi lavoratrici italiane sono entrate come protagoniste anche nella storia culturale del nostro Paese.
Sul pensiero politico gramsciano, che è l'altro grande elemento, mi soffermerò ancora di meno, per le motivazioni che dicevo prima, ma anche perché mi pare giusto lasciare in questa commemorazione spazio maggiore alle altre forze politiche che correttamente e giustamente si sono collocate in questo breve dibattito.
Ricordo solamente l'elemento di grande novità che emerge dall'analisi del pensiero politico gramsciano sul concetto di egemonia dello Stato sulle istituzioni, sulla democrazia che sono oggi un punto di riferimento fisso, riconosciuto universalmente in tutto l'occidente capitalistico.
Signori Consiglieri, signor Presidente, molte altre cose certamente si potrebbero dire sul tema della continuità dell'opera di Gramsci, che noi comunisti riteniamo di interpretare nel vivo della battaglia politica.
Concludo il mio intervento con la chiusura del Segretario del nostro partito, Enrico Berlinguer, fatta ieri a Cagliari, mi pare la chiusura migliore, da considerare come un vero e proprio messaggio: "Gramsci parla ancora oggi a tutti gli intellettuali, a tutti i democratici, a tutte le forze di progresso che emergono e si affermano nella società italiana.
L'esempio di Gramsci ci esorta tutti a combattere, a non disarmare nel costruire il nuovo".



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la Signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

La figura di Gramsci merita certamente molto di più di poche parole di carattere celebrativo. A Torino l'Istituto Gramsci ha fra gli altri compiti quello di approfondire gli studi sull'attività e sul pensiero politico di questo grande personaggio del nostro Paese, con quel distacco che è ormai consentito proprio dalla distanza del tempo e dal fatto che Gramsci rappresenta ormai una figura storica, formatasi e cresciuta in un ben preciso momento.
I repubblicani in questa occasione invece intendono sottolineare la grande fermezza d'animo con cui Gramsci sopportò la lunga prigionia e la capacità di trasformarla in un momento di straordinaria operosità intellettuale, non stroncata nemmeno dalla malattia che lo condurrà alla morte. Questo, oltre all'insegnamento ed ai dibattiti in sede politica culturale e storica, è un punto di riferimento per tutti, in un momento in cui il nostro Paese può anche essere travolto da una situazione politica di enorme tensione, creata con l'intenzione di travolgere le istituzioni democratiche.
E' uno degli esempi che deve servire a tutti e deve essere di rimeditazione perché non vogliamo più dei Gramsci nel nostro Paese, bensì vogliamo delle persone che possano vivere ed esprimersi liberamente in un Paese democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In primo luogo dobbiamo fare una considerazione di metodo, mi pare che l'ora che se ne è andata in questa circostanza sia estremamente positiva e costruttiva per tutti noi. Mi si dà l'occasione di constatare come attraverso questo tipo di incontri forse si recupera la funzione prima ed essenziale, cioè il modo d'essere e di presentarsi della collettività piemontese di fronte ai grossi problemi. Suggerirei che questo metodo venisse allargato, non per profittarne a vantaggio di altri personaggi, ma per profittarne anche sugli argomenti. Vorrei rilevare che questo Consiglio, o meglio le forze politiche che formano la maggioranza, si sono date il metodo di trasferire a comitati esterni le celebrazioni, cosa che finisce per dequalificare sia il Consiglio regionale, sia le iniziative esterne. In questa sede non si è celebrato il 25 aprile, celebrazione che fatta in Consiglio, dà la possibilità alle forze politiche di arrivare alle puntualizzazioni, alle verifiche e alle meditazioni necessarie; le celebrazioni esterne invece finiscono per essere delle agiografie.
Venendo all'incontro di oggi, in un certo senso anche commovente, in cui ognuno cerca di portare una riflessione sul fatto, sull'avvenimento sul personaggio, mi pare che in primo luogo debba essere portato, da parte di un liberale, un omaggio a Gramsci, come a chiunque, magari in un campo da noi non condiviso, perché egli ha speso un'intelligenza non comune per un fine nobile, cioè l'elevazione dei suoi simili, degli umili e della collettività in generale. L'omaggio va a Gramsci nella misura in cui egli si è elevato al di sopra della media, contemporaneamente però l'omaggio va portato a tutti quanti spendono il loro tempo, la loro intelligenza, per portare avanti la collettività. Non sono in grado di valutare e di approfondire il concetto che l'amico Rossotto ha impostato. Più che la fermata di un movimento, di elevazione di tipo economico e di modernizzazione della società, forse il fascismo ed altri tipi di regime seguiti al fascismo, hanno impedito ad alcune classi vicine, ceti medi intellettuali, operai, di colloquiare. Si tratta, a mio avviso, di recuperare il tempo perso.
Berlinguer dice che l'insegnamento di Gramsci è ancora "combattere". Il problema attuale è di chiedere a noi stessi, come uomini che esprimono delle idee, quale debba essere la funzione di un partito. Quella di elaborare delle idee? E in quale misura? Riconoscendo soprattutto la validità delle idee degli altri? Chiedo agli amici della sinistra se è molto gramsciano cercare di mortificare la funzione del Parlamento, o se piuttosto non si debba dare atto all'avversario di quando ha ragione e di sostenerlo nell'opposizione evitando forme di compromissione che in definitiva significano un arretramento sul modo di fare politica e soprattutto sulla possibilità che ha ognuno di noi di combattere, cioè di esprimere tutto se stesso nella difesa della propria fede politica, ma soprattutto nel rispetto dell'altrui forza politica: pluralismo significa infatti approfondimento della nostra condizione politica e rispetto dell'altrui funzione. Quanto attualmente sta facendo la sinistra, a mio avviso, non è nel rispetto del messaggio di Gramsci, perché porta alla commistione delle idee politiche, il che significa non più combattere, ma adeguarsi e cercare di dare corpo a molte ombre per giustificare l'incapacità di assumere, come dovrebbe fare la sinistra in questo momento, il ruolo preciso di opposizione, oppure di maggioranza nei termini occidentali. Il dilemma non è stato ancora risolto e non lo si risolve certamente esautorando il Parlamento e facendo dei colloqui sottobanco in cui prima si stabiliscono i programmi a livello di segreterie politiche e quindi il Parlamento ratifica l'accordo. Questo è un ritornare indietro, significa soprattutto allontanare una volta di più quell'occasione per i giovani, gli intellettuali, gli operai, tutti quanti hanno della vita collettiva un senso alto e nobile, di trovarsi, di discutere, di portare avanti un discorso che non sarà mai uguale, bensì ogni giorno diverso ed ogni giorno comune per quello che di comune si è costruito.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola. Passiamo pertanto al punto successivo all'ordine del giorno.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame disegno di legge n. 201 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1977"


PRESIDENTE

L'Assessore Alasia chiede di svolgere un'informazione sulla Singer di Leinì. Propongo però di svolgere subito l'esame del disegno di legge sulle variazioni di bilancio e passare in seguito alla comunicazione dell'Assessore Alasia. Vi sono obiezioni? Non ve ne sono.
La parola al Consigliere Rossi, relatore del disegno di legge n. 201 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1977".



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, egregi colleghi, le variazioni al bilancio di previsione dell'esercizio in corso, che ci vengono proposte dalla Giunta regionale con il disegno di legge in esame, sono per lo più motivate dalla necessità tecnica di iscrivere nel bilancio alcuni stanziamenti di spese ricorrenti relative a leggi regionali che riguardano l'esercizio '76, ma che sono state adottate dopo l'approvazione del bilancio di previsione dell'esercizio in corso. Altre variazioni hanno poi lo scopo di modificare in senso meramente compensativo alcuni stanziamenti di spesa relativi ad interventi nel settore dell'assistenza sociale e dell'istruzione formazione e cultura. Infine vi è un'ultima variazione allo scopo di iscrivere tra le partite contabili della spesa l'assegnazione, disposta dal Ministero dell'agricoltura e foreste, in attuazione delle direttive CEE. In complesso dunque si tratta d'iscrizione di spese già approvate, di spostamenti interni che non alterano la sostanza del bilancio di previsione e di iscrizione di uno stanziamento di spesa corrispondente ad una entrata a destinazione vincolata. L'iscrizione dei nuovi stanziamenti di spesa ricorrenti richiede tuttavia una disponibilità finanziaria netta di 1215 milioni, tenuto conto di alcune riduzioni di stanziamenti per opere stradali, per illuminazioni pubbliche, per opere turistico-alberghiere previste da due delle suddette leggi regionali. Questa disponibilità finanziaria è fornita dalle seguenti maggiori entrate: 1) una maggior previsione del gettito della tassa regionale di circolazione sui veicoli e autoscafi per 1150 milioni che trova fondamento in un maggior accertamento di circa 600 milioni del gettito della suddetta tassa nei mesi di gennaio, febbraio del corrente anno rispetto al corrispondente flusso del '76 2) un maggior accertamento per 100 milioni delle entrate relative ai proventi dei servizi pubblici derivanti dalla sanzione amministrativa per depenalizzazione delle contravvenzioni punibili con la sola ammenda e dai proventi di competenza del Medico Provinciale, che prima dovevano essere versati allo Stato e che ora sono destinati a favore della Regione 3) un rimborso di 400 milioni all'azienda di Stato per gli interventi nel mercato agricolo, Aima, delle quote forfettarie di spesa sostenute per lo svolgimento delle operazioni affidate alla Regione connesse ai premi comunitari di cui al regolamento CEE in data 27 febbraio '75 n. 464.
Complessivamente sono 1700 milioni di maggiori entrate con le quali non solo si possono finanziare i nuovi stanziamenti di spesa, che come abbiamo visto ammontano a 1215 milioni, ma con la differenza di 485 milioni imputati al capitolo 10.180 relativo al fondo globale, per le spese correnti e per fare fronte ad oneri derivanti da provvedimenti legislativi in corso, si possono finanziare 3 nuove leggi che questo Consiglio dovrebbe presto adottare. A proposito occorre far rilevare che nelle proposte originarie della Giunta era previsto solamente il finanziamento di due leggi e che la I Commissione, pur lasciando inalterato l'ammontare dello stanziamento relativo al capitolo 10.180, ha ritenuto opportuno ridurre la previsione di spesa di una delle due leggi già iscritte al fondo globale per assicurarsi la disponibilità finanziaria relativa alla previsione di spesa della terza legge. Lo stanziamento del fondo di cui al capitolo 10.180 sarà quindi destinato a finanziare: per 125 milioni gli oneri derivanti dalla maggiorazione delle indennità di missione spettanti ai Consiglieri regionali e dei contributi spettanti ai Gruppi consiliari per 310 milioni gli oneri per la concessione di un contributo al Consorzio piemontese per il trattamento automatico dell'informazione per 50 milioni gli oneri per contributi regionali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte.
Relativamente alle variazioni che comportano una modificazione in senso nettamente compensativo di alcuni stanziamenti relativi al settore dell'assistenza sociale, esse comportano uno spostamento complessivo tra capitoli dello stesso settore di una somma di 250 milioni. Questa somma è costituita da quote corrispondenti alle riduzioni apportate agli stanziamenti di alcuni capitoli, destinati complessivamente ad impinguare lo stanziamento del capitolo relativo all'assistenza estiva ed invernale ai minori bisognosi, ritenuta insufficiente, specie in previsione che altri Comuni inizino questa attività nell'anno in corso. Lo stesso tipo di variazione per un ammontare complessivo di 260 milioni è previsto per il settore dell'istruzione, formazione e cultura. Una prima variazione comporta lo spostamento di una somma di 60 milioni che viene prelevata dal capitolo relativo alle spese per il funzionamento delle biblioteche e per mostre ed altre manifestazioni e che in pratica era destinata al finanziamento dei convegni promossi dall'Assessorato all'istruzione, la quale è destinata ad impinguare, secondo le indicazioni del Commissario di Governo, lo stanziamento del capitolo relativo alle spese per l'organizzazione di convegni, riunioni ed incontri ed altre iniziative anche in collaborazione con altri Enti, gestito direttamente dalla Presidenza della Giunta regionale. I rimanenti 200 milioni che interessano l'altra variazione compensativa sono costituiti da somme corrispondenti alla riduzione degli stanziamenti di alcuni capitoli che riguardano il settore della formazione professionale e che sono complessivamente destinate ad accrescere gli stanziamenti per altri capitoli di spesa riguardanti lo stesso settore. Infine nel disegno di legge in esame è proposta la variazione relativa all'assegnazione statale in attuazione delle direttive CEE in agricoltura, che consiste nell'iscrizione nelle partite contabili dello stato di previsione dell'entrata della spesa della somma di L. 2040 milioni; questa somma è stata assegnata alla Regione in due annualità, 1020 milioni ciascuna relative agli esercizi '76/'77 conseguenti al limite di impegno di 1100 milioni assegnati nell'anno '75.
Essendo questo finanziamento vincolato nella sua destinazione, esso non potrà che essere impiegato per lo stesso ammontare in annualità di spesa da erogare in corrispondenza ai contributi negli interessi precedentemente assegnati; i mutui vengono contratti dall'imprenditore agricolo presso gli istituti di Credito autorizzati all'esercizio del Credito agrario.
Colleghi del Consiglio, l'esame delle variazioni da apportare al bilancio dell'esercizio in corso, proposto dalla Giunta e dalla I Commissione e previsto in questo disegno di legge, non lascia dubbi sulla loro necessità tecnica nonché sulla correttezza contabile e di opportunità amministrativa di portare il bilancio regionale a pareggiare sul nuovo equilibrio. E' perciò sulla base di questi principi tecnici e contabili che la maggioranza della I Commissione ha approvato il disegno di legge in esame. Ritengo di doverlo proporre all'approvazione del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parola il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, votiamo oggi una variazione di bilancio, che nella seduta di una decina di giorni fa era stata presentata come urgentissima. La I Commissione aveva dovuto esaminarla nel corso di una seduta contemporanea a quella del Consiglio regionale. Non vogliamo riaprire una polemica, ma solamente ricordare che il Consiglio non deve mai essere messo in condizioni di decidere in fretta. Gli atti vanno meditati le leggi che si votano vanno approfondite; è questa una condizione indispensabile per un corretto procedere, tanto più che sostanzialmente si è dimostrato che votiamo oggi il disegno di legge, a circa 10 giorni di distanza dal momento in cui la Commissione si è riunita e che quindi si poteva fare tutto con celerità, ma senza alcuna strozzatura. La Giunta e la maggioranza presentano il disegno di legge sostanzialmente come una variazione tecnica. Se avessimo un bilancio già discusso, attraverso la consultazione, meditato e approfondito, questa variazione potrebbe essere considerata tecnica. Dobbiamo ricordare invece che abbiamo un bilancio che sostanzialmente è stato presentato come un fatto tecnico. A questo si aggiungono oggi altre modifiche tecniche, così, di fatto tecnico in fatto tecnico, la Giunta governa gran parte dell'esercizio finanziario con un documento che le consente di disporre tranquillamente, ma che non deriva da un dibattito approfondito, non deriva da un confronto, non deriva dalle consultazioni.
E' evidente che il Gruppo della Democrazia Cristiana non può avallare tale modo di procedere. Nel quadro poi delle variazioni tecniche, ne sottolineiamo alcune. Troviamo, ad esempio, 60 milioni che dalla voce biblioteche vanno ad impinguare il capitolo 160 - Spese per convegni e riunioni - e 40 milioni che vanno ad un capitolo di nuova istituzione, il 680 - Contributi ad Enti, associazioni e comitati. Sono altri 100 milioni che vanno in una direzione di spese correnti su cui la Giunta delibera volentieri, ma su cui è noto, per averlo sottolineato più volte, sempre indicando alcune direzioni di spese correnti, che il nostro Gruppo è fortemente critico. Per le considerazioni di carattere generale sul metodo adottato e specifico, in riferimento alle spese correnti, il voto del Gruppo D.C. è contrario.



PRESIDENTE

La parola alla Signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Mi spiace di non avere degli argomenti molto originali, ma è difficile esserlo di fronte ad una variazione di bilancio; come è stato detto, è una variazione di un bilancio che è già stato presentato come un fatto tecnico.
In seguito alla presentazione del bilancio preventivo c'era stata una precisa dichiarazione di volontà politica di fare un'ampia variazione di bilancio in seguito alle decisioni politiche prese in conseguenza dell'approvazione del documento sul Piano di sviluppo. Su alcuni punti della variazione saremmo anche d'accordo, ma non lo siamo certo né sul metodo, né sul complesso. Come e già stato osservato dal Consigliere Paganelli, non vorremmo che la legislatura passasse e venisse poi ricordata come la legislatura dei convegni e talvolta - scusatemi - delle chiacchiere (perché non è sempre detto che i convegni si risolvano in qualcosa di meglio che non in chiacchiere).
Questo non possiamo approvarlo, anzi invitiamo la Giunta ad organizzare soltanto i convegni effettivamente necessari e produttivi sul piano culturale e amministrativo, e non soltanto sul piano propagandistico intorno alle iniziative che la Giunta prende o intende prendere: questo in realtà ci sembra lo scopo dei convegni. Quindi annunciamo il nostro voto negativo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Molte delle cose esposte dal collega Paganelli in teoria possono anche essere accettate, ma siccome la politica è fatta di atti concreti e di comportamenti reali, allora non concordo più con la sua impostazione. In sede di Commissione l'Assessore al bilancio ha spiegato il movimento di cifre che avviene all'interno del bilancio provvisorio per il quale Giunta e Assessore si sono impegnati a renderlo esecutivo previo dibattito entro il mese di maggio. Siamo ancora nei tempi leciti e preannunciati. In forza di questo, giacché dobbiamo prendere delle decisioni reali e vere, il Gruppo socialista è d'accordo e vota in favore della variazione di bilancio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, la mancanza di originalità pare sia d'obbligo stamane su questo argomento, anche il Gruppo della Destra Nazionale condividendo le osservazioni avanzate poc'anzi dal collega Paganelli annuncia voto contrario.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, vorrei fare una premessa in merito a queste variazioni di bilancio: nego che abbiano un aspetto politico saliente. Per questa considerazione, tenuto conto che si tratta di variazioni che intervengono per finanziare leggi che abbiamo approvato, dovrei limitare le mie osservazioni esclusivamente ad alcune voci, come quella citata dalla collega Castagnone Vaccarino. Tenterò di cavarmela con una battuta: visto che non ci sono variazioni di bilancio relative a consulenze, annuncio il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli per la replica.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e programmazione

Replico, con brevi parole, su due punti tra quelli che i colleghi hanno trattato per fare, intanto, una precisazione anche se è implicita nei discorsi effettuati, e cioè che il documento è stato presentato come bilancio tecnico e provvisorio, e queste variazioni sono variazioni tecniche non perché la Giunta ritenga di poter gestire le risorse in questa legislatura senza una discussione politica ed approfondita sui modi di destinazione delle risorse stesse, ma perché abbiamo convenuto che il momento delle scelte sarà in concomitanza con l'approvazione del Piano di sviluppo, del bilancio pluriennale e del bilancio definitivo '77, fissati alle scadenze di maggio/giugno, quando sarà pronto l'insieme di documenti.
La soluzione tecnica non è un escamotage per sottrarsi al confronto sulle scelte: è semplicemente la necessaria copertura per questa parte dell'anno in cui non è possibile, comunque, non amministrare in attesa che le scelte vengano fatte tutte insieme. Da questo punto di vista, mi pare sia corretto non fare scelte settoriali, disorganiche e parziali, ma rinviare il momento delle decisioni alla fase complessiva del piano. Anche la Giunta è d'accordo con le sollecitazioni che sono state fatte di non eccedere in convegni o in parole inutili. Ho l'impressione che i convegni siano sempre contraddistinti da quelle che la collega Castagnone Vaccarino chiama chiacchiere e che altri possono chiamare diversamente.
Può anche darsi che nelle tecniche di comunicazioni si possa arrivare a fare dei convegni muti, in cui ci si esprimerà con gesti, saranno i convegni dei mimi di Dario Fo (il quale, per altro, parla molto). I convegni devono riguardare questioni essenziali, devono consentire un reale approfondimento, siamo d'accordo nell'evitare i convegni superflui o puramente ornamentali.
Le modifiche, che sono intervenute sui due stanziamenti che il collega Paganelli ricordava, per altro hanno una giustificazione precisa, non sono la correzione rispetto a previsioni di bilancio che oggi nella sostanza si vuole incrementare: quella che riguarda l'adesione ed i contributi ad Enti ed associazioni di cui al capitolo n. 680 è conseguente all'entrata in vigore della legge regionale del 14 gennaio 1976, che disciplina la materia. E' una legge che prima non aveva stanziamento perché al momento di approvazione del bilancio la legge era nel suo iter di approvazione; la seconda, che riguarda lo spostamento di 60 milioni da un capitolo all'altro, consegue ad una diversa interpretazione data dall'autorità di controllo sulle deliberazioni della Giunta che per l'innanzi finanziavano quel tipo di interventi, cioè appunto l'organizzazione di convegni su un determinato stanziamento e che ora invece si ritiene debbano essere finanziati diversamente; quindi vi è la necessità di spostare non la destinazione delle risorse, ma la loro allocazione nei diversi capitoli del bilancio.



PRESIDENTE

La discussione è così conclusa.
Possiamo passare all'esame dell'articolato. Vi sono richieste di parola o emendamenti? Non ve ne sono. Possiamo quindi passare alla votazione.
"Articolo 1 - Nello stato di previsione dell'entrata del bilancio per l'anno finanziario 1977 sono introdotte le variazioni di cui alla tabella A, annessa alla presente legge.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 55 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1977 sono introdotte le variazioni di cui alla tabella B, annessa alla presente legge.
Nell'elenco n. 3, allegato allo stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977 e relativo al capitolo n. 10180 dello stato di previsione medesimo, sono aggiunti gli accantonamenti indicati nel prospetto n. 1, annesso alla presente legge.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 55 hanno risposto SI n. 32 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi del 6° comma dell'art. 45 dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 54 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero testo di legge. Vi sono dichiarazioni o richieste di parola? Non ve ne sono.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 54 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri Il disegno di legge n. 201 è approvato.
Le tabelle allegate verranno pubblicate negli atti del Consiglio.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni dell'Assessore Alasia sulla situazione occupazionale alla Singer di Leinì


PRESIDENTE

Possiamo dare la parola all'Assessore Alasia per la comunicazione che ha da svolgere.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, come voi sapete ieri mattina le maestranze della Singer di Leinì hanno occupato la fabbrica.
Alle ore 17,40 il Sindaco di Leinì ha decretato la requisizione dello stabilimento. A questi atti, ed in modo particolare alla decisione che il Sindaco ha assunto, va la solidarietà, il consenso e l'appoggio totale della Giunta regionale piemontese. Nella giornata di martedì 26, il Presidente della Giunta, il Vice Presidente della Provincia, il Sindaco di Leinì, il Comune di Torino, il sottoscritto ed il Consiglio di fabbrica avevano ribadito in una riunione e in una successiva conferenza stampa ufficialmente la nostra posizione al riguardo, del resto nota, su tutta la vicenda della Singer.
La Giunta ha il dovere di precisare davanti al Consiglio le ragioni che l'hanno indotta a dare il pieno consenso a questo atto, non solo, ma a consigliarlo e a sollecitarlo. Per le informazioni periodiche che ho dato in Consiglio in questi ultimi 20 mesi, posso ritenermi dispensato dal rifare la cronistoria della vicenda Singer. Rilevo solo, signori Consiglieri, che nel corso di questi mesi tutte le ipotesi che si sono affacciate, dall'Anie alla Magic-Chef, dalla Merloni alla Canti, alla Oceam, alla proposta di consorzio a tre, all'ipotesi della San Giorgio, che per la verità non è mai stata consistente, sono cadute. Sono cadute anche le altre ipotesi, come quella dell'imprenditoria locale, a noi appena abbozzate.
Un anno fa circa, riferivo al Consiglio il nostro pieno consenso all'ipotesi di graduale soluzione che il Ministro dell'industria, on. Donat Cattin, in un incontro con me e con la FLM aveva avanzato, secondo la quale l'operazione occupazionale doveva andare in porto per i 4/5 prima delle ferie e per il resto nell'autunno.
L'autunno è venuto, è venuto l'inverno, è venuta la primavera ed anche questa ipotesi è passata e si è risolta purtroppo nel nulla.
La seconda osservazione riguarda la requisizione decretata ieri dal Sindaco. Non è un'improvvisazione. Non capisco lo stupore che manifesta l'Unione Industriale in una nota che è stata consegnata ai giornali stamane. Ognuno ha il diritto di stupirsi come, quando vuole e per le cose che vuole, ma i primi a stupirsi di questa sorpresa siamo noi. Infatti, il Consiglio comunale di Leinì aveva votato il 18 marzo questo mandato al Sindaco. La Regione ne aveva parlato ufficialmente nel Convegno per le quattro grandi vertenze tenutosi il 7 marzo. Avevamo allora lamentato e messo in evidenza i pericoli che sarebbero derivati se si lasciava macerare la situazione. La requisizione è stata a lungo vagliata, è stata largamente anticipata nelle intenzioni del Comune, della Regione e delle organizzazioni sindacali che l'hanno sollecitata. Il Sindaco di Leinì ha incaricato un gruppo di giuristi per esaminare la situazione; si sono viste tutte le obiezioni e tutti gli aspetti anche di ordine giuridico. Non facciamo della requisizione il problema centrale, perché il problema centrale non è questo. Non abbiamo mai attribuito ad essa un potere miracolistico e un carattere risolutorio di per sé, ma abbiamo chiarito i limiti di questo istituto e che cosa con esso ci si propone. Non credo che questo atto aggravi le cose, com'è detto sui giornali. Questo atto pu consentire al Comune la consegna degli impianti alla Gepi per l'attività manutentoria, che è estremamente urgente dopo 20 mesi di paralisi degli impianti. Il Ministro ci aveva detto fin dalla primavera scorsa che la Gepi era disposta ad effettuare l'operazione anche unilateralmente, salvo rivalersi poi sulla Singer in sede di definizione del prezzo globale. Se ci sono trattative serie in corso, come ci auguriamo, non vedo perché un provvedimento che ha questo carattere, che è un provvedimento normalizzatore, debba poi ridurre il potenziale interesse dell'acquirente e l'interesse del venditore a fare presto e fare bene. La Giunta deve al Consiglio alcune informazioni sui recentissimi sviluppi.
C'è una trattativa in corso, abbiamo tutto l'interesse a prenderla sul serio e ad operare perché sia una cosa seria e concreta, perché si concluda presto; ma abbiamo anche il diritto e il dovere di stare con i piedi per terra. Ieri all'assemblea operaia all'interno della Singer si è ricordato il vecchio proverbio: "I gatti che si scottano con l'acqua calda hanno paura anche della fredda". E' strano che proprio il mattino in cui si decide l'occupazione, dopo settimane di assoluto silenzio ai nostri solleciti, improvvisamente siamo fatti oggetto di telefonate, di telegrammi, di sollecitazioni, di parole che vorrebbero essere rassicuranti. La Regione, il Sindaco di Leinì, la FLM, hanno aggiunto che erano pronti a modificare subito le posizioni assunte se intervenivano serie e concrete garanzie. Siamo pronti anche oggi, signori Consiglieri nel giro di due ore a modificare le decisioni prese ieri, ma abbiamo tutti convenuto che allo stato attuale dei fatti, queste garanzie purtroppo non si ravvisano ancora. Ho personalmente preso contatto con la Gepi (e vi prego di osservare non le date, ma addirittura le ore) il 26 aprile alle ore 16,30 cioè 24 ore prima che si compisse l'atto della requisizione dicevo, ho preso contatto con la Gepi ed ho avuto dalla Gepi conferma che le trattative sono in corso; ho avuto l'informazione che le parti avrebbero fatto notevoli passi in avanti, che non ci sarebbe più la distanza da uno a cinque (si parla di miliardi) fra offerte e prezzo. Ma alla domanda precisa mi sono sentito rispondere testualmente: "che la situazione è abbastanza fluida, ma promettente". Non faccio commenti e non voglio dare delle interpretazioni; non voglio nemmeno fare dell'ironia, me ne guardo bene.
Voglio solo dire che se vi sono delle proposte concrete, vengano avanti anche prima del 5 maggio, data che è stata annunciata per l'incontro con la Gepi. Non abbiamo avuto delle proposte, abbiamo avuto solo dei sondaggi cauti che apprezziamo, sui quali manteniamo il riserbo che ci è stato richiesto dalle parti che hanno svolto questo sondaggio; ma dobbiamo dire che non ci consentono ancora assolutamente di capire se, quando e come si farà l'operazione; se e quando e in quale misura e con quali tempi questa operazione risponderà ai due requisiti fondamentali richiesti dai sindacati, dal Comune e da noi, cioè di avere il mantenimento di un consistente polo di attività a Leinì e di avviare una contrattazione di mobilità interaziendale con l'Unione Industriale per la quota di manodopera che risultasse esuberante. Confidiamo che le cose vengano esaminate per quel che sono e che anche la requisizione venga esaminata e giudicata per quel che è. Ripeto, siamo pronti, il Sindaco è pronto a revocare il provvedimento anche nel giro di un'ora, se ci sono queste garanzie. Non siamo noi ad aver fissato la scadenza del 5 maggio. Se questa scadenza potrà essere anticipata, ciò è completamente nei nostri auspici.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore ha chiesto di parlare il Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

Non possiamo non ribadire da parte nostra ogni invito a tutti gli organi responsabili di questa vicenda affinché le ipotesi di soluzione vengano verificate nei tempi più rapidi possibili. Desideriamo dire con chiarezza il nostro pensiero sull'atto compiuto ieri, pensiero che d'altra parte avevamo già espresso in più occasioni perché a questa vicenda tutto è mancato fuorché tempo e occasione per discuterne.
Non è chiaro quali obiettivi si proponga la requisizione, non è altro che un atto di volontà politica, di riaffermazione della drammaticità della situazione. Non ci pare che siano emerse dalla relazione dell'Assessore le garanzie sull'obiettivo della requisizione, cioè il subentro immediato della Gepi perché questa eserciti immediatamente gli interventi di manutenzione. So che la Gepi ha fatto un piano; in altra occasione ho chiesto se disponevamo di qualche documento scritto di impegno formale della Gepi circa la sua disponibilità a entrare nella fabbrica dopo la requisizione. Se non c'è questo impegno formale sappiamo benissimo malgrado tutte le ampie disquisizioni giuridiche che si sono fatte attorno a questo istituto, che si rischia di compiere un atto che, dal punto di vista operativo, lascia le cose come prima. Detto questo, da parte nostra vogliamo esprimere la piena solidarietà al Sindaco di Leinì, al quale la requisizione è stata chiesta (l'Assessore Alasia correttamente ha ricordato che questo atto è stato consigliato e sollecitato dalla Giunta regionale) egli ha seguito con passione e con vivo attaccamento la situazione durante tutti questi 20 mesi fino alla requisizione. Egli ha compiuto l'atto con pieno senso di responsabilità e non crediamo che ci fosse bisogno di questo atto ulteriore per verificare la sensibilità e la volontà politica dell'Amministrazione di Leinì. Dette queste cose non possiamo neppure nascondere lo stupore per lo stupore di qualcun altro. E' sempre stato difficile immaginare una soluzione complessiva, globale, che riguardasse prima circa 2000 e poi 1500 occupati dell'azienda Singer; sin dall'inizio della vicenda abbiamo sottolineato che, al di là di qualsiasi intervento di gruppi, aziende dell'intero territorio nazionale, un impegno specifico doveva riguardare l'imprenditoria locale. Non accettiamo in questo senso recriminazioni o proteste, sottolineature sui 12 miliardi finora spesi per la cassa integrazione per i lavoratori della Singer da parte di chi crediamo abbia messo scarsamente in evidenza la disponibilità a intervenire direttamente, facendosi carico di questo problema che non può, esso come tanti altri, essere scaricato esclusivamente sulla responsabilità del potere pubblico. Veniamo da una discussione in sede di sottocommissione per il Piano di sviluppo nel quale sono stati presentati studi riconosciuti validi da parte dei tecnici e delle forze politiche nei quali si evidenziano carenze di mano d'opera per lo sviluppo industriale del Piemonte in determinati settori.
Queste cose devono uscire dagli studi per diventare fatti concreti sui quali le forze in gioco, imprenditori, potere pubblico e lavoratori, siano chiamati a confrontarsi in termini operativi, altrimenti daremmo veramente la triste impressione di essere capaci a compiere delle analisi, ma di lasciarle poi nella sfera dell'accademia. Se c'era un'ulteriore esigenza per verificare l'attaccamento dell'amministrazione comunale di Leinì alle esigenze dei lavoratori della propria zona se ne è avuto un'ulteriore prova.
Siamo convinti che questo intervento non risolve la situazione, non crediamo che consenta quell'intervento immediato che pure sarebbe necessario; auspichiamo fermamente che la data del 5 maggio porti notizie positive; richiediamo comunque ai livelli superiori, ma anche alle forze imprenditoriali locali, di testimoniare con atti concreti la disponibilità a farsi carico di questo problema dando concretezza anche a quella ipotesi di studi e di ricerche che esse stesse stanno portando avanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Quando sento l'Assessore Alasia parlare di queste questioni, mi metto sempre nei suoi panni, nei panni di una persona che effettivamente cura il settore che gli è affidato. Le Regioni non hanno potere effettivo per influire in questo campo che è il principale delle attività, specie in Piemonte; l'Assessore Alasia parla di stare con i piedi per terra, di fare cose concrete e cose serie. E' un anno che stiamo con i piedi per terra però queste cose non si risolvono. Mi spiace molto per i dipendenti della Singer perché si parla di minimo vitale, si parla di bambini che non possono avere ciò che hanno gli altri, si parla di genitori angosciati perciò tutti gli sforzi che facciamo in quel settore si può dire che siano buoni. Il fatto che il Sindaco abbia requisito l'azienda non significa nulla. Che cosa ha fatto? Ha messo in moto le macchine? Ha venduto l'azienda? Queste sono cose che illudono la gente, ma noi non dobbiamo illudere nessuno, dobbiamo dire le cose così come stanno. Non è vero che con la requisizione abbiamo fatto un passo avanti. Dò atto pubblicamente all'Assessore per il suo impegno, ma quella gente aspetta qualche cosa, non da noi, ma da qualcuno che non è qua dentro, che purtroppo non fa le cose come vorremmo che fossero fatte. Si tenga presente che più l'azienda rimane ferma, più perde di valore: mentre un anno fa era un'azienda che aveva un nome, oggi non ha più clientela, oggi ha perso i mercati. La forza attuale dei suoi lavoratori è diminuita. Questo è un dato che va valutato; non vorrei ricordare la vertenza dell'Emanuel che si trovava in condizione di poter essere venduta e non si è venduta; gli ultimi 80 lavoratori sono stati accampati sotto i portici di Piazza Castello per dei mesi perché le trattative furono fatte male, o meglio, furono falsate. Le aziende non si vendono. Chi oggi può avere interesse a comprare un'azienda come la Singer? Lo Stato può acquistarla. Allora concordo con l'Assessore Alasia quando dice che la Gepi è in ritardo, non di mesi, ma di un anno e mezzo, dai primi sintomi di "colpi in testa" della Singer si doveva intervenire perch con 12 miliardi spesi per la cassa integrazione si rimettevano in sesto 20 Singer. L'errore di fondo è il non conoscere effettivamente le situazioni aziendali, non conoscere cosa occorre per rimetterle a posto! Si perde tempo perché la distanza da Roma è notevole, gli operai fanno i cortei, ma a Roma non li vedono. Recriminare è molto facile, però cosa facciamo in questo momento? Ritengo che oggi si debba cercare di ridimensionare l'azienda perché non si può credere di vendere una azienda al prezzo che valeva un tempo. Anche il padrone si metta il cuore in pace perché quella non è un'azienda viva, è un povero cadaverino. Dobbiamo fare un discorso con l'Unione Industriali sulla possibilità di assorbimento e di sistemazione degli operai. L'impegno più importante è quello di salvare la situazione dei dipendenti, perché non interessa se la Singer faccia ancora dei frigoriferi od altro, ma importa salvare il lavoro di coloro che lavorano in quella azienda.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Non ci scandalizzeremo certo del fatto della requisizione della Singer da parte del Sindaco di Leinì anche perché le requisizioni hanno ormai una lunga storia; credo che l'inizio in Italia, almeno il più famoso, sia stato quello della Pignone fatto da La Pira che non apparteneva certo ad un partito di sinistra. Ci pare invece che si debba fare con una certa serietà un discorso diverso. Il collega Alberton ha già ricordato alcuni dati che sono usciti ieri dalla Sottocommissione. Il punto sul quale quasi tutte le forze politiche presenti sono convenute è che non possiamo più ricercare a tutti i costi il recupero, azienda per azienda, tanto più in una situazione piemontese di carenza di mano d'opera proprio nei campi come il metalmeccanico. Il problema è di stabilire se la Regione può ancora contare per il peso politico che ha, non certo per il potere che la Costituzione le dà in merito; il suo peso politico consiste proprio nell'avere la possibilità e la disponibilità di operare l'incontro fra le forze sindacali, che non devono difendere quel posto di lavoro, in quel luogo di lavoro, ma debbono difendere il lavoro in se stesso e la possibilità di occupazione piena, non il sussidio giornaliero che non è certo il tipo di occupazione che desiderano i nostri operai e che non è sotto nessun aspetto gratificante, ma è frustrante per le continue angosce che procura a coloro che sono dei sovvenzionati e non sono più dei lavoratori. In base a questo principio ed in base alle responsabilità che inevitabilmente deve prendersi anche la classe imprenditoriale, dobbiamo cercare di risolvere questo problema per vedere se e quanto della Singer si può salvare, quanto la struttura imprenditoriale piemontese è disposta a fare per quell'azienda, e nello stesso tempo per garantire l'occupazione per la quale la stessa classe imprenditoriale dice di essere ampiamente disponibile. Ci urtiamo sempre contro il problema della disoccupazione da un lato e le dichiarazioni costanti dell'Unione Industriali dall'altro, sulla carenza di mano d'opera. Si dice che c'è carenza di mano d'opera nell'industria metalmeccanica: a questo punto da parte della classe politica deve essere detto chiaramente a coloro che lavorano "non abbiamo la possibilità di conservarvi 'quel posto' di lavoro, ma abbiamo la possibilità di conservarvi 'un posto di lavoro'". Questa è l'azione che può svolgere la classe politica, non soltanto da parte della minoranza, ma anche da parte della maggioranza se le dichiarazioni che vengono fatte in Sottocommissione non sono diverse da quelle che vengono fatte nell'aula del Consiglio, dove hanno maggiore e diversa risonanza anche nei confronti della cittadinanza.
In definitiva noi repubblicani invitiamo l' Assessore Alasia, a cui riconosciamo non solo la passione, ma anche l'attenzione costante nei confronti dell'opera che svolge, a meditare insieme alla Giunta un altro tipo di approccio politico nei confronti delle forze sindacali e nei confronti delle forze imprenditoriali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

Prima di tutto mi sento in dovere di esprimere la solidarietà al Sindaco di Leinì per l'atto che ha dovuto compiere. Sarà stato sicuramente un atto travagliato da una lunga storia durata 20 mesi in cui l'istituto base, il Comune, sin dalle prime battute è intervenuto per esprimere una sua problematica non soltanto di solidarietà con i lavoratori, ma sottolineando che lo sviluppo di una città non può avvenire con le ciminiere spente e con la politica allegra condotta da certi settori industriali. Quando un'Amministrazione è chiamata ad affrontare problemi così gravi vuol dire che ha tentato sino all'ultimo perché le forze responsabili della situazione possano accelerare tutti quei momenti per arrivare ad uno sbocco positivo della vertenza economica anche in modo graduale. L'atto di solidarietà che esprimiamo al Sindaco della città di Leinì, che è stato costretto alla requisizione della Singer, è un atto d'impegno e di lotta affinché si arrivi alla soluzione che è necessaria.
Questa situazione mi dà l'occasione di dire qualcosa di più e cioè anche nel primo trimestre di quest'anno i dati statistici ufficiali non solo dell'Istat, ma delle Camere di Commercio e dell'Unione Industriali, di tutte le fonti di studio sull'andamento della produzione, anche se la politica degli impianti non va ancora avanti, registrano un aumento della produzione del 13%; abbiamo però un calo dell'occupazione dell'1,50% dopo l'aumento del boom dello scorso anno; tutto questo malgrado le facilitazioni date alle aziende multinazionali in termini di aree, di attrezzature e di sussidi prima e sussidi poi per continuare a non produrre, come succede con il meccanismo della cassa integrazione. E' umiliante per un lavoratore percepire il 70 o l'80% del proprio salario e stare fermo davanti alla fabbrica senza poter svolgere la propria funzione e la propria attività produttiva. Quindi il problema della cassa integrazione, come quello di certi interventi sussidiari per lo sviluppo di determinate aziende, fa parte di una politica non di sviluppo economico a lungo periodo, ma di una politica sempre facilmente collegabile a seri contraccolpi; però questi contraccolpi continuano a verificarsi in un'epoca di produttività intensa in determinati settori. Stando così le cose, ci sono le condizioni obiettive per superare la vertenza Singer seppure in un contesto graduale con la mobilità necessaria e con il ravvio di certi impianti attraverso le riconversioni. Se le condizioni esistono, occorre una grossa volontà politica non per svolgere dell'assistenza, ma per partire dalla realtà produttiva e dalla constatazione che in molti settori continua a mancare mano d'opera. Le aziende stanno riprendendo, ma i nostri industriali devono andare in Calabria e in Sardegna a reperire mano d'opera. Queste cose sono state dette in tante sedi e penso che debbano essere dette con senso di responsabilità anche in questo Consiglio perch le forze economiche e le istituzioni nel suo insieme siano responsabilizzate. L'atto del Sindaco di Leinì non è l'ultimo di una battaglia perduta, di una sconfitta come in altre località è avvenuto, ma è un atto di una battaglia in piedi riconosciuta giusta da tutte le forze politiche e tesa a sollecitare gli organi dello Stato che riconoscono la necessità di arrivare alla conclusione, quindi è un atto responsabile.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Specialmente l'intervento della collega Vaccarino merita una precisazione da parte della mia parte politica. L'atto compiuto dal Sindaco di Leinì non risolve la situazione; è un fatto con cui si può dimostrare la volontà politica, ma bisogna andare oltre, esaminare approfonditamente il problema in termini economici. E' indubbio che i discorsi fatti in Sottocommissione e in Consiglio in ordine ai problemi dell'occupazione nel rapporto tra nord e sud, ai problemi della massima concentrazione che continua a verificarsi, alla facilitazione degli insediamenti produttivi nell'area torinese, nonostante tutte le nostre volontà e indicazioni di trasferire altrove per il riequilibrio del Piemonte, meritano alcune considerazioni. E' indubbio anche il carico di responsabilità del movimento sindacale e del movimento della classe imprenditoriale nel loro complesso e nelle loro organizzazioni e che da parte della classe politica non esiste un momento di traino di queste forze, bensì l'anticipo delle indicazioni dei problemi. Su queste cose non è vero che non si siano assunte le chiare responsabilità. E' indubbio che esistono alcuni fenomeni e alcune situazioni che possono invitare ad una riflessione in termini operativi sul concetto della mobilità in concreto da un tipo di lavoro all'altro, non mobilità dall'occupazione alla disoccupazione.
Si è parlato sovente dell'importanza dell'istruzione professionale. Ma non si può parlare soltanto in termini di efficientismo. Esiste un movimento sindacale che ha fatto le sue battaglie che però devono avere una linea di arresto precisa, tenendo conto di quanto stiamo pagando in termini economici per la difesa dei posti di lavoro improduttivi (su questo ci siamo tutti quanti chiaramente responsabilizzati). Il problema della Singer non si risolve con la presa di posizione responsabile del Sindaco di Leinì.
Quell'atto significa che il problema è ancora vivo e aperto e si porrà ancora nel momento in cui sorgeranno le soluzioni alternative per i 1350 dipendenti, quando si dovrà stabilire quanti potranno immediatamente essere rioccupati, quanti potranno trovare un'altra sistemazione o se tutti potranno trovare sistemazione in quell'azienda. Si tenga conto che si tratta di una manodopera essenzialmente femminile che preferisce un lavoro nero, un lavoro emarginato, pur di rimanere vicino al compagno di vita alla famiglia, ai figli.
A Vercelli, mentre la Montefibre ha il problema della cassa integrazione, esistono aziende di confezioni per ragazzi che arrivano al limite dello straordinario in ragione di otto ore al giorno per le forze addette, perché fino al 30 settembre non si possono effettuare assunzioni in attesa, eventualmente, di trasferimenti di personale della Montefibre.
Sorgono problemi di rapporto tra chimici e tessili, quindi problemi di categorie. Partendo da episodi di questo genere, la responsabilità delle forze politiche può intervenire in termini concreti. A chi non ha il posto di lavoro non si può soltanto parlare di ampia programmazione e di produttività generale, perché è estremamente difficile che possa recepire discorsi del genere. Bisogna dare alternative precise, possibilità concrete. A quel punto si vedrà anche la mancata disponibilità di collaborazione paventata in certi tipi di intervento dalle organizzazioni sindacali. Se questo fosse vero, è indubbio che di fronte a fatti non corrispondenti ad una logica di piano, di progresso e di gestione democratica dei processi economici in atto nella Regione e nel Paese, ci pronunceremo di conseguenza.



PRESIDENTE

Chiede la parola l'Assessore Alasia per la replica.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Ringrazio i colleghi che sono intervenuti e desidero fare due ordini di considerazioni. Voglio assicurare la signora Castagnone Vaccarino e tutti i colleghi che abbiamo meditato su questa vicenda e continuiamo a meditare.
Sono convinto che non si può stare dietro al "recupero", azienda per azienda, anche se, in carenza di un quadro programmatorio generale, si fa anche questo. Più di una volta in Consiglio e fuori abbiamo affermato la nostra convinzione che un'economia che deve riconvertirsi come la nostra ha necessariamente bisogno di mobilità interaziendale e intersettoriale.
Nei giorni scorsi la Giunta ha affrontato anche questo problema per darsi sedi, modi, tempi per l'esame del problema della mobilità nel complesso e per poter corrispondere con impegni propri istituzionali. Senza fare delle anticipazioni, credo che dovremo darci un osservatorio del mercato del lavoro per settori merceologici e per zone, al fine di mettere noi, i privati, gli imprenditori e le forze sociali di fronte ad un quadro preciso.
L'Assessore Fiorini è pronto ad intervenire con iniziative di carattere formativo per i settori merceologici carenti. Anche questo intervento però, se non vuole essere parassitario, deve contestualmente avere un momento di contrattazione triangolare in modo che siano assicurati i reali sbocchi, come è stato fatto in Emilia. Ha ragione il collega Rossotto quando dice che la mobilità deve essere intesa in termini concreti, non come filosofia astratta. Di mobilità in tutti questi mesi ne abbiamo assaggiata ben poca. Siamo disponibili a fare la nostra parte, purch questo si verifichi concretamente nei fatti di fronte alle vertenze. In tutta l'area piemontese abbiamo avuto un solo caso di mobilità: quello della Cimat che però era ad altissimo livello di qualificazione, per cui non c'era bisogno di andare a contrattare con gli imprenditori perché prima ancora che si chiudesse la vertenza loro stessi erano andati a cercarsi gli operai.
Ieri mattina quando si è decisa l'occupazione, prima della requisizione, il Segretario della Democrazia Cristiana torinese, Lega, mi pregava di farmi portavoce, anche a nome della sua parte politica, in merito alla requisizione, che, se entro la serata non ci fossero state delle assicurazioni, sarebbe stata inevitabile. Non è solo un atto di generica pressione politica perché credo che possa sortire anche taluni effetti. Non a caso ho ricordato il problema della manutenzione che diventa grave e delicato anche con possibili riflessi ecologici, da quanto dicono i tecnici. Questo atto può consentire di consegnare gli impianti alla Gepi per effettuare la manutenzione, che non è piccola cosa nel momento in cui si vanno a discutere i prezzi di riscatto dell'azienda. Non siamo di fronte ad impegni precisi della Gepi, è certo però che la Gepi aveva predisposto il programma di intervento e che il Ministro Donat Cattin fin dalla primavera ci aveva assicurato la disponibilità della Gepi a compiere questo atto unilateralmente, salvo rivalersi poi in sede di prezzo con la Singer.
A questo punto credo che le cose si debbano fare anche per mettere alla prova le volontà politiche dichiarate. In questo senso la requisizione pu avere un'efficacia parziale, non risolutiva, ma può essere un contributo per andare rapidamente alla conclusione.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.
Suggerisco di riprendere i lavori alle ore 15 per poter svolgere gli altri punti all'ordine del giorno, soprattutto le leggi, che sono numerose.
I Capigruppo sono convocati alle ore 14,45 per un breve scambio di opinioni circa l'andamento della seduta di oggi ed i problemi connessi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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