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Dettaglio seduta n.105 del 10/03/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI


Argomento: Interventi fondiari - Boschi e foreste

Esame disegno di legge n. 150 "Ulteriore finanziamento della legge regionale 8/9/1975, n. 51: 'Interventi regionali per lo sviluppo dell'agricoltura e delle foreste negli anni 1975/1976 e 1977'"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prosegue l'esame dell'ordine del giorno con il punto ottavo: "Esame disegno di legge n. 150 'Ulteriore finanziamento della legge regionale 8/9/1975, n. 51: Interventi regionali per lo sviluppo dell'agricoltura e delle foreste negli anni 1975/76/77'." Relatore è il collega Raschio, a cui do la parola.



RASCHIO Luciano, relatore

La Commissione I ha condotto l'esame sul disegno di legge n. 150 partendo dalle conclusioni a cui è pervenuta la III Commissione, dopo una consultazione con le organizzazioni professionali agricole e sindacali accogliendo le modifiche alle iniziali destinazioni di spesa concordate dalla Commissione con la Giunta regionale, al fine di coprire le domande degli anni precedenti non soddisfatte e tutt'ora legittimamente valide. In particolare si sottolinea che le destinazioni individuate si riferiscono ad investimenti collettivi (elettrificazione, ecc.) e, comunque, rientranti nell'ambito degli indirizzi regionali e della CEE. I colleghi ricordano certamente che nel presentare al Consiglio regionale il disegno di legge n.
106 relativo al primo rifinanziamento con modifiche ed integrazioni alla legge regionale 51/'75 era stato fatto presente che tale provvedimento aveva carattere interlocutorio ed era suscettibile di integrazioni in corso di annata e che per completare il rifinanziamento stesso si sarebbe ricorso per L. 7.000 milioni alle economie accertate sul bilancio 1975. Oggi, a consuntivo del 1975 approvato dal Consiglio regionale, è possibile destinare detta somma: a) L. 6.200 milioni da attribuirsi all'aumento dell'autorizzazione di spesa prevista all'art. 11 della legge 46/'76, secondo paragrafo, in L. 3.910 milioni per i contributi di cui all'art. 5, lett. b), della legge regionale 8/9/1975 n. 51, e ciò anche in considerazione del fatto che le domande sino ad ora pervenute per l'esecuzione di opere di miglioramento fondiario da sovvenzionare ai sensi della norma anzicitata risultano già notevolmente eccedenti rispetto agli stanziamenti già autorizzati ed a quello oggetto della presente legge.
b) Lire 400 milioni da attribuirsi all'aumento dell'autorizzazione di spesa prevista all'art. 11 della legge 47/'76, terzo paragrafo, in 500 milioni per i contributi di cui all'art. 7 lett. b) della legge regionale 8/9/1975 n. 51, e ciò per le stesse considerazioni fatte a proposito delle domande di contributo per opere di miglioramento fondiario.
La restante parte, pari a lire 400 milioni, si propone che sia destinata all'integrazione, per il solo esercizio 1976, dell'autorizzazione di spesa prevista all'art. 9 della legge 47/'76 in lire 1.500 milioni per la concessione di contributi di cui all'art. 12 della legge regionale 8/9/1975, n. 51, riportando quindi l'intervento al livello già autorizzato per l'esercizio 1975.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

Vorrei fare una raccomandazione alla Giunta. La legge n. 51, che al di là di certi aspetti risulta una buona legge per l'agricoltura, mette finalmente in movimento interventi in conto capitale per quanto riguarda i contributi della Regione e così dicasi dei contributi in conto interesse per l'accesso al credito dei singoli soggetti o delle organizzazioni associate dei contadini o cooperative.
Le procedure sono molto lunghe, però la legge ormai ha iniziato ad operare, perciò è opportuno accendere il mutuo, almeno in parte, perch l'avanzo finanziario permette oggi di coprire ciò che non si è potuto fare nel '76 e all'inizio del '77 per le difficoltà del periodo economico comunque il problema del perfezionamento del mutuo si porrà se non ci sarà un altro avanzo finanziario per coprirne una parte, cosi come il relatore ha indicato nei vari articoli della legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Reputo non sia necessario ripetere qui che in Commissione abbiamo espresso parere favorevole al disegno di legge, in quanto già stato dichiarato dal relatore. Ho chiesto piuttosto la parola per prendere atto con compiacimento della somma destinata a favore della meccanizzazione associata o più propriamente meccanizzazione di gruppo. Se fosse stato diversamente, il mio Gruppo, senz'altro il sottoscritto, si sarebbe opposto, poiché la meccanizzazione singola, come abbiamo avuto più volte occasione di denunciare, ha raggiunto, specie in certe province della nostra Regione, dimensioni tali da considerarla antieconomica. Il numero delle trattrici nel corso del 1976, se i miei dati sono esatti, essendo anch'esse interpretate come bene-rifugio, hanno superato le 115/120 mila unità, disponendo così caduna di ettari di superficie agraria valutabile attorno ai dieci.
Tale discorso nell'ambito della mia provincia, e cioè Asti, dà l'esatta dimensione del problema, con le sue 12 mila trattrici, di media potenza con una disponibilità singola dai 5 ai 7 ettari.
Non è da ritenersi operazione economica, ma è suicidio economico. La validità del provvedimento è intesa nel tipo di meccanizzazione che tende a stimolare lo spirito solidaristico tanto necessario nella nostra Regione e ad incrinare l'individualismo esistente e resistente, che costituisce una remora ad un sostanziale discorso sullo sviluppo, sul progresso e sull'avvenire dell'agricoltura piemontese.
I francesi sono apparsi ultimamente come scopritori dell'agricoltura di gruppo; gli americani, che la chiamano plural farm, assumono le vesti di primi attori; anche gli inglesi, che la chiamano agricoltura clan, ne rivendicano la priorità, quando è storicamente dimostrabile che, in Italia mentre si portava a compimento l'unificazione, ahimè solo geografica, del Paese, sorgevano e fermentavano iniziative di gruppo, soprattutto in Piemonte, che, però, per motivi che sarebbe troppo lungo ricordare, hanno successivamente accusato dei vuoti paurosi. Oggi bisogna cogliere l'occasione nel campo della meccanizzazione, come in altri campi, per rilanciare l'iniziativa in questione, da interpretare come valida anticamera per un più completo discorso associazionistico e cooperativistico, ma anche per dare ai giovani la possibilità di percorrere i successivi gradi ed arrivare così alle forme più impegnative che vanno sotto il nome di associazione e di cooperazione.
Soprattutto per questi motivi abbiamo espresso il nostro parere favorevole in Commissione, come lo esprimiamo nuovamente in quest'aula consiliare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Voglio soltanto far presente che con questo disegno di legge la Giunta ha tenuto fede ad un impegno assunto quando discutemmo il bilancio del 1976 ed il rifinanziamento delle leggi n. 51 e n. 45.
Allora dicemmo che nel corso dell'anno avremmo provveduto ad un'integrazione dei finanziamenti, di quelli cioè che già allora ci sembravano carenti.
Una parte dei 7 miliardi di cui abbiamo potuto disporre è stata stanziata per opere urgenti e l'altra parte per il potenziamento della meccanizzazione, limitatamente alle forme associate. Tale limitazione, per quanto riguarda la meccanizzazione, si giustifica, come è già stato detto dal collega Menozzi, in quanto in Piemonte esiste già una meccanizzazione non adeguatamente utilizzata.
E ciò è vero.
Di qui la scelta di destinare la somma prevista per la meccanizzazione unicamente a favore dei gruppi associati o della cooperazione, in modo che l'investimento sia massimamente e convenientemente utilizzato. I 400 milioni per il credito di conduzione vengono in gran parte destinati a ripianare deficienze riscontrate nei finanziamenti dell'esercizio trascorso.
La parte fondamentale dei 7 miliardi vengono invece destinati per il finanziamento di opere di miglioramento delle strutture, con contributi in conto capitale, trattandosi di risorse una tantum. Concludendo, riconfermo che con questa legge la Giunta regionale ha inteso soddisfare gli impegni a suo tempo assunti, in ordine al volume dei finanziamenti a favore dell'agricoltura per il 1976, indirizzando le risorse recuperate a copertura delle voci che si erano rivelate più carenti e soprattutto a sostegno degli interventi che più e meglio possono concorrere all'ammodernamento dell'agricoltura regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando per una dichiarazione di voto.



CHIABRANDO Mauro

Dichiaro il voto favorevole del nostro Gruppo. Desidero soltanto rilevare che l'Assessore in qualche sede, non ricordo quale, ha definito questi "altri" fondi attribuiti all'agricoltura i quali, aggiunti a quelli previsti nel bilancio, raggiungono un certo plafond di miliardi per l'agricoltura per il 1976. Desidero precisare che ciò non corrisponde al vero perché non sono altri fondi dati all'agricoltura, ma si tratta di un riciclaggio di fondi rastrellati su vari capitoli non utilizzati. Siamo d'accordo che vengano assegnati all'agricoltura, ma desideriamo precisare che è un giro di capitali nell'ambito dell'agricoltura stessa. Ci nonostante, siamo d'accordo che questo avvenga. Sono aggiuntivi con riferimento al 1976.
Devo anche rilevare che la legge ha avuto un iter non corretto, in quanto venne assegnata alla III Commissione Agricoltura e per le normali incombenze è andata alla I Commissione, la quale ha fatto delle modifiche in merito, spostando somme da un articolo all'altro, da un intervento all'altro. Questa era una valutazione di merito che competeva alla III Commissione e non alla I Commissione.
Con tutto questo, abbiamo approvato le modifiche ma vogliamo appellarci alla correttezza procedurale che deve intercorrere tra le Commissioni e che deve permettere ad ogni Commissione di decidere nel merito, senza che vi siano interferenze da parte della I Commissione, che ha il diritto e il dovere di dare solo un parere.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della I Commissione, avv. Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

In ordine a questo disegno di legge ed alle modifiche intervenute vorrei ricordare al Consiglio che, se vi sono state delle violazioni di competenza, il discorso va riferito alla totale utilizzazione della somma residua del bilancio 1975 a seguito dell'approvazione del consuntivo e della volontà della Giunta di trovare, di fronte alla I Commissione, il coordinamento dei vari interventi. In quella sede si era anche addivenuti ad alcuni aggiustamenti del disegno di legge che erano già stati approvati nel merito.
Credo che su questo punto sarà opportuno, ferme le rispettive competenze, ricordare che la I Commissione ha il compito specifico di controllare la congruità dei disegni di legge. In effetti la Giunta nell'esporre il modo e l'intenzione per la ripartizione dei 18 miliardi residuati, ha svolto, di fronte alle forze politiche in Commissione, un discorso di programmazione.



PRESIDENTE

Dopo questa precisazione possiamo passare alla votazione del disegno di legge.
La votazione è unica, poiché il disegno di legge è composto di un solo articolo.
"Articolo unico - Sono autorizzate, per l'anno finanziario 1977, le spese: di 6.200 milioni per la concessione dei contributi di cui all'articolo 5 lettera b), della legge regionale 8 settembre 1975, n. 51 di 400 milioni per la concessione dei contributi di cui all'articolo 7 lettera b), della legge regionale 8 settembre 1975, n. 51 di 400 milioni per la concessione di contributi per favorire l'accesso al credito agrario di conduzione, ai sensi della legge regionale 12 marzo 1974, n. 7.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante l'utilizzo di una quota di 7.000 milioni dell'avanzo finanziario stabilito dal rendiconto consuntivo per l'esercizio finanziario 1975.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977 saranno istituiti: il capitolo n. 12741, con la denominazione: 'Contributi in capitale per miglioramenti fondiari. Interventi relativi all'anno 1976', e con lo stanziamento di 6.200 milioni il capitolo n. 12841, con la denominazione: 'Contributi in capitale per la meccanizzazione agricola. Interventi relativi all'anno 1976', e con lo stanziamento di 400 milioni il capitolo n. 12701, con la denominazione: 'Contributi in conto interessi per favorire l'accesso al credito agrario di conduzione.
Interventi relativi all'anno 1976', e con lo stanziamento di 400 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Le somme non impegnate nell'esercizio finanziario 1977 possono essere impegnate nell'esercizio finanziario successivo, anche per interventi e per attività da effettuare nell'esercizio medesimo".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione del disegno di legge: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri Il disegno di legge n. 150 è approvato.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Esame deliberazione Giunta regionale relativa a "Legge regionale 9/4/1974 n. 10, modificata ed integrata dalle successive leggi regionali 23/8/1974 n. 26 e 7/5/1976, n. 24. Proposta al Consiglio regionale di determinazione di criteri prioritari e selettivi di intervento per l'anno 1977"


PRESIDENTE



PRESIDENTE

Il punto nono all'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione Giunta regionale relativa a: 'Legge regionale 9/4/1974, n. 10, modificata ed integrata dalle successive leggi regionali 23/8/1974, n. 26, e 7/5/1976, n.
24. Proposta al Consiglio regionale di determinazione di criteri prioritari e selettivi di intervento per l'anno 1977' ".
Non vi sono richieste di parola? Vi dò lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale, riconosciuta la necessità di adottare le principali indicazioni di criteri prioritari e selettivi già formulati per il 1976 e di articolare questi ultimi in maniera flessibile, sulla base del reale andamento delle richieste, ricercandone i contenuti con carattere di tendenza piuttosto che come linea di rigida determinazione vista la legge regionale 9 aprile 1974 n. 10, modificata ed integrata dalle successive leggi regionali 23 agosto 1974 n. 26 e 7 maggio 1976 n. 24 delibera di approvare la determinazione - per l'anno 1977 - dei seguenti criteri di priorità: 1) priorità alle domande di contributo presentate da imprese artigiane aventi sede in comprensori periferici rispetto a quello torinese, nei limiti delle seguenti percentuali del plafond di contributo assegnato per l'anno 1977: 1) Torino 43,21 2) Biella 9,00 3) Alessandria 7,00 4) Saluzzo-Savigliano-Fossano 5,44 5) Novara 5,20 6) Alba-Bra 4,16 7) Mondovì 4,00 8) Cuneo 3,96 9) Ivrea 3,53 10) Asti 2,87 11) Pinerolo 2,67 12) Borgosesia 2,54 13) Vercelli 2,50 14) Casale Monferrato 2,50 15) Verbania 1,42 __________ Totale 100,00 2) priorità alle domande di contributo provenienti da imprese artigiane del settore di produzione di beni rispetto a quelle del settore di produzione di servizi, nei limiti rispettivamente di 3/4 ed 1/4 del plafond di contributo assegnato per l'anno 1977 3) priorità alle richieste che provengono da imprese artigiane costituite in forma cooperativistica o consortile, ed alle iniziative aventi ad oggetto le finalità di cui ai punti b), c), d) dell'art. 2 della legge regionale 9 aprile 1974 n. 10, rispetto alle finalità individuate ai punti d), e), f) dello stesso articolo 4) priorità, nel settore della meccanica, a quegli investimenti in impianti e macchinari che costituiscono fattore di diversificazione e riconversione produttiva in particolare per le imprese artigiane che operano nel campo dell'indotto automobilistico 5) priorità, nel settore dell'edilizia, alle domande di finanziamento destinate all'acquisto di macchine ed attrezzature rispetto alla costruzione di laboratori (magazzini o locali di sgombro). In subordine la priorità potrà essere data agli investimenti relativi ad immobili con evidenti caratteristiche industriali 6) priorità alle operazioni di importo superiore ai 3 milioni, fatta eccezione per le iniziative dell'artigianato di servizio fino al limite del plafond assegnato allo stesso 7) priorità per quanto concerne le iniziative destinate alla costruzione di laboratori a quei laboratori con evidenti caratteristiche industriali rispetto a quelli inseriti all'interno di vere e proprie strutture residenziali 8) priorità alle imprese che non hanno mai avuto accesso al credito rispetto alle aziende che abbiano già beneficiato - in unica o più soluzioni - dell'importo massimo concedibile ferma restando l'esigenza che l'applicazione dei criteri prioritari e selettivi, come sopra determinati, sia concepita in maniera flessibile sulla base del reale andamento delle richieste e venga ricercata come linea di tendenza piuttosto che come linea di rigida determinazione".
Passiamo alla votazione per alzata di mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Modifica allo Statuto della Comunità montana Alta Valle Elvo"


PRESIDENTE

Passiamo al punto decimo dell'ordine del giorno: "Modifica allo Statuto della Comunità montana Alta Valle Elvo".
La modifica consiste nell'approvare la modificazione allo Statuto della Comunità montana Alta Valle Elvo con la quale, all'art. 12, le parole 'quattro membri' vengono sostituite dalle parole 'sei membri'.
Non vi sono richieste di parola.
Vi dò lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale sentita la relazione della I Commissione circa la richiesta della Comunità montana "Alta Valle Elvo" di modificare il proprio Statuto la richiesta di modificare l'art. 12 del proprio Statuto, portando il numero di componenti la Giunta da 4 a 6, si basa sul disposto dell'art. 5 punto b) della legge regionale 11/8/1973, n. 17 (Costituzione e funzionamento delle Comunità montane) che prevede una Giunta composta da 6 membri, nel caso in cui la Comunità montana sia costituita da 9 fino a 14 Comuni Poiché il Consiglio regionale, con legge n. 53 del 1976, aveva aggregato alla Comunità montana 'Alta Valle Elvo' il Comune di Magnano, portando il numero dei Comuni della Comunità montana da 8 a 9 Ritenuta pertanto giustificata la richiesta di modifica all'art. 12 dello Statuto della citata Comunità delibera di approvare le modificazioni dello Statuto della Comunità montana 'Alta Valle Elvo' con la quale all'art.12 le parole 'quattro membri' vengono sostituite dalle parole 'sei membri'.
Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Asili nido

Esame disegno di legge n. 167: "Ulteriore proroga delle disposizioni di cui al primo comma dell'art. 17 della legge regionale 15/1/1973, n. 3 - Asili nido"


PRESIDENTE

Il punto undicesimo all'ordine del giorno reca: "Esame disegno di legge n. 167 'Ulteriore proroga delle disposizioni di cui al primo comma dell'art. 17 della legge regionale 15/1/1973, n. 3 - Asili-nido"'.
Relatore è il Consigliere dottoressa Marchiaro, a cui dò la parola.



MARCHIARO Maria Laura, relatore

Il disegno di legge n. 167 che il Consiglio deve esaminare, ha lo scopo di prorogare a tutto il 1978 il termine previsto dal primo comma dell'art.
17 della legge regionale 15/1/1973, n. 3, sugli asili nido.
In carenza di adeguate strutture che provvedano alla formazione del personale necessario per il settore dei servizi e nell'oggettiva espansione della domanda, tale proroga è determinata dalla necessità di consentire in via transitoria ai Comuni di assumere ed utilizzare anche personale privo di titoli specifici, purché in possesso della licenza di scuola media inferiore. La relazione che accompagna il disegno di legge è fatta propria dalla Commissione che ha discusso il provvedimento e lo ha approvato all'unanimità. Se ne raccomanda l'approvazione al Consiglio.



PRESIDENTE

Chiede la parola la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Come ha messo in rilievo il relatore, l'art. 17 della legge regionale 15/1/1973, n. 3, relativa alla costruzione ed alla gestione degli asili nido, prevede una norma transitoria per l'utilizzazione di operatori con titolo di studio non previsto dalla legge, ossia del titolo specifico di vigilatrice e di puericultrice, cioè la possibilità di assumere personale con titolo di studio diverso e, per quanto riguarda le puericultrici, anche soltanto con la licenza di scuola media.
L'art. 17 della legge n. 3 del 1973 prevedeva questa deroga per un triennio, che è scaduto all'inizio del '76; con una legge successiva si è prorogato il termine alla fine del 1976; ora si propone nuovamente la proroga al 1978.
Di fronte alla situazione esistente, messa in rilievo dalla relazione in cui si afferma che non ci sono operatori col titolo di vigilatrice e di puericultrice, non possiamo che prenderne atto.
Rileviamo tuttavia l'aspetto negativo della situazione anche perch come si è messo in rilievo nella stessa relazione, vi sono numerose persone che vorrebbero frequentare corsi per puericultrici e per vigilatrici, ma non riescono a trovare posto nelle scuole esistenti.
Rileviamo in modo negativo che non siano mai stati resi operanti il secondo comma dell'art. 17 della legge 15/1/1973, n. 3, e dell'art. 9 della legge 22/1/1976, n. 5, con i quali si stabilisce che la Regione deve promuovere corsi per operatori degli asili nido.
Con l'occasione mi permetto anche di fare un'altra raccomandazione: siamo notevolmente in ritardo nei riguardi dei piani degli asili nido del '75 e del '76, sia per quanto riguarda la costruzione '75/'76, sia per quanto riguarda la gestione '76.
In Commissione avevamo discusso il problema e si era detto che i fondi dello Stato dovevano essere impegnati soltanto fino alla concorrenza dell'utilizzo dello stanziamento della Regione di due miliardi e novecentocinquantamilioni per il 1975 e di due miliardi e novecentocinquantamilioni per il 1976, al fine di far sì che l'entità del contributo permettesse ai Comuni di realizzare l'opera.
Pertanto avevamo concordato sul fatto che non tutti i fondi dello Stato potessero essere utilizzati.
La legge statale stabilisce che i piani devono essere approvati entro il 31 ottobre di ogni anno; siamo quindi molto in ritardo: almeno i fondi della Regione ad integrazione dei quaranta milioni di contributo dello Stato dovrebbero essere spesi per non lasciare fondi inutilizzati.
Siamo d'accordo sull'esigenza del superamento della legge statale n.
1044; tuttavia, in attesa del suo superamento, al fine di concedere più ampie possibilità di intervento alle Regioni, riteniamo che gli stanziamenti regionali debbano essere impegnati.
Capisco che si sia ritardata la concessione del contributo di gestione per il 1976 - infatti non avevo mai sollecitato il problema - perch sarebbe stato quanto mai auspicabile che la legge statale venisse modificata e permettesse la concessione ai Comuni di un contributo superiore ai venti milioni annui, come previsto. Ma ora siamo nel 1977 l'eventuale modifica della legge statale nei riguardi dei contributi di gestione non potrà avere effetto retroattivo per il 1976. Perciò sollecito almeno il contributo di gestione dei venti milioni per il 1976.
I Comuni hanno anticipato questi fondi ed il modesto contributo della Regione, che si auspicherebbe più rilevante, eviterebbe loro pesanti anticipi di cassa.
Pertanto prendiamo atto dell'esigenza della proroga dei termini della norma transitoria prevista dall'art. 17 della legge 15/1/1973, n. 3, ad evitare di istituire asili nido inoperanti per impossibilità di reperire personale avente il titolo specifico e nel raccomandare di provvedere tempestivamente all'approvazione del piano di gestione per il 1976 e del piano di costruzione per il 1975 e 1976, dichiariamo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Desidero ricordare che comunque nel 1977, grazie ai meccanismi che il Consiglio regionale ha approvato a suo tempo, saranno ultimati i lavori di un centinaio di asili nido. Debbo rilevare, purtroppo, che il nuovo disegno di legge che modifica il decreto Stammati continua a mantenere il blocco delle assunzioni per tutto il 1977 per l'apertura di nuovi servizi.
Pertanto sarebbe opportuno che il problema fosse visto in sede politica oltre che in sede legislativa.
Mi risulta che alcuni asili nido, già finiti, sono chiusi perché non possono assumere personale, al di là di quel personale specializzato che occorre.
Sono 50 asili nido ai quali si attaccherà un cartello con scritto "chiuso perché non si può assumere personale". Mi auguro che la nuova legge sugli asili nido, all'attenzione del Parlamento, offra tutte le possibilità perché nella seconda fase sia concentrata una maggiore gradualità per le costruzioni, ma soprattutto siano assegnati sufficienti fondi per affrontare le spese di gestione; diversamente i Comuni non accetteranno neppure più la delega a questo riguardo. Non conosco la situazione generale degli altri Comuni del Piemonte, ma ritengo che la questione sia divenuta abbastanza grave.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per la Giunta l'Assessore Vecchione. Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

L'intervento della dottoressa Vietti mi permette di entrare nel merito anche di una risposta che dovevo al Consigliere Cardinali quando, durante la discussione che si è fatta sul Piano regionale di sviluppo, fece un accenno al problema usando l'espressione "estensione a macchia d'olio degli asili nido". La richiesta della Democrazia Cristiana esprime un punto di vista diverso da quello posto dal P.S.D.I. in ordine a questa problematica.
Mi si sollecita in questo momento la presentazione del piano degli asili nido '75/'76.
In Commissione ho riferito che ho forti perplessità nella presentazione di tale piano per due ordini di motivi. Personalmente esprimo un ripensamento serio sul modo di costruzione degli asili nido e sulla necessità di avere una divisione netta tra lattanti e divezzi e se sia corretto l'inserimento del lattante nel nido. Questo vuol dire aprire un discorso di merito e quindi non precipitarsi a redigere dei piani senza aver chiari i contenuti del servizio.
In secondo luogo il problema è quello di ultimare i precedenti piani che, quando abbiamo assunto la responsabilità di Giunta, erano tutti sulla carta. Rispondo al Consigliere Cardinali che non si tratta di "estensione a macchia d'olio": dei 191 nidi deliberati dalla precedente Giunta, 10 vanno in revoca; 22, forse saranno fatti in appalto diretto da parte della Regione; 106 sono in costruzione diretta da parte dei Comuni; 22 sono in appalto da parte della Regione stessa.
Bisognava avere un quadro di riferimento complessivo, sia per l'indicazione delle risorse nella politica degli asili nido, sia per la modificazione essenziale della legge n. 1044. Con un meccanismo che chiude i tetti a 40 milioni per la costruzione e 20 milioni per la gestione, non possiamo avviare una politica dei servizi in questo settore, per il semplice motivo che non è distinguibile la spesa d'investimento da quella di gestione. Come diceva il Consigliere Rossi, avere delle costruzioni finite e appiccicare davanti il cartello che non si possono aprire evidentemente comporta grossi rischi di credibilità politica della stessa istituzione regionale.
Da parte dell'Assessorato e della Giunta non c'é nessun ripensamento in ordine alla politica della scuola per l'infanzia e degli asili nido, si tratterà però di concepirla in un modo diverso e per questo penso che dovremo lavorare nei prossimi mesi. La palla ferma, comunque, è quella sul rifinanziamento della legge 1044, perché il Governo continua a ripresentare il discorso di tale rifinanziamento sulla base dei piani di costruzione delle Regioni. A nostro modo di vedere questo determina un rapporto errato tra Governo e Regioni nell'ambito della politica dei servizi: per alcune Regioni il finanziamento dovrà essere incanalato per la costruzione, perch non hanno strutture; per altre Regioni il finanziamento dovrà essere incanalato per la gestione, perché hanno strutture sufficienti (ad esempio gli asili ex ONMI). Quindi la partita su questo punto è ancora aperta e soprattutto comporterà, da parte della Giunta, fornire indicazioni di carattere strutturale e concettuale sulla definizione dell'asilo nido soprattutto sul tipo di piano che andremo a fare, se sarà di gestione o di costruzione. Il piano di gestione per il 1976 è già stato fatto e deliberato dalla Giunta, ma il problema sta sulla carta, oggettivamente è soltanto un'indicazione di spesa sul relativo capitolo di bilancio, perch i nidi funzionanti sono pochi.
Per quanto riguarda il personale, il problema è molto grave. Il decreto Stammati ha posto i Comuni nell'impossibilità di avviare dei servizi collegati a leggi di carattere regionale; penso alla quantità di leggi esistenti che sono bloccate perché i Comuni non possono assumere personale.
In questo quadro l'indicazione della formazione del personale si pone in termini urgenti. Comunico al Consiglio che, mezz' ora fa, prima di venire in aula, stavamo discutendo le linee generali sotto questo profilo. A distanza di qualche mese si terranno dei corsi di formazione nel tentativo di riqualificare il personale all'interno dei Comuni che è l'unico Ente sul quale si possono appoggiare questi servizi, altrimenti aggiungeremmo altro personale, andando di fatto su un terreno che non ci consentirebbe di sbloccare la situazione.
Questo sostanzialmente è il quadro della problematica che ci pone nella necessità di dover collegare al tipo di struttura che andremo a definire anche il tipo di personale che dovremo impiegare. La proroga del termine non ha sollevato nessun problema, se non quello di affrontare la questione di carattere generale sulla scuola per l'infanzia, sugli asili nido. Traggo lo spunto da questo per richiedere al Presidente ed ai componenti della V Commissione di aprire un dibattito nel concreto, sulla revisione integrale della legge n. 3, cioè della legge degli standards sugli asili nido perché, a mio modo di vedere, non sono corretti. Per un Paese povero come il nostro occorre fare la scelta se sia più opportuno il micro nido o il grosso nido da 75 posti. Personalmente sono per il micro nido, quindi per una soluzione più gestibile con esperienza di collaborazione di gestione.
Occorre comunque rivedere una quantità di standards della legge, il che vuol dire rimettere in discussione quel tipo di legge attraverso un confronto di merito. Con il meccanismo della legge di rifinanziamento le Regioni non potranno concorrere alla ripartizione del fondo nazionale, se non produrranno i piani per il 1975 e per il 1976. Questa in sintesi la problematica che impedisce politicamente all'Assessorato, oggi, di arrivare alla presentazione in Consiglio dei due piani di costruzione di asili nido quando ancora non sono ultimati i 191 asili nido in costruzione e quando non conosciamo la sorte del disegno di legge sul rifinanziamento della legge n. 1044.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Il voto favorevole annunciato, con le riserve che abbiamo espresso, pu essere anche motivato dal fatto che i Comuni dovranno utilizzare il personale già in servizio che talvolta è privo del titolo di studio specifico; pertanto è logica la proroga della norma transitoria anche se ritengo che sia quanto mai necessario istituire delle scuole per una formazione specifica degli operatori degli asili-nido.
Auspichiamo la modifica della legge statale n. 1044. Per quanto riguarda il piano di gestione del 1976, se la Giunta l'ha approvato, lo porti in Consiglio perché la legge prevede la sua approvazione da parte del Consiglio.
Non ritengo giusto attendere che siano ultimati gli altri asili-nido per approvare i piani di costruzione relativi agli anni 1975 e 1976 perch sappiamo che, purtroppo, dal momento della comunicazione al Comune dell'inserimento nel piano, trascorre ancora del tempo prima dell'inizio dei lavori per le procedure necessarie per l'elaborazione e l'approvazione dei progetti.
Respingo l'osservazione che nel passato non si sia fatto nulla in merito; molti asili-nido erano in fase di appalto, prima ancora che questa Giunta si insediasse; già la Giunta di centro-sinistra aveva avuto un incontro con i Capigruppo per utilizzare i fondi del cosiddetto "pacchetto La Malfa" per integrare i fondi dei piani degli asili nido al fine di accelerare la loro piena operatività.
E' vero che in Commissione si è parlato del piano 1975/76, non mi pare però che esso debba essere vincolato alla modifica della legge statale n.
1044 né all'esigenza dell'ultimazione degli altri asili-nido.
Sono d'accordo con il Consigliere Cardinali nel sostenere che gli asili nido non devono sorgere a macchia d'olio. D'altro lato gli unici piani approvati sono quelli approvati dalla precedente Giunta che tenevano conto per ogni Comune del numero di bambini dagli zero ai tre anni, della percentuale delle donne lavoratrici e quasi mai prevedevano l'assegnazione di contributi a Comuni inferiori ai diecimila abitanti, salvo i contributi per i micro asili-nido, al fine di creare strutture che rispondessero veramente alle effettive esigenze.
Pur auspicando la modifica della legge statale n. 1044 per poter assegnare ai Comuni contributi di gestione superiori ai venti milioni annui, ritengo che i piani di costruzione per il 1975 e per il 1976 debbano essere elaborati ed approvati; in caso contrario non potrebbero essere utilizzati i due miliardi e 950 milioni, stanziati dalla nostra Regione sia per il '75 che per il '76, che, essendo stati reperiti con mutui, non possono che essere impegnati per spese di investimento e non certamente utilizzati per spese di gestione.
Se si vuole rivedere tutta la materia relativa agli asili-nido, la Giunta presenti tempestivamente un disegno di legge, perché, in caso contrario, non si potrà che dire che ci sono dei ritardi nella realizzazione di una politica che risponde ad una grande esigenza sociale.



PRESIDENTE

La parola alla signora Fabbris per dichiarazione di voto.



FABBRIS Pierina

L'intervento della dottoressa Vietti mi dà lo spunto per fare una dichiarazione di voto per conto del mio Gruppo. Approviamo questa modifica per le argomentazioni sviluppate nella relazione di Laura Marchiaro e rafforzate dall'intervento dell'Assessore Vecchione. Gli argomenti sviluppati dai Consiglieri Vietti e Rossi, in relazione alla carenza dei fondi per lo sviluppo del servizio sociale, mi inducono a fare una proposta al Consiglio regionale. Sono senz'altro d'accordo che bisogna discutere in Commissione sulle problematiche inerenti alla legge n. 3. Credo però che nel fare questo, e nel decidere conseguentemente la linea che il Consiglio intenderà portare avanti nella politica dei servizi per la prima infanzia non possiamo dimenticare l'ambito nel quale ci muoviamo, stabilito e fissato dalla legge 1044. C'è il consenso unanime delle Regioni per andare alla modifica della legge per eliminare i tetti, senza l'eliminazione dei quali non costruiremo asili-nido o; è pacifico che con 40 milioni non si costruisce nulla, neppure una sezione, pur tenendo conto che bisogna rivedere alcuni parametri. Se non si va ad una modifica profonda dei criteri della legge 1044, il Consiglio regionale non potrà spendere i soldi che vengono dallo Stato. E' inutile che ci nascondiamo dietro ad un dito: i soldi ci vengono dallo Stato se facciamo un piano, ma è strumentale fare un piano sapendo che non si possono spendere quei soldi; illudiamo i Comuni ai quali diciamo di predisporre il progetto, pur sapendo che non potremo dargli i soldi sufficienti per costruire il servizio.
La mia proposta concreta è che il Consiglio concluda questa discussione invitando la Giunta a riprendere i contatti con le altre Regioni per indurre il Governo a modificare celermente la legge 1044, cosicché la nostra e le altre Regioni siano messe nelle condizioni di avere i mezzi per programmare, spendere ed investire i fondi, sia per la costruzione, sia per la gestione degli asili-nido.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola, passiamo quindi alla votazione dell'articolo unico della legge.
"Articolo unico - Il termine di cui al 1° comma dell'art. 17 della legge regionale 15 gennaio 1973, n. 3, già prorogato sino al 31 dicembre 1976 dal 1° comma dell'art. 9 della legge regionale 22 gennaio 1976, n. 5, è ulteriormente prorogato sino a tutto l'anno 1978".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri Il disegno di legge n. 167 è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame disegno di legge n. 186: "Miglioramenti economici in attesa dell'applicazione dell'accordo contrattuale nazionale dei dipendenti regionali"


PRESIDENTE

Passiamo al punto dodicesimo all'ordine del giorno: Esame disegno di legge n. 186 "Miglioramenti economici in attesa dell'applicazione dell'accordo contrattuale nazionale dei dipendenti regionali". Relatore è il Consigliere Rossi, a cui dò la parola.



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge in esame prevede la concessione al personale dipendente della Regione di miglioramenti economici, in attesa dell'applicazione dell'accordo contrattuale nazionale dei dipendenti regionali.
Sono in corso infatti, a livello nazionale, trattative tra le Regioni a Statuto ordinario, i Sindacati ed il Governo, per giungere alla stipulazione di un contratto nazionale per i dipendenti regionali, che dovrà avere decorrenza dal 1° gennaio 1976 e dovrà scadere il 31 dicembre 1978.
Gli obiettivi, che la contrattazione si è imposta di raggiungere, sono di particolare rilievo e riguardano: 1) l'omogeneizzazione dei trattamenti giuridici ed economici in atto nelle 15 Regioni a Statuto ordinario. Quindi, da un lato, uguale numero di livelli funzionali ed uguale trattamento economico per ogni livello dall'altro, uguale disciplina normativa degli istituti che regolano il rapporto di pubblico impiego dei dipendenti regionali, vale a dire: orario giornaliero, lavoro straordinario, ferie, missioni, requisiti necessari per l'appartenenza ad un determinato livello, modalità di accesso ai vari livelli, ricostruzione economica e giuridica della carriera, sanzioni disciplinari, ecc.
2) la conseguente perequazione dei vari livelli ai fini funzionali, onde raggiungere l'obiettivo che ad un uguale trattamento economico corrisponda un uguale svolgimento di funzioni, ma soprattutto ai fini di un riordino funzionale degli Enti.
Dal punto di vista tecnico i lavori sono ad uno studio molto avanzato infatti le Commissioni costituite dai tecnici rappresentanti delle Regioni hanno già più volte collaborato in Commissioni costituite con le rappresentanze sindacali, e sono state formulate numerose proposte che hanno trovato il consenso anche delle forze sindacali.
L'obiettivo è quello di pervenire alla formulazione di una normativa organica generale che dovrà essere recepita dai singoli Consigli regionali e che dovrà entrare in vigore, in ogni suo aspetto, il 1° ottobre 1978.
Questo lasso di tempo che dovrà intercorrere tra la stipulazione dell'accordo nazionale e la sua applicazione nelle singole Regioni, sarà necessario a queste, non solo per il suo recepimento sotto forma di legge regionale, ma per consentire alle medesime di adottare una legge sulle strutture regionali. Per il periodo intercorrente tra la decorrenza dell'accordo nazionale e la sua effettiva entrata in vigore, le Regioni, i Sindacati ed il Governo hanno convenuto di attribuire, in attesa dell'applicazione integrale del contratto, i miglioramenti economici di cui al disegno di legge in esame.
Per la determinazione di questi miglioramenti economici si sono tenuti presenti i seguenti due principi base: 1) la fissazione in lire 35.000 del beneficio medio complessivo pro-capite per i dipendenti regionali, per il periodo "a regime" cioè dall'1/10/1978 2) determinazione del costo per l'Amministrazione in modo che meccanismi di applicazione del contratto siano tali da non comportare, in nessun caso che sia superato il monte spesa, determinato nella cifra media pro-capite predetta di lire 35.000 moltiplicata per il numero complessivo dei dipendenti delle Regioni a Statuto ordinario.
I miglioramenti economici previsti dal disegno di legge in esame per il periodo 1/1/1976 - 30/9/1978 sono articolati nel seguente modo: dall'1/1/1976 al 31/1/1977, attribuzione ad ogni dipendente della somma di lire 10.000 per ogni mese di servizio prestato dall'1/2/1977 detta somma è elevata a lire 25.000 mensili.
Sono altresì attribuiti ad ogni dipendente le somme di lire 10.000 per la tredicesima mensilità del 1976, e di lire 25.000 per la tredicesima mensilità del 1977, ridotte proporzionalmente in relazione al servizio prestato.
Al fine di limitare il costo per le Regioni, si è convenuto dalle parti che hanno partecipato all'accordo, che i suddetti miglioramenti non sono soggetti a ritenute previdenziali ed assistenziali, ma esclusivamente alle ritenute erariali.
Riteniamo opportuno infine far rilevare, che all'onere relativo all'anno finanziario 1976 si fa fronte mediante l'utilizzo di una quota dell'avanzo finanziario risultante dal rendiconto consuntivo dell'esercizio 1975, mentre alla spesa relativa all'anno finanziario 1977 si provvede con mezzi ordinari del bilancio, resi disponibili dalla riduzione di alcuni stanziamenti relativi ad altrettanti capitoli dello stato di previsione della spesa del bilancio 1977.
Vorrei fare una raccomandazione che supera la relazione, e cioè che la Regione trovi il modo sul piano giuridico per pagare gli acconti anche a quel centinaio di persone in attesa di inquadramento, dato che dagli Enti di origine non percepiranno nulla.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Desidero rassicurare il relatore, Consigliere Rossi, che la Giunta si muoverà in quella direzione.
L'aumento lordo di 25 mila lire (10.000 per il 1976 e 25.000 per il 1977), porta ad una cifra netta che si aggira attorno alle 20 mila lire mensili, il che, sostanzialmente, non modifica il livello retributivo dei dipendenti. Vogliamo rilevare questo dato anche perché, nel momento in cui sarà discussa la legge delle strutture, si tenga conto che il livello di retribuzione del personale della Regione Piemonte è uno dei più bassi che abbia il nostro Paese in rapporto alle altre Regioni.
Nell'approvare questo disegno di legge, sottolineiamo l'impegno della Giunta verso il personale ad operare una sostanziale revisione in occasione della definizione delle strutture che, quanto prima, il Consiglio regionale dovrà affrontare.



PRESIDENTE

Chiede ancora la parola il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

I dipendenti degli Enti locali sono in sciopero. Ancora una volta si fa una trattativa disgiunta dal resto dei dipendenti pubblici, il che non è giusto ai fini sindacali ed economici generali. Avanzo pertanto una raccomandazione, affinché la Giunta esprima in sede di Governo la necessità di una contrattazione nazionale unitaria. Grazie.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola per dichiarazione di voto.
Passiamo alla votazione degli articoli.
"Articolo 1 - In attesa dell'applicazione dell'accordo contrattuale nazionale dei dipendenti regionali, al personale che ha diritto a fruire del trattamento economico fissato dalle leggi sullo stato giuridico ed economico dei dipendenti della Regione Piemonte è attribuita: la somma di L. 10.000 per ogni mese di servizio prestato dal 1° gennaio 1976 al 31 gennaio 1977.
A partire dal 1° febbraio 1977 la somma anzidetta è elevata a L. 25.000 mensili.
Al suddetto personale sono attribuite altresì le somme di L. 10.000 per la 13^ mensilità del 1976 e di L. 25.000 per la 13^ mensilità del 1977 ridotte proporzionalmente in relazione al servizio prestato.
Gli importi di cui ai commi precedenti non sono pensionabili e sono soggetti alle sole ritenute erariali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'articolo 1 è approvato.
"Articolo 2 - (Disposizioni finanziarie) - All'onere derivante dall'applicazione della presente legge per l'anno finanziario 1976 valutato in 220 milioni, si provvede mediante l'utilizzo di una quota, di pari ammontare, dell'avanzo finanziario stabilito dal rendiconto consuntivo dell'esercizio 1975 e mediante l'istituzione, nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977, del capitolo n. 752 con la denominazione: 'Oneri relativi all'anno 1976 per il miglioramento del trattamento economico del personale regionale, in attesa dell'applicazione di un accordo nazionale' e con lo stanziamento di 220 milioni.
All'onere derivante dall'applicazione della presente legge per l'anno 1977 valutato in 550 milioni, si provvede: quanto a 260 milioni con le disponibilità esistenti negli stanziamenti di cui ai capitoli n. 40, 720, 1320, 3100, 3583, 3630, 7010, 7120, 7620 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977 nella rispettiva misura di 20 milioni, 75 milioni, 38 milioni, 10 milioni, 10 milioni, 20 milioni, 1 milione, 68 milioni e 18 milioni quanto a 290 milioni mediante una riduzione degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 720 e n. 3100 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977, nella rispettiva misura di 150 milioni e di 140 milioni e mediante l'integrazione degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 2100 2700, 3140, 3790, 4000, 5000, 5800, 6600, 7900, 8700, 9170 nella rispettiva misura di 10 milioni, 5 milioni, 70 milioni, 15 milioni, 50 milioni, 15 milioni, 10 milioni, 80 milioni, 10 milioni, 10 milioni e 15 milioni.
Al maggior onere ricadente in ciascuno degli esercizi finanziari 1978 e successivi, valutato in 25 milioni annui, si farà fronte con una quota, di pari ammontare, della maggior somma che risulterà attribuita alla Regione a partire dall'anno 1978, nel riparto del fondo di cui all'articolo 8 della legge 16 maggio 1970, n. 281, modificato dall'articolo 1 della legge 10 maggio 1976, n. 356.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'articolo 2 è approvato.
E' stata presentata dai Consiglieri Rossi, Paganelli, Bellomo e Cardinali la proposta di un articolo aggiuntivo, che diventerebbe l'art. 3.
L'articolo proposto è il seguente: "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto".
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione l'articolo aggiuntivo n. 3.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'articolo 3 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo del disegno di legge n. 186.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri Il disegno di legge n. 186 è approvato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegno di legge n. 179: "Modificazione agli stanziamenti del bilancio di previsione per l'anno 1976 per l'assistenza ospedaliera"


PRESIDENTE

Passiamo al punto tredicesimo all'ordine del giorno: "Esame del disegno di legge n. 179 'Modificazione agli stanziamenti del bilancio di previsione per l'anno 1976 per l'assistenza ospedaliera"'. Relatore è il Consigliere Rossi che ha facoltà di parola.



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in data 9 dicembre 1976 il Consiglio regionale, di fronte alla necessità di corrispondere agli Enti ospedalieri un tredicesimo acconto mensile per far fronte a numerosi impegni finanziari, approvava la legge concernente modifiche agli stanziamenti del bilancio di previsione per l'esercizio 1976, relativi all'assistenza ospedaliera.
Queste variazioni trovavano fondamento in due previsioni di maggiore entrata sulle assegnazioni derivanti dal Fondo nazionale per l'assistenza ospedaliera: la prima, di carattere certo, per un importo di 4.545 milioni conseguenti all'elevazione del coefficiente di partecipazione al riparto del Fondo nazionale ospedaliero dal 7,345% al 7,547%; la seconda, correlata ad una determinazione del C.I.P.E., ma non ancora tradotta in legge, che stabiliva in 3.500 miliardi il fabbisogno complessivo mensile degli Enti ospedalieri per il 1975 ed in 3.750 miliardi lo stesso fabbisogno per il 1976.
Questa decisione comportava un aumento delle quote di riparto rispettivamente del 18,2% per il 1975 e del 31,8% per il 1976, e quindi un incremento di entrata anche per la nostra Regione, che però non era possibile quantificare in assenza del relativo provvedimento legislativo.
La decisione del C.I.P.E. appariva, di fronte all'inadeguatezza del provvedimento governativo, come un rimedio alla disastrata situazione finanziaria degli Enti ospedalieri, e se ne auspicava una rapida trasformazione in provvedimento legislativo, in attesa che la questione ospedaliera trovasse una giusta ed adeguata soluzione nella riforma sanitaria.
Il Governo ha rinviato a nuovo esame la legge dichiarando inammissibile la seconda previsione di maggiore entrata per il fatto che l'integrazione del Fondo nazionale ospedaliero, per gli anni 1975 e 1976, non è ancora stata tradotta in alcun provvedimento legislativo, mentre nessun rilievo è stato mosso all'integrazione di 4.545 milioni, trattandosi di somma effettivamente percepita dalla Regione nell'anno finanziario 1976.
L'articolato specifica i capitoli nei quali questa somma viene inserita ed è possibile per questo rendere operativo quel disegno di legge che avevamo approvato allora con la relativa correzione che la Giunta ha proposto.
Si raccomanda anche l'immediata esecutività della legge stessa.



PRESIDENTE

Ringraziamo il relatore. Non vedo richieste di parola, passiamo quindi alla votazione degli articoli per appello nominale.
"Articolo 1 - A seguito della elevazione, nel riparto del Fondo nazionale ospedaliero, del coefficiente riferito alla Regione Piemonte, la dotazione del capitolo n. 340 dello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1976 è aumentata di 5.454 milioni.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976, lo stanziamento del capitolo n. 4820 è ridotto di 846 milioni e gli stanziamenti dei capitoli n. 4830 e n. 4840 sono aumentati rispettivamente di 6000 milioni e di 300 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Le somme non utilizzate nell'anno finanziario 1976 possono essere utilizzate nell'anno finanziario successivo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 -La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi del 6° comma dell'articolo 45 dello Statuto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri L'articolo 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo del disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'intero disegno di legge: presenti e votanti n. 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri Il disegno di legge n. 179 è approvato.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, abbiamo terminato lo svolgimento dei punti all'ordine del giorno, possiamo quindi rivedere i punti rimasti in sospeso e cioè: l'ordine del giorno in relazione alle norme per la tutela delle acque dall'inquinamento, che però non è ancora pronto e pertanto sarà rinviato alla prossima seduta, dopo l'esame da parte della II Commissione le nomine del Comitato misto paritetico per le servitù militari dell'Istituto Finanziario regionale piemontese e del Consorzio piemontese per il trattamento automatico dell'informazione.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Per quanto riguarda il Comitato misto paritetico per le servitù militari, ritengo che la riunione svolta sia stata utile per meglio analizzare il tipo di rappresentanze che i vari Gruppi dovevano proporre.
Non c'erano problemi in merito all'accordo numerico, quindi il nostro Gruppo, e penso anche gli altri, sono nella condizione di indicare i nomi dei rappresentanti.
Per quanto riguarda l'Istituto Finanziario, invece, ritengo opportuna una breve sospensione.



PRESIDENTE

I nomi proposti per la nomina del Comitato misto paritetico Regione Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari sono: Rivalta, Nahoum, Bellomo, Ortensia, Cornaglia e Colombino come effettivi Clerico, Besate, Volpiano, Picco, Ferraiorni e Turello, come supplenti.
Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

La votazione per i componenti effettivi ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 42 hanno riportato voti: RIVALTA Luigi n. 24 NAHOUM Isacco n. 24 BELLOMO Emilio n. 24 ORTENSIA Dario n. 17 CORNAGLIA Enrico n. 17 COLOMBINO Michele n. 17 scheda bianca n. 1 Sono pertanto eletti membri effettivi nel Comitato misto paritetico per le servitù militari: Rivalta, Nahoum, Bellomo, Ortensia, Cornaglia, Colombino.
Possiamo procedere con la votazione dei membri supplenti.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

La votazione dei membri supplenti ha dato il seguente esito: presenti e votanti n. 42 hanno riportato voti: CLERICO Sergio n. 23 BESATE Pietro n. 23 VOLPIANO Cesare n. 22 PICCO Giovanni n. 17 FERRAIORNI Vittorio n. 17 TURELLO Giovanni n. 17 CALSOLARO n. 1 DEL PIANO n. 1 scheda bianca n. 1 Sono eletti membri supplenti del Comitato misto paritetico per le servitù militari i signori Clerico, Besate, Volpiano, Picco, Ferraiorni e Turello.
Prima di passare alle nomine per l'Istituto Finanziario, sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 17,00 riprende alle ore 17,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Siamo al punto 6/e dell'ordine del giorno "Nomina rappresentanti Regione nel Consiglio di Amministrazione e nel Collegio sindacale dell'Istituto Finanziario regionale piemontese". Vi sono delle dichiarazioni e delle indicazioni di nomi? Ha chiesto la parola il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, poc'anzi ho chiesto di riunire il Gruppo per una valutazione conclusiva dei termini politici in cui si poneva la questione della costituzione del Consiglio di Amministrazione della Finanziaria Regionale.
Come il Consiglio regionale e come l'opinione pubblica sanno, la D.C.
ha voluto questo Istituto e svolto un'azione costante affinché venisse realizzato, nella sua struttura giuridica e tecnica e nella sua finalizzazione politica, in modo da essere posto al servizio della Regione e della comunità regionale.
Di recente abbiamo discusso sul Piano di sviluppo e sui modi per farlo sorreggere da una strumentazione moderna, efficace e valida e quindi abbiamo affrontato il tema difficile e spinoso, come sempre sono questi temi, del Consiglio di Amministrazione.
Abbiamo cioè affermato e ritenuto che non si dovesse, da parte delle forze politiche, esercitare alcuna forma di pressione e di condizionamento nei confronti dei soci esterni, per indurli a tener conto, nell'esprimere la propria partecipazione e la propria presenza, di ragioni di equilibrio politico, partecipando a costituirlo od a correggerlo.
Questo indirizzo è stato dettato dalla duplice ragione, riconosciuta anche dalle altre forze politiche, di costituire su basi serie l'Istituto e nello stesso tempo di garantire che le nomine fossero espressione diretta seria ed impegnativa delle altre componenti, in modo da non disinteressarle e di non avviare la Finanziaria Regionale su di un binario morto, quale sede di mero dibattito o di mera compensazione politica.
Abbiamo quindi ritenuto che diversa dovesse essere la ripartizione dei Consiglieri di nomina del Consiglio regionale, che avrebbero dovuto rispondere a caratteristiche di qualificazione tecnica e culturale, pur essendo naturale espressione politica (la rappresentanza politica - bisogna pur dirlo - non è un aspetto deteriore, diviene deteriore quando la ragione politica sopprime, supera, forza altre ragioni od altre valutazioni).
Abbiamo ritenuto che la ripartizione degli undici Consiglieri spettanti alla Regione dovesse essere ispirata a criteri diversi, non solo perché la maggioranza ha proposto e poi attuato, in questa fase di avvio della seconda legislatura regionale, un criterio di nomina improntato ad una più larga proporzionalità, piuttosto che al criterio legale della riserva e tutela della minoranza, ma soprattutto perché la situazione di questo Consiglio regionale è particolare, riprendiamo così brevemente un tema che non può essere dimenticato.
Sappiamo, infatti, su quali numeri è costituita la maggioranza sappiamo quali sono le vicende politiche che hanno portato a raggiungere questa maggioranza numerica, sappiamo quali sono i rapporti veri di rappresentanza politica esistenti, anche in funzione degli eventi elettorali successivi alle elezioni regionali, e quindi riteniamo che sia necessario un richiamo a confermare o a smentire l'indirizzo che la maggioranza ha assunto sulla questione delle nomine. Pensiamo che questo rapporto di forze e di presenza nella società e nel Consiglio dovesse sottolineare l'esigenza di una corrispondente rappresentanza, proprio in una situazione in cui la coerenza viene più vivacemente sollecitata per la natura del Consiglio di Amministrazione della Finanziaria che comporta la partecipazione di Enti esterni alla Regione.
Si è detto che in questo caso si doveva fare eccezione, si doveva passare all'elezione sulla base del 7 a 4 che, facendo i conti, altro non è che l'applicazione automatica del criterio legale che tutela le minoranze riservando loro almeno un terzo dei Consiglieri.
I nostri rilievi non sono stati accettati: si è obiettato che vi sono altre fondi di elezione, che garantirebbero presenze e rappresentanze alle minoranze, ma ho già detto come non si tratti di rappresentanze politiche ma di rappresentanze organiche e funzionali che intendiamo rispettare nella loro espressione. Abbiamo potuto poi ancora rilevare che, oltre alla nomina di fonte regionale, vi è quella demandata agli Enti locali, che ha un eguale significato politico e che porta a 13 i Consiglieri di espressione politica. Di questi 13 la situazione ne assegna quindi 4 soltanto alle minoranze, perché la Provincia ed il Comune, nominando un solo Consigliere non lascerebbero spazio per le minoranze.
La questione ha dato luogo ad un braccio di ferro che sta per concludersi, nel senso che non addiveniamo ad una votazione concordata come è avvenuto poc'anzi per le servitù militari, ma ad una votazione solo formalmente ineccepibile, nella quale ogni gruppo di forze politiche esprime i propri candidati secondo la riserva della legge.
Noi di questo esito ci dobbiamo dolere: prendiamo atto della deroga ad un principio, ad una linea che era stata affermata come di grande importanza e significativa di un nuovo corso.
Dobbiamo prendere atto, altresì, che si aggrava la disparità nel rapporto tra maggioranza e minoranza per effetto dell'atteggiamento dei due Enti locali. Non ci siamo però sentiti, malgrado esistessero altre difficoltà obiettive e proprio per l'incertezza di questa discussione durata a lungo, di mettere in mora ulteriormente l'istituto che attende da troppo tempo. Assumendo alcune responsabilità particolari, ci siamo messi in condizione di procedere alla elezione.
Per lunedì 14 è stata fissata la riunione per la costituzione della Finanziaria avanti a notaio. Non ci sentiamo di lasciar dire, nella confusione che per queste cose può sempre avvenire, che abbiamo concorso a mettere in mora, per questioni difficilmente comprensibili, un Istituto che abbiamo fermamente voluto e che vogliamo assicurare e garantire nella proiezione della sua attività futura.
Ma nel momento in cui protestiamo e nello stesso tempo ci accingiamo a votare, dobbiamo riconfermare per coerenza politica un'offerta e una richiesta di impegno alle altre forze politiche.
Abbiamo offerto e richiesto che in questo contesto si operi in modo da garantire che la nomina del Direttore generale, che già la legge istitutiva assegna al Consiglio di Amministrazione, che le nomine dei funzionari che costituiranno l'impianto fondamentale della Finanziaria, avvengano al di fuori dalla ricerca di equilibri di rappresentanza o di presenza politica ma avvengano nella considerazione primaria e determinante della professionalità e della capacità di garantire un'efficace azione e il successo all'Istituto: senza contraddire alle garanzie per la presenza e partecipazione delle varie componenti politiche e sociali, che devono essere chiamate tutte a concorrere per il successo della Finanziaria, uno degli strumenti essenziali della programmazione regionale.
Mentre ci accingiamo così a votare secondo il rapporto di maggioranza e minoranza legalmente previsto, chiediamo che in questa sede le altre forze politiche si pronuncino così come noi ci pronunciamo in termini precisi ribadendo, sia la nostra indisponibilità a ricercare compensi artificiosamente premendo o artificiosamente modificando il tipo di rappresentanza delle altre componenti esterne, sia il nostro impegno a garantire che la Finanziaria sia portata a nascere con il sostegno di funzionari, di tecnici professionalmente capaci, impegnati prevalentemente a questo titolo e in ogni caso scelti con criteri che valgano a fornire a tutti le più ampie garanzie.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo che nell'accingerci questa sera a varare uno dei momenti fondamentali per l'avvio della Finanziaria, non possa essere omessa, da parte del mio Gruppo, una precisazione riguardo agli intenti programmatici al futuro operativo dell'Istituto in cui riponiamo molte speranze, anche di cambiamento rispetto al funzionamento delle altre finanziarie pubbliche costituite, e debba essere data una precisazione, soprattutto in risposta all'intervento del Capogruppo della Democrazia Cristiana sugli elementi di metodo e di rapporto esistenti tra le forze politiche che hanno presieduto alla fase preliminare a quella che ci accingiamo a varare, cioè alla scelta dei candidati. Il modo con cui i partiti che fanno parte della maggioranza hanno operato è stato del tutto lineare, facile da spiegare; è anche un elemento di chiarificazione rispetto al contenuto dell'intervento del Consigliere Bianchi, che non mi sento di condividere.
Il principio portato avanti dal 15 giugno in poi è faticoso nell'applicazione, ma non possiamo dimenticare che abbiamo sempre compiuto in tutti i casi anche di rilevante importanza, i massimi sforzi perch venisse coerentemente attuato. L'occasione della Finanziaria non è stata un elemento di deroga a questo comportamento.
Per fare un discorso del genere bisogna andare più in là dei confronti numerici ricordati dal Consigliere Bianchi e cioè bisogna andare alla composizione reale, totale, completa del Consiglio di Amministrazione della Finanziaria. Vorrei ricordare ai Consiglieri che esso è composto di 21 membri, 11, dei quali designati dalla Regione e gli altri dagli altri partners, banche, camere di commercio, industriali.
Il fatto che con la proposta dei 7 membri alla maggioranza, cui vanno aggiunti quelli degli Enti locali, comunque, sia garantita una condizione di non maggioranza politica all'interno del Consiglio di amministrazione non solo, ma che sia garantito sostanzialmente che i comunisti, i socialisti ed i rappresentanti dell'Uld sono quelli che nominiamo qui attraverso gli Enti locali, è un elemento che dimostra anche come noi intendiamo debba funzionare la Finanziaria. Ha ragione il Consigliere Bianchi quando lo sottolinea, ma egli fa proprie delle impostazioni che sono state nostre e sono tuttora nostre; lo riaffermo anche formalmente.
Deve essere un organismo che parte da una base di consenso, di accordo e di reale operatività per i compiti per i quali è nato, quindi al di fuori degli schieramenti, al di fuori di maggioranze politiche precostituite o da costituire. Secondo me non c'è questo terreno, non c'è questa volontà ed i numeri da questo lato chiarificano la posizione. I rappresentanti che si possono riconoscere nella maggioranza saranno in tutto nove. Quanto agli altri non possiamo ignorare, e neanche i democristiani lo possono ignorare che da parte degli Enti vi sono designazioni già avvenute di alcune persone che sono anche rappresentanti politici del vostro partito, così come ritengo che il tipo di scelta che faranno gli altri Enti risponderà ad una logica di direzione politica, che speriamo non prevalga; le condizioni comunque sono tali che nessuno secondo noi dovrà prevalere, dobbiamo tutti invece concorrere alla costruzione di una politica incisiva nei confronti della realtà economica, questo dovrà essere l'oggetto del lavoro della Finanziaria.
Ritengo che la posizione della nostra proposta non sia e non costituisca assolutamente una deroga a questo principio; che nella rappresentanza degli altri Enti ci sia la possibilità, e ci sono già le verifiche dei nuovi fatti, di una presenza anche delle correnti reali culturali, che non sono quelle della maggioranza. Sotto questo punto di vista ritengo sia facile, automatico, consequenziale accogliere l'invito della parte finale dell'intervento del Consigliere Bianchi a costruire assieme ed a cercare di stigmatizzare, ogni volta che si presenta come fantasma ai nostri occhi, la lottizzazione per quanto riguarda le strutture operative e la direzione generale.
Sui criteri di competenza, di riconosciuta competenza tecnica, di affidabilità professionale, vogliamo marciare ed è un impegno politico, ma soprattutto saremo costretti nei fatti a marciare, semmai volessimo derogare, proprio perché l'impostazione è tale da non portare ad avere una maggioranza politica precostituita. Quindi faccio mio, faccio proprio del Gruppo comunista, l'elemento finale dell'intervento del Consigliere Bianchi, elemento che dovrà aggregare fondamentalmente in una ricerca proficua feconda, seria e motivata le condizioni ed i criteri che stanno a monte per rendere operativa la Società Finanziaria piemontese.
D'altra parte sarebbe un grosso errore se pensassimo di introdurre attraverso la lottizzazione dei reali inceppi all'attività della Finanziaria perché non possiamo dimenticare che gli altri partners hanno accettato di concorrere e di partecipare alla Società avendo obiettivi che non sono certo quelli di fare da cassa di risonanza o di costituire Enti lottizzati, ma sono quelli di operare con certe finalità da discutersi, da verificarsi anche politicamente, che superano e lasciano sullo sfondo qualsiasi elemento politico di lottizzazione. Quindi accolgo volentieri questo invito e riaffermo la piena disponibilità del mio Gruppo ad un confronto nella sede che sarà più opportuna, perché le scelte delle strutture tecniche e anche delle direzioni generali siano tali da avere questa caratura, che ora abbiamo individuato vagamente ma che preciseremo meglio con i criteri della competenza, della professionalità, del consenso sulla competenza e sulla professionalità. Per ultimo, ritengo che la posizione dei nostri Gruppi, nel momento in cui ci accingiamo ad andare a questo voto, debba essere conscia della necessità di non mettere in mora l'Istituto. Mi sembra opportuno fare un riconoscimento a tutti quei Gruppi che hanno fatto sforzi per arrivare oggi alla votazione. Ritengo giusto riaffermare che si è operato da parte della maggioranza e da parte del mio Gruppo in maniera tale da precostituire le garanzie per il funzionamento non lottizzato, non di schieramento, non a colpi di maggioranza, elementi che non riteniamo possano costituire un terreno positivo per il lavoro della Finanziaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Abbiamo sentito due interventi che sapevano tanto di scusa non richiesta all'esclusione del mio partito da questo Consiglio di Amministrazione. Il Capogruppo comunista e quello democristiano, facendosi complimenti a vicenda, si sono contraddetti in modo clamoroso. Tutti dicono che non c'é lo scontro politico, che si tende soltanto alla professionalità, che gli Enti esterni non fanno scelte politiche, ma professionali, quindi ci adeguiamo a questo. Il risultato è che non c'é una lottizzazione, ma c'é un colpo di mano della maggioranza che manda nove rappresentanti politici e la minoranza ne manda quattro.
Non faccio scandalo. Riconosco che questa e la logica dei numeri, è la logica della politica, è la logica dei risultati elettorali e delle vicende del mio partito. Chiedo però alla correttezza delle altre forze politiche di dire chiaramente che se gli Enti esterni portano una componente politica, il partito che viene premiato da questa componente politica aveva il dovere di lasciare una rappresentanza al mio partito, così come dico ai rappresentanti della maggioranza che se avevano la convinzione che gli Enti non portavano una componente politica, avevano il dovere di ridimensionare la loro. Evidentemente c'é il dubbio, da una parte e dall'altra, che così non sia. Quindi non faccio nessuno scandalo. Prendo atto della logica dei numeri e soprattutto della non certezza dell'uno o dell'altro dei decisori su questa vicenda che ci trova un po' imputati ad affrontare questa situazione.
Non facciamo scandalo per essere esclusi da questo livello decisionale anche perché è assolutamente improprio dire che ne siamo esclusi. In situazioni come questa ritengo che debba venir fuori il concetto un po' superato nel glossario della democrazia rappresentativa. Il nostro Consiglio regionale è rappresentato da 11 Consiglieri nella Finanziaria del Piemonte e ritengo che anche la mia forza politica sia rappresentata perché rifiuto nel modo più assoluto di pensare che gli 11 personaggi siano la rappresentanza di un certo numero di tessere di partito o di un certo numero di voti: sono i rappresentanti del Consiglio regionale e in questo modo ritengo di essere rappresentato: qui sono un Consigliere, non sono il partito o forza politica. Come Consigliere e come Gruppo, se vogliamo esprimerci impropriamente ed eufemisticamente, proprio perché c'è una rappresentanza globale delle diverse forze (ve ne sono altre oltre la mia che non sono rappresentate direttamente nel Consiglio di amministrazione della Finanziaria), ritengo che per i partiti che vanno ad indicare le candidature le responsabilità saranno maggiori in quanto si dovranno esprimere candidature che sappiano superare la nascita politica ed essere rappresentanti non della somma di 60 personaggi e di otto Gruppi politici ma soprattutto rappresentanti del Consiglio regionale come espressione di volontà di operare e di realizzare con la Finanziaria una componente positiva e costruttiva nell'ambito della Regione.
Se ci sarà dato di concorrere con un'indicazione, che a questo punto ci rifiutiamo di considerare politica, al collegio sindacale che certamente non può essere visto in termini politici, lo faremo; diversamente confermiamo il nostro augurio che questo organismo parta bene, con il convincimento e la fiducia nei colleghi che vanno ad indicare i candidati che questi saranno espressione del Consiglio regionale e non delle fazioni politiche che li hanno espressi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Parto da una constatazione abbastanza amara che è questa: un Gruppo come il nostro non sarebbe in grado questa sera, se non appoggiandosi in altro modo, di eleggere un proprio rappresentante nella Finanziaria.
Questo fatto può non significare molto in altre circostanze; significa molto in questa, perché la Finanziaria è la creatura più importante della Regione, sulla quale tutti abbiamo ritenuto di dover puntare ed alla quale attribuiamo un notevole significato. La logica avrebbe voluto dare un'indicazione secondo la quale, nell'ambito della rappresentanza regionale, tutte le forze politiche avessero una presenza ed i partiti più forti numericamente avessero una rappresentanza di carattere diverso. Ci non è stato: si è applicato un meccanismo che, anche se tiene conto di altri fattori collaterali, non centra il problema.
La Finanziaria è e rimane un problema regionale. I partners che ne faranno parte e che contribuiranno a portarla avanti avranno delle decisioni sempre subordinate a quelle emanate dalla Regione e dalla propria rappresentanza. Questo era il nodo e questo nodo si è sciolto male sotto l'aspetto che stavo illustrando.
L'elezione di un nostro rappresentante avviene nell'ambito della minoranza con il voto dei colleghi della Democrazia Cristiana. E' una realtà di cui obiettivamente dobbiamo dare atto, soprattutto alla Democrazia Cristiana, perché quel partito se volesse far eleggere i quattro della minoranza, lo farebbe senza nessuna difficoltà: ne ha i mezzi ed i numeri. Tutto ciò non può evidentemente non rivestire un significato politico perché non è detto che gli incontri avvengano sempre sulla base di fatti di questo genere; gli incontri avvengono anche in altri settori e per altre circostanze, ma questi sono momenti nei quali occorre necessariamente valutare da quale parte vengono offerte le possibilità che questa sera avremo.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola? L'Assessore Simonelli, ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio.

Non ripeterò le argomentazioni che ha poc'anzi sviluppato il Consigliere Bontempi e che trovano la Giunta consenziente. Nel momento in cui il Consiglio regionale si appresta a designare i rappresentanti della Regione del Consiglio d'Amministrazione della Finanziaria piemontese, mi pare valga la pena di raccogliere dal dibattito alcune annotazioni di carattere generale.
La Finpiemonte, strumento della programmazione, nasce finalmente con l'obiettivo di realizzare quegli interventi di promozione e di attuazione delle politiche di sviluppo ed in particolare della politica industriale nell'ambito della Regione Piemonte, ponendosi non come un centro autonomo che si sovrappone a quelli che già realizzano interventi, ma piuttosto come centro di coagulo, di coordinamento delle iniziative in corso, quindi tendenzialmente non divenendo sede di interventi permanenti, ma momento di raccordo e di coordinamento. I progetti che la Finanziaria dovrà realizzare saranno definiti dal Consiglio di Amministrazione e portati poi all'esame ed all'approvazione del Consiglio. I settori nei quali si prevede l'intervento, sulla base anche del documento contenente le prime indicazioni sull'attività, a mano dei Consiglieri (ho visto tra l'altro che non è stato scritto che è un documento della Giunta regionale, ma credo che sarà parso chiaro che si tratta di prime indicazioni fornite dalla Giunta regionale alla Finanziaria perché tenga conto nella definizione del suo programma di attività), si individuano, soprattutto in quattro interventi oltre a quelli infrastrutturali: nell'ambito finanziario e creditizio nell'ambito della formazione, nell'ambito della promozione, della ricerca e dell'assistenza tecnologica ed infide quello del marketing e del sostegno all''esportazione.
In modo particolare sono importanti gli interventi che si riferiscono alle aree industriali attrezzate, alla possibilità di realizzare un sostegno alle piccole e medie imprese attraverso strumenti come consorzi di garanzia, fidi e interventi sulla standardizzazione della domanda pubblica.
Ma su questi argomenti avremo modo e possibilità di tornare; mi pare che questa sera il Consiglio non possa essere ulteriormente tediato.
Farei qualche considerazione in ordine al problema sollevato dal Consigliere Bianchi, che ci trova completamente d'accordo: la Finanziaria non deve essere un carrozzone di lottizzazione, ma deve darsi un'organizzazione interna capace di corrispondere a questi obiettivi ed a questi programmi.
La legge regionale chiarisce che il Direttore è nominato dal Consiglio di Amministrazione in base a requisiti di competenza tecnica e questa caratteristica deve essere mantenuta, così come l'organizzazione interna della società deve essere sufficientemente snella, affidata a gruppi di lavoro interdisciplinari caratterizzati da competenze professionali che si riconnettono ai progetti che la Finanziaria si dovrà dare, con un organico ristretto e con una politica del personale ispirata a rigorosi criteri di qualificazione e di produttività. Quindi, sotto questo profilo, non vi è alcun dubbio che siamo completamente d'accordo con le richieste che il Consigliere Bianchi faceva.
In ordine alla composizione del Consiglio di Amministrazione, lo ricordava prima Bontempi, ci pare che non solo sia stata rispettata la legge che stabilisce la rappresentanza delle minoranze nella misura di un terzo, che è appunto 4 su 11, ma in base a considerazioni svolte, che sono quelle che hanno presieduto alla costituzione della Finanziaria e al dibattito svolto qui, nel Consiglio d'Amministrazione viene fatto largamente posto alle rappresentanze dei partners, ritenendo giusto che la Finanziaria non nascesse con una massiccia presenza di rappresentanti regionali che schiacciassero quelli che vengono dagli altri partners.
Abbiamo voluto stabilire che la rappresentanza della Regione si limiti a quella strettamente corrispondente all'obbligo di legge, cioè di avere la maggioranza nel Consiglio d'Amministrazione, quindi 11 su 21, che è il minimo possibile ed indispensabile. Le rappresentanze degli altri Enti stanno arrivando, su alcuni si hanno già delle indicazioni, sulla base di libere scelte degli Enti medesimi, ma, come ricordava Bontempi, sarebbe nascondersi dietro un'ipocrisia puramente formale negare che da quelle designazioni arrivino indicazioni nella loro totalità, o quanto meno nella loro grande maggioranza, diverse da quelle che sarebbero indicazioni corrispondenti alla maggioranza di questo Consiglio.
Non crediamo che il Consiglio d'Amministrazione della Finpiemonte sia un Consiglio in cui qualcosa possa essere deciso a colpi di maggioranza e di minoranza. Riteniamo un grave errore muoversi in questo senso ed a questa logica abbiamo ispirato tutta l'impalcatura che sorregge il Consiglio d'Amministrazione.
Chiediamo la comprensione dei Gruppi in quest'opera; così come la maggioranza non ha in nessun modo inteso precostituire posizioni di forza all'interno del Consiglio d'Amministrazione, nel quale è largamente minoritaria, così la stessa logica, che ha portato a far posto alle rappresentanze dei partners, ha portato necessariamente a stabilire in 11 i rappresentanti della Regione, a fare quella ripartizione tra maggioranza e minoranza che è quella fissata dalla legge e al di sotto della quale non ci pareva giusto andare.
Mi pare comunque che l'insieme delle nomine che siamo chiamati a fare nel Consiglio d'Amministrazione e nel Collegio dei Sindaci consentano una rappresentanza complessiva che coinvolge tutti i Gruppi presenti; la politica della Finanziaria, nel rispetto della sua autonomia, dovrà essere discussa ampiamente nelle linee di indicazione, nei finanziamenti nell'individuazione dei progetti, dal Consiglio regionale con un appuntamento alle altre scadenze, che ci apprestiamo oggi a definire finalmente con l'atto formale di nomina dei rappresentanti della Regione nella Finpiemonte.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione degli undici membri del Consiglio di Amministrazione. I nominativi proposti sono quelli di Gastone Cottino Piero Verzeletti, Vito Damico, Wilmer Graziano, Franco Clementoni, Giovanni Luparia, Domenico Curto, Giovanni Zanetti, Renzo Patria, Giuseppina Sacchetti e Amaele Abbiati.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 42 hanno riportato voti: Gastone COTTINO n. 26 Vito DAMICO n. 26 Piero VERZELETTI n. 26 Franco CLEMENTONI n. 24 Giovanni LUPARIA n. 25 Wilmer GRAZIANO n. 26 Domenico CURTO n. 26 Giovanni ZANETTI n. 15 Renzo PATRIA n. 15 Giuseppina SACCHETTI n. 15 Amaele ABBIATI n. 15 Scheda bianca n. 1 Si proclamano pertanto eletti: Gastone Cottino, Vito Damico, Piero Verzeletti, Franco Clementoni, Giovanni Luparia, Wilmer Graziano, Domenico Curto, Giovanni Zanetti, Renzo Patria, Giuseppina Sacchetti, Amaele Abbiati.
Passiamo alla votazione dei rappresentanti nel Collegio sindacale, per il quale si svolgono due votazioni: una per gli effettivi e l'altra per i supplenti. I nominativi per i tre Sindaci effettivi sono quelli di: Giuseppe Chiesa, Lionello Jona e Simeone Piffari.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

La votazione per i Sindaci effettivi ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 45 hanno riportato voti: Giuseppe CHIESA n. 31 Lionello JONA n. 12 Simeone PIFFARI n. 23 Schede bianche n. 2 I Signori Chiesa, Jona e Piffari sono eletti Sindaci effettivi nel Collegio Sindacale dell'Istituto Finanziario regionale piemontese.
Passiamo alla votazione per l'unico membro supplente del collegio sindacale. Il nome proposto è quello di Nello Ramella.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

La votazione per l'unico membro supplente ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 45 ha riportato voti: Nello RAMELLA n. 24 Schede bianche n. 9 Schede nulle n. 2 Il Signor Nello Ramella è eletto Sindaco supplente nel Collegio sindacale dell'Istituto Finanziario regionale piemontese.
Passiamo alla votazione per l'immediata esecutività delle tre deliberazioni di nomina del Consiglio di Amministrazione, dei Sindaci effettivi e del Sindaco supplente per alzata di mano. L'immediata esecutività è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
La nomina per il Centro di Calcolo è rinviata. Comunico che la Commissione nomine verrà convocata lunedì alle ore 12, appena la Giunta farà conoscere le sue proposte per la nomina del Presidente del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale . Gli uffici provvederanno a darne comunicazione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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