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Dettaglio seduta n.103 del 03/03/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Trasporti su ferro

Dibattito sul piano poliennale delle Ferrovie dello Stato (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Prosegue il dibattito sul piano poliennale delle Ferrovie dello Stato. E' iscritta a parlare la signora Graglia Artico. Ne ha facoltà.



GRAGLIA Anna

Stamattina l'Assessore ai trasporti ha svolto una sintesi del documento predisposto dalla Giunta sulla proposta di piano pluriennale delle Ferrovie dello Stato, ed abbiamo sentito gli interventi di alcuni Consiglieri.
Vorrei richiamare alcuni dati generali che mi sembra non possano sfuggire a questo dibattito. Con il piano pluriennale delle Ferrovie dello Stato si affronta un nodo importante che investe scelte strategiche. Esso deve rappresentare un intervento organico, serio, adeguato, in sostanza un intervento di riforma. Dobbiamo avere presente che le ferrovie del nostro Paese sono in una condizione di crisi particolare, che il 70% del traffico si svolge solo sul 23 % della rete nazionale e che il traffico merci occupa lo spazio più ristretto d'Europa; un sistema ferroviario che in gran parte è inutilizzato, che non è aggiornato tecnicamente, che assorbe una quantità insufficiente di traffico e che non risponde quindi alle esigenze richieste.
E' chiaro che la crisi è determinata da un modello di sviluppo economico ed urbanistico che ha teso a potenziare le linee autostradali piuttosto che gl'investimenti ferroviari.
Non dimentichiamoci che a fianco dei 5000 chilometri di linea ferroviaria corrono 5000 chilometri di autostrade; percorsi autostradali imponenti, notevoli, che hanno sviluppato la motorizzazione privata, cioè quel tipo di meccanismo di sviluppo oggi particolarmente in crisi e che deve trovare una risposta diversa attraverso le indicazioni che emergono dai piani settoriali che stanno andando avanti. C'è quindi bisogno di un rinnovamento del sistema ferroviario, della revisione della struttura e della stessa organizzazione del lavoro. Sono problemi che devono essere affrontati insieme.
Credo sia estremamente interessante che le Regioni abbiano votato un documento unitario con il quale si chiede una loro maggiore presenza nelle decisioni che riguardano il piano poliennale delle ferrovie.
L'Assessore Bajardi evidenziava il deficit pauroso delle ferrovie (si parla di 1700 miliardi). Se commisuriamo tale deficit ai contributi che lo Stato eroga all'Azienda Ferrovie per tutta una serie di convenzioni, ci troviamo di fronte ad un disavanzo reale doppio che è nell'ordine di 6 miliardi al giorno, oltre all'ammontare delle sovvenzioni per trasporti pubblici erogati da parte delle Regioni e dei Comuni. E' un sistema di trasporti che costa complessivamente al nostro Paese 1/3 del prodotto nazionale lordo.
Dobbiamo avere presenti questi elementi anche nella realtà piemontese proprio perché in Piemonte la rete ferroviaria ha una dimensione importante rispetto ad altre Regioni. Non a caso in Piemonte vi sono 2000 chilometri di linee rispetto ai 16.000 globali; in questo piano poliennale si punta ad investimenti su 11.500 chilometri, quindi escludendone subito 4 500; per quanto riguarda il Piemonte, la rete primaria e sussidiaria che dovrebbe trovare potenziamento riguarda 859 chilometri contro 1141 chilometri che dovrebbero essere esclusi da qualsiasi intervento, aumentando di 338 chilometri la proposta di "rami secchi" Il documento che l'Assessore ha presentato dà una risposta sul problema dei "rami secchi", indica e denuncia come questa politica sia contraria al reale potenziamento delle Ferrovie dello Stato.
Il potenziamento e gli investimenti sulle grandi dorsali longitudinali e trasversali che individuano una rete a carattere nazionale ed una a carattere sussidiario (che interessa il 67,2% delle linee oggi esercitate sulle quali si svolge il 95/97 % del traffico), riguardano in Piemonte le linee Torino-Alessandria-Genova; Torino-Novara-Milano; Torino-Trofarello Fossano-Sella-Savona; Torino-Chivasso; Bivio Castelrosso - Valenza-Torre Berretti ; Modane-Bussoleno, Arona-Santhià-Torino e per la rete sussidiaria la Torino-Fossano-Ventimiglia; la Torino-Airasca-Pinerolo; la Aosta Chivasso. Ma che cosa significano le altre linee? Il Consiglio regionale deve avere di fronte anche l'elencazione di queste linee perché ci si renda conto come questa impostazione sia contraddittoria con il dibattito svolto nelle settimane scorse, circa lo sviluppo equilibrato, diffuso del Piemonte. Infatti il piano poliennale delle Ferrovie dello Stato escludendo gli interventi sui 1141 chilometri praticamente dice che all'Azienda Ferrovie dello Stato non interessano le linee di Torino Pinerolo-Torre Pellice, Bussoleno-Susa; Airasca-Cuneo; Savigliano-Saluzzo Cuneo-Mondovì; Ceva-Ormea; Cavallermaggiore-Bra-Nizza Alessandria Trofarello-Chieri; Chivasso-Asti; Asti-Nizza; Acqui-Ovada; Chivasso-Casale Castagnole-Asti; Casale-Mortara; Mortara-Pavia; Santhià-Biella; Biella Novara; Varallo-Vignale; Santhià-Romagnano-Arona; Novara-Borgomanero Domodossola; Carmagnola-Bra-Ceva; Casale e Vercelli. Enormi aree del Piemonte nelle quali sono necessari, invece, interventi particolari di riequilibrio della struttura produttiva, interventi sulla rete delle infrastrutture per potenziare il servizio del trasporto pubblico rispetto al trasporto privato.
Evidentemente con un voto del Consiglio regionale occorre esprimere la nostra posizione chiara, sul piano poliennale così come è stata espressa nel documento della Giunta, occorre verificare la capacità di spesa delle ferrovie ed i ritardi degli interventi che sono già stati programmati attraverso i piani-ponte, piani d'investimenti speciali.
Le Ferrovie dello Stato che erano in grado di spendere 180 miliardi nel gennaio '76, prevedono per il '77 un aumento del 20 o 30%, pari a 220-240 miliardi. Prevedono un aumento del 30 o 40 % nel '78-79, per arrivare ad una cifra di 450-500 miliardi nell'80-81 quale capacità di spesa minima.
Sono cifre estremamente distanti però dall'indicazione di spesa contenuta nel piano. E' chiaro che, anche da questo punto di vista, l'intervento della Regione deve essere fermo e deve essere collegato agli interventi delle altre Regioni.
Nel dibattito di questa mattina tutti hanno concordato sul fatto che la rete ferroviaria debba essere l'asse portante del nuovo sistema dei trasporti e che non si possa derogare da questo tipo di individuazione, nel momento in cui dobbiamo varare il piano dei trasporti regionali, anche per evitare gli errori del passato nella corsa a certi primati di velocità.
Le indicazioni avanzate dalla Giunta mi sembrano abbastanza precise sono scelte che colgono il nodo dei problemi, come la questione della Bussoleno-Salbertrand, il quadruplicamento della Trofarello-Lingotto, lo scalo di Orbassano, il nodo di Torino. Sono interventi particolari, che servono a sbloccare situazioni di intasamento e nello stesso tempo rivitalizzano, come nel caso dello scalo di Orbassano, le strutture dimenticate dal piano delle Ferrovie.
Il Consiglio ha espresso nel complesso un giudizio unitario. Il Consigliere Picco si è trovato d'accordo e ha sottolineato l'importanza degli attestamenti incrociati come soluzione per il trasporto, casa-lavoro cioè per quanto riguarda il pendolarismo e le aree suburbane. E' un'indicazione che ha ottenuto partecipazione e consenso. In Commissione abbiamo già detto di essere disponibili per approfondire queste questioni ma evidentemente esistono anche altre sedi dove i discorso può essere sviluppato e portato avanti. A me preme sottolineare che, dal punto di vista politico, le nostre indicazioni concordano con le linee che l'Assessorato ha predisposto, esse trovano noi comunisti particolarmente d'accordo, ma hanno trovato assenso e consenso anche in altre forze politiche.
E' possibile portare avanti e realizzare lo sviluppo equilibrato del Piemonte, nella misura in cui gli interventi sui trasporti vedranno le Ferrovie dello Stato impegnate non solo sulle grandi linee, ma nel loro sviluppo diffuso. In questo modo sarà possibile evitare concentramenti in poche aree, spopolamento di vaste zone, e si potrà dare fiato all'economia e allo sviluppo omogeneo del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dagli interventi di questa mattina e da quello precedente della signora Graglia emerge l'importanza dell'esame del piano poliennale delle Ferrovie dello Stato nell'ottica di una politica di piano che la Regione si è data, sia rispetto all'assetto delle attività economiche e alla diversificazione dell'attività produttiva esistente, sia rispetto al riequilibrio territoriale. La proposta quindi che la Giunta, tramite il suo Vice Presidente ed Assessore ai trasporti, ha avanzato questa mattina, merita il nostro pieno accoglimento. A parte tutti gli altri argomenti e problemi che la proposta, come momento di spinta politica nei confronti delle decisioni del Governo centrale e dell'Amministrazione delle Ferrovie, pone all'attenzione del Consiglio acquista un ulteriore momento di meditazione quanto ha detto il collega Oberto in relazione al traforo autostradale e ai rapporti internazionali.
Credo non esista nessuna dichiarazione da parte delle forze politiche che non contenga il riconoscimento degli errori degli anni passati, errori che hanno portato alle contraddizioni del nostro sistema produttivo.
Bisogna partire da queste premesse per cercare di ragionare logicamente intorno ai processi in corso nell'alta Valle di Susa. Ho sempre concordato con il collega Oberto sulla necessità di consentire il collegamento autostradale attraverso il Frejus (e questo già negli anni passati, ancor prima che ci si sedesse su questi banchi come portatori di volontà e di decisioni politiche), però con chiaro riferimento che il collegamento autostradale non doveva avvenire in contrasto, ma come sussidio a quanto già esistente nel trasporto ferroviario. E' vero che esiste la teoria secondo cui più trafori si fanno e maggiormente si possono collegare i processi economici della nostra Regione con quelli più ampi del Centro Europa. In ogni modo il riferimento al traforo del Monte Bianco può essere errato poiché diverse sono le aree interessate e destinate al raccordo diversi sono i collegamenti, come quelli con il Mare del Nord partendo da Anversa, Rotterdam ed arrivando fino ad Amburgo; diverso è il tipo di collegamento che esiste tra quelle aree e la realtà italiana. Non esisteva nessun collegamento ferroviario che potesse collegare direttamente il Piemonte, attraverso la Valle d'Aosta, ed il Nord Europa se non il trasporto autostradale.
Indubbiamente esistono elementi positivi ed elementi negativi. Gli elementi negativi sono già stati ricordati dal collega Oberto, ma mi pare che chiaramente consistano soprattutto nel premiare un certo tipo di collegamento autostradale direttamente in concorrenza con quello ferroviario, dal momento che quello ferroviario non ha potuto raggiungere il massimo delle sue possibilità. Qui sta l'azione politica: se i tempi di attuazione delle due opere, 1979 quella autostradale, 1983 quella ferroviaria, portano alla diversificazione di 4 anni, se siamo convinti tutti che occorre premiare il trasporto pubblico come momento essenziale e come momento non astratto dalla realtà socioeconomica italiana, allora dobbiamo operare come Regione per segnalare che avremmo delle conseguenze negative se le cose procedessero in questa maniera. Oggi subiamo le conseguenze di una mancata politica di programmazione in termini generali ed oggettivi per le reali condizioni economiche che uniscono i due paesi.
Il collega Marchini stamani faceva valutazioni di schieramenti campanilistici e di partitocrazia in merito alla situazione delle Valli di Susa. Non credo che questi siano i termini con cui si debba affrontare un problema di così grande importanza. Se la situazione è a questi livelli sarebbe estremamente difficile parlare in termini di efficienza, di validità delle istituzioni democratiche, non significa un livello culturale più basso, ma significa venir meno ai rapporti esatti tra classe politica e realtà.
Nel momento in cui dobbiamo esprimere il nostro parere sulle previsioni di spesa, mi pare estremamente corretto che a livello regionale si valutino le situazioni reali, i pericoli che possono incombere e le cause che possono determinare dei ritardi. Fin da oggi dobbiamo preoccuparci di studiare i veri flussi del trasporto in via prioritaria e in via sussidiaria: ecco allora la necessità di sollecitare tempestivi e chiari impegni nel quadro del piano di sviluppo, la necessità di sollecitare il raddoppio della linea ferroviaria da Bussoleno a Exilles. La Regione Piemonte deve sollecitare perché si arrivi a questo in tempi non lunghi come il 1983; la proposta della Giunta sollecita l'apertura di un numero maggiore di cantieri per risolvere in tempi più rapidi il raddoppio della linea ferroviaria e si riallaccia al problema dello smistamento di Orbassano, dove i lavori procedono con lentezza assoluta. La denuncia deve essere rivolta non soltanto in previsione di quanto si potrà fare in futuro, ma alla lentezza da parte dell'Amministrazione dello Stato ad assolvere agli impegni prioritari. Oggi lo smistamento di Torino assorbe 1800 vagoni al giorno, mentre esiste la possibilità di smistarne 5000; già solo questo dato ci evidenzia la quantità di traffico tra Italia e Francia che è costretto a passare attraverso il trasporto autostradale per l'inefficienza del trasporto pubblico. Non si può giustificare l'abbandono della politica del trasporto pubblico a favore di un'indiscriminata politica del trasporto privato negli anni passati, il rilancio di un nuovo assetto economico del Piemonte deve trovare nella politica dei trasporti il sottofondo essenziale e deve essere nel contempo rivolto al rilancio ed alla crescita del Mezzogiorno. Infatti ci si deve rendere conto che non bisogna puntare soltanto sui collegamenti tra Piemonte e Francia, ma anche sui collegamenti più rapidi tra il Sud e la Francia. La Valigia delle Indie, che fece sognare mio padre ed i padri di molti Consiglieri presenti è un chiaro riferimento. E' ovvio che soltanto il trasporto ferroviario pu permettere il rapido collegamento delle zone del Sud con le aree forti del Nord. Quindi il nostro giudizio sulla proposta avanzata dalla Giunta è positivo. La proposta della Giunta indica i momenti essenziali di intervento e chiede al Governo centrale la soluzione dei problemi che si pongono nella logica della politica di piano in cui abbiamo individuato i nodi fondamentali per un diverso avvio dei processi economici della Regione Piemonte; processi che non devono soltanto essere collegati alla volontà del "laissez faire" che troverebbe sempre giustificazione nel dire "lasciamo che le cose stiano così". Credo che esista compatibilità fra i due sistemi e che siano entrambi validi. Non è stata fatta soltanto una valutazione degli errori del passato, ma è stata anche espressa la volontà del futuro e credo che questa sia la prima volta che si pongono in termini precisi delle proposte di investimenti all'Amministrazione centrale investimenti intesi come accelerazione di capacità di spesa e soluzione di programmi da lungo tempo approvati.
La volontà è l'espressione politica, che mi auguro concorde da parte di tutte le forze politiche del Consiglio, rappresenta un momento di stimolo per arrivare a queste soluzioni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'esame del piano poliennale delle Ferrovie dello Stato ed il fatto che esso sia avvenuto, in Commissione, contemporaneamente a quello del disegno di legge della Giunta sui trasporti e la viabilità, ha avuto sicuramente un pregio: quello cioè di favorire una discussione complessiva di carattere "dipartimentale" interessante tutta la materia dei trasporti ed il quadro delle competenze e dei compiti della Regione nel settore. E così tanto per le competenze legislative dirette derivanti dai decreti delegati del 1972 e quelle prospettate dalla legge 382 (o quelle che supponevamo fossero prospettate) quanto per le competenze consultive che in ordine ai rapporti con le Ferrovie dello Stato sono chiaramente prevalenti, ma che si collocano in ordine ad un indirizzo generale della Regione, nell'ambito di una competenza generale, specifica e propria, sull'assetto del territorio, e non come concessione del potere centrale.
L'esame del piano poliennale ha anche messo in luce alcune difficoltà che la materia presenta ai fini di corrette indicazioni di intervento tanto che sono state avanzate proposte, in particolare dal Consigliere Picco, sull'opportunità della presenza "a latere" dei componenti della Commissione di consulenti tecnici che ne affianchino l'opera.
La questione è risolta, in termini generici, dall'art. 20 dello Statuto, secondo cui le Commissioni possono avvalersi di esperti, entro i limiti fissati dal Regolamento o deliberati dal Consiglio: sarà però forse utile che essa venga affrontata in sede di Conferenza di Capigruppo perch presenta aspetti che richiedono attenzione e approfondimento. In effetti i Consiglieri regionali, in quanto tali, non disponendo dell'apparato di governo, si trovano nei confronti della Giunta in una condizione di disparità, né è, a nostro avviso, seriamente ipotizzabile che possano farvi fronte con i fondi per il funzionamento dei Gruppi, la cui sostanza è andata in questi anni via via scemando per le note vicende della nostra moneta.
Dai documenti che ci sono stati presentati e dall'illustrazione che ne è stata fatta dall'Assessore ai trasporti, si rileva che i sistemi di trasporto di persone e di merci, come peraltro era noto, si sono sviluppati negli ultimi decenni in forma di assoluta reciproca autonomia e nell'ambito di ogni sistema, in condizioni di totale mancanza di piani di riferimento e pertanto in modo disordinato.
Ciò ha dato luogo, ed emerge dalla relazione dell'Assessore regionale attraverso ad una irregolare ed irrazionale distribuzione dei fondi disponibili, alla progressiva riduzione del servizio in termini di qualità e quantità, anziché al necessario potenziamento in rapporto agli accresciuti bisogni della collettività ed al suo sviluppo.
Ogni discorso riguardante le iniziative da assumersi per assicurare la mobilità delle persone e delle merci nei termini necessari per garantire il regolare sviluppo socio-economico deve necessariamente riferirsi ad un piano o quadro di riferimento di tipo generale, nell'ambito del quale si configuri la razionale integrazione tra i diversi piani settoriali, ognuno dei quali riguardante uno dei modi di trasporto, nei suoi riflessi sulla mobilità delle persone e delle merci.
Questa integrazione deve essere ricercata esclusivamente in termini di ottimizzazione del servizio nei riguardi degli interessati, e cioè degli utenti.
Di conseguenza, è inutile ogni valutazione che pretenda di riferirsi al puro rapporto costi- ricavi, essendo ormai acquisito il principio che la funzione della mobilità è un servizio indispensabile e di pubblica utilità.
In tale quadro generale occorre, sotto il profilo della gestione procedere anzitutto a scelte urgenti in ordine alla distribuzione intermodale del traffico.
Ciò significa non attendere che vengano elaborati complessi progetti di previsione sulla base di dati che debbono essere tutti ancora raccolti e la cui elaborazione non potrebbe non dar luogo a gravi errori.
Sulla base invece degli accertati livelli di fabbisogno arretrato e di alcune elementari considerazioni di tipo razionale, è possibile procedere per grandi linee, ad una idonea distribuzione intermodale.
Sarebbe, per esempio, assurdo, stante l'attuale limite di prestazioni ottenibili dal sistema ferroviario, pensare di trasferire tutto il traffico merci dalla strada alla ferrovia: basti pensare, infatti, che la strada ne assorbe oggi il 75% circa del fabbisogno.
Sarebbe altrettanto assurdo non impostare però un razionale programma d'integrazione tra strada e ferrovia, tendente per esempio, nel settore delle merci, a ridurre il numero degli scali, ma ad accrescerne l'efficienza per garantire il regolare flusso del materiale trasportato.
Sarebbe altrettanto assurdo pensare di continuare nelle erogazioni di modesti finanziamenti ai vari porti marittimi senza individuare, quanto meno, la specializzazione dei maggiori di essi ed incominciare ad operare su di questi in attesa che vengano definiti sistemi portuali più complessi.
Parallelamente ad indirizzi di massima per la distribuzione intermodale a livello nazionale, dovrebbero essere espressi indirizzi di massima per la determinazione del prezzo di cessione del servizio, con riferimento al beneficio sociale che la produzione del servizio stesso determina. Non è cioè il caso, come ho detto, di riferirsi al rapporto costo-ricavi, ma occorre invece riferirsi al rapporto costo-benefici.
Su questo problema, tuttavia, ritorneremo in occasione della discussione sul disegno di legge relativo ai trasporti: intendevo, per ora solo farne un accenno "per memoria".
La determinazione di un quadro generale di riferimento per l'integrazione tra i vari modi di trasporto deve configurarsi solo come momento di definizione del quadro di riferimento di ognuno dei modi che concorrono a fornire il sistema. Nel senso che dovranno individuarsi le competenze e le responsabilità delle Amministrazioni centrali, nonch quelle - con i relativi diritti di intervento - delle Regioni.
Ad esempio, il fatto che si preveda un certo quadro di riferimento per il sistema portuale o per il sistema ferroviario nazionale vuole solo significare che a livello regionale lo sviluppo in dettaglio del sistema dovrà comprendere gli indirizzi più vasti che tengano conto delle esigenze nazionali, che sono quelle che si riferiscono al fabbisogno del servizio rispettivamente interregionale e internazionale.
Nelle osservazioni della Regione al piano delle Ferrovie dello Stato si fa rilevare come ancora una volta ci si trovi di fronte più ad un programma di costruzione delle infrastrutture che non ad un piano di sviluppo dei servizi ferroviari.
In effetti, se si analizzano le proposte delle Ferrovie dello Stato gli obiettivi e gli indirizzi fissati, non sembra che per quanto riguarda il polo di Torino emergano delle soluzioni qualificanti tali da realizzare il recupero territoriale e l'eliminazione delle disfunzioni ai vari livelli della vita socio-economica.
Così, il piano delle Ferrovie dello Stato è privo d'introduzioni innovative sui tracciati ai fini dello sviluppo dei servizi ferroviari e di una riqualificazione del territorio atta ad eliminare gli scompensi. Esso si muove nella logica esclusiva del livello settoriale senza avere a mente tutti gli altri problemi che interessano, oltre ai trasporti pubblici extra ferroviari, anche la grande viabilità, la produttività, la residenza e tutti i servizi pubblici e privati, anche a livello terziario, connessi a tale problematica.
Ci si deve allora porre su di un piano diverso dalla logica delle Ferrovie dello Stato per poter capovolgere la situazione attuale, per riqualificare il territorio attraverso questa struttura che deve essere considerata portante rispetto al territorio da pianificare.
E' indubbio che i tracciati ferroviari attuali servono esclusivamente la città ed hanno poca influenza sulla conurbazione, per cui diventa essenziale agire sui rapporti che attengono ad uno degli obiettivi generali del piano, che è quello di coordinare il sistema ferroviario con gli altri modi di trasporto, sviluppando i trasporti di tipo intermodale mediante una efficace integrazione con gli altri vettori e procedendo all'eliminazione di quegli inconvenienti che derivano da una localizzazione spontanea e non programmatica dei principali punti di interscambio. Ciò è quanto in effetti si propone, invece, la legge quadro sui trasporti presentata dalla Giunta regionale che queste linee si propone per sviluppare un raccordo con i piani comprensoriali e con la politica generale di piano della Regione. In sostanza, il piano delle Ferrovie dello Stato è un piano che non ha influenza sul territorio, che conferma i tracciati attuali, cercando una razionalizzazione della rete esistente attraverso l'attuazione del sistema detto degli "attestamenti incrociati" per i quali possono sorgere dei dubbi sulla loro capacità di garantire un'efficace fruizione all'utenza distribuita sul vasto territorio della conurbazione e che comunque non assicura quell'aumento dell'attrattività della ferrovia che è un altro degli obiettivi generali del piano. Non avendo una visione completa dei problemi territoriali, sembra quasi che tutto si possa risolvere con il quadruplicamento dei binari sul sistema attuale, anziché attraverso un percorso anulare con aree nodali di interscambio che assumono la funzione di riequilibrio a livello territoriale. Gli interessi reali del territorio della conurbazione vanno invece visti proprio, secondo gli indirizzi programmatici della Regione, alla luce dell'impostazione generale del piano di assetto territoriale dell'area torinese, attraverso la partecipazione del Comprensorio, con l'introduzione di nuove strutture; con una chiara integrazione con gli altri mezzi di trasporto per uno stretto legame ai problemi del territorio; con l'eliminazione degli scompensi attuali per recuperare all'interno della città, vaste aree, ora destinate a parchi ferroviari ma che hanno da tempo perso questa vocazione e che sono in netta contraddizione con il tessuto urbano ed in stridente contrasto con una migliore utilizzazione del territorio cittadino. La ristrutturazione del territorio, il suo recupero funzionale, la ricerca di un nuovo equilibrio va attuato anche attraverso previsioni di tracciati ferroviari diversi da quelli esistenti, che abbiano la forza di capovolgere la situazione di disagio attuale. Le strutture ferroviarie, che rappresentano un elemento fondamentale di grande importanza per l'assetto futuro del territorio vanno attentamente considerate e legate intimamente a tutta la problematica urbanistica e socio-economica che sta alla base del processo di riequilibrio e di profondo mutamento della situazione. Il parere espresso dalla Giunta contiene delle osservazioni largamente condivisibili.
Ci sembra corretto, infatti, ricondurre nel quadro delle iniziative da assumere, quelle relative alle Aziende speciali e tra queste le Ferrovie dello Stato.
In effetti la loro autonomia è solo nominale poiché la loro attuale costituzione le rende dipendenti in misura eccessiva sia dall'autorità politica preposta al rispettivo dicastero, sia dal dicastero del tesoro.
Da tempo sono state avanzate, soprattutto per le Ferrovie dello Stato numerose e positive proposte. E' pertanto necessario promuovere un'iniziativa che, raccogliendo le esperienze dalle discussioni fatte possa giungere rapidamente a creare con le Ferrovie dello Stato un effettivo strumento esecutivo in grado di attuare i programmi che l'autorità politica avrà via via definito.
L'integrazione dei modi di trasporto e la determinazione dell'effettivo livello di fabbisogno del servizio, porta con sé, in modo quasi automatico la cooperazione tra tutti gli Enti interessati per l'uso corretto del territorio, poiché evidentemente non potranno più attuarsi insediamenti abitativi o industriali o strutture del tempo libero senza che si sia verificata la loro opportunità e la loro possibilità di soddisfare, in termini di servizi, le loro esigenze.
Iniziative tempestive e massicce per il soddisfacimento del fabbisogno arretrato di servizi, comportano l'impiego di aliquote massicce di manodopera specializzata e non, nel settore delle infrastrutture civili ed in quello della produzione dei beni strumentali.
Ciò significa attuare una politica tendente, in tempi normali all'aumento del livello occupazionale; negli attuali momenti di crisi una simile politica consente di operare anticongiunturalmente per tendere almeno a mantenere il livello occupazionale, attraverso una diversa utilizzazione della forza lavoro sino ad ora impiegata per fini diversi da quelli del servizio del pubblico trasporto.
Basti pensare che, secondo certi calcoli, un miliardo di investimenti nel settore delle infrastrutture civili o un miliardo di investimenti nel settore della produzione di beni strumentali (come i veicoli e gli impianti) di pubblico servizio di trasporto, permetterebbe l'impiego di 90 unità lavorative. Un piano di emergenza nazionale (come quelli già avviati in Francia ed in Svizzera) che prevedesse l'impiego di cifre non enormi, ma limitate a 200/300 miliardi all'anno, consentirebbe l'occupazione di 20/30.000 unità operative, con risultati almeno, ed oltre, 5 volte superiori a quelli del piano autobus.
Su tutte le altre questioni che sono contenute nella relazione dell'Assessore ai trasporti che richiamano i contenuti del Piano regionale di sviluppo per il settore dei trasporti e le indicazioni delle Regioni dell'avvio di un nuovo ruolo delle ferrovie quale trasporto rapido di massa al servizio delle aree metropolitane e regionali e quale momento fondamentale e portante dei sistemi di trasporto integrati regionali ed interregionali al miglioramento ed al riclassamento delle linee secondarie e concesse e la valorizzazione di itinerari alternativi alle tradizionali linee fondamentali per perseguire condizioni di equilibrio nei confronti dei territori non interessati dai percorsi fondamentali, esprimiamo il nostro consenso, consapevoli per altro che l'impegno della Regione nella materia troverà, in occasione dell'esame della legge quadro regionale sui trasporti e la viabilità e del piano regionale dei trasporti, nuove opportunità di approfondimento, di proposta e di conseguenti interventi.



PRESIDENTE

Per la conclusione del dibattito la parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore ai trasporti

L'andamento della questione conferma l'importanza della posta all'ordine del giorno e l'impegno conseguente ad una serie di riflessioni certo in tempi brevi e non in modo affrettato, perché e indispensabile rimuovere le carenze alla base delle attuali strutture delle Ferrovie in Piemonte.
La Giunta è pienamente d'accordo con proposizioni che tendono ad una maggiore riflessione, responsabilizzazione ed approfondimento e da questo punto di vista credo che il richiamo fatto or ora dal collega Calsolaro, in ordine all'azione congiunta della II Commissione e dell'Assessorato, non possa che essere considerato della Giunta se non in termini positivi. Si tratterà di trovare un'esatta definizione delle funzioni rispettivamente del Consiglio, delle Commissioni e del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti al quale abbiamo dato una funzione tecnica, specifica, per cui non può diventare un organismo politico.
Il rilievo fatto sul carattere troppo propedeutico del documento e dell'insufficiente proposizione concreta, può essere accolto, in primo luogo dal sottoscritto. Le perplessità che avevo, però, erano di ordine diverso; cioè temevo di presentare un documento troppo tecnico. Gli elementi in discussione al Consiglio regionale debbono essere essenzialmente a livello politico e le soluzioni tecniche debbono corrispondere alle scelte politiche. Un eccessivo approfondimento degli elementi tecnici, a livello di Consiglio regionale, può farci correre il pericolo di proposizioni, di soluzioni non sufficientemente suffragate da studi e ricerche che dobbiamo pretendere dagli organi specifici; e, nella misura in cui questi non siano in grado di darceli, dobbiamo pretendere che si attrezzino al fine di darci tutto quello che chiediamo.
Sottolineo l'esigenza di una profonda riorganizzazione dell'azienda delle Ferrovie dello Stato in termini di decentramento regionale, al fine anche di poter dialogare correttamente ed in piena autonomia con la Regione, ma al fine anche di dare una struttura progettuale e propositiva tale da essere realmente un interlocutore. Molti Consiglieri hanno dovuto amaramente constatare, negli incontri con le Ferrovie, che, dopo i primi cinque minuti di colloquio, la risposta e sempre "telefoniamo a Roma, ci mettiamo d'accordo con Roma". A questo punto diventa difficile continuare un dialogo, anche se in molti casi è soltanto un tentativo furbesco per evadere le proprie responsabilità, ma in altri casi e un elemento strutturale che deve essere rimosso. L'impegno del Ministro Ruffini di ricondurre i compartimenti alla dimensione geografica delle Regioni superando l'accavallamento delle giurisdizioni territoriali, può essere un elemento positivo in questa direzione.
Tralascio tutta una serie di altre considerazioni quali sono state esposte nel corso del dibattito da parte di vari Consiglieri, relativamente alle implicazioni di ordine territoriale ed economico, per non dare a questa mia risposta un significato più ampio di quello che vuole avere.
Vorrei solo sottolineare l'aspetto principale delle nostre proposte. Se registriamo la nostra difficoltà a valutare le proposte delle Ferrovie in assenza di un piano nazionale dei trasporti, è ancora più difficile valutare le stesse nostre osservazioni in assenza di un piano regionale dei trasporti. Non entro in argomenti che potrebbero essere intesi in termini polemici. Dico solo che abbiamo deciso di studiare un piano regionale dei trasporti nel '76, che dobbiamo avere il tempo perché questo piano sia elaborato e, sulla base di questo, dobbiamo avere il coraggio politico di introdurre tutti gli aggiornamenti che saranno conseguenti alle risultanze dell'elaborazione e il coraggio anche di modificare eventuali decisioni.
Tre mesi fa è stato presentato alla Commissione il piano di ricerca sul piano regionale dei trasporti. Con amarezza devo constatare che non siamo riusciti a discuterlo, ma, nelle ultime riunioni, abbiamo deciso non di esaminare il piano di ricerca, ma di esaminare lo stato di avanzamento delle ricerche.
Il collega Picco ha dichiarato la sua disponibilità ad affrontare questo esame, disponibilità che non ho nessuna difficoltà ad accogliere perché l'argomento è già stato affrontato in Commissione nelle ultime riunioni del mese di marzo. Procederemo ad una verifica dello stato di avanzamento delle ricerche, E' un argomento già ben noto ai Consiglieri della II Commissione ed in parte anche ai membri del Consiglio, in quanto era già stato introdotto nel mese di dicembre in quel protocollo di intesa con le organizzazioni sindacali in occasione della riflessione sull'aumento delle tariffe e sull'elencazione dei sei grandi capitoli di ricerca del piano regionale dei trasporti, oltre alle ricerche sul piano aeroportuale sul sistema ferroviario, viabile, del trasporto delle merci, del trasporto automobilistico, con relativi costi di gestione e con i criteri e le metodologie per l'elaborazione dei piani comprensoriali di trasporto.
Mi ricollego alle considerazioni fatte or ora dal collega Calsolaro che sono parte integrante, elemento essenziale di attuazione della proposta ora quasi conclusa, della legge-quadro regionale sui trasporti.
La Giunta intende, a metà del mese di aprile, indire una conferenza regionale dei trasporti, al fine di cogliere gli elementi critici alla ricerca che per allora sarà del tutto conclusa, ribadire l'impegno di presentazione della proposta del piano regionale per giugno-luglio e immediatamente dopo le ferie, indire una seconda fase del convegno per una discussione generale sulla ricerca conclusa e consegnata al Consiglio e alla comunità territoriale del Piemonte, in modo che sia possibile un'ampia riflessione. Ci sarà quindi materiale sufficiente per esprimere le valutazioni e trarre conclusioni, anche in relazione a questo capitolo.
Sottolineo ancora un paio di questioni, particolarmente quelle oggetto di attenzione da parte dei Consiglieri Oberto e Marchini. Le ultime frasi che seguono quelle lette dal Consigliere Oberto, permettono di capire il nostro comportamento. Esse infatti dicono: "Le Ferrovie, anzich giustapporre cifre al titolo delle opere, devono indicare se con questi nuovi finanziamenti tale opera, la Torino-Modane, verrà finalmente completata interamente, devono segnalare lo stato attuale delle progettazioni e dei tempi relativi". Noi in Comitato regionale di coordinamento dei trasporti avevamo chiesto conto di questo: non ci è stato dato, accampando le più strane motivazioni, comprese quelle secondo cui le Ferrovie non sono tenute a rendere conto alla Regione del loro comportamento. Leggo ancora: "Devono indicare le misure volte alla riduzione massima dei tempi di realizzazione dell'opera, considerando che nel programma è prevista la conclusione dell'opera per il 1983". E' una galleria di 10 chilometri, che comporta una spesa di 17 miliardi. E' una cosa ridicola pretendere di avere il consenso su una ipotesi di questo genere? Si dice ancora: "Devono dire se questi finanziamenti si riferiscono anche al riattamento e al potenziamento dell'attuale binario, in modo da ottenere l'effettivo raddoppio dell'opera".
Nel corso dell'incontro con il Ministro dei trasporti ho posto chiaramente la questione. Ci troviamo di fronte a due Enti di Stato l'Anas, a cui compete la sovrintendenza del traforo, e le Ferrovie dello Stato, a cui compete il completamento di un'opera di gran lunga inferiore dal punto di vista dell'importanza tecnica. Un foro per far passare un treno rappresenta un quarto di importanza rispetto ad un traforo autostradale: infatti i punti di attacco non sono quelli di un traforo da un versante all'altro di una montagna, possono esserci quattro/cinque tempi di esecuzione enormemente inferiori. Quindi è un problema di volontà politica. Il Ministro dei trasporti deve darci la garanzia che di fronte all'efficienza dell'Anas contrappone anche l'efficienza delle Ferrovie dello Stato.
Non possiamo accettare una spartizione di responsabilità che attribuisce efficienza ad uno e inefficienza all'altro, senza farsene carico fino in fondo. In questo ha senso la sottolineatura fatta dal Consigliere Oberto. Anas e Ferrovie dello Stato non dipendono dalla Regione, ma dipendono da due Ministeri: uno dei trasporti e l'altro dei lavori pubblici. Sappiamo che recentemente il Presidente del Consiglio Andreotti, ha avanzato la richiesta di unificazione dei due Ministeri all'interno di un solo Ministero dei trasporti e delle comunicazioni, al fine di garantire unità di azione.
Le osservazioni intorno alla vicenda della Torino-Modane sono quanto mai istruttive e debbono indurci a serie considerazioni. La viabilità che consegue all'apertura del traforo deve essere dimensionata all'entità della linea di Modane a pieno esercizio, oppure deve essere dimensionata in termini di carenza del raddoppio della Torino-Modane? Questo può voler dire il raddoppio di tutte quante le strutture viabili, con conseguente raddoppio di spesa.
Credo di non svelare nessun segreto, informando che le previsioni dell'Anas, nel piano a breve termine, comprendono la sistemazione della viabilità non autostradale in valle di Susa, con una spesa di circa 150 miliardi. E' una cifra cinque volte superiore al raddoppio della linea Torino-Modane. Si tratta anche di avere la forza e il coraggio di ragionare su queste questioni.
Abbiamo evidenziato queste considerazioni nel capitolo "piano regionale dei trasporti" in cui una voce bis, connessa alla viabilità e al capitolo ferrovie, è dedicata al traforo del Frejus e alle sue implicazioni sul sistema ferroviario.
Il collega Marchini sa che le Comunità montane hanno nominato degli esperti. L'alta Valle di Susa ha nominato il prof. Russo Frattasi che partecipa alle riunioni del Comitato tecnico della Regione e che sta portando avanti gli studi per avanzare, anche in accordo con l'Anas concrete proposte in relazione alla viabilità.
Entro il mese di giugno o luglio pensiamo di poter formulare delle proposte concrete, anche in termini progettuali, al fine di avviare una corretta valutazione dei costi. Non posso rispondere nulla in merito al quesito in ordine a contatti avvenuti tra le autorità italiane e francesi relativamente al Frené. So soltanto che il Ministro Gullotti ha scritto alla Regione Piemonte, e la questione mi è stata trasferita, in merito all'affidamento alla Regione Piemonte del compito di definire la localizzazione territoriale delle strutture doganali, partendo dalla constatazione che all'uscita del traforo non esistono spazi sufficienti per dotare la zona italiana delle strutture necessarie. Non mi risulta che ci sia una proposta del Governo italiano al fine di realizzare un' unica struttura doganale nello spazio francese . Sono a conoscenza che esiste un protocollo italo-francese, firmato all'epoca del traforo del Monte Bianco che affidava in alternativa all'Italia ed alla Francia l'esercizio delle funzioni doganali. In ordine a questo argomento, mi attengo alle indicazioni del Ministero dei lavori pubblici circa l'individuazione degli spazi doganali sul territorio italiano, il che non esclude che un rappresentante del Ministero si sia incontrato con le autorità francesi.
Il problema della localizzazione degli spazi doganali è cosa diversa del problema dello smistamento tra i due sistemi su gomma e su rotaia. Il lavoro di ricerca darà come risultato anche l'individuazione di questi spazi e sarà portato all'attenzione del Consiglio regionale.
Tutte le Regioni hanno richiesto l'anticipazione dei tempi al 1980 e un'erogazione aggiuntiva di 2 mila miliardi detratti dai 15 mila in modo da avviare, entro il 1982, opere nuove. E' unanimemente riconosciuto che i 2 mila miliardi del piano interventi straordinari non possono far altro che servire al completamento delle opere gia decise. Dobbiamo preoccuparci di realizzare qualche opera nuova a decorrere dal 1980, perché il rinvio al 1982 provocherebbe riflessi negativi sull'attività economica piemontese, in quanto i benefici non potranno verificarsi che molti anni dopo, attorno al 1984/1985. In questo caso non ragioniamo più in termini di programmi a tempi brevi, ma ragioniamo in termini di programmi a tempi medi proiettati verso tempi lunghi.
Propongo al Consiglio l'ordine del giorno che vi leggo: "Il Consiglio regionale visto il documento 'Osservazioni in merito alla proposta delle Ferrovie dello Stato di Piano poliennale di sviluppo della rete' presentato dalla Giunta regionale ed il documento 'Indicazioni delle Regioni per la formazione del Piano poliennale delle Ferrovie dello Stato', esaminati presso la competente Commissione sentite le dichiarazioni dell'Assessore competente ed il successivo dibattito concorde con il ritenere il sistema ferroviario la struttura portante di un sistema integrato ed unitario dei trasporti a livello nazionale e regionale li approva auspicando nel contempo: 1) che venga adottato da parte del Parlamento e del Ministero dei trasporti il metodo di una continua consultazione delle Regioni in ordine alla proposta di piano presentata dalle Ferrovie dello Stato e alla sua articolazione, non solo negli indirizzi generali, ma anche nel merito delle singole scelte ed in particolare per il programma integrativo 2) che il Piano nazionale generale dei trasporti che deve emergere, per ora, come sommatoria di piani settoriali e di piani regionali, dia la priorità a quel potenziamento diffuso e articolato, al servizio delle aree metropolitane e comprensoriali come richiesto dalla Regione 3) che il Piano regionale dei trasporti, nella sua parte ferroviaria, venga al più presto elaborato, in collaborazione con le forze di programmazione locali e comprensoriali, discusso e approvato, con lo scopo di fornire un quadro preciso di scelte e di interventi da portare avanti presso il Ministero dei trasporti e l'Azienda Ferrovie dello Stato e ove possibile con iniziative autonome 4) che la Regione Piemonte promuova un incontro con le Regioni Liguria e Lombardia al fine di verificare le forme di collaborazione per quanto riguarda le relazioni interregionali ed internazionali".



PRESIDENTE

Si distribuisca l'ordine del giorno in modo che tutti i Consiglieri possano prenderne visione e che si possa, in fide di seduta, passare alla votazione.


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Dobbiamo stabilire il prosieguo dei lavori tenendo conto dei suggerimenti di varia natura, in parte anche contradditori, che mi sono pervenuti.
Mi viene sollecitato il dibattito sul Samia, ma vi sono due punti iscritti all'ordine del giorno da un mese e sollecitati dal Consigliere Calsolaro oltre ad alcune nomine. Propongo di svolgere i lavori secondo l'ordine indicato avendo presente che, nel corso del pomeriggio, si svolgerà il dibattito sul Samia.
Chiede di parlare il Consigliere Paganelli, ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Da parte del Gruppo democristiano richiedo che la discussione sul Samia avvenga il più presto possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Il disegno di legge n. 126 e quello sugli autoservizi di linea, oltre alla deliberazione relativa ai lavori per la difesa del Po, sono pronti da lungo tempo.
E' inutile che si tengano riunioni di Commissione, che la Giunta ed i Gruppi sollecitino l'esame delle leggi quando poi estemporaneamente balza fuori un problema che si sovrappone ai punti indicati nell'ordine del giorno.
Sono d'accordo che si faccia la discussione sul Samia, però si svolgano questi tre argomenti sui quali la Commissione è stata impegnata per più giorni la scorsa settimana. Ci sono anche esigenze obiettive di urgenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il Consigliere Calsolaro ha indicato le leggi più urgenti all'ordine del giorno. Svolte queste entro un certo limite di tempo, possiamo darci un termine sufficiente per svolgere il dibattito sul Samia.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Non si tratta di una discussione estemporanea, ma è una discussione che è stata introdotta da una comunicazione di notevole rilievo politico da parte dell'Assessore al commercio, a nome della Giunta, l'altra volta.
E' una discussione che deve avere il suo seguito.



PRESIDENTE

Penso che la discussione sul Samia potrebbe incominciare verso le ore 17,30 e la seduta potrebbe terminare verso le ore 18/18,30. La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

Al di là della questione di principio sollevata dal Consigliere Calsolaro in merito all'ordine del giorno, faccio solo presente che da due mesi c'é all'ordine del giorno la modifica della nostra legge in relazione alla legge Merli. Gli organi provinciali addetti all'applicazione di queste norme non sanno come comportarsi e da che parte rivolgersi, perché manca un coordinamento tra la legge nazionale e la legge regionale.
La deliberazione riguardante i lavori del Po deve essere portata al Ministro Gullotti. C'è già stata una riunione tra le quattro Regioni interessate e il Ministro. Il giorno 9 ci sarà un altro incontro.
Sottolineo l'urgenza della discussione soprattutto per quanto si riferisce all'aggiornamento alla legge Merli.



PRESIDENTE

Il Gruppo della Democrazia Cristiana che cosa propone?



PAGANELLI Ettore

Propongo di arrivare con la discussione di queste leggi fino alle ore 17,30 e a quel momento iniziare il dibattito sul Samia. La discussione su tutte le leggi strozzerebbe il dibattito sul Samia che vogliamo tenere.
Voglio inoltre far presente che se il Gruppo della D.C. non fosse in aula non ci sarebbe il numero legale per far passare le leggi.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, non è per sdrammatizzare la vicenda, ma desidero far osservare che ogni Gruppo è componente della totalità e quindi regge nell'insieme, per la sua parte, la maggioranza dell'aula. Non concordavo quando altra parte diceva questo e non concordo nemmeno oggi: il fatto che vi sia un Gruppo della D.C. presente e un nutrito gruppo della maggioranza è legittimo; diventiamo maggioranza ai fini giuridici per la composizione dell'assemblea. Bisogna una volta per tutte vincere questo atteggiamento. A ognuno la propria responsabilità di essere presente.



OBERTO Gianni

Non ho ben capito come facciamo a diventare maggioranza.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il governo regionale si impegna a dibattere questa sera il Samia quindi non c'è nessun problema.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto successivo all'ordine del giorno.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame disegno di legge n. 126: "Modificazioni ed integrazioni alle leggi regionali 8 novembre 1974, n. 32 e 29 aprile 1975, n. 23"


PRESIDENTE

Il punto quinto dell'ordine del giorno reca: "Esame disegno di legge n.
126 'Modificazioni ed integrazioni alle leggi regionali 8 novembre 1974, n.
32 e 29 aprile 1975, n. 23". La parola al relatore, Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, relatore

La legge 10 maggio 1976, n. 319 contenente "Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento" attribuisce alle Regioni un complesso di competenze che la Regione Piemonte ha già provveduto ad esercitare anticipando i tempi della normativa statale sin dalla prima legislatura con la legge regionale 8 novembre 1974, n. 32, che disciplina gli scarichi delle attività produttive, e con la legge regionale 29 aprile 1975, n. 23 contenente provvidenze speciali per il risanamento delle acque a favore dei Consorzi e degli altri Enti locali previsti dal relativo Piano regionale.
Conseguentemente la Giunta regionale ha presentato, in data 28 settembre 1976, il disegno di legge n. 126 "Modificazioni ed integrazioni alle leggi regionali 8 novembre 1974, n. 32, e 29 aprile 1975, n. 23", ai fini dell'adeguamento della legislazione regionale a quella statale.
Il disegno di legge in esame, il cui articolato viene descritto nella relazione che l'accompagna, presenta un solo problema di una qualche difficoltà interpretativa: quello relativo alla normativa prevista dall'articolo 3.
L'art. 3 della legge regionale 8 novembre 1974, n. 32, stabilisce che il rilascio dell'autorizzazione allo scarico da parte del Presidente della Giunta provinciale è subordinato per i nuovi insediamenti produttivi all'osservanza immediata dei limiti finali di accettabilità stabiliti nella tabella A allegata alla legge; per gli insediamenti produttivi esistenti all'osservanza, entro due anni dall'entrata in vigore della legge, dei limiti provvisori di accettabilità di cui alla tabella B allegata, ed entro i successivi sei anni dei limiti finali di accettabilità di cui alla tabella A.
La legge 10 maggio 1976, n. 319, stabilisce, all'art. 13, che gli scarichi in acque superficiali degli insediamenti produttivi esistenti devono essere adeguati, entro tre anni dall'entrata in vigore della legge ai limiti di accettabilità di cui alla tabella C, allegata alla legge entro i successivi sei anni ai limiti previsti dalla tabella A, secondo le modalità e le fasi temporali stabilite dai Piani regionali di risanamento.
E pertanto, quanto ai limiti di cui alla tabella C, nel termine del 13 giugno 1979, calcolando come dies a quo - data di entrata in vigore della legge - il 13 giugno 1976; quanto ai limiti di cui alla tabella A, nel termine del 12 giugno 1985.
L'art. 3, lettera b), del disegno di legge n. 126 stabilisce che l'autorizzazione agli scarichi per gli insediamenti produttivi esistenti è subordinata all'osservanza delle norme di cui all'art. 13 della legge 10 maggio 1976, n. 319.
Conseguentemente, il termine di due anni per l'adeguamento degli scarichi degli insediamenti produttivi esistenti ai limiti di accettabilità provvisori è elevato al fine di eguagliarlo a quello di tre anni previsto dalla legge nazionale.
L'articolo in questione stabilisce tuttavia che la decorrenza dei termini abbia luogo a far tempo da un anno dall'entrata in vigore della legge in esame.
Ciò implica come conseguenza che secondo la legge regionale l'adeguamento degli scarichi ai limiti provvisori di accettabilità debba aver luogo verso la primavera del 1978, mentre secondo la legge nazionale il termine è quello del 13 giugno 1979.
Occorre inoltre considerare che l'art. 25 della legge 319 stabilisce che coloro che effettuano scarichi già esistenti sono comunque tenuti ad osservare le prescrizioni stabilite dalle Regioni in quanto compatibili con le disposizioni qualitative e temporali della stessa 319 ed in particolare con quanto contenuto nella tabella C ad essa allegata; e che l'art. 21 prevede come autonoma figura di reato - punibile con l'arresto o con l'ammenda (in caso di recidiva specifica, e consentita l'emissione del mandato di cattura) - l'inosservanza delle disposizioni di cui all'art. 25.
Ne deriva che in Piemonte sarebbe punibile, sin dalla primavera 1978 chi non ha provveduto ad adeguare gli scarichi ai limiti provvisori di accettabilità di cui alla tabella C, mentre nella altre Regioni la punibilità decorrerebbe dal 14 giugno 1979.
L'interpretazione dell'art. 25 va data nel senso che le Regioni non possono anticipare o prorogare l'entrata in vigore delle tabelle, n renderle più severe o più tolleranti, alle scadenze stabilite dalla legge dello Stato, poiché in caso contrario gli scarichi difformi dalla tabella C, che in base alla legge dello Stato dovrebbero considerarsi tollerati e non vietati, sarebbero puniti con l'arresto e l'ammenda in base alla normativa regionale, e da parte dei denunciati potrebbe essere ovviamente eccepito che la prescrizione della Regione - avendo anticipato l'entrata in vigore della tabella C. - non sarebbe valida sotto il profilo strettamente penalistico, in quanto incompatibile con il limite temporale della legge 319.
La Regione può tuttavia accelerare i tempi di realizzazione del Piano di risanamento delle acque prescrivendo - come nella tabella allegata al disegno di legge in esame - degli standards di accettabilità più permissivi rispetto a quelli fissati dalle tabelle statali (e quindi non penalmente rilevanti), mentre solo alla scadenza fissata dalla legge nazionale i limiti di accettabilità provvisori dovranno corrispondere alla tabella ad essa allegata e saranno penalmente rilevanti.
In conclusione gli scarichi degli insediamenti produttivi esistenti in Piemonte dovranno essere adeguati ai limiti provvisori regionali e cioè ai valori dei parametri della tabella allegata al disegno di legge n. 126 in esame, entro un anno dalla sua entrata in vigore come legge regionale (e quindi secondo un calcolo per ora approssimativo, atteso che la legge dovrà essere approvata dagli organi di Governo e successivamente pubblicata sul Bollettino Ufficiale), verso la primavera del 1978; dovranno essere successivamente, e cioè entro il 13 giugno 1979, adeguati ai limiti provvisori di accettabilità della legge 319 di cui alla tabella C ad essa allegata; infine, entro il 13 giugno 1985 ai limiti finali di accettabilità di cui alla tabella A allegata alla legge 319.
In questo modo senza toccare la normativa penale, che non può che essere di esclusiva competenza dello Stato, la Regione Piemonte potrà realizzare quel programma di risanamento delle acque che costituisce uno degli obiettivi principali della sua politica di programmazione e sul quale il Consiglio regionale ha ripetutamente espresso il proprio consenso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Petrini. Ne ha facoltà.



PETRINI Luigi

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, per valutare correttamente il disegno di legge in esame, che apporta modifiche e integrazioni alle leggi regionali n. 32 del '74 e n, 23 del '75,credo sia necessario analizzare soprattutto i contenuti di riferimento rispetto alla citata normativa regionale, e naturalmente con la legge Merli n. 319 del '76. Non è dunque una disposizione che imposti un discorso nuovo in tema di depurazione delle acque e di disciplina degli scarichi produttivi, ma che svolge un ruolo importante di normalizzazione della materia, coordinando le misure fin qui dettate dalle varie fonti giuridiche.
Con questa legge si compie un atto di normativa regionale sicuramente riconosciuto nella legittimità e nella competenza anche dalla circolare interpretativa della legge Merli emessa dal Comitato dei Ministri previsto dalla stessa legge che così recita in un suo passo: "Nulla vieta che la norma preveda la possibilità che le autonomie locali emanino, in aggiunta alle disposizioni della legge 319, altre prescrizioni dirette a regolamentare quei casi necessari di apposita disciplina".
Per la verità, il caso della Regione Piemonte è diverso in quanto la legge non emana nuove norme, bensì, come ricordava il Presidente Calsolaro adegua, le preesistenti disposizioni regionali al dettato della legge quadro nazionale.
Pertanto, atteso che il disegno di legge in esame si colloca sostanzialmente nell'ottica del.la precedente normativa regionale e costituisce l'opportuno coordinamento alla legislazione statale, il giudizio complessivo del mio Gruppo, che il voto sanzionerà, non può che essere favorevole, e ciò non soltanto per i ricordati aspetti di correttezza legislativa o per un sanzionamento della concreta validità dell'operato sin qui svolto dalla Regione, che ha anticipato la legge nazionale nella complessa materia della tutela delle acque e dell'inquinamento, ma anche per l'oggettiva convergenza sui contenuti del provvedimento che ci viene oggi sottoposto, rilevante nello specifico settore degli scarichi conseguenti ad attività produttive.
Condividiamo pertanto il mantenimento del divieto dell'effettuazione degli scarichi liquidi provenienti dalle attività produttive. Credo sia opportuno fare alcune considerazioni. Da un lato è giunto a proposito il chiarimento circa il concetto di attività produttiva, contenuto nella citata circolare del Comitato dei Ministri per la tutela produttiva e chiarisce i dubbi emersi in proposito in epoca successiva all'entrata in vigore della legge Merli. A tale esemplificazione credo sia opportuno che facciano riferimento tutti gli organi preposti all'applicazione della normativa, anche regionale, così come è necessario che si riconducano i medesimi soggetti all'identificazione delle attività produttive definite già esistenti. E ciò in funzione soprattutto del nuovo regime che viene a determinarsi in tema di scarichi industriali, vale a dire dell'autorizzazione che l'articolo 1 consente per quegli scarichi che non determinano pericolo di inquinamento e di danneggiamento delle falde acquifere. Giunge altrettanto opportuno l'ampliamento della sfera dei soggetti competenti al rilascio delle autorizzazioni, conformemente alla nuova normativa nazionale, così come è da ritenersi positiva la devoluzione al potenziamento dei servizi di vigilanza con le somme eventualmente introitate a seguito dell'applicazione delle sanzioni amministrative.
Il giudizio complessivamente positivo del Gruppo democristiano non elimina tuttavia le preoccupazioni che si possono nutrire sull'attuale regolamentazione della materia e sulle sue possibili implicazioni nell'attuale quadro economico finanziario regionale ed imprenditoriale già duramente provato. In altre parole, il nuovo regime delle autorizzazioni finisce per creare a carico delle aziende che devono regolarizzare la propria posizione in materia di scarichi ai livelli di accettabilità fissati dalle apposite tabelle, oneri e gravami che, seppure in ossequio al giusto principio che chi inquina paga, possono rilevarsi particolarmente pesanti per le piccole imprese e le imprese artigiane.
La legislazione regionale non prevede trattamenti differenziati a seconda delle dimensioni delle aziende. La legge Merli rappresenta infatti il punto di riferimento per quanto concerne i gravami sulle imprese per la partecipazione dell'industria alle spese di realizzazione e gestione degli impianti pubblici di depurazione.
Vorrei far mia la preoccupazione che pare emergere dalla ricordata circolare del Comitato dei Ministri e rilevare come gli oneri posti a carico delle industrie potrebbero ripercuotersi in maniera negativa soprattutto su di un settore, quello artigiano e piccolo industriale, già assai provato dalle difficoltà naturali dell'attuale fase inflazionistica.
La Regione Piemonte dispone già di uno strumento creditizio operativo limitatamente però al settore artigiano. L'istanza ovvia, che a nome del Gruppo democristiano ritengo di poter formulare, è volta ad una più ampia considerazione dell'intervento regionale a sostegno delle aziende che si trovano in questo particolare frangente, conseguente all'applicazione di una precisa norma dello Stato, istanza che trae forza dallo scarso numero di richieste di contributo, sin qui pervenute, secondo le leggi sul credito artigiano. E' un elemento indicativo dovuto più ad una scarsa conoscenza della legge che ad un reale disinteresse. D'altro canto, a seguito dell'applicazione dell'art. 20 della legge 319, altri oneri vengono a profilarsi anche a carico della Regione oltre a quelli da preventivarsi a beneficio del settore artigiano, sia pure in prospettiva ed in armonia con le disposizione della C.E.E. E' evidente sin d'ora che i gravami finanziari in questo specifico settore potranno rilevarsi notevoli; in tal senso la preoccupazione relativa alla capacità regionale di farvi fronte credo sia più che legittima.
Nel ribadire pertanto l'assenso del Gruppo consiliare democristiano al provvedimento in esame, vorrei sollecitare l'interessamento del Consiglio regionale in ordine alle implicazioni finanziarie della nuova legislazione in materia di scarichi industriali, anticipando e delineando per tempo un problema alla cui risoluzione saremo senz'altro chiamati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Senza nulla togliere a quanto è stato testè dichiarato dal collega Petrini, vorrei solo raccomandare all'Assessore di essere estremamente chiaro in merito alle disposizioni applicative, con riferimento agli insediamenti zooagricoli, che furono già motivo di lunghissima discussione in quest'aula. Bisogna essere premurosi nello specificare che per insediamenti zooagricoli si intendono quegli allevamenti a carattere tipicamente industriale, non aventi connessione alcuna con il terreno. Già in conseguenza dell'approvazione della legge nazionale vi furono notevoli e profondi motivi di perplessità da parte dei produttori agricoli interessati e non solo in fatto di scarico di liquami. Occorre fare una distinzione fra insediamenti produttivi e insediamenti civili, ma anche in riferimento allo spandimento dei liquami e delle cosiddette acque superficiali, per non provocare intralci e difficoltà alla normale attività agricola e zootecnica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

Di fronte alle ampie relazioni del relatore Calsolaro e del Consigliere Petrini, anche ai fini dell'impegno che ci siamo presi di non dilungare la discussione, ritengo soltanto di sottolineare che sostanzialmente sappiamo tutti che esiste il problema delle attività agricole e delle attività artigianali.
La Giunta ed il Consiglio, nell'ambito delle Commissioni in cui si sono dibattuti questi grossi problemi, hanno sempre visto la soluzione attraverso le leggi di incentivazione e di finanziamento dei vari settori.
Correttamente in questo senso si riferiva anche il Consigliere Petrini e ne teniamo conto.
Per quanto riguarda le questioni agricole, vorrei ancora sottolineare che la legge Merli ha fatto giustizia in questo senso, parificando le aziende agricole agli insediamenti civili, impegnandosi, per tutte le altre questioni, ad emanare un regolamento apposito.
In attesa di tale regolamento la Regione, attraverso una commissione di lavoro, ha gia impostato uno studio per una nuova definizione, secondo le raccomandazioni del Consigliere Menozzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La risposta dell'Assessore Fonio precede la domanda che intendevo fare.
Desidero avere conferma se questo è il motivo per cui tra il primo e l'ultimo testo della legge è avvenuta una variazione, in quanto il comma che riguardava l'esenzione delle aziende agricole è stato tolto.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

E' stato risolto dalla legge 690 in aggiunta alla legge 319, che con la parificazione degli insediamenti civili e delle aziende agricole ha eliminato ogni problema.



CHIABRANDO Mauro

A questo punto viene ritirato l'emendamento presentato a suo tempo.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa. Possiamo passare alla votazione dell'articolato per appello nominale.
"Articolo 1 - Il secondo comma dell'articolo 1 della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32 e sostituito dai seguenti: 'Gli scarichi liquidi provenienti dalle attività produttive sul suolo e nel sottosuolo sono normalmente vietati.
Possono essere autorizzati, sentito il parere della Commissione tecnica regionale di cui al successivo articolo 6, dall'autorità competente solo nel caso in cui non determinino pericolo di inquinamento e di danneggiamento delle falde acquifere.
In tutti gli altri casi gli scarichi sul suolo e nel sottosuolo devono comunque cessare entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge '"'.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 1.
presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri Il Consiglio approva l'art. 1.
"Articolo 2 - L'articolo 2 della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32 è sostituito dal seguente: 'Il Presidente della Giunta provinciale è competente a rilasciare l'autorizzazione per gli scarichi di cui al punto b) dell'articolo 5 della legge 10 maggio 1976 n. 319.
Il Sindaco o il Presidente del consorzio intercomunale è competente a rilasciare l'autorizzazione per gli scarichi di cui all'ultimo comma dell'articolo 6 della citata legge n. 319 '".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 2: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - L'articolo 3 della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32 è sostituito dal seguente: 'L'autorizzazione di cui all'articolo precedente è subordinata: a) per i nuovi insediamenti produttivi, all'osservanza delle norme di cui all'articolo 12 della legge 10 maggio 1976 n. 319, secondo le procedure del successivo articolo 4 b) per gli insediamenti produttivi esistenti, all'osservanza delle norme di cui agli articoli 13 e 25 della legge 10 maggio 1976 n. 319.
Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, qualsiasi scarico deve comunque rispettare i limiti transitori di accettabilità della tabella allegata.
Chiunque scarica senza osservare i limiti di accettabilità di cui al presente articolo è soggetto, secondo le modalità previste nel successivo articolo 8, ad una sanzione pecuniaria amministrativa da L. 200.000 a L.
4.000.000'." Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 3: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Articolo 4 - All'articolo 4 della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32 l'espressione 'Presidente della Giunta provinciale' è sostituita da 'Autorità competente ad autorizzare lo scarico ai sensi dell'articolo 2 della presente legge' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 4: presenti e votanti n. 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri Il Consiglio approva l'art. 4.
"Articolo 5 - E' abrogato l'articolo 5 della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 5: presenti e votanti n. 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri Il Consiglio approva l'art. 5.
"Articolo 6 - Il primo ed il secondo comma dell'articolo 7 della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32 sono sostituiti dal seguente: 'La Regione può stipulare apposite convenzioni con le Province al fine di potenziare i servizi di vigilanza, analisi e controllo sugli scarichi delle attività produttive' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 6: presenti e votanti n. 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
"Articolo 7 - L'articolo 8 della legge regionale 8 novembre 1974 n. 32 è sostituito dal seguente: 'Salve le sanzioni penali contemplate nella legislazione vigente, le sanzioni pecuniarie amministrative previste dalla presente legge sono applicate dall'autorità competente ad autorizzare lo scarico ai sensi del precedente articolo 2, sentito il parere della Commissione di cui all'articolo 6.
L'ammontare delle sanzioni è determinato, nell'ambito dei limiti fissati dai precedenti articoli, tenuto conto dell'intensità e della durata dello scarico illegittimo, della gravità del danno arrecato, dell'eventuale inosservanza dei provvedimenti amministrativi precedentemente adottati dalle autorità competenti.
La decisione dell'autorità di cui al primo comma del presente articolo è impugnabile in via amministrativa, entro 30 giorni, con ricorso al Presidente della Giunta regionale.
Le somme introitate da Comuni e Consorzi di Comuni con l'applicazione delle sanzioni, saranno devolute alla Provincia competente per territorio. Tali somme, unitamente a quelle introitate al medesimo titolo dalle Province dovranno essere utilizzate per il potenziamento dei servizi di vigilanza analisi e controllo di cui all'articolo precedente' "'.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 7: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri Il Consiglio approva l'art. 7.
"Articolo 8 - E' abrogato l'articolo 9 della legge regionale 29 aprile 1975 n. 23".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 8: presenti e votanti n. 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
"Articolo 9 - Per l'espletamento dei servizi indicati nell'articolo 7 della legge regionale 8 novembre 1974, n. 32, è autorizzata per l'anno finanziario 1977 l'ulteriore spesa di 200 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante l'utilizzo di una quota di 200 milioni dell'avanzo finanziario stabilito dal rendiconto consuntivo per l'anno finanziario 1975 ed iscrivendo conseguentemente la somma di 200 milioni al capitolo n. 3810 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977 in aumento allo stanziamento di 200 milioni autorizzato ai sensi dell'articolo 9, secondo comma, della legge regionale 8 novembre 1974, n. 32.
Ulteriori spese per gli anni finanziari 1978 e successivi saranno autorizzate con apposite leggi che ne stabiliranno il finanziamento.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dell'art. 9: presenti e votanti n. 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero disegno di legge chiede la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Bono. Ne ha facoltà.



BONO Sereno

A nome del Gruppo comunista comunico che voteremo a favore dell'intero disegno di legge. Intendo però presentare, assieme al collega Calsolaro, un ordine del giorno, in quanto la legge 319, alla quale abbiamo adeguato le nostre leggi regionali, prevede una serie di impegni finanziari per la Regione, per i Comuni e per le Province che sono di notevole intensità impegni abbastanza pressati nel tempo, come quello previsto all'art. 14 che prevede che i Comuni, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge 319,devono preparare i programmi di attuazione dell'intera rete fognaria. La legge non prevede alcun stanziamento e vi è stata un'unanime protesta da parte delle Regioni nei confronti del Governo. L'ordine del giorno dice: "Il Consiglio regionale del Piemonte, dopo aver provveduto all'adeguamento delle leggi regionali 8 novembre 1974 n. 32 'Provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi delle attività produttive' e 29 aprile 1975, n. 23 'Provvidenze speciali per il risanamento delle acque a favore dei Consorzi e degli altri Enti locali previsti dal relativo Piano regionale' alla legge nazionale 13/6/1976, n.
319 'Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento'; fa presente al Governo ed al Parlamento nazionale che le condizioni finanziarie della Regione, delle Province e dei Comuni piemontesi non consentono di adempiere ai giusti impegni previsti dalla già citata legge n. 319; sollecita ed impegna il Governo nazionale a reperire i finanziamenti necessari alla sua attuazione al fine di evitare che una buona legge possa rimanere pericolosamente inapplicata o trasformarsi in una legge ingiusta".



PRESIDENTE

Si distribuisca il testo dell'ordine del giorno che alla fine della seduta metteremo in votazione.
Passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame deliberazione Giunta regionale relativa a "Lavori urgenti di difesa idraulica nel bacino del Po. Iniziativa delle Regioni padane nei confronti del Governo"


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto dell'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale relativa a 'Lavori urgenti di difesa idraulica nel bacino del Po. Iniziativa delle Regioni padane nei confronti del Governo' "'.
Introduce l'argomento l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

Nell'autunno scorso, come tutti sapete, siamo stati soggetti a ricorrenti piogge e a minacce di alluvioni, però, a differenza di altre più tristi annate, siamo, per fortuna, rimasti alla soglia del disastro.
Purtroppo, però, essendo lo Stato abituato ad intervenire solo a seguito di grandi calamità con provvedimenti tampone e con leggi eccezionali, lungi dall'affrontare, come abbiamo sempre reclamato, questi problemi con un programma pluriennale e con stanziamenti sostanziali per affrontare decisivamente quello che abbiamo sempre definito il cancro del nostro Paese, ci siamo trovati di fronte alle nuove e grosse corrosioni portate dalle piogge autunnali senza un provvedimento governativo per ripristinare la situazione Dopo la relazione De Marchi ed il piano Gullotti di mille miliardi caduto con il Governo di allora, non si è parlato più dell'argomento prevenzione. Il piano orientativo non tiene conto degli eventi eccezionali. Le quattro Regioni interessate al fiume Po, Piemonte Lombardia, Veneto, Emilia si sono allora riunite. Pur considerando che non vorremmo essere a nostra volta portatori di istanze per provvedimenti tampone, perché rivendichiamo una politica programmatoria ben più precisa abbiamo fatto scaturire un ordine del giorno, che ciascuna Regione ha portato all'approvazione del proprio Consiglio regionale, in cui si chiede al Governo di uscire dai provvedimenti episodici, di provvedere con programmi pluriennali e di considerare una volta per tutte queste spese come investimenti produttivi (cosa che non tutti sembrano recepire).
Abbiamo inoltre ricordato che, attraverso la legge 382, bisogna arrivare al rinnovamento istituzionale con il coinvolgimento diretto delle Regioni. Abbiamo richiesto al Governo lo stretto necessario per rimediare ai danni arrecati nei passati lunghi mesi dalle piogge insistenti, e abbiamo proposto di adottare il sistema delle leggi statali 506 e 492 che erano leggi apposite per il delta padano con interventi specifici.
Praticamente con quelle leggi lo Stato provvedeva alle necessità del Po fino a Piacenza e lasciava scoperto tutto il bacino superiore. Le proposte fatte al Governo arrivano a un totale di 164 miliardi e contengono le necessità emerse dall'Emilia Romagna, dalla Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte. Per il Piemonte, le necessità, già accertate dagli uffici del Genio Civile, ammontano a 19 miliardi e 400 milioni. Per ora l'esame riguarda soltanto la terza categoria. Le quattro Regioni hanno presentato il documento al Ministero dal quale dovrebbe scaturire il finanziamento attraverso quelle leggi speciali già usate per il delta padano, in attesa di strumenti più precisi e più programmatici o addirittura della legge 382.
All'incontro con il Ministro Gullotti, le altre Regioni hanno presentato gli ordini del giorno votati dai Consigli; noi avevamo votato il provvedimento come Giunta con l'assenso della Commissione. Il prossimo incontro è per il giorno 9. Stiamo discutendo un primo stralcio dei 164 miliardi (circa un terzo) che dovrebbero essere distribuiti tra le quattro Regioni in ordine ai lavori di seconda e terza categoria, gestiti dal Magistrato del Po, ma per i quali, però, occorre prima il parere della Regione.
Vi chiediamo di approvare l'ordine del giorno concordato dalle quattro Regioni ed il programma, nell'ambito del quale le necessità per la Regione Piemonte ammontano - come già detto - a 19 miliardi e 400 milioni che costituiscono la somma dei lavori accertati dagli uffici del Genio Civile con il controllo e la supervisione dell'Assessorato che ha messo a punto queste necessità.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Borando. Ne ha facoltà.



BORANDO Carlo

I 19 miliardi e 400 milioni relativi alla nostra Regione sono frutto degli accertamenti fatti dagli uffici del Genio Civile?



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

Sono per i lavori di seconda e terza categoria della nostra Regione tutto quello che è di competenza del Magistrato del Po.



BORANDO Carlo

Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Desidero dare l'assenso, a nome del Gruppo democristiano, in ordine alla ratifica della deliberazione della Giunta regionale del 14/12 u.s. A questa iniziativa si è giunti a mezzo della collaborazione tra gli Assessorati all'ecologia di 4 Regioni, alle quali occorre far credito di un operato serio e responsabile. Concordiamo con i contenuti dell'elaborato sottolineando l'esigenza di un coordinamento tra i nuovi strumenti di legge che riprenderebbero il filo del disegno di legge Gullotti decaduto per lo scioglimento delle Camere e con il riassetto delle competenze in materia idraulica in attuazione della legge 382. Ci sono, è ovvio, problemi di aggiornamento degli impegni di spesa e di riconsiderazione del bacino del Po, nel quadro di un più ampio contesto economico nazionale, che meritano di essere ricordati e che andranno evidenziati nel testo di legge.
Limitandoci alla richiesta di interventi urgenti in Piemonte per complessivi 19 miliardi e 400 milioni, consapevoli dell'urgenza che la questione presenta, non possiamo che aderire a questa linea con alcune doverose precisazioni: innanzitutto che alla richiesta venga data una risposta prima che le cifre diventino inadeguate; in secondo luogo, che nella presumibile ipotesi di un accoglimento parziale la Regione piemontese non si presenti impreparata di fronte al problema delle priorità. In altre parole, se nella formulazione della richiesta è stato impossibile, per necessità temporali, spingere le indagini fino a coinvolgere gli organi del potere locale, si provveda al più presto ad investire gli stessi, con specifico riferimento ai Comprensori, degli eventuali problemi di scelta.
In tale fase, sotto il profilo tecnico, gli Enti locali potranno essere assistiti dai competenti uffici regionali, soprattutto del Genio Civile su cui è gravato il non indifferente onere di fare l'inventario delle esigenze immediate per il successivo inoltro al Magistrato del Po di Parma.
L'occasione odierna comunque mi offre l'opportunità di puntualizzare un problema assai vivo che non può essere disgiunto da quello dell'assetto idraulico dei bacini piemontesi. Mi riferisco agli interventi regionali in materia di danni alluvionali e della difesa del suolo che il maltempo dello scorso autunno ha riproposto come indilazionabili ed urgenti. Il dibattito che si è svolto in II Commissione ha ribadito la necessità di una stretta collaborazione e coordinamento tra i due Assessorati interessati, lavori pubblici ed ecologia. Rammento i punti salienti su cui, a mio avviso, la Giunta regionale deve impostare la propria politica: la predisposizione di un disegno di legge organico in tema di pronto intervento che regionalizzi la materia ed apporti alla meccanica dell'operato regionale le modifiche e le migliorie suggerite dall'esperienza di questi primi anni di applicazione perfezionamento e sveltimento della fase esecutiva della legge 54 soprattutto per ciò che concerne l'approvazione dei progetti ed i successivi appalti acquisizione a monte dell'avallo degli Enti locali interessati appositamente consultati sui programmi predisposti da esaminarsi soprattutto nella dimensione comprensoriale ridefinizione delle competenze Stato e Regione in materia idraulica (ad esempio: le opere sui corsi d'acqua di terza categoria) opportunamente da affidarsi alle Regioni in maniera che sulla traccia della legge 382 sia possibile creare le premesse istituzionali per una legge specifica sulla difesa del suolo che riprenda il discorso della legge Gullotti del 1973.
Non sono questi che brevissimi richiami ad un discorso più ampio e complesso che mi riservo di precisare ulteriormente nelle sedi competenti avendo in mente che raramente come in questi casi si tratta di interpretare le istanze delle nostre popolazioni con scelte serie e tali da prevenire nel limite delle umane possibilità, le ipotetiche conseguenze di eventi calamitosi naturali purtroppo ricorrenti nel territorio piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Vorrei sapere se l'Assessore ha a portata di mano il progetto della legge. Nel prospetto riassuntivo, parlando del bacino della Dora Baltea, si prevede un intervento in Provincia di Torino di 20 milioni, accanto, in provincia di Vercelli, si prevede un intervento di 175 milioni, per un totale di 195 milioni. Successivamente, a pag. 5 delle specificazioni, si parla di bacino del fiume Dora Baltea in provincia di Vercelli e si indicano i 175 milioni ed i 20 milioni tutti per la provincia di Vercelli.
Si parla di "complemento di difesa in gabbioni in regione Cascina Ramasso del Comune di Colleretto". Di Colleretto ce ne sono diversi. Se è Colleretto Giacosa, dovrebbe essere in provincia di Torino.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

Prendo nota. Sono dati trasmessi dal Genio Civile, li accerteremo e preciseremo in sede di assestamento. Comunque, appare chiara l'incongruenza: per ora ne prendo nota.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Besate.



BESATE Piero

Per rispettare l'intesa di arrivare il più presto possibile al dibattito sul Samia, anche se avevamo molte sottolineature da fare a questa importante delibera, evitiamo di esprimere le nostre considerazioni e ci riserviamo di farle in occasione del dibattito sul disegno di legge 180 che tratta interventi urgenti per i danni provocati dalle ultime alluvioni e che è all'ordine del giorno dei lavori della II Commissione di mercoledì prossimo. Desidero soltanto aggiungere che da una prima lettura dello schema della legge 382, la mia impressione personale è stata abbastanza deludente.
Comunque, rinviamo tutte le considerazioni a quel momento e per ora dichiariamo il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Prima avevo chiesto una precisazione perché non avevo capito. Nella sostanza sono perfettamente d'accordo e anche in linea con quanto detto dal collega Petrini a nome del Gruppo democristiano.
A mio giudizio, però, la Regione dovrebbe rivendicare il compito della manutenzione dei corsi d'acqua di terza categoria ed i relativi fondi.
Pregherei l'Assessore, per quanto è possibile, di intervenire presso gli uffici del Genio Civile, in ordine alla regolamentazione del prelievo dei materiali da costruzione dei fiumi. Al Magistrato del Po è stata data disposizione di fare un censimento delle situazioni generali e, in attesa di questo censimento o dell'aggiornamento, posto che già ci sia una situazione precedente, tutto è sospeso.
Ho chiesto di fare un prelievo di materiale dal fiume Sesia e mi è stato risposto in questi termini. Ora mi chiedo se è giusto che il Genio Civile debba provvedere anche a questa incombenza.
Negli anni passati, con troppa facilità, i fiumi venivano sconvolti sul piano ecologico, i corsi delle correnti venivano modificati provocando delle grosse erosioni lungo le sponde dei fiumi.
E' anche giusto, a mio giudizio, che vi sia una regolamentazione per quanto attiene l'alveo dove si formano isole e dossi. Sollecito, quindi, un intervento in questo senso, affinché la stasi burocratica non fermi del tutto l'attività produttiva della già scarsa situazione costruttiva della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

Se dovessi rispondere su questo argomento non manterrei i patti che avevamo assunto.
Proprio in relazione al fiume Sesia, è stato fatto un progetto nell'ambito del quale vanno regolate le estrazioni; il progetto è stato approvato dal Magistrato del Po e ad ogni Comune è stato assegnato uno stralcio al tracciato, in questi giorni il Genio Civile di Vercelli sta proseguendo nel rilascio dei permessi. Il problema è superato con l'applicazione di quei principi che favoriscono l'estrazione e l'assestamento dell'alveo.



BORANDO Carlo

Fino a qualche giorno fa non era così. Se la situazione è a questo punto, mi dichiaro soddisfatto.



PRESIDENTE

I quesiti sono stati chiariti. Si tratta ora di votare la deliberazione nel testo coordinato ed emendato come è stato evidenziato e di cui ora vi dò lettura: "Il Consiglio regionale vista la proposta della Giunta regionale relativa all'iniziativa delle quattro Regioni padane tendente ad indurre il Governo ed il Parlamento ad emanare una legge organica per il finanziamento di lavori urgenti nel bacino del Po sentita la Commissione consiliare competente delibera a) di approvare il documento comune concordato dagli Assessori competenti delle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto b) di approvare il programma di massima di interventi urgenti in corsi d'acqua classificati di seconda e terza categoria interessanti il territorio piemontese, per lire 19.400 milioni, fatta salva la determinazione della priorità di esecuzione delle opere c) di dare mandato alla Giunta regionale di avviare, d'intesa con le altre Regioni interessate, le trattative con il Governo ed il Parlamento per il raggiungimento degli scopi di cui sopra.
Il documento anzidetto ed il prospetto relativo alle necessità urgenti del territorio piemontese vengono allegati alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è d'accordo con la delibera è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Commercio

Dibattito sul Samia


PRESIDENTE

Passiamo al punto su cui ci eravamo intesi, cioè alla discussione sul Samia.
La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio, fiere e mercati

Il Consiglio di amministrazione della Spa Samia, in prosecuzione della seduta del giorno 22 febbraio 1977, ha constatato che fino alle ore 12 del 25 febbraio 1977 non è pervenuta alcuna comunicazione ufficiale da parte del Ministero dell'industria in merito al richiesto trasferimento del Salone Mercato Internazionale dell'Abbigliamento a Milano.
Il Consiglio di amministrazione della Spa Samia ritiene doveroso a questo punto rilevare che, di fronte a ben il 90% degli espositori produttori del settore che hanno dichiarato la propria indisponibilità a partecipare alla manifestazione di cui si tratta a Torino, non può non tener conto della reale ed effettiva situazione che si è venuta a verificare. Conseguentemente il Consiglio di amministrazione della Spa Samia ritiene doveroso farsi carico della decisione di non effettuare a Torino il Salone Mercato Internazionale dell'Abbigliamento già programmato a Milano per il periodo 12-15 marzo 1977. Quanto sopra anche tenuto conto del fatto che, sotto l'aspetto puramente finanziario, l'effettuazione del Salone Mercato Internazionale dell'Abbigliamento non consentirebbe per i tempi tecnici di usufruire del finanziamento già programmato dal Ministero per il Commercio Estero. Devo informare il Consiglio, perché discussioni su questo argomento ce ne sono state e ce ne saranno forse ancora, che il Consiglio di amministrazione della Società per azioni Samia, è così composto: Prof. Giuseppe Bracco, Presidente e rappresentante della Provincia di Torino; Comm. Armando Ballarini, rappresentante degli industriali, soci e azionisti; Dott. Giacomo Cattibini, funzionario della Provincia; Comm. rag. Filippo Della Casa, rappresentante della Cassa di Risparmio; Gr.uff. Ezio Gandini, rappresentante dell'Istituto Bancario San Paolo; Sig. Armando Marchiaro, rappresentante della Provincia; Cav.
Giovanni Teppati, rappresentante della Provincia. Il Collegio sindacale è composto dal Dott. Carlo Bossi, Presidente; Dott. Agostino Cannobio, membro effettivo, rappresentante della Cassa di Risparmio; Avv. Alberto Ugona membro effettivo, rappresentante Gruppo Finanziario Tessile.
Passo alla seconda informazione. L'Unione Industriale di Torino ha costituito un gruppo di studio sulla promozionalità del settore tessile e dell'abbigliamento e a far parte di questo gruppo di studio ha invitato un rappresentante della società Samia. Questa mattina è apparsa sulla Gazzetta del Popolo un'intervista al Ministro dell'industria. Nell'ultima parte di tale intervista sembra di poter capire che il Ministro ha delle proposte da fare per poter risolvere la questione nel prossimo futuro.
La Giunta riafferma la propria disponibilità, già espressa nella comunicazione di giovedì, ad incontrarsi con il Ministro dell'industria con gli Enti locali che si sono occupati e si interessano della questione con le forze sociali produttive interessate, con i Gruppi politici del Consiglio, nelle forme, nei luoghi e nei tempi da stabilirsi, al fine di trovare una soluzione positiva al problema del Salone dell'abbigliamento e della promozionalità in generale da organizzare a Torino ed in Piemonte.
Naturalmente riteniamo che le iniziative promozionali possono essere realizzate efficacemente soltanto nell'intesa con le forze produttive direttamente interessate, organizzate nei luoghi e con i mezzi più opportuni atti ad incentivare il commercio con l'estero, quindi contribuire a superare la crisi potenziando appunto l'occupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La risposta dell'Assessore mi ha soddisfatto per quello che significa.
E' vero quel che dicono certuni, che secondo qualche rappresentante della sinistra dovremmo metterci tutti grembiulino e farfallone e fare il girotondo intorno al papà presidente e costruire castelli di sabbia.
Leggendo però documenti di questo genere si individua che c'é ancora qualcosa di diverso che ci impedisce di metterci tutti grembiulino e farfallone intorno al papà presidente.
Nel documento non ci piacciono i vizi che questo partito attribuisce all'altro partito, non ci piace quel diffuso senso di arroganza e di insofferenza nei confronti di tutti e di certi ambienti istituzionali.
La stampa si è occupata della notizia, facendone l'uso che ha creduto (stampa che, da quanto si vede, non dorme di notte perché è presente a tutte le riunioni della Giunta). Qualunque dichiarazione faccia l'Assessore, la notizia viene scolpita in bassorilievo e presentata su tutti i giornali del Piemonte. Per una volta, la stampa si occupa della notizia e fa, come evidentemente va fatto, un tipo di discorso diretto alle sartine e alle forze politiche che non sanno dialogare come noi. Ecco allora che questa stampa diventa "certa stampa", che ha anticipato notizie infondate di donnette.
E' un modo di trattare gli argomenti che mi sembra intollerabile soprattutto nei confronti dei giornalisti. I giornalisti nei nostri confronti non hanno particolari simpatie, come non debbono averle nei confronti di nessuno: una stampa obiettiva, libera, pluralista in senso ampio è la garanzia della libertà; per cui stiamoci attenti! E' la seconda volta che iniziative della stampa vogliono essere piegate e interpretate come bieche manovre delle forze oscure della reazione in agguato. Non deve essere così, la stampa deve fare il suo lavoro.
Mi ha stupito il tono con cui si è affrontato l'argomento. Venendo ai contenuti, devo dire che tra voi e l'onorevole Donat-Cattin la frittata l'avete fatta.
Chi ha rotto le uova dovrà pur risponderci, se l'Assessore o l'onorevole Donat-Cattin. Siccome l'Assessore dice che le uova non le ha rotte lui, anticipo la notizia che l'argomento verrà portato alle Camere con una interrogazione diretta al Ministro il quale risponderà in sede competente. Avete rotto le uova nella misura in cui questa manifestazione non si fa più né a Torino né a Milano. Detto questo, arriviamo al problema.
I dati che l'Assessore porta sono inconfutabili; però c'è qualcosa da dire sullo spirito con cui devono essere letti i dati, poiché sembra di vedere, anziché il rammarico di qualcuno che osserva una Regione che muore il notaio, che di fronte al cliente morente, pensa alla parcella. Invece di continuare ad accusare la Regione per quello che ha fatto una volta, si dovrebbe considerare che una volta la Regione ha fatto l'autoporto, le autostrade, aveva il Samia affollato, quindi se il Salone funzionava voleva dire che c'era una determinata realtà economica e sociale.
Andiamo a fondo di questi problemi, non limitiamoci a dire che il Salone non si può fare perché la gente non viene.



BONTEMPI Rinaldo

E' dal 1970 in poi che la gente non viene.



MARCHINI Sergio

D'accordo, dal 1970 in avanti, e per fortuna che non eravamo in maggioranza altrimenti qualcuno ce lo rimproverebbe subito.
Il non voler andare a fondo dei problemi è un limite tipicamente piemontese, tipicamente torinese.
Si fanno tanti dibattiti, per esempio, su Caselle, e non si va ad approfondire il tipo di dialogo mafioso che c'è dietro. Così, come quando parliamo degli studi della Rai che se ne vanno, diciamo che è giustificato.
C'é un continuo degrado della nostra Regione.
Secondo noi si devono porre le situazioni in un'ottica diversa, che non è quella di fare dello spirito di gusto discutibile, come quello sulla funzione delle sartine a Torino.
Vorrei vedere se da parte nostra, in particolare del mio Gruppo, fosse stato usato questo tipo di linguaggio nei confronti di altre categorie di lavoratori; voglio vedere che cosa sarebbe successo qui dentro, se avessi trattato nello stesso modo i metalmeccanici o i manovratori della ferrovia.
Quindi, mi pare che ci voglia maggior rispetto. Che la moda a Torino non conti niente è tutto da discutere.



RASCHIO Luciano

Lei fa un intervento abbastanza pesante.



MARCHINI Sergio

Sto facendo presente all'Assessore i motivi per cui non accetto il suo modo di affrontare i problemi, ho messo in evidenza i limiti della relazione e l'Assessore mi replicherà.
Ringrazio l'Assessore di avermi detto che la mia interrogazione tende a porre il problema dal punto di vista della razionalizzazione dell'iniziativa nell'ambito regionale, interregionale e nazionale. Come risposta a questo tipo di indirizzo, ci vengono anticipate manifestazioni di amplissimo richiamo: la mostra dei tori da monta! Non posso entrare nella diatriba tra l'Assessore e l'onorevole Donat Cattin, che verrà certamente portata avanti da qualcun altro. Il collega Benzi ed io con le nostre interrogazioni abbiamo semplicemente chiesto come ritiene di impegnarsi la Regione su questo argomento. E che cosa abbiamo scoperto? Che ci troviamo di fronte ad un interrogativo, perché in definitiva la sostanza della risposta non c'é, è demandata a qualcun'altro.
Una cosa è certa: che le parti sociali hanno certamente creduto colloquiando con l'Assessore, di colloquiare con chi poteva decidere. C' stata da parte dell'Assessore, o da parte del Ministro, un'estrema leggerezza e di questo abbiamo chiesto conto. L'Assessore ci ha risposto dicendo che ha fatto solo quanto era di sua competenza; il Ministro dice che l'Assessore ha fatto più di quanto era di sua competenza.
Prendo atto della risposta. Se l'amico Zanone lo riterrà opportuno l'onorevole Donat-Cattin risponderà in Parlamento del suo operato: pertanto, se la manifestazione pilota in questo campo in Italia non verrà fatta, sarà perché due piemontesi si sono messi a fare la frittata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Il dibattito, così come è stato introdotto dall'Assessore, non può non richiedere che la vicenda del Samia venga esaminata in particolare e che il discorso si allarghi ad altre considerazioni sia sulla promozione commercializzazione e sul sistema produttivo piemontese, sia sui rapporti Regione - Governo.
L'Assessore dice che c'è la disponibilità della Giunta ad incontrarsi con il Governo e con tutti gli altri. L'Assessore Marchesotti ha caratterizzato gran parte della sua relazione con commenti piuttosto pesanti sulle responsabilità politiche di qualcuno, che molto spesso viene individuato nel Ministro competente, e, come giustamente ricordava anche il collega Marchini, anche facendo riferimento ad altre forze non meglio individuate. Si parla di accuse, di meschini e miopi giochi politici che avrebbero presieduto alla gestione della vicenda; si parla di logica di potere e di un centralismo arrogante, non rispettoso delle autonomie locali; si parla di atteggiamenti che vanno contro le iniziative per lo sviluppo regionale.
E' un atteggiamento che abbiamo già contestato nel corso del dibattito sul Piano regionale. Non accettiamo questo tentativo di vendere un'immagine della Regione oppressa dalle manovre di qualcuno che tenta di farle pagare la scelta che l'ha portata ad avere una Giunta di sinistra. Con questo atteggiamento la Giunta cerca solo degli alibi. L'Assessore credeva di non avere la "vis comica" per tentare qualcosa come "la secchia rapita", ma quando introduce questi commenti e queste accuse, ho l'impressione invece che la vis comica ce l'abbia, solo che è male indirizzata. Questo atteggiamento dimostra una disponibilità molto scarsa alla critica ed al confronto, ma quello che ancora più ci preoccupa è che dimostri una scarsa disponibilità a comprendere gli aspetti reali del problema. Se questo è lo spirito che anima la Giunta regionale o l'Assessore competente nella trattazione di tali complesse materie (proprio per il fatto che in questi anni ci stiamo accorgendo come non possano essere di gestione mista fra potere regionale e potere centrale, come d'altra parte si pretende che siano), credo che quella disponibilità dichiarata ad incontrarsi per discutere sia una scusa portata avanti a posteriori, ma che trova scarso consolidamento negli atteggiamenti precedenti.
Veniamo al discorso sul Samia in particolare. L'andamento del Salone nelle sue vicende di questi ultimi 20 anni, immagino fosse noto già all'atto dell'approvazione della legge con la quale la Regione decideva di acquisire una quota rilevante del capitale della società. Ho esaminato la frequenza dei visitatori, che può rappresentare uno dei tanti parametri utili per l'andamento di un certo fenomeno, e da questo esame è emerso che negli anni 55/65 si è avuto un andamento molto modesto, infatti le frequenze erano nell'ordine di 4.000 visitatori annui. Abbiamo un andamento molto buono negli anni che vanno dal '65 al '70, tanto da salire alle punte di 18.000/19.000 visitatori. Abbiamo poi la ricaduta degli anni '70/76 fino a portarci ai livelli di 12.000 visitatori dell'anno scorso. Vorrei ricordare che negli anni più favorevoli della manifestazione, il Comune di Torino dava un contributo di 150 milioni all'anno. Se li trasferissimo in moneta di oggi, i 150 milioni all'anno potrebbero essere valutati nell'ordine perlomeno del mezzo miliardo. Quindi un andamento favorevole non esclusivamente spontaneo e che non costasse nulla. Al momento della discussione della legge del febbraio del '76, quindi di un anno fa, erano state sollevate perplessità sugli indirizzi che si volevano perseguire attraverso l'intervento della Regione, erano state sollevate (mi ricordo l'intervento del collega Gandolfi) richieste anche sugli aspetti e sui costi gestionali della società. L'Assessore Libertini promise che i dati sarebbero stati resi noti, ma in realtà ancora oggi non sappiamo come funzioni effettivamente e di quali deficienze soffra la struttura, tenendo presente che quei dati avrebbero dovuto essere conosciuti già allora stante il fatto che la Regione consapevolmente decideva un certo investimento in quella direzione. Dalla legge del febbraio '76, per riprendere un discorso sul Samia abbiamo bisogno di venire alle vicende di questi mesi, messe in luce dalla lettera del Ministro Ossola, in cui vengono sollevate e formalizzate critiche all'andamento di questa struttura. Sarebbe legittimo chiedere se rilievi e osservazioni di questo genere non avrebbero dovuto essere manifestati già prima dai principali azionisti pubblici che hanno l'80% circa del capitale del Samia o se si dovesse aspettare l'intervento di un Ministro per mettere in evidenza che c'è qualcosa che non funziona bene nella società. Dopo la lettera del Ministro, arriviamo alle dichiarazioni dell'Associazione italiana dell'industria dell'abbigliamento. Siamo a dicembre. Questa associazione come ricordava l'Assessore, mette in evidenza in quel momento una certa indisponibilità a proseguire nell'iniziativa del Salone di Torino.
Non possiamo non rilevare, dovendo farci carico di un commento generale della ricerca, l'intempestività di quella operazione, di quella lettera.
Non credo che per manifestazioni di questo genere possano essere decise le localizzazioni in tempi così ristretti, avendo da un salone all'altro un anno a disposizione, e non capisco perché certe critiche vengano sollevate a due mesi dal possibile varo. Quando si dice che un certo intervento governativo non rispetta le autonomie locali, replico che le autonomie locali non sono l'Associazione italiana dell'abbigliamento. Se e da lì che è partita una certa iniziativa, un certo giudizio deve essere dato anche di quel parere espresso o di quella sollecitazione. Ma è a quel punto che chiediamo anche quale atteggiamento ha tenuto il capitale pubblico presente nell'organizzazione del Samia. Le domande che vengono naturali di fronte a quella situazione non possono essere che queste: o si ritiene che la manifestazione abbia significato e rilevanza per il Piemonte e nel Piemonte, allora si ha il diritto di chiedere che sia ancora il Samia a gestire la manifestazione a Torino; o la manifestazione non ha significato per il Piemonte e si trasferisce a Milano perché prevalgono altri interessi del sistema produttivo, allora, in questo caso, non si capisce perché debba essere il Samia ad organizzare questo. La Regione ha espresso i propri pareri al riguardo nei confronti del Ministero? Ha fatto presente le preoccupazioni in un'ottica sovraregionale, relative alla propria competenza? Non crediamo. Si è continuato nella discussione che l'Assessore ha aperto tra le forze presenti localmente, facendosi carico di una presa d'atto di volontà degli operatori del settore e proseguendo sulla stessa strada, tanto da ricercare giustificazioni - lo ricordava il collega Benzi quali vantaggi economici e risparmi si sarebbero conseguiti in un'operazione di questo genere. Le preoccupazioni che abbiamo credo siano patrimonio di tutti. Si parla di concentrare queste manifestazioni a Milano e tutti, se prendiamo atto delle tendenze naturali, non potremmo che convenire che quasi il 90% delle manifestazioni si dovrebbero fare a Milano. Ma ci chiediamo se è logico favorire una concentrazione di questo genere, tanto più che a Milano esistono strutture che sono molto più utilizzate di quanto non lo siano quelle piemontesi Non può non preoccuparci il discorso della diversificazione produttiva che però non si mantiene in piedi solo perché manteniamo il Samia come struttura organizzatrice: quello è uno strumento che non fa parte del tessuto produttivo.
La nostra preoccupazione non è quella di garantire il lavoro ai 30/40 dipendenti che operano dentro al Samia, certo è preoccupante anche questo ma è molto più importante l'incidenza che il lavoro di questa struttura che vende un servizio, ha sull'apparato piemontese.
A favore del permanere della manifestazione a Torino sta sicuramente l'atteggiamento delle piccole e medie industrie piemontesi. Non so se sono quota parte, se rappresentano il 10% rispetto al 90% che decide di andare a Milano. Non crediamo che nel breve tempo che è intercorso tra dicembre e gennaio siano state messe in atto quelle consultazioni sufficientemente capillari ed estese per verificare tutto il fenomeno nella sua globalità.
Torniamo a dire che se non si crede in questa convenienza è molto più corretto chiedere che il Samia venda il suo know how a qualcun altro e che quel qualcun altro che voglia fare la manifestazione a Milano si faccia carico dell'organizzazione. Sono certamente valide le osservazioni del Ministro quando giudica perlomeno inopportuna la decisione. Chiediamo che si rifletta sulla situazione in cui verremmo a trovarci nel caso in cui una società con capitale prevalentemente pubblico, degli Enti locali piemontesi (80% tra Provincia e Regione), si mettesse ad organizzare mostre nel resto d'Italia. Se questo venisse fatto da parte di tutte le Regioni, andremmo incontro ad una confusione abbastanza significativa. Quando si chiede l'interessamento della Regione su queste materie miste di commercio ed industria, non credo che si possa pensare di fare cogestire un fenomeno di questo genere organizzando fiere a Bari o in modo che altre società a partecipazione pubblica di una certa Regione possano mettersi ad organizzare mostre in altre Regioni. Sorgono quindi perplessità che devono trovare verifiche più approfondite proprio sugli interventi della Regione nel settore industriale, se vengono poi finalizzati in questo modo. Anche perché l'Assessore ha proposto come tema di lavoro per il Samia tutta un'altra serie di iniziative nel prossimo futuro. Se riteniamo che il tessil-abbigliamento per il Piemonte non abbia più significato, e meglio che il Samia ceda queste competenze e si specializzi in altri settori perché altrimenti continueremmo a coltivare qualcosa ad esclusivo fine della società Samia che poi la società vende altrove e non certo nell'interesse della nostra Regione.
Con questo non si vuole fare del campanilismo, ma si vuole rispettare le proprie competenze e finalizzare i propri investimenti su un terreno del quale rispondiamo, non entrando in settori che possono e dovrebbero essere di altri.
Sulle indicazioni che l'Assessore indica come possibili iniziative alternative del Samia, ci permettiamo di manifestare, come avevamo già manifestato allora, perplessità perché le riteniamo scarse e insoddisfacenti. Non comprendiamo se questi sono passaggi intermedi che dipendono dall'insufficienza e dall'indisponibilità della struttura stessa a poter partorire qualcosa di meglio nel breve periodo, o se sono invece i soli programmi che si hanno davanti; in questo senso, non comprendiamo quale tipo di incentivazione vi sia per dare alla società una fisionomia chiara che investa le sue energie in settori ben definiti.
Diverso è certamente il parere che si può dare ad una manifestazione come quella della tecno-didattica rispetto ad altre che possono riguardare fiori, vini o zootecnia. Abbiamo l'impressione che il dibattito su queste iniziative debba approfondirsi, altrimenti ritroveremmo confermate in pieno le critiche, già espresse quando abbiamo discusso il Piano regionale sull'insufficiente analisi del tessuto produttivo piemontese e sulle iniziative che la Regione Piemonte in quanto tale può intraprendere in queste materie.
Abbiamo appreso ieri, leggendo i giornali, degli studi in corso alla Camera di Commercio sulla convenienza di un Ente fiera permanente a Torino.
Riteniamo che queste siano iniziative da sostenere e ci auguriamo che vadano in porto a breve termine, proprio per avere un quadro, il più completo possibile, perché il tessuto industriale piemontese possa trovare sostegno dalle iniziative in loco, che non si mettano in contrapposizione con altre, ma che, nel rispetto dei rapporti istituzionali, consentano alla Regione di esercitare il proprio ruolo specifico.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Il dibattito aperto la scorsa settimana con l'informazione della Giunta, e proseguito oggi con gli interventi dei due colleghi che mi hanno preceduto, potrà avere una sua utilità se riusciremo a cogliere degli elementi oggettivi e abbastanza incontrovertibili in tutta questa vicenda caratterizzata da una serie di equivoci e di polemiche al di fuori della realtà delle cose, un'occasione per dare alla vicenda uno sviluppo ulteriore, se non positivo, comunque almeno non riduttivo. Troppo spesso le discussioni fuori di quest'aula sulla vicenda del trasferimento del Samia o sull'annullamento del Salone hanno avuto un aspetto riduttivo.
Credo che questo non sia il luogo adatto per ripercorrere la strada delle polemiche fra le parti.
Alberton ha compiuto un intervento preciso, ma mi corre l'obbligo di rispondere che è sbagliato accreditare un'immagine di una Regione oppressa dal Governo in quanto avente una colorazione politica diversa, ma certo dobbiamo rimarcare che su questi fatti si verificano dei comportamenti che non sono volti alla collaborazione. Su queste cose dobbiamo discutere dobbiamo far emergere gli elementi oggettivi inerenti alla realtà, dobbiamo cogliere l'affermazione fatta dalla Giunta di disponibilità ad un confronto reale, non per interposte persone o per interposte notizie di giornali. E' un'espressione impropria, perché il confronto va fatto quando si parla di termini comuni, quando si parla, possibilmente in un'unità temporale e spaziale, degli stessi argomenti e non quando si prendono a pretesto informazioni che hanno invece origine diversa dalla realtà. Non possiamo non rimarcare come questa vicenda, che intenderei più generalmente della promozionalità in Piemonte e nel Paese, ha rappresentato in una certa misura un caso esemplare, non in positivo, però, perché ha messo in luce le contraddizioni dell'attuale sistema della promozionalità in Italia. Tali contraddizioni non sono dipendenti dalla struttura del Samia o dal fatto che negli anni '65/'70 ci sia stata una partecipazione di capitale fresco della Città di Torino, che è poi venuta meno; ma in realtà il problema come ha detto l'Assessore, nella proliferazione di manifestazioni fieristiche in Italia, venute avanti in maniera pregressa e stratificata attraverso il tempo, manifestazioni che non rispettano le necessità di oggi, assai diverse da quelle di ieri. Sono necessità che mettono in rilievo da una parte le esigenze della massima promozionalità in ordine agli sbocchi esteri e dall'altra la battaglia per l'eliminazione almeno progressiva degli sprechi e delle cose inutili. E' molto significativo il fatto che oggi, parlando del Samia, ci sia data finalmente l'occasione di un confronto con il Ministro, al quale confronto la Giunta andrà, com' nelle sue intenzioni, con la massima serenità.
E' un modo per affrontare il problema di fondo e il problema del coordinamento in senso misto delle attività fieristiche sul territorio nazionale e con valore internazionale.
I rilievi sulle iniziative enunciate l'altra volta potrebbero essere validi, se queste fossero le sole ed uniche iniziative su cui si punta. In realtà, il discorso che dobbiamo fare assieme deve trovare un dibattito corretto e giusto, nelle sedi più opportune, tra le forze politiche degli Enti che intervengono con capitale pubblico nel Samia e deve stabilire quali iniziative in Piemonte devono avere sviluppo e risalto nel quadro del coordinamento generale, regionale e interregionale stabilito con il Governo.
Potremmo anche avanzare delle proposte. Per esempio, in presenza di un'industria marcatamente individuata in Piemonte nelle componenti dell'elettronica (parlo in modo grezzo, sono argomenti che vanno affinati nella definizione, ma Alberton mi intende), perché l'idea di una mostra dell'informatica non potrebbe avere un suo risalto? Questo, però, non lo possiamo decidere qui oggi e non lo può proporre la Giunta, perché, e il caso Samia lo dimostra, è necessario partire di qui per svolgere quell'azione di coordinamento a livello nazionale affinché ogni Regione possa trovare una sua collocazione nella politica della promozionalità. Se diamo questo taglio alla questione, se parliamo di unificazione di strumenti, se parliamo di coordinamento di azione con le altre Regioni e se parliamo di un coordinamento degli strumenti per una finalizzazione degli investimenti al massimo della loro produttività, ebbene, faremmo alcuni passi avanti, non facili né esenti da possibili resistenze, ma concreti.
La resistenza ad una serie di interessi complessi, pregressi nel tempo e variamente motivati, potrà essere adeguatamente vinta se ci poniamo nell'ottica di andare avanti in una direzione nuova e non nella contrapposizione strettamente municipalistica. Alberton nel suo intervento per l'intelligenza che lo contraddistingue, non ha messo in rilievo l'aspetto municipalistico, però dovreste tutti dare atto che è stato uno degli elementi che ha maggiormente sviato il discorso sul Samia.
L'Assessore Marchesotti si rivolgeva principalmente a questo errore di impostazione. Ritengo che la sua relazione debba essere accolta positivamente.
L'intervista sulla Gazzetta del Popolo del Ministro Donat-Cattin circa la disponibilità per una prospettazione di soluzione da discutere con le varie parti, ritengo sia un elemento da raccogliere, perché intendiamo su questo misurarci fino in fondo e confrontarci.
Da questo confronto la comunità piemontese, le forze politiche sociali, industriali ed i produttori non potranno che trarre degli elementi positivi e penso che faremo dei passi avanti in maniera assoluta.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola. La parola all'Assessore Marchesotti per la replica.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio, fiere e mercati

Devo dire al Consigliere Marchini che sono sempre disposto a discutere e a sostenere le mie opinioni in ordine alle critiche che venissero al mio partito per l'introduzione fatta a nome della Giunta. Il Consigliere Marchini dice che bisogna andare a fondo del problema: con le introduzioni fatte in Consiglio abbiamo tentato di andare a fondo, ponendo le questioni in termini concreti e reali. Probabilmente è vero che sono stato duro in alcune parti, ho fatto la stessa osservazione al Ministro Donat-Cattin e mi ha risposto che è questione di carattere. Faccio mia questa risposta: è anche questione di carattere dare certe risposte piuttosto che altre, in alcuni toni piuttosto che in altri; purtroppo, alla mia età, è difficile correggere il carattere. A volte, per dire le cose con chiarezza, se son dette in buona fede, ci si scontra, ma alla fine ci si intende.
Invito i Consiglieri Marchini e Alberton a leggere l'introduzione. Vi troveranno un approfondimento dei problemi reali che stanno di fronte alla Regione. D'altro canto sono venuti alcuni riconoscimenti che accetto di buon grado, soprattutto da parte di Alberton, quando dice che ci siamo fatti carico di problemi che non ci competevano, almeno dal punto di vista del potere. Ce ne siamo fatti carico, li abbiamo anche discussi correttamente. Si parla di giochi meschini e di arroganza di potere. Non ho usato questi termini, semplicemente perché potevano far comodo alla polemica, ma ho in mano un documento che dimostra che sono cose avvenute e non ne ho fatto alcuna colpa al Ministro. La proposta avanzata alla Regione Piemonte era concordata sia con la Fiera di Milano sia con la Fiera di Bologna. Nicoletti, Presidente dell'Ente Fiera di Bologna, in data 24 gennaio, scrive: "Questi sono i requisiti ritenuti minimali dal Ministero per consentire la partecipazione di un Ente pubblico come il nostro. In caso di non accoglimento di questa nostra proposta, abbiamo convenuto con il Ministero di esaminare collegialmente il problema al fine di arrivare ad una soddisfacente soluzione".



ALBERTON Ezio

Questo dimostra che i responsabili dell'Ente Fiera di Bologna avevano parlato al Ministro per le cose che riguardavano l'Ente Fiera di Bologna.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio, fiere e mercati

Benissimo. Questo vuol dire, dato che la trattativa andava avanti tra Samia, Ente Fiera di Bologna, Ente Fiera di Milano e industriali del settore che il Ministro, o chi per esso, era informato fino in fondo. Sono arrivati persino a dire: "Accettiamo l'accordo su questa base, oppure non accettiamo". Durante le trattative il Ministro poteva intervenire, cosa che ha fatto con gli Enti Fiera che dipendono da lui, non attraverso il Samia che non dipende da lui. Quindi la trattativa è stata corretta; il Ministro era esattamente informato. Se mi permetto di aggiungere quell'aggettivo (riconosco che è pesante, comunque rende l'idea) è perché ad un certo punto si fa saltare tutta la costruzione per una questione di tipo campanilistico, mentre la situazione era già concordata con documenti che tutti sono disposti a firmare.
A questo punto, Consigliere Marchini, mi viene il desiderio di dire che arroganza di potere poteva esserci stata, ma non da parte nostra.
Chiarita la questione, si tratta ora di affrontare il problema di ci che avverrà quest' autunno. La realtà è che il Samia è ancora autorizzato a tenere la manifestazione a Torino, ma gli industriali non sono disposti a venire. Bisogna trovare una soluzione, abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a discutere la questione e non è vero che l'abbiamo dichiarata soltanto oggi. Oggi l'abbiamo riaffermata: l'avevamo detto al Ministro, agli industriali ed a tutti gli interessati alla questione; e abbiamo aggiunto che se arriviamo alla conclusione di portare la manifestazione a Milano, saremo disponibili ad organizzare eventualmente una manifestazione piemontese che può interessare i produttori. Lo abbiamo dichiarato nell'introduzione e l'abbiamo sempre detto in tutte le manifestazioni ed in tutte le discussioni.
Alberton dice: "perché la società Samia deve andare ad organizzare il Salone a Milano? ".Precisato il fatto che non è possibile organizzare il Salone a Torino per le ragioni oggettive che sappiamo, posso dire che coloro che vogliono organizzare la manifestazione a Milano hanno chiesto che sia il Samia ad organizzarla. Vi è un accordo tra l'Ente Fiera di Bologna e l'Ente Fiera di Milano, per cui la moda maglia va al Salone abbigliamento di Milano e la moda classica rimane a Bologna. Se interviene un accordo unitario tra due Enti Fiera, una società di Enti locali e gli industriali per una manifestazione a carattere internazionale, non si capisce perché la società Samia, che ha un'esperienza riconosciuta e strumenti per poter fare riuscire la manifestazione a Milano, non debba andare in quella città. Non è il Samia che va a Milano: è il Samia, come società, che avendo altri compiti dati dalla correzione dello statuto, va a Milano ad organizzare il salone. In questo non c'è alcuna incompatibilità non c'è alcuna illegittimità: c'è solo la questione che si è fatto un accordo e l'accordo era già intervenuto, era già firmato, E' stato fatto saltare - ritengo - per ragioni di propaganda e di campanilismo. Nella misura in cui mi si dimostrerà che questo non è vero, sarò certamente disposto a riconoscere il mio errore.
Riaffermiamo quindi la proposta di andare avanti in questa direzione per arrivare ad una conclusione positiva. Il Consigliere Alberton dice "perché non facciamo un Ente Fiera? ".
Sono disponibile a discutere sulla costituzione di un Ente Fiera a Torino. Non è però un problema che riguarda soltanto la Regione: è un problema politico, di divisione di poteri tra Regione e Governo sulla promozionalità.
Siamo disponibili ad andare in Commissione per riprendere la questione valutare i modi ed i mezzi per concluderla in modo positivo



PRESIDENTE

Il dibattito sul Samia è pertanto concluso.


Argomento: Università

Sugli incidenti all'Università di Torino


PRESIDENTE

Mi corre l'obbligo di informarvi che a seguito di una serie di incidenti si è creata una situazione preoccupante all'Università di Torino. Dopo una mattinata caratterizzata da un'assemblea che non aveva dato luogo a nessun tipo di incidenti, nel pomeriggio un centinaio di figuri armati di armi proprie ed improprie sono entrati nell'Università hanno fatto sospendere i corsi incominciati, hanno aggredito i presenti, li hanno buttati fuori dall'Università e adesso la presidiano all'interno e sulle scalinate che vi danno accesso, mentre all'esterno si sta formando un gruppo di cittadini, accorsi alla notizia di questi fatti, che vanno a interessarsi della sorte dei loro figli. Il momento mi pare delicato e preoccupante e suggerisco che una delegazione della Regione, compresi i due Presidenti, si rechi immediatamente sul posto per valutare la situazione.
Mi paiono abbastanza ovvie le forme di intervento, per ricondurre l'agibilità dell'Università alla normalità, perché essa torni ad essere la sede adatta agli studi, perché sia liberata da tutta quella banda di canaglie che in questo momento la occupano e impediscono a coloro che ne hanno diritto di frequentarla di portare avanti i loro studi, ed infine perché occorre difendere e mantenere l'ordine democratico e repubblicano.
Vi sono obiezioni a questa procedura? Non ve ne sono.
Pertanto la seduta del Consiglio regionale è tolta.
All'ordine del giorno della prossima seduta saranno riportati gli argomenti che oggi non sono stati svolti.



(La seduta ha termine alle ore 18,15)



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