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Dettaglio seduta n.100 del 24/02/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I Consiglieri hanno ricevuto l'O.d.G. che al primo punto reca: "Approvazione verbali precedenti sedute". Se non ci sono obiezioni possiamo considerare i verbali approvati.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interpellanza del Consigliere Cerchio sull'"Opportunità di realizzare un confronto sull'attuale politica culturale della Regione con particolare riferimento alla realtà del Teatro Stabile"


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni ed alle interpellanze la prima in elenco è un'interpellanza del Consigliere Cerchio "Opportunità di realizzare un confronto sull'attuale politica culturale della Regione con particolare riferimento alla realtà del Teatro Stabile" La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

La presentazione di questa interpellanza fa seguito ad alcune sollecitazioni già emerse nei mesi scorsi attraverso altre interpellanze e in alcuni dibattiti direttamente o indirettamente legati al problema.
L'interpellanza è volta a richiedere alla Regione Piemonte un'organicità di intervento sulla politica culturale, con particolare riferimento al Teatro Stabile di Torino. La crisi del Teatro Stabile di Torino è stata oggetto di particolare considerazione sia in merito alle annunciate, poi ritirate, poi riproposte dimissioni del Presidente, del segretario generale, e soprattutto in merito ad alcune sollecitazioni emerse nei mesi scorsi in Consiglio regionale in ordine a cospicue erogazioni (230 milioni) che la Regione Piemonte ha concesso al Teatro Stabile senza che in realtà quei fondi fossero indirizzati verso manifestazioni evidenti o comunque giustificate, erogazioni di fondi per le quali abbiamo anche rilevato la dubbia validità istituzionale. Riteniamo che il collegamento fra la politica teatrale e la più ampia politica della cultura, il rapporto con la scuola e con il tempo libero debbano essere presi in considerazione.
La Giunta regionale, e per essa l'Assessore, più di una volta in questi ultimi tempi hanno promesso un confronto su un discorso organico della politica culturale della Regione. Abbiamo anche richiesto la realizzazione di una mappa degli spazi culturali peraltro gia indicata da alcuni Assessori.
L'interpellanza, che si articola in vari punti, intende conoscere il futuro culturale della Regione per evitare la polverizzazione di episodi culturali e per evitare quel monismo culturale che si e venuto a determinare nell'ambito del Teatro Stabile. Diciamo questo soprattutto perché il Teatro Stabile purtroppo è stato abbandonato dal pubblico e dagli stessi operatori del settore determinando tutta la crisi conseguenziale.
Riteniamo che gli interventi di carattere finanziario debbano essere finalizzati ad un coordinamento delle attività del Teatro Stabile e con un coordinamento generale di quella che attualmente è ancora una politica polverizzata da parte della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore ai beni culturali

Concordo con il Consigliere Cerchio quando fa presente l'esigenza di un intervento non polverizzato, ma di una politica generale, anzi di un piano di intervento che si basi sulla conoscenza di quanto già esiste sul territorio. Proprio in questa direzione ci siamo incamminati da tempo e il documento di piano che riguarda i beni culturali, come il Consigliere Cerchio potrà tra poco vedere, tiene proprio conto della esigenza di conoscenza non soltanto di beni culturali intesi in senso lato, intesi come patrimonio culturale tradizionale, ma anche degli spazi da utilizzare per attività culturale.
Si tratta quindi di una rilevazione su tutto il territorio che permetta alla Regione una politica più coerente e più organica nel campo della cultura. A questo proposito è evidente che oltre all'intervento della Regione, è necessario anche un intervento legislativo. La Giunta da alcune settimane ha approvato un documento che sarà portato a conoscenza del Consiglio, della stampa, degli altri organi informativi, dei cittadini delle associazioni culturali, in altre parole di tutte le forze politiche economiche, culturali, sociali. A questo proposito è già stata convocata per lunedì una conferenza stampa su questo argomento. E' intenzione della Giunta di promuovere un convegno, al fine di giungere alla formulazione di una legge sulle attività e sull'utilizzo dei beni culturali. Mi pare che questo risponda alle esigenze che il Consigliere Cerchio ha posto in luce.
Saremo quindi chiamati qui a discutere questo grosso argomento che dovrà appunto essere la politica della Regione nel campo della cultura. Per il momento abbiamo l'obbligo di non lasciar morire le iniziative esistenti. La Regione è intervenuta più volte a sostegno del Teatro Stabile date le condizioni di disagio in cui si trova l'Amministrazione anche per la precedente conduzione che ha accumulato pesanti oneri, raggruppati in un determinato periodo di tempo specifico. Si aprirebbe a questo proposito tutto il problema che porterebbe molto lontano dalla discussione sulla gestione dello Stabile. Il Teatro ha operato con scopo turistico- culturale in Torino, con l'iniziativa dei tre punti verdi, e in provincia con successi anche buoni. Il contenuto di questi tipi di rappresentazione era già stato oggetto di una interrogazione del Consigliere Cerchio, se non sbaglio. Ritengo che la Regione non debba scendere nel merito del contenuto artistico degli spettacoli; è compito della direzione artistica del Teatro stesso. L'operazione che più riguarda direttamente il mio Assessorato è l'erogazione di 70 milioni concessi come aiuto per la gestione in particolare dell'ufficio studi e della biblioteca, a completamento di altri finanziamenti per specifiche iniziative che si sono svolte a livello regionale.
Non so se con queste argomentazioni il Consigliere Cerchio sia soddisfatto. Sono ovviamente disposto a scendere più nel merito, dato che lo stesso documento sulla conferenza della Regione è qui a portata di mano quindi gliene posso dare una copia anche subito.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Potrei sembrare soddisfatto del la dichiarazione di buona volontà e disponibilità della Regione e della Giunta di predisporre finalmente un confronto su questa tematica. Devo però dichiararmi insoddisfatto per alcune esperienze legate a precedenti disimpegni della Giunta regionale su questo problema. Da più di un anno ormai dibattiamo questo problema e più di una volta abbiamo richiesto l'impegno della Regione, annunciato, ma mai realizzato. Saremo certamente soddisfatti nel momento in cui, a Convegno realizzato, si giungerà finalmente a traduzioni pratiche ed operative di questa disponibilità.
In sostanza, si tratta di vedere in termini diversi la promozione culturale in modo che tocchi spazi diversi che vanno dal teatro, ai beni culturali, per fondersi in un'unica prospettiva di recupero dell'uomo e del contesto in cui esso opera. Ritengo quindi che la Regione, con gli altri Enti locali, debba legare momenti educativi, che sono la scuola e la famiglia, con momenti educativi strutturali, che sono le biblioteche, i musei, il teatro, i beni culturali in genere.
Solo quando si realizzeranno in concreto queste dichiarazioni di buona volontà, potremo dichiararci soddisfatti.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza dei Consiglieri Soldano, Vietti, Cerchio, Bianchi: "Insufficienza delle somme destinate al trasporto alunni ai sensi della legge 27/1974 ed iniziative che la Giunta intende assumere per garantire la continuità del servizio"


PRESIDENTE

Raccomando ai Consiglieri di osservare la prassi che ci siamo dati e cioè di mantenere gli interventi entro 3/4 minuti per consentire lo svolgimento dell'intero ordine del giorno.
Passiamo all'interpellanza dei Consiglieri Soldano, Vietti, Cerchio Bianchi "Insufficienza delle somme destinate al trasporto alunni ai sensi della legge 27/1974 ed iniziative che la Giunta intende assumere per garantire la continuità del servizio".
La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Mi permetto di far osservare che l'interpellanza viene posta all'ordine del giorno soltanto oggi, 24 febbraio, dopo che era stata da noi presentata il 17 gennaio. All'articolo 49 del regolamento, punto IV, si legge testualmente: "La Giunta può consentire che l'interpellanza sia svolta nella prima seduta destinata alle interrogazioni e alle interpellanze o in una seduta successiva a ciò destinata. In caso diverso essa viene iscritta di diritto all'ordine del giorno non oltre trenta giorni dopo la sua presentazione".
Non intendo sollevare questioni particolari. Comunque, questa è una delle ragioni per cui il 17 febbraio scorso, anche in seguito ad iniziative della Giunta di cui siamo venuti a conoscenza in ritardo, siamo stati costretti a presentare una nuova interrogazione.
Passando alla interpellanza in questione, la motivazione più grave è per noi, determinata dalla notevole riduzione dei fondi messi a disposizione dei Comuni, in modo particolare di quelli minori che non vengono classificati montani e che, a causa delle notevoli distanze dai centri ove esiste la scuola media, si trovano gravemente danneggiati relativamente all'assegnazione dei contributi per trasporto-alunni.
Esiste, cioè, il grosso interrogativo: chi pagherà le somme mancanti? Saranno per caso poste a carico delle famiglie? Dopo l'impegno unanime delle forze politiche presenti in Consiglio regionale a considerare l'assistenza scolastica come graduale realizzazione del diritto allo studio, noi riteniamo indispensabile assicurare in forma gratuita, a tutti gli utenti, l'accesso alle strutture scolastiche. Vorrei richiamare, a questo riguardo, l'articolo 34 della Costituzione, mai sufficientemente ricordato, laddove dice chiaramente che l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
Vorrei richiamare inoltre l'articolo 1 del D.P.R. 14/1/1972, n. 3, relativo al trasferimento delle competenze delle funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato alle Regioni, laddove, al punto b), si dice espressamente che 'il trasferimento riguarda il trasporto gratuito e relativi oneri assicurativi degli alunni della scuola materna della scuola dell'obbligo e degli istituti professionali'.
Per quanto mi risulta, agli allievi degli istituti professionali sono assicurate tutte le provvidenze in materia. Mi rendo conto delle difficoltà per addivenire alle molte richieste; ma, a livello di scuola dell'obbligo è indispensabile che le amministrazioni vengano incontro a certe necessità delle famiglie in termini prioritari. A questo riguardo posso richiamare l'articolo 8 della legge 1859 del 31/12/1962 (G.U. 21/1/1963), legge istitutiva della scuola media, che asserisce: 'I genitori dell'obbligato, o chiunque ne faccia le veci, rispondono all'adempimento dell'obbligo; essi possono curare per proprio conto l'istruzione dell'obbligato purch dimostrino la capacità di provvedervi e ne diano comunicazione, anno per anno, alla competente autorità scolastica'; e all'ultimo comma: 'In caso di inadempienza si applicano le sanzioni previste dalle vigenti disposizioni per gli inadempimenti all'obbligo dell'istruzione elementare'.
Mi permetto di ricordare che, fin dall'autunno del '62 (in alcuni casi già prima), i Comuni, direttamente o consorziandosi tra loro, per venire incontro alle difficoltà delle famiglie, incominciarono ad organizzare il servizio di trasporto per gli alunni. Ciò nonostante, vi furono delle evasioni all'osservanza dell'obbligo scolastico, non solo quell'anno, ma ancora gli anni successivi. Orbene, parecchie sentenze di pretori condannarono al pagamento di un'ammenda i genitori degli alunni inadempienti che risiedevano entro i 2 Km, dalla sede scolastica, mentre è chiaro che i residenti oltre i 2 km, erano, di fatto, scusati. A chi giungeva o può giungere ancora il danno? Agli utenti.
Orbene, è indispensabile assicurare a tutti i ragazzi la possibilità di frequentare una scuola. Le scuole medie, con l'istituzione del distretto scolastico, potrebbero essere istituite ovunque. Di fatto, pero, la situazione è già definita. Perché? Perché in tutti i Comuni con tremila abitanti o comunque nell'ambito dei Comuni in cui, non esistendo i tremila abitanti, e stato possibile costituire un consorzio, la scuola media esiste. Continuano però a permanere distanze, talvolta anche di 10 Km, tra il luogo di residenza dell'alunno e la sede della Scuola media. Non è giusto che questi costi pesino sulle famiglie.
Già durante la prima legislatura si erano riscontrate difficoltà di ordine finanziario al riguardo, tant'è vero che con la legge 2/9/1974, n.
27 si stanziò per trasporti, mense e assistenza sanitaria ai sensi della legge relativa ai Patronati scolastici la somma di L. 4 miliardi; con legge 12/5/1975, n. 26, furono successivamente stanziati 290 milioni per il trasporto. In seguito, con la legge del '75, n. 39, per sopravvenute esigenze di bilancio, si fissava la cifra di 4 miliardi; la legge 4/6/1975 n. 40, stanziava ancora 200 milioni per l'acquisto di scuolabus. L'anno scorso, precisamente con la legge 26/1/1976, n. 9, l'attuale Giunta, per integrazioni straordinarie ai fini di assistenza scolastica, stanziava un miliardo e 600 milioni. Oggi è da evidenziare l'incremento delle spese del trasporto, per il ben noto aumento dei costi, nonché l'aumento di altre spese laddove la scuola integrata si è maggiormente diffusa. A tale riguardo, anche la voce "mense", almeno a livello di richieste, deve essere convenientemente considerata. Tuttavia occorre rilevare che oggi ai piccoli Comuni non viene assegnato che il 40 l'o delle spese effettive per il trasporto, su una richiesta globale di 6 miliardi e 616 milioni. E' invece chiaro che non più di 2 miliardi e 800 milioni potranno essere destinati al servizio di trasporto-alunni.
Le proposte della Giunta non potevano essere fatte diversamente per notevoli vincoli imposti dal bilancio; però è altrettanto chiaro che la voce "trasporto" continua a creare delle gravi sperequazioni nei confronti dei piccoli Comuni e particolarmente di quelli che si trovano a una notevole distanza dalla sede della scuola media.
Ritengo dunque opportuno chiedere che l'Assessorato effettui una verifica al riguardo e che la Giunta manifesti buona volontà in termini concreti e trovi la somma mancante. Da un calcolo approssimativo che modestamente mi sono permessa di fare, ritengo che siano indispensabili almeno 2 miliardi, che in qualche modo dovrebbero essere reperiti, per essere destinati alla voce "trasporti" a favore dei piccoli Comuni.
Soprattutto, non bisognerebbe assegnare globalmente cifre inferiori a quelle dell'anno scorso, anche se, verificando le richieste documentate dei Comuni, sarebbe opportuno aumentare i finanziamenti.
In questo senso, ritengo di dover dichiarare la disponibilità del mio gruppo per una conveniente collaborazione, a livello di Commissione, per risolvere il grave problema. Comunque devo dichiarare sin d'ora che, se la Giunta regionale non provvederà concretamente, in modo sostanziale al riguardo, noi non potremo che dichiararci decisamente insoddisfatti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'assistenza scolastica

Non posso non concordare con la professoressa Soldano nell'analisi che ha fatto della situazione. D'altra parte il problema fondamentale che è venuto in luce è quello finanziario. Non si è trattato di scelte politiche per ciò che riguarda l'operato della Giunta fino a questo momento, ma si è trattato di gestire in un determinato modo o in un altro quei 4 miliardi.
La ripartizione dei 4 miliardi è stata discussa in Commissione e dalla discussione è emerso che l'unica ripartizione possibile era quella che abbiamo adottato nei confronti dei Comuni. Perché esistono dei Comuni che hanno stanziamenti inferiori a quelli dell'anno scorso pur essendo invariati i fondi? Uno dei motivi è questo: l'anno scorso dei 4 miliardi il 95% era stato assegnato ai trasporti ed il 5% alle mense; successivamente in quel miliardo e 600 milioni previsto dalla variazione di bilancio si dovette tener conto della situazione difficile in cui si trovano i Comuni anche per la gestione delle mense; quindi la quota del 95 %scese di molto, perch buona parte di questi fondi si indirizzarono nei confronti delle mense.
L'anno scorso la domanda complessiva dei Comuni era di 13 miliardi, mentre quest'anno è di 27 miliardi. In una situazione in cui la domanda è più che raddoppiata rispetto all'anno scorso, abbiamo dovuto fare, le scelte che abbiamo fatto in Commissione. E' evidente l'insoddisfazione dei Comuni. Ho ricevuto telefonate di protesta, sono anche andato a parlare con sindaci ad esempio a Cuneo la settimana scorsa. Prima ancora di questo, la Giunta rendendosi conto della difficoltà, aveva fatto un comunicato stampa che però la stampa non ha pubblicato, in cui si diceva chiaramente che la Giunta si impegnava a trovare delle risorse nell'ambito dell'utilizzazione delle economie degli anni scorsi, eventualmente riducendo i rifinanziamenti di altre leggi.
La collaborazione del Gruppo della Democrazia Cristiana, ricordata dalla Signorina Soldano, ci va benissimo, perché appunto vorremmo discutere di questo in Commissione (speriamo di trovare 600 milioni, ma se riusciremo ad ottenere di più, sarà tanto di guadagnato non soltanto per la Giunta, ma per tutto il Consiglio). I Comuni non capiscono che le esigenze nostre non sono dovute a spostamenti di risorse da un settore all'altro, ma sono dovute al fatto che il bilancio è purtroppo in difficoltà. Ho rilevato che l'anno scorso, proprio perché abbiamo privilegiato i trasporti, alcuni Comuni avevano dei fondi non utilizzati. Abbiamo rivolto delle precise domande ai Comuni per rilevare le difficoltà maggiori e avere una possibilità di distribuzione in base alle esigenze reali, piuttosto che ad un più astratto criterio di giustizia.
Quest'anno il problema dei trasporti sarà gestito più direttamente dall'Assessorato ai trasporti in quanto attraverso forme di coordinamento del trasporto stesso è possibile arrivare presumibilmente ad una diminuzione dei costi che ci permetta di coprire l'intero servizio.
Anch'io sono d'accordo che il servizio di trasporto debba essere garantito, ma se gli strumenti e le risorse non ci sono, è evidente che la cosa rimane puramente sul piano delle enunciazioni. Credo che i miei colleghi di Gruppo nella legislatura precedente abbiano sempre insistito sul fatto di realizzare effettivamente il diritto allo studio che passa anche attraverso la fornitura di servizi che lo rendano possibile.



PRESIDENTE

La parola ad uno degli interpellanti, la signorina Soldano.



SOLDANO Albertina

Prendo atto della risposta dell'Assessore che vuole essere chiarificatrice. Per la verità, noi avremmo gradito una risposta particolare da parte del Presidente della Giunta che personalmente conosce la situazione dei piccoli Comuni.
Desidero anche ringraziare il Presidente del Consiglio per la precisazione circa l'interpellanza; però, con tutta cortesia, vorrei far rilevare che non si dovevano prendere, allora, delle iniziative senza informare la Commissione. Vorrei essere precisa circa le date: il 10 gennaio ci fu una riunione di sindaci ed amministratori dei Comuni e Comunità montane presso la Giunta provinciale di Cuneo, alla quale parteciparono anche i Consiglieri regionali Graglia e Dadone, i quali si impegnarono a farsi portavoce presso la Giunta in aggiunta a quello che avremmo potuto richiedere noi.
Il 14 gennaio, ebbe luogo una seduta della V Commissione, ma non ci venne data nessuna informazione al riguardo. E' vero che l'Assessore Fiorini non partecipava ai lavori perché, all'ordine del giorno, non vi erano punti specifici che lo interessassero direttamente. Il 15 l'Assessore Fiorini era a Cuneo, invitato dalla Lega dei Comuni. Nessun Consigliere regionale del nostro gruppo fu invitato dalla Lega dei Comuni anzi noi venimmo a conoscenza dell'incontro soltanto l'indomani. Non vorremmo, quindi, che questa fosse considerata negligenza da parte nostra.
Attendemmo qualche giorno e il 17 ci decidemmo a presentare l'interpellanza (veramente l'Assessore Fiorini venne a Cuneo il 15 febbraio, non il 15 gennaio cioè successivamente alla presentazione della nostra interpellanza). Chiedo scusa di questo "lapsus" involontario.
Il problema divenne addirittura d'importanza nazionale, perché fu presentata un'interrogazione, presso la Camera dei Deputati il 13/1/1977 dagli Onorevoli Carlotto e Cavigliasso, i quali puntualizzarono l'obbligo specifico delle Amministrazioni, particolarmente di quel le regionali, a fornire il trasporto gratuito agli alunni. Mi rendo conto delle difficoltà di bilancio e di tutte le considerazioni che qui sono state fatte; per ribadisco che noi non vogliamo che si facciano passi indietro. Altrimenti il tanto millantato diritto allo studio diventa un nuovo bluff particolarmente a danno dei giovanissimi che non sono in grado di difendersi.
Ringrazio l'Assessore Fiorini per la cortesia e per il modo dettagliato con il quale ci ha risposto; insisto però nell'affermare che, se vogliamo veramente tener conto delle esigenze, il trasporto-alunni in forma gratuita e generalizzata, particolarmente a favore di coloro che vivono nelle zone più spopolate e più lontane dai centri maggiori del Piemonte, è da considerarsi una spesa prioritaria, in risposta ad un'esigenza veramente concreta e reale. Grazie.



PRESIDENTE

Per una precisazione circa i termini regolamentari dell'interpellanza desidero aggiungere che i Capigruppo, in una riunione tenutasi tra due sedute del Consiglio, hanno deciso di non svolgere né interrogazioni n interpellanze in questo periodo.
L'osservazione comunque è da tener presente in ogni caso, e,quando ci sarà la riunione dei Capigruppo, si deciderà eventualmente di non svolgere in qualche seduta le interrogazioni e le interpellanze; si abbia presente però che in questo modo qualche interrogazione e qualche interpellanza finirà per essere svolta dopo il tempo previsto dal regolamento.



FIORINI Fausto, Assessore all'assistenza scolastica

Faccio presente comunque che ero già pronto per la risposta alcune settimane fa.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Circolare del Presidente della Giunta sulle ferie al personale regionale: opportunità di un confronto con le organizzazioni sindacali e di sospendere la validità di detta circolare"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Cerchio "Circolare del Presidente della Giunta sulle ferie al personale regionale: opportunità di un confronto con le organizzazioni sindacali e di sospendere la validità di detta circolare". La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, ci stiamo ormai avvicinando all'agosto e, fra i tanti problemi che abbiamo di fronte, anche l'argomento delle ferie ha carattere importante e prioritario.
Il Consigliere Cerchio, di fronte ad una circolare del Presidente che invitava i dipendenti a concordare un piano al fine di non lasciare scoperti gli uffici nel periodo feriale o in altri periodi, chiede la sospensione della circolare stessa e la trattativa con le organizzazioni sindacali.
In genere, vi è un costante confronto con le organizzazioni sindacali e non avremmo nulla da obiettare a confrontarci anche sul problema delle ferie. Vorrei però ribadire la giustezza della linea che è stata seguita: non vi è stata imposizione nel richiedere agli uffici di determinare essi stessi le modalità, il tempo e il periodo delle ferie; non si è posta limitazione alla scelta, salvo quella determinata dalla legge che prevede la fruizione di tre settimane in unica soluzione e l'altra parte in più soluzioni; non si sono stabiliti né tempi, né mesi, salvo il rientro nella normativa di legge che prevede che le ferie debbano essere esaurite entro l'anno.
Le organizzazioni sindacali, tra l'altro, hanno chiesto di essere consultate, cosa che è avvenuta, e nell'incontro si è chiarito che non s'intendeva vincolare il termine nella sua completezza, ma s'intendeva determinare all'interno di ogni ufficio, mediante un metodo di consultazione democratico, un quadro delle ferie che, per la prima volta permettesse all'Amministrazione di operare, di sostituire o eventualmente correggere determinate situazioni che si potessero verificare. Com'è noto molte volte ci siamo trovati di fronte ad uffici vuoti per un mese, mi pare giusto quindi determinare all'inizio dell'anno questa scelta.
Il confronto con le organizzazioni sindacali è stato positivo e fruttuoso e si è risolto nel modo indicato dall'Amministrazione con alcuni correttivi che porterebbero all'utilizzazione di qualche giorno a cavallo tra la fine dell'anno e l'Epifania, quel periodo, cioè, che in genere viene scelto per consumare la seconda parte delle ferie.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

In effetti lei stesso, Signor Presidente, ha detto tra le righe che la circolare aveva lasciato nella sua stesura dei dubbi, tanto che le organizzazioni sindacali avevano specificamente richiesto un incontro con la Presidenza in ordine al suo contenuto.
Lei ci ha indicato che alcuni correttivi, dopo l'incontro con le organizzazioni sindacali, si sono realizzati. Di questo prendo atto e ringrazio.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Colombino: "Ruolo che la Giunta intende assegnare all'Ospedale Agnelli di Pra Catinat"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Colombino: "Ruolo che la Giunta intende assegnare all'Ospedale Agnelli di Pra Catinat". Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Devo dare alcune notizie sulla composizione dell'Ente ospedaliero, che è classificato provvisoriamente provinciale e specializzato per malattie tubercolari. E' articolato in due presidi: la sede di Pra Catinat e la sede di Orio Canavese.
La sede di Pra Catinat ha una dotazione di 294 posti letto, di cui 148 destinati a tisiologia e 146 destinati alla lunga degenza per pneumatopatie croniche. L'indice di occupazione è del 34,7%, la presenza media giornaliera è di 80 malati circa.
La patologia tubercolare in diminuzione e il basso indice di occupazione sconsigliano l'utilizzo dell'ospedale di Pra Catinat per funzioni tisiatriche, poiché si ritengono sufficienti a coprire tutta la domanda di spedalizzazione del settore i quattro ospedali specializzati in tisiologia pneumatologica, e cioè quelli di Orbassano, Cuneo, Alessandria e Vercelli. In prospettiva, si potrebbe ipotizzare l'utilizzo della sede per altri usi socio-sanitari non strettamente ospedalieri, come ad esempio convalescenziari per patologie dell'apparato respiratorio o per casi che richiedano particolari condizioni climatiche, oppure per soggiorni vacanza.
Tuttavia, la definizione funzionale di questo presidio va definita in sede di analisi della situazione sanitaria del Comprensorio di Pinerolo ed in sede di proposta di delineazione della rete ospedaliera comprensoriale. Si ritiene di sottolineare che ogni proposta debba comunque essere sottoposta alla più ampia consultazione da parte delle zone comprensoriali per l'opportuna verifica delle necessità e delle esigenze della popolazione interessata, nell'ottica di mantenere nella zona gli attuali livelli occupazionali.
In questo senso l'Assessorato si farà promotore di un'iniziativa in loco che vedrà impegnati Comuni, Comunità montane, sindacati e forze politiche e sociali.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Devo dichiararmi sorpreso per la risposta che abbiamo avuto: poche parole trancianti e drastiche di liquidazione di questo ospedale. Mi pare che il problema meriti qualche considerazione in più. Intanto, prendo atto della disponibilità alla consultazione in loco delle forze politiche ed amministrative locali; questa è senz'altro una risposta positiva.
La prima parte della risposta, pero, non e accettabile, specialmente quando l'Assessore dice che è un ospedale praticamente da abbandonare, in quanto bastano gli altri quattro esistenti nella Regione. E' proprio questo il punto che non è accettato. L'Assessore ha accennato allo scarsissimo tasso di occupazione dei posti letto (33-34%); in sostanza i malati sono pochi rispetto ai 300 posti disponibili, come sono poche le presenze globali del '76 (11.000) rispetto alle 70/80 mila di 4/5 anni fa. Questa malattia non è diminuita molto in quanto gli altri ospedali risultano pienamente occupati. L'ospedale di Pra Catinat d'altronde dispone di strutture efficienti e di personale (144 unità che curano soltanto 90 ammalati).
Se gli altri ospedali sono occupati al 100% e quello di Pra Catinat che ha personale idoneo e strutture sufficienti, non lo è, bisogna rimediare. La risposta dell'Assessore è una soluzione troppo semplice: gli altri ospedali sono pieni, manteniamo gli altri e abbandoniamo questo.
E' giusta questa soluzione? A parere nostro e delle forze politiche locali che abbiamo avuto modo di consultare, non lo è.
La soluzione sarebbe invece di dare priorità all'ospedale di Pra Catinat, che è posto in zona idonea per la cura della tubercolosi. Non è ancora stata smentita la validità di questa ubicazione per la cura di tali malattie; l'ospedale è quindi tuttora valido anche dal punto di vista medico. Tale priorità ridurrebbe le degenze negli altri ospedali i quali potrebbero essere utilizzati diversamente. L'ospedale S. Luigi, come gli altri ospedali, ha molte altre possibilità di utilizzo, dal momento che sono scarse le strutture ospedaliere nella Regione. Questo mi pare essere un modo economico e corretto di risolvere il problema, anche dal punto di vista medico. Sarò lieto se l'Assessore si recherà in zona per sentire dalla popolazione e dagli amministratori che questa è la soluzione che tutti chiedono e in cui tutti credono.
Inoltre bisogna considerare che il costo per ogni giorno di degenza si aggira sulla 30 mila lire, mentre, se l'ospedale venisse utilizzato al 90 100%" il costo scenderebbe alle 20 mila lire. Questa è la prima proposta che facciamo.
Vi sono poi altre ipotesi, che potremo verificare in seguito, come quella della destinazione di uno dei due padiglioni esistenti alla cura della tubercolosi e dell'altro a vari usi di carattere comprensoriale o di unità sanitaria locale della Val Chisone, che è sprovvista di ospedali.
Sono dettagli questi che potremo verificare.
Insistiamo sul mantenimento delle funzioni per le quali è nato l'ospedale di Pra Catinat: la cura della tubercolosi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti per una brevissima replica.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Evidentemente ci sono delle impostazioni sul piano tecnico completamente diverse. Riteniamo, e credo che tutta la scienza in questo senso concordi, che la tubercolosi oggi sia in netta diminuzione.
Credo inoltre che tutti siano completamente convinti che è sbagliato curare gli ammalati di tubercolosi a 1600 metri di altitudine.



PRESIDENTE

L'interrogazione del Consigliere Colombino: "Opportunità di un intervento per evitare la chiusura della Borsa di Torino" non può essere svolta in quanto non è presente l'Assessore Simonelli competente a rispondere.


Argomento: Commercio

Comunicazioni dell'Assessore Marchesotti sul Samia


PRESIDENTE

Passiamo a due interrogazioni presentate dai Consiglieri Benzi e Marchini sulla situazione del Samia. Queste interrogazioni non sono incluse nell'ordine del giorno dal momento che, sull'argomento, l'Assessore Marchesotti farà una comunicazione.
Do quindi la parola all'Assessore rimanendo inteso che al termine della comunicazione potranno intervenire sia gli interroganti che gli altri Consiglieri che lo ritenessero opportuno.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio, fiere e mercati

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, forse bisognerebbe possedere la fantasia, l'ispirazione e la "vis comica" del celebre Tassoni per poter scrivere, come nel caso della tragicomica "Secchia rapita", un poema eroicomico sul Samia trafugato nottetempo e nascosto a Milano.
In realtà l'affare che è lungi dell'essere concluso, ormai poliziescamente denominato da alcuni ambienti "caso Samia", si riduce in pratica al trasferimento della manifestazione dell'abbigliamento (e non della società Samia), dalla sede di Palazzo Nervi a quella dei saloni della Fiera di Milano.
Non essendo tuttavia intenzione della Giunta seguire quella parte di ambienti economici e politici, nonché dell'opinione pubblica, che hanno dato un'immagine ai limiti dell'irrealtà e della strumentalizzazione dei fatti, concernenti l'operazione, voluta "in primis" dall' Associazione Italiana Industriali dell'Abbigliamento, è nostro intendimento fornire al Consiglio una comunicazione completa e argomentata dall'inizio della vicenda a oggi.
Si spera così di rispondere alle interrogazioni presentate dai colleghi Marchini e Benzi, ma nel contempo di allargare il discorso, in modo da rendere intelligibili alcuni fatti singoli che possono apparire contraddittori e inquadrarli nelle linee di sviluppo già espresse nel piano regionale.
Mi si consenta di soffermarmi ora sulle due interrogazioni presentate in Consiglio, che, nell'identità dell'oggetto richiesto, mettono in mostra due concezioni e disposizioni distinte nei riguardi dello stesso.
Entrambi evidenziano, quasi con meraviglia, il fatto che la stampa fosse già al corrente, anzi desse per scontato, che il Samia si trasferisse a Milano. Questione di giorni, forse di ore! Quanto fallaci siano state le informazioni, date ormai per sicure, ognuno lo può constatare oggi che la stessa stampa è costretta ad ammettere che, forse no!, a causa del Ministro Donat Cattin non è sicuro che il Samia potrà organizzare un grande salone internazionale di moda pronta a Milano, anzi!, probabilmente non ne potrà organizzare per ora neanche a Torino! Ma, sorvolando sull'informazione da fonte sicura, da prendere come oro colato, ammannita e orchestrata per ragioni non costruttive e continuando nella desamina delle due interrogazioni, si vede come il Consigliere Marchini, pur analizzando in modo errato il ventilato trasferimento a Milano, e ciò sarà dimostrato nel seguito, imposti tuttavia il problema dell'utilizzazione della Società Samia abbastanza correttamente nel quadro della valorizzazione della produzione regionale e della promozionalità interregionale, nazionale ed internazionale. Chiede inoltre di conoscere meglio i motivi e le garanzie per gli interessi delle categorie piemontesi cose che in verità sono sempre davanti agli occhi dell'Amministrazione regionale che ritiene di averle difese nel modo migliore.
Diversamente, il Consigliere Benzi imposta il discorso sulla tradizione della moda a Torino, sul prestigio e in ultimo sull'attività economica in cui Torino ha sempre primeggiato. Le convinzioni del Consigliere Benzi sono naturalmente molto rispettabili, certo esprimono le rivendicazioni sentimentali e forse anche quel senso del campanile che sussiste ancora in una grande città come Torino.
Le voci che hanno trovato spazio e propulsione ed un credito non meritato nella stampa sono state strumentalizzate, sia chiaro, per interessate speculazioni politiche d'altra marca, diverse da quelle espresse dal Consigliere Benzi.
Ma veniamo al dunque! Forse che oggi le "sartine di Torino" hanno lo stesso significato di dieci o venti o più anni fa? Forse che il prestigio nazionale o internazionale di Torino è affidato alla moda? E l'attività economica, la monocultura per cui tristemente Torino detiene primati, non è certo l'abbigliamento né in tanti anni passati quando il sole del Salone splendeva ben altrimenti, ha potuto primeggiare! Vediamo allora le cifre, che nella loro crudezza esprimono verità incontestabili più di molti e vaghi discorsi.
Il 31° Salone dell'Abbigliamento, tenutosi nel settembre del 1970 aveva una superficie espositiva di 17.130 mq, con 511 espositori, 78 dei quali esteri, con la presenza di 16.062 compratori, 1988 dei quali stranieri e la partecipazione di 36 unità artigiane.
Nel 1976, dopo le varie vicende dello sdoppiamento voluto dagli imprenditori e dall' Ente Italiano Moda e della riunificazione dei saloni uomo-donna, la superficie espositiva si riduceva a 6.736 mq, con una perdita secca di 10.394 mq., quasi 2/3 in meno, mentre gli espositori passavano da 511 a 277 e quelli esteri quasi scomparivano riducendosi a 19 da 78 che erano. Stessa sorte per i compratori che passavano da 16.062 a 8.000, dei quali 850 stranieri contro i quasi 2.000 del 1970 Se queste sono le cifre, non meno importante è l'aspetto qualitativo della questione_ Infatti gli espositori più importanti abbandonavano il Salone e venivano sostituiti da imprese meno qualificate, sia tecnicamente che economicamente, quasi tutte sovvenzionate, per garantire la loro partecipazione.
E, si badi bene a quest'ultimo particolare, l'intervento della Regione Piemonte nel Samia, previsto nel quadro di una strategia ben più complessa pur consentendo alla Società di ristrutturare completamente le attrezzature tecniche, fungendo da nuovo polo di attrazione e perciò risollevando nettamente la manifestazione dai deprimenti livelli del 1974/1975, non ha potuto andare oltre.
Diverso è infatti il cancro che mina alle radici le sorti del Samia! Si tratta di un male incurabile con i sistemi tradizionali e che è stato messo in evidenza dalle forze di questa maggioranza, già quando misero mano all'amministrazione della cosa pubblica Tuttavia non fummo soli in quella denuncia.
Volendo restare nell'ambito torinese, si guardi ai documenti dell'Ente Italiano Moda, prodotti a partire dal 1974/1975.
Anche in essi è denunciato chiaramente il male che fino ad allora era ritenuto oscuro e che oggi non lo è, dato che anche i più pertinaci avversari dell'operazione di trasferimento della manifestazione organizzata dal Samia, a Milano sono stati costretti a riconoscerlo, con ciò piombando in una palese contraddizione interna.
Questo cancro si chiama proliferazione incontrollata di manifestazioni in tutti i settori e a tutti i livelli senza alcun piano preordinato.
Nel solo settore del tessile e dell'abbigliamento vi sono in Italia 65 manifestazioni, ed il Samia non primeggiava più fra esse.
Irrazionalità di movimento, aumento delle spese per i commercianti visitatori e i produttori espositori, scadimento tecnologico e di stile generalizzato, deterioramento irreparabile dell' immagine, obsolescenza incapacità di reggere la concorrenza con l'estero specie con la Francia la Germania che, avendo ciò previsto per tempo ed essendosi attrezzate con una razionalizzazione e una concentrazione programmata, sono oggi tanto forti da guardarci con sufficienza.
E tutto ciò vale anche per le manifestazioni organizzate dopo il '70 dal Samia. Eppure francesi e tedeschi dal Salone di Torino hanno imparato e copiato; loro sono andati avanti, gli industriali ed i governanti italiani no Non si tratta quindi di problemi formali e sentimentalismi, che non è lecito misconoscere; qui è in ballo, come per le grandi questioni economiche e politiche della riconversione industriale e della lotta all'inflazione, della programmazione, il destino di tutto il nostro Paese purché abbia a mente che la nostra comunità regionale partecipa alla soluzione dei grandi problemi cominciando a dare una corretta soluzione a quelli che ha dinanzi, come la promozione fieristico-commerciale dei suoi prodotti.
Mi si conceda questa diversione momentanea del problema specifico trattato: avviare a soluzione il problema della promozionalità fieristico commerciale oggi significa iniziare ad impostare in modo più razionale politicamente e socialmente più democratico, il settore ai vari interprovinciale, regionale, nazionale e internazionale.
Significa cioè avviare una ricerca scientifica per conoscerlo meglio significa elaborare una legge regionale, senza la quale le Regioni sono prive del loro diritto di esercitare le funzioni amministrative trasferite in materia.
Questo è quanto la Giunta regionale si sta preoccupando di fare e il Consiglio sarà puntualmente informato e partecipato su ogni passo fatto in tale direzione.
Ma ritorniamo alle vicende del Samia.
Riteniamo che si sia reso ormai necessario intraprendere una cronistoria dettagliata e puntuale sui fatti avvenuti, affinché i Consiglieri sappiano come stanno esattamente le cose.
Il 23 novembre 1976 il Ministro per il commercio estero, che eroga contributi alle manifestazioni fieristiche internazionali, dopo aver severamente rampognato il Samia per gli insoddisfacenti risultati conseguiti dopo le manifestazioni degli ultimi anni, soprattutto richiamandosi agli interessi delle categorie produttive, invitava la Società a ristrutturarsi, ad elaborare un piano pubblicitario atto a rilanciare adeguatamente il Salone.
Il Ministro dichiarava di condizionare alla prova dei fatti, e cioè al gradimento delle categorie interessate e al raggiungimento degli scopi produttivi sia dal punto di vista promozionale sia da quello commerciale l'erogazione di un nuovo contributo.
E' da rimarcare, a questo proposito, la nuova linea nel campo della promozionalità verso l'estero, inaugurata dal Ministro Ossola, discutibile e interessante, che ha trovato fiere opposizioni all'interno dello stesso governo di cui fa parte. Non fu quindi dovuta al caso la spedizione, in data 16 dicembre 1976, della lettera dell'Associazione Italiana degli Industriali dell'Abbigliamento, i quali parlavano anche a nome dell'Associazione Produttori della Maglieria e in generale della Federtessili.
Costoro, che esprimevano preoccupazione per l'involuzione e l'irrazionalità del settore promozionale tessile e dell'abbigliamento e per la mancanza di coordinamento tra le varie manifestazioni, rilevavano la presenza positiva di una società come il Samia, con esperienza ventennale nel campo della promozionalità e strutture stabili anche all'estero osservavano tuttavia come Milano più che Torino si prestava ad essere l'habitat" ideale per iniziative promozionali, per la concentrazione di operatori commerciali e per la sua qualificazione internazionale.
Infine, lasciando ben poco margine di tempo per una riflessione ponderata, proponevano una manifestazione con caratteristiche internazionali a Milano entro il seguente mese di marzo, in caso contrario lasciando intendere una loro indisponibilità a partecipare al Samia a Torino.
Pur espresse in modo tale da non consentire ripensamenti, le proposte degli industriali del settore contenevano un nocciolo di verità: l'esigenza di una razionalizzazione e di una concentrazione del settore, che, come si è visto, la Giunta regionale e altri avevano precedentemente espresso. Sono criticabili semmai le modalità, la scelta dei tempi, gli obiettivi a breve termine presenti nelle proposte degli industriali e infide che siano venute con un lungo ritardo, dopo che per anni si sono accontentati di mettere in opera solo piccoli giochi di bottega.
Messi al corrente, nei primi giorni del gennaio 1977, dell'iniziativa degli industriali del tessile-abbigliamento, il Comune, la Provincia di Torino e la Giunta regionale hanno intrapreso una serie di incontri con quanti erano toccati, a vario titolo, dalla proposta: con le categorie, le organizzazioni artigiane, l'Union Camere, la Camera di Commercio di Torino l'Associazione Industriali, le organizzazioni sindacali, l'Ente Italiano Moda.
Val la spesa rilevare, nell'espletamento di tali preliminari, il metodo eminentemente democratico e coordinato con le parti politiche, economiche e sociali, perseguito dagli Enti locali che nello stesso periodo venivano fatti segno dalle più varie accuse, con fughe di notizie e manovre giornalistiche oggettivamente orchestrate da alcuni ambienti politici recalcitranti di fronte a qualunque iniziativa tesa allo sviluppo economico sociale della regione e che, accusando gli Enti locali di segretezza quasi cospirativa, mentre si trattava di naturale e legittimo riserbo, li avrebbero poi accusati di aver travalicato i loro poteri e di avere usurpato funzioni di altri.
In realtà, dato che la proposta degli industriali era stata posta in termini precisi e stringenti, e che era collegata con una logica fatta propria anche dal Ministero del commercio estero e sarebbe stata realizzata anche senza il concorso del Samia: dato che gli Enti pubblici presenti in maggioranza nella società già da tempo, anche con il cambiamento dell'oggetto sociale espresso nell'art.
5 dello statuto, avevano proposto un coordinamento della promozionalità a livello nazionale che vedesse presente in funzione attiva e preminente la produzione piemontese, le sue organizzazioni e le sue idee considerato che del resto la Società Samia svolgerà già a partire dal 1977 un'attività organizzatrice-promozionale anche in altri settori, oltre a quello tessile e dell'abbigliamento, della produzione regionale ai vari livelli, come vedremo oltre tenuto conto del loro indirizzo in materia di promozione fieristica e commerciale, il Comune, la Provincia di Torino e naturalmente la Giunta regionale hanno preteso che il Samia contrattasse, in via preliminare all'accordo stesso, una serie di condizioni di garanzie e cioè: l'assicurazione che l'organizzazione e la promozione del salone a Milano restasse almeno fino al 1980, con facoltà di continuare anche dopo, ove richiesto, al Samia; garanzie per un'adeguata presenza dell'artigianato a della piccola e media industria piemontese nel salone; garanzia per il Sauna di svolgere l'organizzazione tecnica e promozionale del Salone utilizzando le sue strutture estere, senza intervento contributivo della Provincia di Torino e della Regione; possibilità di recesso da tali iniziative in qualsiasi momento, da parte della società integra in tutte le sue parti (marchio, strutture tecniche, capacità promozionali, ecc.).
A tali condizioni, naturalmente avendo avuto conferma dai dirigenti del Samia e dagli industriali del settore del fatto che il Ministero industria e commercio seguiva con favore la vicenda, pur in assenza di atti scritti almeno fino alla presentazione formale della domanda di autorizzazione durante le riunioni dell'11 e del 19 gennaio gli Enti locali diedero un parere favorevole, non vincolante, all'inizio dell'operazione e con loro furono d'accordo tutti gli altri soggetti consultati e prima nominati. Del resto il potere della Regione non poteva andare più in là, dato che le manifestazioni a carattere internazionale sono di riserva ministeriale.
Data l'urgenza dei tempi tali trattative furono espletate in breve tempo e, entro il 31 gennaio, fu definita una bozza di accordo tra le associazioni industriali tessili e delle maglierie, l'Ente Fiera di Bologna e di Milano ed il Samia, che vedeva accettate tutte le condizioni poste dalla Giunta regionale piemontese, dalla Provincia e dal Comune di Torino.
Signori Consiglieri, è degno di nota il fatto che l'Ente Fiera di Bologna, intervenendo nelle trattative per costituire il sindacato organizzatore del Prèt-à-Porter - Samia, si fece portatore di una serie di istanze peraltro corrette che gli venivano direttamente dal Ministero industria e commercio e che sono documentate nei testi inviati alle associazioni industriali in data 24 gennaio 1977.
Mi si conceda di ricordare altresì che in data 26 gennaio la Giunta attraverso il mio intervento, diede una prima e parziale informazione di quanto stava succedendo alla IV Commissione consiliare permanente.
Conclusa con il 31 gennaio la fase preparatoria dell'accordo, tutta l'operazione fu presentata all'opinione pubblica, con una conferenza stampa, il 2 febbraio. Si contava con ciò di metter fine alla ridda di dicerie e di interpretazioni, di fornire da parte degli stessi protagonisti la versione autentica di quanto era avvenuto, mentre da parte nostra ci sr preparava a riferirne in Consiglio regionale.
Anche a un telegramma del Ministro Donat Cattin del 3 febbraio, in cui lo stesso lamentava una nostra interferenza nei suoi poteri autorizzativi e chiedeva spiegazioni, fu risposto candidamente che la Regione, convinta della positività dell'operazione e assumendo "in toto" la sua funzione di direzione e di coordinamento, aveva espresso un parere favorevole dietro la pressione delle parti economico-sociali e dell' Ente Fiera di Bologna che notoriamente è sotto il suo controllo, e che pertanto la Regione non aveva autorizzato alcunché.
Il 7 febbraio il Samia presentava, motivandola con le argomentazioni d'eccezionalità del caso, la domanda di trasferimento allegando una dettagliata relazione di quanto era avvenuto e la documentazione necessaria.
Addirittura il 10 febbraio il Comitato consultivo per la promozione del Mincomes dava comunicazione al Samia che il 18 febbraio si sarebbe riunito e perciò richiedeva la presenza di un rappresentante, per esaminare la richiesta di contributo della manifestazione a Milano.
Avendo perciò tutte le parti trovato un accordo all'improvviso il Ministro Donat Cattin, sulla scorta di pretestuose recriminazioni (l'essere stato tenuto in disparte, travalicamento delle competenze del Ministro) prive di ogni fondamento, e strumentalizzando una comunicazione di un Assessore provinciale sul trasferimento della manifestazione a Milano (col che dimostrando però di essere stato tenuto a conoscenza della questione) ha negato, e pare intenzionato a tenere duro, la necessaria autorizzazione bloccando con ciò pericolosamente qualsiasi possibilità di iniziativa.
Infatti ha detto di essere contrario, ma non ha fatto seguire nessun atto formale alla sua presa di posizione che si e ben guardato dal pubblicizzare.
Anche durante la riunione avvenuta a Roma, su richiesta della Regione della Provincia e del Comune di Torino, pur avendo il Ministro dovuto ammettere, nel confronto con i suoi più diretti collaboratori, di essere al corrente della questione, e di non aver più alcun argomento per rifiutare l'autorizzazione se non quello di ribadire che a Milano c'è un Ente Fiera che organizza le manifestazioni (cosa che tutti sanno ma che non contrasta con l'indirizzo del Samia), ebbene, anche dopo quella riunione non è ancora giunto né un diniego né un'autorizzazione formale.
Evidentemente o non ci si rende conto dell'estrema urgenza della decisione o si vuole sabotare, in nome di meschini e miopi calcoli politici, qualsiasi tipo di iniziativa.
Bisogna dare atto al signor Ministro di riuscirvi egregiamente, dato che ormai i tempi sono diventati molto stretti per permettere, anche alla società meglio attrezzata ed efficiente, in meno di tre settimane (cioè prima del 12 marzo) di organizzare qualsiasi cosa.
D'altra parte il settore dell'abbigliamento ha le sue scadenze molto precise, passate le quali si deve rimandare tutto di almeno un semestre.
Ancora una volta perciò una logica di potere fondata su un centralismo arrogante e negatore di ogni diritto dell'autonomia locale ha avuto la prevalenza su una serie di esigenze reali provenienti dal corpo stesso del paese rappresentato nelle sue più varie componenti economiche, politiche e sociali.
Purtroppo alcuni autorevoli nostri governanti vogliono offrire materiale per scrittori che, come Kafka da un lato e Volponi dall'altro sono inclini a tratteggiare l'intima, grottesca assurdità, irrealtà ed estraneità dai bisogni del paese da parte del potere così come viene concepito ed esercitato da essi.
Aspettiamo dunque che i messaggeri da Roma ci dicano cosa ha deciso l'onorevole Ministro. Nel frattempo forse riuscirà nel suo intento, di far slittare ogni cosa, e di non permettere a nessuno di collaborare e di trovare punti di incontro con l'Amministrazione di sinistra. Tale è la logica, tale l'uomo. Nel momento in cui si richiede all'industria di mantenere certi livelli produttivi ed occupazionali, si lavora anche per far saltare gli stessi livelli, data la sensibilità stagionale dell'industria tessile e dell'abbigliamento. Specie per certe piccole e medie imprese non partecipare a una manifestazione significa infatti ridurre notevolmente le proprie possibilità di affermazione e di vendita.
A questo punto sono le cose e qui finisce la nostra cronistoria.
Restano tuttavia da fare alcune considerazioni finali che per essere conclusive di questo discorso non sono certo meno importanti.
Occorre avere ben chiara, e credo che i colleghi Consiglieri lo sappiano, qual è la situazione di crisi economica, politica, ma anche morale e intellettuale che oggi travaglia il mondo capitalistico e l'Italia in particolare.
Il nostro paese si trova ad affrontare non solo problemi grandi e piccoli ma anche scelte di campo fondamentali. L'economia italiana è eminentemente basata sull'industria di trasformazione, data la carenza estrema di risorse primarie e di capacità finanziarie.
Questo è il dato di fondo che ci rende estremamente dipendenti dal mercato mondiale. Di qui la scelta obbligata per l'Italia di intervenire prioritariamente, per risolvere i problemi del mercato interno, sul mercato estero. Ciò non può significare, si noti bene, sviluppo indiscriminato delle esportazioni o scelte inflattive. Tale iniziativa deve piuttosto inserirsi in un contesto di sviluppo politico democratico del paese connesso con quello della cooperazione a livello internazionale.
In questo quadro la Regione Piemonte si fa portatrice, anche nei riguardi del governo e delle forze vive e operanti nel paese, di una iniziativa, di un progetto che investa tutto il settore fieristico promozionale a livello nazionale e finalizzato ai grandi fini del risanamento e dello sviluppo della società e dell'economia italiana.
Nei confronti dell'estero dobbiamo valorizzare la nostra produzione sforzandoci di ribaltare la logica della contrapposizione tra aree forti e aree arretrate e deboli, attuando anzi una scelta meridionalistica quale è quella che sta alla base del piano regionale di sviluppo.
Anche l'indirizzo nel settore promozionale deve, a nostro avviso essere finalizzato al risanamento degli squilibri che contraddistinguono la storia italiana e l'attuale situazione non solo a livello nazionale ma anche e soprattutto qui, nella nostra regione.
Nel contesto della crisi economica attuale, nell'inerzia e nell'assenteismo di vari ambienti economici e politici, occorre promuovere iniziative valide, non fondandosi su logiche meramente provincialistiche ma inserendo il Piemonte e Torino in una iniziativa che ha un respiro nazionale e internazionale, e anche al fine di discutere, coordinare contrattare la presenza di altre manifestazioni a carattere nazionale nella nostra Regione.
Occorre cogliere la novità storica e la portata di questa iniziativa che è suscettibile di costruire in Italia, dove non esiste a tutt'oggi alcuna capitale della moda, un momento propulsore anche potente per la produzione tessile e dell'abbigliamento.
La Giunta regionale è per una razionalizzazione e un coordinamento programmato del settore fieristico-promozionale di tipo democratico e progressivo e proprio perciò indica i pericoli di certe manovre di tipo vandeano e sciovinistico insito, anche se non sempre in modo consapevole nelle posizioni di certi articoli giornalistici. Esprime un senso di rammarico nel constatare come anche i più ascoltati critici della moda e dell'abbigliamento, come la Signora Rossetti, concordano nel merito e nella sostanza di tutto quanto è stato fatto, ma non possono rifuggire dal cadere poi in una fraseologia e in una logica vittimistica che non fa bene a nessuno, specialmente oggi che occorre rimboccarsi le maniche, lavorare tirare fuori idee e iniziative.
A questo fide, colleghi Consiglieri, la Giunta regionale sta adoperandosi,cercando innanzitutto di valorizzare gli strumenti fieristico promozionali esistenti ai vari livelli.
L'obiettivo, che deve essere naturalmente precisato e dibattuto con le forze politiche e sociali presenti in questo Consiglio, dovrebbe essere quello di costruire in Piemonte uno strumento che abbia il compito di dare una organizzazione unitaria ai vari tipi di manifestazioni che già ci sono coordinandole all'interno dei vari livelli e questi tra loro, o che le potenzi o ne crei altre rispondenti ai bisogni promozionali della produzione, specie di quella artigianale, agricola e piccolo e medio industriale. A questo scopo si deve valorizzare anche la cooperazione tra due società come Torino-Esposizioni e il Samia.
Su questi due strumenti occorre appuntare gli sforzi per procedere alla creazione graduale di una struttura, localizzata regionalmente e sulla cui articolazione e organizzazione è ovviamente aperto il dibattito, in grado di organizzare una promozione qualificata ai vari livelli.
Per finire, colleghi Consiglieri, mi permetterei di esporre il programma di assistenza organizzativa nel settore fieristico locale regionale e nazionale su cui sarà coinvolto il Samia.
In primo luogo sottolineerei il positivo risultato della collaborazione del Samia con Torino-Esposizione: l'organizzazione di un Salone di attrezzature scolastiche, tecniche per l'insegnamento e strumenti didattici che avverrà tra il 13 e il 19 giugno 1977 sotto il patrocinio della Regione Piemonte. In esso il Samia avrà la responsabilità dell'organizzazione Torino-Esposizioni della parte commerciale e ci sarà la partecipazione del Bureau International de Travail (BIT). Tale manifestazione avrà un risalto internazionale e contribuirà a incentivare un settore in cui la nostra produzione regionale è massicciamente presente.
Inoltre il Samia, attraverso le proprie strutture ed i propri uffici di Colonia, garantirà l'assistenza tecnica ed organizzativa agli imprenditori che parteciperanno al Salone dell'abbigliamento per bambini Colonia 8/10 ottobre 1977.
Analogamente è allo studio la possibilità di collegarsi con la Regione Toscana per garantire una presenza piemontese alla Fiera di Lipsia, 5/12 settembre 1977.
Un'altra direzione di sviluppo del ruolo promozionale sarà l'organizzazione della partecipazione, a livello regionale o intercomprensoriale, all'Expo '77 di Rimini - 16/25 luglio 1977. Diamo infine di seguito l'elenco delle manifestazioni nazionali (con capacità di attrazione internazionale) che il Samia organizzerà nel 1977 a Torino: Vinincontri - 1/8 maggio 1977 Salone Orafi-argentieri: settembre Mostra delle razze zootecniche.
Inoltre a Verbania, quindi in modo decentrato, il Samia organizzerà una mostra di fiori a carattere regionale con un chiaro riflesso promozionale verso l'estero.
Sono inoltre, e con ciò concludo, allo studio interessanti ipotesi di lavoro su fiere a livello locale che vedono coinvolte le seguenti località con i corrispondenti tipi di manifestazioni: Saluzzo mobili d'arte Ovada mobili e dolcetto Gavi festival del cortese Alba fiera del vino.
Signor Presidente, signori Consiglieri, forse questa comunicazione è stata più lunga del previsto e non è mia intenzione annoiarvi ulteriormente.
Scopo della Giunta era di dare un'informazione esauriente e precisa sui fatti del trasferimento del Salone dell'abbigliamento a Milano e nello stesso tempo partecipare al Consiglio regionale del Piemonte la gravità e le dimensioni dei problemi che si prospettano.
Sono certo della:sensibilità e della consapevolezza che le forze politiche e i Consiglieri hanno di tali questioni. E' necessario, oggi più che mai, essere convinti dell'importanza di avviare a soluzione questi problemi in modo unitario e di isolare i tentativi di bloccare la situazione e miranti a un improbabile ritorno verso un contesto sociale economico e politico che è stato invece irrimediabilmente superato.



PRESIDENTE

Dopo la dettagliata comunicazione dell'Assessore Marchesotti, si apre il dibattito. Chiede la parola il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Vorrei sapere intanto se si apre una discussione sulla comunicazione dell'Assessore o se si dà risposta alle interrogazioni, per cui c'è dialogo soltanto tra gli interroganti e l'Assessore.



PRESIDENTE

E' stato precisato che, recependo le due interrogazioni presentate dai Consiglieri Benzi e Marchini, l'Assessore Marchesotti avrebbe fatto una comunicazione a cui avrebbe fatto seguito il dibattito successivo.



OBERTO Gianni

Un argomento di questo genere va affrontato seriamente. Non è possibile improvvisare. Si è parlato della Signora Rossetti. Ma chi è questa Signora Rossetti?



PRESIDENTE

L'Assessore in sede di replica spiegherà chi è la Signora Rossetti.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Chiedo scusa ai colleghi interroganti e non sottraggo loro tempo, n argomenti che riguardano l'interrogazione. L'Assessore si preoccupava poc'anzi di non annoiarci con la durata della sua comunicazione: non ci ha annoiato assolutamente, ci ha però preoccupato che un discorso di questa ampiezza, che coinvolge problemi che rimettono in discussione addirittura tematiche del Piano di sviluppo, che apre tutta una serie di questioni di grande momento, venga introdotto con una comunicazione. Non gli è costato poca fatica un lavoro di questo genere e l'Assessore avrebbe potuto far chiedere alla conferenza dei Capigruppo che si mettesse all'ordine del giorno un dibattito su questo argomento, distribuendo questa pregevole e ampia relazione. Avremmo potuto esaminarla, analizzarla e dargli anche la soddisfazione di risposte puntuali e di un dibattito adeguato.
Chiedo ora, formalmente, che la relazione venga distribuita e che venga fissato l'appuntamento a breve termine, anche giovedì prossimo, per un dibattito serio, non improvvisato, perché immagino che adesso ci metteremmo a discutere su chi conosce la Signora Rossetti o su altre tematiche marginali, senza entrare, com'e doveroso, nel merito degli argomenti che l'opinione pubblica segue.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, stamani all'ordine del giorno vi erano interpellanze e interrogazioni a cui la Giunta doveva dare risposta.
Ritenemmo di chiedere al Presidente del Consiglio di introdurre una comunicazione dell'Assessore Marchesotti, la quale è comunicazione al Consiglio ma anche risposta agli interroganti. La comunicazione, come ha rilevato il Consigliere Bianchi, ha avuto un'ampiezza tale da richiedere una conoscenza ed una meditazione approfondite, quindi un'adeguata risposta da parte delle forze politiche.
Vi è la disponibilità della Giunta a chiedere alla Presidenza del Consiglio di rinviare alla prossima seduta consiliare la discussione sull'argomento introdotto dall'Assessore Marchesotti.



PRESIDENTE

La Presidenza del Consiglio è perfettamente d'accordo. Vorrei sentire dai due Consiglieri interroganti se intendono intervenire subito o rinviare al dibattito sulla comunicazione dell'Assessore, dibattito che si terrà la prossima seduta consiliare.
La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

L'osservazione del Capogruppo D.C. Bianchi è importante, ritengo per che questa mattina gli interroganti possano esprimere le proprie opinioni.
Gli altri Consiglieri potranno intervenire nel dibattito generale.



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, vuole aggiungere qualcosa?



MARCHINI Sergio

La sede in cui svolgerò le mie considerazioni sulla risposta dell'Assessore Marchesotti non possono che essere quelle del dibattito generale.



PRESIDENTE

Rinviamo il dibattito sulla relazione dell'Assessore. Per il momento do la parola all'interrogante Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Ringrazio l'Assessore Marchesotti per la sua relazione. Dato però che la questione, come apprendo adesso, è in ballo dal 20/11 mentre credevo lo fosse soltanto dal 16/12, devo dire che questa relazione andava fatta prima, perché incominciamo a parlare a cose ormai compiute, l'Assessore stesso dice che tutto si riduce al trasferimento della manifestazione a Milano. Non ritengo proprio che il Samia sia "una secchia"; non so da che parte possa venire questo paragone. Potrei farne un altro e cioè che ci stiamo comportando come Garibuia, quella figura popolare che metteva i soldi in tasca agli altri perché non glieli rubassero, stiamo facendo questo.
Non ho mai avuto senso di campanile, come dice Marchesotti; infatti opero in Lombardia, da anni presiedo un Consorzio in Lombardia. I dati che l'Assessore ha fornito sull'efficienza dell'Ente sono preoccupanti: è chiaro che il Samia era condotto male, e pertanto non era in grado di funzionare. Anche la Fiera Campionaria di Milano è in crisi e il trasferimento della nostra manifestazione è dovuto al fatto che si deve riempire un colossale buco, poiché nessun operatore economico serio desiderava andare in quel grande baraccone. Ma è troppo comodo portare via da Torino una manifestazione per riempire i buchi di Milano. La lettera dell'Associazione Italiana dell'Abbigliamento, in data 16 dicembre, non è nemmeno firmata dal suo Presidente, è firmata soltanto dal Segretario generale Branchini (strano nome; ricorda il termine piemontese "brancare").
è una lettera, tra l'altro, scorretta, con errori di battitura.
L'Assessore Marchesotti nelle riunioni svoltesi l'11 e il 19 scorso, ha difeso il Piemonte e devo dire che si è preoccupato del trasferimento più di tanti altri direttamente interessati. La lettera di Branchini dice: 'questa associazione, nel quadro degli utenti della Federtessile, vuole un ruolo attivo nella ricerca di possibili soluzioni. Considerando il quadro delle realtà oggi operanti, l'Associazione ha rilevato, fra gli altri l'esistenza di due rilevanti momenti territoriali a Torino e a Milano ...' cioè riconosce, in effetti, che in Piemonte qualche cosa si è fatto.
Aggiungo che in 20 anni abbiamo sborsato più di un miliardo per sostenere questa operazione. Brion, che rappresenta gli industriali, pone il problema del ruolo delle Fiere e dice che l'Unione Industriale ha costituito una Commissione di studio per verificare la potenzialità fieristica torinese aggiunge che in primavera si terrà a Torino un convegno internazionale sulle nuove ipotesi di promozionalità e il ruolo delle manifestazioni fieristiche. Per quanto attiene al trasferimento del Samia a Milano sentirà il pensiero degli imprenditori, poi formulerà delle proposte. Il giorno 19 affermava d'aver già sentito gli industriali: ebbene, mi domando se è possibile che in sette giorni un'organizzazione industriale sia in grado di scrivere agli industriali del settore e di ottenere le risposte al massimo avrà fatto tre telefonate e avrà ricevuto tre risposte; ma non credo che la categoria fosse interessata e informata, perché mi è successo più di una volta di inviare centinaia di circolari e di ricevere pochissime risposte. C'è la preoccupazione di salvare le piccole e le medie industrie e l'artigianato. Ma quali proposte si fanno per agevolare la presenza di queste aziende a Milano? Non è nemmeno vero che tutti quanti abbiano accettato passivamente il trasferimento: su "Specchio dei Tempi" di alcuni giorni fa, un piccolo industriale scriveva che la chiusura del Samia significava la chiusura della sua azienda. E come lui ci sono altri nelle identiche condizioni. La Federazione dell'artigianato ha votato un documento contrario al trasferimento del Samia a Milano. Il rappresentante della Cassa di Risparmio ha presentato le dimissioni, perché non ha accettato questa impostazione; quindi non si può dire che tutte le acque siano calme e che soltanto qualcuno suoni le campane per amore del campanile. Dovete parlare con gli operatori economici e non con quelli che stanno negli uffici, a cui non viene nessun danno diretto.
Di tutto questo il Consiglio regionale è venuto a conoscenza dai giornali: la "Stampa" il 24 gennaio titolava "Anche il Samia trasloca a Milano" e il giornalista brillantemente diceva "Fra poco andranno via anche il Caval d'Brons e Palazzo Madama" (non penso che quel giornalista fosse sollecitato da qualcuno). La "Gazzetta del Popolo" in data 28 gennaio dice "Milano ci ha rubato il Samia". Noi andiamo avanti citando questo o quell'altro, citando il Ministro Ossola (non vorrei che fosse milanese) ma, accettando il trasferimento, veniamo meno ad uno dei presupposti del Piano di sviluppo, poiché avevamo detto che per differenziare la nostra produzione dovevamo incrementare altri campi e fra questi il tessile.
La proposta di partecipazione al Samia era di 170 milioni perch intendevamo proprio incrementare il settore dell'abbigliamento, ma, dopo un anno, questa impostazione non è più valida. La responsabilità finanziaria che abbiamo all'interno del Samia non può pesare soltanto sullo stomaco della Giunta, ma va portata qui, perché la gestione finanziaria è di tutti noi, maggioranza e minoranza; e su questo si deve chiedere il confronto del Consiglio regionale. Intanto si viene a sapere che a Milano non sanno dove organizzare la mostra, perché ancora non hanno i locali, e non sono cose inventate: le leggo sui giornali. Se le cose stanno così, possiamo stare tranquilli che per marzo non ci sarà nessuna mostra né a Torino né a Milano. Questo è l'unico risultato che abbiamo ottenuto.
Nessun contratto di lavoro oggi permetterebbe di trasferire in due mesi impiegati di prima categoria; si deve dare un preavviso. Non abbiamo avuto nemmeno questo. Alla lettera della Federtessili avrei risposto come pu rispondere un industriale. C'è un Ministro che non vuole firmare lo spostamento e lo ringrazio, perché ha il coraggio di dire no su un argomento attorno al quale non c'è stata discussione, se non in questo momento; è un Ministro che si preoccupa del Piemonte, che lo conosce profondamente e che ancora prima del suo Ministero ha facilitato la vicenda del Samia. La verità è che i piemontesi, i torinesi, la Provincia, il Comune e la Regione in ultimo, non si sono mai impegnati per il funzionamento e l'organizzazione del Salone.
Supponiamo che si tenga a settembre il Salone del Samia e che cominciassimo ad organizzarci con altro spirito: potremmo, per esempio tenere contemporaneamente una mostra degli orafi a Palazzo Madama o a Palazzo Reale, potremmo portare la Fracci al Regio o al Palazzetto dello Sport, potremmo organizzare a Stupinigi serate con sfilate di moda: in questo modo Torino richiamerebbe molta gente e sarebbe un'attrattiva per molte categorie. La mia proposta non è una risposta all'Assessore.
Dobbiamo mantenere il Samia a Torino perché siamo in grado di gestire la manifestazione. Si tratta soltanto di rimuovere le persone che in questi anni, per incapacità manifesta, non hanno saputo fare nulla. Cominciamo a cambiare la parte che sta in testa all'organizzazione, mettiamo gente valida che conosca il mestiere e il settore e potremo stare tranquilli che le cifre bassissime citate oggi dall'Assessore saliranno tranquillamente a posizioni molto diverse da quelle di partenza.



PRESIDENTE

L'intesa raggiunta è quella di portare la discussione generale alla prossima seduta. L'Assessore Marchesotti chiede ancora la parola per una comunicazione. Ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio, fiere e mercati

Ho ancora alcune comunicazioni aggiuntive da dare al Consiglio. Il 24 gennaio abbiamo informato le Commissioni e abbiamo messo a disposizione il materiale di cui disponevamo, quindi non posso accettare l'osservazione che è stata fatta di non informazione al Consiglio. Siamo venuti in possesso della lettera del Ministro Ossola del 23/11 dopo l'informazione data in Consiglio.
Si dice che il Samia è condotto male: non è una novità, comunque non si può e non si deve dare responsabilità a chi non ne ha, semmai qualcuno faccia la propria autocritica per quel che ha deciso il Consiglio provinciale di Torino.
Il Comune e la Provincia hanno speso un miliardo e forse più per fare il Salone. Voglio rilevare, come elemento di discussione futura, che questo miliardo non ha prodotto ciò che intendeva produrre. Si dice che gli industriali non vogliono andare a Milano: a noi risulta il contrario perché a trattare con il Samia c'è stata la Federtessili che rappresenta gli industriali. Si dice che gli artigiani non vogliono andare a Milano.
Non escludo che ci siano degli industriali e degli artigiani che vogliono stare a Torino. La richiesta che viene da coloro che danno un contributo al commercio con l'estero, dai diretti interessati che rappresentano la categoria è quella che abbiamo presentato. Si dice anche che non c'è il posto per tenere il Salone alla Fiera di Milano. Ci hanno invece informato ed assicurato che l'accordo è di organizzare la manifestazione a Milano nel salone costruito appositamente, nel quale doveva andare il Salone del Samia spostato poi su Torino (qualcuno ricorderà che l'allora Ministro dell'industria Villabruna minacciò le dimissioni; allora il Salone venne a Torino). A Milano ci sono le strutture per accogliere il Salone. I giornali pubblicano delle notizie che però non corrispondono agli impegni assunti dai dirigenti della Fiera di Milano con coloro con i quali hanno trattato.
Ho ritenuto doveroso precisare ed approfondire queste cose.



PRESIDENTE

Considero chiusa questa fase della discussione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni dell'Assessore Alasia sul problema occupazionale dello stabilimento Mirsa di Galliate


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alasia per una comunicazione sul problema occupazionale dello stabilimento Mirsa di Galliate.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro, industria ed artigianato

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'importanza economico-sociale che la Mirsa riveste nella zona in cui è collocata (ma l'importanza va assai al di là della zona), la gravità della situazione di questo complesso che rischia di precipitare nel fallimento (anche se da ieri, come dirò più avanti, si è aperto uno spiraglio che consente una parziale ripresa del lavoro), tutto ciò ci induce a dare una tempestiva informazione al Consiglio.
Le conseguenze di un fallimento sono immaginabili non solo per il Comune di Galliate. Diamo quindi una tempestiva, doverosa informazione al Consiglio, anche se a questo momento la situazione resta del tutto fluida e aperta e non è quindi possibile dare certezze circa l'integrità del complesso produttivo come ci viene richiesta dai lavoratori, dal Comune e dalla Provincia di Novara con i quali stiamo operando.
Vi presento brevemente il quadro della situazione.
Il maglificio Mirsa di Galliate è un'azienda di proprietà dei Marchesi di Gresy, occupa 680 lavoratori e produce maglieria di alta classe. La stragrande maggioranza della mano d'opera e costituita da maestranza femminile e anche questo è un dato tutt'altro che trascurabile.
La ditta possiede una rete commerciale buona ed un mercato di prestigio, soprattutto all'estero (America e Giappone), dove esporta normalmente il 75-80%della sua produzione.
Eravamo già stati in rapporto con l'azienda nel gennaio 1976, quando dopo lunghe trattative, la Mirsa assumeva i 50 lavoratori licenziati dalla Condotti (Gruppo Ermenegildo Zegna) di Cameri. La ditta richiedeva in quel periodo ai Ministeri dell'industria e del lavoro l'applicazione dei benefici previsti dalla legge n, 464.
Il Ministero del Lavoro con decreto in data 14/9/1976 ha riconosciuto le condizioni di ristrutturazione aziendale e la cassa integrazione speciale. Il Ministero dell'industria - pur sollecitato dalla Regione - non ha potuto deliberare il finanziamento agevolato, in quanto la pratica della Mirsa non era (come non lo è tutt'ora) corredata del piano di ristrutturazione aziendale.
La situazione finanziaria e produttiva dell' azienda; che nell'inverno 1976 sembrava florida, si è deteriorata negli ultimi mesi del 1976.
Infatti, nella riunione del 6/12/1976 presso l'Associazione degli Industriali di Novara, la Direzione aziendale annunciava la cassa integrazione a zero ore per tutti i dipendenti a decorrere dal 10/12/1976 motivandola con difficoltà di ordine economico e finanziario.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori proclamavano lo sciopero a tempo indeterminato e respingevano tale proposta, perché la Mirsa non offriva alcuna garanzia di pagamento dei salari arretrati, della tredicesima mensilità e della cassa integrazione e non possedeva nessun piano di ristrutturazione. Con un'operazione di cessione del credito spettante alle maestranze è stato possibile avere 66 milioni dalle banche per corrispondere lo stipendio di novembre.
Dagli incontri del 15 e 28 dicembre in Regione, ai quali erano presenti, oltre la proprietà e le organizzazioni sindacali, anche i rappresentanti del Comune di Galliate e della Provincia di Novara, si è potuto verificare che la crisi della Mirsa è dovuta ad un passivo troppo elevato (il fatturato annuo di 7 milioni per dipendente non è assolutamente remunerativo) e in secondo luogo, a nostro giudizio, alla carenza di capacità imprenditoriale e di organizzazione aziendale, fatto assolutamente non trascurabile.
Si profilava pertanto la necessità di affiancare alla proprietà validi consulenti e professionisti, i quali avessero l'incarico di predisporre un serio programma di ristrutturazione aziendale e di riportare la Mirsa su posizioni di credibilità verso i fornitori e gli istituti di credito.
Il Marchese di Gresy affidava pertanto al Dott. Maranghi (direttore della Marzotto Sud) l'incarico di preparare il piano di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale, che veniva esaminato e discusso negli incontri dell'8 e 12 gennaio 1977 in sede regionale.
Il piano, sulla base del prestigio dei prodotti Mirsa e dell'esistenza di numerosi ordini, prevedeva la ripresa dell'attività entro breve tempo ma non scioglieva alcuni interrogativi: la reale situazione finanziaria e il reperimento di capitali.
Le parti decisero allora nell'incontro del 17 gennaio di affidare a professionisti l'incarico di svolgere un'approfondita analisi finanziaria ed economica dell'azienda al fine di poter avviare trattative serie con imprenditori privati o finanziarie pubbliche e furono scelti il prof.
Picatti, l'avv. Gamna di Torino e l'avv. Galimberti di Milano.
Nel frattempo le parti prendevano contatti con l'Ufficio regionale del lavoro per esaminare la possibilità di presentare una richiesta di cassa integrazione speciale, anche in considerazione del fatto che dalla fide di novembre i lavoratori sono senza retribuzione. Si decideva di comune accordo di attendere l'esito della verifica finanziaria, per conoscere le condizioni di ripresa dell'attività produttiva.
Promuovevamo allora un incontro con l'Amministratore delegato della Finanziaria Regionale Piemontese S.p.A., al fine di verificare la possibilità di intervento della stessa. La riunione, svoltasi l'1/2/'77 aveva carattere interlocutorio ed in essa emergevano da una parte la difficoltà di intervento della Finanziaria per mancanza di fondi e dall'altra la necessità di attendere il risultato dell'indagine dei professionisti.
Si giungeva pertanto all'incontro del 21 febbraio in sede regionale, al quale erano presenti rappresentanti del Comune di Galliate, della Provincia di Novara, delle organizzazioni sindacali e del Consiglio di fabbrica.
I professionisti riferivano alle parti i risultati dell'indagine svolta, dalla quale emergevano con evidenza una situazione finanziaria assai compromessa e un passivo difficilmente sanabile con i beni patrimoniali della Mirsa e della famiglia di Gresy.
Devo dire che il loro giudizio è molto pessimistico circa le possibilità di sopravvivenza della Mirsa. Tuttavia i rappresentanti degli Enti locali, dei lavoratori e degli stessi industriali - pur dando atto ai professionisti della serietà con la quale avevano svolto il loro incarico e pur rendendosi conto delle difficoltà finanziarie dell'azienda - ribadivano la necessità di evitare comunque la chiusura della Mirsa in considerazione soprattutto della validità della stessa sotto il profilo tecnico e produttivo e del gravissimo problema occupazionale che colpirebbe la zona di Galliate.
Si è deciso pertanto unanimemente di proporre al Marchese di Gresy la procedura dell'amministrazione controllata. Tale proposta è stata accolta ieri. Ciò salvaguarda momentaneamente la continuità della Mirsa e l'occupazione a Galliate ed offre la possibilità di ricercare nei prossimi mesi soluzioni definitive di ordine finanziario e imprenditoriale in grado di garantire la prosecuzione dell'attività produttiva.
Devo dire che su questo piano - pur non dando assicurazioni tassative l'Unione degli Industriali si è seriamente impegnata.
Questa è una ragione di più - una ragione seria e consistente affinché si dispieghi in questi giorni tutta l'azione possibile da parte delle forze sociali, delle forze politiche, dei parlamentari per scongiurare la strada del fallimento che sarebbe una strada senza ritorno.
Di questa questione si è interessato anche direttamente il Presidente del nostro Consiglio, che ringrazio a nome della Giunta. La Giunta confida quindi che da parte dei Consiglieri dei vari Gruppi, e segnatamente dai Consiglieri di Novara si operi con tempestività in questa direzione.



PRESIDENTE

Non vi sono Consiglieri che desiderano intervenire? Passiamo quindi alla comunicazione successiva.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni dell'Assessore Rivalta sulle notizie apparse sui giornali in merito alla denuncia di un privato sull'attività del gruppo professionale "Collettivo di architettura" di cui lo stesso Assessore fece parte


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

La Stampa e la Gazzetta del Popolo di ieri hanno riportato la notizia di un esposto nel quale è fatto riferimento a possibili sovrapposizioni dell'attività di amministratore pubblico che sto svolgendo con l'attività professionale di architetto. Sono venuto a conoscenza dell'esposto, poche ore prima della pubblicazione, dagli stessi giornalisti che, avendolo ricevuto da uno sconosciuto e forse non individuabile estensore, hanno voluto informarmi ed essere a loro volta informati dei dati oggettivi degli atti amministrativi compiuti a cui fa riferimento l'esposto mostrando con ciò di voler rifiutare gli intenti scandalistici e le strumentalizzazioni politiche che vi si possono riconoscere.
La gravità di questa provocazione, che respingo nel merito e nel metodo, richiede che dopo aver risposto alle domande dei giornalisti, per rispetto all'entità istituzionale del Consiglio regionale, io dia adesso una pur breve informazione. E mi permetto di sottolineare che sento personalmente l'esigenza di dare questa informazione.
Gli atti amministrativi della Regione a cui questo esposto fa esplicitamente e implicitamente riferimento, discendono dall'attività svolta dalla Regione a seguito della legge n. 166 approvata in Parlamento il 27 maggio del 1975; pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 7 giugno dell'anno successivo ed entrata in vigore l'8 giugno del '75.
La legge, che prevedeva provvedimenti finanziari per l'attività di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata (Istituto autonomo Case Popolari) e convenzionata (imprese e cooperative) poneva delle precise scadenze per la sua applicazione. E' un provvedimento che aveva il carattere dell'urgenza operativa; carattere che nell'anno '75 ha contraddistinto altre leggi successive. Le scadenze per la Regione erano quelle di promuovere e di formulare il piano di riparto e di localizzazione territoriale dei finanziamenti per edilizia residenziale, erogati dalla legge, entro 30 giorni e cioè entro l'8 luglio del 1975. L'articolo 11 della legge richiedeva che, entro 20 giorni, i soggetti, attuatori dell'edilizia convenzionata, e cioè le imprese e le cooperative formulassero la domanda per ottenere i finanziamenti, e l'art. 12 prescriveva che entro il termine perentorio di 20 giorni, decorrenti dalla data di presentazione della domanda, la Regione concedesse il nullaosta di conformità del programma costruttivo; decorso inutilmente il termine previsto dal comma precedente, il nullaosta sarebbe stato inteso irrevocabilmente concesso, e di ciò l'interessato ne avrebbe dato notizia al Comune, al Comitato per l'edilizia residenziale e all'istituto di credito per il mutuo. La Regione aveva quindi una scadenza di 40 giorni (20 20), entro la quale doveva comunicare il nullaosta o il diniego.
Voglio qui sottolineare che tutto l'iter applicativo della legge si è sviluppato nell'arco che va dal 27/5 al 18/7/1975, periodo in cui non era più operante il Consiglio regionale della passata legislatura e non era ancora stato convocato il nuovo Consiglio regionale. Gli atti amministrativi inerenti all'applicazione della legge sono stati quindi compiuti dalla Giunta operante al termine della passata legislatura, che ha espletato i propri impegni nell'arco del tempo previsto dalla legge.
D'altro lato, la mia attività professionale che è sempre stata parziale, in quanto ho diviso l'impegno professionale con l'impegno politico, ha avuto termine con l'ultimo rapporto professionale che risale al gennaio del 1973: da quel periodo in poi ho rifiutato ogni altro incarico perché il mio impegno in Consiglio regionale è divenuto a tempo pieno; devo aggiungere che non e stata una scelta occasionale ma meditata tanto che nel momento in cui ho accettato la ricandidatura decidendo di dedicarmi ulteriormente all'attività politica di partito e all'attività derivante da impegni pubblici, il 20 maggio del 1975 ho sciolto anche l'ultimo legame formale che mi vedeva membro di un gruppo di progettazione costituito in cooperativa, dando le dimissioni, le quali sono registrate regolarmente nei documenti ufficiali. E' evidente pertanto che non esistono elementi di sovrapposizione di attività amministrativa e professionale perché nel momento in cui sono stati assunti gli atti amministrativi, in applicazione della legge 166, io ero al di fuori dell'attività professionale, non solo sotto il profilo sostanziale, ma anche sotto il profilo formale, e il Consiglio regionale era in vacanza elettorale ed io non facevo parte della Giunta allora in carica.
Il fatto poi che, successivamente, la progettazione di uno dei lavori derivato dal finanziamento della legge 166 per incarico della cooperativa di abitazione finanziata, sia andata ad alcuni architetti appartenenti al gruppo professionale di cui io ho fatto parte in passato, è un discorso che esula dalle mie responsabilità e dalle mie competenze. Per altro voglio sottolineare che il gruppo professionale di cui ho fatto parte si è costituito nel 1959: ha scelto di operare soltanto nell'ambito delle attività degli Enti pubblici e del movimento cooperativo e con questa linea qualificante ma non facile (perché molti ricorderanno la selezione e la discriminazione nella scelta dei tecnici), questo gruppo professionale è da allora presente sulla scena del dibattito politico, culturale e professionale. I suoi rapporti sono pertanto motivati e legati alla sua lunga presenza e attività dal '59 in poi.
D'altra parte i soggetti, imprese-cooperative-IACP, che operano per l'attuazione dei programmi dell'edilizia residenziale, sono autonomi e responsabili nella scelta dei progettisti.
Non esiste quindi nessuna possibilità di individuazione di una sovrapposizione formale e sostanziale della mia attività amministrativa e professionale; nei fatti e nei tempi non esiste la possibilità di sovrapposizione.
Detto questo, voglio infine rilevare come considerazione mia personale che questo tipo di provocazione vuole colpire le persone, per determinare anche elementi di squalificazione alla stessa vita amministrativa della Regione. Anche per questo aspetto, oltre che per un rapporto formale con il Consiglio regionale, ho sentito il bisogno di esprimere il mio rammarico che possano essere svolte azioni di questo tipo, sottolineando, d'altro lato, che io ho sempre teso ad operare in termini di estrema chiarezza proprio anche per evitare confusioni, per evitare possibilità di ingenerare equivoci, per evitare possibilità di squalificazione delle stesse strutture amministrative. E' testimonianza di ciò il fatto che nel momento in cui l'impegno di Consigliere regionale è diventato importante e predominante, e questo già quando ero all'opposizione, non ho più voluto assumere rapporti professionali, sino a scegliere di dedicarmi alla sola attività politica.
Credo che questo sia il comportamento di maggior chiarezza che io potevo assumere nei confronti delle istituzioni e delle attività politiche ed amministrative che sto svolgendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Intervengo per due motivi precisi. In primo luogo desidero, a nome della forza politica che rappresento, stigmatizzare questi fenomeni di malcostume che offendono la democrazia e il metodo; esterno, da questo punto di vista, la mia simpatia all'Assessore Rivalta. Tuttavia ho il dovere, come rappresentante di forza politica di opposizione, in primo luogo, e come forza politica liberale, in secondo luogo, di respingere nel modo più assoluto le dichiarazioni fatte dal Presidente della Giunta e di chiederne spiegazione. Il Presidente della Giunta ha ritenuto che questo episodio sia da attribuirsi a chi non sa confrontarsi sui problemi, e siccome chi si deve confrontare sui problemi sono le forze politiche di opposizione ritengo che questo sia un gratuito e inaccettabile riferimento alle forze di opposizione in generale. In secondo luogo il Presidente della Giunta ha ritenuto di mettere sullo stesso piano un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale con firma autenticata dal professionista che ne ha assunta la responsabilità, e questo inqualificabile episodio. Chiedo che il Presidente della Giunta dia spiegazioni al Consiglio anche su questo.
Desidero aggiungere inoltre che nessuna parte politica vuole snaturare il risultato elettorale (forse la realtà di questo Consiglio non è più così rispondente al risultato elettorale). Ritengo che il Presidente della Giunta debba pagare le spese legali, se non lo ha già fatto, in quanto si è pronunciata la Cassazione su questo argomento.
Ho cercato di mantenere il mio intervento in termini corretti e pacifici e prego il Presidente di prendere nota che, data la delicatezza dell'argomento, mi riservo una replica, qualora il problema venisse dibattuto.
Desidero confermare e riaffermare l'assoluta estraneità della forza politica che rappresento a queste vicende e respingo ogni illazione, che ritengo per altro si possa giustificare in relazione all'atteggiamento del Presidente, nell'amarezza della situazione in cui è stato coinvolto, e in questa misura, anche sul piano personale, non ne voglio fare una polemica.
Tuttavia mi pare che tutto questo dovesse essere detto e precisato.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando una qualsiasi questione è in mano all'Autorità giudiziaria, fondata o non fondata che sia la questione, anonimo o conosciuto colui che la solleva, è sempre difficile parlarne in altre sedi. Tuttavia, personalmente e a nome del mio Gruppo ritengo che lo sfogo pubblico che l'Assessore Rivalta ha voluto fare in questo Consiglio sia pienamente comprensibile e spiegabile.
Pertanto, mantenendo ferma la posizione della Democrazia Cristiana tenuta anche in altre sedi, dove si è discusso dello specifico argomento della Cooperativa Di Vittorio, manifesto all'Assessore, a nome mio e a nome del Gruppo, espressioni di simpatia, e conoscendo la serietà e la dignità con la quale egli si è sempre comportato in aula come Consigliere e come Assessore, non possiamo che augurargli una favorevole conclusione della vicenda.
In questa occasione, che è un momento di amarezza per il collega Rivalta, non possiamo però non ricordare come altre volte amici a noi vicini siano stati sottoposti a linciaggi e accuse sulla base di semplici considerazioni: è quindi evidente la nostra comprensione nei confronti dell'Assessore Rivalta, comprensione che a volte hanno avuto o non avuto nostri amici coinvolti in situazioni non fondate e quindi non piacevoli.
Voglio aggiungere anch'io una dichiarazione che tocca un punto già evidenziato dal collega Marchini: ieri, apprendendo dai giornali la notizia di questa vicenda, abbiamo avuto tutti un moto di personale simpatia per il collega Rivalta, ma le dichiarazioni dure - dico queste cose con tono pacato e senza vena polemica - del Presidente della Giunta che hanno cercato di unire questa vicenda ad un'altra vicenda, ci hanno un po' stupiti. Per rispetto alla Magistratura (civile, penale o amministrativa che sia) avevamo evitato di portare in quest'aula una discussione su recenti decisioni del Tribunale Amministrativo Regionale, che, come tutte le decisioni della Magistratura, possono essere esaminate, osservate, ed anche sommessamente criticate da coloro che sono cultori del diritto.
Questa occasione ci fa dire che la nostra parte politica, allorquando la Suprema Corte di Cassazione si sarà pronunciata nuovamente su certi fatti non si esimerà dal dire e dal divulgare la sua opinione in merito a decisioni che stranamente sono state sulla stampa e nei riflessi dell'opinione pubblica molto ovattate.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, si radica in me la convinzione che entriamo in una epoca in cui allo scontro di carattere politico, che per ovvi rapporti di forza non è più tanto facile, subentri come surroga la mattanza di carattere personale. E' un fenomeno che investe tutte le forze politiche e, per quanto riguarda la mia, provoca un accanimento di tipo particolare. Non sto qui a ripetere vicende di cui nella mia provincia parlano i giornali. Mi limito semplicemente ad esprimere solidarietà al collega Rivalta e una preoccupazione: in sostanza per coloro che, come l'architetto Rivalta e il sottoscritto, esercitano una professione, è incominciata una navigazione estremamente difficile e pericolosa. Le leggi anche quelle regionali, che spesso hanno come obiettivo fondamentale l'accentuazione delle caratteristiche di sanzione piuttosto che quelle di indirizzo e di costruttività, pongono tutti di fronte a situazioni che in qualche modo possono coinvolgerci. Esprimo al collega Rivalta queste considerazioni che non so se possano fargli piacere o meno: indipendentemente dalle cronologie da lui citate (da parte mia non vi era alcun dubbio anche se non ci fossero state), nel comportamento dell'Assessore Rivalta non c'è stato nulla di scorretto; l'amministratore pubblico, deve avere queste caratteristiche, naturalmente anche l'amministratore pubblico che non ha una destinazione politica sufficientemente definita talché possa surrogare altre attività. Questa è la realtà alla quale vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi del Consiglio, questa è anche la ragione per cui il problema va sdrammatizzato dal punto di vista dei motivi per cui queste cose avanzano.
Abbiamo un ginepraio di leggi e di sanzioni previste dalle leggi, ci sono sindaci sub iudice per ragioni di carattere politico; si può ammazzare qualsiasi sindaco della nostra Regione e credo di tutta Italia per qualsiasi banalità offerta dall'interpretazione delle leggi che regolano la materia urbanistica ed edilizia. Due casi su dieci può darsi che abbiano la coincidenza degli obiettivi, otto casi certamente non ce l'hanno.
Esprimo solidarietà ma anche stupore per quanto ci ha detto l'Assessore Rivalta, perché è inconcepibile l'ipotesi di un sospetto in questo tipo di attività. Mi permetto di richiamare il Consiglio ad un confronto politico o ad una battaglia chiara e aperta sui temi politici, su ipotesi di lotte molto meno serie, molto più luride - permettetemi l'espressione - che possono effettivamente diventare un'ulteriore minaccia alle nostre istituzioni.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Ringrazio l'Assessore Rivalta delle sue dichiarazioni chiare, corrette e precise. Sull'argomento si sono sentite varie dichiarazioni dei colleghi a cui mi associo in maniera calda e convinta nei confronti dell'Assessore come cittadino, come uomo politico, come professionista. Credo però che questo riconoscimento ad un collega da parte di uomini politici non sia sufficiente.
Una volta che la volontà si è formata e si dà esecuzione precisa e tecnica ai provvedimenti, non penso che si debba andare a rimescolare i fatti. Quindi, indipendentemente dalle attività di altri organismi, stamani avevamo il dovere di dire chiaramente che tutta la vicenda, sia per l'attività della Giunta precedente, sia per l'attività di quella successiva, aveva dato certi tipi di decisioni. Il collega Cardinali ha voluto anche parlare dei rapporti tra l'uomo politico e l'esercizio delle sue funzioni, delle sue attività e ha rilevato come su questa strada si possa andare alla distruzione delle istituzioni democratiche attraverso il linciaggio delle singole persone. Maggiormente ne risentono coloro che si sono sempre fatti profondi assilli dei problemi etici con drammi interni e rovina della persona, come abbiamo sentito nelle parole dell'amico Rivalta.
Sarà necessario in questa sede, e non relegato al caso singolo, poiché il discorso si ridurrebbe di molto, affrontare l'argomento in maniera molto seria, per stabilire in termini etici quali possono essere le attività che un uomo libero può esplicare in funzione delle capacità professionali anche quando maturano scelte politiche.
Se esistono necessità di chiarimenti, sappiamo quali sono gli strumenti e questo vuole essere il mio apporto di un riconoscimento nei confronti di un collega che stimo per la sua correttezza e per i suoi principi. E' opportuno che si sappia che da parte di coloro che hanno la diretta conduzione e il controllo della cosa pubblica a livello regionale ogni azione è stata condotta in termini estremamente corretti e precisi rispetto alle norme di legge ed ai principi etici che devono guidare ogni uomo nell'impegno politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Devo dar atto, come hanno fatto tutti coloro che sono intervenuti prima di me nelle attestazioni di stima e di simpatia per l'Assessore Rivalta che su certe cose non c'è bisogno di parlare molto, perché fa fede l'impostazione personale, la dirittura morale e politica, la storia e la scelta di vita.
Ritengo che sull'aspetto giudiziario non sia il caso di parlare. Ha ragione il Consigliere Paganelli: è un elemento che va valutato nelle sedi proprie. I fatti già esplicitati si preoccuperanno di dare le risposte che oggi sono state date da Rivalta. Desidero fare ancora una considerazione nel momento in cui si introducono per forza di cose anche elementi di tipo politico. Le affermazioni di Cardinali hanno posto alla riflessione delle forze politiche un elemento di fondo, nel momento in cui esistono situazioni di diffusa disgregazione e di crescente qualunquismo nella nostra società, determinati da gruppi di individui (non è il caso di parlare di volontà politiche predeterminate) contrari alle persone contrari a certi gruppi, ma, in definitiva, contrari alle stesse istituzioni e alla stessa ragione di essere assieme nell'assise democratica. Sono responsabilità, attenzioni e riflessioni che dobbiamo compiere tutti e dobbiamo anche sollecitare attenzione sulla parte ultima che è stata oggetto degli interventi dei Consiglieri Marchini e Paganelli.
Non sempre è necessario avere macchinazioni, idee, strategie di un certo tipo, ma anche una serie di concomitanze oggettive possono dare interpretazioni cautelative. Ebbene, ritengo che se così non é, sono molto contento, perché credo nella contemporaneità di date.



ALBERTON Ezio

Quale concomitanza di date?



BONTEMPI Rinaldo

La decisione era del 7 gennaio, comunque su questo ritengo di essere estremamente chiaro e aperto, come lo sono normalmente, nel dire che se non c'è questa concomitanza, se questa concomitanza oggettiva non ha dietro la concomitanza soggettiva, dobbiamo essere tutti soddisfatti.
Con questo mio intervento desidero mettere in guardia tutti, poich ogni elemento di questa vicenda (peraltro correttamente riportata dalla stampa) potrebbe innescare speculazioni di ordine politico, che sarebbero uno sviamento profondo dello stesso confronto politico che tentiamo di instaurare, che sempre più si viene instaurando, e che sarebbero una cattiva risposta da parte delle forze politiche alle esigenze della comunità piemontese.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Anch'io concordo con l'intervento svolto dal collega Cardinali e ne ricavo una considerazione complessiva secondo cui fare l'uomo politico quando si è nel contempo professionisti, è estremamente difficile. Ho un figlio e mi rendo conto come il terreno che gli sta davanti sia molto difficile perché c'è la tendenza di mescolare il sacro al profano.
Ho ascoltato la dichiarazione chiara del collega Rivalta e non posso che solidarizzare con lui, per quanto mi è dato di conoscere. Gli ho sempre riconosciuto chiarezza, correttezza e trasparenza per cui è chiaro che anch'io e il mio Gruppo gli siamo vicini in questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi. Ne ha facoltà.



GASTALDI Enrico

Mi associo ai Consiglieri dei vari Gruppi che sono intervenuti in tutte le espressioni di solidarietà all'Assessore Rivalta, rifiutando nella polemica politica i riferimenti personali.



PRESIDENTE

La parola al Presidente del la Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, ho già espresso all'Assessore Rivalta non soltanto la solidarietà, ma anche la stima e la considerazione di cui gode in tutta la comunità piemontese.
L'anonimo aveva inviato l'esposto alla Procura della Repubblica e alla Pretura e poi aveva ritenuto di mandarlo anche ai giornali.
Vorrei qui intervenire brevemente su alcune dichiarazioni del Consigliere Marchini, in parte riprese dal Consigliere Paganelli. Nella mia dichiarazione non c'era nessun riferimento alla sua forza politica. Intanto il ricorso non è venuto certamente dalla sua forza politica, ma sono dei legali che hanno impugnato le operazioni elettorali in alcuni seggi. Da loro dichiarazioni parrebbe che il fine sarebbe soltanto quello di un riequilibrio all'interno della lista che ha avuto un seggio attribuito con i resti. Il mio intervento, però, si riferisce all'eventuale strumentalizzazione e al meccanismo a cui andrebbe incontro il ricorso se trovasse accoglimento. Non si tratta soltanto di dichiarare la nullità delle operazioni elettorali di alcuni seggi sparsi nella Provincia di Cuneo, ma si tratta di andare ad elezioni parziali in pochissimi seggi fatto che nel nostro paese non si è mai verificato, salvo in alcuni Comuni laddove la legge specifica lo prevedeva. Il meccanismo potrebbe portare, a distanza di anni dai risultati che hanno costituito questa Giunta, ad uno squilibrio, perché l'elettore sarebbe chiamato a giudicare la situazione di oggi e non quella di allora. E' questo soltanto lo scopo per cui mi sono costituito nella causa Infatti mi sono costituito nel momento in cui mi è stato notificato l'esposto ed ho è compiuto ogni atto diretto a questo fine perché non si tratta di risultati elettorali non veri, si tratta di fatti formali, di mancata sottoscrizione di alcuni verbali da parte degli scrutatori. Le operazioni elettorali sono quindi certe, hanno dato questi risultati e non vi è dubbio che il corpo elettorale si è espresso in quel modo e solo la dimenticanza di alcuni scrutatori ha determinato, o vorrebbe che si determinasse, una nullità di quell'operazione; cosa abnorme che rifiutiamo.
Il discorso vero emerso è quello che ho colto nell'intervento del Consigliere Cardinali: vi è in corso una strategia, diretta a generare sospetti sui componenti, non soltanto della Giunta piemontese, ma di molte istituzioni, per creare ulteriore tensione nello stato di non chiarezza già esistente.
Se un cittadino limpido vuole un chiarimento non pensate che uscirebbe allo scoperto, che direbbe queste cose attraverso le forze politiche, le istituzioni, i mezzi di consultazione e di partecipazione? Tutto questo procedere in modo anonimo, con mezzi termini, con un'opera di inquinamento che sostanzialmente non potrà mai più essere risanata perché ha già raggiunto il suo effetto, è deplorevole. Bisogna pensare a cos'è la formazione dell'opinione pubblica attraverso i grandi mezzi di informazione per comprendere quali effetti produce.
La discussione di oggi con l'indicazione unanime delle forze politiche intesa a dare un livello diverso all'attività politica, non inquinante certamente è un fatto importante, va al di là delle stesse persone che sono state colpite, rappresenta un punto di grande incontro in modo da ridurre gli spazi che si verrebbero ancora a determinare. Da questo banco, in questo anno e mezzo, abbiamo parlato costantemente di attività politica, di indirizzi e di situazioni politiche, abbiamo parlato di azioni che potevano essere o non essere assunte, ci siamo criticati anche aspramente, ma, se ricordate, da questo banco ho parlato spesso, per esempio, dell'attività del Presidente Oberto, della sua Giunta, dandogli sempre atto della chiarezza nell'attività politica. Potevamo dissentire dalle linee, potevamo dissentire dai fatti, ma abbiamo sempre dato atto della cristallina umiltà della conduzione. Perché dico questo? Per non lasciare il minimo spazio aperto, per dire che ci confrontiamo anche aspramente sulle problematiche politiche, e che non vi è stato mai spazio per insinuazioni che potessero essere strumentalizzate. E' un impegno che contribuisce alla crescita democratica, alla salvaguardia e al rafforzamento delle istituzioni democratiche, che sono il patrimonio comune di tutte le forze politiche presenti.
Il Presidente Andreotti, Cossiga e tanti altri Ministri ci hanno detto che vi sono state delle forze, all'interno stesso dello Stato, che si sono comportate in modo che poi abbiamo dovuto correggere: queste potrebbero essere presenti anche nelle piccole comunità regionali. Se, invece, le forze politiche vogliono, come oggi hanno inteso fare con chiarezza, il confronto sui programmi, sulle iniziative e sull'attività, ritengo che questo sia un metodo proficuo e possiamo dire che oggi abbiamo raggiunto un grande risultato.



PRESIDENTE

La comunicazione è svolta. Possiamo quindi fare il punto sulla situazione dei lavori: se non vi sono obiezioni, sarebbe opportuno sospendere la seduta per riprendere alle ore 15, anche per dare possibilità alla I Commissione di riunirsi, come da richiesta che mi è pervenuta.
Chiede la parola il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Desidero solo fare una comunicazione importante. Mi è stato rimesso in questo momento dal Commissario di Governo lo schema della legge 382. Provvedo a farlo subito duplicare e ad inviarne copia a tutti i Consiglieri.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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