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Dettaglio seduta n.98 del 16/10/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Dameri, Farassino, Garino, Gissara Goglio, Montabone, Nerviani, Sartoris e Staglianò.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 98: "Modifica alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56" e relativi ordini del giorno di non passaggio agli articoli (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sul progetto di legge n. 98.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Prendo la parola volentieri per cercare di dare un contributo al dibattito che si è svolto ieri in quest'aula sulla modifica alla legge urbanistica. Ciò ha indubbiamente riservato a me, ma credo a tutti noi molti stimoli e molte opportunità di riflessione intorno ad una materia e ad un sistema assolutamente strategici nella politica di una Regione, e a maggior ragione per la Regione Piemonte, che ha tutto il peso richiamato dal collega Rivalta nel suo intervento.
E' la prima occasione che abbiamo in questa legislatura di parlare di urbanistica in aula. Occasione che abbiamo non solo attraverso il disegno di legge che stiamo affrontando, ma anche per effetto di una comunicazione da me resa in Commissione nei mesi scorsi in ordine alla politica che il governo regionale intende attuare in questa legislatura e in questa materia. Mi auguro che questo sia stato apprezzato dai colleghi. Pur nei limiti che mi caratterizzano dal punto di vista tecnico, ho cercato di fare del mio meglio. La mia esperienza in questo settore è molto limitata.
Faccio l'Assessore all'urbanistica da un anno, ho una certa esperienza per aver fatto il Sindaco per alcuni anni, però mi rendo conto dei limiti scientifici e culturali che per certi versi mi caratterizzano: quindi, da questo punto di vista, chiedo al colleghi e ai Gruppi di avere un po' di comprensione e soprattutto di apprezzare l'impegno e lo sforzo che sto mettendo in questo lavoro. Questo l'ho già detto in Commissione quando ho illustrato il programma della Giunta regionale nel settore della gestione urbanistica, settore che ha l'importanza richiamata dal collega Rivalta e che io mi sento assolutamente di sottolineare. Credo anche che si debba sottolineare che l'urbanistica non può essere vista come un fatto burocratico e ragionieristico, cosa che peraltro talvolta è nel nostro Assessorato e che caratterizza l'azione della nostra struttura assessorile.
Talvolta, infatti, si affrontano i problemi urbanistici, principalmente dal punto di vista burocratico, formale, legislativo e ragionieristico (le tabelle, i numeri, i parametri, ("stiamo nelle condizioni previste"); in pratica, l'urbanistica viene fatta con la calcolatrice. Questa è la condizione che ho rilevato da esterno (perché mi considero ancora un esterno). Una volta, andavano di moda gli esterni nel mio Partito: io sono un po' un esterno dell'urbanistica.
L'urbanistica, invece, è quello ché hanno detto i colleghi In quest'aula: è scelta sul territorio; è governo o sgoverno del territorio; è utilizzo del suolo in modo corretto o in modo scorretto; è attenzione all'uso del suolo e quindi qualità della vita. Oppure, l'urbanistica pu essere deregulation e quindi lasciar fare; l'urbanistica vuol dire muovere interessi economici fortissimi che indubbiamente hanno la loro capacità di pressione come avviene in tutte le società libere e democratiche.
L'urbanistica è quindi un fatto economico, sociale ed anche culturale, che pesa sulla responsabilità di ognuno di noi come giustamente veniva richiamato, responsabilità che il Presidente della Giunta ha ritenuto di affidarmi e che io sento pienamente. Questo, a mio modo divedere, è l'approccio corretto al dibattito che stiamo facendo intorno ad un disegno di legge; giustamente, tale dibattito - come hanno rilevato i colleghi non può limitarsi a valutare l'articolato (di che cosa propone, ne parleremo dopo), ma deve essere inserito in uno scenario molto più ampio fatto di passato, di presente, ma anche di futuro. Credo che, soprattutto guardando al passato, si debba decidere per un futuro che possibilmente sia migliore rispetto al passato. L'esame di questo disegno di legge in Commissione è stato molto lungo e molto complesso, e voglio qui ringraziare tutte le forze politiche che hanno collaborato.
Ho apprezzato (ho fatto il Capogruppo qualche anno e qualche esperienza da questo punto di vista ce l'ho, anche solo per via degli anni) il fatto che, questa volta, nessuno abbia rilevato che la maggioranza si è trincerata dietro un disegno di legge o dietro l'ordine di scuderia "dobbiamo difendere la Giunta". Abbiamo discusso, ha discusso l'opposizione e ha discusso la maggioranza, quindi non cerano ordini di scuderia, non c'erano chiusure aprioristiche intorno a un testo faticosamente concordato all'interno della maggioranza, ma c'era una proposta della Giunta sulla quale opposizione e anche maggioranza hanno discusso e stanno discutendo.
Quindi, da questo punto di vista, il lavoro è stato molto positivo: lo ha testimoniato il lavoro in Commissione e - sono sicuro - lo testimonierà anche il lavoro in aula nelle prossime ore, quando entreremo nel merito dell'articolato. E' stato un lavoro che ha visto il concorso di tutte le forze politiche e non ho difficoltà a dire che la Giunta è disponibile a tenere conto delle cose dette dalle opposizioni; ciò non semplicemente accettando o meno gli emendamenti (che rappresentano solo un aspetto del problema), ma confrontandosi con l'opposizione. A questo proposito, mi fa piacere sottolineare quanto ha detto in un passaggio il mio amico e collega Pino Chiezzi: "Assessore, mi ha convinto, divento della sua opinione su questo problema". Questo è stato il confronto che abbiamo avuto in aula sul disegno di legge, quindi lo registro come fatto assolutamente positivo.
Sono certo che il lavoro svolto in Commissione ci consentirà di ottenere un prodotto finale sicuramente migliorato, indipendentemente dalle posizioni dei vari.
L'opposizione ci ha consentito di valutare alcuni aspetti che probabilmente, non avevamo considerato appieno. Dal versante dell'opposizione mi auguro che, nonostante il prodotto finale non sia pienamente condiviso, non si determinino quegli scassi che ieri in qualche intervento mi è parso di registrare con grande preoccupazione.
Non vogliamo determinare degli scassi. Noi non siamo per una deregulation selvaggia; non siamo per creare gli scassi; non siamo per fare lo sviluppo a qualsiasi prezzo, né intendiamo non tenere conto della storia che in questa Regione la materia urbanistica ha avuto, a partire dalla legge n. 56.
Ho quindi il dovere di spiegare il significato di questo disegno di legge e del perché lo abbiamo presentato. Lo abbiamo presentato perch nello scenario complessivo, che poi cercherò rapidamente di richiamare questo disegno di legge è uno dei pezzi per cercare di arrivare alla nuova stagione dell'urbanistica regionale. Come richiamava il Capogruppo Rossa nel dibattito di ieri, è previsto nel programma di questa maggioranza e di questo governo regionale; è inserito nel documento programmatico e mi sembra che si possa considerare uno dei passaggi che costituiscono il disegno complessivo.
Ieri il Consigliere Tapparo ci diceva: "Vorrei capire qual è l'idea forza che sta dietro questo disegno di legge". Lui ha ben ragione di dirlo perché non facendo parte della II Commissione, ovviamente (mi sembra sia l'unico ad averlo detto), non può conoscere il programma complessivo ancorché non condiviso, che questa Giunta si è data in questa materia. E' giusto quindi che io gli risponda.
Il disegno è abbastanza chiaro: cercherò di illustrarlo rapidamente proprio perché non voglio rubare troppo tempo. L'obiettivo è quello di arrivare ad una nuova stagione della pianificazione territoriale e della gestione urbanistica nella nostra Regione. Allora, quali sono i passaggi che abbiamo indicato come strategici per ottenere questo? Il primo passaggio è tutto interno al lavoro del mio Assessorato ed è una riorganizzazione che consente di svolgere in modo più coerente la nostra attività di gestione e di vigilanza urbanistica sul territorio regionale.
Questo lavoro è partito e sta andando avanti; è un lavoro di riorganizzazione sicuramente non facile, perché vuol dire passare, per esempio, da un lavoro di singoli ad un lavoro di gruppo; vuol dire passare da anni in cui la gestione delle pratiche urbanistiche era affidata a soggetti singoli (l'istruttore, il relatore) ad una metodologia di lavoro che deve coinvolgere il complesso della struttura per due ordini di ragioni. Primo, perché così viene garantita una univocità di comportamento e quindi un comportamento omogeneo equilibrato sul territorio regionale (cosa che prima non era garantita); in secondo luogo, perché mi pare che in materie così complesse, così difficili e così delicate (che comportano gli interessi che prima richiamavo), affidare delle soluzioni ad una collegialità di lavoro, attraverso la gerarchia che la struttura organizzativa della Regione prevede, sia molto più utile e positivo che non affidarle alle singole persone, ancorché siano tutte persone qualificate e serie.
Voglio spendere una parola di apprezzamento perla mia struttura che già mi era stato detto prima, ma io ho potuto toccare con mano - è composta di persone capaci, attive, che hanno voglia di contribuire a dare un ruolo all'urbanistica regionale su tutto il territorio, sia nei rapporti con gli enti locali che con la società civile. Questa riorganizzazione significa Capogruppo Rossa, maggiore assistenza ai Comuni, come lei richiamava: vuol dire vedere la Regione non più come un avversario, come la controparte, ma vuol dire vedere la Regione per gli enti locali, per la società civile, per gli operatori, come un punto di riferimento al quale rivolgersi. Vuole dire avere una Regione che dice "si" e si può essere soddisfatti di questo "si" come si può avere una Regione che dice "no", ma un "no" motivato, un "no" spiegato, un "no" per certi versi condiviso, anche se i no fanno sempre dispiacere. Questa è la riorganizzazione che stiamo cercando di attuare e devo dire che ho tutto l'appoggio e l'aiuto della struttura, sia quella centrale che quella periferica.
Ieri ho sentito enfatizzare il problema dei tempi; ripeto: io non sono per un'urbanistica ragionieristica, quindi non è una questione di tempi. I tempi sono solo una parte del ragionamento; i tempi sono importanti, perch se noi come istituzione non rispondiamo con dei tempi coerenti alle esigenze della società, corriamo il rischio di essere emarginati da un sistema di sviluppo, che non è il nostro obiettivo unico, ma è uno degli obiettivi di questa Regione. E allora anche i tempi devono essere tenuti presenti. Se lo stipendio non viene pagato al 27 di ogni mese, ma viene pagato al 5 di quello successivo, sarà una questione banale, ma credo che giustamente un lavoratore si arrabbierebbe e avrebbe ragione di arrabbiarsi. Non sta scritto da nessuna parte che i tempi della Regione e dei Comuni per approvare uno strumento urbanistico debbano essere otto o nove anni, ed io mi rifiuto di ritenere che qualcuno pensi che otto o nove anni, che sono i tempi medi complessivi che noi abbiamo, siano tempi accettabili. Anche i tempi hanno la loro importanza; noi non li enfatizziamo e cerchiamo, attraverso questa riorganizzazione, di averli ben presenti e sostanzialmente di ridurli. Inoltre c'è la modifica alla legge n. 56 che ha connotazioni di un certo tipo - sulle quali ritornerò - e il passaggio mi sembra importante.
La terza questione, prevista nel programma della Giunta, è data dalla nuova legge di pianificazione territoriale presentata dal collega Nerviani Occorre riconoscere che nella Giunta c'è grande collegialità: collegialità che a volte può dare fastidio perché significa avere meno potere come singolo Assessore. Ricordo quando dai banchi dell'opposizione richiamavo le Giunte di sinistra ad una maggiore collegialità, accusandole di essere una struttura ministerializzata. Il disegno di legge del collega Nerviani, al quale ho collaborato unitamente ai funzionari dei due Assessorati, mi vede assolutamente e totalmente responsabile, e quindi me ne faccio carico. Il disegno di legge, attuativo della legge n. 142 ma che vuole anche significare che questa Regione intende avere una legge organica di pianificazione territoriale, è assolutamente importante anche In relazione al quarto elemento strategico che stiamo realizzando, ovvero la pianificazione regionale.
Avere una pianificazione territoriale regionale vera, seria (non "in fìeri", ma visiva: non solo legislativa, ma anche cartografica, quindi con scelte, schemi ed indicazioni precise della Regione) mi sembra condizione irrinunciabile per tentare di redigere la nuova legge urbanistica regionale.
La Giunta, l'Assessore Nerviani ed lo consideriamo la Regione titolare delle funzioni di pianificazione territoriale. Pur concordando sul fatto che tali funzioni vengano delegate a livello provinciale, così come prevede il disegno di legge Nerviani (ma non al punto che la Regione si spogli della sua titolarità e responsabilità), intendiamo fare pianificazione territoriale regionale. Ritengo che la legge e la pianificazione regionale cartografica siano due condizioni strategiche per la stesura della nuova legge urbanistica.
Darò ora alcune risposte in ordine alle questioni poste ieri dai colleghi. Gli amici Verdi sostengono che occorre fare pianificazione territoriale sulla base della legge urbanistica n, 56.
Su questo punto non siamo d'accordo. Riteniamo debba essere fatta pianificazione territoriale regionale secondo la legge n. 142 provinciale per poi fare la nuova legge urbanistica. In seguito ne spiegherò i motivi.
Il collega Rivalta diceva che si sarebbe aspettato una proposta diversa, dal piglio più coraggioso ed un dibattito su una revisione generale.
Abbiamo già spiegato che non condividiamo più la revisione generale come presentata nella passata legislatura, pur avendola condivisa allora e assumendoci quindi la responsabilità di aver concorso alla proposta dell'allora Assessore Genovese. Proposta che, a nostro modo di vedere in questa legislatura, si è rivelata defatigante e sproporzionata rispetto al risultato ottenibile da quella riscrittura. Abbiamo scelto una strada diversa, quella di fare la nuova legge urbanistica, passando attraverso una serie di fasi intermedie - la riorganizzazione, questo disegno di legge in attesa che ci siano le condizioni ed un substrato forte, dato dal lavoro di pianificazione territoriale che il collega Nerviani sta svolgendo e che mi auguro possa terminare il più rapidamente possibile.
Queste sono le idee-forza, il programma e lo scenario. Vogliamo tentare di fare, tutti insieme, un salto di qualità. Ma vi pare giusto che si debba fare una nuova legge urbanistica dopo la stagione della legge n. 56, che è stata comunque una grande legge non solo per il Piemonte, ma punto di riferimento per molte Regioni? Vi pare possibile che dopo la legge n. 56 si pensi di lasciare al semplice e solo legislatore regionale la responsabilità di una nuova legge urbanistica? O non si ritiene più opportuno che su questa materia si apra un dibattito vero nella società piemontese e internazionale per avere occasioni di confronto tecnico scientifico e culturale, vedere qual è lo stato dell'arte nella gestione urbanistica e nelle esperienze urbanistiche di altri Paesi europei e verificare se ci sono le condizioni per dotare il Piemonte di una nuova legge urbanistica che sia all'avanguardia e cerchi di interpretare i bisogni di una società che va verso il Duemila? Non appena la legge sarà approvata, se il Consiglio regionale lo riterrà, si dovrà partire con una serie di convegni, di confronti, di approfondimenti per arrivare a fare quanto proponeva ieri il Consigliere Cucco. Il collega ci ha richiamati, dal suo punto di vista, all'esigenza di abbandonare la legge n. 56 nella sua filosofia, cultura e portata storica e di stendere una nuova legge. E' quanto tentiamo di fare, ma non possiamo e non vogliamo farlo al buio. Un vecchio proverbio dice: "Chi abbandonala strada vecchia per quella nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova".
Occorre muoversi con l'assunzione di tutte le responsabilità che competono al Consiglio regionale - e mi auguro che tutti i Gruppi possano essere coinvolti in questa vicenda - in una sorta d'occasione di confronto e di verifica culturale e scientifica per fare la nuova legge urbanistica.
Legge che non so come sarà, né voglio saperlo. Non mi interessa sapere se sarà ancora incentrata sul Piano Regolatore, sul sistema di pianificazione orizzontale, così come prevede attualmente la legge n. 56: lo vedremo. Mi pare però che in tutte le forze politiche ci sia l'esigenza di arrivare ad una riverifica anche culturale di tale normativa.
Non mi sono sfuggiti gli interventi di amici dell'opposizione che tutto sommato, ieri in quest'aula hanno detto che anch'essi sentono la necessità di rivedere alcune cose di portata culturale, quelle che Marchini dice non essere di quegli anni, ma di 10 anni prima.
Mi sembra che ieri anche dall'opposizione sia stato detto che bisogna avere coraggio e rivedere ciò che non va del passato. E' quello che vogliamo fare, e lo vogliamo fare con questa portata: speriamo di esserne in grado. Chiederemo comunque l'aiuto agli atenei piemontesi, ad amici che hanno esperienze in Europa, affinché ci aiutino ad interrogarci e a capire come può essere una nuova disciplina urbanistica nella nostra regione.
Oggi affrontiamo questo disegno di legge; non so se sia una "leggina" non so se siano solo fatti tecnici e burocratici, come qualcuno ha detto io sono dell'opinione che anche la scelta tecnica più banale abbia alle spalle un portato politico-culturale, e questo vale anche per il modo in cui tiriamo una semplice riga su un Piano Regolatore.
Nella relazione sul disegno di legge che abbiamo presentato ci sono le ragioni di questa modifica; alcune sono di funzionalità. Ha dunque ragione il collega Marchini: partendo dalia legge 77, negli anni c'è stata una serie di modifiche, alcune più importanti altre meno (questa probabilmente è tra quelle meno importanti) che hanno sempre tentato di adeguare la legge urbanistica regionale al mutamento della società, senza mettere in discussione l'impianto complessivo della legge, che - ripeto - cercheremo di mettere in discussione nei prossimi anni con gli obiettivi di cui parlavo prima.
Questo è un ulteriore adeguamento: abbiamo visto nel quotidiano che alcune questioni non funzionano e quindi le mettiamo a posto. L'esempio classico è il CUR: il CUR è un meccanismo che definisco perverso e che non funziona più perché è diventato un rito. L'esigenza di modificare il CUR è condivisa dalla stragrande maggioranza dei Gruppi, tant'è che nella passata legislatura sono state presentate numerose proposte di modifica.
Abbiamo modificato il CUR. E' un fatto tecnico? Non credo: è un fatto politico, di efficienza, di come si rapporta la Regione con i problemi urbanistici. Facendolo diventare uno strumento tecnico della Giunta, si consente alla struttura regionale di confrontarsi con le intelligenze presenti nella società civile (intelligenze che spero verranno designate a far parte della CTU) e che permetteranno alla società stessa di guardare come la Regione lavora in questa materia. Questo farà sì che ci sia quella trasparenza richiamata ieri da molti amici e che non credo possa essere garantita dal fatto che nella composizione della Commissione ci siano 5 o 7 membri nominati dal Consiglio regionale (perché questo sarebbe lottizzazione). Ritengo che la trasparenza sia invece rappresentata da come la CTU lavorerà, da quali saranno i compiti e le funzioni e da chi ne farà parte.
Non abbiamo paura, come struttura regionale, di confrontarci con esponenti scelti dall'Università o dal Politecnico, e ci auguriamo che li siano presenti le più alte professionalità che la società civile pu esprimere, perché questo ci aiuta a crescere.
Noi vogliamo crescere, perché io credo che nessuno voglia o pensi che meno crescono i dirigenti della Regione più ci sia spazio di contrattualità per la società civile, non è questo che ci interessa: a noi interessa crescere.
Vi chiediamo di farci costituire una CTU Intesa non come compensazione ma una CTU In grado di farci crescere, soprattutto in grado di essere strumento di verifica su come la Regione lavora in questo settore.
Non so se questo significhi maggiore potere dell'Assessore. Ieri un giornalista mi ha chiesto un parere sulla polemica secondo la quale io vorrei più potere. Ho risposto che se il potere è quello di inviare una lettera ai Comuni per dire che mandiamo in controdeduzione uno strumento urbanistico, vuol dire che firmerò una lettera in più. Se il potere è quello di poter decidere se un certo provvedimento ha bisogno di un conforto che va oltre quello dei miei dirigenti, allora si tratta di un diritto-dovere che ho non come Mario Carletto, bensì come Assessore regionale; diritto-dovere che, nel momento in cui il Consiglio regionale ritiene di offrirmi uno strumento che si chiama CTU, mi permetta di poterlo usare quando ritengo che su un problema l'approfondimento della mia struttura non sia adeguato o all'altezza del problema.
E' capitato, capita e capiterà, ma non ce ne vergogniamo. E' capitato che la mia struttura abbia deciso di sentire il CUR su qualche problema, ma è questo il ruolo del CUR. non quello di passare, come succede oggi, 25-30 40 provvedimenti in una giornata perché ve n'è l'esigenza. Amici, se mandiamo tutto in CUR. il motivo è semplice: arrivano X provvedimenti al mese e, se non vogliamo far aumentare la catasta di lavoro che giace (850 provvedimenti quando sono arrivato, oggi solo 450), bisogna far passare 25 provvedimenti al giorno.
Mi chiedo allora che esame si possa fare su un Piano Regolatore passando 25 provvedimenti al giorno. Per questo noi pensiamo che debba passare alla CTU tutto quanto è degno di nota: quello che ha bisogno di approfondimenti o sul quale l'Assessore è preoccupato, oppure ciò che I Comuni ci chiedono venga passato alla CTU. E mi sembra un atto di grande liberalità nei confronti dei Comuni dar loro la possibilità di obbligarci ad inviare i vari Piani regolatori alla CTU, qualora non si fidino dei funzionari regionali e dell'Assessore. Però, se non continuiamo a scegliere la strada di mandare tutto, indistintamente, alla CTU, continueremo a fare ciò che stiamo facendo, che io ripeto spesso e che i miei funzionari sono abituati a sentirmi dire: cacciare le mosche, lasciando che i buoi scappino dalla stalla. Poiché, francamente, sono stufo e non mi diverto più a cacciare le mosche con i buoi che scappano dalla stalla, preferirei qualche mosca in più ma i buoi tutti nella stalla.
Questa è l'operazione che stiamo cercando di fare, operazione complessa e collegata a una serie di altre che stiamo facendo, tendenti proprio a dare una risposta organizzativa complessiva, come ad esempio il progetto di memorizzazione dei piani regolatori, che ritengo essere uno strumento molto importante.
Il progetto di memorizzazione di tutti i piani regolatori lo si pu consultare rapidamente, in qualsiasi momento ed avere tutti i dati che servono, non solo per il mio Assessorato ma per i colleghi ed il Consiglio.
Mi sembra quindi un progetto di grande rilievo e lo stiamo realizzando così come è di grande rilievo l'attuazione del programma di realizzazione della carta tecnica regionale; In questo modo finalmente ci saranno le carte regionali.
Abbiamo fatto gli appalti ed è iniziato il lavoro, quindi fra circa un anno e mezzo tutta la Regione avrà la cartografia, che servirà non solo a noi, ma a tutti í soggetti, dagli enti locali agli operatori economici, a chi intende servirsene per ragioni professionali e di studio. Mi spiace che non ci sia qualche collega che ieri chiedeva cosa c'è dietro a questo progetto complessivo: è un progetto modesto, ma ambizioso, perché costerà fatica, tempo, lavoro e pazienza non solo a me, ma a tutti noi.
Questa è la sfida per arrivare, nella condizione giusta, a fare la nuova legge urbanistica: altrimenti - ed entro nel merito della legge n. 56 con alcune valutazioni molto prudenti e rispettose - saremo costretti a rifare una legge che è come la n. 56, cioè una legge poliziotto. Io considero questa una legge poliziotto; in che senso? E' una legge fatta in un certo momento storico, da una certa Giunta con obiettivi politici che noi allora non condividevamo, da una persona verso la quale nutro un grandissimo rispetto, ma che sicuramente era condizionata, come lo è ognuno di noi, dalla sua esperienza professionale di grande docente universitario e, quindi, di studioso della materia. E' dunque una legge che inevitabilmente, ha dovuto bloccare il territorio, affidando ad una legge regionale il compito di salvaguardarlo attraverso un sistema di vincoli.
Tali vincoli hanno determinato due fattori: da una parte la reazione, negli anni, degli enti locali che si lamentano di non avere sufficiente autonomia e questo era inevitabile soprattutto nella stagione delle autonomie - e per contro una legge che ha determinato condizioni di sviluppo sicuramente guidate in modo forte dall'istituzione regionale.
Non so se questo abbia portato danni al Piemonte, perché su queste cose non c'è mai la controprova e ognuno va per intuizione. Credo però che, dal punto i vista dello sviluppo, questa legge abbia determinato condizioni di rallentamento, ma soprattutto di non possibilità di cogliere alcune opzioni ed opportunità che avremmo potuto avere in questi.
Questo è un dato innegabile: la legge ha prodotto delle rigidità che hanno rallentato lo sviluppo, determina do delle condizioni di tutela dell'ambiente e del territorio che, forse, non sono sufficienti a compensare i prezzi pagati dal punto di vista del mancato sviluppo. E questo è l'altro ragionamento che voglio fare, sempre valutandola legge n.
56 con grande rispetto e prudenza: mi chiedo se questi evidenti rallentamenti allo sviluppo del Piemonte abbiano avuto almeno una compensazione sull'altro fronte, quello della qualità della vita e dello sviluppo del territorio. Pare di no e tutti diciamo che in Piemonte, in questi anni, si sono registrate delle situazioni che, senza definirle di scempio, sono sotto i nostri occhi e ci preoccupano. Seguendo il ragionamento de amico Rivalta e di altri colleghi, suggerisco di andare a fare un giro a Collegno, a Grugliasco, a Settimo, a Venarla, a Nichelino e anche a Moncalieri; si può notare che alcune situazioni sono avvenute ante 56, ma molte sono post 56.
Occorre, quindi avere equilibrio tra sviluppo e qualità ambientale e sembra che oggi ci sia lo spazio, attraverso nuova legge urbanistica, per consentire uno sviluppo più coerente e per cogliere le opportunità che la società civile offre. Si tratta delle opportunità richiama dal collega Marchini, cioè di non sapere oggi cosa a accade domani dal punto di vista economico, finanziari , del flusso delle risorse e delle opportunità che le multinazionali, sempre più numerose nel mondo, propongono alle varie realtà anche dal tipo di competizione e dovremo affrontare. Tale competizione è innegabile, in quanto ci dovremo confrontare con le grandi aree urbane europee; il confronto, infatti, non sarà più tra Regioni dello stesso Stato, ma tra aree forti europee (Lione, le aree tedesche, ecc.), 1 quali se avranno condizioni di operatività migliori delle nostre, attrarranno inevitabilmente le risorse mondiali molto di più di quanto sapremo fare noi.
La sfida è quella di riuscire - e questa battuta non è una polemica, ma una considerazione - a coniugare sviluppo qualità ambientale un po' meglio di quanto ha atto finora la legge n. 56. E' una grande legge, che ha tutto il mio rispetto e sulla quale - spero i colleghi lo riconoscano - non ho mai banalizzato, e i miei funzionari ne sono testimoni.
Il problema è di edere se continuiamo a lavorare per piani o per progetti; questo è un dato culturale.
Possiamo continuare a lavorare per piani, ma questi sono strumenti posti in essere dalle istituzioni ed imposti alla società civile, ancorch ammantati di partecipazione: quindi lasciano il tempo che trovano. Lavorare per progetti rappresenta invece il tentativo, da parte delle istituzioni di interpretare le esigenze della società civile e di proporre alla stessa con una metodologia diversa e con dei fini, degli obiettivi con uno substrato culturale diverso.
Il collega Macchini ieri, nel suo intervento, ci ha richiamati su questo aspetto, così come hanno fatto altri amici, Cavallera ed altri.
Questa è una delle questioni che dovremo affrontare quando esamineremo la nuova legge urbanistica. Ripeto, stiamo oggi affrontando questo disegno di legge e, anche se mi faccio sempre trascinare nei ragionamenti più generali, vorrei entrare - cerco di concludere, Presidente, il più rapidamente possibile - nel merito di alcune obiezioni che mi sono state fatte.
La prima obiezione è che l'urbanistica e la pianificazione vengono scisse e quindi ciò comporterebbe un grave danno. Non credo sia così; mi chiedo se sia utile che in una stessa legge si tratti di pianificazione territoriale e gestione urbanistica o se invece non si possa scegliere una strada diversa, che mi sembra sia quella individuata dalla Giunta.
La strada da percorrere è quella di fare una legge che disciplini la pianificazione, che regolamenti il passaggio di parte di queste funzioni alle Province, facendo prima una pianificazione dal punto di vista cartografico e poi una legge di gestione urbanistica (quella che immaginiamo di fare, molto snella, molto agile, di 20-25 articoli, come hanno fatto tra l'altro recentemente alcune Regioni). Mi chiedo quale senso abbia fare una legge urbanistica con 80-90 articoli; è invece opportuno fare una legge molto snella, molto agile, di principi e poi, semmai dotarla di qualche regolamento attuativo, strumento molto più snello e che può quindi essere adeguato e corretto. Mi interrogo, su questo: non dico che dovremmo fare così.
Credo che l'importante sia lavorare collegialmente. L'Assessorato alla pianificazione territoriale e quello all'urbanistica sono divisi non solo da oggi; erano divisi anche negli anni passati, e quindi non è una novità che queste due competenze siano in capo a due Assessori. E' importante comunque che lavorino insieme e che ci sia coerenza fra le loro attività determinando quelle condizioni che peraltro si sono determinate in questi due disegni di legge. Ripeto, questi due disegni di legge sono stati visti insieme, per cui è necessario che si determini la condizione affinché i due soggetti non facciano delle cose fra di loro contraddittorie.
Siamo per immaginare un rapporto gestione urbanistica e pianificazione di questo tipo: snello, agile, moderno, raccordato, ma con funzioni di gestione affidate in un certo modo: una legge altrettanto snella e agile è la pianificazione affidata invece, nel rapporto con le Province, all'idea che il disegno di legge del collega Nerviani propone.
Un altro appunto fatto ieri è che questa legge privilegia gli aspetti amministrativi agli aspetti culturali. Ho già avuto modo di dirlo prima, ma voglio puntualizzarlo. Riteniamo che l'attività di governo si debba esplicare su tutti i fronti: politici, culturali e anche amministrativo procedurali. Tutti gli elementi hanno, secondo me, pari dignità e quindi l'importante è che qualcuno di questi non venga dimenticato. Noi non crediamo di averne dimenticati.
In questo disegno di legge abbiamo fatto delle scelte organizzative che riducono i tempi; abbiamo anche fatto delle scelte politico-culturali rispetto ad una serie di questioni. Tutte insieme vanno lette in questo disegno, che deve essere visto nel contesto più ampio e più generale dello scenario che prima ho cercato di descrivere, quello degli obiettivi che questa Regione si è data e si sta dando in questo settore.
Il peso di Torino è una cosa curiosa: è curiosa perché Torino non ha bisogno dell'Assessore regionale per posare: Torino pesa in quanto Torino amici cari. Questa vecchia polemica su una situazione regionale nella quale ci sarebbero i fautori di una Regione Torino centrica e i fautori di una politica che deve privilegiare (esterno è, secondo me, faziosa, inutile sciocca. Torino pesa perché è Torino, perché è il capoluogo, perché è in una Provincia che ha gli abitanti che ha, perché ha delle condizioni che non sono superiori o inferiori a quelle di altri capoluoghi o di altre parti del Piemonte, ma che sono quelle che nei secoli si sono determinate e definite. La colpa di questa condizione non è, credo, né della Presidente Spagnuolo o del Presidente Brizio, né di Carletto, ma è, vivaddio, il portato di uno sviluppo della nostra Regione che ha fatto sì che Torino fosse Torino.
Ed io - voglio sgombrare il campo da questo problema - non ho fatto questo disegno di legge per Torino, come qualcuno dice, anzi! Chi vive a Torino e ha un po' di dimestichezza con gli ambienti politici torinesi sa bene che sono considerato l'Assessore regionale che negli ultimi tempi tenta di aiutare di più Torino, e per aiutare intendo dire dare dei consigli, non solo nel settore dell'urbanistica ma anche in quello della casa, aiutando Torino a trovare insieme alla Regione le soluzioni ai problemi. E poiché sono un Assessore che tenta di aiutare Torino permettendosi di dare qualche consiglio, vengo considerato un Assessore che vuol mettere il cappello sulla città.
Questo rapporto tra la città e la Regione non è un rapporto di oggi colleghi, è il peso del capoluogo nei rapporti istituzionali tra i vari Enti che dobbiamo vivere quotidianamente. Ed è inutile lamentarsi, perché è una realtà istituzionale del nostro Paese, e Torino sta al Piemonte come Milano sta alla Lombardia e come Roma sta al Lazio.
Credo che questo problema lo si possa vivere con meno conflittualità e con meno tensione dicendo al Comune di Torino, come diciamo agli Enti locali, che la Regione non intende rinunciare al suo ruolo. La Regione non intende rinunciare alle sue funzioni, la Regione non intende abdicare ne per ragioni istituzionali, né tanto meno per ragioni politiche dall'esercitare tutto quanto le leggi prevedono che la Regione debba esercitare. Questo mi sembra il rapporto corretto.
In tale quadro va visto anche questo "peso occulto" di Torino, come qualcuno l'ha chiamato. Penso sia mio dovere cercare di aiutare Torino ad avere il Piano Regolatore generale, e tutto ciò che ho fatto e ho detto in questi mesi è stato in tal senso. Avrete rilevato che io non sono mai intervenuto nel dibattito sul Piano Regolatore di Torino, che non sono andato al dibattito organizzato dalla Festa dell'Amicizia sul Piano Regolatore di Torino e che mai sono andato ad una televisione a parlare di Piano Regolatore di Torino, questo per rispetto istituzionale. Ho per svolto un lavoro di consigli alla città di Torino, perché il nostro dovere credo sia quello di far sì che Torino si possa dotare del Plano Regolatore il più rapidamente possibile.
Quando mi viene chiesto di fare un dibattito sul Piano Regolatore di Torino, vorrei poter dire come la penso.
Non sono contrario a fare un dibattito sul Piano Regolatore di Torino: facciamo tanti dibattiti, possiamo fare anche questo. Io ho solo detto: "Dibattano Le forze politiche; la Giunta non ha comunicazioni da fare al Consiglio sul Piano Regolatore di Torino perché la Giunta regionale non conosce il Piano Regolatore di Torino". Presumibilmente, se passerà questo disegno di legge, lo conoscerà nella stesura del preliminare, se non passerà questo disegno di legge lo conoscerà nella stesura di quello definitivo.



CUCCO Enzo

Con le anticipazioni già in funzione!



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Non è così.
Come stavo dicendo, quando la Giunta lo conoscerà, sarà in grado di formulare una relazione al Consiglio e di dare dei giudizi su quello che è il Piano Regolatore di Torino.
Dicevo: peso occulto di Torino, legge fatta per Torino. Non è assolutamente vero. Tra l'altro, avevo previsto un'anticipazione della legge n. 142 nel testo iniziale, così come approvato dalla Giunta, la quale, in base ad accordi di programma, consentiva di poter utilizzare anche questo accordo fra più Comuni sugli standard di interesse generale.
Tutti l'hanno letta come una proposta per Torino, ma soprattutto come una proposta per far sì che Torino - non raggiungendo gli standard - potesse rispettare la legge 56. Allora l'abbiamo tolta in Commissione, ma neanche il ritiro di un comma, di un articolo vi ha convinti che questo disegno di legge non è per Torino! Anzi, sulle anticipazioni, questo disegno di legge determina delle condizioni di maggior rigore rispetto a quelle oggi esistenti con la vigente legge 56.
Spiego perché. Le anticipazioni possono essere presentate con una variante al vigente strumento urbanistico sia dal Comune di Torino che dai Comuni che non abbiano il Piano Regolatore adeguato alla legge n. 56 (e questo vale per Asti, Pinerolo, Alessandria o qualunque altro Comune perch si tratta di uno strumento aperto, offerto all'intero territorio regionale). La Regione ha il dovere di esaminare tali anticipazioni: pu bocciarle, può accettarle, non entriamo nel merito. Oggi Torino decide di fare una bella cosa in una certa area della città? Fa una variante al vigente strumento urbanistico, la manda in Regione e la Regione è tenuta a esaminarla.
Come prevediamo in questo disegno di legge, la Città di Torino fa la variante in anticipazione e noi le chiediamo un tassello in più rispetto alla condizione giuridica attuale. Il tassello in più è la coerenza con il preliminare di piano.



CUCCO Enzo

Ma che non si esamina!



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Che cosa non si esamina? Il preliminare di piano viene mandato in Regione e la Regione, prima di esaminare le anticipazioni, lo esamina nell'esaminare le anticipazioni, valuta, come prevede la legge, che queste siano coerenti con il preliminare di piano.



BRESSO Mercedes

Però, nel frattempo le realizzano.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Non è assolutamente vero, non realizzano nulla. Qui dobbiamo chiarirci sui passaggi tecnici, altrimenti facciamo confusione.
Vorrei che fosse chiaro ai colleghi (e se non è sufficientemente chiaro lo rispiegheremo nel momento degli emendamenti) che oggi se la Città di Torino fa una variante e la manda in Regione, la Regione è tenuta ad esaminarla e non chiede nulla di più dell'esame tecnico della variante. Con la legge ogni variante viene inviata alla Regione, la quale chiede la coerenza con il preliminare che nel frattempo il Comune le ha dovuto mandare. E' per questo che nel disegno di legge ho imposto la dizione "preliminare di piano adottato dal Consiglio comunale". Molti volevano la dizione "adottato dalia Giunta", che pero non vuol dire nulla, per questo ho imposto la dizione "adottato dal Consiglio comunale", verificando che queste anticipazioni siano coerenti con il preliminare di piano. In quale logica? Nella logica di non consentire che queste anticipazioni in variante siano sganciate dalla programmazione e dalla pianificazione urbanistica che la Città sta facendo attraverso il Piano Regolatore che sta redigendo. Mi sembra così semplice! Da questo punto di vista, abbiamo messo alcune condizioni e alcuni vincoli, chi è addetto ai lavori sa che non sono piaciute alla Città di Torino e spesso sono state contestate. Grazie anche al vostro aiuto all'aiuto della maggioranza e del Presidente siamo riusciti ad inserirle e a mantenerle: mi sembrano delle scelte coerenti che consentono a Torino di poter fare un'operazione utile alla città: quella di anticipare alcune cose strategiche. Anticiparle non in una logica sganciata e incoerente rispetto alla programmazione della nuova Torino, ma in una logica di coerenza altrimenti la Regione non le approva.
Queste sono le questioni poste: poi si è enfatizzato il tentativo di deregolamentazione che questo disegno di legge proporrebbe, e qualcuno l'ha chiamato "deregulation selvaggia".
Abbiamo cercato di far funzionare le cose in modo più comprensibile tra l'altro eliminando anche alcune questioni che hanno determinato del contenzioso in questi anni, sulle quali per esempio il consulente A) in certe zone del Piemonte esprime dei pareri giuridici in un certo modo e quello della zona B) dà altre interpretazioni. Abbiamo corretto anche questi aspetti che ci preoccupano. Sarà volgare e quotidiana gestione, ma credo che una politica urbanistica sia fatta anche di gestione quotidiana delle pratiche. Abbiamo cercato non di fare una deregulation, ma di fare questo lavoro avendo chiarissimo il concetto - e sono d'accordo con chi lo sosteneva ieri, credo sia stato il collega Marino - che i Comuni sono più deboli nella trattativa con la società, mentre la Regione è più forte. Sono d'accordo: i Comuni sono in trincea, ma non perché i Comuni abbiano degli amministratori meno seri. Anzi, io sostengo sempre che gli amministratori comunali sono proprio quelli che hanno l'impatto quotidiano con i problemi e soprattutto con la gente. Non siamo noi in Consiglio regionale ad avere l'impatto con la gente, tranne quando arriva qualcuno e chiede di essere ascoltato dai Capigruppo, ma ciò è sempre una cosa di seconda e di terza battuta, perché sono gli amministratori locali che, in prima battuta, hanno l'impatto con i problemi e con la gente sul territorio.
Ho un grandissimo rispetto degli amministratori locali e dei Comuni e ritengo che la nuova legge urbanistica debba assolutamente dare ai Comuni maggiore autonomia rispetto a quella che hanno oggi. Sono fortemente convinto di questo, non solo perché è un atto in linea con l'evoluzione legislativa del nostro Paese (cioè lasciare maggiore autonomia man mano che si scende nella gerarchia e quindi sembrerebbe paradossale fare il contrario), ma perché i Comuni, gli Amministratori comunali, i Sindaci hanno raggiunto un livello di coscienza dei problemi del territorio che forse vent'anni fa non avevamo. Dico non avevamo perché lo allora facevo il Sindaco. Questo è merito di tutti; è merito della gente, dell'opinione pubblica, dei movimenti ambientalisti: credo sia una crescita complessiva del Paese.
Mi pare che, immaginando un futuro nel quale si sia disciplinata in modo preciso una cornice di pianificazione territoriale robusta, la strada maestra sia quella di lasciar maggiore autonomia ai Comuni. La prima volta che sono arrivato al CUR ricordo di avere detto questo: "Ma davvero riteniamo, noi regionali, guardando una cartina appesa alla lavagna, di conoscere il territorio di un Comune sperduto dell'Alessandrino dell'Astigiano o del Novarese meglio di quanto Lo conoscano quei Sindaci o quegli Assessori o quei Consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione? Ma davvero noi abbiamo questa arroganza?". Se è così, ed io penso sia così, mi pare sia giusta la preoccupazione del Consigliere Marino, e non solo, perché altri colleghi hanno ripreso questo concetto: sicuramente l'avrebbe ripreso il mio collega Squillario se fosse intervenuto ieri.
Lasciamo maggiore autonomia ai Comuni, creiamo le condizioni perché i Comuni abbiano maggiore autonomia, ma noi. Regione, mettiamo dei paletti in modo che le pressioni legittime che vengono dalla società civile abbiano quelle condizioni di filtro che la Regione sicuramente è in grado di mettere, di più e meglio del singolo Comune: questo mi sembra lo scenario giusto. Il problema, dunque, non è quello di stabilire se i Comuni pesano di più o pesano di meno, se sono più deboli o più forti; se questo è lo scenario credo esistano le condizioni per poter mettere questi paletti e fare una doppia operazione, cioè smettere di fare i poliziotti del territorio, mettendo alcune condizioni certe, oltre le quali sappiamo che i Comuni non possono andare. Questo mi sembra lo scenario più credibile che possiamo ipotizzare e che insieme decideremo e definiremo attraverso quel processo che inizialmente ho cercato di chiarire. Spero che, con il concorso di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, si possa arrivare ad affrontare i prossimi anni in questa Regione non dico meglio del passato - perché bisogna sempre essere prudenti e riflessivi e non bisogna mai essere presuntuosi - ma comunque con delle condizioni di operatività sul fronte di quelle due opzioni, che dobbiamo ad ogni costo coniugare, che sono sviluppo e qualità della vita e qualità ambientale ripeto: sviluppo e qualità della vita. Sono le due opzioni che abbiamo di fronte e sulle quali (e con le quali) dobbiamo confrontarci. Indubbiamente la materia urbanistica concorre a far sì che queste condizioni si possano determinare.
Vorrei concludere rispondendo ad alcune delle questioni poste.
Anticiperei la mia replica agli ordini del giorno. Intanto ci sono le sette illegittimità, o presunte tali, poste dal collega Chiezzi. Ieri, fino a tarda sera, ne ho discusso con il mio consulente giuridico e con la mia struttura e mi sento di poter dire che per queste illegittimità non ci sono preoccupazioni da parte mia. Non ci sono preoccupazioni perché su alcune di queste, in sede di emendamenti, facciamo cadere la preoccupazione; per altre, il problema posto, oggettivamente, non è giuridicamente rilevante.
Se il Presidente lo riterrà opportuno, potrò dare, per ognuna, qualche spiegazione un po' più dettagliata; direi comunque che da questo punto di vista le sette presunte illegittimità non ci preoccupano. Chiedo quindi alla Presidenza del Consiglio, sulla base di queste valutazioni generali (se si riterrà, si potranno fare osservazioni più precise nel merito) di procedere nell'esame del disegno di legge.
Altra questione che vorrei affrontare è quella della CTU; ho già detto prima che riterrei utile - se il Presidente lo consentirà quando entreremo nel merito della sua composizione - fare cinque minuti di riflessione per trovare una soluzione equilibrata, atteso che la preoccupazione comune dei Gruppi e della Giunta è quella di avere uno strumento che sia il più efficiente ed il più qualificato possibile, e comunque tale da sostenere l'azione e l'attività mia e della Giunta. Una riflessione necessaria, se consideriamo che ci sono state molte proposte della Giunta e che il testo del disegno di legge è già stato modificato in Commissione. Il testo uscito dalla Commissione è infatti diverso da quello della Giunta; sono stati presentati degli emendamenti e la Giunta stessa intende proporne uno.
Sull'emendamento per il commercio presentato dal Vicepresidente Vetrino, ho fatto ieri una velocissima .battuta. Lascio alla collega la possibilità di illustrarlo quando sarà ora. Mi rimetto alla sua decisione, ma mi sembra che condivida ciò che ho detto ieri, quindi, se i Gruppi ritengono che oggi non ci siano le condizioni per inserire questo emendamento nell'attuale articolato, la Giunta non ha difficoltà a ritirarlo: deciderà successivamente con quali strumenti governare questo settore della grande distribuzione. Per certi versi, in questa materia, come in altre, ci affidiamo anche alla responsabilità dei Gruppi. Se i Gruppi ritengono che la Regione debba e possa avere degli strumenti di governo più forti, noi proponiamo questi, che ovviamente possono anche essere modificati: tutto è emendabile, quindi lo è anche questo: è una questione di scelte politiche.
Se i Gruppi ritengono invece che la Regione non debba avere strumenti di governo più forti, la Giunta (successivamente alle scelte che faremo) farà le proprie valutazioni in merito.
Sottolineo, infine, il problema dell'art. 85 della legge n. 56, che ieri è stato oggetto di molti interventi e che consente ai Comuni di poter attuare le varianti agli strumenti urbanistici immediatamente dopo la loro approvazione in Consiglio comunale. Su tale questione abbiamo riflettuto e discusso in Commissione; se n'è parlato ieri e la Giunta ha valutato e predisposto un emendamento - che consegnerò alla Presidenza subito dopo la conclusione di questo mio intervento - che cerca di contemperare due esigenze: l'esigenza, per un verso, di dare tempi certi ai Comuni rispetto alla possibilità di poter attuare le varianti (e questo è l'obiettivo che ci ha spinti a proporre il testo all'attenzione dei colleghi) e, per contro, la preoccupazione che la Regione si spogli della competenza di verificare lo sviluppo del territorio, competenza della quale ci spoglieremmo nella misura in cui i Sindaci saranno nella condizione, Il giorno dopo aver approvato una variante, di rilasciare le concessioni edilizie.
Nell'emendamento abbiamo quindi proposto il termine di 120 giorni per esaminare queste varianti, termine oltre il quale i Comuni sono nella condizione di rilasciare le concessioni edilizie.
Cerchiamo quindi di rispondere a due esigenze fra loro contrastanti come quasi sempre succede nella vita istituzionale, amministrativa e politica - ma entrambe legittime; da una parte l'esigenza dei Sindaci e dei Comuni di poter attuare le varianti rapidamente e dall'altra l'esigenza della Regione di non perdere il controllo del territorio, riservandosi un certo spazio, individuato in 120 giorni.
La ringrazio, Presidente, e mi scuso per la lungaggine del mio intervento.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per l'ampiezza della replica, che testimonia una grandissima attenzione al dibattito avvenuto ed agli interventi consiliari sviluppatisi finora.
I Consiglieri Majorino e Zacchera hanno presentato una questione sospensiva dell'articolato, ai sensi degli artt. 63 e 79 del Regolamento inoltre sono state presentate sette pregiudiziali dal Consiglieri Chiezzi e Miglio per il non passaggio agli articoli.
Chiede la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'unica questione che pongo è relativa all'esame di merito delle pregiudiziali, la cui votazione chiedo avvenga singolarmente: l'illustrazione, invece, la farò congiuntamente.



PRESIDENTE

Sono d'accordo, Consigliere Chiezzi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. (ordine del giorno n. 281 sul contratto di lavoro del personale dell'ENEA. Non essendosi raggiunta la maggioranza richiesta, il documento sull'ENEA non è iscritto all'o.d.g.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 98: "Modifica alla LR 5/12/1977, n. 56"e relativi ordini del giorno di non passaggio agli articoli (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo all'illustrazione degli ordini del giorno sulle questioni sospensive, ai sensi degli artt. 63 e 79 del Regolamento interno.
Il primo ordine del giorno è presentato dal Consiglieri Majorino e Zacchera.
La parola al Consigliere Majorino per l'illustrazione.



MAJORINO Gaetano

Questo ordine del giorno di pregiudiziale sospensiva, diretto puramente e semplicemente a rinviare a martedì prossimo l'esame dell'articolato, non ha alcun carattere strumentale: sarebbe sciocco, dopo la discussione generale e la replica dell'Assessore, voler ritardare di sei giorni il voto e l'esame dell'articolato del disegno di legge.
Alla base della presentazione dell'ordine del giorno ci sono ragioni ben precise e, a mio avviso, fondate. Ieri, attraverso l'illustrazione della relazione di minoranza del Consigliere Chiezzi ho appreso - come penso gli altri colleghi - che sono state prospettate ben sette questioni pregiudiziali di legittimità; si tratta sostanzialmente di censure ad alcune normative del disegno di legge, ritenute illegittime secondo l'ampia espositiva del Consigliere Chiezzi e la relazione di minoranza.
A mio avviso - e non è solo una valutazione mia personale - è di tutta evidenza che le argomentazioni a sostegno delle sette pregiudiziali sono l'una più corposa e motivata dell'altra, così come ho scritto nell'ordine del giorno diretto alla sospensiva. Personalmente, ritengo che alcune di esse siano dotate di una certa fondatezza: nel caso in cui non lesi volesse definire fondate, occorre perlomeno riconoscere che non sono manifestatamente infondate, e quindi non strumentali e dirette a far perdere tempo al Consiglio nell'esaminarle l'una dopo l'altra. Se alcune di esse in sede di esame della legge da parte del Governo dovessero essere ritenute tali, avremo un rinvio della legge al Consiglio.
In conclusione, chiedo un breve rinvio a martedì prossimo, affinché i Consiglieri che lo ritengano opportuno possano approfondire le argomentazioni contenute nella relazione di minoranza del Consigliere Chiezzi e quindi; attraverso questa valutazione, collocarsi pro o contro la fondatezza o meno di tali questioni. Non ci si può limitare a dire che essendo state annunciate e illustrate ieri, c'è stato tempo per esaminarle poiché si tratta di questioni di non poco conto.
Sono questi i motivi per cui ho formulato la richiesta di rinvio alla prossima settimana dell'esame dell'articolato o, per meglio dire, la possibilità di collocarsi seriamente su tali questioni, tanto più che fino a questo momento non c'è stato contraddittorio: il Consigliere Chiezzi le ha scritte, illustrate ed enunciate una per una: l'Assessore si è limitato a dire che ha esaminato con gli esperti le sette questioni pregiudiziali e che ne ha eliminate alcune attraverso emendamenti di cui ha ritenuto di non anticiparci il contenuto.
Non solo perché non si è potuto valutare le corpose argomentazioni del Consigliere Chiezzi, ma anche perché non abbiamo avuto un contraddittorio e non sappiamo quali sono I ragionamenti contrari e contrapposti dell'Assessore Carletto su ciascuna delle pregiudiziali, insisto e caldeggio l'accoglimento della sospensiva di soli sei giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio per l'illustrazione del secondo ordine del giorno in discussione.



MIGLIO Mario

Innanzitutto esprimo il nostro appoggio all'ordine del giorno presentato dall'avv. Majorino, perché riprende questioni già sollevate In sede di Commissione dove, su alcuni punti precisi, avevamo espresso le nostre perplessità sulla legittimità di alcune norme introdotte nel disegno di legge. Intenderei dunque esaminare una per una le questioni contenute negli ordini del giorno presentati da me e dal. Consigliere Chiezzi.
La prima questione di illegittimità riguarda l'art. 2 del disegno di legge, laddove non si prevede l'invio del Piano Regolatore Generale alla Provincia. La nuova legge sulle autonomie locali, come tutti sappiamo prevede una ridistribuzione delle competenze fra le varie amministrazioni coinvolgendo direttamente la Provincia alla quale sono affidati compiti di pianificazione e di controllo degli strumenti urbanistici. Quello che per noi risulta incomprensibile è perché non si sia tenuto conto che esiste una legge nazionale; che la Regione è obbligata a prendere in considerazione le modificazioni operate a livello nazionale e che, conseguentemente, non si sia introdotta una norma che preveda l'invio del Piano Regolatore Generale alle Province in modo da permettere alle stesse di verificarne la congruità con i Piani territoriali che le stesse dovranno redigere ed approvare.
La cosa risulta essere ancora più strana se si fa riferimento all'art.
5 dello stesso disegno di legge, dove - come è emerso in Commissione - si parla di Piani territoriali in riferimento all'esclusione-inclusione dell'obbligo alla redazione dei piani particolareggiati di attuazione. E' stato detto che tale riferimento, impostato genericamente, si riferiva sia ai piani regionali che a quelli provinciali, ma non risultano chiari I motivi per cui in una parte del disegno di legge ci si richiama a questo strumento urbanistico, che dovrà essere formato nel futuro, e da altre parti non lo si considera.
La seconda questione di illegittimità riguarda la deliberazione programmatica. Con la modifica introdotta, la stessa verrebbe subito inviata alle parti interessate ancor prima che questo atto assuma una sua validità.
Il problema è che, da una parte, non riteniamo che i tempi relativi alle procedure siano alleggeriti così come si vorrebbe far credere e dall'altra, c'è il rischio che un successivo invalidamento per vizi formali della deliberazione inviata alle realtà locali farebbe sì che le controdeduzioni formulate e presentate dal Comune automaticamente sarebbero da considerare non necessarie; a quel punto, si dovrebbe quindi tornare indietro e riprendere dall'inizio tutte le procedure, invalidando quella logica di abbreviazione dei tempi che qui si vorrebbe sostenere.
La terza questione che solleviamo come presunta illegittimità riguarda l'introduzione di modifica al PRG, o meglio, la richiesta da parte della Regione di introdurre delle modifiche al PRG adottato con delibera dal Consiglio comunale, che avviene unicamente con comunicazione del Presidente della Giunta o dell'Assessore delegato. Rispetto a prima, la variazione è ché le comunicazioni venivano invece inoltrate con deliberazione della Giunta.
Qual è il problema che solleviamo? Che una semplice comunicazione del Presidente o dell'Assessore non ha pari validità, dal punto di vista della coercizione, nei confronti dell'Amministrazione comunale; quindi il rischio è che non necessariamente l'Amministrazione accolga questi suggerimenti e controdeduzioni e, al pari, non è detto che anche le salvaguardie vengano automaticamente introdotte in questo periodo transitorio.
La quarta questione di illegittimità riguarda le varianti al PRG adottate in riferimento agli strumenti urbanistici esecutivi di iniziativa pubblica. Questa modifica, introdotta nel disegno di legge, fa riferimento alla legge Nicolazzi del 1985 ed è legata all'introduzione del silenzio assenso. Sostanzialmente, viene giustificata questa scelta come recepimento di indicazioni nazionali che, di fatto, prevedono l'introduzione del silenzio-assenso dopo la mancata risposta della Regione entro i tempi previsti (180 giorni). La nostra preoccupazione è che, nel momento in cui questa norma viene introdotta, le Amministrazioni comunali ricorrano massicciamente a questa possibilità e quindi che la Regione, con gli strumenti attualmente a disposizione, non sia in grado di far fronte al nuovo compito che deve svolgere, senza possibilità di verificare la congruità delle variazioni introdotte tramite strumenti urbanistici esecutivi allo strumento del Piano Regolatore generale. Il rischio è che molti dei piani regolatori verrebbero di fatto modificati senza un controllo dell'Amministrazione preposta, ovvero quella regionale.
La quinta questione di illegittimità riguarda il sesto capoverso dell'art. 3 del disegno di legge, laddove si prevede la possibilità di intervenire sull'esistente attraverso modificazioni che vengono definite "adeguamenti di limitata entità". Come già abbiamo avuto modo di dire in sede di Commissione, riteniamo che questo concetto sia estremamente discrezionale, nel senso che tale definizione comporta un'interpretazione variabile sia da parte dell'Amministrazione comunale stessa che dell'Assessore o del Presidente della Giunta, che sono gli organi competenti a verificare la correttezza o meno dell'interpretazione data dall'amministrazione comunale. Questa discrezionalità dà un potere enorme sia all'Amministrazione comunale che all'Assessore; noi avevamo già sollevato il problema, sostenendo la necessità di dover dare una forma migliore di identificazione al concetto di limitata entità, come peraltro è fatto in altri articoli dell'attuale legge-quadro, nei quali si parla di percentuale di metri quadri e metri cubi definendo dei limiti non superabili, dando quindi oggettivazione a questo concetto.
Questo suggerimento non è stato accolto e, secondo noi, rimane un vizio di illegittimità proprio dovuto alla discrezione mantenuta con questo articolato, che permette una diversa interpretazio-ne dello stesso.
La sesta illegittimità è relativa al punto f) dell'ari. 3, laddove non è chiaro se le condizioni pregiudiziali alla possibilità di attuare interventi consistenti in variazioni dell'edificato siano fra loro assommabili oppure devono essere interpretate disgiuntamente le une dalle altre. Allo stesso modo, vorrei richiamare il fatto che i tipi di intervento considerati permettono delle variazioni anche significative.
Infatti, non riguardano solo la manutenzione ordinaria o straordinaria, ma anche interventi di recupero e di ristrutturazione dell'edificato che comportano un ampliamento dell'edificato stesso; inoltre - altra questione estremamente importante - si dà la possibilità; in via transitoria, di modificare anche le destinazioni d'uso.
La cosa che risulta assolutamente non chiara è com'è possibile che un PRG, in un primo momento, definisca in modo specifico il patrimonio edificato esistente, le destinazioni d'uso e i tipi di intervento e, in un secondo momento, con uno strano giro di parole, si metta l'Amministrazione nelle condizioni di poter variare scelte precedentemente assunte.
L'ari. 13, al comma primo, prevede che i piani regolatori indichino con precisione i tipi di intervento previsti, con i relativi parametri e modalità di attuazione. Sulla base di questo breve passaggio, a nostro avviso c'è una forte contraddizione con quanto sostenuto dal disegno di legge, laddove si dice che le varianti possono essere introdotte, tranne che in tutti quei casi in cui il PRG non abbia espressamente escluso tale possibilità. Di fatto, a questo punto si dovrebbe determinare una condizione In cui con il Piano Regolatore si definiscono contemporaneamente le destinazioni d'uso e i tipi d'intervento; allo stesso tempo, si dovrebbe però dire che questi hanno una validità parziale e sono sottoponibili a modificazioni.
La settima questione di legittimità riguarda l'art. 14 del disegno di legge, laddove si dice che varianti al PRG possono essere introdotte ancorché in contrasto con lo strumento urbanistico vigente. Il problema secondo noi, è più che evidente: con questa scelta si finirebbe col dare validità maggiore ad un progetto di modifica di uno strumento vigente in itinere (e quindi non ancora approvato dell'organo competente che è appunto la Giunta regionale), delegittimando invece, nel suo insieme, uno strumento che ha già validità esecutiva in quanto approvato precedentemente dalla Giunta. Quest'ultimo dovrebbe essere l'unico riferimento fino a quando non sostituito e fatto decadere con altro strumento approvato dalla Giunta regionale, a seguito di un iter che ha permesso di verificare la congruità con le linee generali che la Regione si dà e col rispetto della legge quadro.
Queste sono le eccezioni da noi sollevate e che ci hanno portato a stendere una serie di ordini del giorno, ritenendo che con il disegno di legge vengano introdotte delle modifiche della normativa attualmente esistente che non possono essere accettate sul piano della presunta illegittimità, perla discrezionalità Introdotta e per la diversa interpretazione che i soggetti possono dare alle norme stesse.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Nella relazione di minoranza ho illustrato in modo dettagliato quelle che mi paiono le ragioni di presunta illegittimità. Il lavoro che ho svolto è stato reso possibile dalla predisposizione, fatta dagli uffici della Il Commissione, di un materiale comparativo delle nuove ipotesi legislative rispetto alla legislazione vigente costituita dalla legge n. 56. Senza quel tipo di materiale non sarei riuscito a svolgere questo lavoro.
Ho fatto questa premessa per spiegare a tutti i colleghi il motivo per cui non ho sollevato queste questioni durante il lavoro di Commissione.
Come avete potuto notare non ho più sollevato, nella relazione di minoranza, il tema relativo alla critica sui metodi di lavoro, che la maggioranza, più che l'Assessore, ha imposto alla Commissione; anzi quest'ultimo, durante i lavori di Commissione, ha avuto atteggiamenti di maggiore apertura. Non sono riuscito a fare queste osservazioni prima perché il lavoro in Commissione ha seguito ritmi e modalità incongrue.
Viceversa, ottenuta la documentazione necessaria per lavorare, sono riuscito a fare alcune osservazioni - non so se giuste o errate - ma che hanno meritato un po' di attenzione.
Ritengo, non sia stato consentito un lavoro serio di Commissione con i supporti documentari adatti a sostenerlo.
Ritengo ancora che per decidere se le questioni sollevate sono giuste o meno diventi necessario uscire da quest'aula, perché il confronto in aula è soggetto a forme, regole ed atteggiamenti psicologici molto diversi e più condizionanti rispetto a quelli in Commissione, luogo nel quale il confronto è più ristretto, meno formale, più gruppo di lavoro anche con gli uffici che, in quella sede, possono fornire direttamente le loro valutazioni, mentre in Consiglio non lo possono fare. Chiedo dunque che su tutte e sette le questioni si vada in Commissione, e potrei anche dichiararmi non soddisfatto, ma d'accordo, se almeno su alcune, di queste si tornasse in Commissione. Posso infatti accettare che su alcune questioni ci sia, da parte della maggioranza e dell'Assessore, l'assoluta sicurezza che siano state sollevate questioni infondate di illegittimità, ma sulle altre mi sembra veramente utile andare in Commissione.
Ripeto: il mio è un atteggiamento strumentale solo rispetto alla possibilità di lavorare bene, perché le questioni di illegittimità rilevate grazie al lavoro svolto dagli uffici, non ho voluto sollevarle a legge approvata. Perché ho chiesto anche nelle riunioni dei Capigruppo un po' di tempo per lavorare? Perché non ho ritenuto di sollevare le questioni di illegittimità in altre sedi: ho voluto parlarne in aula, perché le critiche desidero muoverle all'interno dell'istituzione senza rivolgermi altrove.
Quindi mi sono impegnato per far giungere in tempo le mie osservazioni per illustrare i dubbi nella sede politica decisionale e non in altre sedi amministrative, alle quali ritengo sia giusto ricorrere solo dopo aver discusso e lavorato insieme In questa sede. Se gli uffici non avessero predisposto il lavoro, non sarei stato in grado di capire se c'era qualche vizio nella legge. Da solo, magari, sarei giunto alle stesse conclusioni ma sarei arrivato in tempo non più utile per il nostro confronto politico che, per quanto difficile e aspro possa essere, ritengo sia necessario svolgere in questa sede. Per queste stesse ragioni, vorrei capire la portata di tutti gli argomenti scritti nella relazione di minoranza e di quelli che sentiremo dall'Assessore e, se andiamo in Commissione, di quelli degli uffici con i quali potremo avere un confronto senza filtro. Lavorando in questo modo, potremo convincerci a vicenda delle ragioni o dei torti delle varie posizioni. Viceversa, ritengo che un confronto in questa sede proprio per la natura del lavoro che si svolge in Consiglio, non permetta di giungere alle stesse conclusioni, in quanto non ci sarà la possibilità di approfondire i reciproci punti di vista. Per questo auspico che sulle sette illegittimità presunte, o almeno su alcune, riprenda il lavoro in Commissione.
Ci troviamo anche di fronte all'utilità di discutere in Commissione del pacchetto di emendamenti presentato da lei. Assessore, e dall'Assessore Vetrino. Non l'ho ancora esaminato, in quanto non ho avuto il tempo, ma segnalo solo ai colleghi che, per quanto riguarda gli emendamenti proposti dall'Assessore Vetrino, se ci riferiamo alla quantità scritta, le righe sono poco al di sotto della metà dell'articolato proposto dal disegno di legge 98. Si tratta perciò di una rilevante modifica ad un comparto della legge urbanistica. Sono 81 righe con 75 battute: riducendo il disegno di legge a 75 battute, arriviamo a circa 200 righe.
Dico questo perché le modifiche dell'Assessore Vetrino - che non ho letto e magari sono giustissime - esigono un esame complessivo e non per emendamenti. Se ricominciamo a discutere emendamento per emendamento e a votarli man mano in aula, rifacciamo l'errore compiuto in Commissione, che ha portato il sottoscritto ad esprimere questi pareri solo in aula. Non è possibile esaminare gli emendamenti dell'Assessore Vetrino uno per uno e votarli. Bisogna esaminarli tutti insieme, in una sede in cui poterne discutere, verificare gli effetti che hanno sull'intera legge, effettuare eventualmente degli aggiustamenti e poi votarli, cosa che in aula non è facile fare. Quindi, anche per questa ragione, non posso dire ora se sono d'accordo o meno con quanto proposto, perché non ho ancora potuto leggerli Non sono pregiudizialmente contrario ad estendere le modifiche ad altri settori Sono quindi favorevole ad ampliare i tipi di modifiche e, in questo senso, ho sottoscritto alcuni emendamenti presentati dal collega Maggiorotti. Chiedo però un ritorno in Commissione. Assessore: so che lei è disponibile e non ha così tanta fretta da renderla nociva per Il buon lavorare. Le chiedo veramente, in modo disincantato, di verificare questa opportunità, sia per le sette questioni di illegittimità, sia per un esame serio delle modifiche rilevantissime proposte dall'Assessore Vetrino. Vi ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Intervengo per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno. Ieri, insieme ad altri colleghi, ho presentato un documento che proponeva il ritorno dell'articolato alla II Commissione in sede redigente.
Mi convinco sempre di più della giustezza di quella proposta, anche alla luce delle argomentazioni portate dai colleghi e della mole crescente, non solo quantitativa ma qualitativa, degli emendamenti in corso di presentazione o già presentati.
Per, questa ragione generale, che non ha nulla a che fare con intenti ostruzionistici di sorta, creda che l'unico atteggiamento sensato, essendo stata scartata l'ipotesi di passaggio alla II in sede redigente, sia quello di un ritorno comunque in Commissione dell'articolato o per lo meno di parti dello stesso articolato. Il mio Gruppo voterà quindi a favore di questi ordini del giorno.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, do la parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Non vedo nessuna strumentalità nella richiesta di tornare in Commissione; anzi, ho avuto modo di ringraziare, perché mi sembra davvero che si stia lavorando per cercare di fare una buona legge. Non so però fino a che punto possa essere utile, perché le questioni di legittimità si devono eventualmente valutare sul testo definitivo, così come approvato dall'aula. Noi invece facciamo dei ragionamenti su delle legittimità (posto che ci siano) più o meno importanti, su un articolato che, durante il dibattito in aula, può anche modificarsi; non ritengo dunque si possano fare patti nel momento in cui si fa un ragionamento di illegittimità su un testo finale. Nel corso del dibattito e nell'esame dei singoli articoli e degli emendamenti, si discuterà e si potranno eventualmente aggiungere o togliere delle parole, se queste saranno alla base delle presunte illegittimità, come spesso avviene. Quindi non è certo facile fare a priori un ragionamento sulle legittimità.
In secondo luogo credo sia anche giusto che sulla questione delle illegittimità si dica che, alla fine, possiamo sempre - io argomenter naturalmente, i proponenti hanno argomentato - rimanere ognuno della propria idea, cosa della quale non mi stupirei. A questo punto cosa facciamo? Aspettiamo che qualcuno dica se ha ragione Tizio o Caio? Per quanto riguarda l'emendamento della Vetrino - ripeto - la Vicepresidente lo illustrerà; se in aula si dovesse ritenere che l'emendamento ha bisogno di qualche giorno per essere approfondito, non mi scandalizzerei neanche se si arrivasse a votare stasera l'art. 3 e, dopo l'illustrazione dell'emendamento all'art. 4, si rinviasse l'esame della legge alla settimana prossima. Da ciò mi sembra di capire sicuramente che non concludiamo stasera; cerchiamo quindi di contemperare più esigenze, che sono quelle di non tornare in Commissione, perché ci pare assolutamente inutile e improduttivo, per questa legge, ma soprattutto improduttivo perché impedisce alla Commissione di lavorare su altre leggi che attendono da molto tempo. L'abbiamo già detto ieri: la seconda Commissione è oberata di lavoro; purtroppo ha tutte materie difficili e complesse che richiedono molti approfondimenti. Chiedo scusa se torno a parlare dei miei provvedimenti, ma sono quelli che naturalmente mi stanno più a cuore in quanto la responsabilità è mia; però, prima o poi, vorrei anche poter discutere della riforma degli IACP. E' inutile che ci diciamo che gli IACP non funzionano - e siamo tutti d'accordo su questo - se poi non ci cimentiamo su una legge che dovrebbe consentire agli IACP di funzionare.
Questa legge è stata presentata circa 8 mesi fa, quindi mi auguro che nel giro di sei mesi la si possa analizzare, ma se torniamo nuovamente in Commissione temo che non la affronteremo neanche fra un anno e mezzo.
Quindi mi sembra improduttivo; mi sembra invece utile dare qualche risposta nel merito alle questioni poste.
La prima è quella che si riferisce alla legittimità sul fatto di legiferare in materia digestione urbanistica senza adeguarci alla legge n.
142. Abbiamo già affrontato questo problema in Commissione e anche in aula questa modifica - Majorino - è una modifica neutra rispetto alle questioni poste dalla legge n.142 e rispetto alle competenze che la stessa prevede di attribuire alle Province e all'Area Metropolitana in materia di urbanistica. Tale questione viene quindi normata con la legge di settore del collega Nerviani, attualmente in discussione nella II Commissione. Noi consideriamo questa questione ininfluente e quindi il nostro disegno di legge è neutro rispetto alle questioni poste dalla legge n. 142.
La seconda questione posta è relativa alla deliberazione programmatica: è esecutiva o non è esecutiva? Su tale questione, con (emendamento torneremo al vecchio testo con la deliberazione esecutiva.
Punto tre: questione della competenza degli Assessori. Viene posta come ipotesi di illegittimità la possibilità che l'Assessore comunichi con lettera ai Comuni le controdeduzioni. Intanto vorrei dire che l'approvazione o la bocciatura degli strumenti urbanistici è competenza della Giunta regionale con relativa deliberazione. Altri atti istruttori o comunque inseriti nelle procedure di approvazione degli strumenti urbanistici sono svolti dal Presidente della Giunta o dall'Assessore competente nel testo proposto, come peraltro era previsto nella legge n.
56/ 1977 e come è stato in vigore fino al 1984.
L'art. 78 della legge n. 56/1977 è stato modificato nel 1984. Ma è stato modificato non perché fosse illegittimo, ma per scelta politica del Consiglio regionale. Non confondiamo le legittimità con le scelte politiche. Il Consiglio regionale nel 1984 ha ritenuto di dire: "E' necessario che sia fatto con deliberazione di Giunta", ma dal 1977 al 1984 l'invio era fatto - così dice l'art. 78 - da parte dell'Assessore competente. Non si parlava nemmeno del Presidente. Astengo aveva previsto l'invio da parte dell'Assessore competente del parere del Comitato Urbanistico Regionale al Comune.



MAJORINO Gaetano

Questo provoca la salvaguardia.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Non provoca nulla.
Si ritorna al testo della legge n. 56 che è stato in vigore dal 1977 al 1984. Se è illegittimo oggi; mi chiedo come fosse legittimo allora. Noi chiediamo che questo sia consentito, ma solo per un fatto di snellezza.
Fare le deliberazioni (chi è stato in Giunta lo sa, Rivalta e altri lo sanno), come ci ricorda sempre il dott. Clemente, costa tempo, lavoro soldi, ecc. Quindi intenderemmo rimettere in funzione una comunicazione che ha funzionato fino al 1984. Ripeto: da questo punto di vista, non vediamo la illegittimità.
Punto quattro: silenzio-assenso. La Giunta regionale ed io abbiamo sempre dichiarato di non essere d'accordo sul silenzio-assenso. In Commissione abbiamo anche spiegato il motivo. Probabilmente il collega Marino non c'era, perché ha ripreso questo argomento. Non siamo d'accordo dal punto di vista di merito perché ci sembra uno strumento che non risponde a quello che noi vogliamo sia la pubblica amministrazione. Il silenzio-assenso non è possibile perché è illegittimo. Abbiamo anche portato in Commissione le ragioni addotte dal nostro consulente, l'avv.
Golinelli, circa il silenzio-assenso e sul fatto che i provvedimenti urbanistici, quindi i piani regolatori e le varianti non possono non essere approvati dalla Regione. Questo pero è un Piano particolareggiato di iniziativa pubblica (perché noi lo limitiamo all'iniziativa pubblica); c'è un emendamento che vorrebbe ampliarlo ai piani particolareggiati di iniziativa privata convenzionati, ma noi non saremmo d'accordo, quindi anticipo che non accoglieremo quell'emendamento. Ripeto: si tratta semplicemente di piani particolareggiati di iniziativa pubblica e non di silenzio-assenso generalizzato, che non accogliamo nel merito perch illegittimo, ma lo accettiamo su questa fattispecie. Non si tratta di un provvedimento urbanistico, ma di uno strumento attuativo, quindi è il Piano particolareggiato di iniziativa pubblica, cioè di iniziativa comunale.
Oltre che essere legittimo dal punto di vista politico, lo riteniamo legittimo proprio dal punto di vista della legittimità.
Prima di parlare del punto 2.5, preannuncio che accogliamo il punto 2.6 relativo alla "limitata, entità" sul quale abbiamo già discusso. Non ricordo se presenteremo un emendamento o se accoglieremo un emendamento che ci fa tornare alla dizione originaria della legge 5.
Il punto 2.5 è relativo alle lettere b) e c). Questa è una valutazione di merito che compete alla legge regionale. Ciò che l'articolato stabilisce è materia, compito e funzione della Regione, che la stessa norma per legge.
Quindi, l'indicazione che diamo, gli "adeguamenti di limitata entità" rappresentano una dizione che dovrà essere interpretata nella prassi quotidiana, come d'altronde succede per tantissime altre cose, non solo nell'urbanistica.
Se noi non dovessimo interpretare la legge 47 su tutta una serie di questioni, non ne usciremmo mai. Certo che va interpretata! Ci sarà una prassi, come ci sarà poi una giurisprudenza che si consoliderà negli anni.
Questa è una questione di diritto che non tocca a me richiamare. A noi pare legittimo; poi nella prassi, nella consuetudine dell'Assessorato si stabiliranno quali sono quelli di limitata entità e quali non lo sono. Non ci pare assolutamente una dizione che possa creare delle illegittimità pena il fatto che chissà quante dizioni analoghe a questa - usate in leggi regionali e nazionali - determinerebbero delle condizioni di Illegittimità.
A noi pare che stabilire questi parametri e queste valutazioni di merito sia, a pieno titolo, una competenza regionale e quindi possa essere stabilito in legge.
L'ultima questione è il punto 2.7. Per non sbagliare, Consigliere Chiezzi: non riusciamo a capire se è riferita all'art. 83, terzo comma, o se è riferita all'art. 85, quinto comma.



CHIEZZI Giuseppe

E' riferita all'art. 85.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Allora è un problema che si risolve con l'emendamento che ho annunciato al termine del mio intervento generale.



PRESIDENTE

L'Assessore ha fatto un'illustrazione molto ampia, entrando nel merito delle questioni poste. Procediamo ora alla votazione dei documenti presentati.
Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Majorino, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato lo spessore e la rilevanza delle sette questioni di legittimità poste dalla relazione di minoranza del Consigliere Chiezzi considerato che dette questioni appaiono di una certa fondatezza e, in ogni caso, non possono definirsi 'manifestatamente infondate' ritenuto che - per potersi seriamente e con cognizione di causa collocare su dette questioni - è necessaria una riflessione ed un approfondimento non di qualche ora, ma quanto meno di qualche giorno Decide di sospendere l'esame dell'articolato del disegno di legge n. 98 rinviandolo a martedì p, v.".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione.
Passiamo ora all'esame dei sette ordini del giorno di non passaggio agli articoli presentati dai Consiglieri Chiezzi e Miglio.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione del primo ordine del giorno.



CHIEZZI Giuseppe

L'Assessore ha fatto alcune osservazioni. Conservo la convinzione della necessità di ritornare in Commissione. Non condivido la risposta dell'Assessore, sui motivi in base ai quali questa legge non recepisce i contenuti della legge n. 142. Non sono d'accordo, ma questa risposta c'è stata. E stato invece lasciato in ombra il secondo dubbio che alimentava la prima presumibile illegittimità. Era il dubbio riguardante l'inosservanza non a leggi statali, ma a leggi regionali. Questo e un dubbio relativo all'inosservanza del primo comma dell'aut. 13 della legge n. 16/89. E' un dubbio che quindi mi rimane; sarei confortato se si potesse discuterne in Commissione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale udite le relazioni di minoranza rilevato che sono state illustrate ragioni di presupposte illegittimità preso atto del contenuto della, prima illegittimità contenuta nella relazione di minoranza a firma del Consigliere Chiezzi che si intende qui trascritta, e ritenutane la fondatezza Decide di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge n. 98".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 20 voti favorevoli e 24 contrari Pongo in votazione il secondo ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale udite le relazioni di minoranza rilevato che sono state illustrate ragioni di presupposte illegittimità preso atto del contenuto della seconda illegittimità contenuta nella relazione di minoranza a firma del Consigliere Chiezzi che si intende qui trascritta, e ritenutane la fondatezza Decide di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge n. 98".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 24 contrari.
Sul terzo ordine del giorno chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questa terza presumibile illegittimità non viene considerata tale dall'Assessore e dalla struttura. Continuo, viceversa, a ritenerla tale anche avendo sentito la risposta dell'Assessore. L'Assessore fonda la propria opinione su questa osservazione: sugli atti istruttori della Regione Piemonte non si possono introdurre questioni cogenti e di forma nel senso che la Regione può pure discutere, colloquiare, istruire le pratiche. Io non contesto questo fatto. Certo, un atto istruttorio non deve essere soggetto, ove previsto in legge, a particolari forme di illegittimità riferite ad obblighi di altre leggi. Ma il punto è proprio questo. Assessore: è un atto istruttorio quello citato in questo articolo? Io penso di no . La differenza di opinioni è proprio questa, che non si tratta di atto istruttorio. Vado per intuizione, Assessore, perché non ho la competenza. Cos'è un atto istruttorio? Dovrebbe essere uno di quegli atti privi di rilevanza esterna. Un atto istruttorio della Regione, ad esempio, è un atto che non incide sugli interessi di terzi: è una lettera dell'Assessore al Comune nella quale l'Assessore regionale chiede ad esempio una documentazione al Comune. Questi sono tipi di atto istruttorio.
Ma un atto che coinvolge gli interessi di terzi, un atto come quello che è previsto nel disegno di legge n. 98, che induce su proprietà di terzi dei provvedimenti inibitori, ritengo non sia un atto istruttorio. Ritengo che sia un atto di modifica del Piano Regolatore e, come tale, non sia di competenza dell'Assessore pro-tempore, ma della Giunta. Non solo: ritengo che su un atto di modifica del Piano Regolatore debbano potersi innestare le procedure delle osservazioni fatte nel pubblico interesse.
Mantengo quindi la convinzione che non sia proficuo discuterne a dieci metri di distanza l'uno dall'altro, ma di andare in Commissione. Penso non sia un atto istruttorio, quindi che non debba essere trattato come tale bensì come atto di modifica illegittima di Piano Regolatore da parte di un organo, l'Assessore, non competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.



MAJORINO Gaetano

Voterò a favore della pregiudiziale, non solo per le ragioni illustrate circa la non caratteristica di atto istruttorio della richiesta del Presidente o dell'Assessore delegato, ma anche per la ragione che questo atto, che non è istruttorio e non può avere rilevanza esterna, provoca quello che sta scritto nella norma, cioè la salvaguardia.
Penso che la salvaguardia non possa essere provocata e prodotta da un provvedimento dell'organo monocratico, Presidente della Giunta o Assessore delegato, ma dalla Giunta. Questo è un secondo aspetto colto dal Consigliere Chiezzi e che, se rimarrà nella legge, darà luogo ad un infortunio legislativo in sede di Commissario di Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Intervengo per far notare che la risposta dell'Assessore in merito alla questione da noi sollevata non ha chiarito i dubbi che avevamo e che ci hanno spinto a presentare quest'ordine del giorno.
Nel merito, il nodo che per noi non è stato sciolto con la contro replica dell'Assessore Carletto è proprio se una lettera, inoltrata dal Presidente della Giunta o dall'Assessore delegato - in questo caso l'Assessore all'urbanistica - possa obbligare l'Amministrazione comunale a modificare nel corso dell'istruttoria uno strumento urbanistico, così come viene presentato ed inoltrato alla Regione.
Poiché questo dubbio non è stato chiarito, riteniamo doveroso fare un'ulteriore riflessione e verificare se effettivamente una lettera garantisce, da parte della Regione, la possibilità di incidere su scelte assunte, seppure in via preliminare, da un'Amministrazione comunale e, al pari, se tale lettera ha il potere di rendere valide e legittime le salvaguardie come previsto dall'articolato della legge-quadro tuttora vigente.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione il terzo ordine del giorno di non passaggio agli articoli, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale udite le relazioni di minoranza rilevato che sono s tate illustrate ragioni di presupposte illegittimità preso atto del contenuto della terza illegittimità contenuta nella relazione di minoranza a firma del Consigliere Chiezzi che si intende qui trascritta, e ritenutone la fondatezza Decide di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge n. 98".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 20 voti favorevoli e 25 voti contrari.
Passiamo al quarto ordine del giorno.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

La quarta presumibile illegittimità non viene presunta tale dall'Assessore con la motivazione che si tratta, in realtà, di Piano particolareggiato attuativo di strumento urbanistico esistente.
L'Assessore ha poi sfiorato, non accentuandolo molto, il fatto che si tratta di Piano particolareggiato di iniziativa pubblica. Su questa seconda parte almeno rilevante dal punto di vista degli argomenti che ha usato (Assessore) vorrei dire che sia il Piano particolareggiato pubblico sia quello privato debbono rispettare le leggi. Non vedo perché il Piano particolareggiato pubblico debba essere oggetto di attenzioni minori dal punto di vista della liceità degli interventi.
Assessore, questo è un argomento sul quale mi ero già intrattenuto e che ritengo giusto riprendere: il settore pubblico deve essere un esempio per il settore privato. Sovente, invece, è tutt'altro che un esempio da imitare e spesse volte si concedono privilegi di comportamenti che al privato non vengono concessi.
Una delle prime regole innovative che dobbiamo avere come riferimento per il funzionamento del settore pubblico è l'equiparazione del settore pubblico e del settore privato di fronte alla legge. Nella realtà questo non avviene sovente e io spero di poter dare un piccolo contributo, insieme a tutti voi, affinché lo sia sempre più.
Le distinzioni fra il settore pubblico e quello privato non mi inducono pregiudizi: se una legge deve essere osservata da uno, deve essere osservata anche dall'altro. Non chiudiamo un occhio solo perché è un Piano di edilizia pubblica! Apriamoli, invece, tutti e due perché su tanti Piani di edilizia pubblica è meglio metterci una bella foglia di fico! L'Assessore, se non ho capito male, ha detto che non è un Piano attuativo, ma una variante di piano. E' qui l'illegittimità: fosse solo un piano attuativo ritirerei la mia osservazione, ma questa è una Variante con Piano particolareggiato. Torniamo, allora, all'interno della logica che i Plani regolatori e tutte le loro modifiche hanno un solo soggetto che li rende efficaci: la Giunta regionale.
In questo modo, viceversa, succede che un Piano particolareggiato in variante varia e colpisce gli interessi di terzi, i quali hanno il diritto di presentare secondo la legge, osservazioni nel pubblico interesse. Il silenzio-assenso impedisce tutto questo. Quindi non solo c'è un cambiamento Assessore - del Piano Regolatore non approvato dalla Giunta, ma dall'Assessore, e questo è improprio e illegittimo, poiché si introduce un cambiamento del Piano Regolatore senza competente osservazione.
Nella mia osservazione, quando critico la dizione che chiude il capoverso che recita: ".., il Piano particolareggiato e la relativa variante contestuale si intendono approvati", mi sono chiesto da chi fossero approvati. Relativamente all'approvazione si fa riferimento all'art. 40 della legge n. 56 che voi citate, e che recita: "...per essere efficace un Piano particolareggiato deve essere pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione". Quindi, "s'intendono approvati", ma per essere approvati ed efficaci la deliberazione deve essere pubblicata sul Bollettino: se la Giunta non ha deliberato non viene pubblicato nulla. Il "silenzio" diviene il "soggetto" che approva una variante di Piano Regolatore.
Personalmente, ritengo che tale soggetto non solo non possa essere il silenzio, ma nemmeno l'Assessore, bensì la Giunta. A questi interrogativi lei, Assessore, non ha risposto. Continuo ad essere molto preoccupato da questa presunta illegittimità. Sono sicuro che, se potessimo sederci ad un tavolo con un metro - e non dieci - di distanza l'uno dall'altro, potremmo ragionarci su un po' meglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Interverrò brevemente, per riprendere quanto sostenuto dal Consigliere Chiezzi.
L'Assessore, per giustificare la scelta dell'introduzione del silenzio assenso, fa riferimento alla legge nazionale n. 43 del 1985, nello specifico all'art. 25. Tale articolo prevede che "gli strumenti attuativi in variante di strumenti urbanistici generali devono essere esaminati dalla Regione", e nel momento in cui la Regione non esprime parere entro il termine di 120 giorni automaticamente gli strumenti s'intendono approvati.
Questo è il riferimento al silenzio-assenso.
Quello che non viene specificato dalla legge nazionale è se la Regione è obbligata o meno ad assumere con atto proprio l'imposizione ed approvare gli strumenti attuativi decorsi i termini prestabiliti.
La legge nazionale fa presente che è compito della Regione esprimersi sulle varianti proposte attraverso strumenti esecutivi anche se questi modificano lo strumento del Piano Regolatore vigente; inoltre stabilisce che le varianti stesse devono essere assunte con atto della Regione (e quindi con deliberazione della Giunta regionale). La legge, però, non chiarifica se, decorsi i termini e instaurata la procedura del silenzio assenso, la Regione è tenuta comunque ad assumere con proprio atto l'approvazione "ope legis".
A nostro avviso, questa assunzione dovrebbe essere operata, anche se la questione è contraddittoria poiché in tal caso la Regione, non avendo esaminato il Piano, esprimerebbe un parere favorevole senza aver istruito una procedura che le consenta di valutare nel merito la congruità dello strumento presentato con le linee generali.
Senza un'approvazione da parte della Regione, c'è da chiedersi quale legittimità e validità avrebbe questo strumento che, di fatto, non è stato approvato da nessuno: non dal Comune, che non ne ha i poteri secondo la legge urbanistica vigente, e nemmeno dalla Regione alla quale invece questi poteri spettano.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il quarto ordine del giorno di non passaggio agli articoli prospettato dai Consiglieri Chiezzi e Miglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale udite le relazioni di minoranza rilevato che sono state illustrate ragioni di presupposte illegittimità preso atto del contenuto della quarta illegittimità contenuta nella relazione di minoranza a firma del Consigliere Chiezzi che si intende qui trascritta, e ritenutane la fondatezza Decide di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge n. 98".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E respinto con 19 voti favorevoli e 24 contrari.
Passiamo ora al quinto ordine del giorno.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

La quinta presumibile illegittimità non è ritenuta tale dall'Assessore con un'argomentazione - se mi permette - un "tantino" vaga. L'Assessore Carletto sostiene che la norma va senz'altro gestita; gli uffici si daranno una "regolata" e, nella prassi, riusciranno a gestire la vaghezza sulla "limitata entità".
Personalmente potrei essere d'accordo con lei, Assessore, se l'applicazione del concetto così vago, difficile e sfuggente della "limitata entità" avvenisse su atti che non coinvolgono interessi di terzi.
Il mondo non si può chiudere in una gabbia di parole che lo descrive tutto: qualcosa da descrivere rimane sempre, per quanto si sia ben descritto.
Nel nostro caso, invece, le variazioni urbanistiche interessano terzi che devono poter svolgere osservazioni.
Il caso non è astratto, Assessore. Le faccio un esempio, al quale la prego dì reagire compostamente: La Loggia.
Non so se il cambiamento del tracciato stradale della circonvallazione di La Loggia fosse di "limitata entità" o meno: si trattava di un'opera pubblica prevista in un determinato luogo da un certo piano, spostata pare da lei, Assessore - in un altro luogo: è successo un pandemonio! Ho fatto questo esempio per dimostrare che non siamo nell'astratto.
Quando si sposta un servizio pubblico o un'infrastruttura nascono inevitabili problemi. Per il caso di La Loggia forse si trattava unicamente di problemi politici, ma possono nascere problemi amministrativi che non possono essere trattati In questo modo. Non si può dire che quanto è accaduto a La Loggia non fosse una variante di strumento urbanistico: se si dice che non c'è stata variante bisogna precisarne i precisi limiti, che non possono essere che quelli consentiti dal livello di precisione del Piano regolatore. Infatti, un piano è costruito In una certa scala e deve essere gestito dal Comune e dalla Regione. Non è corretto scrivere in legge che variando una destinazione d'uso di Piano Regolatore "di poco", questa non costituisce variante. Cosa vuol dire "di poco"? Nel caso di La Loggia può essere poco o tanto, un metro o dieci o venti. Sono "poco" o "tanto" a seconda della scala in cui vengono letti. La lettura in scala è gestione.
Nella legge non possiamo, con questa norma, impedire l'esercizio del diritto di presentare osservazioni a chi è colpito, seppure per interesse pubblico, da variazioni di strumenti urbanistici sulle quali ha qualcosa da dire, sempre nell'interesse pubblico.
Per tale motivo ritengo che anche la quinta presumibile illegittimità debba essere analizzata attentamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Intervengo solo per far notare una cosa, limitandomi a una considerazione sul punto f). L' introduzione proposta al punto f) prevede modificazioni parziali o totali ai singoli tipi di intervento sul patrimonio edilizio esistente, sempre che non conducano all'intervento di ristrutturazione urbanistica. Ritengo che il riferimento sia all'insieme degli interventi previsti dall'art. 13, e fra questi ci sono i restauri e il risanamento conservativo. La norma prevede che interventi di questo tipo consentano destinazioni d'uso parzialmente o totalmente nuove dell'edificio esistente.
Il problema che volevo sollevare, diversamente e in aggiunta a quanto già detto dal Consigliere Chiezzi, è la questione del diritto di espressione della cittadinanza. Nel momento in cui un'Amministrazione comunale ritiene che una variazione delle destinazioni d'uso porti, ai sensi della legge vigente, a modificarle, anche con un intervento di restauro conservativo, mi chiedo quale possa essere il diritto di espressione di un soggetto interessato - come è stato fatto notare anche dall'Associazione degli Artigiani - cioè quali possibilità vengano date a questo di esprimere il proprio parere di merito su variazioni che lo possono interessare e coinvolgere direttamente.
La semplice adozione da parte dell'Amministrazione di una deliberazione del Consiglio comunale non consente di presentare quelle controdeduzioni ad una decisione che dovrebbe essere assunta da parte della collettività nel suo insieme.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il quinto ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale udite le relazioni di minoranza rilevato che sono state illustrate ragioni di presup-poste illegittimità preso atto del contenuto della quinta illegittimità contenuta nella relazione di minoranza a firma del Consigliere Chiezzi che si intende qui trascritta, e ritenutane la fondatezza Decide di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge n. 98".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E respinto con 16 voti favorevoli e 27 contrari Passiamo al sesto ordine del giorno.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Per quanto riguarda la sesta presumibile illegittimità, sarebbe bene poter capire che cosa ha in testa l'Assessore. L'Assessore ha detto che farà qualcosa nella direzione che abbiamo proposto: ma cosa vuol fare?



CARLETTO Mario, Assessore regionale

E' accolta, tornando al testo attuale della 56. Passiamo da "consistenti variazioni" a "variazioni se non limitate", il che significa accogliere l'emendamento Chiezzi-Miglio.



CHIEZZI Giuseppe

Questo accoglimento mi fa molto piacere, ma risolve solo uno dei due elementi di illegittimità che avevo sollevato. Il secondo elemento, il più difficile da argomentare e forse il più pericoloso da gestire, è quello della sibillina frase "espressamente escluso". Questa frase va tolta o rimane? E' una frase che induce a interpretazioni capziose.
Dato che ho sollevato le due questioni, volevo essere sicuro che anche le parole "espressamente escluso" vengano tolte. Se è così, va benissimo.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Rimangono



CHIEZZI Giuseppe

Ah, rimangono. Assessore, dato che avremo ancora del tempo, la invito ad illustrare al Consiglio questa definizione veramente curiosa.
Mantengo la richiesta di discuterne in Commissione.



PRESIDENTE

Quando passerete, farete delle riflessioni. Pongo in votazione il sesto ordine del giorno inerente la sesta illegittimità prospettato dai proponenti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale udite le relazioni di minoranza rilevato che sono state illustrate ragioni di presupposte illegittimità preso atto del contenuto della sesta illegittimità contenuta netta relazione di minoranza a, firma del Consigliere Chiezzi che si intende qui trascritta, e ritenutane la fondatezza Decide di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge n. 98".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 24 contrari Passiamo al settimo ordine del giorno.
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Mi pare che la risposta data precedentemente dall'Assessore sulle questioni da noi sollevate tendesse ad accoglierle.
Vorrei avere un ulteriore chiarimento, nel senso se l'accoglimento è tale da portare l'Assessore a decidere di stralciare dall'attuale disegno di legge due passaggi significativi. In primo luogo, quello di escludere il riferimento anche alle revisioni e alle varianti del Piano Regolatore Generale e, in secondo luogo, se intende stralciare anche l'ultima parte del comma quinto, là dove si dice che gli interventi possono essere realizzati anche se lo strumento di variazione del Piano Regolatore Generale in itinere è in contrasto con lo strumento urbanistico approvato.
La prego di sciogliere questo nodo, in modo da chiarire qual è l'orientamento che vuole assumere.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire l'Assessore Carletto; ne ha facoltà.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Non ho assolutamente intenzione di escludere nulla: è tutto compreso nei 120 giorni, secondo un emendamento che ho distribuito e che dovreste aver ricevuto. In quell'emendamento c'è la volontà della Giunta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il settimo ordine del giorno inerente la settima illegittimità prospettato dai proponenti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale udite le relazioni di minoranza rilevato che sono state illustrate ragioni di presupposte illegittimità preso atto del contenuto della sesta illegittimità contenuta nella relazione di minoranza, a firma del Consigliere Chiezzi che si intende qui trascritta, e ritenutane la fondatezza Decide di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge n. 98".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 25 contrari


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sul contratto di lavoro dei personale dell'ENEA (seguito)


PRESIDENTE

Poiché nessun Consigliere chiede di intervenire pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. del documento n. 281 sul contratto di lavoro del personale dell'ENEA, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale a conoscenza che il contratto di lavoro riguardante il personale dell'ENEA è scaduto da tre anni e che sono note le reiterate richieste dei dipendenti a che il Governo approvi sollecitamente a conoscenza altresì che è già stata approvata da parte del Parlamento fa legge di riforma dell'ENEA che delineando una complessa ristrutturazione potrà permettere un reale rilancio della attività nell'interesse superiore del Paese considerato che tale legge introducendo nuove norme interne di rapporti interistituzionali consente un ruolo nuovo alle Regioni che saranno interlocutrici prioritarie dell'ente, ruolo già affermato dalle leggi 9 e 10 del gennaio 1991 in tema di energia considerato altresì che per quanto riguarda in particolare la Regione Piemonte è in atto da alcuni anni una convenzione che ha consentito il raggiungimento di importanti risultati nel settore energetico considerato che tale importante legge di riforma non rappresenterebbe un reale traguardo ove non si accompagnasse alla regolarizzazione dei rapporti contrattuali tra struttura ed ente Invita il Governo a definire sollecitamente la situazione contrattuale ormai in grave sofferenza, ed a pervenire prontamente alla stipula del contratto relativo." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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