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Dettaglio seduta n.91 del 24/09/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Telecomunicazioni

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale: "Parere della Regione sul Piano assegnazione frequenze per la radiodiffusione televisiva" e relativo ordine del giorno (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprendiamo la discussione sul Piano assegnazione frequenze. E' iscritto a parlare il Consigliere Chiezzi: ne ha facoltà.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, condivido ed ho sottoscritto l'ordine del giorno per due ragioni.
Primo: l'ordine del giorno dice con chiarezza che le proposte del Ministro Vizzini sono insufficienti sia per carenze di ordine tecnico, ad esempio la documentazione, sia per alcuni contenuti che penalizzano la nostra Regione e non chiariscono i termini della presenza pubblica e privata all'interno dell'emittenza radiotelevisiva.
La seconda ragione è che l'ordine del giorno considera la deliberazione proposta dalla Giunta regionale come un semplice documento di osservazioni e orientamenti. Su alcune proposte della Giunta non sono d'accordo. Mi sembra che questo ordine del giorno ponga la questione in termini seri, di sospensione del giudizio e di mandato alla Giunta di proseguire il confronto cercando di far svolgere alla Regione Piemonte, insieme alle altre, un ruolo più forte nei confronti del Ministero.
Per quanto riguarda il Gruppo di Rifondazione Comunista, chiederei che la Giunta si impegnasse in particolare in due settori Il primo è quello della salute: non concordo con il modo con il quale la Giunta ha esposto il problema nella deliberazione e invito il Presidente della Giunta a lavorare sul tema della salute connessa alle emittenza radiotelevisive in modo più attento e con conclusioni meno ambigue.
Il documento indica chiaramente cheti sono tre zone del Piemonte soggette a rischio. La Regione Piemonte purtroppo dispone di una sola USSL attrezzata per ricerche in questo settore, la n. 40 di Ivrea. Questo dovrebbe già far riflettere la Giunta regionale sulla necessità di estendere maggiormente la presenza di laboratori di sanità capaci di analizzare questi fenomeni.
Chiedo anche, signor Presidente, che per quanto riguarda le zone a rischio, ad esempio per il Parco della Maddalena, molto frequentato, si giunga a dire qualcosa di più preciso anche sugli attuali livelli di pericolosità del Parco.
Chiedo, se non è ancora stato fatto, che l'USSL 40 proceda sin d'ora ad accertamenti sul Parco della Maddalena.
Il secondo tema sul quale chiedo un impegno della Regione Piemonte è quello relativo alla necessità prevista dalla legge di redigere i Piani territoriali di coordinamento. Come lei sa, Presidente, la Regione Piemonte non dispone di un Piano territoriale di coordinamento approvato, nonostante i molti anni passati (dal 1984 quando una prima bozza di piano comprensoriale è stata approvata) e nonostante i molti soldi spesi dalla precedente Amministrazione (1985 - 1990) per redigere dei Piani territoriali.
Questi Piani, oltre a rispondere al dettato di legge per quanto riguardava i Piani territoriali di coordinamento, rispondevano al dettato di legge previsto dalla legge Galasso e quindi avevano anche valenze paesistiche. Sono tutti Piani che lei. Presidente, insieme ai suoi Assessori, ha nei cassetti, che la Regione Piemonte e quindi i contribuenti hanno pagato e che non hanno mai avuto la fortuna di essere esaminati ed approvati da quest'aula.
L'appuntamento dei Piani territoriali di coordinamento viene ora riproposto dalla legge sulle emittenza che li prevede. In aggiunta a tutte le altre previsioni di pianificazione, che voi non avete fatto, ora c'è anche quella dell'emittenza radiotelevisiva. In subordine dice che in ogni caso la Regione deve predisporre almeno il Piano di coordinamento delle emittenza.
La invito, signor Presidente, in occasione dell'esame definitivo della deliberazione, ad illustrare le intenzioni della Giunta regionale in ordine a questa omissione politica di atti dovuti in forza di più di una legge e le cui scadenze risalgono ormai a più di un quinquennio fa.
Queste sono le due direzioni di lavoro sulle quali chiedo, vista la sospensione richiesta da quest'ordine del giorno, che la Giunta impegni la propria intelligenza e la propria voglia di lavorare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono già state dette molte cose sulla comunicazione del Presidente Brizio ed io voglio cominciare con il dire che condividiamo i rilievi formulati dal Presidente della Giunta nei confronti delle procedure di fatto subite rispetto a quanto stabilito dal Ministro Vizzini. Condividiamo quindi la richiesta di proroga per poter riesaminare il Piano: in questo senso abbiamo per l'appunto firmato assieme agli altri Gruppi l'ordine del giorno.
D'altra parte, rinunciando ad intervenire stamani a proposito dell'interrogazione su cui cortesemente ho avuto risposta da parte del Presidente della Giunta e intervenendo a questo punto, ritengo sia abbastanza superfluo ripetere gli argomenti trattati dai colleghi.
Condividiamo le opinioni espresse a proposito dei limiti di questo Piano relativamente alla radiofonia, all'indebolimento che di fatto verrebbe codificato della presenza del segnale RAI sul territorio, e tutto quanto è stato detto dai colleghi Monticelli, Picchioni ed altri.
Il succo ci pare essere questo: abbiamo la conferma, proprio discutendo di questo Piano, che lo scorso anno fu fatta una legge su misura di "Sua Emittenza"; risolto il problema Berlusconi, con dirette annesse e connesse tutto il resto e' stato di fatto vanificato. Eppure, la ratio di quella legge voleva essere - così è stata letta anche dalla Regione Piemonte, come risulta dalle dichiarazioni pubbliche rese dal Presidente della Giunta nelle settimane scorse - quella di favorire chi produce informazione, di valorizzare la produzione di informazione regionale e in questo senso muoversi di conseguenza.
Noi ci auguriamo, Presidente Brizio, che questo tempo, in cui speriamo avvengano approfondimenti ulteriori, consenta di operare nel senso di individuare le priorità e quindi di sfoltire la giungla dei segnali elettronici senza penalizzare minimamente il pluralismo, prendendo atto di quanto gli uffici hanno già documentato e che della trentina di emittenti televisive presenti sul territorio piemontese non più della metà potrebbe sopravvivere ad una riorganizzazione che consenta di fare informazione come prescrive la legge.
Non ho cose originali a questo punto da aggiungere a quanto è stato detto, però vorrei sottolineare come proprio per dare spazio a tutti (il primo atto compiuto dalla Regione Piemonte ha di fatto legittimato la presenza di tutti) si è finito per limare la potenza di qualche emittente che occupava più spazio, con grave danno non soltanto per la RAI, ma anche per le emittenti che producono informazione e hanno bisogno per questo di potenziarsi. Con il risultato - anche questo è utile ripeterlo - che ad avvantaggiarsi dal congelamento della situazione attuale sarebbero i venditori di pentole, tappeti e via dicendo.
Noi ci auguriamo che la proroga richiesta sia concessa e che quindi il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni apporti le modifiche indispensabili per non "lavarsi le mani" dai problemi difficili, modifiche essenziali per la vita democratica di una comunità come quella piemontese che non può essere, come di fatto è in parti consistenti del proprio territorio, addirittura oggetto di invasione - uso un termine forse eccessivo - elettronica di emittenti potenti delle Regioni limitrofe. Anche questo viene codificato dal piano delle frequenze così come viene proposto in particolare nel Novarese e non soltanto in quella Provincia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Il Gruppo della Lega Nord non ha sottoscritto l'ordine del giorno presentato dal Presidente della Giunta per i seguenti motivi.
Pur concordando sul fatto che occorra riflettere ancora su questo piano, riteniamo che questo documento sottovaluti due aspetti Il primo è quello in un certo senso di condanna del Governo, perché quando è entrata in vigore la legge Mammì il Governo si era impegnato a elaborare il Piano delle frequenze entro determinati tempi, ma questi sono già stati di gran lunga superati. Con questi ulteriori rinvii, pur se necessari, non facciamo altro che mantenere una situazione di estrema difficoltà per le emittenti.
Molte di queste, infatti, hanno la mannaia sulla testa, non sanno se proseguiranno o meno la loro attività: quello dei tempi è dunque un aspetto molto importante.
Il secondo aspetto che ci lascia perplessi, in questo come in altri campi, è che tutte le volte che il Governo centrale dà alle Regioni un po' più di autonomia, coinvolgendole in campi non prettamente di loro competenza, ecco che queste, per una serie di cause che non voglio andare a vedere, cercano di respingere questa ulteriore facoltà dicendo che non è di loro competenza e che occorre ridiscutere il tutto.
A fronte di questa situazione noi non avevamo sottoscritto il documento, pur condividendone in parte i contenuti.
Per quanto riguarda il Piano frequenze noi riteniamo che debba essere garantita in modo principale la pluralità di informazione. La prima preoccupazione della Lega, allorquando entrò in vigore la legge Mammì sulla questione delle frequenze, era che i tagli (che sicuramente ci saranno) sulle emittenti radiofoniche e televisive fossero lottizzati, visto che in Italia tutto viene lottizzato; oggi si sta discutendo su quale formula adottare per individuarli Per certi aspetti la legge è positiva, ma noi riteniamo che a livello di emittenza radiofonica e televisiva occorra lasciare al libero mercato la decisione sulla prosecuzione o la chiusura dell'attività. Sicuramente sono necessarie certe imposizioni; parlo per esempio dell'autoproduzione e dell'informazione che ogni emittente è obbligata a fare. Talune emittenti ad esempio quelle che citava anche il collega Staglianò, che vendono pentole o tappeti, sono destinate a morire, ma questo lasciamolo dire al mercato, non andiamo a regolamentarlo imponendo dall'alto le chiusure.
Vigiliamo solo che la legge sia applicata, che vi sia la percentuale di autoproduzione prevista dalla legge, che vi sia un'informazione corretta dopodiché automaticamente le emittenti che non sono in grado di fare questo chiuderanno, saranno destinate a fallire.
Un altro aspetto molto importante del Piano dev'essere la tutela della garanzia territoriale del Piemonte: non è possibile accettare che certe Province di confine siano coperte da segnali emessi da altre Regioni. Su questo dobbiamo essere abbastanza rigidi.
In merito al discorso del rinvio, se questo serve a chiarire l'informazione e la garanzia territoriale piemontese, accediamoci pure tenendo però presente che occorre predisporre un piano complessivo delle emittenti televisive e radiofoniche. Se così non fosse, rischieremmo di protrarre ancora per molto tempo l'attuale situazione.
Per il completamento del Piano dell'emittenza televisiva si prevedono ancora due o tre mesi, per quello relativo all'emittenza radiofonica non abbiamo invece una scadenza precisa. Questo problema è avvertito maggiormente dalle emittenti non politicizzate. Quelle che hanno una copertura politica non hanno problemi, continuano a fare investi-menti perché sanno che in un modo o nell'altro saranno garantite, ma quelle non politicizzate effettivamente stanno vivendo momenti drammatici, non sanno come investire e se i loro investimenti andranno a buon fine.
La classe politica deve estraniarsi dal solito metodo di lottizzazione per affrontare un problema serio come quello dell'emittenza con in tempi che gli sono consoni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi sembra del tutto giustificata ed apprezzabile la sospensiva che riteniamo darci.
Non mi scandalizzo - come fa il collega Rabellino - del fatto che quando le Regioni vengono surrettiziamente caricate di qualche funzione abbiano uno spazio decisionale più largo e lungo di quello che avrebbe potuto gestire il soggetto della decisione, cioè il Governo nazionale.
E' evidente che le Regioni devono introdurre delle variabili rispetto alle loro decisioni e, anziché dare pareri, andare più a fondo e farsi una cultura decisionale su questa materia.
Abbiamo firmato e votiamo convinti questo ordine del giorno. Se c'è una materia nella quale non bisogna mitizzare il mercato è proprio quella dell'informazione; non bisogna dimenticare (dovrebbero ricordarlo anche i colleghi giornalisti) che l'informazione viene pagata per un terzo dai contribuenti, per un terzo dagli inserzionisti e per un terzo dai lettori od utilizzatori. Sovente qualche direttore di giornale dimentica i contribuenti e quindi il senso che il servizio pubblico ha nell'informazione nella sua generalità.
Ritengo quindi opportuno utilizzare al meglio questi spazi, perché il mercato non è il paradiso terrestre in cui tutti i frutti sono buoni; il mercato è la natura, in cui ci sono anche frutti perversi e non soltanto quelli commestibili.
In particolare, c'è il rischio che un'interpretazione "drogata" del mercato uccida il mercato stesso.
Il mercato esiste nel momento in cui ci sono le condizioni, cioè le risorse serie (soprattutto di natura pubblicitaria), le quali intendono utilizzare il mercato televisivo come strumento promozionale e il sistema dei fornitori dei servizi a disposizione dell'informazione pubblicitaria.
Questo è il vero nocciolo della questione, accanto al quale vi deve essere un contenuto culturale il più diffuso possibile, oltre quello dell'informazione prevista per legge.
Al Consigliere Rabellino dico che, paradossalmente, un mercato nel quale hanno accesso tutti, in un primo tempo non premia l'operatore serio ma quello avventuroso il quale, non avendo niente da perdere, può anche promettere servizi ad un prezzo inferiore alla media, anche se poi non regge e fallisce. Abbiamo quindi il fallimento di aziende, ma soprattutto la messa in discussione (è questo l'aspetto più delicato) della produttività del messaggio pubblicitario su scala regionale.
La verità di tutta la vicenda sulla quale ci stiamo intrattenendo finisce con l'essere questa: arriverà un tempo en cui l'operatore economico, non televisivo, ma commerciale e industriale, dovrà verificare in che misura il segmento della televisione locale sia funzionale alla politica di mercato. Per fare questo si baserà sull'efficacia del messaggio che nel frattempo è stato utilizzato. Se il messaggio è stato inflazionato quindi è di basso costo, ma probabilmente anche di cattiva qualità e di ridottissima audience, significa che le risorse, anziché andare al sistema informativo regionale (al terzo polo), andranno al secondo polo.
Abbiamo quindi interesse a che parta una pattuglia di operatori seri un processo non chiuso che punti a garantire che la macchina del terzo polo sulla quale le Autonomie locali scommettono molto anche in termini di conoscenza, rispetto alla pubblica opinione - sia seria, non occupata da troppi avventurieri e venditori di oggetti più o meno qualificati.
Richiamo ancora l'attenzione del Consigliere Rabellino per dire che Il processo di selezione, che sicuramente ci sarà, in un sistema troppo disordinato porterà ad un abbassamento della soglia del mercato, mentre noi abbiamo interesse che la soglia del mercato delle televisioni locali sia il più alto possibile. Abbiamo bisogno che il mercato delle televisioni locali, dal punto di vista della pubblicità, sia il più appetibile affidabile e qualificato possibile. Se si dequalifica, le risorse che arrivano al messaggio pubblicitario regionale vengono ridotte, quindi si riduce lo spazio per il pluralismo.
La Giunta ha quindi la difficile esigenza di conciliare la presenza (che auspico la più ampia possibile) del pluralismo con la garanzia di qualità del servizio, complessivamente inteso, in modo da rendere il terzo polo competitivo rispetto al secondo. Se sarà troppo squalificato, anzich spendere 300 mila lire una volta la settimana per andare su una televisione locale, si spenderà un milione al mese per andare una volta su Rete Quattro. Questo è il problema che dobbiamo cercare di evitare.
Il terzo polo non è competitivo rispetto al secondo, quello delle televisioni private (il premo polo è rappresentato dal canale nazionale, il secondo dai new talk di livello nazionale, il terzo polo dal canali locali). Il sistema del terzo polo dovrebbe essere qualitativamente competitivo; se non riesce a mantenere un equilibrio competitivo rispetto al secondo polo, le risorse pubblicitarie andranno al secondo polo e noi rimarremo senza l'informazione di tipo pluralistico cui auspichiamo.
E' del tutto comprensibile, quindi, l'atteggiamento di prudenza adottato dalle Regioni. E' un percorso estremamente delicato rispetto al quale alcuni luoghi comuni - al quali noi liberali siamo affezionati, non come luoghi comuni, ma come valori, cioè il pluralismo ed il mercato potrebbero ritorcersi contro i principi stessi che si vogliono difendere.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Regionale A conclusione del dibattito, prendo atto del fatto che c'e stata una generale convergenza su alcuni punti: l'attenzione posta dalla Giunta al problema, l'approfondimento che ha compiuto sulla difesa dell'area regionale piemontese e l'opportunità di portare avanti la linea di ulteriore approfondimento sostenuta a livello di Conferenza dei Presidenti delle Regioni. Non aggiungo altro; manterremo fede agli impegni di ulteriore approfondimento ed informazione assunti in aula e ripresi dalla fase finale dell'ordine del giorno posto in votazione.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'iscrizione all'o.d.g. il documento n. 260 presentato dai Consiglieri Pecchioni, Rossa, Monticelli ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 40 voti favorevoli e 3 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 260, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la, legge 6 agosto 1990 n. 223 relativa, alla 'disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico privato ', in particolare nelle parti riguardanti i compiti affidati alla Regione in materia di assegnazione delle frequenze preso atto che in data 27/8/1991 il Ministro delle Poste ha trasmesso alla Presidenza della Regione tre documenti tecnici contenenti la 'proposta di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in Piemonte ' vista la deliberazione 135-8976 assunta dalla Giunta regionale in data 16/9/91 e riguardante la proposta di parere in ordine ai documenti ministeriali considerato che in data 19/9/1991 la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome ha discusso il problema, approvando un ordine del giorno che richiede al Ministero incontri e ulteriori chiarimenti, definendo un atteggiamento comune e sottolineando come lo svolgersi ed i contenuti del richiesto confronto siano condizionanti l'espressione del richiesto parere udite le dichiarazioni del Presidente della. Giunta che, alla luce di quanto concordato in sede nazionale, propone di considerare la citata deliberazione come documento di osservazioni e orientamenti tali da consentire il proseguimento del confronto con le mire Regioni e con il Ministero, rinviando a successiva seduta l'espressione del parere formale preso atto della discussione svolta in sede di Commissioni e del dibattito odierno, concordi nel giudicare ancora carenti gli elementi di giudizio che consentano immediate determinazioni esaustive del problema considerata la possibilità che il Ministro delle Poste posticipi - così come richiesto da più parti - il termine previsto per l'espressione dei pareri, altrimenti in scadenza a, fine settembre dà mandato alla Giunta di proseguire il confronto, coordinato a livello di Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome, per ottenere dal Ministero delle Poste ulteriori elementi di giudizio ed eventuali modifiche migliorative della proposta di piano, anche sulla base delle osservazioni emerse dalla consultazione coni rappresentanti dei soggetti radiotelevisivi pubblici e privati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Telecomunicazioni

Esame progetti di legge n. 74 e 76: "Norme per il funzionamento del Comitato regionale per il servizio radiotelevisivo del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dei progetti di legge n. 74 e 76, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Zanoletti, che ha pertanto la parola.
ZANOLETTI, relatore Illustre Presidente, signori Consiglieri, la nuova legge nazionale sull'emittenza radiotelevisiva (n. 223 del 6 agosto 1990) prevede, tra (altro, nell'ambito di un più complessivo coinvolgimento delle Regioni nella materia specifica, la ridefinizione di ruoli e funzioni dei Comitati regionali per il servizio radiotelevisivo.
In particolare, l'art. 7 ne delinea í contenuti, lasciando alle singole Regioni il compito disciplinare (comma 3) e il funzionamento (con apposita legge regionale).
Innanzitutto, al comma 1) è detto che il Comitato "è organo di consulenza della Regione in materia radiotelevisiva, in particolare per quanto riguarda i compiti assegnati alle Regioni dalla legge". Oltre alle proposte sulla programmazione di interesse regionale da rivolgere alla concessionaria pubblica, i Comitati continueranno a gestire il diritto d'accesso al servizio pubblico e, come novità di notevole interesse definiranno e coordineranno l'attuazione, per conto della Regione, di convenzioni fra la Regione stessa, le sedi periferiche della RAI ed i concessionari privati in ambito locale.
Inoltre, e anche questa è una novità di rilievo, al comma 5) è previsto che il Ministero delle poste ed il Garante per la radiodiffusione possono avvalersi dei Comitati regionali per lo svolgimento delle loro funzioni che, ovviamente, sono numerose e assai delicate. Il presente progetto di legge provvede a definire più ampiamente i citati contenuti, tenendo in particolare conto di una proposta elaborata in seno al Coordinamento nazionale dei Comitati e che risponde, quindi, anzitutto ad un criterio di omogeneità fra le Regioni.
L'elencazione completa delle funzioni del nuovo Comitato è contenuta nell'art. 4 del progetto stesso. Esse sono varie ed articolate.
Nell'ambito dei compiti assegnati alla Regione dalla legge 223/90, ad esempio, il Comitato esprime il proprio parere sullo schema di piano di assegnazione delle frequenze trasmesso dal Ministero delle poste, sulla destinazione di fondi per la pubblicità sulle emittenti private locali sulle agevolazioni che la Regione adotta a favore della radiodiffusione comunitaria in ambito locale; collabora per la localizzazione degli impianti di diffusione previsti dal piano di assegnazione.
Altri compiti del Comitato riguardano la formulazione di proposte alla concessionaria pubblica relativamente alla normale programmazione radiofonica e televisiva regionale anche in ambito nazionale; la regolamentazione dell'accesso radiofonico e televisivo regionale; il coordinamento dell'attuazione delle collaborazioni e convenzioni della Regione con la sede regionale della concessionaria pubblica, nonché i concessionari privati; l'intrattenimento di rapporti con il Consiglio consultivo degli utenti e con le Commissioni nazionale e regionale per le pari opportunità fra uomo e donna; l'assunzione di ogni opportuna iniziativa in sede regionale per stimolare e sviluppare la formulazione e la ricerca sui temi e sui problemi della comunicazione radiotelevisiva.
In relazione alle attività che possono essergli richieste dal Ministero delle poste e dal Garante per la radiodiffusione e l'editoria, il Comitato censisce altresì le imprese radiotelevisive operanti in ambito regionale e segue le rilevazioni e pubblicazioni degli indici di ascolto delle emittenti e reti radiofoniche e televisive pubbliche e private.
Come appare evidente, l'attività del nuovo Comitato dovrà avere inizio al più presto possibile, già anche alla fine dell'anno in corso: per tale motivo la norma finanziaria del provvedimento (art. 10) pone già a carico del bilancio regionale 1991 la previsione della spesa occorrente.
La prima Commissione consiliare, ricevutane la assegnazione, ha in primo luogo e preliminarmente deliberato l'indizione di consultazioni degli organismi rappresentativi delle radio e televisioni che, unitamente alla concessionaria pubblica, operano In Piemonte, e ne ha tratto utili suggerimenti e indicazioni Ha poi affidato ad un Gruppo di lavoro interno, appositamente costituito, il compito di predisporre uno schema di testo unificato e coordinato del progetto di legge n. 74, presentato dalla Giunta, e del progetto di legge n. 76, presentata dal Gruppo PCI-PDS, integrati anche con alcune indicazioni e proposte degli organismi consultati.
Dopo un attento e approfondito esame del testo predisposto dal gruppo di lavoro, la prima Commissione lo ha emendato in alcune sue parti soprattutto per definire in modo più chiaro e preciso rieleggibilità del Presidente e degli altri componenti, incompatibilità con la carica di compo nente del Comitato, indennità di funzione (rivalutabile secondo i meccanismi della legge n. 816/85), etc. Lo ha quindi approvato a larga maggioranza.
Per i motivi sopraesposti e, in particolare, in considerazione dell'esigenza che compiti, ruoli dei nuovi Comitati per il servizio radiotelevisivo, che, come si è detto, sono numerosi, importanti e delicati, vengano ridefiniti sollecitamente, se ne raccomanda l'approvazione da parte di questa Assemblea.
Informo che ho presentato due emendamenti: uno è di mera forma l'altro, pur cambiando una parte dell'art. 7, non sconvolge per nulla il testo approvato a larga maggioranza dalla Commissione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Colleghi e colleghe, svolgerò un intervento di carattere generale per illustrare il significato degli otto emendamenti che ho presentato, anche se riterrei più utile, per il nostro lavoro, un'illustrazione singola.
Le considerazioni generali riguardano l'importanza che oggi diversamente che in passato, sta assumendo l'informazione radiotelevisiva una rilevanza sociale assolutamente straordinaria anche rispetto a pochi anni fa.
L'informazione radiotelevisiva diventa sempre più il veicolo primario di diffusione immediata di opinioni: strumento pervasivo in modo unico e immediatamente efficace, attraverso Il quale le società, non solo all'interno di compagini nazionali ma anche mondiali, possono vivere sincronicamente avvenimenti lontani, nonché esprimere giudizi e partecipare agli avvenimenti stessi. L'attenzione alle modalità con le quali viene usato questo strumento deve essere la più accurata possibile e fuso democratico diventa una condizione per tutelare quelli che sono gli interessi comuni di una società: avere un informazione il più possibile completa e corretta, rendere il più possibile praticabile il pluralismo delle idee e rendere il più possibile evidenti le differenze di idee giudizi e comportamenti. Quando manca del tutto la democrazia nell'uso della radiotelevisione si producono fatti incredibili sul piano della realtà e fatti Inaccettabili sul piano delle conseguenze sociali. Lo strumento radiotelevisivo ha delle capacità intrinseche assolutamente straordinarie. In assenza di democrazia, l'uso di questo strumento comporta dei fatti creativi nel senso letterale della parola, cioè nel senso di uno strumento In grado di far nascere qualcosa dal nulla, di creare qualcosa che non esiste, di materializzare l'inesistente o, viceversa, di cancellare ciò che esiste. Recentemente abbiamo avuto degli esempi di cosa significhi un uso non democratico della televisione o un uso fortemente compresso della stessa. Ricordiamo, quando in Romania c'è stata la rivoluzione, il ruolo che ha avuto l'uso dello strumento televisivo nel propagandare o meno notizie; ricordiamo ancora le ferite, che penso tutti noi abbiamo dentro per la mancata informazione su quanto realmente accaduto durante la guerra del Golfo.
Si tratta, quindi, di uno strumento da guardare con la massima attenzione. La televisione spesso diventa il nostro punto di incontro, il momento in cui la società si confronta, vive gli avvenimenti, viene informata e forma le proprie idee. Per questo motivo penso che ogni sforzo per migliorare la correttezza, la trasparenza, il controllo democratico e la partecipazione debba essere un impegno comune.
Quello del settore radiotelevisivo è un terreno da tenere con molta cura, perché è un terreno fertilissimo, con un'alta potenzialità dal punto di vista del potere che esercita. Sui terreni molto fertili cresce di tutto e in fretta, crescono le buone coltivazioni, ma anche e con uguale facilità nocive erbacce. Questo è un terreno che dobbiamo rivoltare molto spesso rimodellare, rimettere sovente in sesto per una nuova semina.
Per i motivi illustrati, ritengo che in questo settore occorra avanzare qualche proposta concreta di innovazione rispetto alla situazione esistente; questo è un impegno, da spendere, per lo meno ci provo.
Bisogna tentare di aprire con coraggio nuove strade, cominciando proprio dalla formazione del Comitato per i servizi radiotelevisivi, nuove strade per rendere migliore e più accettabili la trasparenza, la democrazia e i controlli.
Bisogna superare una situazione caratterizzata da trasparenze e controlli spesso numerosi, ma sostanzialmente fittizi. Le scelte legislative sin qui concretizzatesi sono molto lattiginose, più simili all'acqua e anice che all'acqua minerale, con norme che forse inducono più a tranquillizzanti ipocrisie che nona certezze di comportamento o di regole; tutti insieme, a volte, abbiamo approvato nonne che, forse, dal punto di vista della forma erano suadenti, ma che si sono poi rivelate inefficaci nella realtà.
In questa situazione - malgrado i controlli, i divieti, le incompatibilità, le norme, le procedure rigorose - le incompetenze, il clientelismo, gli affari, gli interessi inespliciti hanno potuto mettere radici dentro tanti settori della pubblica amministrazione e roderla dall'interno. Anzi, mi viene da pensare che forse alcune volte è stata proprio questa messe inidonea di regole e di divieti che, essendo incongrua, ha anche favorito un erosione dall'interno dello Stato da parte di clientelismi e affari.
La legge che regola l'istituzione di questo Comitato potrebbe essere un primo banco di prova, perché il Comitato è un organo importante. Tengo in seria considerazione le competenze attribuite a questo Comitato; si tratta di competenze di grande importanza poiché il Comitato deve assumere la funzione, che noi tutti chiediamo, di proporre pareri non vincolanti ma meditati e importanti, i quali non possono essere poi messi da un canto senza motivo.
Sappiamo che il Comitato deve esprimere pareri sulla destinazione della pubblicità, e destinare la pubblicità alle emittenti vuol dire rafforzare o indebolire questa o quella emittente. Si tratta dunque di pareri molto delicati. Il Comitato deve inoltre esprimere pareri sulle agevolazioni della radiodiffusione comunitaria, deve compiere scelte di programmazione regionale, stabilendo quali siano i programmi da privilegiare, deve regolare l'accesso televisivo, elaborare i contenuti della convenzione tra la Regione e le emittenti, ecc., ecc. Il Comitato, se funzionerà bene (e spero che questo sia l'intendimento di tutti noi), gestirà quindi un potere importante di indirizzo e di scelta.
Per tutti questi motivi, propongo scelte diverse da quelle contenute nel disegno di legge; le avevo già preannunciate in Commissione, anche se allora non ero stato in grado di formularle in modo preciso.
Le proposte che illustrerò con gli emendamenti tentano di raggiungere i seguenti obiettivi: 1) aumentare la possibilità di espressione da parte delle componenti plurali, che esistono nella nostra società, all'interno del Comitato stesso e rafforzare le modalità di funzionamento del Comitato in senso maggiormente democratico 2) evitare i cumuli di cariche, decidendo che le persone con cariche elettive presso enti locali non possono accumulare anche la carica elettiva nel settore radiotelevisivo 3) Introdurre controlli e garanzie per la trasparenza che non siano di carattere eminentemente burocratico, ma di altro tipo che cercherò poi di spiegare.
In questo breve intervento ho voluto illustrare la cornice generale nella quale ritengo debbano essere interpretati e giudicati gli emendamenti che propongo e che illustrerò uno per uno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Non intendo dilungarmi particolarmente, perché a nome del mio Gruppo in Commissione, ho già espresso il voto favorevole a questa proposta di legge che unifica i testi presentati dalla Giunta e dal PCI-PDS alcuni mesi fa.
Intendo soltanto accennare a due questioni che non sono state evidenziate nel testo e che erano invece contenute nella proposta di legge presentata dal PCI-PDS.
La prima questione è la seguente: nella nostra proposta di legge avevamo ipotizzato l'unificazione in un solo organismo degli strumenti di cui dispone la Regione (strumenti di consultazione, di consulenza perla Regione e di rapporto con la società piemontese): il Comitato radiotelevisivo previsto dalla legge Mammì n. 223 e la Commissione tecnica prevista dalla legge regionale sull'editoria.
Lo spirito della proposta era quello di prendere atto che i numeri di informazione sono sempre più globali, che s'intrecciano tra loro e che è sempre meno possibile distinguere in modo netto la carta stampata dal mezzo radiofonico e televisivo: si va quindi tendenzialmente ad un'unificazione degli strumenti e delle imprese operanti in questo settore.
La nostra ipotesi di unificazione, sottoposta al vaglio della consultazione che la I Commissione ha avuto con vari soggetti interessati ha dimostrato di essere giusta, ma forse in anticipo sui tempi. Tuttavia continuo a ritenere che la nostra proposta avesse un'intuizione valida: forse ci troviamo nella situazione di chi ha ragione troppo presto, nel senso che la realtà non è ancora unificata e intrecciata in modo tale da consentire di capire che è necessaria l'unificazione degli strumenti proposta.
Con questo spirito, prendendo atto tranquillamente di quanto emerso dalla consultazione, quando si è trattato di arrivare al testo unificato in I Commis-sione non abbiamo più reiterato la nostra proposta. Voglio per ribadirla in sede di dibattito consiliare; affinché rimanga agli atti a futura memoria come un'ipotesi che in futuro potrebbe essere ripresa.
La seconda e ultima questione che intendo sottolineare riguarda il problema molto complicato delle Incompatibilità. Lo ha accennato anche il Consigliere Chiezzi, ma si potrà discutere più nel merito quando esamineremo alcuni emendamenti che lo stesso Chiezzi ha presentato.
Siamo arrivati in I Commissione ad una formulazione delle nonne sull'incompatibilità notevolmente diversa dalle formulazioni originarie contenute in entrambe le proposte esaminate. Si è arrivati ad una formulazione più sobria che esclude qualsiasi forma di ineleggibilità in quanto prevede solo alcune incompatibilità e in un campo più ridotto: inoltre introduce una soluzione - almeno nell'Ipotesi suggerita dal Consigliere Chiezzi - di trasparenza, nel senso che tutti i membri designati, nominati dal Consiglio regionale, prima di essere insediati devono dichiarare se hanno avuto a che fare con interessi e imprese operanti nel settore, in modo che sia chiaro se ci sono possibili connessioni tra interessi legittimi e l'operato di queste persone all'interno della Commissione. Ci è sembrata una soluzione ragionevole e continuo a ritenerla tale.
Un altro punto che era stato discusso, sul quale non abbiamo insistito riguardava l'applicazione di un articolo particolare della legge regionale sulle nomine. Si tratta dell'art. 9 che prevede alcune fattispecie aggiuntive d'incompatibilità. Credo che il Consiglio o la Commissione nomine - non so bene chi sia competente a decidere- debba riprendere in esame l'argomento. Ho ritenuto giusto non inserire questo punto nella legge, come qualche collega ha fatto notare, credo però che il problema vada esaminato perché, a differenza del passato, il Comitato per i servizi radiotelevisivi si configura in modo molto più pregnante nel rapporto con la Regione.
Il vecchio Comitato per i servizi radiotelevisivi, che derivava dalla legge RAI, era un organo di consulenza della RAI e svolgeva per conto della stessa alcune attività più limitate rispetto a quelle che si configurano con la legge Mammì e con la legge di attuazione che stiamo esaminando.
Il nuovo Comitato, invece, è a tutti gli effetti non soltanto un organo di consulenza della RAI, ma soprattutto un organo molto forte di consulenza della Regione.
Voglio sottolineare il concetto. La legge Mammì affida a questo Comitato funzioni istruttorie su atti che la Giunta regionale è chiamata a compiere, come ad esempio le convenzioni tra la Regione e le concessionarie pubbliche o private che, in qualche modo, configurano questo Comitato quasi come un servizio della Regione. Quando si dice-e lo dice la legge Mammì che il Comitato definisce le convenzioni tra la Regione e le concessionarie, per cui alla Giunta regionale è affidato - non dico che sia così meccanico - soltanto il compito della firma della convenzione, si affida al Comitato un compito molto forte. Quindi il problema delle incompatibilità, come quelle previste dall'art. 9 della legge sulle nomine per i dipendenti della Regione, dovrà essere affrontato.
Si è ritenuto inopportuno inserire questo punto nella legge, ma certamente la questione andrà esaminata all'atto concreto e in sede di Commissione nomine o di Consiglio si dovrà decidere di estendere l'applicazione dell'art. 9 della legge sulle nomine anche a questa legge.
A parte queste osservazioni, che vanno oltre il testo così com'è stato proposto oggi, nella sostanza ci riconosciamo nel testo unificato e quindi ribadisco il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Intervengo non tanto sul discorso generale sul quale è emersa un'ampia convergenza da gran parte dei gruppi consiliari quanto sulle questioni più particolari portate avanti e credo che alcune considerazioni siano necessarie.
Abbiamo ritenuto non matura l'ipotesi di unificazione del Comitato, ex legge n. 223, con la Commissione tecnica. Può darsi che il discorso effettivamente possa maturare in un prosieguo; oggi, com'è emerso anche dalle consultazioni e come ha riconosciuto il collega Monticelli, non sono emerse le condizioni.
L'altra questione. Il Consigliere Chiezzi ha fatto un discorso di carattere generale in parte condivisibile, riprendendo una serie di impostazioni riguardanti l'organizzazione interna dei lavori e il problema dell'incompatibilità toccato anche da Monticelli. Anticipo inoltre un giudizio sugli emendamenti, che magari espliciterò meglio successivamente lo anticipo perché è bene essere chiari, non per stimolare.



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Te li lascio anche spiegare, ma poiché tu hai dato un taglio complessivo al tuo discorso, lo faccio anche io. Ritengo pienamente accettabili gli emendamenti di Zanoletti; come Giunta abbiamo presentato un emendamento che chiarisce meglio il concetto all'art. 2, terzo comma quello relativo alla rieleggibilità, perché ci poteva essere confusione sulla posizione del Presidente, che pareva non rieleggibile neanche nel Comitato.
Sul tema delle incompatibilità, dico che non conviene esasperarle più di tanto; mi pare che con il testo dell'art. 3 si sia arrivati ad una posizione sostanzialmente equilibrata, sulla quale possiamo convergere e che ritengo sia utile ribadire anche nel voto definitivo.
E stato avanzato da Monticelli il riferimento ai dipendenti e all'art.
9 della legge sulle nomine. Effettivamente questo sarà un problema da valutare; nel nostro programma c'era una revisione della legge sulle nomine, la presenteremo al più presto, non appena avremo elaborato una proposta di legge che da un lato tenga conto della trasparenza e dall'altro arrivi a delle semplificazioni. Anche in questo caso abbiamo rilevato che nel concreto ci sono delle difficoltà attuative che non vanno a toccare lo spirito della legge, ma ne toccano la realizzazione. Questo tema si potrà rivedere in sede di applicazione e di revisione dell'art. 9 della legge sulle nomine. In linea di massima siano per il mantenimento dell'art. 3.
Sotto il profilo generale, voglio dire alcune cose a Chiezzi sui suoi emendamenti, anche se poi li analizzeremo uno per uno. Alcuni toccano il problema delle incompatibilità, sul quale ho anticipato una posizione altri si riferiscono a delle norme che mi paiono di carattere organizzativo interno e che potrebbero essere utilmente riesaminati nella sede regolamentare prevista al quinto comma dell'art. 2 della legge. Mi riferisco al problema delle eventuali decadenze, al problema di eventuali assenze, e a quello di eventuali maggioranze speciali che mi paiono, in sede di legge, veramente eccessive e forse in tema di regolamento non attuabili.



PRESIDENTE

La discussione di carattere generale è conclusa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla Wamar


PRESIDENTE

E' stato presentato l'ordine del giorno n. 261 a firma dei Consiglieri Picchioni, Tapparo, Marengo, Goglio, Marchini e Chiezzi, al quale possono senz'altro aggiungersi altri Consiglieri che volessero farlo, sulla gravissima situazione della Wamar; ne propongo l'iscrizione all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Il problema è certamente grave e l'ordine del giorno ne indica le dimensioni; comprendendo che dobbiamo fare una forzatura per votarlo oggi in modo da avere una presa di posizione formalizzata per richiedere un incontro con gli organi istituzionali superiori, possiamo fare quello che vogliamo.
Su questo argomento sono iscritte all'o.d.g. anche delle interrogazioni rinviate a martedì perché oggi non siamo riusciti a discuterle.



PRESIDENTE

Allora lo iscriviamo e poi lo conglobiamo.
CERCHIO, Assessore al lavoro Però proporrei di votarlo oggi per dare più forza alla richiesta di incontri con il Ministero; martedì possiamo commentarlo insieme alle interrogazioni.



PRESIDENTE

Il Consiglio acconsente a questo inserimento.
Pongo quindi in votazione l'iscrizione all'o.d.g. di questo documento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 41 voti favorevoli.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rabellino: ne ha facoltà.
RABELLINO Voteremo a favore dell'ordine del giorno, anche se in quest'aula più volte abbiamo votato documenti simili. Ritengo che questi siano sufficientemente demagogici, perché se c'è una volontà politica da parte di una maggioranza, di una Giunta, mi pare non sia necessario arrivare alla votazione in Consiglio di ordini del giorno di questo tenore.
Mi fa piacere rilevare che si dica che grosse cause della difficoltà industriale piemontese sono da ricercare in questa situazione, che per la Wamar è abbastanza emblematica. Assistiamo in continuazione al fatto che certe aziende piemontesi, o anche lombarde e venete, ricevono finanziamenti per trasferire le proprie aziende o per potenziare i propri stabilimenti al sud. Al nord, chiaramente, questi vengono chiusi, perché è al sud che si hanno i finanziamenti, con il conseguente interesse a trasferirvi le produzioni. La logica conseguenza è che poi al nord non c'è più lavoro e si è obbligati a chiudere.
Vorrei semplicemente far riflettere su questa situazione e sul fatto che - ed è un assurdo - permettiamo la chiusura di certe aziende con i soldi delle tasse pagate qui: con i nostri soldi diamo contributi per fare questa operazione, un'operazione che dura ormai da 40 anni e che sta riducendo lo Stato italiano al lastrico: questa è la realtà.
Votiamo quindi a favore e mi fa piacere che si arrivi ad ammettere certe cose scrivendole in un ordine del giorno. Ciò significa che certe prese di posizione sono cambiate e ci auguriamo che si arrivi davvero a un cambiamento della situazione generale, perché noi riteniamo che questa vicenda si concluderà, come in tanti altri casi è già avvenuto, sì con tanta solidarietà al lavoratori, ma senza più posti di lavoro!



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno testè discusso, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la gravissima e drammatica situazione, venutasi a creare alla Wamar SpA di Torino, in seguito alla cessazione dell'attività produttiva, e conseguente liquidazione della società seguite alla scelta preordinata, da parte della proprietà di stabilire una nuova società, trasferendo il marchio e ogni attività produttiva in Provincia di Salerno, nonostante tutti gli accordi sottoscritti - anche in sede di Regione Piemonte - che impegnavano la proprietà a costituire un nuovo stabilimento nell'area torinese risulta evidente che l'acquisizione del marchio e di uno stabilimento a costi irrisori non per potenziare, attraverso una ristrutturazione le capacità produttive e di mercato dell'azienda di Torino, fu usata come strumento per ottenere finanziamenti pubblici (oltre 10 miliardi) per aprire uno stabilimento al sud ovvero nel Comune di Buccino, il quale nacque per prodotti farmaceutici, ora produce alimentari e occupa 10 lavoratori a danno di 114 lavoratori (oltre il 90% donne) licenziati in Torino, di cui 67 già nel mese di settembre 1989, ai quali non è stato concesso il salario per i due ultimi mesi di attività; oltre a tutte le rimanenti spettanze di legge e contrattuali.
Constatato che la Wamar non ha mai ottemperato agli impegni assunti, attraverso gli accordi sindacali in Regione e al Ministero del lavoro, provocando una complicata e tragica situazione sociale ed economica per i lavoratori (vedasi versamenti INPS non effettuati CIGS non concessa, disoccupazione speciale non ottenuta..) ovvero da quattro anni la maggioranza dei lavoratori non percepisce il bench minimo reddito il Consiglio regionale impegna l'Assessorato competente, assieme alle Organizzazioni sindacali, a seguire con particolare attenzione questa incredibile situazione promuovendo questi primi interventi: a) incontro in sede regionale con i Direttori INPS provinciali per consentire ai lavoratori di ottenere la disoccupazione speciale b) convocare le parti (liquidatore e organizzazioni sindacali) al fine di attivare la procedura, prevista dalla legge 233 del 21/7/1991 c) promuovere un incontro con il Ministero del Lavoro e quello dell'Industria allo scopo di sbloccare il contenzioso di 18 mesi di CIGS pregressa: - accertare la legittimità dei finanziamenti pubblici, concessi o in via di concessione per evitare il rischio che attraverso una sottile speculazione finanziaria, si perdano 114 posti di lavoro a Torino e se ne creino 10 al sud, forse fittizi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli.


Argomento: Telecomunicazioni

Esame progetti di legge n. 74 e 76: "Norme per il funzionamento del Comitato regionale per il servizio radiotelevisivo del Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo quindi l'esame dell'articolato dei progetti di legge nn. 74 e 76, di cui al punto 8) all'o.d.g.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 1) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: all'art. 2, primo comma le parole "due terzi" e "nove" sono sostituite con: "tre quinti" e "quindici".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.
CHIEZZI Il primo emendamento da me presentato all'art. 2, anche se cita soltanto dei numeri, in realtà ha una rilevante importanza politica. Il senso dell'emendamento è quello di garantire che il tavolo attorno al quale siederanno gli eletti del Comitato regionale sia un tavolo largo. Ritengo che il pluralismo e la partecipazione delle componenti più ampie a questo Comitato sia una scelta da compiere.
La ristrettezza di questo tavolo diventa un primo elemento di rischio per la democrazia del Comitato stesso. Ricordo che anche l'art. 2 della legge n. 223, che stiamo applicando, richiama la necessità che le Regioni effettuino una scelta pluralistica onde permettere la rappresentanza di ogni differenza.
La Giunta propone nove componenti. Una delle ragioni che ha addotto è che 9 era il numero che esisteva prima e che altre Regioni hanno confermato questo numero. I tempi però sono cambiati, cari colleghi. Di fronte ai cambiamenti e al mutamento di ruolo del sistema radiotelevisivo non possiamo continuare per inerzia ad appoggiarci su decisioni prese quando la situazione era diversa: assegniamo o no un'importanza del tutto nuova a questo strumento? Allora non dobbiamo per pigrizia mentale riproporre le stesse uniformità. Io propongo 15 componenti: mi si potrebbe obiettare che si allarga oltre misura un comitato. Ma cari colleghi, questo Consiglio regionale continua ad approvare Consigli d'amministrazione di enti che giungono fino a 40/45 componenti, per enti che hanno 3 o 4 dipendenti! Vogliamo fare il conto del denaro che spende la pubblica amministrazione per la pletoricità di tanti e tanti Consigli d'amministrazione? Mi sembra che questo non sia il tavolo giusto dal quale iniziare a fare il discorso sull'opportunità di istituire comitati ristretti. Io sono per fare comitati ristretti, soprattutto per quei Consigli d'amministrazione molto ben retribuiti e pletorici.
Si riducano I Consigli di amministrazione, ma il Comitato radiotelevisivo, come ho illustrato all'inizio, è un tavolo che dobbiamo cercare di rendere largo in modo ragionato.
Nove componenti, con la maggioranza che vota i due terzi, non permettono la rappresentanza della pluralità di forze esistenti oggi nella società, non dobbiamo comprimerlo.
Anche in questo caso ritengo sia giusto attenuare il ruolo preponderante della maggioranza, non di annullarlo. Voi proponete i due terzi (due diviso tre fa 0,6 periodico): io propongo i tre quinti (tre diviso cinque fa 0,6). E' un po' meno del 6 periodico, è già qualcosa: è un'attenuazione, uno spazio maggiore per le forze di minoranza di essere rappresentate. Sono spazi di pluralismo e democrazia.
In pratica vorrei tentare di impedire ai gruppi di potere ristretti facenti capo a pochi partiti che sono o, presumono di essere potenti, di decidere e spartirsi pochi posti in un luogo estremamente delicato.
Sono questi i motivi per i quali propongo l'allargamento del tavolo e l'attenuazione del potere della maggioranza nel determinare gli eletti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale La Giunta non accoglie questo emendamento e i motivi sono stati ampiamente discussi in Commissione.
D'altro canto, la snellezza della composizione, anche in una Commissione tecnica, è un elemento che va proprio nella direzione di evitare proliferazioni, privilegiando agilità ed efficienza.
Abbiamo questo orientamento anche per i Consigli di amministrazione.
Nei nuovi disegni di legge presentati non ci sono più i maxi Consigli d'ammini-strazione; si va da sette a nove, undici componenti e ritengo si debba avere la forza di andare su questa linea logica di operatività, che non è animata da penalizzazioni di rappresentanze, ma dalla necessaria flessibilità ed agilità degli organi che si vanno a formare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.
CHIEZZI Sono profondamente deluso da questa risposta e dalla scelta effettuata.
Sono costretto ad esprimere la mia opinione che non è affatto favorevole alla decisione di limitare il tavolo a nove componenti; non ci sono affatto motivazioni di volontà di efficienza.
Non è da questo Comitato che si deve cominciare a ridurre il numero dei componenti, ma semmai dai Consigli di amministrazione. E proprio l'unico punto dal quale non bisogna cominciare a fare quest'operazione.
E' un operazione che fate come maggioranza, insieme al Gruppo PDS che si acconcia a questo tavolo ridotto. Evidentemente pensate tutti di trarne dei vantaggi: chi non ne trae sono il pluralismo e la democrazia. Pensate di spartire in pochi un potere che sperate sia notevole! Ritengo questa scelta una soffocazione della democrazia, laddove bisogna fare di tutto, anche in direzioni nuove, per allargarla.
Mi spiace che questo emendamento sia stato respinto e che la legge rimanga così come licenziata. Ovviamente voterò a favore del mio emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Intervengo perché si è detto che il mio Gruppo si acconcerebbe a tavoli ridotti o allargati (non ho capito bene quali). Ritengo che il senso della proposta del collega Chiezzi, di passare da una dimensione di nove, quale quella prefigurata dalla legge, ad una dimensione di quindici, rischi di cambiare la natura dell'organo.
Noi l'abbiamo concepito e condiviso in questo senso, come organo che deve avere una grossa valenza tecnica, un certo livello di operatività e non come organo di partecipazione. Tant'è vero che la legge prevede, a fianco del Comitato, momenti di partecipazione degli interessi presenti in questo campo.
Ci sembra quindi più sensato mantenere questa struttura più compatta si potrebbe, al limite, ridurla e non allargarla, distinguendo bene il momento in cui c'è un problema di competenza tecnica e funzionamento di un organo tecnico, quale questo, da quello della partecipazione.
Per questo motivo non ci sentiamo di condividere l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Intervengo per dichiarazione di voto, ma anche per dire al collega Monticelli che immagino preferisca un comitato formato da tre componenti: uno della Democrazia Cristiana, uno del Partito socialista e uno del PDS.
Voterò favorevolmente all'emendamento promosso dal collega di Rifondazione Comunista, facendo pero notare al collega del PDS che mi ha preceduto che non esiste la caratteristica tecnica di cui ha fatto cenno.
Infatti, se andiamo a vedere le funzioni del Comitato, di cui all'art. 4 questo deve esprimere parere agli organi regionali sulla destinazione dei fondi di pubblicità. Ciò non ha nulla a che vedere con il tecnico, anche perché all'art. 2 si parla di esperti di comunicazione radiotelevisiva! Le vicende di questa mattina ci hanno illustrato come vengono delineati gli esperti di carattere sanitario; lascio al Consiglio il compito di stabilire quali saranno gli elementi per scegliere gli esperti di comunicazione radiotelevisiva! Sarebbe opportuno permettere la presenza di ogni forza politica, con propri tecnici, all'interno di questo Comitato. La soluzione potrebbe essere quella di eliminare il gettone di presenza o di ridurlo, in modo da non incidere negativamente sulle finanze della Regione.
Voteremo quindi a favore dell'emendamento e ci asterremo sull'art. 2.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli e 28 contrari.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: All'art. 2, primo comma aggiungere al fondo: ", non rieleggibili".
Mi sembra che l'emendamento sia chiarissimo e non debba essere illustrato.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI No comment, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale In Commissione la rieleggibilità dei componenti il Comitato è stata definita possibile una sola volta, e per il Presidente è stata definita la non rieleggibilità. Forzare sulla non rieleggibilità anche dei componenti mi parrebbe eccessivo.
Pertanto, la Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.
CHIEZZI Signor Presidente, spero che non le sia chiarissima anche la dichiarazione di voto, diversamente vi rinuncio.
Presidente Brizio, la sua decisione mi dispiace. Che bisogno c'è di rieleggere il Comitato che dura in carica per cinque anni? Cinque anni sono tanti! Dopo cinque anni giriamo il terreno, facciamo pulizia e si cominci daccapo. E una carica delicatissima, è meglio sostituire chi l'ha ricoperta per cinque anni! Il Garante della legge 223 dura in carica tre anni ed è rieleggibile una sola volta: perché non possiamo prendere la decisione sempre all'interno della stessa legge, di mantenere in carica i componenti del Comitato dei servizi radiotelevisivi solo per cinque anni? Perch vogliamo mantenerli in carica dieci anni? Cambiare ogni cinque anni a mio parere è un metodo di tutela, di pulizia, di rinnovamento di un terreno delicatissimo, al fine di non creare incrostazioni e cattive abitudini. In questo settore, molto delicato, più spesso si gira il terreno meglio è. Volete che il terreno stia fermo per dieci anni, speriamo non nascano troppe erbacce.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per dichiarazione di voto.
ZACCHERA L'art. 2 è veramente mal congegnato: se nel corso dei cinque anni il Presidente se ne va, cosa succede? Colui che ha fatto il Presidente per un mese non è più rieleggibile? A mio parere è accettabile il punto di vista del Consigliere Chiezzi (oggi c'è una strana convergenza, collega Chiezzi). Non ha senso dire che il Presidente non è rieleggibile se non si stabilisce un determinato periodo di tempo: s'intende tutta la legislatura o anche pochi mesi? Inoltre, il Presidente non è più rieleggibile a quale carica? Ma a componente o a Presidente del Comitato? La grammatica italiana non è un'opinione! Reputo così che la durata in carica fino al termine della prima legislatura sia più che sufficiente; inoltre, la delicatezza del tema lo imporrebbe.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, respinto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 27 contrari e 8 astensioni (3 Consiglieri non hanno partecipato al voto).
3) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: All'art. 2, il terzo comma è soppresso.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale La Giunta non accoglie l'emendamento perché è la conseguenza di un emendamento già respinto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 22 contrari e 9 astensioni.
4) Emendamento presentato dalla Giunta: Il testo del terzo comma dell'art. 2 è sostituito dal seguente: "I componenti dei Comitato sono rieleggibili una sola volta, il Presidente del Comitato non è, come tale, rieleggibile".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 39 consiglieri presenti.
5) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: All'art. 2 è aggiunto il seguente comma: "Il Comitato delibera con la presenza minima del 60 per cento dei componenti ed a maggioranza assoluta dei presenti. In caso di parità prevale il voto del Presidente".
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI La presenza del 60% dei componenti è richiesta nel tentativo di far funzionare questo importante organo con una buona presenza ai lavori dei membri eletti.
Propongo il 60% per sottolineare la necessità di una maggioranza qualificata in sede di decisioni. La dizione "in caso di parità prevale il voto dei Presidente" è una norma che penso vada introdotta nella legge.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Siamo contrari all'emendamento per questa ragione: la percentuale del 60% rappresenta la maggioranza semplice, e avrebbe avuto senso se i componenti fossero stati portati a 15, nel caso di 9 componenti non ha più alcun senso.
Riguardo al prevalere del voto del Presidente, mi pare si tratti di una norma che può essere opportunamente inserita in sede di Regolamento previsto dal quinto comma dell'art. 2.
Pertanto non possiamo accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 19 contrari e 8 astensioni.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 39 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 1) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: All'art. 3, primo comma aggiungere al fondo: ", provinciale e comunale".
2) Emendamento presentato dal Consigliere Zacchera: All'art. 3, primo comma aggiungasi: "nonché di Consigliere provinciale o comunale".
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Siamo tutti amministratori eletti negli enti locali, cerchiamo di svolgere bene questo impegno, di svolgerlo meglio di quanto riusciamo a fare, non occupiamoci anche del Comitato radiotelevisivo, lasciamo che siano altre persone esperte nel settore a farlo. L'emendamento, dunque parte dall'esigenza di evitare cumuli di cariche, soprattutto della carica elettiva negli enti locali con quella nel Comitato. Lasciamo quindi spazio ad altri, come politici facciamo il nostro mestiere negli enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale La Giunta non accoglie questo emendamento perché, come ho già detto, il quadro delle incompatibilità proposte all'art. 3 ha una sua logica complessiva che non può essere toccata, altrimenti si andrebbe verso una sorta di forzatura.
Come dicevo prima al Consigliere Chiezzi colloquiando, si parla tanto in questi tempi dell'ingresso in Europa. Queste incompatibilità a livello di cariche elettive esistono solo da noi. Non vedo perché si debbano costantemente penalizzare gli amministratori di enti importanti, ma limitati territorialmente, come sono la provincia e il comune.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1 presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con .3 voti favorevoli e 41 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2 presentato dal Consigliere Zacchera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 41 contrari.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Zacchera: al primo comma dall'art. 3: "e comunque con chi detiene già altra carica in enti, società e consorzi di nomina regionale".
La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Una brevissima illustrazione per dire che questo emendamento coglie in parte quanto detto dal Presidente della Giunta proprio poco fa. A parte il fatto che sono d'accordo anch'io sul fatto che la carica di amministratore comunale in un comune di 200 abitanti non sia importante, ma un Consi gliere del Comune di Torino vale quasi più di un Consigliere regionale.
Qui invece, abbiamo una delimitazione estremamente corretta e accettabile. Dobbiamo smetterla di avere degli esperti tuttofare: se una persona è già stata nominata in un altro ente di carattere regionale, sia questo incompatibile con la partecipazione al Comitato radiotelevisivo. Mi sembra una proposta accettabile da parte di tutti e mi sembra un miglioramento in termini qualitativi del Comitato stesso.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale La Giunta non accoglie l'emendamento, non perché non abbia sostanza.
Bisognerebbe determinare di quali enti regionali si tratta: ci possono essere consorzi, enti di poca importanza. Riteniamo non sia accettabile una proposta che fissi un'incompatibilità così rigida.
Il discorso rientra comunque complessivamente nella dichiarazione che i soggetti devono firmare, ai sensi del secondo e del terzo comma: tale dichiarazione fa riferimento agli incarichi e mi pare che questa sia la sede per verificare se di fatto esistano delle incompatibilità reali o che non si tratti soltanto di incompatibilità nominali che vanno contro i principi generali del diritto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Monticelli, ne ha facoltà.
MONTICELLI La questione posta dal Consigliere Zacchera nel suo emendamento ha qualche attinenza con la questione posta nel mio intervento, che non è solo quella dei dipendenti, ma riguarda tutte le fattispecie di incompatibilità previste dall'art. 9 della legge sulle nomine.
A me sembra abbastanza sensato non fissare in legge il discorso sulle incompatibilità. Ripeto e ribadisco che un Comitato di questa natura dovrebbe rientrare fra i Comitati di cui all'art. 9, ovvero quei Comitati per cui è prevista una serie di incompatibilità inerenti in modo particolare la non duplicazione di nomine fra enti. Sotto l'art. 9 ricadono in genere le partecipazioni regionali, le Società per azioni e assimilati come i Co.Re.Co., o Comitati di questa natura.
Visto in questa chiave, secondo me, il problema avrebbe una soluzione più precisa. Con la formulazione proposta dal collega Zacchera si rischia invece, di allargare in modo indeterminato un criterio di incompatibilità che potrebbe non essere corretto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, respinto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 26 contrari e 4 astensioni.
4) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: All'art. 3, i commi 2 e 3 sono soppressi.
6) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: All'art. 3 è aggiunto il seguente comma: "All'atto di accettazione della nomina i componenti eletti consegnano al Consiglio regionale una dichiarazione illustrante le attività professionali e gli impegni di lavoro con società od imprese operanti nel settore radiotelevisivo pubblico e provato. La mancata od inveritiera dichiarazione comporta la non convalida o la decadenza della nomina".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione di entrambi gli emendamenti.
CHIEZZI Questo emendamento aggiuntivo fa parte del secondo tentativo di intraprendere una nuova strada per ottenere la trasparenza amministrativa il buon governo e gli obiettivi di carattere generale illustrati precedentemente.
L'articolo proposto dalla Giunta si rifà a quelle vecchie regole di cui in Italia abbiamo ampia esperienza e pratica; non so fare riferimenti all'estero, Presidente Brizio, certamente in Italia sì. Di leggi e di regole che vietano e determinano incompatibilità siamo stati inondati.
Propongo una strada nuova che, come tutte le strade nuove, non nasce perfetta o priva di rischi o di dubbi. Dubbi ne ho anch'io. Però, di fronte alla certa realtà esistente di un sistema pubblico che è stato largamente corrotto nonostante regole e divieti molto espliciti, preferisco tentare una strada nuova. La legge che proponete non mi convince più. Abbiamo fatto questa esperienza troppe volte.
Voi proponete l'incompatibilità, la pulizia a parole: chi si occupa ed è pagato dalle televisioni non può far parte del Comitato, perché non sta bene; non è morale. Pero poi chiedete che chi entra nel Comitato deve essere un esperto di questioni radiotelevisive. Chiedo: questo esperto nel settore radiotelevisivo è un esperto perché lo certificano i contratti di lavoro, le esperienze per le quali è stato retribuito, c qualcuno che diventa esperto radiotelevisivo perché lo certifica un Partito o una corrente di Partito? Penso che l'esperto radiotelevisivo sia tale se nel suo curriculum, nella sua vita c'è qualche contratto che lo certifica; è una professione, è un impegno. Si devono avere questi riscontri. Un esperto radiotelevisivo penso sia una persona che abbia rapporti con che con la televisione e la radio. Non solo il rapporto critico del cittadino che guarda la televisione, ma un rapporto organico. Deve conoscere il settore essere impegnato nello stesso, svolgere un lavoro retribuito, professionale o di consulenza. Questi sono gli esperti.
Voi proponete, come al solito, che gli esperti del settore radiotelevisivo vengano eletti nel Comitato, ma che nel momento in cui vengono eletti recidano o abbiano reciso ogni legame con le strutture radiotelevisive che ne hanno fatto degli esperti e che forse gli consentono anche di vivere. Voi chiedete questa incompatibilità e recisione e date a questi esperti, che hanno cessato il loro lavoro con tutte le emittenti pubbliche e private, 480 mila lire di gettone, se fanno quattro sedute al mese, con le quali dovrebbero vivere, pagarsi i contributi per l'assistenza sanitaria e per l'assistenza pensionistica.
Quale sarà mai l'esperto nel settore radiotelevisivo che reciderà i propri legami per entrare in questo Comitato? Non ci sarà mai nessun esperto che reciderà i propri rapporti economici per 480 mila lire al mese.
Se volete mantenere l'incompatibilità, occorrerebbe una legge nella quale gli esperti vengono strappati dai luoghi in cui sono e vengono impiegati in servizio pubblico, ma retribuiti giustamente. Dovreste fare una legge che preveda che a chi fa parte del Comitato gli si consenta di vivere al livello in cui viveva. Questa però è una strada che ritengo non proponibile per gli oneri a carico della Regione di una equa retribuzione per 5 anni.
Non ritengo praticabile questa strada.
Quindi, visto che le incompatibilità sono tutte di facciata e che gli interessi esistono nella nostra società, preferisco intraprendere una strada nella quale gli interessi non sono negati o vietati, ma semplicemente resi evidenti. Le forze politiche che decidono di eleggere un esperto radiotelevisivo che ha la tal dipendenza, o come dipendente o come rapporto professionale, con il tale settore dell'emittenza pubblica e privata, se ne assumono pubblicamente la responsabilità.
Il vantaggio sarebbe innanzitutto di avere dei veri esperti seduti al tavolo del Comitato, che vivono del loro lavoro, esperti chiaramente individuabili nei loro interessi.
Ritengo a questo punto che il controllo sul buon governo che gli esperti realizzeranno non si annulla. Anzi, ritengo sia maggiore di prima perché è un controllo di carattere sociale e non più burocratico. Il controllo burocratico porterà ad avere dei portaborse oscuri che vengono inviati dai Partiti ad occupare queste poltrone, senza padre né madre dichiarata e che saranno inevitabilmente portatori di interessi non espliciti. La nostra è una società pluralistica in cui ci sono forze pubbliche e forze private che si misurano sul mercato; ciascuno di noi è portatore di interessi. Nella vostra proposta saranno interessi oscuri e bisognerà capire di chi è figlio Tizio o Caio. Rendiamo esplicita la cosa.
Devo impedire ad un esperto divenire a sedersi solo perché è dipendente di una emittenza? L'unica cosa che io chiedo è di saperlo. L'emendamento infatti dice che ogni forza presente in Consiglio farà le proposte e se ne assumerà la responsabilità. Una forza politica propone che Tizio esperto radiotelevisivo, che lavora o che è consulente della tale emittente, venga inserito nel Comitato. Perché l'accettazione sia valida si produrrà una dichiarazione nella quale si dirà che rapporti ha e che cosa sta facendo nella vita. Secondo me questa esplicitazione crea un tale condizionamento trasparente ed evidente per tutti, che costituisce una forma di controllo più efficace del semplice burocratico divieto di incompatibilità.
Il controllo sociale esiste all'interno di un organismo in cui è chiaro il ruolo di ciascuno. Lo ritengo preferibile alla vecchia strada che abbiamo praticato dei divieti e delle incompatibilità, che sta distruggendo lo Stato. Non dico che questa sia una strada tutta piana, tutta facile dico però e sono convinto, che sono disponibile a cominciare una nuova strada in questo settore che faccia pulizia e chiarezza e che abbia anche fiducia nella capacità di lavoro che ciascuno di noi, con la propria faccia pulita, netta e portatore di interessi espliciti può svolgere nell'interesse comune. Questo è il senso di questo emendamento e del precedente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI La questione che pone il Consigliere Chiezzi con il suo emendamento è una questione a lungo discussa in I Commissione e che ha avuto l'esito contenuto nella proposta venuta in aula, che considero al momento attuale una base minima e irrinunciabile. Voglio motivare questa affermazione.
E chiaro che non si possono introdurre incompatibilità con un raggio talmente vasto da escludere di fatto le competenze. Alcune formulazioni contenute, in parte, anche nei testi originari, sia in quello della Giunta sia nel nostro, erano formulazioni d'incompatibilità vaste perch riguardavano dipendenti o esercitanti attività professionali non soltanto perle emittenti,ma per qualsiasi società o organizzazione che avesse comunque a che fare con il tema dell'emittenza. Era una dizione talmente vasta che escludeva qualsiasi esperto ed era in contraddizione con il fatto che la legge nazionale giustamente pretende che queste nove persone abbiano titoli di esperienza di qualche natura. Quindi faceva a pugni con una logica concreta. Se però, nello sforzo d'individuare un meccanismo arrivassimo alla soluzione che propone il collega Chiezzi, arriveremmo a un'altra soluzione assurda; arriveremmo, al limite, ad una soluzione per cui tutti coloro o gran parte di coloro che sono dentro questo Comitato sono direttamente espressione di questi interessi.
CHIEZZI Se li votiamo noi.
MONTICELLI Certo, se li votiamo noi. Configurando però una situazione in cui quest'organo viene a perdere qualsiasi legittimità e, al limite, qualsiasi capacità di espressione. A quel punto questi signori, se rappresentano l'emittente tale o l'emittente tal altra e discutono di ripartizione della pubblicità o di un parere sulle frequenze, con che faccia possono votare se stessi o votare contro gli altri? Questo diventa un organo che non ha legittimità. Non basta la trasparenza da questo punto di vista.
Occorre qualche forma di incompatibilità, accompagnata da forme di trasparenza, che qui sono già previste. E infatti prevista una dichiarazione su quello che si è fatto prima, sugli altri rapporti delimitando il campo di chi ha rapporti di dipendenza o attività professionali con emittenti, ed escludendo questa presenza immediata diretta, senza nessuna forma di mediazione degli interessi dentro il Comitato.
D'altra parte, logicamente, abbiamo escluso, come invece chiedevano ad esempio alcune associazioni delle emittenti, forme di partecipazione esplicita degli interessi a questo Comitato, per ragioni di questa natura.
Non credo che la soluzione proposta dal Consigliere Chiezzi sia, da questo punto di vista, più realistica. E una soluzione che può produrre di fatto una condizione di non affidabilità, di non legittimità sostanziale di questo tipo di organo. Per questo ritengo occorra trovare un giusto mezzo e a me pare che la soluzione ipotizzata nel testo che arriva in Consiglio abbia tale caratteristica; sinceramente non credo si possa deviare da questa impostazione.



PRESIDENTE

Chiede la parola al Consigliere Vaglio. Ne ha facoltà.
VAGLIO Come ho gia avuto modo di esprimermi in Commissione, ritengo che ci siano due concetti che rischiano di creare grandi confusioni nell'ambito specifico di questa legge.
Da una parte la professionalità che vogliamo richiedere ai membri componenti del Comitato, dall'altra una serie di incompatibilità.
Indipendentemente dalle spiegazioni che il collega del PDS ha voluto dare giustificazioni che tra l'altro, a mio modestissimo avviso, sono un'ardua arrampicata sugli specchi, il collega Chiezzi ha messo in chiaro un punto che deve essere risolto una volta per tutte.
Il tipo di incompatibilità che, riteniamo, non è conciliabile con la professionalità. Un serio professionista che sia costretto per cinque anni a stare al di fuori del proprio ambito professionale, comprese le consulenze, o non è un buon professionista o non è un professionista: in entrambi i casi non è sicuramente soggetto idoneo al compito che vogliamo delegare al Comitato radiotelevisivo. La scelta deve essere definitiva.
E' necessario percorrere una strada nuova, una strada che probabilmente qualcuno ritiene pericolosa: sarebbe pero una strada che potrebbe finalmente fare chiarezza, che finalmente potrebbe definire che un professionista, indipendentemente dal tipo di legame professionale che ha con una azienda, possa lavorare anche per un'altra azienda, così come un consulente può, indipendente-mente da ogni considerazione, lavorare per la FIAT come per la Volkswagen. In questo caso, sarebbe in grado di lavorare tanto per il Comitato radiotelevisivo quanto per un'emittente o per un gruppo di emittenti.
Il nostro Gruppo è completamente d'accordo con quanto espresso dal Consigliere Chiezzi e voterà quindi a favore dell'emendamento proposto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Nell'intervento generale ho già detto che le norme della incompatibilità erano nel loro complesso studiate ed equilibrate: toccandone una, si modifica tutto.
La soluzione che Chiezzi proponeva inizialmente era di tipo totalmente diverso: estendeva le incompatibilità anche ai Consiglieri provinciali e comunali.
CHIEZZI Quelle continuo a sostenerle.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Se sopprimi il secondo e terzo comma non è possibile.
CHIEZZI Proprio perché mantengo quell'altra incompatibilità tolgo tutte queste perché faccio una scelta: i politici facciano politica, gli altri, che sono esperti, vengano nei Comitato, però ci dicano chi sono.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale I commi 2 e 3 sono soppressi: rimarrebbe soltanto il comma 1 che estende le incompatibilità ai Consiglieri provinciali e comunali.



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Mi pare che ci sia una linea divaricante e che il punto di equilibrio sia invece la linea proposta dalla Giunta, per cui l'emendamento non è accettato. Altra cosa sarebbe se ci fosse un emendamento che sopprime tutte le incompatibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.
PICCHIONI Ho seguito con molta attenzione quanto ha detto il collega Chiezzi e sono d'accordo con le sue considerazioni.
Non credo assolutamente che ci siano degli indipendenti nella vita civile come in quella pubblica: al limite, dipendiamo anche dalla donna di servizio, se ce l'abbiamo.
CALLIGARO Dal Vicepresidente della Sitaf.
PICCHIONI Questo non c'entra per niente, per cui non fare sempre battute gratuite. So prendere le mie responsabilità, senza che tu me lo debba insegnare.
Mi pare che su questo tema abbiamo analogie più importanti. Per esempio, i 40 membri della Commissione di vigilanza sono senatori e deputati che riferiscono al Parlamento. L'analogia dell'organo di consulenza è identica: questi semplicemente riferiscono a noi sui problemi propri del Comitato radiotelevisivo.
Non sono però d'accordo sul fatto che le incompatibilità valgono solo per gli altri e non per i membri degli organismi politici Questo non lo accetto perché non credo che qualcuno sia colpito dal peccato originale e gli altri siano toccati dalla grazia. Accetto certamente la posizione del Presidente, ma preferirei l'abolizione dell'art. 3. Sono d'accordo sul fatto che ci si debba presentare con i propri connotati, con la propria trasparenza, con le proprie garanzie personali, perché non so quale altro componente del Comitato possa presentarsi in quello stato di natura che qualcuno sembrerebbe erigere in questa sede. Ci sono mille modi surrettizi per dare una delega occulta a questo o a quel componente.
Ho voluto intervenire innanzitutto per recepire quanto ha detto, almeno sul piano del principio e della logica, il Consigliere Chiezzi. Il Consigliere Chiezzi tuttavia deve portare alle estreme conseguenze il suo ragionamento.
Ha ragione il Presidente della Giunta. Se questo è il punto di equilibrio tra i diversi punti di vista realizzati in Commissione l'accetto; però tengo presente, come dichiarazione, come testimonianza del mio dire, che quanto ha detto il Consigliere Chiezzi vista la sua argomentazione, non può essere assolutamente sottaciuto o liquidato semplicisticamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Sono d'accordo con le dichiarazioni che ha fatto poc'anzi il Presidente della Giunta. Su questo emendamento abbiamo discusso dedicando molto tempo in sede di Commissione e al termine della discussione abbiamo ritenuto di formulare le posizioni come sono state qui espresse in questo modo.
A me sembra che, al di là degli aspetti che possono anche presentare qualche validità, l'indirizzo dato a questo articolo sia il più rispondente, anche per obiettività, ai comportamenti. Quando una persona cessa di svolgere un'attività, mi pare che abbia i titoli per poter far parte di un organismo. Non esistono gli indipendenti, ma non esistono come dipendenti direttamente da una struttura, però poi esistono dal punto di vista dei rapporti che hanno nella società sul piano culturale, sul piano degli orientamenti filosofici. Ciascuno ha il suo modo divedere le cose nel mondo. Lo dico perché porto il rispetto anche per chi non è strettamente legato a questa o quella struttura, anche se riconosco che nessuno vive nel vuoto pneumatico. Però esistono delle regole in base alle quali se una persona ha fatto parte fino a ieri di una certa società, nel momento in cui sotto la propria responsabilità dichiara...
CHIEZZI Ma come vive questa persona che non può più lavorare? Come vive questo esperto radiotelevisivo che non può più lavorare? ROSSA Deve essere una persona che fornisce le sue consulenze, però deve dichiarare che non è legata strutturalmente ad una particolare situazione.
Bisogna essere anche realisti e capire le cose così come si presentano nessuno vuole mettere alla fame i membri del Comitato d'amministrazione.
Ciascuno deve avere la possibilità di svolgere questa funzione né come dipendente strutturale di questa o di quell'organizzazione né in assoluto come persona che viene ad escludersi da un rapporto di collaborazione.
Ritengo che l'impostazione definita sia accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è una questione apparentemente marginale, ripropone però il ruolo della politica. La pretesa di togliere alle sedi, che sono politiche, i conflitti di interessi è un atto di ipocrisia. La politica è lo scontro degli interessi e la loro mediazione non è la fuga dagli interessi perché altrimenti questi si ripropongono attraverso il sistema improprio delle relazioni improprie di tipo partitico o mafioso a seconda dei casi.
Esiste tuttora una serie di articoli del Codice penale che puniscono i comportamenti in cui si utilizzano le cariche, pero questo immaginare una città di Dio in cui qualcuno conosca le cose senza essere interessato alle cose e senza avere interesse alle cose mi sembra davvero vivere fuori dalla realtà.
Quindi mi ritrovo nelle argomentazioni del collega Pecchioni sicuramente se la Giunta si è attestata su questa posizione ha fatto riflessioni che non sono le nostre, ma probabilmente altre che l'hanno portata a questa conclusione. Se una conclusione ancora la Giunta dovesse trarre a mio modo di vedere è più nel senso realistico di prendere atto di questo e di augurarsi che tutte le sedi siano sedi di conflitto; perch questi Comitati non li inventiamo oggi, ci sono da molto tempo. Ebbene che cosa hanno prodotto? Niente, niente, niente! Basti l'esempio del TG 3.
Abbiamo discusso a lungo del pluralismo, ma in Piemonte siamo rappresentati da Radio Kabul che comincia tutte le sere con l'illustrazione di una situazione di crisi occupazionale per dare l'ulteriore dimostrazione che questa è una Regione maledetta da Dio e dagli uomini, mentre questa è una Regione benedetta da Dio e dagli uomini! Se si cominciasse a leggere il libro non dalla pagina stampata male, ma da quella giusta, magari l'ascoltatore si atteggerebbe ai problemi con altro spirito. Ebbene no, il TG 3 apre con notizie di crisi a destra e a sinistra; crisi su e crisi giù! Se a questi signori non piace il Piemonte vadano a vivere in Basilicata o en Calabria e magari capiranno cos'è la vera crisi e se non basta vadano in Croazia o in qualche altro Paese! Che cosa ha fatto questo Comitato per far sì che questa Regione non fosse interpretata da Radio Kabul, ma dal pluralismo reale? A me non risulta essere mai stato intervistato in quindici anni di professione da RAI 3; non mi risulta di essere mai stato invitato in quindici anni di attività di Consigliere regionale a un dibattito politico organizzato da RAI 3 che pure è la espressione pubblica del dibattito pubblico in sede televisiva! Questo vuol dire stare fuori dagli interessi? Significa semplicemente lasciare che continui ad andare avanti una cultura del TG 3 legato a un certo disegno politico che non è neanche più delle forze politiche che lo avevano a suo tempo posto. Non c'è neanche la capacità di stare sulle cose.
In una situazione così drammatica immaginare di disputare tra di noi se avere una consulenza o avere sgambettato per qualche interesse legato alle televisioni (può anche essere questo e mi auguro che sia così perch sicuramente delle belle gambe in un Consiglio d'amministrazione non disturbano), che possa essere un limite al lavoro di modernizzazione del sistema, è scandaloso, quando - ripeto - questi comitati non sono riusciti a fare assolutamente niente. La Regione e Il pluralismo politico, nel senso vero del termine, degli attuali organi di informazione, ci sono laddove le televisioni private, con umiltà e disponibilità si prestano alla collaborazione. Da parte dell'ente pubblico sono inesistenti i rapporti tra le forze che noi rappresentiamo, e non sono poche in questa Regione e l'ente televisivo di Stato sono 0,0 salvo i rapporti di cortesia e di simpatia con i dirigenti che sono degnissime persone.
Quindi non abbiamo timore di scatenare delle questioni. Se ci sono degli interessi, emergano, entrino in conflitto. Dal conflitto degli interessi nasce la soluzione, non dall'infingimento che gli interessi non esistano e che si vada per pure ragioni ideali, che pure ci sono dietro questi interessi; nella gran parte delle cose ci sono delle opzioni ideali.
Chiedo scusa se sono andato fuori tema, come al solito. Me ritrovo nella posizione della Giunta. Sono sicuro che abbia considerato questi argomenti ed anche altri. Se per caso però una riflessione si dovesse ancora fare, questa andrebbe nel senso di ridurre al minimo queste condizioni di incompatibilità e non viceversa.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ribadisco che, al punto en cui sfamo, la proposta emersa in Commissione è, proprio perla complessità del problema, il punto di equilibrio migliore perseguibile al momento. Affronteremo a fondo, con la revisione delle nomine, la problematica relativa.
La Giunta è per mantenere il testo dell'art. 3, così come approvato In Commissione.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 4 Presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astensione.
Pongo infine in votazione l'emendamento n. 6 presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astensione.
5) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: All'art. 3, aggiungere il seguente comma: "I componenti del Comitato che non partecipano per due sedute consecutive senza giustificazione decadono e sono sostituiti con la procedura di cui all'ari 2".
La parola al Presidente della Giunta Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale La Giunta aveva già riferito a proposito nel discorso generale. Ritengo che questa sia una norma regolamentare che si può introdurre applicando il quinto comma dell'art. 2, ma che non sia possibile inserirla nella legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 18 contrari e 12 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 1) Emendamento presentato dal Consigliere Zacchera: Il punto 1 c) è soppresso.
La parola al Consigliere Zacchera per l'illustrazione.
ZACCHERA Mi riallaccio a quanto ha detto prima il Presidente della Giunta, e cioè che questa deve essere una questione di carattere tecnico.
Poiché il fatto che "il Comitato esprima il proprio parere agli Organi regionali sulla destinazione dei fondi per la pubblicità sulle emittenti private locali", di cui all'art. 9 comma l) della legge n. 223/90, non ha nulla di tecnico, ritengo si possa sopprimere questa dizione. Un Comitato che abbiamo visto essere volontà della Giunta non ha funzioni di Comitato politico che dà pareri sulle spese di pubblicità.
Insisto caldamente nel chiedere ai colleghi di accettare l'emendamento presentato che elimina il punto 1 c).



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Non vedo perché un parere non possa avere carattere tecnico, e quindi non capisco il motivo per cui il comma debba essere soppresso.
ZACCHERA Chiedo alla sua cortesia, Presidente, un parere tecnico in materia pubblicitaria.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Bisognerebbe parlarne con Armando Testa...



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, respinto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 7 voti favorevoli, 22 contrari e'5 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Zanoletti: Al quarto comma dell'art. 4 la parola "elabora" è sostituita dalla parola "definisce".
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale La Giunta accoglie l'emendamento perché il termine "definisce" è quello esplicitato dalla legge Mammì.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E accolto con 22 voti favorevoli e 10 astensioni Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 38 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 38 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 38 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Emendamento presentato dal Consigliere Zanoletti: "1. Il Comitato radiotelevisivo presenta all'Ufficio di Presidenza del Consiglio ed alla Giunta regionale, entro il 31 luglio di ogni anno, un programma-quadro delle attività previste per l'anno successivo accompagnato da una relazione finanziaria".
La parola al Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Brevemente, l'emendamento ha due motivazioni.
La prima è quella di indicare una data certa entro la quale deve essere presentato il programma-quadro delle attività previste, in modo da permettere anche alla Regione di predisporre gli strumenti di bilancio e finanziari per far fronte, nel corrente anno, alle spese che vengono richieste.
La seconda è quella di ribadire la presenza e la competenza del Consiglio regionale, il quale, nell'ambito dell'autonomia contabile e finanziaria (art. 60), deve deliberare sulle spese indicate e richieste secondo il programma-quadro delle attività proposto dal Comitato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 28 voti favorevoli e 8 astensioni.
Passiamo alla votazione dell'art. 7 così emendato.
Si proceda all'appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
La Giunta regionale ha presentato un emendamento aggiuntivo che prevede il seguente nuovo articolo: Dopo l'art. 10 aggiungere il seguente articolo: Art. 11 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto".
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Si commenta da solo. Data che è stata da più parti sottolineata l'urgenza ai fini dell'applicazione della legge Mammì, abbiamo pensato di inserirla nella legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento del Presidente della Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 33 voti favorevoli e 2 contrari.
Pongo quindi in votazione il nuovo art. 11.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Per dichiarazione di voto chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi: ne ha facoltà.
CHIEZZI Ritengo di dover aggiungere alcune considerazioni al dibattito. Mi sono reso conto sin dall'inizio di aver fatto delle proposte non facili da praticare e senz'altro innovative rispetto a un certo modo di comportarsi e persino di pensare da parte del decisore pubblico. Mi sono anche reso conto che non è facile cambiare le coordinate dei nostri comportamenti. Cambiare sistema non è cosa semplice. Ciò nonostante ho tentato, nella misura modestissima delle mie forze, di dare un piccolo contributo in un settore che ritengo delicatissimo, tentando di innovare una prassi che mi sembra abbia dato pessimi risultati, poiché incapacità e clientelismo dilagano malgrado tutti i divieti che le leggi italiane hanno posto in essere negli anni.
Ritengo necessario percorrere una strada nuova: non dico che quella proposta da me sia la strada perfetta e non dico neppure che sia priva di rischi, semplicemente la mia considerazione è che di fronte a questo stato di cose, che oramai ha raggiunto livelli intollerabili, occorre avere Il coraggio di intraprendere strade nuove, sapendo che sono difficili. Ho proposto più spazio per la democrazia consentendo la presenza più ampia delle articolazioni politiche e sodali. Il sistema di potere esistente mi ha risposto di no. Pazienza, continuerò a fare queste battaglie. Il Comitato è troppo ristretto, farete le lottizzazioni ristrette, vi spartirete pochi posti fra pochi.
Ho chiesto inoltre di rimuovere norme ipocrite e d'intraprendere una strada difficile. Su questo devo dichiarare la mia soddisfazione per il dibattito svolto perché le ragioni che ho portato sono state riconosciute valide dal collega Picchioni, dal collega Marchini e dal collega della Lega Nord.
Si tratta quindi di lavorare su queste proposte e mi rendo conto che è una battaglia difficile, ma qualche seme è stato gettato e chissà che non maturi in altre leggi, in altre situazioni. La strada da percorrere è difficile e mi rivolgo soprattutto al collega Monticelli. La sua reazione è stata più che altro di paura: si abbandona un vecchio sistema che non ha funzionato, il sistema dei divieti, delle regole scritte sulla carta che tranquillizzano per come sono scritte per Intraprendere una strada che invece privilegi la chiarezza, anche la chiarezza degli interessi.
Continuo a ritenere, da sinistra, che questa sia la strada da intraprendere, perché l'altra è fallita. La strada delle forze oscure degli interessi innominati è una strada i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti e non dovrebbe più interessare. Questa strada ha dei rischi è pericolosa e difficile; è vero, ma a mio parere è l'unica da intraprendere: la strada della chiarezza, dell'evitare i controlli amministrativi e burocratici ed attivare quelli sociali. Su questa strada bisogna spendere le proprie energie.
Complessivamente la Giunta ha invece fatto i suoi conti, per cui 1 (Rifondazione Comunista) è meno di 13 (PCI-PDS), è molto meno. Uno è il 7 di 13 è l'1,6% di 60 mentre 13 è il 21% di 60 e la Giunta probabilmente ha fatto bene, nell'ambito del suo sistema di potere, che oggi questa legge ha notevolmente allargato, a sposare la posizione del 21% piuttosto che quella del 1,6%.
Ho cercato di rompere una prassi, un sistema di potere. Vedo che invece il sistema di potere, almeno su questa legge, non si è rotto, non è cambiato, ma si è allargato. Ho sentito qualche voce, qualche attenzione che mi ha fatto piacere perché ritengo che bisogna voltare pagina, cessare di occultare e che sia meglio nel nostro lavoro cercare di esplicitare sempre, di navigare in luoghi non conosciuti. E' ormai assolutamente necessario per far pulizia, per portare trasparenza, correttezza e competenza nella Pubblica Amministrazio-ne che si segua la strada di rendere esplicito tutto il possibile: interessi, convenienze, idee e relazioni. Il mio voto sulla legge è contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Sono stato chiamato in causa personalmente, ma non si tratta assolutamente di una questione di carattere personale. Credo che la questione abbia assunto - e di questo rendo merito al Consigliere Chiezzi una certa dimensione culturale. Senza nessuna pretesa di essere all'altezza di questa dimensione, né tanto meno di volere insegnare niente a nessuno vorrei fare una dichiarazione personale a questo proposito.
Mi pare che ci sia una certa concezione della democrazia e delle istituzioni democratiche che tende un po' troppo a semplificare il problema del rapporto fra democrazia, forma della democrazia e interessi E' vero: la democrazia è, un modo per governare una società innervata di interessi concreti di varia natura. Credo pero che qualsiasi riduzione delle istituzioni, delle articolazioni e delle filiazioni che sorgono dalle istituzioni stesse a semplici momenti di registrazione immediata e diretta degli interessi corrisponda ad una riduzione di democrazia.
In sostanza, credo ci sia un insegnamento che tutti dovremmo cogliere dalla migliore cultura liberal-democratica ed è il valore delle forme, il valore dell'astrazione anche nei concetti d'istituzione democratica e di rispetto della forma che non è puro velo a coprire la realtà.
Così mi appariva la tesi di Chiezzi, in quanto sosteneva che dietro al velo di queste forme scopriamo la realtà degli interessi. Secondo me non è così. Io do un valore al "velo delle forme" perché non è soltanto un velo: è una garanzia di democrazia e di diritto, perché essere costretti a rispettare il velo delle forme è già una garanzia. E' una tensione democratica che s'instaura, un vincolo che è una necessità della democrazia. Se noi portassimo alle estreme conseguenze il discorso che ha fatto il collega Chiezzi potremmo fare a meno del Comitato. Si poteva dire semplicemente che una sede politica dotata di piena discrezionalità politica, quindi un Assessore, una Giunta, s'incontravano periodicamente con i proprietari delle emittenti televisive e li decidevano, mediando gli interessi. Questa, all'estremo, è la tesi che ha prospettato il collega Chiezzi. Secondo me ridurre il ruolo delle istituzioni, del governo democratico, a questo rapporto così immediato, senza veli e senza forme senza garanzie, con gli interessi sarebbe la morte della democrazia. Credo invece, che il velo delle forme abbia un valore di sostanza e quindi non sia un velo e vada, da questo punto di vista, difeso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Ringrazio il collega Monticelli perché ha volute attribuire alla cultura liberal-democratica il valore sostanziale e non soltanto formale delle forme, ma ricordo, prima di tutto a me stesso, che questo c'è nelle pandette, quindi è ancora anteriore alla cultura liberal-democratica.
Ioli pare di capire che, al di là delle espressioni verbali sorte in questa materia - che è diversa perché non è una materia finale l'informazione è una materia intermedia, è un passaggio e non un destinatario -, vi è la ricerca esasperata dell'obiettività dell'indipendenza, del non stare sulle cose, dello stare dalla parte della gente.
Ricordo un aneddoto che ho letto ieri sera. Quando Stalin dovette nominare non so quale Ministro degli Esteri, gli chiese se conoscesse l'inglese e lui gli disse che lo conosceva poco. Stalin allora gli disse di andare in Inghilterra e di andare molto a messa perché i preti in Inghilterra e in America parlano benissimo l'inglese, ma soprattutto sanno farsi capire dalla gente. Anche noi dobbiamo imparare a farci capire dalla gente.
In questa materia c'è la tendenza ad allargare troppo il velo delle forme, il quale finisce per essere formalismo strumentale all'occultamento delle tensioni in essere.
Non c'è nessun giornale che riconosce di essere di parte padronale o di parte politica, sono tutti obiettivi, e se si prova a dire che un giornale non è obiettivo si viene martirizzati e portati sul Golgota, ma non al centro: a destra, dalla parte dei ladroni. Questi sono i miti: i partiti lottizzano, la società civile è buona, la lotta politica non lo è: i giornali invece sono obiettivi e indipendenti, al di sopra di qualunque parte, e noi come classe dirigente politica siamo un po' vittime di questi miti.
Non sono quindi d'accordo con Monticelli: un'istituzione regionale come quella di cui stiamo parlando, per il complesso di ruoli che ha, deve essere supportata da una forte armatura che ne garantisca la trasparenza l'efficienza e le condizioni per perseguire i propri obiettivi.
Questo mio discorso potrebbe essere un comizio da fine carriera, pero se dopo vent'anni - non diciamo quaranta altrimenti gli amici democristiani pensano che parli solo di loro - di conformismo su questa materia dell'informazione inserissimo qualche elemento di provocazione rappresentato da qualcuno che ha degli interessi e non ha nessuna difficoltà a dirlo (a dichiararli, ad enunciarli e magari difenderli) probabilmente nel mondo dell'informazione di questo Paese così magmatico emergerebbe qualche elemento di novità e di vera obiettività. Ma io mi chiedo: questo Quarto Potere in questo Paese non ha nessuna responsabilità? Proprio nessuna? Assolutamente? Questi colonnelli Bernacca del lunedì mattina, bravissimi a dire che tempo farà il sabato prima, non hanno proprio nessuna responsabilità? Se le Istituzioni fanno il tentativo - che oggi non abbiamo ancora fatto, ma sul quale abbiamo ragionato - di inserire un sistema che garantisca il gioco (ma che non sia il gioco), che sia di forte garanzia dei rapporti, delle espressioni e delle forme, ciò consentirà anche dei momenti di rottura con il conformismo esistente su questa materia. Pensiamo soltanto a quale valore ha la Commis-sione parlamentare sulla tutela radiotelevisiva: che cosa conta? Vorrei proprio saperlo. Il supervisore sull'editoria: mi piacerebbe proprio sapere che cosa conta; adesso che gli è stato chiesto il parere sulla vicenda scottante che tutti conoscete hanno detto: "Noi non lo vogliamo fare, per carità; spot sì spot no, non ci vogliamo pronunciare". Ciò che voglio dire è che siamo tutti un po' succubi di questa materia. Il destino dei politici è nelle mani dei mass media e non della loro Intelligenza, per cui tutti abbiamo il complesso che dei mass media non si possa che parlare bene, come della mamma e della madonna.
Ma poiché di mamma ne ho una sola e di madonna ce n'è sicuramente una sola; mentre di stampe ce ne sono tante, mi pare che, ripeto, se abbiamo la capacità di inserire nello schema correttamente descritto da Monticelli qualche elemento di provocazione, di rottura con alcuni schematismi, il risultato è un riacquisto di autorevolezza della classe politica.
Non c'è nessun intervento del Presidente della Giunta in quest'aula che faccia premio sulla sollecitazione di un giornalista; chiunque di noi, se viene sollecitato in un'intervista, smette di ascoltare l'intervento sul bilancio dell'Assessore o del Presidente della Giunta ed esce. E' così: nella società della comunicazione i mass media sono i padroni del destino del Paese e bisognerebbe che qualche volta se ne assumessero la responsabilità.
Ritengo quindi utile dar loro l'occasione per misurarsi con se stessi anche in quell'ambiente in cui non mi sembra di vedere grande competizione perché quando tutti i giornali fanno capo a quattro famiglie è difficile immaginare che ci sia il libero mercato: si chiama oligopolio. A mio modo di vedere non esiste alcuna difficoltà ad inserire in questa materia elementi di provocazione, perché soltanto dalla provocazione può venire la vera libertà, che noi ci auguriamo e che i professionisti dell'informazione rivendicano, fuori da uno schematismo di potere o di padronato che è quello che ormai regola il sistema della comunicazione in questo Paese.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dobbiamo ancora esaminare il progetto di legge n. 170, che è una cosa brevissima, credo unanime, a relazione del prof. Grosso.
Come già anticipato, comunico che, per ragioni di organizzazione personale, la Conferenza dei Capigruppo si terrà subito dopo questa seduta.
Chiedo quindi l'aggiornamento della discussione sull'Università, perché dal momento che sono iscritti a parlare molti Consiglieri ci troveremmo nella condizione di svolgere soltanto una parte del dibattito e quindi di doverlo rinviare alla prossima settimana.
La relazione molto ampia dell'Assessore Fulcheri è già stata illustrata la scorsa seduta; I Capigruppo stabiliranno modi e tempi per addivenire alla conclusione del dibattito su questa materia.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni - Circoscrizioni comunali - Referendum abrogativo e consultivo

Esame progetto di legge n. 170: "Modifica e integrazione della L.R. 16/1/73, n. 4 in materia di referendum consultivo sulla istituzione di nuovi Comuni, la modificazione delle circoscrizioni comunali e le denominazioni dei Comuni, con riferimento al nuovo testo dell'art. 60 dello Statuto"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 170, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Grosso che ha pertanto la parola.
GROSSO, relatore Il progetto di legge n. 170 prevede una modifica ed un'integrazione della LR 16/1/73, n. 4, in materia di referendum consultivo sulla istituzione di nuovi Comuni, per adeguare la nostra legislazione alle modifiche statutarie approvate con legge 31 maggio 1991, n. 180. L'art. 60 dello Statuto è stato modificato per rendere più agile l'istituto del referendum consultivo in questa materia, ed in particolare allo scopo di consentire che il referendum potesse riguardare anche settori circoscritti di territorio comunale e di popolazione del Comune stesso. Per adeguare la legge regionale a questa modifica statutaria occorreva cambiare l'art. 33 della legge stessa introducendo alcune innovazioni. Particolarmente importante è la modificazione che aggiunge il terzo comma all'art. 33, in cui si stabilisce che il referendum consultivo può anche essere limitato a parti di territorio comunale, in tal caso la deliberazione del Consiglio regionale delimita lambito territoriale entro il quale viene indetto il referendum. Nell'affrontare la materia della riforma della legge regionale 16/1/73, n. 4, si è anche pensato di introdurre una norma nuova, sempre in funzione semplificatrice, diretta a non prevedere l'utilizzazione dello strumento del referendum laddove si tratta di modificazioni estremamente marginali e quando i Consigli comunali interessati hanno manifestato pieno accordo sui problemi oggetto di modifica.
Per stendere questo articolo si sono verificati articoli analoghi previsti da leggi regionali di altre Regioni.
Il disegno di legge proposto dall'Ufficio di Presidenza è stato approvato all'unanimità dalla I Commissione in sede referente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della legge, ha chiesto la parola l'Assessore Nerviani. Ne ha facoltà.
NERVIANI, Assessore agli Enti Locali A nome della Giunta intendo esprimere soddisfazione per l'approvazione di questo provvedimento che porta a soluzione l'annosa questione del Comune di Mappano. Devo però aggiungere che immediatamente dopo il referendum che si svolgerà sarà opportuno che la Giunta prenda nota delle spese relative e che si faccia una riflessione in ordine all'opportunità di caricare queste spese non già sulla Regione Piemonte, ma sui Comuni proponenti, a meno che l'iniziativa non sia della Regione, perché potrebbe essere una via troppo facile per iniziative non sufficientemente meditate.
Non so quanto costerà il primo referendum, ma fatto il primo sarà opportuno fare un'attenta verifica dei costi.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.20)



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