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Dettaglio seduta n.9 del 25/09/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Valutazione impatto ambientale - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno nn. 15, 33, 34, 35 e 36 sull'Amiantifera di Balangero (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprendiamo il dibattito sull'Amiantifera di Balangero, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ho sentito le relazioni degli Assessori.
Non uno ha affrontato il problema della tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini residenti. E' arrivato poi l'Assessore Maccari e pensavamo che avesse qualcosa da dire, però se n'è andato, probabilmente aveva impegni urgenti.
Qual è la situazione? L'USSL n. 37 di Lanzo ha richiesto ed ottenuto finanziamenti per l'acquisto di apparecchiature e per il potenziamento degli organici. Il progetto di indagine epidemiologica però non è decollato. Sappiamo che si è interessata la Clinica di Medicina del Lavoro ma i dati parziali raccolti non sono a conoscenza delle UU.SS.SS.LL.
Quindi, stiamo attenti a dire che tutto è sotto controllo. Nulla è sotto controllo. Questa è la situazione in cui ci troviamo.
Il Settore sanità pubblica della Regione si è interessato al problema dell'Amiantifera? No. L'USSL di Lanzo ha un progetto di indagine epidemiologica che non è ancora decollato. Il Laboratorio di sanità pubblica di Grugliasco è stato chiamato in causa per le cosiddette attività di supporto e di verifica dell'esistenza o meno dell'inquinamento e del grado di inquinamento? Non ci risulta.
La Regione e l'USSL non hanno svolto le funzioni di loro competenza eppure - devo essere io a ricordare il Piano socio-sanitario regionale competono alla Regione, oltre alla programmazione, alla vigilanza e al coordinamento delle UU.SS.SS.LL., le seguenti attività: indirizzo e coordinamento della vigilanza igienico-sanitaria che richiede un approfondimento specifico per la complessità e la rilevanza dell'intervento o perché interessi l'intero territorio regionale ovvero parte di esso indirizzo per le attività dei laboratori di sanità pubblica e gestione dell'Osservatorio epidemiologico regionale (che non esiste).
L'organizzazione dell'igiene e sanità pubblica è sulla carta, ma di fatto ha un'articolazione tecnico-funzionale astratta, gli obiettivi che si propone di raggiungere sono irraggiungibili, considerata la rete dei servizi e dei presidi che è incompleta, scoordinata, carente quando non è inesistente. Quindi, siamo in presenza di fattori di rischio elevatissimi chiaramente identificati nell'ambiente di lavoro e di vita, ma la Regione Piemonte, il Servizio sanitario e l'USSL non sono neppure nelle condizioni di registrare scientificamente gli effetti di questi fattori di rischio sulla salute dei lavoratori e dei cittadini residenti.
Signor Presidente, in questa Regione non siamo in grado di calcolare il numero delle persone che presumibilmente sono affette da una qualche malattia collegabile al rischio amianto, non sappiamo quante persone sono decedute per inquinamento da amianto. Altro che prevenzione primaria o eliminazione dei fattori di rischio! Non sappiamo quello che è accaduto e la prima cosa da fare è sapere con precisione, svolgere sistematicamente un'azione di analisi epidemiologica e predisporre gli strumenti per controllare in tempo reale il livello di inquinamento. E' il minimo che si possa fare. Quindi è inaudito quello che è accaduto.
Spetta alla Regione tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini ma la Regione sta a guardare. Non vi sono dubbi che le responsabilità vanno al di là del carattere politico-amministrativo. L'ha già detto la collega Bresso questa mattina. Vuol dire che le drammatiche esperienze dell'IPCA dell'Eternit di Casale, della Società Italiana Amianto di Grugliasco e di altre ancora, evidentemente non hanno insegnato nulla. Oggi scopriamo che l'indagine sarebbe stata bloccata al momento della chiusura dell'impianto in attesa di sviluppi. Chissà quali sviluppi! I tempi di latenza delle malattie gravi e gravissime collegabili all'amianto sono di decenni, quindi si tratta di attivare un'analisi epidemiologica che duri nel tempo, che possibilmente prevenga il determinarsi di malattie collegabili all'amianto.
La ricerca epidemiologica svolta a Casale mette in relazione alcune malattie, tipo il mesotelioma, che è aumentato di sei-sette volte rispetto ai casi attesi. Questa indagine epidemiologica deve durare nel tempo bisogna attivare anche un servizio sanitario che sia capace di fare la diagnosi precoce, che sappia prevenire gli effetti negativi sulla salute.
E' noto scientificamente il rapporto che esiste tra asbesto, amianto sostanze riconosciute cancerogenere, e una serie di malattie gravissime.
Il Piemonte ha la più grande cava di amianto d'Europa. Dal punto di vista sanitario si attivi tutto quello che si può attivare. Invece nessuno se ne preoccupa, eppure le istituzioni hanno un dovere preciso che è quello di tutelare la salute dei cittadini. Invece, si fa finta di niente, così come era accaduto per il caso IPCA, per il caso Società Italiana Amianto per la stessa Eternit di Casale.
L'Assessore Cerchio dichiara alla stampa il 21 settembre che la riapertura della miniera è il modo migliore per tutelare la salute dei minatori e degli abitanti dei Comuni che circondano la cava. Abbandonata a se stessa la cava diventa appunto una bomba ecologica. Lo scopriamo nel 1990 che è una bomba ecologica? Dal punto di vista sanitario che cosa stiamo controllando? Assolutamente niente. Neppure sappiamo registrare gli effetti sulla salute dei lavoratori e dei cittadini.
Quindi quando ci dite che la Regione farà la sua parte - mi riferisco ai problemi sanitari devo dire che la Regione non ha fatto la sua parte non abbiamo sentito l'Assessore alla sanità dire che cosa intende fare per la situazione che si è determinata a Balangero e dintorni.
Recentemente è stato pubblicato un libro dal titolo "Digerire l'amianto". Le esperienze ci dicono che è difficile digerirlo, a volte provoca guai seri alla salute. Abbiamo il dovere di avviare immediatamente l'indagine epidemiologica, di costituire immediatamente una rete di monitoraggio in modo tale da controllare in tempo reale il tipo e l'entità di questo inquinamento. E' un dovere preciso della Regione Piemonte e non ci si può dire: le UU.SS.SS.LL. hanno ricevuto i soldi, ma non fanno niente.
Ho detto prima che il Piano socio-sanitario regionale 1990-1992 assegna alla Regione precisi compiti. Siamo amaramente costretti a constatare signor Presidente, che questi compiti non sono stati assolti dalla Regione e dall'USSL. Ripeto, andiamo al di là delle responsabilità politiche probabilmente vi sono altri tipi di responsabilità in un atteggiamento come quello della Giunta piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche in questa vicenda, come in numerose altre che nella scorsa legislatura hanno trovato in quest'aula occasione di accanite discussioni, si sviluppa il grande tema del rapporto tra produzione, ambiente e lavoro, tema che probabilmente sarà il filo conduttore di questo decennio e che porterà una società fortemente industrializzata, come quella piemontese, ad affrontare il problema con approcci e filosofie nuove, certamente senza pensare che la nostra sia una società del parastato. La nostra è una società con radici industriali vuole mantenerle, ma sa che ci sono alcune opzioni di fondo di tutela della salute e di tutela delle condizioni ambientali sulle quali l'impianto produttivo, sia del settore primario che del settore secondario, deve fare i conti. C'è la possibilità di fare questi conti, in certi casi, con le trasformazioni tecnologico-organizzative, in altri casi, non è possibile trovare delle soluzioni tecniche ed organizzative ed occorre arrivare probabilmente all'abbandono, magari graduale ma certamente con determinazione.
In questa priorità alla salute e ai riflessi sull'ambiente c'è una storia dura e profonda della nostra Regione. Sono cambiate le fabbriche collega Staglianò, non ci sono più le Ferriere con i forni Martin Siemens ma ci sono i forni elettrici e condizioni ambientali diverse, alla Pirelli e alla Michelin non c'è più il nerofumo in termini di monetizzazione dove la gente andava a lavorare per guadagnare qualche lira in più. Con le lotte dei lavoratori si è riusciti a non monetizzare la salute. Le fabbriche sono cambiante non certamente per un gesto di liberalità o per una graziosa elargizione degli imprenditori, ma sono cambiate per la forte spinta che i lavoratori hanno saputo esprimere per porre la salute al centro dei problemi della società. Il nostro compito è di far sì che in tutti i campi dalle fonderie alle altre attività, ci possa essere rispetto per chi ci lavora e per quelli che vivono all'esterno. Ci sono possibilità tecnologiche e organizzative e modalità particolari. Occorre anche ridefinire gli interventi della politica industriale, che nel decennio passato ha elargito quantità enormi di fondi pubblici alle imprese imperniati sull'innovazione tecnologica, lasciando un po' defilato invece il problema dell'adeguamento dei processi produttivi e degli stessi prodotti alle esigenze ambientali. E' certo che l'amianto rappresenta un punto critico sia per chi lo manipola sia per chi lo può trovare in mille modi. Ricordo che quando ero ragazzo si usava il pietrisco dell'Amiantifera di Balangero per fare le strade; si impastava con il bitume e si spandeva ricordo quelli che lavoravano sull'autostrada Torino-Ivrea usavano questi tipi di serpentino; evidentemente c'era questa sensibilità e questa cultura che si è acquisita in forte ritardo e oggi è un patrimonio fermo ed importante.
E' chiaro che dall'amianto dobbiamo uscire, ma senza che ci possano essere dei lavoratori che si sentano presi in giro e cioè che si chiuda la più importante cava d'Europa e che l'Italia continui ad importare amianto dalla Cina e dal Messico in quantità enormi. Se l'amianto è un prodotto critico, il processo di non utilizzo di questo materiale o di sostituzione con altri materiali deve essere generalizzato e non può penalizzare esclusivamente il punto di produzione, anche se capisco che il punto di produzione può essere quello più critico per gli effetti sulle popolazioni che vivono attorno a questa miniera a cielo aperto.
Pertanto dobbiamo trovare il metodo di uscire da questa situazione senza furberie, ma attraverso un ciclo preciso che è stato stabilito dalla concessione. E' l'autorità politica o è un momento burocratico amministrativo che stabilisce i dieci anni? Sul metodo con il quale si è arrivati alla nuova concessione ci sono delle preoccupazioni perchè le determinazioni non possono essere lasciate al momento burocratico amministrativo dello Stato; queste determinazioni sono un momento importante nel quale la realtà politica del Paese deve assumersi le proprie responsabilità. In questo caso occorre anche capire se questo metodo che sta all'interno della nuova concessione è da noi accettabile.
Pensavo a quanto ha affermato l'Assessore Garino in merito al problema della bagnatura dei detriti nelle discariche, tema che non si capisce bene come possa determinarsi. Viviamo in una società democratica che rende faticoso l'iter della democrazia, ma che cerca il consenso, il rapporto con le comunità. Non è che un decisionismo astratto possa di per sé risolvere questi problemi perché poi crea forti tensioni e rigetti come abbiamo visto in molti campi, per esempio, nello smaltimento dei rifiuti. Forse l'elemento pericoloso è quello di mantenere centrale la produzione ed è compresa anche la bonifica. La bonifica è a carico dell'impresa di Lugano che ha acquisito la concessione oppure sono a carico del momento pubblico? Sapendo quali sono i prezzi internazionali dell'amianto, l'azienda rischia in poco tempo di trovarsi fuori mercato. Dobbiamo anche capire, nel caso in cui dopo due o tre anni l'azienda non sia in grado di stare sul mercato e di affrontare e assolvere adeguatamente ai compiti di bonifica colossali ed onerosi, in che misura verrà chiamato in causa il momento pubblico, in questo caso la Regione che è preposta agli interventi di bonifica. In sostanza dobbiamo avere chiarezza. Questa concessione ha un meccanismo ben congegnato, ma lascia dei varchi. Il primo varco riguarda il rapporto con la politica territoriale della Regione. Si parla di un intervento con forte valenza territoriale ed ambientale, ma non si riesce a capire qual è l'interfaccia con la Regione, quando è stata determinata e se c'è un meccanismo e una volontà che lo prevede. Il secondo aspetto è che manca quello che nella legge nazionale sulla riforma della cassa integrazione si chiama il "decalage", la previsione di ridurre quanto viene corrisposto mensilmente ai lavoratori in cassa integrazione. Non si può pensare che il ciclo di estrazione sia costante da oggi fino all'ultimo giorno di questi 10 anni, altrimenti non sarebbe credibile la volontà di andare ad una graduale ma irreversibile fuoriuscita dall'amianto.
C'è poi l'aspetto del monitoraggio. Nella società dell'informatica delle telecomunicazioni, delle tecnologie mature e acquisite in questo campo non può non esserci un meccanismo che dia la certezza alle comunità locali di poter avere un controllo di questi processi attraverso un monitoraggio adeguato. Questo vale per il problema delle acque e vale per i problemi della Valle Bormida. Dovrebbe essere ormai un segno di maturità dell'operatività del momento pubblico per dare certezza alle comunità e non un momento tecnico chiuso dove si palleggiano i dati tra due o tre enti senza trovare poi una risultante unica per interpretarli.
C'è il problema dell'onerosità della concessione la quale è ben congegnata nel processo del ciclo, ma non dà una spiegazione precisa rispetto alla capacità di poter intervenire e agli oneri dell'intervento.
Ci si domanda che ruolo giochi la Regione Piemonte in questo processo nel periodo stabilito - ripeto - non da una determinazione politica alta, ma da un organismo burocratico. In questo arco di tempo, pur discutibile, come si attrezza la Regione? Che volontà manifesta? Che determinazioni vuole avere? Che gioco vuole darsi per il controllo, per capire il problema dei costi della bonifica per capire la complessità degli interventi? Avendo estratto per decenni, nelle discariche vi sono decine e decine di milioni di metri cubi di serpentino che, ovviamente, contiene ancora i filamenti dell'amianto, che quindi non potremo bagnare ogni giorno fino al 2100. Ci troviamo di fronte a quantità tali che, per operare in questo senso pongono un problema di logistica sul territorio. Comunque, anche dopo i dieci anni, quel territorio richiederà il presidio strutturale permanente di controllo. Sarà una realtà che non si potrà rimuovere o trattare, a meno che non si trovi un processo produttivo che sia interessato ad utilizzare quel pietrisco per ripassarlo in qualche forma, ma questo ricreerebbe nella manipolazione i problemi che abbiamo visto.
Trovandoci dinnanzi al fatto compiuto ed essendo io un firmatario di questo ordine del giorno, insieme ad altri colleghi della maggioranza intendo proporre una sospensiva per definire i termini dell'impegno della Regione su questa vicenda oppure per formulare un ordine del giorno nuovo che permetta di trovare quella che è la sensibilità che mi pare comune in quest'aula e una unitarietà nel trovare il metodo per intervenire, sapendo che i lavoratori non possono essere utilizzati come massa di manovra. La cassa integrazione non erogata l'abbiamo già visto in altre vicende - crea tensioni. Sappiamo che questi lavoratori tornano in un ciclo produttivo che è a termine, sia pure nel medio-lungo termine. E' su questo ciclo produttivo che dobbiamo delineare la chiarezza della capacità e della volontà di intervenire della Regione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Colleghi Consiglieri e Presidente, non credo si possa affrontare seriamente la questione con questa specie di terrorismo ecologico che si è fatto questa mattina.
Partendo da questo ordine del giorno, abbiamo avuto l'impressione questa mattina che si fosse formata una Giunta verde di sinistra col puntello di liberali e repubblicani; oggi pomeriggio però abbiamo sentito parlare il Consigliere Tapparo e abbiamo avuto un'altra impressione Nell'ordine del giorno c'è scritto: "Prendere ogni utile iniziativa affinché sia impedito che con provvedimento burocratico e settoriale dell'Ente miniere vengano affidate in concessione a imprese private gli impianti dell'Amiantifera e venga in questo modo ripresa la sua attività".
Noi non la pensiamo così perchè, tutte le persone hanno il diritto di lavorare se lo desiderano, perché il lavoro è fondamentale per noi, mentre per qualcun altro probabilmente non lo è. Al Gruppo "Piemont" la prima cosa che interessa è garantire che le persone che desiderano lavorare lo possano fare, mi sembra invece che questo problema sia stato messo in disparte; si è parlato di molte cose ma non si è detto, per esempio, che ci sono persone che da dieci mesi aspettano la cassa integrazione e sono senza stipendio.
Si continua a dire che si darà e si farà, ma per ora fatti non ce ne sono stati. Quasi tutti hanno contratto l'asbestosi per cui possono non essere accettati in nuovi posti di lavoro quindi rimangono lì in attesa. Molti hanno subito l'esproprio dei terreni per far posto alla discarica che avanzava, perché logicamente chi vi lavorava non voleva cedere il terreno.
Al di là delle preoccupazioni dei Consiglieri per la salute, oggi dobbiamo uscire con qualche cosa di concreto, affinché le persone possano andare a casa più tranquilli su quello che gli capiterà da domani in avanti, perché forse la maggiore lamentela è quella di sentirsi riempiti di chiacchiere, ma in realtà di sostanza nulla. La decisione che si assume e che parzialmente si è assunta, è una decisione coraggiosa e difficile perché la salute e il lavoro sono importanti.
Visto che si è scelto di riaprire questa attività, e quindi di ridare la possibilità ai 200 lavoratori di riprendere il lavoro, da parte nostra bisognerebbe insistere maggiormente perché gli impegni assunti dalla ditta vengano rispettati il più a lungo possibile.
Con i "vedremo" non si va da nessuna parte. Se la ditta si è impegnata ed ha chiesto dieci anni deve dare la garanzia che siano effettivamente dieci anni, altrimenti è una presa in giro e qualcuno potrebbe incominciare a preoccuparsi se già all'inizio si fa questo tipo di discorso.
Sappiamo che il capitolato impegna la ditta ad estrarre soltanto amianto bianco e non amianto azzurro, che è più pericoloso; occorre controllare se la ditta svolge un lavoro di bonifica e di cura della cava secondo gli impegni che ha assunto.
La ditta si era anche impegnata ad assumere nuovo personale. Occorre vedere su che basi è disposta assumere e se ci sono dei lavoratori disponibili ad accettare quel tipo di assunzione che, secondo noi, sarebbe necessaria perché nelle valli di Lanzo ci sono sei mila disoccupati.
Dobbiamo chiedere con fermezza che venga definitivamente accantonato il progetto di trasformazione della cava in discarica di rifiuti industriali che provocherebbe danni incalcolabili per la vallata intera e soprattutto per la popolazione residente, che ne avrebbe sicuramente un danno maggiore di quanto non ne abbia con la continuazione della cava. Alcuni Parlamentari hanno ispezionato la cava appunto per giungere a questa soluzione e sappiamo che il Ministro non è sfavorevole all'idea perché ci sono i fusti della Zanoobia che girano e quindi da qualche parte devono essere collocati. Ci dispiacerebbe se nelle vallate di Lanzo, nella cava dell'Amiantifera venissero collocati i fusti della Zanoobia. Sarebbe molto grave.
La Giunta ha avuto il coraggio di risolvere parzialmente questo problema delicato permettendo che la cava ritorni a funzionare. Il Gruppo Piemont si augura che la Giunta abbia lo stesso coraggio di proseguire perché i lavoratori per dieci anni abbiano il lavoro che si meritano abbiano il prepensionamento se hanno i requisiti per averlo. La decisione che si andrà ad assumere è una decisione difficile e importante. Quando si parla di ecologia spesso non si ha il coraggio di risolvere i problemi.
Spero invece che questa volta abbiate il coraggio di andare avanti e di tutelare il lavoro oltre che la salute, cosa che ci impone addirittura la nostra regolamentazione.
Noi abbiamo il dovere di rispettare la salute dei cittadini che risiedono in Piemonte, ma abbiamo anche il dovere soprattutto di garantire un lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se avessi più tempo esprimerei in modo più articolato il mio stupore per l'intervento della collega e amica Sartoris. La discussione sull'amianto non è una trovata che magari questa mattina il Consigliere Staglianò o qualche altro ambientalista negli ultimi tempi ha sollevato: è una questione grave che oggi è riconosciuta nella sua gravità in tutta Europa. Tanto è vero che uno dei motivi per cui in Italia c'è una notevole importazione di materiale amiantifero è perch tutti gli estrattori e i produttori di amianto si rendono conto che si incomincia ad entrare in tempi difficili e allora tutti sono estremamente preoccupati di aumentare e smistare il più possibile, e quindi ampliare le proprie capacità estrattive in questi anni, sapendo che in gran parte dell'Europa si stanno chiudendo gli spazi per questo tipo di attività economica.
Quando parlo di Europa e di altri Paesi, parlo in particolare dei Paesi scandinavi e della Repubblica Federale Tedesca dove l'amianto sta subendo una progressiva eliminazione. Per esempio, in Germania le automobili non possono avere amianto nei loro ferodi. Lo sa bene la FIAT che da tempo esporta ferodi senza amianto all'estero, in particolare in Germania; in Danimarca è già vietato da alcuni anni; negli Stati Uniti Bush lo sta mettendo al bando e l'EPA (Agenzia americana per la protezione dell'ambiente) ha comunicato che entro il 1997 si arriverà all'abolizione totale dell'amianto.
Questa è molto sommariamente la situazione che non qualche ambientalista, ma un gran numero di Paesi europei ha oggi all'ordine del giorno.
Venendo alla situazione italiana, esiste una legge già approvata dal Senato su un testo unificato (con le firme di Boato per i Verdi, Mancia per il PSI. Cuminetti per la DC, Libertini per il PCI e molte altre firme di cui non saprei riconoscere la provenienza politica) che sarà prossimamente in discussione in sede legislativa nelle Commissioni congiunte della Camera, dal titolo: "Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto". Come la maggior parte di voi saprà, prevede, con alcuni limiti, una fuoriuscita dall'utilizzo dell'amianto entro il 1995.
In questa situazione sono sorpreso per il modo in cui è stata introdotta la discussione di oggi. Alla fine della discussione di oggi noi dobbiamo decidere, per quanto riguarda le competenze del Consiglio regionale, se riaprire la più grande cava di amianto di tutta Europa.
Questo è il termine della discussione di oggi. Si sono compiute sicuramente alcune imprecisioni e alcune strumentalizzazioni. Allora il problema va esaminato nei suoi diversi aspetti.
E' già stato detto questa mattina che esiste un problema di emergenza ambientale che riguarda la discarica, rispetto alla quale in una situazione di non gestione della miniera le condizioni di inquinamento ambientale da fibre tendono ad aggravarsi. Per fortuna, malgrado tutto, non abbiamo avuto un clima particolarmente ventoso. Questa non è valutazione mia personale ma è la valutazione di coloro che hanno svolto le analisi nell'ultimo anno (dal mese di novembre dell'anno scorso ad oggi), in particolare UU.SS.SS.LL. e Politecnico.
Quindi esiste un problema di emergenza ambientale che è quello della discarica.
Altro problema di cui dicevo prima è che se si sceglie di riaprire la miniera, si sceglie, nella situazione che dicevo, di riaprire un "rubinetto" italiano che è il più grosso d'Europa. Questa è la realtà di oggi.
Da questo punto di vista, come ambientalisti ribadiamo con forza - al di là di tutte le contraddizioni e le difficoltà che abbiamo presenti - la necessità di non riaprire e di andare alla bonifica totale dell'Amiantifera, sapendo che esistono (magari anche con la speranza di strumentalizzare posizioni ambientaliste) non idee ma addirittura progetti per trasformare eventualmente il sito di Balangero in una discarica di tossico-nocivi. Ovviamente come non siamo d'accordo sulla prima possibilità, cioè quella di riaprire la più grande cava d'Europa, non siamo neanche d'accordo sulla seconda destinazione, per i motivi che diceva qualcuno questa mattina e cioè non possiamo teorizzare che ogni buco esistente è una potenziale discarica né di tossici né di altro genere.
Esiste poi un altro problema, sul quale credo esistano forti elementi di strumentalizzazione: la situazione occupazionale. Non dimentichiamo la situazione del salario dei 200 lavoratori che lavorano in questa azienda (come non l'abbiamo mai dimenticato in altre situazioni, tipo l'ACNA), ma è un problema sul quale oggi non si può giocare per far passare altri tipi di operazioni politiche e soprattutto economiche.
Senza particolari atteggiamenti polemici,chiederei - al di là di dichiarazioni e posizioni personali che conosco bene su questo argomento un supplemento di spiegazioni sulle posizioni di alcune forze di opposizione (che sinceramente non ho capito fino a questo momento) rispetto a un argomento specifico, che è quello di riaprire o meno la miniera di Balangero. Chiederei che mi si illumini meglio sulle posizioni che ha il Gruppo comunista e dallo stesso intervento del Consigliere Tapparo non ho capito, rispetto al nodo di fondo di oggi, qual è la sua posizione, perch oggi non stiamo facendo una semplice discussione sulla questione dell'Amiantifera: oggi stiamo discutendo se questo Consiglio regionale all'interno di quelli che sono i suoi possibili ruoli, ritiene positivo riaprire questa miniera.
Con tutte queste premesse e tenendo presente la complessità della situazione e tutte le possibili forme di strumentalizzazione di un problema che è e resta grave, mi avvio alla conclusione parlando di quelle che sono le possibili alternative. Altri hanno già accennato alla possibilità di utilizzo, almeno in una prima fase, del personale che negli anni precedenti ha lavorato nella miniera nella fase di bonifica eventuale della zona.
Sicuramente questa è una possibilità, non è la soluzione del problema.
Ritengo che il primo problema da affrontare sia - come è avvenuto in altri casi la garanzia del salario, ma non solo quello futuro: teniamo presente che da mesi i lavoratori dell'Amiantifera non percepiscono salario.
Oltre a questo grave problema, ne esiste un altro. Oggi c'è una forsennata attività produttiva che riguarda i materiali amiantiferi.
Una delle motivazioni di fondo, oltre a quella che nel giro di pochi anni probabilmente sarà sempre più difficile vendere materiale amiantifero è riconducibile ai costi molto bassi di questo tipo di lavorazione. Quindi il potenziale è un business economico estremamente redditizio. Questo probabilmente è uno dei motivi per cui c'è scarso interesse ad una eventuale alternativa all'amianto.
Allora anche su questo vorrei spendere qualche parola.
Se è vero che l'amianto viene utilizzato in un grandissimo numero di prodotti, è altrettanto vero che l'amianto viene utilizzato prevalentemente per fare le cosiddette lastre di copertura. Purtroppo, nei decenni scorsi un gran numero di fabbriche e di edifici pubblici sono stati coperti con tetti che hanno alloro interno amianto. Quindi c'è un problema di bonifica che tutti conosciamo. Le alternative sono poi sostanzialmente alternative a questo tipo di materiale. Molti dicono che non ci sono alternative all'amianto. Nel nostro stesso ordine del giorno potrebbe esserci qualche ambiguità. Ma le alternative a quello che è il 70-75% della produzione di amianto ci sono, solo che non hanno ancora uno spazio sul mercato e non sono un business come invece è l'amianto. Se si riconoscesse la validità di queste alternative, in particolare per le lastre di copertura, avremmo risolto gran parte del problema. Allora io, non per spirito spettacolare ma casualmente in contatto con alcuni tecnici che lavorano nel settore, ho avuto un campione (che consegnerò all'Assessore Cerchio) composto di un materiale non amiantifero e che oggi ha sul mercato qualcosa come l'1 % del totale della produzione di lastre. Su questo campione non ci sono etichette di aziende. Questo materiale è oggi in grado di sostituire - così dicono i tecnici del Politecnico - il 70% di quello che attualmente è l'uso finale dell'amianto in Italia. Concludo il mio intervento, chiedendo al Consiglio di riflettere sulle decisioni che prenderà.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la questione dell'amianto è importante ed è all'attenzione della pubblica opinione, delle forze politiche e dei soggetti istituzionali da parecchio tempo, tant'è che si sta disegnando un tracciato per uscire dalla utilizzazione di questo materiale nella fabbricazione di numerosi prodotti.
Ci troviamo a discutere questo ordine del giorno che non possiamo non inquadrare all'interno della problematica più generale di settore.
Abbiamo sentito molti interventi, a mio avviso anche alcune forzature comunque occorre avere la consapevolezza che non stiamo discutendo se aprire o meno una miniera di amianto, bensì ci troviamo di fronte ad una situazione che vede un ambiente particolarmente dissestato da una coltivazione di cava che, probabilmente, nel passato - non ho elementi per dare giudizi precisi - e, presumo, fino ad oggi, è stata svolta seguendo criteri non accettabili secondo la sensibilità ambientale e secondo le norme d'igiene del lavoro, che oggi vengono comunemente accettate.
Quindi dobbiamo partire da questo presupposto e tenere conto nell'esame di questo problema, di tutte le sensibilità e dei criteri di valutazione odierni di fronte a fatti e situazioni di questo genere.
Certamente anche in questa vicenda emergono elementi che contrappongono le ragioni dell'ambiente alle ragioni del lavoro e della produzione. E' data per scontata la volontà comune di non subordinare le ragioni della produzione alle ragioni della difesa della salute e della salvaguardia dell'ambiente (che va conservato anche per le future generazioni, e laddove è stato compromesso va recuperato). Vi è l'intenzione di non cedere minimamente né a ricatti occupazionali, né a stati di necessità allo scopo di continuare una certa attività produttiva.
Sono state evocate questioni legate ad un certo tipo di ambiente di lavoro particolarmente pesante. Sotto certi profili, sono lontani i tempi in cui certi ambienti di lavoro erano più paragona bili alle bolge dantesche che non ad ambienti in 'cui, anche con fatica ma con strumenti e mezzi di difesa dei lavoratori e di salvaguardia dalle emissioni nell'atmosfera e nel terreno, ci si può difendere e si possono controllare le emissioni stesse.
Comunque ci troviamo di fronte a due filosofie, due percorsi che tendono entrambi a perseguire lo stesso obiettivo: il recupero ambientale e l'uscita graduale dall'utilizzazione dell'amianto, quindi la cessazione dell'estrazione, parallelamente alla sua commercializzazione e produzione in diversi manufatti.
Alcuni propongono il mantenimento di questa attività lavorativa affidando gli oneri a coloro che continuano a svolgere l'attività stessa già finalizzata nella direzione del recupero ambientale; altri ritengono migliore la soluzione che prevede la chiusura immediata della cava per poter addivenire in tempi più rapidi alla bonifica e al recupero ambientale.
Ma oggi non dobbiamo tanto risolvere questo dilemma; noi ci troviamo di fronte ad una situazione che ha avuto il suo iter, nella quale situazione la Regione ha un determinato ruolo. L'Assessore Cerchio ha svolto egregiamente la sua funzione di Assessore al lavoro, non solo facendosi carico delle questioni inerenti alla sua competenza specifica ma, di concerto con l'Assessore Garino, ha informato il Consiglio prospettando una soluzione che ha tenuto conto delle sensibilità che erano emerse dagli interventi dei Consiglieri, e che penso siano patrimonio di tutti i Gruppi presenti in Consiglio. Ci troviamo di fronte ad una situazione che va presa per quella che è, cercando di non chiedere alla Regione, in questa fase, di più di quello che la Regione nell'immediato possa fare. E' in prospettiva che - a nostro avviso - la Regione può fare molto. Ad esempio noi siamo perfettamente d'accordo con coloro che sottolineano l'importanza di dotare gli insediamenti a rischio di reti di monitoraggio permanenti. In questo senso condividiamo le raccomandazioni degli altri gruppi. Sarebbe opportuno che queste proposte non venissero solo avanzate nei momenti di emergenza ma ci fosse un censimento, da parte di coloro che ne hanno la competenza con priorità per gli impianti a rischio più pericolosi. Certamente bisogna andare a dotare le Comunità locali, le UU.SS.SS.LL., i Comuni e le Province (che, con la riforma, hanno acquisito in questi mesi nuove funzioni) di questi strumenti che consentano in ogni momento di sapere qual è la qualità delle emissioni e dei rilasci sia nell'atmosfera sia nelle acque e nei terreni.
Quindi la Regione può fare molto e potrà fare molto; potrà fare molto soprattutto vigilando sull'attuazione puntuale delle clausole e delle condizioni che sono inserite nel decreto di concessione da parte del Corpo delle Miniere. Quante volte abbiamo analizzato i provvedimenti di concessione e li abbiamo ritenuti se non perfetti comunque esaurienti dal punto di vista delle condizioni! Poi sappiamo che nel corso della gestione molte volte non si sono attuate le cose che si erano prescritte. Ecco quindi la necessità di essere particolarmente vigilanti, precisi e puntuali sotto questo profilo.
Penso anche che, come in tutte le altre attività estrattive, sia molto importante l'aspetto cauzionale, se così lo vogliamo definire, cioè le garanzie che vengono prestate da coloro che svolgono questa attività.
Soprattutto nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un soggetto straniero che un domani potrebbe anche abbandonare il campo.
C'è quindi un insieme di ragioni che tengono conto dell'obiettivo finale su cui tutti siamo d'accordo, che tengono anche conto della situazione contingente e delle ragioni che sono state espresse dalla Giunta che se n'è assunta completamente la responsabilità. Quindi, anche nella distinzione dei ruoli tra Giunta e Consiglio noi saremo eventualmente disponibili a esaminare, nel caso in cui venisse rinviata la votazione sull'ordine del giorno che peraltro ha già fatto registrare qualche differenziazione in questa sede, un testo che, partendo da ciò che è già avvenuto, raccomandi tutta una serie di cose sulle quali abbiamo detto e su cui ci troviamo d'accordo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Prima di procedere con altri interventi, comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Dardanello, Maccari, Brizio e Fiumara.
La parola al Consigliere Coppo.



COPPO Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vi è un accenno all'art. 7 del decreto di concessione che si riferisce, per la valutazione delle misure di tutela della salute dei lavoratori, a un'evoluzione delle conoscenze sui rischi d'amianto. Il collega Calligaro ha già richiesto con forza e sottolineato la necessità di analisi concrete della situazione. Tuttavia bisogna partire dalla consapevolezza piena di un fatto accertato quale è la nocività dell'utilizzo produttivo della fibra di amianto, dei danni gravissimi per i lavoratori e le popolazioni coinvolte, risultanti ormai da una larghissima letteratura.
Ma noi abbiamo anche qualcosa di più: un'esperienza piemontese articolata in molte attività produttive, e abbiamo dati a cui riferirci. In particolare, il caso Eternit di Casale Monferrato, lunghi decenni di attività produttiva nel settore del cemento-amianto, che ha chiuso soltanto nel 1986. Quali le conseguenze accertate finora di questi decenni di attività? I dati.
Una ricerca condotta nel 1983 riguardante i decessi da mesotelioma pleurico, che è la forma di tumore tipicamente associata all'esposizione all'amianto, verificatasi a Casale nel decennio precedente ha rivelato che in questa città la diffusione del mesotelioma è 16 volte superiore che nel resto del Paese. E dato ancor più allarmante è che il 50% dei decessi riguarda persone mai coinvolte professionalmente nell'attività dell'Eternit. In seguito, è stata promossa un'indagine epidemiologica dall'USSL locale, finanziata dalla nostra Regione, sui lavoratori impegnati all'Eternit dal 1950 al 1986. E' emersa una mortalità tre volte superiore alla media nazionale per gli uomini e dieci volte superiore per le donne attribuibile interamente a forme tumorali. Ciò significa che su un campione di circa tremila lavoratori si sono verificati 200 morti in più rispetto ai dati statistici nazionali e regionali, e oltre mille casi di asbestosi. Se si considerano tra le cause di morte i decessi per tumore all'apparato respiratorio si sono verificati 150 morti tra gli uomini invece dei 54 attesi e 23 tra le donne invece dei 2 attesi. Disgraziatamente questi dati sono dati solo parziali. L'indagine epidemiologica è ancora in corso e prende ora in esame i familiari degli ex dipendenti e la mortalità tra la popolazione. Che questi siano dati parziali ne è pienamente consapevole anche la Regione, che nel suo piano sanitario prevede un rafforzamento delle strutture ospedaliere della USSL di quella città. E poiché le forme gravissime di danno alla salute associate all'amianto hanno un periodo di latenza, come è stato ricordato, molto lungo, anche trenta o quarant'anni i danni sono destinati realisticamente a manifestarsi anche in futuro e si teme, fondatamente, che la mortalità oggi riscontrata sia destinata ad aumentare.
Quello che voglio sottolineare è che si tratta di dati ottenuti da una equipe dell'USSL 76 della nostra Regione, coordinata dal Servizio di epidemiologia dei tumori dell'Università di Torino, dati ottenuti con una ricerca finanziata da questa Regione. Dunque la Regione sa perfettamente qual è la situazione in questo settore produttivo, n problema sta nella risposta che siamo in grado di dare intorno a questi dati. Ci si pu limitare al compiacimento con cui si saluta la ripresa della coltivazione della miniera di Balangero oppure non si deve partire dal fatto che il Piemonte è l'unica Regione dove sia presente l'intero ciclo di lavorazione dell'amianto, dall'attività di estrazione in miniera, alla produzione di manufatti, al consumo e infine allo smantellamento e discarica? E dunque dalla necessità di una politica complessiva di intervento per l'abbandono nei tempi definiti dell'uso dell'amianto, per la protezione dei danni da esso provocati alla salute e all'ambiente, per una bonifica delle aree di produzione e per piani di intervento che eliminino gradualmente manufatti e materiali in amianto dagli edifici, dalle infrastrutture e dagli impianti.
Di questo programma, nel documento programmatico della Giunta regionale non vi è nessuna traccia. E ciò spiega il modo improvvisato con cui si è, o meglio, non si è affrontato il nodo di Balangero. Si plaude alla ripresa produttiva, naturalmente precisando che saranno fatte salve le prescrizioni per la salute dei lavoratori. Questo è un terreno aperto anche se la Regione sa che non potrà trovare alcun esperto di medicina del lavoro, di oncologia, di epidemiologia che possa stabilire se per questa fibra esiste una soglia di rischio, e quale essa sia.
D'altra parte, l'esame della vicenda porta anche a concludere che ci troviamo di fronte a una ripresa produttiva senza prospettive. Il settore è infatti destinato ad essere progressivamente posto fuori mercato. Molti colleghi hanno già ricordato che parecchi Paesi europei si stanno adeguando alle direttive CEE e si orientano all'abbandono dell'uso dell'amianto.
Nella civile Svizzera, da cui proviene l'azienda concessionaria, da quest'anno l'amianto è bandito dagli usi civili. E' anche stato ricordato che l'Italia, sia pure con ritardo, sta lavorando per adeguare anch'essa la propria normativa. Infatti, sia pure con molti limiti, in particolare per quanto riguarda la tutela occupazionale e di salario dei lavoratori coinvolti nei processi di riconversione, il disegno di legge recentemente approvato dalla Commissione Industria del Senato finalmente detta norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto e, con i limiti che la Camera potrà correggere, prevede la progressiva dismissione della produzione e del commercio, misure di decontaminazione, bonifica dall'inquinamento di amianto, promozione di materiali sostitutivi e riconversione industriale.
In questo quadro, rischia di essere un'illusione pericolosa la possibilità di un intervento imprenditoriale che punti alla messa in sicurezza dell'area interessata, ad una politica di tutela ambientale con gli investimenti necessari, anzi, un settore produttivo che da anni è in crisi e che per questo quadro è destinato a veder accentuare la propria crisi può spingere ad una ripresa di attività che equivalga soltanto ad una politica di rapina. E' un segnale in questa direzione il fatto che nel progetto industriale, che dovrebbe sostenere l'intervento dell'azienda concessionaria, non siano state pienamente coinvolte le organizzazioni sindacali. Certo, in questa situazione, nel vuoto di iniziative di Governo e delle istituzioni, possiamo comprendere pienamente la posizione dei lavoratori interessati che sono stati lasciati senza alternative e per trovare un nuovo terreno di iniziativa sono spinti ad aggrapparsi a questo futuro incerto e pieno di rischi.
Il compito delle istituzioni non dovrebbe essere di coprirci demagogicamente dietro a questa situazione senza alternative, dietro a questa condizione di ricatto, ma dovrebbe essere quello di aiutare i lavoratori a liberarsi da questo ricatto, creare le condizioni perché essi non siano posti di fronte ad una scelta che non deve essere posta tra lavoro e salute di loro stessi e delle popolazioni coinvolte. Era proprio per offrire una sponda alternativa a questa vicenda che noi indicavamo un altro indirizzo nell'ordine del giorno che sosteniamo. In questo caso, il fatto che non sia stato discusso per tempo, che siano stati persi molti mesi, non è che uno dei tanti casi di galleggiamento sui problemi di politica del rinvio, è la scelta grave di evitare di affrontare in tutta la sua portata il problema che abbiamo di fronte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

La Lega Nord Piemont ha salutato con piacere la conclusione della vicenda dell'Amiantifera di Balangero per due motivi: il primo occupazionale e il secondo ambientale: occupazionale non soltanto per l'occupazione diretta di 200 famiglie, ma soprattutto di tutta la zona delle Valli di Lanzo, già penalizzata e in crisi da una serie di chiusure di altre aziende: ambientale: tra il problema amianto e il problema di una mega discarica di sostanze tossico nocive, la riapertura della miniera è sicuramente il male minore. Non soltanto, non dobbiamo dimenticare che eravamo in presenza di una bomba ecologica che finalmente potrà essere disinnescata con la ripresa dell'attività lavorativa.
Indubbiamente il problema amianto esiste, è inutile nasconderlo, per riteniamo che debba essere affrontato seriamente con dei piani concreti nell'arco dei dieci anni che sono stati dati di concessione alla società svizzera.
In merito al mercato ho delle perplessità, sono stati forniti dei dati che non sono reali. Indubbiamente l'Italia oggi importa amianto, è vero che poco per volta nell'arco di quattro-cinque anni l'amianto andrà via via calando, però è anche vero che esistono dei mercati esteri che per altri venti-trenta-quaranta anni sono ancora produttivi. Non dimentichiamo che non tutta l'Europa si sta adeguando alle normative CEE, esistono ancora dei mercati del cosiddetto Terzo Mondo che hanno ancora una notevole richiesta di amianto.
In merito all'intervento del collega Staglianò diciamo che le tecnologie nella produzione dell'amianto sono cambiate, infatti aziende dove c'è ancora il polverone credo non esistano più. Resta comunque il fatto che la Regione e gli enti pubblici dovranno vigilare e, qualora esistessero ancora situazioni del genere, vengano velocemente sanate.
Vorrei ancora ricordare che la pericolosità di tutto il ciclo della lavorazione dell'amianto è sicuramente superiore in fase di trasformazione rispetto a quella di estrazione.
Un ultimo accenno sui metodi. Ho sentito fare i complimenti sui metodi adottati, ho addirittura sentito parlare di decisioni coraggiose, ma mi pare che la Giunta ha fatto solo il suo dovere, non si tratta di prendere decisioni coraggiose. Direi anche che, visto cosa era stato promesso ai lavoratori, indubbiamente i tempi sono stati troppo lunghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come è già stato detto dalla collega Bresso oggi discutiamo di un ordine del giorno quando "i buoi sono già scappati". Questo perché la parte conclusiva di questo ordine del giorno, che portava fra l'altro la firma dei Capigruppo liberale repubblicano e del Consigliere Tapparo a nome del Gruppo socialista chiedeva che si assumesse ogni utile iniziativa al fine di impedire che con provvedimento burocratico e settoriale dell'Ente miniere, venissero affidati in concessione ad imprese private gli impianti dell'Amiantifera: per le ragioni diffusamente enunciate nell'ordine del giorno. Ma si è ora superati dal fatto che il 18 settembre u.s. è stato emanato il decreto del Corpo delle miniere che ha concesso ad una multinazionale svizzera la facoltà di sfruttare la miniera di amianto. Quindi siamo davanti al fatto compiuto del 18 settembre.
Ma c'è di più: perché già il 6 agosto 1990, dopo la riunione di fine luglio tenutasi con i Sindaci, i Capigruppo consiliari e i sindacati, il Presidente della Giunta Brizio aveva a sua volta già di fatto scavalcato sia i proponenti dell'ordine del giorno sia il Consiglio, in quanto con una lettera in pari data diretta al Distretto minerario, al Ministro del Lavoro, al Ministro dell'Ambiente e al Ministro dell'Industria, aveva sottolineato senza mezzi termini: "la necessità che la concessione mineraria venga rilasciata ad un'impresa affidabile per gli aspetti imprenditoriali, finanziari, ambientali e che assicuri in particolare..
ecc." A questo punto seguivano alcune condizioni alle quali veniva sottoposta la richiesta del Presidente Brizio. Dunque, il Consiglio era già stato in quel momento scavalcato. Mentre invece più correttamente -, dopo la riunione di fine luglio il Presidente della Giunta avrebbe eventualmente potuto scrivere ai suddetti soggetti che, qualora fosse stata emanata la concessione, allora la concessionaria avrebbe dovuto sottostare a determinate condizioni (condizioni che, poi, vedremo nel dettaglio perch sono di un certo rilievo).
Fatta questa considerazione, devo peraltro rimarcare il senso di responsabilità dell'Assessore Garino, il quale in una lettera datata 31 luglio 1990, diretta al Ministro delle Finanze, al Ministro dell'Industria al Ministro dell'Ambiente, al Distretto minerario e al Prefetto di Torino ha ricordato che "l'USSL n. 37 di Lanzo Torinese, con nota 31 luglio 1990 ha segnalato che non è più stata effettuata la necessaria bagnatura del pietrisco nella miniera amiantifera di Balangero, con probabile pericoloso aumento della dispersione delle fibre nell'ambiente", ed ha allegato alla sua lettera le due precedenti note dell'USSL (una delle quali datata anch'essa 31 luglio) nella quale si diceva senza mezzi termini che sussiste un probabile pericoloso aumento della dispersione di fibre amiantifere nell'ambiente. E ancora, sempre in data 31 luglio, dopo questa segnalazione ai Ministeri competenti, l'Assessore Garino scriveva anche al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore alla sanità esponendo testualmente: "Nel trasmettere la lettera che ho formulato segnalando questi pericoli ai Ministeri competenti, mi corre l'obbligo che stanti i problemi di salute pubblica che la questione investe, in caso di accertato pericolo da parte dell'USSL. potrebbe risultare necessaria un'ordinanza dei Sindaci interessati, ai sensi dell'art. 32 della legge n. 833/78". Questa lettera era diretta al Presidente della Giunta e all'Assessore alla sanità, ma contiene a mio avviso un errore materiale perché l'art. 32 della legge n.
833/78 prevede la competenza promiscua ad emanare i provvedimenti contingibili ed urgenti a favore e a tutela della salute pubblica non solo da parte dei Sindaci, ma anche da parte del Presidente della Giunta regionale.
A questo punto, fatte queste due puntualizzazioni a guisa di premessa dell'argomento che ora affronterò nel vivo, si deve passare all'esame del decreto concessivo 18 settembre 1990 del Corpo delle miniere, rilevandosi fra l'altro che il Regio Decreto 29/7/1927 prevede che il provvedimento in questione debba enunciare gli obblighi e le condizioni cui si intenda subordinare la conduzione della miniera. In realtà, scorrendo il decreto concessivo del Corpo delle miniere, emerge che non si riscontrano, al di fuori di espressioni di carattere meramente di stile e burocratico, delle vere e proprie prescrizioni precise e puntuali relative non solo alla salute pubblica, ma anche alla decontaminazione. Soprattutto, non c'è alcun riferimento preciso a quelle cautele doverose che l'Assessore Garino aveva richiesto prospettando anche il ricorso all'art. 32 della legge n. 833/78.
Infatti nel decreto concessivo non è dato di cogliere (al di fuori - ripeto di affermazioni meramente burocratiche) una prescrizione che imponga senza dilazione, di procedere sia alla bagna tura del pietrisco e sia ad avviare quelle altre cautele doverose (da verificarsi poi tecnicamente) dirette ad impedire la dispersione delle fibre di amianto nell'ambiente dentro e fuori il recinto di lavoro. Erano queste le preoccupazioni espresse a fine luglio e che finora non risultano essere successivamente minimizzate dalla stessa USSL. Manca - nel decreto - l'indicazione di queste condizioni inderogabili, ma soprattutto manca un'enunciazione nei confronti della concessionaria di quegli obblighi e di quelle condizioni che il Presidente della Giunta regionale, con la nota 6 agosto 1990 (pur scavalcando la sovranità del Consiglio regionale) aveva posto come condizioni essenziali per il rilascio della concessione.
Inoltre, si chiedeva che l'urgenza di rilasciare una nuova concessione dovesse comunque essere subordinata ad immediate misure di decontaminazione, di bonifica e di salvaguardia ambientale, oltre che alla definizione di un piano pluriennale di estrazione (i tempi sono lunghi e se la decontaminazione e il piano pluriennale di estrazione non si verificheranno si innesterà allora la altrettanto lunga procedura di decadenza al nuovo concessionario). C'erano ancora condizioni (poste sempre nella lettera del Presidente della Giunta del 6 agosto u.s.) in quanto si diceva "è necessario che da parte della nuova società venga assunto l'impegno ad anticipare i trattamenti di cassa integrazione per tutti i lavoratori in forza al momento del fallimento e ciò a far data dal giorno del rilascio della concessione da parte del Distretto minerario". E si chiedeva anche l'impegno a definire con le organizzazioni sindacali, entro il 1990, le intese dirette ad incentivare il pensionamento. Ma se scorriamo il decreto concessivo del 18 settembre 1990, laddove si affrontano le condizioni meramente e prevalentemente burocratiche poste alla società concessionaria giunti al numero 6 (che prende in considerazione la parte "lavoristica" leggiamo: "al momento della ripresa dei lavori la società concessionaria dovrà provvedere alla riassunzione dei dipendenti della miniera già in carico alla fallita Società Amiantifera con le rispettive qualifiche professionali tenendo conto dell'esperienza e professionalità acquisita": mentre non si accenna a quella pur legittima richiesta, fatta dal Presidente della Giunta, di provvedere a pagare gli stipendi arretrati e di anticipare il trattamento di cassa integrazione. Si dice solo: "al momento della ripresa dei lavori". Ma quando? E' il caso di chiederselo perché la concessionaria è facoltizzata a iniziare ex novo lo sfruttamento della miniera: ma non si precisa se il termine iniziale dello sfruttamento debba verificarsi fra un mese, o sei mesi. Il che significa che questa condizione dichiarata come inderogabile dal Presidente della Giunta e posta come condizione al Corpo delle miniere, non è stata assolutamente attuata.
Penso pertanto che, in questa situazione, abbia ragione chi dice che questo provvedimento del Corpo delle miniere è veramente inaccettabile: e ritengo che per toglierlo di mezzo - oltre alle vie politiche che soprattutto in questa sede, devono essere proposte e portate avanti, ci sia anche una via giuridico-istituzionale, in quanto il Decreto del Presidente della Repubblica del 28/6/1955 prevede che avverso il provvedimento dell'Ingegnere Capo del distretto minerario (che accolga o neghi la concessione) è ammesso il ricorso gerarchico al Ministro per l'Industria. E ritengo che anche questa via, non politica ma indubbiamente di peso e consentita dall'ordinamento, debba essere seguita per vedere di bloccare la concessione. Il Consigliere Zacchera ed io pensavamo di poter condividere l'ordine del giorno: ma - ora che la concessione è stata data - dovrebbe innanzitutto essere impugnata, in via gerarchica, per il fatto che non sono state realizzate quelle cautele doverose che dovevano essere contenute come condizioni della concessione. A questo punto, preannuncio che è stato da noi presentato un ordine del giorno con il quale: "viste le preoccupazioni espresse dall'Assessore all'ambiente in ordine al grave rischio per la salute pubblica (sono quelle già illustrate dei pericoli conseguenti la dispersione delle fibre amiantifere); visto che il decreto concessivo del Corpo delle miniere non pone come condizione immediata.
urgente e non derogabile quello di provvedere a queste cautele doverose per impedire pericoli per la salute pubblica; si impegna il Presidente della Giunta ad emanare provvedimenti contingibili ed urgenti ad hoc e a tutela della salute pubblica. " Si tratta dei provvedimenti previsti espressamente dall'art. 32 della legge sanitaria che molto opportunamente e responsabilmente l'Assessore aveva richiesto il 31 luglio 1990, e siccome questa situazione di pericolo non è certamente cessata, i provvedimenti stessi sono ancora di piena e palpitante attualità. Grazie.



PRESIDENTE

Mi sono pervenuti tre ordini del giorno, quindi la discussione andrà su tempi abbastanza lunghi.
Ha ora la parola il Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Tra le molte cose che sono state dette quest'oggi, un argomento tuttavia a mio parere non è stato affrontato in maniera adeguata, ed è quello del diritto all'informazione tempestiva, corretta e attendibile a cui hanno diritto sia i lavoratori che le popolazioni dei Comuni circostanti la cava di Balangero. Occorre dire che chi gestisce queste informazioni (e le gestisce con grandi mezzi finanziari), è l'Associazione utilizzatori amianto, che riunisce parecchie società che utilizzano l'amianto in processi produttivi. Tale associazione ha da tempo avviato una attività informativa a mio parere scorretta e deviata, proprio perch favorisce la disinformazione allo scopo di creare una vasta area di consenso nell'opinione pubblica. Questo allo scopo di isolare forze cosiddette "sane" da quelle che, invece, a parere dell'associazione, si oppongono alla produzione e all'utilizzo dell'amianto. Questa attività dell'Associazione utilizzatori amianto è sostenuta e si avvale del Centro di documentazione dell'amianto e materiali fibrosi. Tra i modi di disinformazione vale la pena citare l'uso della forma condizionale in relazione ai rischi per la salute derivanti dall'esposizione all'amianto.
In una delle molte pubblicazioni in carta patinata di questa associazione si afferma infatti che l'amianto "può" essere pericoloso per la salute, la polvere di amianto "può" dare luogo a malattie se viene respirato in grandi quantità per un certo tempo; l'asbestosi, il cancro polmonare, il mesotelioma, le lesioni pleuriche sono quattro malattie la cui origine si "può" far risalire all'esposizione a polveri dell'amianto.
In realtà, da studi sperimentali e osservazionali epidemiologici si sa che l'associazione è certa. Unitamente a questa attività disinformativa si tenta di scaricare sull'atteggiamento personale, sulla personale vigilanza del lavoratore l'unica responsabilità della propria salute. Sempre in queste pubblicazioni si afferma: "la sicurezza sul lavoro dipende fortemente dalla cooperazione fra tutte le parti interessate" e poi si dice "ogni negligenza nuocerà a voi ma anche ai vostri compagni di lavoro dovete pertanto rispettare e far rispettare rigorosamente le istruzioni che vi sono state date". Bisogna anche dire che il Centro di documentazione sull'amianto e sui materiali fibrosi fa una distinzione rispetto alla diversa tossicità tra la cocidolite e crisotilo.
Della prima si afferma la sicura nocività, della seconda si afferma invece la relativa innocuità e si citano alcuni studi, quali quelli di Norberg e colleghi, fatti in Austria, di Bechesmith fatti in Germania e di Mensler negli Stati Uniti. Tra le altre cose si dice: "l'amianto, tuttavia presenta un problema difficile: prima di tutto vi è la differenza tra gli effetti del crisotilo rispetto agli anfiboli (che è così grande in relazione al mesotelioma) che si può affermare che il crisotilo non causa il mesotelioma e che relativamente pochi casi riscontrati in persone esposte al crisotilo in ambiente di lavoro sono stati dovuti all'involontaria contaminazione con piccole quantità di tremolite". Tale distinzione viene decisamente smentita dallo IARC che è l'agenzia internazionale della organizzazione mondiale della sanità, da considerarsi come la massima autorità nel campo della ricerca sulla sostanze cancerogene. Infatti lo IARC afferma: "Nell'uomo l'esposizione occupazionale a crisotilo, amosite, antofillite, fibre miste contenenti crocidolite ha dato luogo ad una aumentata incidenza di cancro nel polmone.
Materiale preponderantemente tremolitico, mischiato all'antofillite e una piccola quantità di crisotilo, ha altresì causato una incidenza di cancro al polmone. Numerosi mesoteliomipleurici e peritoneali sono stati osservati dopo esposizione occupazionale a crocidolite, amosite e crisotilo. Un rischio eccessivo di tumori al tratto gastrointestinale è stato dimostrato in gruppi esposti occupazionalmente all'amosite, al crisotilo o fibre miste contenenti crocidolite".
Esiste poi una relazione del gruppo di studio interministeriale sull'amianto. Questo stesso gruppo di studio afferma: "Fino a pochi anni or sono gli studi effettuati nel campo della tossicità delle fibre suddette erano approdati alla conclusione di considerare la crocidolite maggiormente pericolosa per la salute dell'uomo rispetto alle altrefibre". E' una valutazione questa che viene suffragata poi dalle Direttive comunitarie nn.
83-478 e 85-610.
Pertanto mi pare chiaro che emerge un orientamento dei ricercatori e segnatamente dello IARC che dice: "Al momento non è possibile asserire qual è il livello di esposizione degli esseri umani sotto il quale il rischio di un incremento di tumore non dovrebbe manifestarsi".
Ci sembra dunque chiaro che l'unica scelta doverosa a favore della tutela della salute dell'individuo e contro interessi economici e menzogne è quella di pretendere il MACH O, ossia muoversi per l'eliminazione dell'amianto da ogni ciclo di produzione, ivi compresa l'estrazione.
Quindi noi come Gruppo sosteniamo questa posizione che ha come ovvia conseguenza l'opposizione alla riapertura della cava di Balangero. Il Consigliere Coppo ha ricordato gli studi epidemiologici compiuti dalla USSL n. 76 presso l'Eternit di Casale Monferrato. Rammento che presso gli edifici della Eternit, ormai chiusi, è ancora giacente una grossa quantità di polveri d'amianto che nessuno sembra in grado di asportare. Stessa situazione presso la SIA di Grugliasco.
Si evidenziano quindi situazioni di estrema pericolosità e di emergenza, rispetto alle quali le UU.SS.SS.LL. interessate non hanno risorse e possibilità di intervento.
Abbiamo presentato una proposta di ordine del giorno nella quale tra le altre cose chiediamo un impegno della Giunta regionale per chiedere un intervento della Protezione civile finalizzato alla umidificazione delle polveri delle scorie giacenti nella discarica di inerti. Riteniamo che non sia affidabile la ditta concessionaria per una completa bonifica della zona e neppure per l'intervento di protezione.
Mi collego inoltre a quanto affermato dal Consigliere Majorino per sottolineare quanto sia scandaloso l'atteggiamento omissivo dell'autorità sanitaria locale, vale a dire del Sindaco di Balangero, il quale ai sensi sia del testo unico delle leggi sanitarie sia dell'art. 32, in quanto autorità sanitaria locale era tenuto a segnalare lo stato di pericolo pubblico, soprattutto in relazione alla presenza di un numero di fibre per litro superiore ai limiti previsti dalla normativa vigente.
E' una precisa responsabilità penale di tipo omissivo che, a mio parere, andrebbe perseguita. D'altra parte lo stesso art. 32 prevede un potere sostitutivo da esercitarsi, in questo caso, da parte del Presidente della Giunta regionale, sostitutivo anch'esso in quanto autorità sanitaria.
In questo ordine del giorno chiediamo la definitiva sospensione della coltivazione della miniera per le ragioni dette anche dal Consigliere Marino, cioè a dire che si sta andando verso la fuoriuscita dall'amianto.
Occorre chiedere al Ministero dell'Ambiente le risorse necessarie per arrivare ad una bonifica emessa in sicurezza dell'aria; all'Istituto Superiore di Sanità l'attivazione della Commissione prevista dalla legge approvata recentemente in Senato destinata a svolgere un censimento dei prodotti contenenti amianto, la ricerca di sostanze atte a sostituirlo, per fornire rapidamente le indicazioni richieste.
E' chiaro che, rispetto alla questione del diritto al lavoro degli attuali occupati, occorre che si intervenga ai diversi livelli, sia a livello ministeriale sia a livello locale. Occorre che il Ministero del Lavoro adotti un provvedimento straordinario per la salvaguardia del pieno reddito, prevedendo il loro utilizzo nell'attività di messa in sicurezza e predisponendo corsi di formazione per la riqualificazione dei lavoratori.
Penso che dalla lettura che ho voluto esplicitamente fare, anche pignolesca, di articoli e ricerche sulla pericolosità del crisotilo non possa non derivare la consapevolezza e la grave responsabilità che pu assumersi (che si assume di fatto) questa Giunta regionale o la maggioranza nel sostenere e perseguire questa scelta sicuramente dannosa per la salute dei lavoratori e delle popolazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale esprime una moderata soddisfazione per l'evolversi della situazione posto che e gli Assessori ce l'hanno illustrato assumendone quindi la responsabilità - il documento di ripresa dell'attività dell'Amiantifera non è un documento burocratico, ma è un documento fortemente impegnativo per le aziende e quindi per le responsabilità delle istituzioni (in primo luogo noi e le UU.SS.SS.LL.) in ordine a due questioni che sono centrali in questa materia. Da una parte le garanzie sul piano della gestione dei problemi occupazionali e dall'altra parte la tutela dell'ambiente.
L'Assessore Garino e l'Assessore Cerchio hanno illustrato gli elementi di questo documento, se ne sono fatti garanti e responsabili per quanto attiene al nostro livello, quindi non possiamo che esprimere un giudizio di soddisfazione, in qualche misura amara, rispetto a queste questioni.
Il dibattito ha introdotto alcune questioni che devono farci riflettere e in particolare ringrazio il collega Staglianò. Devo dire alla collega Sartoris che la politica, almeno per qualcuno, non è accarezzare un cane da salotto; è magari l'arte di scavare nel nostro passato, nelle nostre coscienze, nei drammi della nostra gente per cercare di inserirsi nella storia di una società, nelle sue sofferenze, nelle sue testimonianze.
Quindi la fatica del collega Staglianò di recuperare determinati momenti di queste vicende ha costituito una dimensione artistica oltre che di testimonianza. Non è un fatto teatrale. è semplicemente un modo di fare politica che si può condividere o meno, ma che sicuramente non è teatrale.
Non possiamo non essere soddisfatti per il fatto che le angosce dei lavoratori trovano un tipo di risposta nell'immediato, un immediato che si deve considerare di percorso medio lungo, certo non lunghissimo. L'amarezza deriva dalla constatazione che la prima giustificazione a questa operazione si è trovata nel fatto che per evitare l'esplosione della bomba ecologica si è dovuta riaprire la cava. Allora qui qualche amarezza nasce soprattutto se guardiamo al nostro Stato, alla questione mafiosa, nel senso che siamo il quarto o quinto Paese in una qualche classifica, però qui ci comportiamo da Paese del Terzo mondo. Saremo probabilmente i quarti come produttori, ma siamo molto indietro come appoggio ai problemi dell'ambiente.
Ho l'impressione e mi rivolgo soprattutto ai Gruppi verdi - che ci debba essere da parte dell'espressione della sensibilità, che sono loro, e da parte dell'espressione della responsabilità, che ad un certo modo siamo noi (se possiamo dividerci) , una maggiore solidarietà nel cercare di costruire un sistema in cui questo Stato magari non perda nessuna posizione nella classifica dei produttori, ma ne conquisti qualcuna sul piano della qualità della vita.
E' paradossale che si ripeta il ricatto dell'ACNA dove, per evitare che l'ACNA degeneri in una discarica incontrollabile, bisogna che rimanga aperta. E' paradossale quindi che uno Stato che ritiene di essere tra i primi del mondo non trovi le risorse, oltre che le tecnologie, per chiudere alcuni cancri di un Paese avanzatissimo come è la Regione Piemonte.
E' inutile che cerchiamo di vendere questa nostra area come l'area di Tecnocity, dell'alta velocità, della grande ricerca, delle dimore sabaude se poi il sistema non riesce, su una grande questione di carattere ambientale, a trovare le risorse per chiuderla in termini non pregiudiziali, non preconcetti. Se mi si dice che l'Amiantifera può essere coltivata in condizioni di assoluta sicurezza e di economia d'azienda (che è un altro elemento che va considerato) questi maggiori costi che noi facciamo caricare sull'azienda, sul recupero dei danni pregressi, sono sicuramente un onere aggiuntivo rispetto alla concorrenza internazionale.
Quindi, in questo senso qualche dubbio sulla possibilità della tenuta dei dieci anni c'è. Non è speranza di nessuno, ma è certo che un capitolato così oneroso pone questa azienda in qualche difficoltà rispetto all'approvvigionamento nei veri Paesi del Terzo mondo, dove queste cose si fanno ancora. Ecco quindi l'esigenza di recuperare una capacità solidale di governare i problemi dell'ambiente, immaginando che alla fine la nostra capacità politica ci conduca a trovare risorse per risolvere i problemi dell'ambiente, uscendo dalle pregiudiziali.
Avremo presto un incontro con i miei con valligiani. Qualcuno continuava a parlare di modello di sviluppo distorto. Non è un modello di sviluppo distorto: il nostro è un modello di sviluppo vincente che ha alcuni elementi che vanno corretti, per correggere i quali questo modello deve essere ancora più potenziato, proprio per trovare al proprio interno le risorse per la correzione dei suoi difetti. Quindi è impensabile che una società industriale avanzata, attraverso l'Assessore al lavoro, scriva su un giornale che va in tutto il mondo che l'unico modo per difendere i minatori è quello di riaprire la miniera, ponendo il problema sul piano della salute e non della occupazione. Questo è veramente il paradosso più incredibile che si possa sentire. A mio modo di vedere bisogna cercare di selezionare da una parte la protesta e dall'altra parte il Governo, sapendo che alla fine in una società che è tornata tutta a giocarsi sul libero mercato bisogna trovare le risorse per incidere sulle questioni.
Evidentemente non si può inneggiare più di tanto al fatto che, non avendo la possibilità di fare una scelta radicale, l'Amiantifera va tenuta aperta (o meno) in termini di tutela della salute generale e non solo dei lavoratori e dell'ambiente. Nemmeno dire che non si è potuta fare questa scelta per mancanza di risorse, evidentemente da distrarre per attività a sostegno dell'ambiente, come è stato suggerito stamattina.
Cari amici, queste vicende ce le troviamo paradossalmente di fronte a tutte le questioni che devono realmente modernizzare questo Paese sul piano della qualità della vita. Quindi le risorse per gli aumenti di capitale si trovano, le risorse per le casse integrazioni si trovano, le risorse per alcuni meccanismi di incentivazione si trovano, quando però poi si tratta di andare a rimuovere i ritardi storici di questa società sul piano della scuola, sul piano delle strutture di servizio alla collettività, sul piano magari di eredità difficili da gestire (come è l'Amiantifera), ecco che improvvisamente si scopre che siamo ancora un Paese del Terzo Mondo che sul piano dell'occupazione ha problemi tali per cui la conservazione del posto di lavoro è strettamente legata all'accettazione di condizioni ambientali a forte rischio. Questo non è quello che un liberale pensa debba essere una società industriale avanzata, nella quale intende vivere e sulla quale scommette ancora e per la quale intende lavorare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Il dibattito di oggi mostra quanto fosse fondata la nostra richiesta di avere una discussione approfondita su questo tema a partire da luglio - ed eravamo già in ritardo, dovuto al fatto che la Giunta è stata a lungo senza presentarsi in questo Consiglio regionale - e quanto fosse stato necessario la settimana scorsa affrontare questo punto all'o.d.g.
Credo che l'esito della vicenda sia in qualche misura - non voglio dire determinante o ridurla alla marginalità dovuto anche al fatto che questo Consiglio regionale non ha potuto discutere questa questione e non ha potuto in qualche modo partecipare, influenzare le posizioni della Giunta e dare, se accettate, forza a questa decisione.
Su Balangero esiste certamente un problema occupazionale. Qualcuno qui dentro ha voluto far pensare che una parte dei Consiglieri non si preoccupano del problema occupazione. Esiste certamente un problema occupazionale e questa Regione nella sua tradizione e nell'esperienza che ricordo bene, come ricorderà bene il Presidente Spagnuolo, della Giunta di sinistra, proprio i problemi occupazionali sono stati al centro dell'attenzione, con centinaia e centinaia di ordini, di vertenze aperte a difesa dei lavoratori delle fabbriche, piccole e grandi. Non le abbiamo mai dimenticate queste questioni. Anche in questo caso il problema della difesa dei posti di lavoro a Balangero è uno dei punti centrali (lo ha detto bene Marchini e quindi non sviluppo questo pensiero). E' davvero paradossale che in un'area come quella torinese, la più ricca area industriale del nostro Paese, uno dei capoluoghi dello sviluppo economico della nostra Europa nell'affrontare un problema occupazionale con le specificità che ha quello di Balangero - e poi arriverò alle implicazioni di carattere ambientale -i politici che la rappresentano non sappiano fare altro che accettare il ricatto dell'occupazione mantenendo una attività che ambientalmente non è compatibile.
Esiste infatti questo problema dell'amianto e anche qui gli interventi che sono stati fatti da vari colleghi mi tolgono ogni ragione di ritornare sul problema della pericolosità dell'amianto. E' ormai appurato nella dottrina medica (e nell'esperienza concreta della nostra Regione sono state richiamate le situazioni da Casale a Cavagnolo) che questo prodotto ha effetti letali: il problema è soltanto della limitata probabilità di colpire e del fatto che la latenza di questa azione patogena è così lunga che, probabilmente, molte delle persone colpite, muoiono prima per altre ragioni che non per quella provocata da questo tipo di azione patogena. Ma è indubbio che è una sostanza ad alto rischio e che va, sotto questo profilo, eliminata dalle produzioni.
Voglio qui richiamare subito che è in discussione al Parlamento Europeo una legge a protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con l'esposizione all'amianto durante il lavoro. All'art. 5, così come è venuto fuori dalla Commissione (non so cosa deciderà il Parlamento nel suo complesso), si dice: "L'impiego di amianto è vietato, eccettuati i casi in cui un gruppo di esperti della Commissione" - di una Commissione prevista dalla legge -"stabilisce che l'impiego di amianto è indispensabile" e quindi viene, anche sotto questa azione, individuata la possibilità d'uso dell'amianto solo nei casi di estrema indispensabilità, lo non So quali siano questi casi, ci saranno, ma certo non è quello dell'uso comune.
Allora avevamo ben ragione noi con l'ordine del giorno del 25 luglio a chiedere attenzione ai due punti che noi ponevamo: l'uno era che nessuna decisione venisse presa sul piano puramente burocratico e settoriale.
Invece la decisione che è stata presa ha una sola matrice: burocratica (quella degli uffici che fanno capo al Ministero del commercio dell'industria e artigianato, e che si esprimono qui attraverso la direzione provinciale del Distretto Minerario di Torino). Se si legge il decreto di questo ingegnere capo con un minimo di attenzione, si scopre la superficialità di questo decreto, oltre la parzialità. E' una visione ingegneristica che non tiene assolutamente conto dell'insieme dei problemi che sono connessi sul piano ambientale, lo, quando ho letto il decreto, ho avuto un senso di imbarazzo per l'intero Consiglio, per questa Giunta che in qualche modo questa mattina ha dovuto presentarlo come un documento operativo, significativo per i dieci anni che ci stanno davanti. E' un decreto che non dice assolutamente nulla se non della concessione ad una ditta scelta in concorrenza fra tre, ma senza dichiararne, in nessun luogo le caratteristiche, le qualità, le affidabilità che essa possiede. Su una questione di questo genere, il problema delle caratteristiche della affidabilità dell'impresa dovevano essere esaminate a fondo ed essere, caso mai, un biglietto da visita ad un'operazione: invece sono completamente taciute. Qui si propone soltanto di riaprire la miniera.
Vengo ai problemi ambientali, l'altro aspetto del problema, che per la gravità che ha, secondo me, diventa prioritario al problema occupazionale dentro la miniera, n problema occupazionale va risolto, ma non a questi prezzi. Si parla di "operazioni di recupero delle zone alterate nell'area del giacimento e della discarica, da realizzarsi". Qui dice: "durante ed al termine della coltivazione", quindi può essere un'operazione che può essere sostenuta anche soltanto negli ultimi sei mesi dei dieci anni, per esempio perché è detto qui, in questo disciplinare "durante ed al termine, a sicura garanzia della stabilità e del riequilibrio ecologico". Ma che cosa significa? Come può essere interpretato? Forse non siamo tutti coscienti che sul problema della difesa ambientale e del recupero ambientale le possibilità di interpretazioni sono molteplici? Devo andare in fretta, non mi è consentito di argomentare quanto invece si potrebbe, proprio per demolire questo disciplinare. In questo disciplinare, che dà una concessione ad un'impresa per un'operazione che comunque è delicata, manca una qualsiasi valutazione di bilancio economico di questa attività. A questa impresa cosa stiamo concedendo, una miniera d'oro? E' possibile che lo sia, tanto più diventa ristretta la possibilità di escavazione dell'amianto. E noi concediamo una miniera a scatola chiusa, senza una valutazione del bilancio economico? E non è assolutamente indicato quale sarebbe l'aliquota di questo bilancio economico che l'impresa deve destinare all'azione di recupero ambientale. Un recupero ambientale non definito, non si pone neanche sul piano economico un qualche indirizzo, il 50% dei profitti, una misura che perlomeno permetta di controllare il tipo di operazione che viene fatta! E non si verifica neppure il contrario: che l'impresa possa davvero sostenere un'operazione di questo genere, lo credo che ci guadagnerà, ma potrebbe anche succedere che un'operazione di questo genere non sia economica per l'impresa. E allora non c'è da sperare che un'impresa che non regga economicamente faccia un qualche minimo intervento di recupero ambientale. Quindi anche sotto il profilo di una valutazione economica di questa operazione le possibilità di sostenere opere ambientali non ci sono. Ci si affida quindi al caso, ad una trattativa che non ha neanche fasi intermedie di verifica dei tempi, perché è "durante o al termine", non c'è una scala di tempi per valutare qual sia l'operazione ambientale.
Per quanto riguarda i lavoratori, c'è l'impegno dell'assunzione nelle qualifiche e nelle professionalità. Ma quanto vale questo vincolo nel tempo? Abbiamo visto proprio in questi anni passati, nel decennio reaganiano '80/'90, impegnarsi ad operazioni di ristrutturazione e mantenimento dell'occupazione, e dopo qualche mese, qualche anno incominciare a licenziare, incominciare con operazioni di liquidazione di una parte dell'occupazione. E anche qui non si dice nulla; quindi neanche sotto questo profilo c'è la garanzia che si vada al di là dei prossimi mesi. Ci potremmo trovare presto di fronte ad una miniera attivata in queste condizioni e con problemi occupazionali che si aprono. E l'anzianità? Di anzianità non se ne parla, lo non so se i lavoratori abbiano conquistato sul piano sindacale il riconoscimento dell'anzianità ma qui non se ne parla.
Ecco, il disciplinare è questo. L'unico punto in cui il disciplinare parla di termini finanziari - è una cosa che voglio richiamare sa di ridicolo. Non avevo mai letto una cosa di questo genere: al punto g) dell'art. 3 si dice che questa impresa "corrisponderà allo Stato il diritto annuo anticipato di L. 3.462.400 di tasse", che corrispondono a L. 3.200 per ettaro (gli ettari sono mille). Cioè nel nostro Paese si può, pagando una tassa di 3.200 lire all'ettaro, devastare un ambiente, distruggere un paesaggio, creare condizioni di inquinamento così gravi, come quelle di cui stiamo parlando. Siamo davvero nel paese dei campanelli, della burla! E vogliamo parlare di recupero ambientale! Sotto questo profilo mi affido anche alle parole che ha detto Marchini e non vado oltre.
Anche noi abbiamo presentato un ordine del giorno, che parte dalla disapprovazione dell'operato della Giunta. Non potete, amici e colleghi assumerla come una volontà strumentale di polemizzare in questo Consiglio.
E' una Giunta che si è presentata con inattenzione e incapacità di intervento rispetto ai problemi dell'ambiente e della salute. Con superficialità ha giudicato questi problemi, persino questo disciplinare è stato accettato con superficialità. Ha seguito e appoggiato soltanto gli aspetti economici della concessione, non ha garantito neppure la salvaguardia di tutti i diritti economici dei lavoratori. Questa Giunta ha eluso il dibattito in Consiglio regionale, e anche questo è un fatto grave che riguarda i rapporti interni.
Sulla base delle cose dette chiediamo alla Giunta di promuovere la seconda questione che noi ponevamo nell'ordine del giorno di luglio, che non è stata assolutamente affrontata: l'intervento del Ministero dell'Ambiente. A questo punto, più che mai, ci vuole l'intervento del Ministero dell'Ambiente. Bisogna recuperare con l'autorevolezza, le competenze e le possibilità che ha il Ministero dell'Ambiente, tutte le deficienze che sono dentro questo disciplinare, n Ministero dell'Ambiente deve essere chiamato con l'autorevolezza della posizione della Giunta regionale espressa nelle sedi opportune o, meglio ancora, con l'autorevolezza di un deliberato del Consiglio regionale, e non con una telefonata come si fa con un amico, anche se il Ministro dell'ambiente è un amico della sinistra socialista. Noi chiediamo che il Consiglio impegni la Giunta a chiedere l'intervento del Ministero dell'Ambiente, perché la riattivazione della miniera di Balangero avvenga nella finalizzazione di risanare quell'ambiente e nella compatibilità con questa finalizzazione avvengano operazioni e attività di miniera. Occorre che si chiedano gli interventi al Ministero dell'Ambiente, anche con finanziamenti, perché le operazioni di risanamento non si possono far gravare soltanto su un'operazione - ammesso che sia possibile - di produzione dell'ambiente di Balangero. Devono essere sostenute da una politica governativa che dia anche finanziamenti in questo senso, ma finalizzati a obiettivi precisi, e sotto questo profilo le richieste vanno anche rivolte alla CEE. Infine, va portata avanti l'indagine epidemiologica. Ne hanno parlato i miei colleghi, tra i quali il collega Calligaro. E' un impegno che va preso dalla Giunta: è inammissibile che la Giunta abbia dato soldi, circa 400 milioni, all'USSL di Lanzo e l'USSL di Lanzo sia stata inattiva per almeno due anni, se non tre. Quei soldi non sono stati minimamente utilizzati, bisogna che la Giunta surroghi l'USSL di Lanzo e in qualche modo esprima una critica a quest'ultima e al suo Presidente. Se non altro gli imponga di partire, visto che è stata incapace di farlo in questi tre anni, mettendole a disposizione supporti tecnici e scientifici.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le discusse e discutibili vicende della fallita Società Amiantifera di Balangero sono giunte ad una prima possibilità di soluzione attraverso la revoca della concessione in capo ai fratelli Puccini.
E' stata questa una delle vittorie che i lavoratori della Amiantifera hanno caldamente e vivacemente sostenuto, in sintonia anche con la Regione che non da oggi ha visto l'Assessorato al lavoro acquisire ogni ruolo e una conoscenza di carattere tecnico, attraverso i pochi mezzi, le poche titolarità e i pochi strumenti a sua disposizione, assorbendo in una vertenza non tradizionale gli aspetti di carattere ambientale e sanitario che hanno una valenza del tutto particolare, come il dibattito di oggi ha avuto modo di indicare.
Queste discusse e discutibili vicende hanno poi avuto, attraverso la concessione datata 18 settembre, un ulteriore sviluppo con l'affidamento della concessione ad una nuova società. Dice un collega dell'opposizione senza motivarlo - che si tratterebbe di una società non affidabile; dicono altri che sarebbe stata una Caporetto per la Regione; altri ancora (in particolare il Consigliere Rivalta) che se avessimo discusso la scorsa settimana di questo problema avremmo potuto partecipare come Consiglio regionale, nella fattispecie come Gruppi o Gruppo di opposizione, alla predisposizione di questa concessione, suggerendo differenti atteggiamenti migliorativi. Non vorrei che, pur avendo detto cose interessanti e molte verità, si pensasse che la Giunta avesse - sono le parole del Consigliere Rivalta - eluso il confronto ancorché questo confronto fosse stato di disturbo alla Giunta stessa quando invece la stessa da almeno tre anni quotidianamente, nel rapporto con tutti i soggetti interessati ha fatto quanto è nelle proprie titolarità (ahimè assai scarse) sulla materia quasi come se questa concessione fosse il prodotto di un placet che la Giunta regionale avrebbe espresso, ma la concessione non la dà la Giunta regionale...



RIVALTA Luigi

Ho constatato che non siete stati qui in aula a discutere.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Questo è un problema del Consiglio regionale e non della Giunta, perch la Giunta regionale nel momento in cui ha dichiarato (il 25 luglio, quindi non ieri, non l'altro ieri, non un mese fa) la disponibilità a confrontarsi, il problema diventa del legislativo e non dell'esecutivo! Il Consiglio regionale ha dibattuto ampiamente il 26 luglio di questo problema, ma non si è potuti giungere alla votazione di un documento in quanto alle 19,30 non c'era più il numero legale! La scorsa settimana, il giorno 18 settembre, non si è discusso di questo documento, in quanto il Consiglio regionale non è giunto ad esaminare quel punto all'o.d.g. Non si tratta però di un addebito da farsi alla Giunta regionale, che fin dal 25 luglio era pronta a discutere, ha discusso e ha realizzato le sue determinazioni. Ma dirò di più: lo dico senza polemica, lo dico perch ognuno faccia il mestiere che deve fare...



(Interruzione del Consigliere Rivalta)



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Ognuno deve fare il proprio mestiere se è capace di farlo, ma non addebitate alla volontà politica della Giunta di non confrontarsi perché è un comodo alibi, giacché anche martedì scorso la concessione comunque era già stata firmata al mattino, quindi è un falso alibi. Se serve invece per dare titolarità ai mass media, agli organi di informazione, alle televisioni, occorre dirlo!



RIVALTA Luigi

Perché Brizio non ha detto queste cose?



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Queste cose forse rappresentano delle verità. E dico con la forma caratteriale di chi ha negli ultimi tre anni seguito impegni e lavori defatiganti su questo tema che non possono essere accreditate o addebitate cose che la Giunta non ha titolo a fare. Ma la Giunta, pur non avendo titolo a fare, ha fatto qualcosa di più, perché proprio il giorno 26 quando abbiamo affrontato quell'ordine del giorno, chi vi parla, in qualità di Assessore al lavoro, aveva da una settimana convocato con telegramma una riunione fissata per il 27, talchi il giorno 26, alle ore 19,30, si è esaurito il Consiglio regionale per mancanza del numero legale, ma tutti erano convocati già da tempo ad una riunione presso la sede della Giunta (quindi in termini non sospetti), riunione che ha visto il confronto tra la Presidenza della Giunta, la Presidenza del Consiglio, il Vicepresidente della Giunta Vetrino, l'Assessore all'ambiente Garino, il modesto personaggio che vi parla, tutti i Capigruppo del Consiglio regionale, gli enti locali interessati, la Comunità montana, le organizzazioni sindacali territoriali e regionali. Il Consiglio di fabbrica, il Distretto minerario come rappresentanza terminale del Ministero dell'Industria. USSL e qualche altro soggetto che nella sintesi forse dimentico. In quella sede abbiamo di fatto, colleghi, non in termini di rituali o di mass media o di ripetizioni sugli organi di informazione, intensamente lavorato, ci siamo anche scontrati, ma abbiamo creato delle sintesi operative concordate dalla stragrande maggioranza dei presenti, pur con tutte le giuste divaricazioni e differenziazioni che le parti sociali presenti dovevano esprimere per le loro rappresentanze, di andare a negare ogni possibilità di concessione come era stato in passato, senza elementi temporali fissi, di creare anzi le condizioni per indicare paletti, vincoli e condizioni. La lettera a cui il collega Majorino ha fatto riferimento, firmata dal Presidente Brizio, mi è per fortuna molto nota perché l'ho predisposta materialmente io, pregando il Presidente di dare la forza massima della Presidenza della Giunta perch venisse imposta. Anche questo era uno degli accordi che avevamo fatto, in particolare con le organizzazioni sindacali regionali che erano giustamente critiche sul piano, soprattutto per quanto riguardava la tutela dei lavoratori, non solo sul piano della salute, ma anche su quello previdenziale, lavorativo, occupazionale e dell'integrazione salariale proprio per chiedere nei limiti della nostra titolarità, non con atti burocratici, ma con atti politici espressi dalla Presidenza di questa Giunta regionale, a colui che aveva la titolarità di concedere la concessione, cioè il Ministero dell'Industria e per esso il Corpo minerario, tutte quelle condizioni che, nella trattativa con le parti sociali e nel confronto soprattutto con il sindacato, avevamo fatto proprie ed insieme concordate per richiederle come condizioni da affrontare in quella sede.
Capisco tutto e non ho fatto dichiarazioni entusiastiche alla stampa ho fatto dichiarazioni che erano l'espressione della volontà politica di questa Regione, e nella fattispecie della Giunta regionale, che era quella di non utilizzare lo strumento del ricatto dei posti di lavoro, bensì di garantire giustamente e legittimamente un posto di lavoro a chi l'aveva perso non per propria responsabilità, ma per irresponsabilità dei precedenti concessionari, e che al tempo stesso fossero indicate tutte quelle garanzie di carattere ambientale (tutela della forestazione e del sistema idrogeologico) e sanitario che eravamo in grado di indicare al titolare di questa espressione.
Siamo abituati noi vecchi Consiglieri regionali ad atti di scenografia e di formalità, per cui non ci scandalizziamo più, anzi ne siamo lieti perché la scenografia che tradizionalmente il nostro caro amico Igor fa non da oggi in quest'aula (presentandosi una volta con mascherine sulla bocca un'altra con cartelli sandwich ed infine oggi con alcune pietre che sono l'espressione di un lavoro duro e faticoso) a volte rischia di diventare un boomerang se non Si supporta con un ragionamento attento a quella che è la preoccupazione di questa Giunta regionale.
Abbiamo un rapporto di estrema conoscenza reciproca, ma non è sufficiente, amici, leggere pur dotte pagine di Primo Levi o di Chiara Sasso della storia o dell'archeologia industriali per dare ai lavoratori posti di lavoro e integrazione salariale, e alle comunità delle Valli di Lanzo sicurezza ambientale e tutela della salute. E' necessario, viceversa andare in termini operativi, pur in un percorso certamente difficile, con tutti gli errori umani che ciascuno di noi può compiere e con tutte le limitazioni di una Regione che non ha titolarità in tema di politica industriale, a creare condizioni minimali di difesa del posto di lavoro non a tutti i costi, ma con tutte quelle condizioni che siamo stati in grado, pur in mezzo a difficoltà, a realizzare con la collaborazione di tutti, maggioranza ed opposizione, qualcuno magari con qualche fatica in più, qualcun altro con alcuni interventi di carattere (fa parte del gioco delle parti ed è un fatto fisiologico che si creino, nelle democrazie maggioranze ed opposizioni). La maggioranza con tutto il suo senso di responsabilità ha cercato, pur con tutti questi limiti, non di entusiasticamente sposare burocraticamente le decisioni del Ministero, ma di partecipare per quanto era di sua competenza a questo processo. Tante altre cose si potrebbero dire sull'amianto, non abbiamo mai sposato cose che non dovessero essere considerate. La stessa concessione a titolo parziale è un altro degli aspetti positivi; sappiamo che esiste un disegno di legge parlamentare che fa riferimento gradualmente ad una fuoriuscita dell'amianto, non vorremmo - e qualcuno l'ha già detto, ma forse è bene che lo ricordiamo - che si chiuda una miniera d'amianto a Balangero e si continui - pur in un'auspicabile progressiva riduzione dell'uso dell'amianto - ad importarlo in Italia, ancorché esista un amianto, come si dice da parte degli esperti. Anche noi abbiamo partecipato a riunioni con esperti del Politecnico e quindi siamo informati, che si tratta, nei limiti della battuta concessa in quest'aula, di un amianto più puro di altri compreso quello russo che già viene importato, non da oggi, in Italia con la conseguenza negativa di non dare il posto di lavoro, a garanzie ambientali e di salute, ai lavoratori, e di importare in realtà amianto che è certamente più negativo e distruttivo.
Molte altre cose sarebbero da dire. Dico pubblicamente per gli atti del Consiglio - ferma restando la possibilità di chi fare, titolare di un 'offesa di querelarmi - che il concessionario ultimo (che, per fortuna ha avuto la revoca della concessione nemmeno tanto nascostamente) ha dichiarato, non da oggi e non da ieri ma già da un po' di tempo, che in realtà non si lavorava in quella miniera perché dopo un anno o un anno e mezzo quella bomba ecologica, che io ho indicato e che riconfermo rischiava effettivamente di fare due punti a capo! E' da due anni che lì esiste di fatto una discarica e ora rischiamo di metterci rifiuti tossici e nocivi, col grande interesse ambientale e territoriale dei lavoratori!



(Applausi provenienti dalle tribune)



PRESIDENTE

Per cortesia, il pubblico ha assistito fino adesso con grande sapienza e lo prego di continuare così. E' stato fatto un lungo dibattito, chi voleva parlare lo ha fatto, non interrompiamoci reciprocamente.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intanto vorrei riferirmi ad alcune osservazioni che ho udito durante il dibattito e, anche se non riguardano specificatamente il mio Assessorato, riguardano questioni di estrema importanza.
Forse l'accusa più grave, che è stata portata in questa sala, è quella secondo la quale la Giunta regionale avrebbe mancato di indirizzare politicamente il documento in modo da rendere concreta la fuoriuscita dall'amianto. Così è stato detto questa mattina. Intanto vorrei ricordare a me stesso e a chi l'ha detto che non si tratta di una fuoriuscita dall'amianto, ma di una uscita progressiva dall'amianto che è cosa un po' diversa, così come viene formulata anche nel disegno di legge peraltro già approvato da un ramo del Parlamento.
La seconda questione. L'ordine del giorno che era stato presentato da molti Consiglieri chiedeva, giustamente, che la Giunta regionale facesse il possibile per evitare un provvedimento di tipo burocratico.
A me pare, in modo del tutto onesto, che qualche cosa sia stata fatta per evitare che il documento fosse di tipo burocratico e un certo indirizzo politico-amministrativo è stato dato: a cominciare dalla riunione alla quale erano presenti anche alcuni Consiglieri e successivamente da parte del Presidente e in parte dal sottoscritto.
Non è un caso che la concessione sia stata data per dieci anni: è stata la richiesta che in quella sede di discussione avanzò almeno il 90% di chi era presente, e non parlo soltanto dei Consiglieri. Si disse che se la fuoriuscita deve essere programmata, non può essere superiore ad una certa data; si disse anche, con molta ragionevolezza, che non può essere troppo breve per la semplice ragione che nessuna società mai interverrebbe non avendo a disposizione un arco di tempo per lavorare ed estrarre. Quei dieci anni sono venuti fuori durante quella riunione. Quindi non 99, come normalmente accade, ma 10. Questa fu la richiesta precisa da parte di coloro che erano presenti e che la Giunta fece propria.
Per quanto riguarda l'azione di bonifica ambientale, credo che il documento, proprio per il fatto che a me è stato fornito solo ieri e ai Consiglieri solo questa mattina, non sia stato letto attentamente. E' vero quanto dice 11 Consigliere Rivalta che al punto e) dice: "ad effettuare tutte le operazioni necessarie al recupero delle zone alterate dell'area del giacimento e delle discariche, da realizzarsi durante e al termine della coltivazione, a sicura garanzia della stabilità e del riequilibrio ecologico". Ma, a mio modo di vedere, si tratta di ciò che il decreto poteva dire per quanto riguarda la coltivazione stessa della miniera e non può essere fatto se non durante e al termine della coltivazione. Dico questo perchè per quanto riguarda l'esistente invece, la discarica, occorre leggere l'art. 5), e non è vero che non ci siano degli impegni: "La Società concessionaria dovrà presentare, entro 90 giorni dalla data di notifica del decreto, un dettagliato progetto esecutivo della discarica di sterile lato 'Fandaglia' ad integrazione e completamento dello studio di fattibilità per la medesima discarica già presentato a questo Ufficio dalla Società ex concessionaria...". Semmai, io lamenterei il fatto che il Corpo delle Miniere invece di imporre esso stesso un progetto lo richieda all'azienda.
(Interruzioni del Consigliere Bresso)



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Non difendo la Società Amiantifera di prima, è gente che non conosco.
Sto valutando, con il poco o tanto di intelligenza che ho, un documento che ripeto non ho avuto modo di studiare, come credo non abbia avuto modo il Consigliere Rivalta. Comunque mi pare chiaro che per la situazione esistente ci sia un impegno, entro 90 giorni, ad un progetto. E poi è vero quello che dice il Consigliere Bresso: non esiste una data entro la quale questo progetto debba essere attuato.
Inoltre l'art. 6 recita: "La Società concessionaria dovrà provvedere al completamento del recupero ambientale della discarica lato Balangero...".
Questo per quanto riguarda alcune osservazioni che, per onestà, dovevo fare al Consigliere Rivalta.
Ho sentito anche aleggiare però, anche se non esplicitamente, l'idea che comunque sarebbe forse utile e necessario che non si proceda ad alcuna concessione. Devo dire, proprio per l'Assessorato che reggo, che la cosa mi spaventerebbe in questo momento, lo sono totalmente d'accordo con chi dice: "Andiamo al Ministero dell'Ambiente, chiediamo che si intervenga, ci siano dei finanziamenti, bisogna recuperare ambientalmente il tutto". Per dall'altra parte vedo la realtà di tutti i giorni.
E a quanto ne so è sostanzialmente questa in Piemonte: sono stati segnalati 315 siti da bonificare in Piemonte dagli enti locali, non solo da privati. Forse - ribadisco forse - avremo la possibilità finanziaria di bonificarne 4. E, nel caso si pensasse che, lasciando le cose così come stanno, ci sia la possibilità operativa di intervenire per bonificare il tutto, probabilmente si dovrebbe pensare che questo potrebbe diventare il trecentosedicesimo sito da bonificare, che probabilmente resterà li per qualche anno, e non è certo che io me lo auguri. Questo per quanto riguarda queste posizioni.
Sono, invece, totalmente d'accordo con i Consiglieri di maggioranza e di opposizione che hanno sottolineato come occorra un monitoraggio costante e continuo.
Mi fa piacere rivedere questo concetto all'interno della proposta di legge già approvata da un ramo del Parlamento, laddove si dice che la Regione può adottare un piano (secondo me, dovrebbe dire semplicemente: deve) di protezione dell'ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto, e successivamente che questi piani devono prevedere il controllo delle condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza del lavoro da effettuarsi con l'ausilio dei presidi e dei servizi di prevenzione delle UU.SS.SS.LL., la rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo derivanti dalla presenza di amianto, oltre che, naturalmente, la fornitura alle UU.SS.SS.LL. della strumentazione necessaria per lo svolgimento delle attività di controllo previste dalla presente legge.
Sono totalmente d'accordo, per quanto mi concerne, a far sì che un monitoraggio costante e continuo ci sia in tutta la zona.



STAGLIANO' Gregorio Igor

A Balangero impazziranno gli strumenti.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Se gli strumenti impazziranno andremo a vederlo insieme, collega Staglianò.
Devo dire al collega Staglianò che io sono forse l'unico che ha apprezzato il suo intervento di questa mattina per la parte storica. Sono anche d'accordo con il mio compagno ed amico Tapparo sul fatto che non è con questi dati storici e letterari che si affrontano le situazioni di oggi, però ricordare ciò che è stato il passato per gustare un po' il presente serve a tutti.
Come ho già detto questa mattina, credo che il vero problema della Regione in questo momento sia di vedere come essa possa inserire una decisa azione regionale per la tutela ambientale e per la tutela della salute, e non tanto per i rapporti con l'azienda che non avremo, ma certamente con il Corpo delle Miniere, e soprattutto far sì - è una garanzia al Consigliere Rivalta - perché il graduale recupero ambientale proceda di pari passo con lo sfruttamento minerario e tutta la zona venga recuperata.
C'è un ultimo problema. Mi riferisco all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera che parte da una mia lettera e dalla constatazione - ma è la constatazione di tutti - che il problema è di una certa gravità nella zona - e lo riconfermo - e che indica nel Presidente della Giunta regionale il soggetto che dovrebbe intervenire, lo ho saputo appena mezz'ora fa però - sono notizie assolutamente ufficiose da parte sindacale - che il Ministero dell'Industria Corpo Miniere avrebbe a disposizione (uso il condizionale perché non ho documenti in mano) alcune decine di milioni, una trentina mi si dice, per intervenire e, forse, le aveva già messe a disposizione in passato. Sennonché il soggetto attuatore è stato difficile da trovare, cioè operai in cassa integrazione oppure ditte locali o cose di questo genere. E' tutto da verificare.
C'era anche, ovviamente, la preoccupazione in zona che, una volta effettuato un intervento di questo genere, tutto si lasciasse così come era, e magari si aspettasse la neve e non si procedesse neanche alla concessione. Il suggerimento del Consigliere Majorino vale, nel senso che si deve intervenire, però potrei assumere l'impegno (o comunque il Vice Presidente) di verificare immediatamente se questa disponibilità del Ministero dell'Industria Corpo delle Miniere esiste nell'attesa della concessione, perchè da quel momento scattano impegni per quanto riguarda l'azienda.
Laddove questo impegno il Corpo delle Miniere non lo avesse o non lo desse, sarà il Presidente stesso a fare una comunicazione a questo Consiglio regionale per l'intervento che pur si deve fare.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Garino.
Riassumo ora i termini della discussione. Su questo punto all'o.d.g.
sono stati presentati quattro ordini del giorno, che elencherò nell'ordine cronologico di presentazione: n. 33 presentato dai Consiglieri Staglianò, Marino, Segre, Miglio e Maggiorotti n. 34 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera n. 35 presentato dai Consiglieri Cavallera, Rossa, Marchini, Goglio e Ferrara n. 36 presentato dai Consiglieri Bresso, Rivalta, Calligaro, Coppo e Marengo.
Pertanto, avendo letto l'insieme degli ordini del giorno pervenuti alla Presidenza, l'ordine del giorno n. 15 è superato.
Per quanto riguarda gli altri ordini del giorno, essi verranno posti in votazione dopo le eventuali dichiarazioni di voto.
Prima di procedere, desidero fare una comunicazione, sulla quale tornerò successivamente. Chiedo alla cortesia dei Consiglieri di non abbandonare l'aula dopo queste votazioni perché c'è un punto che andrebbe anticipato.
E' un punto breve, ma molto importante che riguarda la composizione dell'Ufficio di Presidenza. Come voi sapete il Consigliere Gallarini aveva presentato le dimissioni e quindi deve essere sostituito. Credo che il Consiglio comprenda l'importanza per l'Ufficio di Presidenza di operare nella sua completezza.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

Mi compiaccio che sia stato ritirato, riusciamo così a capire la posizione della maggioranza e la posizione dell'opposizione. La scelta di dare questa concessione è stata fatta per metà. Ci ha preoccupato moltissimo sentire il collega Tapparo dire: fra tre anni vedremo. Nel documento del Corpo delle miniere non è prevista nessuna penale nel caso questa ditta prevedesse di ritornare. Nella legge è testualmente detto in caso di rinuncia che il concessionario che intenda rinunciare alla concessione deve fare una dichiarazione al Ministro per l'Industria e il Commercio senza porvi condizione alcuna. Ecco perché ci vorrebbe una scelta coraggiosa, nel senso di prevedere una penale nel caso in cui la ditta a un certo punto decida di andarsene. Questi pagano la loro concessione annuale e, dopo tre anni, dopo aver sfruttato e distrutto tutto, se ne vanno. Il fatto di non prevedere una penale e un modo per rivalersi se questa ditta pensasse di fare la furba, ci dovrebbe preoccupare. Chiedo alla Giunta di fare una scelta coraggiosa e non permetta che la ditta possa fare come vuole e possa dire: "Se vi piace è così, altrimenti, amici come prima".
Sull'ordine del giorno della maggioranza mi asterrò e darò voto contrario agli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Malgrado la grande mole di ordini del giorno, io che sono abituato a dire esplicitamente quello che penso, prendo atto che in questo Consiglio regionale i due Gruppi Verdi e il Gruppo DP su questa specifica questione sono rimasti soli. Al di là di una serie di differenti valutazioni sul comportamento della Giunta regionale, la discussione è stata estremamente interessante ed affascinante. Personalmente però io tendo ad anteporre i problemi alle operazioni politiche sulla questione principale di cui oggi si discute, e cioè se questo Consiglio regionale dà o meno una valutazione positiva sulla concessione che l'Ente miniere dà ad una certa ditta attraverso la quale si riattiva il più grande impianto di estrazione di amianto d'Europa. Ritengo che sull'argomento principale le mozioni della maggioranza e quella presentata dal PCI siano uguali. La posizione nostra nel documento firmato dai Consiglieri Staglianò, Marino, Segre, Miglio e Maggiorotti sull'argomento specifico, è espressa in tre righe: "Si impegna la Giunta ad assumere una chiara posizione a favore della sospensione definitiva della coltivazione della miniera esercitando le dovute azioni presso i Ministeri competenti, volte a revocare la nuova concessione da parte dell'Ente miniere, ciò tenendo conto del fatto che si tratterebbe dell'impianto più grande d'Europa. In caso contrario si andrebbe nella direzione opposta a quella auspicata consentendo la perpetuazione infinita del rischio amianto".
Su questo punto, che è il punto principale, il documento della maggioranza, che al limite è quasi più positivo dell'altro, dice: "Si impegna la Giunta regionale a mantenere.., il salario e il futuro occupazionale dei lavoratori perché il graduale recupero ambientale proceda di pari passo con lo sfruttamento minerario e tutta la zona venga recuperata con la chiusura della miniera".
Sinceramente ho difficoltà a capire il senso di questa posizione.
Il documento a firma dei Consiglieri Bresso, Rivalta, Calligaro. Coppo e Marengo su questo specifico argomento dice: "Impegna la Giunta a promuovere l'intervento del Ministero dell'ambiente perché predisponga un progetto di riattivazione della miniera coerente con i programmi di superamento dell'uso dell'amianto e di fuoriuscita dalla sua produzione".
Allora sull'argomento principale in discussione i Verdi in questo Consiglio devono prendere atto che sono soli. Mi auguro che anche in questa questione, come è successo per l'ACNA, non debbano passare alcuni anni prima di poter ricostruire una posizione comune delle forze politiche che in più occasioni hanno dichiarato una sensibilità ambientale.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la collega Segre. Ne ha facoltà.



SEGRE Anna

Non resta che constatare, anche se con alcune sfumature diverse che vorrei dare nel mio intervento, quanto il Consigliere Marino ha già detto.
E' una constatazione un po' amara e triste per noi che crediamo che l'emergenza ambientale sia prioritaria in questi tempi con quella dell'occupazione che cerchiamo di tutelare proprio attraverso i nostri interventi.
Mi voglio ricollegare brevemente alla precedente riunione del Consiglio regionale, quando noi, con altri Consiglieri, avevamo proposto una commissione consultiva sui problemi della ristrutturazione ecologica del sistema produttivo in Piemonte, perché in questa legislatura ci troveremo sempre di fronte a problemi di questo genere. L'altra legislatura è stata connotata dal problema ACNA, questa inizia con il problema FIAT da una parte e il problema dell'Amiantifera di Balangero dall'altra e sappiamo già quanti altri punti caldi ci sono su questi argomenti.
Mi preoccupa in senso generale il modo con cui si cerca di risolvere i problemi ambientali. Certamente non è questo il modo per risolverli; è un modo per tenerli sotto controllo, ma nemmeno poi tanto. Nell'ordine del giorno si legge che "si ritiene necessaria la realizzazione di una rete di monitoraggio che consenta di conoscere costantemente le caratteristiche chimico-fisiche dell'immissione dell'impianto".
E' giusto ma non è assolutamente sufficiente; non è attraverso una proliferazione delle reti di monito raggio ambientale che i problemi ambientali si risolvono, anzi, alcune volte tutto questo dà anche adito a meccanismi di speculazione economica che sono difficilmente controllabili.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dal Partito comunista provo un certo imbarazzo nel constatare che una parte del dispositivo è in contraddizione con quanto alcuni Consiglieri hanno espresso qui in aula, nel senso che non si legge chiaramente il procedimento di chiusura e di non riattivazione della miniera.
Chiederei quindi la votazione per parti. Noi saremmo d'accordo sulla prima parte fino alle parole "impegna la Giunta".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

La Lega Nord Piemont, nel ribadire la posizione favorevole alla riapertura dell'Amiantifera e vista l'attenzione che è legata ai problemi dell'amianto, vota favorevolmente il documento presentato dalla maggioranza e quello presentato dal Movimento sociale, ritenendo importante, nel breve periodo, che va dall'apertura effettiva dei lavori ad oggi, un intervento ambientale sulle polveri di amianto. Per cui siamo favorevoli a questi due ordini del giorno e contrari agli altri due, quello del Gruppo verde e quello del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Prendo atto che non si è obiettato alle mie affermazioni relative alla tossicità dell'amianto crisotilo che si estrae nella cava di Balangero.
La Giunta dovrebbe impegnarsi in ogni caso ad approfondire la questione, in particolare nel senso di creare ambiti di diffusione corretta dell'informazione alla popolazione e ai lavoratori.
Ho percepito dalle dichiarazioni dell'Assessore Garino l'affermazione relativa all'importanza della costituzione di una rete di monitoraggio. Non è semplice entrare nel merito di questa questione, perché è fondamentalmente tecnica. Le reti di monito raggio sono sicuramente utili laddove c'è una continua fuoriuscita di inquinanti. In questo caso si tratta di vedere invece quali sono le punte di concentrazione, se esistono.
E' inutile poi mantenere una costosa rete che funzioni a ciclo continuo senza tenere conto dei limiti del suo impiego. Mi domando poi quali siano i finanziamenti, da chi verrebbe gestita, soprattutto con quali parametri. Di fatto è certamente utile conoscere lo stato di qualità dell'aria, ma l'affermazione che ho fatto prima relativa all'inesistenza di un livello accettabile di concentrazione di fibre nell'aria al fine soprattutto di evitare il tumore del polmone e il mesotelioma pleurico fa sì che, in realtà, queste informazioni siano di scarsa utilità in relazione alla non prevedibilità, tenendo conto di qualsivoglia parametro, di questo tipo di tumore.
Inoltre non si è risposto alla mia richiesta di una posizione più decisa della Giunta rispetto alle omissioni dell'autorità sanitaria locale nella persona del Sindaco, che ha omesso di denunciare alla pubblica autorità il superamento dei parametri attualmente esistenti rispetto al numero di fibre per litro d'aria.
Ovviamente mi dichiaro favorevole all'ordine del giorno che ho presentato; non approverò invece l'ordine del giorno del Gruppo comunista in quanto con la difesa della salute non è compatibile un qualsiasi progetto di riattivazione della miniera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente e colleghi, il Gruppo comunista esprimerà un voto di astensione sui primi due documenti, quello a firma Staglianò e Marino e quello a firma Majorino e Zacchera. Le ragioni di questa astensione sono, e parto da quelle più semplici, che il documento del Gruppo MSI ci sembra troppo limitativo rispetto al tema, cioè affronta un punto specifico certamente presente, però in modo non adeguato rispetto alle questioni che sono testimoniate anche dalla lunghezza del dibattito di oggi.
Per quanto riguarda il documento a prima firma Staglianò, la questione è di altra natura e non è legata al fatto che avremmo lasciato soli i Verdi su questo punto. Nella discussione c'è stata una divaricazione reale di posizioni, divaricazione che non era esplicita all'inizio, tant'è che uno degli ordini del giorno recava congiuntamente firme del Gruppo comunista e firme di alcuni Gruppi che hanno sottoscritto questo documento.
Qual è il punto di distinzione? Noi abbiamo sempre sostenuto, fin dall'inizio, che per garantire una procedura che portasse alla dismissione definitiva dell'attività era necessaria una fase intermedia, che non solo garantisse l'aspetto occupazionale, che era un problema a noi ben presente ma che offrisse anche maggiori garanzie dal punto di vista ambientale, che riducesse al minimo i rischi legati a questa attività; e abbiamo sempre sostenuto fin dall'inizio, proprio per questo, la necessità dell'intervento di un'azienda pubblica e la necessità dell'intervento del Ministero dell'ambiente, in quanto abbiamo identificato in queste due condizioni azienda pubblica e intervento del Ministero dell'ambiente, la condizione per garantire, insieme all'occupazione, un piano di chiusura che fosse per attivato dal riavvio dell'attività della miniera.
Aveva ragione l'Assessore Garino - e mi pare che sia l'unico punto sul quale concordiamo con la Giunta -che la chiusura semplice, in un sito lasciato a se stesso, è un elemento ulteriore di rischio, che prosegue una situazione di rischio gravissimo che va avanti da quando l'attività non è più controllata e non c'è più l'intervento dell'uomo a tutela di un ambiente già così rischioso. Questa è la differenza fra la nostra impostazione originaria e quella che è emersa nell'ultima posizione dei colleghi di questi Gruppi.
E' per questo che noi, pur condividendo l'obiettivo finale di giungere alla chiusura definitiva della attività, non possiamo condividere totalmente il meccanismo, l'approccio al problema, visto anche, ormai, lo stadio a cui è giunta la questione con la nuova concessione che è stata data.
Infine, per quel che riguarda il documento presentato dalla maggioranza, il Gruppo comunista non parteciperà al voto per protesta lo dico con grande semplicità - per alcuni atteggiamenti che la Giunta, in specie l'Assessore Cerchio, hanno evidenziato nella seduta della scorsa settimana. Abbiamo appreso questa sera, in una interruzione del collega Rivalta nei confronti dell'Assessore Cerchio, che martedì, mentre era in corso il Consiglio, l'Assessore Cerchio sapeva già che la firma sarebbe venuta all'indomani. L'ha detto l'Assessore Cerchio poco fa. Lo stesso ha seguito tutta la questione così come ha orgogliosamente rivendicato poc'anzi, e non credo che non lo sapesse. Assessore Cerchio, in quelle condizioni, sapendo che era comunque imminente la concessione, è vero che il Presidente aveva dichiarato sciolto il Consiglio, però credo che sarebbe stata buona norma di comportamento da parte della Giunta, e in specie dell'Assessore che ha seguito più direttamente la questione, avvisare il Presidente e il Consiglio che l'argomento forse andava trattato quella sera stessa. Noi, invece, ci siamo trovati con il Consiglio sciolto e una parte dei Consiglieri già andati via: in particolare il più rapido fra i rapidi ad andare via, dopo la dichiarazione di scioglimento, è stato proprio il collega Cerchio, e il tutto ha configurato una situazione che noi abbiamo definito di elusione del dibattito da parte della Giunta. E il povero Presidente Brizio - mi scuso per il termine - ha detto: "Non so, forse credo.., comunque domani sarò a Roma per altre cose e cercherò di far rinviare la firma". Poi abbiamo trovato l'annuncio che la firma c'era stata e l'Assessore Cerchio tutto contento per questo evento. Insomma, tutto questo configura, a nostro giudizio, un comportamento non corretto. Non credo che sia il caso di usare parole più grosse. E' un fatto politico preoccupante, specie perché è avvenuto all'inizio dell'attività della legislatura. Per questa ragione, per protesta, il Gruppo comunista non parteciperà al voto dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, noi manifestiamo a conclusione di questo dibattito la soddisfazione di aver comunque determinato, pur nel protrarsi dei lavori, il chiarimento delle posizioni politiche dei vari Gruppi. Abbiamo avuto, soprattutto nella fase finale, la possibilità di registrare le convergenze, che vanno oltre gli stessi documenti che sono stati presentati. Purtroppo, quando si è chiamati a votare dei documenti in contrapposizione, in tutti si ravvisano dei passaggi che possono essere condivisi e sottoscritti.
Il documento presentato dal Gruppo comunista, soprattutto per il taglio e per le critiche nei confronti dell'operato della Giunta, secondo noi non giustificate, non può essere condiviso; pur trovandovi delle consonanze in alcune parti, dobbiamo comunque confermare il nostro voto contrario anche perché è ovviamente alternativo a quello presentato dalla maggioranza.
Nel documento presentato dal Gruppo Verde, primo firmatario Staglian la contrapposizione è più evidente. Ci sono diverse strategie per affrontare problematiche come quelle poste dalla Amiantifera di Balangero.
La maggioranza e la Giunta hanno dato un'indicazione di percorso indicazione che ha avuto adesioni al di là della maggioranza stessa; in questo caso ci si attesta su una posizione rispettabile, ma contrastante e pregiudiziale rispetto alle proposte della Giunta.
Sull'ordine del giorno presentato dal MSI, poiché ci troviamo di fronte ad una proposta che è già stata fatta propria nelle intenzioni, dalla Giunta attraverso l'intervento dell'Assessore, e, proprio perché si colloca in una linea che andrebbe maggiormente puntualizzata, da parte della maggioranza ci sarà una posizione di astensione, che non deve essere intesa come pregiudiziale o in contrapposizione a proposte che vengono da un altro Gruppo, ma come apprezzamento del contributo per risolvere il problema nel suo complesso.
Di conseguenza, ribadendo le valutazioni positive sull'operato della Giunta ed in particolare sulle dichiarazioni degli Assessori Cerchio e Garino, annunciamo il voto favorevole sul documento che reca la firma dei cinque partiti della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo soltanto esprimere un giudizio riassuntivo, oltre che esprimere la dichiarazione di voto del Gruppo. Non è bello che dopo ore e ore di discussioni approfondite e abbastanza estenuanti anche questa volta la Regione si presenti in ordine sparso con una quantità di ordini del giorno che, detto francamente, per l'ottanta per cento sono condivisibili perchè è di tutti la volontà di salvaguardare i diritti dei lavoratori e di salvaguardare l'ambiente. Tra due settimane parleremo dell'ACNA, sarà un'altra giornata intensa di dibattito e, alla fine, ci presenteremo di nuovo in ordine sparso.
Quindi la proposta che avanzo alla Presidenza è di riunire a una certa ora un rappresentante per Gruppo per cercare di concordare un documento che sia il più possibile unitario, anche per poter curare all'esterno l'immagine dell'Ente Regione.



PRESIDENTE

E' un'idea.



ZACCHERA Marco

Per quanto riguarda la dichiarazione di voto, penso che noi dobbiamo porci con attenzione verso l'opinione altrui. Per esempio, noi voteremo l'ordine del giorno dei Verdi, anche se non lo condividiamo del tutto. Il primo capoverso della seconda pagina ci sembra non tanto sbagliato quanto fuori tema, perché superato in parte dai fatti e dalla possibilità concreta di arrivare alla sospensione definitiva della coltivazione. Però, siccome per la gran parte esprime delle cose in cui crediamo anche noi, pur non essendo del tutto convinti, lo votiamo favorevolmente.
Ci è invece difficile votare a favore dell'ordine del giorno della maggioranza, ma forse potremmo anche arrivare a farlo, perché di tutti è il più tenue, il più sfumato, quello che dice e non dice, quello che in definitiva può forse raccogliere il voto di tutti semplicemente perché non dice niente. Allora, siamo tutti d'accordo che questa sala è azzurra e che il pavimento è rosso, però non risolviamo nulla in questa situazione. In questo ordine del giorno non c'è nulla di propositivo, ma semplicemente una presa d'atto notarile degli eventi.
Sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista vale il discorso che ho fatto su quello dei Verdi. C'è una caratterizzazione politica leggermente diversa e, come tale, impone un discorso più politico, perch c'è una censura, una critica nei confronti della Giunta, ma sui contenuti concreti, anche da parte della maggioranza, penso non si possa essere contrari. Non siamo del tutto d'accordo su alcune parti, quindi saremmo più portati all'astensione. Però anche questo è apprezzabile.
Infine, il nostro ordine del giorno. E' stato detto che è troppo scarno. Certo, ma questo non vuole essere l'ordine del giorno formale del Consiglio regionale. Avete già scritto tutto in tre ordini del giorno, ci sembra quindi ridicolo presentarne un quarto. Su uno specifico punto è per importante e vogliano chiarire: la Presidenza della Regione deve, se non vuole incorrere in omissione di atti d'ufficio, andare avanti con l'emanazione dei provvedimenti. E' questo che chiediamo: approviamo l'ordine del giorno, come da noi proposto, poi se veramente i nuovi sfruttatori della miniera faranno quello che dovranno fare, benissimo, la Regione ne prenderà atto. La Regione deve però dire qual è la sua posizione. Quindi il Presidente della Giunta regionale faccia quello che deve fare come stabilisce la legge, perché se non lo fa, al limite, arriva anche all'omissione degli atti d'ufficio e oltretutto a smentire quello che aveva detto l'Assessore a luglio. Ebbene, non stiamo più a commentare dal punto di vista politico che il Consiglio regionale è stato bypassato dai tempi, e invitiamo la Giunta ad intervenire.
Concludo invitando i colleghi, in vista di futuri dibattiti, a fare l'impossibile, ciascuno sacrificando un po' di noi stessi e magari delle nostre personali convinzioni, per arrivare ad approvare ordini del giorno più unitari, più grintosi e più seri, altrimenti non ci facciamo una bella figura, ciascuno e tutti insieme, come Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione l'ordine del giorno n. 33 presentato dai Consiglieri Staglianò. Marino, Segre, Miglio e Maggiorotti, che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'attività estrattiva dell'Amiantifera di Balangero rientrava tra quelle comportanti gravi rischi alla salute dei lavoratori e degli abitanti del territorio circostante ed ha prodotto profondi degradi e devastazioni ambientali nella zona, dequalificandone la propensione turistica considerato che in data 25 maggio 1990 il Senato della Repubblica ha approvato una proposta di legge recante 'Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto' e che tale proposta verrà prossimamente discussa presso le competenti Commissioni della Camera dei Deputati appurata la pericolosità dell'amianto (puntuali pubblicazioni svelano l'indissolubile intreccio tra asbestosi e amianto e tra questo e il mesiotelioma pleurico e peritoneale) riconosciuta sia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che dalla CEE con le direttive n. 478/83 e 610/85 che definiscono l'urgente necessità di superarne l'utilizzo tenendo presente l'esistenza di una vasta gamma bibliografica che indica materiali utilizzabili in alternativa all'amianto - si veda anche l'impegno assunto, con il Ministero dell'Ambiente, dalla Direzione FIAT in data 25 giugno c.a. per eliminare completamente l'amianto dal proprio materiale d'attrito per la frenatura entro l'1 settembre 1990 non dimenticando l'ordine del giorno approvato dal Consiglio il 6 ottobre 1989 in merito al caso Eternit -Casale Monferrato visto il telegramma con il quale l'Assessore regionale al lavoro informava che il Distretto Minerario avrebbe concesso alla Ditta Mineral Intertrade Limited una decennale autorizzazione alla coltivazione della cava di Balangero valutata infine la situazione di emergenza ambientale inerente la discarica di sabbie amiantifere di Balangero, derivata dalla diffusione in atmosfera di fibre di amianto eccedenti le inadeguate normative di legge vigenti, come accertato dagli organi di controllo preposti impegna la Giunta regionale a provvedere all'immediata richiesta di intervento da parte della Protezione civile, affinché si provveda all'umidificazione delle polveri e delle scorie giacenti presso la menzionata discarica di Balangero, ovverosia all'adozione di quei provvedimenti indispensabili a salvaguardare la salute della popolazione circostante e la salubrità dell'ambiente assumere una chiara posizione a favore della sospensione definitiva della coltivazione della miniera, esercitando le dovute azioni presso i Ministeri competenti volte a revocare la nuova concessione da parte dell'Ente Miniere; ciò tenendo conto del fatto che si tratterebbe dell'impianto più grande d'Europa. In caso contrario si andrebbe nella direzione opposta a quella auspicata, consentendo la perpetuazione infinita del 'rischio amianto' rivendicare presso il Ministero dell'Ambiente e gli altri Ministeri competenti, la predisposizione di un Piano di Bonifica del sito e della 'messa in sicurezza' dell'area circostante richiedere inoltre che il Ministero del Lavoro: 1) adotti un provvedimento straordinario per la salvaguardia del pieno reddito dei lavoratori interessati 2) preveda il loro utilizzo nell'attività di 'messa in sicurezza' dell'area 3) predisponga gli indispensabili corsi di formazione per la loro riqualificazione professionale indirizzata alla produzione di quei manufatti che la Commissione Tecnica dell'Istituto Superiore di Sanità individuata chiede inoltre alla Giunta regionale di svolgere le opportune indagini (ed a relazione in merito al Consiglio) volte ad accertare gli eventuali rapporti tra la Ditta Mineral Intertrade Limited ed aziende multinazionali sudafricane attive in campo minerario, poiché questo lascerebbe supporre la volontà ed il tentativo di aggirare le sanzioni previste dall'ONU e dal nostro Governo contro il regime razzista di Pretoria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 8 voti favorevoli, 28 contrari e 13 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 34 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte viste le preoccupazioni espresse dall'Assessore all'Ambiente in ordine al grave rischio per la salute pubblica conseguente alla valutazione effettuata dall'USSL n. 37 circa il pericolo effettivo di dispersione delle fibre amiantifere nell'ambiente esterno e interno allo Stabilimento della fallita Amiantifera di Balangero rilevato che il decreto concessivo del Corpo delle miniere 18 settembre 1990 di sfruttamento alla Società Svizzera Mineral &Intertrade non obbliga la concessionaria a provvedere senza dilazione ad eliminare il grave pericolo di dispersione delle fibre amiantifere visti i poteri attribuiti dalla legge n. 833/78 al Presidente della Giunta regionale impegna il Presidente della Giunta regionale a emanare con la massima urgenza i provvedimenti contingibili e urgenti idonei ad impedire la dispersione delle fibre amiantifere di cui trattasi, ed a tutelare la salute pubblica in conseguenza della situazione attuale dell'Amiantifera".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 4 voti favorevoli e 45 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 35 presentato dai Consiglieri Cavallera, Rossa, Marchini, Goglio e Ferrara, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nel fare riferimento al decreto per la coltivazione dell'amianto di Balangero, da parte della Società Mineral e Intertrade Limited di Lugano che reca la firma del Distretto Minerario di Torino e Valle d'Aosta ed è datato 18 settembre 1990, ora sottoposto alla registrazione degli organi di controllo considerata l'attenzione e gli obblighi previsti nell'atto di concessione per il recupero ambientale e per effettuare tutte le operazioni necessarie al recupero delle zone alterate dell'area del giacimento e delle discariche, da realizzarsi durante ed al termine della coltivazione, nonch gli interventi di carattere igienico ambientale, alla evoluzione delle conoscenze, in merito agli effetti dell'amianto sulla salute dei lavoratori considerato che la ripresa dei lavori obbliga altresì la concessionaria alla riassunzione dei dipendenti della miniera, già in carico alla fallita Società Amiantifera di Balangero facendo seguito al dibattito e ai confronti emersi nel corso della seduta del Consiglio regionale del 26 luglio, nel successivo incontro del 27 luglio presso la Giunta regionale e nel corso della seduta del Consiglio regionale del 25 settembre affermando che il primo obiettivo consiste nella prevenzione sanitaria dei lavoratori e dell'ambiente, attraverso la sostituzione graduale dell'uso dell'amianto nel rispetto della politica della Comunità europea e degli impegni assunti altresì dal Ministero per l'Ambiente del nostro Paese, dimostrata dalla validità decennale della concessione: impegna la Giunta regionale a mantenere efficienti tutte le iniziative in corso, in collaborazione con il Ministero per l'Ambiente, il Ministero dell'Industria e il Ministero del Lavoro per quanto attiene la messa in sicurezza dell'area dell'Amiantifera, il salario e il futuro occupazionale dei lavoratori: perchè il graduale recupero ambientale proceda di pari passo con lo sfruttamento minerario e tutta la zona venga recuperata con la chiusura della miniera ritiene necessario la realizzazione di una rete di monitoraggio che consenta di conoscere costantemente le caratteristiche chimico-fisiche delle emissioni dell'impianto: l'attuazione di un'indagine epidemiologica per conoscere l'esatta incidenza sui lavoratori e sugli abitanti chiede infine che vengano mantenuti continui contatti con i Gruppi, i Sindacati tutti gli Enti e le Associazioni interessate, allo scopo di definire le politiche e i continui necessari interventi sul territorio e soprattutto a difesa della salute dei lavoratori e delle popolazioni interessate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli, 5 contrari e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 13 Consiglieri).
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 36 presentato dai Consiglieri Bresso, Rivalta, Calligaro, Coppo e Marengo, che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte richiamati i contenuti dell'ordine del giorno presentato il 25 luglio scorso in merito ai problemi dell'Amiantifera di Balangero, da vari Consiglieri (Mercedes Bresso, Anna Segre e altri) sentite oggi le comunicazioni degli Assessori competenti e viste le disposizioni del Decreto del Distretto Minerario di Torino del 18 settembre 1990: considerato che da essi emergono da un lato, le passività del ruolo della Giunta regionale la quale non si è attivata alfine di intervenire urgentemente sulla situazione di emergenza ambientale e non ha assunto come obiettivo fondamentale la fuoriuscita dell'amianto anche per la fase estrattiva e non ha di conseguenza preso iniziative e formulato proposte per condizionare in tal senso la concessione mineraria, limitandosi a perseguire solamente la ripresa della attività economica estrattiva.
Il Consiglio regionale esprime la propria disapprovazione per la inattenzione e la incapacità di intervento rispetto ai problemi dell'ambiente e della salute mostrata in questa vicenda dalla Giunta regionale e per la superficialità con cui essa ha seguito e appoggiato gli aspetti economici della concessione, al punto che non risultano chiariti né il progetto industriale complessivo né la salvaguardia dei diritti economici dei lavoratori, in particolare rispetto al riconoscimento dei diritti di anzianità stigmatizza inoltre il comportamento della Giunta regionale e del suo Presidente che hanno eluso il dibattito in Consiglio regionale preventivo al rilascio della concessione: valutati i termini della concessione, e rilevato che non esistono indicazioni di termine e di soluzioni progettuali per le prescrizioni riguardanti l'operazione di bonifica e la sistemazione ambientale dell'area (con eccezione del termine di un anno per un peraltro non definito recupero ambientale della discarica lato Balangero) per cui non è individuabile l'obiettivo finale di risanamento e bonifica; bonifica che è temporalmente prevista senza indicazioni di tappe intermedie, con la generica dizione 'durante e al termine' della scadenza della concessione; si corre quindi il rischio che, in presenza di una chiusura anticipata della attività, il problema ambientale rimanga completamente irrisolto rilevato che i controlli previsti sono saltuari e burocratici e che non è prevista nessuna forma di serio monitoraggio impegna la Giunta a promuovere l'intervento del Ministero dell'Ambiente perch predisponga un progetto di riattivazione della miniera coerente con i programmi di superamento dell'uso dell'amianto e di fuoriuscita dalla sua produzione e finalizzata alla bonifica ambientale dell'area, garantendo stabilmente la piena occupazione dei dipendenti e richiedendo ove necessario anche alla CEE un impegno politico ed economico coerente con le Direttive comunitarie; in questa prospettiva, richiedendo al Governo nazionale la revisione delle norme sul decreto di concessione.
Impegna inoltre la Giunta ad attivarsi per la realizzazione dell'indagine epidemiologica sulla popolazione della zona, anche surrogando l'USSL di Lanzo che pur avendo ottenuto finanziamenti appositi non l'ha finora effettuata".
Su richiesta del Consigliere Segre si proceda alla votazione di questo ordine del giorno per parti separate.
Pongo in votazione la prima parte (fino a "monitoraggio").
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte è respinta con 17 voti favorevoli, 26 contrari e 6 astensioni.
Pongo in votazione la seconda parte.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte è respinta con 12 voti favorevoli, 30 contrari e 5 astensioni.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 51: "Presa d'atto delle dimissioni dall'Ufficio di Presidenza del Consigliere Segretario Pier Luigi Gallarini ed integrazione dell'Ufficio di Presidenza. Elezione di un Consigliere Segretario" (art. 14 dello Statuto e art. 4 del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Esaminiamo infine il punto 7) all'o.d.g. che prevede la presa d'atto delle dimissioni dall'Ufficio di Presidenza del Consigliere Segretario Pier Luigi Gallarini e l'integrazione dell'Ufficio di Presidenza.
Ricordo che il Consigliere Pier Luigi Gallarini ha rassegnato in data 25 luglio 1990 le dimissioni dall'incarico di Consigliere Segretario pertanto è necessario prendere atto delle sue dimissioni.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio prende atto all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.
A questo punto è necessario procedere all'elezione di un nuovo Consigliere Segretario.
La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Il Gruppo DC presenta la candidatura di Francesco Porcellana.



PRESIDENTE

Considerata la proposta del Consi gliere Picchioni, se non vi sono altri interventi, si proceda alla distribuzione delle schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 ha riportato voti: PORCELLANA Francesco 31 schede bianche 18 scheda nulla 1 Proclamo eletto Consigliere Segreta-rio il Consigliere Francesco Porcellana.



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