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Dettaglio seduta n.89 del 17/09/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Come già annunciato a quasi tutti i Capigruppo e a numerosi Consiglieri, abbiamo un'ospite, la signora Rigoberta Menchù, la cui presenza comporterà una piccola variazione al nostro programma.
A Rigoberta Menchù, membro del Comitato per i diritti internazionali a difesa del Guatemala e di tutti i popoli oppressi dell'America latina desidero esprimere i saluti, i ringraziamenti e un applauso del Consiglio regionale del Piemonte. Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno predisposto in occasione della visita di Rigoberta Menchù nel suo rientro in Guatemala, rientro che si prevede molto difficile, come già verificatosi in circostanze precedenti. Speriamo che l'ordine del giorno sia un augurio di più facile rientro ed un auspicio di solidarietà.
Chi è favorevole all'iscrizione è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 41 voti favorevoli.
Con il consenso dei Capigruppo, do lettura dell'ordine del giorno n.
255 presentato dai Consiglieri Spagnuolo, Miglio, Monticelli, Tapparo Gissara, Peano, Segre, Majorino, Gallarini e Porcellana, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in occasione della visita di Rigoberta Mench esprime la sua partecipazione alla lotta delle popolazioni precolombiane ed in particolare agli indigeni del Guatemala auspica che il quinto centenario dell'arrivo degli europei nelle Americhe diventi occasione per stabilire nuovi rapporti fra i popoli nel riconoscimento e rispetto delle altre storie, culture, religioni e società considera importante il secondo incontro continentale della Campagna 500 anni di resistenza indigena e popolare che avrà luogo in Città del Guatemala dal 7 al 12 ottobre 1991 chiede al Governo del Guatemala di garantire l'incolumità e la libertà di espressione per tutti i partecipanti di tale incontro ed in particolare della persona di Rigoberta Mench auspica che i risultati di tale incontro siano positivi e servano ad avviare e rafforzare i processi di democratizzazione negli Stati latino-americani".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 41 voti favorevoli.
Credo che il documento si commenti da sé, esprimiamo a questa donna simbolo delle lotte di libertà degli indigeni, che stanno avvenendo nel Guatemala, l'augurio di un destino più felice di quello che finora hanno potuto vivere lei e il suo Paese. Ringrazio il Consiglio della disponibilità a questo argomento, peraltro non per la prima volta all'o.d.g. dei nostri lavori, ma tappa della nostra solidarietà verso il Guatemala ed i popoli dell'America latina.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Croso, Fiumara, Marengo, Penasso e Vetrino.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno sulla questione jugoslava (seguito)


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. reca: "Esame ordini del giorno sulla, questione jugoslava".
Prima di passare alle dichiarazioni di voto; riepilogo la situazione dei documenti presentati all'Ufficio di Presidenza sulla questione jugoslava: ordine del giorno n. 212 presentato dal Consigliere Chiezzi: ordine del giorno n. 236 presentato dal Consigliere Sartoris ordine del giorno n. 249 presentato dal Gruppo MSI ordine del giorno n. 250 presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio ordine del giorno n. 251 presentato dai Consiglieri Miglio, Segre e Staglian ordine del giorno n. 252 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Peano e Leo ordine del giorno n. 254 presentato dai Consiglieri Picchioni Monticelli ed altri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rabellino; ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Poiché nel nostro ordine del giorno si impegna la Giunta, prima di fare la dichiarazione di voto vorremmo sentire il suo parere in merito a questa proposta.



PRESIDENTE

Mentre il Presidente della Giunta prende visione dell'ultimo ordine del giorno, do la parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Intervengo per dichiarazione di voto.
Il nostro Gruppo ha ritirato l'ordine del giorno presentato a luglio.
Già nel mio intervento precedente avevo constatato come i fatti fossero andati ben al di là di quello di cui si parlava in quel documento e che lo stesso andasse rivisto. Ho quindi firmato insieme ai colleghi di altri Gruppi, un ordine del giorno che mi sembra esprima in modo sufficientemente chiaro gli orientamenti del dibattito in questo Consiglio.
Contemporaneamente - ci tenevo a dirlo, e avrei preferito sinceramente che la cosa fosse contenuta nel testo complessivo, ma non è stato possibile annuncio il voto favorevole del mio Gruppo all'ordine del giorno presentato dai colleghi Chiezzi e Peano di adesione alla manifestazione per la pace Trieste-Sarajevo. Ci sembra che il Consiglio debba prendere positivamente posizione sulla marcia per la pace.
Il testo unitario siglato da diversi Gruppi, anche se non unanime rappresenta il minimo comune multiplo fra le varie posizioni e difficilmente può esprimere compiutamente i contributi e le articolazioni del dibattito; ci sembra però una base sufficientemente equilibrata di espressione del nostro Consiglio e in questo senso abbiamo deciso di firmarlo e di votarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Una brevissima dichiarazione di voto per riconfermare il voto favorevole al secondo ordine del giorno presentato dalla Lega Nord e per dichiarare che mi asterrò su quello unitario presentato, in quanto lo ritengo un esercizio inutile di real-politik che non si addice ad un consesso come il nostro.
Ritengo che gli esercizi di prudenza su questa materia spesso e volentieri non siano altro che esercizi di pavidità. Sono convinto che in politica estera debba valere il principio di ingerenza democratica per quanto accade nelle altre nazioni laddove la democrazia in questi ultimi 40 anni non è stata la regola fondamentale di convivenza. Quindi mi asterrò su questo ordine del giorno, voterò contro l'ordine del giorno Chiezzi e Peano per le motivazioni prima esposte (perché non credo in questo tipo di iniziative) e voterò contro ogni altro documento in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

L'ordine' del giorno proposto da una "riunione"di Gruppi diversi è come diceva prima il collega, un tentativo di mettere tutti d'accordo, ma alla fine non dice niente. Se noi facciamo un ordine del giorno che dice: "Viva la pace ", è ovvio che siamo tutti d'accordo. Vi sono cose apprezzabili, come ad esempio l'auspicare il riconoscimento delle Repubbliche di Slovenia e Croazia; altre cose sono assolutamente incomprensibili. Che cosa significa: "che non debba essere dato spazio alle rivendicazioni strumentali che avanzano pretese di modifica degli attuali confini nazionali"? Si riferiscono ai confini Italia-Jugoslavia o a quelli interni delle regioni jugoslave? La Jugoslavia, di fatto, non esiste più! Sarebbe opportuno che gli estensori chiarissero il significato di quella frase, a meno che non significhi assolutamente nulla e voglia essere semplicemente un modo per cercare di mettere tutti d'accordo.
In realtà, in questo ordine del giorno non c'è quella parte qualificante emersa dal dibattito di stamani, e cioè una reprimenda o per lo meno una presa di posizione nei confronti del nostro Governo nazionale affinché assuma un atteggiamento più forte e fermo a tutela di tutte le minoranze, anche per una maggiore presenza del nostro Paese sullo scacchiere adriatico. Ecco perché ci asterremo su questo ordine del giorno.
Gli ordini del giorno sono numerosi su alcuni voteremo a favore, su altri ci asterremo. Ma riportiamo ancora l'attenzione del Consiglio regionale sul nostro ordine del giorno, che non è in contraddizione con quello unitario e nel quale le cose già esposte stamani, cioè una difesa delle minoranze italiane e una maggiore presenza del nostro Governo e della nostra nazione in quello scacchiere, sono evidenziate.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Prendo la parola per rispondere alla precisa richiesta in ordine all'impegno della Giunta per avviare le procedure finalizzate ad attivare uffici di rappresentanza di Slovenia e Croazia in Piemonte. Mi pare una proposta singolare: noi non possiamo addentrarci in un discorso di politica estera e, tra l'altro, nessuno ci ha chiesto uffici di rappresentanza. Noi ci muoviamo attraverso il Prefetto ed il Commissario di Governo, i quali rappresentano il Governo nazionale: li abbiamo sentiti sul problema che sarà ben più grave se ci sarà, dell'immigrazione e dell'accoglimento degli italiani che escono dalla Croazia e dalla Serbia, e non ci sono al momento notizie precise né istruzioni chiare. Siamo in contatto con la Prefettura ed il Governo nazionale e avremo una Conferenza Stato-Regioni giovedì nella quale probabilmente, tra le varie, si potrà affrontare il tema dell'accoglienza.
Riteniamo di non poterci muovere come uno Stato sovrano ed assumere degli impegni che hanno carattere diplomatico, sia in senso attivo che passivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Credo che la migliore dichiarazione di voto sia rappresentata dal fatto che nonostante siano passati tre mesi il nostro ordine del giorno non è minimamente invecchiato; anzi è più attuale che mai.
Nel nostro ordine del giorno non parlavamo soltanto di Jugoslavia, ma di cose molto più importanti che riguardano la COTRAO, il Piemonte ed enunciazioni di principio che per voi lasciano il tempo che trovano.
Nelle dichiarazioni di questi giorni tutti pian-gono, tutti sono disponibili, tutti si rammaricano, poi in effetti non cambia nulla. Abbiamo notato che soprattutto certi principi, certi valori valgono solo per alcuni popoli e non per tutti. Quando ci si riferisce all'Europa dell'Est si parla sempre di problemi etnici; quando invece sono in discussione i popoli dell'occidente non si parla mai di questioni etniche, di popoli sovrani, ma di Stati con diverse entità nazionali che devono essere soffocate.
Nel nostro ordine del giorno abbiamo affrontato il problema correttamente, e non come è stato fatto nell'ultimo ordine del giorno presentato, con il quale si propone addirittura di prepararsi al nuovo esodo. Non credo sia questo il modo giusto d'impostare la questione; cosa faremo quando arriveranno i tre milioni di abitanti dall'Unione Sovietica visto che in Piemonte ci sono già quattro milioni e mezzo di abitanti? Teniamo presente che tre milioni di persone hanno ottenuto il visto per uscire dall'Unione Sovietica: cosa faremo quando arriveranno? Dove le metteremo? Forse non arriveranno tutti insieme, così come è successo a Bari, pero arriveranno.
Non credo sia corretto impostare il problema dicendo: "Ma sì poverini,facciano la pace cercando di essere meno aggressivi e non disturbino noi". C'è un problema etnico che emerge a livello europeo sia nell'Occidente sia nei Paesi dell'Est e non si può affermare che esiste soltanto un problema di etnie in Russia. Certe affermazioni devono valere per tutti o per nessuno. Se va bene l'autodeterminazione, va bene per tutti, altrimenti sono tutte bugie, chiacchiere, parole e noi non crediamo alle chiacchiere; non crediamo alle parole: crediamo ai fatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

La collega che mi ha preceduto ha ravvivato un po' il clima dell'aula.
L'ordine del giorno presentato da Piemont non ci trova d'accordo e crediamo che i primi due capoversi si commentino da soli in quanto si parla di un sud parassitario ed arretrato e poco dopo si fa un richiamo al reciproco rispetto, alla parità dei diritti dei popoli.
L'ordine del giorno presentato dal MSI ripropone e rimette in discussione un approccio per noi fondamentale, cioè quello di muoversi con la forza della non violenza, enunciando la validità del trattato di Osimo in rapporto alla questione dell'Istria. Già precedentemente ci eravamo espressi in merito e nel nostro ordine del giorno c'è un accenno che ben chiaramente esprime la nostra posizione contraria ad ogni ipotesi del genere.
Per quanto riguarda il secondo ordine del giorno presentato dalla Lega Nord ci sembra che la formulazione degli inviti sia poco chiara e tenda a dividere e a demarcare troppo le posizioni, come se da una parte ci fossero quelli che hanno tutte le ragioni e dall'altra quelli che hanno tutti i torti. Non è così: la situazione è molto più complessa e riteniamo che inviti di questo tipo dovrebbero essere formulati meglio per le conseguenze che ne possono derivare.
Gli ordini del giorno presentati dal Gruppo di Rifondazione Comunista ci trovano d'accordo proprio per il richiamo alla cessazione delle ostilità in atto e per il richiamo molto esplicito, ripreso anche nel secondo documento firmato dal Consigliere Peano e da me controfirmato, relativo all'adesione alla carovana della pace, di cui peraltro siamo tra i co promotori Sul documento presentato dal Partito dei Pensionati voteremo contro, in quanto riteniamo insensate le cose espresse, specialmente laddove si dice che è poco utile ogni tipo di discussione politica. Non è così, perché ci sono in gioco delle vite umane ed è necessario esprimersi per evitare il ripetersi dei massacri.
Manteniamo il nostro ordine del giorno perché non lo riteniamo in totale contrasto con quello presentato congiuntamente da varie forze, ma anzi tende a specificare ulteriormente concetti già lì formulati. Ci sono altri punti che non sono stati recepiti e che, secondo noi, sono ugualmente importanti, come importante è l'appoggio a chi assume l'atteggiamento non violento in questo contesto e che sicuramente trova delle difficoltà.
Accettiamo l'eventuale votazione per parti separate del nostro ordine del giorno qualora qualcuno lo richiedesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Votiamo a favore dell'ordine del giorno da noi sottoscritto perch riteniamo che esprima l'equilibrio complessivo di questo Consiglio sulla base di quanto emerso dal dibattito.
Si tratta di un ordine del giorno che rifugge da,ogni avventurismo velleitario sia nelle parole sia nelle proposizioni. Siamo assolutamente certi e convinti che, specialmente in queste sedi, la politica estera è credibile nella misura in cui le soluzioni possono essere rapportate ai fatti.
Questo documento ha un rilevante significato in quanto chiede di intensificare ogni sforzo affinché la Comunità Europea offra prospettive di integrazione per tutti quegli Stati che si riconoscono nella carta di Helsinky. Questo significa che anche la futura Jugoslavia riappacificata potrebbe entrare a far parte integrante della CEE.
Si auspica inoltre il riconoscimento delle Repubbliche di Slovenia e di Croazia, anche se non riteniamo che eventuali altre Repubbliche nell'ambito dei Balcani dell'attuale penisola jugoslava possano avere lo stesso diritto di autonomia, a meno che la normalizzazione o il superamento dell'attuale situazione possa avere successo.
Per quanto riguarda la richiesta di spiegazioni del Consigliere Zacchera relativamente al penultimo punto in cui si dice che "non deve essere dato spazio alle rivendicazioni strumentali che avanzano pretese di modifica degli attuali confini nazionali", questo si riferisce alla Repubblica jugoslava. Si può riferire certamente alla specificità dell'Istria e della Dalmazia, ma anche a certi conati più o meno pseudoirredentistici verificatisi ad esempio negli ultimi tempi in Alto Adige.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Desidero fare un'osservazione in merito all'ordi-ne del giorno sottoscritto da una grande maggioranza delle forze presenti in Consiglio.
Condivido il fatto che all'interno di questo ordine del giorno si raggiunga un equilibrio e un realismo di posizioni. Proprio in questa luce ho preparato un emendamento nel quale auspico una conclusione positiva della Conferenza di pace dell'Aja che permetta il riconoscimento delle repubbliche autonome in base ad un nuovo assetto istituzionale della Jugoslavia.
Nell'ordine del giorno presentato, il riferimento all'auspicio di una conclusione positiva della Conferenza di pace dell'Afa non compare ritengo, anche se i margini sono purtroppo ristretti, che si debba mettere in luce questo auspicio. Noi vogliamo che la Conferenza dell'Aja abbia successo, deve avere successo. Non solo, ma è proprio da un successo della Conferenza dell'Aja che potrà iniziare un processo di riorganizzazione dell'attuale Jugoslavia: riorganizzazione istituzionale all'interno della quale nascano repubbliche autonome. Non sappiamo quali repubbliche jugoslave interesserà questo processo, di certo la Slovenia e la Croazia ma probabilmente anche altre o addirittura tutte.
Se la maggioranza è d'accordo, ritengo che un'apertura di fiducia alla Conferenza di pace dell'Afa, finalizzata al riconoscimento delle repubbliche che nasceranno nella nuova Jugoslavia, potrebbe essere un ulteriore punto di equilibrio e di realismo per sottrarsi al rischio - che secondo me c'è, non ne ho la certezza ma lo individuo come tale - di limitare il riconoscimento alle sole repubbliche che hanno tenuto i referendum e che oggi sono vittime di una repressione militare.
Ho il dubbio che auspicare soltanto il riconoscimento di queste repubbliche possa non essere d'aiuto a tutte le parti jugoslave in causa per negoziare il ritiro delle armi, ma sia un'arma a doppio taglio.
Preferirei quindi di gran lunga sollecitare la conclusione dell'Afa e chiedere il riconoscimento, sulla base di quello che negozialmente auspichiamo avvenga, di tutte le repubbliche che nel nuovo assetto jugoslavo saranno autonome e indipendenti.
Chiedo dunque ai firmatari di questo ordine del giorno se concordano con questa sostituzione; in caso contrario chiedo comunque la votazione sull'emendamento dame presentato. Chiederò poi, per i motivi che ho appena illustrato sull'ordine del giorno della maggioranza, di votare per parti l'ordine del giorno dei Verdi. Ci sono, in effetti, tre punti del documento dei Verdi sui quali preferirei astenermi, mentre sugli altri voterò a favore. Non voterò infine gli ordini del giorno del Movimento Sociale e della Lega Nord.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Volevo spiegare al Presidente della Giunta che gli uffici di rappresentanza non sono abitualmente diplomatici, ma commerciali; ritengo che la Regione Piemonte abbia competenza in materia, per cui se c'è una volontà politica, ci si può inoltrare in questo discorso. Tanto per chiarire la nostra proposta: non si tratterebbe di rappresentanza diplomatica, ma di rappresentanza commerciale.
Tornando al dibattito che si è sviluppato oggi sulla questione jugoslava, mi pare sia emersa chiaramente l'attuale situazione politica italiana. Abbiamo assistito a tante belle parole, ma in realtà di concreto di nuovo, per l'ennesima volta - lo dimostra questo ordine del giorno presentato unitariamente da tutte le forze - non c'è nulla, a parte un riconoscimento delle Repubbliche di Slovenia e Croazia.
La necessità di questo riconoscimento è ormai diffusa in tutta Europa: coloro, che vi si oppongono sono fuori dalla storia e lo hanno dimostrato.
Mi riferisco particolarmente a certe sinistre ormai cancellate dalla storia in altri Paesi, vedila Francia, ma anche in Italia ci si sta incamminando sulla stessa strada.
L'ordine del giorno non dice nulla di fattivo, sono di nuovo parole lasciate ai posteri, però di concreto là si continua a sparare e a morire e di concreto non faremo di nuovo nulla. La situazione politica italiana è chiara. Abbiamo sentito dal Capogruppo del PDS parole di attesa, di temporeggiamento: "aspettiamo, vediamo, valutiamo attentamente"; per mentre noi valutiamo attentamente, la storia va avanti, gli eventi sovietici ne sono la prova.
Inevitabilmente, proprio perché la storia va avanti, presto si verificheranno gli eventi italiani. Vedremo cosa succederà quando anche noi avremo bisogno del riconoscimento di particolari autonomie o comunque del riconoscimento a livello internazionale, richieste che sicuramente verranno dal popolo, come già oggi evidenziano i risultati di alcuni sondaggi effettuati a questo proposito. Mi riferisco ad esempio alla Repubblica del nord, questa repubblica padana che inevitabilmente dovrà essere riconosciuta, perché è la gente del nord, è la gente padana che la vuole e che la richiederà con un voto. Sicuramente avremo la necessità di rivolgerci ad altri Stati per ottenere questo riconoscimento ed, io mi auguro che gli altri Stati in quel momento non siano così temporeggiatori che non aspettino l'arrivo dei carri armati. Mi auguro che venga riconosciuta immediatamente la trasformazione che sta avvenendo in Europa e non soltanto in Italia; anche in Spagna - l'abbiamo sentito - si parla della necessità di maggiori e particolari autonomie.
Indubbiamente il nostro riferimento storico sarà l'Europa; questi stati fittizi, quali la Jugoslavia, l'Italia o la Spagna, sono destinati a scomparire e dovranno inevitabilmente essere sostituiti con l'Europa. Le forze politiche che qui parlano, parlano, parlano, molto probabilmente si troveranno impreparate a queste trasformazioni, così come lo sono state di fronte alla grande trasformazione dell'est e come lo sono, perché l'hanno dimostrato nel dibattito svoltosi questa mattina, rispetto alla crisi jugoslava che ormai è evidente a tutti tranne ai signori politici della classe italiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Mi asterrò sul documento dei Verdi e voterò a favore del documento presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista; chiedo di aderire con la mia firma al documento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Peano.
Voterò negativamente l'ordine del giorno presentato dalla Lega Nord, da Piemont, dal MSI e dai Pensionati.
Mi sembra che tutti gli ordini del giorno siano deboli su un aspetto che invece ritengo sarebbe dovuto essere affrontato in maniera più intensa e operativa da questo Consiglio: la necessità di sviluppare concreti interventi di aiuto internazionale di tipo sanitario e alimentare ovviamente non indirizzati ad una sola delle due parti o delle tante parti che sembra ci siano, ma inviati in loco tramite gli organismi internazionali.
Il Piemonte è una regione sicuramente più ricca della Jugoslavia, la quale complessivamente ha un prodotto interno lordo simile a quello dell'Argentina; pertanto la nostra regione dovrebbe cominciare a mettere mano alle sue ricchezze per contribuire al superamento dei gravi disagi che la popolazione, soprattutto le classi sociali meno garantite, subiscono.
La Regione si dovrebbe muovere per garantire al suo interno spazi di dibattito e di confronto democratico tra le diverse parti in causa, in maniera da sviluppare possibilità di confronto interetnico per arrivare alla pacifica convivenza tra le diverse etnie. Mi associo alla richiesta di emendamento all'ordine dei giorno unitario e quindi lo sottoscrivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, intervengo per dichiarazione di voto. Per il Gruppo socialista sono già intervenuti questa mattina i colleghi Tapparo e Fiumara che hanno portato il loro contributo ed espresso le loro posizioni, le quali possono essere condivise pienamente o in parte, ma interpretano senz'altro la preoccupazione e lo stato d'animo non solo del nostro Gruppo, ma sicuramente anche della gente del Piemonte e del nostro Paese.
Esprimo la nostra adesione all'ordine del giorno unitario che rappresenta il riassunto di una serie di contributi che non potevano che essere di questo tipo. Siamo disponibili ad accogliere eventuali arricchimenti, dichiarandoci favorevoli alla modifica del documento laddove si auspica il riconoscimento delle Repubbliche di Slovenia e Croazia.
Si tratta quindi di un ordine del giorno che accoglie dei contributi diretti a rappresentare tutti gli spazi possibili perché in questa ora drammatica, tragica si possa ancora far sentire la volontà del Piemonte per seguire obiettivi di pace, anche se il cuore ci porterebbe a dire che di fronte alla tragedia che colpisce oggi il popolo croato forse doveva essere fatto qualcosa di più. L'intelligenza deve aiutare il nostro grande Paese che con queste regioni ha avuto una importante e significativa storia, ad operare affinché si arrivi all'immediato cessate-il-fuoco e ad una ridefinizione dell'attuale situazione della Jugoslavia, ormai disgregata.
Si tratta di un documento che rifugge dai velleitarismi ed afferma alcune cose precise, anche se possono sembrare piuttosto generiche; emerge comunque una precisa volontà rispetto alla quale occorreva una pressione maggiore nei mesi passati. E una lezione per l'Europa oltre che per l'Italia, un'Italia che si muove insieme all'Europa e ai suoi problemi.
La tragedia jugoslava ci sorprende come ci sorprendono alcuni sconvolgimenti che sono in atto in Europa; l'Europa dovrebbe essere in grado di agire più prontamente. Mi auguro che questi eventi, così come e avvenuto in altri Paesi, accelerino anche in Europa il processo di sviluppo democratico. Ciò con la piena consapevolezza che abbiamo grandi responsabilità cui far fronte.
Abbiamo l'obbligo morale di impedire che si arrivi alla disgregazione manu militari come sta avvenendo in Jugoslavia, nonché quello di accogliere le popolazioni che, colpite da queste sventure e dalla fame, si rivolgono ai Paesi che possono fornire loro aiuti concreti. La mia interpretazione è diversa da quella data; si fanno soltanto belle parole, alle quali per devono seguire fatti concreti.
Sono quindi pienamente d'accordo con l'emendamento proposto: credo che sia molto importante e che si inserisca nel filone in cui siamo tutti impegnati, al di là dei paludamenti che ci sono stati, non solo rispetto alla Jugoslavia, ma anche ad altri eventi. Credo che la genuinità della nostra posizione emerga con estrema chiarezza. E una posizione schietta e lineare che emerge da una grande regione democratica e da un grande Paese democratico, nei confronti della quale non ha assolutamente valore il paragone con la domanda di autonomia che si metterebbe in moto.
La nostra domanda di autonomia deve avere un altro segno: non pu essere quella delle tre "repubblichette" rispetto alle quali esprimiamo la nostra netta opposizione. Riteniamo che questo Consiglio regionale, erede del Parlamento Subalpino, promotore dell'unità d'Italia, non possa consentirlo né potrà consentirlo il Ducato di Savoia, nato ancor prima del Parlamento Subalpino. L'unità d'Italia, costruita attraverso grandi sacrifici con il concorso di uomini di ogni parte del nostro Paese, non pu assolutamente essere gettata in una polemica di bassa lega come quella fatta nei confronti della domanda che verrebbe messa in movimento.
E' una posizione che dobbiamo far arrivare il più presto possibile nel quadro politico nazionale, il quale sta operando molto bene e con una politica estera attenta. Le dichiarazioni di ieri dei Ministri degli Esteri di Germania e Italia sono segno di sensibilità e di attenzione ad un nuovo impegno: mi auguro che anche il Piemonte attraverso questo ordine del giorno possa dare un piccolissimo contributo all'affermazione dei diritti di libertà, di autonomia e di pace di questo martoriato Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, ho l'impressione che L'emendamento del collega Chiezzi, pur apprezzabile per il suo candore e per quanto chiede, non sia accettabile.
Concordo sul fatto che prima del riconoscimento delle Repubbliche si debba auspicare il successo della Conferenza dell'Aja; sono quindi accettabili le conseguenze che ne possono derivare come risultato migliore in quanto si vedono le parti in discussione convenire su una qualunque soluzione. Potrei concor-dare sulla dicitura: "Auspica l'esito positivo, o in difetto, in caso contrario, l'altra ipotesi..",però quanto è scritto nel documento, cioè che bisogna riconoscere che lo sviluppo tende alla creazione di Stati autonomi che trovano il loro punto di riferimento nella CEE, non si concilia con l'ipotesi di mantenimento della Jugoslavia sotto qualsiasi forma.
Le confederazioni (la Russia o l'URSS o quello che di nuovo verrà) si costituiscono, sussistono e rispondono ad un'esigenza di gestione di economie integrate. Quando questi Stati fanno riferimento alla CEE è evidente che il sistema integrato non è più l'integrazione della Croazia con la Macedonia, ma con il sistema europeo.
Personalmente non mi oppongo ad una soluzione che preveda la rilettura della Federazione jugoslava con un maggiore riconoscimento di ruoli alle Repubbliche. Se è uno sviluppo che discende da tutto ciò ed in conseguenza del quale ne deriva la pace, mi va benissimo. Immaginare una Federazione jugoslava significa invece negare quello che ormai è evidente, cioè che quanto teneva insieme la Jugoslavia non esiste più. Quello che giustificherebbe la confederazione (cioè le questioni di natura economica) non si risolve all'interno dei rapporti fra le Repubbliche jugoslave, ma all'interno dei rapporti fra Repubbliche jugoslave e CEE.
Se i colleghi concordano, propongo l'inserimento di un altro punto in cui si auspica la conclusione prossima e positiva della Conferenza dell'Aja. L'ipotesi di auspicare il riconoscimento della Croazia e della Slovenia equivarrebbe a prendere atto del fatto che la Conferenza dell'Aja non ha fornito altri tipi di sbocco.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Picchioni. Ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Alla luce delle osservazioni del Consigliere Marchini; propongo di presentare un sub-emendamento che, indipendentemente dalla Conferenza dica: "Si auspica il riconoscimento delta Slovenia e della Croazia, come di ogni altra Repubblica, in base al possibile e nuovo assetto istituzionale della Jugoslavia, rispettoso dei diritti di ogni minoranza". In questo modo si coglie anche la riflessione del Consigliere Maggiorotti.
Avevamo limitato il riconoscimento alle Repubbliche Slovenia e Croazia ma questo non impedisce, nella previsione che anche altre repubbliche possano assumere analoga posizione, la possibilità di estendere tale ipotesi.
Il riferimento alla Conferenza dell'Aja non conferma la Repubblica jugoslava nel suo attuale assetto geo-politico, mi pare vada nel senso di una Repubblica confederata; il risultato della Conferenza non dovrebbe quindi essere quello dell'autonomizzazzione delle attuali Repubbliche confederate.



PRESIDENTE

Possiamo sospendere la seduta affinché troviate un'eventuale convergenza su questo punto. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,34, riprende alle ore 16,37)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Picchioni.



PRESIDENTE

PICCHIONI



PRESIDENTE

Il sub-emendamento è articolato in due proposizioni distinte: "Auspica una conclusione positi-va dalla Conferenza di pace dell'Aja" e "Auspica il riconoscimento delle Repubbliche di Slovenia e Croazia, come di ogni altra Repubblica in base al possibile nuovo assetto istituzionale della Jugoslavia, rispettoso dei diritti di ogni minoranza".



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione degli ordini del giorno presentati.
Comunico che l'ordine del giorno n. 212 presentato dal Consigliere Chiezzi è ritirato.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 236 presentato dal Consigliere Sartoris, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte organo di autogoverno e di autonomia del popolo piemontese premesso che lo Stato Jugoslavo, con l'esplodere dei contrasti inter-etnici causati dal divario economico, sociale e culturale fra un sud parassitario ed arretrato e le europee, civili ed avanzate nazionalità Slovena e Croata dimostra come il 'federalismo' astratto abbia fallito preso atto della necessità, in tutta Europa, di avviare una vera e propria 'rifondazione' dei rapporti fra popoli ed etnie basata su un reciproco rispetto, parità di diritti e di doveri, riproposizione delle vocazioni storiche e culturali, per non rischiare di cadere in pericolose contrapposizioni, anche violente, come quelle che si trovano palesando all'interno della crisi del sistema jugoslavo in disgregazione considerato che tale processo innovativo non può valere solo per alcuni popoli, ma deve essere considerato l'asse centrale della 'riscrittura' democratica dei rapporti fra le varie regioni d'Europa rilevata.
la necessità di cercare, sia per la crisi Jugoslava che, in generale per le varie regioni di confine d'Europa, soluzioni che tutelino i diritti di tutte te nazionalità e ricompongano, in chiave autenticamente federalista, antichi ambiti mettendo in rilievo soprattutto le seguenti necessità che meritano un urgente, positivo sviluppo: creazione di una grande regione Istriana, che dia sovranità giuridica alla, minoranza Istro-Veneta del 'Gruppo Nazionale Italiano' che ha subito in passato ingiuste persecuzioni (esodo dei 350.000 profughi Giuliani ancor oggi dimenticati colpevolmente dallo Stato italiano) e che correli Trieste con le terre istriane limitrofe creazione di una regione frontaliera fra Nord e Sud Tirol che riunisca in chiave europea un popolo da troppo tempo diviso a causa di una guerra barbarica di aggressioni e di rapina creazione (attraverso un rafforzamento ed un effettivo sviluppo della COTRAO) di una grande regione europea delle Alpi Occidentali transfrontaliera e con assetto interno largamente autonomista, che raccordi Piemonte, Val d'Aosta, Ponente Ligure e Nizzardo, con sovranità 'sfumate' rispetto ai poteri centrali di Roma e Parigi condanna tutti i tentativi di affermare, con la forza o con l'inganno, egemonie delle etnie numericamente maggioritarie si impegna a sviluppare un confronto politico-istituzionale serrato in sede di organismi centrali italiani e in sede di Parlamento europeo al fine di sollecitare, soprattutto per le regioni su richiamate, tutela e sicurezza in un'Europa unita di regioni sovrane superando la concezione ormai sorpassata, degli Stati centralisti di ottocentesca memoria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 28 contrari e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri del Gruppo Lega Nord Piemont).
Pongo in votazione l'ordine del giorno n 249 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nei sottolineare la tragicità degli eventi che stanno insanguinando la vicina Jugoslavia e segnatamente vaste zone della Croazia, dove da secoli sono presenti attive comunità di lingua e tradizioni italiane ritenuto che il nostro Paese non possa restare insensibile davanti al precipitare degli eventi e che si imponga la prioritaria necessità di tutelare e difendere le italiane dell'Istria e della Dalmazia sia sul piano contingente (con una doverosa ed aperta accoglienza nei confronti dei profughi che dovessero temporaneamente rifugiarsi in Italia in attesa di poter liberamente tornare alle proprie case) che nel lungo periodo con un'attività politica di aiuto a tutela di quelle comunità impegna la Giunta a sollecitare il Governo ad atti immediati e concreti quali il riconoscimento della Croazia e della Slovenia, l'invio di forze militari italiane al limite delle acque territoriali jugoslave affinché - se del caso - possano celermente intervenire per difendere le minoranze croate contro l'arbitrio e la prepotenza dell'esercito non più 'federale' ma ormai apertamente al servizio della Serbia, in atti in palese offesa ad ogni atto internazionale sottoscritto (non solo Helsinki) dalla. Jugoslavia.
Nella necessità di una politica ben più attiva a tutela della minoranza italiana, l'Italia deve mettersi nelle condizioni di poterne favorire un'eventuale e rapida evacuazione ma, in prospettiva, si chiede al Governo di valutare la necessità di denunciare il trattato di Osimo, conseguenza di un trattato di pace umiliante che non ha ormai più senso essendo venuta meno una delle due parti contraenti. Ciò non per mire espansionistiche, ma nella constatazione che nel momento in cui le isole Kurili tornano al Giappone, la Germania riacquista la propria sovranità, le Repubbliche Baltiche ritornano alla propria indipendenza non ha senso che l'Italia non possa legittimamente rivendicare rapporti privilegiati con popoli e zone che per secoli hanno avuto un'unione commerciale, linguistica, territoriale e storica con il nostro popolo.
Di questa necessità la Regione Piemonte ritiene essere suo dovere farsene portavoce".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 28 contrari e 3 astensioni.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 250 presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Chiedo la votazione per parti separate fino all'ultimo capoverso dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la prima parte dell'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della situazione Croata, ormai degenerata in guerra civile constatato l'atteggiamento temporeggiatore del Governo italiano, ed in particolare del Ministro degli Esteri De Michelis, che, solo con condanne verbali, ma con un totale silenzio sia nei fatti che negli atti ufficiali, non fa altro che favorire l'escalation dei soprusi nei confronti del popolo croato considerato che l'immagine dello Stato italiano nella trasformazione storica dell'Europa è assolutamente equivoca e più volte tendente a dissociarsi dai dettami del Trattato di Helsinki per quanto riguarda l'autodeterminazione dei Popoli;' deplora l'atteggiamento del Governo italiano e lo invita a riconoscere Croazia e Slovenia come Stati Sovrani ad attivarsi per tutelare le minoranze Venete e Giuliane dell'Istria e della Dalmazia, minacciate dalla guerra civile ad avviare concrete iniziative di sostegno al popolo Croato;" Chi è favorevole alla prima parte del documento è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 6 voti favorevoli. 32 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione la seconda parte del documento, il cui testo recita: "impegna la Giunta regionale ad avviare le procedure per attivare Uffici di Rappresentanza di Slovenia e Croazia in Piemonte".
Chi è favorevole alla seconda parte del documento è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 5 voti favorevoli, 33 contrari e 2 astensioni.
Su richiesta del Consigliere Staglianò, pongo in votazione, per parti separate, la prima parte dell'ordine del giorno n. 251 presentato dai Consiglieri Miglio, Segre e Staglianò, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte Preso atto della ormai avvenuta disgregazione della confederazione jugoslava e della impossibilità di riproporre una soluzione come ritorno ad un passato inaccettabile da tutti Di fronte al drammatico conflitto armato in atto in Jugoslavia Ritiene necessario, prima ancora di avviare qualsiasi processo di ricostruzione di una nuova entità geo-politica, fare sospendere il conflitto armato tra le diverse parti, ed in tal senso chiede direttamente al Governo ed anche alla CEE ed alla Comunità internazionale.
di adoperarsi affinché l'obiettivo dell'immediato cessate il fuoco sia concretamente raggiunto e che le varie parti si ritirino e si disarmino di muoversi per impedire l'importazione di armi nell'area di avviare le procedure per un prossimo allargamento della CEE offrendo prospettive per una integrazione tra tutti gli stati democratici onde affermare la convivenza dei popoli di appoggiare la conferenza di pace convocata all'Aia e di sottolineare la necessità che partecipino a tale conferenza le rappresentanze di tutte le specificità regionali che sia continuato il processo avviato a Brioni in modo da addivenire ad una soluzione che coinvolga tutte le sei repubbliche della Jugoslavia ed auspica che da tale concentrazione possa nascere una nuova idea o progetto di confederazione che siano attivati i mezzi necessari per fornire ai popoli della Jugoslavia una corretta informazione onde evitare strumentalizzazioni di parte che esasperano i nazionalismi dimettere a punto un piano per l'accoglimento dei profughi senza introdurre criteri selettivi vista l'eccezionalità del caso che siano appoggiate le indicazioni formulate dagli italiani residenti in Istria tese a creare una integrazione europea di Slovenia e Croazia e uno status di autonomia transnazionale della regione dell'Istria che non sia dato spazio alle rivendicazioni strumentali che avanzano pretese di allargamento degli attuali confini nazionali italiani in quanto astoriche e non risolutive che sia dato ogni appoggio a coloro che in Jugoslavia scelgono di assumere un atteggiamento non violento esercitando anche forme di obiezione di coscienza alfine fine di non essere coinvolti nel conflitto e nella esasperazione nazionalistica per riproporre il dialogo e la solidarietà tra le etnie che sia appoggiata l'iniziativa promossa dalla Helsinki Citizen Assembly relativa alla carovana di pace europea che attraverserà la Jugoslavia".
Chi è favorevole alla prima parte del documento è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 12 voti favorevoli, 16 contrari 11 astensioni.
Pongo in votazione la seconda parte del documento, il cui testo recita: "di procedere al riconoscimento delle repubbliche di Slovenia e Croazia in primo luogo, subordinando tale riconoscimento alla creazione di sistemi istituzionali che garantiscano il rispetto dei diritti umani e di quelli delle minoranze e di adoperarsi in tal senso in sede europea e internazionale l'immediato invio di una forza di interposizione sotto l'autorità delle Nazioni Unite in modo da separare le parti in confitto garantendo così l'incolumità di tutta la popolazione che tale forza sia composta solo da nazioni che non siano state coinvolte in precedenti conflitti con la Jugoslavia, che nonne abbiano occupato i territori e che non ne siano confinanti": Chi è favorevole alla prima parte del documento è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 4 voti favorevoli, 1 contrario e 28 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 252 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Peano e Leo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale dei Piemonte di fronte alla guerra che insanguina la Jugoslavia Ritenendo prioritario e decisivo ogni sostegno in direzione dei rifiuto dell'uso delle armi per la risoluzione dei conflitti Rilevato che in Jugoslavia si organizzano forze pacifiste alle quali deve essere dato appoggio e solidarietà Ritenuto necessario contribuire fattivamente alla crescita di una cultura della pace Aderisce alla carovana della pace da Trieste a Sarajevo, organizzata dalla Associazione per la pace, Acli, Arci, Convento per la pace, Acli, Arca Convento Francescano di Assisi, Circoli Sloveni in Italia, Lega Ambiente Movimento giovanile socialista, Pax Christi, Servizio civile Internazionale, Sinistra giovanile, Verdi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli, 1 contrario e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 254 presentato dai Consiglieri Picchioni, Monticelli ed altri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale dei Piemonte Preso atto che ai nostri confini un paese amico, la Jugoslavia, vive una situazione drammatica di guerra Condanna nel modo più fermo la repressione militare in atto delle popolazioni corate e slovene.
Ritiene che l'unica via sia quella della ripresa del dialogo civile finalizzato a trovare nuovi modi di unità e convivenza, al quale si contrappone solo la realtà tragica della guerra Ritiene che, in queste ore drammatiche, ogni iniziativa deve essere sviluppata oltre che dalle parti in causa, anche dalla Comunità Internazionale, in particolare dalla CEE, per evitare situazioni che potrebbero compromettere in modo assai grave l'equilibrio europeo e far precipitare tragicamente la situazione Chiede di intensificare ogni sforzo affinché la CEE offra prospettive di integrazione per tutti quegli Stati che si riconoscono nella Carta di Helsinki Auspica una conclusione positiva della Conferenza di pace dell'Aja Auspica inoltre il riconoscimento della Slovenia e della Croazia come di ogni altra repubblica in base al possibile nuovo assetto istituzionale della Jugoslavia (rispettoso dei diritti di ogni minoranza).
Ritiene che non debba essere dato spazio alle rivendicazioni strumentali che avanzano pretese di modifica degli attuali confini nazionali italiani Invita il Governo italiano ad attivare i mezzi necessari per un efficace piano di accoglimento dei profughi in particolare quelli provenienti dalle Regioni istriane e dalmate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astensioni.
Comunico che il Gruppo Lega Nord-Piemont ritira la firma del suo Gruppo da tale ordine del giorno.


Argomento: Viabilità

Esame proposta di deliberazione n. 282: "Legge 28/6/91, n. 208: 'Interventi per la realizzazione di itinerari ciclabili e pedonali nelle aree urbane'. Individuazione da parte delle Regioni dei Comuni non capoluogo di provincia che possono avvalersi dei benefici di legge per il biennio 1992/93 ai sensi dell'art. 2, primo comma"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 282.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

La legge nazionale sulle piste ciclabili, come una parte dei presenti sa, si interseca inevitabilmente con la legge regionale n. 33 che la Regione Piemonte aveva votato nel 1990, e di cui abbiamo discusso, seppur limitatamente, nel febbraio di quest'anno in seguito a numerose interrogazioni sull'argomento.
In Commissione, quando l'Assessore Panella ci ha richiesto un parere sull'argomento, è nata una certa discussione. Come qualcuno avrà letto sui giornali, allegato alla leggevi era l'elenco dei Comuni ai quali, nel caso in cui questi avessero realmente presentato - dei progetti, si sarebbero indirizzati i finanziamenti di questa legge nazionale; da una valutazione sommaria fatta l'altro giorno dai funzionari in Commissione, tali finanziamenti ammontano a circa a 2,5 miliardi. La discussione è stata breve, ma tutto sommato Interessante; a mio parere vale la pena, malgrado la distrazione di molti, riproporla in quest'aula.
La legge nazionale, forse più di quella regionale, mette a disposizione finanziamenti di una certa rilevanza (20 miliardi per il 1992 e 30 miliardi per il 1993) per lo sviluppo delle piste ciclabili, prevalentemente con la finalità di alleggerire le altre forme di mobilità soprattutto nei centri urbani che hanno difficoltà di mobilità e di vivibilità; sappiamo come i centri urbani siano intasati di mezzi di trasporto, prevalentemente automobili. La legge, privilegiando questo aspetto, mette in secondo piano l'uso della bicicletta come strumento di tipo sportivo e salutistico, lo si chiami come si vuole.
Nella breve discussione in Commissione, io e alcuni Consiglieri ricordo la collega Bresso ma anche altri - abbiamo chiesto che ci fosse un minimo di bilancio su quanto l'Assessorato sta facendo per coordinare gli interventi della legge regionale e sulle potenzialità che emergeranno dal fondi provenienti dalla legge nazionale; si è anche chiesta qualche spiegazione sui 'criteri utilizzati per l'elenco dei Comuni indicati.
La discussione ha portato a qualche risultato positivo. In seguito ad altri interventi, ricordo quello del Consigliere Rossa e molti altri, la rosa dei Comuni interessati si è allargata di molto, anche se; a mio parere, in modo ancora non sufficiente; parecchie decine di Comuni piemontesi, se presenteranno in tempo utile dei progetti adeguati, potranno usufruire dei finanziamenti.
Il piccolo passo in avanti fatto in Commissione nulla toglie alle obiezioni iniziali e cioè che la bicicletta, non solo simbolicamente, ma anche realmente, è diventata uno strumento utile in numerosi Paesi per risolvere questioni di mobilità.
Nel corso delle discussioni degli ultimi anni ritengo che, soprattutto da parte delle forze ambientaliste, un nodo sia stato sciolto: la mobilità delle persone non va ridotta e limitata, ma orientata in modo più compatibile. Il dibattito sulle forme di mobilità parta quindi dalla bicicletta, ma arrivi anche alla questione dell'alta velocità, e ai vari tipi di alta velocità, per scegliere forme che favoriscano la mobilità dei cittadini all'interno dei propri comuni, all'interno delle proprie regioni all'interno dell'insieme dell'Europa, con strumenti che non siano di distruzione dell'ambiente e della vivibilità.
Le osservazioni appena esposte mi sembravano utili per non far passare nell'indifferenza totale una legge che invece ha una certa rilevanza.
Resta il problema, su cui dovremmo ritornare, a prescindere dalla votazione di oggi, del coordinamento e dell'attivazione reale di tutte le possibilità offerte dalla legge regionale da una parte e da quella nazionale dall'altra.
Pochissimi giorni fa ho ricevuto richieste d'informazione da parte dei Verdi, da persone che stanno nel Consiglio e addirittura in Giunta e da vari comuni piemontesi che non sono al corrente dell'attuazione della legge regionale e quasi non a conoscenza di quella nazionale.
I Consiglieri e gli Assessori Verdi devono più di altri prestare attenzione alla questione; la grandissima maggioranza dei Consiglieri degli Assessori e delle Giunte delle centinaia di Comuni piemontesi ignora completamente l'esistenza di questa legge nazionale e, se non presenterà progetti rapidamente, non avrà la possibilità di accedere ai fondi.
Ho colto questa occasione per sollecitare l'Assessore Panella a far procedere la legge regionale - di cui sappiamo le scadenze - con la dovuta attenzione. Come non è marginale per un Consiglio regionale discutere della Jugoslavia, non è marginale discutere seriamente di questioni come questa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

La questione è stata discussa in Commissione con un criterio che ho apprezzato. La proposta presentata, con una sua elaborazione, ma in modo aperto quanto a disponibilità politica e tecnica, ha consentito d'integrare l'elenco delle individuazioni con altre indi-cazioni di città sulla base di una valutazione degli elementi tecnici esposti in sede di Commissione da parte di membri della Commissione medesima.
Resta il fatto che si tratta di somme troppo limitate, sia pure tenuto conto che si tratta di un primo avvio di un'operazione che dovrebbe portare, nel giro di un po' di anni e con le adeguate volontà politiche e finanziarie, all'affermazione di un nuovo modello di viabilità di tipo minore, ma rilevante ai fini della definizione della qualità e delle possibilità di spostamenti; interni agli aggregati urbani.
Il nostro voto quindi è favorevole, purché si tratti del punto di partenza, sia per incrementare le disponibilità e sia per completare il quadro nel senso in cui si richiamava il collega Marino che mi ha preceduto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Buzio presenta il seguente emendamento: aggiungere nell'elenco dei Comuni "Domodossola".
La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Solo per una rettifica materiale. Mi pare che nell'elenco dei Comuni manchi Domodossola per un semplice errore di trascrizione. Vorrei sapere se si può aggiungere Domodossola che tra l'altro ha già predisposto un piano che, in accordo con l'Assessore, si sarebbe dovuto riprendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Mi spiace disturbare questa scampagnata un po' fuori stagione, ma devo dire che ho avuto una non esaltante esperienza in Commissione. Bisogna che il Consiglio si decida una volta per tutte a dare alla Giunta linee comprensibili e coerenti. Si rispetta il principio della programmazione o si rispetta il principio del "Viva il parroco"? Se la Giunta presenta delle deliberazioni alla "Viva il parroco" si dice che non fa delle scelte, non indica dei criteri, non individua delle priorità. Se individua delle priorità e introduce dei criteri, le si dice che non va bene perché ne spuntano troppi e si ritorna al concetto del "tutti dentro, poi si vedrà".
Ritengo che la Giunta abbia fatto un buon lavoro; nonostante i tempi stretti e i vincoli tecnici della normativa regionale ha tentato di dare a questa materia una certa razionalità.
Non mi scandalizzo per l'allargamento a fisarmonica del numero dei Comuni; siccome alla fine di tutto il processo, inclusa la previsione regionale, ci dovrà essere una messa a disposizione di fondi da parte dei Comuni, è probabile che tale manovra si razionalizzi per forza propria. E stato abbastanza stupefacente che la Giunta, di solito accusata di dare contributi a pioggia senza alcun criterio e priorità, abbia utilizzato dei criteri che, guarda caso, escludevano alcune migliaia di Comuni.
Chiedo scusa per l'approccio un po' distensivo al problema, ma mi pare che queste cose potranno essere accettate quando l'esiguità delle risorse soprattutto quelle comunali, ci consentirà di realizzare questa ipotesi.
L'episodio deve far riflettere sulla disponibilità a coltivare il terreno della programmazione.
Questa mattina, nella mia celebrazione di Einaudi, ho tagliato un pezzo di Malagodi il quale rivendicava ai liberali la difesa d'ufficio della politica di programmazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Prendo la parola incoraggiato dall'intervento del collega Marchiasi per associarmi alle sue parole nei confronti dell'Assessore, che ringrazio per la proposta avanzata sulla base di una posizione espressa per conto e a nome della Giunta, ma aperta. Abbiamo apprezzato tutti la disponibilità di una definizione processuale e non pregiudiziale come qualche volta avviene.
In questo caso, però, credo possa servire da insegnamento anche per altre cose che possono arricchire il nostro impegno senza farci cambiare l'indirizzo di lavoro che stiamo seguendo. La soluzione adottata è stata buona: adesso si tratta di sostenerla per far sì che la bicicletta che per noi di una certa età è stato il primo mezzo di locomozione ambito e sognato come quelli più veloci sognati dai giovani oggi, possa ancora svolgere nonostante l'eccessivo sviluppo registrato, il ruolo di mezzo più idoneo per economia di tempo e per risparmio energetico oltreché per buona salute.
L'uso della bicicletta e delle piste ciclabili può essere un rinnovato impegno per realizzare nuovi livelli di vita della nostra società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, magari brevemente visto che abbiamo fatto dibattiti infiniti su questo argomento al Comune di Torino.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente; voglio richiamarmi proprio a quei dibattiti. Come lei ricorderà, solo pochissimi anni fagli interventi a favore di un Incremento e promozione dell'uso della bicicletta suscitavano per lo più sorrisetti di sufficienza divertiti e benevoli. In pochi anni, grazie all'azione di chi ci credeva, siamo invece giunti ad una situazione In cui l'intervento di promozione della bicicletta ha assunto anche all'interno delle istituzioni un ruolo preciso.
Nel 1990 sono stato il relatore della legge regionale di promozione dell'uso della bicicletta ed oggi stiamo applicando una legge nazionale.
Tuttavia la bicicletta non è il miracolo che risolverà il problema dei trasporti. E un mezzo di trasporto poco utilizzato in Italia. E' possibile usarlo di più e va inserito in una riorganizzazione dell'insieme del sistema dei trasporti, al fine di produrre un beneficio per i cittadini.
La proposta di deliberazione è giunta in Commissione priva di alcun criterio riconoscibile; il lavoro di Commissione è stato quello di rendere possibile, da parte del maggior numero di Comuni sopra 110 mila abitanti l'attivazione di programmi, di progetti e di procedure per consentire un incremento dell'uso della bicicletta. Questo è il motivo per il quale si è esteso il numero di Comuni interessati: motivo di carattere promozionale.
Il voto di Rifondazione Comunista è perciò favorevole.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento proposto.
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore ai trasporti

Innanzitutto raccogliamo l'inserimento di Domodossola, suggerito dal Consigliere Buzio, in quanto effettivamente è stata una dimenticanza d'altra parte Domodossola è addirittura un Comune che in base alla legge regionale è stato individuato come progetto pilota. Condivido gli interventi dei Consiglieri Chiezzi e Marchini, una volta tanto sulla stessa linea. In effetti abbiamo cercato di ampliare questa possibilità al maggior numero possibile di Comuni, per mettere quelli che desideravano farlo nella condizione di predisporre dei progetti; come diceva il Consigliere Marchini, la situazione si sarebbe in seguito razionalizzata da sola. I tempi sono stati strettissimi. La legge regionale ha fissato il termine del 30 giugno per la presentazione dei progetti da parte dei Comuni e non abbiamo quindi avuto modo di analizzarli e di tentare una minima programmazione. Se i termini della legge fossero slittati all'anno prossimo, avremmo potuto avere un quadro preciso delle richieste dei Comuni piemontesi, i quali entro il termine del 30 giugno hanno a malapena avuto il tempo di presentarle.
Ricordo che la legge regionale, giustamente, dà un contributo a fondo perduto del 50%, il che significa che i Comuni devono fare scelte ben precise e mirate poiché devono stanziare il restante 50%. Per conoscenza del Consiglio informo che i Comuni interessati non sono risolti, anche perché viste le note difficoltà di bilancio, devono essere fortemente motivati La legge nazionale ammette un contributo fino all'80%; anche in questo caso non si tratta di un contributo totale, altrimenti si verificherebbe una corsa spasmodica ai finanziamenti.
Alla fine di quest'anno ci troveremo nelle condizioni di avere finalmente un quadro completo delle richieste pervenute alla Regione Piemonte, sia in base alla legge regionale che a quella nazionale, per cui entro breve tempo, dovremmo anche avere la normativa regionale in materia.
Come sapete abbiamo affidato questo compito all'arch. Boudewijnbach e ai suoi collaboratori italiani. La consegna è prevista per la fine di ottobre quindi per la fine dell'anno - e io relazionerò in merito al Consiglio dovremmo avere la normativa regionale e un quadro sufficientemente preciso per addivenire a scelte basate su una programmazione con dati oggettivi.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Buzio testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo ora in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

C'è una proposta di intervallare i dibattiti ed eventualmente far passare i tre punti che abbiamo iscritto all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Chiedevo di discutere dei carburanti perché è un argomento urgente già esaminato in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Propongo di passare alla discussione sul Teatro Stabile e sulle piste ciclabili; poi avviamo il dibattito su questo argomento.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Sollecito risposta ad interrogazione n. 649


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Desidero fare una richiesta. Dall'elenco delle interrogazioni ho visto che l'Assessore Fulcheri è disposto a rispondere all'interrogazione n. 649 relativa al Teatro Stabile.



PRESIDENTE

Si, aveva già accennato questa mattina alla possibilità di unificare la discussione.



CUCCO Enzo

L'Assessore, se lo ritiene, potrebbe integrare la presentazione della deliberazione con la risposta a questa interrogazione, diversamente la rinviamo alla prossima seduta.



PRESIDENTE

Rinviamo l'interrogazione alla prossima seduta.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Esame proposta di deliberazione n. 275: "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione dell'Associazione 'Teatro Stabile di Torino Ente morale"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 275.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, Colleghe e colleghi, insieme al Gruppo di Rifondazione Comunista della Provincia di Torino e al Gruppo Comunisti Indipendenti del Comune di Torino effettuiamo un coordinamento dei lavori nei vari Enti.
Mi è stato detto che il Comune di Torino, intendendo Consiglio Comunale di Torino e quindi lavori di Commissione, non ha ricevuto lo Statuto che ci accingiamo ad approvare. Nessuna discussione è quindi avvenuta all'interno delle forze politiche del Consiglio Comunale e la stessa cosa mi sembra sia avvenuta alla Provincia di Torino.
Regione, Comune e Provincia sono i soci fondatori di questa associazione, ritengo necessario che essi discutano contestualmente sullo Statuto, seguendo insieme le varie fasi di sviluppo dello stesso altrimenti si rischia di approvare in una sede istituzionale ciò che verrà modificato in un'altra sede di pari livello.
Riterrei quindi più opportuno non approvare lo Statuto, ma una bozza dello stesso. Questa è la sostanza politica che sta alla base della mia richiesta.
Non è corretto, non è giusto ed è anche forse uno spreco di tempo approvare uno Statuto senza aver discusso negli altri due enti come strutturarlo.
Faccio un'altra osservazione. La deliberazione prevede che il Consiglio regionale partecipi alla costituzione dell'Associazione denominata Teatro Stabile. Non capisco una cosa: qual è il soggetto istituzionale che firmerà l'atto costitutivo? Sarà il Presidente del Consiglio regionale? Penso di sì perché sta scritto "delibera di partecipare in quanto Consiglio regionale".
Se non è così - e magari non dev'essere così - vuol dire che c'è qualcosa che non funziona in questa deliberazione. Chi firmerà ratto costitutivo? Penso che se la deliberazione rimane così com'è ci siano dei problemi di correttezza amministrativa perché non si individua il soggetto che a valle della delibera di partecipazione fisserà l'atto costitutivo.
Se viene accolta la mia richiesta di non approvare questo Statuto ma una bozza dello stesso, rinuncio a presentare degli emendamenti e faccio solo delle osservazioni di merito su due punti per i quali ho qualche perplessità. Il primo punto è quello relativo alla qualifica del Presidente e del Vicepresidente. L'attuale Statuto prevede che siano eletti tra esperti nel campo del teatro o dell'amministrazione. Io preferirei che venissero scelti tra esperti nel campo del teatro, perché la dizione "esperto nel colpo dell'amministrazione" è molto vasta. Penso che sarebbe bene restringere e quindi che Presidente e vicepresidenti siano esperti nel campo del teatro.
La seconda osservazione è al punto 11.3 (pag. 14) relativamente alla qualifica del direttore. Questo Statuto prevede che il direttore abbia entrambe le competenze: quelle relative alla direzione artistica e quelle relative alla direzione tecnico-amministrativa. E' chiaro a tutti che sono due campi completamente diversi: unificarli può avere dei benefici, ma pu anche rendere più difficili le cose. Suggerisco quindi una riflessione su questo punto. Non ho certezze, però ritengo che un grande competente in direzione artistica possa meritare la qualifica di direttore anche se non ha competenze tecnico-amministrative e che queste potrebbero essere assegnate, all'interno della dirigenza dell'ente, ad un altro competente in materia.
Sono due osservazioni che in caso lo Statuto sia già in forma definitiva potrei tradurre in emendamenti; viceversa, se approviamo lo Statuto sotto forma di bozza, dopo le consultazioni con il Comune di Torino, quando ci sarà una forma più definitiva e meditata potremo tornarci sopra.
Rimane - lo ricordo ai colleghi - il problema formale che non individua chi deve firmare l'atto costitutivo.
Per questi motivi mi riservo di dichiarare il mio voto a seconda della risposta che avrò dalla Giunta e dalla maggioranza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla promozione culturale

Lo Statuto, trasmessoci dal Teatro Stabile, è stato approvato dai rappresentanti di Regione, Comune e Provincia. Non riesco a capire l'obiezione del Consigliere Chiezzi in quanto questo Statuto è stato concordato fra i soci fondatori nonché esaminato dalle Commissioni dei rispettivi Consigli. Il Comune di Torino è uno degli enti fondatori insieme alla Provincia di Torino e alla Regione Piemonte, non vedo quindi perché si debba seguire una prassi diversa.
Per quanto riguarda la firma dell'atto costitutivo è scritto che "la Regione e rappresentata nell'Assemblea dal Presidente della Giunta regionale o dall'Assessore delegato alla cultura. Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato a formalizzare gli atti relativi alla partecipazione della Regione all'Associazione". Il testo licenziato della proposta di deliberazione n. 275 è molto preciso ed è chiaro chi rappresenta la Regione. Prima si approva lo Statuto e poi si fa l'atto costitutivo: il Presidente ha il mandato di sottoscrivere fatto costitutivo di un ente il cui Statuto sia stato approvato. Non mi pare quindi di riscontrare particolari problemi.
Per quanto riguarda invece la posizione degli altri soci, devo dire che è stata concordata: può darsi che qualcuno dia dei suggerimenti, li valuteremo. D'altra parte è scritto al punto b): "di approvare lo Statuto dell'Associazione denominata Teatro Stabile di Torino-Ente morale' nel testo allegato alla presente deliberazione per fame parte integrante.
Eventuali modiche ed integrazioni allo Statuto stesso saranno approvate con deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale".
c): "di dar mandato alla Giunta regionale di assumere con successivo provvedimento l'impegno di spesa relativo alla quota di partecipazione regionale al fondo di dotazione".
Se il Comune o la Provincia proponessero altre modifiche ne valuteremo l'accettabilità o meno. Per intanto, questo Statuto secondo noi è accettabile dalla Regione come socio fondatore: se per caso non fosse così noi ci riserviamo il diritto di ripensare la nostra partecipazione all'associazione o meno. Non colgo quindi le obiezioni di carattere generale poste dal Consigliere Chiezzi.
Quando ci siamo trovati per la prima volta ad esaminare lo Statuto il 23/5/1991 insieme a Comune, Provincia e Teatro Stabile, esaminammo la parte economico-finanziaria. Fu previsto che il nostro contributo di 1.200 milioni fosse gradualmente elevato a 2.700 milioni, quello della Provincia da 200 milioni a 500 milioni, mentre quello della città di Torino ridotto da 4.500 milioni a 3.700 milioni, per un totale complessivo dei contributi pari a 6.900 milioni contro 15.900 attuali ed un contributo del Ministero dei Beni culturali di 2.450 milioni.
Inoltre, altri Comuni ed enti vari versano attualmente 400 milioni così come l'Istituto Bancario S. Paolo e la Cassa di Risparmio di Torino.
Fra il contributo statale ed i contributi degli altri enti si arriva a 3 miniar di e 650 milioni che, coni 5 miliardi e 900 milioni di contributi attuali, portano ai 9 miliardi e 550 milioni previsti dal bilancio del Teatro Stabile.
Abbiamo fatto presente che era impossibile, per le finanze della Regione, arrivare subito a 2 miliardi e 700 milioni: infatti, abbiamo solo 1 miliardo e 900 milioni. Ciò significa che da parte della città di Torino occorrerà un ripensamento per non arrivare immediatamente alla diminuzione di 800 milioni.
E' da tener presente che la Città di Torino, oltre ai 4 miliardi e mezzo, attualmente versa gli interessi sui mutui del Teatro Stabile alla Cassa di Risparmio di Torino (circa 500 milioni all'anno): c'è la disponibilità del Teatro Carignano e del Gobetti (in corso di ristrutturazione), più le spese di luce e riscaldamento della sede del Teatro Stabile. Tutto questo si aggira intorno ad 1 miliardo e 800 milioni quasi 2 miliardi a seconda delle valutazioni.
Effettivamente la Città di Torino ha per il Teatro Stabile un esborso totale dell'ordine di 6 miliardi e mezzo.
La Città di Torino sostiene che, diventando regionale il Teatro Stabile, contro il miliardo e 200 milioni della Regione Piemonte, 16 miliardi e mezzo del Comune di Torino sono sproporzionati. Siamo incorso di trattative, ma per l'anno 1992 non siamo in grado di dare più di 1 miliardo e 900 milioni, così come era stabilito. Questa è la questione economica portata avanti nelle nostre discussioni.
Per quanto riguarda lo Statuto già passato in Commissione, non credo ci sia altro da dire: d'altra parte, più di tanto non potevamo ottenere. Il Teatro Stabile avrebbe voluto, se non monopolizzare, fare in modo che tutti i circuiti teatrali della regione passassero attraverso la propria rete.
Questo non è stato accettato; la Regione deve essere libera di scegliere circuiti diversi da quello del Teatro Stabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Grazie Signor Presidente e Assessore. Ripeto in aula, sinteticamente alcune argomentazioni che lei già conosce perché in Commissione abbiamo più volte affrontato gli argomenti dell'attività di prosa in Piemonte, in particolare del Teatro Stabile. Gli argomenti che porterò a sostegno della mia astensione su questa proposta di deliberazione (non di voto contrario) sono di natura essenzialmente generale e non relativi ad incongruità dell'articolato dello Statuto.
Abbiamo più volte ribadito in Commissione (molti sono stati gli interventi su questa materia) l'assoluta pericolosità della norma, prevista nel Decreto ministeriale, relativa al pareggio tra contributi previsti dai soci fondatori e contributi trasferiti dallo Stato ai Teatri Stabili.
Nella formulazione dell'art. 13 dello Statuto, questa situazione è maggiormente aggravata in quanto si stabilisce che "la somma dei contributi annuali dei soci fondatori dovrà comunque garantire la copertura delle spese di esercizio e di funzionamento dell'ente". Siccome i soci fondatori sono enti pubblici, Regione, Provincia e Comune sono obbligati a coprire ogni e qualsivoglia spesa di gestione e funzionamento di questo prossimo ente che stiamo andando a costituire.
Da dove arriva questa "pensata"? Arriva dal sistema nazionale, ormai ampiamente un crisi, di gestione dell'attività artistico-culturale in ambito teatrale in particolare e non soltanto nel campo del teatro di prosa, ma anche in quello della lirica. Gestione ampiamente in crisi Assessore, lo voglio ricordare, anche se è uno di quegli argomenti che solitamente non si pronunciano - per effetto del sistema dei partiti che ha inquinato l'attività artistica e culturale del nostro Paese.
Quando uso il termine "inquinato", intendo rifarmi al significato preciso della parola "inquinamen-to", cioè infiltrazione di interessi estranei all'attività culturale ed artistica ed imposizione di scelte di un certo tipo invece che di altre, almeno negli ultimi 1520 anni della nostra storia culturale.
Questa scelta ha avuto come risvolto la drammatica crisi che soprattutto in passato, ha colpito in particolare il teatro di prosa.
L'unica idea venuta a qualche "mente" nazionale, accompagnata da qualche "mente" locale; è stata garantire l'esercizio delle attività di prosa nel nostro Paese, riconfermando il ruolo dei Teatri stabili pubblici garantendo ad essi la copertura di qualsiasi spesa da sostenere. Da qui nasce l'art. 13 e nasceranno tutti i prossimi problemi del Teatro Stabile di Torino e degli altri Teatri stabili italiani.
Sono un convinto assertore della necessità che lo Stato non si sottragga al compito di promuovere l'attività culturale, ma che si escluda completamente dalla gestione organica e complessiva di attività così importanti come quelle affidate ai Teatri stabili. Tutti gli Stati in cui tale attività è maggiormente sviluppata (tranne la Francia e la Gran Bretagna per alcuni tipi di intervento) vedono un'attività di tipo privato estremamente sviluppata, dove i privati possono intervenire. Questo non significa non garantire un intervento al pubblico, ma delimitarlo nei suoi ambiti d'intervento.
Con questa struttura lo Stato e gli enti pubblici continueranno a controllare fattività culturale ed artistica nel nostro Paese. In particolare per quanto riguarda il teatro di prosa, continuando ad usare gli stessi criteri di spartizione attuati in questi anni In Commissione avevo richiamato, oltre a questo argomento di carattere generale, un altro di carattere più specifico, piemontese o meglio torinese. Per effetto della presenza di Luca Ronconi abbiamo vissuto una rinascita dell'attenzione nei confronti dell'attività dello Stabile di Torino. L'effetto Luca Ronconi traino dell'attenzione non soltanto della critica, ma del grande pubblico e dell'Imprenditoria privata, sul Teatro Stabile torinese, poteva essere sfruttato maggiormente.
Se il ruolo dei privati può essere potenziato in un'attività di questo tipo, lo può essere soltanto in presenza di figure che diano garanzie di qualità artistica e culturale, come Ronconi può dare.
L'effetto Ronconi è stato un "effetto boomerang" perché ha fatto in modo che gli enti pubblici continuassero a contribuire a pagare le attività del Teatro Stabile, senza ricorrere alle risorse private che forse avrebbero visto in Ronconi una garanzia in più per il loro intervento.
So che sono stati fatti passi avanti: sono in corso contatti, la Cassa di Risparmio è sempre intervenuta, e nello Statuto è prevista la figura di ulteriori soci, che si aggiungeranno a questa struttura.
Rimane il fatto che la struttura portante di questi enti ha un carattere statalista e pubblico che non lascia il necessario respiro all'iniziativa privata che non può rientrare in questo disegno.
Non si tratta di un discorso contro il Teatro Stabile di Torino e contro l'"effetto Ronconi", voglio solo rilevare che lo Statuto che stiamo per approvare è la risultanza di scelte nazionali che a livello locale non siamo riusciti a mettere in discussione perché ne mancava la sensibilità, o la volontà, ed ora ne paghiamo le conseguenze. Conseguenze che pagheremo anche in futuro sia per l'effetto di quanto stiamo per sottoscrivere sia per le scelte generali di politica operate in ambito culturale.
L'Assessore ha detto che prossimamente risponderà all'intérpellanza inerente il sostegno della Regione alle attività di prosa di tipo privato.
Dato che l'interpellanza è stata firmata non soltanto da me, ma anche dai colleghi Leo, Picchioni e Farassino spero vi sia occasione per discutere nuovamente di questo settore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Farassino. Ne ha facoltà.



FARASSINO Giuseppe

Dopo la particolareggiata esposizione del collega Cucco non mi soffermerò troppo sugli aspetti tecnici e politici della situazione del Teatro Stabile. Come ho già affermato in Commissione, anch'io ritengo il Teatro Stabile il "numero uno", davanti forse anche al Teatro della Scala di Milano, ma questo non è sicuramente da ascriversi alle capacità tecnico amministrative dei suoi dirigenti, bensì al prestigio, alla professionalità e al genio di Luca Ronconi. Questo, però, e un discorso che sposta l'obiettivo della vera difficoltà del teatro Stabile, carrozzone che mancando di incentivazioni di tipo liberistico non ha problemi di bilancio.
Come L'Assessore ricorderà, in sede di Commissione avevo già dibattuto alcune questioni che, se vogliamo, possono sembrare in parte di tipo campanilistico, ma un teatro che nasce, cresce ed è sovvenzionato da Regione, Comune e Provincia di Torino non può non mettere in cartellone precise attività dedicate alle tradizioni culturali e teatrali piemontesi.
L'art. 3 dello Statuto, quello sulle finalità, è stato in qualche modo aggirato dagli amministratori che, pur avendo assicurato d'inserire questo impegno nell'articolo - ricordo che anche il collega Picchioni aveva insistito su questo punto, sensibilizzando i nostri interlocutori - alla pag. 4, prima riga, hanno soltanto aggiunto la frase "teatro d'arte anche con riferimento all'ambito cittadino e regionale" che, in sostanza, vuol dire tutto e niente. In questo senso ho presentato l'emendamento che aggiunge, dopo le parole "all'ambito cittadino e regionale" le parole "in particolare al teatro della tradizione piemontese"; penso che non aggiungere questo emendamento sia un po' un anacronismo.
Il secondo emendamento da me proposto si riferisce all'art. 13, comma 2, ovvero alla già citata dal collega Cucco "situazione capestro". Non possiamo accettare che per Statuto "Ia somma dei contributi annui dei soci fondatori" - quindi la Regione Piemonte nella misura del 40%, il Comune di Torino e penso anche la Provincia - "non potrà essere complessivamente inferiore al contributo annuale dello Stato...". Non si può mai sapere! Se per disgrazia di imparentamento odi particolare pressione politica il Teatro Stabile ottenesse - come io gli auguro - 20 miliardi di finanziamento statale. L'art. 13 dello Statuto obbligherebbe la Regione a coprire gli otto miliardi di sua competenza.
Inoltre, non possiamo accettare neppure la seconda parte del comma, che recita ":., e dovrà comunque garantire la copertura delle spese di esercizio e di funzionamento dell'ente". Questa dizione mi pare molto pericolosa e ho presentato, di getto, un emendamento che va a sopprimere queste parole. Sono d'accordissimo a fare una riunione di Capigruppo per trovare una forma più leggera che ci ripari da questo pericolo sicuramente, così com'è, l'articolo rappresenta un grosso rischio per il Consiglio regionale piemontese, ma anche per la Provincia e 4 Comune che in questo modo sono coinvolti nell'avallo di questo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Mi pare che alcune delle osservazioni fatte dai Consiglieri Chiezzi Cucco e Farassino meritino un'attenzione specifica e precisa, pur ritenendo sufficientemente puntuali le risposte dell'Assessore.
Primo problema. Mi riferisco all'art. 3, relativo alle finalità, citato poc'anzi dal Consigliere Farassino, che alla pag. 4, nelle prime linee recita: "L'Ente ha lo scopo di produrre, distribuire ed ospitare spettacoli teatrali che siano della migliore tradizione del teatro d'arte anche in riferimento all'ambito cittadino e regionale". Mi sembra che la dicitura parli più di un contenitore che di contenuto e che, pertanto, l'istanza di un teatro piemontese, del sentire piemontese, della civiltà piemontese possa essere elusa più che rappresentata: occorre quindi che l'Assessore precisi quanto si può effettivamente modificare nell'ambito di questa dicitura.
Seconda questione. Garantire la copertura del famoso art. 13, che potrebbe anche rivelarsi un articolo "capestro", come rilevato dai Consiglieri Cucco e Farassino. Il discorso si fa ampio e complesso: è il problema dell'autoresponsabilità delle forze locali; autoresponsabilità che, se deve riguardare la sanità non può non riguardare il teatro, la cultura. Il trasferimento di risorse dallo Stato, che può continuare ad essere onnivoro di tante competenze, ma in questo momento responsabilizza le forze locali affinché esse siano, anche attraverso le modifiche statutarie, parà dirigenti e nello stesso tempo corresponsabili di quanto si fa nell'ambito cittadino e regionale; questo mi pare possa significare una sufficiente garanzia affinché la copertura non vada ardi là del bilancio, affinché ci sia una stretta relazione fra i capitoli di bilancio e le attività proprie del teatro.
Credo che questo sia il significato più proprio, di quello che è il nuovo senso di autoresponsabilità degli operatori culturali.
Sugli operatori culturali vorrei poi rispondere al Consigliere Chiezzi per quanto concerne la direzione artistica e la Presidenza. Dobbiamo stare attenti; ho letto proprio oggi l'articolo su Gregotti e compagni, sul politici a Torino: per quanto riguarda il Piano regolatore posso anche essere d'accordo su alcune valutazioni, però togliamoci il vezzo di essere considerati sempre degli occupanti abusivi, di passaggio, lì per caso.
Perché la cultura - ripeto ancora una volta - non può essere negata al politico quando questo la esercita e la esprime nella misura più corretta possibile.
Il problema della Presidenza del Consilio di amministrazione non deve essere delegato solamente al mondo artistico in se stesso - secondo un concetto di questo genere parlerebbero di musica soltanto i musicisti o i compositori, togliendo ai critici la loro facoltà di analisi e di giudizio ecc.. -, perché toglieremmo a noi stessi qualunque esercizio di parola, di espressione o di pensiero al di là delle nostre specifiche competenze professionali. Credo che non dovremo portare nell'amministrazione solo dei revisori dei conti occhiuti e vigilanti, ma degli operatori culturali che sappiano anche far di conto in modo che ci sia una giusta sintesi e un giusto connubio fra l'esigenza culturale in se stessa e l'esigenza di una corretta amministrazione.
Terza questione: il problema della diarchia, sollevato dal Consigliere Chiezzi. Il problema della diarchia, ovvero direzione artistica e direzione tecnica, è un problema che ha portato sul passato un'infinità di guai.
Consigliere Cucco non c'è solamente la lottizzazione politica, ma anche quella delle scuole di pensiero, delle scuole artistiche, delle varie discipline, delle varie correnti. E l'odio dei chierici, nel senso non certamente ecclesiastico, è molto più forte dell'odio dei politici; quando lo scontro e sulle idee, queste non sono così aggiustabili.
Il problema della direzione artistica e della direzione tecnica deve prevedere l'aggiustamento di alcune posizioni dicotomiche che, per esempio qui a Torino si sono rivelate disastrose, in quanto c'erano direttori artistici di una certa scuola di pensiero e direttori tecnici di altre tendenze.
E stato sollevato anche il problema dell'autoresponsabilità delle forze politiche. Non credo che ci sia una tale abbondanza, collega Cucco, da permettere di lottizzare tutti, dando ad ognuno là propria etichetta o la propria gualdrappa come si fa per i cavalli. Le forze teatrali sono sempre più esigue e credo che la cultura italiana nel campo teatrale stia sempre più estinguendosi. La famosa avanguardia dov'è? Non c'è più, non è stata nemmeno metabolizzata, è scomparsa. La creatività degli anni '70 è completamente finita, così come il discorso che si poteva fare nel 1978, di operatori culturali che erano anche, secondo un concetto gramsciano portatori di una ideologia: adesso non esistono più, o sono stati inglobati dal sistema.
Per quanto concerne la spesa, noi siamo in una posizione anche qui non solo di serie B, ma di serie C. Francia, Germania e Spagna hanno aumentato le loro spese culturali passando a livelli di gran lunga superiori ai nostri (noi nel 1975 delegavamo lo 0,8% del reddito nazionale alle spese della cultura, ora siamo allo 0,2%). Ed anche sotto questo aspetto, Torino si trova in una posizione se non ultima, certamente tra le mediocri d'Italia.
Sono discorsi da fare nella loro completezza per far sì che,malgrado le tante difficoltà come è stato detto dal Consigliere Farassino ed altri questa istituzione migliori. Penso che gli operatori del Teatro Stabile siano stati estremamente bravi nel portare prodotti teatrali mondiali tuttavia sussistono grosse difficoltà in quanto non abbiamo nemmeno un luogo teatrale (abbiamo solo il Teatro Carignano, il Teatro Alfieri e il Teatro Nuovo appartengono ai privati).
Occorre riconsiderare il problema nel suo complesso per far fare a Torino quel salto di qualità complessivo che tutti auspichiamo.
Ha detto giustamente il Consigliere Farassino: oggi come oggi, l'unica scuola di pensiero e di dramma-turgia teatrale nuova è quella di Ronconi.
Siamo riusciti, grazie anche all'Assessore Cerchio ed altri, far sì che si crei a Torino una scuola professionale di altissimo livello che forse non avrà paragoni in Italia; Infatti, la scuola del Piccolo di Milano è ormai una routine e la scuola di Arte Drammatica non credo che abbia l'autorevolezza di Ronconi.
Dobbiamo considerare qual è la nostra presenza e anche quali sono le nostre scelte in materia. Abbiamo fatto discorsi sulle varie istituzioni culturali, ecc., ma se dovessimo domani, per puro caso, .fare una selezione culturale (fatto sempre estremamente antipatico), non potremmo non rilevare come il Teatro Stabile di Torino debba avere la massima considerazione da parte del Consiglio proprio per la sua valenza artistica, che gli pu permettere di svolgere un ruolo di grandissima importanza per l'elevazione la distribuzione e la trasmissione della cultura non solo nell'ambito piemontese e torinese, ma nazionale ed internazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Rapidissimo come stamani, anche perché il vantaggio di intervenire dopo l'on. Picchioni è che non c'è proprio nulla da aggiungere.
Oltre a sottoscrivere le ricchissime considerazioni culturali, volevo sottolineare le ragioni che hanno portato la Democrazia Cristiana a dare voto favorevole in Commissione. Ricordo una cosa che anche altri colleghi hanno evidenziato (l'ho sentito dire tante volte dal Consigliere Cucco ed altri): quando necessita risparmiare, si dice che le spese per la cultura per i giovani e per il tempo libero sono superflue, sono effimere: così facendo si impoverisce grandemente la società, la si intristisce, le si tolgono ragioni di vita e di vitalità. Concordo quindi fortemente con la preoccupazione più volte espressa dall'intera Commissione e oggi ribadita così acutamente dagli interventi che abbiamo seguito, sull'importanza di queste attività.
Sullo specifico; pur condividendo alcune delle preoccupazioni espresse dai Consiglieri Cucco e Farassino, vorrei sottolineare che il Teatro Stabile con questo meccanismo si trasforma da "carrozzone" in azienda seria ed efficiente, controllata con responsabilità. Inoltre, vorrei esprimere la soddisfazione per la partecipazione regionale, che migliora qualitativamente, e porgere i complimenti all'Assessorato; all'Assessore Fulcheri e ai suoi funzionari che hanno condotto la vicenda della presenza della Regione nella maniera migliore possibile, tenendo informata la Commissione, misurandosi con gli altri enti, difendendo la dignità della presenza della Regione Piemonte.
Ultima considerazione: non ripeto preoccupazioni espresse da altri colleghi, che condivido; vorrei però evidenziare che ereditiamo un ente che ha realizzato progetti che hanno dato a Torino, oggi che parliamo di Europa, prestigio addirittura internazionale. La presenza di Ronconi non è casuale, bisogna ringraziare chi ha portato Ronconi a Torino, chi gli ha dato spazio e possibilità. Alcuni spettacoli, come "Gli ultimi giorni dell'umanità", hanno avuto, è inutile ricordarlo, rilievo incredibile. Non ereditiamo, dunque, una roba da nulla, ma un qualcosa d'importanza considerevole per la nostra città e la nostra regione.
Ribadiamo quindi la dichiarazione di voto fatta in Commissione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Esprimo il compiacimento e l'adesione del Gruppo socialista alla proposta di deliberazione presentata dall'Assessore Fulcheri a nome della Giunta, con la quale la Regione entrerà a far parte della costituenda associazione denominata Teatro Stabile di Torino - ente morale.
E molto importante riconoscere il ruolo che ha avuto il Teatro Stabile di Torino, come del resto gli altri Teatri Stabili d'Italia. Pur non essendo un esperto, ritengo che il ruolo dei Teatri Stabili sia stato positivo per la diffusione della cultura e far crescere le nuove figure artistiche che ogni comunità può dare. Partendo dal valore rappresentato dalla sapiente direzione artistica di un uomo come Ronconi l'ingresso della Regione Piemonte può conferire al Teatro Stabile un ruolo molto Importante togliendolo da un argomento strettamente torino-centrico per proiettarlo in una visione di carattere regionale.
Mi rendo conto che coinvolgere altri enti locali è sempre, difficile quindi il rapporto è garantito dall'Ente Regione che rappresenta la Regione nel suo insieme. Tuttavia ritengo che sarà utile una proficua collaborazione tra il Teatro Stabile di Torino e altri centri di rappresentazione e di sviluppo della cultura artistica esistente nella nostra Regione.
I nuovi orizzonti del Teatro vengono aperti proprio dalla presenza della Regione. In questo senso potrebbero essere sollecitati gli altri enti locali e stabilire attraverso la Regione un punto d'incontro per sviluppare ulteriormente l'attività del Teatro Stabile di Torino: La Regione pu garantire un rapporto di carattere .regionale dal quale discende una serie di articolazioni in grado di valorizzare, come avviene per il Teatro Stabile di Torino, altre attività presenti in altre Province. E' un metodo di lavoro che mi auguro possa interessare anche altri settori. In questo senso vedo positivamente la deliberazione senza necessità, di ulteriori osservazioni in quanto ritengo che raccolga gli elementi fondamentali per una prospettiva di sviluppo della cultura.
Sono anch'io del parere che, pur essendo di fronte a tanti problemi, la cultura è una componente essenziale di un processo di sviluppo cui dobbiamo guardare con fiducia. In Europa ci andremo se saremo in grado di portare a punto quelle potenzialità, quelle intelligenze, quelle capacità artistiche che abbiamo in campo culturale e del quale sicuramente un esempio importante viene dal Teatro Stabile di Torino e dalla costituenda associazione cui andiamo ad aderire.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi passiamo all'esame del dispositivo della deliberazione cui sono stati presentati alcuni emendamenti: 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Farassino: all'art. 3, dopo le parole "all'ambito cittadino e regionale"aggiungere "in particolare al Teatro della tradizione piemontese".
La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla promozione culturale

Propongo una modifica all'emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Farassino, all'art. 3, che recita: "l'Ente ha lo scopo di produrre distribuire ed ospitare spettacoli teatrali che siano nella migliore tradizione del Teatro d'arte anche con riferimento all'ambito cittadino e regionale". Propongo di scrivere "con riferimento al Teatro piemontese" anziché "all'ambito cittadino, ecc."



PRESIDENTE

I proponenti accolgono la modifica testè proposta dall'Assessore.
Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: all'art. 9 dello Statuto, al punto 9.3 sono soppresse le parole "o dell'Amministrazione'".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'Illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Lo illustro brevemente anche perché il collega Picchioni ha espresso un parere su questo emendamento. Nonostante quanto ha detto il Consigliere Picchioni, che in parte ha senso, mantengo l'emenda-mento. Oggi gli Enti pullulano di persone che non hanno la competenza dovuta per gli incarichi che assumono. Chiarisco ai colleghi che l'emendamento intende ottenere che il Presidente debba essere un esperto di teatro e di Amministrazione. La critica del Consigliere Picchioni ha una base di serietà nel senso che anche la competenza amministrativa dev'essere richiesta: chiedo però che sia collegata ad una competenza teatrale altrimenti siamo daccapo. Quindi propongo che sia esperto di teatro e di Amministrazione, se non è esperto di teatro non sarà Presidente.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla promozione culturale

Questo emendamento è diverso da quello presentato in precedenza.



CHIEZZI Giuseppe

Si, perché ho tenuto conto delle osservazioni del collega Pecchioni.



PRESIDENTE

L'emendamento non sopprime più le parole: "o dell'Amministrazione", ma aggiunge: "e dell'Amministrazione".



CHIEZZI Giuseppe

Devono essere collegate le due competenze, con prevalenza di quella teatrale.
Quanto detto dal collega Picchioni ha senso in una situazione di mercato perfetto, ma qui il mercato non è perfetto anzi è molto imperfetto e la realtà è squilibrata tutta nell'altro senso, l'incompetenza. Per questo motivo cerco di opporre un altro squilibrio a quello esistente.



PICCHIONI Rolando

Cito l'esempio di Carmelo Bene alla Biennale di Venezia per proporre la seguente modifica all'emendamento Chiezzi: scrivere "tra esperti operatori culturali e dell'Amministrazione".



CHIEZZI Giuseppe

Non so bene l'operatore culturale cosa sia, accetto comunque questa correzione, nel senso inteso dal collega Picchioni.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Farassino: all'art. 13.2 sono eliminate le parole "...e dovrà comunque garantire la copertura delle spese d'esercizio e di funzionamento dell'Ente".
La parola all'Assessore Fulcheri.



PRESIDENTE

FULCHERI, Assessore alla promozione



PRESIDENTE

Culturale Non è possibile accettare questo emendamento perché il decreto ministeriale prevede che gli Enti locali soci fondatori "debbono garantire la disponibilità di una sede teatrale idonea coprendo le relative spese d'esercizio e contribuiscono prioritariamente alle spese del funzionamento dell'Ente o Associazione". Nella proposta di deliberazione non si fa altro che ripetere quanto prescrive il decreto ministeriale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3 non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 7 voti favorevoli, 23 contrari e 8 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Farassino e Vaglio: all'art. 13.2 dopo le parole "inferiore al" aggiungere "50% del".
La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla promozione culturale

Anche questo emendamento non è accettabile perché sempre il decreto ministeriale dice: "gli apporti degli Enti locali territoriali interessati fermo restando che la contribuzione ordinaria annua complessiva dei predetti Enti non può essere inferiore alla sovvenzione all'Ente o all'Associazione assegnata dallo Stato per la stessa stagione teatrale".



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 24 contrari e 10 astensioni.
5) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: alla lettera a) del deliberato, prima delle parole "la diffusione" aggiungere le parole "la valorizzazione e".
La parola al Consigliere Marchiasi per l'illustrazione.



MARCHINI Sergio

Mi sembra non inopportuno che il ruolo che la Regione si ritaglia sia complessivamente coerente rispetto allo Statuto e che quindi la Regione partecipi a tutte le finalità previste dallo Statuto, quali la valorizzazione della politica culturale, e non si limiti alla sola sua diffusione. Se così non fosse, potrebbe sembrare che il mandato che diamo ai nostri rappresentanti sia solo quello di garantire che quanto la città produce venga poi diffuso nella regione.
Noi invece vogliamo essere partecipi anche del processo di formazione qualitativo del lavoro del Teatro Stabile.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla promozione

Culturale. Accolgo l'emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Pongo infine in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo è a mano dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 31 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Dibattito su Federconsorzi (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora al dibattito sulla questione Federconsorzi, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Il Consigliere Monticelli ha chiesto la parola; ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Poiché la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi aveva convenuto che questa sera si avviasse comunque la discussione e quindi non si svolgesse soltanto la relazione dell'Assessore, vista l'ora; avanzo la seguente proposta alla valutazione dell'aula.
Propongo di rinviare completamente l'argomento; chiedo quindi all'Assessore se, anziché fare la comunicazione questa sera in Consiglio gentilmente e forse doverosamente; può far pervenire ai Consiglieri il testo scritto, in modo che la prossima volta ne discutiamo avendone già conoscenza: è un elemento di aiuto al dibattito.



PRESIDENTE

Se la sua proposta fosse accolta, potremmo passare al dibattito sulla situazione universitaria e sulla soppressione della Brigata Taurinense.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa; ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

In parte dissento dalla proposta del collega Monticelli, perché ritengo si possa chiedere all'Assessore Lombardi di leggere comunque la relazione e di rinviare il dibattito alla prossima seduta.
Analoga proposta la faccio per quanto riguarda la relazione sulla situazione dell'Università. Ritengo pertanto si possano ascoltare entrambe rinviandone i dibattiti e passare alla discussione sulla Brigata Taurinense.



MONTICELLI Antonio

A mio parere tutto ciò non ha molto senso, perché ne deriverebbe uno squilibrio: sui due argomenti sentiremmo il punto di vista della Giunta mentre non sarebbe possibile, per ragioni di tempo, sentire quello del Consiglio.



PRESIDENTE

I dibattiti verranno comunque ripresi.



MONTICELLI Antonio

Sì, però tra una settimana. Per questo motivo pensavo fosse più opportuno decidere quale di questi argomenti affrontare questa sera analizzandone però compiutamente tutti i punti di vista. Sentire a puntate le cose mi pare un controsenso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rabellino; ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Mi pare un controsenso ascoltare due relazioni e rinviarne i dibattiti alla, prossima seduta. Tra l'altro non credo ci sarà più il numero legale per votare gli ordini del giorno sulla Brigata Taurinense, questo mi pare scontato, lo propongo di affrontare un argomento per volta compiutamente.
Ritengo scorretto rinviare due argomenti alla prossima seduta.



PRESIDENTE

Io non prendo posizione preconcetta per nessuna delle questioni espresse. Va detto che la conferenza dei Capigruppo ha stabilito che si svolgesse la relazione sulla Federconsorzi alla quale sarebbero seguiti uno o due interventi, ma che si sarebbe rinviata la votazione alla seduta successiva. Peraltro non credo sarebbe scorretto sentire le due relazioni ma non vedo neanche la ragione di mescolare gli argomenti. Cerchiamo di individuare quello più urgente.



FULCHERI Giuseppe, Assessore all'istruzione

La questione universitaria.



PRESIDENTE

Non vi sono obiezioni. Pertanto, se il Consigliere Rossa concorda possiamo svolgere il dibattito sulla situazione universitaria in Piemonte e rinviare quello sulla Federconsorzi.
Propongo che l'Assessore Lombardi consegni la relazione sulla Federconsorzi alla Presidenza che provvederà a farla avere ai Capigruppo.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Vorrei pero far notare che io intendo aggiungere a questa relazione delle osservazioni che non necessariamente devono essere scritte. Non vorrei che sulla relazione consegnata si facesse tutta una serie di ragionamenti, perché se è scorretto che la Giunta svolga la relazione è anche scorretto chiedere che la Giunta intervenga e che gli altri possano fare tutti i ragionamenti senza che la Giunta abbia avuto la possibilità di esprimersi completamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Io posso aderire alla proposta di rinvio, se l'Assessore Lombardi ci proporrà una relazione, che svolgerà la prossima seduta, completa e che rappresenti la posizione della Giunta.



PRESIDENTE

Propongo all'Assessore di far pervenire alla Presidenza nell'arco di un paio di giorni la relazione sulla Federconsorzi comprensiva delle considerazioni che intendeva fare verbalmente oggi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Sì, è possibile, devo però far rilevare che siamo in presenza di un argomento che si evolve continuamente, per cui quello che è vero oggi potrebbe non essere più vero domani e tanto più non esserlo la prossima settimana quando affronteremo la discussione in aula. Io mi impegno, come ha richiesto il Presidente, a mettere per iscritto le considerazioni che intendevo fare oggi in conseguenza all'evolversi della situazione: non vorrei però che qualche collega approfittasse di queste evoluzioni per dire che la Giunta è in arretrato. Mi riservo pertanto di integrare eventualmente la relazione all'inizio del dibattito in aula.



PRESIDENTE

D'accordo. Ringrazio pertanto, a nome di tutto il Consiglio l'Assessore Lombardi che farà pervenire nei prossimi giorni alla Presidenza una relazione la più completa possibile, prevedendo che potrà essere integrata in aula al momento del dibattito e tali integrazioni non saranno considerate carenze, ma aggiornamenti della situazione.


Argomento: Università

Dibattito sulla situazione universitaria in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al dibattito sulla situazione universitaria in Piemonte, di cui al punto 9) all'o.d.g. Ha la parola l'Assessore Fulcheri che illustra la sua relazione.



PRESIDENTE

FULCHERI, Assessore all'istruzione



PRESIDENTE

Sezione A 1) Popolazione universitaria



PRESIDENTE

La situazione universitaria della Regione, tenuto conto anche della necessità di ricezione degli studenti della Regione autonoma della Valle d'Aosta, deve essere inquadrata nel più vasto contesto economico, sociale geografico ed industriale della realtà piemontese.
Qui di seguito si elencano alcuni dati significativi della situazione universitaria regionale, desunti da una relazione ad un recente convegno sull'autonomia universitaria:



PRESIDENTE

Tabella (1) Regione % ITALIA Superficie 254.661 9,5 Popolazione 4.591.000 8,1 (1981) Popolazione tra 20 e 24 anni 335.000 7,0 (1990) Prodotto Interno' Lordo (PIL) 10,0 Numero Atenei 2 3,4 Numero Facoltà 20* 5,5 Numero Corsi di Laurea 53 5,9 *Università: 10 Politecnico: 3 Sedi decentrate: Alessandria 3, Novara 2, Vercelli 2.



PRESIDENTE

Studenti



PRESIDENTE

Università degli Studi: immatricolati 16.141 (1990/91) Iscritti: 60.970 di cui: In corso: 42.517 (compresi immatricolati) fuori corso: 18.453 laureati:3.336 nel 1989 laureati: 3.557 nel 1990



PRESIDENTE

Politecnico: Immatricolati: 4.170 (1.990/91) iscritti: 17.199 di cui: in corso: 12.399 (compresi immatricolati) fuori corso: 4.800 laureati: 953 (1989/90) Totale laureati 1990: 4.510 In corso della Regione 58.6586,6 (89/90) In corso della Regione nella Regione 46.8635,3 (89/90)



PRESIDENTE

Studenti provenienti da altre Regioni: 4.009 di cui: Valle d'Aosta 1.038 Puglia 838 Liguria 697 Lombardia 504 Calabria 473 Sicilia 459 Studenti fuori Regione: 11.795 di cui: in Lombardia 7.900 in Liguria 1.850 nel Veneto 500 in Emilia Romagna 478 in altre Regioni 1.067



PRESIDENTE

Dal quadro sopra delineato emerge il carattere della Regione Piemonte tradizionalmente aperta alla mobilità universitaria ed in particolare verso le Regioni meridionali.
Alla popolazione stabile si aggiunga quella che per effetto del progetto Erasmus gravita sugli Atenei piemontesi, in condizioni di reciprocità con quelli europei, approssimativamente stimata nell'anno accademico 1990/91: Università degli Studi:150 Politecnico: 150 La mobilità degli studenti costituisce fenomeno da osservare in progressione, dato il prestigio degli Atenei piemontesi.
La permanenza degli studenti varia da un minimo di tre mesi a un massimo di un anno: per quanto riguarda le modalità di ospitalità; si riferirà nella successiva sezione dedicata alle strutture.
2) Produttività del sistema della formazione universitaria.
Da un recente rapporto della Fondazione Agnelli viene evidenziato che gli Atenei piemontesi hanno registrato un consistente aumento degli iscritti, risultato di tre distinte dinamiche: un deciso incremento delle immatricolazioni; una riduzione degli abbandoni un aumento degli studenti fuori corso.
Se dunque dall'evoluzione dell'utenza universitaria negli ultimissimi tempi sembrano emergere segnali nel complesso abbastanza positivi, è anche vero che la "produttività" del sistema è ancora frenata da molteplici fattori, come è dimostrato dall'alto numero di studenti fuori corso e dall'alto tasso degli abbandoni.
Nel 1990 si sono laureati negli Atenei del Piemonte 4510 studenti, pari a circa il 6,3% del totale degli studenti iscritti nell'anno accademico 1990-1991. Se confrontiamo l'attuale numero di laureati con gli immatricolati del 1983, osserviamo come la produttività del sistema universitario piemontese sia ulteriormente ridotta: su dieci iscritti al primo anno solamente tre completano il corso di studi.
E ovvio che la percentuale di esiti positivi e dunque il numero di laureati che esce ogni anno dagli Atenei piemontesi, può oscillare notevolmente a seconda delle facoltà e delle opportunità che nelle varie sedi vengono offerte alla popolazione universitaria. Appare tuttavia evidente come il percorso universitario rappresenti una sorta di collo di bottiglia a conclusione dell'iter formativo; sono sempre pochi i laureati che si presentano sul mercato del lavoro piemontese.
Secondo previsioni relative al 2001-2002, in ipotesi di riforma, gli iscritti all'Università sarebbero 44.789 in Piemonte e 10200 in Atenei esterni alla Regione, secondo un tasso di scolarizzazione (rispetto alla popolazione in età compresa fra 119 e 124 anni) del 22,7%.



PRESIDENTE

Sezione B Piani di sviluppo



PRESIDENTE

Il DPR 11/7/1980 n. 382 e la legge 14 agosto 1982 n. 59,0 che, per la prima volta dopo il testo unico del 1933, introduceva il metodo della programmazione su base regionale per lo sviluppo equilibrato del sistema universitario, individuò nel Piemonte la prima regione d'Italia a cui destinare interventi per un opportuno decentramento.
Nonostante gli impegni amministrativi assunti, il primo piano quadriennale, predisposto con le procedure di legge, è stato quello 1986/1990.
Sulla base di questa esplicita volontà legislativa, la Regione Piemonte, su richiesta ministeriale, predispose un piano di sviluppo e di decentramento dell'Università che venne approvato, pressoché all'unanimità (due astensioni), dal Consiglio regionale nel 1987 (PRSU 86/90).
Le indicazioni della Regione, parzialmente recepite nel maggio '89 hanno ottenuto le prime risorse a fine '90.
D'altronde in Piemonte erano da tempo in atto, ancora prima dell'approvazione del 1989, esperienze di decentramento di corsi universitari a Novara e a Vercelli: si trattava, in buona parte, di "corsi seminariali universitari" che, tuttavia, perla serietà degli organizzatori e dei docenti, erano di livello del tutto equivalente a quello delle sedi universitarie "proprie".
Il CUN (Consiglio Universitario Nazionale), in data 25/11/88 nell'esprimere parere in ordine alla proposta del Piano 1986-1990 sottolineava di aver valutato le proposte "nel rispetto del disposto della succitata legge 590/82 che prevede una particolare considerazione, nel quadro delle esigenze di riequilibrio, per la Regione Piemonte". In proposito il CUN osserva: "A fronte di una parcellizzazione in tre o quattro sedi, come era proposto dagli enti e dalle forze culturali locali la Commissione ritiene che debba essere effettuato il massimo sforzo di concentrazione in un'unica sede".
Il piano quadriennale di sviluppo dell'Università 1986-1990, approvato dal Consiglio dei Ministri il 5 maggio 1989 e pubblicato il 12 maggio dello stesso anno, attuava le indicazioni della legge n. 590/82 e prevedeva per il Piemonte, fra le istituzioni universitarie programmate nel quadriennio, le seguenti sedi decentrate:



(Tabella 2 - Vedi allegato 1)



PRESIDENTE

In particolare, ad Alessandria, i corsi decentrati sono gestiti, dal 1986, da un apposito Comitato formato da Enti locali che garantisce il funzionamento della struttura secondo un criterio di ripartizione delle spese: 35% o a carico dell'Amministrazione comunale, 35% o a carico dell'Amministrazione provinciale 15% a carico della Cassa di Risparmio, 15% a carico della Camera di Commercio.
E' da sottolineare che l'onere di assicurare adeguati locali a sede dei corsi e a uffici del Comitato è stato assunto dal Comune.
Il Comitato evidenzia, inoltre, l'esigenza di una maggiore collaborazione con l'Ateneo torinese allo scopo di istituire servizi amministrativi decentrati. Lo stanziamento per il 1990/91 è stato previsto in L. 1.650.000.000.
Parimenti, il Consorzio per lo sviluppo degli studi universitari in Novara chiede - ai sensi dell'art. 2, comma IV, legge n. 245/1990 l'istituzione di un ufficio contabile-amministrativo e di un ufficio "Segreteria studenti", che assicurino il funzionamento della struttura decentrata. Si chiede poi alla Regione di intervenire a sostegno della gestione delle Sedi novaresi mediante la concessione di un contributo almeno paria quello raccolto dal Consorzio (L. 1.528.000.000).
Anche il Comitato di Vercelli per la gestione dei Corsi universitari mentre sottolinea il ruolo importante della Regione quale sede di raccordo degli enti locali in fatto di politiche realizzative della seconda Università (tripolare) del Piemonte orientale; precisa che presso le segreterie dei Corsi universitari opera personale formalmente assegnato dall'Amministrazione provinciale e personale comunale.
Per quanto riguarda le spese derivanti dall'attivazione dei Corsi di Vercelli, esse sono fronteggiate dai contributi degli, Enti e delle Associazioni aderenti al Comitato di gestione e previsti per l'anno 1990/91 in L.
1.682.000.000.
Va ricordato che ai contributi derivanti dagli enti locali per il funzionamento delle sedi decentrate; si aggiungono, a titolo di integrazione, i contributi ministeriali per il triennio 1990/92, che assommano in circa L. 57.783.000.000 così suddivisi:



PRESIDENTE

Università degli Studi



PRESIDENTE

Alessandria: circa L. 18.295.000.000:



PRESIDENTE

Novara: circa L 21.645.000.000:



PRESIDENTE

Vercelli: circa L. 5.265.000.000 per Lettere e Filosofia



PRESIDENTE

Politecnico



PRESIDENTE

Vercelli: circa L 11.578.000:000 per Ingegneria.



PRESIDENTE

Nell'arco dell'anno 1990, due leggi nazionali - la n. 245 (Norme sul piano triennale di sviluppo dell'Università) e la n. 342 (Riforma degli ordinamenti didattici universitari) - hanno segnato l'avvio verso una profonda innovazione dell'Università italiana, mentre il disegno di legge sull'autonomia dell'Università è già stato approvato dal Senato (7 febbraio u.s.) e, infine, il disegno di legge sul D.S.U. è nella fase di avanzata elaborazione governativa, attraverso il confronto con le Regioni.
La succitata legge n. 245 non attribuisce peraltro alla Regione compiti precisi e diretti in ordine alla determinazione delle linee programmatiche del Piano di sviluppo triennale dell'Università.
Tuttavia, la istituzione di nuovi servizi universitari non può non interessare e attivare la Regione per la ricaduta che tale operazione inevitabilmente ha sull'assetto non solo culturale ma anche socio-economico del territorio, e per l'esigenza imprescindibile del suo riequilibrio.
Le procedure, attualmente previste dall'Uni-versità e dal Politecnico per l'avvio ai nuovi servizi universitari, fanno riferimento a modalità di gemmazione che presumono l'esistenza di un Ateneo principale dal quale vengono progressivamente decentrati i servizi didattici; è altresì previsto, superata la fase sperimentale, un esame puntuale della situazione che valga a stabilire il proseguimento delle esperienze o la loro eliminazione.
Ma la vera novità è costituita dal diploma universitario, che sarebbe vanamente istituito se; non fosse davvero professionalizzante, cioè se non venisse rapportato il numero di sedi e di frequentanti alle possibilità a medio termine di occupazione.
Tralasciando di descrivere nel dettaglio le richieste degli Atenei torinesi, nella allegata tabella C) si riportano le ipotesi di nuovi corsi formulati dal Politecnico e dall'Università degli Studi di Torino, con piano in data 29/12/1990 per quanto concerne i diplomi di primo livello o nuovi corsi di laurea per le sedi decentrate.
Per quanto riguarda la presenza universitaria nell'Area del Piemonte sud-occidentale - giusto l'impegno programmatico di legislatura della Giunta regionale - devono essere accolte favorevolmente le proposte del Politecnico e dell'Università degli Studi, con l'aspettativa che sia concretizzata l'attivazione dei primi anni, appena definiti -da parte ministeriale - contenuti e finalità del diploma universitario.
Per quanto riguarda il corso di Laurea in Architettura, esso dovrebbe operare in Mondovì già nel prossimo anno accademico 1991/1992.
In tal senso si è espresso il Comitato regionale di coordinamento nella relazione presentata al M.U.R.S.T, il 27/12/1990.
In merito a tale insediamento il Comitato ha dichiarato che il bacino di utenza presenta una domanda di dimensioni tali da garantirne il successo.
Esiste inoltre la volontà di alcune facoltà di verificare la possibilità di attivare altre gemmazioni in località del Piemonte sud occidentale.
In relazione al decentramento, altra importante presenza è costituita dalle scuole dirette a fini speciali di: Biella - Scuola in tecnologie tessili: il numero massimo ammissibile di allievi per ogni anno di corso è di 30; per l'anno accademico 1990/91 sono iscritti nei tre corsi n. 63 allievi.
Ivrea - Scuola in microelettronica e telematica: attivata l'anno accademico 1989/90, numero massimo ammissibile di allievi per ogni anno di corso è di 25; per l'anno accademico 1990/91 sono iscritti nei due corsi operativi (il terzo corso inizierà nel 1991/92) n. 41 allievi Alba- Scuola in tecnica enologica: il numero massimo ammissibile di allievi per ogni anno di corso è di 20; per fanno accademico 1990/91 sono iscritti n. 20 allievi per il primo anno e n.15 per il secondo anno Fossano - Scuola in tecnologia della produzione della carne: il numero massimo ammissibile di allievi per ogni anno di corso è di 20: per l'anno 1990/91 sono iscritti n. 2 allievi Cuneo - Scuola per assistenti sociali: numero massimo ammissibile 15 allievi per ogni anno di corso; per fanno 1990/91 sono iscritti nei due corsi n. 24 allievi (13 per il primo corso e 11 per il secondo.
Inoltre, in Cuneo, con il prossimo anno accademico 1991/92 dovrebbe avere inizio la Scuola di Amministrazione aziendale, biennale: il numero massimo ammissibile è 70.
Sono da rammentare, altresì, i corsi estivi: di scienze forestali, a Ormea; di scienze agrarie a Verzuolo. E' assai vivo l'interesse degli Enti locali a vedere realizzata al massimo l'estensione dell'attività universitaria sul territorio piemontese. In questo senso si pone - al di fuori delle, proposte contenute nel Piano di sviluppo presentato dal Comitato regionale di coordinamento e trasmesso a Roma nel dicembre 1990 la volontà del Comune di Cuneo (espressa con deliberazione consiliare in data 16/4/ 1991) relativa alla richiesta di localizzare nel proprio territorio una Facoltà di Medicina, con le conseguenti spese a carico del Comune medesimo e dell'Amministrazione provinciale.
Per completare il panorama delle potenzialità degli Atenei piemontesi va infine citato il COREP (Consorzio regionale per l'educazione permanenti) costituito presso il Politecnico di Torino per la formazione professionale scientifica e anche post-laurea e ricerca, ove la Regione figura tra i soci fondatori Potenzialità questa che, se opportunamente utilizzata, pu contribuire a fornire una risposta parziale ma qualificata alle richieste sempre più pressanti delle imprese e, più in generale, costituire un raccordo tra Atenei e mondo del lavoro.



(Tabella (3)



PRESIDENTE

Vedi allegato 2)



(I dati comprendono gli interventi e le assegnazioni, 1990, relative al piano 1986/90. La competenza sul personale fa capo interamente al Ministero per l'Università)



PRESIDENTE

Strutture edilizie L'investimento in strutture formative, con la preoccupazione di intervenire prioritariamente dove maggiore è lo scollamento tra domanda e offerta, si impone come assolutamente improcrastinabile.
Va precisato che la competenza regionale in materia riguarda essenzialmente la predisposizione di residenze per studenti e, più in generale, le strutture per rendere effettivo l'esercizio del diritto allo studio (biblioteche, laboratori, ecc.).
In questo ambito la Regione Piemonte è assolutamente carente rispetto alle dimensioni della richiesta (404 posti-letto, dati in comodato al Comune di Torino - che, su delega regionale, gestisce il diritto allo studio universitario - su una popolazione universitaria di oltre 60.000 unità). La Regione Piemonte occupa, anche considerando i circa 700 posti letto della Fondazione "R. Einaudi", la penultima posizione tra le seguenti Regioni, in rapporto al numero degli studenti iscritti:



(Tabella Regione - Vedi allegato 3)



PRESIDENTE

Tale carenza è aggravata dalla mobilità degli studenti, nell'ambito CEE, in relazione al progetto Erasmus (scambi culturali). Attualmente, il problema è stato provvisoriamente e parzialmente affrontato mediante una convenzione con il CIPET (Centro Istruzione Professionale Edile di Torino) dove sono stati reperiti e messi a disposizione 36 posti-letto.
La mobilità degli studenti provenienti dall'estero in dipendenza del progetto Erasmus è destinata, in prospettiva, ad aumentare, per cui sarà indispensabile prevedere di realizzare adeguate strutture ricettizie.
Nell'ambito delle modifiche legislative, rivolte alle realtà universitarie, si colloca la legge di riforma dell'ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica): con il nuovo ordinamento degli Studi, viene istituito il Corso di Laurea in Scienze dello Sporte dell'Educazione Fisica e Motoria. L'ISEF di Torino sarebbe destinato a non vedere attivato il suddetto Corso di Laurea se non si provvede a un adeguato potenziamento delle strutture.
Per quanto riguarda il Politecnico di Torino, come già ampiamente illustrato nella risposta all'interpellanza fornita in aula sul cosiddetto raddoppio, viene prevista, nel progetto di ampliamento sull'area delle officine ferroviarie (40 mila mq.), una struttura di accoglimento degli studenti. Per quanto riguarda l'Università, da parte della Facoltà di Medicina viene ipotizzata la creazione di un Campus universitario presso l'Ospedale San Luigi di Orbassano. Fra l'altro, l Università, nel suo programma edilizio per le Facoltà Umanistiche, ha fatto presente la possibilità di poter disporre di una struttura di notevole ampiezza e con le caratteristiche di un Campus, individuando l'area disponibile nelle ex Officine del gas, di circa 100 mila mq., di proprietà dell'Italgas.
Anche in questi due casi, la competenza regionale porta ad ipotizzare un intervento per la realizzazione di residenze per studenti ad Alessandria, Novara, Vercelli, Mondovì, Biella e Ivrea.
Dalle situazioni che precedono emerge chiaramente la necessità per la Regione di considerare, con assoluta priorità, l'ipotesi di realizzare attraverso modi e forme che si renderanno possibili, la predisposizione di servizi abitativi non soltanto in Torino, ma anche nelle nuove sedi universitarie.



PRESIDENTE

Considerazioni finali A questo punto, è d'obbligo richiamare l'attenzione degli Enti locali interessati al decentramento di servizi universitari, a considerare le compatibilità dei loro bilanci e di eventuali proventi derivanti da Enti economici, che possono eventualmente concorrere all'assunzione delle spese conseguenti: approntamento delle strutture pagamento al corpo docente in fase di avvio delle iniziative servizi per gli studenti.
Non va taciuto, infatti, che il compito della Regione, a norma di quanto è previsto dal D.L. Ministeriale, è quello di realizzare i ,seguenti specifici interventi a) erogazione di servizi collettivi (mense, alloggi, trasporti) o di corrispettivi monetari b) rimborso di tasse, soprattasse e contributi c) orientamento al lavoro d) assistenza sanitaria e) assegnazione borse di studio f) prestiti d'onore.
Sia nelle sedi principali di Torino, Alessandria, Novara, Vercelli, sia nelle altre sedi decentrate, sarà necessario prevedere servizi abitativi e di mensa nonché didattici, di biblioteca, di trasporto. Come si vede l'onere da sostenere è pesante e non comparabile con i trasferimenti effettuati dallo Stato per queste finalità.
Come affermato in precedenza, è intenzione degli Atenei valutare il decentramento di anni propedeutici, nei quali si verificano i maggiori abbandoni degli studenti, nel doveroso tentativo di aumentare; riducendo i disagi economici ed organizzativi degli stessi, la produttività del sistema universitario piemontese.
Dai colloqui finora avuti con i Rettori emerge l'esigenza di abbandonare le discussioni sul numero dei poli per affrontare realisticamente, una distribuzione di servizi di adeguato livello in relazione al bacino d'utenza. A questo proposito, non va taciuta l'esiguità delle risorse destinate all'Università nel nostro Paese, nell'ambito CEE: In particolare, il Piemonte è fortemente penalizzato in quanto, a fronte del suo 6% di studenti iscritti in corso in Atenei della Regione, ottiene quote statali inferiori al 3%, con riferimento al Diritto allo Studio Universitario.
Dalla situazione universitaria in Piemonte che è stata esposta nella presente comunicazione emerge: per le Strutture di Edilizia Residenziale universitaria la Regione deve farsi carico, per sua specifica competenza, del coordinamento delle iniziative che rivestono carattere di assoluta priorità, essendo il Piemonte all'ultimo posto in Italia in detto settore per le Strutture di Edilizia Didattica; la Regione pur in presenza di una normativa statale che attribuisce alla sola Università la predisposizione di propri programmi di sviluppo, la Regione non può venir meno al suo ruolo di programmazione per il riequilibrio del Sistema Universitario Piemontese, per la valenza culturale, economica e sociale che gli insediamenti universitari comportano.
In questo senso la Regione deve svolgere un'azione di coordinamento delle iniziative; sia nei confronti degli Atenei che degli Enti locali, a sostegno delle reiterate richieste dell'Università e del Politecnico per l'attuazione dei rispettivi programmi di edilizia per il D.S.U. (Diritto allo Studio Universitario) il disegno di legge presentato dalla Giunta prevede la costituzione di un Ente regionale per la gestione dei servizi per meglio rispondere alle mutate esigenze della realtà universitaria piemontese.
La necessità di gestione unitaria dell'intervento regionale comporta unicità di sede decisionale e complessiva valutazione delle esigenze sull'intero territorio piemontese.
Per questa ragione il costituendo Ente dovrà essere dotato dei mezzi necessari per lo svolgimento dei compiti d'istituto.
Poiché le notizie e i dati contenuti in questa relazione sulla situazione universitaria in Piemonte sono riferibili al primo luglio u.s.
ritengo opportuno informare i Consiglieri sugli ulteriori sviluppi che nel frattempo si sono verificati.
Il Ministro per l'Università, la Ricerca Scientifica e Tecnologica infatti, ha presentato ai primi di agosto, con alcune modifiche, il Piano formulato dagli Atenei, sul quale in prima istanza dovrà esprimersi il Consiglio Universitario Nazionale, poi il Parlamento dovrà approvare l'articolazione dei nuovi corsi, quindi il Governo assumerà le determinazioni definitive.
L'attuazione del Piano che su scala nazionale prevede una spesa di mille miliardi, tende, fra l'altro, a decongestionare gli Atenei sovrappopolati e a imprimere alla Università italiana un volto europeo anche dando il via al diploma universitario, i cui corsi - detti di "laurea breve" - dovrebbero raggiungere la piena operatività con il '93.
In particolare il Piano di Sviluppo degli Atenei Piemontesi per il triennio 1991-1993 prevederebbe:



(Tabella 4 - Vedi allegato 4)



PRESIDENTE

Giova anche ricordare, perché non indicato nella comunicazione già fornita; la spesa complessiva che la Regione ha affrontato per la predisposizione dei servizi per il Diritto allo Studio Universitario.
Dalla promulgazione della legge regionale n. 84/80, che ha delegato al Comune di Torino la gestione .dei servizi per il D.S.U., le risorse trasferite a tale titolo al Comune di Torino ed all'ISEF, sono pari a L.
130.942.530.000 così articolate per anno accademico: 1981 9.183.776.000 1982 9.671.754.000 1983 6.500.000.000 1984 10.000.000.000 1985 12.000.000.000 1986 12.500.000.000 1987 14.000.000.000 1988 14.000.000.000 1989 14:000.000.000 1990 12.687..000.000 1991 14.500.000.000 La quota, complessivamente versata al Comune di Torino è pari a circa 128 miliardi mentre all'ISEF il trasferimento negli 11 anni considerati è pari a 3 miliardi.
Anche perla rilevanza dell'impegno finanziario, dobbiamo esprimere qualche perplessità sulla ricaduta che, nei servizi attivati, questa spesa ha prodotto.
Sarà quindi necessario riflettere sulla nuova gestione che intendiamo proporre e trovare, con la collaborazione di tutti, i sistemi più adatti affinché, , senza aggravi di spesa, si possano migliorare i servizi. I filoni sui quali operare potranno essere: l'uti-lizzo del personale oggi impegnato, l'ampliamento delle fasce dei fruitori, la ricalibratura di alcune gestioni al fine di evitare sprechi o esborsi impropri.
La sede più opportuna per queste necessarie riflessioni sarà la discussione del disegno di legge già presentato per il quale si chiede fin d'ora il contributo di tutti per una chiara definizione.
E altresì opportuno informare che, intanto, sono pervenute al mio Assessorato varie comunicazioni, dirette o "per conoscenza", tutte riguardanti il tema dello sviluppo degli Atenei piemontesi: Il gruppo di Chimica Fisica dell'Università degli Studi di Torino avendo appreso che nel Piano presentato dal Ministro al CUN è prevista l'attivazione di un Corso di laurea in Scienza dei materiali presso la Facoltà di Scienze di Milano, mentre per la sede torinese viene proposta l'attivazione del solo Corso di diploma universitario, lamenta la mancanza di indicazione già nel piano proposto dall'Università di Torino la Facoltà di Farmacia dell'Università degli Studi di Torino lamenta che il Consorzio per lo sviluppo degli Studi universitari di Novara non abbia dato soluzione definitiva al problema della sede del Corso di Laurea istituito fin dall'anno accademico 89/90 il Comune di Cuneo, nell'intento di proseguire lo studio per individuare altre possibili iniziative di decentramento universitario comunica che è stato costituito il "Gruppo di lavoro per il decentramento universitario a Cuneo", in collaborazione con il Rotary Club di Cuneo la Comunità Montana Valle Gesso-Vermenagna Pesio ha formalmente espresso, per quanto di competenza, parere favorevole al decentramento presso la ex Colonia "Guarnieri" di Peveragno, del biennio dei Corsi di laurea di Scienze naturali e geologia delle Facoltà di Torino prevedendo anche lavori di ristrutturazione della sede la Città di Saluzzo, sempre nell'ambito dei servizi universitari decentrati, chiede di ospitare un corso della Facoltà di Lettere attraverso la gemmazione dall'Università di Torino; a sostegno di tale sua candidatura dichiara di avere già disponibile la futura sede. Com'è facile rilevare, la richiesta di servizi Universitari in Piemonte è oggi molto sentita e l'Amministrazione regionale non può non tener conto di molte giuste aspirazioni; il ruolo di coordinamento dell'azione degli Enti locali in questo campo, che è poi il ruolo della Regione, sarà tanto più efficace quanto più le esigenze di zone, con vocazioni diverse, troveranno una risposta compatibile con le necessità complessive della comunità regionale.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Fulcheri per questa amplissima relazione. Poich su questo tema sono previsti numerosi interventi, propongo di rinviare ' il dibattito alla prossima seduta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno sulla soppressione della Brigata Alpina Taurinense (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame degli ordini del giorno n. 186 dei Consiglieri Majorino e Zacchera e n. 231 dei Consiglieri Marchini e Goglio di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Poiché sono stati presentati due ordini del giorno, uno a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera, l'altro dei Consiglieri Marchini e Goglio relativi alla permanenza della Brigata Alpina Taurinense, desidero fornire alcune informazioni.
La Giunta si è occupata del problema, anche perché era stato sollevato dal collega Nerviani e abbiamo preso contatti a quattro livelli. Abbiamo parlato con il gen. Raggi, Comandante della Regione Militare Nordovest abbiamo interessato il Prefetto Lessona, ho personalmente parlato con il Capo Gabinetto del Ministro della Difesa; che è un piemontese, il gen.
Incisa, e con il Ministro della Difesa medesimo.
Nella sostanza, il provvedimento assunto quest'anno di ridimensionamento dell'esercito di 25 mila unità non ha toccato la Brigata Taurinense, ma soltanto la Brigata Orobica. L'orientamento generale è di non toccare le truppe alpine, ma primariamente quelle di pianura.
Il Ministro della Difesa in particolare ha detto che probabilmente si presenterà quanto prima l'opportunità di una nuova riduzione collegata alla proposta di nuovo modello di ristrutturazione dell'esercito, che potrebbe comportare una riduzione di ulteriori 30 mila unità. Anche in questa ipotesi sarà tenuta in grande considerazione la richiesta di mantenere le truppe alpine nella loro interezza. Secondo quanto viene affermato, la Brigata Taurinense ha comunque una particolare importanza strategica poich addestra il gruppo cuneense ed il parere delle Forze armate non sarebbe favorevole ad un suo ridimensionamento.
A seguito di precedenti accordi, ho ancora inviato al Ministro della Difesa una lettera per puntualizzare la nostra richiesta di mantenere integra la Brigata Taurinense e la consistenza delle truppe alpine per le loro caratteristiche che costituiscono una vera e propria istituzione a livello piemontese; su questa linea abbiamo ricevuto assicurazioni che credo saranno certamente confermate.
Gli ordini del giorno predisposti andrebbero nella sostanza modificati la maggioranza dispone di una bozza di ordine del giorno che potrebbe presentare come propria o che potrebbe essere presentata dalla Giunta senza difficoltà, pero dobbiamo partine avendo conoscenza di quanto avvenuto. La bozza di ordine del giorno, che tiene in considerazione i documenti presentati, è la seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte udita la comunicazione della Giunta in ordine alle interpellanze presentate e concernenti l'ipotesi di soppressione della Brigata Alpina Taurinense e a seguito del dibattito in proposito intervenuto, evidenzia i profondi legami che connettono strettamente la Comu-nità piemontese con gli Alpini, da generazioni reclutati nel territorio della Regione, e gran parte dei quali ha militato nella Brigata Alpina Taurinense ricorda che anche in tempi di pace artiglieri e genieri della 'Taurinense' si sono prodigati in molteplici occasioni per iniziative di- carattere umanitario, sociale, di ricostruzione e di pronto intervento, in Italia e all'estero, in momenti di grandi difficoltà, assistendo popolazioni colpite da calamità naturali, operando anche recentemente nei Turktstan per aiutare quelle popolazioni vittime della guerra rileva come la Brigata Alpina Taurinense, con i suoi alpini, abbia assunto per ragioni di tradizione, di cultura e di civiltà il significato, per il Piemonte, di una vera e propria istituzione prende atto con soddisfazione che la riduzione deliberata dal Parlamento di 25.000 uomini del contingente di leva del 1991, che, ha comportato la soppressione di sei Brigate, ha toccato in misura minore il Quarto Corpo d'Armata Alpino che non gli altri Corpi d'Armata di pianura, comportando soltanto la soppressione di una Brigata, l'Orobica, e che non è stata presa in alcuna considerazione l'ipotesi di soppressione della Brigata Taurinense considerato peraltro che non è esclusa l'ulteriore riduzione di circa 30 mila unità in conseguenza dell'adozione da parte dei Governo e dei Parlamento di un nuovo 'modello di difesa' che dovrebbe essere presentato dal competente Ministero fa voti che anche in questa seconda possibile manovra di contenimento delle Forze armate, di per sé comprensibile e che comporta un'ulteriore ristrutturazione, venga tenuto conto della particolare specificità delle truppe alpine e dell'identità da salvaguardare della Brigata Taurinense, la quale gode di particolare considerazione che le deriva dal fatto di essere incaricata di addestrare e di organizzare il contingente cuneense, la cui giustificazione operativa non può non rimanere di viva attualità anche nel mutato contesto strategico organizzativo dell'Esercito" (questo riprende quanto è stato proposto dal gen. Raggi) "impegna il Presidente della Giunta a rappresentare conforta e con determinazione in ogni sede e in particolare presso il competente Ministero della Difesa e presso il Parlamento il pensiero del Piemonte e l'aspettativa di una rinnovata, integra vitalità della Brigata Taurinense nel futuro delle Forze armate italiane, anche a conferma del loro carattere popolare, quale espresso dalla Costituzione Repubblicana".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio il Presidente Brizio perla sua proposta. Mi stupisco però che sia i colleghi che hanno presentato gli ordini del giorno sia il Presidente stesso non abbiamo fatto minimamente cenno al tipo di scelta strategica che si è venuta a determinare per quanto riguarda l'utilizzo dell'esercito nel nostro Paese.
La riduzione di forze anche alpine (l'Orobica è stata ridotta, ma quasi sparisce) sta a significare che ci si appresta a forzare su corpi speciali per interventi su scacchiere non necessariamente di impronta difensiva.
Sostanzialmente la strategia che supposta la ristrutturazione dell'esercito è, in qualche modo, una strategia da gendarmi del mediterraneo: credo che questo vada estremamente chiarito.
Comprendiamo perfettamente come in questi ultimi tempi, forse con il rinfocolare dei nazionalismi, le considerazioni sugli alpini possano cambiare, ma fino ad alcuni mesi fa le truppe alpine, soprattutto quelle attestate in Piemonte - qui c'è la scuola militare alpina, ci sono i centri di addestramento - venivano tenute maggiormente in considerazione; oggi vengono a perdere parte della loro funzione.
E' inutile fare appello alle grandi tradizioni della Taurinense, del IV Reggimento Alpini, del Battaglione Aosta o del Battaglione Susa. Ciò non ha valore, bisogna discutere quale tipo di dislocazione si vuol far assumere all'esercito italiano: se è un esercito di corpi super specializzati chiamati eventualmente ad intervenire in qualche parte del mondo o se è un esercito difensivo attestato sul suo territorio, ovviamente tecnologicamente dotato, ma certamente molto diffuso che giustifica quindi il presidio del territorio e il mantenimento della presenza anche delle truppe alpine nelle Alpi.
Probabilmente nell'illustrazione degli ordini del giorno presentati i colleghi avrebbero sicuramente potuto evidenziare questi aspetti, ma io mi sono stupito che siano mancati completamente nelle importanti considerazioni che ' ha fatto il Presidente. Importanti perché riempiono di orgoglio la Brigata Taurinense e le truppe alpine presenti in Piemonte perché vengono considerate truppe strategiche. Del resto tra le truppe alpine sono presenti dei reparti NATO e uno di questi, per quanto riguarda il settore sanitario-ospedaliero, è stato impegnato nella recente opera di solidarietà nei confronti del popolo kurdo. Credo però che vada stabilito e non è ozioso, l'indirizzo del nostro Esercito: se dobbiamo essere i gendarmi del mondo oppure se vogliamo sostanzialmente essere una forza che vuol difendere il proprio territorio.



ROSSA Angelo

Non ci crede nessuno.



TAPPARO Giancarlo

Come non ci crede nessuno? Siamo già stati chiamati ad intervenire in alcuni Paesi, magari un giorno potremmo essere inviati in un'Algeria integralista o da qualche altra parte, ma non è certamente il Corpo degli Alpini o un battaglione tradizionale che può servire a quel bisogno. Quindi è da chiarire questo tipo di strategia, non è detto che si debba rimanere al tradizionale, ma non è nemmeno detto che ci si debba sbilanciare troppo.
Sbilanciandoci troppo è chiaro che alla lunga la Brigata Taurinense sparirà o resterà con due battaglioni aviotrasportati come ha adesso un battaglione aviotrasportato NATO.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

L'ordine del giorno da noi presentato risale ad alcuni mesi fa quando la situazione non era chiara a fronte di notizie di stampa che annunciavano la chiusura della Brigata Taurinense, cosa che è già avvenuta per la Brigata Orobica e sta avvenendo per 1a Brigata Cadore. Il nostro intento non era quello di tirare in ballo la questione del tipo di esercito, se volontario, cioè di mestiere, oppure istituzionale, che non mi sembra il caso in questo momento di approfondire. Noi abbiamo una posizione diversa da quella del collega socialista: siamo per un esercito poco numeroso efficiente, difensivo, ma pronto ad intervenire non soltanto per fatti d'arme, ma anche nel caso ci sia bisogno sul territorio dell'intervento delle Forze armate, anche in "uso di pace" e in questo senso la presenza della Brigata Taurinense è una garanzia in tantissime, ahimè, necessità che si sono manifestate in Italia e all'estero negli ultimi anni.
Di fronte quindi a quelle notizie preoccupanti noi chiedevamo delle assicurazioni (che il Presidente Brizio oggi ha dato) serie da parte della Direzione generale del Ministero della Difesa affinché non sparisca questa struttura che noi riteniamo essere utile perché esercito vuol anche dire risorse da impiegare: una Brigata alpina costa infinitamente di meno di altri settori militari. Noi riteniamo che la Brigata alpina Taurinense abbia un valore intrinseco che va al di là della sua capacità offensiva o difensiva in termini militari e secondo me è profondamente radicata nel fondamento della collettività piemontese. Ci fa quindi piacere sentire che la Brigata Taurinense non smobilita, teniamo però alta la guardia - è proprio il caso di dire - perché questo non si verifichi in futuro. Ciò non vuol dire che non possa essere ristrutturata, eventualmente anche ridotta in quei reparti che non hanno più molto senso di esistere, deve però essere ristrutturata sia ai fini di una capacità operativa di utilità, perch altrimenti non serve tenerla, sia di una continuità che ha un profondo valore perché ritengo che l'esercito debba essere volontario, ma anche profondamente radicato nelle aspettative e nei sentimenti della collettività civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

Penso di poter interpretare anche il pensiero del collega Goglio nel ringraziare la Giunta per gli approfondimenti fatti anche in seguito, alle nostre sollecitazioni, quindi il nostro ordine del giorno è da considerarsi ritirato, e ci riconosciamo nel documento che la Giunta ha predisposto in proprio.
Le questioni che sono state poste sono interessanti, va però ricordato per semplificare - che l'esercito di popolo è tipico delle democrazie l'esercito di mestiere è tipico delle dittature, l'esercito di popolo è tipico delle politiche di solidarietà con le popolazioni. L'esercito di mestiere - lo diceva bene il collega Tapparo - è funzionale a operazioni di polizia e di potere. L'evoluzione di cosa sarà l'esercito io la vedo più come struttura di protezione civile nel senso ampio del termine, sia pure sub-specie militare, facendo giustizia di tutte le velleità volontaristiche che se non sono tradotte in un impegno preciso, costante, in un addestramento conseguente, sostanzialmente sono uno spreco di volontà e di risorse. Il collegamento fra qualunque ipotesi di ristrutturazione del nostro esercito e la popolazione che vede nel permanere di una struttura che fa riferimento al sistema delle forze militari nella nostra Regione, la possibilità di questa struttura di rispondere nuovamente alle esigenze della società, è ancora al di là e al di fuori della conservazione della memoria storica e dei fatti celebrativi che pure per molti versi non vanno dimenticati.
Ha ragione il collega Tapparo: si dice che la destra è vincente, quindi questa è una delle questioni sulle quali l'efficientismo, la razionalità e l'ottimizzazione delle risorse, in qualche misura costruiscono un tipo di società e di organizzazione mondiale rispetto alla quale gli spiriti liberi forse qualche attenzione devono mantenere.



PRESIDENTE

Chiedo al Consigliere Zacchera se l'ordine del giorno presentato dal suo Gruppo si intende ritirato oppure no.



ZACCHERA Marco

Sì, lo ritiriamo e confluiamo sull'ordine del giorno della Giunta che intendiamo sottoscrivere.



PRESIDENTE

D'accordo. La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Esprimo la mia adesione all'ordine del giorno presentato ed illustrato dal Presidente della Giunta. Mi sono consultato con il collega Tapparo per capire meglio qual era l'osservazione che faceva (osservazione che mi trova d'accordo) sul fatto che l'ordine del giorno non esaurisce il dibattito sul ruolo e sulle funzioni che andrà ad avere il nostro esercito, come del resto quelli degli altri Paesi d'Europa, in un mondo che fortunatamente sta cambiando in meglio e quindi probabilmente dovrà aggiornare tutta una serie di strategie. E' un peccato che si svolga questo dibattito a quest'ora tarda e quindi mancherà quel contributo che può venire dalla Regione Piemonte ad un dibattito che interessa non solo il Governo, ma tutta la nazione, su quale tipo di esercito. Il collega Tapparo ne ha fatto cenno nel suo intervento che ha poi trovato eco in quello del collega Marchini il quale ha anche descritto i rapporti tra esercito e vari sistemi politici, ma forse non è così dappertutto. Cito l'esempio tragico del Cile dove Allende cambiò l'esercito del popolo in popolo in divisa. Ritengo altresì che questi rapporti non possano essere automatici. Quindi, occorre un dibattito che ci ponga di fronte a questa riflessione posta a livello generale sul tipo di esercito.
Si va cautamente accogliendo la tesi che una parte dell'esercito è già professionalizzato; è già in parte un esercito di professionisti. D'altra parte riaffermiamo il principio costituzionale che l'esercito deve essere un esercito di popolo e lo stiamo confermando nella pratica.
La situazione attuale vede un'esuberanza di disponibilità: di fronte ad un esercito di circa 130 mila unità vi sono circa 70 mila persone in più.
Occorre poi considerare la riduzione del periodo di ferma e lo stato di insofferenza tra i giovani che vorrebbero espletare il servizio militare vicino casa.
Vi sono problemi motivati e giustificati, perché molti giovani nel momento in cui sono chiamati alle armi finiscono col perdere il lavoro che stavano aspettando.
Nel rispetto costituzionale l'esercito deve essere un esercito di popolo, ma nello stesso tempo deve dare sbocchi ai giovani militari.
Se non fosse perché bisogna rispettare certi canoni, io sarei per un esercito di professionisti, di volontari che assolvano la loro funzione. Se il quadro politico europeo, al di là dei fatti contingenti, sarà di pace e collaborazione, nello stesso tempo si dovrà garantire che la pace si manterrà anche contro qualche satrapo che può uscire dal quadro generale attraverso l'impiego dei caschi blu e delle forze di pace; queste situazioni dovranno vederci impegnati.
Questo vuol dire essere in grado di mobilitare dei quadri militari che naturalmente non è facile mobilitare se sono legati ad una situazione di preoccupazione; l'abbiamo visto durante la guerra del Golfo e in Libano (ci sono stati persino degli scandali) dove siamo andati a portare il nostro contributo per la pace.
A questo punto non affermo tale principio perché ritengo sia prematuro però voglio dire che forse dovremmo studiare il modo per soddisfare le esigenze del mondo giovanile, delle famiglie di oggi, che non condivido, ma capisco. Faccio il paragone tra i giovani che nel 1940 partivano senza sapere dove e se sarebbero tornati a casa e i giovani di oggi. Chissà quanti giovani, quante famiglie si sono rivolte a ciascuno di voi o ai comandanti militari per chiedere se il giovane poteva fare il militare vicino casa o se si poteva, spostare.
Ho preso la parola per dire che è un peccato che non si possa, con questo ordine del giorno, approfondire la grande tematica di questo tempo che vede la nostra nazione impegnata a livello europeo con un esercito che sia in grado di svolgere il ruolo per cui è chiamato. Sono convinto che lo sia, indipendentemente dal fatto che l'esercito sia di popolo o di professionisti, ma che lo debba essere in un quadro che abbia per obiettivo la difesa degli equilibri di pace.
Questo è lo spirito che dobbiamo cercare di legare all'ordine del giorno che è fermo alla difesa di situazioni che rispondono alla tradizione, ma che deve consentire a questo dibattito di inserirsi in una riflessione più generale che ci porti ad essere quella grande nazione che sa, con pienezza di impegno, assolvere alle funzioni interne ed internazionali che si dovessero presentare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Vorrei fare una proposta rivolta, là primo luogo, al Presidente della Giunta. I colleghi che avevano presentato i propri documenti hanno già dichiarato di ritirarli, ritenendoli assorbiti nel testo proposto dal Presidente della Giunta.
Alla luce della discussione che si è svolta finora ed in particolare delle considerazioni fatte dal Consigliere Tapparo, in parte riprese dal Consigliere Rossa, vorrei proporre al Presidente della Giunta di ritirare a sua volta il proprio ordine del giorno.
C'è stato un allarme nei mesi passati che aveva spinto alcuni colleghi a sollevare il problema con gli ordini del giorno in difesa della Brigata Taurinense in Piemonte. La questione pare sotto controllo; il Presidente della Giunta ci ha informato, secondo fonti più che autorevoli, che al momento non ci sono problemi.
Mi fermerei qui, nel senso che gli altri discorsi riguardano il modello dell'esercito, la strategia politico-militare, problemi ardui che è ben difficile sintetizzare in un ordine del giorno quale quello che potremmo mettere in piedi questa sera. Anche nel nostro Paese si sta facendo strada la tendenza a passare dagli eserciti di leva agli eserciti di mestiere. La tradizionale separazione, ricordata dal Consigliere Marchini, fra paesi democratici che nella quasi totalità sono Paesi con eserciti di leva ed altri con eserciti di mestiere, è una realtà che sta radicalmente cambiando. Una buona parte dei paesi democratici occidentali hanno eserciti di mestiere e non eserciti di leva.
D'altra parte, il discorso di :strategia politico-militare dell'impiego degli eserciti in funzioni difensive del territorio o in funzioni globali su scala mondiale, in relazione a compiti di pace, è tema molto arduo.
Ritornando al nostro punto di partenza sul futuro della Brigata Taurinense, abbiamo notizia che il problema per ora non si pone. Propongo che il Consiglio prenda atto delle dichiarazioni della Giunta regionale fondate, chiare e basate su fonti autorevoli. Potremo affrontare gli altri discorsi con la calma e con l'approfondimento necessari.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La mia proposta di ordine del giorno era naturalmente rivolta ai Gruppi. Quelli che l'hanno sottoscritta dovranno decidere se mantenere o meno la proposta che, partendo dalla presentazione di due diversi ordini del giorno, cerca di coglierne le preoccupazioni e chiede l'impegno ed una ulteriore attenzione. Ad oggi la situazione è tranquilla. Vi leggo testualmente la parte finale della lettera del Commissario di Governo: "Viene pertanto precisato che la notizia sulla soppressione della Brigata alpina Taurinense' va al momento considerata priva di ogni fondamento".
Inoltre, in riferimento alle preoccupazioni del Consigliere Tapparo direi che si tutelano le truppe alpine. Vi leggo quanto sostiene il comandante Raggi: "Nel corso del 1991 l'esercito ha assorbito la riduzione di 25.000 uomini al contingente di leva mediante la soppressione di sei comandi di grandi unità, a livello brigate di circa 65 unità. Così, per volere del Parlamento. Delle sei Brigate soppresse, una sola, l''Orobica' appartiene alle truppe alpine. A quarto Corpo d'armata alpino, pertanto, a differenza degli altri Corpi d'armata di pianura, ha così potuto conservare quattro delle cinque Brigate; mentre il Corpo di pianura è sceso da cinque a tre Brigate. Ciò a dimostrazione dell'attenzione prestata dallo Stato Maggiore dell'esercito alle truppe di montagna".
La "Taurinense", in aggiunta, gode della particolare considerazione che le deriva dal fatto di addestrare la "Cuneense", la cui giustificazione operativa rimane di viva attualità anche nel mutato contesto strategico.
Ogni ulteriore ipotesi di riduzione non potrebbe non tenerne conto e orienterebbe così la scelta verso altre direzioni.
Chiaramente, di fronte a un nuovo modello complessivo di esercito tutto può essere rimesso in discussione, però il Ministro mi ha confermato una sostanziale tranquillità.
Personalmente, aderisco alla soluzione che il Consiglio riterrà più corretta. Mi pare che l'ordine del giorno non tocchi il nuovo modello di esercito, ma faccia unicamente riferimento alla situazione attuale: prende atto che la "Taurinense". Corpo con una sua storia e una sua valenza, non è stata toccata e chiede che anche in futuro si salvaguardi questo Corpo.
L'ordine del giorno non tocca le preoccupazioni dei Consiglieri Monticelli e Tapparo. La decisione però sull'opportunità di prendere atto delle dichiarazioni della Giunta o di presentare l'ordine del giorno spetta ai Gruppi consiliari che hanno siglato il documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Avevo valutato positivamente la richiesta del collega Monticelli, mi sembra però che dopo le dichiarazioni del Presidente della Giunta sarebbe opportuno votare unitariamente l'ordine del giorno per non dargli un carattere di maggioranza, altrimenti sarebbe preferibile non votarlo proprio perle precisazioni fatte che fanno salvo il discorso sugli aspetti strategici, problema che, pur non essendo direttamente di nostra competenza, presenta aspetti che non possono non suscitare qualche preoccupazione.
Siccome questa preoccupazione è venuta meno, votare l'ordine del giorno, sarebbe un segno di sensibilità nei confronti dei Comandi militari.
Ciò a condizione però dell'adesione da parte di tutta l'assemblea.
Diversamente, prendiamo atto che il problema non esiste e ci atteniamo alle dichiarazioni del Presidente della Giunta.
In ogni modo, con la votazione dell'ordine del giorno, approveremmo una posizione non solo verbale, ma scritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Anche noi prendiamo atto che dal punto di vista sostanziale il problema è per il momento risolto, nel senso che le comunicazioni ufficiali nonch quelle di "Radio Fante", mezzo di comunicazione diffuso nell'esercito fanno convergere le informazioni nella direzione enunciata dal Presidente Brizio.
Abbiamo avuto anche occasione di esprimerci In ordine a questioni, che sono aperte non solo da oggi, inerenti al tipo di esercito che occorre per il futuro, tema che non interessa questa assemblea, ciò anche alla luce delle necessità di riorganizzazione delle Forze Armate, dovute alle recenti esperienze, al loro impiego ed ai mutati scenari internazionali in cui è prevedibile che si debba operare in futuro.
A mio avviso, il futuro vedrà un esercito formato in parte da militari di leva e in parte da militari di professione. Vi sono quindi delle necessità di dosaggi e di equilibri democratici, dal punto di vista del legame con il popolo per quanto riguarda la componente di leva, e viceversa, per quanto riguarda la componente professionale, la necessità di raggiungere livelli di efficienza e di economità con cui oggi devono fare i conti anche le Forze Armate.
Intendiamo questo pronunciamento come riconoscimento dell'opera della Giunta, che è stata precisa e puntuale; è un riconoscimento anche da parte della comunità piemontese che vede, da un lato, le Forze Armate presenti sul proprio territorio coinvolte in un processo di ristrutturazione secondo le esigenze moderne, che ci si augura consenta il mantenimento di quei corpi militari che hanno avuto un posto importante nella nostra storia.
Potremo tornare in futuro su discorsi e dibattiti di questo genere quando ne vedremo la necessità.
Ritengo che non vi sia contraddizione, auspicando la convergenza dei voti, tra l'approvazione di questo documento con questo spirito e la disponibilità ad affrontare eventuali discussioni più ampie, qualora venissero presentati documenti in questa aula consiliare.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Poiché è stata fatta una sollecitazione di voto unanime da parte dell'assemblea, o almeno da parte dei Consiglieri presenti, voglio dichiarare subito che non voterò questo ordine del giorno qualora la Presidenza del Consiglio e le forze politiche intendano metterlo ai voti.
Ho fatto un anno e mezzo di militare, fortunatamente in tempo di pace e considero quell'anno e mezzo perso. E così lo considerano quasi tutte le persone che prestano servizio militare.
Certo, bisogna considerare il problema generale della difesa, ma devo anche dire che ho passato la mia vita in una battaglia in favore della pace e per la riduzione delle spese militari e degli eserciti. Questa questione mi impone di assumere, con coerenza con tutto quanto ho pensato nel passato un atteggiamento negativo verso questo ordine del giorno, che, pur marginalmente, forse simbolicamente, tende ad opporsi alla riduzione degli organismi militari.
Personalmente sono contento che si riduca l'esercito e spero che lo si riduca consistentemente; penso - e mi rifaccio alla relazione dell'Assessore Fulcheri - che i giovani debbano essere impegnati e prepararsi attraverso la formazione scolastica e universitaria. Quando l'Assessore Fulcheri, esponendo la sua relazione, ha posto in evidenza la grande carenza di finanziamenti per sorreggere le strutture universitarie e l'attività formativa universitaria; ho pensato che questi soldi da qualche parte devono pur essere presi. L'Assessore Fulcheri non ci ha detto da dove si possono prendere. Per esempio uno dei settori da cui devono essere detratti i soldi per sorreggere la politica della spesa universitaria è proprio quello della difesa.
Ho paura della ripresa di attenzione agli eserciti fatta molto bonariamente come alcuni interventi hanno dimostrato, in una situazione in cui alcune forze statali del nostro mondo, e l'Europa nella fattispecie, si stanno collocando in una dimensione di controllo di quello che avviene sul resto del mondo. C'è una dinamica fra i popoli che no n si può soffocare che nasce da una situazione di squilibri e di ingiustizie e che ha necessità di esprimersi. Spero nelle forme pacifiche del dibattito politico, sapendo però che di fronte alle grandi ingiustizie il dibattito politico ha delle forme dure, qualche volta, per potersi affermare.
Temo questa società che divide sempre di più quelli che detengono il potere e quelli che lo subiscono e temo l'esercito di questa società più evoluta. Sono quindi contrario a questo ordine del giorno che vuole opporsi alla riduzione dei militari; anzi; dovremmo votare un ordine del giorno per dire che questa riduzione non deve essere occasionale, per una ragione di ristrutturazione dell'esercito, ma deve essere finalizzata ad una politica di pace.
Per queste ragioni non partecipo al voto di questo ordine del giorno; e se verrà posto in votazione, voterò contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Nel corso degli interventi, il discorso è stato enormemente ampliato su argomenti oggettivamente seri, come la riduzione delle spese militari auspicata dal collega Rivalta, come la contrapposizione fra esercito volontario ed esercito di leva. Lo spirito della nostra proposta di ordine del giorno però adesso ridimensionata dopo le assicurazioni date dal Presidente della Giunta, era un altro; aveva un valore, più che politico militare, sentimentale; aveva ovvero, nell'attuale situazione politico militare e delle strutture dell'esercito italiano in base alle leggi vigenti, un valore sentimentale nei confronti della Brigata Taurinense.
I problemi sollevati sono oggettivamente importanti e potranno essere oggetto di altri ordini del giorno e di un altro dibattito, questo non lo contesto, perché sono problemi seri. Però a questo ordine del giorno non rinuncio. Ho trasferito la mia firma da un ordine del giorno superato dai fatti a un ordine del giorno più articolato dopo le assicurazioni del Presidente della Giunta, la cui bozza, sia nella lettera che nello spirito ha un valore da un canto sentimentale e dall'altro molto limitato all'auspicio del non smantellamento della Taurinense in Piemonte.
Se, cambiando le regole del gioco e le regole delle strutture militari in Italia, dovesse essere smantellata la Taurinense, il discorso cambierebbe e si auspicherebbe in altra sede e con altro ordine del giorno.
Ho apposto la firma a questo ordine del giorno e chiedo che sia votato se oggi c'è il numero legale.



PRESIDENTE

Teniamo conto che questa discussione si sta svolgendo in assenza di numero legale, per cui comunque dovremo superare la fase del voto.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, proprio quanto lei ci sta dicendo mi induce a esternare un'ipotesi di lavoro, e cioè che non si voti in questa sede anche qualora ci fosse la disponibilità del PDS e degli altri amici che hanno espresso delle perplessità, proprio perché la loro cortesia si ritorcerebbe contro di loro. Non mi sembrerebbe cortese utilizzare un'eventuale disponibilità a non recepire, perché comunque i verbali indicano la presenza di persone e quindi i distinguo che sono venuti fuori non si potrebbero né esplicitare né escludere.
Suggerisco che questa questione venga rinviata per il solo voto ad altra seduta. A me, sembra che comunque si debba votare perché altrimenti questa fattispecie è sghemba, nel senso che su una serie di ordini del giorno che tendono ad avere un pronunciamento del Consiglio, rispetto al quale l'intervento della Giunta è del tutto incidentale, il Consiglio non chiude, lasciando la questione zoppa. Qualcuno suggerisce di prendere meramente atto della comunicazione della Giunta e la conseguenza logica e processuale della comunicazione della Giunta è che introduce l'argomento.
Ci sono anche problemi di rapporti. Se non c'è un testo conclusivo questa vicenda rischia di diventare oggetto di richiesta di informativa da parte di chi può essere interessato, rispetto alla quale però la Giunta non ha nulla da rispondere ai Consiglieri, quindi, suggerisco di chiudere per oggi l'argomento e di rinviare la votazione ad altra seduta.
E' tutto vero quello che viene detto, però in sostanza dobbiamo chiederci, non in assoluto ma in relazione al problema preciso, se arriveremo alla riduzione della presenza militare nel nostro Paese e del nostro Paese nel militare; proprio dalla Regione Piemonte dobbiamo cominciare a tagliare? Attenzione, anche questo torna ad essere un discorso fatto da uno della sinistra. Proprio dalle Regioni ricche, lasciando a casa figli delle Regioni ricche e continuando a far fare il militare agli assaltatori della San Marco o ai paracadutisti di Pisa e di Livorno? E quali sono i personaggi che vanno li e quali quelli che, invece, vanno alla scuola alpina di Aosta o di La Thuile? E il giorno che noi saremo impegnati fuori dal nostro Paese, quale tipo di italiano preferiremo che vada fuori dal nostro Paese? Quale tipo di italiano? Ricordo quello che è successo in Russia. C'è un passo in uno dei tanti romanzi che ci ricorda - non vorrei con questo strappare le lacrime - che gli alpini piemontesi e i russi usavano uno stesso termine: "mama" Saranno coincidenze, pero io le ricordo.
Se per caso in futuro dovremo essere presenti fuori dal nostro Paese presenza che purtroppo, più che difensiva sarà di presenza, di soccorso d'intervento o di pacificazione (visto che sembra venire fuori una fase in cui il mondo occidentale avrà un ruolo tutorio rispetto ad altri processi) spero che a far parte di quelle formazioni siano le espressioni dei pezzi più assestati della nostra società nazionale per lunghe esperienze per l'equilibrio che viene da una certa frequentazione del territorio e della vita. Quindi non capisco perché si dovrebbe cominciare da qui.
Se si dovrà fare, benissimo. Non si dica però che teniamo in piedi quelle formazioni che sono espressione di aree povere, di aree dove c'è disoccupazione, quindi mandiamo a fare i militari i figli della Sila e del Gennargentu. Devono andare le persone concettualmente, strutturalmente socialmente e culturalmente più adatte a quel tipo di ruolo. Non facciamo anche qui una selezione al contrario e diciamo da dove si deve cominciare questa opera; sulla quale sono d'accordo. Vorrei che non si equivocasse.
Mi rendo conto che l'esercito tradizionale diventerà un esercito di mestiere. Non capisco perché non si possa immaginare che il sistema della Protezione civile (che non può essere affidato al volontariato, ma all'interno di un sistema organico organizzato) non possa essere una rilettura del sistema militare per quello che ha di superato, rispetto alle funzioni belliche. Paradossalmente potrà nascere una guardia nazionale con la funzione di presidio del territorio e di protezione civile. Non capisco perché dobbiamo mandare i boy-scout, che costano di più, fanno di meno anzi fanno più danni, mentre una lettura moderna del servizio che una volta era di difesa della patria, potrebbe essere oggi un servizio di solidarietà nei confronti della società.
Sono percorsi che implicheranno riflessioni culturali. Mi pare che non possiamo accettare che si cominci a tagliare nei settori portatori dei valori culturali di tolleranza e di civiltà più avanzati del nostro Paese ed immaginare che queste funzioni siano lasciate, come è avvenuto per gli USA nella guerra del Golfo. Ricordiamo le polemiche dei pacifisti che giustamente dicevano che quella era una guerra dei poveri e che i volontari che erano nel Golfo non erano sicuramente quelli della City, ma erano messicani, comunque personaggi di colore. Quando un giorno o l'altro avremo un esercito di mestiere, non dovrà essere un esercito espressione di cittadini di serie b), ma un esercito di cittadini uguali agli altri che scelgono quell'attività rispetto ad altre.
Se invece partiamo dal presupposto di mettere da parte il meglio, come estrazione, come professionalità e come civiltà, ci avvieremo verso il basso e vedremo le cose che abbiamo visto nella guerra del Golfo che non ci sono piaciute: a noi è sembrato che l'America ricca decideva e l'America povera andava a morire. E ci rallegriamo che ne sia morta poca.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Poiché sembrava, pur con le sottolineature di carattere politico strategico, che fosse prevalente il documento e che la disputa fosse quella di approvare oppure non approvare 1e dichiarazioni del Presidente della Giunta, come erano state richiamate anche dal collega Monticelli, avevo detto che ero per approvarle, se naturalmente tutti sono d'accordo (non adesso perché manca il numero legale, quindi sono per rinviare anch'io). Ho sentito il collega Rivalta che ha espresso le sue legittime posizioni. Le rispetto, ma non le condivido; le capisco in quanto in passato le ho sostenute anch'io. Ho criticato anch'io la massima: "si vis pacem para bellum", poi ho scoperto con il tempo e con l'esperienza che bisogna perseguire il "para bellum" se si vuole mantenere la pace, altrimenti si predicano delle buone cose, ma non si risolvono i problemi. Ho grande rispetto della posizione politica di Rivalta, ma è anche giusto andare alla votazione dove ognuno in termini politici assumerà le proprie posizioni. Se non votiamo oggi, voteremo il prossimo Consiglio, comunque dobbiamo esprimerci in termini di voto.



PRESIDENTE

Il dibattito di carattere generale è concluso. Il documento resta per la votazione che si farà la prossima seduta.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



PRESIDENTE

ALLEGATO 1 TABELLA (2)



PRESIDENTE

ALESSANDRIA: Facoltà di scienze m.f.n.
Facoltà di giurisprudenza Facoltà di scienze politiche



PRESIDENTE

NOVARA: Facoltà di medicina Facoltà di economia e commercio Corso di laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche



PRESIDENTE

VERCELLI: Facoltà di ingegneria Facoltà di lettere e filosofia.



PRESIDENTE

A TORINO sono previsti: presso l'Università: il Corso di psicologia e di scienze delle comunicazioni presso il Politecnico: Ingegneria gestionale e Ingegneria informatica.



PRESIDENTE

Studenti - Numero complessivo per A.A.: 88/89 89/90 90/91 90/91 ALESSANDRIA: Immatricolati - A.A. 90/91: 612 Scienze politiche - 382 395 587 88/89 89/90 90/91 90/91



PRESIDENTE

Scienze informaz. - 106 121* 141* Chimica - 14 13 23 Chimica ind. - 8 13 19 Matematica - 51 42 38 Fisica - 16 23 19 Giurisprudenza - - 180 315



PRESIDENTE

TOTALE Alessandria: 577 787 1.142 *(Informatica)



PRESIDENTE

NOVARA: Immatricolati - 537 Medicina e chirurgia - 160 172 202 Economia e comm. - 307 613 817 Chimica e tecnologie farmaceutiche - 31 51



PRESIDENTE

TOTALE Novara: 467 816 1.070



PRESIDENTE

VERCELLI: Immatricolati - 141 Ingegneria - 180 265 371 Lettere e filosofia - - 41 142 TOTALE Vercelli: 180 306 513



TOTALI Alessandria-Novara-Vercelli: 2.725

ALLEGATO 2 TABELLA (3) Sezione C



STRUTTURE UNIVERSITARIE

Personale in organic. % Italia In servizio al % in Italia 17/1/91 Prof. ord. 857 5,6 736 5,8 Prof. ass. 1221 5,2 788 5,1 Ricercat. 884 4,6 550 4,1 Personale tec.
amm. 2245 3,7 1796 3,8 ALLEGATO 3



TABELLA REGIONI

Regione Disponibilità posti-letto N.
studenti iscritti Lombardia 3.640 132.000 c.a.
Emilia Romagna 2.723 77.600 c.a.
Veneto 1.791 75.000 c.a.
Toscana 1.703 70.800 c.a.
Liguria 590 31.000 c.a.
Piemonte 404 78.000 c.a.
ALLEGATO 4 TABELLA (4) A - POLITECNICO: Ivrea: Diploma universitario in Ingegneria dell'Informazione Aosta: " " " " Mondovì: " " " Meccanica " " " dell'Informazione Biella: " " " Meccanica Novara: " " " Chimica Alessandria: " " " Elettrica " " " " Meccanica Novara: " " " dell'Informazione Torino: " " in tutte le tipologie Vercelli: " " in Ingegneria dell'Informazione " " " " Meccanica Mondovì: " " Architettura: in Tecnica Edilizia Novara: " " " " " Torino: " " " " " Mondovì: Nuovo Corso di Laurea in Architettura B - UNIVERSITA' DEGLI STUDI: Torino: Veterinaria: Diploma univ. in Gestione e Protezione della Fauna " " " " Tecnici di Laboratorio ad indirizzo Biologico Veterinario " Farmacia Diploma Universitario Torino: Magistero: Diploma in Psicologia dell'Intervento nei Servizi Socio-sanitari e educativi " " " Psicologia delle Relazioni individuo-sistema e dell'organizzazione " Università: Diploma univ.in Informatica " Scienze in SN: " Scienza dei Materiali " " Biotecnologie Chimiche " " " Fisica e Chimica dell'Ambiente " " " Analisi e Tecnologie Biologiche " " " Analisi e Gestione dell'Ambiente " " " Strumentazione Chimica " " " Chimica Industriale Alessandria: " Fisica e Chimica dell'Ambiente Corsi universitari intermedi Torino: Medicina e Chirurgia: Diplomi intermedi Nuovi corsi di laurea Torino: Economia e Commercio: Laurea in Economia Aziendale " " . Laurea in Economia Politica RIEPILOGO A - POLITECNICO Diploma universitario (D.U.): n. 15 di cui n. 13 Decentrati n. 2 a Torino Ivrea: 1 Aosta: 1 Mondovì: 3 di cui 1 Architettura Biella: 1 Novara: 3 di cui 1 Architettura Vercelli: 2 Alessandria: 2 Torino: 2 Nuovi Corsi di laurea: n. 1 - Architettura a Mondovì B - UNIVERSITA' DEGLI STUDI Diploma universitario (D.U.): n. 14 di cui n. 1 decentrato (Alessandria) Veterinaria: n. 2 Farmacia: n. 1 Magistero: n. 2 Università (Inform.): n. 1 " Scienze in FN: n. 8 (1 decentrato) Corsi universitari intermedi: Medicina e Chirurgia: n.1 (Torino) Nuovi corsi di laurea: Economia e Commercio: n. 2 (Torino)



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