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Dettaglio seduta n.86 del 31/07/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Spesa socio - assistenziale

Interpellanza n. 513 del Consigliere Maggiorotti inerente l'erogazione assistenza sanitaria e farmaceutica (esenzione ticket) agli indigenti


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 513 presentata dal Consigliere Maggiorotti che ha la parola per l'illustrazione.
MAGGIOROTTI Siamo alla fine di luglio e per quanto riguarda la disposizione della legge finanziaria concernente l'esclusione dal pagamento del ticket sui farmacie sulle prestazioni specialistiche e di laboratorio dei cosiddetti "indigenti", nulla mi risulta sia stato disposto rispetto alla definizione di criteri omogenei per l'assunzione, da parte dei Comuni, degli oneri relativi ai ticket dovuti da tale categoria di persone.
Il Comune di Torino aveva predisposto una deliberazione che fissava un tetto di 6 milioni come limite massimo per poter accedere alla prestazione che il Comune stesso avrebbe dovuto garantire a favore degli indigenti.
Attualmente non sono a conoscenza della situazione della Regione Piemonte, se cioè vi siano state indicazioni affinché i Comuni provvedessero a fornire ed erogare omogeneamente le prestazioni agli aventi diritto.
Vorrei sapere qual era la giusta definizione di "aventi diritto" e se tale definizione è stata accolta omogeneamente da tutte le comunità locali.
Inoltre vorrei sapere quali sono le indicazioni date ai Comuni rispetto ai presidi erogatori delle prestazioni farmaceutiche a favore degli indigenti. Risulta che a Torino sono le farmacie comunali i presidi a cui devono rivolgersi gli indigenti per ritirare le medicine senza pagare il ticket, e mi domando qual è la situazione nei Comuni dove non sono attive farmacie comunali.
Questo era il senso dell'interpellanza fatta allora e sono curioso di sapere qual è la situazione attuale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Rispondo all'interpellanza del Consigliere Maggiorotti per quanto riguarda gli aspetti propri dell'Assessorato all'assistenza perché, in riferimento alle erogazioni di tipo farmaceutico e alle modalità di rimborso e di rapporto tra UU.SS.SS.LL. e Comuni, è l'Assessorato alla sanità che ha questa competenza e la esercita nell'ambito della propria autonomia funzionale, quindi non sono in grado di dare notizie, se non di carattere generale ed indicativo.
Sulla questione che si riferisce alla competenza dell'Assessorato all'assistenza abbiamo provveduto, con una circolare a firma del Presidente della Giunta dei 16 aprile, a dare indicazioni ai Comuni circa i cosiddetti criteri orientativi in merito all'individuazione dei cittadini in condizioni di indigenza ai quali concedere l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria. L'atto deliberativo (deliberazione e circolare del Presidente della Giunta) è stato inviato a tutti i Sindaci, ai Presidenti delle UU.SS.SS.LL. e ai Comitati di controllo del Piemonte.
Si precisa che si tratta di criteri orientativi, volti a dare suggerimenti ai Comuni poiché la legislazione vigente dà ai Comuni la competenza e la responsabilità di stabilire le quote e le soglie di reddito al di sotto dei quali determinare o meno la condizione d'indigenza.
Abbiamo ritenuto, come Assessorato all'assistenza, di proporre alla Giunta una circolare orientativa in modo che i Comuni avessero delle indicazioni alle quali attenersi seguendo un certo percorso, ciò per evitare una difformità di trattamento, nell'ambito del territorio piemontese, tra Comune e Comune, zona e zona. Tuttavia nell'ambito di questi criteri orientativi, la decisione e la scelta di quali applicare è del Comune.
Non abbiamo quindi potuto, per ragioni le sinteticamente esposte emanare disposizioni vincolanti per definire i limiti di reddito, anche perché alcuni Comuni hanno deliberato in modo autonomo, pur senza grandi differenze rispetto alle indicazioni dell'Assessorato all'assistenza della Regione.
Per quanto si riferisce all'aspetto finanziario, la norma regionale per quanto riguarda il fondo socio-assistenziale, precisa che questo è destinato alle UU.SS.SS.LL. per la gestione dei servizi socio-assistenziali in forma integrata; il fondo, quindi, è indirizzato allo sviluppo, al potenziamento e al mantenimento dei servizi socio-assistenziali in quanto tali e non sono previsti, per quanto concerne l'Assessorato all'assistenza finanziamenti su questa partita.
Il problema dei finanziamenti di questa partita è stato oggetto di incontri a livello Governo-ANCI per definire le modalità di trasferimento ai Comuni di risorse per coprire le nuove esigenze, ma al momento attuale non mi risulta che siano state raggiunte intese per stanziamenti aggiuntivi rispetto al fondo destinato ai Comuni per la spesa cosiddetta indistinta.
Per quanto si riferisce ai quesiti introdotti in aula dal Consigliere Maggiorotti, mi limito ad alcune considerazioni di carattere generale. Il Comune di Torino ha, come pensa il Consigliere Maggiorotti, un'ampia autonomia (come tutti i Comuni) e la esercita nell'ambito delle proprie competenze istituzionali.
Il Consiglio comunale di Torino ha deliberato, dopo ampio dibattito, la soglia di reddito nel limite dei 6 milioni e, in questo senso, la Regione non può che prendere atto della volontà espressa nella sua autonomia istituzionale dallo stesso. Per quanto si riferisce alle modalità di erogazione delle prestazioni, in particolare al rapporto tra le farmacie convenzionate (cioè quelle non a gestione pubblica diretta) e gli altri strumenti di controllo e di individuazione della spesa, io non sono in grado di dare una risposta precisa in quanto è una partita che tratta l'Assessorato alla sanità. In questi giorni l'Assessorato alla sanità ha predisposto una circolare esplicativa per le modalità di erogazione di queste prestazioni, soprattutto per quanto riguarda i rimborsi, e i criteri di rimborso della spesa agli esenti; mi risulta che ciò sia avvenuto perch ci è stato chiesto di fornire gli indirizzi; quindi lo sappiamo in maniera precisa, ma sui contenuti non sono in grado di dare delle indicazioni.
Per quanto riguarda il problema della fascia di esenzione, vorrei ricordare al collega Maggiorotti, che per altro conosce questa partita, che in realtà la fascia di indigenza riguarda un numero tutto sommato ristretto di cittadini. Sono fuori, infatti, da questo circuito tutti i fruitori di pensione, quindi tutti i cittadini pensionati che hanno, come è noto un'altra fascia di esenzione più ampia (fino a 16 milioni individuali).
Tenuto conto che ci sono molte malattie le cui terapie sono considerate esenti di per sé indipendentemente dal reddito percepito o dichiarato, la fascia di esenti intorno alle cifre indicate, che praticamente equivalgono ai minimi di pensionamento, ai sensi della considerazione degli aventi diritto al minimo vitale, per intenderci, secondo la Prefettura, può essere considerata un parametro accettabile; accettabile perché, ripeto, si tratta comunque di una fascia ristretta di cittadini per prestazioni che sono residuali, nel senso che chi ha malattie invalidanti o comunque malattie (mi pare siano 80) considerate esenti, già rientra, indipendentemente dal reddito, in quella fascia di esenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Sottolineo come sia necessario che si chiarisca qual è il tipo di finanziamento a cui i Comuni devono fare riferimento.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Per il momento si tratta di fondi propri.
MAGGIOROTTI Fondi propri, ecco.
Anche se si creano delle situazioni particolari, qui il problema si presenta in una veste più generale, relativa a come la legge finanziaria era stata pensata.
Ci sono delle patologie esenti, è vero, ma coloro che non sono riconosciuti indigenti in ogni caso, pur avendo un'esenzione dal ticket legata alla patologia, devono pagare la quota di 1500 lire per ogni confezione, come previsto dalla legge finanziarla.
In sede di confronto con il Ministero, il Ministro De Lorenzo aveva affermato che anche coloro che superavano i limiti di reddito dovevano pagare quelle 1500 lire nonostante, soprattutto in relazione a certe patologie, l'accesso alle farmacie fosse assai frequente e quindi la spesa non fosse assolutamente insignificante. Spesa che doveva essere poi rimborsata dai Comuni se riconosciuti indigenti.
Il problema, a mio parere. Non va sottovalutato: e una questione che andrà posta in termini di confronto con il Governo nel momento della predisposizione della nuova legge finanziaria, quella che dovrebbe confermare o meno i criteri di esenzione dai ticket. Creda che la Regione debba farsi carico di tutti i problemi sorti in questo primo anno di applicazione della normativa; in questo senso chiedo un intervento da parte dell'Assessore all'assistenza in sede di confronto con gli Assessori all'assistenza delle altre Regioni italiane.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 464 presentata dal consigliere Chiezzi inerente l'accordo con le Ferrovie dello Stato, in base al quale vengono rese edificabili aree destinate a impianti ferroviari


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 464 presentata dal Consigliere Chiezzi che ha la parola per l'illustrazione.
CHIEZZI Colleghi e colleghe, più che illustrare io l'interpellanza, prego l'Assessore di illustrare le novità che sono sopraggiunte al Comune di Torino in ordine al rinvio dell'approvazione del Piano regolatore.
L'interpellanza che ho rivolto riguarda raccordo tra il Comune di Torino, la Regione Piemonte e le Ferrovie dello Stato sulle aree ferroviarie facenti parte della famigerata progettata spina dei Piano regolatore, le quali devono essere valutate in sintonia con il progetto di Piano regolatore che mi sembra - da notizie stampa e radio - abbia avuto un rinvio dovuto a scontri all'Interno della maggioranza sulla scelta politica di fondo contenuta nel Piano regolatore.
Sarei grato di poter verificare, sulla base di quanto affermerà l'Assessore, nella sua risposta quali movimenti dal punto di vista delle scelte politiche siano intercorsi sulla scelta relativa alla "spina":



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'urbanistica Vorrei dire al collega Chiezzi e al Consiglio regionale che noi tutti conosciamo le vicende relative al Piano regolatore della Città di Torino.
In questi giorni gli organi di stampa hanno fatto molte dichiarazioni in merito all'argomento e so, per averne stamani assunto notizie, che il Consiglio Comunale di Torino ieri sera non ha adottato il progetto preliminare di Piano regolatore rinviandolo al mese di settembre. Le ragioni di questo rinvio sono molteplici, non c'è una precisa ragione per il rinvio, non c'è un problema specifico che ha determinato lo scontro e quindi il rinvio.
Ci sono molti ragionamenti intorno al Piano regolatore che il collega Chiezzi sa bene quanto siano complessi: questo Piano regolatore è stato visto e approfondito dalle varie forze politiche, è stato mandato ai quartieri, ha avuto tutta una serie di considerazioni e di valutazioni.
A me sembra di capire che il Piano regolatore abbia bisogno di essere meglio definito e puntualizzato per una serie di aspetti che non mi paiono né strategici né decisivi rispetto al futuro della città, ma che hanno una certa importanza; aspetti che ogni Gruppo, e per certi versi anche alcuni Assessori per le loro esigenze, per raggiungere i propri obiettivi hanno chiesto di porre in essere.
C'è il problema della casa, quindi di un piano straordinario di ERP che peraltro è noto anche al Consiglio regionale e che io conosco bene.
Giustamente l'Assessore Mercurio dal suo punto di vista ha sollevato questo problema, rispetto al quale sono intervenuto con una serie di proposte di emendamento.
C'è il problema della spina, nel senso di cercare di equilibrare al meglio i pesi insediativi all'interno dei vari comparti.
C'è inoltre una serie di altre opzioni; a questo proposito non sono in grado di fornire degli elementi dettagliati, perché la Regione in questa fase non ha alcuna funzione, alcun compito, se non quello, peraltro molto legittimo e che io considero molto positivo, della collaborazione tra la città e la Regione. Tale collaborazione è nata un paio d'anni fa in merito al problema del Piano regolatore e dimostra carne tra città e Regione si cerchi di lavorare insieme nei vari settori; questo è un fatto assolutamente positivo, non solo per dei fini istituzionali corretti che ci devono essere, ma proprio per gli effetti che questa collaborazione produce e determina.
Noi abbiamo incaricato alcuni nostri dirigenti di seguire a latere i lavori del Piano regolatore fornendo tutte le indicazioni e suggerimenti necessari, soprattutto riferiti alla corretta interpretazione della legge urbanistica non tanto rispetto a scelte che in questa fase non competono alla Regione, ma agli estensori del Piano e alla città. Questo lavoro di collaborazione è stato molto positivo e utile, come ha riconosciuto lo stesso arch. Cagnardi col quale ho avuto alcuni colloqui.
Le cose che dico, collega Chiezzi, le rilevo in parte dai giornali e in parte dalle conoscenze che ognuno di noi può avere in base a determinati rapporti, ma non le rassegno al Consiglio regionale come informazione compieta ed esaustiva di tutto ciò che sta capitando intorno al Piano regolatore nella città di Torino, perché - ripeto - non ho titolo; io non ho mai assistito ad un Consiglio comunale, né tanto meno a quello di ieri sera durante il quale si è deciso il rinvio, semplicemente conosco i problemi come penso anche i colleghi e quindi ritengo di poter dire che comunque l'indicazione regionale è di arrivare all'adozione del preliminare di Piano in tempo utile per poter passare alla fase del definitivo. Questa indicazione regionale che stiamo cercando di dare alla città di Torino, ma anche alle altre realtà del Piemonte sprovviste di Piano regolatore ai sensi della LR n. 56/77, è un messaggio che il Sindaco Zanone e l'Assessore comunale all'urbanistica hanno accolto e trasferito al Consiglio comunale mi auguro, di conseguenza, che per settembre questo progetto preliminare possa essere adottato.
Altro aspetto emerso: la questione delle norme. Si tratta di una questione delicata e quindi bisogna evitare che si immaginino degli scenari dal punto di vista urbanistico molto apprezzabili, ma magari con nonne che prevedono possibilità di gestione e di attuazione complesse che complicano la vita innanzitutto al Comune, che è l'ente che dovrà osservare, e magari anche ai soggetti della società civile che chiedono di intervenire su qualche parte della città.
Sul problema delle norme so che erano stati presentati molti emendamenti proprio per cercare di rendere le norme stesse più coerenti agli Interessi e alle esigenze della città intera, non solo di una parte di essa. Su questi temi si lavorerà dal punto di vista tecnico, si affineranno alcune posizioni politiche, ma ritengo che per settembre si potrebbe arrivare all'adozione del preliminare.
Dopo aver risposto alla richiesta di informazioni da parte del collega Chiezzi, vengo al merito della sua interpellanza del 26.3.1991 che consente di sottolineare due aspetti rilevanti delle competenze regionali e comunali relative al settore specifico dei trasporti e alle più complesse problematiche urbanistiche rappresentate dal redigendo Piano Regolatore generale del Comune di Torino.
Per rispondere a questa interpellanza, i cui contenuti erano in parte già compresi nelle precedenti interrogazioni di numerosi Consiglieri regionali relative alla questione del raddoppio del Politecnico (proprio su questo tema risposi in aula ad alcune interrogazioni del Consigliere Chiezzi), è necessario fare riferimento ai criteri informatori della deliberazione programmatica del Piano regolatore comunale che, come è noto è condivisa dallo scrivente e anche dalla Giunta regionale.
Di tale deliberazione, alla quale si rimanda per ulteriori specificazioni, occorre richiamare alcuni passi significativi, quali: "realizzazione del passante ferroviario, cioè il quadruplicamento dei binari, è una condizione irrinunciabile e priva di sostanziali alternative per Torino" "la riforma deve estendersi ad una profonda revisione della presenza detta ferrovia nella città" "la frattura prodotta dalla ferrovia lungo tutto t'asse centrale della città è da rimarginare o con la copertura parziale dei binari attuali o con, la copertura di tratti ribassati" "simili riconversioni degli impianti ferroviari offrono occasioni importanti anche sui piano architettonico in quanto consentono di procedere a riforme urbane di ambienti tradizionalmente deprezzati e degradati".
L'esigenza di individuare una razionale sistemazione delle aree ferroviarie, evidenziata e recepita dalla deliberazione programmatica che ha costituito un primo momento di traduzione di elementi più propriamente tecnologici in proposte progettuali a valenza territoriale, nasce in tempi più lontani (primi anni '80); puó infatti essere fatta risalire alle prime proposte delle Ferrovie dello Stato in cui già si cercava di trovare un logico assetto ai complessi impianti ferroviari che interessano ampi settori della città.
Con queste premesse si è giunti all'adozione della deliberazione della Giunta regionale 3/12/1990 n. 22 con la quale si sono puntualizzati gli estremi dell'accordo tra Ferrovie, Comune di Torino e Regione Piemonte. I contenuti di questo accordo, che è di fatto (aggiornamento del protocollo d'intesa del 1982, possono essere sintetizzati nei seguenti punti: 1) costituzione di un gruppo misto per armonizzare i piani regolatori delle Ferrovie e del Comune di Torino 2) revisione del programma di interventi al fine di attuare le indicazioni del gruppo misto di cui al punto precedente, avvalendosi del Comitato di coordinamento istituito da apposita convenzione del 1983 3) definizione con apposita Commissione coordinata dalla Regione degli aspetti tecnici, giuridici ed economici, per la realizzazione del sistema integrato a gestione mista del servizio ferroviario regionale e/o metropolitano 4) redazione del piano di intermodalità merci 5) formazione di accordo di programma per il progetto di alta velocità.
Sulla scorta dei principi soprariportati il Comune di Torino ha provveduto ad adottare il "documento di accordo" per armonizzare le esigenze ferroviarie con quelle del progetto preliminare del nuovo Piano regolatore generale e delle sue anticipazioni.
La deliberazione del Consiglio comunale n. 201 del 18/3/,1991, alla quale si rimanda per ulteriori specificazioni, in sintesi prevede: a) l'abbassamento del piano del ferro nonché la copertura della linea ferroviaria esistente ed in corso di quadruplicamento tra la stazione di Torino-Porta Susa e la fermata Rebaudengo-Spina centrale b) il recupero a destinazione diversa da quella ferroviaria di varie aree attualmente di proprietà dell'Ente Ferrovie, accordando a queste un indice di densità edificatorio pari a 0,7 mq/mq (es. Spina centrale, Torino San Paolo, attuale autoporto, ecc.) c) la copertura delle trincee ferroviarie qualora il Comune ne richieda la realizzazione (es, la linea da Corso Bramante per la stazione di Torino Orbassano): d) la copertura con piattaforme da destinare a strade, parchi e servizi pubblici, su aree che manterranno una servitù di utilizzo da parte delle Ferrovie dello Stato sotto il piano di campagna. A queste aree è attribuita una densità edificatoria pari a 1/3 dell'indice di 0,7 mq/mq, e sono ad esempio quelle tra corso Bramante e corso Giambone, della zona Lingotto, sulle quali è prevista la realizzazione di una piastra attrezzata di grandi dimensioni con sottostanti officine ferroviarie esistenti e da potenziare.
Questi i dati della questione, sembra peraltro doveroso fornire, seppur in estrema sintesi, alcuni ragionamenti che hanno permesso di valutare in termini positivi l'accordo - ovviamente per le parti che hanno più attinenza con gli aspetti urbanistici. Essi possono così riassumersi: a) sarebbe contro ogni logica di pianificazione, trascurare l'occasione che si è manifestata in questi anni; di disporre, consenziente l'Ente Ferroviario, di un patrimonio di aree veramente notevole, pari a circa 1.600.000 mq che interessano per lo più i settori notoriamente fatiscenti degradati bloccati sotto il profilo della viabilità e della fruizione degli spazi "non costruiti" della città ed in ultima analisi, strategici ai fini della razionalizzazione dell'area urbana b) l'accordo tra Ente Ferrovia, Città e Regione, pur in presenza di una non trascurabile possibilità edificatoria concessa alle FF.SS. può essere l'occasione per dotare la città di risorse infrastrutturali (viabilità parcheggi, aree verdi, attrezzature sociali, etc.) di entità certamente non conseguibili con i normali mezzi a disposizione della pubblica amministrazione (circa 900.000 mq): c) se la disponibilità delle aree ferroviarie è fondamentale per consentire progetti di riqualificazione di vasti e strategici ambiti urbani, la loro utilizzazione anche per scopi residenziali e terziari può e deve essere motivo per creare, sia a livello urbanistico, sia a livello edilizio elementi "forti" che qualifichino la struttura urbana e caratterizzzino la Torino degli anni 2000: d) la proposta di trasformazione, avanzata dalla Città di Torino, ha già avuto non poche anticipazioni: a livello europeo valga per tutti l'esempio di Lione: città nella quale si è saputo contemperare gli interessi pubblici con l'esigenza di prevedere sistemi integrati di abitazione, uffici, centri direzionali, trasporti pubblici.
A livello italiano si possono citare gli studi e i progetti che attualmente sono portati avanti dall'amministrazione del Comune di Milano.
Al di là di queste considerazioni occorre comunque sottolineare che il Documento di accordo non è di per sé produttivo di immediati effetti urbanistici, ma contiene indicazioni programmatiche che per divenire efficaci dovranno essere inquadrate in uno Strumento Urbanistico generale e negli strumenti attuativi da questo previsti.
Prima di concludere le presenti note sembra ancora necessario fornire alcuni chiarimenti in ordine al rapporto tra possibilità di attivare interventi e la legislazione regionale vigente.
In tal senso si evidenzia che la legge n. 56/77 tratta in uno specifico capitolo, il titolo X, le possibilità operative dei Comuni nelle more di formazione dei nuovi Piani regolatori.
In quest'ottica, gli interventi proposti nel più volte citato protocollo d'intesa ancorché di dimensioni e caratteristiche decisamente straordinarie, in presenza dell'attuale situazione urbanistica, potrebbero essere legittimamente attivati previa adozione di specifica variante al PRG del 1959 e non devono essere ancora rinviati in attesa dell'approvazione del nuovo PRGC. E' da ricordare che le linee strategiche relative al progetto del passante ferroviario che hanno consentito di rimettere in movimento le varie proposte di trasformazione delle aree centrali della conurbazione torinese, sono state approvate nell'ambito del primo Piano regionale dei Trasporti datato 1979, ripreso dal Piano Regionale di Sviluppo deliberato nel 1989.
E comunque evidente che, per questioni di coerenza amministrativa e di razionalità urbanistica, le possibili trasformazioni del territorio devono avere come presuppostola presenza di progetti urbanistici di ampia scala: in quest'ottica è da rimarcare il fatto - già più volte segnalato - che le iniziative oggetto della presente relazione sono state inquadrate all'interno del progetto preliminare di Piano regolatore generale che, come si ricorderà, è stato inviato agli Organi di decentramento ed è in queste ore in discussione in Consiglio comunale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Dal riferimento al Piano regolatore non si può prescindere, al di là di alcune parole di circostanza dette dall'Assessore. Vorrei conoscere appieno le motivazioni che stanno al fondo della paralisi amministrativa relativa all'adozione del Progetto preliminare del Piano regolatore di Torino.
L'adozione del progetto preliminare non è avvenuta semplicemente perché si sono verificati dei contrasti all'interno della maggioranza che hanno paralizzato l'attività della Giunta Zanone; la natura di questi contrasti deve interessare la politica della Regione Piemonte.
Questo Piano regolatore è stato lasciato crescere ed elaborare nelle mani di progettisti milanesi, poi affiancati da quelli torinesi; sembra che nessuno se ne sia più occupato per un anno e oltre, ma improvvisamente, nel momento In cui l'adozione è stata vicina, si sono scatenati dei contrasti tra gruppi di interesse, tra lobby di vario genere, tra affaristi inveterati e apprendisti, provocando - su scelte che privilegiavano o non privilegiavano aree e interessi precisi - una gigantesca rissa all'interno della maggioranza. Tale situazione si è realizzata attraverso la presentazione di emendamenti in Commissione provenienti da più parti e in tempi successivi e in modo talmente raffazzonato da non consentire alla minoranza del Consiglio comunale neppure di sapere su cosa si stesse discutendo, e poi evidentemente anche alla maggioranza di non riuscire a capire cosa decidere.
Questa è dunque la situazione di estrema confusione in cui versa la città di Torino. Assessore Carletto, la Regione Piemonte di fronte a questo non ha proprio nulla da dire? Sostengo che la Regione Piemonte possa essere l'istituzione in grado di riportare la città di Torino nella condizione di compiere delle scelte sulla base di politiche urbanistiche e di sottrarre il confronto che sta avvenendo nella città di Torino tra gruppi di pressione e di interesse. La Regione Piemonte non ha una politica per il capoluogo regionale; di questo dobbiamo prendere atto. Mentre la competenza per elaborare una politica per il capoluogo regionale sta nelle mani della Regione Piemonte, che dovrebbe inquadrare la politica del capoluogo nell'ambito di una politica territoriale regionale. E' quello che purtroppo la Regione non fa. Nel 1984 c'è stato l'ultimo atto di programmazione territoriale della Regione Piemonte. Senza un inquadramento territoriale del capoluogo, deciso dalla Regione Piemonte, la città di Torino continuerà ad essere la sede di confronti di interessi che ben poco hanno a che vedere con (individuazione di interessi collettivi.
Assessore Carletto, il terna dell'alta velocità del, passante ferroviario e di tutto il sistema dei trasporti dell'area metropolitana, il tema dei pesi insediativi che la Regione Piemonte individua attraverso politiche di riequilibrio, rappresentano gli indirizzi che la Regione Piemonte, con propri atti di programmazione, indica alla città di Torio per la sua politica. Questi indirizzi mancano, mancano i Piani territoriali. Assessore Carletto, mi permetta di riprendere questa critica...



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'urbanistica Purtroppo, è un fatto antico! Un giorno Rivalta spiegò come lui si batte perché certe scelte su Torino non fossero attuate in quegli anni, e invece Torino si comporta diversamente da come Rivalta, allora Assessore regionale all'urbanistica, indicava.
Non ho problemi a riconoscere che Torino è sempre stata una città che ha teso ad elaborare proprie autonome politiche, e che la Regione ha una storica debolezza in questo settore.
Siamo in una situazione di paralisi e disattenzione regionale e lo squilibrio deriva o dal fatto che la città di Torino è troppo forte e decisionista; e può esserlo stata anche nel passato, perché la Regione è troppo debole.
Nel 1984 erano stati approvati atti di programmazione territoriale. Da sette anni la Regione non produce niente, individuo responsabilità regionali dovute a debolezze di governo della Regione Piemonte che fanno si che Torino decida per conto proprio o rimanga in balia di uno scontro di gruppi di interesse, rimanendone paralizzata.
Chiedo ancora una volta che la politica legislativo-urbanistica e legislativo-territoriale della Regione Piemonte procedano di pari passo.
Ciò non è avvenuto ed è una critica che ho rivolto anche in sede di Commissione.
Chiedo che la Giunta regionale rifletta sullo scollamento tra i due provvedimenti; li porti avanti insieme perché solo questo può consentire alla Regione Piemonte di decidere alcune scelte fondamentali, cui Torino deve attenersi.
Riguardo l'interpellanza, il Piano regolatore non è stato approvato perché, fra le altre cose, gli interessi che privilegiava lungo l'asse ferroviario della famosa Spina si sono scontrati, cm altri interessi su altre aree della città.
Il problema non è immaginare che non esistano gruppi di interesse, ma definire quale sia la politica portatrice di un interesse collettivo predominante e che questa diventi la politica attorno alla quale le forze economiche si collocano e giocano i propri interessi. Riguardo la "Spina" Assessore Carletto - la Regione Piemonte ha approvato una deliberazione che contiene il nocciolo della scelta sbagliata del Piano regolatore di Torino: prevedere un'alta densità sulle aree ferroviarie (0,7 metri quadrati su 1 metro quadrato), densità che non permette di riservare aree al servizi necessari per la popolazione insediata, siano essi residenti che addetti.
L'errore, oggetto dell'interpellanza presentata 4 mesi fa - Assessore Carletto, facciamo un esame di coscienza, 4 mesi fa potevamo parlare in termini più tempestivi - era quello di presupporre un indice edificatorio denso su una parte centrale della città. E questo che contesto, la scelta che ha informato tutto il Piano regolatore e sulla quale il Piano regolatore si è fermato.
Chiedo quindi se ritenete sia il caso di discutere questi problemi in Commissione, con una cartografia adeguata, per poter avviare un dibattito regionale sulla politica del capoluogo. Chiedo questa disponibilità alla Giunta, nonché l'opinione dei colleghi, perché in aula è difficile trattare questi argomenti: chiedo si possa discutere a settembre di alcune scelte che la Regione compie in ordine al Piano regolatore di Torino.
In particolare, chiedo all'Assessore Carletto di illustrare in Commissione, in termini chiari ed espliciti, cosa sia la penetrazione urbana; ossia l'autostrada urbana prevista sulla Spina di cui la Regione Piemonte si è fatta artefice. Si tratta di un'autostrada urbana che spaccherà in due la città. Ho anche dei disegni che posso mostrare, ma chiedo soprattutto un confronto perché ritengo sia un grave errore proporre un'autostrada urbana nord-sud che passi per il centro di Torino.
E questa la scelta prevista sulla Spina, non un'altra, e non si pu imbellettare un'autostrada con le parole chiamandola "boulevard"! Sono immagini accattivanti che non hanno nessuna relazione con quanto accade.
Assessore, le chiedo cortesemente di riflettere e verificare a settembre, insieme ai colleghi, l'opportunità di riunire la Commissione per esaminare, sulla base delle informazioni che vuole assumere, alcune scelte contenute nel Piano regolatore di Torino. La Regione Piemonte potrà, in sede di Consiglio, attivare una proposta che costringa la città di Torino a decidere, non in base a contrapposti interessi ed alla forza di interessi dominanti affaristici, ma in base all'interesse pubblico prevalente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Calligaro Cantore, Coppo, Croso, Dameri, Gissara, Grosso, Marino, Miglio, Montabone Penasso e Picchioni.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 3, 10, 17 e 25 giugno 1991 - in attuazione dell'art. 9 della LR n. 6/88 in materia di consulenze ed incarichi - è depositato e a disposizione presso il servizio aula.


Argomento: Corsi e scuole musicali

Esame progetto di legge n. 119: "Norme per il sostegno delle attività formative nel settore bandistico, corale, strumentale e delle scuole ed istituti musicali della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 119, di cui al punto 5) all'o.d.g..
La parola al relatore, Consigliere Foco.
FOCO, relatore Signor Presidente, signori Consiglieri, nella nostra regione è capillarmente diffusa una vivace presenza di gruppi di giovani che a livello dilettantistico seguono corsi di musica, che costituiscono il vivaio di bande musicali che, da una stima approssimativa, coinvolgono circa 30.000 persone.
Altrettanto presenti sono le corali polifoniche, le associazioni e le scuole ed istituti di musica che svolgono corsi organizzati nei diversi Comuni della regione.
Il sostegno regionale a tali attività è stato possibile in applicazione del D.P.R. 616/77 che inserisce le stesse tra le competenze trasferite e finora, in assenza di specifica norma, l'Assessorato competente ha impartito le istruzioni ai soggetti, possibili fruitori del contributo attraverso una circolare ed un comunicato inserito nel B.U, della Regione.
La presentazione del disegno di legge, da parte della Giunta, è stata espressamente richiesta dal Commissario di Governo che nell'anno scolastico 1990/91 ha consentito unicamente il proseguimento dei corsi di II e III anno e non l'istituzione del I, evidenziando come, a molti anni dall'avvenuta attribuzione delle competenze, non si era ancora in presenza di un'organica disciplina della materia.
Questa, tra le altre, la motivazione che ha portato alla stesura del disegno di legge della Giunta che si compone di due parti: la prima disciplina gli interventi riguardanti le attività corsuali organizzate dai Comuni, avvalendosi anche delle associazioni musicali la seconda disciplina l'attività delle scuole e gli istituti di musica operanti nel territorio regionale. Lo spirito innovatore del provvedimento è teso da un lato a favorire l'accesso ai contributi da parte del maggior numero dei soggetti operanti in quest'ambito, dall'altro a determinare una rigorosa verifica della spesa al fine di qualificare l'intervento.
Questa duplice preoccupazione, che ha sotteso alla stesura della normativa, ha trovato ampio consenso nei componenti della Commissione che hanno proficuamente contribuito a puntualizzare, nei vari articoli l'aspetto dei massima apertura per le esigenze degli enti e delle associazioni non disgiunta da una rigorosa verifica della serietà dei corsi effettuati, dalla qualità degli insegnamenti impartiti, in una parola della ricaduta didattica dell'investimento.
Tra le caratteristiche salienti del disegno di legge va ricordata la Commissione per le attività di orientamento musicale con funzioni di programmazione, consulenza e proposta che affianca e dirige l'istruttoria delle richieste finora affidata ai soli funzionari dell'Assessorato.
Per i corsi di orientamento musicale e bandistico il titolo I definisce la procedura di redazione delle domande, da parte dei Comuni dell'indicazione dell'eventuale associazione che gestisce il corso, della sede e del numero delle ore di insegnamento, il numero minimo degli allievi per l'istituzione dei corsi. Nello stesso titolo sono disciplinati la scelta e l'incarico degli insegnanti, gli adempimenti della Regione, il vincolo di destinazione dei contributi che sono previsti per il compenso agli insegnanti e per la dotazione dei sussidi didattici. Viene, infine disciplinata la composizione della Commissione esaminatrice e viene anche formalizzata l'attività di vigilanza e di controllo della Regione che ha facoltà di delegare tale incombenza al Comune ove ha sede il corso.
Altro aspetto degno di nota è l'istituzione di un albo regionale: a questo proposito, l'articolo 5 prevede che, entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge, il Consiglio regionale dovrà approvare il regolamento per l'iscrizione all'albo.
La serietà con la quale è stata finora affrontata la predisposizione del quadro normativo è auspicabile che permanga anche nel regolamentare l'istituzione dell'albo soprattutto che vengano rispettati i termini che il disegno di legge stabilisce perché il Consiglio regionale deliberi in tal senso.
Il titolo II, che tratta delle scuole ed istituti di musica, indica gli elementi che dovranno essere esplicitati nella domanda di contributo; viene altresì stabilito che il numero delle lezioni, la durata dei corsi, i programmi e le materie d'insegnamento dovranno essere quelle previste per i Conservatori di musica.
In questo modo si è inteso fornire una preparazione di buon livello ai giovani che consentirà loro di essere ammessi, attraverso un esame, nei Conservatori.
Anche per coloro che, comunque, non intendono proseguire negli studi al Conservatorio né in seguito svolgere attività di tipo professionale, la valenza degli insegnamenti è tale da fornire una buona preparazione.
I criteri di valutazione delle richieste presentate terranno conto del numero degli allievi frequentanti, delle classi istituite, del numero delle licenze e dei diplomi conseguiti.
Per il finanziamento degli Interventi è prevista per l'anno incorso la spesa di L.1.200.000.000. Voglio aggiungere ancora poche parole per sottolineare l'importante lavoro svolto in sede di Commissione nella predisposizione di questa legge che risolve un problema più volte evidenziato e in particolare in occasione della approvazione dei contributi dell'anno scorso.
L'aspetto positivo di questo lavoro, svolto in sede di Commissione, ha permesso di arrivare a un testo largamente concordato tra tutti i gruppi Consiliari e quindi licenziato all'unanimità. E' un modo estremamente positivo di lavorare il quale sta a dimostrare che quando c'è impegno e volontà da parte di tutti, e si lavora senza pregiudiziali, si può trovare piena soddisfazione per il risultato raggiunto non solo all'interno di quest'aula; ma anche per i rapporti che si instaurano con la realtà esterna, che è poi quella che usufruisce al meglio di questi provvedimenti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: all'art. 2, secondo comma, punto b) le parole "o esperienze" sono soppresse.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.
CHIEZZI L'emendamento tende a migliorare l'articolo, fornendo maggior certezza sulla qualificazione e sulla serietà professionale degli esperti nominati dal Consiglio regionale facenti parte della Commissione, la quale avrà grandissima importanza e precisi poteri di programmazione, di consulenza e di proposta.
Mi sembra necessario che la qualificazione delle persone nominate sia attestata da titoli o da forme che non siano le generiche "esperienze" previste nell'articolo esistente; il termine "esperienza" può infatti comprendere aspetti assolutamente discrezionali, sulla cui verifica di qualità è difficile esprimersi.
La competenza è attestata da titoli o requisiti di chiara fama, questo elemento può consentire di individuare in professionisti, magari non forniti di titoli, quelle competenze, quella serietà e quella preparazione professionale che giustifica l'assunzione di una responsabilità così grande.
L'emendamento propone di togliere il termine "esperienze", troppo esteso e non qualificante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore alla cultura La Giunta non accoglie l'emendamento poiché le esperienze devono essere specifiche del settore di orientamento musicale per le bande, settore nel quale le stesse devono essere acquisite. Non si può certo pretendere che un direttore di orchestra di chiarissima fama possa far parte della Commissione di orientamento. Ci pare che la dicitura "titoli o esperienze acquisite nel settore" sia abbastanza significativa dello spirito e della sostanza della legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 26 contrari e 5 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 2.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: al primo comma, punto 3), dopo la parola "prescelti" aggiungere "provvisti di titoli".
La parola all'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore alla cultura Lo accoglierei se dopo "provvisti di titoli" si aggiungessero le parole: "adeguati al tipo di insegnamento".



PRESIDENTE

I Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti accolgono la proposta dell'Assessore, quindi pongo in votazione l'emendamento così integrato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Marengo e Riba: all'art. 4 (Funzionamento e durata dei corsi) il primo comma e il secondo comma sono sostituiti dai seguenti: 1. "Per i corsi di tipo bandistico, che si articoleranno in cicli di 3 anni; la durata non potrà essere inferiore a 7 mesi e dovranno essere svolte almeno 200 ore di lezione per anno.
Per gli altri corsi, che si articoleranno in cicli minimi di 3 anni, la durata non potrà essere inferiore ai 7 mesi e dovranno essere svolte almeno 150 ore di lezione per anno.
2. Per i corsi bandistici, le classi di primo anno; per ottenere il contributo regionale, dovranno avere un minimo di 12 allievi ed un massimo di 30; quelle di secondo e terzo anno dovranno avere un minimo di 10 allievi, al di sotto dei quali non verrà concesso il contributo regionale.
Peri corsi strumentali, le classi per ottenere il contributo regionale dovranno avere un minimo di 4 allievi per i corsi di strumento e da un minimo di 15 ad un massimo di 30 allievi per le classi di teoria".
FULCHERI, Assessore alla cultura La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'art. 4 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: all'art. 5, secondo comma, dopo "insegnanti" aggiungere "provvisti di titoli".
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: all'art. 5, quarto comma le parole "requisiti professionali" sono sostituite con "titoli".
La parola all'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore alla cultura L'emendamento "provvisti di titoli adeguati al tipo di insegnamento" vale sia per il secondo che per il quarto comma dell'art. 5.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli.
Pongo in votazione il secondo emendamento.
Chi é favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 5 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio Calligaro e Marengo: all'art. 9 (Prove finali, Attestati, Commissioni e esaminatrici) il primo comma è sostituito dal seguente: 1. Al termine dell'ultimo anno del ciclo, gli allievi che abbiano partecipato ad almeno i due terzi delle lezioni sono ammessi alle prove finali volte al conseguimento dell'attestato di idoneità all'ammissione ad esami presso Conservatori statali, oppure di quello di frequenza nel caso di corsi incentrati su programmi diversi da quelli del Conservatorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore alla cultura La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli.
Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: all'art. 9, terzo comma, punto a), dopo "esperto" aggiungere "provvisto di titoli".
FULCHERI, Assessore alla cultura All'art. 9, terzo comma, punto a), i Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti propongono di aggiungere alla parola "esperto" la seguente frase "provvisto di".
Credo che l'esperto in una Commissione abbia già tutte le caratteristiche per essere "l'esperto" della Commissione: evidentemente non ha senso che sia "provvisto di titoli". Quali titoli? Se è esperto è chiaro che noi riteniamo che questo sia sufficiente e quindi non accettiamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 28 contrari e 4 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 9 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esita della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Prima di passare alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge, ha chiesto la parola l'Assessore Fulcheri; ne ha facoltà.
FULCHERI, Assessore alla cultura Desidero fare una breve notazione: si tratta di una legge - dopo 14 anni, dal 1977 col trasferimento delle deleghe alle Regioni attraverso Il DPR n. 616 e con le osservazioni del Commissario di Governo - la cui approvazione è estremamente importante.
Devo ringraziare la mia struttura operativa, il Settore diretto dalla dottoressa Felice, per il lavoro svolto in questo periodo e soprattutto la Commissione, dalla quale sono pervenuti quegli emendamenti, alcuni dei quali portati successivamente in aula, che hanno anche rappresentato l'unanime volontà della Regione Piemonte di approvare un importante progetto di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo per dichiarazione di voto.
LEO Hanno già detto molto bene l'Assessore Fulcheri e il relatore Foco.
Brevemente, per soddisfazione di questo consesso, della Giunta e della Presidenza del Consiglio che ci invitano a lavorare, desidero far notare che le Commissioni, e non soltanto in questo settore, hanno lavorato intensamente. Quando si accetta che tutte le intelligenze siano messe al servizio di un'unica causa, quella di rispondere all'esigenza della comunità, si fa un buon lavoro.
Anch'io non parlo della Commissione perché ne sono il Presidente, ma desidero rivolgere i complimenti all'Assessore Fulcheri e alla sua struttura.



PRESIDENTE

Ricordo che risolti anni fa, quando ero Assessore al Decentramento della città di Torino, istituii presso le varie Circoscrizioni le bande decentrate (lo ricorderà il Consigliere Chiezzi che allora con me seguiva il Comune di Torino).
E' un argomento estremamente importante perché giovani e meno giovani insieme riuscivano a fare un'attività. In questo senso ritengo che avere un'attività formativa sia importante: ringrazio quindi l'Assessore Fulcheri che con la sua sensibilità, insieme alla Commissione, ha mandato in porto questa iniziativa.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta regionale in merito alla costruzione dell'inceneritore Re-Sol all'interno dell'ACNA


PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Garino per svolgere una comunicazione in merito alla presenza della Giunta regionale ieri a Roma a proposito dell'ACNA GARINO, Assessore all'ambiente Credo che i colleghi siano stati già informati dai molti Consiglieri regionali che ieri hanno partecipato alla visita romana, ai due incontri presso il Ministero delle Partecipazioni Statali e presso la Presidenza della Camera dei Deputati.
Per quanto riguarda la Regione, essa era rappresentata dal Presidente Giampaolo Brizio, dalla Presidente Carla Spagnuolo, dagli Assessori Garino e Lombardi, dai Consiglieri Picchioni, Zanoletti, Fiumara, Riba, Foco Staglianò, Segre e Chiezzi. Vi erano anche alcuni Sindaci della zona della Valle Bormida e dell'Albese, rappresentanti delle Amministrazioni Provinciali, del Comitato per la rinascita della Valle Bormida, oltre ad alcuni parlamentari piemontesi e anche rappresentanti di forze economiche della zona (produttori di vino).
Il primo incontro è avvenuto al Ministero delle Partecipazioni Statali dove la delegazione piemontese è stata ricevuta dal Sottosegretario di Stato Del Mese. Sia in questa riunione sia in quella successiva a Montecitorio con il Vicepresidente On. Adolfo Sarti, il Presidente della Giunta regionale e il Presidente del Consiglio Carla Spagnuolo hanno evidenziato le ragioni del Consiglio regionale del Piemonte e della comunità piemontese in ordine alla localizzazione dell'inceneritore Re-Sol le azioni che il Consiglio e la Giunta avevano intrapreso contro (installazione dello stesso a Cengio e la richiesta, ribadita fortemente che si desse concretezza alla deliberazione della Camera dei Deputati del 30 gennaio 1990 secondo la quale il ReSol o impianti termici affini dovessero essere localizzati fuori dalla Valle Bormida. Così hanno sostenuto i Sindaci, per bocca del Sindaco di Alba che li ha rappresentati così il sig. Castino a nome dei produttori di vini, così l'Amministrazione Provinciale rappresentata dall'Assessore Pagano, così da altri interventi anche di parlamentari piemontesi presenti.
Il Sottosegretario di Stato Del Mese ci ha sostanzialmente detto che i1 Ministero delle Partecipazioni Statali è intenzionato a rispettare la risoluzione parlamentare del gennaio 1990 che aveva stabilito la costruzione dell'impianto Re-Sol fuori dalla Valle Bormida, mentre il Governo prenderà una decisione definitiva - sono parole del Sottosegretario Del Mese - sull'intera vicenda molto presto, forse già la prossima settimana.
Successivamente la delegazione è stata ricevuta dall'On. Adolfo Sarti Vicepresidente della Camera, a ciò designato dalla Presidente On. Nilde Iotti. Anche in questa sede, ovviamente per i compiti istituzionali diversi dalla Camera dei Deputati e del Governo, il Presidente della Giunta regionale e del Consiglio e gli stessi attori già espressisi nel corso della riunione al Ministero delle Partecipazioni Statali hanno ribadito le posizioni del Piemonte. Il Vicepresidente della Camera Adolfo Sarti ha ripercorso la storia della legge di iniziativa regionale sulla chiusura dell'ACNA, la salvaguardia dei lavoratori dell'azienda e dei concreti interventi per il risanamento socio-economico-ambientale della Valle Bormida, comunicando che essa era stata assegnata alla Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati che non l'aveva ancora presa in considerazione.
Il Vicepresidente della Camera Adolfo Sarti si è impegnato a proporre alla Conferenza dei Capigruppo della Camera di richiamare in aula la proposta di legge regionale che prevede, come sappiamo, la chiusura dello stabilimento di Cengio e altre provvidenze. In quella sede mi sono anche permesso di richiamare l'attenzione del Vicepresidente On. Sarti sulla opportunità che la deliberazione del 1990 fosse fatta valere in toto e quindi che non soltanto il Ministro dell'Ambiente, ma anche i Ministri interessati fossero chiamati a riferire alla Camera (come già d'altra parte almeno un Ministro aveva chiesto) al 25 luglio 1990, qualora la decisione governativa (che secondo le dichiarazioni del Sottosegretario Del Mese dovrebbe avvenire entro pochissimo tempo, ha parlato di una settimana) non fosse favorevole al desideri del Consiglio regionale del Piemonte e delle forze piemontesi. Questa la parte descrittiva.
Come ho detto, erano molti i colleghi presenti, i quali hanno avuto modo di sentire quanto me le frasi che ho qui riportato. Entro poco tempo quindi, se a questi impegni seguirà concretezza, dovremmo avere una parola possibilmente definitiva sull'intera questione. Attendiamo con ansia questi giorni per sapere se alle parole seguiranno i fatti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Riba ha chiesto di intervenire; ne ha facoltà.
RIBA Rispetto all'incontro di ieri, sono soddisfatto dell'atteggiamento tenuto dal Presidente Brizio e dalla Presidente Spagnuolo nel rappresentare la nostra posizione.
Sono stati accertati tre elementi importanti. Il primo è che oramai sta avanzando il rischio di un danno enorme e reale di immagine sulla produzione della zona albese. Questo deve essere acquisito come un fatto che si aggiunge con estrema nettezza; spero che sia stato preso atto di questo a livello romano, certamente bisognerà sollecitare ulteriormente questa acquisizione.
La seconda questione è che bisogna riparlare di chiusura dell'ACNA e non semplicemente di non costruzione del ReSol. Ciò è richiamato in moda netto dal discorso fatto ieri sulla riattivazione della proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte per la chiusura dell'ACNA. Segnalo la necessità di un impegno della Giunta ad operare con assiduità perché l'iscrizione all'o.d.g. nella competente Commissione parlamentare di questa proposta di legge vada avanti.
L'altra questione è il disappunto che si è diffuso anche nella folta delegazione che ieri era con noi quando si è appreso che nonostante la mozione, evidentemente vincolante, del Parlamento che richiedeva la non localizzazione del Re-Sol, questo sia stato localizzato ugualmente; ci pone in evidenza problemi di ordine etico, di rapporti tra il Governo e il Parlamento: sulla stessa concezione della gerarchia dei poteri all'interno dei nostri organi istituzionali.
C'è poi la questione importante della deliberazione della Giunta regionale del Piemonte, relativa al piano di disinquinamento che mi risulta la riunione dei Sindaci di sabato scorso abbia richiesto fosse ritirata.
Ritorniamo ad impegnare la Giunta e il Consiglio per ottenere questo atto.
E' un atto di chiarimen-to, dovuto se vogliamo essere ascoltati da parte delle autorità ministeriali e nazionali.
Infine, mi è parso che fosse del tutto evidente che oramai il conflitto politico più che tecnico tra gli organi del Governo, tra i vari Ministeri ha portato ad evidenziare tre punti. Il primo è che l'autorizzazione per il Re-Sol è stata esplicitamente data dal Ministro all'Ambiente in disubbidienza, in disattenzione e anche con l'infrazione delle norme alle quali doveva sottostare nel confronti del Parlamento. Non so se l'opinione è comune, ma certamente io e il compagno Foco abbiamo avuto la netta sensazione che ci sia una tendenza a distinguersi dalle responsabilità. E' stato chiarito nell'incontro a livello del Parlamento che il Vicepresidente Sarti che la competenza, a questo punto, è del Ministero .dell'Industria e del Ministero delle Partecipazioni Statali.
E' molto importante non avere più come interlocutore unicamente l'insubordinato Ministero dell'Ambiente (dico "insubordinato" rispetto alle direttive del Parlamento e agli obblighi che contraddistinguono il suo dovere di rapporto in termini etici, formali e giuridici con il Governo); è importante che acquisiamo la responsabilità diretta del Ministero dell'Industria e del Ministero delle Partecipazioni Statali.
per quanto riguarda la veridicità e l'attendibilità delle dichiarazioni dei Sottosegretario Del Mese, anche l'Assessore Garino ne ha preso atto, ma con una forma di riserva perché ha detto che "starà al Sottosegretario Del Mese (sperando che non sia del mese nel senso letterale del termine perch ogni tanto cambiano i Ministri ed i Sottosegretari) dimostrare l'attendibilità delle sue affermazioni". Da parte di un parlamentare del Piemonte della maggioranza ieri è stato detto - vorrei fosse annotato -: "questa battaglia la stiamo perdendo uniti, figuriamoci se avessimo agito o agissimo divisi". Spero che questa sia stata un'interlocuzione all'interno di un discorso, peraltro di segno non negativo, di quel parlamentare, ma certamente emerge un elemento ulteriore di allarme, di consapevolezza e di responsabilità.
Da ultimo devo informare che i rappresentanti dei Sindaci, i produttori e il movimento della Valle Bormida hanno gradito un incontro con il Governo ombra del PDS; in quella sede io e il compagno Foco in modo particolare ci siamo adoperati perché ci fosse un'aggiunta di impegno nei termini che evidentemente possono competere ad una forza che non ha compiti diretti nel decidere, il che riguarda la maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Anch'io voglio esprimere la soddisfazione seppure relativa, per gli incontri di ieri, nel corso dei quali abbiamo avuto alcune risposte che non possono far altro che renderci abbastanza contenti di quello che abbiamo fatto. Ritengo però - per una sana diffidenza piemontese - che la questione dell'ACNA non sia una questione da accantonare.
Non dobbiamo accontentarci delle risposte che abbiamo avuto ieri dal Sottosegretario delle Partecipazioni Statali e dal Vicepresidente della Camera, Onorevole Sarti. L'invito che rivolgo al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio ma anche a tutti i Consiglieri, è quello di non demordere, di non accontentarsi delle risposte avute.
E' una situazione ancora critica, da tenere fortemente sotto controllo.
Le promesse che abbiamo avuto ieri, in particolar modo quella dell'incontro coni tre Ministri interessati; sono promesse che qualcuno ci deve, ma nello stesso tempo noi dobbiamo richiedere che siano mantenute.
E' risultata evidente - l'ha già ricordato il Consigliere Riba - la responsabilità del Ministro Ruffolo. Mi corre l'obbligo di dire che non era dunque fuori luogo l'ordine del giorno presentato dal Gruppo Verde l'ultima seduta, che mirava ad impegnare la Giunta ad accertare l'esistenza di un reato di falso che il Ministro aveva commesso dichiarando che, di fatto, il piano di risanamento della Valle Bormida era stato approvato anche dalla Regione Piemonte. Le responsabilità del Ministro dell'Ambiente a proposito della vicenda ACNA sono risultate anche ieri molto forti.
Non avendo i Verdi un governo-ombra, abbiamo comunque concordato con i nostri parlamentari che fanno parte delle Commissioni competenti e dell'Ufficio di Presidenza una sollecitazione da parte loro alla calendarizzazione dell'esame della legge di iniziativa regionale. Credo proprio che non dovremo collettivamente demordere da tutto ciò che abbiamo messo in piedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, nell'incontro di ieri i rappresentanti del Governo e del Parlamento hanno fatto delle promesse. Di fronte a queste c'è stata anche una reazione da parte di un componente della delegazione che ha sottolineato come di promesse in questi anni ne siamo state fatte tante occorre passare dalle parole ai fatti e questo ieri non è successo. Da parte mia, quindi, non ho nessun facile ottimismo sull'esito della vicenda però se alle promesse fatte, se alle parole pronunciate seguissero fatti coerenti, sarebbe già importante. Occorre che la Giunta segua e prenda in parola le cose dette dai rappresentanti di Governo e Parlamento in modo tale da sciogliere quegli equivoci tra le forze politiche di governo che a mio avviso continuano a esserci sia in sede regionale sia in sede nazionale a proposito di questa vicenda.
Io auspico che il senso del lavoro che il governo regionale effettuerà sia davvero nella lettera delle cose sentite e delle promesse fatte in ordine alla chiusura dell'ACNA approvando la legge regionale e non realizzando del Re-Sol, così come si è impegnato il Parlamento nel gennaio dell'anno scorso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Anch'io ho partecipato alle riunioni di ieri e devo dire che ne ho tratto nel complesso un'impressione positiva, soprattutto per le dichiarazioni che il Sottosegretario alle Partecipazioni Statali ha fatto.
Dobbiamo peraltro essere consapevoli che in questa terza e ultima fase della vicenda abbiamo a disposizione soltanto più pochi spazi. Speriamo che la riunione collegiale dei Ministri possa andare nella direzione da noi auspicata: io non credo che si deciderà in fretta.
Siccome immagino ancora una fase interlocutoria, un probabile rinvio vorrei fare una raccomandazione alla Giunta e al Consiglio. Si sta rivelando importante il nostro ruolo, così come in generale il ruolo delle istituzioni, dunque io suggerisco di essere pronti a prendere un'ultima e direi importante iniziativa: se le cose non si risolveranno in senso positivo o se verranno ulteriormente rinviate come è più probabile, il Presidente della Giunta dovrebbe a mio parere prendere l'iniziativa di una convocazione ufficiale, sottolineata, di tutti í parlamentari del Piemonte per discutere in questa sede la questione e di impegnarli a sostegno della posizione dei nostri Ministri, che si stanno comportando bene. Si stanno comportando bene e difendono i nostri interessi, però hanno anche - come è stato ricordato ancora oggi - degli avversari determinati. Questa unione di forze, la determinazione di tutti i parlamentari del Piemonte convocati e invitati dalla Regione a un impegno serrato, potrebbe essere molto utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, ritengo di dovermi associare all'apprezzamento che è stato diretto alla attività sua e del Presidente della Giunta in ordine all'incontro di ieri per le cose che ho avuto modo di apprendere e di conoscere.
Il mio intervento si giustifica - se si giustifica - con la preoccupazione che viviamo un tempo diverso, quello feriale, mentre il Re Sol va avanti. La mia preoccupazione è che considerato che le Camere riaprono l'ultima settimana di settembre (sempre che riaprano) non vorrei che delle buone intenzioni venisse lastricato l'inferno dei nostri cittadini della Valle Bormida.
Io sono all'interno del ragionamento che ha fatto il collega Zanoletti ma visto che la scadenza è a dieci giorni e non oltre, un'occasione di presa di posizione del Consiglio regionale o della Giunta non sarebbe fuori luogo. Non deve essere lasciato passare sotto silenzio questo mancato adempimento nei tempi funzionali: o entro dieci giorni si decide la sospensione della costruzione del Re-Sol - di questo si tratta - e si interviene con provvedimenti, oppure il Re-Sol prosegue nella sua costruzione almeno fino alla fine di ottobre, il che vuol dire che il Re Sol si fa.
Sono quindi a suggerire, soprattutto a dichiarare la mia disponibilità qualora lei lo ritenesse insieme al Presidente della Giunta, a una presa di posizione della Regione, nelle sedi e nelle forme che riterrete, non appena questo tempo stretto dei dieci giorni che il Governo si è preso per la riunione collegiale sia maturato.
Se matura in senso positivo, per esprimere apprezzamento; se matura in senso negativo, per chiedere formalmente al Governo l'unico provvedimento che si può prendere in questo caso in senso immediato, cioè la sospensione dei lavori per il Re-Sol. Questa mi pare la questione sulla quale dobbiamo pronunciarci prima di Ferragosto, perché altrimenti ci ritroveremo a ragionare su queste vicende al mese di settembre in assenza dell'interlocutore, cioè del Parlamento e del Governo, magari per un periodo di tempo abbastanza lungo. E la gente, che è la destinataria di questa vicenda, avrebbe qualche difficoltà a capire come da un incontro a Roma non si è portato a casa niente e comunque non si è fatto non si è più detto niente per 45 giorni, questi sono di fatto i nostri tempi.
Il collega Zanoletti suggerisce un incontro con i parlamentari, io suggerisco un'iniziativa regionale immediatamente dopo la scadenza di questo termine e in relazione al tipo di adempimento che ci sarà stato. I Presidenti del Consiglio e della Giunta valutino come utilizzare la disponibilità mia e, mi pare di capire, anche del collega Zanoletti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Da una lunga esperienza diretta sulle vicende della Valle Bormida e dell'ACNA, e persino dalla comunicazione che mi deriva da più generazioni sulle questioni che hanno coinvolto, a valle di Cengio, le popolazioni di Saliceto, di Camerana, che mi è molto cara nella memoria, di Monesiglio e così via, porto con me una fondata diffidenza su tutto quanto viene detto attorno al problema di questo stabilimento. Questa diffidenza la mantengo anche oggi, nel senso che nessuna cosa può, fin tanto che le decisioni non si concretizzano lasciare a facili ottimismi, ma ritengo che nessuno voglia fare facili ottimismi, anche se la riunione di ieri qualche spiraglio lo ha pur dato.
Rispetto agli spiragli, cioè all'impegno preso dal Parlamento nel gennaio scorso di discutere la legge presentata al Parlamento dalla Regione per la chiusura dell'ACNA, io voglio richiamare due questioni.
La prima riguarda soggettivamente l'azione che ha svolto il nostro Gruppo; il PDS. Non credo di essere presuntuoso né voglio rimarcare dei meriti, intendo però sottolineare i termini del dibattito politico che credo vadano accettati senza fastidi, come in passato in qualche caso è stato manifestato. Credo che il risultato di ieri sia anche dovuto al fatto che il mio Gruppo in questo anno ha sollecitato vari dibattiti, faccio riferimento al dibattito avvenuto alla fine di febbraio, ai dibattiti avvenuti ad aprile e maggio e quelli che abbiamo sollecitato con la presentazione degli ultimi ordini dei giorno nel mese di giugno e luglio.
La nostra azione incisiva ha promosso in buona misura anche molte discussioni e iniziative; noi, come opposizione, abbiamo svolto un ruolo positivo, senza il quale non si sarebbe avuto l'incontro di ieri a Roma non si sarebbe assunto un impegno nuovo da parte del Presidente della Giunta, da me più volte sollecitato e mai assunto, quindi non si sarebbe aperto uno spiraglio. Dico questo proprio perché ho misurato nel passato un certo fastidio di molti colleghi nei nostri confronti nel momento in cui svolgevamo - e credo con efficacia - il nostro ruolo di denuncia delle debolezze, delle inadempienze e anche incapacità di questa Giunta sollecitando iniziative - in modo specifico nell'ordine del giorno - di mobilitazione e anche di dimostrazioni verso il Governo nazionale.
Sottolineo che noi vi incalzeremo ancora perché questo è il nostro ruolo e perché crediamo che il problema debba trovare la soluzione più volte espressa da questo Consiglio regionale, ovvero la non costruzione del Re-Sol e la chiusura dell'ACNA. Consideriamo l'impegno che ha profuso il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio ieri a Roma l'avvio di un'azione più incisiva di quella del passato, eliminando tutti gli elementi di crisi che esistono.
La seconda considerazione si riallaccia a quanto detto dal Consigliere Marchini. Ribadisco anch'io che quanto è avvenuto in questi giorni non deve essere una semplice comunicazione al Consiglio, ma si deve concludere oggi stesso con una presa di considerazione della comunicazione su quanto è avvenuto ieri con una valutazione delle dichiarazioni degli impegni che esponenti del Governo e del Parlamento hanno espresso a Roma, e con un ritorno da parte del Consiglio al Governo nazionale e al Parlamento affinché quelle parole abbiano tempestiva e immediata conseguenza. Se non avranno la conseguenza immediata poiché il Re-Sol è in costruzione dall'autunno scorso, ci troveremo con l'impianto costruito prima che venga dato corso agli impegni che ieri in qualche modo sono stati assunti.
Pertanto anch'io sollecito la presentazione di un breve ordine del giorno che renda conto della responsabile azione che questo Consiglio ha svolto e chieda agli interlocutori di ieri una decisione altrettanto consequenziale a quanto è stato detto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Intervengo per ulteriori precisazioni. Mi fa piacere che ci sia un generale consenso e non voglio assolutamente entrare in polemica perché ho sempre ritenuto che l'unità del Consiglio e la partecipazione di tutte le forze politiche a un ordine del giorno sia una cosa molto importante. Ero dispiaciuto di non aver verificato tale compattezza nell'ultima seduta consiliare; non entro nel merito delle ragioni.
Voglio solamente sottolineare che l'impegno nostro c'è sempre stato; ci va bene di essere incalzati, quello che invece non consideriamo giusto è dire che non c'è stato impegno da parte della Giunta: dell'Assessore e del Presidente. Ribadisco che l'impegno c'è stato e voi l'avete potuto misurare.
Quello che è stato detto ieri - e mi rivolgo al Consigliere Riba - è la posizione di sempre, quella che ho presentato all'On. Cristofori e in tutte le sedi; è la posizione che io e l'Assessore Garino abbiamo discusso con il Ministro Ruffolo quando gli abbiamo ricordato che la Liguria si era impegnata a trovare una soluzione fuori dalla Valle Bormida. Questo è un aspetto politico di grande importanza e rilievo.
Sono d'accordo quindi su quanto è stato detto e ho ascoltato le sollecitazioni dei Consiglieri Marchini e Rivalta. Ieri il Presidente del Consiglio ed io, d'accordo con l'Assessore Garino, avevamo già convenuto di presentare una lettera da inviare al Sottosegretario, nella quale avremmo ricapitolato ciò che era avvenuto ieri nella riunione e richiesto gli atti conseguenti; ritengo che questa sia la forma più corretta. Se si vuole presentare in aggiunta un ordine del giorno non ho alcun problema. La richiesta di interruzione dei lavori del Re-Sol è stata da me esplicitamente avanzata al Sottosegretario Del Mese, il quale mi ha risposto che avrebbe valutato la questione; ricollegandola però alla collegiale posizione del Governo. Seguiremo il problema con grande attenzione; se non si verificheranno fatti concreti entro breve tempo, noi non aspetteremo all'infinito per assumere iniziative.
Se il Consiglio riterrà di presentare oggi un documento la Giunta non si opporrà.



PRESIDENTE

Mi permetto di aggiungere a quanto detto dal Presidente della Giunta che oltre alla lettera che riepilogherà gli incontri di ieri, potrebbe essere utile allegare un ordine del giorno che il Consiglio potrebbe assumere oggi, quale momento rafforzativo contenente l'ulteriore richiesta di un incontro dei Ministri interessati, affinché ognuno venga richiamato a livello governativo, alle proprie responsabilità.
Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.
STAGLIANO' Condivido pienamente la proposta del Presidente. Riteniamo necessario che, accanto ai rapporti politici e di cortesia che possono essere istituiti tra la Presidenza della Regione ed il Ministero delle Partecipazioni Statali, in ordine alle cose molto importanti che abbiamo sentito ieri, ci sia un documento del Consiglio che sancisca la volontà generale dell'assemblea secondo la linea di condotta che c ci siamo sforzati di costruire in queste settimane responsabilmente, senza rivendicare primogeniture dell'ultima ora che lasciano il tempo che trovano.
Ieri il Vicepresidente della Camera dei Deputati, On. Sarti, ha manifestato l'impegno ad avvalersi di una norma regolamentare della Camera dei Deputati che consenta di iscrivere all'o.d.g. della Conferenza dei Capigruppo l'esame di una legge non esaminata in tempo dalle Commissioni cui era stata assegnata. E' il caso specifico della legge regionale inviata al Parlamento più di un anno fa ed assegnata alle Commissioni da diversi mesi. L'impegno dei Verdi, manifestato anche ieri dal Capogruppo Scalia e dall'On. Mattioli che hanno partecipato all'incontro, con il Sottosegretario alle Partecipazioni Statali è quello di ottenere che la prima riunione dei Capigruppo della Camera dei Deputati calendarizzi l'esame della nostra proposta di legge. Ritengo che, al di là delle primogeniture rivendicate all'ultima ora, valga la pena impegnare i Parlamentari piemontesi di tutti i Gruppi politici (ciascun Gruppo politico impegni i propri responsabili romani), affinché l'iscrizione dell'esame della legge da parte del Parlamento avvenga effettivamente.
Pare che il balletto sulle "elezioni sì, elezioni no" si sia rallentato, quindi avremo a disposizione tre o quattro mesi per poter finalmente ricevere l'attenzione dovuta in ordine ad una legge molto impegnativa per la nostra comunità, che abbiamo voluto costruire e che quindi dobbiamo difendere tutti insieme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.
FIUMARA Poiché si è aperta la discussione, voglio ribadire alcuni concetti.
Il PSI non vuole rivendicare alcuna primogenitura, ma evidenziare la posizione sempre chiara e la coerenza che ha sempre avuto sulla questione ACNA.
In margine alle comunicazioni della Giunta e del Presidente del Consiglio, credo sia opportuna la lettera al Governo, ma si può anche approvare un documento del Consiglio regionale che recepisca quanto abbiamo ascoltato dal Presidente Brizio e Spagnuolo.
Voglio sottolineare una cosa molto importante: credo che, al di là delle assicurazioni fornite ieri dal Sottosegretario Del Mese e dal Vicepresidente della Camera, non si abbia ben chiaro il problema tecnico oltre che quello politico.
Il problema tecnico - lo accennava il Consigliere Marchini - è dato dal fatto che nel mese di agosto il Re-Sol potrebbe essere già costruito. Non so cosa potremmo fare con un ordine del giorno approvato nel mese di settembre a cose fatte. Sarebbe importante ribadire nella lettera dei Presidenti o nel documento del Consiglio questo problema: se il Governo vuole onorare quanto detto ieri, deve bloccare la costruzione del Re-Sol al di là di quello che dicono i TAR Piemonte e Liguria. E' questo il punto fondamentale.
Sono d'accordo anch'io di sensibilizzare i parlamentari piemontesi e in particolare, i Ministri del Piemonte.



PRESIDENTE

Il dibattito sulla comunicazione è concluso. Prego i Consiglieri che ieri hanno partecipato alla delegazione e quanti sono disponibili, di incontrarsi per cominciare a stendere il documento che potremmo votare In fine di seduta.



PORCELLANA


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 113: "Partecipazione della Regione Piemonte all'Agenzia per l'Innovazione"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 113, di cui al punto 21) dell'o.d.g.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI, relatore Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la Giunta è venuta alla determinazione di costituire una SpA denominata "Agenzia per l'Innovazione SpA", promossa dall'Amministrazione regionale ed aperta al rapporto con altri enti territoriali e con le forze finanziarie della Regime, per sviluppare in Piemonte iniziative e progetti nel campo dell'innovazione.
Il progetto, già presentato al Consiglio regionale al termine della trascorsa legislatura, è stato impostato per rispondere ad obiettivi di rilancio economico della Regime, secondo quanto indicato nel Piano di sviluppo e nell'ambito di interventi previsti nel campo dell'innovazione.
Le premesse alla motivazione del progetto si basano sulla constatazione che lo sviluppo degli elementi portanti della crescita della direzione e dell'innovazione di un'area, le tecnologie ed il fattore conoscenza richiedono la presenza di un contesto territoriale favorevole, in grado di favorire la rapida accumulazione e diffusione delle conoscenze e di alimentare capacita e potenzialità nuove a favore dell'azienda. Occorre, in sostanza, promuovere lo sviluppo di un parco tecnologico piemontese.
Per favorire questa crescita è opportuno assicurare la presenza di un sistema complesso ed articolato, costituito da servizi di comunicazioni tradizionali e telematici, da aree attrezzate per ospitare aziende innovative e nuove imprenditorialità e dalla disponibilità di un insieme di infrastrutture tecnologiche, da centri di ricerca, laboratori e servizi avanzati che, sviluppando le conoscenze tecnologiche di base, favoriscano la crescita delle aziende nella direzione dell'innovazione.
La Regione Piemonte presenta le condizioni di base per un qualificato sviluppo, in quanto dispone di un sistema produttivo ricettivo all'innovazione ed una forte tradizione industriale e scientifica. Sono presenti, tuttavia, anche elementi di debolezza che non possono essere sottovalutati e si registrano forti potenzialità inespresse, soprattutto tra le piccole e medie imprese.
Il processo di diversificazione industriale per il superamento della debolezza strutturale della nostra Regione, legata alla prevalenza di un unico settore, potrà più agevolmente svilupparsi, con il supporto di interventi mirati da parte dell'ente locale. Insomma, il ruolo della Regione Piemonte può risultare trainante, se orientato a iniziative di respiro, in termini di coordinamento degli interventi e di incentivazione all'allocazione di risorse aggiuntive provenienti dalla forze economiche locali ed esterne.
D'altra parte anche nel contesto europeo la valorizzazione delle realtà economiche regionali costituisce uno degli obiettivi strategici della politica della Comunità nella prospettiva della programmazione economica.
Per lo sviluppo di questo progetto è Importante l'interazione con il mondo privato, al fine di mantenere il costante collegamento con le esigenze industriali e di mercato, per assicurare nel tempo l'efficacia delle scelte e degli interventi nella direzione dei fabbisogni tecnologici infrastrutturali e di servizi, strategici per il sistema imprenditoriale.
Per il governo di tale processo si individua l'utilità che la Regione si doti di uno strumento operativo che, sotto la spinta del governo regionale e di concerto con gli Enti territoriali e le forze economiche locali, industriali e finanziarie, sviluppi iniziative, nella direzione dell'innovazione.
L'agenzia si configura come una società per azioni pubblico-privata a maggioranza pubblica. Per la sua costituzione la Regione contribuisce al capitale sociale con la quota di tre miliardi di lire. I principali soggetti finanziari e industriali della Regione hanno espresso parere favorevole alla partecipazione all'iniziativa; in particolare, si sono acquisite le adesioni di massima dell'Istituto Bancario S. Paolo di Torino e della Cassa di Risparmio di Torino.
Per quanto riguarda, le rappresentanze industriali, si è formato al fini della partecipazione un polo composto da FIAT, Olivetti Information Services, Aeritalia, Gruppo Fornara e Unione Industriale.
Altri enti ed aziende hanno espresso un orientamento favorevole all'iniziativa, e stanno esaminando la possibilità di adesione.
Per quanto concerne l'insieme ditali partecipazioni, sono incorso di definizione, sulla base di assensi di massima già acquisiti, le quote delle componenti finanziarie e di quelle industriali, le cui determinazioni si dovrebbero perfezionare nel tempi dell'iter legislativo. Ove ciò non avvenga, la Società verrà costituita con modalità che assicurino quelle partecipazioni in tempi immediatamente successivi. La I Commissione consiliare ha preso in esame il disegno di legge n. 113 e in considerazione della rilevanza dell'iniziativa proposta dalla Giunta, ha ritenuto opportuno procedere preliminarmente ad un'ampia consultazione di soggetti pubblici e privati - enti territoriali, forze finanziarie e imprenditoriali, Organizzazioni sindacali, Università, Politecnico interessati tutti alla costituzione dell'Agenzia.
La consultazione ha permesso di rilevare un generale apprezzamento, in termini estremamente positivi, nei confronti dell'iniziativa regionale.
Tenendone giustamente conto, la Commissione ha in breve tempo concluso l'esame e la valutazione di merito del provvedimento, che é stato quindi approvato a maggioranza.
Prima dell'approvazione finale, al testo del disegno di legge presentato dalla Giunta sono state apportate alcune modificazioni di natura sia sostanziale che formale, tendenti, le prime, a individuare e dichiarare gli obiettivi prioritari dell'Agenzia stessa, a mantenere in capo al Consiglio la competenza in fatto di partecipazioni regionali, che lo Statuto ad esso attribuisce in maniera non secondaria, volte, le seconde ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
Per quanto sopra, esposto se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, relatore di minoranza.
CHIEZZI, relatore La formazione di agenzie per rinnovazione si sta rivelando a livello europeo come un'esperienza utile a patto che vengano definiti con chiarezza gli obiettivi sociali, le funzioni, la composizione societaria e le concrete prospettive di Impiego delle risorse economiche. Tutti questi elementi mancano nella legge proposta dalla Giunta.
L'innovazione interessa oggi ogni comparto produttivo, ne deriva la necessità per un'Agenzia regionale di compiere scelte di intervento all'interno di un campo che rimane vastissimo.
Un'agenzia regionale non può occuparsi di innovazione in modo generico così come prescrive la legge proposta dalla maggioranza, ma deve finalizzare la propria attività secondo progetti d'intervento commisurati alle potenzialità societarie, al settori che possono essere utilmente interessati dall'attività dell'agenzia.
Il disegno di legge della Giunta lascia indeterminata la fisionomia dell'intervento, non precisa, gli assetti della società e soprattutto non consente alcuna previsione sulla economicità della società per azioni.
L'assoluta indeterminatezza del disegno di legge della Giunta consegue a un anno di inerzia che non ha prodotto alcun passo in avanti rispetto alla genericità dell'impegno.
Ricordo che più di un armo fa fu avanzata la proposta di un'agenzia per l'innovazione in termini generici; dopo un anno la Giunta non ha fatto alcun passo avanti per tradurre l'idea, che non si contesta e si ritiene giusta, di un impegno diretto della Regione Piemonte in questo settore, in una proposta legislativa seria e concreta.
Non sono gli impegni generici che, a mio avviso, possono sostenere una legge di qualità. Nella relazione di maggioranza si legge che l'Istituto Bancario San Paolo e la Cassa di Risparmio di Torino hanno aderito all'iniziativa. Questo non è vero; non so se questo fatto abbia rilevanza e di che tipo: politica senz'altro. La Cassa di Risparmio e l'Istituto San Paolo non hanno detto questo. Le memorie pervenute in sede di consultazione non affermano ciò, mettono in rilievo che l'adesione di questi due istituti di credito avverrà soltanto quando saranno meglio chiarite le finalità, la composizione societaria, le priorità nelle iniziative e, soprattutto, i criteri di gestione.
Paiono condizioni poste in modo sensato e responsabile. Non altrettanto fa la Regione Piemonte cm questa legge nella quale, semplicemente, decide di impegnare 3 miliardi per un'attività che al momento è oscura nelle finalità di Intervento, è oscura nei punti delle priorità di iniziative composizione sociale, criteri di gestione sui quali gli Istituti di credito chiedono chiarezza prima di dare l'adesione.
Quindi, non c'è stata alcuna adesione su questo progetto di legge da parte di Istituti di credito. Come si potrebbe definire questa legge? Teoria e pratica di un governo debole? Di un governo attento più ad approvare leggi di Immagine che strappino qualche titolo sul giornali? Purtroppo si tratta di leggi che Impiegano belle somme di denaro pubblico e per le quali non si individuano ancora impegni concreti e fattivi.
Questo gracile disegno di legge della Giunta è stato modificato In Commissione, in quanto la maggioranza ha accettato tutti e 5 gli emendamenti alla legge, proposti dal Gruppo PCI-PDS. Le modifiche introdotte alla legge non eliminano tutte le insufficienze, anzi, a mio parere, gli emendamenti prodotti e accettati in questo modo dalla Giunta possono assumere per la Giunta stessa un comodo alibi per la propria insufficienza nel costruire con i partner interessati alla promozione un serio progetto di agenzia.
A mio avviso, il fatto che la Giunta regionale, forse con qualche strumentalità, abbia accettato alcune specificazioni proposte dal Gruppo PCI/PDS dà la prova di quanto questa legge sia stata poco preparata e di quanto pressappochismo e improvvisazione abbia la Giunta regionale per correggere, ma non è questo il modo, una legge assolutamente generica.
Non è questo il modo perché penso che le modifiche introdotte a seguito dell'accoglimento degli emendamenti possano diventare cose serie e proponibili solo se sorrette da un'attività amministrativa, dal colloquio con gli eventuali partner, da precisi impegni; inserire questi emendamenti nel corso di un'attività legislativa della Giunta assolutamente inane ritengo sia anche questo un metodo di governo non foriero di seri progetti d'intervento.
Gli emendamenti, a mio avviso, si possono anche introdurre in questo progetto di legge, subordinandoli però a precisi impegni preventivi di governo da parte della Giunta regionale; non serve introdurli all'in-terno di una legge che è stata gestita in questo modo. Le linee di una legge costitutiva dell'agenzia per l'innovazione devono seguire scelte precise ad esempio suggerisco che l'oggetto sociale dell'agenzia consista nello svolgere il ruolo di soggetto promotore di iniziative, escludendo chiaramente il ruolo di realizzatore improprio di progetti: è un grande discrimine perché questa legge, con i capitali di cui dispone, deve compiere delle scelte. La scelta che propongo è quella di escludere la realizzazione di progetti, cosa che questa legge e la bozza di Statuto ad essa allegata non fanno.
Se la legge esplicitasse in modo chiaro questa scelta di comportamento e quindi di oggetto sociale, ritengo che ne deriverebbe anche un chiarimento e una migliore definizione della compagine azionaria dell'Agenzia, raccogliendo tutti i soggetti interessati alla promozione di strutture di sviluppo dell'innovazione. Potrebbe quindi far uscire dalla pre-adesione di massima, generica e ipercondizionata di tanti soggetti come l'Istituto San Paolo e la Cassa di Risparmio.
A mio parere si tratta di una scelta, questa della promozione, coerente anche col capitale messo a disposizione, che se è rilevante rispetto alle disponibilità regionali, è senz'altro un piccolo capitale per un'agenzia per l'innovazione, quindi tale da non consentire alti costi di gestione che invece presupporrebbe una struttura aziendale agile, flessibile, capace di mobilitare risorse e impiegare capitali in modo finalizzato.
Altra condizione di chiarezza, che non esiste nella legge e neppure nel lavori svolti preliminarmente dalla Giunta regionale. è quella (richiamata da BIC, IRES e da altri soggetti consultati) della necessità di coordinare questa iniziativa con altre già esistenti a cui partecipa anche la Regione Piemonte, in modo da evitare duplicazioni, sovrapposizioni, sprechi (questi sono i termini usati dal soggetti sopracitati nelle consultazioni). E' chiaro a tutti che questo auspicio corrisponde in termini concreti a una reale preoccupazione che una legge siffatta non eviti duplicazioni sovrapposizioni e sprechi.
Per questo motivo propongo di respingere la legge, che è caratterizzata soprattutto da aspetti propagandistici e sicuramente da potenzialità di posti di sottogoverno, i quali, si sa, mobilitano molte forze e molte volontà politiche sensibili alla realizzazione di luoghi dove poter far sedere delle persone incaricate di sottogoverno. E' una legge che prevede quindi molta propaganda, molte elargizioni, molta amministrazione e pochi contenuti seri di lavoro nel settore dell'innovazione.



PRESIDENTE

La parola all'altro relatore di minoranza, Consigliere Monticelli.
MONTICELLI, relatore Con la presente relazione si invita il Consiglio regionale a non approvare il disegno di legge regionale n. 113 "Partecipazione della Regione Piemonte all'Agenzia per l'Innovazione SpA" presentato in data 20 marzo 1991 dalla Giunta regionale.
La ragione di questa proposta, di non approvazione del disegno di legge n. 113, non sta certo nel disconoscimento o nella sottovalutazione del carattere strategico che lo sviluppo qualitativo dell'innovazione e la sua diffusione al sistema delle imprese in particolare quelle di piccola e media dimensione, rivestono per il Piemonte: una regione, la nostra, che è tuttora alle prese con una fase di recessione che ha colpito duramente i settori traenti della sua economia industriale e che si presenta sullo scenario del mercato unico europeo e di una competizione sempre più irta di difficoltà e Incertezze con, appunto, seri problemi di qualità che riguardano, in primo luogo, il "sistema regione" nel suo complesso ma anche, più specificamente, il livello qualitativo ed Il grado di diffusione delle innovazioni applicate alle attività produttive.
Al contrario, è proprio la convinzione che l'innovazione sia una risorsa strategica per il futuro sviluppo del Piemonte e che su questa frontiera, dell'innovazione di "sistema" e dell'innovazione applicata ai processi produttivi, si giochi la possibilità di invertire le attuali tendenze negative di deindustrializzazione e di declassamento della economia regionale - che ci spinge a criticare la proposta di dar vita alla "Agenzia per l'Innovazione". Una proposta confusa, velleitaria, priva di solide basi progettuali, economiche e di consenso, che appare destinata allo stato attuale delle cose - a tradursi nella creazione di un ente strutturalmente incapace ad operare utilmente per gli obiettivi che gli sono attribuiti, a costruirsi un proprio mercato ed a raggiungere in tempi ragionevoli una situazione di equilibrio economico accettabile.
Questo giudizio negativo nasce daI confronto fra le attese, i problemi e gli interrogativi dei possibili interrogativi dell'Agenzia, che è stato possibile acquisire nel corso delle consultazioni indette dalla I Commissione, e le risposte che, sia pur indirettamente ad essi ha dato la Giunta nel corso della discussione sul disegno di legge avutasi in Commissione.
Da un lato è emersa la richiesta, motivata, di una più chiara e delimitata ragione sociale della nuova SpA, di una concreta definizione delle iniziative tipiche di questa ragione sociale, di un modello organizzativo e di management affidabile, di realistiche ipotesi di mercato, di un progetto di bilancio pluriennale che individuasse le tappe ed i tempi per raggiungere una situazione di equilibrio economico dall'altro lato - quello della Giunta - si è enfatizzato il valore taumaturgico di un confronto "aperto" con i "partner", quale via per giungere alla definizione delle tante, troppe, questioni oggi indefinite.
La Giunta, in sostanza, non solo ammette che l'Agenzia è una «scatola vuota», ma teorizza che ciò è un bene: mentre alcuni possibili e fondamentali "partner" - e cioè l'Istituto Bancario San Paolo e la Cassa di Risparmio di Torino - affermano che "l'adesione ancorché di massima è, tra l'altro, subordinata alla finalizzazione ed alla definizione del contenuto del progetto o dei progetti da attuare con il supporto delle necessarie capacità professionali e dalla significativa partecipazione della componente industriale alla costituenda Società". Questo è contenuto in una nota dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino alla I Commissione, prot.
1063, 1 luglio 1991. "E richiamano l'esigenza che siano esattamente precisati i seguenti elementi determinazione delle iniziative tipiche dell'oggetto sociale con specificazione delle relative priorità definizione della compagine societaria, tenendo conto della necessità di una equilibrata partecipazione al capitale della componente non pubblica: composizione degli organi sociali e della struttura tecnico-organizzativa criteri digestione dell'attività sociale, sorretta dall'apporto delle capacità professionali dei potenziali soci, in specie quelli dell'area industriale" (nota Cassa di Risparmio di Torino, I Commissione prot. 37776 3 luglio 1991).
In poche parole se confrontiamo queste domande, queste questioni e le non risposte date dalla Giunta, è un dialogo fra sordi.
Altrettanto senza risposta da parte della Giunta, sono le costruttive osservazioni avanzate, sempre in sede di consultazione, da numerosi Enti strumentali regionali: quali Finpiemonte, Ires, E.C.BIC. Mentre non possono suscitare dubbi e apprensioni alcune affermazioni contenute nel testo delle dichiarazioni della Federpiemonte in occasione della consultazione promossa dalla I Commissione, laddove si afferma che l'Agenzia per rinnovazione è un'idea coraggiosa, strategica nella sua concezione, ma - come si è dimostrato nell'esperienza di questi anni - difficile da tradursi in passi operativi, o quando si sostiene, sempre da parte di Federpiemonte, che quello che è più difficile da immaginare in questa fase è la concreta attuazione del modello organizzativo dell'Agenzia, nelle sue strutture, nel personale, nel modo di agire, nella stessa individuazione delle fonti di ricavo necessarie per far sì che il progetto abbia un futuro e possa alimentare il fabbisogno di spesa, dimostrando la propria validità sul mercato.
Date queste premesse, non è certamente elemento di conforto ad un eventuale giudizio positivo del Consiglio il fatto che gli unici due elementi di chiarezza, per quel che riguarda gli obiettivi dell'Agenzia ed il supporto di esperienza alla sua attività, siano stati introdotti nel testo del disegno di legge grazie ad emendamenti proposti in Commissione dal Gruppo PCI-PDS, con raggiunta di un secondo comma all'art. 1 che individua gli obiettivi che l'Agenzia dovrebbe perseguire in via prioritaria e l'indicazione di un ruolo particolare di Finpiemonte inserita all'art. 2.
In sostanza, pur con queste integrazioni e modificazioni - a cui vanno aggiunte quelle introdotte, sempre grazie ad emendamenti del Gruppo PCI PDS, all'art. 3 e relative alla nomina dei rappresentanti della Regione nell'Agenzia ed alla procedura per l'approvazione dello Statuto della Società - il disegno di legge n. 113 continua a prefigurare una scatola vuota. E ciò non soltanto o non tanto per quanto è scritto o non è scritto nel testo del disegno di legge, ma soprattutto per la reticenza che la Giunta ha dimostrato sui punti di contenuto e di merito prima richiamati nel corso della discussione in Commissione. Una reticenza insistita e cocciuta, se ci è consentito il termine. E, francamente, inspiegabile.
A meno che - e questa potrebbe essere una prima spiegazione - questa reticenza non servisse a coprire problemi e contraddizioni esistenti nel rapporto tra la Giunta regionale ed alcuni dei possibili «partner» della futura Agenzia problemi e contraddizioni che si è preferito nascondere al Consiglio anche a costo di far apparire "vuoto" il costituendo ente. Ma se questa fosse la spiegazione - e fosse accettabile, cosa di cui non si pu non dubitare, questo atteggiamento reticente della Giunta di fronte al Consiglio - questa prima ipotesi non può non avvalorare e accrescere i dubbi sul futuro di una società che nascerebbe all'insegna del sospetto e della non chiarezza fra i suoi "partner".
Una seconda ipotesi potrebbe, invece, essere quella di questioni aperte e che, anche In questo caso, si preferisce non fa riconoscere al Consiglio - fra i partiti della maggioranza, magari a proposito dei futuri organigrammi" politici od operativi dell'Agenzia. Esistono questioni di questa natura? E questa la ragione della reticenza della Giunta sui contenuti della "scatola" Agenzia? Quel che è certo è che due Gruppi, il PRI ed il PLI, ed in modo particolare e particolarmente autorevole il Partito Repubblicano con una dichiarazione di voto in Commissione della vicepresidente Vetrino fatta mettere a verbale, hanno manifestato dubbi e Interrogativi sulla validità e le prospettive dell'Agenzia, e ciò non pu passare inosservato e non può non richiedere un preciso chiarimento In Consiglio.
Infine, una terza ipotesi - ma che stentiamo noi stessi a formulare per la sua oggettiva gravità - è che dietro alla reticenza della Giunta non ci sia nulla da nascondere, nel senso che non c'è proprio nulla da mostrare: nessun progetto di fattibilità degno di questo nome sugli obiettivi, le iniziative praticabili, il possibile mercato, i riscontri economici l'organizzazione e la gestione operativa dell'Agenzia. Cioè, in altre parole la "scatola" Agenzia non appare vuota ma è effettivamente vuota. E' soltanto un'operazione di immagine, un atto finalizzato a qualche articolo di giornale, a qualche "ritorno" politico od elettorale a breve termine.
Peccato che si tratti di un atto che, oggi, costa alla Regione Piemonte 3 miliardi! E chissà quanti ne potrebbe ancora costare in futuro prima di decidersi a dichiarare - non riuscita" tutta quanta l'operazione? Se, davvero, questa terza Ipotesi fosse quella vera, allora si capirebbero meglio le ragioni dei tanti dubbi, dei tanti interrogativi emersi nella consultazione. Può un Istituto di credito, quale il San Paolo la Cassa di Risparmio, dare a cuor leggero il proprio assenso, "ancorché di massima", com'è scritto nel loro documenti, per citare ancora una volta Il San Paolo, alla costituzione di una Società se ha la sensazione che il socio proponente - e cioè la Regione - non ha definito un progetto di fattibilità affidabile? Ma, se questa norma di saggezza vale per una Banca perché non dovrebbe valere a maggior ragione per questo Consiglio regionale, che ha la responsabilità istituzionale e politica di decidere se Infilare o no in questa "scatola vuota" non soltanto 3 miliardi (che potrebbero diventare ben di più in futuro) ma anche il prestigio di una Istituzione dello Stato, di una assemblea elettiva? Se, invece, questa terza ipotesi non fosse quella vera - e c'è francamente da augurarselo, per carità di patria - e fosse vera una di quelle prima avanzate, o fossero vere entrambe, sarebbe altamente saggio per il Consiglio non approvare il disegno di legge per la costituzione dell'Agenzia, per non dar vita ad un ente che rischierebbe ben presto di naufragare sugli scogli di oscuri e irrisolti dissensi fra i soci della società o della Giunta, o di entrambi.
Sarebbe ben più saggio, per il Consiglio, decidere di indirizzare le risorse che rischierebbero di essere dilapidate dall'Agenzia verso uno scopo ben più affidabile e di sicuro e sperimentato effetto per lo sviluppo dell'innovazione cioè l'aumento della dotazione di bilancio della legge regionale n. 56 per rinnovazione. Questa relazione, perciò, si chiude nell'invitare i Consiglieri a negare il voto al disegno di legge n. 113 auspicando al tempo stesso un orientamento del Consiglio favorevole ad una variazione di bilancio che aumenti la dotazione finanziaria della legge regionale i dicembre 1986, n. 56. "Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche nel sistema delle imprese minori". E in tal senso va anche l'ordine del giorno di non passaggio agli articoli che, a nome del mio Gruppo, ho presentato al Consiglio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Sulle relazioni testé svolte è aperta la discussione.
E' iscritto a parlare il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.
ZACCHERA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questa ultima seduta del Consiglio regionale prima delle ferie, ma non per questo meno interessante l'esame di questo disegno di legge capita veramente a "fagiulo" (come si suoi dire): é la doverosa conclusione di un anno di attività, in un certo modo di interpretare, del Consiglio regionale.
Se vogliamo andare all'estrema sintesi, quest'anno In Regione abbiamo discusso, da una parte, di necessità di maggiori introiti fiscali, per cui è partita l'operazione "troviamo fondi propri per la Regione" e dall'altra almeno dal nostro punto di vista, si è sviluppata una tenace campagna contro gli sprechi della Regione, sostenendo che bisognava andare ad una diminuzione o ad un contenimento delle nuove richieste che si doveva effettua" re una scelta in termini di risparmio non tanto degli investimenti quanto di spese non indispensabili. Puntualmente le posizioni della Giunta sono state al contrario: si richiedono necessariamente più fondi, perché sempre maggiori sono le necessità.
Il disegno di legge n. 113 conferma a me e al mio Capogruppo che la Giunta Insiste a voler portare avanti dei capitoli di spesa non indispensabili cm secondi motivi. Di qui una denuncia e la r richiesta di non passaggio agli articoli anche da parte del Gruppo del Movimento Sociale Italiano, perché riteniamo - e lo diciamo a tutti I Consiglieri in buona fede - che attraverso questo disegno di legge si riproponga per l'ennesima volta la lottizzazione degli incarichi e gli sprechi di carattere istituzionale e demagogico.
In uno stato di necessità - e mi stupisco che l'Assessore al bilancio da questo punto di vista non si sia, ma forse lo farà, vivacemente espresso contro questa deliberazione - in cui le finanze regionali vengono dipinte non solo a zero, ma, a sotto zero, l'andare ad investire la modica somma di 3 miliardi per non sapere ancora bene per che cosa, veramente ci lascia perplessi. A leggere con estrema attenzione il disegno di legge e la relazione di maggioranza ci rendiamo conto come felice sia stata la definizione del collega che mi ha preceduto nel parlare delle "scatole vuote", oppure - aggiungo io - del "sesso degli angeli", che forse è più eccitante.
Venire a dire che lo scopo della costituenda società consiste nell'attivizzazione di interventi finalizzati all'innovazione tecnologica nell'ambito delle materie di competenza della Regione definite dalla legislazione nazionale, è come dire nulla! Innanzitutto non bisogna parlare di legislazione nazionale perché è logico che le competenze della Regione sono definite dalla legislazione nazionale: non era il caso di scriverlo, è semplicemente una formula di stile. In secondo luogo è logico che gli interventi debbono essere attivati nell'ambito delle competenze della Regione, quindi in definitiva questo primo lotto di spesa ha lo scopo sociale di "attivare interventi finalizzati all'innova-zione tecnologica".
In questa frase non c'è scritto assolutamente niente, perché anche l'acquisto di un camioncino nuovo per fare il mercato della Crocetta è innovazione tecnologica, come anche quello del computerino portatile in luogo della macchina calcolatrice è innovazione tecnologica. Non mi si venga a dire che la società deve parlare nella propria genericità, perch questo significa prenderci in giro! La parte fondamentale, secondo me, della legge è l'art. 3, quando si parla dei membri del Consiglio d'amministrazione e dei Collegio sindacale.
Tre miliardi, se si crede nell'innovazione tecnologica, possono essere benissimo utilizzati su leggi regionali che ci sono già, per interventi mirati, per Iniziative che si possono fare sulla base della legislazione vigente. Non c'è assolutamente bisogno di mettere in piedi l'ennesimo baraccone, che questa volta chiamiamo agenzia per l'innovazione SpA, perch la nostra Regione è fornita di tutte le sigle necessarie per arrivare attraverso strutture esistenti, a rifare le stesse cose. Non c'è assolutamente bisogno di mettere in piedi un nuovo Consiglio d'amministrazione un nuovo Collegio sindacale, una nuova partita da gestire, perché tutti i movimenti, tutte le iniziative, tutti gli interventi di questi mesi hanno puntualmente denunciato il fatto che, sono stati buttati via dei soldi a partire da Promark per arrivare non più tardi di ieri al 300 milioni del CILO.
Io non capisco perché ci sia questa pervicace volontà da parte della Giunta di voler comunque portare avanti queste iniziative, senza dare alcun chiarimento di fondo dei perché se analizzaste una volta dei soldi vostri signori della Giunta e della maggioranza, al limite se proprio aveste voglia di fare questa cosa, fatela ma non mettete a bilancio neppure una lira. Una volta, che la società è definita chiaramente nel suoi, obiettivi nei suoi soci, nei suoi partner, nelle sue funzioni, nelle sue necessità caso mai si elabora uno Statuto e si predispone una legge che assegni delle disponibilità finanziarie.
Tre miliardi possono essere troppo pochi o troppi - lo ritengo che siano troppi - ma potrebbero essere al limite troppo pochi. Tre miliardi delle nostre risorse. Assessore Gallarini, non sono pochi, rappresentano quasi il 10% della sovrattassa che viene applicata sul bollo di circolazione delle automobili, quindi è una scelta importante quella che si viene a fare oggi, è una scelta clientelare che non ha alcun senso! Chi vi dice che c'è la necessità di questa Agenzia di Innovazione SpA? Nessuno! C'è stata una richiesta popolare, c'è stata una richiesta sindacale, c'è stata una richiesta da parte di qualche Ente? No! La Regione è presa dalla frenesia di dover fare l'Agenzia per l'Innovazione, perché altrimenti non "fa fine" che il Piemonte non abbia l'Agenzia per l'Innovazione! Quando faremo in questa Regione l'Agenzia per lo studio degli sprechi dell'Amministrazione regionale? MAJORINO Quella lavorerebbe molto! ZACCHERA Certo, lavorerebbe molto. Preannuncio per settembre un documento del nostro Gruppo sullo specifico campo degli sprechi, in cui non mancherà anche questo fatto.
Voglio sottolineare un altro aspetto Importante di carattere politico evidenziato in I Commissione: la partecipazione del Partito Liberale e del Partito Repubblicano al coro dei recalcitranti e quindi l'esternazione di molte riserve sul perché si debba andare avanti su questo piano. A questi due partiti che stimo, dico però basta: non è possibile che tutti i giorni state qui a dirci che determinate manifestazioni di volontà da parte della Giunta non sono condivisibili: ogni volta che ci sono, da spendere dei soldi vi differenziate, ma poi vi riconoscete comunque In questa Giunta.
Non avete Il coraggio di prendere decisioni fino in fondo e di condividere l'opinione delle minoranze che dicono "evitiamo questi sprechi".
Io chiedo reciproco rispetto e reciproca chiarezza da parte di questi due partiti: se non sono d'accordo su queste iniziative della Giunta perch non scindono pesantemente e chiaramente le loro responsabilità? Mi stupisco che il PSDI che in proporzione ha da gestire meno clientele che non i socialisti e non la DC...
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Che cosa c'entrano le clientele? ZACCHERA Date le difficoltà e il pianto periodico dell'Assessore al bilancio su questi problemi mi stupisco che non ci sta stata una vivace opposizione del Gruppo socialdemocratico, nella persona dell'Assessore al bilancio, che dicesse "questi soldi non li abbiamo". E' chiaro, signor Presidente della Giunta che essendo lei abituato a dover contingentare necessariamente la spartizione dei posti, evidentemente non avendo potuto accogliere tutte le richieste che giacciono sul suo tavolo, ecco che una Agenzia per rinnovazione SpA potrà dare un ulteriore contributo a sistemare qualche altra persona che non è stata eletta alle ultime elezioni nel Consigli d'amministrazione o nei collegi sindacali di questi nuovi enti.
Se siete In buona fede criticatemi pure, ma io dico che siamo all'ennesimo spreco e all'ennesima sovrapposizione di compiti, perch questo studio sull'innovazione potrebbe essere benissimo fatto dalle strutture di cui già è dotata la Regione: a che cosa ci serve l'IRES? Serve proprio a queste cose! Abbiamo la Finpiemonte che potrebbe darci una linea dal punto di vista finanziario.
CHIEZZI Ci sono tre miliardi! ZACCHERA Sì, ci sono tre miliardi in più da gestire nel termini che ho illustrato prima. La morale della favola è che si inventa un'altra struttura per' poter buttar via dei soldi. E' indegno che in questa Regione, nel momento In cui la Giunta regionale va a chiedere l'ennesimo balzello e studia. Il nuovo aumento di tasse sulla benzina, non si abbia il coraggio di un gesto coraggioso per dire "basta, per un po' di tempo non presentiamo più in Consiglio regionale nuove iniziative": iniziative che a mio parere sono dei veri e propri sprechi documentati, perché qui manca una cosa fondamentale: non si spiega perché ci sia necessità per la nostra Regione di dotarsi di questo nuovo strumento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Illustrerò brevemente la mia opposizione a questo disegno di legge utilizzando due argomenti. Innanzitutto non credo che il motivo fondamentale della mia opposizione a questo dise-gno di legge risieda nella inutilità di questo ente.
Lo dico non perché credo che sia utile, anzi è assolutamente Inutile ma perché c'è un guasto di fondo nella teoria che sta alla base di questa agenzia. Io ho qualche conoscenza di esperienze straniere in questo campo e In effetti anche nelle relazioni di minoranza sono richiamate le esperienze straniere. Io ho qualche conoscenza degli esperimenti americani in questo senso, dove però vige un sistema politico che non è caratterizzato come il nostro dalla diffusiva, e viscida presenza dei partiti nella cosiddetta società civile.
ROSSA E' viscida anche la tua, però! CUCCO Sì, come struttura di partito sì, tant'è che noi siamo per l'uninominale, caro Consigliere Rossa, anche per evitare la tua presenza qua dentro, non soltanto la mia, e per fare In modo che quest'aula sta davvero espressione...



PRESIDENTE

Consigliere Cucco, la prego! CUCCO E sempre troppo Interessante rispondere alle battute di Rossa.
ROSSA Noi cerchiamo di rappresentare la gente nel migliore dei modi.
CUCCO No, in questo momento non rappresenti la gente, bensì il tuo Partito che è cosa ben diversa, non è la gente.
ROSSA Rappresentiamo la gente che ci ha eletti, cioè il popolo sovrano.
CUCCO Popolo sovrano? Per carità!



PRESIDENTE

Consigliere Cucco, proceda! ZACCHERA Il popolo sovrano non le conosce queste cose!! Se le vedesse! Sempre la solita minestra! ROSSA Hai una distorsione di fondo, costituzionale! ZACCHERA Tira fuori la Costituzione, bravo!



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, la prego di non trascendere. Consigliere Cucco prosegua.
CUCCO Invito il Presidente a chiedere anche al Consigliere Rossa di tacere.



PRESIDENTE

Tutti i Consiglieri che non hanno facoltà di Intervenire sono pregati di tacere.
CUCCO Il centro della questione è questo: noi viviamo In una società dove I Partiti occupano qualsiasi spazio possibile. In questo momento specifico anche attraverso tali esperimenti, si tenta di occupare spazi che istituzionalmente sono già regolamentati all'estero da rapporti diretti fra il mondo scientifico e quello della produzione, senza l'intermediazione della politica perché l'intermediazione della politica si chiama in un altro modo. Come si chiama? CUCCO Tangenti, caro Fiumara! Tangenti si chiamano, oppure interessi.
ROSSA E' una provocazione! CUCCO Questa è l'infondatezza del progetto di legge che non sta tanto nello spreco, nell'ente inutile, l'abbiamo già detto tutti: esistono almeno altri 4 o 5 enti di partecipazione regionale che possono benissimo occuparsi di innovazione tecnologica e anche negli aspetti trattati da questo progetto di legge. Su questo punto richiedo il parere della Giunta. Pensa davvero la Giunta che lo spazio tra mondo scientifico e mondo della produzione debba essere occupato da un'iniziativa di questo tipo che è di carattere partitocratico? La stessa domanda la giro anche al colleghi Marchini e Ferrara. Io non chiedo loro di votare contro, questo sta alla loro moralità politica e anche di attenzione e di adesione a un progetto complessivo che non riguarda soltanto l'Agenzia per l'innovazione ma anche altre cose, però su questo argomento alle due forze laiche presenti in Consiglio, ma anche alla terza forza laica, cioè il PSDI, dico che una riflessione bisogna farla. Su questo tema dovete dire qualche cosa, perché o dite all'aula che questo è uno spazio che anche la politica può occupare, o se non é così, bisogna trarne le conseguenze.
Seconda argomentazione di carattere molto specifico. Voglio dirlo con molta pacatezza, anche perché questo è il "segreto di Pulcinella", in realtà lo sanno tutti. Quest'agenzia è stata voluta da una forza politica e da un pezzo di un'altra forza politica; l'hanno voluta fortemente, tant'è che c'è stato addirittura un vento di crisi. Ricordo gli articoli che apparvero sul giornali in quel periodo che erano di questo tenore: 1a Regione non funziona bene, bisogna rinnovarla.. Non voglia ulteriormente entrare in polemica perché non servirebbe a nulla, propongo soltanto un emendamento: laddove è scritto "denominata Agenzia per l'Innovazione SpA si aggiunga, come si faceva nelle buone aziende di conduzione familiare: "Di Garesio &C.» così almeno si sa qual è l'origine e lo spirito col quale si fanno queste iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Vorrei fare ad alta voce il ragionamento che mi ha portato a prendere l'atteggiamento definitivo su questa Agenzia per l'Innovazione. Credo che per molti altri colleghi della I Commissione, quando si è avuto modo di discutere questo progetto di legge, sia venuto spontaneo dire che non si può parlare male dell'innovazione perché è come sparare sulla Croce Rossa. C'è stata pero una confusione di fondo a cui credo abbia abboccato anche Il PDS con tutta quella serie di emendamenti presentati ed accettati. Anch'io nella mia perfetta ingenuità ho pensato ed ho provato tramite un emendamento a rendere un po' più digeribile questo progetto, cercando di dare una forma a questo contenitore che fondamentalmente non solo era vuoto, ma mancava di forma propria. Ho fatto ripetuti tentativi fino a riuscire ad elaborare una proposta che più o meno stava In piedi: mi sono però reso conto che quel lavoro era frustrante e del tutto inutile perch si trattava di avallare un carrozzone che altro non avrebbe fatto che sperperare 3 miliardi di denaro pubblico. Il colpo di grazia mi è stato fornito dalla dichiarazione, indipendentemente dal buoni propositi dell'anno passato, di ritoccare il prezzo della benzina e del metano, in sostanza di richiedere un altro sacrificio alla gente. Leggendo questa dichiarazione domenica scorsa mi sono domandato con che faccia si possano chiedere altri sacrifici alla gente per mettere in piedi dei carrozzoni questo è Il percorso che ho fatto ed è per questo motivo che ritiro l'emendamento che ho presentato ieri.
Ritengo non sia il caso di far perdere altro tempo ai colleghi su questa mia proposta di emendamento, che non riuscirebbe comunque a rendere accettabile e decente una legge che istituzionalizza l'ennesimo carrozzone.
A nome del mio Gruppo,, aderisco alla richiesta di non passaggio alla votazione presentata dal colleghi del PDS e del Movimento Sociale.
Non vorrei essere drastico e provocatore, come lo è stato il collega Cucco, però devo fare un'ammenda proprio perché in perfetta buonafede e ingenuità credevo che si potessero ancora costituire degli enti utili; sono ancora di questo parare, ma sicuramente con un altro spirito e con altre maggioranze, sicuramente con altri soggetti!



PRESIDENTE

Convoco i Capigruppo nell'attigua sala "A" per una breve riunione.
La seduta é tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.10)



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