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Dettaglio seduta n.85 del 30/07/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Stemma - Gonfalone

Esame progetto di legge n. 6: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte 'Abrogazione art. 4, legge 24 dicembre 1925, n. 2264'" - Presentazione pregiudiziale del non passaggio al voto (Rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che reca l'esame del progetto di legge n. 6.
Il Presidente della Commissione comunica che nella seduta dell'11 luglio scorso la I Commissione ha concluso l'esame del progetto di legge n.
6 "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale dei Piemonte 'Abrogazione art. 4, legge 24 dicembre 1925, n. 2264", deliberando a maggioranza dei Consiglieri presenti di rassegnarla al Consiglio con la proposta di non passaggio all'esame degli articoli, ai sensi dell'art. 79 del Regolamento. Allega inoltre l'ordine del giorno con cui si chiede il non passaggio all'esame degli articoli.
Chiede di intervenire il Consigliere Rabellino. Ne ha facoltà.
RABELLINO Faccio notare il clima in cui si sta svolgendo la seduta, che mi pare non consono al ruolo del Consiglio regionale.
Avevamo presentato la proposta di modifica di una legge nazionale; la discussione sviluppatasi in Commissione tuttavia ci lascia notevolmente perplessi in quanto la nostra è una proposta di abrogazione di una legge fascista, la quale prevedeva che qualsiasi tipo di Ente non potesse esporre null'altro che la bandiera nazionale, quella italiana, e lo stemma; il gonfalone del proprio Ente.
Il fatto che la maggioranza del Consiglio regionale inviti a non votare una proposta di legge del genere non può che lasciarci sconcertati. Qui non si chiede altro che venga abrogata questa normativa e che sia permesso a qualsiasi Comune del Piemonte, di esporre anche il gonfalone e la bandiera eventualmente piemontese, o comunque bandiere di altre Regioni visto che stiamo parlando di una legge nazionale. Pertanto essendoci Regioni che hanno una propria bandiera, quale il Veneto per esempio, è giusto che i Comuni appartenenti a quella Regione abbiano la possibilità di esporre nell'aula del Consiglio comunale anche la bandiera regionale e non solo quella nazionale.
Il fatto che si chieda di non votare ci lascia perplessi. Chiediamo che la maggioranza abbia almeno il coraggio di andare in votazione, poi eventualmente si respingerà, senza nascondersi dietro alle responsabilità che il Consiglio regionale e la classe politica devono avere.



PRESIDENTE

In assenza del Consigliere Rossa, la parola al Consigliere Ferraris per l'illustrazione.
FERRARIS, relatore Il progetto di legge n. 6, presentato dal Gruppo Lega Nord Piemont, è una proposta di legge al Parlamento per l'abrogazione dell'art. 4 della legge 24 dicembre 1925, n. 2264 concernente le norme per l'uso della bandiera nazionale. Il primo comma dell'art. 4 in questione stabilisce testualmente: "Gli enti pubblici locali possono fare uso soltanto della bandiera nazionale o dei vessilli e gonfaloni tradizionali propri degli enti purch questi siano accompagnati alla bandiera nazionale, che avrà sempre il posto d'onore, a destra o in alto": Secondo i proponenti, la norma di tale articolo, che pone agli enti pubblici locali il divieto di esporre "vessilli diversi da quello dell'ente stesso e della bandiera dello Stato", deve essere abrogata. "Il vessillo del Piemonte - prosegue la relazione dei proponenti - rappresenta l'unità pluricentenaria statuale della nostra terra e la continuità universalmente riconosciuta con le tradizioni storiche e culturali" e pertanto deve avere diritto e dignità di esposizione.
La I Commissione ha preso in esame la proposta di legge, di cui si tratta, e, pur concordando in linea di principio circa l'esigenza di affermare in ogni campo con forza l'autonomia regionale all'interno dell'insieme unitario dello Stato e della nazione, ha ritenuto, a maggioranza, che dell'art.. 4 della legge n. 2264/1925 non dovesse proporsi l'abrogazione, bensì una integrazione nel senso di aggiungere alle bandiere, vessilli e gonfaloni, di cui è consentito l'uso da parte degli enti pubblici, anche quello della bandiera (ove esiste) o del gonfalone regionale.
Del resto, la proposta abrogazione dell'articolo non avrebbe verosimilmente avuto possibilità di accoglimento, giacché si sarebbe limitata alla soppressione di una norma statale, determinando in una materia di competenza dello Stato un vuoto legislativo ingiustificato.
In particolare, deliberando il non accoglimento del progetto di legge n. 6, la I Commissione ha inteso evitare che in ogni caso, con la soppressione delle norme che ne regolano l'esposizione, il conseguente diverso, libero uso delle bandiere, vessilli; ecc, potesse assumere un significato di tipo separatistico indipendentistico regionale.
In sostanza, la Commissione ha sì deliberato di proporre al Consiglio il non passaggio all'esame degli articoli dalla proposta di legge n. 6, ma contestualmente ha deciso di chiedere all'Ufficio di Presidenza di esaminare l'opportunità e la possibilità di addivenire quanto prima ad una nuova formulazione dell'art. 4 della legge n. 2264/1925, proprio per consentire che non solo in Piemonte, ma in tutte le Regioni italiane accanto alla bandiera nazionale ed ai vessilli e gonfaloni loro propri, gli enti pubblici locali espongano sempre il gonfalone o la bandiera regionale.
Peri motivi sopra esposti, in attesa della proposta di integrazione anzidetta, non rimane quindi che raccomandare al Consiglio di esprimersi per il non passaggio all'esame dell'articolo unico del progetto di legge n.
6 ai sensi dell'art. 79 del Regolamento.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Ferraris. Mi sembra che dalla relazione siano emerse molto chiaramente le motivazioni di questo progetto di legge.
Chiede di intervenire di Consigliere Farassino. Ne ha facoltà.
FARASSINO Le motivazioni non sono emerse affatto chiaramente perché, attraverso un cavillo e un escamotage giuridico, si tenta di aggirare la questione.
Quando si dice che "è consentito l'uso da parte degli enti pubblici anche quello della bandiera (ove esiste) o del gonfalone regionale", a me sembrerebbe, ad una prima lettura, che chi vuole può esporre l'uno o l'altro. In effetti, però, la bandiera piemontese è stata negata dalla Regione in quanto ha creato un suo gonfalone.
E' inutile girare attorno al problema attraverso escamotage cavillosi che non risolvono la questione, pensavamo semplicemente, senza andare a fare provocazioni e senza pretendere che dalla nostra proposta venisse approvata una legge autonomista, che attraverso l'abrogazione della legge del 1925 si potesse dare un minimo di giustizia e di libertà ai Comuni che desiderano (perché non è un fatto d'obbligo) aggiungere alla bandiera italiana (che è obbligatoria) la bandiera storica piemontese, ameno che si voglia negare che il Piemonte ha una sua bandiera storica.
Tutti i presenti sanno benissimo che la bandiera piemontese è nata nel 1200, che è stata adottata ufficialmente nel 1524 e che ha vissuto una sua storia gloriosa o meno (dipende da che angolazione la si vede); comunque è un dato di fatto assolutamente inconfutabile.
Noi, con la nostra proposta, non pretendevamo e non pretendiamola sostituzione della bandiera italiana con la bandiera storica piemontese.
Chiediamo solo l'opportunità per i comuni e perle istituzioni che lo desiderano, oltre alla bandiera tricolore italiana, di esporre anche la bandiera storica della nazione piemontese.
Se non si abroga l'articolo della legge fascista del 1925 questo non si ottiene.
Mi sembra che non andare al voto, oltretutto in una situazione come questa, significhi aggiungere ulteriore ambiguità a quella già esistente.
Quindi, chiediamo che la legge venga votata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Se la legge del 1925 era giusta si fa malissimo ad abrogarla; se era sbagliata, avete fatto malissimo ad aspettare 50 anni per cambiarla.
Ritengo semplicemente che ci sia un motivo di fondo e un motivo più preciso al dibattito di oggi. Non ho nulla in contrario che alla bandiera nazionale si aggiunga, ove lo si desideri, anche il gonfalone o la bandiera della Regione; anzi mi sembra una cosa logica.
L'obbligare, come tra l'altro sottintende la relazione di maggioranza della Giunta, gli enti locali ad esporre sempre il gonfalone nazionale mi fa pensare che comincerà l'ennesimo scandalo sulla fornitura dei gonfaloni agli enti pubblici anche perché non tutti gli enti dispongono di una rastrelliera per poter esporre tre gonfaloni.
Ritengo che la cosa più semplice sia la massima libertà. Non è il caso di votare il non passaggio agli articoli e personalmente mi asterrò su questo. Si può integrare la legge del 1925 con la possibilità di esporre il gonfalone regionale e mi sembra logico e giusto, e nulla toglie alla bandiera Italiana e/o al drappo, al vessillo, al gonfalone del comune o dell'ente che è il caso di specie. Quindi, nello specifico, non trovo giusto il non passaggio agli articoli; peraltro, presuppongo che non si dovrebbe a quel punto abrogare l'articolo, ma proporre un emendamento con una dicitura che dia la possibilità di inserire anche la bandiera della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Suggerisco ai proponenti il ritiro della proposta e la sospensione dell'esame di questa materia. Temo ci sia un contrasto metodologico, che sottende un approccio del documento della maggioranza che non mi sento di condividere, proprio per la questione rilevata dal collega Farassino.
Se siamo convinti che il Piemonte esiste da 800 anni, comportiamoci di conseguenza e, per esempio, non mettiamo sui taschini delle divise il gonfalone, ma mettiamo lo stemma. E' un argomento non minimale, è un problema politico e culturale di non poco conto. E' stata un'operazione politica quella di voler mettere insieme elementi storici (lo stemma) ed elementi politici (il colore del gonfalone). Quindi chi ha fatto politica ha fatto sì che si inserissero gli elementi del gonfalone non quelli dello stemma, perché lo stemma prescinde dalla politica e attiene alla storia mentre il gonfalone attiene al pronunciamenti radicali della Repubblica di Alba. Quindi è esattamente il contrario di quanto si dice: gli elementi politici sono il colore del gonfalone, gli elementi storici sono quelli dello stemma. Lo stemma della Regione Piemonte però è la bandiera del Piemonte, quindi la bandiera del Piemonte esiste. Questo però non lo si vuole accettare da parte di molte forze politiche, per esempio, per i Gruppi che fanno riferimento all'autonomia piemontese; il non sapere se si è in presenza del loro stemma o di quello della Regione non è simpatico.
Da parte di qualcuno era stato suggerito di ufficializzare la bandiera del Piemonte utilizzando, ovviamente, lo stemma non il gonfalone, per esempio, contornandolo dal colore piemontese, questo sì Savoia, che è l'azzurro.
Se andiamo a vedere negli archivi della Regione vediamo che questo ragionamento, così semplice e così elementare, non viene accettato e allora si disegnano le cose più strane; mi riferisco alla bandiera, non allo stemma, perché il valore della tradizione e dell'esistenza di uno stato piemontese da 800 anni non viene accettato da larga parte delle forze politiche e da larga parte della cultura di questo palazzo. Mi riferisco ai funzionari che sono la memoria storica.
Quindi, questa vicenda, che solo per certi versi attiene alla pervicacia dello Stato che ci impedirebbe di esternarci richiede la verifica della nostra volontà di esternarci; non possiamo accusare lo Stato di comprimere la voglia di riconoscere la nostra storia, di viverla e di attualizzarla se poi, quando ci è consentito, non lo facciamo.
Quindi suggerirei a colleghi - mi rendo conto che è una richiesta di puro stile - di ritirare questa proposta o di chiederne il rinvio in Commissione per riproporla quando la questione, in apparenza marginale, ma secondo me centrale, verrà definita. La bandiera del Piemonte non è la bandiera dei Savoia, non è la bandiera di Umberto II o di Vittorio Emanuele II, che non c'entrano con questo. Quindi andiamo a fondo della vicenda e riconosciamo (esigenza di leggere la nostra storia non soltanto dal 1943 al 1945, con il Comitato per la valorizzazione dei valori della Resistenza, ma partendo da molto tempo più indietro anche senza andare indietro di 800 anni, perché noi piemontesi dopo quasi 50 anni dalla Liberazione continuiamo a leggere la storia della Regione dal 1943 al 1946, ma su questo un minimo di giustizia va fatto. Volevo dire che mi sembra un po' stiracchiata questa questione che facciamo nel confronti dello Stato su quello che dovrebbero fare gli enti locali in ordine alla propria possibilità di esternarsi e di riconoscersi in simboli se poi oggettivamente e culturalmente questa voglia di riconoscerci e di esternarci in effetti non c'è. Se questa volontà ci fosse nei guidoncini della Regione ci sarebbe la bandiera del Piemonte, non il gonfalone, nelle divise degli uscieri ci sarebbe la bandiera, non il gonfalone, in quelle cosette di acciaio stampato che si danno agli ospiti ci sarebbe la bandiera in primo piano, non il gonfalone.
La verità è che larga parte della cultura, anche politica, vuole minimizzare la specificità della nostra tradizione e il fatto che esistiamo come Stato da 800 anni. Non dobbiamo scandalizzarci se alcune forze politiche tradizionali hanno qualche successo nella misura in cui vogliono rivendicare le specificità del nostro Piemonte. Vorrei capire quale piemontese si riconosce nello strano disegno che ha sul taschino il nostro collaboratore che sta passeggiando davanti ai nostri banchi. E' evidente che, a questo punto, il "drapeau" dei nostri amici e di Farassino è molto più comprensibile, è molto più leggibile di autonomia.
Una volta mi sono trovato - chiedo scusa ancora della questione personale - quasi a litigare con una degnissima persona che, pensando che quella fosse la bandiera del Piemonte, l'aveva esposta in una situazione che mi ha creato grave imbarazzo. A un povero alpino di 75 anni che era salito a duemila metri di dislivello, d'inverno, per esibire alla televisione quella che lui pensava fosse la bandiera del Piemonte, non me la sono sentita di dire che stava facendo la campagna elettorale per qualcuno e non stava celebrando il Piemonte. L'ho lasciato nella sua buona fede, quindi sui canali televisivi nazionali di tutto il Paese, per quattro o cinque passaggi, è comparso il simbolo di una forza politica qui presente.
Quindi ribadisco il mio suggerimento ai proponenti di questa legge di non insistere, di accettare che questa rimanga come questione aperta per approfondire le tematiche poste rispetto alla formalizzazione della bandiera che, a questo punto, giustifica una proposta in positivo non solo in negativo, nella misura in cui noi fossimo titolari di una bandiera, a questo punto si pone in termini positivi. Evidentemente questo lo si pu fare, al di là delle forme, quando questi valori si siano registrati acquisiti, consolidati e non soltanto minimizzati.
Faccio un esempio. Tutti gli strumenti di messaggio delle Olimpiadi della Savoia, i logo, che cosa sono? Sono la bandiera della Savoia ridisegnata come una vela o come uno sci o come si ritiene, nella quale però si riafferma la Savoia che si identifica con le Olimpiadi. Nessuno si è sognato di metterci il tricolore o due righe su Chambery o il berretto del nonno. Quindi lo stemmino che fra un anno vedrete dappertutto, il logo delle Olimpiadi francesi del 1992, sarà lo stemma della Savoia.
E possibile che per quello piemontese invece si deve cercare ogni occasione per farlo sempre più piccolo; sempre più brutto, sempre più scolorito, per evitare che qualcuno un giorno o (altro si chieda se non sia il caso di fare un istituto per la valorizzazione del contributo della nostra Regione all'Unità d'Italia, oltre che alla Resistenza? Sono fatti altrettanto significativi. Mi sembra che; dopo cinquant'anni, dovremmo incominciare ad immaginare la guerra di Resistenza come l'epilogo un fatto significativo di una tradizione che vede il Piemonte in pista da protagonista da 800 anni. Non c'è niente del genere in Italia! Mi rendo conto che sono questioni che portano via più del necessario; a qualcuno magari può interessare perdere più tempo nello stanziare lire X per la legge Y e ritenere me un perditempo. Se le nostre istituzioni in un paese cattolico non riescono a radicarsi è perché non colgono le opportunità per coltivare quelle poche occasioni di radici, di riconoscibilità che l'opinione pubblica ha nelle istituzioni.
Sembrano questioncine paragonabili, come avrebbe detto un illustre naturalista del '700, al "polline sulle ali delle farfalle", e quindi sono considerate un elemento che appesantisce i nostri discorsi; poi si scopre invece, che il polline sulle ali consente alle farfalle di volare, quindi si capisce che non è tempo perso. Il fatto che poi, per qualche verso questo possa anche giovare elettoralmente agli amici con i quali abbiamo difficoltà a confrontarci su questioni politiche (ma non su questo argomento) non ci dovrebbe scandalizzare più di tanto.
Siamo il più antico Stato di Italia ed è un fatto inoppugnabile rappresentiamo per larga parte l'Italia perché se non fossero stati i piemontesi a conquistare l'Italia, ma fossero stati per esempio i marsalesi, la storia sarebbe stata scritta in modo diverso: avrebbero scritto '7 marsalesi hanno conquistato l'Italia". Invece l'abbiamo unificata noi, "bogia nen" piemontesi, e il risultato è quello che abbiamo di fronte.
Mi pare chela vicenda meriti di rimanere sui nostri tavoli così come sono rimaste sui nostri tavoli quella dello stemma e quella del gonfalone proprio per evitare che continui a sembrare un'espressione di partigianeria, qualche volta anche un po' grossolana, e perché si trovi l'occasione per ricostituirla nel modo adeguato, non solo sul piano formale dell'esposizione, ma anche su quello del riconoscimento, della rivalutazione e della valorizzazione dei fatti che stanno dietro a questi segni. Quindi, se li consideriamo dei puri segni cancelliamoli; se riteniamo siano qualcosa di più, valorizziamoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Prendiamo atto dell'apertura e della rinnovata disponibilità da parte di alcuni colleghi di maggioranza a riconsiderare il problema in modo più generale e più ampio. Non condividiamo assolutamente la relazione presentata dal Consigliere Rossa che avrebbe dovuto provocare un irrigidimento da parte nostra per quanto di provocatorio contenevo cioè le istanze separatiste a cui Rossa molto improvvidamente ha fatto riferimento.
Comunque, prendendo atto della disponibilità a raffrontare il problema globalmente proponiamo al Consiglio di rinviare il nostro disegno di legge in Commissione.



PRESIDENTE

Mi dicono che non è possibile che ritorni in Commissione. Si potrebbe cogliere però il lato positivo della relazione che, impegnerebbe l'ufficio di Presidenza a rivedere tutta la materia.
MARCHINI Non sono d'accordo: di queste deleghe all'ufficio di Presidenza ne abbiamo date anche troppe!



PRESIDENTE

D'accordo, ritiro quanto ho detto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.
TAPPARO Un argomento che poteva sembrare non centrale nell'o.d.g. è stato invece colto come occasione per vivificare il tono vivace e forte del Consigliere Marchini, quando nell'84 In quest'aula dovemmo definire il nostro drappo.
Vorrei ringraziare gli organizzatori delle mostra tenutasi nel maggio scorso in occasione della festa dei piemontesi, prevista dalla legge regionale, che ricorda l'approvazione da parte del Consiglio del suo Statuto. La mostra ha evidenziato le pesanti trasformazioni dei confini del Piemonte avvenute nel corso del millennio che stiamo vivendo.
L'elaborazione fatta ha voluto, in qualche modo, cucire culture, istanze tradizioni e realtà diverse, che avevano come ceppo centrale il simbolo della croce argentea su campo rosso.
Dal commenti dei novaresi e da altri, sentivo che i confini del Piemonte sono variati notevolmente: infatti molte aree del Monferrato nel 1300 non erano comprese negli attuali confini del Piemonte. Quindi per come è configurato l'attuale confine amministrativo del Piemonte, l'operazione portata avanti ha voluto abbracciare nella comunità, che ha però perso il pezzo importante della Savoia, realtà che molto spesso, rispetto alla vecchia storia del Piemonte, non hanno alcun legame.
Credo pertanto sia utile, come sollevato dai colleghi della Lega Nord trovare il percorso più adatto, ma non so se proceduralmente è possibile.
E' necessario discutere dell'emblema che rappresenta la Regione e dare la possibilità, ma - perché no? - anche l'obbligo dei Comuni del Piemonte di poter esporre insieme alla bandiera italiana anche quella del Piemonte. Ci sia quindi da parte della nostra comunità l'elemento che dia consistenza ad una ragione né nazionalistica né di rivalsa; una comunità quindi che si identifichi volutamente in qualche elemento di nuovo. Con questo non vogliamo ricordare il Conte Verde o Emanuele Filiberto; la nostra comunità ha radici storiche importantissime che non vogliamo negare, per la cultura per i caratteri, per la storia, per molti altri aspetti. Ma oggi ha una configurazione e un ruolo che vanno riconosciuti e questa bandiera li vuole rappresentare. Non a caso la festa del Piemonte - io mi ero battuto in questo senso ed era presente nella mia proposta di legge - è la festa dello Statuto di questa Regione. Non è la festa di un'altra battaglia, della morte o nascita dì sovrani, di un'altra gesta epica di questa Regione, ma è la festa dello Statuto del Piemonte.
Ecco allora il simbolo: io sono orgoglioso del mix raggiunto in un equilibrio difficile che ha raccordato ragioni storiche, idealità, momenti diversi della nostra storia. Dovremo trasformarlo In una bandiera, non so come, ma se ne potrà discutere.
Dallo stimolo venuto dalla Lega Nord si può trarre un percorso che; da un lato, permetta di arrivare al Parlamento con una sollecitazione: non so se così come è stato formulato si tratti del percorso più giusto, però mi sembra giusta l'idea di arrivare a questo tipo di proposta. Dall'altro lato potremmo trovare in questa legislatura l'occasione per lavorare attorno al delinearsi di questa bandiera che ritengo sia molto importante.
Vediamo lievitare in Europa tante nazionalità e nazionalismi, forse in modi scomposti. Seguendo quella strada chiameremo Torino "Augusta Taurinorum" e magari potremmo fare anche noi il referendum come a Leningrado; mi dispiacerebbe se ci fosse qualche "San" davanti a Torino perché per me sarebbe reazionario.
Dinanzi a tali fenomeni nazionalisti possiamo dimostrare di non aver timore di far valere l'orgoglio della nostra identità, sapendo però che apparteniamo a una comunità che va al di là dei confini storici che lo Stato nazionale ha posto, ma che guarda verso L'Europa. Fra un anno ci sarà l'abbattimento di molte barriere fisiche tra gli Stati europei, possiamo quindi avere questo orgoglio.
Ho l'impressione che l'identificativo Regione nella futura Europa sarà molto importante, senza pensare a fenomeni come quelli che si stanno purtroppo determinando in Jugoslavia, probabilmente fatti emergere anche da aspetti reazionari non sempre molto chiari. Ebbene, in noi non c'è questo timore: c'è l'orgoglio di presentarci sapendo che la nostra è una comunità configuratasi in queste forme in epoche ben precise. Ha un suo gonfalone con caratteri e origini ben precise, ha uno Statuto che viene solennemente ora con legge regionale, ricordato nella data in cui è stato approvato dal Consiglio regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Non era mia intenzione intervenire, ma dopo aver sentito alcune affermazioni, mi sono sentita in dovere di farlo.
La legge del 1925 è diventa tristemente nota a Torino esattamente verso la fine dell'anno passato quando il movimento che io rappresento al Comune di Torino aveva pensato di esporre la bandiera del Piemonte - quella con la croce e il lambello -. Tutte le volte che si riuniva il Consiglio comunale di Torino, fuori dei propri uffici che si affacciano sulla piazza dove ha sede il Consiglio comunale, esponevamo la bandiera dei Piemontesi Ebbene, il Sindaco liberale Zanone - per questo ho detto all'inizio del mio Intervento che alcuni suoni sono arrivati stridenti alle nostre orecchie - prima mandò un vigile, poi due e dopo ancora tre, infine tir fuori questa "meravigliosa" legge per impedire a un Gruppo, un piccolo Gruppo che non disturbava più di tanto, l'unica cosa che desiderava fare cioè ricordare ai Piemontesi di Torino, i1 giorno in cui si riuniva il Consiglio comunale, che esisteva anche la loro bandiera che sventolava e che non faceva alcun danno, ma che poteva ricordare qualcosa di piacevole a chi l'avesse vista passando di lì.
Il Sindaco liberale Zanone decise di tirare fuori da chissà quale archivio nascosto questa "meravigliosa" legge e impedire così virtualmente l'esposizione della bandiera piemontese.
MARCHINI Quella era la bandiera di Piemont! SARTORIS Era la bandiera, lo stemma del Piemonte, era quello in cui la gente si riconosceva.
Se vogliamo ritornare più in là, collega Marchini, dobbiamo ricordare che, pur non essendo presenti quando in quest'aula c'era una Giunta di sinistra, era stato indetto addirittura tra gli studenti delle scuole elementari nel 1978/79 un concorso che aveva per oggetto il gonfalone e lo stemma della Regione Piemonte.
Siccome qualcuno voleva dare un indirizzo piuttosto che un altro perché nonostante abbiano sbattuto la testa, perché piacendo o non piacendo il simbolo e lo stemma dei Piemontesi è quello, che a noi piaccia o non piaccia è quello - dovettero arrendersi e allora venne fuori quell'ibrido cioè la sovrapposizione di due momenti, compromesso che noi abbiamo sempre considerato un ibrido, ma che comunque è meglio di nulla. Sicuramente ci hanno stupito molto i discorsi che ha fatto e che farà il Consigliere Rossa e che hanno già fatto i socialisti e la DC, gli ammiccamenti, le riconsiderazioni su quella che può essere l'autonomia, a noi fanno molto piacere perché si comincia a discutere e noi non vogliamo essere n depositari della verità tè gli unici in assoluto.
Siamo qui perché se veramente si comincia a parlare di questioni autonomiste e di autonomia, a noi fa piacere. Attenzione, però, perché sono diciotto anni che ci occupiamo di questi argomenti e quindi con noi è difficile barare. Se vi indirizzate in questo discorso, non dovete presentare solo una scatola vuota, ma una scatola piena di contenuti.
A noi non interessa che si capovolga l'articolo costituzionale n. 117 vogliamo anche le competenze, il denaro, vogliamo 19/10 di quello che la Regione Piemonte contribuisce come tasse. Su questo saremo precisi; se la DC; il Partito Socialista o il PDS sono disponibili alla discussione, lo siamo anche noi e soprattutto ci farà piacere perché forse la nostra presenza, se spinge in certe direzioni alcune discussioni e alcune ottiche non è poi così inutile come si poteva pensare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.
ROSSA Incomincio il mio intervento rivolgendomi alla collega Sartoris, alla quale dico che siamo gli eredi autentici della tradizione sabauda liberale,, garibaldina e mazziniana! E naturalmente, come Garibaldi riteniamo che Vittorio Emanuele II abbia avuto un ruolo importantissimo.
Garibaldi ha combattuto con il poncio, perché veniva da un altro mondo eppure ha combattuto in nome dell'Unità dell'Italia. Noi siamo gli eredi autentici - poi si è aggiunta una grande tradizione cattolica in un momento di grossa difficoltà - anche se all'abbraccio di Porta Pia non ci fu n Garibaldi né Mazzini, ci fu un insieme: lo Stato.
Ho l'impressione che la tradizione del Piemont sia un po' folcloristica, bisogna riuscire a separare l'aspetto folcloristico dall'aspetto reale, politico, istituzionale.
Mi rivolgo al Presidente - da una parte - e al collega Marchini dall'altra - che aveva espresso qualche preoccupazione in seguito alla proposta del Presidente, dicendo, come proponiamo nella relazione, di demandare all'Ufficio di Presidenza. L'Ufficio di Presidenza potrebbe anche essere...



(Interrompe il Consigliere Marchini)



PRESIDENTE

Prego il Consigliere Marchini di non interrompere il Consigliere Rossa.
ROSSA Collega Marchini, noi proponiamo di demandare all'Ufficio di Presidenza, ma magari si potrebbe anche fare una riunione cm I Capigruppo.
Siamo pienamente d'accordo con quello che lei ha detto perché nessuno più di noi vuole recuperare i caratteri distintivi di questa storia luminosa fatta di tanti sacrifici e sicuramente non superficiale. Questo Stato, che i padri del Risorgimento hanno costruito e da cui è partita l'Unità d'Italia, ha dei titoli per vantare domande specifiche. A noi sta benissimo una caratterizzazione In questo senso, anzi, vogliamo affermare l'autonomia anche dal punto di vista del recupero di alcuni valori.
Quello che ci preoccupa - e mi rivolgo alla Lega Nord - è l'aspetto politico che viene ad inficiare la proposta. Non potete negare che, in qualche misura, tale aspetto coincide con l'aspetto politico di tipo separatistico che noi respingiamo, perché siete coloro che hanno proposto di dividere l'Unità d'Italia! Non si può mistificare la storia né la politica! Ecco la ragione per cui respingo l'influenza politica che può avere adesso, perché il vostro Capogruppo proponendo le tre repubblichette, propone di fare il percorso inverso a quello fatto sia dallo Stato Piemontese sia da Garibaldi! Bisogna confrontarsi e misurarsi perché un conto è recuperare I valori della storia del Piemonte, che risalgono al 1200-1300, un conto è introdurre elementi di tradizione e di tipo folcloristico sulle ragioni della storia vera che sono ben diverse. Sono anche favorevole a recuperare se riusciamo a farlo, le onorificenze che venivano date dallo Stato, cioè dare riconoscimenti già presenti nella storia lasciando da parte l'aspetto politico col quale avete Introdotto la questione. Un giorno dovremmo parlarne, perché sono elementi che hanno cementato lo Stato Piemontese, per il quale hanno combattuto uomini grandi.
Altro che il problema del separatismo! Il separatismo lo state introducendo voi, distruggendo uno Stato che si è costruito, é diventato una grande Nazione per il quale, sotto le bandiere del Piemonte, hanno combattuto grandi uomini. Torniamo allora a ristabilire l'equilibrio e la verità della storia fuori dalla politica: vediamo se siamo tutti d'accordo.
Mi sembra di capire che vogliamo un Piemonte che sia se stesso, rispondente alla propria origine dentro la visione unitaria dello Stato, la cui costruzione non fu una passeggiata.
Fuori quindi le tre repubblichette, fuori ogni ambiguità. Recuperiamo il discorso in modo da arrivare ad una sede (non importa se è la I Commissione o l'Ufficio di Presidenza), collega Marchini, nella quale approfondire tutti gli elementi, depurandoli dagli aspetti devianti dagli obiettivi che vogliamo realizzare e tirando fuori dalla notte del 1925 gli elementi di autonomia vera che vogliamo affermare con la proposta In Parlamento.
Questa è la mia richiesta.



PRESIDENTE

C'è una questione regolamentare. Sono stati proposti tre emendamenti.
L'art. 81 sancisce la possibilità di rinviare In Commissione, stanti gli emendamenti presentati. Affinché questo avvenga, bisogna mettere in votazione l'ordine del giorno presentato dalla Commissione. Se non viene approvato potrà essere riportato in Commissione. Ai termini del Regolamento devo mettere necessariamente in votazione l'ordine del giorno di non passaggio all'esame della proposta di legge.
Nel caso in cui il non passaggio venisse approvato vi è la possibilità del rinvio della materia in Commissione.
Pongo in votazione il non passaggio al voti.
E' respinto con 5 voti favorevoli. 3 voti contrari e 20 astensioni.
Pongo infine in votazione il rinvio dell'intera materia in Commissione.
Il rinvio in Commissione è approvato con 25 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame progetto di legge n. 78: "Interventi volti alla promozione ed alla sperimentazione dei Centri di Iniziativa Locale per l'Occupazione"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 78, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Squillario che ha pertanto la parola.
SQUILLARIO, relatore Signor Presidente, egregi colleghi, con questa legge, fondata su rette intenzioni, buona volontà e ottimismo, e pur con qualche complessità di ordine procedurale, la Regione Intende contribuire al riequilibrio del mercato del lavoro, riequilibrio inteso innanzitutto come opportunità di occupazione.
Lo strumento individuato è il Centro di iniziativa locale per l'occupazione (CILO).
Il ruolo della Regione, necessariamente di programmazione e di controllo, si individua nel sostegno finanziario, e nell'assistenza tecnica. La funzione del CILO, che si caratterizza per il rapporto diretto con i soggetti interessati, consiste nelle rilevazioni costanti di dati nel coordinamento con altre politiche attive del lavoro, nello sportello di informazione, una facoltà propositiva, verso gli organi istituzionali che già si occupano di questo problema e punto di raccordo con servizi ed Enti esistenti sul territorio regionale.
La sede individuata, di norma nel Comuni capoluogo di circoscrizione. è tale per cui ciascun centro deve riferirsi a bacini omogenei di manodopera individuati in base alla legge 56/87.
I CILO fanno inoltre riferimento ad apposite strutture provinciali che dovranno attenersi al dettato regionale.
I servizi forniti, totalmente gratuiti, saranno organizzati e regolamentati dal Comuni e volti soprattutto alle fasce più deboli del mercato del lavoro. Stante la dinamica, costantemente in atto, del mercato del lavoro, la legge prevede, per il Governo regionale la possibilità di stabilire e quindi modificare i criteri di priorità dell'intervento nelle attività del CILO sulla base delle caratteristiche dei soggetti e delle aree interessate.
A questo fine la Giunta predisporrà un'apposita delibera quadro.
La legge poggia inoltre su un necessario coordinamento delle politiche e delle strutture regionali, direttamente o indirettamente coinvolte; basti pensare all'Osservatorio del mercato del lavoro, alla Formazione professionale, all'Orientamento professionale di assistenza scolastica alle attività di sostegno dell'inserimento sociale, ai servizi di formazione ed assistenza delle cooperative.
Coordinamento garantito dall'istituzione e dalla composizione di un Comitato tecnico che potrà anche avvalersi della consulenza di esperti spetterà infatti al Comitato predisporre un piano di azione, specificare le modalità tecniche di attuazione della delibera quadro della Giunta regionale, partecipare o promuovere progetti specifici.
Risulta infine indispensabile un rapporto di stretta collaborazione con la Commissione regionale per l'impiego.
Novità importante è certamente il coinvolgimento delle Province, che avranno il compito di coordinare l'applicazione della legge in base a quanto stabilito dal governo regionale. Dovranno infatti orientare l'attività dei centri, esprimere parere sulle richieste di contributo e garantire un coordinamento tecnico e formale fra i CILO.
Le risorse finanziarie, fissate per Il 1991 in 550 milioni - per la verità non sono molte per il lavoro che dovrà essere svolto - saranno utilizzate, per un importo parla 400 milioni, per concedere contributi ai Comuni che intendono istituire i CILO.
L'entità del finanziamento, ripartito su base provinciale, è fissata nella misura minima di 50 milioni per le circoscrizioni con popolazione superiore a 200.000 abitanti ed in 30 milioni per quelle con popolazione inferiore.
Soggetti dei contributi sono i Comuni; le domande andranno Inoltrate alla Giunta regionale, che stabilirà se ammettere meno il contributo sulla base di un parere formalizzato dalla Giunta provinciale competente per territorio, sentito il Comitato tecnico. Le modalità di erogazione prevedono due fasce temporali di contribuzione, la prima allatto della costituzione secondo gli importi stabiliti per legge; la seconda nel secondo anno di attività del CILO, non potrà superare quella di primo impianto e determinata in relazione all'effettiva attività svolta ed al programma di attività che il CILO intende realizzare.
Si tratta, in sintesi, di una legge altamente condivisibile sotto il profilo sociale che potrà, se compiutamente applicata, contribuire a coordinare un settore, quello del mercato del lavoro, che troppo spesso penalizza ed emargina i soggetti più deboli. Il punto è se riuscirà veramente, vista la complessa formulazione della procedura, ad ottenere risultati concreti.
Va doverosamente segnalato che in Commissione è stato più volte trattato tale tema, già avviato con il disegno di legge nella scorsa legislatura, ed anche in sede di consultazione è emerso, assieme a una dichiarata preoccupazione per il rischio di veder sovrapporre identiche funzioni da parte di organismi diversi, anche un apprezzamento per l'attenzione portata alle aree non garantite".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO La proposta sottoposta all'aula - della quale il collega Ferrara, in occasione del dibattito in Commissione, ha evidenziato possibili contraddizioni - può sembrare un elemento aggiuntivo, e marginale, quasi volesse accontentare qualche aspirazione a voler fare interventi sul problemi del mercato del lavoro, ma senza incidervi significativamente.
L'attuale nodo del mercato del lavoro piemontese non è quello di una mancata perfetta coincidenza tra domanda ed offerta - pur essendo, questo un problema rilevante -, ma una tendenziale fase di declino in alcuni settori portanti, quindi con una riduzione delle opportunità di lavoro, di lavoro forte, di lavoro che abbia prospettiva, che abbia capacità di collocarsi in modo non, marginale nel rapporto con i mercati internazionali.
Cito ancora l'esempio di stamani: avevamo dei lavoratori preoccupati per il loro pre-pensionarnento o per la cassa-integrazione che potesse permettere loro di arrivare ad agganciarsi magari alla pensione.
Dobbiamo ovviamente operare sui settori degli ammortizzatori ~ ma la lotta forte deve avere come scopo il mantenimento dei posti di lavoro. Non è finita, per esempio, la vicenda Weber, se il problema è stato risolto con il pre-pensionamento, perché in ogni caso un'unità produttiva o posti di un'unità produttiva.
Questo è il tema centrale, attorno al quale occorrono degli strumenti di fluidificazione del mercato del lavoro.
Va detto con estrema chiarezza che, per esempio, una carenza forte nel nostro mercato del lavoro è quella di orientamento: orientamento alla formazione professionale, al tipo di studio, che non trova sempre correlazione con gli sbocchi e con l'offerta di posti di lavoro.
I CILO avrebbero un po' questa ambizione: essere in qualche modo un sensore a livello periferico, soprattutto rivolto alle fasce più in difficoltà, più povere d'informazione (le nuove povertà sono anche povertà d'informazione), capace di agganciarle alla dinamica del mercato del lavoro.
Tutto questo è importante anche perché mette in movimento le energie spontanee e volontarie per operare che ci sono nella società. Certamente dobbiamo porre questi sensori nell'ambito di un disegno forte e strutturato che ci deve essere e che trova per esempio nell'agenzia per l'impegno operante da alcuni mesi, uno strumento portante.
Ad esempio, oggi c'è da gestire la mobilità, uno dei grandi temi che ci offre la nuova legislazione in materia del lavoro: è chiaro che l'Agenzia per l'impiego dovrà essere uno strumento molto importante di progettualità e d'intervento. Abbiamo un osservatorio regionale del mercato del lavoro che guarda con grande attenzione e mensilmente ci fornisce dei dati e delle indicazioni sull'andamento del nostro mercato del lavoro. Poi - ahimè - il Sindacato magari farà l'accordo con gli imprenditori per costruire un altro osservatorio parallelo.
Tutto ciò fa parte oggi di una confusione di rapporti o forse di una mancanza di legittimazione della Regione; forse ancora perché non riusciamo a farei sentire troppo pesantemente su questi aspetti per cui il nostro osservatorio del mercato del lavoro che lavora egregiamente e che ha delle competenze, che ha una buona funzione, storicamente ormai consolidata, non viene considerato in modo adeguato.
Se collochiamo i CILO come delle tessere, non voglio dire minori, ma comunque con un carattere particolare sul territorio. In un disegno dove ci sono degli strumenti portanti per le politiche dei mercato del lavoro, sono d'accordo; altrimenti, se non è così, rischiamo solo che Il CILO diventi lo strumento che manda in un posto di lavoro Giovanni invece di Battista.
Noi abbiamo bisogno invece di uno strumento che proietti l'orientamento professionale, che sappia in qualche modo stimolare opportunità di lavoro che sappia far covare la coincidenza tra domanda e offerta in alcuni passaggi Importanti. Credo, quindi, che l'iniziativa sia importante, ma solo se sapremo accompagnarla, aiutarla nella gestione, evitando che si trasformi in piccoli "enclave" di giovani volenterosi che sperimentano alcuni rapporti con le categorie più deboli. I CILO devono essere, appunto delle tessere all'interno di un disegno di grande rilievo nel quale la Regione deve mantenere un ruolo importante.
Questo significa che nel rapporto tra volontariato e pubblico, ci devono essere confini e ruoli ben determinati, e là dove il pubblico arriva male, ma abbiamo deciso che deve arrivare, dobbiamo impegnarci affinché lo faccia, non dobbiamo rinunciare facilmente. Quindi nelle politiche dei mercato del lavoro noi dobbiamo sapere quali sono gli spazi che aspettano il ruolo pieno e importante del momento pubblico e quali invece gli spazi dove positivamente energie e risorse, che la società libera in questa fase in modo molto importante, vengono ad armonizzarsi con la funzione principe che il momento pubblico in materia di politiche del lavoro deve avere.
Il mio Gruppo, a meno che non voglia intervenire il Capogruppo, voterà a favore del disegno, però ci sono degli che considereremo con grande attenzione per rendere questo strumento il più efficace possibile nelle politiche del lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.
FERRARA In una seduta di qualche settimana fa abbiamo dibattuto sui problemi dell'occupazione. Nel corso di quel dibattito, io, in polemica garbata col collega Tapparo il quale sosteneva che la Giunta era al seguito della Confindustria, dell'Unione Industriale, ecc., dissi che molte volte la Giunta su questi argomenti era al seguito del PDS, prima Partito comunista e del Movimento Sindacale.
Oggi, a pochi giorni di distanza, credo ci sia una prova concreta.
Occorre però fare una breve storia di questa legge.
Questa legge venne presentata, come prima proposta di legge, il 18 marzo 1987 dal Partito Comunista, che venne in IV Commissione - che lo avevo l'onore di presiedere - e vi rimase ferma per un po' di tempo perch la Giunta voleva esaminarla. Un anno dopo circa, il 20 giugno 1988, la Giunta presentò un disegno di legge identico in quanto propose uno stanziamento di 550 milioni rispetto ai 400 inseriti nella legge del Partito comunista, quindi, sostanzialmente propose la stessa cosa. Con il consenso di quasi tutti, i due strumenti legislativi non vennero esaminati perché non si coglieva l'importanza e l'efficacia dei centri d'iniziativa locale. Non so l'importanza e l'efficacia nel 1987/88, ma successivamente a quella data vennero istituite le agenzie per l'impiego. L'agenzia per l'impiego è una struttura nazionale, articolata a livello regionale, che dovrebbe fare le stesse cose (che io non ho ben chiaro) che dovrebbero fare i CILO. Dico che non ho ben chiare queste cose, ma non sono l'unico dal momento che la CISL ha tenuto un Convegno qualche tempo fa e in questo ha parlato di turbolenta gestazione e di difficoltà del confronto per definire le funzioni e la dotazione organica delle agenzie.
In realtà la stessa agenzia del lavoro non ha ancora ben definito quali sono i propri ruoli e le proprie funzioni; si è strutturata. E la forza del movimento sindacale, parte fondamentale in queste scelte, ha fatto sì che venissero nominati i direttori delle agenzie per l'impiego con un compenso di 100 milioni all'anno.
Mi sono ricordato di questo quando qualche giorno fa ho visto il collega Leo ospite del Maurizio Costanzo Show dove c'era anche il Segretario generale della UIL Benvenuto. Benvenuto e Costanzo l'hanno "messo in croce" in quanto si discuteva dell'aumento degli stipendi al parlamentari. Credo si faccia molta demagogia e il fatto che Maurizio Costanzo venga a fare le pulci sul compensi ai parlamentari mi fa un po' sorridere. Non mi fa sorridere che lo faccia anche Benvenuto parlando dei pensionati, quando il Movimento Sindacale ha messo i direttori di queste strutture che non si sa cosa fanno, anzi fanno nulla - e mi dispiace che non ci siano alcuni amici del PDS che potrebbero confermare la mia considerazione - perché ancora non sanno cosa devono fare le agenzie per l'impiego. I direttori percepiscono, senza nessun titolo particolare compensi di 100 milioni all'anno.
Insieme ai direttori ci sono poi per ogni agenzia per l'impiego 30 esperti anch'essi non meglio definiti come qualifica, espressione in buona parte del mondo sindacale con compensi di 60 milioni all'anno.
Hanno creato una struttura di questo genere per fare quello che, oggi ci propone la Giunta con la costituzione dei CILO.
Non credo sia giusto attuare una politica del lavoro moltiplicando gli interventi sul lavoro e facendo dei doppioni. E' necessario trovare l'orientamento, trovare l'incontro tra la domanda e l'offerta, l'indirizzo.
C'è tutta una serie di strutture che forse non funzionano: c'è l'osservatorio del lavoro a livello regionale, c'è la formazione professionale. Lo strumento della formazione professionale ha principalmente il ruolo di andare ad individuare gli sbocchi lavorativi e quindi dare delle indicazioni. Il famoso ordine del giorno che cito sempre quando si parla di formazione professionale prevedeva proprio tale ruolo cioè quello di andare ad individuare gli sbocchi futuri del mondo del lavoro e orientare i giovani per le scelte.
Tutte queste cose ci sono già, quindi non ha senso creare un nuovo organismo per attuare cose che la legge nazionale già prevede con strutture ed organizzazione ben più forti. Non soltanto il direttore, non soltanto gli esperti, ma queste agenzie per l'impiego hanno la possibilità di dotarsi di personale qualificato per svolgere queste funzioni.
Questo lo dicemmo, e mi pare che la relazione e lo stesso intervento del Consigliere Tapparo - persona molto sensibile al problemi del lavoro e lo dico in modo sincero e vero - lo riportasse, non siano stati così entusiastici rispetto al ruolo che si viene a svolgere. Si stanno sciupando risorse.
La settimana scorsa parlando del bilancio e dell'assestamento esprimemmo grande apprezzamento per quanto aveva fatto l'Assessore al bilancio e quanto aveva fatto e detto in quest'aula il Presidente della Giunta, quando si ravvisava la necessità di una di non fare più di non dare più risorse e fondi alle leggi non strategiche, non importanti e non finalizzate.
Oggi, a distanza di una settimana, la Giunta ci propone di stanziare 500 milioni per qualcosa che non ha un ruolo: siano pure soltanto con 500 milioni, ma è ancora più grave perché se la motivazione è quella che si spendono solo 500 milioni vuol dire che nessuno ci crede veramente - di stanziare 500 milioni per qualcosa che non ha ruolo.
E' una funzione che va ad invadere materie già regolamentate da leggi nazionali con più forza e più autorevolezza anche se con una certa confusione rispetto alle cose che deve fare.
Rispetto a tutti questi problemi noi non possiamo esprimere un parere favorevole. Lo annunciammo e lo dicemmo precedentemente al Presidente della Giunta in quanto pensavamo che avrebbe portato un ulteriore approfondimento. D'altronde le stesse consultazioni non ci paiono entusiastiche rispetto a questo; certo, le Organizzazioni Sindacali sono favorevoli perché vedono trasferimenti, di risorse a loro favore. I CILO potranno avvalersi - anzi la legge lo prevede espressamente - di personale comandato dalle Organizzazioni Sindacali. Le associazioni assistenziali come le ACLI si lamentano di questo, dicendo che non soltanto le associazioni di categoria possono far questo, ma il discorso deve essere più diversificato, quindi devono comprendere anche tutto il volontariato.
Mi pare che nessuno abbia espresso una convinzione vera rispetto a questo strumento. Ho la sensazione che anziché togliere leggi inutili, con questa legge facciamo una nuova legge inutile che quest'anno avrà stanziato 500 milioni, l'anno prossimo non so quanto perché dipenderà dalle risorse regionali, ma non stiamo facendo nulla rispetto al rafforzamento di quel tessuto economico-industriale che crediamo debba essere uno dei fini fondamentali dell'operato della Giunta.
Gli sforzi devono essere concentrati, pochi e finalizzati perché se fossero molti e senza nessuna finalizzazione vorrebbe dire solo disperdere e sciupare risorse e, in definitiva, venire meno al ruolo che dovrebbe essere nostro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO I CILO sono una sigla per me tutta nuova e un disegno di legge tutto da scoprire in questi giorni perché quando l'ho visto iscritto all'ordine del giorno non ero in grado di capire cosa poteva essere.
Sono grato all'Assessore Cerchio e ai collaboratori che ho incontrato nel giorni scorsi in Assessorato che mi hanno aiutato a comprendere quanto era loro in animo al di fuori delle parole e delle indicazioni riportate nel testo normativo che tenterà di attuare competenze proprie della Regione.
Ho colto fra I tanti tre aspetti miei personali che porto alla vostra riflessione. A differenza di quanto diceva il collega Ferrara, la proposta non pare soltanto un informa-giovani o una delle tante iniziative, seppure meritorie, nate sul territorio, attivate dal comuni, dalle associazioni dagli enti diversi, per tentare di dare delle risposte al mercato del lavoro.
Penso che, invece, sia un lavoro di programmazione più serio che coinvolge Province e Regioni con indirizzi e soprattutto i comuni per le fasi gestionali necessarie per integrare e coordinare le diverse competenze in merito alla formazione professionale, all'orientamento e all'informazione, all'assistenza per il sostegno di particolari gruppi. Un lavoro, quindi, per far nascere tutti gli incentivi e gli interventi necessari perla creazione di nuove occupazioni, per la cooperazione e la solidarietà, per l'aiuto alle fasce giovanili e soprattutto al buco nero tanto paventato, delle fasce più deboli.
Un raccordo, quindi, tra le fasi dei servizi regionali di orientamento ed analisi del mercato del lavoro, di programmazione della formazione professionale, di programmazione dell'assistenza e di raccordo con la Commissione regionale per l'impiego. E' questo un raccordo importante su servizi già svolti sul territorio: quindi, un lavoro che cercherà di raccordare tante energie e dovrà indirizzare risposte mirate in un settore che necessita più di altri di impegno e di attenzione.
Questo è un primo aspetto. Il secondo aspetto è caratterizzato da un intervento rivolto a tutto il mercato del lavoro, ma in particolare alle fasce più deboli. Ho visto e letto uno studio sul disoccupati a Torino prodotto su Studi e ricerche da Concetto Maugeri, un funzionario del nostro Assessorato, il quale, dopo l'analisi della tipologia delle persone in cerca di lavoro, le caratterizza In tre tipi e mette in evidenza la loro relazione cm due variabili importanti dal punto di vista dell'immagine e della disoccupazione. Una variabile è vista come l'indicatore di comportamento dinamico sull'attività di ricerca dei lavoro, e l'altra è vista come l'indicatore di reddito familiare per componente o Indirettamente come suo reciproco fabbisogno economico.
Quello studio evidenzia tutte le varie dinamicità che in modo trasversale sono condizioni per un inserimento lavorativo. Cerca di rimarcare la figura del giovane scolarizzato, che sovente ha ancora in corso un'attività di studio e che svolge un'attività lavorativa quasi sempre temporanea e irregolare, ma che si pone nelle condizioni soggettive di ricerca e che risponde ad esigenze non solo economiche, ma, anche di identità personale. Quasi sempre questa figura ha una famiglia radicata In grado di fornire un sostegno, un supporto economico.
Al contrario, con percentuali altissime, gli altri i più deboli appartenenti alla seconda fascia che citavo prima, e che sono: 1) il disoccupato economico, che fa parte di famiglie nelle quali il tasso di disoccupazione è elevato e nelle quali si vede una certa concentrazione di disoccupazione motivata dalla necessità di trovare un reddito. In molte famiglie la perdita del lavoro da parte dei soggetti con responsabilità familiare (del capofamiglia in particolare solitamente apportatore di un unico reddito da lavoro) che vengono colpiti dal sistema di ristrutturazione delle imprese e che escono dal circuito lavorativo provoca negli altri componenti delle crisi, introducendo elementi di rigidità nel rapporto tra i componenti e il mercato del lavoro.
2) Il disoccupato aggiuntivo, che riguarda l'area di famiglie caratterizzate dalla prevalenza di soggetti immigrati, con minor radicamento sociale e un basso livello di scolarità.
3) Il disoccupato perché disabile, sorretto quasi esclusivamente dalla famiglia o supportato dai servizi sociali, dal Centri di lavoro protetto ma che, in qualche modo ancora oggi è emarginato dal circuito di lavoro.
4) Il disoccupato forzato, perché invalido, con poco reddito derivante da una pensione di invalidità, in attesa da anni in liste protette anch'egli in cerca di lavoro.
5) Il disoccupato donna, ancora oggi un elemento assai importante nella nostra società.
Mi ha sempre fatto pensare, anche in questi anni il fatto che i giovani di oggi sino emarginati in un sistema e in una società che impedisce a molti di loro di potersi esprimere nel mondo del lavoro e di avviare le proprie specificità e capacità in quei settori nei quali potrebbero trovare una maggiore soddisfazione. Questo va a scapito anche del sistema.
Unico elemento positivo forse è che per i giovani di oggi, per molti di loro almeno, il lavoro non è più la componente della vita, ma una delle componenti.
Un terzo aspetto, direi l'ultimo, è l'umiltà della proposta, così come l'hanno definita funzionari e lo stesso Assessore quando li ho incontrati.
E' una risposta che vuole coinvolgere gli enti territoriali, ma che è conscia delle difficoltà dell'impegno necessario per mettere insieme tutte le energie disponibili. Intende avviare una sperimentazione sottolineando il carattere in via di specificazione con l'impegno alle correzioni opportune che dovranno essere apportate dopo una prima fase di esperienza pratica.
Vi è dunque l'esigenza di una fase culturale, direi importante l'operatore pubblico sul territorio, i Comuni, i sindaci, gli Enti locali in particolare devono essere stimolati dal legislatore ad avviare percorsi necessari, talvolta nuovi, per modificare il modo di essere sul territorio e rivolgersi anche alle parti e alle fasce dimenticate.
Mi pare che questi siano i compiti di una Regione attenta a questi problemi. E' anche tempo di Statuti e direi che il diritto alla solidarietà e al lavoro dovrebbero essere espressi all'interno degli Statuti da parte dei nostri Comuni. Quindi anche questo è un aspetto culturale. Vi è la necessità di accompagnare la proposta con un ruolo importante della Regione, come ci ricordava Tapparo, perché il servizio trovi sul territorio il giusto ruolo.
Esprimiamo all'Assessore il nostro voto favorevole e l'invito ad impegnarsi perché si avviino i CILO sul territorio con celerità e nelle migliori condizioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.
ZACCHERA Ero un po' timoroso nel prendere la parola su questo tema, perch troppo spesso quando si vuole andare contro corrente e dire magari cose che non fanno piacere si rischia, noi Consiglieri di minoranza, di essere scambiati per quelli che sempre sono contrari a tutto. Mi ha fatto quindi piacere ascoltare prima il collega Ferraris, che con molta dottrina e puntualità ha detto alcune cose che anch'io sostengo.
Vorrei sgombrare subito il campo da alcune cose dette dal collega Peano della Democrazia Cristiana, che stimo moltissimo. Perché? Colleghi, non facciamo una grossa confusione, nessuno sta dicendo che non debbono essere tutelatele posizioni deboli e che non ci siano delle situazioni di obiettivo non funzionamento di determinate strutture.
Il problema è: i1 CILO riuscirà, in qualche maniera, concretamente, a risolvere questi problemi o no? La mia risposta è che temo di no, ma sicuramente, nell'incertezza tra il sì o il no, andiamo immediatamente a collocarci con una serie di negatività che cercherò di spiegarvi.
Mi sembra che questo settore stia navigando nella nebbia, e qui non parlo come Consigliere regionale, ma come imprenditore. Quando c'è da istituire un rapporto di lavoro, sono tre le cose che emergono: una procedura defatigante, una procedura discriminante e una procedura deludente.
Defatigante per diversi motivi: un imprenditore che vuole assumere una persona incontra molte difficoltà, perché molto spesso o e impedito di scegliere la persona che secondo il suo criterio è la più adatta (sto parlando delle fasce basse). Inoltre perché bisogna riempire - e fin qui è comprensibile a tutela di tutti - una quantità incredibile di modulari e di carte. Infine, è defatigante per i1 lavoratore, perché se passa attraverso i filtri e le strutture normali e pubbliche, raramente riesce ad ottenere il posto tanto agognato. Sono più i rifiuti che si ottengono regolarmente dall'Ufficio di massima occupazione che non, invece, gli OK per collocare le persone.
La seconda posizione è quella discriminante perché, va detto - e questo l'ho scoperto soltanto in questi ultimi tempi - che la quantità enorme delle sovrapposizioni di norme rende discriminante l'assunzione (non sto parlando di posizioni apicali) . Di fatto chi conosce determinate strutture va avanti, chi non le conosce va sempre indietro e questo si presta ad una quantità enorme di favoritismi. Infatti, oggi, avere in mano gli uffici del lavoro e della massima occupazione è una delle più grosse e più importanti posizioni di sottogoverno che si possono avere nel nostro Paese. Su questo non c'è dubbio e se avete voglia di starmi a sentire potrei anche fornirvi esempi concreti, qualcuno tra l'altro estremamente interessante per capire le mal situazioni del sistema.
Faccio un esempio: voi siete in lista di attesa e viene affissa l'offerta di un posto, non vi presentate un martedì e a questo punto retrocedete nella vostra posizione. Nessuno vi ha comunicato che quel martedì sarebbe stato affisso quell'avviso, perché viene esposto alle ore 11.55 per la chiamata mezzogiorno. Qualcuno, avendo l'amico o la persona che lo sa, si presenta alle 11,56, dopo che alle 11.55 è stato affisso l'avviso, mentre colui che si é presentato alle 8.30 ovviamente non poteva saperlo. Questo è un esempio concreto di come vengono sovente passate le informazioni, e penso che ciascuno di voi lo può sapere.
Ma l'aspetto deludente, e vado al terzo caso, è per l'utenza, cioè per le posizioni deboli o comunque alla ricerca di un lavoro non particolarmente qualificato. Queste persone attendono settimane, mesi, anni anche soltanto per vedere scendere di un punto la graduatoria; poi magari scoprono che, un momento prima del loro turno per l'agognato posto, la graduatoria è stata azzerata (e quindi sono retrocessi), oppure che nel frattempo altri si sono infilati dato che nel mese di aprile le graduatorie vengono rifatte. E' una cosa veramente snervante! Significativo è il caso verificatosi, di recente presso le nostre UU.SS.SS.LL: dovendo assumere sette dattilografe, è stato esaminato un centinaio di persone in possesso di diploma, ma nessuna di loro sapeva scrivere a macchina secondo determinati criteri; infine sono state assunte le persone (l'amico dell'amico dell'amico) che, ovviamente, loro si sapevano fare le dattilografe. Ecco un esempio tipico di come vengono strumentalizzate le situazioni.
Ma ritorniamo al CILI, CILO o cilicio - è un gioco di parole - per arrivare a porci delle domande fondamentali e soprattutto stando nel concreto della legge.
Primo aspetto secondo me importante: noi vogliamo difendere le categorie deboli. Con il CILO? Ma perché? E' una maggiore informazione che viene data a coloro che stanno ricercando delle possibilità di lavoro o è la creazione dell'ennesima struttura che va a sovrapporsi alle altre, in concorrenza alle altre? Sostengo che i1 CILO rappresenta quest'ultima ipotesi e, in definitiva, i 500 milioni servano ad assumere un dipendente per Comune capofila, circa quindi 10 addetti e non di più. Se vogliamo avere delle informazioni gli Uffici del lavoro sono già in, grado di darcele. La realtà è che i posti non ci sono e le categorie deboli il posto non lo trovano perché non ci sono incentivi, quando invece ci sono altre norme anche regionali che danno degli aiuti e sono molto più utili, secondo me, dei CILO.
La mancanza di informazione non è un motivo; chiunque oggi può o dovrebbe già avere una certa quantità di informazioni. Quindi non penso sia necessario impiantare una nuova struttura soltanto per poter dare delle informazioni. Vorrei leggere alcuni passaggi della relazione di maggioranza e mi scuso con il collega Squillario che devo chiamare in causa in quanto estensore della relazione. Si dice che le strutture regionali devono fare riferimento alle strutture provinciali, quindi di fatto fanno quello che vogliono queste ultime ; inoltre, i servizi forniti - gratuiti, ci mancherebbe altro! - sono organizzati dai Comuni. Ci troviamo quindi in una terza fascia: la Regione decide passando attraverso la Provincia che dà una linea, ma sono i Comuni che alla fine devono attuare. Questo è il non plus ultra della disorganizzazione .In definitiva per che cosa? Per scoprire che è necessario che il coordinamento sia garantito dall'istituzione e perci ci sarà la composizione di un Comitato tecnico.
Dunque, prima del Comune e prima della Provincia, sarà il Comitato tecnico a decidere. Tale comitato potrà anche avvalersi della consulenza di esperti: siamo fatti! Quando si dice in una normativa che ci si può avvalere di consulenze esterne si va alla lottizzazione degli esperti, ma come diceva prima il collega Ferrara: in questo settore la situazione dei pseudo-esperti che circolano è una cosa scandalosa. Continua la relazione: "Spetterà al comitato predisporre un piano di azione, specificare le modalità tecniche di attuazione della delibera quadro della Giunta regionale, partecipare e promuovere progetti specifici". Ciò significa che il piano di azione non c'è perché la relazione dice che deve essere predisposto dal comitato tecnico; inoltre, se si parla delle modalità tecniche di attuazione della delibera, vuol dire che nessuno ancora ha pensato come applicare concretamente la deliberazioni che si vuole assumere oggi.
In definitiva, noi andiamo a costruire un ennesimo contenitore praticamente vuoto, da riempire cm quello che si vuole e dopo si andrà a dire che è nello spirito dei CILO, spirito sul quale tutti ci ritroviamo perché non c'è nessuno che non voglia aiutare le categorie deboli. Ma questo è uno strumento che, secondo me, diventa non soltanto un doppione ma addirittura un triplicone o un quadruplicone di strutture già esistenti.
Se vogliamo permettere a 10 cittadini del Piemonte in condizioni di inferiorità, perché appartenenti a categorie deboli, di trovare lavoro con questi 500 milioni potremmo maggiormente dotare strumenti già esistenti per dare dei contributi affinché, le aziende possano assumerli. Questo sarebbe molto più utile che non invece inventare un'ennesima struttura che con 500 milioni andrà a piazzare nuovi dipendenti. Saranno persone lottizzate, è ovvio, non credo poi che siano appartenenti alla categoria debole perché se dovranno andare a fare i dipendenti dei Comuni saranno delle persone vicine agli Assessori di competenza. Non saranno, o quanto meno non dovrebbero essere, persone senza preparazione, quindi non faranno parte neanche delle categorie che vogliamo aiutare, ma serviranno semplicemente per aprire nuovi uffici, che in definitiva daranno delle informazioni.
Per avere delle informazioni non si va ad inventare un ennesimo carrozzone, si cerca di fare funzionare meglio quello che c'è già e alla fine mi sembra che - in questo condivido quanto detto dal collega Peano qui resta davvero soltanto l'umiltà della proposta. Si tratta di una proposta umile soprattutto perché io credo non porterà alcunché di concretamente positivo; è sicuramente un costo, va ad essere un'ulteriore copertura di altre strutture, anche perché - questa è la conferma di quanto sto dicendo - alla fine della prima pagina della relazione si dice che la "la legge poggia su un necessario coordinamento delle politiche delle strutture regionali" Quando c'è da fare il coordinamento inventiamo una nuova struttura che lo faccia? Caso mai prendiamo una struttura già esistente e diamole l'obbligo di fare il coordinamento. Se per coordinare devo nominare un altro generale che comandi un esercito in cui sono tutti generali e nessuno fa il soldato, alla fine abbiamo tutte quelle distorsioni che ci sono sul mercato, per cui in definitiva l'imprenditore non riesce ad assumere, i disoccupati non trovano lavoro e noi abbiamo buttato dalla finestra non poche risorse. Si tratta pur sempre di mezzo miliardo che finanzia questo progetto di legge regionale n. 78. E' una legge che non mi trova d'accordo e che invito il Consiglio regionale a rigettare, utilizzando invece questa somma per potenziare altre strutture e rifinanziare altre leggi già esistenti in questo settore che potrebbero dare una mano concreta nel campo del lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Il nostro Gruppo si riconosce nelle considerazioni fatte dal collega Ferrara del PRI e non tanto nelle questioni analitiche di specie, perché ci sembra giusto che si debba cominciare, anche ad uso dei nostri ascoltatori esterni, a capire che differenza c'è tra gli sprechi e la non finalizzazione: sono cose un po' diverse.
Ho letto sul giornali in questi giorni, a proposito della Regione, il termine "sprecona". A me questo termine non disturberebbe molto ci sono personaggi piacevolissimi e professionisti affermati che sono spreconi, ma che fanno bene il loro mestiere. Il nostro problema non è di capire se una delibera può essere per certi versi un utilizzo non puntualissimo delle risorse, ma si tratta di capire se, si procede nella logica di privilegiare e selezionare il modo di collocarsi della Regione nel complesso sistema soprattutto delle relazioni sindacali, oppure se ogni occasione, è buona per dare uno spazio, un ruolo alla Regione comunque vadano le cose.
All'o.d.g. - non me ne voglia l'Assessore Cerchio che sa di godere della mia totale stima - ci sono due questioni che indicano la voglia comunque della Regione di essere presente senza capire ancora bene che cosa vuol fare. Sicuramente l'Assessore nella sua replica mi spiegherà meglio e forse prenderò qualche reprimenda e lo farò volentieri, ma esiste una proposta di deliberazione sull'innovazione tecnologica della quale ho apprezzato la relazione della minoranza. Voterò a favore e adesso il mio Gruppo deciderà come atteggiarsi. Però sostanzialmente ho l'impressione che ci sia ancora il vecchio vizio della Regione di voler essere presente dappertutto e di voler crearsi occasioni di presenza, perché ritiene che l'importante è essere presenti, non contare. Noi invece riteniamo che bisogna avviare un percorso inverso che è quello di ridurre le presenze della Regione nelle sedi e nelle occasioni più significative per contare politicamente, non tanto per usare le risorse in modo più o meno biellese», per riferirci a Quintino Sella.
La polemica, che è nata, e che insieme al repubblicani riteniamo di dover per certi versi testimoniare, delle esigenze della Regione, più sul piano storico che politico, di recuperare una propria, individualità e di una riconoscibilità, non può essere rinviata sine die e fare le revisioni delle leggi di spesa. Bisogna immaginare che, qualche volta, come In questo caso, si deve riflettere molto sull'esigenza di creare un'altra occasione di presenza della Regione e questo a prescindere dal costo finanziario. In questo caso si tratta di alcune centinaia di milioni, mentre sull'agenzia di innovazione tecnologica sono tre miliardi. Anche qui si può pensare ad avere un ruolo nella modernizzazione tecnologica, ma con un disegno compiuto, con i partner giusti, con gli obiettivi precisi.
La Giunta non ce ne vorrà se ci sarà un'astensione da parte nostra su questa proposta di legge. L'astensione non è tanto sull'iniziativa specifica, ma è un segnale, da parte della nostra forza politica In quanto abbiamo difficoltà ad avviare la revisione delle leggi di spesa che poi sono le leggi di Intervento e di presenza: ci sembra che iniziative di questa natura rischiano di essere un'ulteriore occasione con cui la Regione è presente senza, contare. Noi preferiremmo che la Regione fosse presente in meno sedi e in meno occasioni, ma contasse di più.
L'Assessore mi vorrà scusare, ma la trasparenza dei rapporti comporta qualche volta qualche presa di distanze e di differenze in termini costruttivi e di consonanza politica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Cercherò di essere molto contenuto su un argomento che era stato annunciato come oggetto di qualche osservazione, anche da parte di partiti della stessa maggioranza.
Questo, in realtà non toglie all'umile Assessore regionale al lavoro di rispondere agli umili soggetti che esistono In questa società a ritmo freneticamente modificante. In una società dove vive sempre più la competizione, il rischio è che i più forti diventino sempre più forti e i più deboli sempre più deboli.
Questo disegno di legge è l'espressione non tanto di un paio di disegni di legge presentati nella passata legislatura e, volutamente, non affrontati; la memoria storica dice che sono stati affrontati, sono stati oggetto di consultazione e, in zona Cesarini, non si è arrivati ad approvare, prima del termine della passata legislatura, un testo coordinato ed unitario che si era realizzato con la fusione fra due proposte di legge una del Partito comunista di allora, l'altra della Giunta regionale.
Questa legge fa riferimento ad alcune esperienze storiche consolidate e all'esempio di una decina di Comuni piemontesi, grossi e piccoli, che hanno sperimentato queste formule con ruoli, titolarità e competenze diverse. Nel confronti di questi Comuni mi pareva logica una convenzione firmata con l'ANCI (l'Associazione dei Comuni d'Italia) per dare una regola, quindi una omogeneità &intervento capace di incidere di fronte a titolarità, e competenze che in realtà sono esclusivamente rivolte alle competenze regionali.
La legge nasce per favorire, in una stagione particolare che vive momenti di difficoltà non solo congiunturale, ma anche di debolezza strutturale, l'attenzione verso le fasce più deboli del mercato del lavoro.
Sono coloro che, proprio In questo periodo, vengono espulsi per primi dal ciclo produttivo o, se giovani, trovano sempre più lungo il periodo per agganciare un'opportunità di lavoro.
La legge, con tutta la sua sperimentalità - scusate il termine poco elegante -, è la prima a livello regionale, anche se si stanno muovendo altre Regioni ed è accolta con attenzione dall'ANCI proprio a seguito di quel protocollo d'intesa che, alcuni anni fa, ha stimolato, le prime occasioni di approfondimento sull'argomento. La legge ha quindi lo scopo in mezzo a tanta confusione e alla pluralità di tasselli contradditori sulla gestione del mercato del lavoro velleitario e da sperimentare di tentare di contribuire al riequilibro del mercato del lavoro nella realtà regionale. Non possiamo non pensare che in prima applicazione sarà una legge che avrà la sua sperimentazione e verifica con problemi non indifferenti.
Si tratta, in sintesi, di centri che si pongono l'obiettivo di avviare Iniziative coordinate e politiche attive per il lavoro, attraverso il contatto diretto con I disoccupati e con quei segmenti del mercato del lavoro che hanno bisogni ed aspettative diverse, che non vogliono essere semplicemente I soggetti passivi di un pellegrinaggio, attraverso norme contraddittorie, e che non vedono nel terminale dell'Ufficio di Collocamento - come diceva Zacchera - la soluzione dei loro problemi.
E' un obiettivo che deve offrire informazione, educazione e conoscenza degli strumenti spesso difficili al quali, soprattutto i più deboli e coloro che non hanno dimestichezza con gli aspetti operativi delle norme e delle leggi non riescono ad accedere. Attraverso I centri di Iniziativa locale per l'occupazione potranno avere anche questo supporto per far sì che la loro debolezza e umiltà possa creare condizioni di orizzontale posizione rispetto ad altri soggetti. Per realizzare tale obiettivo si impone l'integrazione di un'iniziativa sta pubblica che privata. Tale iniziativa non nasce dal nulla, ha il conforto di una sperimentazione analoga alle modalità e finalità avviate da alcuni Comuni della Regione Piemonte. In stretta collaborazione con associazioni che in questi anni hanno curato pienamente, con una ricaduta concreta sul territorio l'organizzazione dei disoccupati, spesso definiti da alcune parti sociali come il cosiddetto "privato sociale" o il "volontariato".
L'iniziativa prende lo spunto da alcune esperienze similari realizzate in alcuni paesi europei dove è stata adattata alla problematica locale, e la sua forza consiste sostanzialmente nel realizzare un rapporto diretto con i disoccupati e le organizzazioni, non soltanto sindacali, in una competizione in cui l'Assessore regionale al lavoro o alla disoccupazione sarebbe troppo sbilanciato (recupero il dibattito della occupazione) nei confronti della Confindustria e delle Organizzazioni Sindacali o - come dice Ferrara, - nel confronti li alcune forze politiche magari espressioni dell'opposizione.
Non sì parla solo di attenzione ad alcune Iniziative che le Organizzazioni Sindacali hanno positivamente attivato in questi, ma sono anche l'espressione della domanda pubblica e privata di occupazione di tutti coloro che si sono interessati di questi problemi.
E' questa la novità che intendiamo realizzare, soprattutto per dare risposte differenti a persone e a segmenti del mercato del lavoro che hanno diversa formulazione, esigenze ed aspettative, quindi hanno problemi differenti di rapporto e di approccio al problema. In altre parole vogliamo rendete meno burocratico ed appiattito il contributo che l'istituzione regionale può fornire per risolvere 11 problema occupazionale del Piemonte. C'è sì un Comitato tecnico, ma è un meccanismo dirigistico burocratico, verticalizzato fra Regione, Provincia e Comune.
Volutamente è così. Siccome esistono iniziative lodevoli, ma differenti fra loro, fra Comuni di dimensione quantitativa diversa, con ricadute diverse di centri d'iniziativa locale per l'occupazione e con finalità diverse, abbiamo ritenuto, sulla base di indicazioni che la stessa convenzione dell'ANCI ha fornito, di dire che c'è necessaria di una programmazione regionale. Diversamente, ognuno se ne va per proprio conto e sì crea confusione di interpretazioni.
La legge n. 142 affida alle Province compiti sul piano della programmazione; si tratta di un richiamo che le due iniziative di legge della passata legislatura non potevano contenere. Il terminale è il Comune in genere uno per Circoscrizione e per arca di bacino omogeneo sul piano dell'occupazione, il quale può diventare punto di riferimento e di coordinamento per eliminare la pluralità di iniziative, pur lodevoli ma scoordinate, attivatesi sul territorio regionale In questi anni.
La Regione Piemonte intende svolgere nel proprio ambito funzioni di coordinamento e di promozione delle iniziative per mantenere una certa omogeneità e garantire standard qualitativi.
In questa legge non solo non vi sono contraddizioni di competenze regionali, ma si tende all'integrazione degli strumenti di legge attivati dalla Regione sul versante delle politiche attive per il mercato del lavoro, e dei quali il terminale sopracitato rappresenta un punto di riferimento territoriale molto attento.
Rispetto ad alcune osservazioni avanzate non solo oggi in aula, ma anche In fase di consultazione, così come in altre occasioni, voglio ribadire che il disegno di legge riguarda competenze della Regione già regolate da specifici atti normativi regionali. Non si tratta di un elemento aggiuntivo di confusione, ma di un non marginale tentativo, in un percorso non semplice e in salita, di dare razionalità ad un discorso che tiene comunque conto delle contraddizioni richiamate da alcuni colleghi.
Non vi è contraddizione di intervento con l'agenzia per l'impiego decollata da poco, strumento ministeriale e progettuale della Commissione regionale per l'impiego tuttavia, i problemi affrontati in maniera elastica dalla Commissione regionale per l'impiego dalla Regione e, in un prossimo futuro, dall'agenzia per l'impiego, potranno avere comuni aree di attenzione, anche se il disegno di legge si riferisce a tematiche specifiche di competenza regionale.
E defatigante per l'imprenditore agganciare momenti di occupazione per alcuni soggetti, così, com'è defatigante, discriminante e a volte deludente per usare termini di un collega - per i lavoratori e quindi per il terminale dei soggetti Interessati dalla normativa, correre a destra e a manca senza avere strumenti di informazione. Vorrei che non ci si addentrasse in problemi di conflitto e di contraddizioni. Si dice che vi sono norme complesse e complicate, che molte volte I soggetti non sono In grado di conoscere ed utilizzare, e che uffici decentrati del Ministero come l'ufficio di collocamento non sono in grado di dare risposte serie al quotidiano defatigante e deludente. Tuttavia, se cerchiamo di creare condizioni atte a recuperare questi elementi di debolezza, vi sono opposizioni al fatto che I vari provvedimenti vengano attivati.
Riprenderò un concetto posto, in termini dialettici e contrapposti, un paio d'anni fa in ordine alla legge n. 53, inerente ai contributi per il sistema delle imprese a condizione che queste assumessero persone appartenenti alle fasce più deboli del mercato dei lavoro In momenti di difficoltà, che vedono le fasce deboli più esposte al rischio di essere espulse dal cielo produttivo, si pone attenzione al tessuto industriale, si inizia a parlare della legge n. 56 sull'innovazione tecnologica dimenticando che alcuni provvedimenti di legge sono finalizzati alle politiche industriali.
Sono interventi che non devono essere rivolti al sistema delle imprese l'attenzione deve invece essere rivolta al soggetti fruitori cioè i disoccupati da lungo o breve periodo e i giovani a rischio.
Viene confusa la necessità di rilancio delle Politiche industriali rivolte alla piccola e media impresa - strutture portanti, che "tengono" in momenti di difficoltà - con quella dei fruitori del servizio. In questo caso i soggetti più deboli del mercato del lavoro. Discorso simile è avvenuto qualche anno fa, quando approvammo la legge n. 53 diretta ai lavoratori e non al sistema delle imprese.
Al collega Marchini, che rispetto per l'attenzione intelligente e puntuale con cui, in qualità di unico del suo Gruppo, affronta le tante emergenze della nostra realtà regionale, rispondo che il disegno di legge non con~ In un ennesimo provvedimento emanato per essere presenti comunque dovunque e dappertutto. E' finalizzato ad una fascia particolare con competenze tipicamente regionali. Tuttavia, mi rendo conto che in questo campo molte Regioni e molte Istituzioni regionali hanno ancora da spendere non poche Iniziative.
D'altra parte, da non poche settimane discute della riforma istituzionale e della modifica dell'art. 117 della Costituzione per dotare le Regioni di maggiori poteri senza rivendicarli e ottenerli in un rapporto di conflittualità quasi sindacale nei confronti del Governo.
Nuovi spazi per le politiche industriali da un lato e per le politiche attive del lavoro dall'altro non potranno che essere di stimolo per impegnare altre realtà regionali che già si stanno impegnando in tal senso visto che il Piemonte sarà la prima Regione italiana a normare con legge questo campo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dai Consiglieri Bosio, Calligaro, e Marengo: 1) sostituire: "Le finalità di CILO sono" con "Sono individuate come finalità dei CILO".
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro La Giunta accoglie e comprende anche lo spirito non rigido indicato nell'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'art. 2 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 4 é approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Emendamento presentato dal Consiglieri Bosio, Calligaro e Marengo: sopprimere: "...e dura in carica 36 mesi".
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Se lo sopprimiamo sembra che il Comitato tecnico duri in carica ad aeternum. Forse sarebbe bene accogliere il significato dell'emendamento e dire che dura in carica per tutta la legislatura e al termine potrà essere rinnovato.



PRESIDENTE

I proponenti Bosio, Calligaro e Marengo sono d'accordo. Metto quindi in votazione l'emendamento così emendato: "per l'intera legislatura".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 28 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 8 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale: Dopo l'art. 12. è aggiunto il seguente art. 13: ART. 13 - Norme transitorie In sede di prima applicazione, in relazione all'esercizio finanziarlo 1991 la Giunta regionale, qualora il Comitato tecnico di cui all'art. 8 non sia ancora costituito, stabilisce l'utilizzo delle risorse finanziarie perle attività finalizzate all'avvio dei CILO.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, così pure il nuovo art. 13.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 68: "Terza sottoscrizione di nuove azioni della SpA Aeroporto di Cuneo-Levaldigi"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 68.
La parola al relatore, Consigliere Peano.
PEANO, relatore E' noto come la Regione Piemonte sia azionista della Società per Azioni Aeroporto di Cuneo - Levaldigi a seguito dell'approvazione della LR n.
25/80, che, in coerenza con le indicazioni del Piano regionale dei Trasporti, autorizzò tale partecipazione.
In relazione alle esigenze di funzionamento e di sviluppo della Società, con LR n. 51 /81 fu autorizzata la sottoscrizione di un pruno aumento del capitale sociale di quella S.p.A., in proporzione alla quota azionaria a suo tempo sottoscritta ed, in termini analoghi, con LR n. 59/86 fu autorizzata la sottoscrizione di un secondo aumento dello stesso capitale sociale.
Attualmente, la partecipazione della Regione Piemonte alla Aeroporto di Cuneo Levaldigi SpA - il cui capitale nominale, integralmente sottoscritto ammonta a Lit. 3.864.000.000, suddiviso in n. 386.400 azioni del valore nominale di Lit. 10.000 ciascuna - è pari al 13,043%, per un valore nominale pari a Lit. 504.000.000.
L'Assemblea straordinaria degli azionisti dell'Aeroporto di Cuneo Levaldigi SpA del 16 ottobre 1989, ha approvato l'aumento del capitale sociale della Società da Lit. 3.864.000.000 a Lit. 7.728.000.000, mediante emissione di n. 386.400 nuove azioni, da nominali Lit. 10.000 cadauna offerte agli azionisti in opzione, in ragione di n. 1 azione nuova per ogni vecchia azione posseduta.
In relazione alle n. 50.400 azioni intestate alla Regione, l'esercizio integrale del diritto di opzione - come risulta dall'offerta della Società che ha riservato alla Regione la quota azionaria di pertinenza comporta l'acquisto di un pari numero di nuove azioni, per un valore nominale di L.
504.000.000.
Nel merito, la ricapitalizzazione è motivata dai costi per gli investimenti, previsti dal Consiglio di Amministrazione per il potenziamento delle strutture aeroportuali, cui la Società è in grado di far fronte con la disponibilità creata con il mutuo concesso con DL 1 aprile 1989.
Il disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale è stato attentamente e adeguatamente valutato dalla Í Commissione consiliare permanente e quindi approvato a maggioranza.
Per quanto sopra esposto e, in particolare, in considerazione della rilevanza del provvedimento al fine di assicurare alla Regione il mantenimento della propria quota di partecipazione alla Società per Azioni Aeroporto di Cuneo - Levaldigi se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

MONTICELLI



PRESIDENTE

Il Gruppo PCI-PDS voterà contro questo disegno di legge così come - e lo anticipo - voterà contro il disegno di legge immediatamente successivo all'o.d.g. relativo alla ricapitalizzazione della società SACE SpA per la gestione dell'aeroporto di Cerrione.
La motivazione che unifica l'atteggiamento di voto negativo è relativa al fatto che gli aumenti di capitale avvengono in carenza di linee della Regione sulle prospettive della politica aeroportuale regionale per quanto riguarda gli aeroporti cosiddetti di terzo livello. Sarebbe necessario capire quale spazio esisterà per questi aeroporti e quali possibilità di una loro gestione economica a partire da una verifica del livello di utenza ragionevolmente prevedibile nel prossimo futuro.
Questo non è stato fatto: gli aumenti di capitale sono ora proposti in ragione di motivazioni tutte interne al meccanismo di funzionamento delle due società, quella che gestisce l'aereoporto di Cuneo-Levaldigi e quello di Cerrione e, quindi, manca un riferimento essenziale.
Per quanto riguarda l'aeroporto di Cuneo-Levaldigi c'è una motivazione aggiuntiva. Infatti questo aeroporto, a differenza di quello di Cerrione, è già operativo nel senso che è entrata, da poche settimane, in funzione una prima attività, una linea che collega l'aeroporto con Roma. Si tratta di un volo per otto persone ed è previsto, nel prossimo futuro, un aumento della capacità del mezzo impiegato sulla linea, quindi abbiamo già un primo quadro di verifica delle reali potenzialità della struttura e si tratta di un quadro estremamente preoccupante.
C'è stato o è in corso il ritiro dei privati dalla società che gestisce l'aeroporto di Cuneo-Levaldigi, per cui gran parte se non tutto l'onere non solo della gestione attuale, ma dei prevedibili ulteriori aumenti di capitale necessari e si parla di altri miliardi - nei prossimi tempi farà carico esclusivamente a enti pubblici, in particolare alla Regione e alla Provincia di Cuneo.
Se c'è il ritiro dei privati, visto che gran parte dell'utenza fa capo ad alcune società private (la Ferrero di Alba), perché enti pubblici dovrebbero tenere in piedi una struttura che sembra destinata a produrre solo debiti? A quale scopo? E' così strategico questo aeroporto per le possibilità di sviluppo dell'area visto che la Ferrero, grande azienda privata, leader nel suo campo a livello internazionale, non ritiene l'investimento nell'aeroporto stesso così fruttifero? Perché noi, invece continuiamo ad investire risorse pubbliche e regionali nell'iniziativa? Per qualcuno parlar male dell'aeroporto di Cuneo-Levaldigi è come parlar male di Garibaldi, per citare un nome caro al collega Rossa, nel senso che si tratta di una cosa di cui "guai a parlare male". Credo sia nostro dovere incominciare a dirci la verità, una verità che incomincia anche a trasparire dai giornali locali; ho letto con interesse un articolo uscito sul giornale locale di Cuneo "La Guida" in cui si sostiene che è ora di dire la verità su questo aeroporto e sul suo destino. Mi dicono che è il giornale della curia di Cuneo.
Per questa ragione di ordine generale, che accomuna la nostra posizione su entrambi gli aeroporti con accento particolare su quello di Cuneo Levaldigi, voteremo contro ad ambedue i disegni di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Due aspetti andrebbero sottolineati a nostro avviso. Per prima cosa mi faceva notare il mio Capogruppo che manca nella deliberazione un passo importante.
La legge regionale n.10/85 "Criteri e disciplina delle nomine" all'art.
18 recita: "Per le società delle quali la Regione sia azionista nei 10 giorni precedenti la data per la quale è convocata l'assemblea degli azionisti per la formazione del bilancio, il Presidente della Giunta riferisce alla Commissione consiliare competente sull'andamento della gestione sociale e sulla sua conformità agli atti programmatici e di indirizzo della Regione".
Quando è venuto il Presidente della Giunta regionale a dirci queste cose? Questa è una regola fondamentale, non possiamo procedere con la legge senza prima aver sollevato questo punto.
Cosa veniva a dirci? Non lo so. Ci veniva a dire probabilmente che è stato istituito un servizio per Roma per cui i Consiglieri regionali hanno lo sconto. Levaldigi è cara al mio cuore perché ho preso il brevetto da paracadutista quindi mi piace, però era un aereo molto più piccolo di quelli che circolano adesso. Chiusa la parentesi personale.
C'è una questione procedurale sulla quale richiamo la Presidenza perch se non abbiamo prima questi chiarimenti non possiamo aderire all'aumento di capitale sociale.
La seconda parte sostanziale, peraltro importante, è il discorso del futuro dell'aeroporto. Non c'è dubbio che in Italia interveniamo nel campo aeroportuale con molto ritardo rispetto ad altre nazioni più evolute o più abituate a usare l'aereo.
L'aeroporto è una struttura importante, ma non c'è dubbio che, di solito, gli aeroporti perdono tanti soldi. Nello specifico quelli di terzo livello ne perderanno sempre di più perché in Italia mancano determinate strutture importanti.
La relazione utilissima del maggio 1991 della società sull'iniziativa sottolinea proprio che alcune strutture, quale Levaldigi, se non vengono organizzate con costi enormi non possono decollare. Leggo testualmente un passo della relazione: "Levaldigi si trova in questa seconda categoria" cioè quelle che hanno difficoltà ad ingrandirsi "e come tale fanno carico alla società di gestione tutti gli oneri per l'acquisto, la manutenzione periodici controlli in volo degli apparati radioelettrici e dei sistemi di assistenza al volo nonché l'onere del personale certificato che svolge le funzioni di struttura e di servizio. I riflessi sul bilancio di gestione sono pesantissimi, e solo per il settore dei servizio assistenza al volo pari a 650 milioni annui." Questa è una delle cose che mancano; a monte c'è il discorso dei servizi antincendio. Per far decollare Levaldigi deve arrivare il DC9, per avere DC9 ci vogliono determinate strutture. Le strutture sono di servizio sono di sicurezza e c'è il costo antincendio e della PS; c'è il discorso delle aviorimesse e del traffico strumentale per poterla aprire al traffico commerciale ed internazionale.
Non si può andare avanti con la politica dei piccoli passi; si possono finanziare i piccoli passi, ma bisogna avere chiarissimo il fondo a cui si vuole arrivare cioè cosa deve diventare Levaldigi. Vuole diventare un aeroporto valido a terzo livello. Strategicamente per la Provincia di Cuneo è estremamente importante, può essere estremamente utile, ma quando si deve programmare bisogna sapere da una parte quali sono i costi e dall'altra parte quali saranno le risultanze possibili ipotizzabili.
Mi sembra abbastanza azzardato; però sono degli studi, dire che su Levaldigi dovremmo convergere da 65 mila a 94 mila utenze di servizi aerei dell'intera Provincia di Cuneo. 94 mila presenze sono non poche e vuol dire imbarcare 300 persone al giorno. Oggi come oggi l'aereo che va a Roma ha 8 posti, mi chiedo come si possa pensare che dall'aeroporto Cuneo-Levaldigi si muovano da un minimo di 65 mila ad un massimo di 94 mila utenze annue senza le quali non ci può essere un equilibrio economico dell'aeroporto.
Io sono ottimista e vorrei dare una mano a questa struttura. Però mi sembra che, data per scontata la positività, se non si danno prima chiarezze su carne ci si vuole muovere, ma andiamo ad approvare un aumento di capitale che tutt'al più permetterà alcune nuove piccole strutture. Non permetterà assolutamente a questo aeroporto di arrivare a quel terzo livello grazie al quale l'aeroporto potrà inserirsi all'interno di una struttura nazionale ed internazionale sicuramente interessante per gli anni 2000.
Quindi prima di procedere, dimenticando ogni diversificazione tra maggioranza e minoranza, si deve fare chiarezza. Non si possono approvare determinate cose senza prima aver capito qual è il nostro atteggiamento futuro nei confronti dall'aeroporto di Levaldigi, ma soprattutto qual è l'atteggiamento di Levaldigi nei riguardi del futuro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore ai trasporti Francamente non sono molto entusiasta della situazione. Come Assessore competente mi sono premurato di rispondere ad una serie di domande poste oggi attraverso un incontro fra i responsabili dell'Aeroporto di Caselle Cerrione e Levaldigi alla presenza anche dei Consiglieri di minoranza soprattutto delle Province competenti, affinché ci fosse una dimostrazione di trasparenza e chiarezza.
Non vorrei si pensasse che ci sia qualcosa di strano e nascosto dietro: è un'iniziativa avviata tempo addietro e che oggi ritroviamo. Riteniamo di avere il dovere, innanzitutto, di completare questi due tipi di iniziative.
Vederci chiaro ha voluto significare che per l'aeroporto di Cuneo Levaldigi questo non sarà l'unico aumento di capitale a cui dovremo far fronte, ma ve ne sarà un altro nel 1993 di pari portata, prevedendo il pareggio nel 1995.
Il settore dell'aeronautica è in forte evoluzione, ci sono cambiamenti quasi di anno in anno, c'è tutto il discorso dell'apertura delle frontiere quindi si possono fare solo previsioni e non certezze.
C'è un piano finanziario che prevede l'aumento di capitale ed è importante che il Consiglio sappia che se voterà oggi questo aumento di capitale, dovrà votarne un altro nel 1993. Inoltre deve sapere che l'impegno della Giunta oggi è quello di completare questi tipi di strutture, ma di non intervenire in futuro a pareggiare eventuali perdite di gestione. Questa è una dichiarazione a nome della Giunta ed è un dato molto importante.
Per quanto riguarda la strategia - nei limiti del possibile per la forte evoluzione del settore aereo - la Regione ha istituito un tavolo stabile di confronto per sfruttare tutte le sinergie dei vari livelli degli aeroporti piemontesi con la collaborazione dell'aeroporto di Caselle.
In questo ambito, senza essere troppo ottimisti, la Regione ha recuperato un ruolo di coordinamento e di programmazione, pur nelle autonomie dei vari aeroporti. Saremo attenti a far sì che, in futuro, le opere, che oggi non appaiono molto convincenti dal punto di vista economico, possano diventare risolto utili per la nostra Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 27 votanti 26 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 27 votanti 26 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.
MAJORINO Sull'intero disegno di legge anziché non partecipare al voto, il nostro Gruppo si astiene per la ragione già accennata dal collega Zacchera.
Anche in questa occasione noi dobbiamo denunciare che sistematicamente viene violata una norma di una legge regionale, l'art. 18 della legge n.
10, che prevede espressamente e chiarissimamente l'obbligo del Presidente della Giunta di riferire alla Commissione consiliare competente sull'andamento della gestione sociale e sulla sua conformità agli atti programmatici di indirizzo della Regione allorquando si sia nell'imminenza di un'assemblea degli azionisti.
Non si è mai verificato che dieci giorni prima della convocazione dell'assemblea di una S.p.A, cui partecipa la Regione - in maggioranza o in minoranza poco importa perché la norma che ho citato non fa distinzioni il Presidente della Giunta sia venuto in Commissione a fare il punto della situazione sul suo stato di salute.
Anche in questa occasione non c'è stata la comunicazione in Commissione. Ammettendo di ovviare a questa omissione, quanto meno nella relazione al disegno di legge avrebbe dovuto essere spiegato lo stato di salute della società, vale a dire l'andamento della gestione sociale. In definitiva noi oggi partecipiamo alla votazione relativa all'aumento di capitale di quella S.p.A, che riguarda l'Aeroporto Cuneo-Levaldigi e non sappiamo con esattezza quale sia la sua situazione finanziaria ed economica.
L'Assessore Panella ha detto che fra due anni ci sarà sicuramente la necessità di un esborso sostanzialmente identico à quello odierno da parte della Regione.
Nel denunciare questa omissione, noi non denunciamo l'omissione di una formalità o di un mero formalismo, ma l'omissione di un fatto rilevante prima in Commissione e poi nel testo della presentazione del o di legge, al fine di poter valutare lo stato di salute della società e fare il punto della situazione della sua gestione sociale. Quindi non possiamo - e siamo benevoli - che astenerci.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Devo dire che l'articolo richiamato dal collega Majorino non è mai stato applicato.
MONTICELLI Solo da voi, perché è stato introdotto da una Giunta di pentapartito.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Di articoli non applicati ce ne sono moltissimi. Nella mia relazione iniziale ho detto che dobbiamo semplificare la legislazione perché è inapplicabile. Non dico che in questo caso lo sia, certamente non è facile perché non si può pensare di andare in Commissione 10 giorni prima di ogni assemblea quando questa viene convocata non da noi e molte volte non riceviamo nemmeno nel tempo utile di 10 giorni la convocazione della stessa.
MONTICELLI Quella norma è giusta. Vorrei che tu ti pronunciassi sulla giustezza di quella norma.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Non so se sia giusta; io sto dicendo che la norma in sé può essere giusta, ma non è mai stata applicata.
MAJORINO Venne votata all'unanimità nel 1985.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Io non intendo disapplicare le leggi e, poiché questo problema era già stato sollevato in precedenza dal Consigliere Majorino, ne ho parlato con il Segretario della Giunta e stiamo esaminando la situazione per vedere nel concreto che casa si può fare o di modificativo o di applicativo. Tutte le prevedono delle relazioni annuali che non sono mai state fatte, se non alcune, per esempio la legge sul volontariato della quale è stata presentata una relazione dopo 5 anni che era avviata e così per tante altre leggi.
Quindi bisogna stare molto attenti a fissare degli oneri che siano poi realizzabili. Però nello specifico la cosa è superata perché, anche se lo stato della società non è stato illustrato da una relazione, esiste un disegno di legge e non una semplice assemblea che il Consiglio ignora. E' un disegno di legge che tratta un aumento di capitale discusso in Commissione in ordine al quale sono stati forniti in quella sede dei chiarimenti. Il disegno di legge è venuto in aula dove fu sospeso per ulteriori chiarimenti, che oggi l'Assessore ha dato. Quindi sullo stato della società non - si può dire che non siano state fornite informazioni in quanto nel caso specifico le informazioni sono state di fatto fornite per l'aumento di capitale di cui trattasi.
Sul problema complessivo mi riservo di fare un approfondimento perch sono il primo ad essere dispiaciuto che non si applichino formalmente e completamente delle leggi che il Consiglio regionale ha approvato; di questo problema ce ne faremo in qualche modo carico.
Nello specifico ho spiegato la situazione, invito il Consigliere Majorino sempre attento e responsabile a trasformare la sua astensione in voto favorevole.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 69: "Terza sottoscrizione di nuove azioni della SACE SpA"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 69. Relatore è il Consigliere Ferraris che ha pertanto la parola.
FERRARIS, relatore E' noto come la Regione Piemonte sia azionista della Società Aeroporto di Cerrione, a seguito dell'approvazione della legge regionale n. 22 del 1980 che, in coerenza con le indicazioni del Piano Regionale dei Trasporti autorizzò tale partecipazione.
In relazione alle esigenze di funzionamento e sviluppo della società con la legge regionale n. 57 del 1984, fu autorizzata la sottoscrizione di un primo aumento del capitale sociale di quella SpA, in proporzione alla quota azionaria a suo tempo sottoscritta e, in termini analoghi, con legge regionale n.14 del 1987, fu autorizzata la sottoscrizione di un secondo aumento dello stesso capitale sociale.
Attualmente, la partecipazione della Regione Piemonte alla SACE, il cui capitale nominale integralmente sottoscritto ammonta a L. 1.642.277.000 suddiviso in 938.444 azioni del valore nominale di L. 1.750 ciascuna, è pari al 16,34%, i1 valore nominale della partecipazione azionaria regionale ammonta a L. 268.380.000.
Peraltro, atteso che sia la sottoscrizione iniziale che quella conseguente agli aumenti deliberati sono state effettuate acquisendo azioni con un sovrapprezzo di L. 3.250 ciascuna, e cioè al costo unitario di L.
5.000. (onere complessivo fino ad ora sostenuto dalla Regione Piemonte ammonta a L. 766.800.000.
L'Assemblea straordinaria degli azionisti della SACE del 24 gennaio 1989 ha approvato l'aumento del capitale sociale della società da L 1.642.277.000 a L. 3.284.554.000, mediante emissione di 938.444 nuove azioni da nominali L. 1.750, offerte agli azionisti in opzione, in ragione di un'azione nuova per ogni vecchia azione posseduta, al prezzo di L.
5.000, di cui 3.250 a titolo di sovrapprezzo.
In relazione alle 153.360 azioni intestate alla Regione, l'esercizio integrale del diritto di opzione, come risulta dall'offerta della società comporta l'acquisto di un numero pari di nuove azioni per un valore nominale di L. 258.380.000 al costo di L. 766.800.000 di cui L. 498.420.000 a titolo di sovrapprezzo. Nel merito, la ricapitalizzazione è motivata da una serie di investimenti previsti dal Consiglio di Amministrazione, per il potenziamento delle strutture aeroportuali.
Per quanto concernei problemi che si possono porre in ordine al pagamento del sovrapprezzo azioni; si fa riferimento agli accertamenti in ordine al valore effettivo della struttura aeroportuale, quale risulta dalla documentazione fornita dalla società.
Il disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale è stato attentamente ed adeguatamente valutato dalla I Commissione consiliare permanente, quindi approvato a maggioranza.
Per quanto sopra esposto, ed in particolare in considerazione della rilevanza del provvedimento, al fine di assicurare alla Regione il mantenimento della propria quota di partecipazione alla società SACE, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.
SQUILLARIO Condivido quanto è stato detto, che in occasione di successivi aumenti di capitale sarà opportuno che il Consiglio si occupi più a fondo del trasporto aereo.
Se teniamo conto che la Regione Lombardia attualmente ha sei aeroporti (di cui tre del calibro di Linate, Malpensa e Orlo Al Serio), la Regione Piemonte sotto questo aspetto è ai primordi, in quanto l'aeroporto di Caselle è so ente appena uscito dal terzo livello, l'aeroporto di Levaldigi che per difficoltà stenta a partire e l'aeroporto Cerrione di Biella ancora in fase di costruzione.
In previsione del 1993 europeo è una situazione che dovremmo valutare con più attenzione, in quanto non basteranno in futuro questi tre aeroporti, ma sarà necessario incrementarne la costruzione di altri Ritengo che questi siano soldi ben spesi ed è una scommessa perno sviluppo del trasporto del Piemonte. Se studiassimo ed applicassimo 11 documento del Presidente Brizio sugli enti strumentali e sulle società a partecipazione regionale, elimineremmo tanta zavorra, come si è cominciato a fare con Promark e si dovrà continuare a fare con l'ESAP, IMA ed altri.
Per l'aeroporto di Cerrione l'aumento di capitale è necessario per la costruzione dell'aeroporto, mentre ne occorrerà uno successivo di circa tre miliardi, con una partecipazione della Regione di 350-380 milioni circa per al completamento. Non sono d'accordo con l'Assessore sul fatto che la Regione non debba intervenire nella gestione in modo assoluto, anche perch siamo contraddetti dalla realtà: nell'altro aumento di capitale appena approvato, partecipiamo anche a sanare il rimborso di mutui e le spese di gestione.
Credo però che vada fatto con chiarezza, con una legge ordinaria nella quale, a determinate condizioni e forse limitata nel tempo, la Regione Piemonte partecipa alle spese di gestione ordinaria, poiché se lo Stato non si assume per gli scoperti di terzo livello gli oneri che riguardano l'assistenza in volo e le norme di sicurezza degli aeroporti, ben difficilmente essi possono pareggiare il bilancio.
La gestione degli aeroporti di terzo livello ha aspetti difficili e delicati. Per questo ammiro gli amici di Levaldigi che con grande coraggio si sono lanciati in questa avventura.
Per quanto riguarda invece l'aeroporto di Cerrione si sta esaminando la questione con società specializzate e con contatti a livello europeo perché questi problemi vanno affrontati con la concorrenza europea: occorre superare il monopolio della compagnia di bandiera, quando i costi di altre compagnie estere sono più convenienti.
Tutto questo diventerà attuale nel 1993 e l'aeroporto di Cerrione sarà in grado di partire con la gestione ordinaria non prima di allora, quando avrà un piano di gestione che preveda il pareggio entro tre anni e un trasporto di 80/100 mila passeggeri all'anno. Se così non sarà, sarà inevitabile la chiusura dell'aeroporto, inteso come trasporto passeggeri.
Questa può essere un'indicazione di carattere generale per la ristrutturazione delle nostre partecipazioni e, come afferma il Presidente Brizio nella sua relazione, bisogna stare molto più attenti al rapporto costo-benefici e soprattutto gestire meglio la nostra presenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Il mio Capogruppo, il collega Monticelli, ha già dichiarato la nostra posizione e il nostro voto contrario ad aumenti di capitale decisi senza alcun chiarimento relativo alle prospettive della politica aeroportuale piemontese: non richiamo, quindi, problemi di merito. Ho chiesto la parola perché la Presidenza del Consiglio non troppo in là nel tempo e chiedendo l'impegno della Giunta in questo senso, introduca una discussione sulla politica aeroportuale della Regione, resa necessaria dalla nostra diretta partecipazione nelle società ditali aeroporti; diversamente l'aumento di capitale è un'inutile elargizione di denaro.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo, all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Sistema informativo regionale

Esame proposta di deliberazione n. 203: "Adesione della Regione Piemonte al CISIS - Centro Interregionale per il Sistema Informativo e il Sistema Statistico-Approvazione della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 203; di cui al punto 14) all'o.d.g.
Non essendovi interventi pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 6 astensioni.


Argomento: Attivita' di promozione

Esame proposta di deliberazione n. 251: "Programma di attività dell'IRES per l'anno 1991. Approvazione, ai sensi dell'art. 27 della LR n. 12/85 della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Poiché l'esame degli ordini del giorno di cui ai punti 15) e seguenti dell'o.d.g. richiede tempi congrui perla discussione, se il Consiglio è d'accordo; propongo di passare subito all'esame della proposta di deliberazione n. 251 di cui al punto 20) all'o.d.g. tralasciando per il momento la proposta di deliberazione n. 260 di cui al precedente punto 19) in quanto è necessaria la maggioranza assoluta del Consiglio per la sua approvazione.
MONTICELLI Il nostro Gruppo concorda sulla sua proposta.



PRESIDENTE

Sulla stessa materia della proposta di deliberazione n. 251 risulta tra gli argomenti in prenotazione all'o.d.g. di questa seduta, il progetto di legge n. 149: "Nuova disciplina dell'Istituto di Ricerche Economico Sociali dei Piemonte (IRES). Abrogazione LR 12 febbraio 1985, n 12".
Poiché, però, non è presente il relatore di minoranza non è possibile esaminare contestualmente i due provvedimenti.
Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 251.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.
ZACCHERA Ritengo che accingendosi ad approvare il programma di attività dell'IRES dovrebbe essere presentato un piano di rendiconto sulle attività svolte nell'anno 1989/1990, per sapere se negli anni precedenti erano stati seguiti i programmi di attività oppure no. Mi sembrava utile per conoscere il grado di attuazione dei deliberati dell'anno precedente, anche perch questa proposta di deliberazione, sulla quale si può anche non essere contrari, è scritta in un politichese talmente benfatto che c i può essere tutto.
Presidente, segua un argomento a caso, che vada dal calcio, alla costruzione di case popolari, per proseguire con lo studio dei beni architettonici e un censimento della popolazione, e lo ritroverà dentro.
Provate: pensate ad un argomento, leggete la relazione e lo troverete sicuramente inserito. La relazione è di una tale genericità che a questo punto mi chiedo a cosa serva votare questi programmi.
Non c'è nulla di specifico, è generica perché parla di "scenari socio demografici, territoriali, produttivi, strutture e politiche pubbliche attività di monitoraggio, grandezze socio-economiche, sezioni territoriali rassegne congiunturali aree di ricerca", eccetera; quindi comprende una grande vastità di argomenti.
Se si vuol dare una stretta, nel senso di dire più chiaramente quali siano i programmi di attività, sicuramente ne guadagniamo in concretezza.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Il programma del 1990 fu approvato alla fine dell'anno stesso perché c'era il cambio di legislatura. Questo è quello del 1991.
Abbiamo già accelerato, come ho detto in Commissione, di gran lunga rispetto all'approvazione dei programmi e abbiamo ipotizzato un programma pluriennale. Certo, il programma di un istituto di ricerche non può essere un programma analitico che entra in dettai, tuttavia mi pare che si stia andando verso un'impostazione di sempre più stretta connessione tra la Regione e il suo istituto. Sull'area metropolitana abbiamo tenuto conto degli scenari indicati; ovviamente poi le scelte politiche spettano a noi.
Dico al Consigliere Zacchera che in Commissione si è parlato ampiamente della questione, anche con la presenza del Direttore dell'Istituto analizzando sia un programma che l'altro; il consuntivo mi pare che ci sia sempre stato.
Il rapporto dell'IRES arrivato in questi giorni è di grande interesse credo che i Consiglieri abbiano ricevuto anche l'Atlante Socio-economico che è un'opera estremamente pregevole. Mi pare che l'IRES stia lavorando veramente in modo positivo e che quindi il programma debba essere correttamente approvato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per dichiarazione di voto.
ZACCHERA Lei mi ha veramente tirato per pochi capelli che ho, Presidente Brizio perché ho visto consegnare a tutti i Consiglieri regionali la scorsa settimana quel magnifico Atlante - prezzo Lit. 350.000 - in cui erano valutati i raffronti tra il 1971 e il 1981. Tutti sappiamo che il 23 o il 24 ottobre di quest'anno c'è il nuovo censimento, lo le chiedo quale logica ha portato a fare quello studio e pubblicarlo tre mesi prima del prossimo censimento. Non si poteva risparmiare un bel mucchio di milioni semplicemente aspettando un anno?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

ZACCHERA



PRESIDENTE

Non penso che le tavole a colore policromo sull'andamento della popolazione siano realizzate in 10 anni; l'Istituto centrale di statistica dopo 2-3 anni è in grado di fornire questi dati in linea di massima. Per cui arrivare con una struttura dal costo grafico enorme (perché mi piacerebbe sapere quante decine di milioni è costata) tre mesi prima del nuovo censimento, mi sembra sia un clamoroso arrivo fuori tempo.
Ho chiesto delle informazioni, mi si potrà dimostrare il contrario. A livello personale non mi sento di partecipare a questa cosa, perché leggo molto sulle cose dell'IRES alcune centrate, altre penso di ben scarsa utilità in rapporto al costo di questa struttura.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare, pongo In votazione la proposta di deliberazione testé discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri verrà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta di deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 5 astensioni (non hanno partecipato, alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di deliberazione n. 260: "Proposta di modifica dell'art, 72 del Regolamento"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 260, di cui al punto 19) all'o.d.g.
Dopo aver fatto una breve indagine, ritengo che sulla deliberazione n.
260, per la quale credo ci sia unanimità rispetto all'ari. 72 del Regolamento, che la Presidenza del Consiglio si era impegnata a modificare per dare maggiore chiarezza sulle nomine, si possano ottenere 1,31 voti.
Se non ci sono interventi, pongo la proposta di deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 33 voti favorevoli e 1 contrario.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento internazionale extra-comunitario - Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame progetto di legge n. 118: "Progetto Ouverture. Rete Est-Ovest di Regioni e Città Adesione detta Regione Piemonte" (Rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n.118.
Relatore è il Consigliere Ferraris che dà per letta la seguente relazione: "La I Commissione, nella seduta dei 25/7/ 1991, ha esaminato il ddl n.
118, presentato dalla Giunta 1123/411991 e che prevede l'adesione della Regione Piemonte al Progetto Ouverture Rete Est/Ovest di regioni e città.
Nel quadro del Fondo Europeo di sviluppo regionale - art. 10 - è stato sottoposto alla Comunità Economica Europea dallo Stratchclyde Regional Council, in qualità di capofila ed a nome delle altre regioni del Saarland (Germania), dell'Asturia (Spagna) e del Piemonte un progetto denominato "Ouverture - Rete Est/Ovest di Regioni e Città ". Il progetto ha ottenuto un finanziamento in ECU per un importo corrispondente a circa 7,5 miliardi di lire italiane.
In realtà il totale dei contributi sarà ben più elevato (circa 13 miliardi di lire), tenuto conto dei fondi stanziati dalle Regioni capofila (a questo proposito Piemonte, Saarland e Asturia stanzieranno ognuna 280 milioni di lire contro l 720 milioni dello Stratchclyde), nonché dei partecipanti ai progetti pilota (circa 4,28 miliardi di lire).
L'obiettivo del progetto consiste principalmente nel promuovere una rete fra Regioni ed Enti locali della Comunità per lo sviluppo dei rapporti economici con i Paesi dell'Europa centrale ed orientale (attualmente Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Bulgaria) contemporaneamente avvantaggiando lo sviluppo interno al proprio territorio ed al proprio tessuto economico-sociale.
Il progetto avrà durata triennale e per la sua realizzazione è stato istituito un "Centro di eccellenza", cui aderiscono le Regioni elencate nel primo paragrafo. Centro che sarà suscettibile di apertura ad ogni altra regione o ente locale comunitario. La Comunità Economica Europea ha concesso il contributo summenzionato anche al fine di avvalersi in futuro delle ricerche e dei risultati derivanti dall'attività del costituendo Centro di Eccellenza.
L'azione del Centro si svilupperà in funzione di catalizzatore, al fine di permettere alle Regioni, agli Enti locali, alle Imprese, ai Centri di formazione di stabilire od aumentare i loro rapporti con l'Europa dell'Est.
Il Centro agirà da indispensabile punto di raccolta e di filtro di tutte le proposte di collaborazione che enti o imprese vorranno formulare a favore dei Paesi dell'Est europeo e che formeranno oggetto di richiesta di finanziamento nell'ambito dei progetti varati dalla Comunità Economica Europea.
I temi sui quali verterà l'attività del Centro sono: sviluppo delle piccole e medie imprese sviluppo del commercio tnternazionale formazione professionale, manageriale e sull'ambiente cooperazione industriale internazionale, anche con la creazione di centri di scambio di tecnologie.
Sotto l'aspetto procedurale, la Regione Piemonte, avendo sottoscritto un protocollo di adesione nel corso della riunione tenutasi a Glasgow il 27 marzo u.s., ha tenuto la propria partecipazione al progetto Ouverture Est/Ovest nel novero delle quattro regioni capofila.
Durante l'Incontro a Glasgow, il rappresentante della Commissione CEE del dipartimento DG 16, Mr. Stephen Fox ha sottolineato l'importanza e il prestigio particolare di questa iniziativa. Questi ha poi insistito: i lavori, i primi di questo genere ad essere intrapresi, dovevano avere la massima attenzione ed impegno da parte delle autorità locali coinvolte.
Le prossime scadenze testimoniano l'urgenza per il Piemonte di giungere quanto prima, all'approvazione del disegno di legge allegato, nonché alla stipulazione di un'apposita convenzione con il Centro Estero delle Camere di Commercio piemontesi, quale principale interlocutore operativo della Regione.
Nel maggio scorso il progetto Ouverture è stato presentato alla stampa internazionale e alla Commissione CEE.
Il pieno accordo dimostrato dalle autorità ungheresi (l'Ungheria è infatti il Paese di riferimento del Piemonte), che la Giunta regionale ha incontrato nel mese in corso al fine di favorire il successo dell'iniziativa, unitamente all'entusiasmo riscontrato nei partner comunitari autorizzano a guardare con buon auspicio al futuro della cooperazione e degli scambi volti allo sviluppo di tali regioni dell'Europa orientale.
Concluso l'esame, la I Commissione permanente ha approvato il disegno di legge, di cui si tratta, a larga maggioranza.
Per quanto sopra esposto, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea".
Chiede la parola il Consigliere Monticelli; ne ha facoltà.
MONTICELLI Ho questioni da porre alle quali credo sia utile debba rispondere l'Assessore Vetrino. Si tratta di questioni già poste in sede di Commissione, le quali non hanno avuto una risposta esauriente da parte della Giunta per la mancanza In quella sede dell'Assessore competente.
La questione in sostanza è questa: l'intervento, previsto dalla legge di partecipazione della Regione Piemonte al progetto Ouverture è certamente un intervento valido; la cosa che lascia un po' a desiderare - non voglio fare il sottile - è la presentazione della legge. Una questione di notevole impegno quale il ruolo - se ho capito bene anche da quello che si è letto sui giornali - di capofila che la Regione Piemonte si è assunta nel coordinamento di una serie di regioni europee per interventi a sostegno dello sviluppo In specie dell'Ungheria, o di una parte dell'Ungheria, è un ruolo particolarmente rilevante dal punto di vista politico e istituzionale.
Qui però si presenta una legge dalla quale non si capisce che cosa fa la Regione, non si capisce perché la Regione spende certi soldi o a chi vengono dati perché siano spesi. Non è chiaro il meccanismo attraverso il quale la Regione si muove e spende i soldi.
Questo né dalla relazione né dal testo del disegno di legge è chiaro e credo, quindi, sia necessario non soltanto un chiarimento - e non ho proposte specifiche non avendo potuto avere in Commissione qualche confronto -. Forse è opportuno anche emendare la legge In modo da rendere più chiaro il meccanismo e le motivazioni della spesa.
La spesa è l'oggetto della convenzione con la Camera di Commercio di cui si parla? Serve per dare vita al Centro di eccellenza di cui si parla nella relazione e non nella legge? Chiederei se, forse, oltre a chiarimenti e ad una valutazione, non fosse opportuno che alcuni momenti di chiarimento siano introdotti anche nel disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Sono molto dispiaciuta di non aver avuto la possibilità di essere presente nella Commissione consiliare competente quando si esamino il disegno perché effettivamente era quella la sede nella quale fornire compiutamente i chiarimenti richiesti, oggi, dal Consigliere Monticelli Capogruppo del PDS.
Intanto vorrei fare una considerazione di fondo riprendendo peraltro quello già detto dal relatore. Questa è la prima volta che viene posto all'attenzione del Consiglio regionale un provvedimento che riguarda un intervento riferito alla Comunità Europea. Normalmente tali provvedimenti vengono gestiti a livello di Giunta e quindi trovano la loro elaborazione il loro sviluppo e la loro soluzione nell'ambita della Giunta; così è sempre stato. Qualche volta è successo che ci siano state informazioni a livello di Commissione ma sono casi rari.
Il provvedimento in oggetto è diverso rispetto a quelli che siamo abituati ad esaminare nella gestione dei provvedimenti europei perch questo è uno dei 12 progetti che la Comunità ha riservato alle città e alle Regioni d'Europa le quali li gestiscono al di fuori delle mediazioni nazionali.
Credo che sia un dato politico di fondo sostanziale ed è quello che giustifica il nostro intento di portarlo all'attenzione del Consiglio attraverso un disegno di legge. Francamente si sarebbe potuto gestire a livello di deliberazione di Giunta come succede per altri provvedimenti (si veda per esempio il regolamento 2052 oppure altri provvedimenti Interreg e altre cose vissute in questi anni).
Il nostro intento quindi è stato quello di far vivere al Consiglio, a me sembra giustamente, un provvedimento rilevante sotto il profilo politico ed istituzionale per il fatta che si svolge senza la mediazione politica e anche sotto il profilo economico. Si tratta infatti di un progetto triennale che ha già avuto un primo finanziamento pari a 7 miliardi e mezzo di lire nel quadro del Fondo Europeo di Sviluppo. Avrà per oggetto lo sviluppo delle piccole e medie imprese, i servizi di supporto all'industria, la formazione professionale, la promozione del commercio e dell'esportazione nonché dei programmi di riqualificazione industriale e di protezione ambientale. Quindi, un progetto complesso che si colloca in un quadro politico-istituzionale molto particolare.
Come nasce l'idea di Ouverture al di là del fatto che fa parte di uno dei 12 progetti approvati dalla Comunità e riservata espressamente a città e Regioni europee al di fuori della mediazione nazionale? Prende il via da una Regione scozzese, lo Stratchclyde, molto attiva ed efficiente al cui Presidente - che è, già stato nostro ospite e lo sarà nuovamente il 19 settembre prossimo - va attribuito peraltro il merito di aver fatto predisporre il contenuto del progetto e di aver scelto la Regione Piemonte come Regione italiana capofila delle Regioni italiane e anche della Grecia; ognuna di queste Regioni ha anche altre Regioni europee annesse per farle vivere tutte insieme.
Grazie al suo intervento il progetto Ouverture ha la possibilità di collocarsi accanto a progetti comunitari volti a promuovere lo sviluppo e la cooperazione tra l'est e l'ovest europeo - ci sono altri progetti che si chiamano "Fare Tempus" - con la speranza e l'ambizione di inaugurare una nuova stagione nell'ambito degli scambi e della cooperazione economica.
I soldi stanziati in questo momento servono per il funzionamento dei gruppi di lavoro e per la predisposizione dei progetti che verranno esaminati a livello europeo. Quindi, in totale, il gruppo scozzese che è il gruppo capofila finanzia il doppio dell'impegno da noi assunto; il totale è di circa 235 milioni di cui 65 stanziati su capitoli di quest'anno e altri 90 milioni negli anni futuri.
Le Regioni collegate allo Stratchclyde stanziano questa cifra nella corrispondenza delle varie valute, mentre lo Stratchclyde il doppio, in quanto essendo la Regione capofila, ha maggiori esigenze di raccordo, di elaborazione e d'impegno finanziario.
Gli stanziamenti servono a garantire il normale funzionamento della struttura creata all'interno delle 4 Regioni. Ogni Regione ha presentato dei funzionari che fanno parte del gruppo; vi è un gruppo direttorio politico formato dai Presidenti delle 4 Regioni o loro Assessori delegati.
Nel caso specifico il Presidente ha presieduto la prima riunione svoltasi qui a Torino, nelle riunioni successive è stata presente la sottoscritta.
E' difficile dire in questo momento quale sarà il futuro del progetto lo vedremo attraverso i progetti operativi presentati la cui prima chiamata è stata spostata dalla fine di luglio alla fine di settembre.
Il ruolo della Regione capofila per l'Italia e la Grecia, nel caso specifico la Regione Piemonte, è stato quello d'informare tutte le Regioni d'Italia e della Grecia di queste possibilità, di fornire le linee guida individuate dal gruppo direttorio. Quest'ultimo ha spiegato, così come avviene nei progetti europei, quale era il campo d'intervento, come dovevano essere fatti i progetti, il tipo di progetto, il costo massimo di ognuno e le priorità; quindi informare e raccogliere i progetti. Questo è stato individuato nella riunione che si tenne a Glasgow qualche mese fa.
Fin, dal primo momento mi sono permessa di mandare sempre ai gruppi consiliari tutte le Informazioni che venivano via via maturando a cominciare da quel facsimile stampato che vedeva la nostra Regione partecipare e nel quale erano spiegati gli obiettivi, - i modi e i tempi di svolgimento del progetto.
E' vero che il disegno di legge è molto scarno, ma vorrei dire una cosa che avrei detto più volentieri in Commissione che non in questa sede: su questo progetto ci sono gli occhi puntati del Ministero.
Quando questo progetto venne presentato a Bruxelles, circa un paio di paesi fa, incredibilmente comparve alla riunione di presentazione un rappresentante del Ministero delle politiche comunitarie, il quale ebbe anche il cattivo gusto di fare un intervento assolutamente spiacevole a questo riguardo mettendosi in collisione con la Regione della Strachclyde fino a quel momento responsabile organizzativa del progetto.
Ritengo quindi che vi sia l'esigenza di guardare questo progetto con grande interesse istituzionale e politico e che il compito della Giunta sia quello di portarlo avanti con trasparenza, come peraltro, ha fatto fino a questo momento. Forse non sono state effettivamente date tutte le informazioni che era gusto dare più compiutamente e più dettagliatamente ma questa è una sede nella quale lo possiamo ancora fare.
Non ho altro da aggiungere se non raccomandare al Consiglio di prestare attenzione a questo progetto, perché mi sembra un modo nuovo di elaborare dei progetti a livello comunitario.
Per quanto riguarda la gestione concreta del progetto, noi abbiamo ritenuto di affidarci al Centro estero della Camera di commercio Tra (altro fu il Presidente Gray della Camera di Commercio ad accompagnarci e tra le diverse regioni, comprese l'Asturias e la Saarland della Germania, scelse la Regione Piemonte come capofila.
I finanziamenti perverranno direttamente al Centro estero della Camera di Commercio, la quale farà gestire i progetti da coloro che h avranno presentati e stabilirà gli interventi a favore dello sviluppo economico sodale delle regioni dell'est europeo. Tale sviluppo, nell'ambizione del progetto - e chi ha letto gli obiettivi in quel fac simile che avevo mandato può cogliere questa prerogativa - dovrà avvenire attraverso il recupero contestuale delle aree di declino Industriale presenti nelle zone occidentali.
E' stato scelto il Piemonte perché la nostra è una regione, come quelle tedesca, inglese e spagnola, con una forte vocazione e tradizione industriale, nonostante che negli ultimi tempi si sia riscontrato un declino industriale nelle zone del Verbano - Cusio - Ossola o in certe zone della Provincia di Torino. Si valuteranno dettagliatamente i progetti per vedere se hanno effettivamente centrato (obiettivo di Ouverture di mettere a frutto anche le esperienze negative; recuperandole e facendone oggetto di sviluppo, non soltanto per le nostre regioni, ma anche per quelle dell'est.
L'Italia è stata aggregata all'Ungheria; il Centro Estero della Camera di Commercio ha visitato l'Ungheria, l'ambasciata ungherese è stata nostra ospite, il Ministro delle Finanze dell'Ungheria è stato recentemente ricevuto dalla Regione Piemonte. Tutto questo significa che è in atto una serie di collegamenti, tutti di buon auspicio. Per fare in modo che la Regione Piemonte, che ha una grossa responsabilità, possa con dignità svolgere appieno il proprio ruolo e portare avanti gli obiettivi del progetto Ouverture.
Così facendo si concretizza soprattutto la possibilità di realizzare questi progetti che per ora sono indicativi, abbozzati sulla carta; che verranno esaminati entro il mese di settembre o di ottobre. Tali progetti tuttavia dovranno raccogliere non soltanto i progetti del Piemonte, ma quelli di tutte le Regioni italiane.
Le Regioni italiane fanno sempre un po' fatica ad assumere la consapevolezza di queste opportunità: come al solito le Regioni più attive sono la Toscana e l'Emilia Romagna, che si sono `fatte avanti immediatamente.
Ci sono anche realtà interessanti nell'ambito della nostra Regione poco fa il Presidente Brizio mi ha passato una lettera del Comune di Vercelli il quale ha in preparazione un progetto con una realtà di una zona dell'est, forse l'Ungheria, che ci farà pervenire al più presto.
Queste sono le prime informazioni ricevute. Rimango naturalmente a disposizione anche per il futuro per continuare a stabilire con il Consiglio uno stretto ed intenso raccordo, in modo che il progetto possa essere conosciuto nella trasparenza e si sappia fin da ora quali sono gli obiettivi, ma anche le possibilità concrete, nonché i beneficiari di questi progetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco per dichiarazione di voto.
CUCCO Una brevissima dichiarazione di voto, giusto per non far passare un po' troppo come l'acqua che scorre questo progetto che a mio avviso è estremamente importante e qualifica un particolare settore dell'azione della Giunta regionale.
Ho l'impressione però che la Giunta pecchi di incapacità nello sponsorizzare la propria immagine, e lo dice un Consigliere di opposizione che solitamente non è troppo tenero nei confronti dell'attività della Giunta. Proprio per la specificità del progetto Ouverture e per la sua qualità assolutamente diversa rispetto alla retorica di cui in genere viene sempre infarcita l'attività in ambito comunitario da parte delle regioni e dei comuni di Italia, questo progetto appare diverso.
Si tratta di un progetto molto produttivo e fattivo, che pone la Regione Piemonte in una posizione leader nei confronti delle altre regioni d'Italia e dell'Europa; quindi un'ulteriore azione promozionale sarebbe necessaria, proprio per far conoscere l'iniziativa. Voterò a favore del progetto di legge perché tratta un'iniziativa secondo me molto positiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.
MONTICELLI Prima sono intervenuto, brevissimamente, sottolineando il fatto che per quanto di mia conoscenza, si tratta di una questione certamente di grande rilievo e di grande interesse.
Ho posto un problema di chiarimento, sollecitando esplicitamente la Giunta a verificare l'opportunità di una modifica della legge per chiarire meglio il meccanismo di spesa. Questa legge, per come è formulata, è in sostanza una deliberazione, cioè non c'è nessun richiamo a finalità e metodi. Io sono convinto che sia anche giusto presentarla come legge e ho colto questo passaggio anche nell'intervento della Vicepresidente Vetrino la quale sosteneva l'opportunità politica di una legge. Quindi facciamo una legge. Altrimenti questi soldi per che cosa sono spesi? Per i viaggi di un Assessore, per un incontro di funzionari alla Camera di Commercio? Da questo testo non si capisce! Credo non sia tragico se sospendiamo l'esame di questo, punto, ma non per perdere tempo. Entro la giornata di domani, verificheremo una formulazione che chiarisca questi punti e cercheremo di dare al testo attuale la veste di legge. Questo può anche servire a chiarire e a valorizzare un'iniziativa interessante; in caso contrario ci ritroviamo nei codici delle leggi della Regione Piemonte un provvedimento qualificato come legge; ma che si presenta un po' "debolino" da questo punto di vista.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Sull'ultima considerazione posta dal collega Cucco inerente la scadenza per la presentazione dei progetti sottolineo che esisteva una scadenza non tassativa, ma indicativa, del 31 luglio.
A me pare che, essendo questo progetto una proposta interessante, pu far decollare attenzioni nuove su versanti nuovi. Peraltro, come diceva la collega Vetrino, una proposta di legge rafforzerebbe certamente la partecipazione attiva della Regione su vari campi di attività, tenuto conto che ogni progetto ha una quota di finanziamento sostanziale coperta dalla CEE. Possono tuttavia esserci delle integrazioni finanziarie da parte di altri soggetti. In questo caso se il soggetto istituzionale, Regione Piemonte, intende partecipare, la legge stessa fornirebbe maggiore garanzia, non tanto per la partecipazione forse un po' imprecisa indicata nello scarno articolato, che potrebbe essere letta come partecipazione di spese di rappresentanza per visite o cose dei genere, ma di partecipazione finanziaria se, la Regione si fa carico di alcuni progetti.
Al riguardo la Camera di Commercio, settore estero di Torino, ha presentato nelle scorse ore alla Regione un progetto perla formazione di manager di azienda, che ha riscosso il parere favorevole dell'Assessorato alla formazione professionale. Ecco quindi, un primo tassello che pu essere oggetto di utilizzo da parte dello strumento di legge, da leggersi in termini d'intervento strutturale e non episodico.



PORCELLANA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Intervengo per rimarcare il fatto che alla domanda molto pertinente del Consigliere Monticelli che chiedeva di esprimere dei contenuti percettibili da chiunque legga la legge, non è stata data risposta. La Giunta continua a sollecitare la votazione della legge cosi come è stata presentata rifiutando anche la richiesta molto ragionevole di spendere un po' di tempo per dare alla legge stessa una configurazione comunicabile, tenendo conto che anche per domani, è convocato il Consiglio.
Sono d'accordo che si voti una legge e non si faccia semplicemente una delibera, ma con la votazione di una legge non si darebbe soltanto una maggiore garanzia formale (garanzia sotto tutti i profili, anche quello della rappresentatività del ruolo della Regione Piemonte), ma il progetto assumerebbe un significato di maggiore rilevanza verso il Consiglio regionale e verso la comunità.
Una legge deve contenere nel proprio dispositivo gli elementi necessari per comunicare con gli interlocutori esterni (la CEE) ed interni (il Consiglio e la comunità).
Una legge di questo genere dovrebbe iniziare con l'esplicita definizione delle finalità del progetto, degli obiettivi che intende perseguire. Dovrebbe iniziare con un articolo che recita che la Regione Piemonte aderisce al progetto «Ouverture» assumendone le finalità e dichiarandole. Dovranno essere esplicitate queste finalità e se la Regione Piemonte ne vuole aggiungere delle proprie credo sia giusto che lo faccia in quanto oltre ad assumere le finalità del progetto può nel suo operare aggiungerne altre con carattere specifico riferito alla Regione Piemonte o alle sue relazioni con le altre Regioni italiane.
Inoltre la Regione Piemonte deve svolgere degli atti per partecipare a questo progetto, quindi un secondo articolo potrebbe definire i compiti derivanti dall'adesione al progetto "Ouverture" ai sensi delle finalità su esposte. Quindi l'articolo potrebbe recitare: "Il Piemonte si impegna a..." Cosa si impegna a fare la Regione Piemonte a partire dall'approvazione di questa legge? Deve essere scritto.
L'Assessore ha detto che la Regione Piemonte deve elaborare dei programmi, dei progetti e si deve impegnare per promuoverli ed elaborarli.
Ma in merito a che cosa? Non può esistere una legge che si impegna a fare dei progetti, ma non si sa in merito a che cosa. Quindi i programmi e i progetti che dovranno essere presentati alla CEE dovranno contenere precise definizioni dell'oggetto, al fine di concorrere ai contributi all'uopo concessi.
La legge inizia con le seguenti parole: "al fine di concorrere ai contributi concessi dalla CEE; presentiamo un dispositivo finanziario di spesa". Mi sembra una dicitura troppo arida, incomprensibile e incomunicabile.
Inoltre ci saranno da svolgere azioni informative in merito a determinati oggetti. La sollecitazione della Provincia di Vercelli; che ha come intenzione un'azione informativa, probabilmente non riguarda soltanto il soggetto Provincia di Vercelli, ma una molteplicità di soggetti.
L'azione importante, quindi, è quella di informare circa gli obiettivi e l'attuazione del progetto, ma dobbiamo scriverle queste cose. Infine, mi sembra giusto informare i Gruppi, ricorrere al Centro Estero delle Camere di Commercio e quindi specificare anche il tipo di apporto che queste possono dare per l'attuazione del progetto. Con tre articoli si può dare un senso più specifico alla legge in modo che chiunque la legga abbia chiara l'importanza del progetto, il ruolo che si vuole svolgere, le caratterizzazioni che gli si vuole dare e le forze che si mettono in gioco per attuarlo. La legge deve contenere questi punti che danno lustro alla partecipazione al progetto e danno responsabilità ad una Regione.
Ribadisco che noi siamo disponibili a partecipare al voto del progetto ma chiediamo che entro domani si predisponga una legge che abbia la dignità dovuta per una Regione come il Piemonte che è chiamata a svolgere un ruolo importante anche in ambito nazionale. Chiediamo quindi di spendere un po' di tempo: se fossimo in sede di Commissione lo faremmo e in poco tempo risolveremmo il problema.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Innanzitutto ringrazio l'Assessore Vetrino per l'ampia e diffusa relazione presentata in quest'aula, attraverso la quale ci ha spiegato nel dettaglio i fini e i moventi del disegno di legge.
Indubbiamente la relazione avrebbe trovato nella relazione di presentazione del disegno di legge, o quantomeno, se fosse stato possibile nella I Commissione, la sua sede ideale. Infatti a fronte di una così chiara e corposa relazione sui fini e moventi della legge e sugli scopi che si prefigge, avrebbero potuto innescarsi le osservazioni riguardanti la mancanza di concretezza e di dettaglio che invece sono state presentate oggi e che faccio mie. Le forze politiche presenti in Commissione avrebbero potuto proporre degli emendamenti proprio per dare quella concretezza invocata. Effettivamente si propone un articolo unico che dice che si aderisce al progetto "Ouverture" e che il braccio, attraverso 'il quale si procederà all'attuazione del progetto da parte della Regione, è il Centro Estero delle Camere di Commercio. Mi pare sia un po' poco.
Quindi se non si vuole seguire formalmente, ma lasciamo perdere le formalità, la via maestra di un ritorno in Commissione per elaborare gli emendamenti di dettaglio, penso che quanto: meno un rinvio a domani sia utile anche perché sono emerse già dalla stessa relazione dell'Assessore quelle che potrebbero essere in linea di massima le concretezze di cui la legge ha bisogno.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Vetrino.
VETRINO, Vice presidente della Giunta regionale Devo dire che anch'io non sono molto soddisfatta della legge, per tutte le cose richieste da parte dell'aula sono un po' concentrate nella relazione di accompagnamento al disegno di legge. E' parso, a chi ha steso materialmente la legge, difficile traslare queste cose perché allora si, in quel caso sembrava effettivamente una delibera.
Questa forse non è materia da disegno di legge, allora abbiamo cercato in questo modo di rendere la cosa accettabile presentandola appunto come disegno di legge. Al di là di questo, credo sia giusto ci sia un momento di approfondimento, ma nella sede un po' più intima della Commissione consiliare, momento un po' più tecnico in cui io avrei la possibilità di comunicare anche i motivi per cui abbiamo scelto un modo così relativamente scarno di presentare questo disegno di legge. E' vero che la presentazione è fissata per il 19 settembre, ma queste cose si possono anche recuperare nel giro di 24 ore. Quindi sono disponibile domani mattina, in un momento informale o anche attraverso la riunione dei Capigruppo a fornire ulteriori delucidazioni, a correggere e ad ampliare, se è necessario, il disegno di legge.
E' necessario trovare un momento più tecnico e non ridurci a un momento ufficiale qual è quello del Consiglio regionale che ovviamente non consente quelle raffinatezze di tecnica legislativa che, invece, sono più consone alla Commissione consiliare competente.



PRESIDENTE

Rinviamo quindi questa proposta di legge. Il Vicepresidente Rossa domani mattina si farà, carico della convocazione della I Commissione per aggiornare il lavoro su questa proposta di legge.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame proposta di deliberazione n. 254: LR n. 50/89 "Programma regionale agrituristico e di rivitalizzazione delle aree rurali 1991/93 - Programma e definizione dei criteri"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 254, relativa al Programma regionale agrituristico e di rivitalizzazione delle aree rurali.
Poiché non ci sono interventi, la pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 2 astenuti.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 257: "Programma di finanziamento interventi attuativi del PSSR 1990/1992 a valere sui fondi di parte corrente a destinazione vincolata"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 257.
Ha chiesto la parola il Consigliere Maggiorotti. Ne ha facoltà.
MAGGIOROTTI Ritengo che il testo della deliberazione meriti alcuni approfondimenti.
Questo documento - e vorrei essere smentito - mi è sembrato sostanzialmente una riproposizione, programma per programma, di un testo ciclostilato In cui si indicano i progetti e gli obiettivi del Piano socio sanitario, si individuano e si specificano gli obiettivi In generali e particolari e, successivamente, si dà indicazione dei possibili interventi.
Guarda caso sono interventi previsti prevalentemente sul versante dell'acquisizione di strumentazioni; da una parte, e, dall'altra, di assunzione di personale specialistico, a livello di presidi ospedalieri o territoriali di tipo specialistico.
Nulla si dice sui possibili interventi a livello di servizi territoriali. In effetti, la deliberazione non fa assolutamente cenno degli obiettivi del Piano sociosanitario riferiti allo sviluppo delle attività distrettuali, quali l'assistenza domiciliare integrata. Mi viene, allora in mente quanto ci aveva detto (Assessore in sede di IV Commissione durante il dibattito su una deliberazione dell'Assessorato con la quale si rinviavano a tempi migliori le richieste di implementamento della pianta organica delle UU.SS.SS.LL. che, nel caso di parecchie UU.SS.SS.LL. era finalizzato all'avvio di servizi socio-sanitari distrettuali.
L'Assessore ci aveva detto che si rinviava la deliberazione per carenza di risorse, e che si sarebbero avviati incontri con le UU.SS.SS.LL. per concordare le modalità di utilizzo - dei fondi che - come si legge dalla deliberazione - sono vincolati e finalizzati all'attuazione dei PAS che le UU.SS.SS.LL avevano presentato.
Attendo dall'Assessore una risposta convincente relativa all'atteggiamento seguito. Chiedo cioè perché si è ritenuta prioritaria la scelta di sviluppare servizi specialistici, piuttosto che sviluppare servizi territoriali. Si parla di implementazione di personale infermieristico finalizzato all'avvio di strutture previste dalla legge n.
61 e tuttavia, nelle tabelle allegate, nulla si dice sulle finalità connesse all'assunzione di queste figure.
Questo non si capisce se non dando per scontato che, in effetti; sono figure infermieristiche - ad esempio - quelle che servono presso l'USSL Torino 2, per un contributo finanziario di 40 milioni. Immagino sia una figura infermieristica, ma non si capisce più di tanto. Non si capisce cosa significa per l'USSL Torino 3, l'implementazione dell'organico medico e amministrativo (180 milioni) ; mi domando per quali funzioni e per quale ramo amministrativo.
Per Torino 5 c'è l'implementazione di organico amministrativo per 30 milioni; immagino sia un impiegato di quarto livello, per questa cifra! Non so come possa essere approvabile (in effetti non sono dell'idea di approvarla) una deliberazione che chiede di dare fiducia a chi la propone.
In realtà, non dice molto di più se non l'elenco delle richieste che sono state contrattate, con diversi livelli di potere tra una USSL e l'altra, per ottenere dall'Assessore quello che veniva richiesto.
Mi viene in mente che nulla viene detto e affermato sul perché, per esempio, presso l'USSL 2 si assume un infermiere e presso l'USSL 34 c'è un contributo di 230 milioni e l'istituzione di un servizio con organico di psicologo ed assistente sociale.
E dato per scontato che i Consiglieri sappiano che presso l'USSL 1 esiste già un servizio psichiatrico mentre non esiste nell'USSL 34 che richiede - non esistendo - finanziamenti superiori. E' uno strumento che non può essere visto come strumento di programmazione almeno dal punto di vista di chi lo legge.
Rispetto alla tutela degli handicappati i fondi sono utilizzati prevalentemente per finanziare, attraverso le UU.SS.SS.LL., l'avvio di servizi di recupero e rieducazione funzionale, ma non è specificato se si tratta di servizi ospedalieri o di servizi territoriali. E' un dato preoccupante, soprattutto se si tiene conto che i servizi territoriali e quelli poliambulatoriali In particolare sono assolutamente carenti; carenza che fa sì che si debba far ricorso a strutture convenzionate esterne per l'80% dei casi. C'è una strana copertura di primariato, sempre sui programmi inerenti gli handicappati, all'USSL 32 di Moncalieri. Mi chiedo se sia un intervento prioritario rispetto ad altri istituire la funzione di primario.
La mallopposa delibera dice ben poco, ma molto si legge tra le righe rispetto al progetto "Obiettivo anziani". I servizi domiciliari non vengono ampliati, ma si interviene nell'USSL n. 34 - più volte ricordata nella delibera - particolarmente fortunata, istituendovi una divisione di geriatria con organico medico.
All'USSL n. 39 di Chivasso vengono elargiti più di 200 milioni per l'avvio di una scuola per infermieri; che già esiste. Lo scopo è di aumentare il numero dei monitori? E' strano che una scuola necessiti di un così alto contributo finanziario. In questo, senso, stante la difficoltà di comprensione del documento e la scelta di priorità non condivisibili dal mio punto di vista, dichiaro il mio voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Intervengo, oltre che per dichiarazione di voto, per rimarcare il grave ritardo con cui si è assunta la delibera; infatti, utilizziamo fondi a destinazione vincolata degli anni 1986, 1988 e 1989.
Concordiamo; in linea di massima, sui criteri alla base della definizione del riparto dei fondi; sono criteri che attengono alla concretizzazione dei programmi previsti per le UU.SS.SS.LL. e quindi consentiranno l'avvio di servizi Importanti e finalmente anche se con molto ritardo, qualcosa potrà essere attuato a livello socio-sanitario.
Vorremmo rimarcare l'impegno, già ribadito in sede di Commissione, di impiegare rapidamente i rimanenti fondi relativi al progetto "Obiettivo tutela delle persone anziane"; chiediamo all'Assessore e alla Giunta di informarci circa la spesa dei restanti otto miliardi, necessari per far fronte a eventuali emergenze dell'anno 1991.
In ambito di discussione di Commissione abbiamo posto ulteriori richieste, che non mi pare il caso di riprendere; tuttavia, nel far fronte alla necessità di trasparenza e di Informazione dei Consiglieri sia a livello di Commissione sia a livello di Consiglio; chiediamo siano prese in considerazione le questioni da noi poste e che gli impegni di informazione siano rispettati.
Il nostro sarà un voto di astensione poiché le osservazioni fatte anche in Commissione non ci consentono un voto positivo. Approvata la deliberazione ci auguriamo che il denaro venga impegnato nel giro di pochi mesi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla sanità Devo ringraziare la Commissione che, con l'esame nell'ultima seduta, mi ha permesso di portare la deliberazione all'attenzione del Consiglio e di recuperare circa un mese rispetto ai tempi "romani". Com'è noto, infatti la deliberazione deve essere approvata dal Ministero, con il quale abbiamo avuto contatti preliminari per esaminare il documento ed evitare ulteriori ritardi.
Tuttavia, la procedura della spesa finalizzata; coinvolgendo l'iter burocratico statale, porta a tempi lunghi; tant'è che i fondi finalizzati del 1986 hanno avuto lo svincolo ministeriale e la possibilità di essere utilizzati soltanto nel 1989.
E indubbio il ritardo della presentazione del documento; che ingloba le disponibilità della spesa vincolata degli anni 1986, 1987, 1988 e 1989, non cerco giustificazioni perché sarebbe scorretto. Il ritardo però è stato anche dovuto all'esame di adesione alle proposte fatte al piano approvato dal Consiglio 1990/ 1992 nel marzo scorso. Inoltre, si sono dovuti aspettare i vari PAS, le deliberazioni annuali e le deliberazioni delle risultanze gestionali.
Nella formulazione burocratica degli atti - ha ragione il Consigliere Maggiorotti - spesso le cose non sono sufficientemente spiegate per cui nell'atto deliberativo mancano quadri riassuntivi generali che diano una visione d'insieme dei servizi e delle Divisioni di nuova istituzione e di quelle potenziate o ampliate. E' stato stilato un quadro interno, che purtroppo non è stato allegato alla deliberazione.
La prima impressione quindi e quella di avere cifre e qualifiche buttate a caso qua e là, ma esaminando la deliberazione in modo articolato e unitario, USSL per USSL e servizio per servizio, emerge che sono state privilegiate le linee indicate dal piano sanitario sia per i servizi e le Divisioni di nuova istituzione sia per i potenziamenti di linee prioritarie quali l'oncologia, la cardiologia il recupero e la rieducazione funzionale, la cardiochirurgia (per quanto riguarda il particolare caso di Alessandria), la neuropsichiatria e la diabetologia, in base anche ad una legge approvata nell'ultimo scorcio del 1989.
Indubbiamente, da questa copertura identificabile con (istituzione di 500 nuovi posti deriveranno dei problemi per i prossimi bilanci in quanto si tratta di una spesa finalizzata che non avrà, per i prossimi anni, una garantita copertura. Occorrerà trovare tale copertura nel bilancio ordinario. Le cifre - e credo che il Consigliere Bortolin si riferisse in modo particolare agli otto miliardi destinati all'ADI (assistenza domiciliare integrata) - dovranno ancora essere approfondite in modo particolare e credo che la Commissione sia la sede più adatta per farlo, e per determinare le linee da seguire sul piano operativo:



PRESIDENTE

Poiché non ci sono altri interventi, pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verri trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli: 1 contrario e 5 astensioni.


Argomento:

Interpellanze, interrogazioni, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
Informo che domani mattina la I Commissione è convocata alle ore 10;00.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.10)



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