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Dettaglio seduta n.84 del 30/07/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione n. 200 dei Consiglieri Miglio e Staglianò inerente il rifugio faunistico denominato "Val Clarea", Comune di Giaglione


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 200, presentata dai Consiglieri Miglio e Staglianò. Risponde l'Assessore Cantore.
CANTORE, Assessore alla caccia Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in riferimento all'interrogazione dei Consiglieri regionali Miglio e Staglian riguardante la revoca da, parte della Provincia di Torino del rifugio "Val Clarea" in Comune di Giaglione, istituito con DGP del 9/6/1988, e dell'oasi di protezione "Roc del Boucher" nel territorio dei Comuni di Cesana e Sauze di Cesana, istituita con Decreto del Ministero dell'Agricoltura e Foreste sostituiti da due nuovi rifugi faunistici, si osserva quanto segue.
Circa la mancata acquisizione del previsto parere della Consulta provinciale perla tutela della fauna e la disciplina della caccia lamentata dagli interroganti nella deliberazione della Giunta provinciale n. 60 -12733/37 del 7/8/1990, si osserva che tale deliberazione è stata revocata con DGP n. 104 - 12733/54, del 30 ottobre 1990; in essa viene riportato il parere della Consulta provinciale espresso nella seduta del 23/10/1990. In quell'occasione la Consulta provinciale si è espressa favorevolmente in merito alla questione in oggetto.
Per quanto attiene una errata interpretazione dei contenuti e delle norme di legge che gli interroganti ritengono di ravvisare nella citata deliberazione della Giunta Provinciale di Torino del 7/8/1990, si osserva che con l'entrata in vigore della legge regionale n. 60/79 e successive modificazioni, sono state automaticamente abrogate, in attuazione del disposto dell'art. 34, VI comma della legge n. 968/77 le disposizioni del Regio Decreto 5 giugno 1939, n. 1016 e successive modificazioni e integrazioni, comprese quindi quelle relative alla costituzione di oasi di protezione, di rifugio e di zone di tutela (art. 34, V comma, legge n.
968/77). L'art. 8, ultimo comma, della legge regionale n. 60/79 pone infatti in capo alla Provincia la possibilità di istituire o revocare oasi di protezione, mentre l'art. 9, Il comma, consente alla medesima Provincia la facoltà di istituire rifugi faunistici, per periodi determinati non superiori atre anni, prorogabili.
L'oasi del Roc del Boucher e il rifugio di Val Clarea erano stati istituiti per tutelare il camoscio che "nel periodo successivo agli eventi bellici si era ridotto notevolmente di numero su tutto l'arco alpino provinciale, arrivando in alcuni casi, alla totale estinzione (per esempio in Val Chiusella)".
La mutata situazione faunistica - ambientale, e il prelievo venatorio effettuato con criteri rigidamente selettivi hanno portato a un notevole incremento numerico della specie camoscio in tutto (arco alpino piemontese.
L'obiettivo che si intendeva raggiungere con l'istituzione dell'oasi e del rifugio può quindi considerarsi raggiunto.
L'elevato numero di camosci presenti nelle due zone di tutela sopra descritte ha portato al manifestarsi in tali ungulati di fenomeni fisiologici legati al sovrapopolamento (peso ridotto, ritardo di muta ecc.) e all'elevata possibilità di diffusione di malattie infettive. La Provincia di Torino sottolinea inoltre che la eccessiva presenza di ungulati nelle aree in questione ha costituito "uno dei maggiori fattori limitanti della presenza della pernice bianca e in modo particolare del gallo forcello in quanto disturba le femmine in cova nei siti di riproduzione".
La Provincia di Torino sulla base di tali argomentazioni e di quanto suggerito dai consulenti della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino, ha ritenuto di revocare le due aree in questione, sostituendole con altre due, di maggiore estensione, ad alta vocazionalità per la riproduzione e la salvaguardia del gallo forcello.
La medesima Provincia ritiene che "i rifugi faunistici debbano essere uno strumento elastico di tutela che deve essere adeguato con il variare delle condizioni faunistico-ambientali" e fa presente che "negli ultimi quattro anni ha oltreché raddoppiato il numero dei rifugi faunistici incrementando notevolmente le aree protette".



PRESIDENTE

Chiede la parola al Consigliere Miglio. Ne ha facoltà.
MIGLIO La nostra interpretazione al dettato di legge è leggermente diversa.
Abbiamo presentato questa interrogazione in quanto ritenevamo che non fosse necessario sopprimere il rifugio della Val Clarea, pur constatando un elevato aumento della presenza degli ungulati, in quanto ci sono altri strumenti che permettono comunque di raggiungere un riequilibrio sul piano dei rapporti fra varie specie di animali e la vegetazione del sito, che non necessariamente ci costringono a ricorrere alla soppressione del rifugio stesso.
L'altra questione sulla quale mi pare di non avere avuto risposta è inerente la legittimità o meno da parte del Consiglio provinciale di sopprimere un'oasi istituita con Decreto del Ministero dell'agricoltura e foreste. Noi ritenevamo che questo non fosse possibile proprio perché ci sarebbe uno scontro fra l'amministrazione provinciale e quella del Ministero; inoltre, all'interno della legge regionale, non è prevista una clausola di questo tipo. Allo stesso modo avevamo seri dubbi sull'art. 8 che prevede che la soppressione delle oasi istituite può avvenire solo nelle more di adozione dei primi piani territoriali provinciali faunistici.
Non ci pare questo caso riferibile all'ultimo comma dell'art. 8, e quindi non ci troviamo assolutamente d'accordo sulla scelta operata dal Consiglio provinciale. Anche la risposta dell'Assessore non ci convince, riteniamo che il Consiglio provinciale non abbia interpretato correttamente il dettato di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.
CANTORE, Assessore alla caccia Con il Consigliere Miglio avevamo già discusso sull'art. 41, in ordine alla scorsa stagione venatoria. Purtroppo anche questo caso rientra in una diversità di interpretazione tra chi ha legiferato, ovvero il Consiglio regionale e chi deve invece attuare le norme. Per quanto riguarda le oasi di protezione, è venuto a cadere il disposto dell'art. 34, istituito con Regio Decreto, e quindi è demandata alle Province la possibilità di costituire o anche di revocare le oasi di protezione. La legge regionale ha abrogato tutte le normative che in passato ordinavano, soprattutto coordinavano, l'intervento in questa materia. In relazione a questo i due provvedimenti della Provincia sono considerati legittimi.


Argomento: Caccia

Interrogazione n. 632 dei Consiglieri Bresso e Rivalta inerente la reintroduzione nel calendario venatorio della caccia alla starna


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 632, alla quale risponde l'Assessore Cantore.
CANTORE, Assessore alla caccia Signor Presidente e Consiglieri regionali, in riferimento all'interrogazione dei Consiglieri regionali Bresso e Rivalta riguardante l'inserimento della starna nel calendario venatorio relativo alla stagione 1991/92, si osserva quanto segue. Come è noto il 31 dicembre 1990 è venuto a decadere il divieto di caccia alla starna previsto dall'art. 38, comma IV, della legge regionale n. 60/79 e successive modificazioni.
Il medesimo articolo prevede, inoltre, la possibilità di proroga di tale divieto previa verifica della consistenza della popolazione della specie in questione.
A tal fine è stato richiesto alle Amministrazioni provinciali di verificare, nei rispettivi territori, la consistenza della popolazione della specie starna.
In ordine a tale questione le Province hanno così risposto: Provincia di Alessandria: "In particolare nell'anno in corso sono stati introdotti sul territorio 3000 soggetti adulti e portate a schiusa, con l'ausilio di galline presso voliere ubicate sul territorio, circa 3000 uova.
Tali interventi hanno in effetti permesso di poter ricostruire alcuni nuclei autoriproducenti di starne, soprattutto nelle zone di massima vocazionalità.
La situazione odierna è, peraltro, ben diversa dal passato, infatti nell'ultimo decennio la popolazione di starne ha subito una drastica contrazione, al punto che oggi si può affermare che la starna autoctona sia scomparsa, mentre sono presenti solo nuclei derivati da introduzioni effettuate periodicamente.
Queste ragioni ci inducono pertanto a dichiararci favorevoli alla riapertura della caccia alla starna".
Provincia di Novara: "La specie autoctona di starna è da considerarsi oggi, in Provincia di Novara, virtualmente estinta ed il periodo di divieto di caccia cui la specie stessa è stata sottoposta, non ha minimamente modificato la situazione.
Le ripetute immissioni, effettuate nelle aziende faunistiche con capi d'allevamento giustificano, tuttavia, la riapertura dell'attività venatoria a carico della starna: riapertura che, pertanto, si richiede per la prossima stagione venatoria".
Provincia di Cuneo: "In riferimento al triennale divieto di caccia alla starna, previsto dall'art. 13 della legge regionale n. 22/88, questa Amministrazione esprime parere contratto ad una eventuale proroga dello stesso.
In effetti tale divieto non risulta aver prodotto alcun apprezzabile incremento ditale specie per cui proseguire nei medesimo appare del tutto irrilevante ai fini dello sviluppo di tale specie.
Viceversa un inserimento della starna tra le specie cacciabili della Regione Piemonte, pur se sottoposto a rigorosi criteri di prelievo, da un lato indurrebbe i soggetti interessati alle attività di ripopolamento (Comparti o Comprensori alpini, Zone omogenee di gestione sociale, Zone di caccia controllata, aziende faunistico-venatorie) ad una equilibrata immissione ai sensi dell'art 24 L.R. n. 60/79 di tale specie sul territorio, che per il passato ha dato risultati apprezzabili e dall'altra diminuirebbe in molte zone di media montagna e di collina la pressione venatoria su altre specie che, ad avviso dello scrivente, risulterebbero assai più bisognose di tutela della starna".
Provincia di Vercelli: "L'indagine, riferita alle più importanti specie stanziali tradizionalmente oggetto di caccia, pone in rilievo che la starna nonostante l'imposizione di protezione dettata dalla legge regionale, è presente solamente in alcune aree a divieto assoluto di caccia, senza peraltro che l'instaurato divieto abbia portato alcun beneficio all'esiguo numero di soggetti presenti Per il resto trattasi di presenze conseguenti delle immissioni artificiali opera-te da questa amministrazione e dalle aziende faunistico-venatorie, molte delle quali allevano regolarmente la specie configurata tra quelle ad incentivazione faunistica all'interno di alcune di esse".
Provincia di Torino: "Annualmente sono state rilasciate, con sistemi di preambientamento e previa preparazione dei siti, un congruo numero di coppie riproduttrici e starnotti di 70-90 giorni, in aree con buona vocazionalità per la specie.
In specifico sono state liberate: nel 1986-300 coppie di riproduttori e 400 starnotti, per un totale di 1000 animali nel 1987 - circa 1200 starnotti nel periodo estivo, - nel 1988 - 300 starnotti nello stesso periodo nel 1990 - 600 altri soggetti giovani.
Tutti questi animali sono liberati in zone precluse all'attività venatoria.
Sulla base di ripetuti riscontri effettuati in proposito possiamo affermare che la specie è torna-ta a popolare zone della nostra Provincia dalle quali negli anni precedenti il 1986 risultava assente e si sono incrementate le colonie preesistenti".
Provincia di Asti: "I risultati ottenuti possono essere così sintetizzati: il 60% del patrimonio di starne stabilmente presenti è concentrato nelle zone di rifugio delle Valle Versa e nel Nord Est della Provincia. Tutta la zona della Valle Versa risulta particolarmente vocata in quanto si è osservato un tentativo da parte della starna di colonizzare altri territori limitrofi un tempo ben popolati.
Da segnalare ancora la buona vocazionalità della zona rifugio Isolone.
Ulteriori osservazioni di starne sono state possibili all'interno di zone di rifugio faunistico istituite su altre parti del territorio provinciale (...) mentre mancano invece, rilievi positivi sul terreno libero limitrofo a tali zone.
Pertanto, è possibile concludere affermando il principio che il periodo di divieto di caccia alla starna di tre anni inizia ora ad evidenziare i primi incoraggianti risultati da cui emergono i seguenti principi: a) il recupero di tale specie selvatica richiede notevoli interventi di ripristino ambientale, continuo monitoraggio degli esemplari presenti, loro foraggiamento durante l'inverno, controllo dei predatori incremento delle possibilità alimentari (raccolti a perdere) e, soprattutto, vocazionalità del terreno b) laddove la starna, per i motivi sopra espressi, dimostra una lenta ripresa, questa è strettamente limitata alle zone di rifugio faunistico vietate alla caccia.
Allo stato attuale delle cose è necessario ed opportuno ottenere la proroga del divieto di caccia alla starna in attesa di individuare e porre in atto sistemi di gestione in linea con le ormai prossime modifiche delle leggi sulla caccia".
Le cause della scomparsa di questa specie, sono adducibili all'affermarsi di un'agricoltura intensiva, all'uso spesso eccessivo di diserbanti e insetticidi, che influiscono direttamente sulla presenza degli insetti, principale alimento per i piccoli nei primi dieci giorni di vita.
Le stesse uova sono oggetto di predazione da parte di cornacchie, cani e gatti randagi, volpi, presenti in numero consistente nella nostra Regione.
Fatta eccezione per la Provincia di Asti, la starna autoctona è praticamente scomparsa: pochi nuclei di tale specie sono ancora presenti nelle zone di rifugio ad alta vocazionalità ambientale e sono frutto di successive immissioni operate dalle Province e dalle aziende faunistico venatorie: molte della quali allevano regolarmente la starna in quanto compresa tra le specie oggetto di incentivazione faunistica.
Pertanto l'inserimento della starna tra le specie cacciabili pu contribuire all'affermarsi di popolazioni stabili di questa specie poich le aziende faunistico-venatorie, in quanto strumento di attuazione della programmazione faunistico-venatoria del territorio regionale, devono garantire un patrimonio faunistico-venatorio permanente sul territorio, e provvedere a graduali immissioni di capi sulla base di specifici piani di ripopolamento approvati dalla Regione.
Le popolazioni di starne, una volta affermate, potranno irradiarsi nei territori limitrofi contribuendo in tal modo ad una maggiore diffusione della specie.
Le argomentazioni riportate sono emerse nella riunione della Consulta regionale per la caccia del 17/ 5/1991; in quella sede la Consulta si è espressa favorevolmente all'inserimento della starna tra le specie cacciabili con un limite di carniere di due capi annuali, al fine di limitare la pressione venatoria nei confronti della specie e di favorire il formarsi di popolazioni stabili, autoriproducentisi.
Successivamente con nota del 7/6/1991 la Provincia di Asti, in relazione alla presenza sul suo territorio di popolazioni autoctone ormai consolidate distarne, ha richiesto alla Regione ai sensi dell'art. 39 della L.R.n. 60/79 e successive modificazioni, l'assunzione di un provvedimento limitativo, nei tempi e nei luoghi, del prelievo. Al fine della predisposizione di un provvedimento in tal senso si è in attesa di acquisire il parere dell'Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina previsto dall'art. 39 sopra citato.
In tale direzione già si è espressa la Consulta regionale della Caccia che ha approvato una deroga alla decisione di aprire alla starna per la provincia di Asti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Sono totalmente esterrefatta. Per fortuna non stiamo parlando di uomini e l'Assessore Cantore non è preposto alla sanità perché, con questo tipo di approccio ai problemi della difesa delle specie, non gli lascerei nelle mani volentieri la nostra salute. Dopo una lunga serie di pareri richiesti alle province, l'Assessore, in sostanza, ci ha detto che nella maggior parte delle province piemontesi permane la situazione che tre anni fa aveva portato al divieto di caccia alla starna autoctona, e cioè una situazione di quasi totale scomparsa della stanza (nessuna delle province ha detto che è totalmente scomparsa la starna), peraltro, le province che hanno tentato il ripopolamento, hanno dato elementi quantitativamente abbastanza contenuti, supponendo che tutti gli animali introdotti siano vivi e si siano ulteriormente riprodotti, saremmo comunque in presenza di poche migliaia, di esemplari (a parte quelli che potrebbero essere introdotti alcuni mesi prima di essere cacciati, essendo stata reintrodotta la caccia a cura dell'Assessore). Quindi anche nelle province dove la specie era in via di sparizione e dove sono stati fatti tentativi di introduzione, la riapertura della caccia porterà rapidamente all'estinzione degli animali che erano stati introdotti con lo scopo di ripopolare di starne il Piemonte. Inoltre, nell'unica provincia che dimostra di avere ancora una consistente popolazione di starne, vengono reintrodotte sia pure con limitazioni (forse perché le limitazioni non sono ancora del tutto accettate, sono benevolmente consigliate, ma non decise) e addirittura si consente la caccia.
In realtà, si disfa completamente una pur modesta operazione che era stata avviata e che non può considerarsi conclusa (la starna tra l'altro è una specie fragile che è danneggiata anche dall'agricoltura chimica) in tre anni. Non è vero che il ripopolamento spontaneo non può avvenire, tant'è che è avvenuto in provincia di Asti; poiché sono animali che si possono spostare abbastanza facilmente, non c'è alcun dubbio che, nell'arco di dieci o quindici anni, il popolamento di starne autoctone provenienti dalla provincia di Asti sarebbe possibile. Sarebbe quindi possibile reintrodurre la starna autoctona nelle altre province andando a prendere gli esemplari nella provincia di Asti.
Non capisco quindi questa operazione. Mi sembra un'operazione che sta dentro la proposta di riforma della legge sulla caccia, alla quale daremo durissima battaglia in autunno, proposta che viola il patto siglato in questo Consiglio fra il mondo ambientalista e il mondo dei cacciatori.
Tutti avevamo rinunciato a qualcosa, quando è stata approvata quella legge ma la proposta dell'Assessore è una palese violazione di quell'accordo e questa violazione la pagherà, così come pagherà la vicenda della starna che tutti riteniamo gravissima e assolutamente ingiustificata.
Nella legge sulla caccia possono essere migliorate alcune cose, in particolare può essere allentata l'inutile tutela del cinghiale che al contrario della starna, si sta sviluppando troppo in Piemonte. Dati i danni che si stanno determinando per il sovrappopolamento del cinghiale, capisco che si possano allentare i vincoli alla caccia al cinghiale, ma non capisco come si possa razionalmente argomentare da parte dell'Assessore dicendo che si reintroduce tranquillamente la caccia in modo che quelle poche migliaia di esemplari, che sono stati reintrodotti o che ancora esistono, 'vengano rapidamente sterminati nelle prime due o tre settimane di caccia. Cosa che regolarmente avverrà.
Sul fatto poi di limitare due capi per cacciatore, mi chiedo se l'Assessore si rende conto di quanti siano cacciatori. Faccia la moltiplicazione dei cacciatori esistenti in Piemonte per due capi e veda quante starne si possono sterminare. Molte di più di quelle ancora viventi sul territorio piemontese. Questa è una vera condanna a morte della starna e non solo di quella reintrodotta, ma anche di quella autoctona in Piemonte. Certo, la condanna a morte della starna non è come la condanna a morte degli uomini, siamo d'accordo, ma resta il fatto che la Consulta per la caccia e le province piemontesi si comportano in maniera ignobile nelle loro prese di posizione. La Consulta per la caccia è uno strumento dei cacciatori, quindi dal punto di vista della tutela della fauna selvatica non solo è inutile, ma è uno strumento perverso di aggressione continua alla fauna selvatica, quindi, la fauna selvatica non trova in questa regione nessuna tutela e nessun difensore. Non lo trova certamente nella Giunta e nell'Assessore, il quale si fa forte dei cacciatori, che sono sicuramente favorevoli a reintrodurre la caccia alla starna.
Forse, sarebbero favorevoli a reintrodurre anche la caccia agli uomini! Un film di anni fa ci ventilava che sarebbe un modo di ridurre una specie in forte espansione. Quindi se lo chiediamo alla Consulta per la caccia visto che i cacciatori pur di sparare sono disposti a sparare a qualunque cosa, sarebbero disposti a sparare anche ad una specie in grande difficoltà.
Questa vicenda grave rompe in maniera clamorosa il rapporto fra il nuovo Assessore ed il mondo ambientalista: in autunno, se non verrà revocato il provvedimento, avremo modo di ritornare con durezza su questo comportamento di estrema gravità.


Argomento: Corsi e scuole musicali - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 478 presentata dal Consigliere Cucco inerente gli adempimenti previsti dal T.U, delle leggi in materia di sostanze stupefacenti


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 478 presentata dal Consigliere Cucco.
Risponde l'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore all'istruzione In relazione ai quesiti formulati dal Consigliere Cuoco con l'interrogazione n. 478, il mio Assessorato ha esperito una puntuale verifica presso i Provveditorati agli studi delle sei province piemontesi.
Ne emerge un quadro confortante sia per quanto riguarda gli adempimenti previsti dalla legge 26 giugno 1990, n. 162, sia una più generale e diffusa elaborazione di iniziative di educazione alla salute e prevenzione delle tossicodipendenze da parte del mondo della scuola.
In particolare sono state fornite dai Provveditori di Torino, Cuneo Vercelli e Novara tutte le notizie riguardanti: la costituzione dei Comitati, operanti presso gli uffici scolastici provinciali. I diversi provveditorati hanno dato vita a tali organismi con decreti emessi tra gennaio e febbraio 1991. Tutti i provveditorati hanno attivato i corsi di aggiornamento per i docenti referenti e sono stati costituiti i gruppi di studenti previsti dall'art. 106.
Per quanto concerne l'assegnazione dei fondi per i corsi di Formazione ha comportato la seguente attribuzione a ciascun Provveditorato: Torino L 160.500.000 Vercelli L. 39.000.000 Novara L. 49.500.000 Alessandria L.
49.500.000 Asti L. 18.000.000 Cuneo L. 61.500.000.
Oltre agli adempimenti definiti per legge i responsabili decentrati del Ministero della Pubblica Istruzione, nello specifico problema della lotta alle tossicodipendenze, hanno anche avuto iniziative autonome come la convocazione di assemblee dei genitori nella Provincia di Vercelli l'inserimento dello studio del problema nel "Progetto giovani '93" nella Provincia di Novara e infine l'istituzione del servizio di educazione alla salute e prevenzione delle tossicodipendenze istituita a norma della legge n. 685/75 presso il Provveditorato agli studi di Torino.
Attraverso i comitati di educazione alla salute, istituiti presso i Provveditorati, si è sviluppata una utile collaborazione con l'Assessorato regionale alla sanità. Infatti, i servizi per le tossicodipendenze e l'area di educazione sanitaria delle UU.SS.SS.LL. hanno svolto un'attività di aggiornamento degli insegnanti su tossicodipendenze, alcolismo e AIDS, al fine di porre in grado il corpo docente ad affrontare queste tematiche per iniziative di informazione, di educazione e di ricerca con il coinvolgimento degli allievi.
Anche la costituzione dei nuovi comitati tecnici provinciali o distrettuali previsti dalla legge n. 162/90 e la programmazione di iniziative che prevedono un crescente coinvolgimento e protagonismo degli studenti, a partire dal prossimo autunno, ha visto impegnati i competenti servizi delle UU.SS.SS.LL. per assicurare ai Provveditorati la necessaria collaborazione.
A questo proposito va ricordato che la Giunta regionale, nella seduta dal 15 luglio scorso, ha approvato il programma complessivo di formazione e aggior-namento nel settore delle tossicodipendenze per la richiesta di finanziamento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento affari sodali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Sono molto grato all'Assessore per la risposta puntuale e precisa sulle questioni da me sollevate su un argomento che non è assolutamente di competenza dell'Assessore Fulcheri.
Però l'Assessore ha colto il senso dell'interrogazione perché, in una materia come quella della prevenzione delle tossicodipendenze ,e in particolare del settore di attività di competenza dei Provveditorati l'ulteriore stimolo che può arrivare da parte di un Assessorato regionale può servire per mettere in moto i poveri mezzi che abbiamo a disposizione.
Dico poveri - e mi ha fatto piacere che l'Assessore abbia citato in aula cifre, che già conoscevo - perché assegnare alla Provincia di Novara, che ha una forte incidenza di persone tossicodipendenti con tutti i problemi correlati, una cifra di 49 milioni per attività di informazione e prevenzione nelle scuole è assolutamente ridicolo. Con 49 milioni non è nemmeno possibile avviare un corso di formazione per insegnati, non solo per studenti.
Mi riservo di procedere sull'argomento, magari coinvolgendo anche la Giunta regionale e il Consiglio con un documento indirizzato al Governo che è competente in materia per lo stanziamento dei fondi perché li aumenti. Infatti, non ha alcun senso avviare attività su terni così importanti e cosi coinvolgenti, con somme tanto scarse.
Ultimo tema è quello dei contenuti dell'attività di informazione e prevenzione, sui quali, purtroppo, né l'Assessore né io possiamo intervenire. Proprio nell'ambito delle iniziative di prevenzione e informazione sulle tossicodipendenze, sarebbe assolutamente necessario garantire che l'informazione sulla droga non sia a senso unico, ma rispecchi le diverse posizioni espresse dalla società civile non soltanto in Italia, ma anche all'estero.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione n. 653 dei Consiglieri Cavallera e Picchioni inerente l'inconveniente verificatosi al Teatro Regio di Torino in occasione della rappresentazione de "Il barbiere di Siviglia"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione n. 653 presentata dai Consiglieri Cavallera e Picchioni. Risponde l'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore alla cultura Con riferimento all'interrogazione n. 653 avanzata dai Consiglieri Cavallera e Picchioni, inerente la situazione determinatasi in occasione della rappresentazione de "Il barbiere di Siviglia" tenutasi il 5 luglio 1991 al Teatro Regio di Torino, si forniscono le seguenti informazioni in merito all'accaduto.
La Direzione del Teatro Regio, all'inizio del corrente anno, seguendo una politica di contenimento delle spese, ha optato per il noleggio dell'allestimento scenografico dell'opera "La fanciulla del West" dal Teatro alla Scala di Milano, invece di procedere ad un nuovo allestimento.
Tale scelta, che ha comportato un notevole risparmio e riscosso un grande successo di pubblico, per esigenze tecniche di adattamento; ha determinato uno spostamento di sette giorni dell'andata in scena dell'opera, con conseguente slittamento del calendario della programmazione delle opere "La fanciulla del West" e "Il barbiere di Siviglia".
La nuova programmazione delle opere «La fanciulla del West" e "Il barbiere di Siviglia", come stabilito dalla Direzione, ha attivato sin dal mese di febbraio, una serie di procedure di informazione al pubblico.
Le informazioni sono consistite in annunci stampa e tabellini nell'edizione di un nuovo calendario-programma aggiornato, in annunci in sala a tutte le recite, in spedizione del nuovo calendario agli abbonati in informazione ai gruppi organizzati dei cambiamenti di calendario e, ai responsabili delle organizzazioni, in un incontro con i Capigruppo durante il quale sono stati messi al corrente dei cambiamenti.
La valutazione che, in generale, l'informazione avesse raggiunto l'obiettivo, è stata data dalla considerazione che il turno in oggetto Aziendale 2, conta 1.306 abbonati e che la sera del 5 luglio si sono presentate circa 200 persone facenti parte di tre gruppi organizzati.
Un motivo di disinformazione da parte degli stessi organizzatori pu essere stato dato dal fatto che per l'opera "La fanciulla del West" il turno Aziendale non aveva subito variazioni rispetto al calendario originale, e questo può avere indotto gli interessati a sottovalutare le comunicazioni al pubblico.
In generale, lo spostamento di calendario ha interessato. 12 turni di abbonamento più le prenotazioni singole di biglietteria, coinvolgendo complessivamente 30.013 spettatori, senza creare alcun intralcio o sovrapposizioni.
Unico disguido da segnalare è quello ricordato del 5 luglio, per il quale le persone coinvolte hanno comunque potuto usufruire dello spettacolo nella nuova data loro assegnata e, in casi di particolare impossibilità, lo spostamento ad altra data o il rimborso del biglietto.
La Direzione del Teatro Regio è ben cosciente che cambi di calendario possono creare sconcerto nel pubblico e pertanto, salvo casi di forza maggiore, cerca di osservare scrupolosamente la programmazione, come dimostrato da tutte le stagioni e manifestazioni programmate secondo calendario.
Sarà comunque preciso impegno dell'Amministrazione regionale richiedere all'Ente Teatro Regio le necessarie garanzie affinché in futuro non si ricreino situazioni di disagio per l'utenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Intervengo brevemente innanzitutto per ringraziare l'Assessore Fulcheri per la risposta puntuale, precisa e tempestiva.
Prendiamo atto della dichiarazione della Direzione del Teatro Regio che cercherà di non più incorrere in futuro in inconvenienti del genere di quello accaduto. Tuttavia, si è avuta la sensazione che l'attività informativa si sia concentrata maggiormente nelle zone centrali della Regione e intorno a Torino, dimenticando quelle periferiche, in cui vi sono gruppi organizzati che da decenni seguono la programmazione del Teatro. Di questi gruppi certamente ha notizia la Direzione del Regio, tant'è che si è fatto cenno nella risposta al tentativo di avvisarli tutti.
Purtroppo, per quanto riguarda le nostre zone e in particolare per quella tortonese, questo non è e vi lascio immaginare le scene da "far west" verificatesi quella sera.
Non si è voluto con questa interpellanza soltanto mettere in risalto i lati negativi, ma si è voluto soprattutto far conoscere alla Regione e alta Giunta regionale, che segue queste attività e le sostiene finanziariamente ciò che succede.
E' senz'altro utile prestare attenzione agli aspetti complessivi e più importanti dell'attività di programmazione dell'Ente lirico, senza tralasciare però gli aspetti che apparentemente potrebbero sembrare marginali, come quelli organizzativi, che hanno al loro riflesso sull'utenza: che va in tutti i modi incoraggiata, al contrario di quanto è successo sinora con episodi come quelli verificatisi.
Ringrazio ancora l'Assessore per la sua risposta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 510 presentata dal Consigliere Maggiorotti inerente la deliberazione Consiglio comunale n. 90027/02 "Regolamento edilizio Regolamento d'igiene. Nuove norme per l'accessibilità e fruibilità costruzioni e spazi pubblici da parte di persone, fisicamente impedite"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 510.
La parola al Consigliere Maggiorotti per l'illustrazione.
MAGGIOROTTI Rammento che in data 19/3/1990 il Consiglio comunale di Torino approvava la modifica del Regolamento di igiene e del Regolamento ed edilizio, modifica finalizzata a recepire le norme introdotte con la legge n.13/89 e il Decreto ministeriale dei lavori pubblici del giugno 1989, che introdu-cevano disposizioni innovative rispetto all'applicazio-ne delle norme finalizzate al superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e le ampliavano come applicabilità anche agli edifici privati.
Quella deliberazione del Consiglio comunale dava cogenza al suo interno del suo strumento specifico, alla Commissione igienico-edilizia per far sì che questa fosse guidata nell'applicazione delle norme che ho citato.
Purtroppo questa deliberazione, divenuta esecutiva il 24/4/1990, è stata trasmessa, con mesi di ritardo (17110/1990), per competenza alla Giunta regionale, che avrebbe dovuto trasmetterla rispettivamente al Comitato regionale di sanità, per quanto riguarda il Regolamento d'igiene e all'Assessorato all'urbanistica, per quanto riguarda il Regolamento edilizio, affinché esprimessero i loro pareri e facessero sì che la deliberazione potesse divenire applicativa.
A tutt'oggi, per le informazioni che ho, non mi risulta che ciò sia avvenuto. E' per questo motivo che già dal mese di aprile ponevo l'interrogativo a cui oggi mi auguro l'Assessore possa dare risposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'edilizia Mi sembra che il Consigliere Maggiorotti nell'illustrare l'interpellanza abbia giustamente rappresentato le preoccupazioni dal suo punto di vista relative a questa questione. Sostanzialmente egli chiede conto di ritardi da parte della Regione nell'esaminare una variante al Regolamento d'igiene e al Regolamento edilizio del Comune di Torino adottata per dettare nuove norme per l'accessibilità e la fruibilità delle costruzioni e degli spazi pubblici da parte delle persone fisicamente impedite.
Per quanto concerne la variante al Regolamento edilizio è stata esaminata dall'Assessorato all'urbanistica ed inviata per controdeduzioni il 24/5/1991 al Comune di Torino. L'Assessorato ha esaminato la variante ha eccepito una serie di questioni e Ma restituita al Comune di Torino con le controdeduzioni, come fa abitualmente in ordine ai provvedimenti urbanistici. Siamo dunque in attesa di sapere se il Comune di Torino accoglierà le nostre controdeduzioni, le farà proprie, e rinvierà il provvedimento adeguato alle nostre osservazioni.
I motivi del ritardo - e questo è un altro aspetto dei quesito posto dal collega Maggiorotti - vanno individuati nelle modalità inconsuete utilizzate dall'Amministrazione comunale di Torino per variare il Regolamento edilizio e quello d'igiene. L'Amministrazione comunale infatti, non tenendo conto dei distinti procedimenti amministrativi per l'approvazione dei Regolamenti di igiene e di sanità (istruttoria da parte dell'Assessorato all'urbanistica ed approvazione della Giunta regionale per il Regolamento edilizio; istruttoria dell'Assessorato alla sanità acquisizione del parere del Co.Re.Sa, ed omologazione per il Regolamento d'igiene), ha adottato un unico atto amministrativo per modificare i due Regolamenti, inviandolo per l'approvazione all'Assessorato all'urbanistica incompetente per la parte sanitaria.
L'Assessorato all'urbanistica della Regione, al fine di non restituire l'intera pratica al Comune di Torino per ragioni procedurali, tenuto conto dell'importanza sociale degli argomenti trattati, si è fatto carico di correggere gli originali vizi procedurali. Ha provveduto preliminarmente a tal fine, a verificare con l'Assessorato alla sanità la possibilità di eseguire un'unica istruttoria con un unico provvedimento finale che approvasse le modifiche ai due Regolamenti, e successivamente, constatata l'impraticabilità procedurale della soluzione, ancorché sussistesse l'opportunità di una valutazione coordinata delle modifiche al due Regolamenti, ha provveduto a curare, richiedendo, il 22/11/1990, al Comune di Torino i documenti necessari sia per l'istruttoria del Regolamento edilizio che perla separazione della pratica del Regolamento d'igiene ottenuti gli stessi, provvedeva direttamente a trasmettere in data 27/11/1990 all'Assessorato alla sanità la copia della variante al Regolamento d'igiene per il relativo seguito di competenza.
Contemporaneamente l'Assessorato all'urbanistica avviava comunque, e concludeva, l'istruttoria preliminare della pratica in oggetto limitatamente alle modifiche introdotte nel Regolamento edilizio, la quale veniva inviata, come si è detto, in controdeduzioni al Comune di Torino.
Atteso che si è definitivamente concordato con l'Assessorato alla sanità di procedere separatamente all'approvazione dei rispettivi provvedimenti, si garantisce l'impegno di procedere ad una sollecita approvazione della modifica al Regolamento edilizio non appena il Comune di Torino avrà controdedotto alle osservazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Ringrazio l'Assessore per la puntuale indicazione di date che dimostrano, non voglio dire l'indifferenza, ma il ritardo burocratico nella predisposizione di atti che sono destinati a migliorare la qualità della vita di persone disabili.
Questo pachidermico ritardo lo confronto con la fretta e la sollecitudine che la Commissione che deve occuparsi della variante al Piano regolatore del Comune di Torino attualmente dimostra nell'approvare le proposte di varianti.
Questa amara considerazione è di oggi 30 luglio 1991, a quasi un anno e mezzo di distanza dall'approvazione della deliberazione del Consiglio Comunale. Mi pare di aver capito che ora è necessaria una pressione sul Comune di Torino affinché esprima le proprie controdeduzioni in modo che la deliberazione diventi applicativa.
Mi domando poi che fine abbia fatto quella parte della pratica affidata alle "cure" dell'Assessorato alla sanità. Sono sinceramente preoccupato, ma m'interesserò affinché non venga dimenticata tra le pieghe di interventi propri ad un Assessorato che, probabilmente, di tali questioni non è abituato ad occuparsi.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanze nn. 535 e 576 del Consigliere Cucco inerenti il nuovo Piano Regolatore di Torino ed area metropolitana


PRESIDENTE

Passiamo alla interpellanze n. 535 e n. 576 del Consigliere Cucco.
La parola all'interpellante, Consigliere Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO



PRESIDENTE

Il senso dei due interventi relativi alla materia in oggetto è di competenza regionale solo per una parte degli interventi possibili: non è una competenza tecnica ma politica a mio avviso.
Vengo subito alla questione, abbiamo di fronte la situazione urbanistica di Torino che ha due caratteristiche principali: da una parte la mancanza, dal 1956, di un intervento urbanistico sulla città che ha pagato, negli ultimi vent'anni, lo scotto di una ideologia legata a un certo concetto dì Piano regolatore e di edificabilità o meno nella città, e la legge n. 56/77 è l'amplissimo frutto di questa ideologia. Dall'altra parte c'è la legge n. 142 che non è soltanto rivolta alle competenze prossime venture che l'area metropolitana avrà; ma, per quanto riguarda la materia urbanistica, rappresenta un capovolgimento di scala dei problemi che dobbiamo affrontare, la, novità è che dobbiamo affrontare i problemi anche urbanistici, della città in scala diversa rispetto a quella nella quale li abbiamo affrontati finora; non è più il confine di Torino che dobbiamo tener presente ma l'intera area metropolitana.
Da questo punto di vista il problema del Piano regolatore di Torino interessa direttamente la Regione, in quanto ente garante delle possibilità di sviluppo dell'area metropolitana in assenza dell'area metropolitana stessa.
1 problemi che si pongono riguardano il coordinamento del Piano regolatore con il progetto in itinere dell'area metropolitana. Non mi riferisco soltanto alle audizioni che Gregotti e compagni hanno fatto con le città limitrofe, dopo che queste hanno protestato sui ritaglini di Piano regolatore. M'interessa il quadro, il disegno generale, che peraltro manca in questo Piano, e mi interessa sapere come si pone la Regione di fronte alla questione di salvaguardare le aree strategiche per lo sviluppo della città metropolitana; e intendo aree strategiche non soltanto le cosiddette spine, ma anche altre aree. In una delle due interpellanze da me presentate ho indicato il Campo volo come una delle possibili aree strategiche per lo sviluppo della città.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'urbanistica Le interrogazioni del collega Cucco sono di grande interesse e di grande portata quindi cercherò, leggendo alcune note e andando a braccio di dare una risposta che attiene al mio Assessorato, ma in parte anche all'Assessorato del collega Nerviani, con il quale su questi argomenti, da tempo, stiamo ragionando; quindi penso di essere autorizzato a fare qualche ragionamento anche in ordine a sue competenze.
Il collega richiama il Piano regolatore di Torino che risale alla fine degli anni '50 e che, nel corso degli anni, ha subito una lunghissima serie di varianti. Crediamo che oggi il Piano regolatore di Torino sia uno strumento urbanistico assolutamente obsoleto e insufficiente a regolare il corretto sviluppo della città che, soprattutto, deve prepararsi ad una sfida europea. Questo sicuramente preoccupa la classe politica e la società nel suo complesso e quindi ci pare che un corretto sviluppo urbanistico sia uno degli elementi che può concorrere a vincere questa sfida.
Negli anni '80/'85, come 11 collega ricorderà, è stato adottato un primo progetto preliminare a cui non è seguita l'adozione di quello definitivo: quindi, già in quegli anni, si era pensato di adottare un nuovo Piano regolatore. Le condizioni politica istituzionali di allora al Comune di Torino non l'hanno però consentito.
Dopo trent'anni, si è giunti finalmente alla realizzazione di un nuovo progetto preliminare di piano, che oggi è all'attenzione del Consiglio Comunale con tutte le preoccupazioni e i contributi che al Piano stanno dando le forze politiche e sociali della città, con il dibattito sui giornali di questi giorni, con una valutazione della Regione di questi mesi. In più occasioni la Regione ha sostenuto di essere fortemente interessata al fatto che Torino abbia il suo Piano regolatore rinnovato e la Regione farà ogni sforzo perché questo arrivi il più rapidamente possibile, augurandosi anche che sia migliore del precedente.
Questo lo abbiamo fatto offrendo il contributo di tre dirigenti del mio Assessorato che hanno collaborato con i dirigenti della città di Torino e con gli estensori del Piano - da un anno e più è in atto questa collaborazione - dando indicazioni e suggerimenti dal punto di vista della coerenza con la legge urbanistica regionale, e non sulle scelte che sono di competenza della città. Ho avuto occasione di incontrare l'arch. Cagnardi e di ragionare intorno a queste questioni. Oggi è urgente che Torino abbia il proprio Piano regolatore e per questo abbiamo inserito nelle proposte di modifica alla legge n. 56 alcune norme che definiscono le cosiddette anticipazioni tenendo presente che queste anticipazioni possono essere proposte alla Regione come variante al vigente strumento urbanistico, ma debbono essere coerenti con il preliminare di piano adottato in Consiglio Comunale, quindi non possiamo accettare che le anticipazioni siano dei fatti episodici, ma devono essere coerenti al disegno urbanistico della città.
Inoltre i Comuni non dotati di strumento urbanistico, ai sensi della legge n. 56, devono proporre alla Regione, entro due anni, il progetto di piano definitivo, pena, da quel momento in poi, di fare soltanto ordinaria manutenzione; in pratica applicheremo una sorta di sanzione se entro i tempi stabiliti non proporranno alla Regione il piano definitivo. La Regione vuole accelerare la conclusione della stagione dei piani regolatori, al sensi della 56, in modo da avere una condizione di uniformità su tutto il territorio regionale per poter partire con la seconda scommessa della nuova legge urbanistica che vogliamo tentare di approvare nella seconda parte della legislatura. Ci pare che la Città di Torino abbia condiviso le nostre indicazioni e stia lavorando per arrivare a questi risultati.
La seconda questione riguarda il modo di consentire alla città di Torino di approvare il Piano regolatore senza un disegno complessivo della Città metropolitana, sapendo come il Piano regolatore di Torino condizioni lo sviluppo urbanistico della Città metropolitana.
La proposta del collega Nerviani e della Giunta relativamente alla legge n. 142 è di conservare le competenze urbanistiche dei Comuni all'interno della Città Metropolitana, in modo da consentire ad ogni Comune di gestire il proprio territorio. Quali competenze vengono assegnate alla Città metropolitana? Sono i pesi insediativi e quindi il dimensionamento dei vari Comuni; se un Comune con 50 mila abitanti vuole un Piano regolatore per 100 mila abitanti, senza l'assenso della Città metropolitana non può farlo. Questo è in pratica quel lavoro di valutazione dei pesi insediativi che oggi fa la Regione quando esamina i Piani regolatori e questa funzione verrebbe affidata alla Città metropolitana.
Inoltre la competenza della Città metropolitana sarà fortissima nelle scelte politiche del territorio e infrastrutturali che hanno rilevanza sovraccomunale. Immaginiamo un Comune che preveda nel Piano regolatore una zona di espansione residenziale ai confini con il Comune vicino che invece li preveda un depuratore, in questi casi le competenze saranno della Città metropolitana che le dovrà esercitare sulla base del piano territoriale regionale. Riconfermo l'esigenza che è condivisa anche dal collega Nerviani, che la Regione si doti rapidamente di tale strumento di pianificazione territoriale. La Regione non rinuncia al suo ruolo e alle sue funzioni di pianificazione territoriale regionale. Qualcuno aveva paventato l'ipotesi di delegare tutto alle Province, ma non sarà cosi perché la Regione farà la sua pianificazione territoriale regionale, le Province, all'interno di questi scenari; faranno la loro pianificazione e i Comuni rimarranno all'interno della Città metropolitana, titolari di queste funzioni.
Appare chiaro a tutti, collega Cucco, che c'è una fase di discrasia c'è un vuoto che va dal momento in cui la Città metropolitana prende l'avvio con la legge n. 142 al momento in cui verranno definiti questi scenari di pianificazione territoriale che governeranno il territorio. Ne ho parlato proprio l'altro giorno con i funzionari dell'Assessorato che hanno qualche difficoltà a cogliere questo aspetto. In questa fase l'Assessorato all'urbanistica dovrà compiere ogni sforzo per coprire questo vuoto e saldare le due fasi.
D'altro canto il problema esiste perché se Torino ha un Piano regolatore attestato su 900 mila abitanti, se `900 mila abitanti vogliono dire un miglioramento della qualità della vita a Torino, sappiamo anche che c'è la necessità di riequilibrare nella Città metropolitana; sappiamo che la prima cintura di Torino è fortemente intasata e ha delle condizioni di vivibilità nettamente peggiori rispetto a quelle di Torino: mi riferisco a Venaria, a Collegno, a Nichelino, quindi dobbiamo ragionare in termini di Città metropolitana non ampia, ma sufficientemente aperta in modo che abbia al suo interno delle aree sulle quali determinare il riequilibrio che è indispensabile, anche alla luce delle scelte urbanistiche che Torino sta compiendo. D'altro canto l'arch. Cagnardi sostiene che Torino è una città ornai tutta occupata e che è possibile realizzare nuove edificazioni solo cori edilizia sostitutiva. Se così è - e non ho ragione per non ritenere corrette le osservazioni dell'arch. Cagnardi - è evidente che la scelta della Città metropolitana dovrà tener conto delle esigenze di riequilibrio e di riorganizzazione del tessuto di Torino e del suo hinterland.
Nell'esaminare gli strumenti urbanistici, l'Assessorato alla pianificazione urbanistica, in un arco di tempo, che, spero non superiore a due anni dovrà tener conto di queste cose.
Stiamo esaminando il piano regolatore di Collegno dove c'è il Campo volo che è una delle poche aree strategiche, per la quale ho una forte preoccupazione perché vorrei riuscire a fare in ordine a quel piano regolatore delle scelte che siano coerenti con questo disegno; lo stesso vale per Orbassano.
Si ipotizza di bloccare i piani regolatori in attesa della istituzione della Città metropolitana, ma ritengo che attendere la Città metropolitana e rinviare il lavoro di pianificazione territoriale significhi rinviare di anni. Credo che non sia nell'interesse né di Torino in particolare né della Città metropolitana il blocco dello sviluppo di questa città in attesa della Città metropolitana. Nella sua interrogazione il Consiliere Cucco ha citato aree importanti che hanno rilevanza di Città metropolitana all'interno del Piano regolatore di Torino ha citato la spina, il Lingotto i mercati generali, l'agroalimentare, tutte scelte da Città metropolitana e non da Piano regolatore di Torino.
Confermo al Consiglio regionale che cercheremo di esaminare e valutare i piani regolatori, dei Comuni, con il concorso del collega Nerviani non in chiave e nell'ottica di Piano regolatore comunale, ma nell'ottica degli effetti che indurranno sulla Città metropolitana e sulle conseguenze di sviluppo: di coordinamento e di razionalizzazione del sistema.
E' un lavoro non facile, che faccio comunque volentieri e per dovere.
Sono certo che la pianificazione territoriale, cui il collega Nerviani sta lavorando, mi consentirà di poter vedere le coerenze e quindi di svolgere il lavoro con maggiore facilità avendo dei punti di riferimento che oggi purtroppo non ho e che dovremmo tutti insieme inventarci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Innanzitutto ringrazio l'Assessore per la risposta non formale, non sporadica ma molto argomentata. E' la prima volta, a parte la discussione delle interrogazioni presentate dal PDS tempo fa su alcuni aspetti relativi al Piano regolatore di Torino, che l'Assessore spiega il suo pensiero su questo argomento, in aula e non soltanto in Commissione.
Un passaggio dell'intervento dell'Assessore è molto importante, quando ha detto che, secondo il parere dell'arch. Cagnardi, la città di Torino è già piena come un uovo. Se così è, bisogna immediatamente bloccare le varianti al vecchio piano regolatore perché, cosa sono le varianti al vecchio piano se non il riempimento degli ultimi spazi vuoti esistenti nella città storica, non parlo della futura Città metropolitana? Questa è una contraddizione chiarissima: le anticipazioni sono varianti al vecchio piano, sono riempimenti di buchi ancora esistenti, nient'altro.
CARLETTO, Assessore all'urbanistica In parte è edilizia sostitutiva nelle aree industriali dismesse.
CUCCO Trattandosi di edilizia sostitutiva, si riempie un'area solo in parte già costruita.
Proprio perché siamo chiamati ad attuare questa nuova dimensione metropolitana astenendoci dal giudizio sulla Città metropolitana stessa ritengo che il discorso debba essere puntato, anche da parte della Regione su quelle varianti che stanno per essere approvate dal Consiglio comunale (nella riunione di ieri sera credo si sia bloccata la discussione, non so cosa succederà oggi).
L'Assessore ha detto "cercherò di valutare" e non ha usato le parole che io speravo usasse.
Il progetto del Piano regolatore di Collegno è importante. Se quei buchi vengono compromessi con scelte che non tengono conto dello sviluppo successivo, cosa farà la Città metropolitana? Dove andrà? Quali saranno i suoi confini? Signor Assessore, mi aspettavo qualche annotazione, non dico critica perché lei la riforma alla legge regionale n. 56/77 l'ha presentata per cui giustamente la deve difendere, però di sostegno delle sue posizioni; in realtà, lei sa meglio di me che la riforma dell'art. 83 e in parte dell'art. 85 della LR n. 56/77 permetterà una immediata attuazione proprio di quelle varianti che sfuggiranno completamente alla possibilità della Regione di pensare il Piano regolatore nella direzione della Città metropolitana.
Lei, l'Assessore, siccome si rende conto di questo, ha dichiarato in un'intervista a "Repubblica": "Certo, mi ha lasciato perplesso - ed in questo senso ho condiviso le osservazioni dei Gruppo di minoranza l'eventualità che il PRG faccia da battistrada a un'eccessiva concentrazione di attività terziarie nel centro ed in buona sostanza sia così occasione di sviluppo solo per i grandi gruppi mortificando le possibilità della trasformazione e la proprietà diffusa".
Questa è una posizione pesante, Assessore Carletto, che dovrebbe avere delle conseguenze proprio sulla LR n. 56.
CARLETTO, Assessore all'urbanistica Abbiamo legato le anticipazioni al preliminare di piano, cosa che non a tutti piaceva! CUCCO Certo, adesso si comprende il disegno di accelerare il progetto preliminare, mentre la Città metropolitana sta ristagnando, per oggettivi problemi! Signor Assessore, mi limito per il momento a sollecitare nuovamente l'attenzione della Regione su questo argomento, perché la scala nuova nella quale dobbiamo verificare il Piano regolatore, è tale per cui un errore, anche su queste norme di legge che permetterebbero un'attuazione anticipata delle variazioni rispetto all'esame della Giunta del Piano regolatore, potrebbe essere davvero fatale.
Un'ultima battuta. L'Assessore sa che le Giunte cadono sui piani regolatori e sui piani dei trasporti.
Ho l'impressione però che la Giunta di Torino non cadrà su questo argomento per un motivo molto semplice. Con una deliberazione del 25 giugno scorso la Città di Torino ha assegnato 226 milioni per lo studino sulla mobilità urbana. Le due società alle quali sono stati assegnati questi fondi sono il CSST e l'Inarco Cooperativa. Lei sa, Assessore, che l'Inarco Cooperativa è dell'ex Assessore comunale della città di Torino, Vindigni.
Se questo è il metodo, credo che la Giunta comunale non cadrà e spero che questa Giunta regionale non segua lo stesso metodo.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione n. 232 dei Consiglieri Rabellino, Farassino, Vaglio inerente il materiale sanitario dell'USSL TO VIII


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 232 presentata dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio. Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla sanità E' bene precisare che in relazione agli acquisti del materiale sanitario occorrente nei vari servizi e settori delle UU.SS.SS.LL. la competenza è esclusiva di ciascuna USSL che pone in essere le procedure di acquisizione per il tramite del Servizio provveditoriale economale sia per le spese in parte corrente che in conto capitale.
Per quanto riguarda l'attribuzione delle risorse a favore dell'USSL di Torino come è noto, l'assegnazione del Fondo sanitario regionale veniva effettuato, fino all'approvazione del 111, in un'unica quota alla città di Torino che provvedeva al riparto tra le Unità Sanitarie subcomunali, ai sensi della legge regionale n. 9 dei 1985. Pertanto le risorse di parte corrente venivano assegnate alle dieci UU.SS.SS.LL. subcomunali in sede di conferenza tra i dieci presidenti delle UU.SS.SS.LL. torinesi e il Sindaco o Assessore da esso delegato.
Sull'acquisto del materiale occorrente alla Divisione di emodinamica delle Molinette, da accertamenti effettuati; risultano essere state esperite due gare di appalto di cui una di 1.385.202.544 lire, per cateteri, guide, biotomi, introduttori termodiluitori; l'altra di 2.201.500.000 lire per acquisti di cateteri, guide, accessori per angioplastica coronarica, transluminare e valvuloplastica.
In merito all'acquisto delle fotocopiatrici per oltre 50 milioni, non risulta nel periodo citato esserne stata acquistata alcuna; forse si è fatta confusione con l'acquisto avvenuto nello stesso periodo indicato di una sviluppatrice per film di 35 millimetri, quale sostituzione urgente perché obsoleta; di quella in uso che non garantiva più la necessaria e corretta funzionalità. Il costo di detta sostituzione ammonta a 44.982.000 lire sul fondo in conto capitale.
In merito all'attività di iniziative tese ad evitare lo spreco di denaro pubblico, gli uffici della USSL VIII mi hanno fatto rilevare che sui muri perimetrali dell'Ospedale Molinette, dal lato di via Genova tinteggiati da pochissimi giorni, sono state vergate scritte di grosse dimensioni recanti la scritta "Lega Nord", inoltre in tutte le cabine degli ascensori, alle porte degli stessi e alle porte interne del presidio, sono stati apposti numerosi adesivi riportanti la stessa scritta.
La rimozione degli adesivi e il rifacimento della tinteggiatura determina - fanno notare sempre gli uffici interessati delle Molinette una spesa che è finanziata con denaro pubblico, che si sarebbe potuto risparmiare e destinare ad altra necessità. E la pace sia con voi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Lascio cadere l'ultima provocazione perché mi pare non abbia altro significato.
Sono perplesso, soprattutto per quanto riguarda la parte iniziale della risposta. Va tutto bene, i soldi sono andati al Comune che poi li ha distribuiti. Pero mi pare questo un modo semplicistico di gestire i fondi della sanità, visto che non sono pochi, ma sono la parte consistente del bilancio della Regione Piemonte.
L'Assessorato alla sanità, che forse è il più importante della Regione dovrebbe essere attento al modo in cui viene speso il denaro, dall'inizio alla fine, anziché scaricare le responsabilità al Comune di Torino che poi provvede a distribuire! Questo è un caso segnalato; tra l'altro devo dire che non ci siamo confusi sull'acquisto dei macchinari, si tratta proprio di macchine fotocopiatrici, che, probabilmente non saranno state acquistate per il reparto di emodinamica, ma saranno state acquistate dall'USSL che poi ne avrà destinate due. Allora, stiamo parlando di due cose diverse su tutti questi casi; che rilevano una gestione leggera degli acquisti di materiale sanitario, l'Assessorato alla sanità dovrebbe vigilare più attentamente.
E' importante però creare dei sistemi per vigilare; non mi risulta che l'Assessorato' abbia questi strumenti.
Quando chiediamo quali iniziative intende assumere l'Assessore vogliamo sapere se. è intenzionato a creare, degli strumenti che permettano di controllare alla base la gestione dei fondi della sanità.


Argomento:

Esame interrogazioni n. 232 (Gruppo Lega Nord Piemont) e nn. 333, 429, 478 480, 556, 535 e 553 (Gruppo Antiproibizionista) (Rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g. che prevede: "Esame interrogazioni e interpellanze" n. 232 e nn. 333, 429, 478, 480, 556, 535 e 553, richieste ai sensi dell'art 89, comma 9 del Regolamento interno.
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla sanità Gli uffici sulle interrogazioni n. 333, 429, 480, 556 non sono ancora riusciti a preparare le risposte, anche perché gli stessi nelle varie articolazioni di settori, servizi, sottoservizi, unità operative, sono globalmente costituiti da una persona, pertanto hanno grosse difficoltà ad operare pur lavorando 60 ore alla settimana, come il Consigliere, Cucco è perfettamente a conoscenza. A settembre, quando riprenderanno i lavori del Consiglio risponderà a tutte queste interrogazioni.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Brizio, Calligaro, Chiezzi, Coppo Dameri, Fiumara, Foco, Garino, Grosso, Lombardi, Marengo, Marino, Penasso Picchioni, Riba, Sartoris, Segre, Spagnuolo, Staglianò e Zanoletti


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge Comunico che l'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso. XXXXX


PRESIDENTE

c) Apposizione visto Commissario del Governo L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 6, 13, 20 27 maggio 1991 - in attuazione dell'art. 9 della LR n. 6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.

Argomento: Province - Comuni

Esame progetto di legge n. 150: "Disposizioni per l'attuazione dell'art. 4 quarto comma della legge 8/6/1990, n. 142"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) dell'o.d.g. relativo all'esame del progetto di legge n. 150, di cui è relatore il Consigliere Ferraris che ha facoltà di intervenire.



PRESIDENTE

FERRARIS, relatore



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'autonomia statutaria dei Comuni e delle Province costituisce uno degli adempimenti più qualificanti e significativi introdotti dalla legge n. 142/90.
Il processo di formazione degli Statuti è quindi un atto di rilevante valore democratico, sia per l'auspicabile coinvolgimento dei cittadini nel suo svolgimento sia per il cambiamento istituzionale che può introdurre, e può costituire un passo importante nel cammino di rinnovamento della vita pubblica del nostro Paese.
E' responsabilità non secondaria della Regione, oltre ai numerosi compiti direttamente fissati dalla legge n. 142, favorire tale processo di sviluppo democratico. A questo riguardo, uno degli adempimenti previsti obbligatoriamente dalla legge n. 142, cioè la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione degli Statuti comunali e provinciali, si sta rilevando causa di oneri di non irrilevante peso.
Si tratta, per la Regione, di organizzarsi in modo da consentire la tempestiva e sollecita inserzione sul Bollettino Ufficiale degli Statuti con costi tecnici ed economici elevati, pari ad un miliardo e 700 milioni in periodo temporale difficile per la coincidenza con le ferie estive. Per i Comuni è motivo di grave preoccupazione a causa degli elevati costi fissati dalle tariffe vigenti, in particolar modo in rapporto alle: esigue e rigide disponibilità finanziarie dei numerosi microcomuni della nostra Regione. In alcuni casi c'è addirittura l'impossibilità di assumere tale spesa e ciò costituisce un palese ostacolo al compimento dell'iter procedurale previsto dalla legge n. 142 per l'approvazione degli Statuti.
Alla luce di quest'ultima considerazione, la Giunta regionale ha voluto porsi il problema di contribuire all'adempimento di cui all'ari. 4 della legge n. 142 con interventi finanziari ed organizzativi. In particolare con il disegno di legge n. 150, ha inteso, da un lato, prevedere edizioni del Bollettino Ufficiale in supplemento speciale, al cui costo di stampa partecipa con contributi a forfait differenziati a seconda della popolazione residente dei Comuni medesimi; dall'altro, ha inteso garantire agli stessi Comuni quantitativi di copie del Bollettino Ufficiale recante lo Statuto in numero ordinariamente sufficiente alle prime esigenze comunali; infine, ha voluto intervenire essa stessa a sostenere parte dei costi di inserzione limitatamente ai Comuni più piccoli.
In proposito, il puro costo di stampa per la Regione si colloca indicativamente intorno a 1.400000/1 500.000 lire per ciascuno Statuto.
L'intervento regionale, sotto il profilo finanziario, viene stimato intorno al 450 milioni di lire. La Commissione Adempimenti istituzionali della legge n. 142 ha esaminato il disegno di legge nella seduta del 10 luglio c.a, e, licenziandolo a larghissima maggioranza, ne raccomanda l'approvazione.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dal Consigliere Ferraris: all'art, 1, primo comma categoria e) aggiungere ".e per le comunità montane".
Chiede la parola il Consigliere Ferraris per l'illustrazione dell'emendamento. Ne ha facoltà.
FERRARIS Mi è sembrato opportuno ed indispensabile proporre questo emendamento perché il disegno di legge regionale che regolamenta le Comunità montane prevede anche l'obbligatorietà, per le Comunità montane stesse, della pubblicazione degli statuti sul Bollettino Ufficiale della Regione.
In questo modo, tenendo conto che il costo indicato è di 1.400.000 1.500.000, inserendo le Comunità montane nella categoria E, che prevede appunto un costo di 1.400.000, raggiungiamo il risultato di facilitarle senza alterane la disponibilità finanziarla che c'era originariamente e che era di 450.000.000.
Quindi, non c'è nessun riflesso di maggiori oneri sul bilancio della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ROSSA Chiedo la parola per esprimere un convinto consenso sull'importanza della proposta illustrata dal collega Ferraris.
Ne abbiamo discusso in I Commissione ed è stata oggetto di una lettera che avevamo indirizzato al Presidente della Giunta, lettera che è stata accolta, e mi dà quindi motivo di esprimere un consenso convinto perché è un segno di attenzione particolare soprattutto nei confronti dei Comuni piccoli.
Laddove i piccoli Comuni hanno difficoltà finanziarie, la Regione si rivolge loro con disponibilità per la pubblicazione sul B.U.R. a costo zero e cerca di modulare le cose in modo che siano il più leggere possibile dal punto di vista finanziario. Soprattutto i Comuni piccoli stanno attraversando momenti di grandi difficoltà. Era quindi opportuna un'iniziativa che segnasse l'attenzione e la sensibilità della Regione Piemonte. Esprimiamo quindi pieno consenso e sostegno all'iniziativa per arrivare alla realizzazione degli obiettivi che stanno negli Statuti nel segno del recupero di una storia che rappresenta la nostra forza. Mi pare giusto che la Regione Piemonte, che è la più alta espressione del sistema autonomistico, faccia questo gesto di solidarietà.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento.
Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi e favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Ferraris: dopo l'art. 2 aggiungere il seguente art. 3: "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore, il giorno successivo alla sua pubblicazione del Bollettino Ufficiale della Regione".
L'emendamento è accolto dalla Giunta.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 3.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri Il nuovo art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 160: "Modiche ed integrazioni alla legge regionale 29/12/1981, n. 55 (Legge di contabilità)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 160.
Relatore è il Consigliere Ferraris che ha facoltà di intervenire.
FERRARIS, relatore Illustre Presidente, colleghi Consiglieri, la legge regionale di contabilità, già rivista nel corso del 1981, ha rivelato la necessità di ulteriori parziali modificazioni rese opportune dall'esperienza maturata in questi anni. Si è ripetutamente fatto riferimento alla rigidità del bilancio regionale: fenomeno riconducibile sicuramente alla progressiva riduzione degli incrementi del fondo comune, posti in essere per non ostacolare l'azione di contenimento dell'inflazione.
Non si può però non tener conto della rigidità indotta dalle scelte di spesa a ripercussione pluriennale: non a caso infatti negli ultimi anni è stata quasi azzerata l'autorizzazione di nuovi limiti di impegno.
Ai problemi sopra delineati la Giunta ha inteso dare soluzione con il disegno di legge n. 160, di cui si tratta. Gli artt. 2 e 4, che modificano gli artt. 11 e 32 della LR n. 55181 hanno lo scopo di scindere il momento gestionale da quello programmatorio. Il bilancio annuale, strumento di gestione, assume una struttura stabile e di tipo contabile, il bilancio pluriennale, strumento di programmazione, si aggancia al programma pluriennale di attività e di spesa. Così facendo, l'anno di competenza risulta specificato In titoli, categorie e sezioni nel bilancio annuale, e In aree programmi e progetti nel bilancio pluriennale.
Per fare un passo nel senso del contenimento del disavanzo regionale è stato quindi proposto, all'art. 3, di stabilire un rapporto tra risorse libere e concorso negli interessi; poiché tale rapporto esiste per l'indebitamento regionale, non si vede perché non dovrebbe esistere per i limiti di impegno che come spese hanno la stessa natura: sono spese pluriennali.
Con l'art. 5 si tende poi ad evitare di dover ricorrere a periodi di gestione noti previsti dalla vigente normativa. Con il bilancio votato a fine aprile, la gestione del mese di maggio non è riconducibile n all'esercizio provvisorio, perché oramai scaduto, né alla gestione provvisoria, perché prevista al fine di coprire il mese di gennaio.
La formulazione dell'articolo è in ogni caso anche diretta a superare le obiezioni sollevate dal Governo, che avevano portato, nella scorsa legislatura, al rinvio del testo allora proposto dalla Giunta.
L'art. 6 ha il compito di risolvere il problema delle variazioni, che vengono proposte dagli enti dipendenti dalla Regione, per le quali è, per motivi di tempo, non percorribile la via dell'approvazione con legge regionale, tenuto anche conto che su detti enti la Giunta regionale esercita pure il controllo in sede di gestione.
Al fine di superare discrasie nel regime degli impegni tra la spesa statale e la spesa regionale e rimuovere ogni motivo di incertezza a fronte di impegni, la cui scadenza, così come attualmente individuata, non è sempre esattamente determinabile, si propone inoltre, all'art. 7 l'inserimento, nell'art. 56 della legge n. 55181, di un opportuno comma di chiarimento e precisazione della portata della norma contenuta nell'articolo stesso.
Nel contempo al fine di prevedere un sia pur breve lasso di tempo per l'erogazione della spesa entro la competenza dell'esercizio, si è introdotta una scadenza per l'assunzione degli impegni, prevedendo altresì le deroghe a tale prescrizione al fine di non precludere alcuna operazione necessaria per la, gestione del bilancio.
Con l'integrazione all'art. 67 sull'accertamento dei residui passivi si intende instaurare una procedura che consenta la riduzione dei residui passivi per quelle somme che, per prescrizione, per incompleta attuazione di programmi o per effettiva economia della spesa, non rappresentino più una passività per la Regione.
Dopo un attento e approfondito esame del disegno di legge, la I Commissione permanente ne ha approvato a maggioranza il testo, apportandovi alcune modificazioni formali volte ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
Per i motivi sopra esposti se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Intervengo sull'intero testo e nel contempo presento un emendamento.
In linea di massima, condividiamo la relazione del Consigliere Ferraris poiché le modifiche vanno nella direzione di rendere più leggibile, più intelleggibile e meno rigido il bilancio, come è stato richiesto da molti Consiglieri nel corso del dibattito sui provvedimenti finanziari. Da questo punto di vista, si va nella direzione auspicata nei nostri interventi.
Il nostro emendamento fa riferimento all'art., 3, primo comma, terzo capoverso, che recita: "La spesa complessivamente destinata alla concessione di contributi e annualità non può superare il 30%".
Noi proponiamo di sostituire la percentuale del 30% con quella del 25 al fine di fissare un'analogia anche coi mutui contratti dalla Re-gione.
Potrebbe essere una formulazione che più coerentemente si sposa con il disegno generale di indebitamento. Tanto più che le spese che vincolano il bilancio per più anni non si capisce perché debbano avere diversità di considerazione sono ugualmente spese che impegnano i futuri esercizi quindi devono essere trattate allo stesso modo.
Sul piano generale, considerata la rapidità con cui è stata richiesta e sollecitata l'approvazione di questa legge, che si riteneva utile approvare prima delle ferie, non è stato possibile un approfondimento puntuale su ogni articolo, anche in relazione al precedente testo di legge, per cui il nostro voto è di astensione.
Abbiamo presentato l'emendamento che auspichiamo venga accolto perché è in linea con un discorso coerente su tutta la partita finanziaria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio La Giunta, per una questione di gradualità, recepisce nella sostanza l'emendamento, ma anziché scendere drasticamente alla percentuale del 25 vorrebbe attestarsi sul 27-28%. Quindi, nella sostanza accettiamo il concetto, riteniamo però che un rientro di questo tipo debba avvenire per gradi esistendo anche una certa situazione pregressa.



PRESIDENTE

Se è accolta l'impostazione della Giunta, occorre ritirare questo emendamento e ripresentarlo con la percentuale del 27%.
BUZIO Chiedo di soprassedere per qualche minuto per potermi consultare.



PRESIDENTE

In attesa che venga presentato eventualmente un altro emendamento, se non ci sono altri interventi, potremmo passare all'approvazione degli artt.
1 e 2, sui quali non ci sono emendamenti.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Bosio: all'art. 3, primo comma, terzo capoverso che inizia con: "La spesa complessivamente destinata alla concessione di contributi in annualità non può superare...." sostituire "30%" con "25%".
La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Ritiriamo il nostro emendamento.



PRESIDENTE

Emendamento presentato dall'Assessore Gallarini: all'art.3, primo, terzo capoverso che inizia con: "La spesa complessivamente destinata alla concessione di contributi in annualità; non può superare...." sostituire "30%" con "27%".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 6 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'arte 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Emendamento presentato dalla Giunta regionale: "l'art. 6 del disegno di legge n. 160 è soppresso".
La parola all'Assessore Gallarini.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore al bilancio



PRESIDENTE

Si tratta di un emendamento soppressivo dell'art. 6 che trova motivazione nel fatto che si ritiene più organico e coerente prendere In esame la variazione dei bilanci degli enti dipendenti della Regione in occasione della definizione del disegno di legge di adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alla legge 8/6/1990 n. 142. E' una questione di opportunità politica: Il secondo emendamento propone di sopprimere l'art. 8 essendo di prossima emanazione norme nazionali di contabilità in materia di perenzione amministrativa: si preferisce pertanto, stando anche a suggerimenti avuti da Roma, soprassedere e attendere tale emanazione.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 7 astensioni.
Quindi, l'art. 6 é soppresso.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale: L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 Emendamento presentato dall'Assessore Gallarini: "l'art. 8 del disegno di legge n. 160 è soppresso".
Pongo in votazione l'emendamento soppressivo dell'art. 8.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 22 voti favorevoli e 8 astensioni, quindi l'art. 8 è soppresso.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Fondo di previdenza dei Consiglieri

Esame progetto di legge n. 147: "Modifica all'art. 7 della LR 23/1/1984, m 9 e successive modificazioni"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 147 di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Rossa, che ha pertanto ha facoltà di intervenire.
ROSSA, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge regionale 23 gennaio 1984 n. 9, che reca norme sulla previdenza e l'indennità di fine mandato dei Consiglieri regionali del Piemonte, limita, all'art. 7, la facoltà di proseguire il versamento volontario dei contributi previdenziali a quei Consiglieri che abbiamo versato i contributi obbligatori per almeno 30 mesi.
Si tratta di norma volta ad impedire che persone, che non abbiano esercitato per almeno metà di una legislatura il loro mandato di Consiglieri, possano accedere alle previdenze previste dalla legge, e questo risponde alla necessità di garantire un minimo di presenza in Consiglio.
Tale norma risulta però ingiustamente penalizzante per quel Consiglieri che fossero subentrati nel corso della legislatura a seguito di decadenza (conseguente a pronuncia di ineleggibilità) o di opzione conseguente ad incompatibilità o ineleggibilità sopravvenuta (aggiungerei anche le dimissioni) e che pertanto avrebbero potuto far parte del Consiglio regionale per un periodo più lungo. In questa ipotesi, appare giusto riconoscere il diritto al proseguimento della contribuzione nel caso in cui il Consigliere avrebbe raggiunto il periodo minimo richiesto, qualora fosse entrato in Consiglio nel momento in cui si è verificata la causa di ineleggibilità o di incompatibilità.
Con l'art. 1 il progetto di legge in esame intende porre rimedio ad una simile situazione, prevedendo che il periodo intercorso tra la data in cui si è verificato l'evento, che ha dato luogo alla decadenza o alle dimissioni, e la data di effettiva entrata in Consiglio sia considerato a detrazione del periodo necessario a maturare il diritto al proseguimento del versamento.
L'art. 2 stabilisce invece il termine entro il quale il Consigliere pu richiedere il proseguimento del versamento volontario. Tale termine decorre; nell'ipotesi considerata, dalla data di entrata in vigore della legge, di cui si tratta.
La I Commissione permanente ha preso in esame la proposta di legge e l'ha approvata a maggioranza, apportandovi qualche modificazione formale onde adeguarne il testo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione degli atti legislativa.
Per i motivi esposti si raccomanda l'approvazione della proposta di legge anche da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 30 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 5 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Contratti ed appalti - Opere pubbliche

Esame progetto di legge n. 8: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte recante: Abrogazione art. 17, commi 15, 16 e 17, legge 1 marzo 1986, n. 64"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 8, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Il relatore Consigliere Zanoletti (in congedo) ha incaricato il Consigliere Ferraris di sostituirlo nella lettura della relazione.
FERRARIS, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il progetto di legge n. 8 è una proposta di legge al Parlamento per l'abrogazione dei commi 15,16 e 17 dell'ara. 17 della legge 1 marzo 1986 n. 64, concernente la disciplina organica dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno.
I commi dei quali si propone l'abrogazione sanciscono in particolare l'obbligo per tutti gli enti pubblici, nonché per le imprese a partecipazione statale e le UU.SS.SS.LL. di rifornirsi, per una quota variante tra il 30 é il 50% dei loro acquisti, presso imprese industriali agricole e artigiani, operanti nel Mezzogiorno.
In proposito deve tuttavia essere rilevato che in data 20 marzo 19901a Corte di Giustizia della CEE ha pronunciato una sentenza di incompatibilità della legge n. 64/86 con il trattato istitutivo della Comunità Economica Europea dichiarando l'illegittimità di quelle norme, come i commi 15, 16 e 17 dell'art. 17, che impongono agli enti pubblici, alle imprese a partecipazione statale e alle UU.SS.SS.LL. di rifornirsi presso imprese del Mezzogiorno. La motivazione che sta a fondamento della sentenza citata considera primariamente la violazione operata dalla legge italiana rispetto al disposto dell'art. 30 del Trattato di Roma. Secondo la Corte di Giustizia infatti le disposizioni di cui alla legge n. 64/86 limitano la libertà di circolazione nel mercato comune in quanto impediscono alle amministrazioni interessate di approvvigionarsi per una parte delle loro necessità presso imprese situate in altri Stati membri.
La stessa Corte ha tra l'altro sottolineato come la disposizione di cui all'art. 30 del Trattato debba essere interpretata nel senso che alla libertà di movimento delle merci prevista dal suddetto articolo non possono essere ammesse deroghe. Va inoltre posto in chiara evidenza che le disposizioni di cui ai commi 15, 16 e 17 dell'art. 17 della legge n. 64/86 risultano, come ben si com-prende, discriminanti nei confronti delle imprese piemontesi danneggiate sul piano della concorrenza. La I Commissione consiliare permanente, dopo un attento esame ha approvato a maggioranza il progetto di legge n. 8 di cui si tratta. In considerazione della rilevanza della proposta in esame, ispirata sia al doveroso rispetto della normativa comunitaria sia alla tutela della nostra economia regionale, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea.



PRESIDENTE

Sulla relazione è aperta la discussione.
La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Il mio intervento vuole anche essere una dichiarazione di voto. Il nostro Gruppo esprimerà un voto di astensione su questa proposta di legge al Parlamento nazionale perché è vero che, come è ricordato nella relazione testé letta, che esiste una sentenza a livello europeo che riscontra nella legislazione italiana a vantaggio del Mezzogiorno degli elementi di contraddizione con le norme comunitarie, ma è altrettanto vero che tutta la legislazione italiana, basata spesso su criteri di emergenza a favore del sud e del riequilibrio nazionale più in generale, è una legislazione che andrebbe verificata e sottoposta a una riforma di tipo radicale. Però ci sembra che isolare, da parte del Consiglio regionale del Piemonte, questo aspetto e farne oggetto di una proposta di legge al Parlamento nazionale rischi di acquistare, in qualche modo, un significato di contrapposizione fra le Regioni italiane, in particolare fra il nord e il sud del Paese significato che non condividiamo.
Questo significato è implicito in questa proposta, che riteniamo un po' troppo parziale da questo punto di vista.
Mi rendo conto che è difficile affrontare il problema con altri strumenti; sarebbe occorsa una proposta di legge al Parlamento nazionale di tipo propositivo, cioè di merito, di revisione della legislazione nazionale sugli interventi a favore del riequilibrio fra le Regioni del nostro Paese in particolare a favore dello sviluppo delle aree depresse e meno sviluppate del Mezzogiorno. Questa legge, con queste caratteristiche di abrogazione di un punto specifico, rischia di acquisire un significato un po' troppo antimeridionalista. E' una filosofia, un atteggiamento che non ci sentiamo di condividere. Per questo il nostro Gruppo si asterrà su questa proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, proprio un'ora fa alcuni Consiglieri hanno avuto l'opportunità di ascoltare una rappresentanza di lavoratori della Westinghouse, azienda che opera nel settore ferroviario e che, nel momento in cui la Regione sottoscrive l'accordo per l'alta velocità, si sente menomata nelle prospettive, anzi si vede nella la prospettiva della disoccupazione perché il polo ferroviaria, che troverà anche nel settore della Westinghouse una rilevante opportunità con lo Sviluppo dell'alta velocità, si collocherà a Napoli.
Questi fatti di politica industriale che tendono a collocarsi nel Mezzogiorno, non come occasione per far lievitare nuova inprenditorialità e nuove opportunità di lavoro, ma come semplice trasferimento al sud di attività esistenti al nord, sono un campanello d'allarme che questo Consiglio deve cogliere pienamente.
Condivido le preoccupazioni del Consigliere Monticelli che la nostra posizione può essere interpretata come troppo grezza, troppo manichea; per in questo momento è necessario arrivare anche a delle forzature. Alcune industrie del nord si trovano a volte in grande difficoltà propria per le quote automatiche che devono essere devolute alle attività produttive del Mezzogiorno. Dobbiamo chiarire se siamo in un sistema di mercato oppure in un sistema in cui valgono meccanismi di programmazione. Tendenzialmente privilegio un sistema in cui abbia una forte qualificazione la programmazione. Questo però va detto con estrema chiarezza e fatto con grande trasparenza, altrimenti emergono posizioni di rendita che non favoriscono Il rafforzarsi di aziende capaci di collocarsi anche nei rapporti internazionali del mercato. Sono delle aziende assistite.
Non so se sia noto che l'ENEL. come altre importanti aziende del settore dei servizi, ha l'obbligo di assegnare commesse in rapporto favorevole alle produzioni che si sviluppano nel Mezzogiorno e che possono trovare risposta per le esigenze, ad esempio in questo caso, dell'ENEL La proposta che qui viene fatta, anche se in forma forse un po' brutale, tende a favorire la speculazione da parte di alcuni settori del Parlamento, ma tende a non rendere così scontato questo meccanismo, che non aiuta il sorgere di una vera imprenditorialità nel Mezzogiorno, che non aiuta la costruzione di un robusto tessuto, ma che crea un'industria assistita con commesse automatiche. Quando l'impresa non deve conquistarsi sul campo le commesse tende a trascurare l'efficienza interna e gli aspetti di economicità di impresa.
Quindi, con tutte le prudenze, forse anche con una relazione di accompagnamento che tenga conto di questi aspetti, ritengo che sia giusto lanciare, in uno stagno troppo calmo, un sasso.
Forse a settembre vedremo molte manifestazioni davanti al palazzo della Regione noci solo nel giorno del Consiglio, ma anche negli altri giorni perché stanno avvenendo dei processi pesantissimi che toccano in modo sfavorevole l'apparato industriale piemontese. La politica industriale è estremamente carente. E' stata approvata in questi giorni una nuova legge di politica del lavoro basata però su un principio della mobilità, che in una situazione di deindustrializzazione, non darà delle risposte soddisfacenti ai lavoratori. Ci sono zone confinanti col Piemonte, in Francia e in Valle d'Aosta; che hanno possibilità di dare delle "facility" notevolissime alle imprese. Il Mezzogiorno continua a privilegiare i trasferimenti; vediamo il fenomeno della Fiat, dell'Olivetti e della stessa Bull nel settore informatico, che, mentre aprono le Casse integrazioni e invocano il prepensionamento, parlano di collocazione di nuove unità produttive nel Mezzogiorno.
Dobbiamo finalmente chiarire questo aspetto non solo informa rituale oppure borbottando. I deputati dovranno ben essere eletti in questo collegio tra un anno o sei mesi, allora tutti i Consiglieri che sono qui siano in grado di privilegiare quei deputati che hanno, su questi problemi un'attenzione reale e non finiscano invece nella palude romana, persi in un rituale inaccettabile.
Ci sono state delle categorie di lavoratori che negli anni '70 hanno pagato prezzi notevolissimi perché nelle loro piattaforme contrattuali ponevano il problema dello sviluppo dei Mezzogiorno come prioritario rispetto alle rivendicazioni salariali, e nessuno ha apprezzato quello spirito di sacrificio di intere categorie di metalmeccanici. Il concetto dello sviluppo del Mezzogiorno non è un concetto di prosciugamento dell'apparato industriale del nord, ma è un concetto che tende a far nascere della imprenditorialità, a cambiare la logica delle cattedrali nel deserto, pubbliche e private. Vogliamo anche capire dagli investimenti FIAT quanto tessuto connettivo di imprenditorialità minore nel sud viene indotto da questi tipi di investimenti, molto arroccati molto chiusi in se stessi.
Approvo la proposta che viene fatta al Parlamento, anche se mi rendo conto che presentata così è un po' grezza e può favorire le speculazioni.
Dobbiamo quindi accompagnarla con a questo impegno. Quando a settembre/ottobre arriveranno i lavoratori davanti alla Regione non si dovrà piagnucolare, ma sapere che molti di quei lavoratori sono anche generati da processi di industrializzazione sbagliata del Mezzogiorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche il Gruppo della DC voterà favorevolmente questa proposta che è stata presentata allo scopo di rimuovere una normativa che riteniamo assurda. Qualcuno ha adombrato il pericolo che si voglia in qualche modo mettere il nord contro il sud. Ci troviamo invece di fronte ad una normativa limitata alle forniture ed agli appalti e quindi come tale va considerata. Certamente se da questa normativa settoriale vogliamo trarre una valutazione possiamo dire che si tratta di una normativa che essa stessa mette il nord contro il sud perch introduce dei criteri che non trovano alcuna giustificazione logica. Se vogliamo essere obiettivi, per le aziende meridionali interessate e per le forniture regolate da questa normativa vi sono doppi benefici. Non possiamo dimenticare i vari benefici legati agli insediamenti nelle zone del Mezzogiorno a cui segue una seconda tutela per quelle imprese nel senso che ad esse è riservata anche un'ulteriore quota parte in tutte le forniture pubbliche. Quindi ci troviamo di fronte ad una normativa che sarà stata a suo tempo - questo è un giudizio del tutto personale - non tanto il risultato di una legislazione giustificata, ma il risultato di qualche colpo di mano all'interno delle assemblee legislative allo scopo, magari improprio, di tutelare esageratamente delle imprese che non hanno però sul mercato quei requisiti di competitività che invece dovrebbero avere alle quali bisogna essere attenti sotto il profilo di un equilibrio del mercato stesso. Con questa proposta non siamo convinti di risolvere il problema poiché sappiamo qual è stato il risultato di altre proposte di legge di iniziativa regionale che sono state inoltrate al Parlamento. Purtroppo il calendario dei lavori parlamentare ben difficilmente riserva attenzione alle proposte che provengono dalle Regioni. Comunque questo era un segnale doveroso. Qualcuno ha ricordato che siamo nella fase finale della legislatura, per cui si dovrà tornare su questa materia in un prossimo futuro. Per tutte queste ragioni, allo scopo di ripristinare delle condizioni di maggior libertà sul mercato e di concorrenza leale, in una economia moderna, e per rimuovere delle pastoie dal punto di vista burocratico e procedurale per gli enti pubblici diamo un giudizio favorevole a questa proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Ringrazio la Presidenza per avermi concesso la parola. E' necessario ribadire un paio di punti che avevano motivato la presentazione di questo articolo unico che abroga tre commi della legge n. 64!$6. Il nostro intervento ne segue uno analogo, già approvato dalle Regioni Lombardia e Valle d'Aosta, in merito alla sentenza del marzo 1990 della Corte di Giustizia della CEE che definiva l'incompatibilità di questa, legge con Il Trattato istitutivo della Comunità. Si trattava di una questione di merito oggetto di tutte le considerazioni che i colleghi che mi hanno preceduto e che hanno avuto esperienze amministrative nei Comuni si sono trovati a dover affrontare.
Non ci sfugge il senso lato di questa legge. Come diceva il Consigliere Tapparo, non più tardi di un'ora fa abbiamo incontrato i lavoratori della Westinghouse di Orbassano. Questi lavoratori si trovavano di fronte il problema dei nuovi investimenti che la multinazionale Westinghouse decide di attivare in uno stabilimento di Napoli. Il nostro Gruppo rilevava che in aree analoghe alle nostre aree di montagna della Francia, esistono sistemi di ammortizzamento della crisi e sistemi di agevolazione per l'insediamento di nuovi stanziamenti industriali. Noi vorremmo che questa proposta di legge, al di là di quello che dice molto rozzamente l'articolo unico, sia un'indicazione a questi lavoratori che la Regione Piemonte non si è dimenticata di loro, che sono finiti i tempi dell'assistenzialismo a senso unico, che bisogna ritornare a giusti livelli di intervento su tutto il territorio nazionale, senza dimenticare la gravissima situazione, con particolare del Piemonte, che sta soffrendo un trend di deindustrializzazione, che deve cessare al più presto. Questo potrebbe essere un primo Impegno della Regione Piemonte sul fronte della deindustrializzazione e della crisi occupazionale nella nostra regione.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.
ZACCHERA Noi siamo d'accordo su questo provvedimento, ritenendolo, peri motivi espressi dai colleghi, opportuno. Vorrei anche sottolineare che spesso e volentieri, sottostanti a questi tipi di appalto, si inseriscono iniziative non del tutto lecite. Tutti conosciamo le incrostazioni che stanno alla base di queste normative, incrostazioni purtroppo profondamente radicate soprattutto nella realtà meridionale. Quindi un doppio sì da questo punto di vista, sia per i motivi già ascoltati sia anche per un desiderio di sottolineatura come non sia giusto e non sia corretto che determinate strutture, che dal punto di vista economico forse non avrebbero capacità di stare in piedi da sole, siano aiutate due volte, in primo luogo con una obbligatorietà di servitù, in secondo luogo permettendo una sorta di autofinanziamento di impresa legato a volte a situazioni mafiose o comunque di dubbia origine.
Riteniamo che non ci sia astio nei confronti delle popolazioni o delle iniziative meridionali, ma che ci sia un'obbligatorietà ed una equità di situazioni. Faccio presente che è successo pesantemente il fenomeno inverso. Per esempio, l'energia elettrica in molte zone della nostra regione costava di meno, ma siamo stati obbligati dopo la nazionalizzazione ad acquistare l'energia ad un prezzo uguale su tutto il territorio nazionale, mentre nel meridione l'energia è fornita sovente a prezzi più bassi.
Questo è un errore storico che ha portato alla crisi nella zona dell'Alto novarese di tutte le imprese che avevano prima una larga disponibilità di energia che autoproducevano a basso costo.
Se è giusto e doveroso sostenere il Mezzogiorno, è giusto e doveroso avere anche trasparenza e chiarezza sulle spese che vengono effettuate nel Mezzogiorno. Questo è un discorso lunghissimo che va al di fuori dell'entità del provvedimento oggi in discussione. Sarebbe opportuno parificare da questo punto di vista tutte le imprese fornitrici. Vorrei fare un passo più in là. Siccome non mi illudo che questi abbiano un seguito desiderato dalla Regione Piemonte a livello di accettazione, da parte del Governo e del Parlamento, chiedo che copia del provvedimento venga inviato - e di questo chiedo una precisa assicurazione da parte dell'Assessore - a tutti i parlamentari del Piemonte, deputati e senatori affinché chi è di buona volontà ne sia messo a conoscenza e possa presentare, a sua volta, proposte di legge a livello parlamentare per cercare di dare uno sbocco positivo, o in questa o nella prossima legislatura, a queste istanze che ritengo ovvie, giuste e doverose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale non pu che essere favorevole alla normativa che viene proposta, perché riafferma il principio liberale della libera circolazione dei beni, delle persone e delle risorse sul territorio, non solo nazionale, ma internazionale.
Non dobbiamo nasconderci, però, che l'iniziativa politica assunta dal Consiglio regionale è un brutto segnale. Vuol dire che siamo in difesa: se dobbiamo registrare che la prima Regione industriale d'Italia gioca in difesa e chiede l'applicazione rigorosa del liberismo economico per tutelarsi e per garantire la propria occupazione, dobbiamo essere coerenti ed immaginare che le regole del liberismo economico vengano poi applicate a tutte le categorie, compresi i nuovi insediamenti della grande azienda del Sud.
Temo che ci sfugga il momento in cui viviamo o non siamo in grado di interpretarlo appieno. Ho letto le relazioni di minoranza alla nostra legge sull'innovazione. Le ho apprezzate molto perché mi fanno intendere che ci muoviamo come topi ciechi in una scatola, cercando di uscire da qualcosa che non sappiamo bene cos'è. Quindi, le occasioni per difendere il nostro sistema e per modernizzarlo, vanno tutte bene; l'importante però è che questo non crei problemi di ordine politico alle forze politiche. Quindi immaginare che sullo scenario del modo d'essere del sistema produttivo piemontese si chieda la puntuale applicazione della normativa CEE, che supera una disparità di trattamento a favore di aree deboli, come quelle del Sud, è una dimostrazione del fatto che giochiamo in difesa e che non possiamo che essere fortemente preoccupati.
Non è un problema di solidarismo, ma di lucidità e di razionalità. Ho qualche perplessità a non lasciare per memoria a questo Consiglio regionale questo giudizio contraddittorio. La richiesta allo Stato di applicare una valutazione CEE di tipo rigorosamente liberale non può che essere un atto che 1 liberali vedono in termini positivi, ma un grande Consiglio regionale, una grande Regione che chiedano l'applicazione di questa norma non in termini di giustizia, ma in termini di tutela - è con questo spirito che la proposta viene difesa - è un sintomo che ci deve preoccupare.
Non riusciremo a risolvere i problemi della Regione Piemonte, ma soprattutto a tutelarla nei confronti di quelli che ci aspettano, con operazioni di questo tipo. Noi stiamo diventando, dal punto di vista delle competenze regionali, il Sud dell'Europa. Torno ad un "leit motiv" di cui non si deve parlare perché due partiti hanno già preso delle decisioni in un convegno che si è tenuto a Rivoli; e siccome sono decisioni prese non se ne parla mai, si parla solo di cose che non ci riguardano; come questa.
Perche il Sud è poco appetibile al sistema imprenditoriale? Perché non è un sistema nel quale si possa collocare l'impresa, quindi le risorse che si danna all'impresa tendono a superare il gap che ha l'impresa in relazione all'insediamento. E' un sistema non industriale, è un sistema che non ha quel complesso di relazione, di infrastrutturazione culturale, di servizi da consentire all'impresa di collocarsi in termini di mercato e in modo da non avere dei costi d'insediamento.
Questa è la ragione per cui si danno soldi al Sud. Forse ci dovremmo chiedere perché i soldi, anziché essere dati al sistema pubblico per realizzare le condizioni, vengano dati al sistema privato come risarcimento dei maggiore costo. Il fallimento della politica meridionalista è dato dal fatto che i soldi non si riescono a trasformare in termini di modifica del sistema, ma dal fatto che sono i soldi che si trasferiscono in termini di assistenza del sistema politico, ma, a questo punto, anche del sistema privato, il quale acquisisce delle risorse "drogate" perché sono risorse che, entrando in termini di investimento, vengono impropriamente considerate come un minor costo di insediamento, mentre il costo di gestione successivo deriva dal fatto che il sistema non si è sviluppato in termini industriali, quindi ricade sulla stessa azienda.
L'azienda: assistita nel momento in cui si insedia; dell'equivalente di quei costi che non dovrebbe avere in un sistema di pari efficienza, ha un vantaggio immediato, ma ha un vantaggio drogato, perché la mancanza di cultura, di risorse e di rapporti nel tessuto connettivo, della società nella quale opera l'impresa, ricade sull'impresa stessa e la mette fuori mercato.
Mi sto chiedendo però che cosa facciamo noi, a cominciare dalla Città di Torino sino alla Regione Piemonte, per fare sì che il complesso di condizioni, che sono il sistema nel quale si deve realizzare il futuro nuovo sistema industriale, si realizzi in Piemonte (che sta diventando un'area di serie B sta diventando il Sud dell'Europa), nel senso che le aziende avranno maggiori costi ad insediarsi in Piemonte di quanto non ne abbiano ad insediarsi ad insediarsi in altre parti; e si riproporrà in termini diversi la stessa questione che stiamo vivendo nei confronti del Sud. So bene che una forza politica, i repubblicani, chiede che venga aperta una questione nazionale. Ha ragione il Presidente Brizio. Non deve essere aperta una questione nazionale. Sono responsabilità che competono alla Regione Piemonte in termini di programmazione, organizzazione ed di armatura del territorio. L'impresa che deve collocarsi o che deve continuare la sua attività in Piemonte. Deve avere le condizioni di armatura del territorio e di servizi alle imprese e al territorio; di formazione professionale e di ricerca che sono quelle che può trovare in un contestuale sistema organizzato nel resto dell'Europa.
So che Catone è passato alla storia con una frase sola. Io continuo adire che se si pensa che il complesso di condizioni che deve garantire il sistema industriale piemontese, quindi italiano, in un sistema mondiale per non dire europeo, deve misurarsi su Rivoli e sulla percorrenza di un tram, cari amici, ci ritroveremo esattamente alle stesse condizioni del Sud. A Napoli, probabilmente, quando hanno organizzato il loro sistema, lo hanno pensato in termini di vecchia città decaduta che aveva bisogno della modernizzazione dei servizi. Non è questo il sistema.
Abbiamo tanta solidarietà e tanta capacità a cogliere i messaggi che ci vengono dall'Europa quando ci fanno comodo (come questo), per carità, va bene, togliamo pure questo beneficio al sud. Dopodiché però l'Europa ci dirà che dobbiamo creare dei sistemi che possano supportare un moderno sistema industriale e noi, naturalmente, prenderemo questa cultura, perch l'area metropolitana è il prodotto di una cultura europea, e la gestiremo all'italiana in termini di occupazione e di rendita dei partiti, in particolare di quelli di sinistra.
Registro questa amarezza. Il Consiglio regionale del Piemonte, bene o male il Parlamento subalpino che ha fatto l'Italia, dopo un secolo, chiede all'Europa l'applicazione di una legge che toglie a fratelli meno fortunati del nord, alcune condizioni di favore che noi, come liberali, evidentemente dobbiamo respingere.
Contestualmente prendiamo però atto che la capacità di governare il nostro futuro si sta esaurendo e riducendo ogni giorno di più.
Il voto favorevole alla legge è legato alla perplessità in ordine alla nostra capacità a giocare non in difesa, ma in attacco su questi problemi com'è dovere tipico di una classe dirigente della quale noi tentiamo con qualche supponenza, di far parte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'articolo unico.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 25 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 5 Consiglieri L'articolo unico, e pertanto l'intero testo di legge, è approvato.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Comunico che nella Conferenza dei Capigruppo si è deciso di iscrivere all'o.d.g. i seguenti progetti di legge e proposte di deliberazione: Progetto di legge n. 118: "Progetto Ouverture. Rete Est-Ovest di Regioni e Città Adesione della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Progetto di legge n. 148: "Norme transitorie in materia socio assistenziale".
La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Non voto poiché ritengo opportuno che il progetto di legge n. 148 venga rinviato in Commissione, in quanto al momento della votazione in Commissione, in realtà si è votato su nulla, non essendo ancora stato predisposto - e non era a disposizione della Commissione - giovedì 25 luglio alcun testo da inserire all'o.d.g.
Non capisco come possa essere inserito un testo non licenziato dalla IV Commissione.



PRESIDENTE

L'osservazione potrà essere avanzata al momento della discussione.
Essendo pervenuta la lettera di licenziamento della Commissione, non possiamo che iscrivere il testo all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Progetto di legge n. 149: "Nuova disciplina dell'IRES -Abrogazione legge regionale 12/2/85 n. 12".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Deliberazione n. 186: "Approvazione dei Criteri Tecnici per l'individuazione ed il recupero delle aree degradate e per la sistemazione e rinaturalizzazione di sponde ed alvei fluviali e lacustri. Procedura amministrativa per la concessione di contributi regionali (LR 21/11/1982 n. 32, artt. 2 e 12). Proposta al Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Deliberazione n. 254: "Programma Regionale Agrituristico e di rivitalizzazione delle aree rurali 1991/1993. Programma e definizione dei criteri - LR n. 50/89".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Deliberazione n. 257: "Programma di finanziamento interventi attuativi del PSSR 1990/92 a valere sui fondi di parte corrente a destinazione vincolata".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento:

NOMINE


PRESIDENTE

Il punto 22) all'o.d.g. reca: "Nomine".
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

- "Texilia SpA (LR n. 47/84 modificata con LR n. 11 / 88)". Consiglio di Amministrazione. Sostituzione dei signor Massimo Coda Spuetta.


PRESIDENTE

E' stato svolto 1o scrutinio delle schede.
Proclamo eletto il signor Luigi Spina.


Argomento: Nomine

- Commissione Tecnico Consultiva in materia di cave e torbiere (art. 6. IR n. 69/78 e LR n. 6/80). Nomina di 6 esperti effettivi: 1 esperto in geologia, 1 esperto in tecnica mineraria, l esperto in sistemazione idraulica e forestale, 1 esperto in pianificazione territoriale, 1 esperto in ecologia e tutela ambientale, 1 esperto in materia giuridica.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato il quorum necessario dichiaro non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- Consorzio Insediamenti Produttivi del Comprensorio di Ivrea. Consiglio Direttivo. Nomina di 3 membri.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giovanni Bertino, Franco Candusso e Giorgio Rodda. Quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'ari. 8 della LR n. 10/85 e dell'ari. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

- SALE (LR n. 22/80). Società Aeroporto del Cerrione. Consiglio di Amministrazione. Nomina di 2 rappresentanti con voto limitato a 1.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Luigi Petrini e Gaspare La Barbera.
Quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della LR n.
10/85 e dell'art. 72 del Regolamento e dell'art. 3 della LR n. 22/80.


Argomento: Nomine

- Commissione Tecnica di Vigilanza Farmaceutica - Provincia di Alessandria. Sostituzione della signora Anna Iori (deceduta).


PRESIDENTE

E stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclama eletta la signora Giovanna Ottavis.


Argomento: Nomine

- Riserva Naturale Sacro Monte di Orto. Consiglio Direttivo (art. 9, L.R. n.12/90). Nomina di 3 membri con esperienza in materia storica, artistica ed architettonica.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti signori Rino Cimmino (esperto architettonico), Mario Giacomini (esperto storico-artistico) e Bruno Fornara (esperto storico).
Quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della LR n.
10/ 85 e dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

- Parco Naturale Orsiera Rocciavrè. Consiglio Direttivo (art. 9, L.R. n. 12/85). Nomina di 4 membri con esperienza forestale, zoologica, agronomica turistica.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Maria Merlo (esperto turistico), Battista Bergero (esperto zoologico), Riccardo Ferrero (esperto agronomico) e Silvana Gelatai (esperto forestale). Quest'ultima designata ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della LR n. 10/85 e dell'ara. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

- Parco Naturale Capanne di Marcarlo (art. 9, LR n. 12/90). Consiglio Direttivo. Nomina di 4 membri con esperienza in materia forestale agronomica; turistica, zoologica, editoria elettronica e duplicazione: Ceni


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Angelo Grosso (esperto zoologico), Lorenzo Zerbo (esperto turistico), Fulvio Biasotto (esperto fore stale) e Fabio Robotti (esperto agronomico). Quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'ara. 8 della LR n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

- Parco Naturale Rocca di Cavour; Consiglio Direttivo (art. 9. LR n. 12/90). Nomina di 3 membri con esperienza in materia forestale ed archeologica.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Piergiorgio Bertone (esperto forestale) Giancarlo Suoni (esperto forestale) e Franco Turaglio (esperto archeologo).
Quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della LR n.
10/85 e dell'art. 72 del Regolamento.



PRESIDENTE

La seduta é tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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