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Dettaglio seduta n.83 del 23/07/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 163: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1991" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 153 relativo all'assestamento al bilancio 1991, di cui al punto 4) all'o.d.g.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Coppo e Monticelli: "Lo stanziamento del capitolo 1000 dello stato di previsione della spesa è diminuito di lire 2 miliardi".
La parola al Consigliere Buzio per l'illustrazione.
BUZIO Si tratta di un capitolo relativo al patrimonio; l'unica differenza rispetto alla posizione dell'Assessore è che, anziché detrarre da questo capitolo, la Giunta preleva dal capitolo 10800.
GALLARINI, Assessore al bilancio Come abbiamo già avuto modo di dire nel dibattito di stamani, la Giunta non accoglie questo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1 presentato dai Consiglieri Buzio Coppo e Monticelli, respinto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 13 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Coppo e Monticelli: "Lo stanziamento del capitolo 1005 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L 2 miliardi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 13 voti favorevoli, 28 contrari e 2 astensioni.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Coppo e Monticelli: "Lo stanziamento del capitolo 6115 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L. 4 miliardi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 28 contrari e 2 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Coppo, Foco e Rivalta: "Lo stanziamento del capitolo 9146 'Concorso nelle spese sostenute dalle Province per l'esercizio delle funzioni delegate in materia di smaltimento rifiuti dello stato di previsione della spesa è aumentato di L. 5 miliardi.
Lo stanziamento del capitolo 12800 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L 5 miliardi'".
La parola al Consigliere Coppo per l'illustrazione.
COPPO Abbiamo già avuto occasione, signor Presidente, nel corso della discussione generale di sottolineare questo punto. In seguito all'emergere da parte degli enti locali della Provincia di Alessandria e da parte del Consiglio provinciale stesso, a seguito di notizie di stampa, delle preoccupazioni diffuse nell'opinione pubblica in quel territorio, la Giunta ha ritenuto di dare una risposta simbolica con lo stanziamento di 500 milioni su un capitolo di contributi a enti locali per il trasporto di rifiuti solidi urbani. Forse altri colleghi non hanno seguito sulla stampa la vicenda, ma voglio ricordare che è segnalato dagli organi della Protezione Civile, dalle Prefetture interessate, dal Consiglio provinciale che qui non si tratta di un intervento di completamento di opere di bonifica già intervenute.
In alcune località della Provincia di Alessandria sono stoccati decine di migliaia di bidoni contenenti rifiuti tossici nocivi di cui viene denunciata la corrosione, il pericolo per le falde acquifere di ampie zone.
Vi sono discariche abusive lungo il corso del Po che lo stesso piano di bonifica, predisposto dall'Assessorato regionale e condotto dalla SNAM progetti denuncia, in quanto scaricano nel fiume stesso. Si tratta di vecchi stoccaggi di rifiuti tossici nocivi intervenuti per le note vicende che hanno riguardato quella Provincia, stoccaggi che ormai sono un pericolo per l'ambiente e per molti punti del territorio. Non vi è alcuna prospettiva realistica di reperire risorse in termini certi e pronti con il piano di bonifica predisposto dall'Assessorato e dunque rispetto a questa situazione di grande drammaticità la scelta deve essere quella di un segnale serio da parte della Regione, del fatto che risorse significative sia pure del tutto insufficienti per il complesso dell'intervento, vengano stanziate.
In molte discussioni viene opposto il fatto che la Regione non ha le risorse. Ora è del tutto evidente, dal dibattito e dalle - correzioni che la Giunta regionale ha ritenuto di apportare all'assestamento, che se vi fosse la volontà politica le risorse si potrebbero reperire. Abbiamo già sottolineato come positivo il fatto che, nelle correzioni della Giunta alla propria manovra di assestamento, sono state reperite risorse per molte migliaia di miliardi. Faccio l'esempio del capitolo 10712; si sono reperite risorse per 6 miliardi 115 milioni. Dalla presentazione del documento alla discussione in aula indichiamo anche il modo con cui l'equilibrio finanziario dell'assestamento può essere mantenuto e dunque si tratta unicamente di una manifestazione di volontà politica. Invito il Consiglio regionale a valutare in maniera non burocratica l'emendamento insieme agli altri, perché è del tutto evidente che da questo dipende la risposta di sostanza ad un'emergenza che coinvolge un'intera Provincia della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Non sono certamente sconosciute alla Giunta le ragioni espresse dal collega tant'è vero che il Piano SNAM, presentato ed approvato in Giunta e attualmente all'esame della II Commissione, mette in luce la necessità di un intervento per ben 311 siti in Piemonte, e quindi non soltanto per uno.
Ricordo un dato: dagli studi effettuati soltanto per i primi 14 siti da bonificare la spesa prevista è di L 145.000.000.000 + IVA, il che sta a significare che se questa Regione volesse affrontare da sola il problema della bonifica dei primi 14 siti, molti dei quali citati dal nostro collega, dovrebbe investire l'intero bilancio regionale di un anno e chiudere per quanto riguarda gli altri settori.
La seconda osservazione che devo fare è che ranno scorso il bilancio stanziava zero lire per le bonifiche; quest'anno, attraverso là finanziaria che ha accompagnato il bilancio 1991, la Giunta regionale ha proposto, ed il Consiglio ha approvato, una spesa di 6 miliardi a carico della Regione.
Passiamo, quindi, da zero lire a 6 miliardi e In più 1500 milioni che sono stati previsti nell'assestamento di bilancio, anche su proposta del Consigliere Chiezzi (non la cifra di 500 milioni, ma l'intervento) in II Commissione, il che mi pare dimostri la volontà di questa Giunta. Passare da zero lire a 6 miliardi 500 milioni per le bonifiche che tutti riteniamo necessarie è un atto di coscienziosa attività di questa Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Insieme ad altri colleghi, come ha detto adesso l'Assessore, in modo un po' estemporaneo sono stato promotore di una proposta, accettata poi dagli altri colleghi della maggioranza, di inserire in questo assestamento di bilancio una piccola somma (500 milioni) per un'opera di bonifica presso un sito di stoccaggio di fusti In via di grave deterioramento. Ho apprezzato che la Giunta e la maggioranza abbiano accolto questa sollecitazione, anche se devo dire che si è trattato di una decisione improvvisa e legata ad una emergenza sollecitata in sede di II Commissione.
Voterò l'emendamento proposto dai colleghi perché ben vengano gli interventi di piccolo calibro che iniziano a risolvere il problema delle bonifiche, però è anche vero che sul tema della bonifica l'impegno della Regione dovrebbe essere assolutamente prioritario. Rendiamoci conto che si tratta, nel grave settore dello smaltimento dei rifiuti, di uno dei problemi più urgenti. Per anni la nostra produzione, quindi anche la ricchezza che abbiamo prodotto e di cui abbiamo beneficiato, si è basata sul fatto che nei costi di produzione non si sono mai introdotti i costi derivanti dallo smaltimento dei rifiuti degli scarti di lavorazione; questo è un conto economico che la nostra società non ha fatto, ma che comincia già a gravare su di noi e graverà ancora di più sulle generazioni successive.
E' ora di fare un serio punto della situazione e di predisporre i giganteschi investimenti necessari. E' chiaro che per fare questo occorre ristrutturare e ridefinire meglio la politica della spesa pubblica e all'interno di questa, quella del bilancio della Regione. Per questo motivo la sollecitazione che giunge dai colleghi mi pare condivisibile, al di là del recepimento minimo che è stato fatto da parte della Giunta regionale dei 500 milioni per il deposito di Valle Scrivia.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Coppo, Foco e Rivalta rispetto al capitolo 9146.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 18 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Coppo e Monticelli: "Lo stanziamento del capitolo 9300 dello stato di previsione della spesa è diminuito di L. 3 miliardi".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 30 contrari e 2 astensioni.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Coppo e Monticelli: "Lo stanziamento del capitolo 9301 dello stato di previsione della, spesa è diminuito di L. 1 miliardo".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 30 contrari e 2 astensioni.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Coppo e Monticelli: "Lo stanziamento del capitolo 10712 è aumentato di L 6 miliardi".
La Giunta lo accoglie? GALLARINI, Assessore al bilancio Non nella forma, ma nella sostanza, nel senso che tra gli emendamenti che propone la Giunta ci sono questi 6 miliardi.



PRESIDENTE

Tale emendamento è quindi tecnicamente accolto e pertanto ritirato perché è nell'emendamento della Giunta.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Coppo e Monticelli: "Lo stato di previsione della spesa è modificato così da ridurre gli stanziamenti dei fondi statali reimpostati da L. 113 miliardi a L. 107 miliardi".
La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio Questo emendamento non viene accolto in quanto fa parte di quella manovra in base alla quale la sommatoria di tutti gli emendamenti chiedeva 12 miliardi di spostamento, la Giunta ne ha accolti 6 relativamente all'emendamento precedente. La compressione da 113 a 107 miliardi è una conseguenza e quindi non possiamo accoglierla.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 30 contrari e 2 astensioni.
9) Emendamento presentato dalla Giunta regionale ENTRATA DENOMINAZIONE IMPORTO Assegnazione per il Centro di documentazione delle Vallere: 968 Uguale al Bilancio + 2.500.000 maggiori entrate per Bollettino Ufficiale: 2150 +1.000.000.000 USCITA DENOMINAZIONE IMPORTO Patrimonio: Uguale al bilancio -200.000.000 Annualità Commercio: 5365 +3.476.000 Piste ciclabili: 6025 + 50.000.000 Piste ciclabili: 6026 +250.000.000 Piste ciclabili: 6027 -300.000.000 Sedi municipali: 7560 +200.000.000 7895 (n.i.) Spese per il funzionamento del Centro di documentazione sul Po - Interventi per il risanamento del Bacino Idrografico (art 18 lett B) della legge 11/3/88, n 67) 2.500.000.000 Spesa per promozione turistica: Uguale al bilancio +200.000.000 Contributi per promozione turistica: 8231 + 500.000.000 Annualità per alberghi: 8553 +8.230.000 Annualità per alberghi: 8554 +4.660.000 Annualità per offerta turistica: 8557 + 22.500.500 Trasporto rifiuti: 9140 Uguale al bilancio + 500.000.000 Profilassi leucosi bovina: 10485 +89.291.000 Fondo sanitario: 10670 - 89.291.000 Rivalsa Sanità (osservazione del Governo): 10712 +6.115.000.000 Annualità per edifici culturali 1193 + 18.000.000 Annualità per edifici culturali: 11940 - 18.000.000 Educazione permanente adulti: 11950 + 50.000.000 Fondi globali parte corrente: 12500 + 300.000.000 Fondi di riserva spese obbligatorie: 12800 - 6.000.000.000 Fondo di riserva spese impreviste: 12850 - 703.956.500 Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 29 voti favorevoli, 13 contrari e 6 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 1 così modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri L'art.1 è approvato.
ART. 2 10) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: All'art. 2, il capitolo 9296 è sostituito con il capitolo 8983.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, 14 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 così modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 11) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: All'art. 3 è aggiunto il seguente comma 5.
"5. All'art 13, comma 5 della LR 11 aprile 1991, n 13, sono aggiunti i seguenti capitoli: 2285; 2370; 2372; 2373; 2690; 2750; 3170; 3222; 5024 5032; 5036; 5040; 5750, 5845; 6027; 6115; 624.5; 7616; 7907, 8925; 8927 9185; 9193; 10250. 10260; 10270; 11735; 11748; 11780." Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli, 12 contrari e 7 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 21 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 12) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: "L'art. 4 del disegno di legge: 'Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1991' è soppresso".
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli, 14 contrari e 6 astensioni.
Pertanto l'art. 4 è soppresso.
ART. 5 13) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: "Tra i capitoli che integrano l'elenco n. 1 - Spese obbligatorie - al bilancio di previsione per l'anno 1991 è inserito il capitolo n. 50 dello stato di previsione della spesa".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli, 14 contrari e 6 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
14) La Giunta regionale presenta il seguente nuovo articolo: "ART. 5 bis L'elenco numero 4, allegato alla legge regionale 11 aprile 1991, n. 13, è integrato dal seguente DDL: "Piano dei Parchi Regionali - lire 300.000.000".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli, 14 contrari e 6 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 5 bis per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 5 bis è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
15) Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: Al testo del disegno di legge n. 153 è aggiunto il seguente nuovo articolo: "Istituzione di nuovi capitoli di spesa 1. E' iscritto nello stato di previsione della spesa un nuovo capitolo con la seguente intestazione: 'Spese relative all'attuazione della mozione n.
63 approvata dal Consiglio regionale il 29 gennaio 1991. La somma iscritta nel seguente capitolo è di L 500.000.000, che vengono detratte dal capitolo 1000 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1991' 2. E' iscritto nello stato di previsione detta spesa, un nuovo capitolo con la seguente intestazione: 'Spese relative all'attuazione della mozione n. 183 approvata dal Consiglio regionale il 16 luglio 1991'. La somma iscritta nel seguente capitolo è di L 1.000.000.000, che viene detratta dal capitolo n. 1000 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1991".
La parola al Consigliere Cucco per l'illustrazione.
CUCCO Questo emendamento chiede l'istituzione di due nuovi capitoli nello stato di previsione della spesa, che si riferiscono a due mozioni approvate dal Consiglio regionale.
La prima mozione è la n. 63, approvata nel gennaio scorso, e si riferisce ad un programma di interventi per la prevenzione dell'AIDS, che prevede l'istituzione e l'installazione di macchinette per la distribuzione di siringhe monouso. Chiedo l'inserimento di questa voce a capitolo in quanto, dall'esame fatto dall'Assessore (che è assente), ma sono notizie ufficiali, ma difficoltà sta nel fatto che i Comuni interessati e disposti ad installare le macchinette non hanno i fondi necessari.
L'Assessore ha già informato che l'Assessorato e la Giunta sono disponibili a contribuire a tale spesa, quindi si tratta di formalizzare questo intervento in bilancio, istituendo una piccola cifra che pu contribuire alla diffusione di un mezzo per la lotta all'AIDS.
Il nuovo capitolo è la previsione di un fondo per l'attuazione della mozione n. 183, quella sulle alcoldipendenze, approvata nel Consiglio del 16 luglio scorso. Per questa mozione. In realtà, esiste l'obbligo da parte della Giunta di individuare la spesa: nel testo della mozione, dunque, c'è scritto che la Giunta stabilisce il fondo destinato alle iniziative previste dalla mozione.
Ho anticipato fatto dovuto dalla Giunta individuando in un miliardo il fabbisogno complessivo per questa campagna e l'iscrizione di questa voce.
Ho chiesto la detrazione di queste somme dal capitolo 1000 non perché abbia qualcosa contro i beni immobiliari della Regione, ma perché, fra i tanti capitoli di spesa del bilancio, il meno chiaro è questo. L'Assessore infatti, non ha spiegato quali sono i progetti, ha solo detto che ci sono progetti in corso, per cui è necessario che la cifra sia esattamente quella indicata in bilancio, ma non è stato analitico.
Se il problema fosse soltanto di dove detrarre la cifra, e c'è la disponibilità della Giunta a farlo, si può detrarre anche da altri capitoli e probabilmente anche dal Fondo di riserva, come indicato dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio La Giunta si trova in imbarazzo, visto che è un argomento riguardante l'Assessore Maccari, il quale non è presente. Formulo quindi un suggerimento: i funzionari mi dicono che, dal punto di vista tecnico, gli emendamenti non si possono recepire così come sono, perché sono necessarie delle leggi che ne autorizzino la spesa. L'Assessore Maccari si era impegnato nel corso di quel dibattito e a nome della Giunta possiamo recepire il suo impegno e passare la richiesta sostanziale all'Assessore Maccari, il quale, all'interno del fondo sanitario, avrà modo di dare risposte che, in modo singolo prima e poi collegialmente attraverso la Giunta, riterrà di dare. Questa può essere la strada per rispondere in questa sede laddove non si può dal punto di vista formale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Quanto è indicato nelle cifre dell'emendamento mi sembra vada bene. Se la Giunta si impegna ad indicane la somma da spendere per le due mozioni...
GALLARINI, Assessore al bilancio Non mi sento di prendere questo impegno perché non sono l'Assessore competente. Lo presentiamo all'Assessore Maccari.
CUCCO Però c'è il Presidente della Giunta! Comunque, lascio l'emendamento in votazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Cucco, da rappresentare all'Assessore alla sanità.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 20 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astensione.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 53 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 21 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno relativi alle decisioni del TAR ligure e di consentire la costruzione del Re-Sol presso l'ACNA di Cengio


PRESIDENTE

Nella riunione dei Capigruppo si era convenuto di intraprendere nel pomeriggio la discussione inerente l'ACNA, di cui al punto 17 all'o.d.g.
Sull'argomento è stata presentata una serie di ordini del giorno relativi alla decisione del TAR ligure di consentire la costruzione del Re Sol presso 1'ACNA di Cengio.
Ho ricevuto, da parte del Consigliere Rossa la richiesta di una breve sospensione, di circa mezz'ora. Se mi viene confermata mi permetto di chiedere di sospendere il Consiglio e di riprendere quindi i lavori alle ore 17.00.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.30 riprende alle ore 17.05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riepilogo gli ordini del giorno presentati sulla questione ACNA: ordine del giorno n. 220 presentato dai Consiglieri Staglianò, Segre e Miglio ordine del giorno n. 221 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: ordine del giorno n. 224 presentato dai Consiglieri Rivalta, Riba, Foco Dameri, Bresso, Monticelli e Coppo: ordine del giorno n. 227 presentato dai Consiglieri Staglianò, Segre e Miglio ordine del giorno n. 229 presentato dai Consiglieri Picchioni, Zanoletti Cavallera, Squillarlo, Ferraris, Peano, Beltrami, Leo, Porcellana e Dardanello ordine del giorno n. 230 presentato dal Consiglieri Majorino e Zacchera: ordine del giorno n. 232 presentato dai Consiglieri Vaglio, Farassino e Rabellino ordine del giorno n. 235 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti ordine del giorno n. 237 presentato dai Consiglieri Staglianò, Segre e Miglio ordine del giorno n. 238 presentato dai Consiglieri Monticelli, Rivalta Foco, Riba, Coppo e Bresso ordine del giorno n. 240 presentato dai Consiglieri Picchioni, Rossa Marchini, Fiumara, Goglio e Vetrino.
La parola al Consigliere Segre, che pregherei di illustrare tutti i documenti presentati dal Gruppo Verdi.
SEGRE Inizio dall'ordine del giorno n. 220, datato 12 luglio, in qualche modo già superato, in quanto impegnava la Giunta ad attivarsi immediatamente per impugnare al Consiglio di Stato la sentenza del TAR ligure. Stante la comunicazione del Presidente della Giunta avvenuta la scorsa seduta l'ordine del giorno dovrebbe essere superato, se si conferma che la sentenza del TAR ligure è stata impugnata al Consiglio di Stato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Confermo che la Giunta ha deliberato il ricorso al Consiglio di Stato dandone incarico con deliberazione al prof. Massimo Severo Giannini e ai due nostri avvocati che già seguono la pratica, Ferrari e Felisetti.
Confermo che Giannini ha accettato l'incarico e che sta anche studiando di dare alla richiesta di sospensiva che si farà al Consiglio di Stato un contenuto non soltanto formale, ma anche sostanziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre che illustra gli ordini del giorno nn.
227 e 237.
SEGRE Il secondo ordine del giorno, quello datato 16 luglio, era invece teso ad esprimere una ferma condanna nei confronti del Ministero dell'Ambiente e a chiedere una censura formale e pubblica degli autori della memoria mandata dagli uffici di quel Ministero, nella quale veniva dichiarato che il piano di risanamento della Val Bormida era stato approvato dalla Regione Piemonte.
Noi sappiamo che questo atto era stato formalmente approvato dalla Giunta, ma si richiedeva anche una approvazione del Consiglio, cosa che non è avvenuta.
Quindi in quest'ordine del giorno chiediamo di esprimere una condanna o una censura formale nei confronti del Ministero dell'Ambiente, nonch l'impegno della Giunta regionale ad accertare l'esistenza in quel documento degli estremi di reato di falso ideologico in atto pubblico o di altri eventuali reati. L'ultimo ardine dei giorno, quello presentato oggi richiede invece impegno della Giunta a revocare con effetto immediato la propria deliberazione del 15.10.90 con cui si prospettava l'espressione di parere favorevole al piano di risanamento della Val Bormida, parere poi negato dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino che illustra l'ordine del giorno n.
230.
MAJORINO Sì, illustro il secondo documento, perché il primo è superato dalle dichiarazioni fatte dal Presidente nella scorsa seduta, e ribadite oggi circa l'effettività del mandato ai difensori di impugnare al Consiglio di Stato l'ordinanza del TAR che ha diniegato la sospensione.
E' anche superato nel secondo punto, laddove si chiedeva un urgente incontro con i Ministri competenti, perché, stando ad una notizia ANSA diramata ieri, sembra che fra qualche giorno vi sarà un incontro di vertice anche se io e il collega Zacchera siamo molto scettici sui risultati finali - tra il Ministro Ruffolo, il Ministro dell'Industria e il Ministro Goria. Immediatamente dopo, sempre secondo la nota dell'ANSA, dovrebbe esserci un incontro fra i Presidenti delle Regioni Liguria e Piemonte.
Il primo ordine del giorno è quindi ritirato, perché si prende atto che quanto si richiedeva a caldo, immediatamente dopo il pronunciamento sfavorevole del TAR; si sta verificando. E' inutile insistere nel chiedere l'impegno della Giunta su due fatti che l'uno si è già verificato e l'altro (l'incontro, per quello che potrà servire) si verificherà nei prossimi giorni.
Non ritiriamo invece, anzi, insistiamo con una certa fermezza, l'ordine del giorno del 18 luglio. Con questo ordine del giorno - arrivo subito alla conclusione in modo che apparirà più chiara la motivazione - chiediamo che la Giunta si impegni a immediatamente revocare e ritirare la propria deliberazione del 15 ottobre 1990, con la quale manifestò parere favorevole al piano di risanamento e bonifica della Valle Bormida formulato dal Ministro dell'Ambiente.
Perché questa richiesta che apparentemente e solo formale? Il 15 ottobre la Giunta dava parere favorevole al piano di risanamento del Ministro Ruffolo, piano di risanamento che presupponeva e presuppone perché il piano siglato dal Ministro esiste ancora, l'ACNA aperta e il Re Sol installato o in corso di fabbricazione. Com'è noto, quel parere favorevole, non appena pervenne alla competente I Commissione, fu immediatamente oggetto di riserve e di censure da parte della stessa maggioranza, la quale fece una sia pure modesta aggiunta e lo modificò nel senso di condizionare il parere favorevole di adesione al piano alla non costruzione dell'inceneritore. Il provvedimento così emendato dalla stessa maggioranza approdò in aula e in questa sede - eravamo frattanto pervenuti alla seduta del 7 maggio 1991 - il Consiglio regionale ritenne non sufficiente questa riserva e nel corso di quella seduta (nella quale si sarebbe dovuto approvare o meno il piano) pervenne ad una conclusione sostanzialmente interlocutoria perché deliberò che "non si sarebbe esaminato il piano fino a che non fosse definita la sorte dell'ACNA e la localizzazione del Re-Sol fuori dalla Valle Bormida".
E allora che cosa ci si sarebbe dovuto aspettare, nonostante questa fin troppo chiara presa di posizione del Consiglio? Ci saremmo dovuti aspettare una revoca nei giorni immediatamente successivi del parere favorevole espresso dalla Giunta il 15 ottobre 1990.
Tutto questo non si è verificato e allora qual è la situazione che è venuta a crearsi? Che il parere favorevole della Giunta al piano di disinquinamento o di risanamento che dir si voglia del Ministro Ruffolo che presupponeva e presuppone ACNA aperta e Re-Sol in funzione, continua a vivere e ad essere vivo e vitale come atto politico, il che ha consentito ecco qui una delle motivazioni per cui riteniamo che, anche formalmente vada revocato e non è solo questione di forma come vedremo - al Ministro Ruffolo di porre in essere quel noto falso già illustrato dalla collega Segre e ripreso anche dallo stesso ordine del giorno della D.C. Gli ha consentito di commettere quel falso e di dire "in definitiva la Regione Piemonte ha aderito al Piano di disinquinamento" fondendo e confondendo volutamente i concetti di Regione, di Consiglio regionale, di Giunta.
Questo non è stato dichiarato nel corso di una Conferenza stampa, ma in un formale documento presentato dall'Avvocatura di Stato, difensore del Ministero dell'Ambiente in persona del Ministro Ruffolo, al TAR ligure con il quale si chiedeva che venisse rigettato il ricorso della Regione Piemonte e degli altri ricorrenti.
Nel chiedere che il Re-Sol potesse continuare a funzionare, si è attuato un falso. Il parere favorevole della Giunta sul piano di risanamento era ed è ancora in questo momento un atto politico vivo e vitale, quindi; in definitiva mi pare si colga una contraddizione tra la volontà del Presidente della Giunta e la firma in calce al ricorso al Consiglio di Stato per insistere e battersi sulla sospensione, e la firma su quel documento - tuttora operante nella realtà politica anche se bloccato dal Consiglio, ma ancora vivo - con il quale si dice: "aderiamo come Giunta, al piano di risanamento che presuppone ACNA aperta e Re-Sol in funzione".
Ecco perché, a nostro avviso, per eliminare ogni equivoco, per evitare che si possa dire: "la Giunta regionale in definitiva aderisce al piano di risanamento" - e questo è sicuramente servito per captare la benevolenza del TAR in funzione della reiezione della sospensione -, è necessario che si revochi, perché in questo momento da un'attenta lettura degli atti politici della Regione che cosa emergerebbe? Emergerebbe l'esistenza di un parere favorevole al piano di risanamento e siccome il Consiglio si pronunziò nettamente in maniera secca affinché non si desse corso al piano di risanamento, ritengo che la deliberazione della Giunta debba essere revocata. Se ne parlerà se e quando, come noi auspichiamo e non solo noi il Re-Sol sarà finalmente eliminato dalla Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino che illustra l'ordine del giorno n.
232.
RABELLINO Molte cose citate nel nostro documento sono già state chiarite dal Consigliere Majorino. Ritengo che, vista la situazione, la Giunta regionale e il suo Presidente dovrebbero riappropriarsi del valore della Regione Piemonte. Questa è un'occasione importantissima; è vero che ridiscutiamo dell'ACNA, cioè di un problema che, se la Regione Piemonte avesse dimostrato più autorevolezza, forse si sarebbe risolto da solo. La Regione Piemonte ha dimostrato debolezza, non compattezza della maggioranza inutile negare che sulla questione ACNA non c'è mai stata compattezza della maggioranza né nella legislatura precedente, tanto meno in questa. Se sulla questione ACNA la Regione Piemonte avesse dimostrato più autorevolezza sicuramente anche il Governo e il Ministro Ruffolo avrebbero affrontato il problema in maniera diversa. L'occasione di ritirare la proposta di deliberazione è unica per la Giunta regionale; è un atto di coraggio dovuto alle popolazioni della valle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta che illustra gli ordini del giorno nn.
224 e 238 presentati dal Gruppo PCI-PDS.
RIVALTA Quando abbiamo saputo della decisione del TAR ligure abbiamo presentato un ordine del giorno con il quale abbiamo posto l'accento sulla questione politica che riguarda l'ACNA. Contro una sentenza del TAR si può fare ricorso, è giusto farlo, è necessario farlo al Consiglio di Stato, ma quello che abbiamo voluto mettere in evidenza è che una questione come quella dell'ACNA non si risolve soltanto attraverso un'azione di tipo giuridico-amministrativo. Non la si risolve perché sarebbe davvero troppo riduttivo riportare ad una questione di dibattimento in Tribunale il problema che l'ACNA e l'inceneritore Re-Sol pongono. Nel nostro ordine del giorno abbiamo usato parole nette quando all'inizio diciamo che, ancora una volta, siamo posti tutti - popolazioni della Valle Bormida e Consiglio regionale - di fronte al disconoscimento del sacrosanto diritto di una popolazione di vivere in un ambiente non inquinato e a gestirlo con autonomia. Vediamo nella sentenza del TAR soltanto un atto tecnico; quello che invece sta al fondo di questo disconoscimento è la ragione l'incapacità politica da parte del Governo nazionale di affrontare un problema che ha riconosciuto essere grave quando nel 1988 dichiarò la Valle Bormida area ad elevato rischio ambientale e quindi di risolvere il problema per quello che è. E' grave disconoscere la drammaticità del problema sul piano del degrado ambientale di una valle che ha soglie che non possono sopportare altri interventi inquinanti, ma è ancora più grave disconoscere la volontà di una comunità e di una popolazione.
Abbiamo considerato un fatto normale il ricorrere al Consiglio di Stato e sotto questo profilo il nostro ordine del giorno non si è mai posto obiettivi di carattere politico. Giudicando negativa la posizione del Governo nazionale, abbiamo chiesto alla Presidenza del Consiglio regionale e credo non sia sfuggito a nessuno che la richiesta non è rivolta alla Giunta regionale, ma alla Presidenza del Consiglio - di procedere con urgenza per incontrare il Presidente del Consiglio e i Ministri competenti in quanto è quella la sede politica in cui si devono risolvere i problemi.
Non abbiamo chiesto al Consiglio un impegno verso la Giunta perché la Giunta che amministra la Regione Piemonte, che ha la stessa composizione politica del Governo nazionale, avrebbe avuto e dovuto, nel corso di questi ultimi anni, trovare il modo istituzionale per far valere le ragioni di quella popolazione nonché i mandati che il Consiglio regionale più volte le ha dato in questa direzione.
Invece nulla è avvenuto, e quindi il nostro ordine del giorno si rivolge alla Presidenza del Consiglio, ritenendo questa Giunta incapace di sostenere le ragioni istituzionali che stanno dietro il problema dell'ACNA della comunità della valle e dell'intera regione nei confronti del Governo nazionale.
L'incontro probabilmente ci sarà e io spero che ci sia" ma ho dovuto apprendere dai giornali che l'on. Goria; Ministro del Governo, quindi autorevole esponente e pertanto autorizzato a prendere iniziative di questo genere, si sarebbe fatto promotore di un incontro col Capo dei Governo, on.
Andreotti, ma non ho sentito dichiarazioni del Presidente Brizio in questo senso.
Io spero che questo incontro avvenga e in esso non si discuta tanto del TAR o dei ricorso al Consiglio di Stato, quella è una sede giurisdizionale autonoma che presenta grandi rischi anche al Consiglio di Stato come quelli che si sono corsi in questo mese al TAR ligure, ma si pongano davvero i problemi di decisione politica del Governo nei confronti della questione ACNA.
Il Governo deve assumere l'impegno politico di bloccare immediatamente la costruzione dell'inceneritore dell'ACNA; li vi è una responsabilità quello è luogo di decisione.
L'incontro deve essere finalizzato affinché la decisione politica di bloccare la costruzione dell'inceneritore del Re-Sol all'ACNA di Cengio venga presa dal Governo nazionale, e che venga formulato al più presto senza ulteriori indugi e senza ulteriori confusioni un programma di chiusura dell'ACNA di Cengio.
Nel nostro documento diciamo che ancora tana volta quella popolazione ha subito una beffa perché sul piano dei tribunali di nuovo si è disconosciuto il loro diritto. Richiamiamo, esemplare per tutti, il fatto che nella seconda parte degli anni '60 (ho vissuto direttamente questa situazione; anche se non ricordo l'anno preciso) il Tribunale di Milano dopo una vertenza lunghissima, aperta dagli agricoltori contro la Montedison sul piano del riconoscimento dei danni, sentenziò che le emissioni dell'ACNA di Cengio erano benefiche alla produzione agricola della valle.
Credo che con la sentenza del TAR si sia ripetuta la stessa beffa, ma non è la strada delle sentenze che bisogna seguire per risolvere la situazione: la strada da seguire può essere solo politica. Dopo vicende secolari di beffe verso quella popolazione, insieme a questa noi chiediamo in qualche modo pretendiamo, che in sede di decisione politica venga posta fine a questo balletto di indecisioni, di incompetenze e di non volontà.
L'incontro deve essere mirato non a ulteriori tentativi di chiarimenti ma alla decisione di sospendere immediatamente la costruzione del Re-Sol alla formulazione di un programma per la cessazione dell'attività all'ACNA di Cengio e al tempo stesso per la costruzione di un progetto di risanamento, di riconversione produttiva e di localizzazione in una nuova area della Valle Bormida di prospettive di attività Industriale per quella comunità,non riconoscendo, per quello che attiene al risanamento, al piano di bonifica e di disinquinamento, così come chiamato dal Ministero dell'Ambiente, della Valle Bormida, una validità nella realtà specifica che i problemi dell'ACNA pongono. Il piano di bonifica e di disinquinamento del Ministero è un piano che metodologicamente e con i suoi obiettivi va bene per qualsiasi valle, anche per quelle che non hanno né l'ACNA né altre industrie inquinanti.
Bisogna riproporre, e deve essere oggetto di questi incontri, Al problema della chiusura dell'ACNA e, come ho detto, quello della riconversione produttiva di una nuova area industriale nella Valle Bormida per consentire che su quella dell'ACNA venga operata una pesante, ma necessaria azione di decontaminazione, di bonifica reale.
Sono queste le questioni che noi riteniamo fondamentali e che poniamo al cospetto del Consiglio come problema vero attraverso il quale, se affrontato: le istituzioni possono ricostruire una loro credibilità nei confronti delle comunità per quanto riguarda la capacità di affrontare i problemi che ci stanno davanti.
Il nostro ordine del giorno pone l'accento su questa che è la questione vera. Se questa questione viene affrontata non ci sarà bisogno di andare fino alla fine del ricorso al Consiglio di Stato, se questa questione non verrà affrontata, anche il ricorso al Consiglio di Stato sarà in sostanza un'avventura pericolosa come quella che si è avuta nei confronti del TAR.
Per sostenere questa azione, credo che dovrebbe essere sufficiente, per convincere il Governo nazionale, il richiamo a tutti questi lunghi anni di rivendicazione e di lotta da parte di una comunità. Se una comunità in una situazione non disconoscibile da parte di nessuno corre quella della Valle Bormida inquinata, degradata, che non può sopportare altre prospettive di essere cavia, se la volontà di una comunità non viene accolta da un Governo nazionale, allora lo inetto persino in dubbio che questa democrazia italiana sia In grado di gestire le volontà popolari così seriamente radicate nella storia di una comunità, che sia capace di gestire democraticamente le vertenze che si aprono.
La questione secolare della Valle Bormida non è una qualsiasi questione, è la questione più tipica, più esemplare di inquinamento di un'intera valle. Qui si pone davvero il problema di capire qual è la natura della nostra democrazia e qual è il carattere di questo regime politico che respinge richieste fondate e così da lungo tempo sollecitate.
La natura politica sta qui e la nostra richiesta dell'incontro col Governo nazionale ha questa matrice. Non bisogna sedersi al tavolo per ancora colloquiare su questa questione, ma affrontarla! Se non basta la storia della Valle Bormida, la sincerità e la lealtà delle comunità della Valle Bormida nel sollevare il loro problema, allora io dico che bisogna affiancare rincontro con una serie di iniziative politiche. La prima proprio nei confronti di questo incontro, è quella che è sollecita dal fax che ci è arrivato testé dalla valle Bormida: essere tutti presenti come Consiglio regionale all'incontro di Roma. C'è bisogno di manifestare anche in questo modo che non si tratta di una volontà fittizia, ma di uria volontà radicata. Nel nostro ordine del giorno chiediamo al Consiglio regionale di organizzare In collaborazione con gli enti locali della Valle Bormida un programma di iniziative politiche e culturali, che devono andare anche oltre il 30 luglio perché i problemi non si concluderanno anche se la decisione sarà di chiusura, volte a creare la più ampia sensibilità, il più largo appoggio al diritti delle comunità vallive piemontesi.
La sollecitazione che ci proviene dalla valle Bormida è anche un impegno che va oltre la nostra richiesta formulata nell'ordine del giorno perché questo Consiglio regionale organizzi la sua presenza a Roma durante quell'incontro, manifestando con la autorevolezza che può avere un Consiglio regionale che si riunisce invece che in questa sede a Roma davanti alla sede del governo, rivendicando che la soluzione sia davvero definitiva.
Infine il nostro ordine del giorno non poteva non considerare la responsabilità di questa Giunta regionale, responsabilità che vengono da lontano, da qualche anno, nei confronti del problema dell'ACNA. Questa da un anno, ma certo questa formazione politica da più di un anno.
Responsabilità di Giunte che non hanno saputo svolgere l'azione che noi oggi ribadiamo debba essere svolta di vero interlocutore politico, capace anche di muoversi alla testa delle comunità in un'azione che non può che essere oramai sul piano rivendicativo espressa con molta forza ed incisività.
Ci sono responsabilità più specifiche che voglio richiedere ed esemplificare in quelle ultime di questi mesi: nel mese di aprile o forse prima, durante la discussione degli ordini del giorno precedenti, il Presidente Brizio ricorderà che io lo invitai ad andare nella Valle Bormida a prendere contatto con gli enti locali, con le popolazioni, gli dissi "di mettersi alla testa di quell'azione rivendicativa ", cosa che né lui n questa Giunta hanno fatto. Hanno considerato quella della Valle Bormida come una questione burocratica, di passaggi di documenti, di ordini del giorno inviati, di risposte attese, forse non arrivate o forse arrivate, ma non congruenti, senza muoversi con la necessaria dinamicità e incisività.
Quando nell'ottobre dell'anno scorso la Giunta senza sentire nessuno (poteva essere non dovuto, ma sicuramente un atteggiamento politico corretto, visto che in questo Consiglio si è parlato spesso di ACNA), senza chiedere alcun parere preventivo al Consiglio, alla Commissione; ha approvato il piano di bonifica e di disinquina mento dell'ACNA, noi abbiamo chiesto alla Giunta regionale, all'Assessore competente in sede di II Commissione che venisse revocata quella delibera. L'abbiamo chiesto con degli ordini del giorno che non sono stati presi in considerazione l'abbiamo chiesto nei mesi di aprile e maggio nel corso di quelle due riunioni che hanno anche avuto tensioni di carattere drammatico. Nel corso della prima riunione la Giunta voleva chiudere con l'approvazione di quel piano e fu solo la presenza degli abitanti della valle e l'iniziativa di alcuni Consiglieri da questa parte dell'emiciclo, che hanno impedito che si chiudesse quella sera la questione.
Nella seconda riunione la Giunta ancora una volta non volle accettare di revocare la delibera e l'ordine del giorno che venne fuori, criticato da alcun Consiglieri, almeno per questo aspetto, e parlava di una sospensione di giudizio sul piano che considera 1'ACNA e la presenza dell'inceneritore come fatti integranti il piano.
Ci sono qui delle responsabilità precise.
Consiglieri intervenuti prima di me, hanno detto che l'approvazione di quella deliberazione e il diniego a revocarla é stato un elemento di equivoco, su cui il Ministero - ha giocato e su cui in qualche misura io credo abbia anche fondato la propria sentenza il TAR La stessa vicenda che abbiamo vissuto in quei giorni e che io richiamo, quella del dottor Clini sulla quale ci siamo espressi in quest'aula, aveva già mostrato - ed era stato denunciato in quei giorni - un atteggiamento ambiguo della Giunta o almeno di alcune componenti della stessa. Per questo motivo nel nostro ordine del giorno, certo con una procedura informale, ma cornee espressione di una posizione politica, chiediamo al Consiglio di esprimersi per un orientamento di dimissioni di questa Giunta regionale. Si ricomponga, la Giunta, ma lo faccia attraverso impegni programmatici e forze politiche che il problema dell'ACNA vogliano portarlo realmente a termine e con persone negli Assessorati competenti che diano piena garanzia di questa volontà.
L'Assessore Garino non dà piena garanzia di questa volontà. Al Presidente Brizio dissi tempo fa che non chiedevamo ancora le dimissioni dell'Assessore Garino, ma che se avesse continuato così le avremmo chieste.
Noi ora le chiediamo! Chiediamo un rinnovamento della Giunta e le dimissioni dell'Assessore Garino che non si è mostrato capace di affrontare in generale tutti i problemi dell'ambiente che sono tutti in estrema situazione di crisi. Non affronta i problemi che dovrebbero essere affrontati, cito per tutti quello dei rifiuti: l'Assessore Garino accetta che gli venga proposto un sito per dare un'autorizzazione, ma non fa una politica per i rifiuti che ponga il problema del consenso delle popolazioni. Nella questione dell'ACNA gli elementi di ambiguità sano stati troppo spesso presenti e troppo gravi. La storia del dottor Clini era una quella del respingere reiteratamente la richiesta di revoca della delibera è un'altra e sostanziale.
Pertanto noi manteniamo il nostro ordine del giorno; ne abbiamo aggiunto un altro oggi, che illustro brevemente, per affiancare la richiesta ancora una volta della revoca che noi avremmo dato comunque per implicita, ma visto che è fatta esplicitamente abbiamo presentato un altro documento col quale chiediamo la revoca della deliberazione della Giunta.
Se si vuole andare avanti, bisogna intanto andare a Roma il 30 luglio fare azione politica e non consentire ulteriori equivoci che già si sono ingenerati attorno all'approvazione della deliberazione della Giunta, che è bene vengano eliminati. E la stessa azione al Consiglio di Stato, se dovrà andare avanti perché non si sarà risolta politicamente la questione; è bene che proceda senza che equivoci rimangano alle spalle.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Rivalta, può spiegare cosa significa "andiamo a Roma il 30 luglio"? RIVALTA La comunità della Valle Bormida ha chiesto che il Consiglio vada a Roma il 30 luglio a manifestare insieme agli abitanti della Valle la volontà di quella comunità e del Consiglio regionale del Piemonte della chiusura dell'ACNA e del blocco dei lavori dell'inceneritore Re-Sol.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni che illustra la posizione del Gruppo DC in riferimento al documento n. 240 presentato dalla maggioranza.
PICCHIONI Ci troviamo di fronte ad un enigma, forse il terzo, di un copione che va avanti a colpi di scena, che assegna le parti, i ruoli e determina gli esiti finali. L'enigma è derivato non tanto dalla sentenza inequivocabile del TAR. quanto dal contorno che l'accompagna.
E' una vicenda che mi ricorda la favola della "Turandot": per accedere al cuore della principessa bisogna risolvere tre enigmi feroci, quasi infernali. In questo caso il "segreto del cuore" potrebbero essere le vicende che nel tempo si sono succedute e che si possono puntualizzare in tre piccoli o grandi fatti, a seconda del punto di vista di cui li si guarda: 1) gli asterischi che scompaiono dai nomi delle località 2) l'approvazione della Regione Piemonte che si millanta 3) i pareri che si espropriano dalla Commissione VIA per essere attribuiti ad un Comitato ristretto, presieduto dal Dirigente dell'Ufficio legislativo del Ministero.
Questi fatti attribuiscono un'aria di mistero alla vicenda che sarebbe però estremamente chiara se noi facessimo mente locale al dibattito parlamentare della vicenda Re-Sol. Se seguiamo il filo logico-temporale di tale dibattito non possiamo assolutamente dedurre che il ritiro della deliberazione della Giunta circa il piano di bonifica della Valle Bormida possa essere stato influente rispetto all'indirizzo ministeriale. L'atto della Giunta è un atto non compiuto, inefficace che finisce su un binario morto, per cui non facciamo speculazioni tanto pretestuose quanto infondate.
Il Ministro Ruffolo, nella seduta del 3 ottobre 1990 alla Commissione Ambiente, Territorio e lavori Pubblici della Camera, disse: "Il Gruppo misto di esperti del Ministero dell'Ambiente e della Regione Liguria ha valutato che il nuovo progetto minimizza gli impatti ambientali dell'area di Cengio e che a questo punto non è più conveniente, dal punto di vista ambientale, la rilocalizzazione dell'impianto Re-Sol", dando così una visione esclusivamente economicistica del problema: dovremmo fare anche qualche puntualizzazione nei confronti del Parlamento e di tutte le sue componenti politiche, perché mentre in Piemonte si fa il discorso sulla uniformità ed omogeneità dei comportamenti, nelle aule parlamentari i pareri sono completamente difformi o perlomeno estremamente variegati.
Il Ministro Ruffolo continua: "Non è più conveniente, dal punto di vista ambientale, la rilocalizzazione dell'impianto Re-Sol perché gli svantaggi (attrezzare un nuovo sito, impegno di risorse naturali e di energia, trasferimento dei reflui da Cengio con un flusso di 23 autobotti al giorno, incremento di emissioni) prevalgono di gran lunga sui vantaggi (mancata realizzazione dell'impianto nell'area di Cengio), anche in considerazione che l'ACNA ha già realizzato interventi sugli impianti di produzione che hanno ridotto le emissioni di oltre il 90% rispetto ai dati del 1988" .
Continua il Ministro Ruffolo: "Il Ministero dell'Ambiente e la Regione Liguria hanno comunque esaminato la possibile rilocalizzazione dell'impianto Re-Sol nei 21 Comuni della provincia di Savona, dotati di aree industriali. Tra questi sono stati selezionati 7 possibili insediamenti, e per ognuno di essi è stato valutato l'impatto ulteriore delle emissioni prodotte dall'impianto Re-Sol, che risultano in ogni caso non rilevanti e non comportano rischi aggiuntivi per l'ambiente e la salute.
Qualora - soggiunge il Ministro - dovesse essere mantenuta la pregiudiziale politica sulla localizzazione, la Regione Liguria dovrà fornire le indicazioni definitive del sito. Dovrà peraltro essere considerato che la rilocalizzazione dell'impianto Re-Sol comporta un investimento di circa 50 miliardi, cui devono essere aggiunti 2 miliardi all'anno per oneri di gestione".
Questo è quanto si legge nel verbale della seduta di mercoledì 3 ottobre 1990 della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera.
Nella seduta del 9 ottobre 1990 il Ministro Ruffolo, sempre nella Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera afferma: "In ogni caso, desidero preliminarmente dichiarare - leggo testualmente le sue parole perché non vorrei essere ripreso dal direttore generale di turno, con l'accusa di falso o di mendacio - che il Governo si atterrà comunque alle decisioni e alle raccomandazioni che la Camera riterrà di adottare, sia che confermino posizioni precedenti sia che le modifichino.
Su questo non devono esservi dubbi; non ci sono mai stati e non ci saranno". E qui dobbiamo prendere atto che il Ministro ha rimesso al Parlamento la decisione ultima.
"Sono consapevole - dice il Ministro rispondendo all'on. Testa dell'esistenza di una mozione approvata dal Parlamento, di cui sono perfettamente a conoscenza. Se i colleghi mi chiedono se sono intervenuti fatti nuovi rispondo affermativamente. L'ACNA, preso atto della relazione della Commissione VIA del Ministero dell'Ambiente, si è risolta a varare un altro progetto riguardante Re-Sol.
Non è stato il Ministero a chiederlo, si è trattato di una decisione dell'impresa" - non so poi se il Ministero adotta le decisioni dell'impresa o meno, ma queste sono altre valutazioni. "Dovevamo forse impedire all'ACNA di fare un progetto che recepisse integralmente le osservazioni, i dubbi e le prescrizioni della Commissione VIA? Credo che sarebbe stato assolutamente ridicolo anche solo pensarlo".
Il Governo - prosegue - "ha il dovere di dirvi che è, e continua ad essere impegnato, sui punti contenuti nella mozione approvata dal Parlamento il 30 gennaio 1990. Comunque, deve far presente che le raccomandazioni espresse dalla Commissione VIA sono state integralmente recepite in un progetto che supera i limiti assai restrittivi, posti dalla Commissione stessa. Come sarebbe giudicato un Governo che vi tacesse una tale condizione? Non abbiamo affatto eluso il contenuto della mozione: nel frattempo abbiamo esperito tutte le iniziative dirette a realizzare la possibile localizzazione dell'impianto fuori della Valle Bormida. Abbiamo investito della questione la Regione Liguria, e non da oggi, ma da molto tempo tant'è che l'Amministrazione ha disposto un'indagine dalla quale ha già desunto determinate conclusioni" - anche questo sarebbe un punto interessante da approfondire.
Abbiamo il dovere di riferirvi che queste conclusioni hanno un costo.
Sarebbe irresponsabile tacervi i costi delle varie alternative. E' evidente che un "impianto realizzato nell'ambito dello stesso stabilimento presenterebbe costi minori rispetto ad un altro costruito a molti chilometri di distanza, ed implicherebbe determinate conseguenze sia economiche sia ambientali.
Non dobbiamo farvele presenti perché vi è una mozione che ci dice che non dobbiamo farlo? Il Governo seguirà le indicazioni della, ma quest'ultima deve sapere che esistono fatti nuovi e quindi deve valutarli come meglio crede: il Governo seguirà le indicazioni del Parlamento." Il Ministro continua: "L'ACNA è stata molto arrogante in diverse situazioni ed io ne ho decretato la chiusura appunto per tale ragione incorrendo in una serie di critiche a volte molto vIolente.
Non credo che nel contesto attuale vi siano le condizioni per poter imporre la realizzazione dell'impianto, anche a duecento chilometri di distanza. Tuttavia, ove il Parlamento intendesse ribadire la posizione espressa, il Governo seguirà tale indicazione e nella fattispecie opterà per la seconda alternativa, invitando la Regione Liguria ad esperire i necessari accertamenti per la localizzazione dell'impianto in un sito diverso dalla Valle Bormida.
Qualora invece il Parlamento dovesse esprimere un orientamento diverso in quel caso il Ministero dell'Ambiente dovrebbe riproporre tempestivamente la questione alla Commissione VIA." Questo è quanto detto nella seduta del 9 ottobre 1990.
L'ultimo documento è relativo alla seduta del 6 marzo 1991 della Commissione Territorio, Ambiente e Beni ambientali del Senato. Il Ministro Ruffolo dice: "La localizzazione più idonea dal punto di vista ambientale dell'impianto di incenerimento Re-Sol dovrebbe essere il sito di Cengio secondo la Regione Liguria detta Regione ha operato tale scelta nell'ambito delle 7 aree che erano individuate con il Ministero dell'Ambiente" - e qui si presenta il problema degli asterischi apparsi e poi scomparsi. "La realizzazione dell'impianto Re-Sol, strategico per il futuro produttivo dei l'ACNA e per il risanamento ambientale dello stabilimento e il finanziamento pubblico dei progetti di ristrutturazione ambientalistica dell'ACNA e del piano di bonifica del sito sono finalizzati a realizzare condizioni di compatibilità ambientale al di là delle norme ed obblighi di legge.
Per quanto riguarda il finanziamento pubblico, il Ministero dell'Ambiente ha promosso in sede di Governo e con l'ENICHEM la stipula di un contratto di programma per il risanamento ambientale dell'industria chimica, che sarà sottoposto al CIPE entro il giugno 1991." Signor Presidente della Giunta e signor Assessore non so se il CIPE abbia già assunto una posizione in merito - però il Ministro avrebbe già dovuto sottoporre il programma di risanamento ambientale dell'industria chimica al CIPE; varrebbe quindi la pena di fare una verifica.
Questo è stato il discorso conclusivo del Ministro Ruffolo.
Fra tutti i parlamentari presenti, il Presidente della Commissione Pagani (PSDI), ha assunto una posizione chiara, evidenziando un altro punto problematico; ha rilevato che "si spendono 1600 miliardi per 700 posti di lavoro"; l'effetto è che si sta ponendo in essere un impianto estremamente complesso, che richiederà costi di gestione, non indifferenti, anche nell'ipotesi di un'ipotetica collocazione alternativa. L'operazione infatti non si risolverà in un mero esborso iniziale, ma richiederà altresì interventi statali nella gestione dell'impianto, dando così origine ad una strana commistione di intervento pubblico - anche questo è da verificare e gestione privata.
L'on. Pagani ricorda che "il Ministro Ruffolo ha parlato di circa 240 miliardi destinati al risanamento della Valle Bormida, che dovranno essere recuperati anche attraverso il concorso di terzi". A questo riguardo esprime alcune perplessità e chiede di conoscere con maggiore chiarezza "chi sarebbero tali soggetti e quali le modalità di reperimento dei finanziamenti, che comunque riguarderebbero sempre un impianto industriale che comporta oggettivi rischi ambientali" Fa quindi presente "come non possano essere ignorati i negativi effetti psicologici sulla collettività che le vicende relative all'ACNA di Cengio - Consigliere Zanoletti hanno comportato a carico dei produttori di vini e formaggi della zona, che si sono trovati costretti a sottrarre la dicitura "valle Bormida" dai loro prodotti per evitare conseguenze negative in termini di immagine commerciale: si tratta di aspetti di psicologia sociale non indifferenti." Il Ministro, alla fine della discussione, replica al Presidente Pagani sottolineando che, indubbiamente, "esistono risvolti negativi in termini sociali e che occorre evitare che, come si è verificato per il problema delle nel mare Adriatico, ci sia un'eccessiva enfatizzazione anche sui problemi del Re-Sol". Aggiunge però: "adesso sono mutate le circostanze e le condizioni" e ritiene che "la strada più opportuna sarebbe quella di aprire un nuovo dibattito presso quel ramo del Parlamento, per illustrare i termini della nuova realtà che si è verificata." Infatti, in tal senso egli ha avanzato più volte la richiesta Occorre dare atto all'Assessore Garino di averci detto, nella seduta di maggio, che il Ministro aveva sollecitato il Parlamento a prendere atto di questa nuova situazione affinché si esprimesse in modo chiaro in proposito.
Ho voluto leggere questi documenti poiché, al di là di piccoli fatti o grandi espedienti che possiamo escogitare in questo Consiglio (come quello di ritirare la delibera, Consigliere Majorino), mi pare ci sia una tendenza abbastanza univoca, riaffermata, reiterata in tempi e sedi diverse da parte del Ministero, sulla ineluttabilità della localizzazione del Re-Sol nella Valle Bormida.
Pertanto, non credo che quanto detto oggi nei confronti della Giunta e della nostra responsabilità possa avere una qualunque capacità di risolvere la questione o, perlomeno, di provocare una reazione tale da poter invertire il senso di marcia delle cose. Dobbiamo però fare tutto il possibile; e siccome la politica è anche spettacolo, personalmente non sarei alieno da assumere come Gruppo, come Consiglio, come Giunta, delle posizioni anche spettacolari. Il Consigliere Rivalta ha proposto che il Consiglio si rechi a Roma davanti a Palazzo Chigi e tenga lì una seduta personalmente sono d'accordo, potremmo anche fare un Consiglio aperto in Valle Bormida. Si tratta di un problema di sensibilizzazione politica che dobbiamo porre in termini sempre più cogenti, forse anche enfatici. Queste sono comunque mie personali valutazioni che non intendono assolutamente coinvolgere la maggioranza. Tuttavia, Consigliere Rivolta, devo anche dire che la Giunta si è mossa (tutti sappiamo che ci sono delle vie ufficiali delle vie consolari, ma anche sentieri e passaggi segreti).
La Giunta si è mossa in tutte le sedi politiche affinché l'incontro interministeriale, che dovrebbe avvenire domani o dopodomani, si svolgesse. Anche se i giornali fanno sempre aggio di quanto noi diciamo (ricordo alcune discussioni fatte in questa sede), posso semplicemente dire che come Capogruppo della Democrazia Cristiana ho interessato il Presidente del Consiglio, i vari Ministri ed anche il Ministro Goria, dal quale ho ricevuto una lettera che dice: "Rispondo alle tue sollecitazioni per un'adeguata reazione alle minacce di costruzione a Cengio del Re-SoL. Vorrei innanzitutto ricordare che, così come credo di essere stato equilibrato nel valutare gli sforzi dell'ACNA per recuperare una situazione gravemente compromessa in termini ambientali così sono fermissimo nel considerare improponibile una nuova iniziativa della quale nessuno aveva mai parlato quando si proposero i vari piani di ristrutturazione e risanamento.
Su tale linea ho scritto, anche in qualità di Ministro dell'Agricoltura e Foreste, al Ministro Ruffolo, invitandolo a valutare i danni di ogni natura che potrebbero irreversibilmente manifestarsi a seguito dell'iniziativa di cui si parla. Il Ministro Ruffolo si è dimostrato molto attento ai problemi che si andavano sollevando, pur sottolineando la sua particolare sfera di competenza.
Con lui abbiamo convenuto che il problema doveva essere esaminato in forma interministeriale, dando così modo al Presidente di Consiglio di assumere le decisioni più appropriate. L'incontro è, come saprai, fissato per mercoledì 24 luglio e mi auguro possa essere definitivo." Infine aggiunge: "Inutile dire che se i risultati del vostro dibattito in Consiglio regionale saranno in qualche modo efficaci e fatti conoscere al Presidente Andreotti, anche la nostra riunione ne sarà avvantaggiata." Per cui prendiamo il buon seme là dove c'è.
Scusi signor Presidente se mi sono dilungato, ma io generalmente sono abbastanza parco nel parlare. La seduta del 7 maggio ci ha visti forse divisi, ma ci sono anche dei momenti interlocutori in politica. Questo non significa che dobbiamo sempre rincorrere il peccato originale del momento iniziale della decisione politica, altrimenti a cosa servirebbe questa assemblea, a cosa servirebbe parlare tra di noi e trovare le forme appropriate per una convergenza che non vuole essere solamente di stile o di opportunismo, ma deve essere invece di sostanza? Noi abbiamo avuto certamente delle lacerazioni all'interno della maggioranza, però oggi siamo tutti confluiti in un ordine del giorno con la piena consapevolezza che la Giuntasi è mossa bene e che ha la piena titolarietà politica e morale per risolvere il problema ACNA. Questo non è solo un problema dell'Assessore Garino, ma della collegialità della Giunta che noi difenderemo ad ogni costo perché siamo assolutamente convinti della probità, della correttezza, della consequenzialità e della fermezza con cui la Giunta ha portato avanti dal 5 maggio ad oggi un'azione che non ha conosciuto né ferie né moratorie né alcuna ambiguità.
Pertanto con questo ordine del giorno firmato dai Consiglieri della maggioranza, riaffermiamo la nostra fiducia e la nostra determinazione a portare avanti in tutti i sensi e in tutti i modi una battaglia che - non è solo politica. Come ha detto Rivolta un momento fa, non è un fatto giurisdizionale o tecnico o tecnicistico, è un fatto soprattutto di civiltà, della qualità della vita, del nostro ambiente, dell'identità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi che illustra l'ordine del giorno n.235 dallo stesso presentato.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi, il 7 maggio 1991 un applauso da parte degli abitanti della Val Bormida chiuse una giornata di tensione; fu rivolto alle forze politiche che approvarono all'unanimità un ordine del giorno nel quale, tra le altre cose, era scritto che non si sarebbe approvato il piano di risanamento della Val Bormida sino a che non si fosse definita la sorte dell'ACNA.
Il collega Maggiorotti ed il sottoscritto non beneficiarono di questo applauso perché in quell'occasione decisero di non votare quell'ordine del giorno. Decidemmo quella posizione piuttosto scomoda, perché ci sembrava che l'ordine del giorno rappresentasse in realtà una sorta di unanimismo più di facciata che di sostanza.
Gli avvenimenti che seguirono, prima l'attacco del Ministero al Capogruppo DC Picchioni, poi le successive vicende, ricordate ancora oggi di strani pareri in contrasto con la realtà, di asterischi che vanno e vengono, di millantamenti, mi hanno convinto che, in realtà, sulla Val Bormida non c'è chiarezza nella maggioranza. E penso che a questa chiarezza occorra che lavoriamo tutti. A me pare, ad esempio, che la Democrazia Cristiana cerchi di lavorare per una chiarezza. Anche oggi nell'intervento di Picchioni ho sentito questa necessità di uscire da una situazione che non chiarisce che cosa si propone.
Ora la Val Bormida ha di fronte un problema che, se volete, è abbastanza semplice, ma di fronte al quale bisogna dire cosa si vuole fare.
L'impianto Re-Sol: se questo non viene realizzato, l'ACNA chiude; su questo non ci sono dubbi, l'hanno detto tutti. L'impianto Re-Sol lo vogliamo costruire o no? Questo è il primo nodo da sciogliere; rispondere a questa domanda significa però anche chiedersi se vogliamo che l'ACNA continui la propria produzione o no. Riteniamo che un piano di risanamento della Val Bormida debba avere come presupposto la chiusura dell'ACNA o no? A queste domande bisogna rispondere e non girare attorno.
A queste domande la maggioranza non risponde e continua a rimanere nell'equivoco e nell'ambiguità, continua a produrre, come aveva fatto il 7 maggio, degli ordini del giorno ambivalenti; pieni di compromessi di parole. L'ordine del giorno del 7 maggio chiudeva una situazione difficile e di tensione, non chiarendo alcunché, ma giocando con le parole "non si approva fino a che non si definisce la situazione dell'ACNA". Ma la situazione dell'ACNA si può definirla chiudendola o facendone proseguire l'attività! Perché succede questo? Lo dico con chiarezza: perché nella maggioranza il Partito Socialista ha delle idee diverse da questa, e lo dice. Questo è il nodo da risolvere nell'ambito della Regione Piemonte, è questo che bisogna far emergerei La posizione qui assunta dal Partito Socialista è politicamente riconducibile alla scelta di fondo (il peccato originario) del Ministro Ruffolo di scommettere sulla possibilità di continuare fattività dell'ACNA rendendola compatibile con l'ambiente. In questo nesso, che lega il Ministro dell'Ambiente al Partito Socialista, al Capogruppo del Partito Socialista in Regione, sta l'origine dei mali che continuano ad affliggere la Val Bormida.
La Val Bormida è stata afflitta da uno sviluppo dell'industria chimica non rispettoso dell'ambiente e delle sue esigenze, e ne può uscire solo se anche la Regione Piemonte compie una scelta precisa su questo e se la compiamo tutti insieme. Sono disposto a dare una mano.
A me non pare che la Regione Piemonte non abbia qualche carta in più da spendere. Il Capogruppo Picchioni ha accentuato, a mio parere l'ineluttabilità della decisione ministeriale di costruire il Re-Sol in Val Bormida, ineluttabilità che non vedo, nel senso che anche il Ministro Ruffolo ha sempre rimandato alla Commissione, al Parlamento la decisione in proposito.
Ritengo che ci sia molto bisogno di fare tutto il possibile. Quindi con chi stare nell'ambito del dibattito? Ritengo di stare con chi cerca la chiarezza e di poter concordare con quelle forze politiche che diranno con precisione - non parteciperò a nessun unanimismo che non preveda questo che il Re-Sol non va costruito perché l'ACNA ha bisogno di grandi interventi di bonifica e deve cessare la propria produzione.
La DC il 16 luglio ha presentato un ordine del giorno nel quale era scritto con chiarezza che il Re-Sol non andava costruito. Adesso presenta invece, un ordine del giorno, definito di maggioranza, nel quale questa decisione chiara é semplice, che ha come conseguenza che all'ACNA si effettueranno interventi di bonifica e non si proseguirà l'attività, è scomparsa. Torniamo all'ambiguità di prima, cioè la DC, che mi pare cerchi di fare chiarezza e di assumere una posizione precisa, si trova "impastoiata" dentro la maggioranza nella quale il Partito Socialista pone delle condizioni.
Nell'ordine del giorno si dice che il Re-Sol può essere costruito, ma fuori della Valle Bormida. Se questo succede, a parte l'economicità dei costi di gestione, vuol dire che si decide implicitamente che l'ACNA pu continuare a produrre.
Il vostro ordine del glomo è di nuovo ambiguo, non possiamo andare avanti in questo modo. O meglio: si può andare avanti in questo modo pagherà la Valle Bormida perché continuerà ad essere priva di una Regione che, in modo chiaro, prenda la posizione d'iniziare un piano di risanamento che ha come fulcro un grosso investimento di bonifica. Si tratta di anni di lavoro di bonifica di quel sito ed investimenti in altri settori sostitutivi per nuovi posti di lavoro, per il rilancio della Valle Bormida.
Ci sono gli interessi d'impresa, delle Partecipazioni statali, della Montedison, e questi marciano; c'è un Ministro che su questa vicenda, alla fine, si è piegato non agli interessi dell'ambiente, ma a quelli economici c'è una Regione Liguria che si è schierata nettamente da parte della difesa dell'attività dell'ACNA e c'è una Regione Piemonte che scrive ordini del giorno che non dicono nulla o dicono due cose diverse.
L'invito che il collega Maggiorotti ed io facciamo con il nostro ordine del giorno è quello di fare tutti insieme uno sforzo per uscire dall'ambiguità, perché la Valle Bormida ha bisogno di questo. Chiediamo innanzitutto che venga ritirata la deliberazione. E' anche vero che la deliberazione non è mai stata approvata dal Consiglio regionale, ma come atto di Giunta la deliberazione sopravvive, è nel limbo e la Giunta non l'ha revocata. Questo elemento, come ha rilevato all'inizio del dibattito il collega Majorino, ha la sua importanza. Non si assume un provvedimento per il motivo che non volete fare chiarezza al vostro interno, perché il Partito Socialista vi pone delle condizioni e la Valle Bormida pagherà.
Chiediamo inoltre l'osservanza della risoluzione parlamentare e che il Parlamento esamini la legge di chiusura dell'ACNA. Insieme alle altre forze politiche vedremo se sarà passibile unificare gli ordini del giorno se convergenti sulla sostanza. La maggioranza è ancora troppo confusa.
Se affermate che il Re-Sol può essere costruito, ma non nella Valle Bormida, affermate che 1'ACNA può continuare a produrre! Se non affermate questo, allora concordiamo insieme un ordine del giorno in cui si dicano due cose chiarissime: che l'ACNA non può continuare la produzione, altrimenti non è possibile un serio piano di risanamento della Valle Bormida, e che il Re-Sol non va costruito da nessuna parte né a Cengio né altrove.
Se poi c'è il problema di costruire gli inceneritori di rifiuti industriali, questo lo affrontino la Regione Liguria e la Regione Piemonte ma il Re-Sol non va realizzato e l'ACNA va chiusa. Siamo in grado di dire queste due cose con chiarezza? Se sì il mio voto e quello del collega Maggiorotti sono assicurati; altrimenti non accettiamo più, come non avevamo accettato a maggio, di fare finta di essere tutti uniti quando le direzioni cui si tende, ufficialmente o ufficiosamente, sono palesemente diverse. Salverete in questo modo la maggioranza, ma non di certo la Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara che illustra l'ordine del giorno n.
240.
FIUMARA Da più parti si è cercato, in modo maldestro, di far apparire il PSI come partito "Bastian contrario". Non è così, collega Chiezzi.
Il problema Re-Sol è sempre stato affrontato dal Gruppo socialista nei termini più incisivi possibili; non c'è nella maggioranza un Partito che va forte, che accelera e un Partito che frena. Il PSI non ha questo ruolo di freno.
La localizzazione in Cengio o in Valle Bormida dell'impianto Re-Sol è stata ed è considerata inidonea per ragioni storiche, umane e sociali di una valle che non può accettare l'ulteriore aggravamento di una situazione di centenaria sofferenza e di notevoli ritardi. Nel far questo il Gruppo socialista e l'Assessore Garino non hanno guardato al colore politico del Ministro dell'Ambiente di cui non condividono tutte le opinioni, e mentre diciamo queste cose a proposito del Ministro Ruffolo dobbiamo pure ricordare che lo stesso Ministro ha avuto il coraggio di chiudere l'ACNA per il periodo massimo che la legge consente.
Se vogliamo essere sinceri fino in fondo, dobbiamo dire che al problema ACNA sono interessati almeno altri 3 Ministri; io vorrei sapere cosa pensano i Ministri Bodrato e Goria, nonché il Ministro ad interim delle Partecipazioni Statali, on. Andreotti.
I problemi ACNA non sono solamente di carattere ambientale, se vogliamo davvero 1a chiusura. Questa sera vogliamo ribadire il nostro no all'installazione del Re-Sol a Cengio o nella Valle Bormida in modo chiaro e definitivo.
L'ordine del giorno presentato dal PDS tende a delegittimare la Giunta noi nutriamo sincera stima per Il Presidente Spagnuolo che, su questo caso specifico, ma anche su altri relativi all'ambiente, ha dimostrato grande sensibilità e disponibilità. Riteniamo, tuttavia, che la Giunta nella sua responsabilità collegiale debba proseguire sulla linea indicata dal Consiglio regionale.
Collega Picchioni, noi rifiutiamo superate logiche assembleari o atteggiamenti di sterili proteste. Non si risolvono i problemi con colpi ad effetto, come fa il Consigliere Rivalta chiedendo le dimissioni e dell'Assessore Gavino e della Giunta. Anzi, il Gruppo socialista riconferma piena fiducia all'Assessore Garino e alla Giunta. Siamo per continuare questa battaglia, convinti di essere nel giusto e nell'interesse supremo della Valle Bormida.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Cari colleghi, non è così facile districarsi attraverso la giungla degli ordini del giorno che sono stati presentati e ritirati nonché degli emendamenti agli stessi ordini del giorno proposti dai presentatori.
Cercherò, comunque, di essere il più esaustivo possibile, partendo per dall'ultimo ordine del giorno che questo Consiglio regionale aveva approvato, se non vado errato, all'unanimità, In cui si impegnava la Giunta regionale, per quanto riguardava la questione Re-Sol dopo la sospensiva del TAR ligure a chiedere alla Commissione VIA nazionale di effettuare, In via assolutamente preliminare, una ispezione sul territorio e sulla località ove ha avuto inizio l'installazione dell'inceneritore al fini di un approfondito controllo delle modifiche che unilateralmente l'ACNA ha asserito di aver apportato all'impianto e al fine di tenere in debito conto il reale contesto nel quale questo impianto andrebbe ad inserirsi e di realizzare un confronto diretto con le istituzioni e le popolazioni locali.
Sulla base di questo ordine del giorno, la Giunta, attraverso il suo Presidente e sempre nell'ambito della collegialità già richiamata, inviava immediatamente al Presidente della Commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale una lettera nella quale si allegavano le osservazioni dell'amministrazione regionale piemontese, così come voluto dal Consiglio regionale, per le necessarie valutazioni ai fini della formazione della relazione richiesta dal TAR Liguria con ordinanza 13/6/91 circa l'impianto di incenerimento di reflui liquidi Re-Sol prodotti dalla società AMA di Cengio.
Successivamente, in data 2/7/91, ad integrazione della nota appena citata, si chiedeva ancora un'ispezione sul territorio e sulla località ove ha avuto inizio l'installazione dell'inceneritore. In seguito si chiedeva con altra lettera, un'analisi ad opera di laboratori ed istituzioni pubbliche dell'effettiva composizione dei reflui da trattare nell'impianto e l'effettuazione di un compiuto monitoraggio dello stato generale del contesto ambientale, quindi non soltanto delle emissioni del Re-Sol, in cui andrebbe a collocarsi rimpianto Re-Sol stesso.
Successivamente ancora, di fronte alla relazione che un servizio del Ministero dell'Ambiente - non il Ministro, si badi bene - aveva inviato e nel quale si diceva che il Piemonte aveva approvato il piano di risanamento, il Presidente di questa Giunta dichiarava, in relazione a quanto contenuto nella memoria del Ministero dell'Ambiente depositata al TAR Liguria nella vertenza relativa all'impianto di incenerimento Re-Sol della società ACNA di Cengio, che il piano di risanamento della Valle Bormida non è mai stato approvato con atto formale da questa amministrazione.
Conseguentemente, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi, "come già comunicato con la precedente nota dei 21/5/91 e facendo seguito al colloquio avuto con l'on. Cristofori nei giorni scorsi, sul quale ritornerò, dobbiamo ribadire la contrarietà alla realizzazione dell'inceneritore Re-Sol della società ACNA di Cengio nel territorio della Valle Bormida espressa dalle popolazioni della zona e dal Consiglio regionale piemontese.
Il generale problema dell'insediamento dell'ACNA non può in ogni caso trovare definizione attraverso una decisione, quella della localizzazione in Valle Bormida dell'inceneritore Re-sol, che vede contrarie le popolazioni locali e i loro rappresentanti Stante la rilevanza che trascende l'ambito della Regione Piemonte, non possiamo che ribadire la richiesta che sia convocata un'urgente riunione coi Ministri competenti, peraltro già chiesta prima, per far sospendere la realizzazione dell'inceneritore in Valle Bormida e definire conseguentemente la complessiva questione ACNA".
Al Ministro Ruffolo diciamo che il problema, dello stabilimento ACNA di Cengio ha rappresentato e rappresenta tuttora per la Regione Piemonte uno dei momenti più difficili e travagliati ai vari livelli istituzionali; non contribuiscono a migliorare una simile situazione affermazioni autorevoli non veritiere in sede di ricorso al TAR ligure per l'annullamento, previa sospensione dell'esecuzione, della deliberazione della Giunta regionale della. Liguria n. 502.
E' stata depositata, dall'Avvocatura di Stato la relazione dei Servizio inquinamento atmosferico e acustico e industriale a rischio del suo Ministero che afferma (pag. 7, punto 1) che le Regioni Liguria e Piemonte hanno approvato il piano di risanamento della Valle Bormida predisposto dal Ministero dell'Ambiente. E' un'affermazione non corrispondente al vero che ti prego di voler smentire in ogni sede opportuna; d'altra parte l'ordire del giorno votato dal Consiglio regionale, che si allega, non lascia dubbio alcuno sulla non veridicità delle affermazioni anzidette.
Ti sarò inoltre grato se vorrai informare questa amministrazione circa la titolarità della relazione tecnica predisposta dalla Commissione VIA di questo Ministero, trasmessa dall'Ufficio legislativo del tuo Ministero al TAR ligure in data 4/7/91, ciò in relazione olfatto che la decisione del TAR Liguria ordina al Ministero dell'Ambiente-Commissione VIA di acquisire una relazione tecnica dettagliata, redatta dalla Commissione VIA stessa.
Ti comunico infine che la Giunta regionale nella seduta del 22/7/91 ha deciso di procedere all'impugnazione avanti al Consiglio di Stato dell'ordinanza TAR Liguria n 570 dell'11/7/91.
Grati per l'attenzione che vorrai porre ai gravi problemi sopra evidenziati ed in attesa di un tuo cortese cenno di riscontro, ti salutiamo cordialmente. L'Assessore e il Presidente Brizio." Questa è la terza lettera della Giunta - data di ieri su questo problema.
Ho apprezzato il primo ordine del giorno col quale il Gruppo Verde chiedeva alla Giunta regionale di attivarsi con immediatezza per impugnare davanti al Consiglio di Stato la sentenza del TAR ligure; era la stessa idea della Giunta regionale, tant'è vero che la Giunta regionale ha prima deliberato e poi dato immediatamente incarico al Prof. Massimo Severo Giannini di curare gli interessi di questa Regione presso il Consiglio di Stato impugnando la decisione del TAR ligure.
Il secondo problema invece riguarda l'ordine del giorno 2 di Staglian Segre e Miglio, l'ordine del giorno 2 di Majorino e Zacchera, l'ordine del giorno di Rivalta, Foco, Dameri, Bresso e Monticelli e anche l'ordine del giorno, peraltro emendato, della Lega Nord. Il problema è quello della proposta di parere favorevole che la Giunta aveva portato alla Commissione e al Consiglio attraverso una proposta di deliberazione al Consiglio che secondo quanto sentito in quest'aula, avrebbe potuto ingenerare delle nebulosità e comunque avrebbe potuto incidere sul giudizio del TAR.
Intanto devo dire che si trattava di una proposta, come tutti sanno soprattutto quelli che hanno più esperienza di me, al Consiglio, che non essendo stata approvata dal Consiglio non ha valore giuridico né, d'altra parte, la deliberazione della Giunta regionale è stata mai inviata al Ministero, per cui il Ministero assolutamente non ha conoscenza, da parte nostra, di una deliberazione del genere, che peraltro - ripeto - non ha alcun valore. Condanniamo, così com'è stato condannato da parte di tutti i Consiglieri intervenuti, il fatto che un Servizio del Ministero abbia scritto che questa Regione aveva approvato il piano di risanamento. Non è vero. Abbiamo già richiesto, come ho detto prima, al Ministro Ruffolo una smentita ufficiale e crediamo anche noi che debba essere, in un ordine del giorno del Consiglio, stigmatizzata questa affermazione.
Debbo contestare inoltre nel modo più chiaro e deciso che la proposta della Giunta regionale abbia influito sulle decisioni che il TAR ha adottato, e non sono io a dirlo, ma il TAR stesso, che nella sua decisione scrive testualmente: "Visto l'atto di costituzione in giudizio della Regione Liguria e della controinteressata ACNA; uditi i relatori; gli avvocati Sanfelice e Ferrari per la Regione Piemonte, il Consigliere Vigotti e l'avv. Acquarone per la S.p.A. ACNA; l'avv. Benghi per la Regione Liguria; ritenuto che alla luce degli elementi fomiti dalla relazione tecnica, e non dall'allegato di cui si parla trasmessa dal Ministero dell'Ambiente in data 417 in ottemperanza alla precedente ordinanza non risultano comprovati i danni addotti dalla ricorrente:" Non è quindi la Giunta a dire questo, ma è lo stesso TAR che ha assunto la propria posizione senza vedere nemmeno - c'è nella sentenza - il problema riguardante l'atto aggiuntivo che era stato mandato dal Servizio Inquinamento del Ministero. Questo per quanto riguarda le questioni che attengono alla proposta della Giunta che come tale non è ritirata. Occorre stabilire inoltre un'altra cosa: è stato detto nel passato, e anche scritto purtroppo, il falso mettendo in relazione il piano di risanamento e la presenza del Re-Sol in Cengio. Non è affatto vero perché 11 piano di risanamento della Valle Bormida a pag. 21 cita "l'installazione di un impianto Re-Sol", ma assolutamente non dice nulla sulla localizzazione di questo, la quale venne soltanto dopo, anche sulla base delle valutazioni che la Commissione VIA fece.
Per quanto riguarda la riunione a Roma, noi abbiamo richiesto più volte il Presidente ed il sottoscritto - ai tre Ministri interessati (non avevamo ancora interessato l'onorevole Goria che è stato interessato dopo come ha ricordato il collega Picchioni) un incontro urgente per la semplice ragione che ACNA è Enichem, Enichem è Eni, Eni è Partecipazioni Statali e quindi spetta anche al Ministro delle Partecipazioni Statali ad interim Presidente Andreotti, dire qualcosa dal punto di vista della politica industriale di cui si deve occupare. Così come anche crediamo che debba essere valutata la possibilità di avere il parere del Ministro dell'Industria insieme naturalmente a quello dell'Ambiente. Che la riunione dovrebbe tenersi entro le prossime ore a Roma è dato dal fatto che il Presidente Brizio ha richiesto all'on. Cristofori e ne ha avuto poi la conferma, come anche precisato nella lettera inviata dal Ministro Goria all'on. Picchioni nella quale dice di averne conoscenza, una riunione preparatoria dei Ministri interessati in attesa poi di avere un incontro finalmente speriamo, con le Regioni interessate (per quanto ci riguarda con la Regione Liguria). Quindi è dovuto all'intervento di questa Giunta regionale nella persona del proprio Presidente presso Ton. Cristofori il fatto che finalmente a Roma si tenga o si dovrebbe tenere il previsto incontro per quanto riguarda il problema che ci sta così tanto a cuore.
Per quanto riguarda l'intervento del collega Majorino, già ho detto che piano e Re-Sol a Cengio non hanno nulla a che vedere: sono due realtà distinte. Questa è una verità di cui bisogna prendere atto anche per smentire quanto è stato scritto, non da parte di Majorino, ma da parte di alcuni giornali del posto, per cui si metteva in discussione il piano perché secondo questa visione il piano conteneva la localizzazione a Cengio che - ripeto - è un falso storico.
Per quanto riguarda la censura formale siamo totalmente d'accordo: per quanto riguarda le azioni che questa Giunta ha intrapreso credo di avere dimostrato ampiamente che ogni atto voluto dal Consiglio è stato dalla Giunta stessa adottato. L'ordine del giorno che è stato illustrato dal Consigliere Rivalta mi ha lasciato, perplesso. Posso comprendere la pregiudiziale sfiducia alla Giunta e magari anche all'Assessore, ma certo non posso accettare che questa Giunta venga definita inefficiente, incerta che abbia disattenzioni ed ambiguità.
La richiesta del Consigliere Rivalta di un intervento presso i Ministri da parte del Consiglio regionale, non spetta certo a me e alla Giunta di verificarlo, bensì al Consiglio regionale. Si sappia soltanto che questa Giunta ha fatto il proprio dovere fino in fondo per avere questo incontro e mi pare che siamo sulla buona strada per ottenerlo. Sono anch'io d'accordo col Consigliere Rivalta - è l'unica cosa sulla quale sono d'accordo oggi che si tratta di una decisione a questo punto sia politica e sia di politica aziendale ed è per questo che abbiamo richiesto a questi Ministri e non ad altri che ci fosse, un incontro di questo genere.
Casco però dalle nuvole quando il Consigliere Rivalta accusa il Presidente e questa Giunta di non avere tenuto in conto le osservazioni che a suo dire egli avrebbe in allora fatto al Presidente e all'Assessore di andare tra la gente della Valle Bormida. O non lo sa o fa finta di non sapere che il sottoscritto per esempio si é incontrato con gli amministratori e con la popolazione a Saliceto; che ho incontrato gli amministratori e la popolazione di Cortemilia; che sono stato immediatamente sul luogo dopo l'incidente che era successo all'ACNA: e che ci sono state ripetuti, ripetutissimi incontri nel mio Assessorato sia con i rappresentanti degli Enti locali sia con il Comitato per la rinascita della Valle Bormida, tanto da far dire loro graziosamente e gentilmente che era la prima volta che un Assessore regionale all'ambiente aveva una tale attenzione nei loro confronti. Lascio quindi alla responsabilità del collega Rivalta affermazioni che non sono affatto veritiere.
Ringrazio il Consigliere Picchioni per aver dato lettura dei documenti che dicono la verità sul problema - Re-Sol e sulla posizione del Ministro Ruffolo nonché sulla scaletta degli interventi dal punto di vista storico. Aggiungo soltanto un elemento a precisazione di quanto detto da Picchioni; è giusto che il Consiglio regionale sappia che il Ministro Ruffolo ha dichiarato in più occasioni; almeno in due, di essere pronto e di rimettersi alla volontà del Parlamento. Ho qui la lettera che Ruffolo esattamente un anno fa inviò alla Presidente Jotti della Camera nella quale si diceva testualmente: «Il Ministro dell'Ambiente è stato impegnato dalla mozione approvata dalla Camera dei Deputati il 30 gennaio 1990 a riferire sullo stato di attuazione degli impegni relativi al monitoraggio e controllo ambientale della Valle Bormida; al piano di bonifica del sito ACNA; alla rilocalizzazione dell'impianto Re-Sol; al piano di risanamento della Valle Bormida. La Commissione tecnico-scientifica nominata dai Ministro dell'Ambiente ed i Servizi del Ministero in collaborazione con le Regioni e le Amministrazioni locali, hanno concluso le relative istruttorie tecniche e stanno completando la messa a punto delle proposte conseguenti I1 Ministro dell'Ambiente pertanto potrà riferire alla Camera dei Deputati a partire dal prossimo 23 luglio 1990." E' passato un anno e la Presidenza della Camera non ha mai richiesto a Ruffolo di partecipare ad una riunione alla Camera perché potesse esprimersi sulla seconda posizione del Re-Sol. Questo va detto per la verità storica.
Per quanto riguarda non certo l'operato del singolo Assessore, e qui ringrazio il Presidente di avere ottenuto la collegialità della Giunta non soltanto su un argomento così importante, ma su altri argomenti di importanza capitale, voglio sol tanto ricordare al Consiglio e a me stesso il lavoro che è stato fatto in 11 mesi su questo problema. Signori Consiglieri, questa è la Giunta che ha finalmente attivato il controllo, che prima non esisteva, dell'acqua del Bormida, delle falde e dell'atmosfera. Questa è la Giunta che ha instaurato un regime di totale trasparenza dei dati, notizie e relazioni di cui era in possesso.
Questa è la Giunta che in luogo degli 8 miliardi previsti dalla legge nel piano triennale quale quota spettante all'area a rischio Bormida ha proposto ed attenuto; d'intesa con il Ministero dell'Ambiente, di destinare oltre venti miliardi ad opere di risanamento nell'area nonché ad interventi anche in campo socio-economico.
Questa è la Giunta che è riuscita a far sì che funzionari delle UU.SS.SS.LL. piemontesi, così come richiesto dalle popolazioni, avessero anche accesso agli scarsi controlli liguri.
Questa è la Giunta che ha denunciato con vigore le inerzie della Regione Liguria e che ha contestato con determinatezza le scelte liguri e di sostanziale avallo ministeriale della collocazione del Re-Sol a Cengio.
Questa è la Giunta che ha provveduto ad esperire ogni forma di azione.
Ivi compresa quella legale, per contrastare la decisione di localizzazione del Re-Sol a Cengio ed in Valle Bormida.
Questa è la Giunta che ha già deciso di proseguire tale azione ricorrendo al Consiglio di Stato. Questa è la Giunta che, pur riconoscendo la necessita di interventi straordinari nell'area a rischio Bormida, anche con il piano di risanamento, coordinati ed attuati dalla Regione stessa e dagli Enti locali interessati, ha deciso di soprassedere, in sintonia con l'intero Consiglio, alla sua approvazione per cercare di rendere più forte la posizione anti Re-Sol a Cengio. Questa è la Giunta che ha cercato in ogni modo forti momenti di unità, consapevole che la difficile battaglia richiedeva il massimo di convergenza possibile.
Questa è la Giunta che ha sempre dato fedele attuazione ai deliberati del Consiglio regionale e, molto spesso, ne ha anticipato le proposte e gli orientamenti.
Desidero ringraziare i Gruppi consiliari di maggioranza e non, che hanno partecipato sino ad ora a definire positivamente linee d'intervento ed azioni positive e che hanno permesso un comportamento lineare e coerente.
Ad ognuno le proprie responsabilità: alla Giunta quella di continuare una battaglia difficile, con convinzione ed operosità, accanto ed insieme ai Gruppi consiliari desiderosi di svolgere un ruolo attivo senza strumentalizzazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta Brizio. Ne ha facoltà.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale La Giunta si riconosce pienamente nell'intervento testé svolto dall'Assessore Garino. Desidera dire che, come è emerso con chiarezza dal dibattito e dalle dichiarazioni dei Gruppi di maggioranza - mi riferisco particolarmente agli interventi di Picchioni e Fiumara - ma anche dagli interventi più sereni venuti dai banchi delle opposizioni, è emerso con chiarezza che la Giunta, sulla questione in esame, ha fatto tutto il possibile, con grande determinazione ed impegno.
Voglio respingere soprattutto l'accusa di inoperosità della Giunta, di non capacità di operare. Abbiamo richiesto un incontro (sembra cosa facile) con tre Ministri; sono stato tre volte a Palazzo Chigi dal Presidente d'accordo con la Giunta, a chiedere che l'incontro ci fosse. Questa settimana si dovrebbe concretare un incontro fra i Ministri perché anche il Governo, preliminarmente all'incontro nei nostri confronti, deve assumere una posizione non facile di fronte al complesso degli interessi industriali ed ambientali- che riguardano le due Regioni. Abbiamo portato avanti questa richiesta con molta determinazione ed impegno, rispettando e seguendo le indicazioni del Consiglio.
L'Assessore Garino ha tutta la fiducia della Giunta perché in questi 11 mesi (come anche lui ha citato nell'intervento) si è dedicato con grande impegno alla questione ambientale, cercando di raggiungere, a livello di Giunta, collegialmente, una posizione unitaria, precisa e netta.
Nello specifico, voglio aggiungere che l'aver scelto un avvocato di grande valore, per la causa che abbiamo al Consiglio di Stato in appello sulla sospensiva, è cosa di grande rilievo. Il prof. Giannini ci ha assicurato che cercherà di contestare, ai fini della sospensiva e non sul merito, la richiesta del parere tecnico che, come ha detto l'Assessore Garino, non è stato dato dalla Commissione VIA, ma da una Commis-sione ministeriale forse parte della Commissione VIA In ordine a questo punto abbiamo chiesto chiarimenti espliciti al Ministro Ruffolo con la nota di ieri che contesta anche una valutazione favorevole, che non è mai stata data dalla Regione Piemonte in modo formale, quindi valido, sul piano di bonifica e disinquinamento della Valle Bormida. Abbiamo posto con chiarezza tali questioni al prof. Giannini, il quale agirà con i colleghi avvocati al massimo delle nostre possibilità sul piano giuridico.
Non, c'è solo il piano legale, Rivalta; l'ho detto in diverse occasioni e lo ribadisco l'ha sostenuto anche Garino: è una questione che ha grandi implicazioni politiche, ma bisogna riconoscere che il Parlamento non ha n dato il via al Ministro Ruffolo per la comunicazione in Commissione n preso in considerazione la nostra proposta di legge di chiusura dell'ACNA La Commissione parlamentare si era espressa 11 30 gennaio 1990 per la non collocazione del Re-Sol in Valle Bormida, ma successivamente, pur avendo avuto una comunicazione interlocutoria del Ministro, non quella richiesta e non data, ma la comunicazione interlocutoria cui ha fatto riferimento il Consigliere Picchioni, non ha desiderato o ritenuto di pronunciar-si in merito alla questione che rimane ancora aperta, anche se il pronunciamento valido dovrebbe essere, salvo equivoci, quello del 30 gennaio 1990.
Il Governo, infine, non ha trovato una collocazione sulla questione e la sta ricercando in questi giorni, a seguito della costante azione della Giunta regionale del Piemonte che si è mossa sulle linee che il Consiglio ha suggerito.
Siamo espressione di questo Consiglio, ci sentiamo legati alle indicazioni della popolazione e abbiamo la coscienza tranquilla di avere lavorato con impegno. Siamo determinati a continuare a lavorare con impegno se avremo, come abbiamo avuto in passato, la fiducia del Consiglio nella difesa degli interessi, del Piemonte, in una vertenza difficile e complessa che riguarda impianti non dislocati nella nostra Regione e in ordine ai quali abbiamo difficoltà a far comprendere con chiarezza e far seguire posizioni non facili.
Se non si ha accortezza di questo fatto, non si vuole riconoscere la complessità della questione e si dice semplicemente che c'è una caduta di peso del Piemonte su questa vicenda.
Abbiamo portato avanti gli interessi del Piemonte con la massima determinazione ed impegno; siamo sereni per il lavoro compiuto e disponibili, a proseguire su questa strada, se avremo la fiducia del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Signor Presidente e colleghi, abbiamo appreso con stupore e preoccupazione, giorni fa, la notizia del provvedimento del TAR Liguria che rigettava la richiesta di sospensiva, presentata dai nostri avvocati.
La preoccupazione è cresciuta enormemente quando abbiamo letto gli atti ed i documenti prodotti in giudizio, cioè l'aggiornamento al febbraio 1991 a memoria del Ministero; dove è riportata la frase che non corrisponde a verità, ossia che anche la Regione Piemonte avrebbe approvato il Piano senza che il Ministero abbia sentito il dovere di aggiornare il documento di correggere questa frase sicuramente fuorviante. E poi, la lettera del Capo dell'Ufficio legislativo rivolta al sottocomitato della Commissione VIA, che introduce argomenti totalmente estranei alla questione del parere di VIA sul progetto dell'inceneritore. Guarda caso, sono argomenti volti in direzione contraria ai nostri interessi. Ritengo importante il fatto che il progetto del Re-Sol non sia stato esaminato dalla Commissione VIA nella sua veste e composizione istituzionale, e che la relazione ministeriale inviata al TAR (su precisa richiesta dello stesso) sia infarcita di dati, di documenti e di tabelle predisposte dall'ACNA.
Il Ministero dell'Ambiente, che dovrebbe essere il massimo tutore dell'ambiente e della salute, continua una strada intrapresa da tempo, con metodi, prove e argomenti totalmente criticabili.
Il Gruppo della Democrazia Cristiana la settimana scorsa ha presentato un ordine del giorno chiaro e inequivocabile che denunciava e stigmatizzava questi metodi e posizioni.
La situazione è difficile, e presenta elementi di preoccupazione maggiori di quelli di settimane o mesi fa, ai quali dobbiamo reagire con più determinazione e accortezza - e per quanto mi riguarda con giustificata ira - per contrastare quello che non può essere un evento del fato.
Ci dobbiamo muovere su almeno tre piani, Innanzitutto sul piano delle procedure: se sono state commesse scorrettezze sul piano delle procedure chiediamo che queste vengano ripercorse rispettando la legge. Su questo punto, rondine del giorno della maggioranza si esprime con molta chiarezza la Commissione VIA; nella sua interezza, sia titolata a dare il parere prescritto dalla legge su questo impianto.
Inoltre, sul piano della giustizia amministrativa, mi ha fatto piacere che la Giunta non solo si sia mossa tempestivamente secondo le indicazioni del Consiglio, ma abbia scelto un professionista di chiara fama per cercare, in sede di Consiglio di Stato, di contrastare la decisione sulla sospensiva.
Sono certo che nella malaugurata ipotesi che il Consiglio di Stato non accogliesse il nostro ricorso, sul merito del problema andremo fino in fondo, appellando, se del caso, la sentenza del TAR Il problema è di natura politica, e va giocato su questo piano.
Vorrei fare una considerazione molto franca. Il problema dell'ACNA è complesso; siamo partiti da posizioni divergenti; , anche nell'ambito della maggioranza ci sono state discussioni e una dialettica serrata, ma ritengo dato estremamente positivo la votazione all'unanimità dell'ordine del giorno giunto alla fine di una giornata travagliata e difficile.
Dobbiamo mantenerci tutti legati e abbarbicati a quell'ordine del giorno, e agire in modo unitario. Sperimento personalmente cosa significhi l'intromissione di elementi di strumentalizzazione in vicende delicate quale questa (lo sperimento per polemiche dirette alla mia persona) che ritengo dannosi alla causa per cui si combatte.
Mi rammarico che il PDS abbia, all'interno di una posizione sempre chiara e volta all'interesse della Valle Bormida e più in generale dell'Albese e del Piemonte, attraverso la richiesta di dimissioni della Giunta, introdotto elementi che non possono essere di aiuto alla conduzione di una lotta unitaria contro l'ACNA e contro il Re-Sol.
Ci sarà la riunione dei Ministri. Credo ché tutti abbiamo lavorato nelle rispettive sedi politiche di appartenenza, affinché la riunione abbia esito positivo. Il Presidente ha letto delle missive; personalmente confermo la posizione a noi favorevole dei Ministri Bodrato e Goria: sarà un momento cruciale. Successivamente, ci sarà l'incontro della Giunta con il Governo: chiedo che la Giunta vada con assoluta determinazione ad una discussione che probabilmente sarà l'ultimo momento politicamente utile per una decisione a noi favorevole. La Giunta del Piemonte con il peso della sua autorevolezza e della sua determinazione chieda al Governo di far valere il suo potere per correggere e far cambiare la decisione dell'ACNA per i rischi più volte ricordati e temuti in tutto l'Albese.
Una delegazione di Sindaci e di associazioni di categoria si recherà presto a Roma. La Regione deve intervenire a sostegno di questa ennesima richiesta, al limite della disperazione, delle Amministrazioni locali o quanto meno, formare una delegazione ufficiale che accompagni amministratori e sindaci e offra loro il sostegno del nostro peso politico.
Il problema dell'ACNA e della Valle Bormida è fra i più gravi della nostra Regione; prima di discutere della Jugoslavia o di altre lontane Nazioni che hanno comunque un loro rilievo - dobbiamo preoccuparci di risolvere i nostri problemi altrettanto concreti e oggettivi. Personalmente, non parteciperò più ad alcuna discussione su problemi a noi lontani, se prima non troveremo una soluzione per questo nostro problema.
Ritengo quello dell'ACNA il "problema dei problemi" nel settore dell'ambiente. Testimoniamo la profonda convinzione di una situazione di danno grave, e poiché vogliamo essere legati ai desideri e ai voleri della gente, facciamolo anche con un gesto che non è solo simbolico, di spettacolo, bensì di partecipazione e di volontà politica precisa.
Dunque mi associo alla proposta fatta dal mio Capogruppo, cioè che si tenga un Consiglio straordinario nella Valle Bormida, a Cortemilia o in qualche altro Comune, proprio per riaffermare la volontà del Consiglio di andare fino in fondo e con determinazione su questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dovremmo fare uno sforzo per mantenere - io cerco di farlo per quel che mi compete - la nostra discussione a quale bene è in discussione in questa sede. Non si tratta dell'ascrizione di responsabilità o la presunzione delle ragioni o dei torti; ma della ricostruzione dell'unico ruolo e dell'unico obiettivo che giustifica, da parte di ognuno di noi, il sacrificio di qualcosa.
In questa materia la Regione non ha ruolo proprio, non ha ruolo formale, non ha ruolo istitu-zionale, ha un ruolo politico e quindi, con un po' di presunzione, noi riteniamo di avere da sempre testimoniato in questo senso. Noi siamo tra quelli che immaginano, sulla scorta del documento che ha investito questa maggioranza, che non sia consentito aprioristicamente sostenere, come fa qualcuno, la non incompatibilità in qualche caso tra sviluppo industriale e tutela ambientale; perché aprioristicamente non ci sembra accettabile.
Ci è sembrato pero, ad un certo punto del nostro percorso politico, di dover dire che un bene politico primario, la solidarietà nei confronti della Valle Bormida, dovesse giustificare qualche "messa", cioè la rinuncia a qualche nostro principio. Quindi abbiamo solidarizzato con tutti i documenti tendenti a rafforzare non tanto le richieste della Regione quanto quelle di queste popolazioni che, al di là degli elementi di razionalità magari difendibili in termini tecnico-scientifici, non riescono a capire perché una valle che da sempre è stata oggetto di un disastro ecologico debba comunque nel futuro essere una zona sottoposta ad un rischio maggiore di quanto non sia un'altra area. Questa secondo noi è la vicenda politica dell'ACNA.
Ho l'impressione che ognuno di noi si dovrebbe misurare e giudicare gli altri sulla scorta di questo. Quindi mi pare che grosse responsabilità si prendono le forze politiche ritenendo, all'interno di meccanismi di ordine procedurale e formale e tecnico, di non stare a questo patto di solidarietà e sfuggirne.
Questo va dichiarato, va denunciato, In primo luogo nei confronti di alcuni Gruppi di opposizione che hanno cercato su questo l'acuto e sono andati, come qualcuno sul colle, fuori dalle righe. Il bene che qui dobbiamo tutelare è l'autorevolezza della Regione Piemonte; ma in che cosa sta l'autorevolezza della Regione Piemonte? Nel fatto che si ritiene che una grandissima parte dei cittadini piemontesi la pensi in un certo modo perché arrivino a pensarla in un certo modo al Governo nazionale non interessa. Il Governo nazionale non legge i nostri argomenti, cerca solo di capire se dietro alla posizione della Valle Bormida ci sono 4 milioni e mezzo di cittadini o cene sono due milioni, 700 mila o un milione e mezzo.
Il fatto che siano state chieste le dimissioni della Giunta proprio a causa della vicenda Bormida è una divisione; nessuno si preoccupa di leggere da che parte sta il torto e da quale la ragione, da che parte stanno in più e da che parte stanno in meno. E' certo che cade quel bene che tutti insieme abbiamo cercato di costruire, cioè l'autorevolezza della Regione intesa come il supporto dell'istituzio-ne e di 4 milioni e mezzo di persone a sostegno di alcune decine di migliaia di persone che sono gli abitanti della Valle Bormida. Non intendo polemiz-zare oltre, ma ritengo che quella odierna sia ancora una sede in cui bisogna fare ogni sforzo per recuperare l'autorevolezza della Regione, che significa la solidarietà delle forze politiche che queste popolazioni rappresentano per dare senso al ruolo che la Regione vuole giocare. Se non è questo il senso, la Regione non ha altro ruolo e quindi da questa partitane può uscire.
Per quanto mi compete posso magari anche fare ammenda (comincio a farla per me, poi la chiedo ad altri) per il fatto che, almeno in termini procedurali, con alcuni Gruppi dell'opposizione di sinistra ci sia stato quello che si dice uno "strappo istituzionale" che sicuramente non giova a questa vicenda.
Questo mio intervento potrebbe anche finire qui; perché non sono io n a minacciare né a poter condizionare nessuno; devo però dire che una conclusione di questa giornata di lavoro ci dovrà pur essere. Non ci si dovrà ritrovare sui giudizi della Giunta, cioè su quanto ha fatto l'Assessore, perché siamo qui tutti troppo intelligenti e troppo sperimentati per capire che l'attività della Giunta è apprezzabile - se mi permette; Assessore, apprezzabile fino ad essere commovente - nella sua inanità, nel senso che quello che fa la Giunta non è niente di più che l'espressione della solidarietà, non sono atti politici nel senso che sono la conseguenza dell'uso di strumenti perché la politica si fa con gli strumenti! Su questa questione la Regione non ha strumenti e quelli che aveva se li è spuntati.
Mi rivolgo soprattutto al collega democristiano che ha parlato poc'anzi e che ci chiede ancora una volta di supportare la delegazione dei Sindaci.
Questo è stato un errore che abbiamo commesso e che non dobbiamo dimenticare.
Noi abbiamo accettato in questa vicenda un ruolo non primario, un ruolo semmai succedaneo, complementare: rispetto a chi?Alle delegazioni del parlamentare, che hanno fatto questa battaglia fin quando ha fatto loro comodo e poi non li abbiamo più visti; delle associazioni ambientaliste che hanno messo sostanzialmente In un angolo le istituzioni; dei Sindaci che dovevano sfilare! Certamente all'interno di questa variegata compagnia l'Assessore regionale o il Presidente della Giunta Regionale era uno dei tanti. Questo è un errore, a mio modo di vedere, sul quale bisogna quanto meno fare memoria storica e in un'altra occasione chiarire nei nostri documenti che la Regione non è i Sindaci più l'Associazione più la Fatebenefratelli più il Consiglio più la Commissione: la Regione è, e gli altri sono una cosa diversa.
Io avevo fatto un'esemplificazione facilmente comprensibile: o la Regione è lo snodo unico, esclusivo dei rapporti fra Roma ed il territorio e il territorio si riconosce nella Regione e la Regione si confronta per tutto il territorio, per tutti i segmenti della società nel confronti di Roma, oppure se siamo uno dei tanti canali di rapporti con Roma, allora rispondiamo come uno dei tanti, però alla fine non ci si può chiedere più di quanto non viene chiesto agli altri. Quindi non può essere chiesto alla Regione più di quanto non venga chiesto ai Sindaci, di quanto venga chiesto agli onorevoli che facevano i prepotenti nell'entrata insultandoci di fronte ai cittadini, più di quanto si chieda alle associazioni ambientaliste! Una Regione o è una Regione e rappresenta qualcuno o è uno dei tanti! Se è uno dei tanti evidentemente conta come conta uno dei tanti. Fino a prova contraria ci sono degli sport di squadra e ve sono altri che, invece si giocano singolarmente, neanche in doppio. Questa è una partita che bisognava giocare direttamente assumendo la responsabilità della rappresentanza politica della questione. Abbiamo ritenuto, nella tarda logica assembleare in cui tutti sono bravi, sono uguali, sono nel giusto e debbono essere protagonisti, di fare queste specie di tradotte per Roma per rappresentare i problemi dell'ACNA, naturalmente con i deputati in testa in particolare uno di cui non ricordo il nome, ma è socialista e sicuramente non molto simpatico e neanche molto educato, almeno nei miei confronti! Quindi, se mi è consentito, posto che nella seduta precedente per pura questione procedurale sono stato gravato dell'onere di respingere, a nome della maggioranza, le proposte d'iscrizione dei documenti presentati dal PDS e da altri, preso atto, soprattutto dopo l'intervento dell'Assessore che la nostra posizione non era assolutamente provocatoria, ma motivata da un atto di riguardo e da una necessità conoscitiva rappresentata dalla presenza dell'Assessore, chiedo - anche se non dovrei - che questo incidente sia superato e che quindi venga preso in considerazione quello che facciamo da adesso in avanti.
La predisposizione dei documenti avvenga sulle cose da fare e non tanto sulle responsabilità che, come ha già detto l'Assessore giustamente, sono ininfluenti. In una qualche misura, se mi è consentito in termini quasi fraterni, bisogna ricucire lo strappo e ritornare alla normalità dei rapporti.
Lo dico con magnanimità e con cuore aperto, ma non riconoscendo di essere - consentitemi il termine - noi maggioranza in difetto né alcuni Gruppi nella ragione perché esiste l'arroganza, della maggioranza. Cos'è l'arroganza? E' l'uso smodato del potere. Qualche volta c'è l'arroganza della maggioranza, ma talvolta c'è anche l'arroganza della minoranza che fa un uso smodato del proprio potere. Se c'è stata arroganza della maggioranza nel bloccare la sua posizione in termini fermi possiamo anche farne a meno: chiediamo però che, anche da parte della minoranza, si prenda atto che un minimo di arroganza da parte della minoranza c'è stato e continua ad esserci nel lavori in Commis-sione e quindi - scusi Presidente se sono andato oltre i limiti ma ho introdotto un argomento non strettamente collegato ai lavori - consentirà agli amici del PDS di pronunciarsi sulla questione.
Intendo sottolineare come il senso della responsabilità faccia sì che un Assessore firmi un ordine del giorno in assenza di un Capogruppo della maggioranza e allora il nostro Gruppo, che ha posto la questione politica perché non avrebbe accettato un documento di maggioranza a quattro firme apprezza lo sforzo che si fa al di là delle convinzioni, sul piano tecnico metodologico e anche giuridico per costruire insieme l'unico bene di cui è titolare la Regione Piemonte cioè la rappresentanza dei suoi cittadini nei confronti delle decisioni che competono ad un altro soggetto cioè allo Stato e per certe parti alla Liguria e alla Magistratura.
Consentitemi una mozione degli affetti: la lotta politica è fatta di momenti di contrasto duro e di confronto. Ci sono momenti parapolitici come questo perché la battaglia non si vince contro la Giunta né contro l'opposizione. E' una battaglia che le popolazioni della Valle Bormida, da noi assistite, perdono o vincono nei confronti dell'ACNA e dello Stato. In termini di affetto, ma anche di lucidità politica perché questa è la questione politica, la solidarietà del Consiglio - e se non c'è questa gli argomenti che mettiamo a supporto degli ordini del giorno non significano niente - chiedo agli amici della sinistra, prendendo atto della legnosità e della rigidità di certe nostre posizioni che peraltro ci sembravano e ci sembrano giustificate, che si possa recuperare In questa giornata intorno all'argomento un massimo di solidarietà che è l'unica carta che abbiamo titolo e diritto di giocare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Chiarisco al collega Marchiai che quella maggioranza è mancata alle sette e un quarto di sera, dopo che era stata raggiunta soltanto transitoriamente ed In modo itinerante dalle quattro del pomerigggio.
Quindi direi che è sbagliato Il presupposto. Sono gli atti politici che riportano totalmente a carico della maggioranza e della Giunta il fatto di compone un determinato clima, perché l'atto reo da parte nostra non c'è nemmeno stato, anche se sarebbe stato più che logico. L'Assessore Garino parla di undici mesi di realizzazioni. Quali? Abbiamo una serie di titoli di giornali filogovernativi (quindi non sto estorcendo, quindi non sto strumentalizzando) che riportano le seguenti frasi: "Il Re-Sol si pu fare", «Avanza l'inceneritore", "L'inceneritore riparte", ecc. Questo è un atto conseguente che si colloca dopo 11 mesi di lavoro di Giunta e dopo un ben più lungo periodo di iniziative politiche e di battaglie pluridecennali.
Il collega Zanoletti dice che è importante l'approdo unitario. Ma ne è passata acqua sotto i ponti, ne abbiamo fatte di fatiche da quando un Ministro, purtroppo oggi scomparso, parlando nella sua veste andava dicendo che in Valle Bormida l'ACNA doveva rimanere e quella si tramutava in posizione ufficiale del Governo. Certo, ne abbiamo fatto di lavoro. C'è anche la rivendicazione dell'Assessore Garino di aver fatto molto lavoro di tipo tecnico, di tipo specifico circa la competenza dell'Assessorato per porre condizioni di garanzia. C'è anche un giornale che dice: "Per quanto riguarda l'inquinamento dell'area il relativo strumento di rilevamento è stato posto in un punto tale che per far affluire l'aria che arriva da Cengio bisognerebbe spingerla, con un ventilatore." Il risultato di molto lavoro può essere anche pregevole nella misura in cui questo lavoro è stato composto ma in questo caso, si è trattato di una operosa attività che ha consentito di trattenere l'opinione pubblica realizzare operazioni di parziale consenso, mentre si lasciava liberamente correre l'operazione principale che era la realizzazione del Re-Sol e il mantenimento dell'ACNA nella Valle Bormida. Questo risulta agli atti.
Ho ascoltato l'intervento dell'Assessore competente e quello del Presidente, che sono estremamente laudativi: sembra che non siamo assolutamente in difetto. Rivolgo una domanda anche a quella parte della maggioranza che ha a cuore la chiusura dell'ACNA e l'impedimento della realizzazione del Re-Sol. La domanda è questa: l'azione di un organismo che ha compiti di rappresentanza degli interessi collettivi si misura in termini di numero di iniziative, di lettere, peraltro ignote all'opinione pubblica e allo stesso Consiglio regionale, o si misura in termini di realizzazioni? Che cosa vuol dire la lettera affettuosa scritta dall'Assessore a quel tale Ministro Ruffolo, il quale non ha che da fare il suo dovere perché è un Ministro infedele rispetto al Parlamento che lo deve dirigere? Perché il Parlamento gli ha già detto con un ordine del giorno approvato che l'inceneritore non si deve costruire né a Cengio né nel restante territorio della Valle Bormida.
Come interpretate queste cose? Si tratta anche di stabilire che grado di attendibilità ha Il Parlamento subalpino, come spesso lo chiamava il Presidente Viglione, nel confronti della Valle Bormida.
Noi non possiamo non disgiungere le nostre responsabilità dalle vostre ma dobbiamo anche chiedervi come state facendo fronte alle vostre.
11 Ministro Ruffolo sta facendo costruire il Re-Sol sulla base di elementi di illegittimità che non credo sfuggano inavvertitamente a tanto individuo in tanta misura sulla base di elementi che, capziosamente come si sta ragionando in questo Consiglio, gli consentono di dire che c'è anche un'approvazione del Piemonte! Non so se il Presidente Brizio metterà un fior di avvocato tale da chiedere una grande clemenza a qualche corte nei confronti della Valle Bormida. Non credo che il nostro compito sia quello di percorrere ulteriormente quella banalissima strada. L'avete già fatto nel confronti del TAR e con quale risultato? Qualcuno ha parlato degli avvocati. C'è stato il fatto politico del TAR di Genova, c'è stato il fatto che Il Ministro Ruffolo si è permesso di fare delle affermazioni. Allora, due sono i casi: o querela o denuncia ma ad alto livello. Perché qui si stanno truccando le carte del Governo nazionale nei confronti di una Regione e di una popolazione, altro che elementi di disquisizione da dottor Sottile! A questo punto, o nei confronti del Ministro Ruffolo si muovono gli atti di denuncia per una serie lunghissima di reati reali, oppure accettiamo, più sommessamente e più modestamente; il fatto che questa Regione, con la deliberazione mai revocata da parte della Giunta, ha concorso a creare le condizioni perché si potesse dire che Il Piemonte è favorevole. E non si dica quello che, con tutta franchezza e con tutta la buona volontà, considero povere mistificazioni, non si dica che quel piano di risanamento della Valle Bormida non prevedeva il Re-Sol proprio a Cengio! GARINO, Assessore all'ambiente Dimmi dove! RIBA No, dimmelo tu dove! Il Piano di risanamento prevedeva il Re-Sol a Cengio e il Re-Sol si sta costruendo a Cengio. Ed era già stato deciso di costruirlo a Cengio, Garino! Perché poi andremo tutti nella stessa provincia, io, tu. Zanoletti e quanti altri a raccontare cose che alla fine avranno come esito la totale sfiducia da parte della gente nel confronti di questo grande Parlamento subalpino.
E tu vai a cavillare dove, come e quando? Ma lo sai benissimo che era scritto e veniva detto in tutti i dibattiti, caro Garino, che non ci poteva essere il Re-Sol che a Cengio e che se non si fosse fatto il Re-Sol la lotta era vinta da tutti! Lo diceva anche di Sindaco democristiano di Bergolo. Avete inventato un gioco di 42 sponde di biliardo per dire che se non si faceva il Re-Sol a Cengio, non lo si faceva da nessuna parte, l'ACNA chiudeva e così potevate dire tutti di aver vinto la lotta già in partenza e lasciavate che procedesse un'operazione per la quale l'impianto di Re Sol, come si stava facendo, si fa. Si fa ed è già in costruzione.
E poi, sul resto del cavillo accetto persino una critica di rozzezza ma non di imbecillità. Non c'è più nessuno che crede a queste cose e non c'è più nessuno che viene ad assistere a questi banali dibattiti Quando sono venuti molti Sindaci ad assistere a questi dibattiti quando ancora non era giunta la verifica della cartina di tornasole (e invece in questi ultimi giorni Il nodo è giunto al pettine) c'era stato l'intervento illustrativo di Zanoletti. Zanoletti, lo so che sei costretto e guarda che hai ancora da parte mia molta comprensione, forse sono più comprensivo io verso di te che non tu quando attribuisci alle opposizioni atteggiamenti inopportuni. Pensa un po', atteggiamenti inopportuni! Sono forse opportuni quelli della maggioranza, quelli della Giunta? Stiamo dalla stessa parte della barricata! Lo voglio sapere. Tu avevi accettato di non passare all'esame dell'ordine del giorno relativo all'approvazione del Re-Sol; poi, dopo l'incontro con i sindaci si è accettato l'altro ordine del giorno di non approvazione; ed era stata la volontà popolare a far cambiare la posizione alla maggioranza e alla Giunta. Dopodiché la questione è rimasta emblematicamente in piedi attorno a quella deliberazione della Giunta mai revocata.
La richiesta di dimissioni è un atto che ha una sua dignità negli organismi istituzionali e in quelli politici. Siamo in presenza di un atto inqualificabile del Governo che sta calpestando rumorosamente, volgarmente indecorosamente gli interessi della vallata e le posizioni di questo che continuo a chiamare Consiglio subalpino, in onore al Presidente Viglione autorevole personaggio che ho persino ragione di ritenere che non avrebbe lasciato cadere la questione In questa condizione di disuso. Chiedo scusa per questa mia opinione, ma so che c'erano dei punti sui quali non sì doveva e non si dovrebbe recedere.
Noi abbiamo accettato che quella deliberazione della Giunta rimanesse in piedi per consentire una operazione a livello ministeriale. Finch rimane questa condizione, non abbiamo molta scelta. O si riconosce che la Giunta interpreta non fedelmente o non efficacemente (due cose diverse, ma altrettanto gravi) le posizioni del Consiglio regionale, e allora la Giunta dovrebbe dimettersi con atto di chiarezza, oppure è chiaro che il Consiglio concorre nella confusione generale e per mancanza di chiarezza a rendere legittime le posizioni della Giunta.
Ci troviamo in presenza di una deliberazione della Giunta che dice "sì" al piano di risanamento in base al quale si fa il Re-Sol e un'altra del Consiglio che dice no al Re-Sol e "no" al piano di risanamento. Noi signori, non ci possiamo stare. Si decida. Questo è un elemento che porteremo in giro, altro che dare sulla voce al collega Rivalta che richiede la dignità dei rapporti all'interno del Consiglio regionale! Questo non dovete farlo, qui non c'è nessun elemento insolente, qui c'è soltanto la profonda preoccupazione di una forza politica che rappresenta qualcosa in questo Consiglio regionale, in questa Regione e in questa latta. E da molto più tempo rispetto ad altri. Ho ricevuto una lettera trafelata dal senatore Carlotto che dice: "Convochiamoci, qui fanno l'inceneritore, coprono le zone del vino e altre zone di pregio." Siamo seri. Che Governo nazionale abbiamo? Che differenza c'è tra il Parlamento subalpino e il Parlamento nazionale in termini di pentapartito? Non è forse vero che abbiamo Ministri, Sottosegretari, capicorrente, capiclan, capi politici piemontesi, di grande rilievo e di grande peso politico nel Governo nazionale? Cosa facciamo, diciamo che noi siamo diversi e che loro fanno il gioco dei quattro cantoni, per cui uno ha detto o non ha detto, i democristiani l'hanno detto, però Ruffolo è socialista, quindi è no.
Sappiamo benissimo che i socialisti sono tutti contrari e che tra i democristiani qualcuno è favorevole a questa battaglia, ma è tempo che queste cose vengano fuori. Altrimenti, l'esito `di tutto questo è quello di far pagare alle popolazioni un prezzo troppo alto per la confusione e il degrado della politica. Questa è una questione che deve essere chiarita in questi termini.
Abbiamo chiesto, con un ordine del giorno che spero la Presidente porrà in votazione, la partecipazione del Consiglio regionale alla manifestazione che si terrà a Roma il 30 luglio, anche perché bisognerà presentarsi con voto univoco. Non ho mai assistito ai confronti con il Ministro Ruffolo non sono quindi in grado di sapere se è Ruffolo che può dire ai piemontesi che dichiarano cose infedeli o se sono i piemontesi che possono dirlo a Ruffolo, perché tutto questo grande carteggio è segreto. In tutti i giornali si dichiarano le posizioni di tutti, ma della grande battaglia della Regione, salvo le dichiarazioni del Consigliere Zanoletti e di alcuni altri, non vedo traccia.
Bisogna allora che ce ne sia traccia e soltanto dopo aver fatto chiarezza, probabilmente potremo ritornare, collega Marchini, a ricostruire elementi di fiducia e di solidarietà. Non lavoriamo forse per far crescere la nostra Regione? Per difendere i diritti dei nostri cittadini? Non credo però si possano difendere nel modo In cui si sta facendo adesso, allora ci deriva una responsabilità in più. Voi non potete dire che noi ci siamo sottratti ad un lavoro comune, abbiamo rinviato, abbiamo atteso, abbiamo sostenuto, abbiamo approvato, abbiamo anche accettato, magari colpevolmente, di attendere tempi lunghi e di fare il gioco dei quattro cantoni. Ma adesso che siamo al dunque, che cosa facciamo? Chiedo una cosa precisa e chiara, al di là di tutte le considerazioni verbali con le quali potremmo continuare ancora a lungo, chiedo il ritiro formale di quella deliberazione inquinante da parte della Giunta; in subordine chiedo che il Consiglio ottenga dalla Giunta il ritiro di quella deliberazione. Se non altro, chiedo almeno le dimissioni della Giunta perché ci sia consentito di sapere come siamo rappresentati, come le nostre volontà transitano verso il Parlamento e come si ricostruisce un elemento istituzionale solido per questa battaglia che sarà ancora molto dura e lunga prima di arrivare alla soluzione del problema della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi, non intendevo chiedere la parola per non voler occupare altro spazio dopo che è intervenuto il collega Fiumara che aveva espresso le posizioni del Gruppo socialista, ma l'intervento del collega Riba mi ha indotto a superare questo momento di incertezza. Non capisco tanto l'insistenza del Gruppo PCI-PDS nel chiedere le dimissioni della Giunta. Avete una visione catastrofica delle cose. Vi invito a vedere le cose in modo più realistico. Bisogna vedere le cose nel loro insieme.
Ciascuno ha i suoi difetti, però la Giunta, specialmente sul versante dell'ambiente e in particolare della Valle Bormida, ha saputo dare puntualmente una serie di risposte.
RIVALTA Ma se tu hai chiesto l'elemosina di 500 milioni per la tua zona dell'Alessandrino! E' vergognoso! ROSSA Non potevo assaltare le banche! Qualcuno nella storia lo ha fatto, io noi Ho chiesto e sono contento di aver ottenuto in una circostanza nella quale mi pare fosse presente anche Rivalta che ha visto come si è determinata la questione. Devo dare atto al collega Chiezzi che facemmo un'alleanza un po' anomala tra socialisti, democristiani e comunisti di Rifondazione, che ha portato a quel risultato.
RIVALTA Questa è la dimostrazione del livello della politica ambientale. Si arriva a chiedere un'elemosina di 500 milioni e si respinge un emendamento che chiedeva un dignitoso intervento.
ROSSA Intanto abbiamo cominciato. Io sono per continuare questa battaglia.
RIVALTA Spero che tuo nipote la porti a buon fine.
ROSSA Spero di no, perché a quel punto non ci sarà né il mio né il tuo nipote. Rischiamo di andare tutti sotto! Mi auguro invece che le cose si possano realizzare.
La questione della Valle Bormida è molto complessa e non è facile dare delle risposte. E più facile assumere degli atteggiamenti di contrapposizione: la vostra per un motivo; io potrei assumere un atteggiamento che è diverso e voi lo conoscete; però poi mi rendo conto che ci sono delle ragioni profonde che mi portano a vedere per gradi che cosa è possibile fare. Non sono mosso da alcuna posizione pregiudiziale riè ritengo che l'ACNA possa mandare in crisi, la maggioranza per costituirne un'altra. Penso persino che lo facciate voi questo; a meno che io non riesca a sondare fino in fondo il vostro modo di pensare. Allora, faccio ammenda. Però ho l'impressione che siate così genuini da non pensare di mandare in crisi questa Giunta per costituirne un'altra, anche se avete scritto che bisogna fare un governo di tecnici, di persone capaci.
RIVALTA Non abbiamo detto tecnici. Sarebbe pero dignitoso che si dimettesse questa Giunta. Non abbiamo chiesto di fare una Giunta di sinistra.
ROSSA Sono convinto che non lo abbiate fatto con l'obiettivo di modificare il quadro politico, quanto per una ragione...
RIVALTA Per cambiare qualche persona nella Giunta! ROSSA Credo lo abbiate fatto per una ragione profonda nella quale credete.
E facile dire "vogliamo chiudere l'ACNA". Ho già detto e lo ribadisco in questa sede che il problema è di vedere se siamo davvero di fronte ad un caso talmente eccezionale ed ingestibile da portarci alla chiusura dell'ACNA.
Il Consigliere Picchioni ha fatto una lunga citazione del Ministro Ruffolo, che ho apprezzato, anche se è sembrato un tentativo di innalzarlo come unico responsabile di una situazione molto difficile.
PICCHIONI Ho detto il Parlamento.
ROSSA Qui c'è Ruffolo, che è un uomo di governo, e c'è soprattutto il Governo. A Roma ci siamo andati anche noi; io ci sono andato nel periodo in cui era Presidente del Consiglio l'on. De Mita, quando c'era chi sosteneva una tesi e chi sosteneva il contrario. Siamo quindi di fronte a un problema complesso. Non credo che a Ruffolo importi molto se mantenere l'ACNA oppure no. Io non voglio spezzare nessuna lancia a favore, di Ruffolo anche perch non ne ha bisogno, però dobbiamo sapere che Ruffolo agisce all'interno di un quadro politico. Andiamo pure a Roma, facciamolo questo incontro andiamo a vedere davvero se questo Paese, che fa parte dei "sette più uno" è in grado di dire la sua opinione fino in fondo sull'ACNA. Il mondo dei "sette più uno" non ha, ancora scoperto una tecnologia per controllare l'ACNA e tutte le produzioni chimiche.
Allora si chiude, caro Zanoletti. Smettiamola di dire che i socialisti sono sulla posizione. Si chiude! Ecco il problema e l'aspetto complicato.
Si dice che bloccare il Re-Sol vuol dire chiudere l'ACNA E vero! Prima tutti quel rifiuti andavano a finire nel fiume Bormida, adesso li hanno tenuti In quelle grandi vasche in attesa di fare il Re-Sol. Il ' o, i 30 gennaio dello scorso anno, ha detto che il Re-Sol non si sarebbe fatto nella valle Bormida. Occorre essere concreti e realisti, non si possono fare alcune cose sognandone delle altre, non si può pensare di risolvere problemi sognando qualcosa che è diverso dalla realtà. Allora, andando a Roma questi problemi li vedremo.
C'è la necessità di garantire, di assicurare, va bene; ragioniamoci sopra. Se, poi, nonostante tutte le assicurazioni, riteniamo di mantenere ferma questa posizione perché vogliamo chiudere l'ACNA, perché vogliamo chiudere un capitolo brutto della storia di questo Paese; dobbiamo solo metterci d'accordo. Non è la fine dello sviluppo.
Faccio questo discorso perché vorrei che cercassimo di uscire dalle posizioni pregiudiziali: vorrei che cercassimo di vedere se è cambiato qualcosa o no. Quando leggo sul giornale alessandrino che la Coldiretti dice che l'acqua del Bormida non è inquinata, mi pongo qualche domanda. Da dove viene questa dichiarazione? Qui ognuno dice la propria! L'acqua è inquinata o non è inquinata? Cari amici dobbiamo affrontare il problema in termini realistici. Non esiste ancora una via che consenta lo sviluppo dell'azienda e la salvaguardia dell'ambiente, ma nessuno vuole minare la salute della gente: siamo qui per difendere gli interessi della gente, vogliamo però fare una verifica. Andiamo a sentire. Ci potrebbero dire che L'ACNA va bene, andremo a verificare anche noi se va bene; se non avremo raggiunto un'intesa diremo che non va bene e continueremo a chiedere la chiusura dell'ACNA.
Questo non è un problema dei socialisti; il problema dei socialisti è semmai quello di vedere cosa si può fare per mantenere lo sviluppo da una parte e la difesa dell'ambiente dall'altra. Altrimenti, ci riempiamo solo la bocca di belle parole.
Il problema che cista a cuore è questo, non sono i voti, non e lì che riusciremo a raccogliere quel poco o tanto di consenso. Non siamo nemmeno sottoposti al ricatto a cui è sottoposta la DC. Fontana In un'intervista ha detto: "Vogliamo vederli questi parlamentari!" Noi non siamo sottoposti 'a questo ricatto, anche perché la nostra è una presenza quasi inesistente.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

ROSSA



PRESIDENTE

Non abbiamo una presenza parlamentare rilevante.
Il mio è un discorso realistico. Quando sostenevo che era opportuno andare all'approvazione del di risanamento, lo sostenevo perché vedo il piano distinto dal Re-Sol, vedo che è giusto il ricorso al Consiglio di Stato per usare tutti gli strumenti che lo Stato di diritto mette a disposizione, Vedo anche, però, che ci vuole un'iniziativa politica. Se poi non la vogliamo assumere, se vogliamo - invece assumere atteggiamenti diretti a bruciare í vascelli alle spalle, atteggiamenti di non ritorno non è un problema. Siamo sulla barca e io ci sto! C'è però il momento dell'iniziativa politica in cui si deve andare al tavolo delle trattative con il Governo per dire che siamo favorevoli agli interventi per la bonifica Ci sono i fusti pieni di sostanze tossiche e nocive; in molte zone del Piemonte, quindi serve anche la nostra disponibilità e la capacità di giocare al livello in cui giocano soltanto gli altri, mentre noi rischiamo di essere quelli che fanno querule denunce o proteste senza prospettive e senza sbocchi.
Dobbiamo alzare il nostro livello, non dobbiamo soltanto ascoltarle i sentimenti, che sono giusti, ai quali sono anch'io sensibile, ma dobbiamo sapere che esiste anche il momento della politica.
Non vedo la necessità di partire in quarta con le dimissioni. Mi rivolgo soprattutto agli amici del PDS. Ci sono atteggiamenti molto lontani dall'uni-tà e dalla federazione socialista! Dovete fare qualche passo in avanti, dovete vedere le cose come sono. Se, poi; in sede di verifica conclusiva avrete ragione sulla Valle Bormida, non avrò nessuna difficoltà a darvi ragione, così come non ho difficoltà a riconoscere che se una certa azienda non ci sta, non ci sta né per la Valle Bormida né per il Paese che appartiene al "gruppo dei sette".
Ragioniamo concretamente, non assumiamo atteggiamenti pregiudiziali come quello che avete assunto.
Mi auguro che si vada a Roma e si discuta non solo con il Ministro definito qui infedele, ma si discuta anche con gli innominati. Andiamo, non per fare la solita manifestazione davanti a Palazzo Chigi, ma per trattare facendo valere il ruolo del Parlamento subalpino da parte di persone che sanno governare, che vogliono trattare con il Governo per far valere le posizioni nell'interesse del Piemonte.
Per queste ragioni ho rotto gli indugi e ho preso la parola. Dobbiamo proseguire avendo ben presente il quadro di una situazione che è molto complicata. Sono sicuro che lavorando bene riusciremo davvero a fare gli interessi del Piemonte e della popolazione della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Dopo lo spettacolo, che oserei definire penoso, del Consigliere Rossa sulla questione ACNA, approfitterò del tempo a disposizione per presentare un emendamento al nostro ordine del giorno e per dichiarazione di voto.
Innanzitutto, volevo rispondere al collega Rossa, poiché nella farsa messa in piedi all'ultimo minuto, ha fatto alcune imprecisioni. Non abbiamo mai visto il collega Rossa nelle manifestazioni contro l'ACNA! ROSSA Sei troppo giovane...
RABELLINO Molto probabilmente, quando dietro 1'ACNA non vi erano grossi interessi e il collega Rossa era ancora attaccato ai vecchi ideali socialisti...



PRESIDENTE

Questo dialogo potreste farlo al vostro interno.
RABELLINO MI pare che il collega Rossa abbia fatto un intervento che non ha nulla a che vedere con la questione ACNA.



PRESIDENTE

Ognuno ha i suoi percorsi per arrivare alla meta.
RABELLINO Tengo comunque a precisare che; almeno negli ultimi tempi, il Consigliere Rossa non è mai stato visto ad alcuna manifestazione.
Relativamente al discorso ACNA e alla necessità di verificare ulteriormente la situazione, vorrei dire che di verifiche ne abbiamo fatte forse troppe. Se le legislature precedenti avessero verificato un po' meno e agito un po' di più, forse oggi non dovremmo più discutere dell'ACNA E' questa la realtà, collega Rossa.
Vi sono poi altri problemi che si intersecano sulla questione ACNA tant'è vero che la nostra proposta di emendamento si riferisce proprio ad uno di questi: il problema agricolo. Molti sindaci della Valle Bormida hanno emanato ordinanze; tuttora vigenti in seguito a relazioni delle UU.SS.SS.LL., che proibiscono l'utilizzo dell'acqua del Bormida ad uso irriguo.
Chi pagherà i danni agli agricoltori? A questa domanda non ha risposto ancora nessuno. Alle interrogazioni presentate circa sei mesi fa, gli Assessori, abilmente, sono stati sul vago. Visto che le ordinanze sono state nuovamente emanate e il problema persiste, presenteremo altre interrogazioni Con il nostro emendamento impegniamo la Giunta affinché trovi gli strumenti atti a chiedere a qualcuno il risarcimento di quei danni. Se la Regione Piemonte vuole avere la sua autorevolezza, non c'è migliore occasione di questa di citare l'ACNA e di chiedere il risarcimento dei danni all'agricoltura. Diversamente, si citi la Regione Liguria, che ha dato le varie autorizzazioni. Ci sono dei casi di querelle fra enti pubblici, ebbene, se esiste la volontà della maggioranza di affrontare seriamente, e non solo a parole, la questione ACNA e della Valle Bormida avviamone almeno una.
Il problema AMA è anche un problema di maggioranza, che sicuramente è in grande difficoltà perché sulla questione non c'è mai stata compattezza.
Non voteremo a favore dell'ordine del giorno del PDS, perché si rischia un vuoto di Governo che, in queste occasioni, rischia di essere pericolosissimo. Si rischia di non avere un esecutivo, un punto di riferimento che possa contrastare l'ACNA. Naturalmente, si può discutere sulla volontà di questo esecutivo di contrastare seriamente la Regione Liguria e l'ACNA. Riteniamo che quella del PDS sia un'operazione demagogica che non ha un riscontro obiettivo nei confronti della Giunta.
Noi ci asterremo sull'ordine del giorno della maggioranza, che ribadisce nuovamente le stesse cose. L'iniziativa più importante che in questo mo mento deve venire dalla Giunta è quella di ritirare definitivamente la proposta di deliberazione sul piano di risanamento della Valle Bormida. La maggioranza sostiene sia una piccola cosa, benissimo, visto che si tratta di una cosa di poco conto, la Giunta si attivi e inizi col ritirare quella proposta di deliberazione.
Mi auguro che il Presidente Brizio accolga la nostra richiesta. In questo caso ritireremo l'ordine del giorno e, fermo restando il discorso sul risarcimento dei danni agli agricoltori, chiediamo che il documento venga votato per parti separate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò che interviene per dichiarazione di voto.
STAGLIANO' Dopo l'intervento del collega Rossa è difficile tenere la scena, e quindi sarò il più rapido possibile. Desidero comunque, in conclusione della discussione, richiamare alcuni ragionamenti che stanno alla base dei documenti che abbiamo proposto, e che ci inducono a manifestare la collocazione del Gruppo dei Verdi anche in ordine ad altri documenti da noi non sottoscritti.
Già la settimana scorsa abbiamo detto che la sentenza del TAR ligure è stata scritta, letteralmente, in termini sostanziali dal Ministero dell'Ambiente. La relazione inviata il 3 luglio - o il 4, dipende dalla data di protocollo - è un lungo elenco di documenti che hanno un'unica fonte: l'ACNA. Li cito: progetto Re-Sol (descrizione processo, ecc.), ACNA la sintesi dell'emissione e qualità dell'aria dovuta allo stabilimento ACNA; fonte ACNA; dati meteo-climatici locali; fonte ACNA; risultati del monitoraggio fiume Bormida, fonte ACNA, caratterizzazione chimica acque reflue dello stabilimento, fonte ACNA: valutazione tossicologica delle emissioni del Comitato, banca dati ACNA; potrei continuare per altri otto punti.
La relazione del 3 luglio è la base su cui si è fondato il giudizio del TAR ligure; che rinvia ad un'altra relazione, quella del 3 marzo 1991 che è stata depositata il 12 giugno di quest'anno, che contiene l'ennesimo falso che abbiamo già denunciato circa l'espressione di parere della Regione Piemonte. Con questo voglio sottolineare che questa Regione deve investire con tutta la sua autorevolezza il Parlamento. E' stato opportunamente ricordato oggi che il Parlamento nel suo insieme non ha fatto tutta la sua parte; certo potremmo fare dei distinguo sulle forze politiche, ma poco varrebbe. Il Parlamento deve fare la sua parte per dirci se la legge che gli abbiamo mandato è proprio una "schifezza", se gli sviluppi ulteriori segnalati dal Ministro Ruffolo che sono stati citati sono meritevoli di un mutamento di rotta rispetto al documento espresso il 30 gennaio 1990 e così via. Dobbiamo investire il Parlamento, la massima autorità politica di questo Paese, con tutta l'autorevolezza di cui la Regione è capace.
Dobbiamo investire anche il Governo nella sua collegialità, perché non è possibile assistere ulteriormente allo spettacolo dove ciascuno difende, il proprio Ministro, laddove c'è una responsabilità complessiva specifica per quanto riguarda l'Enichem.
L'altro ieri, Giuseppe Turani, nella sua rubrica sul Corriere della Sera "Rosso e nero" a un certo punto scrive: "Mercoledì - cioè domani - il vertice dell'Enichem, dell'ENI, più una mezza dozzina di Ministri si siederanno intorno ad un tavolo con carta e penna e non si alzeranno da lì fino a quando non avranno scritto il business pian: finalmente! Potete immaginarvi la scena - scrive Turani - Cristofori, Pomicino e Delmese, con la loro biro in mano, a gettare giù quel piano che gli zucconi dell'Enichem non sono mai riusciti a mettere insieme. Non si capisce perché, già che ci sono, i Ministri non provvedono anche a spazzare Le fabbriche, a spegnere le luci e venderne porta a porta i prodotti, magari usando qualche auto blu" Con questo voglio dire che il Governo nella sua collegialità è già investito del futuro dell'ACNA e allora non si capisce perché proprio sul Popolo, l'on. Vito Napoli lamentava tagli operati dall'Enichem in altri stabilimenti del Gruppo e invece, sempre domani, magari la biro blu sarà quella che sottolineerà le fatidiche quattro lettere (o sei se volete):



ACNA CO, di Cengio.

Noi dobbiamo investire l Governo con il massimo dell'autorevolezza perché è li che la partita va sbloccata. In questo senso noi non perdiamo di vista in alcun modo, cari colleghi, e penso che tutti voi siate disposti a darcene atto, il processo faticoso e contraddittorio che ha portato alla posizione assunta in ultimo dalla Regione Piemonte, che è quella che vagliamo difendere, cioè il rifiuto del Re-Sol e dell'ACNA.
A differenza di altri, noi non dimentichiamo da dove siamo partiti, non voglio rifare la storia dei cinque anni passati, ma riferirmi soltanto agli 11 mesi che abbiamo alle spalle, laddove un programma della Giunta ha avuta manifestamente la tentazione di fare marcia indietro; 180 gradi distanti dal punto cui eravamo giunti con l'ultimo atto compiuto dalla precedente legislatura, che era l'approvazione della legge regionale per la chiusura dell'ACNA, Non dimentichiamo che c'era quella volontà di "revanche" (così la chiamammo allora) di coloro i quali volevano tornare indietro.
Quel programma della Giunta era lontano dalla legge regionale che approvammo a larghissima maggioranza e più vicino alle posizioni dell'allora PCI che diceva "risanare si può" fino alla data delle elezioni europee del 1989.
Oggi a noi sembra che sia importante difendere le posizioni più avanzate, perché l'obiettivo finale per i Verdi resta uno solo: la chiusura totale dell'ACNA,che è destinata essere superata dal suo stesso mostro, il Re-Sol; d'altra parte i mostri generano soltanto mostri, come peraltro e dimostrato ampiamente dai documenti portati a nostra conoscenza attraverso gli organi di informazione della Val Bormida ad opera di amministratori autorevoli della valle.
La posizione dei Verdi quindi è inequivoca e da questo punto di vista non riusciamo davvero a capire le strane rampogne che leggiamo sui giornali; mi si dice che si tratta di articoli di "giornaletti" del cuneese, utili forse per fare un comizio fra pochi intimi; collega Riba, ma non a fare giustizia della verità storica e tanto meno delle volontà attuali. Quando avremo modo di leggere questo articoletto, se necessario ripercorreremo tutte le tappe di cui rivendichiamo la nostra parte di merito, che hanno portato questo Consiglio; a stragrande maggioranza, a votare una legge di cui ebbi l'onore di essere primo firmatario nonch relatore in quest'aula.
Pensiamo sia necessaria un'ampia maggioranza per avere peso: da questo punto di vista siamo preoccupati non solo per il documento che ha presentato la maggioranza, ma anche di quello del Gruppo PDS, che non voteremo, non perché questa Giunta debba essere assolta (riteniamo, come abbiamo, detto in più di un'occasione, che l'atteggiamento, le incertezze le titubanze, le contraddizioni in particolare di alcune componenti politiche non sono minimamente accettabili proprio per il problema che ci sta a cuore), ma perché pensiamo che quella richiesta di dimissioni sia lo voglio dire in due parole - fuori luogo rispetto all'argomento.
Per quanto riguarda il documento della maggioranza siamo preoccupati non per le cose che dice, ma per quelle che non dice, laddove ad esempio salta un problema che è politico ed istituzionale, che è di dignità di questa assemblea, a proposito della indispensabile censura che va portata pubblicamente nei confronti del Ministero. Presidente Brizio, non si tratta di errata informazione, come lei ha detto. Certo, capisco che da quella sedia non si può dire molto di diverso, ma noi parliamo da qui e dobbiamo dire che non si tratta di errata informazione: le notizie trasmesse dal Ministero dell'Ambiente al Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria rappresentano un falso manifesto e patente.
Manteniamo quindi quell'ordine del giorno che è di censura nei confronti di un Ministero o di un suo Servizio che è recidivo. Da questo punto di vista trarremo tutte le conseguenze per quanto riguarda la responsabilità soggettiva ed individuale dei Consiglieri Verdi nei confronti di un Ministero che ha gravi responsabilità.
Inoltre; poiché occorre eliminare ogni equivoco, manteniamo l'ordine del giorno che chiede la revoca della deliberazione della Giunta che non è collega Picchioni - uno stratagemma né piccolo né grande. E' stato utilizzato deliberatamente un atto soggettivo compiuto dalla Giunta che sappiamo essere una proposta al Consiglio e siccome il danno è stato fatto noi pensiamo che debba essere rimossa alla radice qualsiasi possibilità di strumentalizzazione futura.
Prendiamo atto dell'incarico conferito al Prof. Giannini che, come ha detto il Presidente Brizio, ha già accettato; in questo senso il, nostro primo ordine del giorno è superato e per una volta il Presidente Brizio ci ha letto nel pensiero, ma gli altri due successivi mantengono il loro valore.
Voteremo a favore di tutti i documenti che esprimono questi concetti con chiarezza e In questo senso mi auguro che anche quello della DC venga mantenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Alcuni colleghi, intervenendo, hanno insistito più volte sul problema di un pronunciamento autorevole del Consiglio, e si è sostenuto che l'au torevolezza discenda, come conseguenza logica, dall'ampiezza del consenso.
Sostengo che ci sono momenti in cui questo è vero e momenti In cui non è vero. Questo è un momento in cui l'autorevolezza può discendere soltanto dalla chiarezza, perché, siamo convinti che quanto è successo e quanto potrà succedere - di questo dobbiamo preoccuparci e non soltanto della sentenza del TAR - è legato ad elementi di ambiguità, di equivoco, che hanno parzialmente, per quello che può contare la nostra Regione nella vicenda per certi versi più grande di noi, origine in quest'aula. Quindi noi abbiamo voluto porre un'esigenza di chiarezza.
Mi soffermo sull'immediatezza della questione: cosa dobbiamo trasmettere come Consiglio regionale alle autorità politiche governative nei prossimi giorni, al di là del ricorso al Consiglio di Stato che è un atto dovuto? Dobbiamo trasmettere segnali chiarissimi: assumere come Consiglio regionale, come Regione Piemonte, un'iniziativa politica e non soltanto fare un ricorso al Consiglio di Stato. A nostro giudizio, gli atti gravissimi che indichiamo nel nostro ordine del giorno hanno a che fare con alcune questioni semplici. Dobbiamo far sapere a chi non vuole sapere o ha fatto finta di non sapere che la Regione Piemonte non ha approvato il piano di risanamento della Valle Bormida e non intende approvarlo, che non si è trattato di un rinvio. C'è chiarezza su questo? Qualcuno dice che non esiste più Perché l'abbiamo accantonato. Siamo chiari, colleghi: qualcuno lo intende come "rinvio, poi si vedrà", ma i cittadini che quel giorno erano in quest'aula non l'hanno inteso come un rinvio, bensì come una reiezione, un voto negativo. Vogliamo essere chiari fino in fondo su questo? Quindi, prego la Giunta di revocare quella deliberazione oppure la riportiamo in Consiglio e votiamo no, ma ci deve essere chiarezza su questo, non possiamo lasciare ambiguità. Ci sono solo due vie: o la revoca da parte della Giunta o il voto contrario del Consiglio.
Seconda considerazione: dobbiamo smettere di giocare sulla questione della localizzazione del Re-Sol; abbiamo o no il coraggio di dire che il problema é la chiusura dell'ACNA? Ce la sentiamo di dirlo? Il Consiglio all'unanimità, lo ha detto, approvando la proposta di legge al Parlamento per la chiusura dell'ACNA.
Nell'ordine del giorno del 7 maggio c'è una frase che contiene qualche elemento di ambiguità, caro Picchioni: si parla della proposta di legge al Parlamento nazionale e delle sorti dell'ACNA Ma Perché giriamo intorno al problema? Perché nell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza non c'è cenno su questo punto e si pone solo ed esclusivamente la questione della localizzazione del Re-Sol? Tutti dicono Perché se non si fa il Re-Sol a Cengio, l'ACNA dovrà chiudere. Ma questa è furbizia, questo non è un modo chiaro, onesto e franco di porre i problemi! Ci vuole chiarezza e quindi si esige una risposta politica seria, forte, della Regione che deve dire che il Piemonte chiede un programma per la chiusura dell'ACNA Credo che un atto altrettanto chiaro - che possiamo prendere oggi - sia quello di decidere che il Consiglio regionale sarà presente a Roma il 30 luglio a fianco dei cittadini, dell'Associazione, dei sindaci della Valle Bormida, ma con questi contenuti e non per una solidarietà generica. Quando la Giunta regionale s'incontrerà coi Ministri che cosa andrà a dire? Porrà soltanto il problema della sospensione dei lavori, di sistemare il Re-Sol da un'altra parte o porrà anche il problema della chiusura dell'ACNA? Ci vuole quindi chiarezza. Perché oltre a porre questioni di merito, di esigenza di chiarezza, d'iniziativa politica e di contenuto, abbiamo chiesto le dimissioni della Giunta? Perché c'è una storia e l'accennava prima Staglianò. La Giunta è nata sulla vicenda ACNA segnando un chiaro punto di arretramento e di ambiguità rispetto alla maturazione a cui era arrivata la precedente legislatura anche nelle sue componenti di maggioranza. Era leggibile nel documento programmatico su cui è nata la Giunta, è stato leggibilissimo nei primi atti della maggioranza. Ma possiamo andare avanti così? Staglianò ci ha quasi rimproverati per la nostra nettezza nel porre la questione delle dimissioni e ha fatto appello ad un metodo di ricerca dell'unità a piccoli passi, ma con questa ricerca noi siamo arrivati oggi ad un punto morto. Perché la maggioranza nella scorsa seduta del Consiglio ha negato la possibilità di svolgere un dibattito, al di là degli aspetti formali e procedurali, quando c'era l'intesa dei Capigruppo? Perché la maggioranza e la Giunta non hanno assunto una posizione più coraggiosa? Perché non si sono presentate al mattino dichiarandosi disponibili a fare la comunicazione ed accettare il dibattito? Perché il collega Rossa ha dovuto pensare a lungo prima d'intervenire? Il collega Rossa non è nessuno in questo Consiglio, è il Capogruppo del secondo partito per dimensione che compone la maggioranza e che esprime l'Assessore all'ambiente, ma non ha mai nascosto le sue opinioni. Perché l'Assessore Garino e il Presidente Brizio ancora questa sera, can scarsa furbizia, hanno cercato di deviare il discorso sulle responsabilità nel rapporto con il Ministro Ruffolo tirando fuori responsabilità inesistenti del Parlamento? Finche esiste quella mozione parlamentare, caro Brizio, un Ministro della Repubblica vi si deve attenere, non c'è responsabilità del Parlamento. Qui c'è un Ministro della Repubblica che non si è attenuto ad una mozione del Parlamento e lui stesso ha riconosciuto di dovere indicare la via per il comportamento, ma poi si è comportato in modo diverso. Qui c'è una responsabilità solo del Ministro non del Parlamento. Se il Parlamento non si è riunito, si vede che ritiene di non doversi riunire su quell'argomento.
E' semplice Presidente Brizio, la responsabilità è solo da una parte.
Da questi atteggiamenti noi abbiamo ricavato l'opinione che andava posta una questione politica, con il punto sulle dimissioni della Giunta.
L'ambiguità deve avere fine, non è più governabile, non è più reggibile non siamo più autorevoli se andiamo al confronto col Governo con un ordine del giorno come quello presentato dalla maggioranza in cui i nodi reali non ci sono. Non siamo più autorevoli se andiamo al confronto con il Governo senza avere revocato la deliberazione, senza dire parole chiare sulla chiusura dell'ACNA e senza avere atteggiamenti univoci della maggioranza e della Giunta su un punto così qualificante. Non ci sono problemi di trasversalità e di pericoli come quelli che paventa il collega Rossa, cioè che abbiamo posto dei trabocchetti con finalità un po' meschine: abbiamo posto un problema di chiarezza fondamentale, perché non è più reggibile questa battaglia se viene a mancare la chiarezza.
Per questi motivi il nostro Gruppo mantiene in votazione i tre ordini del giorno presentati: il primo che è più complessivo; il secondo che è molto simile per contenuto ad altri presentati da diversi Gruppi che chiedono espressamente la revoca della deliberazione da parte della Giunta e infine l'ultimo in cui si chiede che il Consiglio decida di partecipare con una propria delegazione ufficiale alla manifestazione di Roma del 30 luglio 1991.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Il nostro Gruppo aveva presentato un motivato ordine del giorno che s'incentrava sulla ferma richiesta di revoca della deliberazione e dava per presupposto l'affermazione decisa di ribadire la chiusura dell'ACNA e il no al Re-Sol. Il nostro ordine del giorno è stato, per così dire snobbato all'insegna della parola d'ordine "minimizzare", perché infatti l'Assessore Garino ha detto che tanto non ha efficacia giuridica il discorso del TAR D'accordo che non abbia efficacia giuridica, perché rondine del giorno del Consiglio del 7 maggio diceva che allo stato attuale delle cose non se ne faceva niente finché il Re-Sol non fosse stato eliminato, pero è anche vero che rimane come documento di volontà politica.
D'altro canto, se era solo un formalismo, come ha poi fatto credere il collega Picchioni, che nulla porta o porterebbe (il che, fra l'altro, non è vero) a quella che vorrebbe essere la volontà di questo Consiglio per il "no" al Re-Sol, allora non si capisce perché non ci sia la volontà di compiere questo atto dovuto di revocare la deliberazione. Tutto questo è sospetto. E sospetto che non si voglia compiere questo atto politico e che si voglia mantenere In piedi questa volontà politica, sia pure congelata finché si vuole, ma esistente.
Se poi ci fossero dubbi sul carattere sospetto di questo "arroccarsi" al non revocare la deliberazione, basterebbe rafforzarlo quanto dichiarato dal collega Rossa nel corso del suo intervento, cioè che il piano è ,una cosa diversa dal Re-Sol e che siamo qui per il piano di, bonifica. Ma quale piano? Il piano che adesso è congelato e che aveva avuto il supporto favorevole della Giunta? Se è così è un motivo in più per chiederne la revoca, perché se non lo si revoca si viola la volontà del Consiglio espressa il 7 maggio! Quindi, insistiamo sul nostro ordine del giorno che considera di rilievo e di sostanza la revoca del piano e vede con manifesto sospetto come ho cercato di dimostrare, il non ritiro.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno del PDS, devo dire che allorquando l'ho letto pochi giorni fa, l'ho anch'io definito nella mia mente demagogico, strumentale e, così come l'ha definito oggi Stagliano fuori luogo.
Adesso che si chiede formalmente e motivatamente la revoca del piano di risanamento; le riserve presenti in me e nel collega Zacchera sono cadute. Pertanto di fronte al dimostrato sospetto di non voler ritirare il parere favorevole a quel piano di risanamento, che - checché se ne dica - presupponeva manifestamente l'ACNA aperta e il Re-Sol In funzione (con la sottigliezza di non dire dove avrebbe dovuto essere costruito, come ha detto l'Assessore Garino, aggiungendo un altro elemento di confusione) di fronte a questo abnorme, assurdo comportamento della Giunta che ritiene di mantenere in piedi, quasi come una ipoteca a favore dell'ACNA, il piano di risanamento che la presuppone aperta e con il Re-Sol in funzione, lo non posso non votare l'ordine del giorno dei PDS, considerando quella richiesta di dimissioni come una censura alla Giunta, la quale vuole continuare a rimanere in una sorta di incertezza e presentarsi ai prossimi appuntamenti a livello ministeriale, sui quali ho già detto che sono estremamente scettico.
Sappiamo quale arroganza caratterizzi il Ministro Ruffolo in una posizione di debolezza; gli si potrà sempre rinfacciare che dopotutto il piano di risanamento non il Consiglio, ma voi, l'avete approvato!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Sarò brevissimo, ma non posso lasciare passare sotto silenzio un'affermazione di una gravità eccezionale fatta dal Consigliere Riba.
Riba, facendo sue le dichiarazioni di un giornale, dice che noi abbiamo delle centraline di rilevamento atmosferico, ovviamente a Pian della Rocchetta, ultima zona piemontese, che non possono assolutamente rilevare nulla perché - cito le sue parole - occorrerebbe un ventilatore che spingesse l'aria da Cengio fino alle nostre centraline.
Se così fosse - e non è vero, ed è un'affermazione gravissima crollerebbe tutto quanto affermato in questo Consiglio sulla pericolosità del Re-Sol, perché significherebbe che i fumi del Re-Sol non interessano affatto il territorio piemontese. Non credo di poter lasciar passare un'affermazione di questo genere.
La seconda osservazione è su un'affermazione del Consigliere Monticelli, il quale dice che il Presidente e l'Assessore Garino avrebbero usato un po' di furbizia nel cercare di deviare le responsabilità del Ministro per quanto riguarda il fatto che non si è attenuto al deliberato del '90.
Consigliere Monticelli, la deliberazione del '90 va letta tutta e l'ultima frase di quella deliberazione parlamentare impegnava il Ministro anche a riferire sulla soluzione alternativa per quanto concerne la localizzazione dell'impianto di cui al punto 3), cioè del Re-Sol, e poi sull'avvio del piano di risanamento. E su questa base che il Ministro Ruffolo - e non per difenderlo - ha chiesto e non ottenuto di andare alla Camera per dire quello che il Parlamento gli aveva chiesto di riferire.



(Commenti dai banchi delle opposizioni)



PRESIDENTE

GARINO, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

Per andare a dire quello che il Parlamento gli aveva chiesto, cioè di riferire esattamente sulla soluzione alternativa...



(Commenti dai banchi delle opposizioni)



PRESIDENTE

GARINO, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

Doveva riferire, ma non gli è stato concesso.



PRESIDENTE

RIVALTA



PRESIDENTE

Allora per dispetto ha detto: "Ve lo metto a Cengio!"



PRESIDENTE

Il dibattito di carattere generale è concluso. Passiamo pertanto alle fasi di votazione. Pongo dapprima in votazione l'ordine del giorno n. 224 presentato dai Consiglieri Rivalta, Riba, Foco, Dameri, Bresso, Monticelli e Coppo, che si conclude con la richiesta di dimissioni della Giunta, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte posto di fronte al disconoscimento dei sacrosanti diritti delle comunità delle Valli Bormida di vedere eliminata la sorgente di inquinamento e di degrado ambientale delle acque, dell'aria e dei suolo delle proprie valli, costituita dallo stabilimento AMA di Cengio, che ancora una volta si è perpetuato attraverso l'operato del TAR ligure che ha respinto La richiesta di sospensione della costruzione dell'inceneritore (detto Re-Sol) all'ACNA di Cengio e ha revocato la misura cautelare precedentemente assunta tenuto conto che tutto ciò avviene nell'ambito di un pervicace atteggiamento del governo regionale che, non, solo non ascolta le richieste delle popolazioni piemontesi, ma disattende la volontà del Parlamento che si era espresso contro la costruzione dell'inceneritore a Cengio e nella Valle Bormida e che in questa ultima vicenda del giudizio del TAR ligure si è comportato con spegio verso la semplice richiesta del Consiglio regionale l'ordine del giorno del 2/7/ 1991) con la quale si richiedeva che alla richiesta di parere rivolta dal TAR alla Commissione per la valutazione di impatto ambientale (costituita presso il Ministero per 1 Ambiente); si rispondesse attraverso approfondito esame istruttorio, accurato sopralLuogo a Cengio e incontro con le popolazioni e le istituzioni locali piemontesi tenuto conto inoltre che il Ministero per l'Ambiente ha fornito al TAR una relazione documentaria in cui si afferma che le Regioni Liguria e Piemonte hanno approvato il 'Piano di bonifica e disinquinamento della Valle Bormida.
proposto dal Ministero, il che non è vero, per quanto concerne la Regione Piemonte, il cui Consiglio regionale, con l'ordine del giorno del 7 maggio scorso, si è espresso per la non approvazione (in questo modo respingendola proposta di delibera di approvazione presentata dalla Giunta regionale) considerato che la decisione del Governo di lasciare costruire l'inceneritore a Cengia costituisce un'ulteriore beffa che mortifica l'impegno che gli abitanti delle valli e, le istituzioni locali profondono per la rinascita ambientale dei propri territori e che ripete le tante beffe già subite in passato, quando alle rivendicazioni delle comunità si è risposto confermando e consolidando la presenza, dello stabilimento a Cengio (si ricordi, per tutte, la sentenza dei Tribunale di Milano che, sul finire degli annui sessanta, alla causa intentata dalle popolazioni locali ha risposto con, una sentenza che considerava proficua per l'agricoltura le immissioni inquinanti dell'ACNA): considerato che - la sentenza del TAR ligure è l'ultimo atto tecnico con cui si vuole comprovare una politica pregiudizievolmente scelta dal Governo nazionale; ritenuto che la scelta da compiere e' ormai da prendersi esclusivamente sul piano politico, e riguarda l'azione di governo che deve confrontarsi con i problemi di merito l'ambiente e potenzialità di sviluppo della valle piemontese) e con i problemi di autonomia e di democrazia che le popolazioni piemontesi pongono e che, proprio in un periodo in cui di grande rilievo e3 il tema delle riforme istituzionali), assumono un'importanza fondamentale impegna la Presidenza del Consiglio regionale a chiedere con urgenza, un incontro con il Presidente del Consiglio e con i Ministri competenti per ottenere: - l'impegno di fermare immediatamente la costruzione dell'inceneritore all'ACNA di Cengio un programma di chiusura dell'ACNA di Cengio: - un progetto di riconversione produttiva, e di localizza-zione in una nuova area della Valle Bormida di attività, industriali compatibili con l'ambiente.
Inoltre impegna la Presidenza del Consiglio regionale ad organizzare, in collaborazione con gli Enti locali della Valle Bormida, un programma di iniziative politiche e culturali volte a creare la più ampia sensibilità e il più largo appoggio ai diritta delle comunità vallive piemontesi considerato che la situazione creatasi è conseguenza anche delle gravi incertezze, disattenzioni e ambiguità dimostrate dalla Giunta regionale, e in particolare dall'Assessore all'ambiente, che hanno portato alla approvazione in Giunta del Piano di bonifica presentato dal Ministero e successivamente, al continuo diniego di revoca della delibera di approvazione che le opposizioni hanno ripetutamente sollecitato in II Commissione e in Consiglio regionale (il che ha creato non pochi equivoci non ultimo, quello del Ministero dell'Ambiente di considerare approvato il Piano anche da parte della Regione Piemonte); il Consiglio regionale chiede le dimissioni della Giunta regionale e la sua ricostituzione con forze politiche e singoli componenti che diano garanzia di affidabilità e impegno nei confronti dei vari problemi che gravano sulla nostra regione e, in particolare, di quelli ambientali." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 28 contrari (non partecipano alla votazione 3 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 227 presentato da Consiglieri Staglianò; Segre e Miglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato con sconcerto e indignazione che, nella memoria presentata dal Ministero dell'Ambiente al TAR Liguria attraverso L'Avvocatura dello Stato il 16.6 1991 nel corso del processo intentato dalla Regione Piemonte contro l'avvio della costruzione dell'inceneritore Re-Sol all'ACNA di Cengio, a pagina 7 del testo ('Relazione del Ministro all'ambiente sui risanamento dello stabilimento ACNA di Cengio...') predisposto dal 'Servizio Inquinamento Atmosferico Acustico e le Industrie a Rischio si affermava che 'la Regione Piemonte ha approvato il Piano di risanamento della. Valle Bormida'; sottolineato, che il 7.5.1991, ben 35 giorni prima del deposito di detta memoria, la Regione Piemonte aveva deciso di non 'approvare' il Piano ali, risanamento predisposto dal Ministero dell'Ambiente: tenuto conto, che tali false gravissime asserzioni avevano il chiaro proposito d'influenzare il giudizio del TAR ligure esprime una ferma condanna del comportamento assunto nella circostanza dal Ministero dell'Ambiente e chiede una censura formale e pubblica degli autori della memoria richiamata in premessa, che ha danneggiato e danneggia gli interessi del Piemonte e la dignità dei suoi organi istituzionali; impegna la Giunta regionale ad accertare resistenza degli estremi del reato di falso ideologico in atto pubblico (o di altra eventuali reati) nel documento del Ministero dell'Ambiente citato in premessa, e ad avviare le conseguenti iniziative legati nei confronti dei responsabili.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli e 25 contrari (non partecipano alla votazione 11 Consiglieri).
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 230 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ricordato che con deliberazione assunta nell'adunanza del 15.10.1990 la Giunta, regionale ha proposto al Consiglio 'di esprimere parere favorevole alla stesura del Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida trasmesso dal Ministro dell'Ambiente il 13.6.1990', piano che presupponeva e presuppone sia, l'ACNA aperta e sia l'allestimento e la messa in funzione dell'inceneritore Re-Sol considerato che, in sede di Consiglio, le forze politiche presenti a Palazzo Lascaris si sono espresse con l'ordine del giorno 7.5.1991, con il quale hanno assunto la decisione di non approvare il predetto Piano di bonifica elaborato dal Ministro Ruffolo (ma che era stato condiviso dalla Giunta regionale piemontese attraverso l'espressione del sovramenzionato parere favorevole) fino a che non si 'sarà definita la sorte dell'ACNA e la localizzazione Re-Sol fuori Valle Bormida' ritenuto che - immediatamente dopo questa presa di posizione del 7.5.1991, secca e decisa, del Consiglio regionale - la Giunta avrebbe dovuto porre in essere l'atto dovuto di revocare e ritirare la pregressa deliberazione 15.10.1990 di parere favorevole al Piano Ruffolo considerato che la mancata revoca non può essere interpretata all'esterno ed anche nella realtà delle cose - come volontà politica della Giunta di rimanere arroccata sulla propria adesione al Piano che appare quindi fatalmente vivo, vitale e appoggiato dal parere favorevole della Giunta regionale piemontese; considerato ancora che siffatta situazione ha consentito al Ministro dell'Ambiente di asserire (sia pure falsamente e in malafede) nella documentazione a corredo delle difese a sostegno del Re-Sol elaborate dall'Avvocatura di Stato per il TAR della Liguria, chela Regione Piemonte aveva dato il proprio assenso al Piano di bonifica in questione ritenuta infine manifesta la contraddizione fra la firma del Presidente della Giunta in calce al parere favorevole al Piano (che - si ribadisce presuppone l'ACNA aperta e il Re-Sol in funzione) e la firma dello stesso Presidente della Giunta in calce alla domanda presentata prima al TAR ed ora al Consiglio di Stato per richiedere la sospensione della messa in opera del Re-Sol e tale contraddizione ha fatalmente influito sulla decisione del TAR ligure di non sospendere cautelativamente la costruzione del Re-Sol ritenuto infine che - sia pure in extremis e in ritardo - la Giunta deve responsabilmente revocare la più volte citata delibera del 15.10.1990 ai fini di fare chiarezza politica sulla vicenda quantomeno da oggi in avanti impegna, la Giunta a immediatamente revocare la propria deliberazione 15.10.1990 con la quale manifestò questo parere favorevole al Piano di risanamento e bonifica della Valle Bormida che era s iato formulato dal Ministro dell'Ambiente." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 25 contrari Pongo in votazione l'ordine dei giorno n. 232 presentato dai Consiglieri Vaglio, Farassino e Rabellino, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in forza dell'o.d.g. approvato in data 7 maggio 1991 nel quale si assumeva la decisione di non approvare il Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida trasmesso dal Ministero dell'Ambiente il 13 giugno 1990 ricordato che la Giunta regionale non ha mai ritirato la deliberazione di accoglimento del suddetto Piano assunta in data 15 ottobre 1990 considerato che il Piano presupponeva la prosecuzione della attività presso lo stabilimento ACNA e la costruzione dell'impianto di incenerimento Re Sol, o che a seguito dell'ordine del giorno 7 maggio 1991 la Giunta avrebbe dovuto revocare e ritirare la predetta delibera, permanendo la quale si è dato sostegno alla difesa elaborata dall'Avvocatura, di Stato per conto del Ministero dell'Ambiente nel ricorso presso il TAR della Liguria impegna la Giunta a revocare immediatamente la propria deliberazione dei 15 ottobre 1990 con la quale manifestava parere favorevole al Piano di risanamento e bonifica della Valle Bormida così coree formulato dal Ministero dell'Ambiente.
Impegna inoltre la Giunta ad attivare le misure necessarie ed a reperire i fondi necessari per risarcire i danni agli agricoltori derivanti dalle ordinanze dei Sindaci di divieto di utilizzo delle acque del Bormida ad uso irriguo conseguente alla relazione dell'USSL 75 di Acqui che ribadisce in data 28.4.1991 (prot. n. 7071) la pericolosità dell'acqua del Bormida" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 27 contrari.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 235 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti per parti separate, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la risoluzione parlamentare dei 31 gennaio 1990 che impegnava il Governo a non consentire la realizzazione dell'impianto Recupero Solfati e/o trattamenti termici affini per smaltimento in ACNA e in valle Bormida...' Vista la delibera della Giunta regionale, tendente ad ottenere da questo Consiglio '...il parere favorevole alla stesura del Piano per il disinquinamento e la bonifica, della Val Bormida trasmesso dal Ministero dell'Ambiente..' (Piano che presupponeva la prosecuzione dell'attività da parte dello stabilimento di Cengio e non si esprimeva con.la dovuta chiarezza circa la localizzazione del predetto impianto Re-Sol): atteso che nella documentazione inviata dal Ministero dell'Ambiente al TAR ligure si sostiene che la Regione Piemonte sarebbe favorevole al Piano menzionato; ricordati, viceversa, gli ordigni dei giorno approvati il 7/5/1991 che non approvavano il predetto Piano, almeno '...fino a che non si sarà definita la sorte dell'ACNA e la localizzazione dei Re-Sol .' ritenuto ormai giunto il momento di eliminare ogni ambiguità di fronte alle scelte di chiusura dell'ACNA e di non realizzazione dell'inceneritore Re Sol: scelte necessarie per consentire alla Val Bormida la rinascita economica, sociale e civile dopo oltre 100 anni di avvelenamento osservata la necessità, da parte della Giunta regionale, di comportamenti univoci sulla chiusura dell'ACNA e sull'opposizione alla costruzione dei Re-Sol sia in sede regionale che in sede nazionale, in quanto le attuali ambivalenze e compromessi verbali, se non superati, non consentono alla Giunta medesima di restare 'in carica' e, anzi, ne presuppongono le dimissioni impegna l'Assessore all'ambiente e la Giunta a ritirare immediatamente la delibera del 15 ottobre 1990 citata in premessa" Chi è favorevole alla prima parte del documento è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 15 voti favorevoli e 28 contrari.
Pongo infine in votazione 1a seconda parte del documento, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte decide di richiedere ai Presidenti della Camera e del Senato l'osservanza della risoluzione parlamentare dei 31 gennaio 1990 che impegnava il Governo '...a non consentire la realizzazione dell'impianto Recupero Solfati e/o trattamenti termici e affini per smaltimento in ACNA e in Valle Bormida...', facendosi promotori di un urgente provvedimento volto ad impedire il prosieguo dell'attività di costruzione dell'impianto Re-Sol nello stabilimento di Cengio; che venga esaminata, celermente la proposta di legge d'iniziativa, del Consiglio regionale dei Piemonte, presentata il 27.3.1990, recante 'Norme per la chiusura dell'ACNA di Cengio, per la bonifica e la rinascita della Val Bormida e per lo sviluppo dei livelli occupazionali ambientalmente compatibili'." Chi è favorevole alla seconda parte del documento è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 40 voti favorevoli 4 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 237 presentato dai Consiglieri Segre, Miglio e Staglianò, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte richiamato l'ordine dei giorno del 7.5.1991 con il quale si decideva di 'non approvare' il Piano di risanamento della Val Bormida predisposto dal Ministero dell'Ambiente ribadita, altresì, la richiesta di un sollecito esame della proposta di legge d'iniziativa regionale, che detta 'Norme per la chiusura dell'ACNA di Cengio...' approvata il 13.3.1990, da parte delle competenti Commissioni parlamentari cui è stata assegnata ormai da tempo tenuto conto che, per il coerente perseguimento degli obiettivi già più volte ribaditi di un effettivo risanamento della Valle Bormida attraverso la rimozione, totale e definitiva, delle fonti d'inquinamento, sia indispensabile eliminare ogni possibile fonte di equivoci circa l'effettiva volontà della Regione Piemonte impegna la Giunta a revocare, con effetto immediato, la propria deliberazione del 15.10.1990, con cui si prospettava, l'espressione del 'parere favorevole' al Piano di risanamento della Valle Bormida, parere negato - come già richiamato in premessa U 7.5.1991 con apposito ordine del giorno del Consiglio regionale." Chi è favorevole è `pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 2 contrari e 23 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 238 presentato dal Consiglieri Monticelli, Foco e Coppo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte posto di fronte al disconoscimento dei sacrosanti diritti delle comunità delle Valli Bormida di vedere eliminata la sorgente di inquinamento e di degrado ambientale delle acque, dell'aria e dei suolo delle proprie Valli, costituita dallo stabilimento ACNA di Cengio, che ancora una volta si è perpetuato attraverso l'operato del TAR ligure che ha respinto la richiesta di sospensione della costruzione dell'inceneritore (detto Re-Sol) all'ACNA di Cengio e ha revocato la misura cautelare precedentemente assunta tenuto conto, inoltre, che il Ministero per l'Ambiente ha fornito al TAR una relazione documentaria in cui si afferma che le Regioni Liguria e Piemonte hanno approvato il 'Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida' proposto dal Ministero stesso, il che non è vero, per quanto concerne la Regione Piemonte, il cui Consiglio regionale, con l'ordine del giorno del 7 maggio scorso, si è espresso per la non approvazione (in questo modo respingendo la proposta di delibera di approvazione presentata dalla Giunta regionale) considerato che, la sentenza del TAR ligure è l'ultimo atto tecnico cui si vuole comprovare una linea politica, pregiudizievolmente scelta dal Governo nazionale, sentenza alla quale è necessario opporsi sul piano della giustizia amministrativa ricorrendo al Consiglio di Stato ritenuto che nel ricorrere al Consiglio di Stato è indispensabile che la Regione Piemonte elimini ogni possibile equivoco circa la sua posizione nei confronti della realizzazione dell'inceneritore all'ACNA di Cengio quale quello ingenerato, e tutt'ora presente, dalla approvazione da parte della Giunta del 'Piano per il disinquinamento e la boma della Valle Bormida', il quale prevede appunto la realizzazione dell'inceneritore impegna la Giunta a revocare, con atto formale, la delibera di approvazione dei 'Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida'." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 25 contrari.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 240 presentato dai Consiglieri Rossa, Picchioni, Macchini, Fiumara Goglio e Vetrino, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale dei Piemonte vista la decisione adottata dal TAR della Liguria che di fatto consente il proseguimento dei lavori di costruzione dell'impianto di incenerimento Re-Sol all'interno dello stabilimento AMA di Cengio rilevato che l'ordinanza del TAR non si esprime sulle ragioni di merito alla base del ricorso della Regione Piemonte ribadita la volontà di continuare a tutelare i diritti egli interessi delle popolazioni della Valle Bormida duramente provati dalle conseguenze di decenni di inquinamento dello stabilimento ACNA ritenendo necessario adottare ogni iniziativa, per impedire la costruzione di questo impianto che, ai sensi della risoluzione parlamentare del 30.1.1990 andrebbe, in ogni caso, localizzato al di fuori della Valle Bormida a considerato che la Giunta ha già intrapreso, con estrema tempestività e fermezza" adeguate azioni secondo le risoluzioni e gli ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale in data 7.5.1991 esaminati i documenti prodotti dagli uffici dei Ministero dell'Ambiente che attribuiscono alla Regione Piemonte decisioni contrarie a quelle che in realtà ha adottato udita ed approvata la, relazioni della Giunta condivide la decisione di ricorrere aI Consiglio di Stato contro la decisione del TAR ligure impegna la Giunta regionale a proseguire con fermissima determinazione nella iniziativa avanti la giustizia amministrativa richiedere chiarimenti sulla affermazione contenuta nella relazione prodotta in giudizio dal Servizio Inquinamento Atmosferico, Acustico e per le Industrie a Rischio del Ministero dell'Ambiente secondo cui anche la Regione Piemonte avrebbe approvato il Piano di risanamento predisposto dal Ministero richiedere al Ministero dell'Ambiente copia della relazione trasmessa al TAR Ligure in data 4.7.1991 dal Capo Ufficio Legislativo di tale Ministero, qualificata, come 'relazione tecnica predisposta dalla Commissione VIA di questo Ministero', risultando in atti che- il documento non è stato redatto dalla Commissione istituzionalmente competente chiedere, quanto sopra accertato, al Ministero dell'Ambiente di sottoporre il progetto dell'impianto Re-Sol alta formale verifica della Commissione VIA nella sua 'veste' e 'composizione' istituzionale ai sensi di legge (DPCM novembre 1988) confermare la necessità che i Ministri dell'Ambiente Ruffolo dell'Industria Bodrato, dell'Agricoltura Goria e delle Partecipazioni Statali rappresentato ad interim dal Presidente Andreotti, incontrino la Giunta regionale in tempi rapidi come da tempo sollecitato chiedere al Governo ed al Parlamento l'assoluto ed inderogabile rispetto della risoluzione parlamentare del 30.1.1990 che prevede la localizzazione dell'impianto Re-Sol fuori dalla valle Bormida".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 15 contrari e 1 astensione.
Pongo ora votazione l'ordine del giorno n. 241 presentato Consiglieri Riba Rivalta e Monticelli nel corso della seduta il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto dell'iniziativa promossa dalla Associazione per la Rinascita della Valle Bormida per incontrare i Ministri responsabili delle decisioni in ordine alla chiusura dell'ACNA ed alla non costruzione del relativo Re-Sol e comunque per segnalare lo stato di lotta di tutta la Valle decide di partecipare con una propria delegazione ufficiale alla manifestazione in premessa che si svolgerà in Roma il 30 luglio 1991." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 64: "Istituzione del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino"


PRESIDENTE

Passiamo ancora ad esaminare il progetto di legge n. 64 di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Mercedes Bresso che ha pertanto la parola.
BRESSO, relatore Questo parco, molto sofferto, fa parte del Piano dei parchi da molto tempo, da almeno due serie di riapprovazioni del Piano stesso. Era stato ridotto, a causa di una serie di questioni e difficoltà, al solo "Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino", ma grazie ad una interessante mobilitazione consiliare, si era riusciti a riportare, se non alle sue dimensioni originali, almeno ad una ricomprensione di alcuni monumenti storici e paesaggistici di grande rilevanza, quindi a ricomporre l'unità che costituiva una delle ragioni portanti della tutela.
In questo senso si è trovata una soluzione sofferta per cui una parte è destinata a parco e l'altra a zona di salvaguardia, che credo possa essere accettata seppure con qualche limite. Limite , in particolare finanziario perché il Comune di Trino, per avere un finanziamento per le attività legate alla zona di salvaguardia, dovrà presentare dei programmi per cui non avrà automaticamente a bilancio i fondi necessari.
Allego una lunga relazione, che chiedo sia messa agli atti, che ragiona sui motivi della tutela e sui motivi che ci hanno condotto a riallargare il parco.
Estensione, confini ed accessibilità.
Il Parco naturale del "Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino" con annessa la zona di salvaguardia, compresa tutta nel territorio del Comune di Trino, ha forma pressoché rettangolare ed è situata circa a tre chilometri a nord del fiume Po ed a nord-ovest della città di Trino.
I confini dell'area di salvaguardia sono stati tracciati allo scopo di individuare e ricomporre parte dell'unità ambientale costituita anticamente dai boschi della Partecipanza e di Lucedio e dai complessi architettonici dell'Abbazia di Lucedio, di Montarolo e della Madonna delle Vigne.
Cenni storici.
Nella vasta pianura che si estende, a nord del corso del Po, fra gli attuali abitati di Saluggia, Crescentino, Trino, Lignana e Desana, esisteva nell'antichità un'estesa macchia boschiva, la cui presenza, secondo l'ipotesi formulata da numerosi studiosi, avrebbe portato alla denominazione della località di Lucedio dal latino Lucus Dei (bosco sacro del Dio) in quanto la fitta selva sarebbe stata considerata dai romani sacra ad Apollo (e per la prossimità al bosco la città di Vercelli sarebbe stata da Marziale chiamata "Apollineae Verceliae").
Sono, inoltre, state formulate ipotesi in base alle quali già le popolazioni celio-liguri che vivevano nella regione prima dell'occupazione romana avrebbero ritenuto luogo sacro la vasta selva.
Certo è che nella zona, e particolarmente in prossimità del rilevato posto fra Montarolo e l'Abbazia di Lucedio, sono stati reperiti sia strumenti silicei di rilevante interesse paletnologico sia tratti di manufatti attribuiti ad epoca romana e altomedioevale che attestano la presenza di attività ed insediamenti umani succedutisi nei tempi.
Nel sec. VIII già esisteva l'Abbazia di S. Michele "in Lucedio" che fu poi denominata S. Genuario (ora la località è nel Comune di Crescentino) perché verso la metà del sec. IX l'imperatore Lotario I vi fece inumare le spoglie del Santo; probabilmente, secondo la regola monastica, i religiosi intrapresero l'opera di bonifica della zona e vi introdussero forme di coltivazione agricola che contribuirono alla graduale riduzione dell'estesissima selva.
Nel 1123, per volontà del Marchese di Monferrato; a due miglia da S.
Genuario, nel fitto bosco, venne fondato il Monastero di S. Maria da parte di monaci cistercensi provenienti da La Fertè (Francia), nel luogo che porta oggi il nome di Lucedio.
Il monastero ebbe, fin dall'origine, in dotazione vasti possedimenti terrieri da parte dei Marchesi di Monferrato ed ottenne la speciale protezione degli Imperatori Federico I detto Barbarossa (1152), Federico II (1215), Arrigo (1246). Carlo (1272) e dei Papi Lucio III, Urbano III Clemente III, Innocenzo III. Crebbe rapidamente In importanza e potenza fino ad assumere un rilievo ed un ruolo notevoli nella vita politica ed economica della regione circostante, tanto che nella Chiesa abbaziale furono sepolti anche i Marchesi Bonifacio (1254) e Guglielmo (1292) di Monferrato: Teodoro Paleologo (1338), il Cardinale Giovanni di Monferrato (1484) che fu il primo abate Commendatario di S. Maria di Lucedio.
L'Abbazia giunse a possedere una vasta zona circostante ed in questa sorsero numerose "grangie", da essa dipendenti, che ancor oggi punteggiano il territorio: Darola, Montarucco, Castel Merlino, Leri, Montarolo Ramezzana, ecc.
Dopo alcuni secoli di splendore (da Lucedio derivò l'Abbazia di Rivalta Scrivia),l'Abbazia prese a decadere al punto che, nella seconda metà del sec. XV (1457 o 1466), essa fu eretta in "commenda"; nel 1478 Sisto IV, nel 1498 Innocenzo VIII ne confermarono il giuspatronato ai Marchesi di Monferrato dai quali passò ai Savoia quando questi acquisirono il possesso del Monferrato. Fra gli abati Commendatari, nel corso dei secoli XVI; XVII e XVIII, dopo Gian Giorgio (ultimo dei Marchesi di Monferrato della stirpe Paleologa) si succedettero ben quattro cardinali Gonzaga, un Grimani patrizio veneziano, un Riccarda d'Albenga ed altri nobili piemontesi.
Nel 1784 il Papa Pio VI, con Bolla 29 gennaio, secolarizzò l'Abbazia ed ì monaci vennero trasferiti nel Cenobio di Castel Nuovo Scrivia; l'Abbazia e le sue Grangie, divenute prima Commenda dei SS. Maurizio e Lazzaro furono poi cedute a Vittorio Emanuele Duca d'Aosta: Successivamente la proprietà, passata a Napoleone Bonaparte, fu da questi ceduta nel 1807 al cognato Principe Borghese; egli la rivendette a sua volta" nel 1818, ad una società formata dal Marchese Francesco Benso di Cavour, dal Marchese Giovanni Garanti di S. Giorgio e da Luigi Festa. Nel 1822 venne sciolta la società e Lucedio, con Montarolo, a boschi e Castel Merlino, divenne proprietà dei Gozani di S. Giorgio. Nel 18611 Gozani cedettero il tenimento al Marchese Raffaele de Ferari; Duca di Galliera, che fu dal Sovrano creato 'Principe di Lucedio"perciò che egli fece a vantaggio dello Stato e specialmente a favore della città di Genova. Filippo de Ferrari, erede del Marchese Raffaele, donò il titolo e la proprietà al nipote del Duca Marchese Andrea Bertolini, il quale, nel 1937, vendette la tenuta al Conte Cavalli d'Olivola, padre dell'attuale proprietaria Contessa Rosetta Clara Cavalli d'Olivola in Salvadori di Wiesenhoff.
L'opera di bonifica intrapresa e guidata dai monaci dell'Abbazia di S.
Maria e la graduale espansione delle aree recuperate per l'attività produttiva agricola, portarono nel tempo alla riduzione della zona boscosa che venne limitandosi intorno al rilevato di Montarolo.
Determinante fu, per la conservazione di questo tratto dell'antica selva, la nascita della "Partecipanza dei Boschi di Trino".
Nel 1202 il Marchese Bonifacio di Monferrato aveva ceduto Trino e Pontestura al Vercellesi per finanziare la IV Crociata; nei documenti del primo sec. XIII che riguardano privilegi ed elargizioni concesse dalla Repubblica di Vercelli ai Trinesi, si tratta anche di alcune concessioni mantenute e riservate agli uomini di Trino relativamente al tagli nel "nemus de Lucedio" cioè in quella parte della selva, che non era stata dai Monferrato già data in dotazione al monastero di S. Maria.
Inizia, probabilmente, cosa; la plurisecolare storia della Partecipanza definibile "società di private persone possidenti per indiviso un esteso tenimento boschivo" o anche "società di particolari originari di Trino possidenti in comune una quantità di terreno imboschito inalienabile." La nascita formale della Partecipanza, come associazione autonoma, sarebbe poi avvenuta poco dopo il 1275, data in cui Guglielmo il Grande di Monferrato decretò, negli statuti comunali, che fuso dei boschi cedui, da dividersi in sorte tutti gli anni, fosse riservato a quelle famiglie che si erano adoperate per ricostruire le nuove mura della città diTrino da lui riconquistata al Vercellesi.
Le norme che regolavano la Partecipanza furono, In primi tempi inserite nel libro degli statuti comunali in quanto coinvolgevano tutta la comunità di Trino; poco a poco, dal sec. XVI, le norme furono invece redatte in sede separata e vennero a costituire una serie di documenti che nel 1911, vennero raccolti in un Compendio unitario composto di 57 articoli.
I soci della Partecipanza sono attualmente 1485, di cui 619 residenti fuori Trino (detti "foresi"). Ogni anno una delle dieci prese del Bosco cade in turno di taglio, la presa viene divisa in due parti ("a sera" e "a mattina") sulla base di fessure o fosse" praticate nel suolo da data antichissima, ogni parte viene divisa ancora in "senarie" e queste in "punti" o "sorti", a loro volta suddivisi in "quartaruoli". L'assegnazione dei "quartaruoli" avviene in base ad un'estrazione a sorte che deve essere fatta prima delle feste natalizie, mentre l'abbattimento del ceduo deve avvenire, di norma; entro il 31 marzo risparmiando le matrici che garantiranno lo sviluppo di un adeguato numero di piante d'alto fusto: l'esbosco dei quartaruoli è fissato al 30 aprile. Numerose nonne estremamente dettagliate regolano inoltre il diritto di godimento, la composizione delle liste dei soci per l'estrazione a sorte, ecc.: il complesso di queste "regole" costituisce un documento il cui rilevante interesse storico e culturale acquisisce oggi un significato tutto particolare in quanto, arricchendosi di particolari attraverso i tempi è venuto nei secoli disciplinando e sancendo una consuetudine rimasta sempre viva e sentita. Descrizione dell'ambiente.
a) Caratteristiche fisiche, morfologiche e naturalistiche. Il territorio interessato dal parco è un settore della pianura vercellese in cui circostanze di vario genere hanno reso possibile la conservazione di aree di vegetazione spontanea influenzata, anche profondamente, dall'azione dell'uomo, ma non ancora trasformata in modo tale da annullare le linee essenziali della fisionomia primitiva.
Si tratta di una zona pianeggiante su cui si eleva, sino a quota 183 s.l.m., un'altura denominata Montarolo, già nota negli antichi documenti come Monte Salto, la quale è delimitata dalla curva di livello di metri 160 ed ha una superficie di circa 270 ettari.
Oltre all'orografia artificiale, costituita da numerosi canali di irrigazione, la superficie del parco è percorsa con andamento ovest-est, da alcuni rii aventi origine da fontanili: tra questi i più importanti sono la "Roggia Lamporo" ed il "Rio Sanguinolento".
Il terreno è, in prevalenza, di tipo alluvionale appartenente in massima parte al Fluvioglaciale Rissiano ed in parte minore al Fluviogliciale Wur miano ed alle alluvioni oleoceniche. A sud, isolato entro i terreni della pianura, si riscontra un debole rilievo (il Montarolo), con asse est-ovest, costituito da limitati affioramenti di rocce silitico-argillose terziarie (oligoceniche-mioceniche) cui sono sovrapposti depositi del quaternario più antico.
Nella zona pianeggiante verso nord detti depositi quaternari riscontrabili sotto una fascia superficiale di 2-3 metri, di loess argillificato Rissiamo, aumentano moderatamente di spessore raggiungendo valori intorno ai 20-30 metri. Essi sono costituiti da alluvioni ghiaioso sabbiose core rare passate limosoargillose del Fluviale e Fluvioglaciale Wurmiano e Rissiano e sono sede di una falda acquifera di tipo libero situata a 7-10 metri dal piano di campagna.
11 clima è di tipo continentale: la piovosità annua è di circa 800 mm con punte massime nei mesi di aprile-maggio ed ottobre-novembre e minima nei mesi di gennaio-febbraio.
Le vaste distese a risaia che circondano il parco concorrono a mitigare quanto può esservi di eccessivo nel clima generale dell'area: Infatti l'acqua, immessa da marzo a settembre, mantiene una umidità notevole e permanente con tutti i vantaggi che ne derivano allo sviluppo della vegetazione nei mesi in cui questa svolge la parte essenziale dei suo ciclo annuale.
Questa particolare condizione climatica è oltremodo evidenziata dal fatto che la vegetazione è rigogliosa malgrado riposi su terreni ferrettizzati e quindi su substrati argillosi.
La superficie del parco è ricoperta per il 65% circa da boschi e brughiere, per il 32% da terreni agricoli e per il 3% circa da improduttivi.
I boschi, come già detto, hanno origini antichissime e se non fosse intervenuta l'azione antropica e la regione fosse rimasta al naturale contrasto dei fattori ecologici dominanti, l'area sarebbe tuttora uniformemente rivestita dalle associazioni forestali costituitesi originariamente.
Queste associazioni, considerate nei residui attualmente esistenti in loco; assumono due tipologie essenziali: una più xerofita rappresentata dalla quercia (Quercus peduncolata) l'altra più igrofila rappresentata dal pioppo (Populus alba e Populus Nigra) e; secondariamente, dall'ontano e dal salice. Il bosco è un ceduo sotto fustaia con tempi di accrescimento che sono di 70-90 anni per la quercia e di 8-10 anni per il ceduo.
Caratteristica peculiare è l'estrema varietà della vegetazione: già nel 1911 il botanico G. Negri arrivò ad individuare e a catalogare ben 428 specie presenti. Tra le specie arboree sono presenti le seguenti: ginepro salici (S, alba, caprea), pioppi (P, migra, tremula, alba), ontano betulla, carpivo, nocciolo, castagno, olmo, acero campestre, tiglio frassino, robinia, quercia (Q, peduncolata, pubescens), pruno e biancospino.
Tra le specie erbacee si citano: Carex brizoi-des, Dentaria bulbifera Anemone nemorosa, Alliumursino, Convallaria maj alis. Caltha palustris Majanthenum bifolium, Dianthus carthusianorum, Rhus lotinus e Calluna vulgaris. Proseguendo nel suo studio, il Negri giunse alla conclusione che la fustaia di quercia rappresenta, in questo caso, la vera associazione originaria che ha seguito la vegetazione della brughiera. Brughiera che ricompare ogni qualvolta la foresta venga abbattuta, salvo a cederle nuovamente il passo se le condizioni ecologiche non vengono mutate.
A tutt'oggi le superfici a bosco di tipo originario sono ridotte notevolmente e sono localizzate in isole all'interno della proprietà della "Partecipanza dei boschi di Trino", mentre le altre aree hanno subito notevoli modificazioni che hanno portato all'introduzione della robinia dei pioppi ibridi e della risicoltura. La ricostituzione delle associazioni vegetali originarie è da ritenersi possibile In teoria, ma solo, una verifica delle condizioni climatiche ed edafiche della stazione potrà confermare tale possibilità.
I terreni agricoli sono, in massima parte, occupati dalla coltura del riso che è venuta nel tempo ad interessare aree precedentemente rivestite da boschi, brughiere e paludi. Nella zona del Montarolo si riscontrano altri tipi di coltura agraria quali grano, mais, foraggere, ecc.
Il parco è popolato da una fauna varia e numerosa: Insetti, roditori tra i quali la lepre, qualche esemplare di volpe, rettili ed uccelli 'Per quanto concerne l'avifauna, all'estremo nord-est del bosco della Partecipanza, su di una estensione di circa 40-50 ettari, è localizzata una garzaia che costituisce uno dei biotopi più interessanti dell'Italia settentrionale.
Questo ecosistema, davvero singolare, è caratterizzato da un ambiente ricco di vegetazione nel quale vive e nidifica, addensata, una associazione di grossi uccelli appartenenti alla famiglia degli Ardeidi. Le specie tipiche sono: la garzetta, la nitticora, la sgarza ciuffetto, l'airone cenerino, l'airone rosso e il mignattaio.
Questa dovrà essere necessariamente oggetto di particolari iniziative cure ed attenzioni al, fine di consentire la salvaguardia del patrimonio naturalistico.
b) Aspetti paesaggistici e quadro ambientale.
Nell'estrema pianura, a nord del corso del Po, tra la Dora Baltea ed il Sesia, si spinge fino alla morenica Serra di Ivrea, non si riscontrano rilevati naturali altri che la lieve altura posta tra Lucedio e Montarolo.
L'altezza della collina è in valore assoluto molto ridotta (m. 30 circa), ma viene ad assumere un ruolo estremamente significativo nella composizione dell'ambiente paesistico circostante proprio per la sua unicità.
Inoltre, il lieve ed allungato corrugamento del suolo disposto con andamento ovest-est, sulle cui pendici ed al cui colmo si addensano le fitte chiome degli alberi secolari dei boschi di Lucedio e delle Sorti potenzianti, l'effetto saliente del rilievo naturale, realizza la funzione di costituire un orizzonte concreto per tutte le visuali prospettiche che s'incrociano sulla distesa piana circostante, caratterizzata dal continuo succedersi dei bacini orizzontali della coltivazione a risaia.
Non stupisce, constatando la singolarità del rilevato, che esso abbia agli uomini suggerito la localizzazione di luogo di culto, ed infatti i referti affioranti nella zona confermano - come sopra detto - che sempre intorno al rilevato, si sono addensate attività umane legate nei tempi a riferimenti e credenze d'ispirazione religiosa e simbolica. Ultima nei secoli la realizzazione del Santuario della Madonna delle Vigne sul punto più alto della collina: alla costruzione la sensibilità dello Scapitta volle affidare, edificando l'alto tiburio ottagonale, la precisa funzione di costituire un nitido punto di riferimento nel disperso paesaggio circostante La stessa localizzazione dell'antica Abbazia di Lucedio, posta praticamente ai piedi dei rilevato conferma il ruolo di polo d'attrazione costituito, anche nell'alto Medioevo, dalla beve dorsale allora inclusa nel estesa selva diffusa per ampio raggio all'intorno. Oggi, profondamente mutato il contesto circostante a causa della graduale conquista alla .selva di tutta la zona piana da parte dell' attività produttiva agricola, l'importanza paesistica del rilevato è ancor più evidente.
Nell'ambiente suggestivo e monotono determinato dalle plaghe a risaia piani orizzontali profilati da spallette erbose e pochi rettilinei e lievi filari di alberi, il rilievo dei Montarolo, sormontato e avvolto dalla fitta e compatta macchia boschiva, dalla quale occhieggia il tiburio della Madonna delle Vigne, assume un'importanza paesistica notevolissima oltreché per la sua unicità, per il contrasto formale e cromatico che la presenza determina nel quadro ambientale.
Esso costituisce il riferimento ottico che suscita l'apprezzamento, per differenza, delle caratteristiche dell'ambiente tipico di pianura: costituendo corrugamento nella linea dell'orizzonte, esso determina l'appoggio per la valutazione degli spazi altrimenti sfuggenti.
Al variare delle stagioni, mutando gli effetti cromatici della vegetazione ed i momenti del ciclo produttivo delle risale circostanti muta anche l'effetto di contrasto ed il rilievo assunto nel quadro paesistico dal rilevato del Montarolo. In ogni stadio tuttavia mantenendo il ruolo di elemento formale eccezionale, di presenza che vive un suo ciclo naturale altro dall'intorno.
Isola di chiome fitte emergente dalla laguna delle risaie allagate, o dorsale compatta di fronde ombrose, profilata sul verde tenero del riso novello, oppure ancora corrugamento ispido di infiniti rami grigi e spogli disegnato sulla bassa nebbia che ovatta le stoppaie invernali, il rilievo del Montarolo conserva sempre la funzione di elemento compositivo fondamentale del paesaggio ad esso conferendo un contributo sostanziale sul Piano formale.
c) - b) Insediamenti e presenze architettoniche.
Nel territorio compreso nel perimetro del parco sono inclusi alcuni insediamenti a carattere agricolo (residenziale e produttivo) quali le Cascine Noria (già Cavourrina) e Generala sul versante est del rilevato di Montarolo, il nucleo frazionale di Montarolo, la Chiesa della Madonna delle Vigne e l'Abbazia di Lucedio verso ovest.
Appare necessario soffermare, l'attenzione su alcune delle presenze architettoniche che costituiscono testimonianze di rilevante interesse storico ed artistico. La loro inclusione nel territorio del Parco è provvedimento che, mentre sottolinea la stretta connessione esistente fra gli insediamenti umani e la natura dei luoghi, vuole anche Promuovere Iniziative opportune per giungere a garantire la valorizzazione dei monumenti che si trovano oggi In condizione di abbandono e rovina.
b 1) Il complesso abbaziale di Santa Maria di Lucedio.
Nella seconda metà del sec. XVIII, fra il 1767 ed il 1769, furono realizzati nel complesso abbaziale interventi di demolizione, e ricostruzione di tale entità da trasformare radicalmente alcune delle parti più significative dell'antico monastero (in particolare, la Chiesa di Santa Maria fu rasa al suolo e riedificata integralmente) e ciò spiega forse perché l'imponente insediamento medioevale non solo è stato poco studiato ma neppure appare citato ed elencato fra le abbazie cistercensi europee nell'opera "Recueil de Plans d'Eglises cisterciennes" del monaco cistercense Fr. M. Anselme Dimier ove sono sistematicamente descritte e confrontate le piante di più che 300 chiese cistercensi di tutta Europa.
Appare invero potersi dire che, malgrado le radicali operazioni condotte nel sec. XVIII, rimpianto ancor oggi leggibile nella composizione dei complesso abbaziale rispecchia fedelmente lo schema tipico attribuito dal cistercensi, con variazioni volta a volta più o meno significative, a tutte le loro costruzioni monastiche. A sud della Chiesa abbaziale orientata, era di solito disposto l'ampio chiostro porticato quadrato i cui lati erano definiti dalle lunghe maniche in cui si succedevano: a oriente la sacrestia, l'aula capitolare, il parlatorio e la grande sala dei monaci a occidente la grande dispensa, i locali dei conversi, al centro la cucina il refettorio dei monaci, lo "scaldatoio", mentre al piano superiore si trovavano le celle e dei monaci e dei conversi. In Lucedio, invece, il chiostro (ora cortile non più porticato) si trova a nord rispetto alla Chiesa, ma nei fabbricati che lo delimitano si riscontrano gli, elementi tipici dello schema su descritto: la sacrestia, l'aula capitolare (a tre navate, con volte poggianti su quattro sottili colonne in pietra), i lunghi ambienti (coperti con volte possenti sostenute da una fila centrale di piastroni circolari) che si ripetono sui due lati opposti del chiostro (refettorio, dispensa) e proseguono a suggerire, oltre il chiostro stesso la connessione fra l'ambiente raccolto del monastero e gli spazi aperti della campagna circostante.
Alla sinistra della Chiesa il cimitero dei monaci, di fronte la piazza d'accesso, a lato il cortile rustico ed i fabbricati per il magazzino dei prodotti agricoli.
Una planimetria datata 1722, precedente quindi agli Interventi della seconda metà del sec, XVIII, conservata presso l'Archivio di Stato di Torino (Abbazia di Lucedio, mazzo I) permette di leggere con chiarezza la composizione, poi parzialmente snaturata, dell'intero complesso e documenta la pianta della Chiesa abbaziale successivamente demolita e ricostruita.
Nell'insieme di edifici che sono giunti fino a noi si possono chiaramente distinguere alcune testimonianze degli interventi delle diverse epoche: la base del campanile della Chiesa di S. Maria, quadrata, risale alla seconda metà del sec. 2M, ed appare la parte più antica ora riconoscibile la parte superiore del campanile stesso, ottagonale, un tempo cuspidata, risale alla seconda metà del sec. XIII come la sua aula capitolare e forse le maniche dei fabbricati circostanti il, cortile già chiostro (coeva era la foresteria, esterna al recinte dell'Abbazia recentemente abbattuta).
Successivamente vennero, operate trasformazioni non chiaramente identificabili, mentre, dalla prima metà del sec. XVIII, si ha notizia di numerosi interventi e progetti tendenti a ripristinare i fabbricati per ridare splendore e dignità all'Abbazia, oltre che alle Grangie di sua pertinenza diffuse nel territorio circostante.
Nel 1723, su disegno dell'architetto Emanuelis furono realizzate opere nelle abitazioni e "officine" dei monaci.
Giovanni Tommaso Prunotto progettò la Chiesa del Popolo che venne edificata nel 1741 in prossimità dell'ingresso del recinto abbaziale; nel 1762 si progettò il trasferimento del palazzo dell'abate commendatario (posto oltre il Chiostro) e la ricostruzione del monastero sul sito di esso: fortunatamente il progetto fu realizzato solo in parte; il palazzo dell'abate fu demolito e non più ricostruito, l'antico monastero Invece rimase In piedi.
Nel 1766 venne pattuita la demolizione dell'antica chiesa abbaziale e si Intrapresero I lavori di costruzione della nuova chiesa su progetto dell'architetto Fra Valente de Giovanni (o De Giovanni) cistercense, nel 1769, le opere erano praticamente concluse e fu eseguita la decorazione Interna da parte dello stuccatore luganese Giuseppe Cappia L'edificio, intonacato all'esterno, presenta un presbiterio allungato a fianco dell'antico campanile, la navata unica, affiancata da due cappelle per lato, è coperta da una volta decorata ora tanto fatiscente da aver reso necessaria la chiusura al pubblico dell'edificio.
Ancora del 1788 è un progetto, non realizzato, a firma Angelo Giuseppe Genta, Architetto Regio Misuratore e Liquidatore Perito della Reale Commenda di Lucedio, in cui viene proposta la demolizione completa della Intera manica di fabbricato costituente il lato orientale del Chiostro (e comprendente le sacrestie, l'aula capitolare, la grande sala dei monaci) la cui costruzione viene nel documento datata al 1009 e giudicata "disabitata malsana e incomoda».
Altri fabbricati sono stati successivamente ristrutturati e ricostruiti nella zona a nord del complesso abbaziale propriamente detto per esigenze di carattere produttivo legate alle diverse trasformazioni dell'attività agricola condotta nei tempi più recenti. Attualmente tutto il nucleo di Lucedio si trova In disastrose condizioni di abbandono e di fatiscenza che gravemente minacciano l'integrità e la possibilità di recupero dell'importantissima testimonianza, culturale, storica ed artistica costituita dall'eccezionale complesso architettonico ancora esistente.
b2) Il Santuario della Madonna delle Vigne. Sul punto più alto del rilevato naturale che divide Lucedio dalla Grangia di Montarolo, sorge il piccolo santuario della Madonna delle Vigne il cui tiburio ottagonale occhieggiante fra la fitta vegetazione, costituisce un punto di riferimento estremamente significativo dal punto di vista paesistico ed ambientale per il rilievo che viene ad assumere nel confronti della vasta distesa piana circostante, stagionalmente trasformata in specchio d'acqua per la coltivazione della risaia.
Sul luogo, secondo la tradizione, esisteva una precedente costruzione forse alto-medioevale; l'edificio attuale venne costruito su disegno dell'architetto Antonio Bertola (1696) per volere dell'abate commendatario di Lucedio, cardinale Vincenzo Grimani, e fu modificato nella parte superiore dall'architetto Giovanni Battista Scapitta nel 1714.
A pianta ottagonale, preceduta da un portico trapezoidale a tre archi la chiesa presenta un presbiterio, coperto ad archi incrociati di sapore guariniano, ed il vano centrale, coperto a cupola con cupolino, decorati con lesene e stucchi a tralci e grappoli di vite di effetto particolarmente piacevole.
b3) La Chiesa di Montarolo.
La Chiesa oggi esistente nel nucleo di Montarolo fu edificata bel 1726 su disegno dell'architetto Carlo Antonio Castelli sul luogo di una precedente costruzione le cui rovinose condizioni (descritte in una relazione di visita pastorale compiuta dal Vescovo di Casale, Pietro Secondo Radicati di Cocconato, il 7 giugno 1726) suggerirono la completa distruzione ed Il rifacimento integrale.
L'edificio, di contenute dimensioni, con pianta a croce greca ed abside curva, presenta caratteristiche costruttive e decorative tipiche del gusto settecentesco piemontese; di quelle delle Chiese che, nel cuore del sec.
XVIII, vennero ristrutturate o ricostruite negli altri nuclei delle "Grangie"di Lucedio.
L'esterno in mattoni a vista, la semplice fronte scandita da lesene e comici lievemente aggettanti, documentano la sensibilità che ha guidato la progettazione del sacro edificio conferendo sì ad esso rilievo e dignità ma conservandogli la semplicità e la «modestia» che l'ambiente rurale ed il lineare paesaggio circostante suggerivano. Finalità.
L'istituzione del Parco Naturale del "Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino" persegue le finalità generali della politica avviata dalla Regione con la Legge 4/6/1975, n. 43 e proseguita nella Legge 12/90 i beni ambientali e culturali presenti nella zona Individuata appartengono a categorie diverse (forestali, naturalistici, paesistici, architettonici storici e tradizionali, ecc.) ma costituiscono un'unità inscindibile che come tale deve essere difesa, valorizzata, e riproposta alla conoscenza ed alla comprensione in quanto solo nell'apprezzamento globale ogni singola componente assume Il proprio completo rilievo e, nella evidenziazione delle interrelazioni, è singolarmente suscettibile di riqualificazione e vera fruizione culturale e sociale.
Situazioni ed interventi di natura diversa, già accennati sopra, stanno portando ad una progressiva degradazione ed obsolescenza dei valori culturali ed ambientali presenti nell'area: l'antica Partecipanza dei boschi, vigile custode nel secoli dell'ampia macchia boschiva, constata l'insorgere dei profondi problemi che l'attuale sistema economico genera nel funzionamento del sodalizio, mentre lo sfruttamento a scopo produttivo (agricolo e non) della restante parte dell'area tende a completare in modo irreversibile la già Iniziata distruzione delle originarle caratteristiche ambientali e naturalistiche dei luoghi. Un'ampia cava ha cominciato a modificare il profilo del rilevato di Montarolo e ad asportare ingenti quantità degli strati superficiali del terreno: gli edifici monumentali dell'Abbazia di Lucedio e della Madonna delle Vigne sono lasciati in tali condizioni di totale abbandono da preludere a prossima rovina e determinano, già oggi, situazioni concrete di pericolosità.
Il fine specifico dell'istituzione del Parco, pertanto, si pu enucleare nell'intento di salvaguardare l'unità ambientale e culturale Individuata, evitando ulteriori rovinose compromissioni delle caratteristiche della stessa, promuovendo invece iniziative e provvedimenti tendenti alla riqualificazione e valorizzazione dei valori presenti.
La tutela dei beni monumentali, vista non In prospettiva statica e "vincolistica", ma come atteggiamento promozionale verso un uso diverso e dignitoso delle testimonianze culturali da essi rappresentati, il riesame delle attività produttive condotte sull'area per giungere ad un potenziamento delle stesse, l'approfondimento delle ricerche scientifiche relative alle presenze eccezionali riscontrate nella zona, l'apertura ad una prospettiva didattica di rilevante importanza sociale e culturale costituiscono alcuni dei principali orientamenti cui è finalizzata l'istituzione del Parco. Ciascuno dei settori d'intervento citati richiederà studi e ricerche specifici che, mentre contribuiranno ad approfondire la scarsa attuale conoscenza sui luoghi e sulle loro peculiarità, dovranno anche suggerire In concreto le iniziative ed i provvedimenti da intraprendere.
La situazione della Imponente macchia boschiva e della singolare garzata In essa Inclusa, suggerisce di promuovere indagini di carattere naturalistico e scientifico che valgano a fornire alla benemerita Partecipanza dei boschi utili Indicazioni per una sempre più completa valorizzazione dell'importante patrimonio ad essa affidato.
Il piano territoriale di coordinamento dell'intera area, anche valutando attentamente le possibilità di organizzazione di una pubblica fruizione, suggerirà stimoli ed interventi per restituire alle testimonianze architettoniche presenti una funzione che inneschi un processo di rivitalizzazione e riqualificazione degli insediamenti tale da motivare, anche sul piano sociale ed economico, oltre che su quello culturale, gli interventi restaurativi orinai indilazionabili per salvare le stesse strutture materiali dei monumenti presenti.
Infine, la relativa dimensione dell'area, la molteplicità e varietà dei beni culturali In essa raccolti, si prestano In modo particolarissimo alla organizzazione di una pubblica fruizione a scopo ricreativo e didattico la quale, opportunamente guidata e strutturata, varrebbe a proporre un eccezionale campo di studio e ricerca per scolaresche, gruppi di studio comitive, contribuendo anche in tale modo ad una efficace opera di promozione sociale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA L'area comprendente il bosco della Partecipanza, l'Abbazia di Lucedio la, zona del Montarolo e della Madonna delle Vigne. è stata inclusa nel Piano dei parchi del 1977 e ribadita nel 1984/85, quando è stato aggiornato per la seconda volta il Piano dei parchi. Siamo quindi a 14 anni dal momento in cui la Regione Piemonte ha espresso l'intenzione di tutelare l'area. Sotto questo profilo, vedo con soddisfazione concludersi, con l'atto formale istitutivo del parco, una vicenda durata troppo a lungo.
Ho chiesto la parola sia per esprimere la mia dichiarazione di voto che sarà quella dell'astensione - che motiverò - sia per precisare che il ritardo è dipeso esclusivamente dall'atteggiamento dei gestori della Partecipanza.
Di fronte ai pronunciamenti, fatti in questi ultimi mesi dalla Partecipanza, di sollecitazione a promuovere la legge - ho sollecitato questa sera che venisse approvata, che non si rimandasse ulteriormente - mi sembra doveroso perlomeno dire a tutti i Consiglieri che l'atteggiamento assunto dalla Partecipanza in questi anni non è condivisibile.
La proprietà collettiva, che ha un senso storico molto interessante sotto tutti i profili, si è rifiutata per 14 anni di svolgere un ruolo più ampio di quello che la tradizione le dava, quello di funzione di tutela e gestione a parco che avrebbe potuto essere motivata proprio dalla proprietà collettiva.
Abbiamo chiesto a proprietari privati di far parte dei parchi: non è concepibile che per 14 anni una proprietà collettiva abbia rifiutato. Ho sollecitato l'istituzione a parco perché si trova In condizioni disperate il bosco è alla rovina, così come il patrimonio edilizio della Partecipanza.
Sono dell'avviso che si facciano interventi di recupero dei bosco e si aiuti la Partecipanza a sopravvivere. Non posso nascondere, però, che avendo ritardato di quasi 14 anni l'istituzione a parco, la Partecipanza ha rinunciato a finanziamenti - pongo la questione in questi termini - che le avrebbero consentito di non ridurre allo stato attuale il suo patrimonio.
Il mio è quindi un atto di speranzosa fiducia sul fatto che la Partecipanza sappia gestire l'istituzione parco con lo spirito che il gestore di un parco regionale deve avere, è una speranza, ma voglio verificare tutto perché questi 14 anni non forniscono alcun elemento positivo e concreto di valutazione.
Mi astengo dal voto sul parco perché, volendo schematizzare il territorio, la zona è costituita da tre entità: il bosco (che è Il residuo di un bosco di pianura antico, ridotto a questa dimensione dall'operazione di bonifica incominciata dall'Abbazia di Lucedio nel 1100), dall'Abbazia di Lucedio e dalla presenza geologica In una zona di pianura, di una piccola collina morenica - qualcuno dice appendice dei movimenti collinosi che prolungano l'Appennino - sulla quale c'è la cappella della Madonna delle Vigne che è un'opera del 1700 di grande pregio.
La Partecipanza chiedeva e pretendeva - l'Assessore Nerviani ne è testimone - che il parco fosse limitato alla propria area boschiva. Mi sono opposto, andando anche a Trino, ad un'ipotesi di questo genere, che sarebbe stata culturalmente non positiva e che avrebbe ceduto all'atteggiamento isolazionista della gestione della Partecipanza.
La Giunta poi ha accettato, per la ragione di merito e non solo per le richieste pressanti che ho fatto, di riallargare i confini. Mi rammarico che l'allargamento che include l'Abbazia di Lucedio. Montarolo e la Madonna delle Vigne, sia avvenuto con la sola forma della salvaguardia urbanistica.
Ci sono delle Vigne e valori tali che secondo me richiedevano una gestione competente. E questa la ragione, insieme ad un giudizio critico sulla Partecipanza, per cui mi asterrò dal voto, pur sottolineando che finalmente si avvia una forma istituzionale di tutela attesa da 14 anni.
Aggiungo che ritengo importante la decisione di allargamento, anche se Iin forma riduttiva, perché le trattative in corso - stamani c'è stato un incontro dei rappresentanti degli enti locali vercellesi con l'Assessore Vetrino - con l'ENEL per gli interventi nella zona dove viene costruita la centrale policombustibile, consentono In termini non di soggetti ridotti al parco, ma di una responsabilità regionale, di dar vita, con i contributi che l'ENEL dovrà dare, ad operazioni di sistemazione del bosco e di primi interventi di recupero di alcuni monumenti. Spero, che fra questi vi sia almeno l'immediata realizzazione del tetto della chiesa della Madonna delle Vigne, affinché non si rovini completamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.
CHIEZZI Ho partecipato insieme al collega Rivalta alla consultazione avvenuta qualche settimana fa e ritengo che le considerazioni svolte dal Consigliere siano valide.
Il provvedimento di istituzione del parco, sempre positivo in linea di massima, è chiaramente insufficiente perché esclude dalle zone quelle già citate dal Consigliere Rivalta. Tale insufficienza e stata anche rilevata durante le consultazioni; la Lega ambiente sia della sezione di Vercelli che di quella regionale, il WWF e la sezione di Vercelli di Pro-Natura avevano fatto la stessa richiesta: che il parco venisse esteso alla Madonna delle Vigne e a Lucedio.
La Giunta ha fatto quello che ha potuto, ma una forza di opposizione non può non segnalare al Consiglio l'insufficienza di un provvedimento che arriva dopo 14 anni e che limita la propria estensione alla parte più ridotta e più vicina agli interessi della Partecipanza.
Il provvedimento ha anche altre Insufficienze conseguenti: il bilancio e la gestione del patrimonio di queste entità avranno due modi d'essere uno di controllo regionale e uno sul quale questo controllo non ci sarà poiché rimane proprietà della Partecipanza.
Per questi motivi, concordando con le valutazioni del collega Rivalta anch'io mi asterrò.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore ai parchi Ringrazio per il contributo che i colleghi Rivalta, Bresso e Chiezzi quest'ultimo in misura più ridotta, ci hanno dato per il raggiungimento di questo obiettivo agognato da molti da tanto tempo.



PRESIDENTE

Passiamo dunque all'esame del'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 é approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri La legge è approvata


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
Comunico che domani alle ore 12,30 è convocata la riunione dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21.00)



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