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Dettaglio seduta n.82 del 23/07/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Calligaro, Dameri, Maccari, Marino e Penasso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel procésso verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza incorso.

Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame interrogazione n. 245: "Pista agro-silvo-pastorale della Conca del Pra" presentata dal Gruppo Lega Nord-Piemont


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'ordine del giorno che prevede l'esame dell'interrogazione n. 245 richiesta dal Gruppo Lega Nord-Piemont a norma dell'art. 89, comma 9 del Regolamento interno.
Risponde il Presidente della Giunta regionale



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

L'interrogazione n. 245 dei Consiglieri Vaglio, Rabellino e Farassino riguardante la realizzazione della pista agro-silvo-pastorale della Conca del Fra nel Comune di Bobbio Pellice pone tre quesiti: 1) se vi sono autorizzazioni regionali per i lavori in questione 2) in caso positivo, con quali criteri sono state concesse dette autorizzazioni e se la Giunta intende eventualmente revocarle 3) se non ritenga la Giunta di valutare l'effettiva utilità della pista.
Per quanto concerne in particolare i primi due quesiti, si specifica che per la realizzazione di detta pista è stata presentata; dal Comune di Bobbio Pellice regolare istanza ai sensi legge regionale 27181 e, a seguito di istruttoria condotta dal Settore Geologico e dal Corpo Forestale per la Provincia di Torino, è stato emesso dal Presidente della Giunta regionale il DPGR n. 3986, del 20 giugno 1990, che autorizza la modificazione del suolo di cui trattasi, subordinata al rispetto di varie prescrizioni tecniche specificatamente indicate dal decreto presidenziale in parola.
Il progetto, inoltre, a suo tempo trasmesso dal Comune di Bobbio Pellice, è stato autorizzato a seguito di regolare istruttoria, ai sensi dell'art. 82 del DPR 616, con deliberazione della Giunta regionale n.1834639 del 16 gennaio 1990. Si specifica inoltre che la pista non prevede alcuna demolizione del Forte di Mirabuc. Avverso tali atti è stato proposto ricorso avanti al TAR Piemonte dall'Associazione Pro-Natura Piemonte, con istanza di soppressione dei provvedimenti impugnati. Il TAR ha però ritenuto di respingere tale istanza.
Non pare pertanto, sulla base di quanto su esposto, possano ritenersi esistere elementi tali da giustificare la revoca da parte di questa amministrazione regionale, degli atti autorizzativi.
Per quanto concerne infine l'ultimo quesito posto, si rileva che la costruzione della pista agro-silvo-pastorale che conduce alla conca del Pra, in Comune di Bobbio Pellice, presenta tutte le caratteristiche effettive di pista agrosilvopastorale. Infatti, sia le caratteristiche tecnico-strutturali vagliate con il visto di compatibilità sia la destinazione agricolo-pastorale che il Piano regolatore del Comune di Bobbio Pellice ha indicato per la conca del Pra, sono state ritenute condizioni indispensabili per la approvazione del progetto, soprattutto ai fini della salvaguardia del territorio.
Inoltre, è da rilevare che l'esecuzione della pista del Pra, oltre che a completare l'intervento della Provincia di Torino negli anni '70, con l'esecuzione di 1600 metri di strada, consente di portare a termine investimenti assistiti da contributi regionali che il Comune di Bobbio Pellice e la Comunità montana hanno realizzato nella conca del Pra, con la ristrutturazione di stalle, la costruzione di un acquedotto, la fornitura di energia elettrica mediante posa sotterranea di cavi e la costruzione di una centralina idroelettrica.
Si precisa che la zona interessata all'esecuzione della pista, dove la proprietà comunale è interessata per oltre il 90%, attualmente consente la monticazione di 160 bovini, di 900 ovini e di 450 caprini, per un periodo di oltre 4 mesi nell'arco dell'anno e interessa circa 30 allevatori della valle.
Con l'esecuzione della pista, i tre alpeggi del Pra e di foreste intermedie, verrebbero maggiormente utilizzati elevando sensibilmente il carico di bestiame.
Si constata, inoltre, che il solo rifacimento dell'attuale pista, che attraverso il col Barant conduce alla conca del Pra, non può risultare proponibile poiché non è confacente alle esigenze presenti e tanto meno future. Infatti, per raggiungere la conca del Pra devono attualmente essere percorsi 26 Km che si dispiegano, con difficoltà non indifferente attraverso l'Alpe Barbara, l'Alpe Rosa, il col Barant, raggiungendo la quota di 2370 metri. Dal col Barant è da percorrere un tratto di 10 Km che conduce, scendendo, alla conca del Pra. Tale tratto, esposto a nord e soggetto a valanghe, non si presta a sistemazione alcuna, per cui necessiterebbe dover essere realizzato in toto.
Mi preme infine far rilevare che nell'applicazione del Regolamento 1401/86, attraverso il quale avviene il finanziamento, la Regione ha affidato alle Comunità montane la scelta delle opere oggetto di finanziamento, tenuto conto delle prioritarie esigenze locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Non so se il Presidente si è reso conto che ci sono alcune cose da chiarire.
Innanzitutto, sarebbe opportuno che la Regione, visto che ha dato l'autorizzazione, facesse un sopralluogo: il sottoscritto lo ha già fatto sui lavori della pista che sono stati eseguiti, ed ha concluso che è stato il classico metodo per devastare quella zona.
Quando abbiamo presentato questa interrogazione, ormai da molto tempo (infatti l'abbiamo richiamata ai sensi del Regolamento) eravamo preoccupati per come stavano proseguendo i lavori della pista. Certo, è importante costruire strade per arrivare in montagna, ma mi pare assurdo parlare di permettere, grazie a questa pista, un carico superiore di bovini. Infatti le indicazioni sia della Comunità Europea sia della Regione Piemonte sono di sopprimere il più possibile i bovini. Mi pare questo un controsenso anche se riteniamo che, in questo senso, possa anche essere giusto.
E' vero, il Forte di Mirabuc non è stato toccato, pur non passandoci in mezzo, ma l'intero sito in cui è posizionato il Forte è stato devastato.
Ultima considerazione. In accordo con l'Assessore interessato si potrà verificare la reale necessità della pista, che riteniamo sia l'ennesimo tentativo del Sindaco del Comune di Bobbio Pellice di creare infrastrutture che giustifichino l'impianto della cabinovia, di cui si è parlato per anni ma che oggi sembra un pochino congelato. Impianto che sarebbe decisamente negativo non solo per l'ambiente, ma per tutta la zona.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame interrogazione n. 232 presentata dal Gruppo Lega Nord-Piemont: "Materiale sanitario USSL 8 TO" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 232 presentata dal Gruppo Lega Nord-Piemont, ai sensi dell'art. 89, comma 9 del Regolamento interno.
La parola al Presidente della Giunta Brizio per la risposta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Chiederei, vista la specificità dell'interrogazione, la presenza dell'Assessore Maccari, oggi in congedo per poter partecipare alla riunione del Consiglio Sanitario Nazionale, che si riunisce sul problema del Fondo sanitario.
Se gli interroganti consentono, la risposta alla loro interrogazione che rimane iscritta all'o.d.g. dei lavori, potrebbe essere rinviata alla prossima seduta.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 183: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1991 "(seguito)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: esame progetto di legge n. 153.
La scorsa seduta era stata presentata la relazione di maggioranza da parte del Consigliere Zanoletti. Ci sono altre due relazioni di minoranza una dei Consiglieri Majorino e Zacchera, l'altra dei Consiglieri Buzio e Coppo.
La parola al Consigliere Buzio per l'illustrazione.



BUZIO Alberto, relatore

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'assestamento di bilancio 1991 fotografa la situa-zione attuale di bilancio sulla base delle risultanze del rendiconto 1990 e delle variazioni apportate al bilancio 1991, in seguito alle leggi di variazione. Ne emerge un quadro drammatico sulla situazione finanziaria, la mancanza di un nesso tra politica di bilancio e programmazione generale.
Vengono disattesi, in sostanza, i nodi evidenziati negli ordini del giorno del dicembre 1990 e marzo 1991, soprattutto per quanto riguarda l'andamento della spesa per aree di intervento, la gestione in concreto della sanità, dei trasporti, che vincolano larga parte del bilancio regionale e non vedono un coinvolgimento attivo degli Assessorati competenti nel rendere trasparente la possibilità di una verifica dell'effettiva e dell'efficacia della spesa pubblica regionale.
Manca, oltre al raccordo con la programmazione, una verifica dell'effettiva operatività della legislazione regionale per conoscerne lo stato di attuazione per aree di attività, l'entità dei finanziamenti, gli obiettivi raggiunti sulla base delle risorse impegnate.
Siamo ancora in presenza di una Regione che, sostanzialmente, esercita un ruolo di amministrazione attiva e non di legislazione e di programmazione quale la Costituzione e la legislazione in materia istituzionale, compresa la recente legge n. 142/1990, e tutta la battaglia per una riforma regionalista dello Stato le imporrebbero.
La legge n. 16/1989 di decentramento amministrativo è stata completamente disattesa, nessuna funzione né risorsa è stata trasferita a Province, Comuni, Comunità montane.
Manca poi un'effettiva attività di indirizzo e controllo sull'attività degli Enti strumentali e delle partecipazioni regionali che esigono sempre più, anche alla luce del recente dibattito regionale, i momenti seri di razionalizzazione anche dal punto di vista dell'impegno finanziario regionale.
Né si può ipotizzare che la Regione Piemonte, incapace di dare un quadro soddisfacente di come organizza e gestisce le risorse regionali, sia sul versante dell'entrata che su quello della spesa, possa seriamente prepararsi all'appuntamento da tutti auspicato dell'autonomia finanziaria e impositiva vera, una volta definito il nuovo assetto istituzionale che implicando una modifica dell'art. 117 della Costituzione, dà alle Regioni competenze generali, all'infuori di quelle che si riserverà lo Stato. Ci infatti pone precise responsabilità a carico di chi governa per la gestione di un bilancio per cui non varrà più l'alibi della rigidità, essendo vincolato a livello centrale.
Se è vero che le Regioni si possono considerare terminali di spesa dello Stato centrale, o agenzie di spesa (ciò è indubbiamente un limite), è altrettanto vero che se non si riesce operativamente ad utilizzare tutti gli spazi di discrezionalità per una gestione più corretta e oculata l'appuntamento della riforma regionalista troverà la nostra Regione impreparata.
Nel merito, la relazione che accompagna l'assestamento 1991 nell'evidenziare i problemi che la Giunta ha dovuto affrontare, indica in 199 miliardi il fabbisogno minimo per chiudere l'assestamento, tenendo conto sia dei risultati derivanti dal consuntivo 1990, che delle osservazioni formulate dal Governo in occasione dell'esame del bilancio di previsione 1991. Si deve anche osservare che non si è tenuto conto di quanto indicato al punto a) delle osservazioni del Commissario di Governo cosa che avrebbe comportato il reperimento di altri 75 miliardi circa di risorse libere regionali per coprire con mezzi idonei tutte le reimpostazioni delle economie di fondi statali; da questa operazione sarebbero però derivate risorse da destinare a spese di investimento.
Ai 199 miliardi sono stati aggiunti 22 miliardi a seguito delle previsioni dei diversi Assessorati.
Il totale complessivo si fissa, a questo punto, in lire 221 miliardi.
La manovra di copertura viene articolata coinvolgendo il bilancio 1992 e forse anche quelli successivi, e si fonda essenzialmente nell'autorizzazione a contrarre nuovi mutui per 10 miliardi nel recupero di altri 27 miliardi facendo slittare al 1992 spese autorizzate con il bilancio di previsione 1991 e ciò al fine di recuperare nei confronti del disavanzo 1990, derivante dai minori mutui contratti rispetto alle somme impegnate su capitoli la cui copertura era assicurata dal provento di un mutuo nel prevedere un incremento del gettito della tassa di circolazione che dubitiamo possa avere un fondamento nell'iscrizione di assegnazione per gli oneri già sostenuti per il personale regionale nel trasferimento al 1992 di 113 miliardi di reimpostazioni di economie di fondi statali nel rinvio al 1992 di una iscrizione di 6 miliardi relativa a una partita collegata con il Fondo Sanitario Nazionale nel taglio sul capitolo dei residui perenti, nonostante quanto indicato nella situazione patrimoniale, allegata al consuntivo 1990, che quantifica questa voce in circa 185 miliardi.
Questa elencazione, quasi ragionieristica, potrebbe dare l'impressione di una manovra che tenta con fatica di ottenere un equilibrio di bilancio senza penalizzare gli Assessorati di spesa che, ovviamente, avranno dichiarato l'assoluta impossibilità di effettuare tagli su disponibilità esigue.
La realtà è, però, che si continua, disattendendo quanto osservato dal Governo e quanto inserito nell'ordine del giorno approvato in occasione della votazione del bilancio di previsione 1991, a non operare decisamente nel senso del risanamento dei conti pubblici regionali; si fanno slittamenti e si prevedono discutibili incrementi di entrate; in sintesi: si continua a sottostimare le spese e a sovrastimare le entrate.
Quello che ci preoccupa veramente è il silenzio, pressoché assoluto sulla questione sanitaria. Abbiamo criticato il metodo adottato dal Governo che ha addossato alle Regioni oneri non previsti ed abbiamo ritenuto non accettabile per le Regioni una autonomia impositiva solo nominale, ma che di fatto non è poi così autonoma se serve a coprire il disavanzo sanitario: la legge n. 334/1990 è uno dei tanti esempi di come vengono considerate, a livello centrale, le Regioni. In quest'ottica doveroso era inoltrare ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Giunta. Il bilancio 1991 non faceva esplicito riferimento alla questione sanitaria perché il ricorso era ancora in fase di esame e l'autonomia impositiva, soprattutto con la legge regionale in materia di tassa automobilistica, era stata utilizzata per finanziare nuove iniziative come previsto da un ordine del giorno votato in Consiglio verso la fine del 1990.
La situazione, ad oggi, è però ben diversa: la Corte Costituzionale (sentenza n. 283 del 19 giugno scorso) ha riconosciuto una corresponsabilità delle Regioni nella costituzione del disavanzo 1990e le ha chiamate a partecipare alla copertura del disavanzo nella misura prevista dalla legge n. 334/1990; questa è la sostanza delle cose.
Gli elementi per essere preoccupati non mancano: il disavanzo 1990 stimato dal Ministero della Sanità in 12 mila miliardi a livello nazionale di cui poco più di 600 alla Regione Piemonte, era stato aspramente criticato dalle Regioni, in quanto ritenuto sottostimato.
La stima regionale era di circa 20 mila miliardi ed era stata poi ridotta a circa 16 mila miliardi.
Ciò significa che, se va bene, in base alla sentenza n. 283/1991, la Regione Piemonte dovrà, nella attuale situazione di estrema difficoltà finanziaria, trovare altri 50/60 miliardi. Inoltre, stando a quanto pubblicato dai giornali, sembra che stime della Corte dei Conti collochino al livello di 16.500 miliardi la sottostima del fondo sanitario 1991.
A questo punto si pongono due questioni. La prima: gli oneri sono a carico di chi? Tutti a carico delle Regioni? La seconda: non è possibile apprendere certe notizie dall'Assessore alla Sanità anziché dai giornali? Perché questa costante resistenza ad informare il Consiglio regionale sull'andamento di una spesa che rappresenta i due terzi del bilancio regionale? Uno scostamento della spesa sanitaria può essere di dimensioni drammatiche, in valore assoluto, anche se limitato in misura percentuale con conseguenze che non è facile valutare sulla collettività piemontese: in termini di copertura della maggiore spesa o in termini di servizi che vengono limitati.
Riteniamo che sia un dovere, almeno politico, dell'Assessore alla Sanità informare su queste vicende in Consiglio regionale che rappresenta la collettività piemontese.
Non si conosce la situazione della Sanità, ma la stessa indeterminatezza riguarda anche la situazione delle aziende di trasporto pubblico. La situazione è effettivamente tranquilla oppure, tra non molto all'improvviso cadrà anche la tegola dei trasporti? Risulta, pertanto, inaccettabile che vengano taciuti problemi grossi quale quello della Sanità, quasi ci fosse la recondita convinzione che il silenzio esorcizza il problema.
Non comprendiamo, però, come non sia stato possibile reperire i 6 miliardi che avrebbero consentito di chiudere nel 1991 almeno una delle partite della Sanità.
E' possibile che non esistano nel bilancio regionale capitoli che possono essere ridotti senza pregiudicare l'assolvimento dei compiti dell'Ente Regione? Noi crediamo che ciò sia possibile; proponiamo, pertanto, i seguenti tagli: Capitolo n. 1.000 lire 2 miliardi Capitolo n. 1.005 lire 2 miliardi Capitolo n. 6.115 lire 4 miliardi Capitolo n. 9.300 lire 3 miliardi Capitolo n. 9.301 lire 1 miliardo.
Proponiamo altresì le seguenti integrazioni: recupero della partita sanitaria: lire 6 miliardi - ulteriore riduzione degli slittamenti dei fondi statali reimpostati da 113 a 107 miliardi.
L'attivazione del controllo di gestione, sempre promesso e mai realizzato, potrebbe essere di aiuto consentendo sicuramente un ulteriore recupero, ma sorge il sospetto che la Giunta tema i risultati del controllo di gestione.
Su queste basi il bilancio non è nemmeno approvabile; quanto è avvenuto recentemente nella Regione Puglia conferma le nostre preoccupazioni, per cui sono state accolte le osservazioni dalle relazioni di minoranza. Non vorremmo che l'aver sottovalutato alcuni problemi, portasse anche noi in una situazione dalla quale è molto difficile, oltreché lungo e complesso rientrare, disattendendo per questa via il compito affidato alle Regioni soprattutto nel momento in cui prende il via la riforma delle autonomie locali e si avvicina il momento del completamento e dell'integrazione europea.
Un'ultima annotazione. Insieme all'assestamento 1991 all'esame della I Commissione è stato sottoposto un disegno di legge che ha per titolo: trasferimento all'anno 1992 di autorizzazione di spesa nonché nuove autorizzazioni. La prima legge finanziaria ha destinato 45 miliardi del 1992, la seconda ne ipoteca 27 a copertura dei trasferimenti e ne destina altri 32. Seguendo questa via, tra prima e seconda legge finanziaria verrebbero già destinati 104 miliardi nel 1992 utilizzando, come indicato nel secondo disegno di legge, anche l'aumento e il gettito derivante dall'aumento delle addizionali; aumento quest'ultimo che deve essere ancora deciso dal Consiglio regionale. Chiediamo, pertanto, che il disegno di legge relativo alla seconda legge finanziaria venga discusso dopo aver definito se, ed in che misura, operare l'aumento delle addizionali a decorrere dal 1991.
Sono allegati alla relazione i nostri emendamenti.
In conclusione c'è un'inosservanza sostanziale della necessità di risanare il deficit, così come indicato dalle osservazioni al bilancio preventivo del Commissario di Governo; siamo ancora al di fuori della normalità, della correttezza di una gestione di bilancio. L'esigenza indifferibile degli Assessorati è più una possibilità di amministrazione attiva per i singoli Assessori che esigenze reali ed urgenti. E' inammissibile ipotecare già il bilancio '92 in sede di assestamento di bilancio, è assurdo ipotizzare una finanziaria '92 senza preventivamente definire l'aumento delle addizionali. La spesa sanitaria è completamente fuori da una possibilità seria di controllo di gestione. Nella relazione queste cose vengono evidenziate molto ampiamente, abbiamo espresso il nostro dissenso netto in sede di Commissione, credo che tutto il Consiglio dovrebbe fare una seria riflessione sul fatto che così non si possono gestire né i bilanci pluriennali né la finanza regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Intervengo per sottolineare che già nel corso della relazione di minoranza del collega avevamo notato l'assenza dell'Assessore: ci duole che non venga prestata una sufficiente attenzione alle relazioni di minoranza e segnatamente alla nostra che verrà introdotta dal collega Zacchera.



PRESIDENTE

Da parte nostra credo ci sia la massima attenzione: richiamo anche la Giunta in questa direzione.
La parola al Consigliere Zacchera per la illustrazione della seconda relazione di minoranza.



ZACCHERA Marco, relatore

Signor Presidente, egregi Consiglieri, ancora una volta desiderando dare un contributo concreto all'esame del disegno di legge oggi in aula dobbiamo sottolineare come esso vada affrontato da diversi aspetti ed in primo luogo da quello politico-amministrativo oltre che contabile.
In sede di dibattito sul bilancio di previsione per il '91 ebbi modo di sottolineare la necessità che la Giunta chiarisse in Consiglio le linee programmatiche tecnico-finanziarie del quinquennio, lamentando come queste "idee guida" fossero parzialmente assenti. Inoltre proponemmo una serie di quesiti tecnico-organizzativi (situazione dipendenti-anagrafe dei beni regionali, la predisposizione di un piano per l'utilizzazione delle risorse all'interno dei beni della regione) cui ci fu risposto che a breve tempo la Giunta ("che già ci stava pensando") non avrebbe mancato di dare risposte adeguate.
Soprattutto, riprendendo un frasario che ormai è diventato abituale, ci fu detto che quello del bilancio preventivo non era il momento adatto per fare delle scelte e che quindi quel bilancio preventivo era un fatto meramente tecnico mentre in sede di assestamento si sarebbe potuto apportare una serie di correzioni significative e scelte programmatiche "chiarite - ci si disse - anche le conseguenze e le normative delle nuove politiche impositive che vengono assegnate alla regione".
Sei mesi sono passati, siamo al terzo "momento" della vita regionale dal punto di vista finanziario-amministrativo di questa legislatura (senza contare tutte le altre occasioni minori di variazioni di bilancio) ed una volta di più siamo sostanzialmente di fronte ad un rinvio.
Nulla, infatti, ci dice la relazione dell'Assessore sulle idee guida e su di un progetto sottostante all'approvazione delle più significative variazioni di bilancio.
Obiettività vuole che queste responsabilità non siano da assegnare solo all'Assessore al bilancio e alla Giunta, perché la convulsione perpetua in fatto di norme sulla finanza locale impedirebbe a chiunque di avere delle idee chiare sul futuro, ma è comunque intollerabile sia che il "sistema" non chiarisca (o non voglia chiarire) l'alveo - almeno - delle future possibilità impositive regionali, sia che si rimandi in ogni occasione un chiarimento. Ne viene che l'affrontare nel dettaglio il provvedimento che ci viene sottoposto sottolinea come - in definitiva - esso sia un passo circoscritto e ristretto di finanza regionale, con dimensioni limitate e tutto sommato, trascurabili sul totale degli importi a bilancio.
L'opposizione viene spesso da noi espressa come critica, ma da sempre con il collega Majorino, come rappresentanti del Movimento Sociale Italiano, sosteniamo che non debba essere aprioristica, scontata o preconcetta e quindi attendiamo che l'Assessore ci indichi - magari anche esponendoli verbalmente - dove siano i grandi "fatti nuovi" nascosti nella manovra di assestamento di bilancio, così come lui stesso ci aveva assicurato cinque mesi fa. Forse ci sarà ripetuto anche questa volta che non siamo nella sede adatta e che tutto è rimandato al bilancio preventivo del 1992, sarà possibili identificarli e sarà "quello il momento in cui...
". Entriamo quindi in un esame del provvedimento proposto che, essendo tecnico, va affrontato anche e soprattutto sul piano numerico. Prima di tutto, va sottolineato come la manovra interessi solo il 2,3% delle somme a bilancio, confermando così una situazione di ingessamento generale della finanza regionale. In definitiva, quindi, i movimenti sono minimi, ma comunque alcuni sono significativi se teniamo conto: a) delle sottolineature del Commissario di Governo del 10 aprile 1991 b) dei movimenti legati all'impostazione delle tasse automobilistiche c) del "fenomeno-slittamento" tipico di ogni documento finanziario pubblico d) dell'ordine del giorno approvato al termine della discussione sul bilancio preventivo '91. Iniziamo dalle osservazioni del Commissario di Governo. Nell'aprile scarso il Commissario di Governo, con nota 29005/AA ebbe a richiedere alla Regione quattro chiarimenti importanti relativi all'impostazione del bilancio regionale. Dalle note a nostre mani non ci sembra che ci sia stata una risposta in sede di assestamento e su questo espressamente chiediamo all'Assessore di darci delle risposte.
Sulla prima serie di osservazioni, cioè l'avanzo di amministrazione dell'esercizio precedente, si ricorda che per 75 miliardi il cap. 8986 non risultava correttamente imputato: si intende rinviare a dopo l'assestamento tale sistemazione contabile o non si condivide invece l'osservazione governativa? La seconda osservazione è più precisa e riprende l'assestamento di bilancio dell'anno scorso: quali sono oggi i destini delle somme allora reimpostate? Il terzo punto introduce una tematica più sottile: può la Regione insistere su diversi capitoli a "contare" su introiti statali di non certa attribuzione, almeno dal punto di vista dei tempi? E' chiaro che in proposito la responsabilità più che regionale è centrale, essendo assurdo non chiarire i tempi dei trasferimenti, ma apparirebbe prudente tener conto di questi aspetti in sede di assestamento - come dimostrato dall'esperienza dell'anno scorso, mi permetto di aggiungere - tutt'al più ritrovando successivamente margini per eventuali avanzi di amministrazione.
L'ultima osservazione del Commissario di Governo è infine molto precisa e su questo è indispensabile un chiarimento da parte della Giunta. Il Commissario di Governo chiede lumi sulla corretta impostazione dei capitali 10802 e 10804 , e dei residui passivi. Su questo, l'Assessore vorrà avere la cortesia di darci una risposta.
Circa la manovra di copertura, riteniamo sostanzialmente corretto che l'impostazione della manovra di assestamento parta dal presupposto di determinare un totale complessivo di fabbisogni, circa 221 miliardi, e di qui puntare di fatto ad una loro copertura. Di fatto, l'unico aumento sensibile è stata l'integrazione del cap. 10350 di 8 più 5 miliardi per i Servizi socio-assistenziali: come intende la Giunta utilizzare questo ulteriore assestamento? Ci auguriamo che il tutto non si riduca ad un aumento di trasferimenti dell'USSL.
A questo punto mi accorgo, però, che alla mia relazione scritta manca una pagina, quindi il discorso che stavo facendo è interrotto a metà.
Chiedo scusa.
Riprendo quindi a braccio quello che volevo dire. Nella mia relazione partivo dal presupposto che è corretto, secondo noi, proporre un'impostazione di manovra di assestamento partendo da un totale complessivo di fabbisogno di 225, miliardi e andando poi a successive manovre di azimut (così diremmo come ex scout) per arrivare vicino al pareggio dei 221 miliardi.
Di fatto, avevo stilato un elenco di capitoli sui quali non ero sicuro che ci fosse un'effettiva copertura; nella pagina mancante accennavo specialmente al problema delle tasse automobilistiche, che venivano indicate con un ulteriore aumento, mi pare, di 10 miliardi. Secondo me invece, c'era un errore in questa impostazione, anche perché temevo - e sempre di questo chiedevo risposta all'Assessore - che l'aumento di 10 miliardi non solo non fosse corretto, ma che ci fosse una sopravvalutazione del cespite. Infatti, nel momento in cui in quest'aula avete approvato l'aumento delle tasse automobilistiche, non si è tenuto conto che queste non entravano in vigore tutte al primo di gennaio, ma entravano in vigore durante l'anno; il bollo della mia autovettura, ad esempio, scade ad agosto, quindi solo ad agosto pagherò l'aumento del bollo. A questo punto temevamo che il totale dell'introito fosse sovrastimato; quindi se era già sovrastimato per l'esercizio 91, al mese di gennaio, ancor più lo sarebbe adesso se viene aumentato di 10 miliardi. Chiedevo quindi all'Assessore se disponeva già di una scaletta degli introiti.
Dopodiché mi riallacciavo - cito sempre a memoria - a quell'ordine del giorno approvato in Consiglio regionale su quali dovevano essere i fini principali della manovra di bilancio.
Lamentavo che soltanto il capitola dell'assistenza per anziani era aumentato di 8 miliardi e chiedevo, in definitiva, dove andavano a finire questi soldi. Come la Regione intende specificatamente spenderli? E qui riprendendo la relazione scritta - mi chiedo appunto la Giunta regionale come vuole utilizzare questo ulteriore stanzia mento; non vorremmo che fosse semplicemente una trasposizione di soldi alle UU.SS.SS.LL., mentre riteniamo necessario che questi soldi siano finalizzati ad alcune leggi regionali.
A questo proposito il Gruppo del Movimento Sociale Italiano ha presentato una proposta di legge, che ritengo estremamente interessante - e mi dispiace che abbia avuto scarsa eco su molti mass-media - nella quale proponevamo di destinare 5 miliardi alle famiglie che ospitano nel proprio seno anziani non autosufficienti ultrasettantenni, anziché affidarli alle strutture pubbliche. Ritenevamo che questa fosse una manovra coraggiosa per dare una parziale soluzione al problema.
Riteniamo che, in occasione dell'approvazione di questo assestamento sia doverosa l'assunzione di un preciso impegno della Giunta sull'uso che si intenderà appunto dare a questi maggiori stanziamenti.
Le altre variazioni non sono certo significative in termini contabili ma marginali; vogliono per lo meno significare attenzione verso determinate problematiche.
Mi sono chiesto a che cosa serva trasferire 600 milioni complessivi a tutte le province piemontesi per la manutenzione ordinaria delle strade.
Con 600 milioni divisi per sei province non si fa assolutamente nulla quindi ci sembra assolutamente utopistico questo trasferimento.
Ci lascia poi scettici - ma avremo modo poi di esporre meglio il nostro punto di vista in sede di emendamenti - lo stanziamento di 3 miliardi al CSI per contribuire ad avviare il progetto di collegamento informatico tra Regione ed Enti locali. E' un discorso coraggioso. Credo sempre di meno a certe società di informatica nel momento in cui la costruzione della società e la costruzione del "background" non dal punto di vista informatico, ma organizzativo e professionale, costa buona parte dello stanziamento. Quindi ribadiamola necessità di assicurarsi che la maggior parte di tali stanziamenti non siano poi assorbiti in costi marginali al progetto.
Riteniamo infine che il trattamento riservato alle Comunità montane sia profondamente scorretto allorché non si danno ulteriori aumenti al cap.
1800, dando per sufficiente l'assegnazione di 2 miliardi della prima legge di variazione del bilancio 1991 e questo in presenza di tutti i noti drammatici tagli dei bilanci delle Comunità montane, già a impostazione di bilancio avvenuta da parte delle stesse.
Introduco poi il discorso delle UU.SS.SS.LL., sostenendo che, secondo noi, l'unico modo per controllare le UU.SS.SS.LL. è "ricattarle" dal punto di vista del bilancio, non assegnando loro i fondi al 100%, se prima non ci sia stata una parametrazione di determinati servizi.
La nostra relazione non è di opposizione alla variazione di bilancio, è una serie di domande all'Assessore e invitiamo tutto, il Consiglio a fare come noi. E' una manovra di assestamento, comunque, molto limitata che non coglie però alcuni aspetti che sembravano emersi nella discussione sul bilancio preventivo. La Regione potrebbe trovare fondi ben maggiori di quelli oggi presenti in assestamento nelle sacche di spese correnti.
Mi sono divertito a leggere l'ultimo Bollettino della Regione in cui è presente una serie di decisioni della Giunta regionale con le quali sono stati spesi centinaia e centinaia di milioni, molti dei quali si potevano risparmiare. Sono tutti soldi per spese correnti.
Su questo apro una parentesi. Non si potrà mai arrivare ad un bilancio più sano se non si attua la politica della lesina in nomine, in consulenze e così via. E' evidente che la Giunta regionale non vuole, non può e non ha il coraggio di fare economia per poter trasferire i fondi agli impieghi in conto capitale. Si ricorderà il puntuale rifiuto per esempio, ad approfondire molti emendamenti presentati in occasione del bilancio. Questa resta una strada da seguire: risparmiare per reimpostare in capitoli operativi più utili alla collettività, ma su questa strada non ci si vuole muovere, non si vuole intervenire.
La constatazione finale è che si trasformano questi commenti tecnici e finanziari in mancanza di fatti, invece ci vogliono i fatti e determinati atteggiamenti politici perché, ancora una volta, ci tocca sottolineare l'insensibilità di questo esecutivo. In questa ottica non vorrei che anche (odierna discussione rischi di trasformarsi in un'ennesima occasione perduta. Attendo però con fiducia le risposte dell'Assessore.



PRESIDENTE

Sulle relazioni è aperta la discussione generale.
La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, Assessore al bilancio

Penso valga la pena, dopo avere ascoltato le due relazioni dei Consiglieri Buzio e Zacchera, sulle quali ho avuto modo di soffermarmi già nel Consiglio della volta scorsa, fare alcune puntualizzazioni.
Ritengo che inizialmente valga la pena inquadrare il provvedimento oggi in aula per l'approvazione, con alcune considerazioni di carattere generale sulla manovra intrapresa all'inizio di settembre 1990, allorquando la Giunta si accinse a predisporne l'assestamento relativo al bilancio 1990 e successivamente il bilancio 1991 ed assestamento 1991 che stiamo esaminando ora.
L'assestamento, presentato a giugno, approvato a luglio, operante già a fine agosto, è una novità importante, per la Regione Piemonte.
In tempi in cui non passa giorno senza che si evidenzi un declassamento del nostro Paese in una qualche classifica economica, a causa del naufragio dei conti pubblici, un assestamento che comprime ulteriormente lo sbilancio sulle reimpostazioni del 5%, dopo che in sede di preventivo 1991 già vi è stata una compressione del 12%, uno slittamento di spese di investimento di 27 miliardi al 1992 che, di fatto rappresenta una minore spesa per il 1992 pari al 14% delle risorse disponibili discrezionali, è un provvedimento severo, tassello di una manovra robusta, iniziata con forza e determinazione dalla nuova maggioranza e dalla nuova Giunta con l'assestamento 1990, nel novembre dello scorso anno.
Lo sforzo è notevole: è stata fatta in questi mesi una verifica tempestiva ed approfondita della situazione di bilancio, e ci eravamo impegnati in tal senso il 5 e il 6 marzo in occasione della discussione sul bilancio preventivo. La verifica (abbiamo puntualmente espletata e si persevera con una manovra economica politicamente incisiva e coerente che noi riteniamo qualificante.
Ci siamo messi nella condizione di predisporre il bilancio preventivo 1992 alla fine di agosto o ai primi di settembre, di approvarlo, unitamente al provvedimento sulle nuove addizionali della legge n.158, entro ottobre/novembre 1991, evitando il ricorso all'esercizio provvisorio per l'anno prossimo.
La nuova legge di contabilità che pure ci accingiamo ad approvare, in quanto già iscritta all'ordine del giorno, e faremo di tutto per votarla nelle sedute del 30 e 31 luglio, consentirà di chiudere con le delibere di impegno entro il 30 novembre di ogni anno con tutti i vantaggi programmatori e razionalizzanti che questo comporterà.
Le due finanziarie, l'una approvata nel maggio scorso e l'altra che approveremo questo, autunno, se da un lato irrigidiscono l'elasticità del bilancio, 1992, dall'altro costituiscono una rigorosa programmazione degli investimenti che dà respiro alla manovra, finalizzazione sicura ai prelievi addizionali di carattere regionale, rendendo trasparente il circuito prelievo finalizzazione, e produce investimenti nei settori sociali con l'obiettivo di elevare la qualità della vita nella nostra Regione.
La nuova legge di contabilità consentirà altresì, e questo ci sembra il contenuto politicamente più qualificante, di allineare in modo omogeneo il bilancio annuale con il Piano di sviluppo pluriennale, rendendo compatibili i vari interventi con le linee generali di programmazione socio-economica.
Gli sforzi collegiali che l'Assessorato, la Giunta e la I Commissione consiliare stanno facendo in quest'ultimo periodo, e ringrazio per il notevole contributo che viene dalle discussioni e per l'arricchimento che in Commissione si è in grado di portare ai provvedimenti in discussione consentiranno altresì di permeare il bilancio preventivo 1992 di alcune indicazioni interessanti tese a rendere lo strumento contabile meno ostico e freddo, più leggibile, più trasparente, politicamente più comprensibile da parte dei Consiglieri regionali ed in genere dei soggetti interessati alla consultazione.
I contenuti innovativi in via di definizione, la nuova tempistica relativa alle scadenze classiche di bilancio, la ferma determinazione di andare ad una rivisitazione delle varie leggi di spesa ci sembrano impegni molto importanti e qualificanti. Esiste una miriade di leggi, molte delle quali non possono più essere finanziate, che non sono più attuali, quindi penso valga la pena prendere un impegno per ripulire attraverso una rivisitazione di questo tipo all'interno della normativa esistente per poter finanziare quelle norme che la Giunta e la Regione intendono privilegiare al fine di eliminare l'inutile e il superfluo, razionalizzando il necessario, evidenziando il grado di finanziamento e di utilizzo delle normative operanti a livello regionale.
I ragionamenti fatti in merito ai possibili recuperi di un effettivo equilibrio di bilancio, presuppongono che anche a livello del governo centrale ci sia la convinzione che le Regioni sono maggiorenni e che quindi possono cominciare a rispondere in proprio, assumendosi le relative responsabilità.
Ciò vuol dire che lo scenario che immaginiamo per i prossimi anni prevede la collocazione delle Regioni in una posizione di primo piano e di maggiore autorevolezza.
I trasferimenti di fondi senza vincoli di destinazione, come il fondo comune, sono destinati ad essere ridotti e ad essere sostituiti sia da un ampliamento effettivo dell'autonomia impositiva che da una compartecipazione al gettito locale di tributi significativi, come IRPEF e IVA.
L'autonomia impositiva, ampliata e qualificata, deve diventare uno strumento per svolgere, con le scelte di politica fiscale, un ruolo incisivo nel processo economico regionale e 'non essere considerata come puro mezzo di reperimento di risorse per fronteggiare spese non eludibili.
La richiesta di minor centralismo e di valorizzazione delle potenzialità regionali è più che motivata e giustificata: non fosse altro perché è stata avanzata dopo un lungo periodo di rodaggio. Le prime risposte, seppure parziali, sono arrivate e vanno apprezzate soprattutto per il valore di segnale e di una diversa considerazione delle realtà regionali che così cominciano finalmente ad evolversi.
L'atteggiamento delle Regioni non deve però essere di passiva attesa bensì di attiva ricerca dei punti critici per eliminarli.
E' molto importante il discorso sull'autonomia finanziaria regionale e sono molto interessanti le dissertazioni sulla coerenza o meno dell'autonomia impositiva con l'autonomia finanziaria, però le Regioni devono anche imparare ad utilizzare meglio tutte le risorse a disposizione comprese quelle umane.
La riduzione del costo dei servizi pubblici è premessa indispensabile per un riallineamento agli altri Paesi più industrializzati e più efficienti, oltre che eliminazione di uno spreco , ingiustificato e a volte anche immorale. Come Regione Piemonte ci stiamo già impegnando, e di più ci dovremo impegnare nei prossimi mesi, affinché il rendimento dell'apparato amministrativo migliori decisamente, al fine di risparmiare sulle spese a parità di livello dei servizi erogati. Questo è anche un impegno per andare nella direzione che viene sollecitata in particolar modo nella relazione di minoranza del Consigliere Zacchera.
L'assestamento 1991 si caratterizza almeno per i seguenti aspetti: rappresenta un riavvicinamento ai tempi previsti dalla legge di contabilità regionale; è stato infatti predisposto entro il mese di giugno in modo da consentirne l'approvazione da parte del Consiglio regionale prima della pausa estiva. Sarà così possibile gestirlo senza l'affanno e le difficoltà degli ultimi anni e rivalorizzarlo come documento contabile non solo destinato a registrare le variazioni derivanti dal consuntivo, ma anche suscettibile ad accogliere quegli aggiustamenti che la gestione della prima parte dell'anno suggerisce è uno dei tasselli della manovra finanziaria regionale. Pur mantenendola sua individualità, si pone come anello di congiunzione tra il bilancio di previsione 1991 e il consuntivo 1990 da un lato, e il bilancio di previsione 1992 dall'altro.
La manovra finanziaria è infatti completata dal disegno di legge finanziaria 1992 e da quello predisposto in attuazione della legge n.
158/90 per fissare gli importi delle addizionali per il prossimo anno.
In questo mosaico, il piano di rientro specificato meglio più avanti non è una tessera di puro contorno bensì una della scena principale. E veniamo al quadro di riferimento.
Il consuntivo '90 si chiude con un minore avanzo di lire 191.481 milioni; questo dato, da solo, non è sufficiente per dare un giudizio sullo stato di salute della finanza regionale. L'avanzo finanziario è scomponibile in due parti: la prima, vincolata, che deve essere utilizzata per coprire le reimpostazioni dei fondi statali andati in economia alla fine dell'esercizio precedente, i residui perenti agli effetti amministrativi e comunque i debiti lasciati in eredità dall'esercizio precedente; la seconda, libera, risultante dopo aver dato integrale copertura a quella vincolata, che dovrebbe essere utilizzata prioritariamente, per spese di investimento "una tantum". Questa priorità trova la sua giustificazione nella scelta di valorizzare i "risparmi" destinandoli all'acquisto di beni durevoli e pertanto usufruibili anche dalle generazioni future e nell'intento di ridurre il ricorso all'indebitamento che, in ogni caso, è oneroso e irrigidisce il bilancio.
Purtroppo la riduzione dei trasferimenti statali ci ha abituati a vedere iscritti nei bilanci regionali l'importo dei mutui come una voce ordinaria di finanziamento ed hanno, almeno a livello di subconscio, perso i connotati corretti della finanza straordinaria.
Dal raffronto tra avanzo definitivo e fondi statali da reimpostare risulta la seguente situazione: (importi in milioni) minor avanzo - 191.481 minori fondi statali da reimpostare - 153.781 saldo (A) 37.700 A questo primo risultato occorre aggiungere le reimpostazioni non effettuate con l'assestamento '90 e fatte slittare al 1991 (art. 2, LR n.
54/90) e si ottiene: saldo (A) 37.700 (che è l'importo precedente) slittamenti 135.000 (se vi ricordate era il cosiddetto bilancio sulle reimpostazioni che avevamo perseguito come obiettivo in sede di bilancio di previsione 1991) saldo (B) 172.700 La prima considerazione è che non solo non esiste un avanzo libero ma occorre reperire altre risorse per coprire almeno le reimpostazioni delle economie dei fondi statali vincolati.
Su questa conclusione, che può apparire quanto meno strana, ma che trova la sua giustificazione nella politica dei mutui seguita dal 1981 torneremo più avanti.
Al saldo (B), che è il saldo dei 172 miliardi di cui parlavo prima occorre però aggiungere le assegnazioni statali vincolate iscritte nel 1990 solo in entrata (maggiori accertamenti) e le economie sui fondi regionali iscritti nel 1988 ai sensi ed in applicazione dell'ari. 69, lettere b) e c), della legge n. 833/78 (Fondo sanitario) quale partecipazione della Regione alla spesa sanitaria, e si ottiene: saldo (B) 172.700 maggiori accertamenti 12.408 saldo (c) 185.148 art. 69 legge 833/7813.686 saldo (D) 198.794 Questo saldo di circa 200 miliardi rappresenta il minimo di risorse da reperire per poter chiudere l'assestamento; a questo saldo dobbiamo per aggiungere anche le ulteriori richieste degli Assessori, che in questa relazione appaiono nell'allegato 1), per un totale di 220 miliardi, quindi un 10% in più.
Le ulteriori richieste degli Assessori, contenute nel minimo indispensabile per non pregiudicare l'operatività della Regione, fanno salire il punto di partenza delle risorse da reperire in assestamento a poco meno di 221 miliardi. Per dare completo accoglimento a quanto richiesto in sede di esame di bilancio di previsione occorrerebbe trovare ancora circa 75 miliardi, e ciò al fine di dare copertura alla reimpostazione sul capitolo n. 8986 con fondi regionali liberi non provenienti dal mutuo; in mancanza di nuove assegnazioni senza vincoli di destinazione per pari importo, non resterebbe che ridurre gli stanziamenti iscritti su capitoli relativi a fondi liberi regionali: operazione praticamente impossibile.
Può apparire strano che per coprire la reimpostazione di economie di assegnazioni vincolate sia necessario ricorrere a risorse regionali ed addirittura a parte del provento del mutuo. Ciò si giustifica, da un lato con la cronica scarsità di risorse destinabili a spesa corrente e dall'altro, con le considerazioni sulla politica dei mutui seguita sino al 1981. Sino a quella data, in assenza di vincoli della tesoreria unica e senza le limitazioni imposte dalla necessità di ridurre l'inflazione, le Regioni potevano fare affidamento su un volume di risorse tale da garantire, come cassa, la copertura delle spese coperte con il provento del mutuo, anche in mancanza della sua stipulazione; a rigor di logica, non si sarebbe giustificata un'operazione di stipulazione di mutui ovviamente onerosi, solo per provvedere agli stanziamenti di cassa in presenza di consistenti giacenze di tesoreria. La stessa legge di contabilità regionale (art. 48 della LR n. 55/81) prevede che i mutui vengano stipulati, tenuto conto della situazione di cassa.
Le misure adottate dal Governo per ridurre l'inflazione (istituzione della tesoreria unica ed incrementi del fondo comune, commisurati al tasso programmato di inflazione) sulle quali le Regioni hanno ripetutamente ed in varie sedi espresso il loro assenso, in considerazione del più alto interesse nazionale, hanno interrotto bruscamente il circolo con la conseguenza che si è dovuto operare una sorta di conversione dei mutui per coprire quelle reimpostazioni di economie i cui stanziamenti di cassa erano stati utilizzati per finanziare quelle spese per le quali era stata prevista, ma non attuata; la stipulazione di mutui.
Prima di proseguire; non è fuori luogo rifare il punto sulla situazione finanziaria al 30 aprile scorso, data di approvazione da parte della Giunta del consuntivo per l'anno 1990.
L'analisi dello stato attuale della finanza regionale e della sua gestione costituisce il primo e naturale presupposto sul quale è possibile fondare un processo di razionalizzazione nell'uso delle risorse, che tenda a ridurre la spesa improduttiva a favore della spesa per investimenti in attuazione degli indirizzi politico-amministrativi assunti dall'attuale governo regionale.
I risultati di tali analisi, d'altra parte, consentiranno di ridisegnare il quadro di riferimento finanziario anche per il piano Regionale di sviluppo, tenuto conto delle nuove norme in materia di finanza regionale, ma soprattutto dell'esigenza di' garantire la compatibilità delle opzioni di intervento rispetto alla disponibilità ed alla natura delle risorse.
Anche la scelta di attribuire al bilancio di previsione 1991 utilizzato in esercizio provvisorio, la caratteristica di previsione di puro funzionamento si collocava in questa logica: si tratta, infatti, allo stato attuale di conoscenza e di elaborazione programmatica, di definire innanzitutto il sistema di vincoli interni ed esterni che caratterizzano la finanza regionale e di quantificare in prima approssimazione, il volume di risorse disponibili.
La situazione finanziaria viene qui presentata sotto due aspetti, il primo riguarda il saldo effettivo della posizione di bilancio a fine '90 il secondo riguarda l'andamento della gestione di bilancio nel decennio 1980/1990.
La stima dell'effettiva posizione finanziaria della Regione è stata formulata a partire dai documenti contabili e per l'anno '90 dal rendiconto che fin dal 1980 hanno rilevato annualmente l'esistenza di un sostanziale disavanzo di gestione, pur registrando formalmente sul piano contabile la formazione di consistenti avanzi di esercizio. Scorrendo gli anni dal 1980 al 1990 abbiamo i seguenti disavanzi 1980 - disavanzo effettivo di circa 67 miliardi; 1981- 29 miliardi 1982- 90 miliardi; 1983 - 94 miliardi; 1984- 68 miliardi; 1985- 109 miliardi; 1986- 121 miliardi; 1987- 31 miliardi; 1988- 24 miliardi; 1989 43 miliardi; 1990- 207 miliardi.
L'avanzo di amministrazione costituisce una specifica partita di entrata per l'anno successivo all'esercizio in cui si è formato e concorre quasi completamente a dare copertura finanziaria agli oneri derivanti da spese finanziate da apposite assegnazioni statali che, non impegnate originano buona parte delle economie che concorrono alla formazione dell'avanzo e devono essere reiscritte a bilancio negli anni successivi al fine di garantire la corrispondenza fra entrate e uscite seppure in tempi diversi.
I dati soprariportati sono stati ricavati dai rendiconti generali della Regione e dalle relazioni che accompagnano l'assestamento dei bilanci di previsione.
Il disavanzo effettivo determinato da fondi statali reimpostati e non coperti dall'avanzo ammonta a fine 1990 a circa 80 miliardi ai quali occorre aggiungere 135 miliardi di reimpostazioni differite, e significa in buona sostanza che le assegnazioni statali sono state a suo tempo incassate, ma sono state utilizzate per altre e diverse finalità.
La posizione deficitaria della Regione non si esaurisce tuttavia nel disavanzo determinato dall'uso improprio delle assegnazioni statali, ma nel suo complesso è il risultato di un insieme di valori negativi riconducibili alla stima per difetto di alcune previsioni di spesa, alle previsioni per eccesso di alcune entrate, agli effetti di indicizzazione di leggi di spesa regionali ed infine all'esigenza di far fronte ad una serie di obblighi di natura eterogenea.
La tabella che segue fornisce una prima quantificazione della situazione debitoria, che non pretende di essere esaustiva e deve quindi essere valutata con cautela, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà insite nella stima di dati in buona parte non desumibili dai documenti contabili.
Al fine di consentire una adeguata interpretazione dei dati qui riportati, è necessario sottolineare che in relazione alla quantificazione dei residui perenti, che non trovano copertura nelle iscrizioni del bilancio regionale, in assenza di un elenco aggiornato delle somme cadute in perenzione, ma reclamabili dai creditori, si è proceduto ad una stima.
Necessariamente, quindi, siamo in presenza di una certa approssimazione. Il fabbisogno indicato per la formazione professionale è stato calcolato tenendo conto della sentenza della Corte Costituzionale; il debito relativo al pronto intervento deriva dalle autorizzazioni di spesa non coperte.
La voce Mutui indica il valore della differenza fra gli impegni di spesa assunti su stanziamenti la cui copertura è stata prevista mediante la cessione di mutui, e la consistenza effettiva dei mutui stipulati.
La situazione finanziaria presenta dunque un disavanzo effettivo, che sulla base delle stime finora effettuate è valutabile tra 210 e 213 miliardi, ma bisogna tener conto che tali cifre non sono comprensive degli oneri derivanti dai disavanzi delle UU.SS.SS.LL. e degli oneri previdenziali per gli apprendisti artigiani.
Posto che le stime qui effettuate siano sufficientemente complete e pur tenendo conto che la mancata stipulazione di mutui per 37 miliardi abbia indotto un risparmio per ammortamenti dell'ordine di circa 6 miliardi, non si può fare a meno di ritenere che a partire dall'esercizio 1992 sarebbe necessario attuare un piano di rientro di un debito per un ammontare non lontano da 210 miliardi. La copertura finanziaria del disavanzo, bench suscettibile di essere scaglionata in un periodo di almeno 3 anni (l'ipotesi di rientro che propone la Giunta è di 5/6 anni) dovrà essere ricercata nelle risorse libere per perseguire l'obiettivo di un riallineamento, di un azzeramento e di un rientro quindi del 100% rispetto ai disavanzi evidenziati (salvo la questione sanitaria che ci preoccupa al punto tale che con il Presidente Brizio nei giorni scorsi si è fatto il punto della situazione e riteniamo che prima di predisporre il bilancio 1992 si debbano avere dei conti certi, perché non si può pretendere di impostare una manovra che ha come obiettivo un rientro di 210/220 miliardi e consentire che aleggi sopra la nostra testa l'ipotesi di 500/1000 o 1200 miliardi). Penso che occorra mettere dei punti fermi col massimo impegno perché non avrebbe senso e sarebbe vanificata tutta la programmazione.
Non si può dimenticare infatti che le cosiddette risorse regionali libere lasciano di fatto angusti margini di discrezionalità, poiché la Regione con tali risorse deve far fronte in buona parte a spese fisse o prefissate da leggi nazionali e finanziare gli interventi previsti dalle leggi regionali di settore (agricoltura, artigianato, commercio, cultura infrastrutture).
A titolo puramente esemplificativo, se si prende come riferimento la situazione di bilancio 1985, si può facilmente constatare che le risorse effettivamente libere nella destinazione ammontavano in allora a circa 110 miliardi. Pur tenendo conto dei possibili incrementi di entrate per l'anno 1991 e successivi, peraltro in larga parte riassorbili da pari incrementi delle spese fisse, e da riduzione dei trasferimenti a titolo di fondo comune, il volume delle risorse libere annuali risulta pari a 1/3 del debito attualmente esistente.
Il disavanzo complessivo non è ovviamente il risultato di una politica dissennata e dilapidatoria, ma la conseguenza della scarsa attenzione per il ruolo delle Regioni e per aver trasformato il trasferimento di funzioni un fatto liberatorio che ha scaricato il Governo centrale dei connessi oneri di finanziamento in netto contrasto con il principio che prevede un collegamento tra attribuzioni di funzioni e trasferimento di risorse per poterle conteggiare e gestire.
Questa affermazione apparentemente banale è però utile come chiave di lettura di quanto avvenuto dal 1981 in poi e che ha costituito quella brusca frenata del treno regionale con tutte le conseguenze facilmente immaginabili e che abbiamo vissuto in questi ultimi anni.
Il 1981 si pone come anno della svolta: cessa di operare le Legge 356/75 che aveva consentito di integrare le risorse regionali e prende avvio l'azione di contenimento del disavanzo pubblico al fine di ridurre il tasso d'inflazione.
Non è forse un caso che a subirne subito le conseguenze siano state le Regioni che nella catena degli enti collegati con la finanza statale rappresentano l'anello più debole.
Non è più cronaca, ma fa parte della storia il fatto che le Regioni hanno presentato (siamo nel lontano 1983) una loro proposta di riforma della finanza regionale. Tale proposta è passata attraverso vari Ministri e Ministeri, ma non ha ancora visto la luce fino ad oggi. Il risultato immediato è stato però quello che quanto richiesto dalle Regioni per aumentare le loro disponibilità finanziaria rischia di diventare in prospettiva il canale principale di finanziamento dell'attività regionale con buona pace per la coscienza del Governo.
L'autonomia impositiva, richiesta e reclamata dalle Regioni per aumentare le loro possibilità di intervento, rischia di diventare l'unico canale di' finanziamento delle Regioni, canale peraltro abbastanza limitato perché i primi germi che sono stati introdotti finora dalla legge n.158 sicuramente rappresentano più che altro una delega a gestire provvedimenti impopolari, ma che non hanno un contenuto pregnante e di peso specifico elevato di autonomia impositiva. L'autonomia impositiva funzionale all'autonomia finanziaria rischia di diventare più un'aspirazione che una realtà. Il documento di programmazione economico finanziario per il triennio 1992/94 parla di ampliamento dell'autonomia impositiva degli enti decentrati di spesa, con esclusivo riferimento agli Enti locali.
Non è dato di rintracciare gli spazi necessari, fino ad oggi, a dar seguito alle indicazioni formulate in altra parte del documento, secondo cui al decentramento di attività primarie, in favore delle Regioni dovrebbe corrispondere un coerente grado di autonomia tributaria.
Ancora una volta, il documento di programmazione economico-finanziaria ha ignorato il ruolo delle Regioni nel governo della spesa ed è apparso inadeguato, al punto da indurre le Regioni ad esprimere un parere contrario sulla base di considerazioni che, in sintesi, elenchiamo: 1) è completamente ignorata la tendenza in atto, nell'ambito del dibattito sulla questione istituzionale, ad attribuire alle Regioni maggiori ambiti di autonomia politica e finanziaria; il decentramento dei poteri dallo Stato alle Regioni, contenuto nella proposta di legge costituzionale in discussione al Parlamento, viene etichettato come un ostacolo alla possibilità di controllo centralistico della spesa, anzich attribuire alle Regioni l'autonomia impositiva e finanziaria prevista dall'art. 119 della Costituzione 2) la politica dei redditi, che si esprime anche attraverso il riesame e la compressione delle dinamiche di espansione delle retribuzioni del pubblico impiego, viene affidata ad un livello triangolare (Governo Sindacati-Imprese) che esclude le Regioni. Riteniamo che le Regioni dovrebbero far parte di questo pool, per andare a determinazioni fondamentali per il loro esistere 3) il recupero di produttività della Pubblica amministrazione, che costituisce un nodo centrale della grave situazione in atto, è interpretato come semplice applicazione di norme sul procedimento amministrativo e di futuri provvedimenti sul riordino della dirigenza pubblica, oppure attraverso la privatizzazione, ignorando gli effetti di rinnovamento che potrebbero derivare dall'attuazione della legge 142, valorizzando l'apporto delle Autonomie locali 4) in ordine alla riforma del sistema sanitario, viene affermato ancora una volta il principio teorico della responsabilizzazione delle Regioni, in ordine al finanziamento delle relative spese, senza alcun accenno all'attribuzione alle Regioni di poteri effettivi - e di leve di governo relative a quella spesa - di controllo dell'espansione della spesa stessa e agli elementi fondamentali di riforma della finanza regionale che sono imprescindibili per poter realizzare il nuovo sistema auspicato.
In questo campo, in cui le proposte da tempo avanzate dalle Regioni restano in gran parte disattese, vengono delineate ulteriori soluzioni che cambiano, ancora una volta, le linee di riferimento del disegno di legge all'esame del Parlamento e che sembrano muoversi in una linea di improvvisazione, in contrasto con l'esigenza di realizzare un disegno graduale e coerente di ammodernamento e riqualificazione del sistema.
la caduta degli investimenti in termini reali, pure in presenza di uno scenario critico di finanza pubblica, appare insostenibile per le sorti stesse dell'economia e penalizza soprattutto le Regioni e gli Enti locali.
Non è infatti condivisibile che il ridimensionamento dell'intervento della Cassa Depositi e Prestiti sia considerato positivo; esso giova soltanto a sostegno delle esigenze del fabbisogno di tesoreria, ma costringe le Regioni e gli Enti locali a rivolgersi al credito ordinario, con oneri più elevati, per far fronte alle esigenze di investimenti anche nel campo delle opere pubbliche e di interesse primario.
Le Regioni hanno inoltre richiamato l'attenzione del Governo sulle numerose questioni insolute che rendono difficile una effettiva collaborazione istituzionale tra Regioni e Stato e che impediscono il normale esercizio delle fondamentali funzioni regionali già oggetto di impegni. Sono questioni ancora insolute che attengono soprattutto la sanità; i servizi sanitari regionali si trovano in una situazione di assoluta precarietà e di incertezza, sia per quanto riguarda la copertura dei debiti maturati in esercizi precedenti tuttora a livello di indeterminatezza sia per quanto riguarda la quantificazione del Fondo sanitario corrente 1991, oggetto della richiesta regionale di adeguamento all'effettivo fabbisogno.
Altro settore che preoccupa è quello dei trasporti. Il problema della sanità è già esploso, mentre per i trasporti stiamo assistendo ad una esplosione annunciata. Anche in questo settore ci si trova di fronte ad oneri pregressi e ad un sottodimensionamento del fondo 1991 di parte corrente ed al blocco degli investimenti, accentuando la situazione di vetustà e di cattivo funzionamento del sistema dei trasporti pubblici.
Per quanto riguarda l'agricoltura, l'artigianato e il turismo, tre fondamentali comparti di competenza regionale, per i quali sono stati previsti accantonamenti nei fondi globali del bilancio 1991 dello Stato risultano tuttora non adottatele leggi autorizzative dei finanziamenti per gli investimenti.
E' inoltre indispensabile, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, addivenir re ad un chiarimento sugli oneri per gli apprendisti artigiani. Alla quota accantonata per il Fondo comune 1990 (1000 miliardi), ricordato che il fondo comune rappresenta tuttora la principale fonte di finanziamento proprio a disposizione delle Regioni, si rammenta come non sia ancora stato definito il criterio di riparto dell'accantonamento dei 1000 miliardi del fondo comune 1990.
Dall'attuazione della legge n. 158/90 a tutt'oggi, nonostante il dettato dell'art. 3 della stessa legge, non risulta sia stata adottata alcuna proposta per l'accorpamento nella quota variabile del Fondo regionale di sviluppo, degli stanziamenti previsti negli stati di previsione della spesa dei singoli Ministeri, in materia di competenza regionale.
La proposta governativa in materia di disciplina delle tariffe delle tasse sulle concessioni regionali, è stata formulata senza tenere conto delle esigenze regionali, le esperienze maturate e le specificità proprie di ogni singola realtà regionale.
Il sistema di finanza regionale in vigore sino al 1981 ha consentito da un lato, di impostare una politica dei mutui influenzata dalle disponibilità di tesoreria e, dall'altro, di autorizzare limiti di impegno per importi di tutto rispetto.
Non è a caso che la Giunta regionale ha ripresentato un disegno di legge di modifica della legge di contabilità che, tra l'altro, stabilisce un limite alle autorizzazioni di spesa ripetitive e certe, quali sono i limiti di impegno, ciò al fine di non irrigidire ulteriormente il bilancio regionale.
Il disegno di legge passato in Commissione, e già iscritto all'o.d.g.
del Consiglio di oggi deve essere approvato prima del 31 luglio.
Per quanto riguarda la copertura del disavanzo finanziario, come già indicato, le risultanze desumibili dal rendiconto per l'esercizio 1990 hanno evidenziato un fabbisogno minimo per la chiusura dell'assestamento 1991 di circa 200 miliardi, ai quali occorre aggiungere le ulteriori richieste per 22 miliardi circa, per un totale complessivo di circa 221 miliardi.
Sulla base delle risultanze dei primi cinque mesi digestione è stato possibile individuare e proporre la manovra di copertura così sintetizzabile: a) aumento della previsione del gettito della tassa automobilistica per circa 10 miliardi. Vorrei rassicurare non solo il Consigliere Zacchera, ma l'intero Consiglio, sul fatto che i 50 miliardi iniziali di previsione, che vengono portati a 60, non rappresentano una forzatura artificiosa, ma un aumento di previsione sorretto da quanto incassato fino ad oggi in proiezione al 31 dicembre. Quindi, riteniamo che dal punto di vista analitico sia una previsione attendibile e corretta b) recupero dei mutui autorizzati nel 1990, ma non contratti per 10 miliardi. Anche questo è un dato migliorativo rispetto al dato omogeneo del bilancio di un anno fa c) iscrizione del provento della vendita della partecipazione regionale della Consusa, per 3,5 miliardi d) recupero degli oneri per il personale, anticipati dalla Regione negli anni decorsi, per circa 30,5 miliardi e) recupero degli oneri per i mutui 1990, autorizzati e previsti in sede di preconsuntivo, ma non contratti, per 1,7 miliardi f) slittamenti di reimpostazioni di economie e di fondi statali vincolati, per 113 miliardi g) slittamento al 1991 di autorizzazione di spesa in conto capitale per 27 miliardi. Anche questa spesa rappresenta una compressione effettiva della spesa per il 1991 h) rimodulazione di autorizzazione di spesa coperta con fondi regionali, per circa 25 miliardi. Per poter meglio comprendere la manovra proposta, è necessario precisare ancora quanto segue: gli slittamenti della spesa in conto capitale vengono autorizzati con legge finanziaria regionale, in modo da consentire le prenotazioni di impegno", e con riferimento a quei capitoli sui quali, dati i tempi richiesti dalla realizzazione degli interventi, non sarà possibile effettuare liquidazioni entro il corrente anno (tant'è che tale compressione è stata fatta con il consenso di tutti gli apparati degli Assessorati e degli stessi Assessori) la rimodulazione della spesa sanitaria (circa 13 miliardi divisi in due anni), derivante dai versamenti da effettuare ai sensi dell'art. 69 lett, b), e) della legge n. 833/78, deve essere autorizzata con uno specifico articolo della legge di assestamento.
In merito alla proposta del PDS espressa nella relazione e richiamata negli emendamenti, la Giunta sarebbe orientata a raccogliere il 50% del peso dell'emendamento, e quindi a sanare integralmente gli ulteriori 6 miliardi che ancora mancano per arrivare ai 13,5 miliardi di spesa per la sanità, non attingendo dai capitoli indicati dal PDS. Si potrebbe anche prelevare da quei capitoli, ma per non compromettere i programmi predisposti nel frattempo sugli stessi, la Giunta tenderebbe a lasciarli inalterati e preleverebbe i 6 miliardi dal fondo spese impreviste (che conterebbe ancora circa 6 miliardi e mezzo, cifra che, secondo i funzionari, dovrebbe essere sufficiente a consentire una certa autonomia fino al 31 dicembre).
Le ulteriori richieste degli Assessori derivano anche dalla necessità di tener conto delle proposte inserite nell'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale nella seduta del 7 marzo circa e che vengono qui di seguito, sinteticamente riportate.
Mi riferisco in particolare alle sollecitazioni espresse dal Consigliere Zacchera, nella propria relazione di minoranza. In occasione dell'assestamento di bilancio, la Giunta ha risposto ad ogni punto politico contenuto nell'ordine del giorno votato nel mese di marzo; naturalmente i conti non si possono gonfiare. Quanto meno, dal punto di vista politico, sono state date serie risposte, contenute nell'assestamento 1991.
Si tratta di adeguare i trasferimenti per servizi socio-assistenziali: cap, n.10350 più 8 miliardi che si aggiungono ai 5 miliardi della prima legge di variazione incrementare le disponibilità per l'assistenza scolastica: cap, n.5640 più400 milioni cap, n. 11901più 500 milioni mantenere gli impegni già assunti in modo unanime dal Consiglio regionale, in merito ai problemi dell'agricoltura capitoli vari più 1 miliardo rispristinare i trasferimenti alle Province per la manutenzione delle strade cap, n. 6000 più 600 milioni a cui va aggiunto 1 miliardo per le strade comunali (cap, n. 6020) rifinanziamento degli enti strumentali strategici: IRES più 600 milioni CSI più 3.000 milioni, di questi una parte verranno utilizzati per dare avvio al progetto di collegamento informatico della Regione con gli enti locali, così come previsto da: un successivo punto del citato ordine del giorno incremento del fondo rischi per l'espansione del credito artigiano: cap, n. 5115 più 300 milioni integrare gli stanziamenti per le Comunità montane impegno già assolto con la prima legge di variazione: cap, n.1800 più 2 miliardi.
Inoltre, con riferimento alle raccomandazioni alla Giunta regionale contenute nello stesso ordine del giorno, si è proseguito sulla via del graduale, ma costante, rientro dal disequilibrio accumulato nei decorsi anni, ma riducendo gli slittamenti delle reimpostazioni delle economie dei fondi statali, da 120 a 113 miliardi, sia autorizzando la contrazione di mutui a pareggio del disavanzo derivante dalla mancata stipulazione di mutui autorizzati per i11990 per lire 37 miliardi.
Il Consigliere Buzio, nella relazione di minoranza del PDS, faceva riferimento alla Puglia. A proposito della Regione Puglia, nell'incontro di Roma dei giorni scorsi con il Sottosegretario D'Onofrio, si è parlato di uno stanziamento di 6600 miliardi; nel nostro caso, si parlava di 150 per il bilancio 1991, e con, le quattro manovre di successione dal 1990 al 1991 siamo scesi da 150 a 113. Lo sforzo è sicuramente notevole, ma probabilmente avrebbe potuto essere maggiore.
Riteniamo che già con il bilancio 1992 si dovrà proseguire in questa direzione; tuttavia, non si può disconoscere l'enorme sforzo in atto.
Per le altre raccomandazioni, resta fermo l'impegno della Giunta regionale a rispettarle con i tempi tecnici necessari.
Veniamo al piano di rientro.
La volontà di riportare in equilibrio effettivo la situazione finanziaria complessiva della Regione, non è salo una dichiarazione d'intenti, ma un vero e proprio impegno.
A sostegno di questa affermazione è stato predisposto il piano di rientro che nell'arco di sei anni dovrebbe consentire di azzerare il disavanzo.
Un rientro più rapido, o addirittura entro l'anno, è impensabile e non è seriamente proponibile. Le singole quote di rientro sono indicate nell'allegato 4) e trovano copertura nei maggiori introiti che deriveranno dall'applicazione delle addizionali previste dalla legge n. 158 e che riguardano il PRA, il gas metano e la benzina. Abbiamo in corso di predisposizione - e la Giunta lo approverà, penso la settimana prossima un provvedimento su queste addizionali per quanto riguarda il '92.
Provvedimento che verrà successivamente analizzato in Commissione e in Consiglio, dopo la pausa estiva, con il quale intendiamo calibrare questo prelievo in modo da dosare, anche in funzione di questa calibratura, quello che sarà il piano di rientro.
Circa la proposta indicata nella parte finale della relazione di minoranza del PDS, penso che potremmo assumere l'impegno di discutere i due provvedimenti contestualmente e li discuteremo in Commissione in quanto dal punto di vista politico sono ovviamente collegati. E' stata recentemente approvata dalla Giunta regionale una modifica della legge di contabilità.
Tra le innovazioni una è relativa alla fissazione di un tetto alle autorizzazioni di concorsi nel pagamento degli interessi, proprio al fine di dare un minimo di elasticità alle scelte di bilancio. Anche questo punto ci sembra una fissazione severa che va nella direzione di un bilancio governato e controllato.
In conclusione, l'assestamento '91 e soprattutto il pacchetto complessivo della manovra finanziaria (slittamento, addizionali, modifica della legge di contabilità) rappresenta un tassello sicuramente significativo nel complesso mosaico della finanza regionale, con effetti che si sperano incisivi, sul recupero dell'equilibrio in un momento che è sicuramente significativo nella vita delle Regioni: sta per prendere corso l'autonomia impositiva, non nella maniera imperfetta prevista dalla legge n.158/90, ma come possibilità vera per le Regioni di incidere sul processo economico siamo alle soglie dell'integrazione europea e le Regioni saranno chiamate a svolgere un ruolo molto importante.
Presentarci a questi appuntamenti con una situazione finanziaria sostenibile, avrà sicuramente un'importanza decisiva per consentire alle Regioni di svolgere il proprio ruolo: l'autonomia impositiva non diventerà "obbligata" dai disavanzi da coprire, ma sarà una "libera scelta"(anche questo sarà un salto molto qualificante) il maggior gettito potrà essere utilizzato per sostenere il comparto economico nel momento dell'avvio.
In sostanza questa relazione ha già dato alcune risposte al Consigliere Buzio dicendo che ci impegniamo a discutere in Commissione e poi in Consiglio contestualmente la legge finanziaria e la legge sulle addizionali.
Sul recupero della partita sanitaria (sei miliardi) già ho detto. Anche al Consigliere Zacchera mi sembra di aver dato alcune risposte. Ovviamente siamo disponibili a rispondere nel caso di dimenticanza. La Giunta ha predisposto una serie di emendamenti di natura tecnica. Uno è relativo alla rimozione di bidoni inquinanti; la cifra preventivata era di circa 450 milioni, ma dopo aver discusso in Commissione, abbiamo ritenuto di proporre un emendamento recante la cifra di 500 milioni che consentirà di sopperire al mancato intervento del Ministero della Protezione Civile.
Sui rilievi avanzati dal Commissario di Governo con questo assestamento si risponde per il 90, 95% a quelle osservazioni.
La risposta che non viene data è quella , relativa al rientro totale dello squilibrio, i 120 miliardi che sarebbero dovuti diventare zero secondo quelle osservazioni, e che diventano 113. Abbiamo già sottoposto al Sottosegretario D'Onofrio la questione. Comunque seguiremo la questione con il Presidente della Giunta anche dopo l'approvazione di questo documento che ci auguriamo venga dal Consiglio. Esistono le condizioni per l'approvazione, a fronte anche di un confronto con lo stato di salute di altre Regioni del nord (senza andare fino in Puglia).
Ci auguriamo che lo sforzo venga apprezzato e che il mantenimento dello sbilancio di 113 miliardi non pregiudichi l'approvazione del bilancio di assestamento.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gissara. Ne ha facoltà.



GISSARA Margherita

Presidente, colleghi Consiglieri, non avendo assistito a tutta la lunghissima relazione dell'Assessore, vorrei chiedere quali canali intende percorrere la Giunta per la parte socio-assistenziale.



PRESIDENTE

Chiede ora la parola il Consigliere Goglio. Ne ha facoltà.



GOGLIO Giuseppe

Presidente, colleghi, ho seguito con interesse la relazione dell'Assessore Gallarini e ne ho tratto la convinzione che l'assestamento che stiamo discutendo, e che ci accingiamo a votare, ha delle caratteristiche particolari che vale la pena sottolineare. E' inserito in una manovra di bilancio complessa che coinvolge anche il 1992; prosegue con decisione l'opera di risanamento finanziario della Regione; rispetta quasi appieno i tempi previsti dalla legge regionale di contabilità.
Quando si discute di bilancio la richiesta che sorge spontanea e viene rivolta all'Assessore competente è quella di avere un'illustrazione chiara della situazione e di sentire proposte serie. A me sembra chela relazione dell'Assessore risponda in maniera più che soddisfacente ad entrambi i requisiti: è chiara nell'illustrazione della situazione finanziaria della Regione Piemonte ed è seria in quanto propone soluzioni realistiche e realizzabili. E' sicuramente preferibile una cruda verità piuttosto che una pietosa bugia.
E' di questi giorni la critica che considera prevedibile l'allargamento del deficit pubblico, poiché la stima delle entrate tributarie era stata basata su valutazioni troppo ottimistiche e sul(andamento dell'economia critica che sta coinvolgendo anche il prossimo biennio, tant'è che, alla vigilia del dibattito in Parlamento sul documento di programmazione economico-finanziaria degli anni 1992-1994 presentata dal Governo, alcune forze parlamentari hanno presentato una mozione in cui se ne richiede il ritiro.
Vale la pena ricordare che, come precisato qualche settimana fa dall'Assessore nel corso della riunione in I Commissione, anche le Regioni si erano espresse negativamente sul documento di programmazione economico finanziaria del 1992-1994.
Ritornando alle questioni che ci sono più vicine, è opportuno ricordare che le Regioni stanno operando da più di 10 anni in un contesto notevolmente complesso, che può essere così individuato: sono ancora in attesa della legge di riforma della finanza regionale che dovrebbe, se approvata, conferire maggiori certezze in sede di elaborazione dei bilanci subiscono gli effetti negativi delle dimensioni del deficit pubblico soprattutto in termini di trasferimenti di cassa, con conseguenti ritardi regionali nei pagamenti, accumulo di redditi, sia attivi che passivi, e in alcuni casi con la necessità di fare ricorso ad onerose anticipazioni di tesoreria.
Inoltre sono state chiamate ad accollarsi i disavanzi che derivano in larga misura da deficit assunti in altre sedi, prescindendo dalle valutazioni regionali; valgano per tutti gli esempi della sanità e dei trasporti. Dovrebbero poter tenere conto che l'integrazione europea è vicina, quindi in grado di fare la propria parte; sostenendo ed agevolando quei settori dell'integrazione potrebbero trarre all'inizio le maggiori difficoltà. Devono dare attuazione alle riforme delle autonomie locali riforme che richiedono, per essere credibili, anche un minimo di disponibilità finanziaria.
Su una sistemazione così complessa, mi sembra piú che apprezzabile lo sforzo della Giunta regionale nell'approvare la proposta di assestamento predisposta dall'Assessore Gallarini. Il documento ha le seguenti caratteristiche positive: - si aggancia al 1992, valorizzando il metodo della programmazione dà per scontata l'applicazione delle addizionali, assumendosi tutte le critiche che ne deriveranno e pagando quindi in termini di popolarità pone un freno alle spese discrezionali con l'intento di ridurre il disavanzo ed evitare - o quanto meno ridurre - gli effetti negativi che il disavanzo può generare nella delicata fase di avvio dell'integrazione europea.
Si celebra in questi giorni il trentesimo anniversario della scomparsa di Luigi Einaudi, che cadrà il 30 ottobre prossimo. Il nome di Luigi Einaudi come economista e come ministro si associa al concetto del rigore finanziario e dell'equilibrio del bilancio, nonché al rispetto in senso piemontese per il denaro pubblico.
Il pensiero di Einaudi ha conosciuto il più basso livello di popolarità nelle Università italiane all'epoca della contestazione; gli anni '90, con la caduta del mito dell'economia di piano ed il tramonto del predominio keynesiano, hanno segnato una generale ripresa del mito dei contenuti della ricerca einaudiana. Pochi economisti moderni, che in larga misura esauriscono la loro ricerca in astratte formulazioni matematiche e di modelli, che pochi leggono e nessun capisce o pochi capiscono e nessuno legge, avranno la capacità di scrivere con la chiarezza di Einaudi.
L'inflazione era per Einaudi un elemento disgregatore della società e proprio per consentire il rientro dell'inflazione le Regioni si sono accollate a partire dall'inizio degli anni '80 un onere che per molti versi li ha costretti ad accollarsi debiti a lunga scadenza pur di non interrompere il flusso degli interventi pubblici in un momento di particolare crisi dell'economia italiana.
Ancora nell'assestamento,9l, l'aver auto-rizzato la contrazione di mutui a pareggio del disavanzo '90 mi sembra una decisione saggia e responsabile che tende a contrastare il fenomeno dei disavanzi di anni addietro che trovavano origine nelle spese intenzionalmente coperte dal provento di mutui che, però, nella realtà, non venivano stipulati.
La modifica della legge di contabilità regionale, l'impegno a presentare in tempi brevi il bilancio '91, la promessa di operare una seria revisione della legislazione di spesa sono passi sicuramente importanti e qualificanti sulla strada di un recupero del bilancio regionale come strumento non solo di governo ma anche di programmazione come documento utile per consentire il controllo democratico delle istituzioni.
Queste considerazioni mi inducono a considerare valido il documento nel suo insieme e a considerare marginali e non determinanti le valutazioni sulle singole parti. E' ancora lungo il cammino che le Regioni dovranno affrontare prima di aver raggiunto e realizzato un'effettiva autonomia finanziaria. Al raggiungimento dell'obiettivo e alla realizzazione dei singoli obiettivi parziali, mi sembra che la proposta di assestamento del bilancio '91 abbia tutte le caratteristiche per essere considerato un documento nel senso dell'obiettivo proposto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, di fronte alla lunga relazione dell'Assessore, che peraltro non è neppure disponibile per una attenta lettura, mi sembra che si possa dedurre in ogni caso, anche solo dall'averla sentita, che siamo di fronte alla solita situazione di un bilancio chiaramente fasullo, che viene illustrato con una certa destrezza con un certo funambolismo di numeri, cifre e riferimenti di bilancio, i quali coprono una sola cosa: che ci troviamo di fronte aduna situazione della finanza pubblica e della gestione della spesa da parte dei governi regionali e anche del governo nazionale assolutamente insufficiente farraginosa, confusa e pasticciona.
Dal modo con cui si illustra il bilancio si capisce come, in realtà l'attività che regola l'entrata e la spesa della Regione Piemonte è soggetta alla più grande casualità di intervento e di scelte. La Regione Piemonte non programma un bel nulla. La Regione Piemonte cerca di far quadrare artificiosamente il bilancio, inventando delle entrate che non esistono e sottostimando spese che dovrà fare, in realtà lasciando liberi i vari Assessorati di disporre, a seconda delle scelte dell'Assessore e a seconda delle urgenze e delle emergenze che nascono o cessano, di utilizzare il bilancio come si crede.
Questa situazione di degrado della correttezza contabile della spesa pubblica non ha visto neppure oggi un superamento.
Così non si può andare avanti. La Regione deve individuare le leve corrette di collegamento tra un bilancio preventivo e la propria attività e deve, a questo fine, mettere in atto uno degli strumenti principali che ha a disposizione, quello del controllo di gestione.
La maggioranza, nel corso dell'ultima seduta di Consiglio, che si è occupata del conto consuntivo, ha respinto un ordine del giorno da me presentato nel quale chiedevo un impegno della Giunta e fissavo alcune scadenze di lavoro. Chiedevo che la Giunta predisponesse una serie di procedure sul controllo di gestione. La Giunta incredibilmente ha respinto quella proposta perché intende continuare, così come ha fatto in questi anni, a procedere caso per caso, problema per problema.
Questo bilancio è pieno di mascheramenti di spese, di occultamenti di impegni, di reimpostazioni che vengono effettuate con una chiara illegittimità, mal coperta da pseudo assensi del Commissario di Governo.
Proseguiamo nella logica del rinvio di alcune spese oppure dello stralcio di spese non previste, di anticipazioni e così via.
Di fronte a un reiterato modo di procedere che aggrava la condizione della spesa pubblica e la condizione di subordinazione nei confronti del governo centrale, mi sembra sempre più discutibile l'atteggiamento della Regione Piemonte che non vuole cambiare rotta e indirizzo.
Un altro elemento coerente con questa cattiva gestione del bilancio e della spesa pubblica è quello relativo alle anticipazioni di bilancio sugli anni successivi. E' curioso questo modo d'impegnare oggi capitali del bilancio 1992. Vi lamentate che già il bilancio è povero, che le spese libere sono limitate, che c'è una situazione d'ingessatura per molte voci di bilancio e poi voi stessi vi ingessate oltre quanto non produce una finanza dello Stato molto centralizzata Per quanto riguarda le scelte prioritarie non condivido per olla molte scelte, che sono state anche oggetto di emendamenti da parte di altri Gruppi. Ne sollevo una, quella relativa alla riesumazione di un obbligo della Regione Piemonte per quanto riguarda il "pietrischetto bitumato».
Bisogna ricominciare a dare contributi sui pietrischetti bitumati delle Province e dei Comuni, come se per fare le strade non si spendesse già a sufficienza. Solo l'ANAS spende 20 mila miliardi nel proprio piano di asfaltatura delle strade in Italia. Di fronte a tutte le inadempienze della Regione Piemonte nel finanziare leggi necessarie che non finanzia, mi sembra che scoprire di punto in bianco l'inadempienza della Regione Piemonte sul mancato contributo chilometrico alle Province in ordine all'asfaltatura di strade sia il frutto unicamente di pressioni corporative specifiche o di carattere territoriale che provengono da certe aree.
Potevate dimenticare questa spesa di un miliardo e destinare la cifra ad altri capitoli più utili.
L'ultima considerazione è relativa a questi volumi di carta. Non è vero che il bilancio sia un momento tecnico di difficile comprensione; il bilancio potrebbe essere di semplice e agile comprensione e di rapida consultazione e potrebbe consentire, sia in Consiglio sia all'esterno del Consiglio, valutazioni di carattere politico sulle scelte che vengono compiute. Così non è. Da tre o quattro anni ormai sollevo questa questione.
Il bilancio così come viene predisposto dall'Assessore è illeggibile, non aiuta i Consiglieri a capire quali sono le scelte politiche fondamentali e quali sono le scelte di routine sulle quali non è necessario soffermarsi.
Chiunque di noi prenda in mano questi due libri si accorge che è difficile a meno di essere un tecnico specialista, capire in tempi compatibili con l'attività del Consigliere regionale le scelte che ha di fronte.
Penso, Assessore, che questo non sia casuale, ma che rientri in una prassi che non è solo dell'Assessore Gallarini ma dura da molto tempo. E' la prassi degli Assessori ai bilanci, è la prassi della gestione del bilancio che, meno si capisce, meglio è; meglio è per tutta la Giunta, per gli Assessori che possono navigare all'interno di un bilancio in modo più comodo, meglio per l'Assessore al bilancio che, se non chiarisce proprio tutto, ha sempre qualche cartina nella manica da tirare fuori al momento buono.
Questa è la realtà dei fatti, lo si voglia o meno, non c'è una volontà politica sufficientemente forte per prendere questi due volumi e rifarli in modo leggibile e comprensibile per un Consigliere regionale.
Per questo motivo sollecito nuovamente, in occasione del bilancio preventivo 1992, di voler predisporre un bilancio leggibile. Probabilmente si potrebbe fare il bilancio che amministrativamente ha una certa forma e il bilancio vero, quello politico, quello sul quale le scelte politiche emergono con chiarezza. In Commissione ho già fatto alcune proposte e mi sembra che l'Assessore le abbia, almeno a parole, recepite. Spero molto in questo, perché cominceremmo a fare chiarezza sulle scelte che si compiono.
E' il primo passo per condurre al controllo di gestione.
Per questi motivi, ribadendo il fatto che è tutto finto quello che abbiamo sentito, che è un bilancio frutto di funambolismi, un bilancio fasullo, esprimo il voto contrario del Gruppo di Rifondazione comunista auspicando che sia l'ultima volta in cui ci troviamo di fronte a situazioni di questo genere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che il documento che abbiamo da approvare vada oltre i limiti del documento stesso.
L'assestamento è sempre un momento importante, è sempre un momento di riflessione, è quasi sempre un altro bilancio che viene approvato, quindi è molto importante.
Quest'anno però mi pare più importante, mi sembra avere alcuni aspetti più positivi. Prima di tutto nei tempi. Oggi, prima della pausa estiva approviamo l'assestamento di bilancio, questo è un fatta positivo. Ma, al di là degli aspetti temporali, a me pare che il documento letto dall'Assessore Gallarini sia di straordinaria importanza, sia coraggioso.
Ricordo che nel 1985, in uno dei miei primi interventi in quest'aula non avevo parlato di bilancio fasullo, come ha fatto il Consigliere Chiezzi, ma avevo detto che esisteva un disavanzo sommerso e avevo provocato una tale reazione in quest'aula che ci fu quasi la crisi: non era vero (ero in maggioranza) e non dovevo mai più permettermi di dire una cosa simile, altrimenti la maggioranza sarebbe saltata. E non se ne parlò più.
La situazione che il Consigliere Chiezzi ha definito fasulla già caratterizzava, secondo i dati forniti dall'Assessore Gallarini, il bilancio 1985 per un importo superiore a quello odierno. Non mi pare quindi che si debba troppo facilmente parlare di bilancio fasullo, ma piuttosto di una situazione difficile, che abbiamo sempre evidenziato e che è partita dal 1985.
Non si tratta di una questione di maggioranza o di minoranza parliamoci chiaro. Dal 1985 al 1990 il dato negativo è aumentato, e qui non ci sono persone senza peccati.
La relazione dell'Assessore Gallarini ha spiegato che a fine '90 i 270 miliardi erano diventati 600 ed è apprezzabile per questa verità. Non sono d'accordo con il Consigliere Chiezzi quando dice che spera che sia l'ultimo bilancio non vero. Io spero che sia il primo documento che dica la verità.
Tra il '90 e il '91: una nuova maggioranza si è formata che ha assunto l'impegno di presentare entro il mese di dicembre un quadro preciso della situazione reale della finanza regionale e ,della predisporre un piano di rientro. Mi pare che i tempi siano stati rispettati.
Sono anche convinto che il disavanzo di 226 miliardi individuato dall'Assessore Gallarini si riveli, per qualche verso, come un fatto ottimistico. Credo che, al di là di tutto, ci sia qualcosa di più ancora come il disavanzo della sanità e le partecipazioni che si prevedono soltanto per gli enti strumentali e non per le società partecipate, che pur ci sono e che ci costeranno qualcosa.
Malgrado queste parziali inesattezze, ci troviamo finalmente di fronte a una situazione reale della Regione Piemonte, e sulla base di questa c'è una proposta concreta per rientrare e per rimetterci in condizioni di corretta gestione. Questo mi pare un fatto positivo.
Non ha senso citare la Puglia rispetto a questa proposta. Se poi quest'ultima dovesse venir meno in fase attuativi, tutti avremmo ragione di dire che non andava bene, però come proposta mi pare seria.
Ci sono alcuni fatti importanti che la Giunta ha realizzato in questi ultimi mesi. Considero importante e coerente con il programma che per la prima volta questa Regione abbia avuto il coraggio di chiudere una società partecipata. Questo non succede molto spesso, perché in genere le società si fanno, gli enti si creano e, quando non servono più, se ne fanno degli altri lasciando i vecchi. Per la prima volta, invece, si è fatta una scelta importante.
Nella relazione dell'Assessore Gallarini ci sono anche altre affermazioni che consideriamo importanti. Ha parlato di delegificazione. La Regione è un ente giovane, ha solo vent'anni, ha avuto una produzione legislativa abnorme per quello che deve fare, una produzione legislativa che crea incerto il quadro di riferimento e crea oggettive condizioni di ampliamento del disavanzo. La Regione Piemonte, ma in genere tutte le Regioni, ha approvato leggi che non sono fondamentali, strategiche, di competenza, che sono nulla e sono create giorno per giorno e regolarmente venivano rifinanziate; rifinanziando tutto però non si finanziava, nulla e si perdeva il quadro complessivo di riferimento.
L'Assessore Gallarini ha parlato di delegificazione per evitare interventi non incisivi. Questo è un fatto importante.
Le relazioni delle opposizioni, sia dei PDS che del MSI, non rilevano questo fatto. Non voglio insegnare a nessuno come si fa l'opposizione perché l'opposizione ognuno la fa come crede, ritengo però che si indebolisca la posizione dell'opposizione. Se non si riconoscono gli elementi positivi e si ha difficoltà a dare credibilità alla critica, alla lotta agli elementi negativi che sono tanti e sono da combattere.
Ho detto che nella relazione ci sono alcuni elementi molto positivi manca però un progetto complessivo, strategico della Regione Piemonte e questo non è imputabile all'Assessore Gallarini. In un momento veramente grave per la Regione Piemonte, non soltanto per la polemica giornalistica chiediamo alla Giunta di darci un progetto strategico con dei riflessi finanziari, ma non solo finanziari. Noi crediamo che questo progetto strategico nell'attuale situazione dell'economia piemontese debba portare la Regione Piemonte a massimizzare le entrate, a minimizzare le spese non necessarie e a orientare le spese con grande incisività rispetto ai settori importanti (come quello dell'assistenza) che costituiscono anche un forte supporto al sistema produttivo nel suo complessivo. Ciò significa anche dare un supporto all'occupazione con provvedimenti non di tipo assistenziale. Dando forza alla struttura economica si va a difendere l'ambiente, perché l'industria per prosperare ha bisogno di strutture ambientali che le consentano di crescere. In sostanza, un progetto con lo scopo di determinare una crescita complessiva della nostra Regione.
A noi pare che tutto questo ancora non ci sia né lo si veda negli atti concreti. Questo progetto in qualche modo c'era nel programma presentato un anno fa, ma che ancora non si vede con provvedimenti precisi e puntuali. Credo che la Giunta proporrà questi provvedimenti, per deve fare in fretta perché la società civile è più avanzata del nostro sistema politico e in questo momento ha accelerato la sua marcia perch deve competere con sistemi più avanzati. Il sistema politico deve essere capace di correre altrettanto in fretta senza rinvii che non possono più essere ammessi. Quando si è già in ritardo rispetto ad un'altra locomotiva che corre più veloce significa restare ancora più indietro. Questo è quello che noi chiediamo con grande forza alla Giunta. Non è una critica alla relazione dell'Assessore Gallarini, anzi, lo elogiamo e lo apprezziamo per quello che ha fatto.
La mancanza di progetto però rende meno dolce e più amaro il gusto che la relazione di Gallarini ci aveva lasciato in bocca e rende anche meno dolce il voto, che pur sarà favorevole, a questo assestamento, proprio per questo nuovo spirito e nuova cultura della Giunta rispetto a questi problemi.
Qualche volta, accogliendo anche qualche critica, abbiamo detto di non essere sempre allineati con la maggioranza. Noi crediamo invece di essere sempre allineati rispetto alla maggioranza, ma crediamo che sia un ruolo del PRI o comunque di un partito piccolo di porsi nell'ottica dello stimolo. Chiediamo agli altri partiti che hanno le stesse nostre caratteristiche di darci una mano a svolgere questo ruolo di stimolo, di critica, sapendo che questo è il modo più corretto per essere lealmente parte di questa maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Il Gruppo consiliare della DC voterà a favore della legge di assestamento del bilancio di previsione 1991, condividendo gli obiettivi annunciati, apprezzando quelli conseguiti e sottolineando come tutti gli impegni assunti dalla Giunta regionale dinnanzi a questo Consiglio in sede di approvazione del bilancio di previsione, siano stati assolti. Gli indirizzi contenuti nell'ordine del giorno approvato in quella sede sono diventati concreti impegni finanziari.
Con questo assestamento, egregiamente illustrato dall'Assessore Gallarini, si è compiuto innanzitutto un ulteriore passo in avanti nella riduzione del disavanzo riconosciuto in particolare nei fondi statali reimpostati che in un solo anno, ad ogni approvazione di documento finanziario, è stata progressivamente ridotto e dai 150 miliardi iniziali è sceso oggi a 113 e dovrà azzerarsi in 6 anni, grazie al graduale ma deciso piano di rientro oggi presentato, che affronta senza reticenze e con coraggio il complesso della situazione di sofferenza finanziaria non riconducibile solo ovviamente ai fondi statali reimpostati.
Non è poco, se si considera che i trasferimenti dallo Stato sono sostanzialmente bloccati, che non si sono utilizzate sino in fondo le leve di pressione fiscale locale e che non si è rinunciato a sostenere, almeno nei punti cruciali, lo sviluppo del Piemonte.
Certo, è stato necessario selezionare gli obiettivi, rinviando alcune politiche e riducendone altre, ma le scelte strategiche sono state tutte incoraggiate; nell'economia: l'innovazione tecnologica ed il sostegno alla piccola impresa, l'aiuto all'agricoltura, l'attuazione della direttiva CEE n. 2052; nei servizi alla produzione: la formazione professionale ed il sostegno all'occupazione; nei servizi sociali: l'assistenza, in particolare agli anziani; sul piano istituzionale: il sostegno ai piccoli comuni e alle comunità montane, componenti più indifese del sistema democratico della nostra Regione; ed infine l'integrazione di stanziamenti per l'ambiente ed i trasporti e la viabilità.
Più nettamente si afferma la condivisibile volontà di contenere la spesa corrente ed incrementare le spese di investimento. Non sono quantitativamente per la Regione interventi paragonabili con il tempo delle vacche grasse, ma non sono comunque trascurabili sia in valore assoluto che relativamente alle disponibilità ed inoltre indicano la forte responsabilità di scelto prioritarie. Le risorse utilizzate provengono quindi da un impiego equilibrato e dall'affermarsi di una politica di rigore. Ne fa fede la vendita di una partecipazione non più strategica come quella di Consusa e l'avviata liquidazione di Promark. Con grande tempestività, rispetto ai tempi attuali che vive la finanza pubblica, e con coerenza, rispetto all'atteggiamento che nei confronti della stessa sempre dovrebbe tenersi, la Regione Piemonte ha imboccato la strada dell'essenziale e del rigore che è la premessa razionale, perché si possano anche chiedere i sacrifici già annunciati dall'Assessore e che si possono sostenere se gli obiettivi che si perseguono sono sufficientemente forti e motivati dall'interesse pubblico generale.
Ma l'approvazione di questo assestamento, finalmente nel mese di luglio, consente di conseguire un altro risultato intermedio essenziale.
Dopo un anno di rincorsa con il tempo e le scadenze, siamo in grado finalmente, a partire da settembre, di maturare in tempi regolari le scelte del bilancio 1992; ma ancora più, la presentazione nei prossimi giorni della corposissima introduzione dell'aggiornamento del Piano di sviluppo consente di aprire immediatamente il confronto sulle risposte della Regione alle grandi questioni del Piemonte definendo indirizzi strategici ai quali la Regione può concorrere. E può farlo arricchendosi lungo la strada di quei contributi essenziali che le grandi trasformazioni sociali demografiche, economiche ed istituzionali, 'stanno inducendo ed alle quali la vivace società piemontese può dare argomenti di riflessione e di soluzione; e può farlo su un documento generale di indirizzi che permette di adeguare da subito, man mano che si acquisiscono gli elementi, i documenti di piano, puntuali e specifici, senza ulteriori perdite di tempo e tutto ciò, facendo finalmente camminare, da un lato, piano e sua attuazione, e dall'altro bilancio e sua gestione, spalla a spalla, senza disarticolazioni, incertezze, fughe in avanti, senza fondamento di analisi e di eseguibilità.
Si stanno nella sostanza creando le condizioni temporali e strumentali perché un disegno di piano sia costruito con concretezza.
E' prova ulteriore di questa nuova prospettiva l'esame da parte dell'aula nella seduta di oggi della legge sulla contabilità. Freni all'esplosione dell'annualità, tempi rigidi per l'attività di spesa ed automatica cancellazione di quella non attivata, sono spunti essenziali fortemente innovatori per comportamenti rigorosi e per chiarezza e certezza dei documenti e delle risorse; si amplia finalmente ed ulteriormente l'auspicata dotazione di moderni strumenti di gestione finanziaria necessari per una politica rigorosa e precisa.
La conclusione di questo primo anno di legislatura regionale, che coincide con l'approvazione di questa importante legge, avviene quindi con significative e positive novità: la puntuale attuazione del programma, la fondazione delle premesse per un ruolo ancora più incisivo della Regione la moderna dotazione di strumenti gestionali che consentiranno di affrontare con qualche risorsa in più le difficili prove che si annunciano nel Paese alle prese con l'esigenza di un urgentissimo e drastico rientro dall'enorme debito pubblico che ci sta per soffocare.
Occorre ora vivere can lungimiranza e responsabilità la fase di dibattito del piano e del bilancio 1992, con i possibili sacrifici fiscali di modesto impatto, per quanto lo Stato consente, sulle finanze familiari di più interessante rilievo per i benefici che ne può trarre la Regione, di rilevantissima importanza nella sempre più complicata partita che si sta giocando sui rapporti di credibilità tra opinione pubblica, istituzioni sistema dei partiti.
Solo chi è miope può ritenere che le strade meno responsabili e all'apparenza più facili siano una sicura soluzione. In realtà su questa china nessuno si salverà.
La ripresa post-feriale, oltre le questioni accennate, dovrà prendere atto di due rilevanti problematiche. La prima, nel quadro del completamento delle strumentazioni di controllo finanziario, indispensabile 'a sostenere politiche di spesa rigorose e a recuperare risorse per scelte più efficaci è la costruzione di tecniche di controllo e di gestione.
Da qualche tempo mi pongo un curioso interrogativo: come mai la Regione investe cospicui mezzi, almeno per lei, se non in assoluto, per sostenere ed incoraggiare l'innovazione tecnologica di aziende industriali private e fa molto bene - e non trova invece il modo, come accade per la totalità degli enti pubblici, di dedicarsi a innovative forme di gestione capaci di introdurre modernità nella pubblica amministrazione e di assolvere un suo diretto compito istituzionale, sempre più richiesto tra l'altro dall'opinione pubblica.
Non si può pretendere una soluzione istantanea, ma un primo passo di qualche efficacia lo potremmo compiere. Iniziamo, ad esempio, ad esaminare le circa 200 leggi di spesa regionale attualmente finanziate, valutiamone gli stanziamenti, i residui, la rapidità di iniziativa, i tempi di esecuzione e di istruttoria, gli apparati necessari a sostenerle e, quindi gli occulti oneri derivati. Scopriamo il ventaglio dei soggetti ai quali si rivolgono, il grado di soluzione dei problemi, l'articolazione sul territorio piemontese delle provvidenze; scopriremo che molte non sono inutili in assoluto, ma sono certamente meno utili di altre che magari stentano ad operare.
Può avere senso che poco più di 90 leggi, circa il 50%, sia oggi finanziato per un anno, in una Regione con 4 milioni e mezzo di abitanti con fondi inferiori ai 500 milioni? La seconda rilevante questione riguarda la sanità. Se fino all'anno scorso la spesa sanitaria transitava attraverso la Regione come un treno transita in una stazione senza fermata, essendo i due terminali decisivi lo Stato e l'USSL. da quest'anno, e ancor più dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale, non possiamo non occuparci con grande impegno, di questa materia.
Quando 2/3 del bilancio regionale riguardano la sanità, chi non se ne occupa è irresponsabile. Sappiamo che l'Assessore e la Giunta stanno facendo il loro dovere; sembra però opportuno che anche il Consiglio faccia il suo. Agli amministratori straordinari ed ai garanti dobbiamo da subito dare obiettivi, come quelli di contenere l'incremento delle spese entro il tasso di inflazione ad evitare una drammatica ed irreversibile spirale di incremento del disavanzo.
Devo esprimere quindi apprezzamento all'Assessore Gallarini, non solo per avere rispettato tutti gli impegni assunti, ma perché si è impegnato con coraggio in Commissione ad affrontare, alla ripresa di settembre queste nuove materie che possono avere riflessi enormi sul bilancio regionale e che possono portare il Piemonte ad assumere una moderna impostazione ed un ruolo di avanguardia nella gestione della Pubblica amministrazione.
Abbiamo argomenti perché la forte e decisa iniziativa che la Giunta ha espresso in questo primo anno e il coraggio e il rigore che l'hanno caratterizzata, siano ulteriormente rafforzati. Si tratta di proseguire senza incertezze ed egoismi di parte sulla strada tracciata. Ne trarranno vantaggio i piemontesi ed il loro futuro, ne usciranno consolidate e credibili le istituzioni ed il sistema, democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coppo.



COPPO Ettore

La complessa relazione dell'Assessore Gallarini ed il dibattito non ci hanno convinti, anzi, ci persuadono ancora più dell'utilità per il nostro Gruppo di aver presentato una relazione di minoranza per segnalare allarme preoccupazione ed una chiara dissociazione di responsabilità.
In discussione non è il fatto che una situazione difficile possa essere risolta con un'operazione di assestamento, questo naturalmente non è possibile e non è in discussione. E' anche vero che è necessario organizzare un piano di rientro, come l'ha chiamato l'Assessore, ma oggi dobbiamo discutere di un punto specifico e cioè se l'assestamento presentato al bilancio 1991 apre la strada almeno a questo piano di rientro ancora da costruire.
Noi pensiamo di no, pensiamo che la retorica serva a poco. La realtà dell'attività della Regione e la realtà delle cifre dell'assestamento dicono che con questa operazione non solo non si compie uno sforzo di risanamento, ma si aggravano le condizioni della finanza regionale e si mettono pesanti ipoteche sul bilancio del 1992. Da un lato si accettano maggiori richieste di spesa da parte degli Assessorati, per circa 22 miliardi, a fronte del fatto che già il consuntivo '90 ha fatto emergere un fabbisogno aggiuntivo nell'esercizio corrente di quasi 200 miliardi dall'altro, non avendo la volontà politica di compiere i primi passi di una reale politica di risanamento, si rimane in una situazione di forzatura della legittimità, come il Commissario di Governo ha osservato sul bilancio regionale del Piemonte. Per un primo punto perché viene elusa la necessità di reperire 75 miliardi circa di risorse regionali libere, per coprire tutte le reimpostazioni delle economie di fondi statali e, per il secondo punto, perché non viene fatto alcun passo per rientrare sulla questione dei fondi statali reimpostati.
Certo, formalmente, con l'assestamento, si passa da uno slittamento di 120 miliardi ad uno di 113 miliardi, ma contemporaneamente si fanno slittare somme equivalenti sulla partita collegata con il Fondo sanitario nazionale. In secondo luogo, essendo queste forzature insufficienti a ritrovare l'equilibrio finanziario reale, si compie l'operazione politicamente più grave ed inaccettabile, si ricerca, cioè, un precario equilibrio a spese del futuro, ipotecando con questo assestamento il bilancio del 1992. Infatti, da un lato, con i provvedimenti in discussione oggi e ormai predisposti dalla Giunta, si impegnano totalmente le risorse libere del 1992 e, dall'altro, questa manovra finanziaria di metà anno si regge presupponendo persino la disponibilità di risorse derivanti da aumenti delle risorse regionali, tramite addizionali su benzina e metano che il Consiglio deve ancora esaminare. Senza questo presupposto la manovra finanziaria non sarebbe in piedi. Si sposta e si scarica, in pratica, il drammatico problema delle finanza regionale di anno in anno, aggravandone le conseguenze ed ingabbiando la Regione in vincoli sempre più stretti.
Le cifre: che si scaricano sul bilancio '92, sono: 45 miliardi con la prima legge finanziaria, 27 miliardi più 32 destinati con la seconda legge finanziaria, 113 miliardi di slittamenti di fondi statali reimpostati, 25 miliardi di rimodulazione della spesa, tra cui una diminuzione della disponibilità di 5 miliardi per far fronte ai residui perenti, meno 4 miliardi per una convenzione ANAS (l'Assessorato ha spiegato,più volte come la Regione sia vincolata), 6 miliardi dovuti per la partita sanitaria quasi 4 miliardi di slittamento dell'annualità. Dunque, con una manovra che assesta il bilancio 1991, scarichiamo sul 1992 circa 240 miliardi. In questo modo, la formazione del bilancio 1992 è completamente svuotata; e lo stesso rientro, in una procedura che restituisca al Consiglio l'effettiva possibilità di indirizzo e scelta, è compromesso.
Il quadro regge unicamente a condizione di non considerare le aperte questioni dei trasporti e della sanità. L'Assessore Maccari, nella sua complessa e utile relazione sulla situazione sanitaria, non ha potuto che denunciare l'impotenza del governo regionale il quale non conosce i conti della sanità. Il collega Ferraris sostiene che chi non si occupa dei conti della sanità è irresponsabile. Metto insieme questa conside-razione con quella dell'Assessore Gallarini e costoro sono tutti e due seduti sui banchi del governo regionale.
A fronte di questo quadro, abbiamo proposto degli interventi esemplificati negli emendamenti, che potrebbero segnare l'inizio di un riequilibrio e uno sforzo di risanamento reale, in modo da rendere praticabile la formazione del bilancio 1992.
Con lo stesso obiettivo, abbiamo proposto di rivedere radicalmente la collegata seconda legge finanziaria, nella quale abbiamo peraltro preannunciato la nostra ferma opposizione per voler insistere su una falsa autonomia impositiva che, in realtà, riduce la Regione al ruolo di gabelliere.
La Giunta presenta ora un insieme di correzioni; quale giudizio si pu dare? Si recupera una nostra proposta e almeno una delle partite pregresse della sanità, viene chiusa; ma questo risultato si ottiene impegnando in modo rilevante i fondi di riserva, dimostrando dunque di non avere la forza politica di intaccare nessuno dei mille rivoli di spesa, spesso inefficace e clientelare che si compie sotto la spinta degli Assessorati; ai quali anzi, con queste correzioni, qua e là si concedono in molti capitoli risorse aggiuntive sparse.
Concludo nella valutazione delle correzioni presentate dalla Giunta alla manovra di assestamento concludo con la questione inerente l'aumento di 500 milioni dello stanziamento del capitolo 9140, che viene presentato come un intervento sulle emergenze ambientali della provincia di Alessandria. Questa misura ci pare demagogica e del tutto al di sotto delle esigenze e, secondo le popolazioni interessate, persino provocatoria. Si vuole intervenire seriamente o si vuole fare della propaganda a buonissimo mercato, come se i cittadini della provincia di Alessandria non fossero maturi e non sapessero giudicare? Non si tratta semplicemente discaricarsi la coscienza; la drammaticità della situazione ambientale e le necessità di bonifica della provincia di Alessandria, sono note a tutti. Il piano di bonifica predisposto dalla Giunta regionale, che dal 1988 ai trascina fra carte e produzione di altre carte, riconosce che metà del programma piemontese di bonifica dovrebbe essere concentrata in quella provincia. Dal costo complessivo di 144 miliardi, occorrerà impegnare alcune decine di miliardi per quella provincia.
Come segnalato anche nel nostro ordine del giorno, è evidente che la Regione non può affrontare l'impresa da sola. La situazione è di una gravità di un'emergenza tale che la Regione deve fare una scelta di priorità e concentri le necessarie risorse almeno per i primi interventi di messa in sicurezza, di una messa sotto controllo della situazione coinvolgendo la Provincia di Alessandria per le proprie competenze e per quelle aggiuntive assegnate dalla legge n. 142.
Con l'ordine del giorno presentato nei giorni scorsi abbiamo richiesto al Consiglio di impegnare la Giunta regionale a intervenire con finanziamenti sistematici e programmati nella situazione di permanente emergenza della provincia di Alessandria, al fine di conseguire il pieno controllo della situazione e di compiere una prima fase di bonifica.
Chiediamo inoltre che il Consiglio impegni la Giunta a costituire un apposito centro della Regione decentrato ad Alessandria, il quale, con la collaborazione ed a sostegno degli enti locali, sovraintenda alle operazioni di innocuizzazione e disinquinamento delle zone contaminate dando continua informazione dell'evolversi della situazione alle comunità locali.
E' per conseguire questi obiettivi che abbiamo presentato un emendamento che, pur mantenendo gli equilibri complessivi della manovra di assestamento recupera un ulteriore finanziamento di 5 miliardi come concorso all'impegno che si richiede anche alla Provincia di Alessandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale si riconosce nel documento della Giunta, esprime un apprezzamento non rituale all'Assessore Gallarini e registra come il dibattito abbia introdotto alcune questioni rispetto alle quali il Gruppo liberale ritiene di doversi collocare.
Diamo atto che siamo in avanzata, o quantomeno in seria fase di rientro, rispetto ad un processo che si può freddamente riconoscere di disavanzo sommerso, che però, per giustizia storica, deve essere ricondotto in anni in cui si è giocata una partita, purtroppo persa dalle Regioni, sul piano finanziario. Mi riferisco - spero lo apprezzeranno i colleghi della sinistra - ai primi anni ottanta quando, attraverso lo scarto tra inflazione programmata e inflazione reale, si sono tagliate tutte le possibilità reali di rispetto delle previsioni di programmazione socioeconomica regionale e di spazi di manovra.
Quindi, il buco nero che abbiamo rimproverato alle Giunte di sinistra non'era soltanto la conseguenza di scelte, strategie e tattiche non condivisibili, ma di fatti rispetto ai quali la Regione si è trovata non come soggetto ma oggetto della politica finanziaria.
Occorre registrare, individuare e interpretare politicamente le responsabilità in senso storico che attengono a quel periodo, altrimenti i richiami fatti dall'Assessore e i documenti del PDS che attengono al Consiglio in ordine al recupero di produttività delle risorse regionali attraverso le proprie leggi, sono un esercizio del tutto gratuito.
Negli anni ottanta è stata fatta un'operazione che, alla nascita qualunque forza politica avrebbe fatto. Un nuovo ente non poteva evidentemente selezionare all'origine i destinatari del proprio intervento soprattutto quando le forze politiche protagoniste di quella fase se non in maggioranza, erano forze popolari, quindi fortemente radicate in tutti i segmenti della società civile; in particolare una, quella comunista, si rendeva conto che, attraverso la Regione, aveva la possibilità di realizzarsi come forza di governo in senso compiuto.
Non sfuggo alla provocazione del collega repubblicano; o noi abbiamo la capacità di darci un progetto forte, oppure, da quella fase tattica degli anni che vanno dal 1975 al 1985 e successivi, non ne usciremmo, quindi le nostre continuano ad essere delle lamentazioni.
Un progetto forte però deve essere individuato, enunciato e anche gestito con coerenza quotidiana, non soltanto in occasione della presentazione dei bilanci, collega Ferrara; e farò degli esempi.
Si è detto che si sono avviate alcune azioni che dimostrano coraggio.
Dico invece che l'aver chiuso Promark e l'aver superato Consusa sono atti politici conseguenti ad azioni politiche, di lucidità e realismo politico non sono atti di coraggio. Nel caso della Promark si è avviata per tempo la politica fieristica e regionale con la legge del collega Sartoris e si è fatta la scommessa sull'Expo 2000 che speriamo, anzi, siamo sicuri di vincere. Quella è stata lucidità politica avuta con coraggiosa tempestività questo lo posso concedere al collega Ferrara - perché si è agito al momento giusto anziché fra 6 mesi o fra un anno; però si sono ostruite le condizioni su un progetto forte, quello di sapere che una funzione privata non può essere gestita dal pubblico, ma che il pubblico deve trovare attraverso un intelligente rapporto con il privato, la sua capacità di svolgere il ruolo della tutela degli interessi generali, che è dell'istituzione: Lo stessa discorso vale per Consusa e per SITO. Ma di queste cose, che sono state alcune delle più felici intuizioni della Regione, non si parla mai.
Mi chiedo, questa Torino e questo Piemonte, questa società civile così intelligente, così avanzata e così preparata che ci dà lezione ogni giorno in relazione al traforo del Frejus e all'autostrada della valle di Susa destinati a collegare il Piemonte all'Europa, che cosa hanno pensato, che cosa hanno immaginato, che cosa ci hanno suggerito? Niente. Se la Regione non avesse inventata due iniziative, Consusa e SITO, per cercare di legare il processo del trasferimento e dei traffici internazionali nei nostri territori alla città di Torino e alla Valle di Susa come punte avanzate, ho l'impressione che quell'autostrada sarebbe rimasta quella che forse qualcuno voleva (anche in quest'aula è stato detto, ma non lo ripetiamo) un canale impermeabile dal quale non si doveva uscire e attraverso il quale bisognava essere espulsi da una parte sulla riviera dall'altra parte sul milanese.
Consusa è in via di superamento perché si è, con lucidità politica preso atto che queste funzioni, a dieci anni data dall'avvio del progetto possono essere benissimo assunte dalla società SITO che è protagonista di questo fenomeno, senza voler mantenere un ruolo che non è né giusto n sbagliato, ma che il tempo ha dimostrato essere superato.
L'Assessore alle finanze gestisce con grande capacità e con grande misura il suo ruolo, però il progetto politico, se deve esserci, deve essere enunciato, deve essere individuato e non va eluso, caro Ferrara. La selezione della spesa, la finalizzazione delle risorse vuol dire chiudere delle leggi di spesa che trascurano dei settori che si ritengono non legati ad un progetto forte. Siccome la politica è basata su un elemento ineludibile, che è il consenso, si può immaginare che qualche fascia sociale possa essere disponibile a capire il perché di una rinuncia, con ché si riconoscano gli obiettivi che si perseguono con le risorse che sono state sottratte. Il progetto alto significa rinunciare a finanziare tutto e tutti e concentrare le risorse su alcune cose. Attenzione, però, alcune cose che sono in grado di coinvolgere e di sviluppare i soggetti che in qualche misura devono pagare finanziariamente il progetto, perché i destinatari in prima battuta del progetto non sono quelli a cui verranno sottratte le risorse, ma sono gli altri settori, quelli che sembrano meno interessati. Quindi il progetto forte, del quale il pentapartito parla da troppi anni, o non lo produce mai, è in questa contraddizione, l'incapacità di pagare un prezzo sul piano del consenso, rispetto a gruppi e categorie sociali che verremmo a colpire, senza la capacità di individuare un obiettivo che li coinvolga, a prescindere dal fatto che questo si traduca in contributi che probabilmente nelle contabilità aziendali é difficile leggere.
Cari amici, ma soprattutto cari repubblicani, lo Stato ci dice che dobbiamo fare il progetto forte, il modello metropolitano, ma anche voi repubblicani vi attestate sul progetto vecchio. Allora non ci siamo la società civile ci dice ogni giorno di più che il Piemonte ha bisogno del modello Piemonte. Gli amici torinesi, in un dibattito in casa socialista molto ospitale come al solito, hanno detto che bisogna costruire una lobby non torinese, ma piemontese, perché non esiste Torino. Torino, con buona parte dei torinesi, ha una dimensione insufficiente finanziariamente territorialmente, demograficamente, per reggere il confronto con un modello medio europeo. Quindi la lobby torinese è la lobby piemontese, e la lobby piemontese si muove nella misura in cui sa per cosa si deve muovere, e la lobby piemontese non si può muovere oggi per Balangero, domani per l'ACNA non sono dei "missi dominici" i protagonisti della lobby, sono un gruppo di cervelli i quali sanno che in un certo arco di tempo devono portare a casa alcuni risultati strategici e di rilievo, disegno strategico che riconosca che la nostra è una realtà produttiva e per quello che attiene le decisioni regionali, produttiva dal punto di vista industriale e che ha nella Regione il responsabile della sua armatura territoriale; in difetto della armatura territoriale questa area è destinata a sparire dal firmamento delle aree produttive mondiali. Questa classe politica e questa generazione politica torinese da quest'area, che è stata "inventata"dalla delusione o dallo strappo della capitale, questa classe dirigente torinese che ha rifiutato di diventare classe subalterna, perso il primato istituzionale, ha saputo costruire il primato industriale. Ebbene questa classe dirigente deve riciclarsi rispetto al modello europeo. Registro, a parte alcuni liberi cervelli, che questa classe dirigente non è in grado di fare questo sforzo.
Allora una classe politica che interpreta la scommessa europea come l'ottimizzazione dei servizi pubblici di una città, può questa classe politica immaginare un progetto forte rispetto al quale chiedere a dei settori della società civile di rinunciare al supporto finanziario della Regione? Il problema è in questi termini.
Una qualunque legge di finanziamento troverà i propri difensori, anche la più scassata e la meno produttiva, troverà sicuramente la Sala dei Cento occupata e di fronte alla Sala dei Cento occupata noi verremo a dire: "per carità, ma si capisce, certo... ". Quindi, per poter svuotare la Sala dei Cento, per far sì che non venga frequentata, bisogna essere in grado di legare le forze di maggioranza e del Consiglio, dal punto di vista istituzionale rispetto al progetto forte, il che vuol dire togliere risorse a settori non protagonisti e metterle non a vantaggio di settori, ma a vantaggio del modello. E' l'armatura territoriale e l'armatura dei servizi che decideranno dei settori e dei segmenti rispetto ai quali andremo a chiedere dei sacrifici finanziari. Però quando ci si trova di fronte a questi obiettivi, a queste scommesse, la risposta qualche volta non è poi così entusiasmante, anche in termini di solidarietà politica. Faccio un piccolo esempio. Questa legislatura vede l'avvio della riarmatura formale del sistema territoriale piemontese attraverso la nuova legge di programmazione territoriale e la nuova legge urbanistica, che non è quella all'esame della II Commissione. In II Commissione c'è la liquidazione della legge Astengo e la sua riorganizzazione perché possa minimizzare i danni e massimizzare le opportunità che è ancora in grado di realizzare e per tenderla uno strumento di governo transitorio che consenta, finalmente, l'uscita da quella sindrome da legge urbanistica che ci consenta di recuperare alla funzione territoriale urbanistica la funzione centrale della Regione.
Faccio una domanda ai gruppi di opposizione, a fronte di alcune questioni rispetto alle quali la maggioranza è necessariamente ferma perché questa proposta di legge sta all'interno di un discorso minimale. Ha senso che il dibattito in II Commissione vada oltre il mese di settembre bruciando un anno rispetto alla scommessa che questa maggioranza, questa Giunta, e quindi questo Consiglio hanno fatto, di realizzare in questa legislatura il nuovo scenario della gestione territoriale urbanistica del territorio? Qui è la solidarietà istituzionale, il senso dello Stato, il senso delle istituzioni, non nel voler far prevalere o nel subordinare! Si deve consentire alla maggioranza di giocare temporalmente le sue carte (i contenuti delle sue carte sono un'altra cosa).
Il collega Carletto ci ha predisposto con grande lucidità, con grande misura (lo stesso complimento l'ho fatto al collega Gallarini), la legge urbanistica, ma dobbiamo far capire agli amministratori locali che questa è una occasione per mandare a regime tutti i piani regolatori, per chiudere tutte le questioni in contenzioso, per recuperare le smagliature nei programmi dei diversi Comuni e dei diversi segmenti sociali che sono in qualche misura ingolfati. All'interno di questa legge c'è il segnale che sta partendo un disegno che è l'armatura territoriale urbanistica del progetto forte, al quale fa riferimento Ferrara e al quale sicuramente saremo chiamati. Qui sicuramente la società civile si farà sentire, perch la società civile che ha costruito questo Paese è il primo sistema industriale d'Europa. Questo è Torino. Ebbene, questa società civile un giorno o l'altro i conti ce li presenterà pure.
Se i nostri amministratori non colgono il senso di questa legge rischiamo di essere difficilmente permeabili al successivo difficile messaggio, che dovremo insieme inventare per noi e per gli altri, su una moderna cultura urbanistica che deve copiare i modelli europei, che non sono più fatti di controllo, non più di vigilanza, ma di dialogo tra le parti sociali. Sono inutili le leggi 142, 242 o 47, se non cogliamo la nuova filosofia della concertazione delle democrazie avanzate. Noi abbiamo ancora una democrazia di tipo dittatoriale; le istituzioni sono ancora il dittatore del cittadino, sono quelle che mettono i timbri, sono quelle che danno l'approvazione, l'autorizzazione. I nuovi modelli democratici con i quali ci confrontiamo sono più funzionali perché sono dei modelli partecipati. E' la concertazione tra le istituzioni e i cittadini che produce il prodotto finale. Allora, amici, occorre l a volontà e la capacità di trasformare sul piano della gestione del territorio, che investe questioni così delicate, un modello autoritario, quello che sostanzialmente caratterizza il nostro sistema, e trasformarlo in uno modello partecipato.
Perché in Italia il VIA, che è un modello europeo, non va avanti? Perché è viziato dal modello del timbro finale.
La Regione partecipa al progetto di Valutazione di impatto ambientale partecipa fin dall'origine, fin dall'idea, fin dal progetto di massima. Non voglio sottrarmi alla questione che ci ha posto Ferrara. Devo dire che è bello fare il cane sciolto della maggioranza, è più faticoso fare quello che faccio io, il collie bellissimo cane pastore, che ogni tanto cerca di richiamare qualche alleato al debito di maggioranza. Nella maggioranza ci si può stare bene o si pu stare male, ma quando bisogna pagare, bisogna pagare tutti. Nei confronti dell'ACNA, per esempio, bisogna pagare tutti e noi chiederemo che anche i repubblicani paghino in termini di solidarietà, altrimenti ne faremo una questione politica. Perché in maggioranza si può stare in modo diverso, ma non si può sfuggire alle sue responsabilità.
Il mio intervento è anche troppo lungo. Ho posta alcune questioni, che mi auguro che gli amici dell'opposizione abbiano colto. Sul versante urbanistico e territoriale, non ci sono - e spero di averlo dimostrato in Commissione - delle divisioni dietro degli interessi, delle licenze, delle concessioni, delle autorizzazioni, dei fondi di bilancio, ma c'è la scommessa di riuscire ad essere, nel 1991, eredi decorosi di una lunga tradizione, che è partita da Astengo. Chiedo quindi agli amici che non sono nella maggioranza in Commissione, di aiutarci in questo sforzo che diventa fortemente significativo. Dal modo con cui usciremo dal nodo urbanistico e sapremo affrontare la fase due delle nuove norme urbanistiche e della politica territoriale introdotta dal collega Nerviani, forse potremo individuare quali possono essere i percorsi anche istituzionali. Le nuove funzioni del Consiglio non avvengono sulla carta, avvengono nei rapporti tra di noi. Su questo forse ci saranno degli spazi nuovi per costruire, in termini dialettici, quel progetto forte che è la ragione d'essere della Regione. Un progetto forte perla Regione non è un lusso, ma un dovere. Non siamo qui per amministrare, siamo qui per fare politica, e per tradurre le esigenze delle nostre categorie e le esigenze degli enti locali, che sono per loro natura esigenze particolaristiche o comunque di segmenti della società civile, in un progetto compiuto. Questo è il ruolo della Regione.
Caro Ferrara, dire che ci vuole un progetto forte non è dire che dobbiamo inventarci qualcosa, vuol dire che dobbiamo fare quella che è la ragione per la quale abbiamo inventato questa istituzione, rispetto alla quale abbiamo chiesto di avere un ruolo.



PRESIDENTE

Ha ora la parola per l'ultimo intervento della discussione generale il Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, intervengo per esprimere l'adesione e l'approvazione del Gruppo socialista e mio personale all'ampia relazione illustrata dal collega Assessore Gallarini, che desidero sottolineare positivamente perché ha saputo collocarsi come punto di collegamento tra l'impegno nella politica finanziaria seguita finora e le prospettive legate al 1992. E' un assestamento di bilancio che realizza due obiettivi importanti, la ridefinizione, anche in termini di stanziamenti di alcune voci che vengono rafforzate, e la riduzione, seppure graduale ma significativa, del disavanzo registrato. Sono due obiettivi molto importanti perché consentiranno alla Regione, seppure con scarsità dei mezzi finanziari a disposizione, di far fronte anche ad un programma che vorremmo più completo e più ricco che non possiamo rinviare. Un programma d'intervento che riguarda una serie di settori a cui la Regione presta particolare attenzione: sono il settore dell'innovazione tecnologica, per il quale prossimamente discuteremo in aula un disegno di legge, il settore dell'artigianato, quello dell'apparato economico soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, quello dei servizi alle persone e quello che sarà chiamato a confrontarsi con la concorrenza internazionale.
In questo assestamento di bilancio hanno trovato una ridefinizione i settori che riguardano l'ammodernamento del patrimonio dei servizi alle grandi comunicazioni, l'impegno per il diritto allo studio. Un'attenzione particolare hanno avuto gli enti strumentali, i problemi riguardanti la cultura, l'ambiente, la sanità, gli anziani e i giovani. A me sembra di individuare un indirizzo, una proposta che qualifica l'impegno della Regione in un momento tutt'altro che facile di risorse scarse, in cui si chiede di non rinunciare il nostro ruolo e quindi di selezionare gli interventi.
Nello stesso tempo con questo assesta mento riusciamo ad alleggerire il peso del disavanzo.
Questi aspetti sono il segno di una volontà politica che valutiamo positivamente nell'insieme. L'Assessore Gallarini l'ha voluta esprimere anche in termini di documento contabile e di cifre andando incontro ad una serie di esigenze e di domande, cercando di far fronte a problemi come quelli che abbiamo affrontato con una determinazione particolare alle Comunità montane, oppure con il piccolo stanziamento di 500 milioni alle Province, problema che avevo sollevato quando mi trovavo dall'altra parte e che, finalmente dopo anni, trova una prima risposta significativa.
Vorrei dire qualcosa anche sull'intervento di emergenza per la Provincia di Alessandria. Potrebbe sembrare demagogico l'atteggiamento di tutti coloro che di questo problema si sono fatti carico solo a parole, ma non hanno mai fatto niente di concreto. Mi fa piacere dire alla popolazione della Provincia di Alessandria, preoccupata e allarmata perché ogni giorno sui giornali leggono quanto sia grave la situazione, che la Regione incontrerà, spero entro il prossimo mese, le autorità della Provincia e metterà a disposizione la somma di 500 milioni. E' una piccola somma occorreranno risorse ben maggiori; è tuttavia una somma dalla quale partire per vedere che tipo di impegno assumeranno i Ministeri della Protezione Civile e dell'Ambiente. A me non interessano i referenti, ma mi interessa sapere cosa si deve fare; probabilmente si deve cercare di svuotare i fusti corrosi e rimettere le sostanze in altri fusti in attesa di trovare soluzioni che finora non ci sono state.
Questa scelta manifesta una volontà politica e di queste scelte la Regione ne ha compiute parecchie. Siamo in tempi eccezionali in cui si richiedono sforzi eccezionali. Anch'io ritengo che dovremmo ragionare in grande e realizzare intorno al dibattito sul Piano di sviluppo qualcosa che abbia presente il ruolo della Regione Piemonte all'interno del contesto europeo. Ho ascoltato le valutazioni dei colleghi intorno alla prospettiva italiana in Europa, alcune sono preoccupate e intonate a pessimismo. C'è il rischio di non riuscire ad entrare in Europa e si chiede di prorogare questo ingresso. Ho ben presenti tali preoccupazioni, ma abbiamo anche delle energie, delle intelligenze che sapremo mettere a punto e ci aiuteranno a superare le difficoltà.
Ad una Regione come il Piemonte che ha partecipato alla storia del passato e che partecipa alla storia recente del paese consentendogli di essere nel gruppo dei paesi più industrializzati, spetta di riuscire a vedere il rapporto tra Piano di sviluppo e prospettive, spetta di riuscire a essere un punto di riferimento capace d'incentivare la ricchezza e la vastità delle disponibilità Piemontesi, offrendo proposte e progetti che siano anche occasione per offrire alla gente il gusto di lavorare. La volontà c'è, tutto dipende dalle risorse che avremo a disposizione, dai progetti e dal piano che sapremo realizzare, dalla consapevolezza che siamo, insieme ad altre Regioni, una colonna portante dell'ingresso del nostro Paese in Europa e delle capacità di competere con quest'ultima che è una delle punte più avanzate dello sviluppo produttivo mondiale. Se sapremo assumere la piena consapevolezza dei compiti che ci stanno di fronte, credo che potremo dare un contributo significativo per incoraggiare la gente che rappresenta la parte migliore e più avanzata della società produttiva dovrà essere un contributo non torinocentrico, ma piemontese, secondo una visione integrata anche con le Regioni a noi vicine, un contributo al dibattito generale sulle riforme istituzionali che si debbono realizzare.
Mi auguro che proprio da questo Piemonte possano partire i tratti importanti di quella riforma che deve definire i compiti che spettano allo Stato e quelli che spettano a una Regione che si propone di essere governo delle popolazioni. Senza la realizzazione di queste alternative, il rischio è di non riuscire ad entrare in Europa.
Il discorso che è emerso nei dibattiti recenti, anche in quello avvenuto alla festa dell'Avanti, è quello di riuscire a mettere insieme una serie di forze capaci di rappresentare questo Piemonte, capaci di portare a casa le cose che fino adesso non siamo stati in grado di fare. Ho ascoltato l'intervento di Bettino Craxi alla conclusione della festa dell'Avanti.
Egli ha detto: "Mi accontenterei che il 10% delle risorse che mandiamo nel Mezzogiorno venissero portate nel settentrione". Non è molto, però sarebbe sufficiente per poter risolvere alcuni problemi.
Occorre mettere in atto meccanismi articolati da parte delle forze politiche, indipendentemente dal ruolo che sono chiamate a ricoprire, siano di maggioranza o di opposizione, che abbiano come obiettivo il rilancio, il ruolo, la funzione del Piemonte, il quale dovrebbe far sentire in modo più incisivo e più significativo la propria voce. E' necessario che ci sia questo scatto, questo rilancio nel quadro di una visione unitaria della Repubblica.
L'affermazione di questa autonomia, di questo governo, di questa capacità di essere noi stessi è rappresentata dal poter essere interlocutori validi con la gente, anche attraverso la capacità di mettere in atto una grande politica tributaria, una grande politica finanziaria dalla capacità di parlare con la gente sugli obiettivi peri quali lavoriamo, per i quali chiediamo gli sforzi alla gente per modernizzare l'apparato e il sistema civile di questa Regione.
Ci vuole un rinnovato slancio. Abbiamo questa forza? Le forze politiche hanno la capacità di mettere in atto questo rinnovato slancio? Se ce l'hanno, si vada avanti; se invece si dubita che questo vigore ci sia, si veda cosa occorre fare per realizzare gli obiettivi, perché qui siamo chiamati a giocare a tutto campo: o siamo in grado di giocare a questo livello, oppure il rischio è di non essere all'altezza della situazione.
Siamo convinti però che, malgrado le difficoltà, sapremo fare la nostra parte. L'impegno del Gruppo e del Partito socialista ci sarà per modernizzare questo Piemonte e per far sì che questo Paese, che ha raggiunto grandi livelli di sviluppo, possa continuare a crescere ulteriormente.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Buzio. Ne ha facoltà.



BUZIO Alberto

Mi sembra che questo dibattito segua una procedura abbastanza anomala.
La relazione di maggioranza si è svolta nell'adunanza consiliare precedente e si sarebbe dovuta svolgere in nostra presenza, ma il Gruppo di minoranza del PDS aveva abbandonato l'aula, e la seduta è stata ripresa con la lunga e articolata relazione dell'Assessore che avrebbe meritato una attenta valutazione.
Sarebbe stato utile avere a nostre mani la relazione qualche giorno prima, perché come relatori di minoranza avremmo potuto fare le nostre valutazioni.
La relazione mi è sembrata corposa, articolata e interessante per certi versi, anche perché riassuntiva di un certo periodo. Lascio comunque al mio Capogruppo la determinazione circa un possibile rinvio proprio per essere in grado di fare questa valutazione politica più generale.
Intendo riferirmi nella breve replica che mi è consentita ad alcuni spunti in particolare. L'Assessore ha parlato di accogliere l'emendamento sulla partita sanitaria; questo è positivo, anche se l'emendamento è collegato ad altri capitoli di spesa. Noi avremmo ritenuto più utile limare altri settori, non certamente così importanti ed essenziali.
In riferimento alla contestualità del dibattito circa l'applicazione dell'addizionale alla finanziaria '92 è stato detto che il discorso viene rinviato a settembre. Dato che i provvedimenti della finanziaria '92 ipotecano grandemente le risorse libere e dato che la legge va fatta sulle eventuali tasse, non vale di discutere sull'addizionale? In merito alle entrate e quindi del prelievo di risorse, noi abbiamo delle riserve. Noi siamo molto d'accordo che si insista a fare questi prelievi. Non si capisce perché da ottobre non si possa prevedere tutto all'interno del bilancio '92, considerando prima il discorso sull'addizionale e avendo una visione generale di tutti i problemi relativi al bilancio, discutendo quindi tutto a livello di bilancio preventivo '92.
Il Consigliere Ferrara ha criticato la relazione di minoranza perch non ha sottolineato né apprezzato la delegificazione a cui faceva riferimento la relazione dell'Assessore Gallarini. Per la verità, nella nostra relazione di minoranza abbiamo sottolineato l'aspetto della produttività della legislazione, sia pure in modo sintetico, discorso che è stato ripreso poi dall'intervento del Consigliere Ferraris, che io ho apprezzato, circa la valutazione complessiva della produttività della legislazione e sull'efficacia della stessa nel quadro della politica di programmazione generale della Regione Piemonte. Mi pare che questo sia stato sottolineato, seppure in modo sintetico, nella nostra relazione. Noi abbiamo sempre sottolineato l'importanza che la Regione sia un momento di legislazione e di programmazione, purché questa legislazione abbia dei contenuti mirati, che abbia efficacia e che non sia una legislazione di routine grazie alla quale si ripetono nel tempo alcuni interventi senza che questi siano sottoposti a una verifica politica più generale. Questo lo abbiamo ribadito nei vari dibattiti che abbiamo sviluppato su tutti i provvedimenti finanziari. Per esempio, le Comunità montane in sede di assestamento vedono una loro riproposta. Teniamo conto però che questa è un'integrazione rispetto al minor finanziamento dello Stato che, stranamente, finanzia 150 miliardi un anno, 100 l'anno successivo per tornare a 150 miliardi l'anno successivo ancora. Questo calo di finanziamenti è incomprensibile e noi abbiamo dovuto coprirla col bilancio regionale, anche se una recentissima legge sulla montagna non è stata finanziata, nonostante avesse per noi un'importanza strategica fondamentale il prevedere in prospettiva cospicui finanziamenti in favore delle comunità montane.
Da questo punto di vista le osservazioni sono state fatte. Abbiamo detto di verificare con molta attenzione l'effettiva operatività dell'azione regionale per conoscere, per aree di attività, lo stato di attuazione delle leggi, l'entità dei finanziamenti, gli obiettivi raggiunti con le risorse regionali.
In conclusione, va sottolineata, al di là della manovra di rientro, la sostanziale necessità di finanziare il deficit. Di qui non si sfugge. Le osservazioni del Governo dicono che bisogna rieritrare dopodiché si pu anche pensare che si possano diminuire le reimpostazioni e rientrare nel quinquennio, ma questa è una necessità che non può essere elusa Le esigenze indifferibili degli Assessorati - lo diceva già il collega Coppo prima - ci pare che rispondano a una manovra di amministrazione attiva più che a necessità ad esigenze indifferibili ed urgenti, mi sembra che rispondano ancora alla possibilità materiale di avere una disponibilità di intervento nei vari settori più che a un discorso di programmazione, che assolutamente non vediamo.
Il fatto che venga largamente ipotecato il bilancio 1992 attenua il fatto che i tempi di approfondimento dei vari provvedimenti finanziari siano stati ridotti rispetto al passato. Un tempo addirittura si approvavano i bilanci a fine anno o nell'anno successivo, però l'ipoteca sui bilanci successivi è un fatto negativo perché si impedisce, soprattutto per quanto riguarda le risorse libere, un dibattito di questo senso soprattutto perché questi provvedimenti vanno preceduti da un dibattito sul discorso dell'addizionale, sul tema del prelievo anche per capire su quali soggetti si va a premere e con quali modalità. Il Consiglio regionale si è dilungato in molte sedute sulla manovra fiscale che dovrà produrre la Regione. Noi crediamo che bisognerà soprattutto lavorare sul versante della spesa prima di intensificare la pressione fiscale dall'altra parte. Le osservazioni dei Consiglieri dei Gruppi di maggioranza, per esempio, circa la spesa della sanità e dei trasporti sono concordi nel sottolineare la necessità di un controllo rigoroso di queste spese che coprono larga parte del bilancio regionale, perché qui si possono farei risparmi necessari e capire se sono indifferibili e urgenti certe spese che vengono prodotte a livello di USSL.
Sul piano generale devo osservare la mancanza di un progetto forte e di una programmazione generale. Non lo sottolineo soltanto io, ma l'hanno detto alcuni intervenuti appartenenti alla maggioranza. Facciamo riferimento a quegli interventi, però, mentre noi esprimiamo il dissenso quindi il voto negativo, al di là di certe valutazioni molto critiche che abbiamo sentito dai banchi della maggioranza le conclusioni sono diverse.
Credo che le relazioni di minoranza abbiano dato un contributo valido che resta agli atti anche perché mi sembra opportuno che ci sia una valutazione complessiva di manovra finanziaria anche per il contributo che diamo noi. Noi abbiamo presentato alcuni emendamenti, riprenderemo il dibattito anche su questi. Comunque, riteniamo che non ci siano le condizioni, per quanto qualche timido passo si sia fatto, perché il voto negativo che abbiamo espresso in Commissione sia diverso in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per la replica quale relatore.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'aspetto' negativo della discussione di oggi è che si è, come sempre, debordato: Siamo sovente chiamati a fare la politica del contenitore: si parla delle variazioni di bilancio e siamo arrivati a parlare dell'Europa unita e degli impegni regionali, tutte cose che, man mano che ci si allontana dal discorso perdono di spessore. Vorrei pertanto ritornare al problema principale ovvero all'assestamento del bilancio di previsione dell'anno finanziario 1991, evitando di fare un intervento contenitore che affronti tutto.
Pongo una pregiudiziale: mentre secondo me era estremamente povera la relazione di maggioranza lettaci dal Consigliere Zanoletti la scorsa seduta, ho apprezzato molto la relazione dell'Assessore Gallarini di stamani, perché puntualmente, giocando anche su una settimana di tempo l'Assessore ha dato diverse risposte, alcune delle quali meriterebbero di essere riprese, commentate e analizzate. Debbo dare atto per obiettività all'Assessore che ha dato delle risposte e questo è importante in sede di un dibattito centrato sul problema. Il collega Majorino ed io siamo rimasti invece sorpresi da alcuni interventi dei Consiglieri di maggioranza segnatamente dei partiti laici, che ci hanno gelati evidenziando dei limiti strutturali all'interno del bilancio e chiamando la Regione a compiti che sicuramente ha e quasi imputando all'Assessore di non averli recuperati in sede di variazione di bilancio. Commenti giusti, ma secondo me posti in un momento anomalo del dibattito, in quando andavano al di fuori di quella che doveva essere la linea di oggi. A questo punto ho un problema: noi non abbiamo avuto una copia del commento dell'Assessore e ci verrebbe spontaneo chiedere una breve sospensione, anche soltanto fino ad oggi pomeriggio, per poterlo studiare più a fondo. Ci rendiamo conto però che questa proposta non è obiettivamente percorribile perché siamo quasi a fine luglio.
Volevamo recuperare alcune osservazioni dell'Assessore, tradurle in qualche emendamento tecnico, prendere atto che oggi l'Assessore si dice disponibile ad accogliere alcuni emendamenti del Gruppo del PDS, al quale ci saremmo uniti anche noi per inquadrare le cose e arrivare, una volta tanto, non a un voto di opposizione sull'assestamento del bilancio.
Se è vero che noi non eravamo d'accordo sulla impostazione del bilancio, essendo secondo noi un voto prettamente tecnico quello sull'assestamento, nel momento in cui posso approvare o per lo meno non sono contrario a manovre sull'assestamento, non ci sarebbe un motivo politico per votare preconcettalmente contro queste posizioni.
Ne abbiamo parlato con il Capogruppo per stabilire la nostra posizione.
Ci ha fatto piacere la relazione dell'Assessore per la puntualità delle sue risposte. Quello che ci pone nuovamente in posizione di obiettiva difficoltà non è tanto la mancanza di tempo pratico per poter approfondire quanto alcune critiche espresse dai - banchi di maggioranza, e soprattutto il fatto che, dal punto di vista strutturale, si usano due linguaggi diversi. Da una parte l'Assessore pedissequamente ripete che mancano i soldi, pertanto può unicamente fare una relazione di bilancio in termini di riempimento di un buco sostanziale di 221 miliardi (anche se si riducono alcune partite pregresse, scendendo dai famosi 133 a 120 miliardi di disavanzo; anche se apprendiamo che la Regione Puglia ha un disavanzo di 6500 miliardi, dopodiché non possiamo che plaudere all'Assessore al bilancio), quindi da questo punto di vista c'è un discorso tecnico e positivo. Dall'altra c'è una discussione trascinata su piani prettamente politici. Allora, a questo punto, se noi diamo un voto di astensione, viene immediatamente interpretato con una valenza politica che non desideriamo venga data. Un conto è una non opposizione preconcetta ad un assestamento tecnico di bilancio, un altro conto è conglobare in questo dibattito una discussione politica sulle attività della Giunta, sulle occasioni mancate del Piemonte, e qui non mi ripeto altrimenti finisco col criticare gli altri, ma poi mi metto sullo stesso piano.
Il nostro voto contrario va inteso come una non opposizione a determinate scelte tecniche di assestamento di bilancio, ma semplicemente come un commento di delusione per determinati interventi che ripetutamente vengono in quest'aula, che sono un affastellamento di parole inutili e soprattutto false. Non ha senso parlare di politica progetturale quando assistiamo giorno per giorno agli scannamenti per le nomine di qualsivoglia ente regionale o pararegionale. Stamattina abbiamo parlato di USSL in assemblea straordinaria e abbiamo visto la qualità degli amministratori delle UU.SS.SS.LL. piemontesi. Ecco, una dimostrazione pratica di come, di pari passo all'assestamento, si perdono le occasioni. E' la stessa Giunta regionale che non ha giocato la carta delle competenze sulla nomina degli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL., giocando la parte principale del bilancio, 7 mila miliardi dei 10 mila, dando in mano la gran parte delle UU.SS.SS.LL. piemontesi, che sono la partita principe della spesa di questo bilancio, a persone in gran parte incompetenti che in 24 casi non avevano i titoli a norma di legge. Ma questa è una partita diversa.
E' qui che non è più credibile il discorso. Possiamo divertirci a parlare di Europa e di tutto quello che volete, magni volta che in questa Regione vengono umiliate le competenze, cosa che succede sempre, si rinvia nei fatti quello che, nel modo di esprimersi, nei desiderata di tutti, sono sempre reiterati.
Chiamiamo allora la Giunta regionale ad un maggiore senso di responsabilità e la invitiamo a dimostrarci non solo di saper recepire come ha fatto l'Assessore, alcune nostre osservazioni sul bilancio, ma qualche volta a scegliere anche la strada della competenza, andando al di sopra degli scannamenti tra i partiti e le correnti nelle nomine e nelle spese correnti che attanagliano la Regione.
Non mi basta, Assessore, il suo impegno verbale di cercare di risparmiare sulle spese correnti. E' poco! Legga il Bollettino regionale che ì stato recapitato ieri e vedrà quante spese ci sono sulle quali si potevano chiudere i freni se si volevano recuperare risorse effettive.
Questo scollamento ci porta su posizioni di difficoltà nei riguardi di un voto di astensione sul bilancio, quindi voteremo contro. Resti però agli atti l'apprezzamento per l'Assessore e l'apprezzamento tecnico nei riguardi della Giunta; auguriamoci che la prossima volta il voto non sia più in negativo, ma ci sia da parte della Giunta un recepimento, con qualche fatto concreto, di fare ciò che l'Assessore dice a parole, in merito alla maggiore trasparenza dell'amministrazione del bilancio della Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, Assessore al bilancio

Farò solo una puntualizzazione, dopodiché interverrà il Presidente della Giunta per un'indicazione di carattere generale alla fine del dibattito.
Ho già detto quali sono gli stanziamenti relativi al settore socio assistenziale; in questo bilancio ci sono 8 miliardi aggiuntivi, rispetto alle somme consolidate. Nella prima legge di variazione di bilancio c'erano 5 miliardi, quindi questi 13 miliardi vengono destinati ad attività di assistenza e cura degli anziani. Non entro nel dettaglio, lo farà l'Assessore Bergoglio che sicuramente starà già costruendo progetti per destinare queste cifre, unitamente ai 10 miliardi della legge finanziaria precedente, (che venivano dal 30% del bollo); quindi in totale sono 23 miliardi. E' una cifra non indifferente, anzi, di peso specifico notevole all'interno di questo bilancio e consente un progetto relativamente forte nell'ambito del settore socio-assistenziale. Penso che il Consigliere Gissara volesse avere notizie su questo.
Chiezzi ha parlato di bilancio finto e funambolismi. Intorno alle cifre però è difficile girare con qualcosa che non siano appunto le cifre! Posso capire che alla fine possa girare la testa nel sentire delle cifre, ma la politica finanziaria e gli argomenti di bilancio non si possono esprimere se non attraverso la freddezza delle cifre. Non per questo ritengo si possa definire finto questo bilancio.
Per quanto riguarda, invece, la leggibilità del bilancio da parte degli addetti ai lavori, dei Consiglieri e di quanti hanno necessità di consultarlo, già nella relazione ci siamo impegnati, non solo a parole perché in Commissione già ci stiamo calando nel concreto ad introdurre con il bilancio preventivo per il 1992, qualche elemento di fisicità. In occasione del bilancio preventivo ci era stato richiesto di rendere il bilancio un po' più afferrabile e meno settoriale e specifico con un contenuto politico più leggibile. Questo lo faremo nella misura in cui ci sarà possibile, i funzionari hanno già sviscerato qualche possibilità in questa direzione.
All'interno del bilancio esistono sicuramente delle voci meramente tecniche ed altre voci che possono consentire una esplosione di lettura politica. Cercheremo di impegnarci anche in questo settore per facilitare la comprensione e rendere la lettura più politica possibile.
Soprattutto Buzio e Coppo hanno parlato molto dell'ipoteca sul bilancio futuro. Io leggerei in modo diverso la prospettazione che la Giunta ha fatto. Non si tratta di ipoteca sul bilancio futuro, ma di programmazione che coinvolge anche fanno prossimo, e non solo il 1992. E' vero che le leggi finanziarie irrigidiscono il bilancio, ma prenotano delle cifre che vanno a costituire la programmazione per gli interventi. La prima e la seconda legge finanziaria, attivano investimenti - questo è importante sottolinearlo - quindi non vanno ad alimentare rivoli di spesa corrente, ma si indirizzano in modo forte per creare investimenti. Nell'ambito delle risorse disponibili, si predispongono dei binari di tendenza che già guidano e programmano in alcuni settori di fondo. Questa è programmazione non ipoteca sul bilancio dell'anno prossimo.
Per quanto riguarda la sanità, penso non valga la pena spendere altre parole. Ci siamo impegnati, chi più chi meno, viste le diverse responsabilità. Riteniamo irrinunciabile apprestarci alla predisposizione del bilancio 1992 prima di avere conti precisi, dettagliati e responsabili.
Mi limiterei a queste precisazioni, lasciando le conclusioni al Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Aggiungerò poche valutazioni. Questo dibattito sull'assestamento è stato un dibattito atipico; forse, proprio per questo, merita qualche attenzione: in più. Anche perché si è cercato di rispondere alle richieste che erano venute dal Consiglio regionale.
La Giunta è pienamente concorde con il lavoro svolto dall'Assessore che è stato valutato serenamente in una seduta di Giunta in cui sono stati affrontati i problemi specifici. La sua posizione rappresenta pienamente l'impostazione che la Giunta si è data, seguendo quattro linee fondamentali. Innanzitutto quella di verificare al più presto possibile la situazione di bilancio della Regione e di predisporre un piano di rientro dal deficit. Un rientro in un'unica soluzione, oltre ad essere impossibile avrebbe significato la paralisi dell'ente in un momento in cui è indispensabile invece far funzionare i servizi e rilanciare gli investimenti per lo sviluppo del Piemonte; nessuno può seriamente richiedere una linea di questo genere. Si è quindi andati ad un piano di rientro realistico, serio, che durerà per l'intera legislatura.
Il secondo obiettivo è stato quello di contenere le spese correnti: condizione molto facile da enunciare, ma molto difficile da attuare Consigliere Buzio.
Nella storia di questa Regione ho sentito parlare spesso di creare bilanci ripartendo dalla posizione zero. E' una ipotesi che si può fare a livello di studio, ma che sul complesso della spesa corrente è molto difficile da realizzare. Questo non significa - e vengo al terzo punto che non si possa intervenire sulla legislazione vigente con coraggio decidendo di non finanziare alcune leggi, tagliando alcuni aspetti legislativi, naturalmente, con tutti i vincoli che sono emersi dall'aula e dalle puntuali osservazioni in proposito di qualche Capogruppo della maggioranza che hanno evidenziato come bisogna avere la forza di resistere alle reali esigenze che stanno dietro ai tagli di spesa. Però ci siamo posti l'obiettivo di arrivare al bilancio del 1992 con l'esame da parte degli Assessori e della Giunta nella sua collegialità, dei disegni di legge che possono non essere rifinanziati in questa difficile fase. E' una scelta dolorosa, pero è ineluttabile.
Quarta osservazione. E' chiaro che se si procederà con i tagli di spesa occorrerà anche prestare grande attenzione alle priorità; su questo aspetto il Consiglio ha già dato precise indicazioni e la Giunta si è attenuta rigorosamente alle indicazioni pervenute dal Consiglio. Quindi, scelte prioritarie molto attente che andranno a ricollegarsi al discorso del progetto, sul quale mi pronuncerò successivamente.
Un altro aspetto importante riguarda la cosiddetta area impositiva autonoma. Come ha anticipato l'Assessore Gallarini in autunno ci troveremo a dover portare avanti la legge finanziaria, che è una anticipazione di programmazione sull'anno prossimo; dovremo predisporre il bilancio senza quelle risorse che dal Governo centrale non ci vengono trasferite in modo adeguato.
Siamo in una posizione sbilanciata, siamo in una dicotomia tra le dichiarazioni di rilancio delle Regioni e le disponibilità messe a disposizione dal Parlamento. Si vanno ad allargare le competenze, la Commissione istituzionale va a modificare l'art. 117, e nello stesso tempo si tagliano le risorse alle Regioni. Di fronte a questa situazione difficile dovremmo avere il coraggio di applicare la legge n.158, così come fanno le altre Regioni a livelli che non potranno essere certamente banali.
Dobbiamo avere il coraggio di fare la nostra parte, pena l'inagibilità del bilancio regionale. Occorre mantenere i servizi, anche quelli sociali che sono in grave crisi, e nello stesso tempo occorre rilanciare spese di investimento tali da creare condizioni di nuovo sviluppo e da sostenere la situazione produttiva della nostra Regione.
In autunno, dovremo affrontare questo tema con grande serenità. La Giunta farà le sue proposte, così come ha fatto in passato, ma l'intero Consiglio dovrà rendersi conto che, in questa difficile fase, per poter funzionare la Regione non potrà non corrispondere a che esigenze: da un lato concorrere a contenere il disavanzo pubblico nazionale, dall'altro cercare le necessarie risorse, pur seguendo dolorosi filoni, per gestire la situazione di bilancio.
Si è parlato di progetto e il discorso si è allargato su quelli che sono gli obiettivi del Piemonte. Il discorso ci porterebbe molto lontano.
Ho seguito personalmente con grande attenzione la presentazione dello studio sulla situazione piemontese dell'IRES, così come seguo la situazione economica attraverso convegni e contatti con la realtà economica. E' indubbio che la nostra economia attraversa un momento non facile; dobbiamo vederne i limiti con lucidità e con serenità, se giocheremo positivamente tutte le nostre carte, per il Piemonte ci saranno ancora possibilità di sviluppo.
Non appartengo - l'ho già detto - al partito dei pessimisti. Sarebbe grave coltivare in questo momento la cultura della rassegnazione e della crisi che non ha assolutamente significato. Bisogna reagire con tutte le forze. La Regione ha una possibilità di intervento con le sue risorse di bilancio; l'altra possibilità di intervento è quella legislativa di semplificazione, di creazione, che faccia concorrere allo sviluppo.
E' all'esame della Commissione la semplificazione della legge urbanistica, vi è una serie di altri provvedimenti, analizzati anche in questo primo anno di legislatura, che hanno l'obiettivo di creare le condizioni per lo sviluppo economico, il sostegno all'Interporto di Orbassano, le leggi di finanziamento sul terreno delle infrastrutture concorrono allo sviluppo economico attraverso le risorse, ma anche attraverso un quadro di programmazione legislativa.
C'è poi l'aspetto del rapporto tra pubblico e privato che coinvolge tutte le forze economiche, sociali e produttive intorno ad un progetto di sviluppo del Piemonte. E' difficile e problematico, ma è uno degli obiettivi fondamentali sui quali stiamo lavorando. Su questo terreno ci impegneremo sia nella gestione ordinaria sia nella gestione corrente del governo regionale e anche sul piano della programmazione che porteremo avanti nel prossimo autunno.
Abbiamo prorogato il piano di sviluppo con provvedimento legislativo stiamo predisponendo un documento intermedio, come richiestoci dal Consiglio; predisporremo il nuovo piano di sviluppo sulle linee del sostegno al Piemonte. E' vero, il Piemonte non ha le colombiadi, non ha le possibilità di Milano, però ha una posizione centrale forte nel quadro europeo e deve saper giocare con la massima energia.
In questo periodo difficile ho avuto contatti continui con le Regioni d'Oltralpe; abbiamo con la Rhone-Alpes definito un rapporto bilaterale siamo rientrati nel sistema della COTRAO, abbiamo cercato di stringere rapporti con il mondo internazionale per sostenere il nostro sistema produttivo. Seguiremo questa strada.
Ho incontrato numerosi ambasciatori dei paesi del Mercato Comune Europeo che sono interessati e disponibili ad avere un rapporto con il Piemonte. Certo è un rapporto competitivo, nessuno ci viene a regalare niente, magari ci viene a sottrarre qualcosa. Le partite economiche d'altra parte hanno sempre un dare ed un avere e su questo terreno una Regione forte come la Regione Piemonte ha della "chance" notevoli anche in questo momento difficile.
Il governo regionale deve cercare di creare le condizioni affinch tutte queste opportunità vengano colte. Questo discorso è connesso al tema del progetto che qualcuno ha portato avanti.
Noi portiamo quindi un bilancio che è la risposta delle disponibilità delle nostre ricorse, portiamo una disponibilità sul piano legislativo a migliorare il quadro affinché le opportunità vengano colte, presentiamo una forte iniziativa politica sul piano europeo e anche nei rapporti interni.
Vogliamo far contare di più il Piemonte: è facile dirlo, è difficile farlo in una situazione come questa in cui ci sono Regioni forti che hanno delle attenzioni maggiori e Regioni che sono meno interessate al sistema produttivo e meno colpite dalla ristrutturazione, come invece è colpito il Piemonte. Stiamo lavorando. Non credo che serva la lobby o che serva aprire una "questione Piemonte" vera e propria. E' invece utile evidenziare la specificità dei problemi piemontesi che sono anche problemi che si ripercuotono sull'economia nazionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Ordine del giorno n. 234 sull'Amiantifera di Balangero


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. del documento sull'Amiantifera di Balangero firmato dai Consiglieri Rivalta, Chiezzi Picchioni, Tapparo, Maggiorotti, Grosso, Segre, Majorino, Ferraris Marengo, Ferrara, Miglio, Marchini, Bresso, Spagnuolo e Stagliano.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Una delegazione ha fatto un sopralluogo all'Amiantifera di Balangero.
Vi è stato un incontro a cui hanno partecipato oltre al Presidente della Giunta Brizio e agli Assessori Garino e Cerchio, diversi Consiglieri regionali. Sono stati posti due problemi, centrali: quello della condizione retributiva dei lavoratori che sono ancora in attesa del pagamento della CIG e quello della sicurezza a causa del grande quantitativo di detriti accumulati a lato della miniera.
L'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a seguito della riunione svoltasi a Palazzo Lascaris con i rappresentanti dei lavoratori dell'Amiantifera di Balangero, presenti il Presidente del Consiglio, Carla Spagnuolo, il Presidente della Giunta, Gian Paolo Brizio, parlamentari, rappresentanti del Ministero dell'Industria e del Lavoro e Consiglieri regionali constatato che a distanza di oltre un anno dalla dichiarazione di fallimento, della società amiantifera nessuna delle questioni che si erano allora aperte è stata risolta e cioè: la condizione retributiva dei lavoratori che restano ancora in attesa del pagamento della CIG e che giustamente rivendicano il suo prolungamento e la soluzione del loro problema occupazionale la situazione di rischio imminente costituito dalla enorme quantità di detriti che sono accumulati allo stato incoerente a lato della miniera per i quali si rende necessario un immediato intervento di controllo e di sistemazione per la messa in sicurezza e per la bonifica del sito verso i Comuni di Corio e di Balangero rilevato che tutto questo conduce ad una inumana condizione dei lavoratori che si trovano privati del lavoro, senza retribuzione, senza credibili prospettive di nuova occupazione a causa anche di una gestione non tempestiva di questa drammatica vicenda da parte dei responsabili del Governo Impegna la Giunta regionale a intervenire immediatamente nei confronti del Governo e delle Camere affinché il testo di legge in materia di amianto, già approvato dalle Commissioni competenti del Senato, ed ora all'esame delle Commissioni competenti della Camera dei Deputati, venga approvato senza ulteriori ritardi e con tempi rispondenti all'urgenza dei problemi presenti che gravano sui lavoratori dell'Amiantifera e comunque entro il 30 settembre 1991 e a chiedere che venga: 1) modificato il secondo comma dell'art. 13 del testo licenziato dalle Commissioni X e XI del Senato, il 15/5/1991, aggiungendo che hanno facoltà a richiedere il prepensionamento "i lavoratori risultati licenziati al termine della procedura di fallimento i licenziati per ristrutturazione del settore, non più ricollocati o comunque rimasti sospesi dall'attività produttiva negli ultimi tre anni" e riducendo a "15 anni" l'anzianità contributiva effettivamente coperta 2) eliminato dal comma 3 dell'art. 13 il tetto massimo di 600 unità previsto come quota di prepensionamenti ammissibili a livello nazionale 3) modificato il rigo 6, comma 6, dell'art. 13, che recita: "ai fini del prepensionamento" con "ai fini del raggiungimento dei 35 o 40 annidi contribuzione e in deroga ai limiti di cui al precedente comma 2) 4) inserito al comma 6 dello stesso art. 13 la "applicazione a tutti del coefficiente 1,5 ai fini pensionistici" collegato allo specifico rischio cancerogeno 5) modificata la legge sul mercato del lavoro approvata i141711991 introducendola seguente modifica a beneficio dei lavoratori del settore estrazione di amianto: aggiungere all'art. 29: "Le disposizioni di cui all'art. 1 della legge 31 / 511989 n. 193 si applicano fino a 3111211991 e sono estese al settore minerario estrattivo di amianto greggio anche per i lavoratori licenziati successivamente all'1 1 /1990 da imprese cessate a causa di fallimento" 6) predisposto un progetto di incentivazione per la realizzazione dei nuovi posti di lavoro nella Valle di Lanzo utilizzando tutte le leggi e società esistenti quali la SPI (Società Programmazione Industriale) 7) sancito che eventuali liste di mobilità prevedano condizioni di priorità per i lavoratori dell'Amiantifera di Balangero a questi fini, la Giunta regionale è impegnata a: 8) richiedere urgente incontro (da svolgersi prima della chiusura del Parlamento per le ferie estive) presso il Ministro dell'Industria presenti i rappresentanti dei lavoratori, per definire senza equivoci gli impegni le scadenze, gli atti amministrativi da compiere per dare risposta positiva alle richieste sopra richiamate e, ove i lavori di approvazione della legge dovessero comportare tempi che superano la scadenza del 30/9/1991 9) a richiedere al Parlamento e al Governo che entro quella data venga in ogni caso, approvata una legge specifica contenente le proposte sopra esposte rivolta ad affrontare in modo preciso la situazione occupazionale e di prepensionamento dei dipendenti dell'Amiantifera di Balangero.
Inoltre, il Consiglio regionale impegna la Giunta a: 10) concorrere con il Governo nazionale egli enti locali, come da specifiche disposizioni dell'art. 11 del progetto di legge in itinere, a redigere un progetto di bonifica e messa in sicurezza della miniera utilizzando, eventualmente, ai sensi dell'art. 15 (lavori socialmente utili) della nuova legge sulla Cassa integrazione, i lavoratori della miniera, favorendo le modalità ritenute più adeguate per tempestività e professionalità di intervento ed utilizzando i fondi per l'ambiente a livello sia nazionale, sia regionale 11) di individuare nella responsabilità del Presidente della Giunta l'azione di coordinamento degli interventi riguardanti l'Amiantifera di Balangero e lo sviluppo socio-economico e la riqualificazione ambientale di quel comprensorio 12) costituire un apposito gruppo interdisciplinare (Lavoro, Protezione Civile, Ambiente, Territorio, Sanità) dell'apparato regionale con l'apporto anche di funzionari degli organi periferici dello Stato, che segua permanentemente ogni sviluppo della vicenda relativa all'Amiantifera e fornisca assistenza tecnica e servizio verso ogni ufficio pubblico e verso il curatore per le relazioni riguardanti i problemi di reddito, di occupazione e pensionamento dei lavoratori 13) avviare presso le UU.SS.SS.LL. 27 e 37 una attività di sorveglianza epidemiologica, nell'ambito delle analoghe iniziative che la Giunta si è impegnata ad attivare in ambito regionale con precedente ordine del giorno.
A tal fine, si impegna la Giunta a potenziare le risorse strumentali e professionali dei presidi e servizi delle UU.SS.SS.LL. coinvolte in tale attività 14) definire con i rappresentanti dei lavoratori e delle Comunità locali un programma di informazione e di incontro per seguire ogni procedura che sarà necessaria e ogni iniziativa che sarà intrapresa".
Pongo in votazione tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Varie

Ordine del giorno n. 233 relativo all'intenzione di costruire un supermercato sul luogo dove sorgeva un campo di concentramento nazista di Ravensbruck


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'ordine del giorno il documento n n. 233 a firma dei Consiglieri Segre, Picchioni, Monticelli, Chiezzi Cucco, Ferrara, Rossa, Maggiorotti, Spagnuolo, Majorino, Marchini Rabellino e Gissara, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, premesso che: da qualche tempo si leggono sui giornali notizie circa la costruzione sul luogo dove sorgeva il campo di concentramento nazista di Ravensbruck di un supermercato oggi si apprende anche che, su iniziativa delle autorità dello Stato Federale di Brandeburgo, la locale direzione delle imposte vuole recuperare il lager di Sachsenhausen a nord di Berlino per aprire un centro di riscossione delle tasse data la gravità morale di tali iniziative che non rispettano la necessità di non dimenticare un pezzo tragico di storia, che serva da monito perpetuo per le giovani generazioni, per un doveroso rispetto almeno dei milioni di bambini, donne e uomini innocenti che in quei campi hanno trovato morte ingiusta auspica che le autorità locali della Germania ripensino a tali iniziative che risulterebbero di oltraggio all'intero genere umano e impegna la Giunta regionale a trasmettere questo documento alle autorità tedesche competenti".
Pongo in votazione tale ordine del giorno.
Chî è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,00)



(La seduta ha termine alle ore 14,00)



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